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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    in Italia il fenomeno dei cosiddetti «working poors», vale a dire i lavoratori che pur occupati con regolare impiego non riescono a superare la soglia di povertà relativa, è in allarmante crescita;

    secondo i dati Eurostat, in Italia, nel 2017, un lavoratore su dieci versava in questa situazione; il 12,3 per cento dei lavoratori italiani, per la precisione, contro una media europea del 9,6 per cento, in aumento del 3 per cento negli ultimi dieci anni;

    la percentuale di working poor aumenta, inoltre, fra chi ha un lavoro temporaneo e saltuario (16,2 per cento) rispetto a coloro che hanno un'occupazione stabile (5,8 per cento);

    la discontinuità dell'impiego, infatti, costituisce uno dei principali fattori che hanno contribuito alla nascita del fenomeno; gli altri elementi sono fondamentalmente due, rappresentati da bassi salari e aumento delle spese fisse ed ineludibili;

    l'ultimo Rapporto mondiale sui salari dell'Oil rileva una crescita globale dei salari piuttosto debole, registrando in termini reali (al netto dell'inflazione) un calo di crescita dei salari a livello globale (su dati provenienti da 136 Paesi) dell'1,8 per cento nel 2017;

    nel 2017 l'Italia ha raggiunto il livello minimo, +0,2 per cento, contro il +2,6 per cento su cui viaggiava in media tra il 1999 e il 2008;

    indubbiamente retribuzioni basse e non adeguate al costo della vita generano una concreta e considerevole perdita del potere d'acquisto, favorendo l'incremento dei cosiddetti «working poors»;

    una parte della giurisprudenza lavorista e taluni studi economici del lavoro sollecitano l'esigenza di un salario minimo legale quale misura di contrasto al fenomeno in crescita dei cosiddetti «working poors»;

    in realtà nel nostro mercato del lavoro già sussiste un salario minimo di fonte giurisprudenziale dettato dal combinato degli articoli 36, comma 1, e 39, comma 4, della Costituzione e l'articolo 2099 del codice civile ed attuato per il tramite della contrattazione collettiva di settore;

    storicamente, infatti, la regolazione dei minimi salariali è attribuita ai contratti collettivi nazionali di categoria, i cui contenuti, per l'appunto, disciplinano gli aspetti retributivi e le regole fondamentali da applicarsi ai singoli rapporti di lavoro, con efficacia erga omnes;

    il dibattito intorno alla «giusta retribuzione» dovrebbe, quindi, soffermarsi, prima ancora che sulla scelta della fonte – legge o contratto collettivo – sui fattori che impediscono l'effettivo rispetto del livello retributivo minimo e, di conseguenza, del principio costituzionale posto dall'articolo 36 della Costituzione;

    significativa è in proposito la recente sentenza della Corte di cassazione n. 4951/2019, con cui è stato espresso un forte contrasto al fenomeno del dumping salariale messo in atto da alcune società cooperative al solo scopo di ridurre il costo del lavoro;

    con tale sentenza, riaffermando un principio fondamentale contenuto già nella sentenza n. 51/2015 della Corte costituzionale, la Corte di cassazione ha affermato che ai dipendenti delle cooperative, a prescindere dal Contratto collettivo nazionale di lavoro applicato dal datore di lavoro, deve essere garantito un trattamento economico complessivo minimo previsto, per analoghe prestazioni, dal contratto collettivo del settore o della categoria affine siglato dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale; in altri termini le singole società cooperative possono scegliere il contratto collettivo da applicare ma non possono riservare ai soci lavoratori un trattamento economico complessivo inferiore a quello che il legislatore ha ritenuto idoneo a soddisfare i requisiti di sufficienza e proporzionalità;

    cooperative cosiddette spurie, contratti cosiddetti pirata, dumping salariale, sono dunque elementi che impediscono il rispetto dei minimi salariali ed, in questo contesto, senza efficaci e preventive azioni di contrasto, l'introduzione di un salario minimo legale non sarebbe garanzia dell'adeguamento dei salari più bassi;

    in questo scenario non si può prescindere dal considerare un altro elemento che contribuisce a creare meccanismi distorsivi nel mercato del lavoro ed elusivi dei minimi salariali, incidendo, sia pure indirettamente, sul fenomeno dei «working poors»: il cuneo fiscale, ossia la differenza tra quanto costa per le aziende un lavoratore ed il netto in busta paga che il medesimo lavoratore percepisce, principale causa di erosione sia delle risorse aziendali, che delle disponibilità economiche dei lavoratori. L'Ocse, nell'ultimo rapporto Taxing wages 2019 riferito al 2018, conferma il primato dell'Italia in Europa con la media più alta (85 per cento contro la media Ocse del 77 per cento);

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di:

    a) adottare ogni iniziativa utile a garantire il principio costituzionale della giusta retribuzione ex articolo 36 della Costituzione, rafforzando e valorizzando la contrattazione collettiva e potenziando la lotta al dumping salariale, anche col ricorso a nuove e più efficaci forme di contrasto alla competizione salariale al ribasso;

    b) promuovere, quale intervento preventivo a garanzia del rispetto dei minimi salariali, una riforma della vigente disciplina del funzionamento delle cooperative, al fine di rimediare alle distorsioni di mercato ed alla concorrenza sleale operata dalle cosiddette «cooperative spurie»;

    c) assumere ogni utile iniziativa, compatibilmente con i vincoli di bilancio, per ridurre strutturalmente il cuneo fiscale e contributivo, introducendo misure finalizzate a standardizzare il costo del lavoro alla media europea, a tutela del trattamento economico complessivo del lavoratore e, di conseguenza, a salvaguardia della relativa retribuzione netta;

    d) assumere iniziative volte a prevedere l'introduzione di un salario minimo legale per i soli settori non regolati dalla contrattazione collettiva, come peraltro già previsto, ma inattuato, dalla legge n. 183 del 2014.
(7-00234) «Murelli, Caffaratto, Caparvi, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Moschioni, Piccolo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   Villa Emo è una villa veneta realizzata nei pressi della località di Fanzolo, nel comune di Vedelago, in provincia di Treviso, dal famoso architetto Andrea Palladio. L'opera, costruita probabilmente a partire dal 1558 fu commissionata dalla nobile famiglia Emo di Venezia, famiglia di cui è rimasta nelle disponibilità fino al 2004, cedendola poi alla Banca di Credito Trevigiano. È una delle più compiute ville palladiane. Dal 1996 è stata inserita dall'Unesco nella lista dei patrimoni dell'umanità, assieme alle altre ville palladiane del Veneto e a Vicenza «città del Palladio»;

   detto capolavoro architettonico è incorniciato da due lunghe barchesse colonnate che ospitavano originariamente le strutture per le attività agricole, secondo un progetto di struttura produttiva analogo a quello di Villa Badoer e di buona parte dei progetti palladiani di villa in tutto il Veneto;

   come riportano recentemente il quotidiano La Repubblica e l'autorevole blog di storia dell'arte «ArtTribune», il consiglio di amministrazione della sopraddetta Banca di Credito Trevigiano, il 28 gennaio 2019, ha messo ai voti il destino della villa e ha deciso per la sua alienazione sulla base di una poco dettagliata offerta, perlomeno negli importi e nelle modalità della transazione, di uno sconosciuto magnate straniero;

   come racconta la Tribuna di Treviso, che descrive la battaglia di più di un migliaio di liberi cittadini riunitisi nel comitato «No VendEMO» e coordinati da Fiorenza Morao, la vendita del complesso di Villa Emo Capodilista inevitabilmente causerà un frazionamento del complesso artistico snaturandolo e creando un danno con relativa perdita di valore inestimabile per tutto il territorio;

   il World Heritage Committee dell'Unesco, l'organismo di controllo che vigila sulla corretta conservazione dei beni culturali riconosciuti patrimonio dell'umanità, ha aperto un'indagine per valutare se la vendita di Villa Emo – in particolare scorporando l'antica fattoria sede della banca – garantirebbe o meno il prestigioso logo di cui si fregia la villa. È già pervenuta al comitato «No VendEMO» una lettera, firmata dalla responsabile del settore culturale del World Heritage Centre delle Nazioni Unite;

   quanto sopra descritto risulta peraltro un paradosso, poiché i firmatari della petizione per la tutela di Villa Emo nella sua interezza e contro l'alienazione sono soci, clienti della banca e semplici cittadini che riconoscono in Villa Emo il bene più rappresentativo della loro comunità. Un bene acquisito da una banca, il Credito Trevigiano, strettamente legata al territorio e che su di esso ha come mandato quello di reinvestire. Una banca della comunità che non può non considerare ciò che la sua comunità vuole. Nel 2014 il Credito Trevigiano fu commissariato dal Ministero dell'economia e delle finanze su indicazioni della Banca d'Italia per perdite oltre i 42 milioni e altre irregolarità nella gestione dell'istituto, ora l'istituto è uscito dalla sua crisi e quanto si apprende è in equilibrio finanziario;

   il complesso architettonico, comprese le pertinenze, di Villa Emo Capodilista, in Fanzolo, è sottoposto a vincolo conservativo ai sensi della legge n. 1089 del 1939 –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo, anche per il tramite degli uffici territorialmente competenti come la Soprintendenza regionale del Veneto, per conoscere i dettagli e le condizioni della prospettata alienazione del bene in questione, anche al fine di valutare quali saranno gli impatti paesaggistici e architettonici e l'eventuale rischiosa perdita di valore del bene che è tutelato dalla normativa nazionale vigente.
(5-01968)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della ristrutturazione della rete all'estero, il consolato d'Italia a Bastia (Corsica) è stato soppresso il 31 ottobre 2007 dal Governo italiano;

   al suo posto è rimasto uno sportello consolare dipendente dal consolato generale di Marsiglia, che non sarebbe sufficiente ad aiutare e supportare i circa 7.000 cittadini italiani residenti in Corsica, oltre al gran numero di cittadini italiani che vi si recano per ragioni lavorative e turistiche –:

   se il Governo non intenda valutare la riapertura di un consolato generale con sede a Bastia, che, oltre alle attività amministrative di supporto, possa tornare a organizzare attività sociali e culturali che hanno sempre contrassegnato il forte legame Corsica-Italia.
(3-00705)

Interrogazione a risposta scritta:


   LONGO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in America latina, anche complice la crisi venezuelana, negli ultimi tempi si stanno registrando una serie di anomalie nella richiesta della cittadinanza italiana;

   lo stesso fenomeno si sta registrando in Brasile, dove il numero delle richieste continua ad aumentare ad un ritmo che le sedi consolari non riescono a lavorare;

   una situazione così complessa che ha creato anche, inevitabilmente, gli interessi di personaggi e agenzie senza scrupoli che tentano di lucrare sulle difficoltà degli uffici diplomatici a dare risposte sollecite;

   tant'è in Brasile si è moltiplicato il numero di agenzie specializzate di dubbia credibilità che con annunci ingannevoli, a pagamento, offrono servizi con la promessa di accelerare i tempi per il riconoscimento della cittadinanza italiana ius sanguinis;

   va chiarito anche il problema della residenza in Italia dei soggetti che richiedono l'acquisizione della cittadinanza. Le persone ora obbligatoriamente devono risiedere in Italia per un periodo non definito, in attesa della visita di conferma dei vigili urbani e quindi dei documenti del comune di residenza. Questo implica spese per il trasferimento in Italia e tempi non certi per il conseguimento dei documenti necessari;

   naturalmente ciò ha attirato le mire della criminalità organizzata: in Sicilia, nel maggio 2017 la polizia ha arrestato sette persone che, in contatto con faccendieri brasiliani, riuscivano a far ottenere in breve tempo la documentazione necessaria al rilascio della cittadinanza italiana;

   ai sensi della normativa vigente, per il rilascio della cittadinanza «ius sanguinis», bisogna consegnare ai consolati una documentazione idonea a stabilire che c'è una discendenza diretta dell'interessato con cittadini italiani, nei fatti un albero genealogico confortato dai documenti, e indicare esattamente da quale comune d'Italia era partito, non importa quando, il parente;

   sono procedure complesse che possono durare anche dieci anni, perché le risposte dei comuni spesso arrivano con grandissimo ritardo, ma anche perché le esigenze di bilancio italiano hanno, negli ultimi anni, tagliato gran parte delle risorse economiche e umane delle sedi diplomatiche all'estero. Un'attesa che, per chi ha fatto richiesta di cittadinanza, può comunque valere la pena vivere –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative per quanto di competenza, intenda adottare al fine di regolamentare, con procedure certe e celeri, i vari passaggi per il riconoscimento della cittadinanza italiana secondo la normativa vigente;

   se non ritenga di doversi adoperare affinché le sedi consolari italiane all'estero, anche in virtù dei tagli pregressi, possano essere dotate di mezzi e personale sufficiente;

   se il Governo non ritenga, anche in virtù di un dibattito politico e sociale sempre più attuale sulle modalità di riconoscimento della cittadinanza italiana, avviare un serio confronto soprattutto con le comunità estere.
(4-02756)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha elaborato il nuovo «Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia», che sostituisce quello del 2002. Per divenire operativo il piano deve essere approvato dalla Conferenza Stato-regioni. Per ora la sua approvazione non è in calendario negli ordini del giorno delle prossime riunioni della Conferenza;

   il piano prevede 22 azioni che, a partire da una rigorosa analisi tecnico-scientifica, mirano alla conservazione ed alla risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività antropiche;

   per il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare «Serve una prevenzione attiva e diversificata dei possibili conflitti, per questo abbiamo previsto (...) azioni specifiche di prevenzione con interventi sperimentali che interessino specifici ambiti territoriali, anche ristretti, che vivono problematiche uniche (...). Con questo piano ribadiamo che non servono gli abbattimenti, ma una strategia»;

   il lupo è una specie protetta dalla legge n. 357 del 1997, dalla normativa comunitaria e da convenzioni internazionali;

   alla luce di questa iniziativa non si comprende la circolare, firmata dal capo di gabinetto del Ministro dell'interno, che apre all'abbattimento dei lupi. Si autorizzano i prefetti a derogare alla legge che prevede il divieto di uccidere una serie di animali selvatici, tra cui il lupo, nei casi in cui «sia stata verificata l'assenza di altre soluzioni praticabili»;

   si legge nella circolare che è stato «...rilevato di recente, in alcune aree del territorio nazionale, un aumento della presenza di lupi che, avvicinandosi in branco agli abitati, provocano allarme (...) nelle zone di pascolo e di ricovero. (...) Ne deriva l'esigenza di adottare interventi di carattere preventivo ai fini della tutela della pubblica incolumità e della salvaguardia delle attività tradizionalmente legate alla montagna, all'agricoltura e alla zootecnia (...) pertanto nel caso in cui le attività e gli interventi si rivelassero inadeguati ad assicurare la pubblica incolumità, si rimette alla sensibile attenzione delle SS.LL. (...) per la richiesta di una deroga ai vigenti divieti (...) dovrà avere carattere di eccezionalità e potrà essere considerata solo a condizione che sia stata verificata l'assenza di altre soluzioni praticabili»;

   le associazioni di protezione animali e ambientaliste denunciano che «non c'è alcun allarme» lupo e che «il ministro dell'interno dovrebbe spiegare quali criteri scientifici devono essere utilizzati per definire un lupo come “problematico” o “pericoloso”»;

   i lupi non rappresentano emergenza; nel 2018, in Trentino ci sono state 65 predazioni con 76.500 euro di indennizzo. Non c'è nessuna emergenza e, ad avviso dell'interrogante, i riferimenti a situazioni emergenziali si spiegano con finalità di propaganda in vista delle prossime elezioni;

   a tal proposito si ricorda che gli esperti del Large Carnivore Initiative for Europe della Iucn che hanno redatto i criteri scientifici per classificare gli eventuali lupi problematici ritengano che, sulla base di questi criteri, nessuna delle situazioni finora registrate in Italia è motivo di allarme;

   alla luce di quanto scritto nella circolare non convince la risposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che «...esprime soddisfazione (...) per il chiarimento del ministro dell'interno sull'intento della sua circolare (...) che non è previsto alcun abbattimento, al massimo cattura e trattenimento...» –:

   se il Governo non intenda attivarsi urgentemente affinché il «Piano lupo» sia immediatamente messo all'ordine del giorno, per la sua approvazione, della Conferenza Stato-regioni, in modo da avviare una concreta politica per la conservazione e la tutela del lupo, e affinché al tempo stesso esso punti sulla prevenzione delle predazioni degli animali al pascolo e sulla risoluzione dei conflitti con gli allevatori, rinunciando agli abbattimenti selettivi;

   se il Governo non ritenga urgente adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per realizzare le misure preventive previste nel «Piano lupo»;

   se non si ritenga urgente adottare le iniziative di competenza affinché venga revocata la circolare del Ministero dell'interno che, anche se non direttamente, apre un varco pericoloso per l'abbattimento del lupo.
(5-01970)

Interrogazione a risposta scritta:


   CURRÒ. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la discarica di Mariano Comense è collocata nella porzione settentrionale del territorio comunale, in località Cascina Settuzzi, insistente nell'area boschiva del Parco Brughiera Briantea. Il complesso comprende un impianto di discarica e un impianto di captazione e recupero energetico del biogas prodotto dalla discarica stessa. L'impianto è costituito da lotti esauriti e attualmente in fase di post-gestionale;

   il 25 marzo 2019 si è sviluppato un enorme incendio nell'area di questa discarica: le cronache nazionali e locali riportavano la notizia di un'alta colonna di fumo nero visibile anche a chilometri di distanza in tutto il territorio comasco. Sul posto sono intervenute due ambulanze in prevenzione, l'autoinfermieristica, una decina di mezzi dei vigili del fuoco, tra cui le autobotti di Lazzate e Carate Brianza e l'autopompa di Seregno, nonché i carabinieri e polizia locale per isolare la zona e regolare la viabilità;

   gli amministratori dei comuni limitrofi investiti dalla nube, in particolare Mariano Comense, Arosio e Giussano, hanno immediatamente diramato ordinanze, dando indicazione alla cittadinanza di tenere chiuse le finestre degli edifici, sospendere ogni attività fisica all'aperto o di non sostare in aree all'aperto;

   il 7 aprile 2019 i vigili del fuoco sono intervenuti nuovamente presso il centro di raccolta rifiuti di Mariano Comense, nel primo pomeriggio, per un nuovo allarme incendio: secondo le informazioni raccolte si tratterebbe di un residuo dell'ultimo incendio probabilmente non ancora spento completamente in profondità. Il fumo si è nuovamente levato dai cumuli di rifiuti ed i vigili del fuoco hanno lavorato alacremente per bonificare e mettere in sicurezza l'area;

   gli episodi descritti in precedenza sono solo gli ultimi in linea temporale. Lo stesso impianto, infatti, già nel 2018 era stato coinvolto due volte in episodi incendiari: anche allora i roghi divamparono nell'area senza provocare fortunatamente alcuna vittima;

   non può che destare preoccupazione il descritto susseguirsi di simili eventi che hanno interessato la discarica in parola: inquietudine confermata dai dati elaborati e descritti nel «Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia», un rapporto elaborato nel dicembre 2018 dall'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università di Milano, nel quale si rileva che «La catena di incendi appiccati agli impianti di trattamento di rifiuti in Lombardia costituisce un chiaro indice della presenza di una illegalità assai diffusa nel settore»;

   risulta interessante sottolineare come nel suindicato dossier si affermi che, in conclusione, anche richiamando tutte le possibili cause, «non si può non riconoscere una preoccupante anomalia nell’escalation degli atti incendiari che soprattutto dal 2017 ha colpito alcuni territori della regione», con particolare riferimento alla provincia di Como nella quale risulterebbero accertate 41 infrazioni, 37 denunce e 10 sequestri –:

   se e quali iniziative abbia in animo di porre in essere il Governo, per quanto di competenza, al fine di prevenire ulteriori eventi incendiari e salvaguardare di conseguenza la sicurezza dei luoghi descritti e dell'ambiente circostante.
(4-02753)

DIFESA

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   la costruzione della nuova caserma militare che doveva nascere a Cutro si basa su un accordo di programma del 31 luglio 1998 sottoscritto tra i seguenti attori istituzionali: Ministero della difesa, regione Calabria, provincia di Crotone e il comune di Cutro;

   diventa difficile pensare che un progetto strategico quale quello sopra citato possa essere caduto nel dimenticatoio da tutta quella parte istituzionale che, ai massimi livelli, si era impegnata, tenuto conto delle varie emergenze che questo territorio è costretto ad affrontare, a partire dalla sicurezza, e considerato che un insediamento siffatto rappresenta un presidio in questo senso;

   la caserma militare di Cutro è stata pensata in linea con le strategie di nuova difesa e pronto intervento delle forze dell'ordine. Rappresenterebbe anche un investimento strategico di sviluppo del territorio di Cutro e dell'intera provincia di Crotone;

   sembra, invece, che questo territorio debba scontare in maniera continuata l'assenza delle istituzioni regionali e governative, che dovrebbero essere le prime a mantenere i patti sottoscritti in un accordo di programma;

   il comune di Cutro è rimasto sempre fedele alla sottoscrizione dell'accordo di programma, adempiendo a tutti gli impegni assunti. Il Ministero della difesa, invece, ad oggi, non ha ancora rispettato gli obblighi dell'accordo;

   allo stato attuale sono state realizzate 9 palazzine, complete e funzionali, da destinare ad alloggi militari e non sono stati portati a termine i lotti relativi all'addestramento e all'area dei servizi;

   diversi enti pubblici sono costretti, non avendo strutture idonee, a locare immobili privati con cannoni elevatissimi, di certo non in linea con i principi di spending review –:

   se il Ministro interpellato abbia piena conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di:

    a) procedere al completamento dei lavori necessari alla realizzazione dei lotti relativi all'addestramento e all'area dei servizi e destinare la caserma all'uso previsto nell'accordo di programma;

    b) prevedere di riconvertire la struttura in maniera tale da renderla utilizzabile dalle pubbliche amministrazioni, evitando, così, che diventi un'altra cattedrale nel deserto.
(2-00356) «Santelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALANTINO, IOVINO, GRIPPA e ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la legge 31 dicembre 2012, n. 244, ha inciso in maniera determinante sulla riorganizzazione delle forze armate realizzando un sistema nazionale di difesa mirato ad assicurare i necessari livelli di operatività nei contesti internazionali e nella prospettiva di una politica di difesa comune europea, per l'assolvimento dei compiti istituzionali delle Forze armate ma numericamente molto contenuto;

   la legge ha lasciato ampio margine di intervento al Governo sulle azioni da intraprendere, prevedendo una forte riduzione di personale entro il 2024;

   più specificatamente, si passa da 190.000 attuali unità di personale militare delle tre Forze armate a 150.000 unità e una riduzione delle dotazioni organiche del personale civile della difesa da 30.000 unità a 20.000 unità. È stato stabilito, inoltre, il riequilibrio generale del bilancio della «Funzione difesa», ripartendolo orientativamente in 50 per cento per il settore del personale, 25 per cento per l'esercizio e 25 per cento per l'investimento;

   il Governo pro tempore ha adottato il decreto legislativo n. 7 del 2014 per le disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate e il decreto legislativo n. 8 del 2014 per le disposizioni in materia di personale militare e civile del Ministero della difesa, oltre alle misure per la funzionalità della medesima amministrazione;

   i volontari in ferma prefissata del 2013 e 2014 sono i primi ad essere investiti da queste decisioni;

   dal numero dei posti disponibili nei concorsi indicati con codice RAF VSP04E10713 E RAF VSP04E11213, dedicato ai volontari in ferma prefissata quadriennale (Vfp4) arruolati nel 2013, per il transito nel servizio permanente effettivo rimarrebbero esclusi circa 500 unità di personale militare;

   inoltre, in riferimento all'ultimo bando d'arruolamento del personale in servizio permanente nell'Esercito italiano si apprende che i numeri, delle unità di personale militare considerati non garantiscono una stabilizzazione di tutto il personale precario attuale, con ciò facendo venire a mancare la certezza di un lavoro al personale altamente qualificato delle forze militari del nostro Paese che ha già dedicato circa 9 anni di servizio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in relazione al personale militare volontari in ferma prefissata quadriennale (Vfp4 arruolato nel 2013 e 2014 non transitato nel servizio permanente effettivo per le motivazioni illustrate in premessa.
(5-01972)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha previsto lo «school bonus», istituito il 19 dicembre 2016 dall'Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 155/E, quale strumento per permettere ai cittadini, agli enti non commerciali e ai soggetti titolari d'impresa di effettuare una donazione a un istituto scolastico di propria scelta, sia statale che paritario, in condizioni di necessità. Tale donazione deve essere vincolata al raggiungimento di uno scopo espressamente disciplinato: la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e il sostegno a progetti che migliorino o incentivino l'occupabilità degli studenti;

   nonostante il vantaggio dello «school bonus», in base alle notizie riportate dalla stampa, taluni dirigenti scolastici hanno dovuto rinunciare ad acquistare strumenti utili per il funzionamento delle strutture e l'apprendimento degli studenti, a causa delle rigidità e della incertezza delle procedure connesse al dettato normativo;

   i primi dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca difatti mostrano nel 2016 solo 27 donazioni, pari a 58 mila euro, nei primi sei mesi di attivazione dello «school bonus». Sempre per l'anno 2016, inoltre, sono attualmente in corso di riassegnazione sui capitoli di bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (dai capitoli del Ministero dell'economia e delle finanze) 76.177,79 euro;

   in base a quanto riportato dalla stampa, tali problemi, legati alla creazione del suddetto bonus, sono stati oggetto anche di doglianza da parte del personale scolastico e degli studenti che hanno criticato la modalità di versamento come un intralcio per le medesime scuole;

   l'asilo paritario di Talamona nel 2016, in virtù di questo beneficio, al fine di realizzare la manutenzione straordinaria della scuola, ha ottenuto donazioni per circa 60 mila euro versati in entrata sul conto della tesoreria dello Stato che avrebbe dovuto poi trasferire sul conto corrente della scuola quanto donato;

   ad oggi, nonostante i numerosi solleciti da parte dell'istituto scolastico, a quanto consta all'interrogante la somma di circa 60.000 euro ancora non è stata trasferita sul conto corrente della scuola di Talamona;

   i lavori di manutenzione presso la scuola sono stati effettuati e la banca sulla scorta del credito verso lo Stato ha effettuato anticipazioni che stanno avendo un costo in termini di interessi passivi per la scuola –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché i fondi versati presso la tesoreria dello Stato vengano trasferiti in tempi brevi sul conto corrente dell'asilo paritario di Talamona, così come previsto dal dettato normativo.
(5-01966)


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo di previdenza per il personale del Ministero dell'economia e delle finanze è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 1981, n. 211, e disciplinato con decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1984, n. 1034, e corrisponde:

    1. un'indennità aggiuntiva al trattamento di fine rapporto agli iscritti al Fondo, quando cessano di far parte per qualsiasi causa dei ruoli del personale dell'amministrazione o agli aventi diritto indicati, se gli iscritti sono deceduti durante il servizio;

    2. agli iscritti che ne facciano domanda, nei casi di documentato fabbisogno finanziario, un'anticipazione sull'indennità aggiuntiva al trattamento di fine rapporto, in relazione all'anzianità di servizio, nei limiti delle somme disponibili;

    3. sovvenzioni, contributi ed altre prestazioni assistenziali nelle misure stabilite annualmente dal consiglio di amministrazione;

   con riferimento al quinquennio 2016-2020 il consiglio di amministrazione del Fondo di previdenza annualmente approva una circolare contenente i criteri e le relative istruzioni per l'erogazione dell'indennità aggiuntiva e delle anticipazioni al trattamento di fine rapporto, delle sovvenzioni, dei contributi e delle altre prestazioni assistenziali;

   emerge per l'anno 2019 che il Fondo non ha previsto la possibilità per gli iscritti di richiedere un secondo acconto sull'indennità aggiuntiva al trattamento di fine rapporto (precedentemente prevista);

   emerge per l'anno 2019 che il medesimo Fondo erogherà le seguenti sovvenzioni; a) una tantum di euro 2.000,00, per le malattie congenite o insorte da non oltre due anni classificate nella tabella A allegata alla medesima circolare; b) una sovvenzione del 90 per cento per le spese sanitarie sostenute in relazione alle patologie classificate nella tabella A; c) una sovvenzione del 60 per cento (e non più del 70 per cento come previsto fino al 2018), per tutte le altre spese sanitarie ad eccezione di quelle dentistiche, psicoterapeutiche, psicologiche e per acquisto di occhiali e lenti per le quali la sovvenzione sarà del 50 per cento, specificando infine che i ticket del Servizio sanitario nazionale verranno sovvenzionati al 70 per cento;

   nella tabella A, si prevede inoltre la necessità che per tali patologie sia riconosciuta un'invalidità civile pari al 50 per cento;

   si è previsto inoltre che, al contrario di quanto attuato fino al 2018, le suddette misure e percentuali di sovvenzioni siano valide solo per l'iscritto, il proprio coniuge ed i propri figli, prevedendo ulteriori riduzioni in caso di altri famigliari;

   tali nuove indicazioni, rispetto a quelle dettate fino al 2018, appaiono maggiormente sfavorevoli per gli iscritti –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno chiarire i motivi e le cause che hanno portato a tali determinazioni.
(5-01969)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRACUSANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalle maggiori agenzia di stampa, il servizio di Poste italiane in Sicilia è al collasso tra esodi, tagli al personale e agli organici e addirittura venti sportellisti che hanno deciso di lasciare l'isola, poiché a ciò costretti da una politica aziendale miope;

   dal 2017 ad oggi, oltre 1.200 risorse hanno lasciato il lavoro a fronte di circa 80 ingressi tra assunzione di consulenti, trasferimenti da altre regioni e passaggi da full time a part time: meno del 10 per cento di coloro che lasciano il posto di lavoro viene sostituito;

   quanto riportato si ripercuote inevitabilmente sulla forza lavoro attualmente impiegata e alimenta un clima di grande tensione e conflitto negli ambienti di lavoro, con frequenti scontri tra i vari ruoli all'interno degli uffici postali, di recapito e dei grandi centri di smistamento;

   i carichi di lavoro sono sempre più estenuanti, con dipendenti che lavorano anche dodici ore al giorno per cercare di sopperire, senza risultati, alle gravi carenze organiche;

   ad avviso dell'interrogante, la situazione appena riportata non fa che peggiorare soprattutto alla luce degli ultimi provvedimenti approvati dal Governo: con il cosiddetto «decreto dignità» i giovani assunti a tempo determinato non potranno mai avere un futuro stabile soprattutto in Sicilia;

   l'azienda Poste italiane s.p.a. procede in maniera repentina a continui licenziamenti, anche di contratti di durata inferiore ai dodici mesi, provocando, in questo modo, un peggioramento della qualità del servizio a discapito della clientela;

   nel 2018 sono stati assunti a tempo indeterminato (prevalentemente portalettere ex precari) oltre 1000 risorse e fra il 2019 e 2020 ve ne saranno altri 3.200: su quasi 5.000 assunzioni, nessuno sarà assegnato in Sicilia –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché Poste italiane spa possa avviare un reale potenziamento delle politiche attive del lavoro tale da colmare la carenza cronica di personale, soprattutto nella regione Sicilia, considerato che non si è più in grado di sostenere ritmi e sovraccarichi di lavoro opprimenti, al fine da garantire a tutti i cittadini servizi postali di qualità, affidabili ed efficienti in ogni ufficio.
(4-02750)


   MANTOVANI, OSNATO, BUTTI, FRASSINETTI e FERRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Melegnano (provincia di Milano) ha emesso una serie di lettere di accertamento relative a tassazione ai fini Tares/Tari di utenze non domestiche che impongono ad alcuni esercenti di sanare la propria posizione sulla base di verifiche catastali, eseguite attraverso una società incaricata, che hanno fatto emergere anomalie nella corresponsione della tassa;

   le dimensioni raggiunte da tali accertamenti superano, in alcuni singoli casi, i 180.000 euro d'importo richiesti negli ultimi anni ai titolari di attività, modificando la tassazione ed estendendo le superfici tassabili. Anche nei casi d'importi più contenuti trattasi di cifre considerevoli e considerate dannose per un settore già fortemente penalizzato dalla crisi economica degli ultimi anni;

   dalla seconda edizione dell'indagine di ufficio studi e direzione servizi tributari di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza realizzata prendendo in esame 218 comuni del territorio emerge che tra i centri «medi» compresi tra i 5 mila e i 30 mila abitanti, la performance peggiore risulta appartenere proprio al comune di Melegnano, la cui Tari è superiore del 134 per cento rispetto alla media dell'indagine promossa dalla Confcommercio;

   ai sensi del regolamento vigente per la disciplina della tassa sui rifiuti, che ha recepito le indicazioni nonché il prototipo di regolamento diramati dal Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento delle finanze, è stabilito che «L'assegnazione di un'utenza non domestica ad una delle classi individuate dal decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158 viene effettuata con riferimento al codice ISTAT o ATECO dell'attività o a quanto risulti dall'iscrizione alla C.C.I.A.A.»;

   ciò premesso e considerato, l'interpretazione fornita ha messo in difficoltà cittadini ed esercenti commerciali per i quali è stata applicata la disposizione, ritenendo corretto esigere la quota dell'attività prevalente anche sulle pertinenze nelle quali tale attività non è svolta e non potrebbe essere svolta per motivi igienico-sanitari; trattasi, infatti, di magazzini, sottotetti, cantine, depositi, e altro;

   lo stesso regolamento chiarisce, al sopra citato articolo 12, comma 4, che «in mancanza od in caso di divergenza si fa riferimento all'attività effettivamente svolta, previo sopralluogo»;

   pertanto, laddove il contribuente riscontri un errato computo del tributo effettuato dal comune o dal soggetto gestore del servizio rifiuti, si prevede che lo stesso possa chiedere il rimborso del relativo importo;

   una soluzione idonea a garantire il ripristino del corretto importo potrebbe consistere nel ricalcolo delle tariffe secondo il giusto criterio applicativo tenuto conto dell'effettiva attività svolta;

   vanno considerati l'importante valore economico del commercio nel quadro generale della provincia di Milano, l'impatto occupazionale che suddetti esercizi commerciali offrono e il rischio che tali richieste di pagamento possano provocare ulteriori chiusure di attività già sottoposte a una significativa pressione fiscale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, che coinvolgano tutte le parti interessate nella vicenda, al fine di individuare soluzioni meno traumatiche per i numerosi commercianti coinvolti;

   se le modalità di tassazione richiamate in premessa siano corrette, ovvero quali altre soluzioni possano essere legittimamente adottate con riguardo alla problematica segnalata.
(4-02755)


   CIABURRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 novembre 2018 è stata presentata l'interrogazione n. 5-00912 dal deputato Marco Osnato, di cui la sottoscritta era seconda firmataria, svolta in VI Commissione finanze della Camera dei deputati il 28 novembre 2018 e pubblicata nella stessa data sul bollettino in VI Commissione, per ottenere chiare indicazioni relative all'applicazione dell'articolo 16 della legge 31 gennaio 1994, n. 97; in proposito si fa presente che dopo la mancata conversione del decreto-legge del 17 settembre 1994, n. 538, che prevedeva in modo esplicito la soppressione dell'articolo n. 16, non risulta esistano disposizioni normative in vigore che ne prevedono la cancellazione;

   a questo riguardo esistono varie interpretazioni che generano incertezze e dubbi. Infatti, nella risposta data dal Governo alla citata interrogazione del 7 novembre 2018, si legge: «al riguardo si rappresenta che tale articolo (art. 16 legge 31 gennaio 1994 n. 97) è da ritenersi non più vigente (...)». La stessa espressione ipotetica, poco esplicita, è riportata al quinto comma della circolare del Ministero delle finanze n. 192 del 23 ottobre 2000: «(...) articolo 16, quest'ultimo deve ritenersi abrogato...»;

   in Italia, oltre 200 comuni non hanno un negozio. La desertificazione commerciale sembra essere inarrestabile e salvare i negozi sotto casa e il commercio di prossimità, nei piccoli comuni e nei centri delle aree montane, è una necessità sociale, culturale, economica, politico-istituzionale. Oltre 500 comuni italiani hanno solo un esercizio commerciale e sono dunque a rischio di desertificazione. L'Uncem, Unione nazionale comuni comunità enti montani, ha recentemente riproposto lo slogan «Compra in valle, la Montagna vivrà», per lanciare un impegno e un monito per i singoli e per le comunità;

   è determinante difendere e valorizzare i negozi sotto casa, penalizzati, negli ultimi due decenni, dai supermercati e dai centri commerciali. Nei comuni montani, il negozio non solo è un'ancora per l'intera comunità, ma è anche un luogo di aggregazione prima ancora che di acquisto;

   per tutti questi motivi l'applicazione dell'articolo 16 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, è di importanza vitale al fine di mantenere attivi i rari negozi, ancora esistenti, delle aree montane a servizio di una popolazione che ha il merito e l'onere di mantenere vivo e attivo il territorio montano e di proteggere l'ambiente, come è stato richiesto anche da molti sindaci dei piccoli comuni di montagna –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, porre in essere iniziative volte a prevedere forme di agevolazione per i piccoli imprenditori commerciali analoghe a quelle previste dall'articolo 16 della legge 31 gennaio 1994 n. 97, in modo tale da arginare il fenomeno della desertificazione sul piano economico e produttivo nei comuni montani e mantenere in vita i negozi che svolgono una funzione sociale insostituibile per queste piccole, ma preziosissime, realtà del territorio.
(4-02762)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Il Resto del Carlino, edizione Ancona, informa che i giudici onorari del tribunale dei minori di Ancona da oltre un anno non percepiscono indennità;

   l'ultimo saldo risalirebbe al 31 marzo 2018;

   a ciascuno dei 24 interessati dovrebbero essere pagati circa 14.000 euro;

   la situazione sarebbe stata segnalata più volte al Ministero della giustizia, che però finora non è intervenuto;

   secondo gli interessati le somme sarebbero già stanziate dal Ministero, ma non sarebbero state ancora erogate dalla corte di appello –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire ai giudici onorari del tribunale dei minori di Ancona la corresponsione delle indennità loro spettanti.
(2-00357) «Zanettin».

Interrogazione a risposta scritta:


   BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bando di gara del 7 dicembre 2012 sono state avviate, nell'ambito del programma di edilizia carceraria di cui al decreto-legge n. 207 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14 del 2009, e all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3861 del 2010, le procedure per la realizzazione dell'ampliamento da 450 posti dell'istituto penitenziario «Bicocca» di Catania;

   come riportato dalle maggiori agenzie di stampa, risulterebbe che il progetto per l'ampliamento della casa circondariale di Bicocca-Catania sia stato bloccato, nonostante si tratti di un piano strategico per un istituto che necessita, quanto prima, di una rivisitazione;

   il progetto del penitenziario, oltre a prevedere 450 posti, un numero importante tenendo conto dell'alto indice di sovraffollamento delle carceri, specialmente quelle siciliane dove ci sono 6.500 reclusi, consentirebbe di applicare finalmente la norma relativa alla detenzione nella regione di origine;

   il progetto citato è stato, infatti, redatto tenendo conto di tutte le direttive del piano carceri: penitenziari a indice sicurezza attenuato «leggeri»; penitenziari concepiti in modo tale da impegnare nella vigilanza il minor numero possibile di agenti di polizia penitenziaria; penitenziari dotati di spazi trattamentali nel rispetto del regolamento n. 230 del 2000; penitenziari con costi di costruzione, di gestione e manutenzione contenuti al massimo rispetto a quelli delle realizzazioni del passato; penitenziari eco-compatibili;

   nel progetto è altresì previsto, all'esterno del muro di cinta, un edificio destinato a ospitare le detenute con figli minori, così come previsto dalla normativa a tutela del minore (legge 21 aprile 2011, n. 62);

   ad avviso dell'interrogante, l'inerzia e il completo disinteressamento del Ministro interrogato in merito al mancato ampliamento di una struttura penitenziaria fondamentale per la regione Sicilia, sta provocando evidenti disagi alle forze della polizia penitenziaria impiegate nella stessa struttura e, allo stesso tempo, una lesione dei diritti fondamentali dei detenuti –:

   se il Ministro interrogato, anche in considerazione dell'emergenza carceraria in atto, non intenda adottare le iniziative di competenza per assicurare la rapida definizione del procedimento per la costruzione della casa circondariale di Bicocca-Catania, al fine di assicurare un trattamento dignitoso a tutti i detenuti.
(4-02752)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Air Italy – compagnia aerea italiana nata nel 2018 dalla Meridiana s.p.a., già Alisarda, a sua volta fondata nel 1963 al fine di promuovere il turismo in Sardegna, attualmente ha la propria sede legale in Sardegna, ad Olbia, e occupa più di 500 dipendenti, molti dei quali residenti, unitamente alle rispettive famiglie, proprio nella medesima regione;

   fino al 17 aprile 2019, la suddetta compagnia ha gestito una parte delle tratte previste in regime di continuità da e per la Sardegna verso gli aeroporti di Fiumicino e Linate e, a seguito degli esiti della nuova gara per la continuità territoriale – la quale ha determinato l'aggiudicazione di tutte le rotte in favore di Alitalia – ha recentemente accettato di operare i voli in continuità territoriale da e verso Olbia senza compensazione economica, al fine di mantenere la propria base in Sardegna e di tutelare i livelli occupazionali;

   a fronte della suddetta offerta per la gestione delle due tratte senza compensazione, Alitalia ha, a sua volta, proposto le medesime condizioni, così che le due compagnie, a questo punto, avrebbero dovuto procedere, in accordo, alla spartizione dei relativi voli;

   nonostante lo sforzo fatto dal presidente della regione Sardegna, finalizzato al raggiungimento di un accordo bonario tra i due vettori, la società Air Italy ha annunciato di non poter accettare la proposta avanzata dall'amministrazione regionale, in quanto la gestione delle due tratte senza compensazione non risulterebbe economicamente sostenibile in caso di condivisione delle rotte con altro vettore;

   tale situazione ha determinato un'assoluta incertezza sul futuro della citata compagnia con conseguenti, gravi ripercussioni anche per le centinaia di dipendenti e le rispettive famiglie residenti in Sardegna, nonché per l'intero sistema economico sardo, che potrebbe veder ulteriormente peggiorare la propria, già non rosea, situazione, anche in ragione dell'imminente stagione estiva;

   il Governo, nelle more dell'avvio dell'annunciato tavolo di concertazione con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali e privati interessati, potrebbe, con proprio provvedimento, prorogare il previgente sistema di continuità territoriale, salvaguardando così gli attuali livelli occupazionali della citata compagnia, nonché il proficuo svolgimento della prossima stagione estiva, ormai alle porte –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intendano assumere, nelle more dell'avvio dell'annunciato tavolo di concertazione, al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali della citata compagnia, nonché il proficuo svolgimento della prossima stagione estiva, ormai alle porte.
(4-02749)

INTERNO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 dicembre 2017 – serie generale, n. 301, è stato sciolto, per la durata di diciotto mesi, a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, il consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) con contestuale affidamento della gestione del comune alla commissione straordinaria composta da: dott. Sergio Mazzia viceprefetto; dott. Marco Oteri – viceprefetto aggiunto; dott.ssa Maria Talarico – funzionario economico finanziario. Tale provvedimento veniva assunto previa deliberazione del Consiglio dei ministri del 22 novembre 2017. Il successivo 27 novembre la nominata commissione straordinaria si insediava presso il disciolto ente;

   tenuto conto delle suddette date, a norma del menzionato decreto del Presidente della Repubblica il commissariamento del comune di Marina di Gioiosa Ionica si sarebbe dovuto concludere il 24 maggio 2019;

   gli ex amministratori, avverso il provvedimento dissolutorio, proponevano ricorso dinanzi al Tar Lazio-Roma, che con la sentenza n. 2388/2019 lo definiva, annullando gli atti dello scioglimento. In conseguenza di ciò, in data 26 febbraio 2019, si insediava nuovamente l'amministrazione interessata dai provvedimenti di scioglimento;

   la suddetta pronuncia veniva appellata, il 21 marzo 2019, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero dell'interno e dalla prefettura di Reggio Calabria;

   il 22 marzo il presidente della terza sezione del Consiglio di Stato emetteva, inaudita altera parte, un decreto di sospensione della esecutorietà della sentenza, decisione che veniva confermata dal collegio, all'esito della camera di consiglio tenutasi l'11 aprile 2019;

   nelle more di quanto sopra, si insediava nuovamente la commissione straordinaria;

   occorre precisare che il mandato dell'amministrazione disciolta si sarebbe comunque concluso in questa primavera, essendo stata eletta il 22 novembre 2013, tant'è che il prefetto di Reggio Calabria, con proprio decreto del 25 marzo 2019, convocava i comizi per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica;

   nella riunione del Consiglio dei ministri del 4 aprile 2019, però, veniva deliberata la proroga del commissariamento del comune di Marina di Gioiosa Ionica e il giorno successivo risulterebbe essere stato adottato il relativo provvedimento, che non risulta comunque ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale;

   l'articolo 143, comma 10, ultimo periodo del Tuel stabilisce che: «L'eventuale provvedimento di proroga della durata dello scioglimento è adottato non oltre il cinquantesimo giorno antecedente alla data di scadenza della durata dello scioglimento stesso, osservando le procedure e le modalità stabilite nel comma 4». Il precedente comma 4 della norma in argomento, chiarisce che: «Lo scioglimento di cui al comma 1 è disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione di cui al comma 3, ed è immediatamente trasmesso alle Camere»;

   da quanto sopra affermato, emerge, con evidenza, che la procedura si deve perfezionare entro e non oltre il cinquantesimo giorno antecedente la data di scadenza dello scioglimento stesso;

   ebbene, nel caso di Marina di Gioiosa Ionica pare all'interpellante che tale atto sia stato compiuto fuori termine. Infatti, il commissariamento si sarebbe dovuto concludere il 24 maggio (allo scadere del diciottesimo mese dalla data di firma del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento, 24 novembre 2013), quindi il decreto del Presidente della Repubblica di proroga avrebbe dovuto essere adottato il 4 aprile 2019 e non, come sarebbe avvenuto, il 5 aprile;

   nella presente materia, che coinvolge diritti di rango costituzionale, quali quello all'elettorato attivo e passivo, demandando al voto popolare la scelta degli organi di Governo di un ente locale, il rispetto delle procedure è di assoluto rilievo, al fine di garantire la democraticità del sistema istituzionale –:

   se il Ministro interpellato confermi quanto esposto in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in ordine allo svolgimento delle elezioni del sindaco e del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica il prossimo 26 maggio.
(2-00358) «Santelli».

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di 16 dipendenti della onlus «Virtus Italia», accusati di aver promosso un sistema per far scappare i minori rom appena identificati e accolti nella struttura del quartiere Villa Spada, per moltiplicare i rimborsi da parte del comune di Roma, è emerso un dato preoccupante: secondo i dati forniti dal comune di Roma, sono 215 i minori stranieri scomparsi nel 2018;

   secondo IlFattoQuotidiano.it fra le bambine che sono state ospitate dalla struttura della «Virtus Italia» vi sono anche quelle che a Roma sono conosciute come «le ladre della Metro A», specializzate in scippi e borseggi sulla linea della metropolitana della Capitale;

   anche i sindacati della polizia locale hanno protestato contro il comune di Roma perché «costretti a svolgere compiti di ordine pubblico che non ci competono e che sono troppo gravosi per le nostre scarse forze»; in particolare, essi si riferiscono all'incombenza degli agenti di dover accompagnare praticamente tutti i giorni i ragazzini fermati dalle forze dell'ordine presso centri come quello di Villa Spada, giovani che poi vengono ritrovati il giorno dopo a delinquere –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per ridurre e contrastare il fenomeno della microcriminalità, dell'accattonaggio e dello sfruttamento minorile da parte delle organizzazioni criminali e quali misure intenda promuovere per il reinserimento dei minori interessati nei vari istituti scolastici.
(3-00706)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERGAMINI, VITO, MULÈ e ROSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ricopre un ruolo fondamentale all'interno delle istituzioni in materia di prevenzione, vigilanza e soccorso sulla base delle rispettive attribuzioni;

   secondo le sigle sindacali Cisl-Fns Vvf, Uil-Pa Vvf, Cgil-Fp Vvf, Confsal Vvf e Usb Vvf, la situazione dei mezzi di servizio è infatti assai problematica: molti degli automezzi, autopompe serbatoio, autoscale e mezzi di colonna mobile utilizzati per calamità regionali e nazionali sono in esercizio dagli anni ’80 e non più conformi alle attuali normative europee di sicurezza e ambientali. Non meno grave è la situazione delle risorse finanziarie a disposizione per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi, con riparazioni che vengono fatte in economia e che sovente si rivelano inefficaci;

   in particolare, per quanto riguarda le cosiddette «autoscale» il parco mezzi italiano per questa tipologia conterebbe ad oggi solo 250 veicoli circa con una età media degli stessi che si aggira tra i 25 ed i 30 anni ed ancora più carenti risulterebbero i veicoli con autoscale con altezza operativa di circa 50 metri;

   è evidente che questo stato di cose non garantisce l'efficienza degli automezzi impegnati nel soccorso per via dei continui guasti, senza contare che il prolungarsi di queste condizioni non garantisce né la sicurezza né l'incolumità del personale che viene sacrificato oltre il dovuto, e riduce la possibilità di garantire il massimo dell'aiuto alla cittadinanza;

   una siffatta situazione comporta una grave e potenziale situazione di pericolo per gli operatori dei vigili del fuoco nonché una difficoltà oggettiva nel dare alla collettività un servizio efficiente ed efficace, garantito soltanto dalle capacità professionali degli operatori dei vigili del fuoco ma non sufficientemente supportato da mezzi e attrezzature ormai al collasso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda valutare la possibilità di assumere iniziative volte a potenziare ulteriormente il parco veicoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-02747)


   BRESCIA, MACINA, DIENI, ALAIMO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge n. 113 del 2018 ha disposto il prolungamento della durata massima del trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) da 90 a 180 giorni e ha contestualmente introdotto nuove disposizioni per la tempestiva esecuzione dei lavori per la costruzione, il completamento, l'adeguamento e la ristrutturazione dei Cpr;

   nel corso dell'audizione tenuta il 5 dicembre 2018 presso il Comitato parlamentare di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, il Ministro interrogato ha fornito i dati circa la capienza dei Cpr: secondo l'accurata relazione risultavano infatti operativi 7 Cpr in 5 regioni, per complessivi 1.035 posti di cui disponibili 715;

   nella stessa audizione il Ministro ha dichiarato che entro il mese di gennaio 2019 tali centri avrebbero potuto disporre della capienza massima (1.035 posti) in forza di alcuni lavori già in corso e che tra gennaio e giugno 2019 le opere di ristrutturazione avrebbero attivato nuove strutture in 4 regioni per complessivi ulteriori 392 posti;

   a pagina 111 del Programma nazionale di riforma, che costituisce la sezione III del documento di economia e finanza 2019, approvato dal Governo il 9 aprile 2019, si legge che «la gestione dei flussi migratori richiede la piena operatività dei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), che attualmente hanno una disponibilità complessiva di 880 posti. Nuovi centri sono in corso di realizzazione» –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire il rispetto degli obiettivi prefissati.
(4-02748)


   BOND, BARATTO, BENDINELLI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dai maggiori organi di stampa, la città di Venezia è soggetta a una escalation di atti di violenza messi in atto da una baby gang che non accennano a placarsi;

   si tratta di bande di minorenni che cedono alla logica del branco e che si rendono protagonisti di rapine e aggressioni non solo a passanti ma anche a esercizi commerciali;

   dalle ricostruzioni sembrerebbe che i gruppi di violenti si dividono più o meno in due sottoinsiemi, uno gravitante nella città storica e uno in terraferma, ma i componenti si conoscono e si «mischiano» collaborando nelle loro scorribande;

   i giovani aggressori colpiscono senza una logica vera e propria, comunque in superiorità numerica, alle volte con semplici scusanti, per poi passare alle aggressioni;

   l'ultimo caso che si è verificato, anche uno dei più violenti, risale al 13 aprile 2019, quando cinque ventenni, tre ragazze e due ragazzi, sono stati aggrediti in campo San Giacometto a Venezia e malmenati senza una ragione: uno di loro è stato colpito alla schiena subendo lesioni alle vertebre cervicali con una prognosi di 40 giorni;

   nelle stesse ore alcuni di loro (8 o 10, secondo i racconti dei testimoni) sono entrati in un minimarket di via Fapanni, a Mestre, e hanno aggredito il titolare e un dipendente, minacciandoli e picchiandoli per poi fuggire con l'incasso;

   la situazione è ormai fuori controllo, tanto che, nel mese di gennaio 2019 un ragazzo è stato picchiato per il denaro alle giostre in riva Sette Martiri; tre ventenni hanno subito la stessa sorte vicino a Sant'Aponal (uno degli aggressori aveva un tirapugni) e un commerciante bengalese è stato aggredito in zona San Polo insieme a un passante intervenuto in suo soccorso; tre universitari sono stati pestati a San Basilio e negli stessi giorni un bengalese è stato rapinato per strada a Mestre;

   agli episodi appena riportati se ne aggiungono, purtroppo molti altri, tra i quali danneggiamenti contro vetrine, biciclette, veicoli nonché auto della polizia municipale;

   alla luce di quanto esposto, appare assolutamente necessario predisporre delle contromisure a questa ondata di violenza che mina alle fondamenta la sicurezza dei cittadini della città di Venezia, ma soprattutto assicurare un valido strumento di contrasto del crimine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti riportati e quali siano i suoi orientamenti in merito alla sempre più grave situazione che sta caratterizzando la città di Venezia;

   se non ritenga urgente e necessario adoperarsi affinché, con una sinergia comune che coinvolga forze dell'ordine ed enti locali, si adottino le necessarie iniziative per impedire che si perpetuino i sempre più preoccupanti atti di violenza che stanno minando la sicurezza e la tranquillità dei cittadini;
(4-02761)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende dai media il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Marco Bussetti ha recentemente anticipato la volontà di avviare in tempi brevi il concorso per le scuole secondarie di I e II grado (medie e superiori). La tempistica prevede un bando per l'estate del 2019, prove a partire dall'autunno del 2019 ed assunzioni dal mese di settembre del 2020. I posti disponibili sarebbero 48.536, di cui 8.491 relativi al «sostegno»;

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha introdotto la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, raccogliendo le indicazioni di istituiti, corpo docente e studenti, al fine di ampliare l'offerta formativa, fornire maggiori strumenti di integrazione e sviluppo delle conoscenze e garantire nuove opportunità professionali degli alunni;

   corsi di lingue orientali sono già attivi da anni in Italia in scuole di secondo grado;

   sono infatti presenti tra le attuali classi di concorso per le scuole superiori di secondo grado: conversazione in lingua straniera (Cinese); convenzione in lingua straniera (Giapponese); conversazione in lingua straniera (Arabo); lingue e culture straniere (Cinese); lingue e culture straniere (Giapponese); lingue e culture straniere (Arabo); lingue e culture straniere (Russo);

   appare comunque necessario avviare dei progetti mirati al fine di rispondere alla continua richiesta di scuole e studenti potenziando l'offerta formativa attuale attraverso l'insegnamento di lingue e di culture extraeuropee, coerentemente con le esigenze dell'attuale contesto internazionale;

   lo studio di lingue considerate «emergenti» rappresenta, infatti, una occasione privilegiata per la riflessione sul tema della comunicazione, in ogni senso, e sulla necessità di mediare, interpretare e meglio padroneggiare una realtà tanto vasta quanto sempre più serrata e incalzante nei contatti, sia per le comunicazioni via web sia per la facilità allo spostamento internazionale che caratterizza i nostri tempi;

   in questo contesto vanno rimarcate, inoltre, le opportunità economiche e lavorative che potrebbe garantire la conoscenza delle lingue orientali (come, ad esempio, il cinese, l'arabo, il giapponese e il russo);

   negli ultimi anni l'incremento di peso politico ed economico di queste nazioni ha promosso la crescita esponenziale di nuove tipologie di lavori legati agli scambi commerciali e culturali con tali Paesi sia all'estero che in Italia;

   è quindi evidente come una maggiore capillarità dell'insegnamento di lingue orientali nelle scuole superiori di secondo grado, inquadrata e calibrata anche in relazione alle differenti realtà territoriali presenti nel nostro Paese, possa promuovere al tempo stesso una maggiore integrazione sociale multiculturale, il potenziamento delle competenze degli studenti e maggiori sbocchi professionali per gli alunni coinvolti –:

   se non ritenga opportuno promuovere un ampliamento, di concerto con gli uffici scolastici regionali e nel rispetto dell'autonomia didattica degli istituti, dell'insegnamento delle lingue orientali nelle scuole superiori, prevedendo l'assunzione di un numero adeguato di docenti di tali materie nel prossimo concorso per le scuole secondarie di II grado citato in premessa, al fine di estendere l'offerta formativa, fornire maggiori strumenti di integrazione e sviluppo delle conoscenze e garantire nuove opportunità professionali per gli alunni.
(5-01967)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni comunicati stampa delle organizzazioni sindacali della scuola si apprende che l'8 aprile 2019 si sia svolto al Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca un incontro tra il Ministro interrogato e le stesse organizzazioni sindacali convocate per affrontare le problematiche riguardanti il settore istruzione e ricerca e, in particolare, il rinnovo del contratto, la questione del precariato, la situazione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) e la regionalizzazione;

   durante l'incontro le organizzazioni su menzionate avrebbero sottolineato la necessità e l'urgenza di avere risposte concrete e improrogabili in merito alla situazione illustrata. Sembrerebbe, però, che in quella sede non siano state date assicurazioni in merito, ma solo la promessa che l'intera questione sarebbe stata portata al prossimo Consiglio dei ministri;

   come riportano i comunicati, non essendo stati presi impegni precisi circa i tanti problemi che affliggono la scuola e tutto il comparto ed essendo fallito anche il tentativo di conciliazione che i sindacati avevano richiesto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il rinnovo del contratto, avvenuto il 4 aprile 2019, le sigle sindacali Flcgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda avrebbero proclamato lo sciopero per giorno 17 maggio 2019 per chiedere il rinnovo del contratto e aumenti stipendiali adeguati, esprimere un «no» alla regionalizzazione e sollecitare l'assunzione dei precari;

   si apprende anche che dal 26 aprile 2019 al 16 maggio 2019, i sindacati avrebbero chiesto ai lavoratori della scuola l'astensione dalle attività non obbligatorie in particolare: per il personale Ata, si tratterebbe di astensione delle attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali, astensione da tutte le attività previste tra quelle rientranti nelle posizioni economiche (I e II) e negli incarichi specifici, astensione dall'intensificazione della attività nell'orario di lavoro relativa alla sostituzione dei colleghi assenti, astensione dallo svolgimento dell'incarico di sostituzione dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga); per il personale docente ed educativo, astensione dalle attività aggiuntive di insegnamento oltre l'orario obbligatorio, retribuite con la dotazione del miglioramento dell'offerta formativa (Mof), astensione dalle ore aggiuntive per l'attuazione dei progetti e degli incarichi di coordinatore retribuiti con il Mof, astensione dalla sostituzione e collaborazione con il dirigente scolastico e di ogni altro incarico aggiuntivo, astensione dalle ore aggiuntive prestate per l'attuazione dei corsi di recupero, astensione dalle attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva;

   è parere dell'interrogante che la situazione rappresentata sia un chiaro segnale che il personale impegnato nella scuola abbia bisogno di maggiori tutele e garanzie per assicurare continuità didattica e miglior servizio –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per dare risposte chiare alle richieste dei sindacati;

   quali iniziative intenda assumere e in quali tempi al fine di evitare il fermo delle attività del personale Ata, docente ed educativo, espresso in premessa;

   se non ritenga di convocare nuovamente e al più presto le organizzazioni sindacali e concordare una strategia che soddisfi le richieste in ordine di priorità.
(4-02759)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, AMITRANO, INVIDIA, PALLINI, COSTANZO, TUCCI, DE LORENZO e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo studio dell'Osservatorio Ance sulle costruzioni, viene specificato che nel settore dell'edilizia «dall'inizio della crisi sono 620.000 i posti di lavoro persi» e che «l'emorragia non si arresta». Viene inoltre specificato che anche per l'anno 2018 «le Casse edili evidenziano una diminuzione dello 0,3 per cento dei lavoratori iscritti e dello 0,9 per cento del numero di ore lavorate». Lo studio, inoltre, evidenzia che dal 2008 le imprese del settore che hanno chiuso sono 120.000;

   l'articolo 14 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, più nota come «quota 100», reca disposizioni in materia di accesso al trattamento pensionistico con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi;

   diversi esperti del settore edile hanno espresso perplessità sul provvedimento, sottolineando che 38 anni di contributi e 62 anni di età per accedere all'uscita a «quota 100» nei prossimi tre anni, così come trentasei anni di contributi per accedere all'Ape Social, sono traguardi irraggiungibili per il 99 per cento degli operai edili italiani;

   gli interroganti desiderano svolgere alcune considerazioni riguardanti il fatto che un operaio edile con 65 anni di età risulta avere mediamente tra i 27 e i 31 anni di contributi, è a conoscenza della realtà legata al «ricatto» del lavoro nero e, per quanto previsto dalla sua professione, deve spesso lavorare su impalcature, mettendo a rischio la propria vita fino a quasi 67 anni di età, allo stato attuale, senza futuri interventi normativi specifici;

   a giudizio degli interroganti, per poter affrontare correttamente e in maniera esaustiva le esigenze di questo settore lavorativo, risulta necessario applicare modifiche alle norme esistenti che vadano nella direzione di ottenere maggiori tutele per gli specifici casi dei lavoratori sopraindicati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanti siano stati gli operai edili, suddivisi per regione, che hanno presentato domanda di accesso alla pensione attraverso «quota 100» e di quante risultino essere le domande accolte e quelle respinte;

   quante operaie e quanti operai edili abbiano utilizzato nel 2017 e nel 2018 i 2 canali di «ape» sociale con 28 anni di contributi, se donne con 2 figli, e 30 anni di contributi, se uomini, e 34 anni di contributi, se donne con 2 figli, e 36 anni di contributi, se uomini.
(5-01965)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIDANZA e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 1996 e nel 2000, un'inchiesta de «Il Giornale» condotta da Fausto Biloslavo ha reso noto come lo Stato italiano abbia riconosciuto il diritto alla pensione a numerosi esponenti titini colpevoli – a vario titolo – della deportazione e dell'uccisione di migliaia di italiani dell'Istria e della Dalmazia;

   l'Inps avrebbe erogato annualmente quasi 30.000 pensioni a residenti nell'ex Jugoslavia, per un totale di più di 200 miliardi di lire anno. Tra questi vi sarebbero artefici di deportazioni, rastrellamenti, stragi, criminali di guerra, responsabili del massacro delle Foibe e dell'esodo di migliaia di italiani, come: Nerigo Gobbo, residente in Slovenia; Ciro Raner, domiciliato in Croazia; Frane Pregelj; Giuseppe Osgnac, residente in Slovenia; Giorgio Sfiligoj;

   la quasi totalità delle pensioni avrebbe come presupposto un periodo minimo di servizio militare nell'esercito italiano;

   secondo quanto esposto da associazioni di esuli, l'indebita erogazione nasce da un'interpretazione errata delle norme;

   l'articolo 2 dello Scambio di note del 5 febbraio 1959, parte integrante dell'Accordo italo-jugoslavo del 18 dicembre 1954, stabilisce che, ai fini della liquidazione del pagamento delle prestazioni, i periodi di assicurazione compiuti anteriormente al 1° maggio 1945, dalle persone che hanno abitato nei territori ceduti dall'Italia alla Jugoslavia, sono presi in considerazione dall'Inps se trattasi di persone italiane e dalle autorità jugoslave se trattasi di persone jugoslave;

   l'Inps, nella circolare di recepimento dello Scambio di note, specifica che per «persone italiane» si intendono i lavoratori e loro superstiti i quali, fino alla data di entrata in vigore del Trattato di pace (16 settembre 1947), erano in possesso della cittadinanza italiana e dopo la predetta data non hanno acquisito la cittadinanza jugoslava;

   secondo l'articolo 1 della Convenzione bilaterale in materia di assicurazioni sociali, «Se il titolare di una pensione o di una rendita dovuta in virtù della legislazione di entrambi i Paesi contraenti risiede nel territorio del Paese in cui si trova uno degli istituti debitori della pensione o della rendita, le prestazioni in natura sono corrisposte al titolare e ai suoi familiari dall'istituto del luogo di residenza, come se egli fosse titolare di una pensione o di una rendita dovuta in virtù della sola legislazione del Paese di residenza. Dette prestazioni sono a carico dell'istituto del Paese di residenza. Se il titolare di una pensione o di una rendita dovuta in virtù della legislazione di uno dei due Paesi contraenti risiede nel territorio del Paese in cui non si trova l'istituto debitore della pensione o della rendita, le prestazioni in natura sono corrisposte al titolare e ai suoi familiari dall'istituto del luogo di residenza come se egli fosse titolare di una pensione o di una rendita dovuta in virtù della legislazione del Paese di residenza. Le prestazioni corrisposte saranno rimborsate dall'Ente assicuratore dell'altro Paese»;

   l'indebita erogazione sarebbe frutto dell'estensione della normativa italiana (articolo 49 della legge 30 aprile 1969, n. 153) ed europea (articolo 13, paragrafo 2, lettera D, del regolamento (CEE) n. 1408/71) in luogo della corretta applicazione della Convenzione italo-jugoslava;

   secondo alcune stime, il costo sostenuto dallo Stato ammonterebbe a circa 1,5 miliardi di euro e la spesa annua corrente sarebbe di circa 125 milioni –:

   se trovi conferma che la normativa bilaterale (che impegna oggi Croazia e Slovenia per il principio della «successione» tra Stati negli accordi internazionali) precludesse esplicitamente l'applicazione della legislazione italiana ai cittadini jugoslavi;

   se i soggetti citati siano qualificabili cittadini italiani o jugoslavi ai sensi del Trattato di Osimo e dello Scambio di note;

   se i soggetti citati siano residenti in Italia o in Jugoslavia ai fini dell'articolo 1 della Convenzione bilaterale in materia di assicurazioni sociali.
(4-02758)


   STEFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono diversi gli articoli di stampa che riportano il caso della Fondazione F., una Onlus che si occupa di beneficenza in Africa e che promuove progetti di cooperazione internazionale, nel cui consiglio di amministrazione siede il vicesindaco di Padova;

   detta Fondazione è da giorni al centro delle cronache per i presunti finanziamenti ricevuti da alcune società, italiane ed estere, facenti capo a un noto imprenditore padovano che, nel giro di pochi anni, è stato capace di nascondere al fisco una somma superiore ai cento milioni di euro;

   secondo gli organi di stampa, che parlano di «beneficenza sospetta» e di «carità finanziata con i soldi del nero», la Fondazione avrebbe percepito dalle società in questione oltre 6 milioni di euro in dieci anni, che le sarebbero stati trasferiti attraverso la devoluzione dei canoni di locazione di un vasto capannone commerciale;

   secondo le medesime fonti, inoltre, i rapporti annuali che la Fondazione ha pubblicato per rendicontare le sue entrate non menzionano, tra i ringraziamenti, le predette società che pure avrebbero contribuito in maniera importante alle attività della Fondazione, elargendo le somme di denaro summenzionate;

   inoltre, i medesimi articoli hanno ravvisato un «rapporto stretto» tra la Fondazione di cui si discute e un noto studio di commercialisti attualmente al centro di un'indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria, che – a quanto pare – operava la revisione dei conti sia delle predette società sia della Fondazione;

   dunque, stando a quanto riportato nei predetti articoli, sembrerebbe che la Fondazione, di cui il vicesindaco di Padova è stato presidente dall'aprile 2014 al luglio 2017 e di cui è tuttora membro del consiglio di amministrazione, abbia ricevuto cospicui finanziamenti con proventi di evasione fiscale –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza alla luce dei fatti esposti in premessa, anche al fine di verificare eventuali fenomeni di evasione fiscale.
(4-02763)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO e LUCASELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 febbraio 2018 è stato sottoscritto tra l'Aran-Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni e le organizzazioni sindacali di categoria il contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto funzioni centrali per il triennio 2016-2018;

   l'articolo 12 del contratto in argomento ha previsto l'istituzione di una specifica Commissione paritetica, alla quale sono stati affidati i seguenti compiti:

    a) analisi delle caratteristiche degli attuali sistemi di classificazione professionale, anche in chiave di raffronto con quelli vigenti in altri settori pubblici e privati o in altre pubbliche amministrazioni dei Paesi europei;

    b) valutazione di efficacia e appropriatezza di tali sistemi con riferimento all'organizzazione del lavoro, alle funzioni e alla struttura delle amministrazioni interessate, nell'ottica di bilanciare l'esigenza di convergenza con quella di valorizzare le specificità di ciascuna di esse;

    c) verifica delle declaratorie di area o categoria, in relazione ai cambiamenti dei processi lavorativi, indotti dalle innovazioni di servizio o processo e dalle nuove tecnologie, e alle conseguenti esigenze di fungibilità delle prestazioni e di valorizzazione delle competenze professionali;

    d) verifica dei contenuti dei profili professionali in relazione ai nuovi modelli organizzativi;

    e) verifica della possibilità di rappresentare e definire in modo innovativo i contenuti professionali, di individuare nuove figure o di pervenire alla definizione di figure polivalenti, nell'ottica di sostenere i processi di cambiamento organizzativo e di incentivare comportamenti innovativi;

    f) verifica della possibilità di definire ulteriori opportunità di progressione economica, per il personale apicale di ciascuna area o categoria;

    g) revisione dei criteri di progressione economica del personale all'interno delle aree o categorie, in correlazione con la valutazione delle competenze professionali acquisite e dell'esperienza professionale maturata;

    h) verifica della possibilità di operare una revisione degli schemi di remunerazione correlati alle posizioni di lavoro;

    i) analisi degli strumenti per sostenere lo sviluppo delle competenze professionali e per riconoscere su base selettiva il loro effettivo accrescimento, anche in relazione allo sviluppo della qualità dei servizi e dell'efficacia dell'azione amministrativa;

    j) analisi e valorizzazione delle specificità professionali;

   tale Commissione paritetica, riunitasi operativamente solo in data 25 ottobre 2018, avrebbe dovuto, invece, concludere i propri lavori nel mese di maggio 2018 per formulare delle proposte organiche volte a pervenire a modelli maggiormente idonei a valorizzare le competenze professionali e ad assicurare una migliore gestione dei processi lavorativi del comparto;

   la stessa Corte dei conti, in data 23 marzo 2018, nel certificare il contratto di lavoro, con riferimento alla Commissione paritetica in esame, sottolineava l'importanza di una tempestiva attuazione della disposizione citata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta e se non ritenga opportuno e doveroso adottare le iniziative di competenza affinché la Commissione paritetica citata concluda, con celerità, i propri lavori, giacché la stessa è indispensabile al fine di proseguire il processo di innovazione dei sistemi di classificazione professionale delle amministrazioni confluite nel nuovo comparto delle funzioni centrali, individuando le soluzioni più idonee a garantire in modo ottimale le esigenze organizzative e funzionali delle amministrazioni e quelle di riconoscimento e valorizzazione della professionalità dei dipendenti.
(4-02754)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Friuli Venezia Giulia, in seguito ad una moria di api, la magistratura ha aperto un'inchiesta sul corretto utilizzo delle sementi di mais conciate con prodotto fitosanitario, nell'ambito della quale risultano indagati numerosi agricoltori della zona del medio Friuli e del Collinare;

   un episodio analogo si era verificato anche nell'anno 2018, dando luogo ad una precedente indagine che si era conclusa con il patteggiamento con alcuni degli agricoltori coinvolti, accusati del reato di inquinamento ambientale colposo;

   gli accadimenti in questione, a detta dei soggetti anche istituzionali a vario titolo interessati dalla vicenda, sembrerebbero almeno in parte ascrivibili alla scarsa chiarezza della normativa di riferimento, il cui tenore ha suscitato difficoltà interpretative da parte degli operatori del settore;

   in particolare, anche alla luce del disposto di cui all'articolo 49 del regolamento (UE) n. 1107/2009, non vi sono indicazioni certe in ordine alla disciplina applicabile alle attività di immissione in commercio, acquisto, vendita e impiego delle sementi conciate con prodotto fitosanitario e, nello specifico, non è chiaro se le attività in questione debbano considerarsi soggette al possesso delle medesime autorizzazioni e al rispetto degli stessi vincoli normativi previsti per i prodotti fitosanitari, ovvero se dette attività soggiacciano ad un regime normativo differente;

   allo stesso modo, in caso di violazione delle prescrizioni e delle misure di mitigazione del rischio riportate sull'etichetta e sui documenti di accompagnamento delle sementi conciate, si discute in ordine all'individuazione del regime sanzionatorio applicabile: se debba farsi riferimento alle sanzioni previste per i prodotti fitosanitari, ovvero alle previsioni dettate dall'articolo 3 del decreto legislativo 17 aprile 2014, n. 69 –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, in merito alle problematiche esposte in premessa.
(5-01973)


   DE FILIPPO, QUARTAPELLE PROCOPIO, CARNEVALI, RIZZO NERVO, UBALDO PAGANO, SIANI, SCHIRÒ e PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2019 è stata inviata alle università una circolare con cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dà il via, in data 10 aprile 2019, ai tirocini professionalizzanti per i laureati in medicina, necessari per poter essere ammessi all'esame di Stato per l'abilitazione alla professione medico-chirurgica. Le modalità di questo esame di Stato sono state riformate dal decreto ministeriale n. 58 del 2018;

   tale circolare ha solo parzialmente rassicurato i neolaureati in medicina delle sessioni di laurea di dicembre 2018 e marzo 2019, in quanto manca tuttora l'indicazione della data e delle modalità di svolgimento della prova;

   inoltre, non è chiaro se tali neolaureati svolgeranno l'esame di Stato in base alle modalità previgenti o quelle derivanti dal decreto ministeriale n. 58 del 2018;

   un ritardo nell'abilitazione di tali neolaureati comporta l'impossibilità di questi di prendere servizio come specializzandi o come medici di medicina generale in formazione nel caso in cui risultino vincitori della borsa di studio;

   in un clima di carenza di medici una situazione di stallo simile che impedirebbe di fatto l'accesso al mondo del lavoro da parte di quasi 2.000 medici in tutta Italia è inaccettabile;

   un'altra emergenza è rappresentata dal test di accesso alle scuole di specializzazione nonché dal numero esiguo di posti in queste ultime rispetto al fabbisogno nazionale di medici e ai candidati presenti;

   l'esame di ammissione alle scuole di specializzazione per l'anno accademico 2017/18 si è svolto il mese di luglio 2018, mentre ancora non si conosce la data di svolgimento di quello relativo all'anno accademico 2018/19;

   in fine, per il 2017/18, a fronte di 16.046 candidati laureati e abilitati, il numero totale di contratti di specializzazione messi a bando è stato pari a 6.934: ben 9.112 giovani medici non hanno potuto quindi proseguire il loro percorso formativo;

   il problema del fabbisogno di medici risiede in questo imbuto. È quindi necessario un aumento consistente del numero di borse messe a bando per le scuole di specializzazione e per il concorso di medico di medicina generale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale, evitando un ulteriore aggravamento della situazione allarmante di carenza di medici specialisti e del personale sanitario in generale.
(5-01974)


   NOVELLI, PEDRAZZINI, BAGNASCO, BOND, MUGNAI, BRAMBILLA e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 dicembre 2018, la giunta della regione Emilia-Romagna ha approvato la delibera n. 2275 recante «Approvazione dello schema di accordo di collaborazione ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990 tra Regione Emilia-Romagna e Ministero della Salute per lo sviluppo di una metodologia per la rilevazione dei costi dei ricoveri di riabilitazione»;

   dalle motivazioni della delibera, si legge che la proposta di accordo di collaborazione sarebbe arrivata alla regione Emilia-Romagna dal Ministero della salute nel corso del 2018;

   il progetto pilota avviato con la regione Emilia-Romagna – per cui è previsto un rimborso spese a carico del Ministero nella misura complessiva di 260.000 euro – è analizzato alla «definizione di una metodologia di rilevazione dei costi dei ricoveri di riabilitazione». Tra le attività che dovranno essere svolte dalla regione, è presente la «classificazione della attività di ricovero riabilitativo ospedaliero per i codici 75, 28 e 56 secondo livelli di complessità individuati dallo schema di decreto sui criteri di riabilitazione»;

   lo schema di decreto citato nella delibera è il decreto ministeriale recante «Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera», attualmente al vaglio del Gabinetto del Ministro della salute, come riportato da recenti fonti stampa;

   tale schema di decreto è stato ampiamente criticato sia dalle società scientifiche di riferimento che, in particolar modo, dalle associazioni più rappresentative di quei pazienti che non verrebbero più annoverati tra i beneficiari di servizi riabilitativi, come quelli affetti da malattie neurodegenerative;

   lo stesso Sottosegretario per la salute delegato, rispondendo a una precedente interrogazione sul tema presentata in Commissione affari sociali, il 21 febbraio 2019 ha precisato che «l’iter di adozione del decreto in parola non è ancora concluso, poiché, dopo essere stato partecipato alle società scientifiche ed alle principali associazioni di erogatori e dei pazienti e dopo aver ricevuto il parere del Consiglio Superiore di Sanità, esso dovrà ricevere il parere della Conferenza Stato-Regioni» –:

   quali criteri il Ministero abbia utilizzato nella scelta della regione Emilia- Romagna per l'attivazione del progetto pilota e se non ritenga di valutare l'anticipata interruzione del progetto, risparmiando così i 260.000 euro di rimborsi spese previsti dall'accordo, nelle more dell'effettiva approvazione di nuovi criteri per l'appropriatezza dei ricoveri ospedalieri, anziché procedere con una sperimentazione basata su norme non ancora approvate.
(5-01975)


   SPORTIELLO, D'ARRANDO, MASSIMO ENRICO BARONI, LAPIA, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, TRIZZINO, TROIANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disforia di genere (Dig) è una condizione in cui la persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico;

   la disforia di genere ormai da anni non rientra più come malattia nei manuali di psichiatria, in linea anche con una risoluzione del Parlamento europeo del 2011 in cui è stata prodotta una roadmap globale contro l'omofobia, la transfobia e la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;

   l'endocrinologo provvede alla prescrizione delle terapie ormonali (ovviamente differenti in caso di passaggio da uomo a donna (MtF [male to female]) o da donna a uomo (FtM female to male);

   il Testoviron risulta nell'elenco dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), aggiornato al 22 marzo 2019, dei medicinali carenti per problemi di produzione; inoltre, il Testoviron è un medicinale che non ha equivalenti;

   il Sustanon è un farmaco anche esso presente nella lista dell'Aifa di quelli carenti;

   entrambi i farmaci sono a base di testosterone e vengono utilizzati per le terapie ormonali dagli uomini transessuali «Ftm» che transitano dal genere femminile a quello maschile;

   la cura ormonale può essere prescritta da un endocrinologo presso le Asl o presso i Policlinici;

   le modalità della prescrizione della terapia ormonale, che seguono esclusivamente il genere indicato nei documenti di identità, causano ostacoli per le persone transessuali che molte volte non riescono a fruire pienamente delle cure;

   non assumere il testosterone per gli uomini transessuali è un rischio per la salute, in quanto ha una ricaduta grave su tutto l'organismo;

   nel Lazio, il Policlinico Umberto I risulta essere l'unico centro pubblico per il Centro-sud che dal 2013 ha attivo un day hospital dedicato alla disforia di genere, come scrive il settimanale L'Espresso il 18 marzo 2019;

   appare auspicabile avviare iniziative, in collaborazione con le regioni, per incentivare la costituzione di ambulatori di endocrinologia dedicati alla disforia di genere:-

   se, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritenga di adottare le opportune iniziative di competenza, finalizzate a rendere disponibili i medicinali Testoviron e Sustanon, in modo da consentire alle persone transessuali di fruire pienamente delle cure adeguate.
(5-01976)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'idrosadenite suppurativa, conosciuta anche come acne inversa o malattia di Verneuil, è una malattia infiammatoria cronica, riconosciuta il 24 gennaio del 2007 nell’International classification of diseases ICD-10;

   l'eziologia della malattia non è nota, ma sembrano essere fattori di rischio la suscettibilità genetica, l'età giovanile, il tabagismo, l'obesità, le lesioni da taglio, l'artrite, le malattie infiammatorie intestinali, il sesso femminile e i difetti ormonali;

   la prevalenza dell'idrosadenite suppurativa si aggira intorno all'1 per cento in Europa e allo 0,05 per cento negli Stati Uniti; in Italia si stima si verifichino circa 1.947 nuovi casi l'anno, con un'incidenza di 3,2 casi ogni 100.000 persone (come riferito da Inversa Onlus) e l'età in cui è più tipico lo sviluppo della patologia è nella fascia compresa tra i venti e i trenta anni, e spesso durante la pubertà; le donne sono interessate dalla patologia almeno tre volte in più rispetto agli uomini e l'età maggiormente interessata è quella compresa tra i 18 e i 44 anni;

   l'idrosadenite suppurativa, anche se non è una malattia infettiva o sessualmente trasmissibile, è sicuramente una patologia invalidante dal punto di vista fisico e psicologico;

   nella cura di tale patologia è necessario un approccio multidisciplinare, in quanto il dermatologo, una volta definita la diagnosi, può avvalersi del consulto del chirurgo plastico, del radiologo, del dietologo, dello psicologo e, in caso di necessità, di altri specialisti;

   le persone colpite da questa malattia sono costrette a viaggiare a loro spese, in particolare dal Sud al Centro-nord Italia, per garantirsi le visite mediche specialistiche e le cure adeguate: finora il 60 per cento dei pazienti ha dichiarato di affrontare spese sanitarie comprese tra i quattrocento e i seicento euro al mese;

   molto spesso, tuttavia, queste persone non possono permettersi né le visite specialistiche né le cure, in quanto, a causa di questa malattia, non sono più in grado di lavorare;

   l'accesso alle cure per tale patologia risulta difficile, inoltre, a causa del mancato riconoscimento e inserimento nell'elenco delle malattie rare e nel piano nazionale delle cronicità (Pnc) e, ad oggi, non sono previste né esenzioni sanitarie né il riconoscimento di invalidità da parte dell'Inps –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire il diritto alle cure e all'esenzione dalle spese sanitarie in favore dei soggetti affetti da idrosadenite suppurativa.
(5-01977)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il nono rapporto del piano di sorveglianza sanitario sulla popolazione esposta all'inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (Pfas), che la regione Veneto, tramite le Ulss, ha previsto per gli abitanti delle aree inquinate, rileva che il 65 per cento delle persone controllate ha valori elevati di perfluoroalchilici nel sangue e dovrà passare a un test medico di secondo livello;

   sono state 47.213 le persone invitate a partecipare allo screening, con un'adesione alla chiamata di circa il 60 per cento. Gli esiti degli esami effettuati disponibili sono 25.288. I valori elevati di Pfas nei 16.400 cittadini si sono affiancati ad alterazioni della pressione arteriosa o degli esami bioumorali. In particolare, nei controlli per i ragazzi-adulti sono stati riscontrati valori elevati per due tipi di colesterolo e per l'Egfr (stima la funzionalità dei reni), mentre sui 272 «soggetti in età pediatrica» sono stati accertati colesterolo alto e perdita di albumine;

   è anche in fase avanzata l'invito a partecipare a tale screening rivolto ai ragazzi nati nel 2003 (già convocato il 45,7 per cento di loro) e di quelli in età pediatrica nati nel 2008 (83 per cento di convocazioni già effettuate) e nel 2009 (30 per cento);

   il rapporto certifica che vi sono concentrazioni di Pfas anche nei bambini, in particolare si rileva la presenza di tre componenti, Pfoa, Pfos e Pfhxs, che stanno producendo interferenze con le funzioni metaboliche;

   il rapporto, inoltre, specifica che le concentrazioni nel siero dei soggetti in età pediatrica sono «inferiori a quelle della tabella degli adulti»; tuttavia, il numero di bimbi analizzati è finora molto più basso della media e la durata della residenza nell'area rossa è mediamente inferiore;

   il territorio interessato è suddiviso in area rossa A e area rossa B, a seconda dell'intensità dell'inquinamento rilevato. L'Area rossa A comprende i comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell'applicazione dei filtri e localizzati sopra il plume di contaminazione della falda sotterranea. L'area rossa B comprende i comuni serviti da acquedotti inquinati prima dell'applicazione dei filtri, ma esterni al plume di contaminazione della falda sotterranea;

   nel rapporto si conferma, come già osservato nelle precedenti rilevazioni, che sono quattro i composti rinvenuti in più del 50 per cento della popolazione monitorata: si tratta di Pfoa, Pfos, Pfhxs e Pfna. Le concentrazioni nel siero risultano aumentare con il passare del tempo trascorso nell'area identificata. Tra gli adolescenti e gli adulti, si osservano concentrazioni sieriche di Pfoa, Pfos e Pfhxs significativamente più elevate nei maschi rispetto alle femmine, e nei residenti dell'area rossa A rispetto a quelli dell'area rossa B. Tali differenze, per il momento, non sono state invece riscontrate nella popolazione pediatrica, ma poiché il numero di soggetti con referti di laboratorio già completi è ancora relativo (272) sarà necessario rivalutare la questione quando la numerosità del campione sarà più consistente;

   si tratta di una vicenda che desta grandissima preoccupazione e che sta diventando una vera e propria emergenza clinica, certificata dalle autorità;

   ed è in base a queste evidenze che molte madri, con una lettera, hanno chiesto alla Ministra della salute che nelle mense scolastiche delle zone contaminate venga usata esclusivamente acqua in bottiglia, anche per cucinare –:

   se il Governo non ritenga di dover assumere iniziative per quanto di competenza, per fare sì che nelle mense scolastiche delle zone contaminate venga usata esclusivamente acqua in bottiglia.
(5-01971)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nonostante il voto contrario del Parlamento europeo, è attualmente in costruzione il gasdotto Nord Stream 2 che raddoppierà la portata del Nord Stream 1, portandola a complessivi 110 miliardi di mq l'anno di gas naturale – più di un quarto del consumo medio annuale di gas dell'Unione europea – che transiteranno dalla costa baltica russa fino a giungere in Germania, dove avverrà l'allacciamento alla rete di distribuzione dell'Unione europea ovvero ai gasdotti tedeschi Transitgas e Tag;

   complice il calo della domanda e del prezzo del gas sui mercati asiatici, la Russia dal mese di febbraio 2019 è divenuta anche la principale fonte dell'Unione europea di gas naturale liquefatto (Gnl), superando fornitori storici come il Qatar, la Nigeria, l'Algeria e facendosi largo in un segmento di mercato fino ad oggi considerato lo strumento in grado di allentare la dipendenza europea dalla fornitura russa. Durante il mese di marzo 2019 risultano partiti dalla costa artica della Russia 19 carichi di Gnl (per un totale di 1,41 milioni di tonnellate) destinati principalmente ai rigassificatori nord europei;

   in tale contesto la Germania, consapevole di essere lo snodo cruciale per lo smistamento del gas russo in Europa, si appresta ad attuare politiche che generano preoccupazione per il nostro Paese: l'autorità, energetica tedesca Bundesnetzagentur avrebbe deciso di applicare una nuova metodologia di prezzo, spostando una quota significativa degli oneri per la remunerazione delle infrastrutture di trasporto del gas sul cosiddetto «exit», ossia sul gas che transita dai punti di uscita della rete nazionale verso l'estero, incluso perciò quello che transita verso l'Italia;

   tale decisione determinerebbe, già a partire dal 2019, un'influenza sul mercato del gas italiano che fonte autorevole dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha quantificato in 500 milioni di euro in più all'anno, con un possibile ulteriore aggravio di costi laddove iniziassero a transitare per la Germania verso l'Italia anche i volumi crescenti di gas russo via Nord Stream2;

   le barriere tariffarie che si vogliono introdurre ostacolano la creazione di un mercato unico del gas, generano una distorsione delle regole della concorrenza a favore della sola Germania le cui aziende beneficerebbero di una riduzione dei costi infrastrutturali del gas a scapito degli altri concorrenti europei –:

   se non ritenga opportuno farsi promotore di iniziative a tutela del mercato nazionale del gas, in un quadro di diversificazioni delle fonti di approvvigionamento nazionali e della Unione europea.
(5-01978)


   PETTAZZI, ANDREUZZA, MOLINARI, BAZZARO, BINELLI, BOLDI, COLLA, DARA, PATASSINI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la città di Valenza è da sempre considerata una capitale internazionale della gioielleria con 7.300 addetti e oltre 1.500 imprese manifatturiere, di commercializzazione e di servizi operanti nel comparto orafo: si stima infatti che gran parte delle pietre preziose importate in Italia per produrre gioielli (oltre il 70 per cento giungano a Valenza e che il 65 per cento della produzione del suo distretto industriale sia destinato all’export verso più di 150 Paesi, tra cui principalmente Stati Uniti, Giappone, Unione Europea e Medio Oriente;

   negli ultimi anni, purtroppo, si è registrato un preoccupante calo della domanda mondiale di preziosi, non più considerati un bene-rifugio, con l'inevitabile «guerra al ribasso» – in termini sia di qualità degli articoli di gioielleria sia dei relativi prezzi di mercato – che ha fatto crollare il distretto orafo, portando alla chiusura di numerose imprese: in particolare, la diminuzione di interesse nella gioielleria tradizionale, a seguito della crisi economica e alla conseguente perdita del potere d'acquisto, ha indirizzato il consumo verso altri settori voluttuari o verso prodotti di gioielleria alternativi, di bassa qualità e con prezzi d'acquisto decisamente contenuti, spesso provenienti da Paesi orientali;

   in considerazione del sistema artigianale microdiffuso e delle piccole dimensione delle imprese, il settore deve far fronte ai costi elevati delle materie prime e dei semilavorati nonché delle attrezzature di uso corrente, registrando anche una progressiva perdita delle migliori professionalità, in quanto gli operatori anziani non hanno la possibilità di trasmettere ai giovani le proprie esperienze a causa dell'abbassamento tecnico delle lavorazioni e della discontinuità della domanda;

   da ultimo molti operatori, che in tempi relativamente recenti progettavano e producevano proprie linee di gioielleria, operano oggi quasi esclusivamente in conto lavoro per grossi clienti, con bassi ricarichi sugli articoli prodotti a causa della carenza di un marchio di stile affermato e pubblicizzato, che differenzi in modo chiaro il prodotto di gioielleria dalla variegata offerta di articoli di scarso valore –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rilanciare il comparto orafo di Valenza, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico, con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, che individui un percorso di riorganizzazione del polo produttivo della gioielleria di alto livello qualitativo e che possa coniugare la manualità della lavorazione, l'originalità dell'ideazione e la tradizione artigiana con una strategia vincente in «chiave 4.O».
(5-01979)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'idroelettrico fornisce già il 40 per cento di tutta la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Europa e può contribuire a raggiungere l'obiettivo del 20 per cento entro il 2020 e di almeno il 32 per cento entro il 2030;

   per quanto riguarda il settore elettrico, i dati 2017 prodotti dal Gestore dei servizi energetici (Gse) e da Terna indicano che il 35 per cento circa della produzione lorda nazionale proviene da fonti rinnovabili: l'idroelettrico nel 2017 ha fornito il contributo più importante alla produzione elettrica effettiva (35 per cento della produzione da Fonti energetiche rinnovabili (Fer);

   l'idroelettrico è la principale fonte energetica rinnovabile nazionale per potenza e per quantità d'energia prodotta e ha ancora un significativo potenziale di crescita, non tanto sui nuovi impianti, quanto sull'efficientamento e sul potenziamento di quelli esistenti;

   secondo il piano nazionale integrato per l'energia e il clima, il contributo totale fonte energetica rinnovabile/consumi al 2030 dovrà essere al 30 per cento, con l'apporto delle fonti energetiche rinnovabili nel settore elettrico al 55 per cento dei consumi finali lordi totali;

   il 7 marzo 2019, la Commissione europea ha inviato lettere di costituzione in mora a sette Stati membri e una seconda lettera complementare di costituzione in mora all'Italia;

   per la Commissione i quadri giuridici e le prassi degli Stati membri oggetto delle suddette procedure di infrazione non sono pienamente conformi alla direttiva sui servizi, alle norme dell'Unione europea in materia di appalti pubblici, alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione di servizi;

   le motivazioni di tali richieste andrebbero nella direzione di garantire condizioni di parità nel mercato unico per favorire la costruzione di un'Unione europea dell'energia;

   oggetto della lettera all'Italia è la richiesta che gli appalti pubblici nel settore dell'energia idroelettrica siano aggiudicati ovvero rinnovati in conformità del diritto dell'Unione europea, in quanto la Commissione ritiene che le autorità italiane non abbiano organizzato finora procedure di selezione trasparenti e imparziali per la nuova attribuzione delle autorizzazioni scadute nel settore dell'energia idroelettrica;

   il decreto-legge n. 135 del 2018 ha apportato profonde modifiche alla disciplina relativa alle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, disponendone la regionalizzazione della proprietà delle opere alla scadenza delle concessioni e nei casi di decadenza o rinuncia alle stesse –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in atto per definire il rinnovo, in conformità al diritto dell'Unione europea, delle concessioni idroelettriche scadute ovvero in scadenza.
(5-01980)


   VALLASCAS e SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della legge n. 99 del 2009 ha introdotto una specifica disciplina per promuovere gli interconnector, realizzabili da Terna s.p.a. con il coinvolgimento dei soggetti privati;

   lo scopo di tale previsione normativa è di favorire la realizzazione di un mercato unico europeo dell'energia, attraverso lo sviluppo di interconnessioni elettriche con l'estero, finanziate da parte di soggetti privati;

   i soggetti privati ammessi a partecipare a tale attività sono, secondo la legge, solo i clienti finali, anche raggruppati in forma consortile fra loro, «che siano titolari di punti di prelievo ciascuno con potenza impegnata non inferiore a 10 Mw»;

   tale previsione è ancor più attuale alla luce dell'approvazione nel 2016 del pacchetto sull'Unione dell'energia che sottolinea quale obiettivo strategico essenziale la creazione ed il rafforzamento delle interconnessioni per la realizzazione di un mercato unico dell'energia, fissando target ambiziosi sull'interconnessione elettrica;

   lo sviluppo delle interconnessioni, infatti, comporta integrazione dei mercati e quindi convergenza dei prezzi grazie ad un utilizzo più efficiente del parco di generazione europeo, con effetti positivi anche sulla performance ambientale complessiva;

   inoltre, l'integrazione dei mercati consente una maggiore resilienza della rete, aumentando la flessibilità del sistema elettrico, e crea sinergie che migliorano la cooperazione con i Paesi confinanti. Ne segue che lo sviluppo delle interconnessioni elettriche contribuisce in misura importante alla stessa sicurezza energetica;

   in questo contesto, in accordo a quanto previsto dalla legge, Terna, individuati i possibili interconnector da realizzare, ha organizzato una procedura concorsuale per la selezione dei soggetti che intendono sostenere il finanziamento di tali opere, individuando un elenco di assegnatari, per ciascuna frontiera, qualificabili come finanziatori privati pro quota dell'interconnessione prevista;

   tali linee di interconnessione, posizionate su 5 diverse frontiere, saranno quindi realizzate da Terna s.p.a. su finanziamento dei soggetti i quali, in proporzione alle quote a loro assegnate, saranno titolari del beneficio di esenzione dall'accesso dei terzi per 20 anni, così come previsto dalla legge e potranno beneficiare dello strumento di «importazione virtuale» di energia elettrica –:

   quali progetti di interconnessione siano ad oggi in essere, con particolare riferimento al loro stato di attuazione e alla possibilità, alla luce del recente Piano nazionale integrato energia e clima, di nuovi interconnector.
(5-01981)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGLIONE, MARAIA e CILLIS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio agrario provinciale (Cap) di Benevento è in amministrazione coatta dal 1994;

   l'attuale commissario liquidatore è la dottoressa Valentina Rettino nominata con decreto n. 8 dell'8 novembre 2013 del Ministero dello sviluppo economico;

   la camera di consiglio del tribunale di Benevento – sezione II civile fallimentare ha decretato inammissibile la proposta di concordato presentata dal Cap di Benevento in liquidazione coatta amministrativa con esercizio provvisorio, in persona del commissario ad acta pro tempore;

   alla suddetta sentenza del tribunale di Benevento – sezione II civile fallimentare, il commissario ha presentato opposizione anch'essa respinta con decreto n. 1769/2018 dell'8 giugno 2018 dalla corte di appello di Napoli – prima sezione civile;

   in data 16 novembre 2018 la «direzione generale per la vigilanza sugli enti, il sistema cooperativo e le gestioni commissariali» del Ministero dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 7 della legge 7 agosto 1990, n. 241, ha dato l'avvio del procedimento per l'applicazione dell'articolo 9, comma 1, della legge 23 luglio 2009, n. 99, assegnando il termine di 30 giorni per le controdeduzioni;

   in data 3 gennaio 2019 la Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Benevento, saputo dell'avvio della suddetta procedura da parte del Ministero dello sviluppo economico, con una nota indirizzata alla direzione generale della divisione VI dello stesso, lamentava di non essere stata coinvolta dal commissario nelle vicende del consorzio, al pari della Cooperativa dei Viticoltori del Taburno, cooperativa per azioni che rappresenta circa 300 soci e circa 110.000 quintali di uve, peraltro soci conferitori di uve della cantina del Consorzio;

   in data 15 gennaio 2019 la Federazione Agrocepi, saputo dell'avvio della suddetta procedura da parte del Ministero dello sviluppo economico, con una nota indirizzata alla direzione generale della divisione VI dello stesso, lamenta, al pari della Cia, una scarsa trasparenza da parte del commissario nelle vicende del Consorzio;

   da nota giornalistica del 21 marzo 2019 si apprende che la Guardia di finanza di Benevento ha effettuato sia delle perquisizioni presso la sede del Cap, sia altre perquisizioni in città e provincia di Benevento nell'ambito di una inchiesta sul Consorzio agrario di Benevento condotta dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e del sostituto Patrizia Filomena Rosa. Vi sono una decina di persone chiamate in causa a vario titolo in un'indagine che ipotizza reati fallimentari, abuso d'ufficio e falso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende relative all'intervento della Guardia di finanza così come riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare;

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, con particolare riferimento all'intervento della Guardia di finanza degli scorsi giorni e considerando anche le perplessità sulla gestione di questa fase da parte della Cia e di Agrocepi, non si renda indispensabile adottare le iniziative di competenza per la revoca dell'attuale commissario e la nomina di un nuovo commissario liquidatore.
(4-02751)


   CAPITANIO, FERRARI, CENTEMERO e COLLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   le società Linkra S.r.l. e Compel Electronics s.p.a., specializzate nell’hi-tech per il settore delle telecomunicazioni e della difesa, dalla loro costituzione fino al 2016 hanno registrato una crescita produttiva costante e progressiva, raggiungendo eccellenti livelli occupazionali pari a circa 450 dipendenti nelle sole sedi di Cornate d'Adda ed Agrate Brianza, comuni entrambi in provincia di Monza e della Brianza;

   purtroppo a causa di una grave crisi che ha colpito l'intero settore, a giugno del 2017 le due aziende sono state ammesse dal tribunale di Monza alla procedura di amministrazione straordinaria e, nello stesso anno, presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, è stato sottoscritto un accordo tra i rappresentanti delle società, le sigle sindacali e il Ministero, al fine di evitare la definitiva chiusura delle aziende e tutelare il maggior numero possibile di posti di lavoro;

   il suddetto accordo prevedeva una continuità dell'attività produttiva e il mantenimento di una parte dei livelli occupazionali, per un totale di 147 dipendenti su quasi 450, attraverso la cessione in affitto di tre rami d'azienda della Compel Linkra alla Cordon Group inerenti ai settori Interconnections Solutions Sales & R&D, Microtech, Hardware Service e Interconnections Operations;

   in data 4 aprile 2019 si è tenuto a Roma l'incontro per la cessione dei suddetti rami d'azienda nel corso del quale le organizzazioni sindacali hanno ribadito il necessario coinvolgimento di tutto il personale attualmente occupato in Cordon, anche con il ricorso ad ammortizzatori sociali e alla riduzione degli orari di lavoro, per superare la congiunturale difficoltà di mercato e procedere a una riorganizzazione produttiva e aziendale attraverso un nuovo piano di investimenti e di rilancio industriale;

   il successivo 5 aprile 2019 sono stati sottoscritti gli accordi di cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività della società Linkra in amministrazione straordinaria, per un totale di 200 dipendenti, e della società Compel in amministrazione straordinaria, per un totale di 16 dipendenti, dal 17 aprile 2019 al 16 aprile 2020;

   considerata l'attività nel settore delle telecomunicazioni e della difesa delle società Linkra s.r.l. e Compel Electronics s.p.a., oggi facenti capo al gruppo francese Cordon, sarebbe opportuno sapere se il Ministro della difesa abbia affidato alle stesse commesse pubbliche –:

   se il Ministro della difesa abbia affidato commesse alle suddette società e, in caso affermativo, quale sia la tipologia delle prestazioni richieste;

   se quali iniziative il Governo intenda adottare per trovare soluzioni concrete di sviluppo e rilancio industriale dell'azienda Cordon, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, rappresentanze datoriali, dei lavoratori e della regione Lombardia.
(4-02757)


   TOPO, MIGLIORE e SIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i dipendenti di Wind Tre sono in agitazione per protestare contro la decisione dell'azienda di trasferire da Roma a Milano circa 200 dipendenti;

   il progetto, secondo quanto riportato anche dagli organi di informazione avrebbe in previsione, tra l'altro, la messa in vendita del 49 per cento della società delle torri e la creazione di una newco denominata «Pisa», dove confluirebbero le 7.000 unità che sono rimaste in seno al gruppo;

   risulterebbe allo studio da parte della società anche la vendita dei data center, comparto dove sono occupati un centinaio di dipendenti;

   il piano non è ancora passato al vaglio del board ed è dunque in via di definizione;

   le organizzazioni sindacali contestano la maniera unilaterale attraverso la quale è previsto il trasferimento di personale e l'assenza di confronto sul piano industriale;

   lo spostamento da Roma a Milano interesserebbe lavoratori compresi nella fascia d'età tra i 40 ed i 50 anni, di cui oltre il 60 per cento donne e mamme, creando gravi ripercussioni sociali;

   la preoccupazione dei rappresentanti dei lavoratori è che ci si trovi di fronte ad un disimpegno industriale del gruppo e ad una mera operazione finanziaria che rischia di compromettere il futuro dell'azienda –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di convocare un apposito tavolo istituzionale, coinvolgendo l'azienda e le organizzazioni sindacali al fine di scongiurare il trasferimento di personale dell'azienda Wind Tre, salvaguardare i livelli occupazionali nelle attuali sedi, nonché per aprire un confronto su tutto il piano industriale.
(4-02760)

Apposizione di una firma
ad una interpellanza.

  L'interpellanza Quartapelle Procopio e altri n. 2-00355, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Lombardo n. 4-02738, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Martinciglio.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Macina e altri n. 3-00702, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Masi, Lattanzio.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Bellucci n. 3-00517 del 13 febbraio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Sportiello n. 5-01908 dell'11 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Novelli n. 5-01927 del 12 aprile 2019;

   interrogazione a risposta immediata in commissione Licatini n. 5-01958 del 16 aprile 2019.