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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 15 aprile 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   UBALDO PAGANO e RIZZO NERVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'annosa questione riguardante le condizioni di precarietà del personale di ricerca sanitaria ha trovato finalmente una soluzione con la legge di bilancio 2018;

   difatti, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, dal comma 422 al 434 dell'articolo 1, ha delineato un percorso (definito «piramide dei ricercatori») volto sia alla stabilizzazione che al nuovo reclutamento di personale ricercatore e di supporto alla ricerca degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e Istituti zooprofilattici sperimentali pubblici;

   la legge permette ai suddetti istituti di assumere personale di ricerca con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato della durata di 5 anni, rinnovabile per altri 5 anni in caso di valutazione positiva dell'attività svolta (commi 426-427), con eventuale passaggio a tempo indeterminato (comma 428) al termine dei 10 anni complessivi;

   contestualmente, la legge prevedeva (al comma 432) la possibilità per gli istituti di stabilizzare il personale collaboratore e ha stanziato ulteriori risorse in favore degli istituti per le assunzioni (comma 424): 19 milioni di euro per il 2018, 50 milioni per il 2019, 70 milioni per il 2020 e 90 milioni per 2021;

   al comma 425, la legge demandava la determinazione dei requisiti, dei titoli e l'individuazione delle procedure per l'assunzione dei ricercatori a un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, da emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo sancito in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   in data 27 dicembre 2018, l'Aran e alcune organizzazioni e confederazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale ricercatore e di supporto alla ricerca;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrebbe stabilire requisiti, titoli e procedure ai fini delle assunzioni, decorsi oltre 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge n. 205 del 2017, non è stato ancora emanato;

   il suddetto grave ritardo, oltre ad aver già causato l'esodo di oltre 500 ricercatori dagli istituti di ricerca sanitaria pubblica verso aziende e istituti privati, mette a rischio le risorse già stanziate per il 2019 (50 milioni di euro) per l'assunzione dei ricercatori precari –:

   se e in quali tempi il Governo intenda dare attuazione a quanto stabilito dal comma 425 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017, al fine di permettere l'avvio del procedimento sia di stabilizzazione che di nuovo reclutamento di personale di ricerca e di supporto, considerato che le procedure concorsuali per l'assunzione del personale non possono dispiegarsi senza la preventiva emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri richiamato dalla stessa norma.
(3-00694)


   FRAGOMELI, MIGLIORE, FIANO, BRAGA, CARNEVALI, ORFINI, BRUNO BOSSIO, ROTTA, SERRACCHIANI, SCHIRÒ, UNGARO, FRAILIS, PAITA, MOR, ANNIBALI, DE FILIPPO, SCALFAROTTO, PEZZOPANE, MORANI, UBALDO PAGANO, MURA, CRITELLI, BERLINGHIERI, DE LUCA, GADDA, BONOMO, LACARRA, FREGOLENT, PELLICANI, CARÈ, CARLA CANTONE, DEL BARBA, BENAMATI e MORETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   gli organi di informazione anche su scala nazionale riportano una notizia riguardante il comune lecchese di Calolziocorte in merito all'adozione di un discusso e discutibile regolamento che punta a dividere il comprensorio cittadino in zone con la esplicita previsione di divieti di apertura di centri di accoglienza per migranti;

   attraverso suddetto regolamento viene ad essere introdotto quello che appare agli interroganti un principio di vero e proprio segregazionismo con la creazione di zone dove viene vietato l'accesso per migranti senza distinzioni di sorta, poiché ad essere ritenuti pericolosi per la popolazione non sono slot machine o altro bensì centri di accoglienza per migranti che non potranno essere vicini a luoghi pubblici frequentati dai residenti;

   nella planimetria allegata al regolamento comunale le zone segnate in rosso, come stazione ferroviaria e scuole, si intendono vietate e quelle in blu, biblioteca e oratori, necessitano di nulla osta da parte del comune;

   si tratta di una decisione davvero incredibile considerato che, nel territorio in questione, vivono in tutto 18 migranti con 7 ragazzi maggiorenni di cui 6 con contratto di lavoro nella frazione di Rossino, mentre nella frazione di Casale vivono un nucleo familiare, una madre con un bambino di 3 anni e 3 madri con bambini di meno di un anno;

   l'interdizione decisa dal comune con il richiamato regolamento riguarda persino la possibilità di ospitare persone e quindi nega anche alle strutture di accoglienza, ecclesiastiche e laiche, presenti di svolgere la loro opera;

   viene posto addirittura in discussione il principio di accoglienza proprio della Chiesa –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ravvisi palesi elementi di illegittimità e di manifesta incostituzionalità tali da giustificare l'adozione delle iniziative di competenza ai sensi dell'articolo 138 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(3-00695)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO, MIGLIORE, MARCO DI MAIO, CECCANTI, MARTINA e GIORGIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2019 il sito specializzato in sicurezza informatica cyberscoop.com ha riportato che alcune librerie software contenenti una cosiddetta backdoor pirata, che consente ad un malintenzionato di far eseguire a sua richiesta un codice malevolo ad insaputa di utenti ed operatori, sono state adottate da decine di milioni di sviluppatori per incorporarle nei loro software e quindi potenzialmente anche nei sistemi di gestione da parte delle procure dei cosiddetti captatori informatici, nonché dei captatori stessi installati sui dispositivi degli utenti;

   il 29 marzo, Security without borders ha pubblicato un report dal titolo «Exodus: nuovo spyware per Android made in Italy», nel quale si rende nota l'identificazione di una nuova famiglia di spyware per Android, denominato «Exodus», presente sul Google Play Store a partire dal 2016 e fino all'inizio del 2019;

   detto spyware è camuffato da applicazioni di servizio di operatori telefonici mobili operanti in Italia e avrebbe infettato circa un migliaio di dispositivi di consumatori. Non si tratta di un comune dispositivo di intercettazione ma di un captatore informatico altamente sofisticato e tecnologicamente invasivo, impiegato dalla Polizia di Stato e dalle procure per le attività investigative, in forza di una disciplina che lo stesso Garante per la protezione dei dati personali non ha esitato a definire «lasca»;

   il 21 marzo 2019 il sito Repubblica.it ha riportato la registrazione della telefonata intercorsa tra un ragazzino presente sull'autobus sequestrato nel milanese e la madre, né appare chiaro chi, come e perché abbia potuto registrare tale telefonata;

   nella vicenda «Exodus» l'interesse pubblico alla tutela dei dati si interseca con il diritto alla sicurezza e, quindi, con la necessità di contemperare le esigenze di protezione della sicurezza collettiva con il diritto alla privacy del singolo cittadino. «Exodus» rappresenta, infatti, uno strumento utilizzabile al di fuori delle garanzie costituzionali con finalità di sorveglianza globale e non convenzionale, sul quale stanno indagando il Copasir e la procura di Napoli;

   da fonti stampa si apprende, da un lato, del sequestro delle due società, eSurv e Stm, che hanno ideato e commercializzato «Exodus» e, dall'altro, dell'eliminazione delle «app» infettate dallo spyware dalla piattaforma Google Play;

   risulterebbe inoltre che alcune associazioni di consumatori abbiano interessato della questione il Garante per la protezione dei dati personali, con richiesta di intervento e che sia stato anche lamentato un mancato controllo da parte di Google a tutela dei diritti dei consumatori italiani;

   vanno considerate la rilevanza dei diritti fondamentali dei cittadini italiani e la necessità di accertare ulteriori e cogenti responsabilità di Google e degli organi inquirenti nel mancato controllo sulla diffusione e nell'utilizzo di questi captatori informatici –:

   se risulti al Governo come sia stato possibile che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano stati intercettati «per errore» da un'azienda italiana e che una conversazione telefonica tra due normali cittadini fino al momento del sequestro dell'autobus, una madre e un figlio, sia stata registrata, da chi e perché;

   se e quali siano le misure adottate e le verifiche svolte per escludere con assoluta certezza che i sistemi in uso alle procure, ad insaputa dei fornitori e delle procure stesse, incorporino codici malevoli capaci di esporre cittadini, imprese ed istituzioni italiane a gravi rischi e vulnerabilità;

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di fatti analoghi a quelli esposti in premessa, anche valutando l'adozione di apposite iniziative normative volte ad escludere ogni possibile forma di abuso e di violazione dei princìpi costituzionali da parte di questi captatori informatici.
(5-01945)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal Def 2019 approvato dal Consiglio dei ministri arriva la conferma del «flop» dei Patti per lo sviluppo finanziati con il Fondo sviluppo e coesione /Fac): su risorse programmate per 14,5 miliardi di euro, al 31 dicembre 2018 i pagamenti erano fermi a 247 milioni (1,7 per cento). Il Fsc è il fondo nazionale che, insieme ai fondi europei, deve garantire risorse finanziarie aggiuntive per obiettivi di riequilibrio economico e sociale, con una quota minima di utilizzo dell'80 per cento a favore del Mezzogiorno. Il monitoraggio effettuato dalla ragioneria dello Stato, aggiornato al 31 ottobre 2018, segnala pagamenti per appena l'1,5 per cento delle risorse programmate (492 milioni su 32,1 miliardi). Ci si ferma all'1,9 per cento per la sottosezione rappresentata dai Patti per lo sviluppo (276,6 milioni su 14,3 miliardi programmati). In Sicilia, ad esempio, come in altre regioni del Mezzogiorno, è modestissimo l'impiego delle risorse del Patto per il Sud. In generale finora, come detto, è stato speso meno del 2 per cento delle risorse programmate e ciò dimostra la cronica difficoltà della pubblica amministrazione a progettare e gestire le gare, impiegando i fondi europei. Questa è la cruda realtà: un vero fallimento perché non si è riusciti nell'intento di favorire il riequilibro economico sociale né tantomeno di incentivare gli investimenti pubblici –:

   se il Governo intenda verificare le cause delle problematiche afferenti i Patti per il Sud e quali iniziative intenda assumere per superare le medesime problematiche, considerato che non si è riusciti a «spendere» le risorse economiche in modo adeguato.
(4-02736)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero della difesa – direzione generale per il personale militare – n. 31/1D, pubblicato in data 20 dicembre 2018 sul Giornale ufficiale della difesa ed avente ad oggetto la indizione di «concorsi interni straordinari, per titoli ed esami, per il reclutamento di Marescialli delle Forze Armate», è stato bandito il «concorso interno straordinario per titoli ed esami per il reclutamento di marescialli dell'Aeronautica militare», e stabilito che si ammette alla partecipazione al concorso de quo esclusivamente «il personale, arruolato ai sensi della Legge 24 dicembre 1986, n. 958 e successive modificazioni e transitato in servizio permanente nei primi due concorsi utili per l'immissione nel ruolo Sergenti dell'Esercito, della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare, nonché nei primi tre concorsi utili per l'immissione in ruolo dei Volontari in s.p dell'Esercito, della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare, rispettivamente ai sensi dell'articolo 35, comma 2 e dell'articolo 36 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196»;

   a parere dell'interrogante appaiono sussistere le condizioni per evitare uno spreco di denaro pubblico e una pesante ricaduta negativa sull'immagine delle forze armate a fronte del fatto che risulta all'interrogante siano stati depositati molteplici ricorsi al Tar del Lazio per l'annullamento del precitato concorso e degli analoghi concorsi riguardanti il personale dell'Esercito e della Marina Militare;

   si ritiene, peraltro, che sussistano giusti motivi per rinviare le fasi successive all'avvenuto svolgimento della prova concorsuale fino a quando non vi sia una pronuncia definitiva del Tribunale amministrativo invocata dai molteplici ricorrenti –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative tese a rinviare la nomina al grado di maresciallo dei vincitori di concorso, considerato che, come rappresentato in premessa, si è in attesa di una pronuncia definitiva della magistratura e vi è la concreta possibilità che i bandi concorsuali vengano annullati;

   in alternativa, se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per consentire a tutto il personale militare in servizio, arruolato ai sensi della legge n. 958 del 1986, identiche progressioni di carriera già oggetto di molteplici contenziosi giudiziari in atto.
(4-02739)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   presso il tribunale di Trapani è in atto una grave situazione di ritardo nei pagamenti dei compensi dovuti agli avvocati difensori di quei soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato nella materia civile e penale;

   conseguentemente, il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trapani, a tutela della dignità e del decoro della professione, nel corso del 2018 proclamava più volte lo stato di agitazione e di astensione dalle udienze degli avvocati del foro di Trapani;

   con nota del 22 novembre 2018, in considerazione dell'ingente carico di lavoro del funzionario delegato alle spese di giustizia, il presidente della corte di appello di Palermo richiedeva alla direzione generale della giustizia civile presso il dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia «la costituzione di un autonomo funzionario delegato per il Tribunale di Trapani, eventualmente con competenza anche sul vicino Tribunale di Marsala»;

   con nota del 3 dicembre 2018, il presidente del tribunale di Trapani sollecitava il potenziamento dell'organico del personale amministrativo;

   la direzione generale del personale e della formazione, con nota del 26 febbraio 2019, confermava la vacanza della posizione dirigenziale presso il tribunale di Trapani e l'assenza di un reggente ad interim: per questi motivi, il dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero con provvedimento del 28 febbraio 2019 dichiarava che la domanda volta a ottenere la costituzione di un autonomo funzionario presso il tribunale di Trapani non poteva essere accolta, interrompendo di fatto l’iter avviato dal presidente della corte di Appello di Palermo finalizzato alla costituzione presso il Tribunale di Trapani di un autonomo ufficio del funzionario delegato per le spese di giustizia;

   con nota divulgata in data 8 aprile 2019, visto il persistente ritardo nella corresponsione degli onorari derivanti dal cosiddetto gratuito patrocinio, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Trapani proclamava nuovamente lo stato di agitazione degli avvocati del foro di Trapani –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, per individuare misure efficaci che consentano, in tempi brevi, il pagamento degli onorari degli avvocati che esercitano l'attività difensiva in favore dei meno abbienti e d'ufficio;

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per procedere alla nomina di un nuovo dirigente presso il tribunale di Trapani al fine di garantire la costituzione di un autonomo ufficio del funzionario delegato per le spese di giustizia.
(4-02738)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa si apprende della indisponibilità degli etilometri nei comandi di polizia locale di circa seimila municipi in Italia e nell'equipaggiamento delle pattuglie delle forze di polizia impiegate nei controlli stradali;

   tale problema riguarderebbe il 90 per cento dei comandi di polizia locale che hanno in dotazione l'apparecchio omologato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in quanto sarebbe l'unico utile per poter contestare a livello penale le violazioni per chi guida con valori di alcool nel sangue superiori a quelli consentiti dall'articolo 186 del regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada – decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 e successive modificazioni;

   risulta agli interroganti che tali dispositivi sarebbero utilizzati in condivisione da più Comandi di diversi comuni o anche con i militari dell'Arma dei Carabinieri;

   ogni etilometro, prima di entrare in servizio viene sottoposto alla «verifica primitiva» che ne accerta la precisione, seguita da controlli annuali meno approfonditi, ossia le «verifiche periodiche»;

   tale situazione di disagio a quanto consta all'interrogante sarebbe attribuita alla chiusura del Centro superiore ricerche prove autoveicoli e dispositivi (Csrpad) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di Roma, unica struttura competente per legge ai sensi dell'articolo 379 del regolamento di esecuzione del codice della strada, per le verifiche primitive; il centro non risulterebbe all'interrogante attivo dal 2016;

   la delicatezza dei banchi di prova usati per le verifiche e la difficoltà di finanziare e bandire appalti fa emergere che dal 2017 gli unici banchi funzionanti siano quelli del Cpa (Centro prove autoveicoli) di Milano;

   le prove di revisione degli etilometri vengono prima effettuate al Cpa di Milano e annotate sul libretto metrologico, con la data di effettuazione; successivamente il libretto deve tornare a Roma per ricevere il timbro finale del Csrpad con relativa data;

   con tale sistema dei 2.075 dispositivi di controllo consegnati nel 2017 ne sarebbero stati testati solo 1.565 e altri 510 sarebbero in attesa di revisione;

   a ciò consegue che le pattuglie in servizio, sprovviste di etilometro, in caso di necessità devono accompagnare il guidatore in ospedale o in caserma per gli accertamenti con disagi per lo stesso cittadino, per i militari costretti a lasciare la posizione di controllo e per un aggravio di costi per lo Stato;

   inoltre, da un comunicato sulla pagina web della Polizia di Stato titolato «La Polizia Stradale fa il bilancio del 2018» si legge: «nei controlli per il contrasto della guida sotto l'effetto di alcool e di sostanze stupefacenti nel 2018 al 18 novembre sono stati attivati 832 posti di controllo con 34.362 conducenti controllati di cui 2.229 sarebbero risultati positivi all'alcool con un tasso alcolemico superiore a 0,5 g/l»;

   gli operatori di polizia, quando sprovvisti di etilometri, possono solo effettuare dei «Pre Test», utilizzando etilometri senza il marchio ministeriale, che non consentono però di acquisire prove valide da un punto di vista penale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali ulteriori elementi disponga in merito;

   se sia a conoscenza, ad oggi, di quanti etilometri omologati e tarati secondo la normativa vigente ci siano sul territorio nazionale e come siano distribuiti;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di accertare di quali interventi necessitano gli altri centri prova autoveicoli, per poter essere abilitati alla revisione degli apparecchi per ridurre i tempi tra la data di invio dell'apparecchio e quella di avvenuta revisione;

   se sia a conoscenza dei motivi per cui, nel tempo, non siano stati abilitati altri banchi prova dei centri prova autoveicoli sul territorio nazionale.
(5-01943)

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori per la realizzazione della diga esistente a Blufi, che doveva sbarrare il fiume Imera Meridionale in provincia di Palermo, iniziati nel dicembre del 1990, sono stati interrotti nel 1996 per l'intervenuta indisponibilità dei materiali da costruzione dalle cave della zona, a causa dei vincoli paesaggistici-ambientali interessanti l'area di cava del progetto, ossia il parco regionale delle Madonie;

   il progetto esecutivo della diga, risalente al 1987, fu approvato con prescrizioni, sotto il profilo tecnico, in base al voto della IV sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici n. 10 del 25 febbraio 1988 e prevedeva un'altezza di 62 metri e un volume di invaso di 24 milioni di metri cubi, destinato ad uso potabile e irriguo;

   la normativa in materia ambientale dettata dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, all'articolo 61, comma 4, prevede che «resta di competenza statale la normativa tecnica relativa alla progettazione e costruzione delle dighe di sbarramento di qualsiasi altezza e capacità di invaso», come nel caso in questione;

   nell'anno 2018 sono state destinate somme dal Cipe, per un ammontare di circa 66 milioni di euro, per la manutenzione delle dighe siciliane e per far fronte all'emergenza idrica siciliana, tenendo esclusa, tuttavia, la diga di Blufi;

   dal serbatoio artificiale doveva avere origine lo «Schema idrico dell'acquedotto di Blufi», costituente parte del «Sistema acquedottistico centro-orientale della Sicilia», destinato ad integrare le esigenze idropotabili di comuni ricadenti nelle province di Caltanissetta, Enna e Agrigento;

   l'esecuzione delle opere di scarico è stata condizionata da rilevanti problemi geo-tecnici connessi a fenomeni di instabilità innescatisi all'apertura dei relativi scavi che hanno dato luogo ad una «perizia di variante tecnica e suppletiva per opere indispensabili e indifferibili», che ha fatto lievitare i costi da 180 miliardi di lire, previsti inizialmente, a 260 miliardi di lire;

   nonostante le disposizioni arrecate dalle leggi regionali n. 19 del 2005 e n. 19 del 2008 non si è ancora concluso il passaggio di gestione delle opere residue dall'Ente Acquedotti siciliani in liquidazione alla regione siciliana, e le opere sinora realizzate versano in uno stato di completo abbandono;

   la diga di Blufi è, pertanto, rimasta incompiuta e quel che ne resta è una grande spianata cementificata in cui mancano il corpo diga e le canalizzazioni, ossia la maggior parte dell'opera –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza e in collaborazione con la regione siciliana, per verificare l'esistenza delle condizioni per l'eventuale ripresa dei lavori o per la stesura di un nuovo progetto sulla base delle variate norme tecniche e ambientali, verifica importante nell'ottica di stabilire le sorti di un'opera abbandonata dal 1996.
(4-02737)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia che dopo oltre cinquant'anni la stazione dei carabinieri di Grassano cambia sede collocandosi provvisoriamente presso la scuola dell'infanzia «Don Bosco»;

   l'amministrazione comunale di Grassano, infatti, a seguito di verifiche strutturali espletate dai tecnici nei mesi scorsi, aveva riscontrato che il vecchio stabile situato in via della Rimembranza, 22, non era più idoneo ad ospitare gli uffici dell'Arma, a causa di alcune crepe che avevano intaccato la struttura dell'immobile;

   l'amministrazione comunale mediante un'azione di sinergia istituzionale ha quindi individuato tale soluzione, scongiurando la chiusura dell'importantissimo presidio di sicurezza;

   la soluzione è da considerarsi temporanea e sul tema già, in data 25 settembre 2018, l'interrogante aveva presentato un atto di sindacato ispettivo (5-00520), a cui non è ancora stata data risposta;

   il comune di Grassano è un comune centrale in un'area comprensoriale importante della provincia di Matera e della Basilicata –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione di una nuova caserma dell'Arma dei carabinieri presso il comune di Grassano, superando definitivamente una situazione emergenziale.
(5-01935)


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il comune di Calolziocorte, in provincia di Lecco, su iniziativa della giunta a maggioranza leghista, avrebbe adottato un nuovo regolamento comunale con il quale ha suddiviso il territorio del comune in nove zone rosse, dove sarà assolutamente vietato aprire centri di accoglienza per migranti, e in cinque zone blu, dove i centri di accoglienza potranno essere aperti solo a seguito di specifico nulla osta;

   secondo quanto si è appreso, il regolamento, che dovrebbe diventare operativo nell'arco di pochi giorni, si applicherebbe anche a chi avesse intenzione di ospitare richiedenti asilo presso edifici di proprietà che si trovano nella zona blu e che dovranno fare apposita richiesta agli uffici per ottenere il nulla osta, negando così la possibilità di ospitare i migranti anche alle strutture ecclesiastiche e laiche che si trovano sul territorio;

   il citato regolamento, peraltro, appare di dubbia legittimità, fondandosi sull'idea dell'equiparazione dei centri di accoglienza con le slot machine, assumendo come postulato che i migranti accolti nei centri di accoglienza siano in quanto tali delinquenti e spacciatori, e violando, secondo l'interrogante, taluni principi fondamentali del nostro ordinamento, non ultimo quello per cui la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell'uomo e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale;

   a parere dell'interrogante questo provvedimento, dettato da ragioni meramente propagandistiche, è di una gravità inaudita, poiché introduce nel nostro ordinamento quello che appare un vero e proprio principio segregazionista, volto ad interdire totalmente o parzialmente talune zone ai migranti, e che ricorda da vicino tutti quei numerosi episodi del passato che si ritenevano superati per sempre –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 138 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, in relazione al citato regolamento, che lungi dal favorire un maggior livello di integrazione e dunque di sicurezza, finisce per accrescere le tensioni sociali, segregando e interdendo talune zone della città, in palese violazione di principi e norme fondamentali del nostro ordinamento.
(5-01944)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORANI, FIANO, DE MARIA, ENRICO BORGHI e PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica, nell'ambito della gestione delle pratiche pensionistiche, l'Inps avrebbe concentrato lo sforzo della macchina amministrativa sull'analisi delle domande relative alla cosiddetta «quota 100», a discapito delle altre tipologie di domande di pensione;

   i dati riportati dal quotidiano dimostrerebbero che, in termini assoluti, il numero delle domande pensionistiche evase entro i primi tre mesi dell'anno risulterebbero diminuiti del 22 per cento, con riferimento ai pensionamenti anticipati, passando dai 59.388 del 2018 ai 46.235 del 2019, e del 25,5 per cento per le pensioni di vecchiaia, passando dalle 40.753 del 2018 alle 30.753 del 2019;

   pertanto, nel medesimo periodo di riferimento, risulterebbero evase 23.532 domande pensionistiche «ordinarie», contro le 37.172 pratiche relative alla nuova «quota 100»;

   peraltro, tali dati confermerebbero quanto già segnalato da diversi utenti e patronati, ovvero l'esistenza di una sorta di corsia «preferenziale» per la gestione delle pratiche relative a «quota 100», nonostante le smentite ufficiali dell'ente previdenziale che, addirittura, vanta di aver registrato un incremento del numero complessivo delle richieste pensionistiche nel trimestre gennaio-marzo 2019;

   a conferma dell'intento di accelerare quanto più possibile l'esame e il riconoscimento del trattamento pensionistico attraverso «quota 100», concorrerebbero anche le due comunicazioni interne n. 1008 e n. 1062, rispettivamente dell'11 e del 14 marzo 2019, volte ad autorizzare, nel primo caso, l'accoglimento delle domande anche in mancanza del certificato del datore di lavoro che attesti le dimissioni del richiedente, nel secondo, il riconoscimento di uno specifico premio di produttività legato al disbrigo e all'accelerazione dei tempi di esame delle domande per tale tipologia di anticipazione pensionistica;

   tali dati e tali indirizzi sembrerebbero avvalorare, a giudizio degli interroganti, l'esistenza di un evidente disegno elettorale, non solo nella genesi delle disposizioni normative contenute nel decreto-legge n. 4 del 2019, ma anche nella volontà di «piegare» l'operatività dell'ente previdenziale alle medesime finalità –:

   quali siano i dati a disposizione del Ministro interrogato circa l'evoluzione della gestione delle domande pensionistiche, tenuto conto delle novità introdotte dal citato decreto-legge n. 4 del 2019;

   se risultino confermati i contenuti dei menzionati atti di indirizzo interno all'Inps volti a favorire il disbrigo delle pratiche relative a «quota 100» e, nel qual caso, quali ne siano le ragioni.
(5-01936)


   EVA LORENZONI e BOLDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le lavoratrici ed i lavoratori della sanità privata aspettano da 12 anni il rinnovo del loro contratto di lavoro;

   è più di un anno che si sono aperte le trattative con le associazioni datoriali, Aris e Aiop, ma ancora non si è giunti alla conclusione, anzi esse sono in una fase di stallo;

   il 14 febbraio 2019 si è tenuto, su richiesta unitaria delle rappresentanze sindacali dei lavoratori, un incontro fra i segretari generali delle medesime e le presidenze di Aiops e Airis, per verificare la reale disponibilità a definire quantitativi economici per il rinnovo del contratto della sanità privata;

   secondo quanto denunciato dai sindacati medesimi con comunicato del 21 febbraio 2019, le delegazioni datoriali hanno tenuto una posizione rigida, insistendo nel rifiuto a quantificare le risorse economiche da mettere sul rinnovo del contratto e sostenendo che tutto il costo del rinnovo deve esser posto in carico alle regioni;

   a seguito di tale posizione di chiusura, i sindacati hanno comunicato l'interruzione delle trattative e proclamato lo stato di agitazione;

   l'ultradecennale attesa per il rinnovo del contratto della sanità privata è oramai ingiustificabile alla luce dell'ingente perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni e considerato il fatto che, ciò nonostante, i lavoratori del settore hanno comunque garantito, in tutti questi anni, prestazioni sanitarie fondamentali a tutti i cittadini –:

   se e quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda intraprendere per superare lo stallo di cui in premessa e addivenire in tempi rapidi a una positiva conclusione della trattativa.
(5-01937)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   CAPITANIO, MACCANTI, CECCHETTI, DONINA, FOGLIANI, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZORDAN e CAVANDOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta del Corriere della Sera del 1° aprile 2019, risulta che in Italia sono attivi circa 2 milioni di abbonamenti a servizi «piratati» che consentono, seppur illegalmente, la visione di canali e servizi normalmente a pagamento (quali Sky, Dazn, Mediaset Premium, Netflix, e molti altri);

   il prezzo di tali abbonamenti risulta essere di molto inferiore rispetto a quello «ufficiale»;

   gli abbonamenti a servizi piratati sono perlopiù utilizzati per la visione di eventi sportivi, normalmente criptati e a pagamento: dalla citata inchiesta risulta infatti che sono oltre 4,6 milioni gli italiani che assistono a tali eventi, sfruttando tali sistemi illegali;

   la visione dei canali e dei servizi piratati è consentita dal set-top-box (cosiddetto «pezzotto»), cioè un apparecchio elettronico collegabile alla televisione, che decodifica il flusso video illegittimo diffuso via internet;

   alcune indagini condotte dalla Guardia di finanza nei mesi scorsi hanno fatto emergere una fitta rete di relazioni per la vendita di tali abbonamenti, con un coinvolgimento diretto della criminalità organizzata;

   va considerato che la diffusione e la visione di canali e servizi «piratati» costituisce non solo una grave violazione del diritto d'autore ma anche una condotta penalmente perseguibile che procura un grave danno a tutta la filiera dell'industria creativa –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato per contrastare quanto prima fenomeno descritto in premessa e tutelare gli operatori del settore.
(5-01939)


   ROSSO, SOZZANI e MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 23-ter, come introdotto nel corso dell'esame al Senato del disegno di legge di conversione del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, reca misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultralarga e specificatamente interviene sulle disposizioni del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259;

   ai sensi della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 231/18/CONS, il Ministero dello sviluppo economico ha avviato, nel corso dell'anno 2018, la procedura per l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz, per sistemi terrestri di comunicazioni elettroniche al fine di favorire la transazione verso la tecnologia 5G;

   la normativa vigente dispone che gli introiti derivanti da detta gara concorrano al conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, in coerenza con i criteri di contabilizzazione previsti per i saldi di finanza pubblica;

   la procedura d'asta si è conclusa il 2 ottobre 2018, registrando un gettito complessivo pari a 6.550,4 milioni di euro, ben 4 miliardi di euro in più rispetto alle stime di cui all'articolo 1, comma 1026, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018), nell'ambito di una serie di misure per favorire lo sviluppo dei sistemi wireless e mobili di quinta generazione;

   nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 119 del 2018 (cosiddetto «decreto Fiscale») il Governo, accogliendo l'ordine del giorno 9/1408/51, a prima firma dell'interrogante, si è impegnato a valutare l'opportunità di prevedere contributi finanziari a fondo perduto in favore degli utenti per l'acquisto di nuovi decoder nell'ambito della transazione del sistema radio-tv verso il digitale;

   al momento, nonostante gli annunci, tali misure in favore dei cittadini utenti non sono state ancora varate –:

   quali iniziative, e in quali tempi, il Governo intenda assumere per agevolare o contribuire finanziariamente per l'acquisto di dispositivi di decodifica di segnale, in favore dei cittadini-utenti e per l'implementazione di campagne informative verso gli stessi utenti con riguardo alla delicata fase di passaggio al digitale.
(5-01940)


   PAITA, BRUNO BOSSIO, NOBILI, ANDREA ROMANO, PIZZETTI, GARIGLIO e CANTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali continuano a manifestare legittime e crescenti preoccupazioni circa il futuro della compagnia aerea Alitalia;

   il prolungamento del prestito ponte non è sufficiente a garantire certezze sul percorso in presenza di numerose variabili sulle trattative in corso e con una serie di protagonismi da parte del Governo che, al di là della propaganda, sembrano eludere il merito delle questioni;

   anche sulla scelta del partner industriale non vi sembrano essere orientamenti univoci dopo il disimpegno di Easyjet, anche Delta non sembra avere le idee chiare sulla quota di partecipazione all'interno della new company, elemento cruciale per flotta e dipendenti;

   le Ferrovie dello Stato italiane che ha assunto una funzione di polo aggregante, secondo quanto riportato anche dagli organi di informazione, sembrerebbe voler attestarsi su una possibile quota di minoranza non superiore al 30 per cento e comunque sta ulteriormente tardando nel presentare il piano industriale per Alitalia, segnale di una evidente difficoltà;

   il Ministro dello sviluppo economico ha parlato di una possibile quota di partecipazione del Mef intorno al 15 per cento con il Mef che però ha sempre parlato per Alitalia di una operazione di mercato e non prefigurando alcuna forma di «nazionalizzazione» come invece manifestato da esponenti della forza politica cui appartengono i Ministri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti;

   un preciso allarme è stato dato anche in riferimento ai rischi per una eventuale partecipazione di Cassa depositi e prestiti;

   mancherebbe all'appello per la newco di Alitalia una copertura assolutamente non irrilevante;

   sempre da notizie di stampa si apprenderebbe anche di una volontà del Governo di coinvolgere la holding Atlantia, la stessa che controlla Autostrade per l'Italia;

   la variabile tempo si fa sempre più stringente e si fanno sempre più insistenti voci di possibili tagli sul personale anche di particolare incidenza sul complesso dei dipendenti, con ciò allarmando ancora di più i lavoratori –:

   considerata l'importanza della vertenza, quale sia lo stato attuale della trattativa in corso per Alitalia, con particolare riferimento all'individuazione della partnership industriale per la compagnia aerea, al coinvolgimento di Atlantia, alle quote di partecipazione pubblica all'interno della New Company e ai numeri di flotta e di dipendenti sui quali ci si intende confrontare con le organizzazioni sindacali.
(5-01941)


   PAOLO NICOLÒ ROMANO, SCAGLIUSI, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale Piano nazionale di ripartizione delle frequenze (Pnrf) approvato e gestito dal Ministero dello sviluppo economico, assegna l'utilizzo delle frequenze 5.470 - 5.725 GHz (cosiddetta banda a 5,4 GHz) ai servizi Fixed Wireless Access (FWA);

   FWA è una tecnologia impiegata sia per connessioni a internet a banda larga, con velocità inferiori ai 30 mega, che per la banda ultra-larga, con velocità superiori ai 30 mega, prevalentemente nei territori più periferici e difficilmente raggiungibili da altre tecnologie del Paese, ovvero le cosiddette aree a «fallimento di mercato»;

   ad oggi, tale banda è utilizzata dagli operatori FWA per offrire servizi broadband a oltre 1,2 milioni di famiglie e imprese. La forte espansione del mercato delle Telecomunicazioni ha determinato un significativo incremento degli operatori FWA che operano sul territorio nazionale mediante l'utilizzo di tali frequenze a 5,4 GHz;

   essendo stati allocati fino ad oggi soltanto 255 MHz (da 5.470 a 5.725 MHz), l'utilizzo di un elevato numero di operatori FWA, e l'inevitabile «sovraffollamento » nell'uso delle frequenze FWA, rischia di creare problemi di reciproca interferenza e deterioramento della qualità del servizio offerto ai clienti finali;

   la soluzione per superare tale problema è rappresentata dalla cosiddetta banda a 5,8 GHz (da 5.725 a 5.850 MHz), essendo la banda contigua a quella a 5,4 GHz già utilizzata, e che permetterebbe di utilizzare gli stessi apparati radio già oggi impiegati per offrire servizi FWA;

   l’Electronic Communications Committee (Ecc) e l’European Conference of Postal and Telecommunications Administrations (Cept) con l'emanazione della raccomandazione «(06)04 Use of the band 5.725-5.875 MHz for Broadband Fixed Wireless Access (BFWA)» ha esortato gli Stati membri a utilizzare la banda a 5,8 GHz per i servizi FWA2. La raccomandazione, ancorché non vincolante, è stata già recepita in 25 Paesi europei. Tale porzione di spettro in Italia non è assegnata ai servizi FWA e risulta assegnata al Ministero della difesa, ancorché a quanto consta agli interroganti, scarsamente utilizzata –:

   se non intenda assumere iniziative di competenza volte a garantire la piena attuazione dei princìpi dettati dalla raccomandazione emanata dall’Electronic Communications Committee (Ecc) e dall’European Conference of Postal and Telecommunications Administrations (Cept), al fine di assegnare la banda 5,8 GHz per uso pubblico agli operatori FWA.
(5-01942)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni giorni i dipendenti della Ferrosud impianto industriale ubicato a Matera hanno deciso di proclamare uno sciopero a oltranza per due ore al giorno per richiamare l'attenzione sulla loro vertenza;

   nonostante gli incontri istituzionali in sede regionale e di Governo ancora non vi è uno sbocco su un impianto importantissimo nel tessuto economico e produttivo della provincia;

   a firma dell'interrogante sono stati già presentati atti di sindacato ispettivo a cui non è stata data risposta proprio in merito alle prospettive industriali del sito;

   i lavoratori hanno già visto ridotto il 50 per cento dell'orario e del salario, ma a preoccupare soprattutto in questa fase sono la mancanza di lavori, il ritardo nei pagamenti da parte di alcuni committenti importanti tra cui Rfi, la mancanza di liquidità che impedisce persino il regolare pagamento del poco salario e una serie di anomalie nei rapporti con le ditte esterne;

   i lavoratori chiedono chiarimenti anche da parte della gestione commissariale e sulle prospettive di eventuali gruppi interessati a rilevare gli impianti; da qualche giorno le cronache dei giornali locali parlano di un interessamento di un gruppo cinese;

   sulla possibilità di cessione di ramo d'azienda permangono tutte le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali che puntano a scongiurare lo smantellamento del sito produttivo e a garantire ad esso una prospettiva industriale e produttiva salvaguardando i livelli occupazionali –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo a fronte del perdurare di tale situazione di incertezza al fine di sbloccare la vertenza, promuovendo misure di sostegno e di rilancio produttivo dell'impianto Ferrosud nel settore delle costruzioni ferroviarie, non snaturandolo, tutelando il patrimonio professionale delle sue maestranze e ponendo fine alla ridda di annunci e indiscrezioni che alimentano solo frustrazione per i lavoratori e le loro famiglie.
(5-01938)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ubaldo Pagano n. 5-01315, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizzo Nervo.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Rosso n. 5-01401 del 6 febbraio 2019.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ubaldo Pagano e Rizzo Nervo n. 5-01315 del 28 gennaio 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00694.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Miceli n. 4-02695 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 159 del 9 aprile 2019, alla pagina 5864, prima colonna, alla riga venticinquesima, deve leggersi «giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in», e non come stampato.