Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 24 aprile è il giorno della commemorazione nel mondo della persecuzione del popolo armeno: una strage perpetrata dall'Impero ottomano tra il 1915 e il 1916 e che, fomentata dall'odio razziale e religioso, causò circa 1,5 milioni di morti e deportazioni di massa, con conseguente sradicamento degli armeni dai propri originari territori (odierna Anatolia turca); un popolo costretto alla diaspora, disperso oggi in varie comunità in numerosi continenti;

    per sanare tale ferita e superare una triste pagina di storia, a partire dal 2009 si sono attivati i primi tentativi di distensione tra la Repubblica di Turchia e la Repubblica Armena, a cominciare dalla firma dei protocolli bilaterali di Zurigo del 10 ottobre 2009, finalizzati alla normalizzazione dei rapporti tra le due parti;

    successivamente, si sono registrate alcune prese di posizione di apertura, come la visita del Ministro degli esteri turco Çavusoglu a Jerevan nel dicembre 2013 e le dichiarazioni di cordoglio nell'aprile 2014 del Primo Ministro Erdogan per le vittime «dei fatti di inizio Ventesimo secolo»;

    tuttavia, a questi primi segnali di distensione, è seguito un ritorno a relazioni quanto mai conflittuali; il processo di normalizzazione dei rapporti fra Armenia e Turchia non ha registrato miglioramenti verso una maggiore strutturazione; la richiesta (nel febbraio del 2015) del Presidente Sargsyan al Presidente del Parlamento Sahakyan di non sottoporre a ratifica i citati protocolli armeno-turchi firmati a Zurigo nel 2009, fino alla denuncia formale degli stessi Protocolli da parte dell'Armenia nel 2017, rappresentano segnali che non aiutano nella ripresa di un'auspicabile intesa;

    per dirimere una questione complessa e che si trascina da anni è necessario incoraggiare e promuovere un dialogo tra le parti, anche mediante lo svolgimento di un'approfondita ricerca storiografica, per contribuire a ricostruire fatti e responsabilità degli eventi della prima guerra mondiale durante l'impero ottomano, per facilitare le indagini e approdare a una verità condivisa, per ristabilire una normalizzazione dei rapporti diplomatici, proficui per entrambe le parti, in coerenza con quanto previsto dai citati Protocolli di Zurigo il 10 ottobre 2009, tra Repubblica di Turchia e la Repubblica Armena;

    occorre riprendere il percorso che, seppure fragile, era improntato al dialogo fra i due Paesi, e a tutt'oggi interrotto; un iter che lo stesso Parlamento europeo aveva indicato, con l'approvazione a larga maggioranza di una risoluzione (sulla relazione periodica 1999 della Commissione europea sui progressi della Turchia verso l'adesione) che delineava i passi necessari per normalizzare le relazioni tra Turchia e popolo armeno, in particolare laddove segnalava al paragrafo 21 (proposto dall'europarlamentare Cohn-Bendit, presidente dell'allora commissione parlamentare mista UE-Turchia) l'invito al Governo turco «ad avviare un dialogo con l'Armenia, segnatamente al fine di ristabilire relazioni diplomatiche e commerciali normali tra i due paesi e di togliere il blocco attualmente in vigore»;

    in linea con gli indirizzi su indicati, la Camera dei deputati, con la risoluzione n. 6-00148 approvata il 17 novembre 2000, impegnava il Governo pro tempore a proseguire nel tradizionale ruolo dell'Italia, volto a favorire un dialogo fra le parti e ad «adoperarsi per il completo superamento di ogni contrapposizione tra popoli e minoranze diverse nell'area al fine di creare le condizioni, nel rispetto dell'integrità territoriale dei due Stati, per la pacifica convivenza e la corretta tutela dei diritti umani»,

impegna il Governo:

1) a sostenere, sia a livello bilaterale che a livello multilaterale, la necessità di una riconciliazione tra Turchia e Armenia, favorendo tutte le iniziative utili atte a riprendere il dialogo fra i due Paesi, promuovendo una mentalità di pace e concordia tra i popoli, nel rispetto delle differenti identità religiose, politiche e culturali;

2) a incoraggiare i due Paesi affinché completino la procedura di ratifica dei protocolli di Zurigo del 2009, finalizzati al ristabilimento e alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Turchia e Armenia e allo sviluppo di rapporti bilaterali, proficuo per entrambe le parti;

3) ad attivarsi, anche nelle competenti sedi europee, per riproporre la costituzione di una commissione mista di storici, allo scopo di favorire uno sforzo comune per una ricerca storiografica approfondita degli eventi del 1915-16, circa le responsabilità delle stragi nei confronti degli armeni, dei cristiani e di altre confessioni, condizione necessaria per pervenire a una verità storica partecipata e quanto più possibile condivisa.
(1-00172) «Valentini, Orsini, Occhiuto».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni II e XII,

   premesso che:

    il superiore interesse del minore, riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989 (articolo 3), dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (articolo 24, paragrafo 2) e ratificata dall'Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991, deve essere considerato preminente in tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private;

    in particolare, la Convenzione riconosce che tutti i minorenni, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della loro personalità, debbano crescere in un ambiente familiare, in un clima di felicità, di amore e di comprensione;

    tuttavia, con un tasso medio di natalità in Europa di 1,60 figli per donna, l'Italia, con 1,34 nascite a donna, si pone come fanalino di coda;

    secondo i dati dell'Istat, infatti, la nostra Nazione registra uno tra i tassi più bassi in Europa con 449.000 nascite nel 2018, ossia novemila in meno del precedente minimo registrato nel 2017;

    tra le soluzioni alternative alla famiglia di origine, l'adozione riveste certamente un ruolo centrale perché rappresenta una soluzione di accoglienza stabile;

    in Italia, la legge cardine che disciplina l'istituto dell'adozione, la legge 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 28 marzo 2001, n. 149, sancisce all'articolo 1 che «Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia»;

    l'Italia ha aderito alla Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L'Aja il 29 maggio 1993, con la legge di ratifica 31 dicembre 1998, n. 476, che ha modificato la citata legge del 1983;

    l'Autorità centrale italiana per l'applicazione della Convenzione de L'Aja è la Commissione per le adozioni internazionali (Cai);

    i recenti dati della Commissione, pubblicati nel rapporto «I bambini e le coppie nell'adozione internazionale, i principali dati degli anni 2016 e 2017», registrano che in Italia negli ultimi dieci anni è diminuito il numero di adozioni internazionali: nel 2017 sono stati 1.439 i bambini accolti in Italia da 1.168 famiglie, mentre nell'anno precedente erano stati 1.872 quelli accolti in 1.548 famiglie;

    secondo i dati del Ministero della giustizia, pubblicati nei rapporti «Dati statistici relativi all'adozione negli anni dal 2001 al 2015» (ottobre 2016) e «Dati statistici relativi all'adozione anno 2016» (marzo 2018), il numero delle coppie disponibili ad adottare è radicalmente diminuito, passando da 6.092 nel 2010 a 3.196 nel 2016, ovvero con una diminuzione del 47 per cento, dati che sorprendono se si considera la fortissima denatalità in atto in Italia;

    è di tutta evidenza che i temi dell'adozione internazionale e del calo delle nascite sono intrinsecamente collegati e, come dimostrano i dati, subiscono un'inflessione simbiotica;

    il passaggio dal tribunale dei minorenni per richiedere l'idoneità all'adozione, che in Europa ormai è richiesto solo in Italia e in Belgio, oltre a determinare spesso la creazione di vincoli troppo rigidi che impediscono a molte coppie di portare avanti un'adozione, determina un allungamento dei tempi, posto che la dichiarazione di idoneità rilasciata dal tribunale dovrebbe giungere non oltre i sei mesi e mezzo, ma i termini non vengono mai rispettati e questa attesa si somma a quella per accogliere il bambino che può superare i tre anni;

    per garantire qualità e maggiore celerità delle adozioni, sono necessari un maggiore coordinamento tra tutti gli attori coinvolti, il rafforzamento del controllo degli enti autorizzati, l'abbattimento dei cavilli burocratici delle pratiche, una migliore assistenza e supporto alle famiglie in tutto il percorso adottivo, la loro preparazione al post-adozione;

    la formazione delle famiglie adottive, come dovrebbe essere anche quella di tutte le famiglie, deve essere agevolata e sostenuta anche sotto il profilo economico;

    in Italia gli enti autorizzati per l'adozione internazionale sono oltre cinquanta, mentre il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza ne raccomanda ormai da anni al Governo italiano la diminuzione, anche per un maggiore controllo degli stessi, e per una maggiore qualità, oltre alla necessità di prediligere l'adozione in Stati che abbiano ratificato la Convenzione dell'Aja del 1993;

    negli anni dal 2014 al 2017 sono state riscontrate delle anomalie nel funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali e nella gestione dei rapporti con le autorità dei Paesi di origine del minore, ravvisandosi ancora oggi margini di miglioramento nella organizzazione delle relazioni con gli Enti e nello svolgimento delle procedure all'estero,

impegna il Governo:

   a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale in materia di adozione, e campagne specifiche tra i medici di base, i ginecologi e i consultori familiari così da poter informare le coppie su tale forma di genitorialità;

   ad adottare iniziative per prevedere specifici programmi di accompagnamento e supporto delle coppie durante tutto il percorso adottivo e post-adottivo, sia nazionale che internazionale, facendo in modo che la valutazione delle coppie disponibili ad adottare lasci spazio alla loro formazione in materia di genitorialità adottiva;

   ad adottare iniziative per garantire che la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione sia attivata quanto prima in tutti i tribunali per minorenni del territorio nazionale, e che i relativi dati numerici siano costantemente condivisi tra essi, al fine di trovare sollecita accoglienza stabile per tutti i bambini adottabili in Italia;

   ad adottare iniziative per rendere l'idoneità all'adozione una disponibilità da manifestare dinanzi ad autorità amministrative, come nella quasi totalità degli Stati europei, e non più una valutazione di competenza dei tribunali per i minorenni;

   ad adottare iniziative per superare la prassi dei provvedimenti di idoneità all'adozione vincolati a determinate caratteristiche del minore adottando, preferendo piuttosto un efficace accompagnamento che consenta una reale apertura delle coppie all'accoglienza;

   ad adottare iniziative per prevedere una disciplina uniforme a livello nazionale in materia di adozione, che garantisca alle coppie parità di trattamento, trasparenza e celerità del servizio pubblico, definendo, in particolare, il numero di incontri psicologici e i termini e i tempi massimi entro cui la procedura di accompagnamento delle coppie debba essere conclusa;

   ad adottare le iniziative di competenza per garantire il regolare funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, attraverso l'attribuzione della presidenza al Ministro per la famiglia e le disabilità anziché al Presidente del Consiglio dei ministri, e definire nuove regole per l'efficacia delle riunioni e le relative delibere, per rendere maggiormente efficiente il suo ruolo di autorità centrale competente ad autorizzare e controllare gli enti, concedere le autorizzazioni per l'ingresso dei minori adottati dalle coppie residenti in Italia, mantenere le relazioni con le autorità degli Stati di origine, e stipulare accordi bilaterali anche con quegli Stati che non hanno ratificato la Convenzione de L'Aja del 1993.
(7-00231) «Bellucci, Maschio, Lollobrigida, Gemmato, Foti, Ferro, Deidda, Bucalo, Mollicone, Trancassini, Zucconi, Ciaburro, Rizzetto, Osnato, Prisco, Rotelli, Frassinetti, Lucaselli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il cyberbullismo rappresenta una forma di violenza fisica e psicologica di profonda lesione della dignità della persona che purtroppo, sempre più spesso, rovina le vite di coloro che ne sono vittima, a cominciare dalle ragazze e dai ragazzi, talvolta portando chi la subisce anche a compiere atti disperati ed estremi;

   il fenomeno che si instaura tra soggetti, perlopiù minorenni, ma non solo, si manifesta essenzialmente sotto forma di pressione psicologica e fisica attuata da una o più persone nei confronti di un altro individuo percepito come più debole;

   in tale contesto, il web assume una importanza strategica, poiché viene utilizzato molto pericolosamente come moltiplicatore di consensi da chi ricerca ossessivamente la realizzazione del «sè», l’«accreditamento sociale» attraverso i «like», sia in ragione delle forme di vessazione verso gli altri, sia delle sempre più frequenti prove di coraggio e sfide estreme, anche a emulazione di gesta sconsiderate altrui o di prassi messe in rete da veri e propri criminali, che hanno causato e causano tuttora la morte di adolescenti;

   il fenomeno del cyberbullismo sta assumendo le dimensioni di una vera e propria piaga sociale e culturale, per il cui contrasto le istituzioni sono chiamate a trovare delle risposte concrete ed efficaci soprattutto per i più deboli, in questo caso le nuove generazioni che sono i soggetti più esposti;

   per valutare la portata della problematica, l'Osservatorio nazionale sull'adolescenza, che monitora le problematiche degli adolescenti italiani, ha svolto una indagine nel corso del 2017 da cui è emerso che, nella fascia tra i 14 e i 18 anni, il 28 per cento del campione è stato vittima di bullismo tradizionale e l'8,5 per cento di cyberbullismo. Nella fascia tra gli 11 e i 13 anni i numeri sono ancora più alti ed è preoccupante il fatto che l'età dei minori coinvolti si sia abbassata notevolmente, indice di una manifestazione sempre più precoce di tali condotte;

   un primo, ma significativo passo avanti è stato fatto nella scorsa legislatura quando, il 17 maggio 2017, la Camera dei deputati ha approvato definitivamente e all'unanimità la legge recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (legge 29 maggio 2017, n. 71);

   l'articolo 3 della legge 29 maggio 2017, n. 71, prevede l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo che coinvolge diversi soggetti a livello centrale e territoriale nonché esperti dotati di specifiche competenze in campo psicologico, pedagogico e delle comunicazioni sociali tematiche;

   al tavolo tecnico è affidato il compito di redigere, entro sessanta giorni dal suo insediamento e nel rispetto della normativa comunitaria in materia, un piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e di realizzare un sistema di raccolta di dati finalizzato al monitoraggio dell'evoluzione dei fenomeni e, anche avvalendosi della collaborazione con la polizia postale e delle comunicazioni e con altre forze di polizia, al controllo dei contenuti per la tutela dei minori;

   il tavolo tecnico, istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 ottobre 2017, a quanto consta agli interpellanti si è riunito solo la prima volta in data 6 febbraio 2018 e la sua attività è tutt'oggi in fase di stallo, alla luce del fatto che dopo il suo insediamento non è stato più convocato, pur considerata la rilevante e delicata funzione che dovrebbe svolgere per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo;

   la mancata attuazione dei compiti affidati al tavolo tecnico, tra i quali l'adozione del piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e la messa a sistema di raccolta di dati finalizzato al monitoraggio dell'evoluzione del fenomeno in questione non permette di comprendere se la normativa attualmente in vigore sia in grado di tutelare le vittime del cyberbullismo e soprattutto la portata del fenomeno –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di procedere tempestivamente alla convocazione del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previsto all'articolo 3 della legge 29 maggio 2017, n. 71, al fine di predisporre quanto prima il piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione dei cyberbullismo e realizzare il sistema di raccolta di dati per il monitoraggio del fenomeno in questione.
(2-00351) «Spena, Ripani, Fascina, Brunetta, Fiorini, Giacometto, Zanettin, D'Attis, Labriola, Bergamini, Pettarin, Dall'Osso, Germanà, Bartolozzi, Mazzetti, Marrocco, Calabria, Ravetto, D'Ettore, Vietina, Paolo Russo, Fasano, Sarro, Siracusano, Cassinelli, Mugnai, Silli, Mulè, Porchietto, Prestigiacomo, Sozzani».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato che Huawei installerà telecamere di sicurezza nel centro storico, a San Lorenzo e Piazza Vittorio, dopo quelle già presenti al Colosseo; le nuove telecamere intelligenti, in grado di seguire eventuali vandali o autori di reati, saranno direttamente collegate con le forze dell'ordine. A quanto si legge, nel caso in cui nelle immagini compaia una persona con precedenti, le forze dell'ordine saranno in grado di intervenire sul posto con maggiore tempestività;

   appare evidente che con l'obiettivo di seguire «eventuali vandali o autori di reati» saranno sorvegliati tutti i cittadini, inclusi i minori, peraltro con un approccio che presuppone una «presunzione di colpevolezza» dei cittadini con precedenti penali, in aperto contrasto con le garanzie previste dalla nostra Costituzione;

   la notizia fa venire alla mente quella relativa all'uso, da parte della polizia cinese dal febbraio di quest'anno, di occhiali che grazie a una piccola telecamera dotata di intelligenza artificiale, possono identificare in tempo reale i sospetti; tecnologia che pone ovviamente notevoli problemi in termini di privacy, che si presta ad essere utilizzata per controllare dissidenti politici o appartenenti alle minoranze etniche e che rende la sorveglianza dello stato cinese onnipresente;

   gli Stati Uniti, con il «National Defense Authorization Act» hanno vietato alle agenzie federali statunitensi di acquistare la tecnologia Huawei, accusata di usare le proprie tecnologie per un'azione di spionaggio da parte del Governo cinese, di aver rubato segreti commerciali e di aver aggirato le sanzioni all'Iran; gli Stati Uniti hanno inoltre chiesto ai propri alleati di non utilizzare tecnologia Huawei per la costruzione di infrastrutture strategiche di rete avanzata quali le future reti 5G, sulle quali transiteranno i dati di tutti i cittadini europei;

   l'Unione europea non ha accolto tale richiesta, dal momento che spetta ai singoli Paesi la competenza di bloccare l'accesso al mercato di una particolare azienda per ragioni di sicurezza o violazioni, specificando tuttavia che sarà lecito in futuro escludere società che non rispettano i criteri di sicurezza; entro il mese di giugno 2019; i rischi legati al 5G dovranno essere definiti nel dettaglio dai vari Paesi; un report di carattere generale dovrebbe essere pronto per ottobre e al vaglio della Commissione almeno fino al termine del 2019 al fine di definire le linee d'azione più utile a gestire i rischi;

   il tema della sicurezza dei dati dei cittadini in possesso dello Stato si è posto da ultimo il 2 aprile 2019, con l'inchiesta sul caso dei dati captati nelle intercettazioni della Procura di Benevento (ma anche della direzione centrale dei servizi antidroga e di altre procure, oltre che di partner privati), gestiti dall'azienda Stm Sria a seguito di gara di appalto; tali dati, anziché finire sul server dei magistrati – risultati vuoti – arrivavano su un cloud Amazon negli Stati Uniti;

   già nel 2004 il Garante ha affermato che, anche quando un'amministrazione è titolare di compiti in materia di pubblica sicurezza o prevenzione dei reati, per installare telecamere deve comunque ricorrere un'esigenza effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concreti; non è quindi lecita, senza tale valutazione, una capillare videosorveglianza d'intere aree cittadine;

   il Garante della privacy, nella «Verifica preliminare. Impianto di videosorveglianza cd. “intelligente” presso il duomo di Milano» del 23 febbraio 2017, ha affermato che «in linea di massima tali sistemi devono considerarsi eccedenti rispetto alla normale attività di videosorveglianza, in quanto possono determinare effetti particolarmente invasivi sulla sfera di autodeterminazione dell'interessato e, conseguentemente, sul suo comportamento. Il relativo utilizzo risulta comunque giustificato solo in casi particolari, tenendo conto delle finalità e del contesto in cui essi sono trattati, da verificare caso per caso sul piano della conformità ai princìpi» posti dal codice in materia di protezione dei dati personali;

   il nuovo articolo 58 del codice come modificato dal decreto legislativo 10 agosto 2018 n. 101, dispone che al trattamento dei dati effettuato da soggetti pubblici per finalità di difesa o di sicurezza dello Stato si applichino anche numerosi articoli del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2016/680, al fine di, come affermato nella relazione illustrativa, «realizzare un compiuto bilanciamento tra il diritto alla protezione dei dati personali dei cittadini e le esigenze di tutela della difesa e della sicurezza dello Stato»;

   l'articolo 23 del decreto legislativo n. 51 del 2018, prevede che, «se il trattamento, per l'uso di nuove tecnologie e per la sua natura, per l'ambito di applicazione, per il contesto e per le finalità, presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche, il titolare dei trattamento, prima di procedere al trattamento, effettua una valutazione del suo impatto sulla protezione dei dati personali»;

   il successivo articolo 24 dispone che «il titolare del trattamento o il responsabile del trattamento consultano il Garante prima del trattamento di dati personali che figureranno in un nuovo archivio di prossima creazione se: a) una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati di cui all'articolo 23 indica che il trattamento presenterebbe un rischio elevato in assenza di misure adottate dal titolare del trattamento per attenuare il rischio; oppure b) il tipo di trattamento presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati anche in ragione dell'utilizzo di tecnologie, procedure o meccanismi nuovi ovvero di dati genetici o biometrici» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei contenuti del contratto di servizio stipulato tra il comune di Roma e Huawei e se risulti quali precauzioni siano state prese al fine di evitare la possibilità che i dati acquisiti vengano trasferiti anche al di fuori del territorio nazionale;

   se per quanto risulta al Governo il Garante per la protezione dei dati personali abbia espresso il proprio avviso ai sensi delle disposizioni sopra citate;

   quanti siano gli impianti di videosorveglianza che sfruttano sistemi di intelligenza artificiale installati in luoghi pubblici o aperti al pubblico e i cui dati siano accessibili alle autorità pubbliche e se esista una mappatura da parte del Ministero riguardo alle modalità della loro conservazione e trattamento a tutela dei diritti dei cittadini.
(2-00352) «Magi, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI, MUGNAI, D'ETTORE e VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 è stato disposto il sequestro e la chiusura del viadotto Puleto sulla E45, nei pressi di 9 Valsavignone, in provincia di Arezzo, al confine fra Toscana e Romagna, in quanto, secondo una commissione di tecnici incaricata dal pubblico ministero, il viadotto sarebbe a forte rischio di collasso;

   nelle settimane successive il viadotto è stato parzialmente riaperto, ma solamente al traffico leggero;

   da tre mesi estremamente critiche sono le ripercussioni su tutta la viabilità della zona. Parte del traffico viene dirottato sulle strade provinciali della Toscana già in condizioni estremamente critiche;

   ai forti problemi alla viabilità si sommano quelli alle imprese e all'economia del territorio duramente colpiti dalla chiusura parziale del viadotto Puleto;

   nelle settimane scorse vi era stata la richiesta da parte dei presidenti delle regioni Toscana e Umbria alla Presidenza del Consiglio dell'apertura della procedura di stato di emergenza per via della chiusura del ponte e dei danni conseguenti al tessuto sociale ed economico dei territori interessati;

   la Presidenza del Consiglio però, non ha riconosciuto lo stato d'emergenza. Per il Governo i problemi causati dalla chiusura del Puleto sono risolvibili «per via ordinaria» e quindi le misure di sostegno alle attività economiche non sono ricomprese nelle categorie di intervento previste dalle norme di riferimento;

   è sorprendente peraltro che in risposta all'interrogazione in commissione D'Ettore e altri (n. 5-01696), il 21 marzo 2019 il Governo ammetteva che erano stati già individuati i comuni che «hanno subìto impatti sociali ed economici (...) in quanto caratterizzati da una forte connotazione turistica e da un sistema di attività economiche, produttive e di mobilità scolastica, che si basano prevalentemente sull'efficienza della E45»;

   peraltro, come riportano anche fonti di stampa, il presidente della Toscana sottolinea come sia incredibile «che una delle motivazioni che la Presidenza del Consiglio adduce sia quella relativa ad una scarsa manutenzione che suona come un'accusa diretta nei confronti di un ente operativo, l'Anas, che fa capo al ministero e che chiama dunque in causa il ministero stesso, che ha il compito e dovere stesso della vigilanza sulla strada»;

   peraltro, sul sequestro del viadotto sono state presentate, tra le altre, due interrogazioni dai deputati Bignami e Vietina ancora senza risposta, mentre riguardo alla citata interrogazione n. 5-01696 D'Ettore e altri, nella risposta del Governo nulla è stato detto con riguardo alla richiesta di monitoraggio degli altri viadotti presenti sulla E45 –:

   se non si intenda comunque individuare quanto prima opportune iniziative di sostegno alle imprese e ai tanti operatori economici danneggiati dalla improvvisa chiusura di un tratto strategico della E45;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, rispetto alla scarsa manutenzione segnalata dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, come riportato in premessa;

   quali siano i motivi per cui il Governo non abbia ritenuto di procedere alla deliberazione dello stato d'emergenza.
(4-02693)


   MICELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del lungo iter giudiziario che ha riguardato il barbaro assassinio dei giornalisti Maria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia il 20 marzo 1994, rimasto in tutti questi anni senza alcuna giustizia dopo una lunga serie di depistaggi, piste false e addirittura la condanna di un innocente, nelle prossime settimane il giudice per le indagini preliminari (gip) di Roma dovrà decidere se archiviare definitivamente le indagini o farle proseguire;

   tra le piste che indicano che il caso può essere tutt'altro che archiviato c'è la richiesta, proprio da parte del giudice per le indagini preliminari ai pubblici ministeri di Roma la scorsa estate, di verificare l'identità di una fonte del Sisde che, nel periodo 1994-1997, aveva fornito una gran mole di informazioni sul delitto, dimostrando grande affidabilità, anche perché, anche in base a fonti di stampa, era considerata una fonte «strutturata» già da prima dell'agguato di Mogadiscio del 20 marzo 1994;

   la richiesta del gip, che seguiva un'analoga richiesta del 1997, è stata respinta nuovamente dal servizio segreto interno Aisi (ex Sisde), con la motivazione, ad avviso dell'interrogante imbarazzante, che oggi la fonte non sarebbe più reperibile e quindi sussisterebbe «l'impossibilità di richiedere allo stesso il consenso (negato in precedenti circostanze simili a quella in parola) a essere sentito quale teste nell'ambito del procedimento in parola»;

   di fronte alla possibilità di arrivare alla verità sul mistero Alpi, come chiesto ancora recentemente in occasione dei 25 anni dall'assassinio dalle più elevate cariche istituzionali, la tutela delle generalità di una fonte del servizio segreto interno di un quarto di secolo fa rimane incomprensibile;

   la delega per i servizi segreti è in capo al Presidente del Consiglio dei ministri –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri, anche in qualità di autorità delegata ai servizi di sicurezza, e dando seguito agli appelli alla verità sul «caso Alpi», non ritenga doveroso avviare ogni iniziativa di competenza, in particolare alla luce di quanto segnalato in premessa, affinché sia data piena collaborazione all'autorità giudiziaria.
(4-02695)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MURONI e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le comunità locali e 32 amministrazioni comunali della Valle Bormida, territorio già gravemente offeso sotto il profilo ambientale per la nota vicenda dell'Acna di Cengio, si sono opposte dall'inizio alla localizzazione dell'impianto di discarica per il conferimento di rifiuti non pericolosi nel comune di Sezzadio (Alessandria) proposto dalla Riccoboni nell'area che la regione Piemonte, tramite il piano territoriale delle acque, ha inserito tra le aree di ricarica della falda;

   a valle del progettato impianto esiste nel comune di Predosa un campo di pozzi, gestito dalla società pubblica Amag che potenzialmente sarebbe in grado di soddisfare la domanda di acqua potabile, di elevata qualità, per circa 250.000 abitanti della provincia di Alessandria;

   in data 10 ottobre 2018 il Ministro interrogato rispondeva ad una interrogazione a risposta immediata in Assemblea degli interroganti affermando, tra l'altro, che: a) la deliberazione di giunta del febbraio del 2018, relativa alle aree di ricarica degli acquiferi profondi, per le discariche di rifiuti non pericolosi, prevede la realizzazione o l'ampliamento di nuovi impianti, purché sia garantita maggiore protezione del terreno e delle acque sotterranee rispetto a quanto già previsto dalla normativa vigente; b) erano state individuate specifiche misure cautelari relative, in particolare, alla distanza del fondo scavo dalla falda, l'impermeabilizzazione del fondo e il livello del percolato, nonché l'esecuzione di un sistema di misure di protezione immediata della falda per impedire o comunque minimizzare la fuoriuscita di sostanze indesiderate; c) l'eventuale realizzazione di discariche all'interno della perimetrazione delle aree di ricarica dovrà pertanto necessariamente conformarsi alle misure richiamate nell'ambito delle procedure autorizzative;

   per quanto concerne il potenziale rischio di contaminazione delle acque sotterranee, l'Arpa Piemonte ha proceduto ad una ricostruzione dell'andamento degli acquiferi;

   nella risposta alla citata interrogazione il Ministro interrogato affermava che avrebbe incontrato i comuni interessati e che avrebbe inviato gli ispettori dell'Ispra, proprio perché si tratta di falde acquifere, per applicare l'articolo 191 del Trattato europeo sul principio di precauzione –:

   quali iniziative concrete siano state messe in atto dal Ministro interrogato per rispondere alle sollecitazioni dei sindaci dei comuni, che il Ministro medesimo ha incontrato il 21 novembre 2018 ad Acqui Terme, e per quali motivi non siano stati inviati gli ispettori dell'Ispra, iniziativa annunciata nella risposta alla interrogazione soprarichiamata del 10 ottobre 2018.
(5-01886)


   ILARIA FONTANA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il lago di Bolsena è il più grande lago vulcanico d'Europa, oltre che sito di interesse comunitario ed è classificato come area sensibile e vulnerabile a causa del lento ricambio delle sue acque;

   il lago si trova nella regione Lazio e i comuni che lo circondano costituiscono un agglomerato urbano che genera un carico pari a circa 35.000 abitanti equivalenti (di seguito a.e.) che si servono del lago per fognature e servizi idrici;

   tale agglomerato è interamente servito da rete fognaria che convoglia i reflui al depuratore gestito dalla società Co.Ba.L.B. s.p.a. che effettua il trattamento secondario e la disinfezione finale dei reflui, scaricando poi nel fiume Marta emissario del lago di Bolsena;

   i problemi di inquinamento discendenti da una supposta inadeguatezza del sistema fognario depurativo nei comuni citati sono stati oggetto del caso EU Pilot 6800/14/ENVI avviato dalla Commissione europea;

   la regione Lazio ha finanziato nel 2015 un intervento, di importo pari a circa 2 milioni di euro, per la sostituzione di alcune parti vetuste;

   i lavori per l'ammodernamento dell'impianto di depurazione e del relativo collettore dovevano terminare entro aprile 2018, ma non risultano ad oggi ancora completati;

   dal rapporto dell'Arpa Lazio NRG 984 del 7 maggio 2018, eseguito sul fiume Marta emergono valori di E.Coli prossimi a 120 mila unità formanti colonia e streptococchi fecali a circa 2 mila u.f.c.;

   il rapporto di Arpa Lazio NRG 987 del 7 maggio 2018 relativo al torrente Biedano ha riscontrato valori di E.Coli pari a 20.000 u.f.c.;

   il rapporto di Arpa Lazio NRG 990 del 7 maggio 2018 relativo alle acque dell'Urcionio ha riscontrato valori di E.Coli a 23.000 u.f.c. e streptococchi fecali 4.000 u.f.c.;

   il rapporto di prova di Arpa Lazio NRG 1097 di aprile 2018 ha evidenziato criticità relative a mercurio e PBDE, confermate dal rapporto di prova di Arpa Lazio NRG 1322, nel giugno 2018, ma con valori inferiori;

   le analisi svolte da Arpa Lazio dimostrano che la balneabilità del lago e del fiume può essere messa a rischio dagli sversamenti di acque reflue e che occorre pertanto adottare urgenti provvedimenti –:

   di quali elementi disponga circa il cronoprogramma dei lavori e le azioni messe in atto finora per salvaguardare la biodiversità e la qualità delle acque del lago di Bolsena e del fiume Marta.
(5-01887)


   LABRIOLA, CORTELAZZO, CASINO, GAGLIARDI, GIACOMETTO, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'area di Taranto vive da troppi anni di una crisi ambientale e sanitaria gravissima, conseguenza di una concentrazione di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale, e soprattutto della presenza su territorio dello stabilimento siderurgico più grande d'Europa;

   nei giorni scorsi è stato denunciato un aumento della diossina a Taranto del 916 per cento passando da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018;

   nei medesimi giorni, Peacelink ha inoltre segnalato, in particolare, un aumento di benzene, idrogeno e Ipa totali (idrocarburi policiclici aromatici);

   dopo le suddette denunce, nel verbale d'incontro che si è svolto con Arpa Puglia nel dipartimento qualità urbana della regione Puglia, la medesima Arpa si è impegnata «ad inviare quanto prima i dati mensili, compresi i due mesi mancanti 2018 (novembre e dicembre 2018) e i successivi 2019», ed è emersa inoltre la necessità di acquisire informazioni in ordine ai deposimetri utilizzati per gli autocontrolli dal gestore;

   a seguito di quanto suesposto, il Ministro interrogato, ha chiesto al direttore generale dell'Ispra, Alessandro Bratti, di compiere verifiche e accertamenti sui valori di diossina a Taranto. Stando a quanto risulta dalle cronache, il direttore generale ha incaricato l'ufficio del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente di controllare i rilevamenti dell'Arpa per dissipare i dubbi –:

   quali siano i risultati dell'Ispra circa gli accertamenti sui valori di diossina a Taranto chiesti dal Ministro interrogato e se siano già disponibili i dati mensili mancanti compresi quelli dei due mesi di novembre e dicembre 2018 e i successivi del 2019 nonché le informazioni in ordine ai deposimetri utilizzati per gli autocontrolli dal gestore.
(5-01888)


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno degli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti è stato oggetto di una relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti approvata nella XVII legislatura, che ha messo in luce criticità e debolezze del sistema, individuando nel contempo una serie di ipotesi di intervento volte a migliorare la sicurezza e il controllo preventivo su tutto il territorio nazionale;

   a seguito del ripetersi di tali episodi il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel mese di luglio 2018, come si può evincere da numerose dichiarazioni pubbliche, ha comunicato che a seguito di sua richiesta al Ministro dell'interno è stata emanata una circolare a tutte le prefetture affinché i siti di stoccaggio e trattamento rifiuti siano inseriti nei piani coordinati di controllo del territorio, coordinati dal prefetto e gestiti dalle forze di polizia;

   tale misura, negli intenti annunciati dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, consentirà maggiori e costanti controlli degli impianti stessi;

   in data 25 marzo 2019 nel territorio del comune di Mariano Comense in provincia di Como si è verificato un incendio che ha riguardato una discarica, già oggetto di un simile episodio risalente al febbraio 2018, che ha coinvolto l'intera area adibita alla gestione dei rifiuti, nonché alcune parti esterne al sito e ricadenti nel bosco limitrofo, generando preoccupazione nella popolazione residente;

   proprio la regione Lombardia è stata interessata negli ultimi anni da un numero rilevante di incendi (circa 60 episodi nel periodo intercorrente gli anni 2015-2018) che hanno interessato impianti di stoccaggio, recupero e smaltimento rifiuti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, abbia assunto o intenda assumere il Ministro interrogato anche in raccordo con le altre autorità competenti, al fine di realizzate misure concrete di controllo della discarica ubicata nel comune di Mariano Comense, interessata dall'incendio del 25 marzo 2019.
(5-01889)


   BUTTI, FOTI e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 marzo 2019 la discarica comunale di Mariano Comense, sita in via del Radizzone, prendeva fuoco sprigionando fiamme e alte colonne di fumo ben visibili da diversi punti della Brianza a parecchi chilometri di distanza;

   l'incendio è stato domato anche grazie all'intervento dei mezzi del comando dei Vigili del fuoco di Milano che hanno affiancato quelli provenienti dal comando di Como;

   dubbi sorgono circa le cause dell'incendio, ma certamente l'aria è stata irrespirabile a lungo non solo nelle vicinanze della discarica;

   i sindaci di diversi comuni brianzoli hanno invitato i cittadini a tenere chiuse le finestre e a non sostare all'aria aperta;

   la struttura non è nuova a episodi di questa natura, il più recente si è registrato nel febbraio dello scorso anno quando per ben due volte i rifiuti stoccati all'interno dell'area hanno preso fuoco;

   in data 7 aprile 2019 si è nuovamente sprigionato un incendio tra i rifiuti della struttura;

   coincidenze, circostanze fortuite, tutto può essere, però ora – giustamente – gli abitanti delle zone circostanti, densamente popolate, pretendono chiarezza sugli episodi del passato e del presente per capire cosa ne sarà della discarica nell'immediato futuro. Soprattutto pretendono di approfondire eventuali responsabilità –:

   di quali elementi disponga in merito alla natura e alla matrice degli episodi citati in premessa, che sembrano ripetersi non casualmente, e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per tutelare la salute dei cittadini e degli operatori.
(5-01890)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORGONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco nazionale dei Monti Sibillini, istituito con decreto del Presidente della Repubblica il 6 agosto 1993, ha come finalità prioritaria la conservazione, la valorizzazione del patrimonio naturale e la piena integrazione tra uomo e ambiente naturale attraverso la salvaguardia dei valori tradizionali delle comunità locali e delle attività agro silvi pastorali come disposto dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394;

   il parco si estende per 70.000 ettari a cavallo tra Marche e Umbria e comprende 16 comuni dove risiedono circa 15.000 abitanti che, a seguito degli eventi sismici nel centro Italia del 2016 e del 2017, vivono una situazione di grave disagio economico-sociale. Infatti, il parco dei Monti Sibillini è integralmente ricompreso all'interno del cratere individuato ai sensi del decreto-legge n. 189 del 2016;

   il mandato dell'ultimo presidente dell'ente parco si è concluso il 24 agosto 2018 e da allora, nonostante le diverse sollecitazioni intervenute da parte degli amministratori locali, delle regioni e delle associazioni ambientaliste, il Ministro dell'ambiente non ha provveduto a rinnovare tale nomina, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, legge quadro sulle aree protette;

   il capo di Gabinetto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel corso di un incontro con i vertici dell'Ente parco e i sindaci del territorio tenutosi il 29 dicembre 2018, affermava che la nomina del presidente sarebbe avvenuta entro gennaio 2019, ma ad oggi ancora non risulta avvenuta;

   l'Ente parco dei Monti Sibillini, pur tenuto contro dell'impegno profuso dall'attuale reggente sindaco di Pievetorina, non è nelle condizioni di svolgere in pienezza di funzioni e di poteri i propri compiti. Oggi più che mai è necessario che il parco, oltre al perseguimento degli obiettivi di tutela ambientale, promuova anche la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni locali nonché delle attività agro-silvio-pastorali e tradizionali, anche in considerazione degli eventi sismici che hanno prodotto una vera e propria devastazione al tessuto economico sociale oltre che a quello edilizio;

   risulta centrale, in tal senso, l'individuazione di una figura di presidente espressione del territorio, che si senta coinvolto umanamente oltre che professionalmente dalle problematiche di una realtà che riconosce nel parco un argine in grado di fronteggiare un declino già in atto e reso drammatico dal sisma, nonché un riferimento fondamentale per la realizzazione di interventi di sviluppo sostenibile capaci di garantire un futuro a tali comunità;

   la situazione di stallo relativa al parco dei Monti Sibillini, purtroppo, non è isolata come dimostra la lettera dell'11 marzo 2019 undici associazioni ambientaliste hanno inviato al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per intervenire con urgenza per risolvere le nomine in sospeso. Nella lettera si fa riferimento a «Una situazione drammatica che ci preoccupa profondamente per la natura protetta italiana.». La lettera prende spunto dalla scadenza del mandato del presidente del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, ma tocca tutte le aree italiane che, per motivi inspiegabili, si trovano senza organi direttivi;

   sono commissariati i parchi dell'Appennino Lucano e della Sila, sono privi di presidente, oltre al parco dei Monti Sibillini, i parchi nazionali delle Dolomiti Bellunesi, delle Cinque Terre, delle Foreste Casentinesi, della Maiella, del Gargano, dell'Alta Murgia, del Circeo, dell'Aspromonte e dell'Asinara;

   è urgente risolvere lo stallo di governance delle aree protette italiane –:

   quali siano i motivi che hanno impedito di procedere alla nomina del presidente del parco nazionale dei Monti Sibillini e se intenda adottare le iniziative di competenza per procedere alla nomina in questione con la massima urgenza;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per superare la paralisi gestionale e le numerose criticità della maggior parte dei parchi nazionali privi dei presidenti.
(5-01880)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ORLANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di parchi nazionali esistenti in Italia costituisce un patrimonio inestimabile da valorizzare, promuovere e supportare nel modo più efficente ed efficace possibile;

   ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 394 del 1991 la nomina dei presidenti dei parchi è rimessa al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare previa intesa con le regioni sul territorio delle quali il parco insista;

   ai presidenti dei parchi sono demandate, oltre alla rappresentanza legale dell'ente parco, le funzioni di coordinamento delle attività del parco e l'adozione di provvedimenti urgenti ed indifferibili;

   alla data odierna risultano essere privi di presidente i parchi nazionali delle Dolomiti Bellunesi, delle Foreste Casentinesi, della Maiella, dei Monti Sibillini, del Gargano, dell'Alta Murgia, del Circeo, dell'Aspromonte e dell'Asinara;

   i parchi nazionali costituiscono un laboratorio per la verifica pratica delle buone pratiche di coabitazione sostenibili e fra uomo e natura, nonché strumento preziosissimo per affrontare la questione delle aree interne;

   i parchi nazionali sono zone di rilevante insediamento economico e, elemento ancor più notevole, sono zone di insediamento economico femminile e giovanile –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che vi sia un vuoto di governance del sistema dei parchi che richiede iniziative immediate con la creazione di un canale comunicativo credibile e diretto con gli enti territoriali, il cui coinvolgimento nel procedimento di nomina dei presidenti dei parchi è non solo auspicabile bensì imposto dalla legge;

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative di competenza per garantire e tutelare il lavoro encomiabile svolto dai parchi nazionali;

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover pianificare un'azione di concertazione a livello nazionale con le associazioni ambientaliste e gli enti territoriali volta a risolvere nel più breve tempo possibile la questione della mancata nomina dei presidenti di 10 enti parco su un totale di 24 presenti in Italia.
(4-02686)


   LUCCHINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, come appreso sulle cronache locali e nazionali, diversi branchi di lupi si stanno pericolosamente avvicinando ai piccoli centri montani abitati dell'Oltrepò Pavese; attaccano le greggi, i bovini e animali domestici;

   a farne le spese è stato il cane Bric, a Scaparina, a 1.100 metri di altitudine, nei pressi di Brallo di Pregola;

   i proprietari del cane hanno trovato i resti dilaniati nel cortile di casa, che si trova esattamente sulla linea di confine tra Lombardia ed Emilia-Romagna. Dalle lesioni alla giugulare è inconfondibile il modusoperandi dei lupi che ultimamente proliferano in maniera incontrollata nella zona, mettendo a serio rischio non solo gli animali domestici ma anche l'uomo stesso;

   i proprietari del cane enormemente dispiaciuti per la perdita dell'animale, considerato a tutti gli effetti un membro della famiglia, chiedono a gran voce l'intervento delle istituzioni e un indennizzo assicurativo relativo alla perdita del cane rinvenuto nella zona di cortile sul territorio dell'Emilia-Romagna;

   è operativa la procedura di riconoscimento dei danni occorsi a cose ed animali (domestici, d'allevamento e da reddito in genere) provocati da orsi e grandi carnivori, come il lupo, sul territorio di competenza della Regione Lombardia;

   il nuovo «Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia» del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in corso di approvazione (che sostituisce quello del 2002), prevede una serie di misure a difesa del lupo e a «minimizzare il suo impatto sulle attività dell'uomo»;

   tale piano riconosce che la presenza del lupo rende inevitabile «un certo grado di danni al bestiame» e, per questo motivo, intende prevedere maggiori risorse per i risarcimenti agli allevatori, allo scopo di incentivare misure di prevenzione degli attacchi come i cani «anti-lupo» e i recinti elettrici –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso esaminare il caso di cui in premessa e assumere tutte le opportune iniziative di competenza per garantire misure di indennizzo omogenee su tutto il territorio nazionale in ordine agli attacchi e ai danni provocati dal lupo ad animali domestici o di allevamento e alle persone, così evitando casi come quello sopra esposto ove le difformità normative tra le due regioni rendono ancora più evidente il problema.
(4-02689)


   BILOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania già cronicamente afflitta da carenze strutturali e impiantistiche in merito alla gestione dei rifiuti, è in procinto di affrontare una nuova emergenza, alla luce dello «stop», per manutenzione, a settembre 2019, dell'unico termovalorizzatore regionale, quello sito nel comune di Acerra;

   la legge regionale di riordino del ciclo rifiuti del 2015 è lontana dal produrre i suoi effetti visto che gli ambiti territoriali omogenei (Ato) che dovrebbero pianificare, organizzare e mettere in pratica il servizio di raccolta e smaltimento, sono tutt'altro che operativi;

   a riprova di quanto detto sono sia le determinazioni della giunta regionale sulla realizzazione di nuovi impianti di compostaggio, nelle more della costituzione degli Ato, sia le sporadiche determinazioni di sindaci che programmano iniziative senza alcun coordinamento disposto con la pianificazione regionale;

   a questo proposito, i comuni di Pontecagnano e Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, hanno sottoscritto un protocollo di intesa per la realizzazione di un ecodistretto, costituito da aree di stoccaggio rifiuti e impiantistica di compostaggio senza alcuna considerazione tecnica ed economica che contestualizzasse le opere nell'ambito provinciale di competenza –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, d'intesa con la regione Campania, anche valutando l'istituzione di una cabina di regia per affrontare le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti, come accaduto per la regione Lazio, al fine di affrontare l'ennesima ed imminente emergenza ambientale e dei rifiuti, in particolare alla luce del fatto che le proposte progettuali di impiantistica di singoli comuni del tutto avulse da una pianificazione regionale non possono rappresentare una soluzione del problema.
(4-02692)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MADIA e ORFINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 luglio 2014, n. 110, ha introdotto modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professionisti dei beni culturali, e ha previsto l'istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti, in possesso di particolari requisiti, da individuare con un decreto, che doveva essere adottato, previo parere parlamentare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni e sentite le associazioni professionali e le organizzazioni sindacali e imprenditoriali più rappresentative;

   il suddetto decreto non risulta ancora pubblicato;

   il 30 novembre 2017, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata nella VII Commissione della Camera n. 5-12828, il rappresentante dell'allora Governo faceva presente che la procedura non si era affatto arenata, ma evidenziava la necessità di un'approfondita interlocuzione anche con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la problematica concernente il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, attesa la previsione, contenuta nello stesso, che l'iscrizione negli elenchi possa essere conseguita anche da professionisti stranieri;

   il rappresentante dell'allora Governo, ha inoltre riferito, che «la creazione degli elenchi, ha rappresentato una situazione senza precedenti nell'ordinamento, per due motivi: da un lato, perché non limita l'esercizio delle professioni di archeologo, archivista, bibliotecario, demoetnoantropologo, antropologo fisico, esperto di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storico dell'arte, che possono essere esercitate anche da coloro che non sono iscritti negli elenchi, sempre che costoro documentino il possesso di quei titoli, indicati nel decreto, che integrano e costituiscono l'adeguata formazione ed esperienza professionale stabilita dall'articolo 9-bis del Codice di settore. Contrariamente, ad esempio, a quanto avviene per i restauratori, per i quali, l'iscrizione all'elenco è requisito indispensabile per l'esercizio della professione e per l'esecuzione in via esclusiva di interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici; dall'altro, perché il quadro generale di riferimento comprende professioni non regolamentate, professioni regolamentate e professioni ordinistiche con diverse conseguenze giuridiche a seconda della relativa normativa individuata per ciascuna di esse.»;

   l’iter ha previsto, inoltre, una interlocuzione con il dipartimento delle politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ed in particolare con il coordinatore nazionale per il riconoscimento delle qualifiche professionali, al fine di valutare la compatibilità del regolamento con quanto previsto dalla direttiva 2013/55/UE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, recepita in Italia con decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15;

   la procedura risulta arrestata a causa della fine naturale della legislatura –:

   in considerazione della complessità della materia e dello stato avanzato della procedura, se il Governo non intenda assumere le iniziative di competenza per procedere in tempi rapidi all'adozione e alla pubblicazione del suddetto decreto, atteso dai professionisti del settore.
(5-01885)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il Governo pro tempore ha avviato nel maggio 2017 un programma pluriennale di acquisizione di aeromobili a pilotaggio remoto della categoria Male (Medium Altitude Long Endurance) e di potenziamento delle capacità di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance della Difesa, il cui costo complessivo è stato stimato in circa 766 milioni di euro, con il seguente andamento temporale di massima: 9,8 milioni di euro per il 2017, 72 milioni di euro per il 2018, 79 milioni di euro per il 2019, 83,8 milioni di euro per il 2020, 123,4 milioni di euro per il 2021, 161 milioni di euro per il 2022, 57 milioni di euro per il 2023 e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032;

   la produzione dei suddetti aeromobili avrebbe dovuto svolgersi presso gli stabilimenti della «Piaggio Aerospace» di Villanova di Albenga e di Genova;

   in un primo momento il Governo aveva concluso un accordo con la «Piaggio Aerospace» per la consegna di venti esemplari di velivoli del tipo P.2HH a fronte di un corrispettivo di 766 milioni di euro. Successivamente, come riferito dallo stesso Governo in Parlamento, si è preferito puntare all'acquisto di soli otto esemplari di velivoli del tipo P1HH per un valore di 250 milioni di euro, destinati ad applicazioni sempre più duali, anche al fine di rafforzare l’expertise italiano verso il drone europeo EuroMale. Lo stesso Governo ha precisato che la scelta di puntare sul modello P.1HH e di abbandonare il più avanzato modello P.2HH di nuova generazione sarebbe sostanzialmente legata a tre obiettivi: 1) preservare i circa 1.200 posti di lavori dell'azienda di Villanova d'Albenga; 2) rafforzare le competenze italiane in vista del programma del drone europeo EuroMale; 3) avere a disposizione droni da impiegare per una molteplicità di applicazioni che comprendono anche la sorveglianza dei flussi migratori e il monitoraggio ambientali;

   dopo alcuni mesi di sostanziale stallo della vicenda e stante la particolare congiuntura industriale che interessava la «Piaggio Aerospace», è voluto intervenire il Ministro della difesa Elisabetta Trenta dicendosi disposta a voler cambiare il destino dell'azienda «supportando», come dalla stessa affermato «la creazione delle condizioni idonee ad una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell'azienda.» Nella fattispecie, prosegue il Ministro, «mi adopererò perché ciò avvenga anche con l'attuazione di un programma di rinnovamento della flotta di velivoli P180 già disponibile presso le Forze Armate, intervento, peraltro risultato di grande rilevanza già in sede di riunione con le rappresentanze sindacali presso il MiSE del 26 febbraio scorso»;

   a gettare però nello sconforto i lavoratori interessati, sono state le successive parole dello stesso Ministro che ha specificato testualmente che, quanto al drone militare P1HH, «sono in corso approfondimenti per ricercare ulteriori sinergie che permettano il proseguimento del programma nel più ampio interesse nazionale», anche se «sono venute meno alcune fondamentali condizioni abilitanti», parole interpretate dagli interessati come una sostanziale frenata ai finanziamenti per la certificazione del drone;

   dopo le dichiarazioni del Ministro della difesa, nel corso di un incontro svoltosi all'Unione Industriali di Savona, il commissario Vincenzo Nicastro ha annunciato l'avvio a decorrere dal 1° maggio 2019 della procedura di cassa integrazione per la gran parte dei 1.027 lavoratori, un provvedimento che di fatto certifica l'interruzione della produzione in relazione alla situazione di stand by dell'azienda aeronautica –:

   se il Governo intenda portare a compimento l'acquisto, già preventivato, dei droni P.1HH e confermare il contributo allo sviluppo dei droni P.2HH e se, al contempo, sia confermata la commessa pubblica per rinnovare la flotta governativa dei P180;

   quali siano le iniziative che il Governo intende porre in essere al fine di salvaguardare i lavoratori della Piaggio Aero Industries Spa e quali siano in concreto le azioni che si impegna a portare avanti in favore della produzione e manutenzione del reparto motori della stessa azienda.
(2-00348) «Pastorino, Fassina, Fornaro».

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al tempo della Guerra fredda la Puglia fu scelta, per la sua posizione geografica, come territorio utile all'installazione dei missili intercontinentali denominati Jupiter. Questi missili a gettata intermedia, con testate nucleari all'idrogeno, erano in grado di colpire i Paesi satelliti dell'Unione sovietica come Albania, Romania, Bulgaria, e alcune parti occidentali della stessa Urss;

   il quartier generale fu installato nel bosco Difesa Grande, a Gravina in Puglia. I missili arrivarono nel 1960 e, oltre che a Gravina, furono schierati a Spinazzola, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Altamura (due postazioni), Irsina, Matera, Laterza, Mottola;

   la base sita nel bosco Difesa Grande di Gravina ospitava un numero non noto di bombe nucleari all'idrogeno;

   nel periodo successivo, con l'arrivo del Presidente Kennedy e la nuova politica di distensione nei confronti dei sovietici e del loro presidente Krusciov, gli Stati Uniti ritirano i trenta missili Jupiter dalla Puglia: tutti furono smantellati fra l'aprile e il giugno del 1963;

   nel 1963 furono espropriati con un decreto prefettizio, all'interno del bosco comunale di Gravina, circa trenta ettari agricoli per esigenze militari del Rimando 3a regione area. Nel 1972, con un successivo decreto prefettizio, il terreno fu ridotto a circa 17.68.60 ettari (contrada «Statura del Lepore»);

   nel 1985 il consiglio comunale di Gravina chiese la dismissione dell'area dal demanio e l'acquisizione del terreno della ex base missilistica collocato all'interno del bosco già di proprietà comunale. Il lungo iter si concluse solo nel 2010 con un contratto di compravendita tra l'Agenzia del demanio e il comune di Gravina –:

   se il sito in agro del comune di Gravina in Puglia, contrada «Statura del Lepore», al momento della vendita al comune fosse contaminato da eventuali scorie radioattive o da altre sostanze patogene e, quindi, se fosse liberamente accessibile al pubblico senza nessun pericolo per la salute delle persone e la salubrità dell'ambiente e se, infine, tale situazione possa essere certificata dall'Amministrazione della difesa.
(4-02690)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


   GIACOMONI, GELMINI, OCCHIUTO, BRUNETTA, ZANETTIN, BARATTO, CAON, MARIN, CORTELAZZO, MILANATO, BOND, BIGNAMI, BENIGNI, CATTANEO, ANGELUCCI, D'ETTORE e MULÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 24 maggio 2018 il Presidente del Consiglio dei ministri incontrò le associazioni dei piccoli azionisti e obbligazionisti delle banche andate in risoluzione e la prima cosa che promise, all'atto del suo insediamento, fu quella di intervenire in loro sostegno;

   dopo 11 mesi da quella data, i risparmiatori truffati non hanno ancora ricevuto neanche un euro di indennizzo, ma in compenso sono stati convocati dal Governo per l'ennesimo confronto;

   quanto precede appare ad avviso degli interroganti di eccezionale gravità, considerato l'annoso dibattito sulla tragedia di centinaia di migliaia di risparmiatori truffati durato anni;

   la legge di bilancio per il 2019 ha disciplinato un Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) con una dotazione finanziaria di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019-2021. Con riferimento a tale disciplina, Forza Italia aveva subito avvertito il Governo del rischio di una procedura di infrazione dell'Unione europea, suggerendo che la misura fosse oggetto di preventiva autorizzazione della Commissione europea;

   il Governo ha sempre smentito qualsiasi problema e soprattutto l'esistenza di un carteggio con gli uffici dell'Unione europea rispetto al quale Forza Italia presentò richiesta formale di accesso agli atti e a cui si rispose con un secco diniego;

   seguirono imbarazzanti rinvii sulla data di pubblicazione dei decreti attuativi del fondo che, ad oggi, non risultano pubblicati perché la norma di riferimento è ad avviso degli interroganti sbagliata, poiché pone sullo stesso piano, in deroga ai principi del codice civile, risparmiatori truffati e potenziali speculatori per i quali si pretende a parere degli interroganti in modo del tutto irragionevole che l'indennizzo sia erogato automaticamente senza il controllo di un'autorità terza;

   ad avviso degli interroganti, il fatto che la maggioranza si ostini pervicacemente su questa linea, anche esponendo i dirigenti ministeriali che firmano i decreti al rischio di ricorsi per danno erariale da parte della Corte dei conti, oltre che a quello della procedura di infrazione dell'Unione europea, mettendo a repentaglio anche gli indennizzi di tutti quei risparmiatori che senza dubbio sono stati truffati, suscita il grave sospetto che, come ha dichiarato il Ministro interrogato, ci siano interessi più grandi di cui neanche lui si rende conto e tutti dovrebbero chiedersi quali siano questi interessi –:

   in quale data precisa saranno emanati i decreti attuativi per indennizzare i risparmiatori truffati, chiarendo quante di queste persone si conta di indennizzare nel 2019, nel 2020 e nel 2021 e quali provvedimenti saranno assunti per evitare che i soldi dei contribuenti vengano utilizzati ad avviso degli interroganti indebitamente per rimborsare, tra gli altri, anche gli speculatori che hanno fatto una scelta di investimento sbagliata.
(3-00682)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   al Consorzio Cepav Due, quale general contractor, è stata affidata la realizzazione della tratta ad alta velocità Brescia-Verona; il Consorzio ha firmato, nel corso dell'estate 2018, con Rete ferroviaria italiana, partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato Italiane, l'avvio dei lavori per il primo lotto;

   attualmente i cantieri di tale opera restano bloccati per via della ormai nota analisi costi-benefìci con grande dispendio di denaro per le società coinvolte, direttamente o indirettamente interessate, nonché con grave danno all'occupazione;

   risultava da fonti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che durante il mese di febbraio 2019 sarebbe stata resa nota l'analisi costi-benefìci relativa alla linea ferroviaria Av/Ao della Brescia-Verona-Padova;

   successivamente, lo stesso Ministero ha confermato che le risultanze dell'analisi costi-benefìci sarebbero giunte entro il mese di marzo 2019;

   nel frattempo sono emerse notizie contrastanti sul contenuto dell'analisi che, almeno in versione ridotta e informale, pare sia già stata sottoposta al Ministro: secondo alcune ricostruzioni vi sarebbe una bocciatura dell'opera, secondo altre invece non vi sarebbero problemi;

   attualmente l'analisi di cui sopra non risulta pubblicata sul sito istituzionale, ma come dichiarato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, il 7 aprile 2019 nel corso della rassegna VinItaly: «Tra le grandi opere c'è la linea dell'Alta Velocità tra Brescia, Verona, Vicenza e Padova: vi dico che finalmente si parte [...]. Se chi fa impresa dovesse fare analisi costi-benefìci prima di ogni altra cosa, probabilmente non sarebbero stati inventati il Brunello e il Prosecco»;

   su tale opera, come sulle altre al momento bloccate, si registra il peso che grava sulle disponibilità economiche e finanziarie delle imprese coinvolte, nonché l'impatto negativo sui lavoratori interessati che rischiano di vedersi allungare i tempi di inattività e il pericolo di licenziamento –:

   quando il Governo intenda pubblicare l'analisi costi-benefìci relativa alla suddetta infrastruttura;

   quale sia l'orientamento del Governo in merito ai lavori per la realizzazione delle tratte Av/Ac Brescia-Verona e Verona-Padova.
(2-00347) «Zanella, Gelmini, Mulè, Sozzani, Cortelazzo».

Interrogazione a risposta scritta:


   FIDANZA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 10 agosto 2007, n. 162 è stata costituita l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf); il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, istituisce dal 1° gennaio 2019, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) e ha soppresso Ansf;

   negli ultimi anni l'Ansf ha contribuito ad elevare il livello di sicurezza delle ferrovie italiane; il legislatore ha attribuito all'Agenzia anche le competenze sulle 12 reti regionali interconnesse e sulle imprese ferroviarie circolanti, successivamente al tragico incidente ferroviario tra Andria e Corato; sulle reti regionali isolate dal sistema ferroviario italiano e sulle ferrovie turistiche nonché le funzioni ispettive e di vigilanza sui sistemi di trasporto rapido di massa; essa sarà competente anche sulla vigilanza sulle ferrovie turistiche;

   a causa di tutte le attività vi è il rischio che la qualità del lavoro sinora svolto possa essere compromesso dall'assenza di controlli altrettanto efficaci; a differenza dell'Enac, a cui si applica lo stesso contratto collettivo nazionale di lavoro, l'Agenzia non ha mai ritenuto opportuno istituire l'area operativa dell'agenzia, le assunzioni Ansf sino ad oggi approvate non hanno portato all'immissione nei ruoli di ulteriore personale operativo;

   un recente bando dell'Ansf per la mobilità di personale è stato modificato, a seguito della formale pubblicazione, con il fine di individuare figure professionali della nuova Ansfisa piuttosto che personale per l'Ansf;

   dai dati pubblicati sul sito istituzionali emerge che l'Agenzia, nel corso del 2017, ha svolto 1517 ispezioni su imprese ferroviarie e 123 ispezioni sul gestore dell'infrastruttura Rfi, molte hanno rilevato non conformità;

   dai dati pubblicati sul sito istituzionale nel 2017 sono morti 12 utenti della strada in prossimità dei passaggi a livello;

   pur essendo i passaggi a livello un contesto che interessa sia le norme che regolano la strada che le norme che regolano le ferrovie, l'agenzia risulta pienamente competente su tale contesto «di confine»; a seguito dell'articolo 18 della legge n. 122 del 2016 «Disposizioni sanzionatorie per i gestori delle infrastrutture, per le imprese ferroviarie e per gli operatori del settore nei casi di inosservanza delle norme e delle raccomandazioni dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie» l'Agenzia ha stabilito le inosservanze che determinano sanzioni da parte del proprio personale, il relativo importo e le relative procedure per esercitare la facoltà sanzionatoria stabilita dal legislatore; proprio al fine di migliorare l'operatività del personale dell'Agenzia ed aumentare la sicurezza delle ferrovie l'interrogante aveva sottoscritto emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, alcuni degli emendamenti erano finalizzati alla valorizzazione e al miglioramento delle condizioni di lavoro del personale dell'Agenzia; in materia di potestà sanzionatoria l'emendamento 12.18 era finalizzato ad aggiornare l'importo delle sanzioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 735 del 1980 mediante apposita rivalutazione monetaria e ad attribuire all'Agenzia la facoltà sanzionatoria; si è appreso che Rete ferroviaria italiana sta effettuando apposite ricognizioni per verificare le non conformità al codice della strada riscontrate ai passaggi a livello relativi alla proprie ferrovie; l'aspetto sanzionatorio costituisce una delle attività delle pubbliche amministrazioni ma, sicuramente, non la principale –:

   quali sia l'esito della ricognizione effettuata da Rfi in merito alle non conformità al codice della strada di passaggi a livello; quali a quante siano le non conformità rilevate nel corso del 2017/2018, quali siano le sanzioni comminate e quali operatori ferroviari abbiano interessato; quali e quante siano le sanzioni irrogate dall'Agenzia dalla data del provvedimento che ha stabilito tali sanzioni e quali operatori ferroviari abbiano interessato e il relativo incasso;

   quali e quante siano le sanzioni effettuate dal Polfer in ambito ferroviario riconducibili al decreto del Presidente della Repubblica n. 735 del 1980 nel corso del 2017/2018;

   quali e quante siano le sedi Polfer presso linee ferroviarie non gestite da Rfi e se non si ritenga opportuno incrementare.
(4-02694)

INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno – in particolare, nel marzo 2019 – nei comuni della provincia di Foggia, sono stati riportati dai giornali locali efferati fatti di cronaca, quali rapine a mano armata, furti in appartamento e aggressioni, che hanno ingenerato un forte allarme quanto alla sicurezza del cittadini;

   a gennaio 2019, in un articolo di cronaca è stato infatti riportato: «Il primo mese dell'anno (2019) ha inanellato una serie di gravi eventi che hanno flagellato la Capitanata in lungo e in largo. Tanto sangue sulle strade, ma anche tanta paura con la criminalità che ha alzato prepotentemente la testa con bombe, furti sfacciati e rapine prepotenti» (Foggia Today del 31 gennaio 2019);

   in ordine alle bombe nel citato articolo si evidenzia: «Tre episodi in meno di due settimane hanno scosso la città e l'opinione pubblica. L'ultima, in ordine di tempo, si è verificata nella notte tra il 29 e 30 gennaio al Villaggio Artigiani. Nel mirino della criminalità è finito il punto vendita “Euronics” del quartiere produttivo di Foggia. Pesantemente danneggiato lo store, l'atto dinamitardo segue di pochi giorni gli arresti degli agenti della squadra mobile di Foggia, che nelle ultime settimane hanno messo a segno due arresti (uno in flagranza di reato, l'altro su ordinanza di custodia cautelare) a carico di altrettanti soggetti, ritenuti vicino alla criminalità organizzata, accusati di tentata estorsione ai danni di commercianti della zona (...) Altri due ordigni sono stati “riservati” infatti anche al negozio “Esteticamente” di via Lucera (che ha subito due attentati dinamitardi in 100 giorni) e all'emporio “Asia” in via Miranda. Dalle bombe reali a quelle immaginarie il passo è breve e la psicosi è dietro l'angolo. Così due allarmi per “pacchi sospetti” sono scattati davanti a due Istituti scolastici della città: è successo davanti alle scuole “Altamura” e “Parisi” dove la presenza di “24 ore” e “trolley” ha fatto scattare il piano d'emergenza: strade transennate, edifici evacuati, artificieri sul posto per poi verificare che i bagagli in questione erano vuoti (...) Nel corso del mese, le scuole sono tornate prepotentemente alla ribalta della cronaca anche per la preoccupante sequela di furti, tentato o consumati, e irruzioni di vandali e malintenzionati senza scrupoli che si sono introdotti nelle strutture anche in presenza dei piccoli alunni. È il caso della scuola materna “Angela Fresu” di via Consagro che ha contato ben due episodi analoghi, l'ultimo dei quali proprio questa mattina. Un'emergenza che ha spinto i genitori ad una raccolta firme prima, e il sindaco di Foggia poi ad optare per un servizio di vigilanza davanti alle scuole comunali»;

   gli eventi illustrati sono riportati in un unico articolo della stampa locale del 31 gennaio 2019, ma a distanza di più di due mesi è stata riportata notizia di nuovi efferati delitti, in tutta la provincia di Foggia. Solo nel territorio del comune di San Nicandro (Foggia) si sono registrati rapine a furgoni portavalori, a danno di tabaccherie e cittadini, nonché furti in appartamento e ha avuto anche luogo una sparatoria in pieno centro, a seguito di una presunta lite;

   tali eventi criminosi hanno contribuito a creare allarme e ad ingenerare paura ed insicurezza tanto da costringere i cittadini residenti nella zona a modificare le proprie abitudini di vita; non può non apparire, dunque, urgente una risposta efficace contro il proliferare della criminalità;

   a parere degli interpellanti, l'organico relativo alle forze dell'ordine presente nella zona di Foggia e provincia appare insufficiente rispetto a quanto necessario per un controllo efficace del territorio che, sebbene caratterizzato da una scarsa densità demografica, è ormai di frequente teatro di accadimenti cruenti che minano la sicurezza e l'incolumità dei cittadini;

   dopo l'ultima rapina ad un portavalori verificatasi in data 3 aprile 2019 a San Nicandro Garganico (Foggia) davanti all'ufficio postale, in pieno centro cittadino – uno dei gravi episodi accaduti in Provincia di Foggia – il livello di esasperazione della popolazione della Capitanata si è infatti innalzato a causa della paura ingenerata da tali drammatici eventi e dal conseguente senso di insicurezza, per ciò, ingenerato –:

   se, rispetto ai fatti illustrati in premessa, i Ministri interpellati non ritengano di intervenire al fine di incrementare l'organico delle forze dell'ordine nel territorio della provincia di Foggia e, più in generale, quali iniziative intendano intraprendere per far fronte all'emergenza sicurezza nei comuni della Capitanata.
(2-00346) «Faro, Menga, Lovecchio, Macina, Corda, D'Ambrosio, Giuliano, Troiano, D'Uva».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta – per sapere – premesso che:

   la questione Brexit è ancora senza via d'uscita. Il Governo e il Parlamento britannici stanno faticosamente cercando di risolvere una situazione d’impasse che potrebbe garantire una proroga da parte dei negoziatori rispetto all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea al 22 maggio 2019. Se non vi saranno progressi si produrrà una situazione di stallo politico continentale senza precedenti;

   in assenza di accordo è probabile che, per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, il Regno Unito non parteciperà al voto continentale. La Gran Bretagna quindi, come d'altro canto già la Confederazione elvetica, diventerà «Paese terzo», pur insistendo nello spazio geografico europeo;

   la legge n. 459 del 2001, sull'esercizio del diritto di voto all'estero, non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive modificazioni. Al suffragio europeo non si applica, pertanto, il sistema del voto per corrispondenza: gli elettori italiani aventi diritto e stabilmente residenti nei Paesi dell'Unione europea, possono infatti recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite in loco dalla rete diplomatico-consolare italiana;

   si stima attualmente che siano più di 700 mila i connazionali che vivono nel Regno Unito. Se a questi si aggiungono i circa 300 mila italiani in Svizzera, sono più di un milione gli aventi diritto al voto italiani che risiedono nello spazio geografico europeo che non potranno votare il prossimo anno a meno di non intraprendere uno «scoraggiante» – in termini di propensione alla partecipazione al voto – viaggio nella Penisola per esercitare questa importantissima prerogativa;

   è superfluo ribadire che l'impatto economico e socio-politico della «Brexit» sull'Italia e l'Europa è enorme. La debolezza e la percezione di debolezza dell'Unione contribuiscono anche ad una recente disaffezione dei cittadini verso le importanti istituzioni comunitarie che va combattuta anche con l'esercizio dei diritti fondamentali. L'Italia da Paese fondatore deve farsene carico –:

   se i Ministri interpellati vista l'importanza della tornata elettorale continentale, non intendano adottare iniziative urgenti per permettere il voto presso le locali sedi consolari dei cittadini italiani aventi diritto e residenti in Gran Bretagna e in Svizzera in occasione delle elezioni del Parlamento europeo del 2019.
(2-00350) «Ungaro, Fregolent, Librandi, Del Barba, Fragomeli, Topo, Cantini, Ceccanti, Giachetti, Paita, De Luca, Pini, Marattin, Zardini, Bordo, De Maria, Melilli, Lotti, Martina, Serracchiani, Pollastrini, Quartapelle Procopio, Minniti, Giorgis, Mauri, Benamati, Ascani, De Menech, Franceschini, Di Giorgi, Padoan, Giacomelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIAMPI e CENNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 28 marzo 2019 con la delibera n. 40 del 28 marzo 2019 la giunta comunale di Pisa ha deciso di non rinnovare l'adesione ai progetti Sprar attualmente in vigore: entro dicembre 2019 per quello riguardante la categoria ordinaria, entro dicembre 2020 per quello riservato alla categoria di disagio sanitario;

   con la suddetta delibera il comune di Pisa termina quindi ogni attività di integrazione prevista dal progetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati: un sistema che esiste da oltre sedici anni, considerato come il sistema «modello» da presentare in Europa, e che ha dimostrato che solo l'accoglienza in strutture diffuse, seguite da personale qualificato in numero adeguato e attraverso un'appropriata distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo, può agevolare l'autonomia e l'indipendenza delle persone, da un lato, i processi di integrazione, dall'altro; i servizi Sprar per l'integrazione riguardano in provincia di Pisa: accompagnamento per l'accesso ai servizi; accessi ai corsi di lingua italiana; inserimenti in attività ludico-sportivo; inserimento in corsi di formazione, riqualificazione professionale ed inserimento lavorativo; iscrizioni di corsi di scuola guida; supporto nella ricerca di opportunità alloggiative ed eventuale supporto al ricongiungimento familiare; tutela legale, consulenza legale, accompagnamento presso la questura lo sportello unico e la prefettura; tutela psico-socio sanitaria;

   lo Sprar a Pisa si avvale di 11 operatori e prevede una rete integrata con referenti specifici per ogni ambito di intervento;

   la giunta comunale di Pisa ha presentato la riduzione dei servizi Sprar come una occasione per recuperare risorse da indirizzare verso i cittadini;

   i progetti di contrasto alla tratta e quelli dello Sprar sono realizzati con fondi finalizzati e non altrimenti utilizzabili per altri interventi;

   lo smantellamento dei progetti Sprar avranno gravi ripercussioni per la sicurezza pubblica, determinando, da un lato, il forte rischio dell'insorgere di tensioni sociali provocate dall'accresciuto numero di persone in condizione di marginalità e irregolarità nei grandi centri abitati, e dall'altro, un contestuale peggioramento delle condizioni di vita per i migranti all'interno dei centri di accoglienza straordinaria (Cas), con il conseguente aumento delle esigenze di controllo e di sicurezza da parte delle forze dell'ordine, nonché dei costi a carico della collettività;

   la chiusura degli Sprar determinerà, inoltre, una perdita occupazionale per le figure professionali che hanno maturato esperienze specifiche e che operano nell'ambito dell'accoglienza e dell'integrazione dei migranti –:

   se il Governo intenda adottare, con particolare riguardo al territorio della provincia di Pisa, iniziative urgenti al fine di:

    a) garantire il rispetto dei diritti fondamentali, a partire da quello alla salute, per tutti quei migranti presenti sul territorio che improvvisamente si ritroveranno privi di ogni copertura giuridica ed economica;

    b) assicurare gli adeguati livelli di sicurezza per tutti i cittadini, a fronte delle nuove esigenze che inevitabilmente si profileranno quale conseguenza dello smantellamento dei progetti Sprar;

    c) tutelare la continuità occupazionale per le figure professionali che hanno maturato esperienze specifiche e che operano nell'ambito dell'accoglienza e dell'integrazione dei migranti.
(5-01883)


   MORGONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella periferia di Porto Recanati, comune di 12.000 abitanti in provincia di Macerata, si trova il cosiddetto Hotel House, un grande immobile originariamente edificato negli anni ’70 come unità turistico residenziale e divenuto negli anni il simbolo di un profondo degrado;

   composto da 480 appartamenti, distribuiti su 17 piani, tale struttura nel corso dei decenni ha manifestato problemi strutturali sempre più evidenti sia dal punto di vista igienico-sanitario, con l'approvvigionamento idrico garantito ormai solo da un pozzo scavato abusivamente, sia dal punto di vista della sicurezza dell'immobile, con ad esempio nessuno dei sette ascensori presenti nell'edificio in grado attualmente di funzionare;

   secondo un vecchio censimento del comune, si stimava che già nel 2015 vi fossero, in condizioni di degrado, marginalità e talvolta illegalità, ben 1.717 residenti, provenienti da 23 etnie diverse, ma oggi è ragionevole ritenere che tale numero possa aver superato le 2.000 persone;

   estremamente eterogenea è anche la condizione giuridica delle persone ivi residenti: accanto a famiglie e persone regolari, che pagano regolarmente un canone di locazione o le rate del mutuo per l'acquisto di un'abitazione, che nel frattempo si è completamente svalutata sul mercato, si registrano occupazioni abusive e fenomeni di diffusa criminalità e illegalità; risulta che ben un quarto della popolazione che vive in questa situazione di degrado sia costituita da minori di età;

   a fronte di quanto riportato, è evidente l'urgenza di un deciso intervento dello Stato per garantire innanzitutto le condizioni minime sotto l'aspetto della sicurezza e sotto il profilo igienico-sanitario, tutelando primariamente la condizione dei minori di età e salvaguardando i diritti dei numerosi legittimi acquirenti che si sono ritrovati a sostenere i costi per l'acquisto di un immobile di fatto non più rivendibile, perché ormai privo di valore economico;

   appare altresì necessario e urgente, anche in vista di una possibile opera di attenta riconversione, l'individuazione progressiva di idonee soluzioni abitative alternative per tutti gli aventi diritto, e con particolare attenzione alla necessaria tutela dei diritti dei minori presenti, anche al fine di diminuire la popolazione presente all'interno dell'edificio e così, nel caso, riconvertirlo in maniera più agevole –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza e anche in accordo con la regione e gli enti locali interessati, per individuare idonee soluzioni abitative alternative al fine di tutelare e salvaguardare anche sotto il profilo dell'ordine pubblico e della sicurezza tutti coloro, famiglie o individui, che hanno un titolo legale per risiedere all'interno dell'immobile, con particolare attenzione ai diritti di tutti i minori presenti nell'edificio;

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per ristabilire comunque le condizioni minime essenziali, anche nel breve periodo, sia dal punto di vista igienico-sanitario che da quello della sicurezza dello stabile, in attesa di chiarire se e come riconvertire l'edificio in questione e l'area circostante, sulla quale sono già in essere alcune iniziative del comune, nonché quale sarà la destinazione finale di tutte le persone presenti nello stabile;

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare per individuare nel lungo periodo, d'intesa con tutti gli enti locali interessati e sentiti i proprietari dell'immobile e tutti coloro aventi titolo legale per risiedervi, la soluzione più idonea sul futuro dello stabile, atta comunque a garantire le condizioni minime di decoro e dignità per tutti coloro che hanno titolo a risiedervi.
(5-01884)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TARTAGLIONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   considerato quanto previsto dal decreto ministeriale dell'11 aprile del 2017 in materia di ripartizione delle dotazioni organiche del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, si evidenzia che il distaccamento di Termoli (Campobasso) è ad oggi ubicato all'interno nella zona industriale e, più precisamente, a ridosso di un polo chimico con aziende ad alto rischio;

   preme sottolineare che la città di Termoli, in quanto città marittima e dalla posizione geograficamente strategica e di collegamento con la vicina regione Puglia, nei periodi di alta stagione, arriva a contare oltre 100.000 abitanti e, in aggiunta al porto passeggeri, peschereccio e turistico sviluppato su tre moli (infrastruttura di III classe), vi è la presenza della linea ferroviaria adriatica, recentemente incrementata e in continua crescita, del tratto autostradale della A14, dell'infrastruttura critica della diga del fiscione, oltre al già citato polo industriale chimico con oltre 4.000 dipendenti;

   a ciò si aggiunge che la sede centrale di Campobasso, in previsione di una richiesta di rinforzo o di intervento aggiuntivo, dista oltre 70 chilometri dal distaccamento di Termoli e che alla luce del ruolo strategico di Termoli, si rende indispensabile una riqualificazione di tale distaccamento –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di provvedere tempestivamente a una riqualificazione del distaccamento di Termoli, attraverso il potenziamento dell'organico, garantendo una seconda squadra (da SD3 a SD4).
(4-02688)


   RIZZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza dirigenziale n. 30 del 12 novembre 2018 la città metropolitana di Catania ha istituito il divieto di transito veicolare e pedonale sul ponte della strada provinciale 25/I in corrispondenza della sottostante strada statale 417;

   la motivazione di tale iniziativa è da riscontrarsi nel fatto che il danneggiamento all'impalcato del ponte è stato dovuto all'urto di un mezzo pesante su alcune travi del cavalcavia in corrispondenza della sottostante strada statale 417. Pertanto, non sono presenti le caratteristiche plano-altimetriche e strutturali del corpo stradale adatte allo svolgimento del transito in piena sicurezza;

   tale situazione reca forti disagi alla circolazione, atteso che detto ponte permette il transito sostenuto tra le due città di Palagonia e Ramacca, nonché tra i mezzi agricoli e commerciali in transito sulla strada provinciale 25/I;

   con l'ordinanza n. 30 si comunica, altresì, che il percorso alternativo è rappresentato dalla strada statale 417;

   diverse testimonianze provenienti dal territorio, a quanto risulta all'interrogante, riferiscono di comportamenti indisciplinati degli autisti dei veicoli che percorrono tale tratto di strada, in quanto non viene rispettato l'ordine di transitare sulla strada statale 417 per poter raggiungere la destinazione e viene, invece, operata una pericolosa «inversione ad u» su strada statale con doppia striscia continua, con una palese violazione del codice della strada;

   verrebbe meno, quindi, il rispetto degli obblighi, dei divieti e delle limitazioni cui gli utenti della strada devono uniformarsi e alle trasgressioni non verrebbero applicate le misure sanzionatorie previste dallo stesso codice della strada per il mancato controllo permanente da parte delle autorità preposte –:

   se i Ministri interrogati siano informati dei pericoli sussistenti sul tratto di strada indicato in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, per salvaguardare il rispetto del codice della strada, in aggiunta all'ordinanza emessa dalla città metropolitana di Catania;

   di quali elementi dispongano circa le tempistiche previste per il finanziamento, l'affidamento e la realizzazione del nuovo ponte di cui in premessa.
(4-02691)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il 29 marzo 2019 l'Autorità di gestione del programma operativo nazionale «Per la scuola» ha diramato alle istituzioni scolastiche la nota prot. 10365 avente per oggetto «PON Per la Scuola 2014-2020. ASSE II – FESR Infrastrutture per l'istruzione. Avvisi: Laboratori didattici innovativi (prot. 37944) – Laboratori licei musicali, coreutici e sportivi – (prot. 1479) – Scuole polo in ospedale (prot. 464) – Ambienti digitali per i CPIA (prot. 398) – Ambienti digitali (prot. 12810) – LAN-WLAN (prot. 9035)» richiedendo l'inserimento/integrazione di una corposa documentazione in piattaforma Sif2020, relativa ai Pon Fesr già realizzati o in fase di realizzazione, entro 10 giorni dalla nota stessa;

   la suddetta procedura rileva la gravissima farraginosità relativamente alle modalità di utilizzo delle due piattaforme gestione unitaria del programma 2014-2020 e sistema informativo Sif 2020, nonché la mancata condivisione dei dati già in possesso dalle due piattaforme con gravissimo nocumento in termini di economicità, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa;

   gli operatori del settore (dirigenti scolastici, direttori per i servizi generali e amministrativi e assistenti amministrativi) riferiscono di tempi e modalità già gravosi e tali da rendere spesso incerta, per numerosissime istituzioni scolastiche, la materiale possibilità di assolvere i relativi adempimenti, comportando l'allarmante effetto dell'abbandono dei progetti;

   con nota successiva l'Autorità di gestione ha precisato che il caricamento dei dati nella piattaforma Sif 2020 non riguarda progetti già conclusi ma solo quelli in fase di realizzazione; rimane la complessità delle operazioni di rendicontazione che risultano essere oltremodo gravose per le segreterie scolastiche –:

   se sia intenzione del Ministro interpellato adottare le più opportune iniziative volte ad attivare una concreta interlocuzione tra le due piattaforme al fine di evitare un inutile ed ulteriore aggravio alle scuole e una inutile duplicazione di inserimento dati, anche nell'ottica della semplificazione delle procedure.
(2-00345) «Casa, Gallo, Carbonaro, Acunzo, Azzolina, Bella, Frate, Lattanzio, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Torto, Tuzi, Villani, Mammì, Masi, Migliorino, Misiti, Palmisano, Papiro, Parentela, Parisse, Paxia, Penna, Perantoni, Pignatone, Provenza, Raduzzi, Rizzo, Roberto Rossini, Ruggiero, Ruocco, Giovanni Russo, Saitta, Salafia, Scanu, Scerra».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da notizie apparse sugli organi di stampa si apprende che in una scuola elementare di Minerbe, in provincia di Verona, a una bambina di origine straniera non è stato consentito di consumare lo stesso pasto caldo dei compagni, perché i suoi genitori, in difficoltà economica, non sono in regola con il pagamento della retta della mensa;

   l'amministrazione comunale, per voce del vicesindaco con delega all'istruzione pubblica, ha giustificato tale scelta affermando che seppur «umanamente dispiaciuto» per quanto avvenuto, bisogna «essere corretti verso tutte le famiglie che pagano regolarmente la mensa»;

   nel comune di Minerbe, le famiglie in difficoltà, individuate sulla base dell'Isee, vengono aiutate a pagare la mensa e sono ben 36 i bambini coinvolti nelle sovvenzioni: tra questi anche la bambina esclusa dal pasto;

   appaiono all'interrogante discutibili le modalità di gestione di questo caso, poiché pongono in essere una odiosa discriminazione nei confronti di una minore che non può consumare un pasto caldo, perché la sua famiglia è indigente;

   è del tutto evidente che questo rappresenta un episodio traumatico che potrebbe causare danni psicologici e disturbi nello sviluppo di un bambino;

   il diritto alla mensa, seppur non direttamente citato dal diritto internazionale e, in particolare, dalla Convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, è da considerare strettamente connesso al diritto alla salute e all'accesso all'istruzione;

   la mensa è un momento educativo, in cui attraverso il cibo si trasmettono importanti valori tra cui l'integrazione, la socializzazione, la prevenzione e l'educazione alimentare. È il momento in cui tutti i bambini devono insieme, nessuno escluso, poter accedere a un pasto sano, caldo e di qualità;

   il momento del pasto fa parte, infatti, del progetto educativo ed è per questo inserito nel piano dell'offerta formativa e – indipendentemente dalle risorse della famiglia – deve essere garantito a tutti i bambini;

   l'attuale normativa, che qualifica la mensa come un servizio pubblico a domanda individuale, utilizzato a richiesta dell'utente, porta ogni amministrazione comunale a decidere se e come organizzare il servizio con piena discrezionalità gestionale;

   l'esclusione dal servizio di alcune famiglie è una sconfitta educativa importante –:

   anche se l'istituto scolastico di per sé non ha responsabilità sul servizio mensa, affidato dal comune ad una ditta esterna, quali iniziative, per quanto di competenza, in collaborazione con gli enti locali, si intendano mettere in campo per una ristorazione scolastica che tenga conto delle diverse esigenze, tutelando il diritto alla ristorazione degli alunni.
(5-01882)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIRAGUSA, GIANNONE, VIZZINI e BRESCIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Air Liquide Italia è un'azienda attiva in numerosi settori industriali che si avvale di oltre 1.500 collaboratori in Italia;

   le segreterie nazionali di (Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, unitamente alle strutture territoriali e al coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie del gruppo Air Liquide, hanno proclamato 4 ore di sciopero, in tutto il gruppo Air Liquide per la giornata del 3 aprile 2019;

   la proclamazione di tale sciopero, annunciato su diverse agenzie di stampa, quali www.srlive.it ovvero www.rassegna.it, sembrerebbe derivare dall'adozione del piano industriale presentato il 22 marzo 2019 a Roma. Nello specifico, il gruppo Air Liquide avrebbe assunto la decisione di spostare le attività di «Finance» in Portogallo, con conseguente esubero di 85 unità di personale a livello europeo, di cui 33 solo in Italia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano evitate soluzioni che andrebbero a danno dei lavoratori.
(5-01879)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   le scorse settimane sono state caratterizzate da aspre polemiche sui nuovi criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera per le persone con malattie neurodegenerative e croniche come la sclerosi multipla;

   con l’hashtag #difendiundiritto del 15 marzo 2019, l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) ha manifestato forti preoccupazioni per l'impatto che potrebbero avere due nuovi provvedimenti ministeriali sulla vita delle 118.000 persone con sclerosi multipla in Italia;

   i due succitati provvedimenti in corso di approvazione «Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera» è «Individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione» sembrano ostacolare l'accesso alla riabilitazione per le persone con sclerosi multipla e con malattie neurodegenerative e croniche;

   il primo documento prevedrebbe l'esclusione delle persone con sclerosi multipla e altre patologie neurodegenerative e croniche dalla fruizione dei ricoveri di alta specialità in neuroriabilitazione; il secondo, invece, aggiungerebbe ulteriori limitazioni per l'accesso ai ricoveri ordinari per la riabilitazione intensiva, configurando una seria difficoltà di accesso alle prestazioni di riabilitazione territoriale, sia ambulatoriale che domiciliare, che non risulterebbero adeguatamente raccordate al percorso complessivo di presa in carico;

   il 1° aprile 2019, si è svolto un incontro tra l'Aism ed il Ministro della salute per un chiarimento in merito all'accesso alla riabilitazione, anche ospedaliera, per le persone affette da patologie neurovegetative in tutte le fasi della malattia, anche gravi e gravissime;

   l'accesso alla riabilitazione in Italia varia da regione a regione, ma soprattutto si tende a somministrare cicli di sedute fisioterapiche standardizzate invece che predisporre un percorso riabilitativo individuale in grado di conservare le abilità dei pazienti;

   nel succitato incontro si è condivisa l'importanza di avviare per la realtà della sclerosi multipla un registro di malattia nazionale, con lo scopo di valorizzare anche ai fini di sanità pubblica la progettualità di raccolta dati per finalità di ricerca, sviluppate in questi anni dalla Fondazione italiana sclerosi multipla;

   la riabilitazione è citata espressamente nel primo punto della Carta dei diritti delle persone con sclerosi multipla, ed è anche una delle priorità dell'Agenda della sclerosi multipla 2020 intesa come un percorso di azioni concrete da realizzare per migliorare la qualità di vita di tutte le persone con tale patologia;

   il Ministro della salute, in una nota, oltre ad esprimere la propria vicinanza tangibile alla realtà delle persone con sclerosi multipla e dei loro familiari che ogni giorno convivono con questa complessa condizione, ha condiviso «l'importanza di assicurare percorsi uniformi di presa in carico sull'intero territorio nazionale, arrivando ad un PDTA nazionale per la sclerosi multipla, a partire dalle valide esperienze sviluppate in questi anni dalle Regioni»;

   in Italia si contano migliaia di uomini e donne con patologia neurodegenerativa e cronica come fa sclerosi multipla, che devono convivere ogni giorno con i sintomi di una malattia che induce disabilità progressiva, ma anche con le difficoltà legate ai servizi sanitari e assistenziali;

   la letteratura scientifica evidenzia che la riabilitazione interdisciplinare è efficace nel migliorare la capacità di effettuare le varie attività quotidiane (riduzione della disabilità) e nel migliorare la partecipazione sociale;

   la bozza del decreto relativo ai «Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera» sembrerebbe ostacolare l'accesso alla riabilitazione per alcune categorie di pazienti;

   il testo del decreto relativo all’«individuazione di percorsi appropriati nella rete di riabilitazione» sembrerebbe limitare l'accesso alla riabilitazione in regime di ricovero ai pazienti provenienti da domicilio –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda porre in essere per affrontare e risolvere le criticità emerse dalla lettura dei due redigendi provvedimenti ministeriali riguardanti la riabilitazione dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative e croniche, per garantire uguali diritti a tutti i pazienti che necessitano di percorsi riabilitativi;

   quali proposte intenda avanzare per evitare eventuali limitazioni alle prestazioni riabilitative per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative e croniche, alla luce dei colloqui intercorsi con le associazioni nazionali maggiormente rappresentative.
(2-00349) «Mammì, D'Arrando, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lapia, Lorefice, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, D'Uva».

Interrogazioni a risposta immediata:


   LORENZIN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'epatite C rappresenta un grave problema di sanità pubblica per il quale l'Organizzazione mondiale della sanità ha individuato come obiettivo comune per tutti i Paesi: ridurre del 65 per cento la mortalità ad essa correlata e dell'80 per cento il numero dei casi di infezione entro il 2030;

   a partire dal 2015, anno nel quale sono stati resi disponibili i nuovi farmaci che permettono di curare e guarire la maggior parte dei pazienti affetti da epatite C, l'Italia ha istituito un fondo dedicato ai farmaci innovativi da 500 milioni di euro l'anno, consentendo così l'avvio di un imponente piano di eradicazione della patologia, anche grazie alla progressiva estensione da parte dell'Agenzia italiana del farmaco dei criteri di accesso da parte dei pazienti alle terapie per l'epatite C;

   l'istituzione del fondo, reso strutturale con la legge n. 232 del 2016, ha inoltre permesso di finanziare il piano per l'eradicazione dell'epatite C senza gravare sui bilanci regionali;

   ad oggi, sono stati trattati e curati 176.810 pazienti nel nostro Paese, ponendo attualmente l'Italia in linea con l'obiettivo definito dall'Organizzazione mondiale della sanità;

   si registrano contrastanti analisi sul numero di pazienti infetti nel Paese e ancora non diagnosticati;

   recenti studi e indagini, tra cui quella dell'Associazione EpaC Onlus, hanno tuttavia registrato la presenza di una ampia platea di pazienti, si stima dai 350.000 e ai 550.000, che hanno ancora necessità di accedere alle terapie. Di questi, la maggior parte non ha ancora ricevuto una diagnosi, altri sono pazienti diagnosticati ma non ancora correlati con i centri di cura e, infine, una parte residua è rappresentata da pazienti che hanno ricevuto una diagnosi e sono in contatto con un centro cura, ma non hanno ancora ricevuto la terapia;

   l'applicazione dei piani di eradicazione dell'epatite C avviene in maniera disomogenea tra le regioni;

   l'impegno delle istituzioni per contrastare l'epatite C deve restare prioritario –:

   quali iniziative si intendano intraprendere al fine di proseguire il piano di eradicazione dell'epatite C, anche facendo il più ampio ricorso alle risorse disponibili nel fondo per i farmaci innovativi non oncologici, adoperandosi, per quanto di competenza, anche in ordine all'applicazione dei piani di eradicazione a livello regionale, affinché i pazienti, sia con diagnosi nota che ancora da identificare, siano avviati alle terapie disponibili nel più breve tempo possibile.
(3-00683)


   ROSTAN e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero della salute dell'11 marzo 2019 sono stati individuati gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) per lo sviluppo dell'immunoterapia sperimentale delle Car-T (la nuova frontiera dell'immunokterapia dei tumori);

   tali istituti dovranno, con uno stanziamento complessivo di 5 milioni di euro per il 2019, partecipare a un progetto di ricerca relativo alle nuove tecnologie Car-T per la cura dei tumori;

   altri 5 milioni di euro sono stati stanziati per la medesima finalità dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136 («decreto fiscale»);

   il Ministero della salute, avvalendosi della rete Alleanza contro il cancro, ha effettuato la ricognizione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico aderenti alla rete per individuare quelli impegnati nelle attività di ricerca inerenti le terapie Car-T;

   dall'esame della documentazione pervenuta sono stati scelti i seguenti Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico: Ospedale pediatrico Bambino Gesù – Roma; Ospedale San Raffaele – Milano; Istituto di Candiolo – Candiolo; Istituto oncologico veneto – Padova; Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli – Roma; Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori — Meldola;

   a questi Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, quali componenti del gruppo di progetto, sono stati aggiunti anche l'Ospedale San Gerardo-Fondazione Tettamanti di Monza, la società Molmed e l'Istituto di biostrutture e bioimmagini del Cnr di Napoli;

   alcune delle strutture sopra menzionate sono private e tra queste perfino un'azienda, la Molmed, costola del San Raffaele, che si interessa proprio di innovazione in oncologia;

   altri Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico hanno presentato la documentazione, ma sono stati esclusi con l'impegno che parteciperanno al progetto in una seconda fase;

   tra quelli esclusi dalla prima fase c'è anche l'Istituto nazionale tumori Fondazione Giovanni Pascale – Napoli, considerato un'eccellenza, una delle principali e più importanti istituzioni scientifiche del Paese;

   la motivazione addotta per l'esclusione è che la documentazione è pervenuta il 3 marzo 2019, oltre la deadline per l'acquisizione della documentazione, fissata al 26 febbraio 2019; tuttavia, con comunicazione ufficiale giunta all'istituto, dal Ministero della salute si garantiva che essa sarebbe stata comunque presa in considerazione e valutata;

   tale esclusione, quindi, sembra essere maturata nel merito e quindi appare agli interroganti incomprensibile –:

   quali siano le ragioni dell'esclusione dell'Istituto nazionale tumori-Fondazione Giovanni Pascale dal primo gruppo degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ammessi al progetto per lo sviluppo dell'immunoterapia sperimentale delle Car-T e se e in che modo il Governo intenda porre rimedio a tale scelta.
(3-00684)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le cronache di questi giorni riportano la notizia della morte del ragazzo ventisettenne N.D., deceduto in un letto d'ospedale a Jesi in seguito all'assunzione di un farmaco antibiotico prescrittogli per il trattamento di una banale infezione delle vie respiratorie;

   i familiari del giovane hanno lanciato un appello alle istituzioni affinché si indaghi a fondo sulla questione e si sottoponga il medicinale ad una campagna di analisi per escluderne la nocività e verificare se vi sia stato qualche errore nella composizione di alcuni lotti;

   il tema relativo alla sicurezza e, in generale, all'appropriatezza prescrittiva dei farmaci antibiotici è di assoluta attualità anche alla luce della situazione degli ospedali italiani nei quali, secondo i numeri dell'Istituto superiore di sanità, le infezioni da germi antibiotico-resistenti colpiscono 300 mila pazienti e causano tra i 4.500 e i 7.000 decessi ogni anno, il 30 per cento delle quali potenzialmente prevenibili;

   proprio a fronte dell'emergenza sanitaria correlata alla questione dell'antibiotico-resistenza, l'Organizzazione mondiale della sanità ha ripetutamente focalizzato l'attenzione sull'importanza che possono avere, nel contrasto al fenomeno, l'attuazione di campagne di prevenzione, la garanzia dell'appropriatezza nella prescrizione dei farmaci antibiotici, nonché il rispetto delle norme e delle pratiche di igiene in ambito ospedaliero, anche di quelle consistenti in semplici gesti come il lavaggio delle mani e il cambio dei guanti prima di intraprendere una qualsiasi procedura medica su un paziente –:

   quali iniziative il Governo abbia adottato ovvero intenta adottare relativamente alle problematiche di cui in premessa.
(3-00685)


   DE FILIPPO, CARNEVALI, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018) prevede al comma 514 che «per l'anno 2019, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è determinato in 114.439 milioni di euro. Tale livello è incrementato di 2.000 milioni di euro per l'anno 2020 e di ulteriori 1.500 milioni di euro per l'anno 2021»;

   la medesima legge prevede, al comma successivo, che «per gli anni 2020 e 2021, l'accesso delle regioni all'incremento del livello del finanziamento rispetto al valore stabilito per l'anno 2019 è subordinato alla stipula, entro il 31 marzo 2019, di una specifica intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per il Patto per la salute 2019-2021 che contempli misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi», mentre al comma 516 si indicano i contenuti minimi dell'intesa;

   la data del 31 marzo 2019 è stata ormai superata senza che si sia addivenuti a nessun accordo e senza che si prefiguri all'orizzonte, in tempi rapidi e certi, tale intesa;

   era chiaro fin da subito che tre mesi non sarebbero stati sufficienti per stipulare un nuovo patto che tra le molteplici materie avrebbe dovuto regolamentare: la revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti; il rispetto degli obblighi di programmazione a livello nazionale e regionale e la riorganizzazione delle reti strutturali dell'offerta ospedaliera e dell'assistenza territoriale; la valutazione dei fabbisogni del personale del servizio sanitario nazionale e la relativa assunzione;

   lo stallo tra regioni e Governo che si è venuto a creare è ormai evidente e non è di facile soluzione perché la questione non riguarda solo la nuova struttura del servizio sanitario nazionale, ma anche le risorse da investire su questo –:

   quale sia ad oggi l’iter per la stipula del nuovo Patto per la salute così come previsto dalla legge di bilancio per il 2019 e quali siano, a questo punto, le conseguenze della mancata intesa per le regioni e per la stessa tenuta del sistema sanitario nazionale, visto che il comma 515 della legge n. 145 del 2018 prevedeva esplicitamente che l'incremento del finanziamento per gli anni 2020 e 2021 fosse subordinato alla stipula del nuovo patto entro il 31 marzo 2019.
(3-00686)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sta facendo discutere il caso del giovane malato di sclerosi laterale amiotrofica che è giunto ormai al tredicesimo giorno di sciopero della fame per vedersi riconoscere il diritto dallo Stato italiano di avere accesso ad una nuova cura, attualmente nella terza fase di sperimentazione negli Stati Uniti e in Israele;

   la protesta di questo giovane pone con forza il tema delle malattie degenerative e di come i malati affrontano la patologia e la propria vita, senza perdere mai la speranza in un progresso scientifico che possa restituirli alla vita, con il pieno diritto a tutte le cure possibili e a un'assistenza che permetta loro di contrastare l'avanzamento della malattia laddove possibile;

   è attualmente in fase di elaborazione presso il Ministero della salute lo schema di decreto recante «Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera»;

   in base allo schema di tale decreto, come confermato dal Sottosegretario per la salute nel corso dello svolgimento di un'interrogazione parlamentare presentata sul tema dal gruppo di Fratelli d'Italia, «per quanto concerne i criteri di appropriatezza dei ricoveri conseguenti ad evento acuto nelle unità operative di disciplina codice 75 “Neuroriabilitazione”, prevede, allo stato, che questi sono da considerarsi appropriati se sono attribuibili alla MDC 1 e se tra le diagnosi principali o secondarie del ricovero in acuzie sia indicata la “grave cerebrolesione acquisita”»;

   il decreto, altresì, specifica che «Si definiscono pazienti affetti da “grave cerebrolesione acquisita” (GCA) i pazienti intesi come persone affette da danno cerebrale, di origine traumatica o di altra natura, tale da determinare una condizione di coma con punteggio GCS inferiore o uguale a 8 e protratto per almeno 24 ore, ed associate menomazioni sensomotorie, cognitive o comportamentali, che comportano disabilità grave»;

   le norme riportate, se approvate in questa formulazione, impediranno alle strutture, soprattutto quelle ad elevata specialità per la neuroriabilitazione, di fornire cure adeguate non solo a casistiche complesse, quali quelle rappresentate da circa un terzo dei duecentomila casi di ictus che ogni anno si verificano in Italia, ma anche alle migliaia di pazienti affetti da malattie neurodegenerative, quali la sclerosi laterale amiotrofica, che sono, nelle fasi più avanzate di malattia, caratterizzate da gravi compromissioni cognitivo-motorie –:

   se non ritenga di adottare iniziative volte a correggere le disposizioni citate in premessa, al fine di garantire la più completa assistenza a tutti i pazienti colpiti da patologie con gravi compromissioni neurocerebrali che ne abbiano necessità, ivi inclusi i pazienti affetti da malattie degenerative.
(3-00687)


   SAPIA, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, D'ARRANDO, LAPIA, LOREFICE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SARLI, SPORTIELLO, TRIZZINO, TROIANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie di stampa emerge che sia comparso un focolaio epidemico di tubercolosi in Veneto, più precisamente nel trevigiano, e sembra che allo stato attuale i casi di tubercolosi notificati siano dieci, due maestre e otto bambini, sottoposti al momento a terapia multifarmacologica;

   l'azienda sanitaria trevigiana ha dovuto organizzare una task force e i controlli fatti su circa 800 persone sembrano abbiano rilevato 36 persone positive al batterio;

   secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel nostro Paese, nell'anno 2017, hanno contratto la tubercolosi meno di 20 persone ogni 100.000 abitanti, dati quindi che collocano l'Italia nella fascia non a rischio; l'Organizzazione mondiale della sanità ha altresì rilevato che dal 2012 l'incidenza della tubercolosi è calata ad un ritmo rilevante;

   tuttavia, la tubercolosi ha rappresentato in Italia come in tutto il mondo una delle maggiori cause di mortalità e morbosità, pertanto occorre avere contezza se il focolaio in Veneto possa rappresentare un pericolo per la collettività locale e nazionale –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire ogni utile elemento sulla situazione descritta in premessa, sui relativi pericoli per la salute pubblica e sulle iniziative che ritenga di dover adottare per arginare e prevenire simili situazioni di rischio.
(3-00688)

SUD

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro per il sud, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2018 il consiglio di amministrazione del Cnr in merito al paventato trasferimento dell'Istituto di scienze neurologiche (Isn) dalla sede di Mangone, con delibera del 26 giugno 2018, ne stabiliva la permanenza presso l'attuale sede di Piano Lago (Mangone), sussistendo i requisiti per il prosieguo dell'attività diagnostica e avviava una procedura di contrattualizzazione con la proprietà dell'immobile;

   in particolare, riguardo alla definizione del contratto di locazione, il consiglio di amministrazione, stabiliva che il 50 per cento della quota affittuaria (pari a circa 80.000 euro annui) doveva essere versata dall'istituto di Piano Lago, sulla base degli introiti derivanti dall'attività diagnostica erogata in convenzione regionale con il servizio sanitario pubblico, mentre il restante 50 per cento rimaneva a carico della sede centrale Cnr;

   nessun altro istituto Cnr erogante prestazioni in convenzione contribuisce con i propri fondi all'affitto dello stabile occupato;

   nei dieci mesi che intercorrono dalla richiamata delibera del consiglio di amministrazione ad oggi l'attività diagnostica sospesa non è mai stata riavviata, nonostante i ripetuti solleciti dei ricercatori alla direzione e a tutti i vertici dell'Ente;

   l'Asp di Cosenza aveva assegnato un budget per gli ultimi tre mesi del 2018 pari a 100.000 euro e per il 2019 di 500.000 euro il cui contratto è in attesa di essere siglato dal presidente dell'Isn di Piano Lago;

   il Cnr ha avviato, ed è quasi nella fase conclusiva, una procedura di riorganizzazione in cui l'Isn perderà la sua caratteristica di sede principale e sarà assorbito dall'istituto Ibim di Palermo che diventerà sede principale, con conseguente indebolimento della struttura di ricerca calabrese;

   il Cnr nel frattempo ha deciso di trasferire molti arredi presso sedi nell'area di Napoli, ulteriore segnale di disimpegno verso la realtà di Mangone –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa, entro quali tempi sia prevista la firma del contratto con la Asp di Cosenza, quali iniziative intendano assumere a tutela della presenza dell'istituto in Calabria con la ripresa delle attività di diagnostica e se non intendano attivarsi al fine di valutare l'opportunità di aprire un tavolo istituzionale di confronto per la costituzione di un polo del Cnr di Calabria con un adeguato piano di valorizzazione e promozione.
(5-01881)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Enel s.p.a. sfrutta in modo massiccio le risorse idriche del territorio abruzzese con la presenza diffusa di numerosi impianti idroelettrici sparsi sull'intero territorio;

   tutte le centrali, le dighe, i bacini e le opere idrauliche abruzzesi di Enel vengono telecontrollate (24 ore su 24), dal posto di teleconduzione di Montorio che consente la centralizzazione di tutte le informazioni relative a vari impianti in una o più sedi con lo scopo di effettuare il controllo da remoto degli stessi: è da qui che vengono centralizzate tutte le informazioni, storicizzati i dati per l'analisi e la manutenzione degli impianti e gestita la produzione idroelettrica giornaliera delle centrali. È da Montorio che avviene la riaccensione in caso di blackout nazionale, proprio per la grandezza in termini di potenza dell'impianto di San Giacomo;

   il posto di teleconduzione di Montorio, in cui attualmente sono impiegate 17 persone, oltre alla normale gestione a distanza degli impianti e delle opere idrauliche, si occupa del monitoraggio continuo di tutti gli invasi, tanto in condizioni normali quanto in emergenza, e attiva l'interfacciamento con le pubbliche autorità in occasione di eventi calamitosi, compresi quelli sismici;

   nella deliberazione del consiglio comunale n. 11 del 30 marzo 2019, l'amministrazione di Montorio al Vomano fa sapere di aver appreso con notevole preoccupazione le indiscrezioni secondo cui Enel avrebbe l'imminente intenzione di ridurre sul territorio nazionale i posti di teleconduzione da 5 a 3 e di togliere quindi la postazione di teleconduzione (Pt) di viale Duca degli Abruzzi per spostarla a Napoli;

   la possibile perdita della postazione di teleconduzione di Montorio assume una rilevanza enorme per il territorio abruzzese, stante l'importanza di mantenere il rigoroso e costante monitoraggio delle dighe, degli sbarramenti e dei corsi d'acqua necessario in ragione degli eventi sismici che hanno colpito la regione Abruzzo e quelle limitrofe e suscita inoltre ulteriore motivo di preoccupazione l'eventuale trasferimento dei dipendenti presenti, con conseguente danno economico per un territorio già duramente colpito dai recenti eventi calamitosi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere la convocazione di tavoli istituzionali di confronto con l'Azienda Enel spa, finalizzati alla individuazione di soluzioni organizzative che consentano il mantenimento del punto di teleconduzione Enel nella provincia di Teramo, per garantire sicurezza e prevenzione sul territorio e relativi risvolti occupazionali.
(4-02687)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Mandelli e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Anna Lisa Baroni.

Apposizione di firme a mozioni e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Formentini ed altri n. 1-00139, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Boldrini, Fiano, Gariglio, Moretto, Mor, Lepri, Lupi, Frassinetti, Carnevali, Fregolent e Occhionero. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro delle Vedove, Quartapelle Procopio, Boldrini, Colucci, Centemero, Carelli, Capitanio, Piccoli Nardelli, Molinari, D'Uva, Zoffili, Cecchetti, Coin, Bordonali, Ziello, Eva Lorenzoni, Bisa, Paolini, Colla, Gadda, Andrea Romano, Mollicone, Fiano, Gariglio, Moretto, Mor, Lepri, Lupi, Frassinetti, Carnevali, Fregolent, Occhionero».

  La mozione Calabria Annagrazia e altri n. 1-00169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carfagna, Labriola, Ripani, Fasano, Napoli, Fitzgerald Nissoli, Della Frera, Tartaglione, Fatuzzo, Giacometto, Orsini, D'Attis e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Calabria, Palmieri, Gelmini, Carfagna, Marrocco, Spena, Versace, Bagnasco, Battilocchio, Bignami, Cannizzaro, Fiorini, Gagliardi, Mandelli, Minardo, Mugnai, Nevi, Novelli, Perego Di Cremnago, Pettarin, Pittalis, Rotondi, Ruffino, Saccani Jotti, Scoma, Elvira Savino, Silli, Squeri, Maria Tripodi, Vietina, Zanella, Labriola, Ripani, Fasano, Napoli, Fitzgerald Nissoli, Della Frera, Tartaglione, Fatuzzo, Giacometto, Orsini, D'Attis».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Dall'Osso n. 3-00593, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Novelli, Pettarin.

  L'interrogazione a risposta scritta Trano n. 4-02679, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ilaria Fontana.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Paita e altri n. 5-01873, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciampi.