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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni XI e XII,

   premesso che:

    da tempo tutte le statistiche, comprese quelle europee, mettono l'Italia tra gli ultimi Paesi dove il salario della donna è inferiore a quello dell'uomo, dove i ruoli apicali delle donne sono ancora pochi; si tratta di un Paese dove è difficile conciliare maternità e lavoro;

    sono ancora pochi gli asili nido, soprattutto al Sud c'è poca flessibilità da parte delle aziende, in quanto il reddito potenziale delle mamme lavoratrici subisce un calo molto accentuato, pari al 35 per cento nei primi due anni dopo la nascita del figlio, soprattutto fra le donne con un contratto a tempo determinato, perché la maternità provoca lunghi periodi di non-occupazione;

    i costi della genitorialità potrebbero essere fortemente contenuti non solo rafforzando i servizi per l'infanzia, ma anche e soprattutto promuovendo una maggiore condivisione della genitorialità quale segno concreto del sostegno alle politiche di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro;

    in base alle rilevazioni Istat sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le difficoltà di conciliazione si manifestano maggiormente in presenza di figli piccoli, come testimonia la recente crescita del divario tra il tasso di occupazione delle madri di bambini in età prescolare e quello delle donne senza figli;

    una gran parte dei genitori torna al lavoro al termine del congedo parentale, intorno al sesto mese di vita del bambino e molto spesso, in assenza di supporto familiare o assenza di servizi per l'infanzia, le madri sono costrette a lasciare il lavoro;

    i dati Istat del 2011 dimostrano, ad esempio, che la quota di madri che interrompono l'attività lavorativa in occasione della nascita di un figlio è rimasta stabile dagli anni ’40: si passa dal 15,6 per cento delle donne nate tra il 1944 e il 1953 al 14,1 per cento di quelle nate dopo il 1973 e le motivazioni delle dimissioni sono soprattutto legate all'incompatibilità tra occupazione lavorativa e cura del neonato per mancanza di servizi o assenza di reti familiari di supporto;

    purtroppo non sono migliori neppure i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro relativi agli anni 2017-2018, secondo cui, le dimissioni volontarie delle donne dopo aver avuto un figlio, a volte persino sostenute o comunque non ostacolate dal datore di lavoro, sono in crescita: 29.879 madri lavoratrici hanno lasciato il lavoro nel 2018 ma solo 5.261 lo hanno fatto per passaggio ad altra azienda, mentre 24.618 per la difficoltà di conciliare la cura del bambino e il lavoro stesso;

    i nidi aziendali sono nati per agevolare il reinserimento nel mondo del lavoro dei genitori e da qualche anno, anche le aziende si stanno muovendo nell'ottica dei nidi aziendali e quando non si riesce ad averne di propri, si cercano convenzioni vantaggiose con i nidi privati limitrofi, in modo da riservare i posti per i figli dei propri dipendenti;

    il mercato del lavoro richiede sempre più una maggiore flessibilità da parte dei lavoratori dipendenti pubblici e privati e gli asili nido aziendali e interaziendali hanno dimostrato, dove istituiti, di rappresentare un rilevante supporto alle famiglie di lavoratori, consentendo ai genitori di organizzare meglio l'attività lavorativa e conseguentemente con minori preoccupazioni nella gestione della prole;

    a livello nazionale le politiche finalizzate a conciliare in modo più efficace i tempi di vita e di lavoro anche per i dipendenti pubblici e non solo privati, sono state realizzate a partire dal 2009 attraverso il progetto «Nidi PA» del 2009, incrementando l'offerta di nidi a disposizione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni attraverso la sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro per le pari opportunità e il Sottosegretario per le politiche della famiglia;

    il protocollo prevedeva l'attivazione di azioni ed interventi volti a favorire la realizzazione, presso le pubbliche amministrazioni di tutti i livelli di Governo, di nidi aziendali e di eventuali altri, servizi socio-educativi per l'infanzia, al fine di tutelare e favorire il lavoro femminile, anche nell'ottica del progressivo innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico;

    i nidi aziendali sono strutture realizzate nei luoghi di lavoro o nelle immediate vicinanze degli stessi per accogliere bambini fino a 3 anni di età con l'obiettivo di favorire la conciliazione delle esigenze familiari e professionali dei lavoratori e delle lavoratrici con figli;

    il trattato di Amsterdam (1999) prevede espressamente l'eliminazione di ineguaglianze, promuovendo la parità fra uomo e donna – parità rimarcata nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nel trattato di Lisbona (2007);

    l'agenda di Lisbona, nell'ambito dei servizi educativi per la fascia 0-3 anni dei bambini, ha fissato al 33 per cento la copertura degli asili nido per i Paesi dell'Unione europea, quota che nel nostro Paese è stata raggiunta da pochissime regioni;

    infatti, in Italia, frequenta il nido e i servizi per la prima infanzia il 13,5 per cento dei bambini condizionando in negativo anche l'occupazione femminile;

    l'apertura di asili nido aziendali comporta il miglioramento della qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori, la possibilità di sviluppo e sostegno alle madri lavoratrici, migliori impatti sociali sul territorio, creazioni di nuovi posti di lavoro attraverso l'assunzione di personale specializzato, miglioramento della qualità della vita dei dipendenti;

    ad oggi, tra gli enti pubblici, la Presidenza del Consiglio dei ministri, otto Ministeri su tredici, alcune aziende sanitarie e soprattutto gli ospedali sono quelli che hanno utilizzato di più l'opportunità di realizzare asili nido aziendali;

    molte regioni hanno favorito l'equilibrio tra attività lavorativa e vita privata e familiare per donne e uomini attraverso politiche di conciliazione tra lavoro e vita privata e familiare, con strumenti che incoraggiano la condizione delle responsabilità familiari, attraverso la realizzazione di nidi o micro-nidi nei luoghi di lavoro, finalizzati a compensare la carenza degli stessi, nelle diverse realtà territoriali e venendo pertanto incontro ai ritmi lavorativi dei propri dipendenti;

    i vantaggi non solo sociali, ma anche economici derivanti dalla creazione di nidi aziendali sono alla base della crescita; nell'ultimo decennio, nella sola regione Piemonte, sono stati aperti il nido della Telecom, di Fiat, di Intesa Sanpaolo, dell'Agenzia delle Entrate, del Politecnico, solo per citarne alcuni; nella regione Marche, per i dipendenti della sanità dell'ospedale regionale di Torrette ad Ancona, è stato realizzato attraverso una convenzione, una soluzione per i figli dei dipendenti dell'ospedale, attraverso la realizzazione dell'asilo nido ad orario prolungato così come nella regione Campania, l'ospedale Cardarelli di Napoli, si dota di un asilo nido aziendale per i figli dei dipendenti; tutte queste realtà hanno l'indubbio vantaggio di costituire uno strumento concreto di conciliazione vita-lavoro perché sono calibrate sugli orari dei lavoratori e delle lavoratrici e consentono ai genitori di avere i propri figli piccoli accanto a sé, evitando il ricorso a permessi da parte dei dipendenti e a eventuali contratti di lavoro a tempo determinato da parte delle aziende;

    siano in primo luogo le istituzioni pubbliche a dover «dare l'esempio», sostenendo un nuovo modello di welfare familiare attraverso una maggiore attenzione alle esigenze di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro dei propri dipendenti con l'attivazione di asili nido interni o nelle vicinanze dei luoghi di lavoro in convenzione con le strutture già esistenti sul territorio;

    si ritiene inoltre che la realizzazione di un asilo nido rappresenta, sia per le istituzioni che per un'azienda, una forma di attenzione per le esigenze dei propri dipendenti e dei loro bambini, oltre a rappresentare l'espressione di apertura culturale alle necessità del contesto sociale e lavorativo,

impegnano il Governo:

   a) ad individuare gli strumenti più adatti a soddisfare le esigenze di conciliazione vita-lavoro, promuovendo l'attivazione di asili nido interni o nelle vicinanze agli enti pubblici a disposizione dei propri dipendenti;

   b) ad assumere iniziative per riavviare ed attivare percorsi di semplificazione burocratica per facilitare la realizzazione di asili nido e micro-nidi nelle realtà economiche aziendali presenti sul territorio nazionale;

   c) ad adottare ogni iniziativa necessaria, per quanto di competenza, volta ad incentivare e a promuovere il servizio degli asili nido aziendali nell'ambito di tutte le aziende sanitarie e, più in generale, di qualsiasi ente o azienda pubblica;

   d) a valutare di adottare ogni utile iniziativa, anche normativa e di natura fiscale e contributiva, per favorire l'istituzione e la realizzazione di asili nido aziendali o interaziendali anche nelle imprese private che ne siano sprovviste.
(7-00232) «Amitrano, Nappi, Davide Aiello, Cubeddu, Segneri, Invidia, Siragusa, Pallini, Tucci, De Lorenzo, Giannone, Costanzo, Ciprini, Tripiedi, Villani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO, PETTARIN, NOVELLI, OCCHIUTO, MARIA TRIPODI e TARTAGLIONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 10 aprile 2019 ricorre e viene celebrato il 167° anniversario della Polizia di Stato;

   come enunciato dal sito ufficiale della P.S.: «Se dovessimo immaginare di dare forma materiale alla storia della Polizia, forse potremmo figurarci un grande mosaico nel quale le singole tessere, i singoli motivi, i singoli temi, indipendentemente dalle vicende che narrano, compongono una articolata raffigurazione.
   Questa complessità è frutto della sua profonda relazione con l'evoluzione sociale e istituzionale dello Stato italiano e dei compiti e funzioni che da sempre le vengono assegnati, agendo sempre in nome della legge e a tutela della pubblica sicurezza.
   Quindi si possono scoprire storie di donne e di uomini, di tensioni e passioni, di abnegazione e creatività.
   Storie più o meno quotidiane, più o meno semplici, tasselli di una storia più grande.
   Oppure indirizzare lo sguardo alla sua evoluzione storica dal punto di vista regolamentare e alle sue diverse denominazioni, legate alla vita politica del paese; alle sue uniformi, alle sue macchine... Quante volte abbiamo sognato con i nostri occhi di bambini vedendo sfrecciare la mitica pantera negli anni ’60»;

   negli anni, l'evoluzione e la professionalità della Polizia di Stato nelle diverse accezioni della squadra mobile, della nota Pantera, dei reparti mobili, delle Informative, dei Falchi nelle grandi città, dei Nocs, della Scientifica sono fiore all'occhiello dello Stato, insieme ai successi «portati a casa» dalle Fiamme Oro;

   il segno distintivo della giubba blu è unico ed univoco ovvero riconduce solo ed esclusivamente alla Polizia di Stato;

   troppo spesso si assiste, inermi ed esterrefatti ad una violazione della giubba, a una mancanza di rispetto, a una sottovalutazione delle esigenze precipue di chi è pronto a sacrificarsi per gli altri interamente;

   nelle ultime ore si apprende di un altro lutto che colpisce la Polstrada dovuto probabilmente a cause volontarie –:

   se il Governo intenda fornire elementi su quanti siano stati i decessi, per cause volontarie, nelle fila della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, dell'Esercito, della Marina militare e dell'Aeronautica nel 2018 e nei primi mesi del 2019;

   quali iniziative di tutela il Governo abbia intenzione di porre in essere a favore delle Forze armate e delle Forze dell'ordine.
(3-00690)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2019 la procura di Arezzo ha chiuso e sequestrato il viadotto Puleto della E45, poiché la struttura, secondo gli inquirenti, era a rischio di collasso a causa del perdurare dell'esposizione all'usura del traffico veicolare;

   la E45 è una via di comunicazione fondamentale per il nostro Paese e il protrarsi della sua chiusura ha causato notevoli danni ai cittadini e alle aziende che vivono dell'indotto del traffico di questa arteria. Il 9 aprile 2019 il Governo in Aula rispondeva all'interrogazione n. 3-00460 senza far cenno al mancato riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per la situazione verificatasi, fatto di cui si apprendeva a mezzo stampa in data 8 aprile 2019 –:

   quali siano, nel dettaglio, gli effettivi motivi del diniego;

   se si intenda rivedere la decisione assunta.
(5-01912)


   BRAGA, MURONI, BRUNO BOSSIO, VISCOMI e STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il sito di interesse nazionale (Sin) di «Crotone-Cassano-Cerchiara» è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale con decreto ministeriale n. 468 del 18 settembre 2001. Con decreto ministeriale del 26 novembre 2002 è stato definito il perimetro del sito che si estende sulla terra ferma per circa 530 ettari e a mare per 1469 ettari. Il Sin è stato oggetto di riperimetrazione con decreto ministeriale n. 304 del 9 novembre 2017 e su richiesta della regione Calabria sono state incluse all'interno del perimetro del sito le aree esterne con presenza di Cic – conglomerato idraulico catalizzato;

   all'interno del Sin rientrano aree pubbliche e private; per ciò che attiene alla provincia di Crotone sono comprese nel Sin: tre aree industriali dismesse (ex Pertusola, ex Fosfotec, ex Agricoltura), una discarica in località Tufolo-Farina, due discariche industriali, la fascia costiera prospiciente comprese le foci dei fiumi Esaro e Passovecchio, le aree con presenza di conglomerato idraulico catalizzato (Cic). Per quanto attiene alle porzioni di territorio appartenenti alla provincia di Cosenza, sono ricomprese quattro aree ubicate nei comuni di: Cassano allo Jonio, Chidichino, Treponti e Cerchiara. All'interno del Sin sono attualmente ubicati impianti per la produzione di prodotti chimici, di incenerimento e di trattamento rifiuti, centrali per la produzione da biomasse e numerose industrie alimentari;

   lo stato di determinazione del danno ambientale e del relativo risarcimento, nonché le attività di caratterizzazione e bonifica delle aree comprese nel Sin, sono state oggetto di analisi e puntuale ricostruzione da parte della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti nella XVII legislatura, con relazione Doc. XXIII n. 50;

   ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, la dottoressa Elisabetta Belli è stata nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2016 «Commissario straordinario delegato a coordinare, accelerare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito contaminato di interesse nazionale di Crotone»;

   in data 15 maggio 2017 è stata siglata una convenzione con l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (Arpacal), a supporto delle attività del commissario; le risorse finanziarie previste per l'attuazione della convenzione hanno garantito la fattibilità di importanti interventi propedeutici alle attività di bonifica, senza aggravio di spesa per l'Agenzia, per un importo complessivo pari a euro 2.320.000 fino a giugno 2018. Inoltre, al fine di reperire le risorse umane necessarie per l'attuazione delle molteplici attività di supporto tecnico specializzato, come da convenzione, venivano reclutate 6 unità di personale a tempo pieno e determinato;

   l'incarico del commissario straordinario delegato per le attività di bonifica del Sin di Crotone è scaduto in data 28 giugno 2018; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonostante diverse sollecitazioni pervenute da parte della regione Calabria, non ha assunto da allora nessuna determinazione in merito alla nomina di un nuovo commissario. Tale condizione ha comportato un grave rallentamento delle attività di bonifica e riparazione del danno ambientale, nonché la sospensione della sopra richiamata convenzione con Arpacal, come dichiarato in sede di audizioni da diversi soggetti istituzionali nell'ambito delle attività della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo illecito dei rifiuti –:

   per quali ragioni il Governo non abbia ancora assunto alcuna determinazione in merito all'avvenuta scadenza della nomina del commissario del Sin «Crotone, Cassano, Cerchiara»;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere con la massima celerità per garantire l'efficace proseguimento delle operazioni di caratterizzazione e bonifica del Sin «Crotone, Cassano, Cerchiara».
(5-01917)


   BENAMATI, MORETTO, BONOMO, ZARDINI, NARDI, NOJA, GAVINO MANCA e MOR. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Cira, Centro italiano ricerche aerospaziali, è una società a prevalente partecipazione pubblica costituita nel 1984 per svolgere attività di ricerca nelle discipline aeronautiche e spaziali ed è partecipata dall'Agenzia spaziale italiana (socio di riferimento) dal Consiglio nazionale delle ricerche, dalla regione Campania, da industrie e piccole e medie imprese del settore aerospaziale;

   da fonti stampa si apprende che, nel febbraio 2017, l'allora presidente di Asi Battiston ha commissionato alla società di revisione Deloitte una relazione di «Due diligence» sul periodo di gestione del Cira dal 2011 al 2016, anni in cui alla guida dell'Asi c'era prevalentemente Enrico Saggese, relazione che nel dicembre 2017 è stata resa disponibile ai soci e agli organi di gestione e di controllo del Cira;

   da tale relazione risulterebbe una gestione opaca del Centrò di ricerca, in particolare nel periodo 2011-2014, con una significativa lievitazione dei costi del personale e delle consulenze esterne a fronte di un taglio della manutenzione con danni agli impianti e con il mancato utilizzo delle grandi infrastrutture del Centro di ricerca di Capua;

   nelle sue conclusioni, la Deloitte suggerisce di sottoporre il documento a una valutazione legale per identificare eventuali responsabilità civili e penali, valutazione che non sembra essere stata effettuata, nonostante le ripetute richieste in merito, prima dal presidente Battiston e poi dal commissario straordinario Benvenuti che gli è succeduto nel novembre 2018;

   nella Due diligence si fa riferimento all'aumento delle consulenze esterne, tra cui alcune riferite a Mario Giacomo Sette e Alfiero Pignataro, nonché alle ditte Sistina Travel e Art Work, tutti soggetti coinvolti nella vicenda delle presunte tangenti che portò alle dimissioni il presidente Saggese, recentemente rinviato a giudizio per questi fatti;

   sempre da fonti di stampa si apprende dell'esistenza di attività ispettive effettuate da parte del sub commissario Giovanni Cinque che risulterebbero al di fuori del mandato commissariale secondo un chiarimento specificamente fornito dal Ministro Bussetti su richiesta del commissario Piero Benvenuti;

   in una lettera inviata ai vertici dell'Asi e del Cira, il sub commissario Cinque nel difendere la gestione del presidente Saggese ha dichiarato che la Due diligence sia un fuor d'opera rispetto alla condotta puntualmente osservata, dal 2011 ad oggi, dagli organi di amministrazione e di controllo del Cira, tesi questa che sarebbe stata immediatamente contestata dal commissario Piero Benvenuti che ha chiarito che le azioni connesse alla Due diligence non siano state ancora concluse e che lasciano aperta ogni valutazione e intervento da parte dell'Asi stessa;

   si apprende, infine, che l'avvocato Cinque avrebbe percepito dal Cira, nel tempo, importanti compensi per incarichi e consulenze diretti o indiretti e che nel 2012 lo studio per cui lavorava è diventato consulente del Cira per incarico direttamente voluto da Saggese, a fronte di un corrispettivo di 50.000 euro all'anno per un triennio –:

   quale sia lo stato della situazione e se quanto riportato in premessa e dagli organi di stampa corrisponda a verità; ove così fosse, se non vi siano elementi di conflitto di interesse e quali criteri di trasparenza e imparzialità siano stati adottati nell'assegnazione, da parte del Cira, dei numerosi incarichi e consulenze, nella fattispecie quelli direttamente e indirettamente affidati al sub commissario Cinque nel corso degli anni, e se si intenda dare seguito a quanto previsto dalla «due diligence».
(5-01920)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIANELLO, ILARIA FONTANA, DEL MONACO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017, recante l’«Approvazione delle modifiche al Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 marzo 2014, a norma dell'articolo 1, comma 8.1, del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° febbraio 2016, n. 13», per lo stabilimento siderurgico di interesse strategico nazionale Ilva S.p.A. in A.S. di Taranto, prevede che «Ferme restando le competenze dell'Autorità di controllo, è istituito, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, presso la competente Direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, un Osservatorio permanente per il monitoraggio dell'attuazione del Piano ambientale, anche al fine di fornire appositi elementi per la predisposizione delle relazioni semestrali al Parlamento previste dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207 e dall'articolo 1, comma 13-bis, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61. Con decreto direttoriale sono definiti il regolamento, la composizione e le funzioni dell'Osservatorio»;

   con decreto direttoriale n. 359 del 21 novembre 2017 si è disciplinato il funzionamento dell'Osservatorio permanente per il monitoraggio dell'attuazione del Piano ambientale (Osservatorio Ilva);

   per la composizione dell'Osservatorio, sono pervenute dalle amministrazioni, istituti ed enti interessati, le designazioni, fatta eccezione in un primo momento per la regione Puglia;

   l'articolo 1 del decreto, recante la costituzione e composizione dell'Osservatorio, riporta membri del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, direzione generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali (Dva), della commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale – Ippc, del Ministero per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, del Ministero dello sviluppo economico, della prefettura di Taranto, del comune di Taranto, di Statte e infine di Ispra;

   risulta pertanto esclusa dalla composizione l'Arpa Puglia. Circostanza singolare, a parere dell'interrogante, considerato che trattasi dell'agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell'ambiente, deputata ad esser massimo organo tecnico della regione Puglia, preposta all'esercizio di attività e compiti in materia di prevenzione e tutela ambientale, ai fini della salvaguardia delle condizioni ambientali, soprattutto in relazione alla tutela della salute dei cittadini e della collettività;

   si apprende inoltre che per la quota riservata all'Ispra non siano previste professionalità dedicate ai temi più specifici delle bonifiche –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per provvedere ad una integrazione della composizione dell'Osservatorio, garantendo la partecipazione anche dell'Arpa Puglia e degli esperti in materia di bonifiche nell'ambito di Ispra.
(5-01914)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   se il Governo volesse aumentare gli incentivi alle rinnovabili e all'efficientamento energetico basterebbe tagliare i sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili, che nel 2016 sono stati 14 miliardi di euro, ma finora non l'ha fatto; secondo Legambiente, oltre 14,3 miliardi di euro all'anno di sussidi alle fonti fossili sono eliminabili in parte subito e del tutto entro il 2025, mentre 4,5 miliardi di euro possono essere rimodulati, nello stesso settore o in altri, ma in modo da spingere l'innovazione e ridurre le emissioni. È del tutto evidente che è una questione di volontà politica; se non viene fatto, ad avviso dell'interrogante, è perché evidentemente si vuole continuare a proteggere una rendita di cui beneficiano alcune grandi imprese;

   partendo da questi numeri si evidenzia che i sussidi ambientalmente dannosi sono riportati all'interno del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli. Il catalogo è stilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e definisce un perimetro fiscale ampio individuando 57 forme di sussidio dannoso per l'ambiente, che costano 16,2 miliardi di euro, e 46 forme di sussidio favorevole all'ambiente per un valore di 15,7 miliardi di euro;

   i sussidi incerti, che richiedono ulteriori valutazioni in quanto presentano impatti ambientali sia positivi che negativi sono risultati 27, per un valore complessivo di 5,8 miliardi di euro, mentre è stata individuata una sola misura neutrale, per un importo di 3,5 miliardi di euro;

   in buona sostanza questo significa che, nonostante tutta la retorica sviluppata negli anni a favore dello sviluppo sostenibile, ancora oggi lo Stato finanzia le attività inquinanti più di quanto non faccia con quelle «pulite»;

   questa è ancora soltanto una piccola parte della verità. Quello del catalogo è giocoforza un work in progress, in quanto richiede l'identificazione dei sussidi nell'ambito delle normative di spese fiscali nazionali in un'area molto vasta, e dunque un aggiornamento continuo;

   il bacino di sussidi finora vagliato è incompleto – complessivamente abbraccia circa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo italiano – e non tiene conto delle novità fiscali man mano introdotte nel nostro ordinamento. Vi sono, ad esempio, voci di sussidio ambientalmente rilevanti identificate, ma al momento non quantificate; intere aree di sussidi rimangono, inoltre, ancora tutte da identificare, valutare e quantificare, come nel caso delle leggi di spesa comunitarie, nazionali e regionali;

   per questo il Parlamento, attraverso l'articolo 68 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, ha incaricato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di predisporre l'aggiornamento del catalogo entro il 30 giugno di ogni anno. Tuttavia alla prima versione pubblicata nel maggio 2017 il nuovo Governo non si è ancora curato di farne seguire nessun'altra, nonostante i termini di legge siano ormai abbondantemente scaduti;

   non si tratta di una mancanza da poco. Al contrario, conoscere i numeri aggiornati consentirebbe finalmente, se ci fosse la volontà politica, di sopprimere i sussidi ambientalmente dannosi in modo da lavorare concretamente in favore di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato allo sviluppo sostenibile, a parità di gettito per lo Stato;

   in altre parole cancellare i sussidi ambientalmente dannosi, censiti nel catalogo, permetterebbe di migliorare il profilo ambientale del nostro Paese e, al contempo, poter contare su oltre 16 miliardi di euro l'anno da reinvestire in altri settori. Si tratterebbe di una svolta concreta che il Governo non sembra però all'interrogante interessato a voler percorrere –:

   quali siano i motivi che stanno comportando questo ritardo nella definizione dell'aggiornamento del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi;

   se non si ritenga oramai indifferibile adottare iniziative per la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi in modo da lavorare concretamente in favore di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato allo sviluppo sostenibile.
(5-01921)


   ZOLEZZI, ALBERTO MANCA e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione presentata dal sottoscritto n. 4-13531 della XVII legislatura venivano evidenziati aspetti peculiari relativi all'autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla ditta Burgo Group di Altavilla Vicentina (Vicenza) nel 2008 e nel 2011 e di cui sono stati richiesti riesame e voltura il 31 dicembre 2015 dalla società Cartiere Villa Lagarina. In partenza venivano richieste potenzialità doppie per la produzione di carta e triple per la potenza elettrica del nuovo inceneritore. La quantità di rifiuti da incenerire prevista dal proponente (10 t/h) con riferimento alla sostanza secca avrebbe comportato un aumento di 5 t/h della medesima sostanza secca, rispetto a quelle autorizzate e superiore alla soglia Ippc di 3 t/h. Dopo numerosi ricorsi al Tar e una verifica peritale, la società ha accettato di non ritirare rifiuti da altri stabilimenti e di dimezzare la produzione cartaria annunciando che richiederà un incremento. Non è chiaro se l'inceneritore attualmente previsto sarebbe in grado di smaltire il pulper stabilito per lo stabilimento attuale e quindi se alla richiesta di raddoppio di produzione di carta conseguirà una richiesta di raddoppio dell'inceneritore stesso. Il paventato inceneritore in questa area così pressata dal punto di vista ambientale (Sin del polo chimico e polveri sottili che causano 89 decessi all'anno secondo i dati esposti dal dottor Paolo Ricci dell'ATS Valpadana in interviste comparse sulla stampa, in attesa della pubblicazione della valutazione di incidenza sanitaria «presentata» pubblicamente il 13 marzo 2019) ha già causato l'emigrazione da Mantova di numerose famiglie residenti nei pressi della cartiera e il deprezzamento degli immobili anche per importanti molestie olfattive presenti dal momento dell'insediamento della società del gruppo Pro-Gest seppure non vi sia ancora produzione di carta né alcun inceneritore funzionante;

   in particolare, è stata di recente avviata una diffida da parte della provincia di Mantova nei confronti di Pro-Gest per aver accumulato materiale (non è chiaro se si tratta di carta da raccolta differenziata, rifiuti o carta già prodotta durante le sperimentazioni) in quantità maggiore alle 50 mila tonnellate concesse, stoccata anche in aree prive di impermeabilizzazione. Di recente il territorio di Mantova è stato oggetto di indagini per l'inchiesta Marmodiv, con almeno 1 milione di volantini prodotti per essere inseriti direttamente nel ciclo dei rifiuti e trasportati a San Giorgio di Mantova; non è chiaro il sito di smaltimento finale;

   da inizio 2018 la Cina ha richiesto una percentuale di impurità inferiore al 2 per cento per la carta importata, mettendo in crisi la gestione dei rifiuti in particolare del mondo anglosassone, caratterizzato da impurità superiori. Non è chiaro dove vengano smaltiti oggi i rifiuti raccolti in tali realtà, in particolare nei periodi a cavallo dell'entrata in vigore della nuova normativa cinese. Tra le impurità possono essere presenti anche materiali organici che possono conferire caratteristiche critiche anche in merito a molestie olfattive;

   in Italia sono oltre 600 gli incendi di impianti di gestione rifiuti dal 2015. Le foto dell'accumulo di «carta» davanti alla cartiera di Mantova hanno fatto il giro del mondo; il rischio di incendi di tale materiale è fortissimo e risulta agli interroganti l'attivazione del Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico in merito a tale grave fenomeno. La provincia ha richiesto un piano di smaltimento entro pochi giorni di tale materiale. Da notizie di stampa sono stati riscontrati numerosi abusi edilizi compiuti dalla nuova proprietà –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano promuovere una verifica del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente per verificare la situazione, in particolare la provenienza del materiale stoccato fuori dalla cartiera di via Poggioreale a Mantova, eseguirne la caratterizzazione e definirne la natura (rifiuti, materie prime secondarie e altro), annullare il rischio di incendio e inquinamento ambientale;

   se non si intendano adottare iniziative normative per prevedere la revoca alle autorizzazioni in questo e in altri casi analoghi sul territorio nazionale.
(5-01922)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 0000014 del 29 gennaio 2019, emanato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è stata nominata la commissione scientifica per l'applicazione della Convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in via d'estinzione. Essa prevede tra i suoi membri due esperti designati dalle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, di cui uno designato dal Wwf, così come previsto dall'articolo 1, lettera f) del decreto del Ministero dell'ambiente 27 aprile 1993, n. 183;

   con l'articolo 2, comma 3, del decreto del Ministero dell'ambiente 27 aprile 1993, n. 183, si prevede che i componenti di tale commissione durino in carica per tre anni e possano essere rieletti una sola volta;

   con il citato decreto n. 0000014 è stato nominato il dottor Giovanni Albarella, quale esperto congiuntamente proposto dalle associazioni ambientaliste riconosciute Lega antivivisezione (Lav) e Lega italiana protezione uccelli (Lipu). La Lega antivivisezione è riconosciuta quale «Associazione di protezione ambientale» con decreto ministeriale 15 febbraio 2007;

   la Lega antivivisezione si è distinta negli anni per aver osteggiato qualsiasi progetto di eradicazione di specie animali quali la nutria (Myocastor coypus), che rappresentano delle autentiche calamità per l'ambiente, financo davanti ai Tar, per ottenere la sospensione e l'annullamento di tutti i piani regionali e le ordinanze comunali che prevedono l'uccisione di questi animali;

   tale associazione ha osteggiato le operazioni di controllo selettivo degli ungulati che flagellano le colture agricole, soprattutto cinghiali, ha chiesto l'immediato e definitivo annullamento del progetto EC-Square per l'eradicazione dello scoiattolo grigio, che minaccia l'autoctono scoiattolo rosso, e ha, invece, promosso fenomeni quali la gestione delle colonie feline o la figura del «cane libero accudito»: animali che magari non sono più in grado di riprodursi, in quanto sterilizzati, ma che liberi di gironzolare rappresentano un vero flagello per la fauna selvatica e un grave pericolo per la biodiversità;

   i membri della suddetta commissione scientifica emettono pareri affinché l'autorità amministrativa possa rilasciare permessi di importazione o di esportazione o certificati di introduzione dal mare per le specie riportate nelle appendici della convenzione e procedere alla verifica dell'adeguatezza delle strutture atte ad alloggiare e mantenere stabilmente esemplari vivi delle specie di appendice I (Compiti dell'autorità scientifica designata ai sensi della convenzione di Washington – Allegato 1, decreto ministeriale 27 aprile 2003);

   la Lega antivivisezione (Lav), nel proprio statuto, si definisce esplicitamente come associazione che «si batte per l'abolizione (...) delle produzioni animali, dell'allevamento, del commercio (...) e l'utilizzo di qualsiasi essere vivente (...)» –:

   come si concili il riconoscimento della Lega antivivisezione quale «associazione di protezione ambientale» con il suo statuto e soprattutto con le sue attività in favore di animali dannosi per l'ambiente e contro le misure adottate dalla pubblica amministrazione per fronteggiare i problemi causati all'ambiente da detti animali;

   se il Ministro interrogato non ritenga sussistano rischi inerenti all'imparzialità della suddetta commissione nei confronti di allevatori e commercianti di animali, che non sono rappresentati, mentre vi è un membro, di cui non si mettono assolutamente in dubbio le qualità professionali, ma che è stato proposto da associazioni animaliste palesemente contrarie alla commercializzazione e all'allevamento degli animali;

   per quali motivi sia stata stabilita la durata quadriennale non rinnovabile dell'incarico della succitata commissione scientifica con il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, n. 14 del 29 gennaio 2019, a decorrere dalla data del suddetto decreto, considerato che, precedentemente, con il decreto del medesimo Ministro n. 211 dell'8 agosto 2014, si specificava al comma 3 dell'articolo 2 che tale commissione sarebbe durata in carica tre anni.
(4-02718)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Castelnuovo Cilento ha realizzato un progetto per la costruzione di un impianto di compostaggio della frazione organica dei rifiuti della zona del Cilento. Per questo motivo, la regione Campania avrebbe messo a disposizione del comune all'incirca 11 milioni di euro;

   da organi di stampa si apprende che il maxi impianto – ideato per la raccolta di all'incirca 30 tonnellate di umido – dovrebbe essere realizzato lungo la superstrada «SP430» tra l'uscita di Vallo Scalo e quella di Vallo della Lucania, in un'area limitrofa al parco nazionale del Cilento e interesserebbe anche le aree dei paesi di Casal Velino, Salento e Vallo della Lucania, che, assieme al comune di Castelnuovo Cilento, dovrebbero esprimere i loro pareri alla conferenza per la valutazione di impatto ambientale;

   la progettazione dell'impianto avrebbe creato una forte preoccupazione negli abitanti che ancora continuerebbero a protestare, spaventati dai danni che l'attività potrebbe arrecare alla loro salute, all'ambiente e all'economia turistica della zona e all'agricoltura di qualità selezionata, molto fiorente nella zona. Per tale ragione, sarebbero stati costituiti dei veri e propri comitati di protesta al fine di bloccare il sorgere dell'impianto;

   da ultimo, attraverso fonti giornalistiche, si apprende che anche le amministrazioni dei comuni già menzionati avrebbero espresso pareri contrari. In particolare, il sindaco del comune di Salento avrebbe espresso, per mezzo di una delibera, la sua ostilità all'impianto, sostenendo che il sito potrebbe gravemente compromettere tutta l'area interessata;

   nonostante il malcontento dei cittadini, invece, il sindaco di Castelnuovo Cilento sarebbe intenzionato a non arretrare, affermando la totale assenza di rischi per la salute umana degli abitanti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di tutelare le aree di pregio ambientale ricadenti nel parco nazionale del Cilento da possibili conseguenze negative del progetto, evitando il rischio di un danno ambientale, anche alla luce della vocazione turistica dell'area nonché della necessità di salvaguardare la salute delle comunità locali.
(4-02721)


   IOVINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le complesse e annose vicissitudini relative all'ex impianto di compostaggio sito nel comune di Castelnuovo di Conza (Salerno) — area PIP (piano per gli insediamenti produttivi) di Piano Voglino risalgono al lontano 2001, allorché l'amministrazione comunale dell'epoca cedeva, a favore della So.Ri.Eco srl, il diritto di superficie sull'area predetta (21.493 metri quadrati poi ridotti a 7.997) per la realizzazione di un «sito industriale di raccolta rifiuti e trasformazione di prodotti di risulta»;

   nel corso degli anni, si sono succeduti fallimenti, liquidazioni giudiziali, commissariamenti, inchieste giudiziarie della procura di Santa Maria Capua Vetere e di Salerno (inchiesta «Chernobyl») nonché vari sequestri dell'impianto da parte del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente — Noe di Salerno a carico della ditta Compost Campania Srl, società concessionaria subentrata alla So.Ri.Eco Srl, fino a quando il 7 dicembre 2015, il comune di Castelnuovo di Conza provvedeva, giusto atto deliberativo C. C. n. 33 alla revoca di tutte le concessioni in atto;

   i sopralluoghi effettuati nel marzo 2017 dai tecnici Arpac nell'ambito della terza commissione speciale «Terra dei fuochi, bonifiche, ecomafie» della regione Campania, evidenziavano che la struttura in questione fosse gravemente fatiscente e inadeguata a offrire le garanzie di tenuta rispetto a possibili dispersioni di sostanze contaminanti, riconducibili probabilmente anche ai fanghi tossici provenienti da Chernobyl e contenenti cromo esavalente. In particolare, quest'ultimo elemento chimico è considerato uno dei più pericolosi agenti inquinanti, in quanto mutageno e cancerogeno e, grazie all'elevata solubilità in acqua, in grado di raggiungere la falda e spostarsi facilmente;

   nel range temporale 2008/2012, l'incidenza dei tumori maligni nella provincia di Salerno in età 15-19 anni è risultata la più alta tra le province napoletane con un tasso di 307 casi per milione (fonte: indagine conoscitiva «Effetti dell'inquinamento ambientale sull'incidenza dei tumori, delle malformazioni feto-neonatali ed epigenetica» — 12a Commissione permanente Igiene e sanità del Senato, XVII Legislatura, Pagine 97/99);

   allo stato attuale, la situazione dei rifiuti stipati all'interno dell'ex impianto di compostaggio risulta del tutto fuori controllo: si stima, infatti, che essi ammontino a circa 19 mila tonnellate di materiale classificato con i seguenti codici Cer:

    191212 — rifiuti originati dalla selezione meccanica che separa le frazioni compostabili da quelle non compostabili (come plastiche, metalli o altre impurità presenti nei rifiuti da raccolta differenziata e che comunque non possono essere avviati a compostaggio);

    190503 — cosiddetto «compost fuori specifica», ovvero quel materiale che, seppur sottoposto ad un'attività di gestione aerobica, non può essere utilizzato in agricoltura;

    190703 — percolato di discarica, ovvero la frazione liquida del rifiuto;

   data la situazione ormai emergenziale, si impone un intervento complesso e immediato volto a definire un cronoprogramma per valutare volume e tipologia esatta dei rifiuti presenti nell'area e per avviare un piano di rimozione e identificazione degli impianti di destino dei medesimi e per accertare sulle matrici ambientali se uno stoccaggio così prolungato abbia provocato contaminazioni di suolo, sottosuolo e falda idrica;

   l'amministrazione comunale quantifica in circa due milioni di euro le risorse finanziarie necessarie per mettere in atto i predetti interventi;

   la regione Campania e il comune di Castelnuovo di Conza non possono essere lasciati soli ad affrontare una problematica di tali enormi proporzioni, in termini di scempio ambientale e di pericolosità per la pubblica salute delle comunità residenti e delle future generazioni –:

   quali iniziative immediate, nell'ambito delle proprie competenze, intendano mettere in atto per supportare e sostenere l'azione della regione Campania e del comune di Castelnuovo di Conza finalizzata a mettere in sicurezza l'area e prevenire danni esiziali per l'ambiente e per la salute della collettività residente.
(4-02728)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Palazzo Te nasce a Mantova nel 2018 come trasformazione dell'associazione Centro Internazionale d'arte e di cultura di Palazzo Te, costituito nel 1990 dalla collaborazione tra soggetti pubblici e privati. L'istituzione dal 1990 ha curato un'intensa programmazione di rilievo internazionale: sono oltre 50 le mostre realizzate nei settori dell'arte antica e moderna, dell'architettura e della fotografia. I fondatori Zorzi e Cordibella crearono un'istituzione culturale privatistica, anticipando quello che poi la legge Ronchey fece per tutta Italia, con la separazione netta tra compiti di conservazione, lasciati al pubblico, e valorizzazione e promozione, affidati al privato;

   risulta all'interrogante che la Fondazione abbia ora richiesto la concessione ventennale di Palazzo Te. La procedura è di competenza comunale e della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova;

   la Fondazione Palazzo Te ha recentemente emesso un avviso che da l'avvio a un'indagine di mercato propedeutica a una gara vera e propria per alcuni «servizi aggiuntivi» per la realizzazione delle future iniziative dedicate a Giulio Romano a Palazzo Te; il Tar di Brescia ha «bocciato» quell'indagine di mercato prima ancora dell'assegnazione. La Fondazione ha scritto un nuovo avviso. Il tema dei servizi aggiuntivi in campo culturale è stato molto dibattuto negli ultimi tempi a Mantova, come nel caso dell'assegnazione diretta a Mondadori Electa dei servizi aggiuntivi per la mostra di Chagall a Palazzo della Regione oggetto dell'interrogazione del sottoscritto n. 5-01074. Recentemente a Treviso si è interrotta la collaborazione con Goldin; al riguardo va segnalato che, secondo l'interrogante, la collaborazione di Goldin non ha recato al comune un concreto vantaggio; lo stesso era avvenuto a Brescia;

   il rischio che avvenga lo stesso a Mantova è forte, tanto più per una gestione così prolungata che, ad avviso dell'interrogante, potrebbe determinare un monopolio gestionale privato e non trasparente e vedere i cittadini espropriati di un bene prezioso come Palazzo Te;

   la cultura, in alternativa al paventato inceneritore Pro-Gest, può essere un motore per città come Mantova che stanno con fatica lasciandosi alle spalle l'inquinamento del polo chimico con la bonifica –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per rivedere la normativa che regola la gestione di beni culturali, pregevoli come Palazzo Te, seppure non direttamente amministrati dal Ministero per i beni e le attività culturali, in ottica di mantenimento della fruizione da parte dei cittadini e degli studenti, di maggiore trasparenza anche economica della gestione e di tutela dei professionisti a vario titolo coinvolti.
(5-01910)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO, DI LAURO, FRATE, NAPPI e IOVINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la città di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, sorge in quel luogo dove un tempo sorgeva l'antica Stabia che si estendeva dalla costa fino alle pendici dei Monti Lattari. Un territorio oggi densamente popolato e diviso in due comuni, Castellammare di Stabia e Gragnano;

   tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, la caparbietà del professor Libero D'Orsi, preside del liceo Plinio Seniore, ha consentito di riportare alla luce le antiche rovine di Stabia, precedentemente individuate ed esplorate in epoca borbonica;

   attualmente sono visitabili i siti riportati alla luce da Libero D'Orsi, ma nel contempo oltre 40 ville di ozio si trovano ancora sotto terra;

   inoltre, nel febbraio 2019, durante i lavori di scavo per la realizzazione di un parcheggio interrato a Castellammare di Stabia, in piazza Unità d'Italia, sono emersi altri reperti che a seguito di una prima analisi rappresenterebbero l'impianto urbanistico della antica Stabia di epoca paleocristiana;

   tale premessa è necessaria per rappresentare la ricchezza del territorio stabiese di reperti di estremo valore storico e culturale, dal momento che gli attuali reperti dell'antica Stabia rappresentano un unicum nel panorama archeologico mondiale per grandezza e ricchezza;

   purtroppo, tale ricchezza è completamente sconosciuta ai cittadini stabiesi, campani e italiani, dal momento che circa 8.000 reperti sono rimasti chiusi, fin dal loro rinvenimento, negli scantinati del liceo classico statale di Castellammare di Stabia «Plinio Seniore»;

   parte di essi sono stati inviati fin dal 2007 in Russia ed esposti nel Museo nazionale dell'Ermitage di San Pietroburgo riscontrando un enorme successo di pubblico;

   in data 5 aprile 2019, venivano prelevati altri reperti dall'Antiquarium Stabiano (chiuso al pubblico) e inviati sempre in Russia presso il Museo dell'Ermitage per essere esposti nell'ambito della mostra intitolata: «Pompei. Uomini, Dei ed Eroi»;

   a parere dell'interrogante, è auspicabile che i reperti archeologici dell'antica Stabia tornino nella fruibilità degli stabiesi e vengano valorizzati a Castellammare di Stabia, tanto da diventare un attrattore turistico e volano dell'economia cittadina –:

   quali siano i termini della convenzione tra la Soprintendenza di Pompei e il Museo nazionale Ermitage in Russia, quando i reperti faranno ritorno nella città di Castellammare di Stabia e in che modo il Ministro interrogato intenda valorizzare il sito di Castellammare di Stabia.
(4-02719)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e MURONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale belga Solvay estrae sale dal sottosuolo del Volterra e della Val di Cecina, per trasformarlo più a valle, nel comune di Volterra, causando subsidenze, camini di collasso e altri fenomeni che impediscono uno sviluppo coerente ed armonico del territorio;

   l'acqua e il sale rappresentano, quindi, delle preziose risorse che vengono utilizzate in modo intensivo, impoverendo un territorio già fragile;

   i comuni geotermici vicino Volterra ricevono un indennizzo proporzionato da parte di Enel, anche sotto forma di posti di lavoro riservati come compensazione per l'impatto della geotermia, mentre Volterra non gode neppure di criteri perequativi, dal momento che circa due-tre milioni di euro all'anno verrebbero versati allo Stato e alla regione dalla Solvay, mentre il dissesto idrogeologico e le concessioni le subirebbe il comune di Volterra, senza alcun concreto e positivo ritorno;

   se il comune di Volterra potesse avere nelle proprie disponibilità una parte di queste risorse, le stesse potrebbero essere utilizzate per mitigare il dissesto idrogeologico e per mettere in sicurezza l'abitato di Saline di Volterra; la relativa messa in sicurezza idraulica sarebbe stimata intorno ai 5 milioni di euro;

   il comune, attualmente, avrebbe realizzato un progetto da 400.000 euro per proteggere a monte l'abitato di Saline di Volterra dalla collina di Montereggi, da cui si è sviluppato di recente un evento alluvionale che ha invaso case e negozi del paese e che però non può essere finanziato proprio per assenza di risorse;

   il paradosso sarebbe quindi che, mentre i comuni geotermici hanno tratto benefici dall'estrazione della loro riserva rinnovabile di vapore, Volterra conta solo i danni dal consumo della propria riserva non rinnovabile;

   tutto ciò potrebbe anche determinare tensioni sociali tra cittadini di uno stesso territorio che si vedrebbero discriminati da tali differenze;

   anche dal punto di vista occupazionale Volterra risulterebbe penalizzata dal momento che il ritorno occupazionale maggiore è rivolto al comune di Rosignano, sede dello stabilimento di trasformazione che occupa circa un migliaio di persone;

   un accordo dal 1996 tra lo Stato e la Solvay, come denunciato anche dagli ambientalisti, decuplicherebbe la possibilità di estrazione fino a livelli giudicati insostenibili e, secondo stime attendibili, provocherebbe l'esaurimento del salgemma entro trent'anni;

   inoltre, la Solvay, preleva quasi il 50 per cento dell'acqua dal fiume Cecina con aggravi, di fatto, sugli usi civili e agricoli;

   il rinnovo delle concessioni, varato dalla regione Toscana, impegna le parti appunto per trent'anni, ovvero per il tempo stimato per l'esaurimento delle riserve e non vi è stata, di fatto, nessuna possibilità di modifica degli accordi in occasione del rinnovo;

   a parere degli interroganti, invece, la revisione del protocollo tra Monopoli di Stato e Solvay sarebbe necessaria e non più differibile al fine di renderlo più giusto nei confronti del comune di Volterra –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative affinché, attraverso la revisione del protocollo tra Agenzia delle dogane e dei monopoli e Solvay, vengano riconosciuti maggiori benefici ai cittadini del comprensorio dell'alta Val di Cecina, in relazione alla presenza della risorsa estratta e utilizzata da Solvay per realizzare i propri prodotti.
(4-02726)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e IOVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   lo storico programma «L'Arca di Noè» ha mandato in onda un servizio girato nei sottopassi salva-fauna costruiti da Tangenziale esterna spa allo scopo di consentire agli animali di spostarsi da un lato all'altro dell'autostrada A58, nota anche come Tangenziale est esterna di Milano (Teem) senza provocare i sinistri innescati dagli attraversamenti che, su altre arterie del Paese, mettono a rischio specie e utenti;

   il programma citato ha messo in luce la maggiore sicurezza di un'autostrada italiana garantita non solo ad animali selvatici e domestici ma anche ad automobilisti, autotrasportatori e motociclisti in virtù della costruzione di 16 opere ambientali finalizzate a ridurre la quota di incidenti provocata dai transiti di animali;

   traendo spunto dall’«emergenza cinghiali» di gennaio 2019, il servizio andato in onda, imperniato sull'alternanza tra immagini diurne incentrate sui sopralluoghi alle infrastrutture compiuti dall’équipe e clip notturne monopolizzate dai movimenti di tante specie, ha accreditato la funzionalità dei tunnel nel contesto di un'area metropolitana ancora popolata pure da piccoli predatori;

   caccia, riproduzione e cure parentali degli esemplari sorpresi dalle telecamere continuano a svolgersi, dunque, tra i due settori di un tracciato che sembra rispondere all'esigenza di salvaguardare gli utenti in viaggio e di tutelare gli animali stanziali nei territori semi-urbani della Brianza, del Milanese e del Lodigiano lambiti dall'A58-Teem;

   dalle immagini e dai video registrati risulta suffragata, d'altra parte, l'ipotesi che diversi soggetti si siano abituati, gradualmente, a percepire la «Agrate-Melegnano» non come un ostacolo alla disponibilità dell'habitat ma quasi alla stregua di un'estensione dell'areale nel quale, per mezzo dei cunicoli, possono spostarsi senza invadere le corsie;

   l'osservatorio Asaps (Associazione sostenitori ed amici della polizia stradale) nel 2017 ha registrato 155 incidenti significativi con il coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste seriamente ferite. In 138 casi l'incidente è avvenuto con animale selvatico e in 18 con animale domestico; 123 incidenti sono avvenuti di giorno e 32 di notte; 145 sulla rete ordinaria e 10 nelle autostrade. Nei primi 10 mesi del 2018 ha registrato 118 eventi gravi che hanno causato 10 morti e 155 feriti;

   in tema di sicurezza di utenti e fauna, è stato constatato che il comportamento dei piccoli predatori sarebbe stato imitato anche da cani, gatti e conigli, che, dopo essere stati respinti dalle reti, si sottraggono ai rischi mortali connessi alle perlustrazioni da un capo all'altro dell'autostrada utilizzando i 16 sottopassi;

   il nuovo piano faunistico regionale dell'Emilia Romagna, primo in Italia, prevede sensori luminosi e dissuasori acustici che allertano gli animali mettendo in guardia gli automobilisti, per aumentare la sicurezza sulla strada. Tali strumenti sono stati testati per valutare l'efficacia nel prevenire gli incidenti stradali causati da cinghiali e altri animali selvatici che frequentemente raggiungono strade e centri abitati, dopo che avevano registrato risultati positivi in alcune aree «pericolose» individuate in provincia di Modena, Reggio Emilia, Rimini e Piacenza a partire dal 2014 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, nei confronti dei concessionari autostradali, di Anas, nonché degli altri soggetti istituzionali titolari di competenze sulla viabilità, al fine di rafforzare le misure di sicurezza per gli utenti e per la fauna;

   se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, promuovere lo strumento dei piani faunistici sul modello della regione Emilia-Romagna al fine di ridurre l'incidenza di sinistri stradali e adottare iniziative per incentivare i più moderni strumenti di progettazione integrata, in grado di coniugare salvaguardia, mitigazione e riequilibrio ambientale.
(5-01919)

Interrogazione a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Università, degli studi di Salerno, per attività didattica, ricerca, trasferimento delle conoscenze e prospettive internazionali, si colloca al 69° posto nella «top 400» degli atenei mondiali, quarta tra le italiane e primo ateneo del Centro-Sud (Fonte: The Times Higher Education World University Rankings, 2018);

   il riconoscimento internazionale attribuito al prestigioso ateneo salernitano, si scontra purtroppo con un quadro complessivo di disorganizzazione, inefficienza e malagestione dei trasporti regionali;

   da anni, gli studenti pendolari residenti nei vari comuni lamentano lo stato fallimentare e la gestione disorganica e maldestra del servizio di trasporto pubblico su gomma da e verso il campus di Fisciano, ove ha sede la suddetta università;

   i collegamenti offerti dall'autolinea concessionaria non solo risultano fortemente sottodimensionati rispetto alla vasta domanda del bacino di utenza, specie nelle prime ore del mattino in concomitanza con l'orario di inizio dei corsi universitari, ma si rivelano paradossalmente sovra dimensionati rispetto alla contenuta domanda dell'utenza nelle ore pomeridiane e serali;

   la competenza in materia di trasporto pubblico locale e regionale è in capo alle regioni le quali, con bandi pubblici, lo affidano alle società concessionarie, fatti salvi i criteri e i princìpi previsti dalla normativa nazionale e comunitaria (articolo 17, comma 1, del decreto legislativo n. 422 del 1997, articolo 1, comma 300, della legge n. 244 del 2007, decreto legislativo n. 216 del 2010, articolo 1, comma 84, della legge n. 147 del 2013, delibere nn. 49 e 96 del 2015 dell'Autorità di regolazione dei trasporti, Regolamento 2338/2016/UE, articolo 27, comma 8-bis, del decreto-legge n. 50 del 2017 convertito dalla legge n. 96 del 2017);

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 157/2018 «Definizione dei costi standard dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale e dei criteri di aggiornamento e applicazione» ha recentemente ripartito tra le regioni a statuto ordinario quasi 4 miliardi di euro come anticipazione dell'80 per cento del Rorido nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale allo scopo di potenziarne l'operatività e di garantire ai cittadini spostamenti adeguati –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con le regioni, volte a favorire il potenziamento e l'efficienza del servizio di trasporto pubblico locale nel rispetto dei princìpi e dei criteri prescritti dalla normativa nazionale e comunitaria citata in premessa, anche prevedendo meccanismi sanzionatori relativamente all'assegnazione delle risorse ove, come nel caso di cui in premessa, non siano raggiunti gli obiettivi di miglioramento del servizio.
(4-02729)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INVIDIA, SIRAGUSA, GIANNONE, VIZZINI, DE LORENZO, PALLINI, DIENI, MACINA e DADONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   al fine di conseguire risparmi di spesa i Governi precedenti avevano previsto la chiusura di 54 sezioni di polizia postale su un totale di 76 presenti su tutto il territorio nazionale;

   il Governo attualmente in carica ha congelato la riorganizzazione prevista, dando garanzie sul mantenimento della funzionalità della polizia postale su tutto il territorio nazionale e ipotizzando un suo potenziamento con un incremento di 500 unità;

   ad oggi, però, in merito all'incremento di organico della polizia postale, nessun provvedimento risulta ancora essere adottato;

   la sezione della polizia postale di Varese versa in una situazione di particolare criticità, risultando di fatto inoperativa;

   presso tale sezione, infatti, nel 2014 risultavano in forza solo sei operatori. Da allora il personale assegnato alla sezione si è ridotto, nel corso degli anni, a una sola unità, che però, come segnalato, da una nota del Siulp della provincia di Varese risulta in malattia da lungo tempo ed è comunque prossimo al pensionamento;

   tale condizione ha portato alla chiusura di fatto, ancorché non in via ufficiale della sezione di Varese che pure vede assegnato alla sua competenza un territorio di vasta dimensione;

   allo stato i cittadini della provincia di Varese sono costretti a rivolgersi alla sezione della polizia postale di Como, con una situazione assolutamente inaccettabile per i cittadini di Varese e provincia e allo stesso tempo difficilmente gestibile dalla sezione della polizia postale di Como –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della grave situazione riportata in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche con carattere di urgenza, al fine di garantire la piena funzionalità della sezione della polizia postale di Varese.
(5-01907)


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che martedì 9 aprile 2019, alla periferia est di Napoli, si è verificata l'ennesima sparatoria da parte di affiliati alla Camorra, con dodici proiettili che hanno miracolosamente lasciato illeso un bimbo di tre anni, mentre veniva accompagnato a scuola dal nonno, rimasto ucciso, e dal padre, rimasto ferito;

   proprio da quello stesso quartiere, il Rione Villa di San Giovanni a Teduccio, erano partite nei mesi passati le richieste di aiuto e di maggior vigilanza dello Stato, anche con l'organizzazione da parte dei cittadini, e con il coinvolgimento degli studenti, di numerose manifestazioni contro i clan;

   i fatti riportati sono gravissimi non solo per il particolare allarme sociale sollevato dal fatto che sono avvenuti, e non è la prima volta, in un orario in cui i bambini e i ragazzi vanno a scuola, e in cui la città si mette in movimento, ma anche perché costituiscono solo l'ultimo episodio dei numerosi avvenuti a partire dall'aprile del 2018;

   tutti i rappresentanti delle istituzioni locali e del Governo nazionale sono da tempo a conoscenza della gravissima situazione in atto in taluni quartieri periferici di Napoli e lo stesso Ministro interrogato negli ultimi mesi è venuto a Napoli almeno tre volte, come si è appreso dalla stampa, promettendo un potenziamento consistente delle forze dell'ordine per rafforzare la sicurezza e la legalità in questo difficile territorio, che però nonostante le ripetute promesse non è ancora avvenuto –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire, nel più breve tempo possibile, un numero di mezzi e di uomini adeguato per ripristinare la legalità e il pieno controllo del territorio a Napoli e provincia.
(5-01911)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario di Salerno, la relazione delle forze di polizia avrebbe evidenziato che la zona del Cilento sarebbe fortemente esposta all'insediamento della malavita;

   grazie all'intensificarsi dell'offerta turistica, che avrebbe comportato un incremento degli investimenti nel settore immobiliare e in attività commerciali, nonché dello sviluppo dell'attività agroalimentare, il Cilento, sebbene non si percepisca manifestamente, sembrerebbe diventata una «meta» interessante per le organizzazioni mafiose e soprattutto per la ’ndrangheta calabrese;

   la situazione, infatti, sembrerebbe favorevole soprattutto allo spaccio di droga, come, tra l'altro, avrebbero già dimostrato le indagini sull'omicidio del sindaco Angelo Vassallo nel 2010, che aveva affrontato personalmente gli spacciatori che vendevano stupefacenti sul molo della cittadina di Acciaroli, scatenando, secondo la principale strada battuta dai magistrati, la vendetta di questi ultimi;

   per di più, emergerebbe che nel Cilento, attraverso il settore della ristorazione, della costituzione di aziende agricole e della distribuzione alimentare, le organizzazioni a stampo mafioso svilupperebbero la loro attività di riciclaggio di denaro;

   inoltre, da organi di stampa risulterebbe in maniera decisamente allarmante che a forte rischio di intrusione da parte della malavita sarebbero altresì i fondi elargiti da parte dello Stato per lo sviluppo del sud Italia e quelli comunitari per le aree meno sviluppate e che la criminalità organizzata tenderebbe ad arricchirsi anche grazie ai flussi di denaro circolante per la concessione di appalti e autorizzazioni. Tutto ciò andrebbe ad implicare delle probabili relazioni con la classe dirigente;

   la visione appena prospettata, ovvero come le varie mafie e le loro attività si sarebbero radicate nel territorio cilentano, qualora fosse pienamente accertata, sarebbe una cosa molto grave e, viceversa, se così non fosse, sarebbe altrettanto grave il danno all'immagine del Cilento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per verificare la situazione prospettata, per combattere la malavita nella zona del Cilento e per ripristinare la legalità.
(4-02722)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le strade appena asfaltate del «Pip 2», l'area industriale della città di Guidonia a ridosso della Tiburtina tra la Pista d'Oro e Setteville, dove sono presenti decine di aziende che rappresentano il fiore all'occhiello della operosità di una comunità che quotidianamente fa mille sacrifici, a distanza di anni e di diverse rimostranze da parte della comunità locale, versano ancora oggi in una condizione di degrado, a causa della presenza di decine di camper e roulotte di persone di etnia rom;

   si tratta di una situazione incresciosa, verso la quale occorre agire tempestivamente, dal momento che si è al cospetto di un'area dove spesso vengono in visita le delegazioni straniere per acquistare prodotti made in Italy e dove diversi operatori commerciali stanno costruendo i loro nuovi opifici;

   in quest'area si è costretti ad intervenire costantemente per evitare che i terreni non vengano ridotti a vespasiani all'aperto che il comune è costretto periodicamente a ripulire con i fondi dei contribuenti;

   strade appena asfaltate sono ancora oggi lastricate da ogni genere di rifiuti, nonostante le promesse fatte dall'amministrazione locale. Nel maggio del 2018 è stato denunciato dal consigliere comunale Giovanna Ammaturo l'arrivo di una decina di camper di rom, a giugno il vice sindaco ha affermato che stava lavorando per risolvere il problema rispettando le regole e le normative vigenti;

   è evidente che così non è stato, dal momento che, nel mese di novembre 2018 sono aumentate sia le roulotte che i cumuli di immondizia. A marzo 2019 gli imprenditori si sono opposti, a causa delle difficoltà incontrate nel costruire nuovi opifici con i mezzi di cantiere costretti a passare con enormi limitazioni tra panni stesi, roulotte, macchine e bimbi in bici –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per evitare il diffondersi di stanziamenti che sono vietati dalle leggi e, in particolare, per assicurare la tutela dell'ordine pubblico nella zona sopra citata che è a ridosso di centinaia di aziende manifatturiere e di stoccaggio di merci di vario genere, al fine di garantire la sicurezza dell'intera comunità.
(4-02724)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MOLLICONE, FRASSINETTI, VARCHI e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il diploma di conservatorio nel vecchio ordinamento, per il suo particolare piano di studi, e gli anni che servono per il conseguimento che sono circa tra i 7 e i 10, dovrebbe essere riconosciuto come abilitante e i diverse sentenze del tribunale del lavoro hanno riconosciuto la validità del titolo, come il provvedimento giudiziario (n. 5270/18 del Tar Lazio), ottenuto dal sindacato Asset Scuola, in merito alla partecipazione degli aspiranti docenti al concorso semplificato;

   per chi è in possesso di diploma di II livello post 2012, va evidenziato che per determinate classi di concorso per l'insegnamento della musica per le scuole secondarie, non sono mai stati istituiti dei percorsi abilitanti ordinari o speciali utili a permettere l'accesso all'insegnamento di queste nuove classi di concorso istituite per la prima volta con il decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016;

   con un emendamento presentato nella scorsa legislatura era stata prevista in sede di conversione del decreto «milleproroghe» una proroga al 31 dicembre 2017 come termine ultimo dell'equipollenza dei diplomi accademici –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per trovare una soluzione normativa che possa riconoscere l'abilitazione di questa categoria per l'inserimento in seconda fascia e nelle graduatorie ad esaurimento nella graduatoria ad esaurimento (gae).
(5-01909)


   DE FILIPPO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2019 è stata inviata alle università una circolare con cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dà il via, in data 10 aprile 2019, ai tirocini professionalizzanti per i laureati in medicina, necessari per poter essere ammessi all'esame di Stato per l'abilitazione alla professione medico-chirurgica. Le modalità di questo esame di Stato sono state riformate dal decreto ministeriale n. 58 del 2018;

   tale circolare ha solo parzialmente rassicurato i neolaureati in medicina delle sessioni di laurea di dicembre 2018 e marzo 2019, in quanto manca tuttora l'indicazione della data e delle modalità di svolgimento della prova. Questo enorme ritardo è aggravato dal fatto che, in base alle modalità in vigore fino al decreto ministeriale n. 58 del 2018, il database di domande del test deve essere pubblicato 60 giorni prima della data di esame (quindi, entro le prime due settimane di maggio per un test che si è sempre svolto nelle prime due settimane di luglio);

   inoltre, non è ancora stato chiarito se tali neolaureati svolgeranno l'esame di Stato in base alle modalità previgenti o quelle derivanti dal decreto ministeriale n. 58 del 2018. Tuttavia, l'applicazione delle modalità previste dal decreto ministeriale n. 58 del 2018 porterebbe a una discriminazione di questi neolaureati nei confronti dei loro colleghi laureatisi nella stessa sessione di laurea ma nei mesi di luglio e ottobre 2018, senza contare che in caso di applicazione delle modalità del test previste dal decreto ministeriale n. 58 del 2018 sono stretti i tempi per stilare una nuova lista di domande da parte della commissione competente che ancora deve essere formata;

   è necessario puntualizzare che un eccessivo ritardo nell'abilitazione di tali neolaureati potrebbe causare l'impossibilità da parte di quest'ultimi a prendere servizio come specializzandi o come medici di medicina generale in formazione nel caso in cui risultino vincitori della borsa di studio. L'acquisizione dell'abilitazione è infatti condizione necessaria per l'accesso a tali corsi di formazione specialistica;

   in un clima di generale carenza di medici come riportato da molti giornali e associazioni in questi giorni, una situazione di stallo simile che impedirebbe di fatto l'accesso al mondo del lavoro da parte di quasi 2.000 medici in tutta Italia è inaccettabile;

   un'altra emergenza è rappresentata dal test di accesso alle scuole di specializzazione nonché dal numero esiguo di posti in quest'ultime rispetto al fabbisogno nazionale di medici e ai candidati presenti;

   l'esame di ammissione alle scuole di specializzazione per l'anno accademico 2017/18 si è svolto il mese di luglio 2018, mentre ancora non si conosce la data di svolgimento di quello relativo all'anno accademico 2018/19;

   in fine, per il 2017/18, a fronte di 16.046 candidati laureati e abilitati, il numero totale di contratti di specializzazione messi a bando è stato pari a 6.934 (6.200 statali, 640 regionali, 94 finanziati da enti pubblici e privati): ben 9.112 giovani medici non hanno potuto quindi proseguire il loro percorso formativo. È ovvio quindi che il problema del fabbisogno di medici risiede in questo imbuto, non nel numero di studenti di medicina presenti nelle università. È quindi necessario un aumento consistente del numero di borse messe a bando per le scuole di specializzazione e per il concorso di medico di medicina generale –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per evitare un ulteriore aggravamento della situazione dovuta ai ritardi e agli imbuti formativi, facendo fronte al ben noto problema strutturale di allarmante carenza di medici specialisti.
(5-01918)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 256, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019), come modificato dall'articolo 28, comma 2, lettera b) del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, è istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il «Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l'introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l'assunzione di lavoratori giovani», con una dotazione pari a 3.968 milioni di euro per l'anno 2019, a 8.336 milioni di euro per l'anno 2020, a 8.684 milioni di euro per l'anno 2021, a 8.153 milioni di euro per l'anno 2022, a 6.999 milioni di euro per l'anno 2023 e a 7.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024;

   l'articolo 14 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, reca disposizioni in materia di accesso al trattamento di pensione con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, comunemente noto come «quota 100»;

   al medesimo articolo 14, il comma 3 dispone che «La pensione quota 100 non è cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia, con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui»;

   la non cumulabilità è altresì confermata da Inps attraverso la Nota dell'8 febbraio 2019, n. 2610, che è richiamata dalle circolari del medesimo istituto 29 gennaio 2019, n. 10 e n. 11, con cui è specificato che: «Tale incumulabilità si applica per il periodo intercorrente tra la data di decorrenza della pensione e la data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. I redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa svolta, anche all'estero, successivamente alla decorrenza della pensione e fino alla data di perfezionamento della pensione di vecchiaia prevista nella gestione a carico della quale è stata liquidata la “pensione quota 100”, comportano la sospensione dell'erogazione del trattamento pensionistico nell'anno di produzione dei predetti redditi. Nel caso di redditi prodotti nei mesi dell'anno precedenti il perfezionamento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, l'erogazione del trattamento pensionistico è sospesa nel predetto periodo»;

   come reso noto, al 9 aprile 2019 sarebbero oltre 112 mila le richieste per Quota 100 arrivate all'Inps;

   risulta all'interrogante che l'Inps debba ancora precisare se i seguenti redditi sono da considerarsi cumulabili o incumulabili con la pensione anticipata Quota 100: a) redditi derivanti da programmi di reinserimento degli anziani in attività socialmente utili promosse nell'ambito degli enti locali; indennità percepite per la funzione di giudice di pace; b) indennità e gettoni di presenza percepiti dagli amministratori locali; c) indennità comunque connesse all'espletamento di cariche pubbliche elettive; d) indennità percepite dai giudici onorari e giudici tributari; e) redditi dominicali e agrari; f) redditi da capitale; g) dividendi e proventi derivanti da partecipazione e imprese, società e cooperative; h) redditi derivanti da diritti d'autore –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda promuovere presso l'Inps le dovute e tempestive iniziative al fine di chiarire la condizione di cumulabilità o incumulabilità dei redditi di cui alle lettere da a) a h) riportati in premessa e se, in alternativa, intenda adottare iniziative urgenti di natura normativa al fine di garantire una piena informazione e trasparenza ai richiedenti il pensionamento anticipato ai sensi della disciplina richiamata in premessa.
(5-01913)


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, grazie alla previsione di cui all'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 38 del 2018, recante misure per assicurare, assicurare la procedura di cessione dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia s.p.a. che impone in capo ai commissari straordinari precisi obblighi informativi verso il Parlamento, sono state rese pubbliche (tramite il sito web dell'amministrazione straordinaria) tutte le relazioni trimestrali che hanno permesso di ricostruire la storia del conto economico della società dall'inizio della gestione di Etihad sino a tutto il primo semestre del 2018. Inoltre, estrapolando dalle medesime relazioni le tendenze in atto sia in relazione alla crescita dei ricavi che al contenimento dei costi di produzione è facilmente stimabile anche il secondo semestre, permettendo così di formulare una previsione di risultato economico per l'intero anno in corso;

   da un'attenta analisi dei suddetti documenti contabili emerge, tra l'altro, con assoluta chiarezza: 1) che le perdite di Alitalia s.p.a. sono ingenti; 2) che nulla è dato sapere sulla massa debitoria della società che ha notoriamente accumulato ingenti ritardi nel pagamento dei fornitori; 3) che si registra una importante flessione del costo del lavoro a fronte della Cassa integrazione guadagni straordinaria a partire dal secondo semestre del 2017;

   riguardo al punto sub 3) a fronte di un numero di oltre 1500 cassintegrati la differenza del costo del lavoro si limita a 20 milioni nel 2017 e a poco più di 30 milioni nel 2018, un risultato, a parere dell'interrogante, ascrivibile alle seguenti ipotesi:

    a) la cassa integrazione non è mai stata applicata al taglio di circa 1600 dipendenti come richiesto dai commissari straordinari, ovvero gli esuberi effettivamente non sono mai esistiti nella dimensione dichiarata dall'azienda ma soltanto in misura funzionale a giustificare eventuali licenziamenti dei dipendenti in prossimità di un eventuale accordo di vendita ad un competitor;

    b) il costo del lavoro è aumentato a fronte di una spesa per la buonuscita dei dirigenti licenziati per assumerne di nuovi, spesa che avrebbe assorbito i risparmi per la Cassa integrazione guadagni straordinaria;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno conoscere, ai fini di una necessaria e completa trasparenza rispetto alla corretta applicazione della Cassa integrazione guadagni straordinaria, la documentazione inerente ai consuntivi relativi alle ore di Cassa integrazione guadagni straordinaria utilizzate nell'ultimo biennio dalla stessa Alitalia s.p.a. in amministrazione straordinaria suddivisi per periodi ed aree contrattuali, nonché per qualifiche e/o settori di riferimento:

   se il Governo sia a conoscenza, con riferimento alla suddetta contrazione del costo del lavoro, del reale ammontare del relativo risparmio e di quale sia stata la sua effettiva destinazione;

   quale sia stato, nell'ultimo biennio, il monte ore di Cassa integrazione guadagni straordinaria concessa ad Alitalia s.p.a. in amministrazione straordinaria e se e con quali criteri quest'ultima sia stata applicata.
(5-01915)


   COSTANZO, TRIPIEDI, CIPRINI, DE LORENZO, CUBEDDU, SIRAGUSA, DAVIDE AIELLO, INVIDIA, PALLINI, TUCCI, SEGNERI e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Bennet è un'azienda italiana nata nel 1964 a Como, operante nel mercato degli ipermercati e dei centri commerciali e presente in Italia con 63 punti vendita e 50 centri commerciali di proprietà, con un fatturato che nel 2017 ammontava a 2 miliardi di euro e con circa 7000 dipendenti al 2018;

   fin dalla prima metà degli anni novanta, l'azienda è balzata agli onori delle cronache per una serie di contestazioni mosse nei suoi confronti dai dipendenti di diversi punti vendita;

   fin dal 12 febbraio 1994, La Repubblica titolava «Supermarket? No, era un lager», in un articolo di Barbara Faverio in cui si denunciava come le domande d'impiego di candidati meridionali venissero cestinate, le cassiere fossero costrette a lavorare in piedi per tutto il turno e i licenziamenti allo scadere dei periodi di prova fossero la prassi, dopo che la società aveva approfittato degli sgravi contributivi per chi veniva avviato al lavoro con contratti di formazione nei supermercati di Como-Tavernola, Erba, Olgiate Comasco;

   nel 2007, un'inchiesta de L'Espresso pubblicata il 18 ottobre denunciava «abusi, lavoratrici discriminate, contratti part-time imposti e straordinari senza contributi» definendo il clima respirato nei punti vendita della provincia di Como «da anni Cinquanta»;

   sempre del 2007 è la morte di Claudio De Pellegrin, operaio quarantenne morto sul colpo stritolato dalle forche del carrello elevatore del punto vendita di Pieve di Soligo, come riportato dal quotidiano Oggi Treviso in data 21 novembre 2007;

   in un articolo del 9 novembre 2018 sul sito Sullascia.net, un dipendente dell'ipermercato Bennet di Caselle, Alessandro Carozza, ha denunciato turni massacranti, ferie decise unilateralmente dall'azienda e come al rientro da un infortunio alla schiena occorsogli nel 2015 durante un turno di lavoro e costatogli quattro mesi di fermo, sia stato demansionato e al suo rientro abbia continuato a svolgere lavori pesanti fino a procurarsi un altro infortunio con la scelta finale delle dimissioni, definite «necessarie» per salvaguardare la sua salute;

   i dubbi in merito ai livelli di tutela dell'organico e delle condizioni di lavoro garantiti da Bennet spa sono poi tornati a farsi evidenti negli ultimi tempi;

   come denunciato dalla stampa locale a gennaio 2019, quindici lavoratori del Bennet di Chivasso, tutti over 35 e di cui la maggior parte donne, sono stati licenziati dall'oggi al domani, al termine dello scadere dei tre mesi (già precedentemente rinnovati) di contratto di lavoro;

   come affermato dal sindacalista UILTuCS Francesco Sciarra c'è da sospettare si tratti di una scelta mirata per non confermare lavoratori over 35, poiché Bennet spa starebbe procedendo a nuove assunzioni per la sostituzione dei dipendenti non confermati, rendendo evidente la volontà di svecchiare –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di salvaguardare le posizioni lavorative dei quindici lavoratori del punto vendita Bennet di Chivasso, per la maggior parte over 35 e con famiglie a carico;

   se non ritenga opportuno promuovere un incontro con i vertici di Bennet spa al fine di ottenere chiarimenti in merito alle politiche aziendali, ai livelli di tutela dell'organico e delle condizioni di lavoro.
(5-01923)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in queste ultime settimane il tema della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali è tornato di grande attualità;

   lo stesso tema dell'equa retribuzione per i lavoratori presuppone il riconoscimento e la legittimità della contrattazione collettiva stipulata dalle organizzazioni effettivamente rappresentative, contrastando concretamente l'insorgenza di organizzazioni spurie e di contratti «pirata», la cui unica finalità è lo sfruttamento della manodopera e la concorrenza sleale tra le imprese;

   a tal riguardo va segnalato che sin dal luglio 2018, l'Inps, l'Ispettorato nazionale del lavoro, Confindustria e Cgil, Cisl, Uil hanno raggiunto l'intesa per la sottoscrizione di un'apposita convenzione finalizzata alla certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali per la contrattazione collettiva nazionale di categoria;

   in data 4 luglio 2017 Confindustria e Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto un accordo con cui sono state apportate modifiche al testo unico sulla rappresentanza, auspicando che l'Inps, in collaborazione con l'Ispettorato nazionale del lavoro, possa svolgere le funzioni di raccolta del dato elettorale e che l'Inps possa, altresì, effettuare anche la ponderazione del dato associativo con il dato elettorale;

   la precedente convenzione è scaduta in data 16 marzo 2018;

   nonostante l'unanime volontà delle suddette organizzazioni sindacali e datoriali, a tutt'oggi, la suddetta nuova convenzione non risulta perfezionata a quanto consta agli interroganti, a causa di non meglio precisate perplessità e indisponibilità da parte ministeriale;

   secondo quanto risulta agli interroganti, in diverse occasioni i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno sollecitato il Ministro interrogato a consentire il perfezionamento del suddetto atto negoziale tra le medesime, Confindustria, Inps e Ispettorato nazionale del lavoro –:

   se trovino conferma le notizie riportate in premessa e, in tal caso, quali siano le ragioni che hanno portato il Ministro interrogato a non autorizzare la sottoscrizione della suddetta convenzione, impedendo un accertamento più puntuale e condiviso della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali.
(5-01924)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARNEVALI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, come modificato nel corso degli anni, si è posto in essere un faticoso percorso di riorganizzazione della Croce rossa italiana (Cri), con la trasformazione della stessa da ente pubblico non economico ad associazione di diritto privato:

   nella definizione dei rapporti economici inerenti al personale, anche in mobilità, nel passaggio dall'Ente strumentale alla nuova Associazione, il decreto legislativo citato detta un'apposita disciplina riguardo al loro Tfr/Tfs;

   nel caso di specie, infatti, la disciplina generale prevista dall'articolo 2120 del codice civile viene integrata da quanto stabilito dall'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1993, n. 104, in merito alle situazioni di mobilità del personale, e dalla normativa specifica per l'Ente, dettata dall'articolo 6, comma 7-bis, del decreto legislativo n. 178 del 2012 che prevede che i rapporti con gli enti previdenziali derivanti dalle procedure di mobilità del personale della Cri siano definiti in sede di applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo citato, cioè entro il 31 dicembre 2017;

   come riportato dalle note delle organizzazioni sindacali Usb e Confsal-Unsa, sarebbero state confermate problematiche relative al trasferimento, da parte dell'ente strumentale Cri all'Inps, degli accantonamenti obbligatori relativi al pagamento del Tfr/Tfs del personale della Croce rossa italiana posto in mobilità e stimato in quasi 3 mila lavoratori. Nello specifico l'Inps sta erogando il Tfr/Tfs, ai lavoratori in quiescenza, riconoscendo loro soltanto il periodo di mobilità effettuato dopo la privatizzazione dell'ente, escludendo i periodi lavorativi svolti come dipendenti della Cri;

   una nota dell'Inps (n. 0002142 del 19 gennaio 2018) imputa alla Cri di non aver versato nelle casse dell'Istituto un importo pari a 116.647.835,59, corrispondente al maturato lordo del personale posto in mobilità coatta;

   la Cri, di contro, non ha preso posizione dal momento che nel decreto di privatizzazione dell'Ente è previsto il trasferimento all'Inps di quasi 117 milioni di euro attraverso l'alienazione del patrimonio mobiliare della Cri stessa;

   la mancata erogazione del Tfr/Tfs ai lavoratori in questione prefigura la violazione di un diritto acquisito al termine della loro vita lavorativa –:

   se non ritengano, per quanto di competenza, di verificare che, nel rispetto della normativa vigente, sia assicurato al personale in questione l'erogazione del Tfr/Tfs e se non reputino di assumere iniziative, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, per favorire detta erogazione.
(4-02717)


   EVA LORENZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le società Linkra s.r.l. e Compel Electronics s.p.a. con sede ad Agrate Brianza e a Cornate d'Adda, e che operano nei settori della telecomunicazione e della difesa, sono dal 2017 in amministrazione straordinaria;

   nel 2017, presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, è stato sottoscritto un accordo tra i rappresentanti delle aziende, le sigle sindacali e il Ministero, al fine di evitare la definitiva chiusura delle aziende e per tutelare il maggior numero possibile di posti di lavoro;

   il suddetto accordo prevedeva il mantenimento di una parte dell'occupazione attraverso l'affitto di ramo d'azienda da parte della società francese Cordon, per un totale di 147 dipendenti su quasi 450;

   l'accordo ha previsto una serie di ammortizzatori sociali per garantire un reddito minimo ai lavoratori non coinvolti nel ramo d'affitto e in ricerca di una nuova occupazione;

   l'accordo prevedeva una successiva acquisizione definitiva del ramo d'azienda, che è avvenuta in questi giorni, ma senza tutelare i livelli occupazionali inizialmente previsti –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente adottare per la salvaguardia dei livelli occupazionali, anche avviando un tavolo istituzionale in sede ministeriale con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, rappresentanze datoriali, dei lavoratori e della regione Lombardia.
(4-02720)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disforia di genere (Dig) è una condizione in cui la persona ha una forte e persistente identificazione nel sesso opposto a quello biologico;

   la disforia di genere ormai da anni non rientra più come malattia nei manuali di psichiatria, in linea anche con una risoluzione del Parlamento europeo del 2011 in cui è stata prodotta una roadmap globale contro l'omofobia, la transfobia e la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;

   l'endocrinologo provvede alla prescrizione delle terapie ormonali (ovviamente differenti in caso di passaggio da uomo a donna (MtF [male to female]) o da donna a uomo (FtM female to male);

   il testoviron risulta nell'elenco dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), aggiornato al 22 marzo 2019, dei medicinali carenti per problemi di produzione. Il testoviron è un medicinale che non ha equivalenti;

   il sustanon è un farmaco anche esso presente nella lista dell'Aifa di quelli carenti;

   entrambi i farmaci sono a base di testosterone e vengono utilizzati per le terapie ormonali dagli uomini tra transessuali «Ftm» che transitano dal genere femminile a quello maschile;

   la cura ormonale può essere prescritta da un endocrinologo presso le Asl o presso i policlinici;

   le modalità della prescrizione della terapia ormonale, che seguono esclusivamente il genere indicato nei documenti di identità, causano ostacoli per le persone transessuali che molte volte non riescono a fruire pienamente delle cure;

   non assumere il testosterone per gli uomini transessuali è un rischio per la salute, in quanto ha una ricaduta grave su tutto l'organismo;

   nel Lazio, il Policlinico Umberto I risulta essere l'unico centro pubblico per il Centro Sud che dal 2013 ha attivo un day hospital dedicato alla disforia di genere, come scrive il settimanale L'Espresso il 18 marzo 2019 –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per rendere disponibili i medicinali testoviron e sustanon;

   se non ritenga di dovere adottare iniziative, in collaborazione con le regioni, per incentivare la costituzione di ambulatori di endocrinologia dedicati alla disforia di genere.
(5-01908)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZICCHIERI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale San Giacomo in Augusta al centro di Roma è nato nel lontano 1339 per volontà testamentaria del Cardinale Pietro Colonna. Dal 2000 al 2008 ospedale è rinnovato completamente, vantando strutture e reparti di eccellenza;

   nel 2001 la regione Lazio, conformemente a quanto disposto dall'articolo 8 della legge regionale n. 16 del 2001, ha costituito una società a prevalente capitale regionale, denominata «San.Im. S.p.a.», quale strumento per immettere liquidità nel sistema delle aziende sanitarie regionali, al fine di risanarne il deficit finanziario accumulato nella gestione sanitaria;

   la legge regionale n. 16 del 2001 assegnava alla San. Im. s.p.a. il compito esclusivo di acquisire beni facenti parte del patrimonio indisponibile delle aziende sanitarie locali, rispettandone la destinazione d'uso (destinazione d'uso vincolata anche dal decreto legislativo n. 502 del 1992;

   in data 11 agosto 2008, la regione Lazio, con legge regionale n. 14, decretava la chiusura dell'ospedale San Giacomo, il che lascia presumere che i «lavori preparatori» e la decisione politica di chiusura della struttura siano stati maturati tempo prima;

   il 31 ottobre 2008 il «San Giacomo in Augusta» chiude ad opera dell'ex presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, e ora versa in completo stato di abbandono, creando un sovraccarico di utenti negli ospedali territorialmente adiacenti e causando notevoli disagi sia agli operatori sanitari che ai pazienti;

   la dismissione della struttura ospedaliera deriva da quanto previsto dalla legge regionale n. 14 del 2008, legge di assestamento del bilancio (presidente Marrazzo), attuativa di quanto previsto dal piano di rientro dal deficit sanitario della regione (articolo 1, comma 180, della legge nazionale n. 311 del 2004);

   il 15 dicembre 2017 con la delibera di giunta 856 della regione Lazio si autorizzava il trasferimento del bene immobile nel fondo i3 della regione Lazio per un importo di 61 milioni di euro;

   la mozione n. 80 del 12 luglio 2018 del comune di Roma votata dall'assemblea capitolina, invece, chiede alla regione Lazio di eliminare le cause ostative che hanno prodotto la chiusura del bene e conferisce al sindaco di Roma il mandato di interloquire con il presidente della regione e con le autorità competenti per creare un percorso che riporti l'immobile San Giacomo alle funzioni sanitarie svolte prima della chiusura, mantenendo un presidio sanitario pubblico nel centro storico di Roma –:

   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un tavolo interistituzionale fra il comune di Roma, la regione Lazio e il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari e i Ministeri competenti per ripristinare le funzioni sanitarie dell'ospedale San Giacomo, oggetto di compravendita da parte del fondo denominato i3 Regione Lazio ed Invimit Sgr Spa, e restituire l'immobile alle funzionalità sanitarie così preziose per la città di Roma.
(4-02725)


   DEL SESTO, IORIO, DEL MONACO e GRIMALDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2019, in seguito alle indagini coordinate dalla procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Capua e del nucleo anti sofisticazioni (Nas) di Caserta, 28 persone – tra cui 18 dirigenti medici, 3 infermieri e 6 unità di personale amministrativo dell'ospedale «San Rocco» di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, e del policlinico universitario «Federico II» di Napoli – sono state accusate di assenteismo e, nello specifico, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa a danno dell'Asl e dell'azienda ospedaliera;

   per diciotto di essi sono stati notificati provvedimenti cautelari, con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria;

   nel corso dell'ispezione dei Nas alla struttura ospedaliera di Sessa Aurunca, avvenute contestualmente all'esecuzione dei provvedimenti per assenteismo, è stata riscontrata «la mancanza della prevista autorizzazione all'esercizio della struttura nosocomiale », ossia che la stessa fosse priva delle certificazioni necessarie per accogliere i pazienti, trattarli e svolgere le pratiche terapeutiche, così come previsto dall'articolo 193 del testo unico delle leggi sanitarie (regio decreto n. 1265 del 1934), in relazione alla delibera di giunta regionale della Campania n. 7301 del 31 dicembre 2001;

   in aggiunta, i Nas hanno pure accertato «molteplici e notevoli carenze strutturali, funzionali e organizzative» dello stesso nosocomio;

   in seguito a tali verifiche, l'intero ospedale è stato sottoposto a sequestro preventivo d'urgenza, con la contestuale denuncia del suo rappresentante legale all'autorità giudiziaria;

   nonostante l'emanazione di tale provvedimento di sequestro, è stata concessa la facoltà d'uso dell'ospedale per evitare l'interruzione delle prestazioni mediche ed ulteriori disagi ai pazienti già ricoverati nella struttura;

   il quotidiano Il Mattino, in un'indagine pubblicata il 4 aprile 2019, ha diffuso dati allarmanti sulla condizione delle strutture ospedaliere campane: il 50 per cento di esse, infatti, sarebbe sprovvista dell'autorizzazione necessaria per legge;

   peraltro, le gravi carenze strutturali del nosocomio aurunco erano già state evidenziate dalla regione Campania nel decreto del Commissario ad acta (Dca) n. 100 del 20 dicembre 2018, pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Campania n. 1 del 7 gennaio 2019 «Programma degli interventi di edilizia sanitaria ai sensi dell'art. 20 della L. 67/88 – Completamento della III fase. Modifiche e/o integrazioni», nel quale si riferiva testualmente che la struttura è «di vecchia costruzione, in precario stato di manutenzione, inadeguata rispetto alla normativa vigente, nonché inadatta per la configurazione degli spazi disponibili che renderebbero necessario un attraversamento stradale»;

   benché fossero state riscontrate tali deficienze strutturali, il precario stato manutentivo e la difformità dalla normativa vigente, la regione Campania, nell'ultima redazione del «Piano Regionale di Programmazione della Rete Ospedaliera ai sensi del DM 70/2015», allegata al Dca n. 103 del 28 dicembre 2018, ha proposto il potenziamento del suddetto nosocomio con una riconfigurazione da «Pronto Soccorso» a «DEA» di I livello, inattuabile, evidentemente, senza i necessari adeguamenti –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per garantire la continuità assistenziale agli utenti del nosocomio «San Rocco» di Sessa Aurunca (Caserta);

   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad individuare dei correttivi in relazione alle disfunzioni segnalate di cui in premessa, al fine di salvaguardare i livelli essenziali di assistenza.
(4-02727)


   CARFAGNA, MANDELLI, PENTANGELO. — Al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 24 marzo 2019, si è verificato un crollo nella di Chiesa Santa Maria del Popolo degli Incurabili, causato da un cedimento strutturale dovuto all'annosa situazione di degrado e incuria in cui versa l'intero complesso museale, che ospita anche un ospedale e una antichissima farmacia;

   il commissario straordinario ha trasferito i pazienti dall'ospedale poiché, il 6 aprile, una relazione del dipartimento di strutture per l'ingegneria e l'architettura dell'università Federico II di Napoli, ha verificato che le fessure potrebbero provocare ulteriori cedimenti strutturali, collassi improvvisi di solai e volte, quindi ulteriori gravi danni;

   i pazienti sono stati trasferiti all'Ospedale del mare, con l'interdizione del blocco operatorio, di quello dei reparti medici e della storica farmacia;

   l'ospedale, ancora in attività, è l'unico al mondo in funzione dopo 500 anni. La farmacia, invece, ospita l'originaria scaffalatura in noce, intagliato con 400 vasi in maiolica dell'epoca realizzati da Donato Massa, artista che ha decorato il chiostro di Santa Chiara. Sulle pareti c'è una raccolta di albarelli e idrie, decorati a chiaroscuro turchino. Sul soffitto del salone di rappresentanza si ammira la tela di Pietro Bardellino, del 1750, «Macaone che cura un guerriero ferito». Sul retro c'è un'urna marmorea, contenente la panacea di ogni male: la Teriaca o Triaca. In poco tempo la farmacia divenne un centro di eccellenza e il farmaco chimico una conquista rivoluzionaria per la medicina dell'epoca, grazie al quale si potevano, finalmente, curare le malattie indagate;

   il presidente dell'Ordine, Vincenzo Santagada, ha dichiarato: «L'Ordine dei Farmacisti di Napoli da anni sostiene fattivamente il restauro degli Incurabili. Si è fatto già carico del recupero delle porte di accesso alla corte d'ingresso. Siamo in campo per tutelare la nostra storia e siamo pronti ad ospitare anche in un'ala dell'Ordine i reperti»;

   l'Ordine è sempre stato vigile: «Il Plesso degli incurabili rappresenta la Storia non solo dell'intera Categoria dei Farmacisti ma anche della scuola Medica visto il lavoro svolto anche da San Giuseppe Moscati, Medico, e non possiamo rimanere silenti ed indifferenti a tanto decadimento. A non perdonarcelo sarebbero innanzitutto le nostre coscienze e le generazioni future.»;

   si tratta di un intervento, generoso e necessario, a causa del fallimento delle istituzioni della Repubblica che dovrebbero adoperarsi, con diligenza, perché la sicurezza e la conservazione dei beni culturali in loro possesso sia garantita;

   il presidente di Federfarma, Di Iorio, dichiara che: «Il patrimonio culturale insistente sull'intera area, già recuperata alla fruizione pubblica grazie all'impegno dei volontari dell'Associazione Il Faro d'Ippocrate, va immediatamente messo in sicurezza evitando che la burocrazia dei vari enti all'area interessati possano ritardare la messa in sicurezza, il recupero e la fruizione di un bene reso già fragile dall'incuria. La cultura è il primo patrimonio di questa città, ma non si può pensare di promuoverla senza supporti economici, ma soprattutto senza creare “incidenti” gestionali»;

   nel caso di beni culturali di interesse religioso, la legge di modifica del Concordato tra la Repubblica italiana e la Santa Sede prevede che, ognuno nel rispettivo ordine, collabori per garantirne la tutela. Ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 78, del 2005, l'onere è del Ministro interrogato e della Cei –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Governo, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di ripristinare urgentemente l'agibilità dell'ospedale; quali iniziative il Governo intenda assumere a partire dalla individuazione degli interventi da realizzare immediatamente a salvaguardia delle strutture, tramite la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il comune di Napoli, istituita con decreto ministeriale n. 44 del 2016, che dovrebbe occuparsi della tutela del patrimonio archeologico, architettonico, artistico e paesaggistico della città;

   se siamo stati avviati contatti con la conferenza episcopale italiana, e con quale esito, per individuare i modi e le forme della cooperazione necessaria per tutelare il bene in questione e ripristinare la piena agibilità dell'intero complesso, farmacia, chiesa, e ospedale, per ripristinare il servizio di cura ai pazienti, e riaprire al pubblico l'intero complesso monumentale che ospita il prezioso patrimonio artistico culturale, restaurandolo al meglio e meglio tutelandolo, nel futuro, affinché sia pienamente godibile, in sicurezza, per qualsiasi visitatore, per i cittadini napoletani o per i tanti turisti che ne apprezzano le particolari bellezze.
(4-02730)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'uscita dal mercato italiano, Esso ha ceduto, con il modello «grossista», pacchetti di impianti della propria rete di marchio, il più cospicuo dei quali è stato acquisito da EuroGarages Group, che conta oggi circa 1.100 punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale;

   detta società ha perfezionato nel mese di luglio 2018 un accordo economico-normativo, ai sensi della normativa speciale di settore, sottoscritto dalle organizzazioni di categoria più rappresentative, riguardante il trattamento dei gestori dei propri punti vendita e le condizioni e modalità di cessione e vendita dei prodotti per autotrazione;

   dalla stipula di tale accordo, EuroGarages Group risulta, al momento, in Italia, senza un vertice riconosciuto; alcune aree commerciali, a quanto consta all'interrogante, sarebbero scoperte da mesi, risulterebbero scarsi o inesistenti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli impianti, si registrerebbero perdite di erogato a due cifre, con politiche commerciali di prezzo del tutto inidonee alla presenza strutturata in un mercato nazionale;

   dalla stipula di tale accordo, EuroGarages Group sta mettendo in atto iniziative unilaterali nei confronti dei gestori in aperta violazione degli accordi contrattuali, che si traducono in un abuso di dipendenza economica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravissimi fatti di cui in premessa e se intenda assumere opportune iniziative, per quanto di competenza, per favorire il ripristino in prima istanza delle condizioni di regolarità delle forniture ai gestori, convocando le parti interessate al fine di ricomporre un quadro di relazioni conforme agli accordi assunti ai sensi della normativa vigente, nell'interesse dei gestori e dei consumatori.
(5-01916)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre scorso, presso l'aula Giubileo dell'Università Lumsa, aveva luogo il convegno «La Trappola delle sette» organizzato dalla Polizia di Stato in collaborazione con l'Associazione Papa Giovanni XXIII;

   l'evento, per l'evidente rilevanza del tema trattato, vedeva la partecipazione, unitamente agli esperti del settore, della dottoressa Francesca Romana Capaldo, vice questore aggiunto del servizio centrale operativo della polizia e responsabile della squadra antisette nonché di rappresentanti della magistratura e, in qualità di invitato, dello stesso Ministro dell'interno;

   l'oggetto degli interventi, come si legge sul sito internet dell'Università Lumsa era «Richiamare l'attenzione sui pericoli delle sette criminali, su chi si avvale della manipolazione mentale, approfittando della difficoltà psicologica o della fragilità anche momentanea delle persone (dovuta ad un lutto, a difficoltà economiche o a un dolore sentimentale), per affermare una posizione di potere e perseguire illeciti vantaggi economici o sessuali»;

   come già precedentemente emerso, sia in seno alla «Indagine conoscitiva sul fenomeno della manipolazione mentale dei soggetti deboli, con particolare riferimento al fenomeno delle cosiddette sette», sia dall'attività d'indagine svolta dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, veniva ancora una volta ribadito come l'azione di contrasto al fenomeno risulti a tutt'oggi particolarmente problematica stante la mancanza nel nostro ordinamento giuridico, di una specifica fattispecie delittuosa e in considerazione del fatto che condotte manipolatorie difficilmente risultino sussumibili nella fattispecie di altra norma giuridica proibitiva;

   il citato convegno, videoregistrato e diffuso online da Radio Radicale, a pochi giorni dalla messa in onda veniva totalmente oscurato, senza renderne pubblicamente note le ragioni, né a oggi risulta più visibile sul sito della radio;

   sulle pagine di Agenzia radicale, supplemento telematico quotidiano di Quaderni radicali, a firma di Camillo Maffia, sono comparsi numerosi articoli finalizzati a minimizzare l'inquietante fenomeno sociale rappresentato da gruppi settari costrittivi e contestualmente ad attaccare e denigrare, con considerazioni tanto bizzarre quanto mendaci, alcuni autorevoli studiosi del fenomeno, i responsabili delle associazioni di volontariato e le stesse vittime, oltre a ingenerare nell'opinione pubblica, sospetti anche sulla legittimità e l'operato della squadra antisette della Polizia di Stato, definita, tra l'altro, con spregio «polizia religiosa»;

   la convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e il Centro di produzione spa, titolare dell'emittente Radio Radicale, è stata stipulata ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 224 del 1998;

   essa svolge a tutti gli effetti un compito di servizio pubblico per un corrispettivo economico, invariato dal 2007, di 10 milioni di euro annui –:

   di quali elementi disponga circa i motivi per cui il citato convegno è stato oscurato e ad oggi non risulti più visibile sul sito di Radio Radicale;

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, circa le scelte dell'emittente sul caso specifico e quali iniziative si intendano adottare per consentire che il servizio pubblico che svolge venga esercitato a 360 gradi.
(4-02723)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Panizzut e altri n. 1-00167, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Spadoni.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Boldi e altri n. 7-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ianaro.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Ungaro e altri n. 2-00350, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schirò.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Bergamini e altri n. 3-00676, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sozzani.

  L'interrogazione a risposta scritta Lovecchio e altri n. 4-02670, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Faro.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Fassina n. 4-00949 del 7 agosto 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01915.