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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 5 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in questi anni di crisi economica e sociale la famiglia si è rivelata il miglior strumento di welfare, intervenendo concretamente nel sostegno dei suoi componenti che vivevano difficoltà nel lavoro, nella salute, nel mantenere l'abitazione, nell'educazione dei figli;

    l'attuale sistema fiscale si è dimostrato ampiamente punitivo per le famiglie con figli, soprattutto per le famiglie numerose;

    i dati sulla natalità in Italia sono preoccupanti: si sta assistendo ad un inverno demografico, ad un calo costante di nascite di anno in anno che, se il trend non verrà invertito, comporterà un progressivo impoverimento, non solo economico, ma anche sociale e culturale del nostro Paese;

    l'incremento del tasso di natalità, com'è noto, è un vantaggio incomparabile – nel medio e lungo termine – per l'economia di un Paese: maggior numero di occupati, di consumatori e di contribuenti;

    il tasso di fecondità nel nostro Paese è attestato su 1,39 figli per donna in età fertile. Quello italiano è uno dei livelli più bassi di fecondità osservato nei Paesi sviluppati; l'età della madre alla nascita del primo figlio è andata aumentando, avvicinandosi oggi alla soglia dei trent'anni;

    gli incentivi economici di per sé non convincono una coppia a far nascere un bambino; la questione è più complessa ed è culturale, ma occorre che per chi i figli li desidera siano eliminati gli ostacoli di natura economica, lavorativa ed organizzativa che portano sempre più spesso a rinviare la maternità e la paternità o addirittura alla rinuncia a procreare; con la nascita dei figli, inoltre, si accentua il problema di conciliazione dei tempi riservati al lavoro con quelli dedicati alla famiglia;

    in Europa esistono Paesi – la Francia, i Paesi scandinavi, la Germania – i cui governi hanno investito largamente nelle politiche familiari, determinando un incremento notevole della natalità. In Francia, dove il 3 per cento del prodotto interno lordo viene destinato alle cosiddette prestazioni familiari, si registra ormai un indice di fecondità assestato attorno a 2 figli per donna;

    è quindi prioritario allineare il nostro Paese agli standard dei Paesi europei più virtuosi, mettendo al centro del dibattito politico i temi della famiglia e della natalità ed affrontandone le problematiche con interventi normativi più incisivi,

impegna il Governo:

1) a realizzare, attuando in tal modo il dettato costituzionale, politiche in favore della famiglia incentrate su tre filoni di intervento:

   a) iniziative per prevedere agevolazioni fiscali in favore delle famiglie con figli a carico e genitori a carico, con l'obiettivo di introdurre il quoziente familiare attraverso una profonda modifica del sistema delle detrazioni, ovvero elevando gli attuali massimali per i figli a carico, riconoscendo una più accentuata progressione per le famiglie via via più numerose, riconoscendo una specifica detrazione aggiuntiva per i genitori a carico del contribuente, al fine di incentivare il sostegno ai genitori in difficoltà economiche o non autonomi da parte dei figli e rimediando così a una palese irrazionalità della disciplina tributaria;

   b) iniziative per definire misure specifiche di sostegno alla natalità e di incentivo al suo incremento e corrispondenti misure a favore della conciliazione tra lavoro e vita familiare, prevedendo incentivi in favore delle imprese che assumono donne e un credito d'imposta in percentuale sulla retribuzione riconosciuto al datore di lavoro per ogni giorno di assenza dei neo-genitori, aumentando il contributo corrisposto durante il periodo di congedo parentale fino al sesto anno del bambino, al fine di favorire la possibilità di cura e di accoglienza del nuovo nato da parte dei genitori e, contemporaneamente, rafforzando le politiche di sostegno tramite bonus a favore della famiglia (da quelli per la neo-mamma, al bonus bebé, a quelli per la scolarizzazione, al bonus baby-sitter);

   c) iniziative per l'incremento del fondo di solidarietà per l'acquisto della prima casa e l'incremento delle agevolazioni per l'accesso alla locazione da parte delle giovani coppie, con particolare riferimento – per la locazione – alla previsione di una detrazione in percentuale sul canone di locazione sia per il proprietario che per l'affittuario.
(1-00166) «Lupi, Colucci, Tondo, Schullian».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la famiglia delle leguminose è, nel regno vegetale, una delle più ricche per numero di specie, che possono essere spontanee o coltivate e sono largamente diffuse in tutte le regioni del pianeta. Con il termine «legumi da granella» si intendono i semi commestibili delle leguminose, destinati al consumo umano. Le specie più utilizzati per tale scopo sono i fagioli, i piselli, le fave, le lenticchie, i ceci, i lupini, la soia e l'arachide. I legumi da granella sono ricchi di proteine vegetali. La promozione e l'incentivazione della produzione di queste proteine vegetali è auspicabile al fine di poter disporre di valide alternative alle proteine della carne;

    il crescente successo della dieta mediterranea, che comporta l'adozione di un regime nutrizionale povero di grassi animali e ricco di fibre, di carboidrati e di proteine vegetali, ha portato negli ultimi anni a una ripresa del consumo di legumi. Per dieta mediterranea si intende un modello alimentare originario dei Paesi del bacino mediterraneo che si distingue per la ricchezza nel contenuto di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce, frutta secca e per un basso contenuto di grassi da prodotti animali. Tale modello, che comporta anche uno stile di vita attivo e non sedentario, è stato codificato a partire dal 1975, dopo decenni di studi, dal fisiologo americano Ancel Keys nel libro «How to eat well and stay well, the Mediterranean way!». Grazie all'iniziativa di alcuni Paesi (in primo luogo l'Italia, unitamente a Spagna, Marocco e Grecia), la dieta mediterranea ha raggiunto il riconoscimento dell'iscrizione nella lista dell'Unesco del patrimonio immateriale dell'umanità durante la sessione del Comitato esecutivo a Nairobi nel novembre 2010;

    i legumi, assieme a frutta e verdura costituiscono la base della piramide alimentare, che è una rappresentazione grafica delle indicazioni di consumo della dieta mediterranea. Un ruolo legato alle loro molte proprietà nutrizionali, ma soprattutto alla capacità di essere fonti consistenti di proteine a basso costo in grado di sostituire in almeno 2-4 occasioni settimanali le fonti proteiche classiche: carne, pesce, formaggi, affettati o uova. Salvo il fagiolo, l'arachide e la soia, le leguminose sono tutte originarie del bacino del Mediterraneo e del vicino Oriente e in questi territori sono coltivate da migliaia di anni. L'elevato valore energetico e la loro capacità di resistere, una volta essiccate, a lunghi periodi di conservazione, diedero alle leguminose fin dall'antichità un ruolo di assoluta centralità nell'alimentazione umana;

    in termini di impronta ecologica (spazio necessario alla produzione, consumo di acqua e a quantità generata di emissioni di gas responsabili dell'effetto serra), a parità di peso prodotto, la coltivazione di leguminose ha un impatto in termini di spazio occupato pari ad un quinto rispetto ad altri alimenti proteici quali carne e formaggi, mentre in termini di consumo di acqua l'impatto è di un quinto rispetto alla produzione della carne e di poco più della metà rispetto a quella dei formaggi. Ma la differenza più rilevante si registra in termini di emissioni di CO2: la coltivazione di leguminose ne genera 15 volte meno rispetto all'allevamento e sei volte meno rispetto alla produzione di formaggi;

    grazie alle loro intrinseche qualità nutrizionali e di ridotto impatto ambientale, i legumi rappresentano una delle colture più idonee a rispettare alcuni dei vincoli imposti con la nuova Politica agricola comunitaria (PAC-greening). In primo luogo, esse consentono al produttore agricolo, essendo colture azotofissatrici, di migliorare i rendimenti produttivi, stimolando la rotazione tra colture depauperanti e colture da rinnovo, interrompendo le monocolture, con molteplici benefici ambientali quali il miglioramento della struttura e della fertilità del terreno, la riduzione dell'impiego di fertilizzanti di sintesi e di prodotti fitosanitari. Dal 2010, l'introduzione della misura dell'avvicendamento biennale ha dato una spinta alle colture di legumi; l'alternanza di colture cerealicole e di colture miglioratrici ha assicurato un pagamento supplementare di circa 100 euro/ha dal 2010 al 2014;

    in secondo luogo, un ulteriore incentivo alle leguminose è arrivato dalla Pac 2015-2020 grazie a due fattori:

     a) al riconoscimento del contributo delle leguminose ai vincoli del greening, in qualità di colture azotofissatrici. Tali vincoli riguardano la diversificazione delle colture, il mantenimento dei prati permanenti, ma soprattutto la presenza un'area di interesse ecologico (Ecological Focus Area - Efa), che obbliga gli agricoltori con oltre 15 ettari, a destinare una quota del 5 per cento delle superfici dell'azienda a finalità ecologiche: le superfici occupate da colture che fissano l'azoto assolvono tale impegno;

     b) al pagamento accoppiato aggiuntivo, tramite il quale in particolare al Sud è garantito un ulteriore contributo per ettaro coltivato a legumi di 22-24 euro per ettaro;

    nel corso degli ultimi cinquanta anni la superficie nazionale destinata a leguminose si era notevolmente ridotta; per alcune colture, gli ettari coltivati erano ridotti ad un decimo, passando da 500.000 a poco più di 50.000 per la fava e 10.000 per il fagiolo e da 25.000 ad appena 2.400 per la lenticchia; il lupino ha interessato, secondo dati del 2010, circa 3.000 ettari, mentre al cece sono stati riservati poco meno di 7.000 ettari;

    a partire dal 2010 le Pac sopra citate hanno invertito la tendenza, favorendo la reintroduzione delle colture di legumi soprattutto nel centro-sud Italia. Dall'analisi dell'evoluzione delle superfici, si osserva un aumento del 10 per cento (pari circa 7.000 ettari) dal 2014 al 2015, proseguita negli anni successivi;

    tuttavia, tali colture presentano dei redditi lordi mediamente inferiori a quelli delle principali colture alternative e in particolare i cereali. La redditività è molto bassa, prossima al pareggio tra costi e ricavi; tuttavia, a livello pluriennale, tenendo conto della rotazione con i cereali, all'interno di una combinazione produttiva equilibrata dal punto di vista agronomico, le colture proteiche assicurano una convenienza economica accettabile. Inoltre, le leguminose meglio si adattano a terreni che in cerealicoltura sono considerati marginali;

    diverso è invece quando si opera in agricoltura biologica, dove queste colture sono essenziali, in considerazione degli impegni previsti dal disciplinare di produzione del biologico;

    grazie alla nuova Pac i legumi da granella sono tornati a raccogliere l'interesse del mondo agricolo e questa occasione non va sprecata, perché si tratta di produzioni molto importanti per il nostro Paese. La sola Pac tuttavia non basta per ottenere un adeguato risultato economico. Il futuro di queste colture appare legato:

     alla difesa della maggiore qualità del prodotto nazionale;

     alla modifica delle abitudini alimentari dei consumatori, che andrebbero orientate verso consumi di proteine più sostenibili e per certi versi, anche più sani;

     al contrasto all'importazione di prodotti non conformi;

     all'efficienza tecnico-economica delle colture stesse, in particolare al miglioramento della resa per ettaro, da ottenere mediante la ricerca di varietà caratterizzate ma con maggiore adattabilità ai contesti territoriali e al miglioramento delle tecniche colturali;

    sotto il profilo agricolo, le maggiori superfici agricole destinate a colture proteiche di varietà vegetali appartenenti alla famiglia delle leguminose, oltre che aumentare l'approvvigionamento nazionale di proteine vegetali, contribuiscono alla riduzione di CO2, consentono il recupero di terreni marginali o sottoutilizzati e promuovono l'adozione di buone pratiche agronomiche, incrementando il livello di produttività e competitività di diverse filiere ivi compresa quella foraggero-zootecnica;

    sotto il profilo consumeristico, è necessario soddisfare la richiesta nazionale e le esigenze di qualità dei consumatori. Indagini di mercato mostrano come la gran parte dei consumatori si orienti, in presenza di adeguata informazione sulla loro provenienza, su legumi prodotti a livello nazionale, in modo particolare se prodotti con metodologie tradizionali e biologiche, e sia contraria alle metodologie produttive non conformi alle rigide regole comunitarie, molto diffuse nei legumi importati dall'estero;

    esemplificativo è il caso della lenticchia, una eccellenza italiana, coltivata sin dall'antichità. Le lenticchie di Altamura (Puglia) e quelle di Castelluccio di Norcia (Umbria) godono di una specifica Indicazione geografica protetta (Igp). Ma hanno carattere di eccellenza anche le lenticchie di Onano (Lazio), di Ustica (Sicilia), di Mormanno (Calabria) di Santo Stefano di Sessanio (Abruzzo) e di Colfiorito (Umbria). Giova osservare che diverse di queste località sono state interessate dagli eventi sismici del centro Italia degli ultimi anni;

    eppure il 90 per cento delle lenticchie consumate nel nostro Paese è di origine extraeuropea. Il primo produttore mondiale è l'India, mentre il primo produttore europeo è la Francia. L'Italia importa in gran parte del suo fabbisogno dagli Usa e dal Canada; tuttavia, non è possibile distinguere la provenienza del prodotto in quanto nei sacchetti non è riportata la provenienza. Solo in alcuni casi si trova l'origine, ma è una scelta volontaria non obbligatoria del produttore;

    nonostante il fatto che la filiera dei legumi in Italia sia soggetta ad importanti controlli sia alla produzione, che alla trasformazione e che l'Italia disponga dei corpi di polizia più specializzati nel controllo, non è garantita la qualità delle lenticchie che consumiamo, in quanto deleghiamo ai Paesi da cui importiamo la nostra sicurezza alimentare;

    il sistema di allerta europeo certifica questa situazione. Nel «rapporto 2018 sui residui di pesticidi negli alimenti», l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) afferma che il 38 per cento dei campioni di lenticchie contiene significative tracce di glifosato, usato, assieme ad altri agratossici, non tanto come erbicida, quanto per accelerare o favorire la maturazione, come peraltro accade anche per gli altri legumi ed il grano,

impegna il Governo:

con riferimento allo sviluppo nel nostro Paese della coltura delle leguminose, in considerazione dei numerosi aspetti positivi evidenziati in premessa:

   a promuovere campagne volte a favorire il consumo di proteine vegetali da esse derivanti, da considerare ambientalmente di maggiore sostenibilità, nel quadro dello sviluppo di una cultura alimentare riconducibile alla dieta mediterranea, così come oggi è codificata;

   a favorire, mediante specifici interventi di sostegno, l'ampliamento della coltura di leguminose, con particolare riferimento a quelle protette da Igp e alle colture insistenti nelle aree del Lazio, dell'Umbria, dell'Abruzzo, della Puglia, dell'Emilia, delle Marche e del Molise colpite dagli eventi sismici degli ultimi anni, predisponendo un piano di sviluppo delle colture proteiche al fine di garantire l'approvvigionamento nazionale, incentivando la messa a coltura dei terreni marginali;

   ad assumere iniziative per investire nella ricerca e nello sviluppo di varietà autoctone più produttive, promuovendo al contempo la salvaguardia della biodiversità ed il recupero del germoplasma locale, impegnandovi una maggiore quota delle risorse nazionali disponibili;

   a svolgere indagini economiche sugli effetti delle riconversioni produttive a livello aziendale;

   ad assumere iniziative, in sede di attuazione dell'articolo 3-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, per rafforzare la tracciabilità dei legumi da granella ed in particolare delle lenticchie provenienti da Paesi extra Unione europea, nel rispetto delle normative vigenti in tema di informazione al consumatore (regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011);

   a incrementare le ispezioni delle autorità competenti, ed in particolare dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo sui legumi da granella importati.
(7-00230) «Spena, Nevi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   BERGAMINI, FIORINI, ZANELLA e MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   risulta che la procura della Repubblica di Napoli, nell'ambito di una indagine sulla presunta attività di spionaggio ai danni di alcune centinaia di cittadini non colpevoli di alcun reato né interessati da inchieste giudiziarie, ha chiesto e ottenuto il sequestro delle società eSurv srl e Stm srl, produttrici di software di videosorveglianza e spyware;

   risultano indagati i titolari delle due aziende, Marisa Aquino e Vito Tignanelli (Stm) e Giuseppe Fasano e Salvatore Ansani (eSurv), con l'accusa di violazione delle norme sul trattamento dei dati personali e la frode in pubblica attività;

   la Esurv, con sede a Catanzaro, ha iniziato le attività a febbraio 2015, gestendo fra l'altro le intercettazioni decise dalle procure di Benevento, Roma, Milano, Napoli e altri numerosi uffici giudiziari attraverso il software Exodus;

   Startmag.it segnala che dal 2015 sono «oltre 150 le installazioni in Italia di eSurv tra Pubblica amministrazione, industrie e sanità. Tra i clienti si contavano Eni, Sogei, John Richmond, il Comune di Salerno, la Regione Basilicata, il comando dei vigili urbani del Comune di Roma, il Comune di Domodossola, il Comune di Nova Milanese, l'Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo». Lo stesso sito riporta come eSurv srl abbia registrato una crescita rilevante: l'utile d'esercizio è passato tra il 2016 e il 2017 da 18.936 a 115.863 euro, mentre il patrimonio netto è più che quadruplicato da 32.345 a 148.207 euro;

   attraverso Exodus, una volta scaricato e installato nel dispositivo telefonico, è possibile carpire un ampio ventaglio di dati e informazioni, permettendo in sostanza non solo la registrazione delle chiamate vocali, ma anche il pieno accesso in remoto dei contenuti di messaggistica (comprese le varie chat), di immagini e video, finanche la possibilità di svolgere intercettazioni ambientali attraverso il microfono dello stesso dispositivo, al pari di qualsiasi microspia;

   l'impiego di Exodus da parte della magistratura prevedeva che, a seguito della necessaria autorizzazione, venisse inviato al dispositivo telefonico del soggetto indagato un messaggio promozionale attraverso il quale sarebbe stato scaricato e installato lo spyware per intercettarne e captarne comunicazioni, dati e informazioni;

   Ansani avrebbe ammesso di «aver creato e inserito in rete in via preventiva e senza alcuna autorizzazione una serie di “app mascherate” apparentemente innocue e di comune utilizzo ma che in realtà contenevano il “virus” che consentiva il funzionamento al captatore informatico, e quindi chiunque sino ad oggi abbia scaricato l'applicazione avrebbe introdotto anche il captatore informatico con la conseguenza di essere esposto a intercettazione dei propri dati e delle proprie comunicazioni»;

   dalle indagini in corso starebbe emergendo, altresì, che svariate applicazioni acquistabili e scaricabili gratuitamente su piattaforme come Google Play Store, conterrebbero il medesimo spyware Exodus rappresentando quindi un rischio concreto per centinaia di migliaia di cittadini e utenti, come ampiamente denunciato dal Garante per la protezione dei dati personali –:

   se il Governo intenda chiarire se si possa escludere che Exodus abbia messo a rischio la sicurezza nazionale;

   quali iniziative urgenti di competenza, anche di natura normativa, il Governo intenda assumere per affrontare le problematiche di cui in premessa e per rimuovere i software spia diffusi dalle piattaforme come fossero comuni applicativi e prevenirne l'immissione in rete;

   se non intenda svolgere approfondimenti, nell'ambito delle proprie competenze in ordine a eventuali turbative delle inchieste per le quali è stato impiegato Exodus.
(3-00676)


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Roma ha annunciato l'installazione di telecamere intelligenti Huawei, quindi con tecnologia cinese, nel centro della Capitale, con la capacità di identificare le persone con un sistema di riconoscimento facciale;

   dal 2015 esiste una legge in Cina che obbliga qualsiasi cittadino e azienda cinese a condividere i dati e le informazioni con i servizi di sicurezza in tutto il mondo a scapito della privacy e della sicurezza nazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza, anche normative, per preservare il diritto dei cittadini alla privacy e assicurare le verifiche necessarie per evitare rischi per il sistema Paese.
(3-00677)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   all'indirizzo (https://www.cattolicanews.it) si legge (pubblicazione del 22 aprile 2010) che «la sede di Piacenza dell'università Cattolica aveva avviato un particolare progetto per celebrare, lo scorso anno, la ricorrenza del 50° del dies natalis di padre Agostino Gemelli, fondatore e primo rettore dell'ateneo del Sacro Cuore». Con un'apposita iniziativa si puntava anche a sottolineare una peculiarità del fondatore della Cattolica certamente di grande impatto: quella di essere stato «rettore aviatore». Per questo motivo era stata prevista la collocazione davanti all'edificio della facoltà di scienze della formazione, di un aviogetto, simbolico omaggio dell'Aeronautica militare a padre Gemelli. Per una serie di contrattempi, dovuti alla predisposizione del velivolo e al suo trasporto, l'operazione è stata portata a termine solo in questi giorni;

   l'aviogetto, collocato nella sede di Piacenza della sua università, ha proprio le insegne del reparto sperimentale volo e intende ricordare il fondatore della Cattolica a giovani e a meno giovani per una eccezionale particolarità, quella di essere stato pilota di aeroplano, pioniere degli studi di medicina aeronautica, insignito per i suoi meriti scientifici del grado di colonnello del ruolo d'onore del corpo sanitario aeronautico a cui, nel 1937, era stata affidata la direzione di uno dei tre «Centri Studi e Ricerche di Medicina Aeronautica» costituiti in Italia;

   la statua di padre Agostino Gemelli, con il saio francescano e il caschetto da pilota, posta nell'atrio del Centro sperimentale volo dell'aeronautica militare a Pratica di Mare, lo ricorda a quanti oggi in Italia compiono gli studi più avanzati di medicina aeronautica;

   appare sconcertante la decisione, che appare all'interrogante dettata da cieco pregiudizio e furore ideologico nonché di dubbia legittimità assunta dal consiglio di facoltà – anziché dal consiglio di amministrazione – di rinunciare e, quindi, rimuovere l'intercettore F-104 – aereo da difesa, dato in comodato gratuito all'università Cattolica dall'Aeronautica militare che ne rimane ufficialmente proprietaria, collocato otto anni fa nel giardino della sede piacentina della detta università per ricordare appunto Padre Gemelli – poiché il velivolo «richiama la guerra»;

   si è in presenza di una decisione che l'interrogante giudica senza dubbio inopinata, che offende in primo luogo la tradizione aeronautica di Piacenza che, oltre ad avere ospitato per diversi lustri a San Damiano il 50° Stormo, ha visto tanti suoi figli decorati per le imprese nei cieli italiani e non, tra i quali la Medaglia d'oro al valore militare Luigi Gorrini, uno degli assi di caccia della seconda guerra mondiale;

   alla stupefacente dichiarazione del direttore amministrativo della sede piacentina dell'Università Cattolica («È una tipologia di aereo che non c'entra con quello che pilotava padre Gemelli, né con i suoi studi e richiama vicende legate alla guerra») ha meritoriamente, replicato il Generale di Squadra Aerea Dino Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, affermando che «Queste cose le sentivo dire 30 anni fa dalle organizzazioni pacifiste. L'F-104 nasce come un sistema di difesa aerea e molti di questi aeroplani sono stati destinati a proteggere i cieli d'Italia da qualsiasi pericolo» (https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_03) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti su esposti, che l'interrogante giudica miserevoli; quali siano i suoi orientamenti in merito e quali eventuali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al riguardo.
(5-01872)

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   anche il mercato dell'automobile vive un periodo negativo. Tra i fattori predominanti che ne hanno determinato il crollo, in questo primo trimestre del 2019, ci sono le due misure in vigore previste dalla legge di bilancio, «Ecobonus» ed «Ecotassa». Dai dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si evince un risultato paradossale: le vendite di modelli incentivati diminuiscono di un 20 per cento rispetto a 12 mesi prima, mentre quelle delle auto colpite dalla nuova tassa sono aumentate del 60 per cento;

   secondo quanto riporta, infatti, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono state immatricolate, nel mese di marzo, 193.662 auto, il 9,6 per cento in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il numero complessivo di macchine vendute nei primi tre mesi del 2019 è di 537.289, il 6,5 per cento in meno rispetto al periodo gennaio-marzo 2018. Il calo oggi assume un peso particolare, perché solitamente il mese di marzo è positivo per il mercato dell'automobile, invece oggi il trend è differente e preoccupa. Si tratta di un pasticcio, insomma, al quale bisogna porre rimedio subito. Manca, infatti, il decreto attuativo e il supersconto tanto reclamizzato ancora non c'è. Senza decreto attuativo nessuno può accedervi –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per fare chiarezza sulla materia visto lo scenario di incertezza che ruota attorno alle nuove disposizioni;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per rendere applicabili le norme sugli incentivi nell'immediato, considerato che il tanto sbandierato bonus non sembra aiutare il mercato dell'auto, a causa soprattutto della mancanza del decreto attuativo e del portale per gli incentivi.
(4-02674)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   COSTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'applicazione delle norme relative alle limitazioni disposte per l'utilizzo di borse in materiale plastico non biodegradabile sta determinando, in particolare nella provincia di Cuneo, gravi problemi agli operatori commerciali;

   la questione attiene all'applicazione delle norme contenute nel decreto legislativo n. 152 del 2006 così come modificate dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, in particolare le norme relative al divieto di commercializzazione di borse in sola plastica con spessore inferiore a 15 micron, utilizzabili per il trasporto dei prodotti acquistati, e commercializzazione di borse «utilizzate a fini di igiene o come involucro primario per alimenti sfusi» di spessore superiore a 15 micron;

   le due norme sono radicalmente diverse, perché nel primo caso è disposto un divieto assoluto censurato con sanzioni economiche pesantissime anche di parecchie migliaia di euro, mentre nel secondo vengono disposte limitazioni e oneri (obbligo di far pagare tali involucri) in termini che non sembrano modificare sostanzialmente la disciplina previgente in merito;

   benché il legislatore abbia usato in entrambi i casi il termine «borse» sembra evidente che la distinzione riguardi l'utilizzo di detti contenitori, nel senso che ci si riferisce sia alle borse vere e proprie nelle quali viene posta la spesa per essere trasportata dopo l'acquisto, sia ai sacchetti utilizzati per l'igiene degli alimenti o per contenere prodotti sfusi;

   gli operatori del settore commerciale lamentano, invece, numerosi casi in cui l'utilizzo dei sacchetti di cui alla seconda fattispecie è stato sanzionato ai sensi del precedente articolo relativo alle borse vere e proprie: in termini economici draconiani, con verbali che comminano anche 5.000 euro di sanzione;

   tali iniziative hanno, peraltro, sortito effetti manifestamente contrari alle finalità della norma: sono molti, infatti, gli operatori del settore che si sono visti costretti ad adottare le vaschette di materiale plastico. Si tratta di strumenti che non sono vietati, seppure appaiano essere molto più inquinanti dei sacchetti;

   tutto questo sembrerebbe essere il frutto della mancata precisione del testo adottato dal legislatore, che ingenera dubbi interpretativi, come dimostra anche il fatto che il problema non risulta essere generalizzato sul territorio;

   esso assume, tuttavia, una rilevanza sostanziale, perché l'entità delle sanzioni può pregiudicare la stessa continuità operativa di esercizi di commercio di vicinato, specie se operanti in aree a rischio di desertificazione commerciale, rischiando di aggravare ulteriormente la cronica carenza di servizi essenziali –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   sei il Ministro non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza, se del caso emanando una circolare interpretativa, al fine di chiarire l'applicazione dei richiamati articoli.
(3-00674)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOVECCHIO, PARENTELA, GRIPPA e DEL MONACO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la discarica sita nel comune di Deliceto e gestita dalla Biwind srl risulta essere attualmente non in esercizio a causa dell'esaurimento delle volumetrie disponibili;

   la giunta regionale con la delibera n. 1908 del 17 novembre 2017 ha previsto di «di consideratagli interventi in ampliamento/risagomatura delle discariche site in C.da Console – Massafra(TA), gestita da Cisa Spa (per circa 150.000 mc) e in Deliceto, gestita da Biwind Spa (ex Agecos) (per circa 500.000 mc) in termini di fabbisogno impiantistico regionale, coerenti con la vigente pianificazione, già assoggettata a procedura di valutazione ambientale strategica, in quanto tali volumi possono intendersi in sostituzione di: quota parte di volumi di discarica già previsti dal vigente PRGRU e ad oggi indisponibili (...); quota parte di volumi di discarica già previsti dal vigente PRGRU, autorizzati e non realizzati». La stessa delibera dispone di dare mandato alla sezione autorizzazione ambientali della regione Puglia di verificare la sussistenza di tutti i requisiti tecnici ed ambientali per il rilascio dei titoli autorizzativi per gli interventi in ampliamento/risagomatura della discarica in oggetto e di dare mandato al Commissario dell'Ager di attuare le previsioni della deliberazione, a valle del rilascio dei necessari titoli autorizzativi. Ad oggi, il procedimento di modifica sostanziale del provvedimento di autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione dell'intervento è in corso;

   a seguito dell'andata in onda di un servizio di «Striscia la Notizia», sembrerebbe che vi siano degli sversamenti illegali di percolato in un canale a pochi metri dall'impianto utilizzato dagli agricoltori della zona per l'irrigazione dei campi;

   ai sensi dell'articolo 13, comma 2, del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, «La manutenzione, la sorveglianza e i controlli della discarica devono essere assicurati anche nella fase della gestione successiva alla chiusura, fino a che l'ente territoriale competente accerti che la discarica non comporta rischi per la salute e l'ambiente. In particolare, devono essere garantiti i controlli e le analisi del biogas, del percolato e delle acque di falda che possano essere interessate»;

   dai controlli sui pozzetti ispettivi, avvenuti nel 2017, si riscontra che la suddetta società non è stata in grado di eseguire i prelievi e conseguentemente non ha potuto analizzare le acque superficiali e sotterranee per la mancanza di acqua –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere, anche promuovendo un intervento del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, a fronte della situazione illustrata in premessa, al fine di verificare le numerose segnalazioni pervenute dagli agricoltori della zona e salvaguardare la salute umana, limitando il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente.
(4-02670)


   MACINA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 aprile 2012, è stato pubblicato il bando di gara per la costruzione del depuratore consortile previsto per gli abitanti di Manduria, Sava e delle Marine di Manduria, i cui reflui hanno come recapito finale il mare Ionio (DCR n. 230/2009) tramite condotta sottomarina allocata nell'area costiera Sic di Specchiarica, costa di grande pregio ambientale e turistico;

   in data 28 ottobre 2013 è stato pubblicato l'avviso di aggiudicazione all'impresa Giovanni Putignano e Figli s.r.l. di Noci (Bari), relativo all'appalto integrato per i lavori di costruzione dell'impianto di depurazione;

   nella conferenza di servizi svoltasi il 22 novembre 2018, la Sezione risorse idriche aveva «bocciato» il progetto che prevedeva lo scarico dei reflui del depuratore in mare mediante «un solco naturale sfociante in battigia», perché non conforme a quanto previsto dal decreto-legge n. 152 del 2006, al vigente piano di tutela delle acque e al R.R. n. 13 del 2017;

   al termine della succitata conferenza di servizi, rappresentanti dell'Acquedotto pugliese hanno ritirato il progetto «bocciato», impegnandosi a fornire nel minor tempo possibile una ulteriore soluzione progettuale per il recapito finale del nuovo depuratore;

   tale soluzione progettuale, ad oggi, non risulta presentata dall'Aqp;

   una nota dell'ufficio stampa del consiglio regionale della Puglia, in data 13 marzo 2019, annuncia l'inizio dei lavori di costruzione del depuratore entro il 15 aprile, senza che ci sia un progetto su dove e come saranno smaltiti i reflui;

   la disciplina degli scarichi costituisce una delle componenti principali della normativa per la tutela delle acque dall'inquinamento ed è regolamentata dal decreto legislativo n. 152 del 2006;

   i cittadini, i movimenti, le associazioni ambientaliste di Sava Manduria, Erchie, Avetrana si oppongono alla decisione della regione Puglia di costruire il nuovo depuratore, cementificare una delle coste più incontaminate d'Italia e distruggere l'intera marina manduriana di Specchiarica, Torre Colimena, San Pietro di Bevagna e delle due riserve naturali di Salina dei Monaci e Fiume Chidro;

   la società civile ha proposto soluzioni alternative per adeguare il sistema fognario salvaguardando l'ambiente. In sintesi, esse sono: a) la delocalizzazione del depuratore lontano dalla costa; b) la riqualificazione delle strutture esistenti: mettere a norma, con eventuale limitato ampliamento il depuratore di Manduria; costruire a Savia l'impianto in un'area già cementificata sulla quale anni fa furono avviati i lavori di costruzione di un depuratore poi abbandonato in corso d'opera senza mai essere entrato in funzione; per le marine di Manduria, collegare i tronchi fognari in parte al depuratore di Avetrana e in parte a quello di Maruggio con opportuni dimensionamenti, visto che detti comuni avevano già dato ampia disponibilità;

   l'interrogante ritiene che sarebbe necessario compiere le verifiche sulla correttezza della realizzazione e dell'avviamento del progetto succitato da parte di tutti gli enti interessati, nonché sul rispetto della disciplina degli scarichi, che costituisce una delle componenti principali della normativa per la tutela delle acque dall'inquinamento (decreto legislativo n. 152 del 2006) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare opportune iniziative, per quanto di competenza, al fine di tutelare il sito di interesse comunitario sopra citato e le aree di pregio ambientale coinvolte nel progetto, anche verificando se sussistono i presupposti per costituire un tavolo ad hoc presso il Ministero, soprattutto alla luce dello stato di avanzamento dei lavori ancora in fase embrionale;

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere ogni utile iniziativa di competenza per la salvaguardia ambientale della costa salentina, delle sue riserve naturali, della salute dei cittadini e dell'economia turistica del territorio.
(4-02676)


   SUT. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Costituzione «tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;

   perdura, ad oggi irrisolto, il nodo istituzionale concernente la ratifica e l'esecuzione di quanto previsto dalla Convenzione di Stoccolma in materia di procedure per il controllo produttivo, l'impiego, l'importazione, l'esportazione, lo stoccaggio e lo smaltimento degli inquinanti organici persistenti, altrimenti detti Pop, firmata il 23 maggio 2001 e approvata con decisione del Consiglio il 14 ottobre 2004;

   tra di essi, figurano i policlorobifenili (Pcb), composti organici impiegati in vari settori industriali, internazionalmente e da tempo riconosciuti per l'azione tossica esercitata sulla catena alimentare, caratterizzati da scarsa solubilità e resistenza alla degradazione, con tendenza all'accumulo nelle acque e nel suolo, dove possono propagarsi raggiungendo importanti distanze dal sito di utilizzo;

   la Convenzione di Stoccolma, nel lontano 2001, riconosceva in base al principio precauzionale l'esigenza di una regolamentazione volta all'eliminazione e alla diminuzione dell'uso dei Pop tra cui, appunto, i Pcb, classificati nel 2013 dalla Iarc (International Agency for Research on Cancer) tra i cancerogeni certi per l'uomo, in diretta correlazione con l'insorgenza dei melanomi e, per i quali, non si esclude un nesso di causalità anche per i tumori della mammella e del linfoma non Hodgkin;

   il problema delle emissioni industriali dei Pop, tra cui i Pcb, continua ad attualizzarsi nel nostro Paese. Si ricordi, il caso dei danni ambientali provocati dagli sversamenti dell'industria chimica Caffaro, nel bresciano, dove le rilevazioni dell'Arpa Lombardia presentarono un serio quadro di contaminazione da Pcb a carico di terreni e falde idriche che presentavano valori fino a mille volte maggiori di quelli stabiliti dai limiti di legge, introdotti dal decreto ministeriale n. 471 del 1999 e successivamente dal decreto legislativo n. 152 del 2006 recante norme in materia ambientale. Nel 2002, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riconosceva alla zona — che negli anni ha registrato un'incidenza sopra la media di alcune diagnosi tumorali — lo stato di Sin (sito di interesse nazionale per la bonifica);

   sempre in Lombardia, vige dal 2011 il divieto di consumo e commercio di alcuni prodotti di fauna ittica del lago di Garda, sancito anche nel 2018 dall'ordinanza del Ministero della salute, recante la proroga di «Misure urgenti di gestione del rischio per la salute umana, connesso al consumo di anguille contaminate provenienti dal lago di Garda» e resasi necessaria dalla presenza di Pcb nei fondali lacustri;

   elevata preoccupazione è stata espressa anche in Friuli-Venezia Giulia dove, in consiglio regionale, è stata richiesta all'assessorato all'ambiente la revisione dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia), a seguito di rilevazioni compiute sulle emissioni di Pcb prodotte da un cementificio sito nel comune di Fanna (Pn), inferiori al limite consentito dall'Aia, ma un milione di volte superiori alle dosi tollerabili indicate dall'Organizzazione mondiale della sanità e che interessano un territorio di circa 50.000 abitanti;

   l'Italia, nonostante limiti e divieti imposti nella commercializzazione e nell'uso di prodotti contenenti Pcb, introdotti già con il decreto del Presidente della repubblica 24 maggio 1988, n. 216 (attuazione della direttiva 85/467/CEE sull'immissione sul mercato di sostanze e preparati), figura oggi come unico Stato dell'Unione europea a non aver ratificato la Convenzione di Stoccolma;

   numerose sono state nel corso delle legislature le iniziative parlamentari volte a sanare il ritardo italiano nella ratifica della Convenzione che non trova riscontro normativo o finanziario, ma che permetterebbe l'accesso a fondi internazionali per la ricerca sui contaminanti persistenti –:

   se il Governo intenda imprimere un ulteriore, decisivo punto di svolta all'attuazione di politiche ambientali volte alla tutela della salute pubblica, adottando le iniziative di competenza per la ratifica e, quindi, l'effettiva applicazione delle disposizioni contenute nella Convenzione di Stoccolma.
(4-02678)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARIA TRIPODI e CANNIZZARO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da notizie di stampa, i bandi di concorso pubblici relativi al comparto difesa e sicurezza contengono la norma che esclude la partecipazione a coloro che siano stati prosciolti, d'autorità o d'ufficio, da precedente arruolamento nelle Forze armate o di polizia, a esclusione dei proscioglimenti per inidoneità psicofisica;

   il provvedimento di proscioglimento della ferma è adottato dalla direzione generale per il personale militare e determina la cessazione del rapporto di servizio in alcuni specifici casi elencati all'articolo 957 del codice dell'ordinamento militare (domanda presentata dall'interessato; assunzione in servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco; esito positivo degli accertamenti diagnostici per abuso di alcol, per l'uso anche saltuario od occasionale, di sostanze stupefacenti, nonché per l'utilizzo di sostanze psicotrope a scopo non terapeutico; superamento del limite massimo di licenza straordinaria di convalescenza; motivi disciplinari, ai sensi dell'articolo 1357, comma 1, lettera c); perdita permanente dell'idoneità fisio-psico-attitudinale, richiesta per il reclutamento, salvo quanto previsto dall'articolo 955; scarso rendimento di cui all'articolo 960);

   il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94, recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate, all'articolo 8, statuisce una fondamentale modifica del summenzionato articolo 957 del codice dell'ordinamento militare, prevedendo tra le cause che determinano il proscioglimento della ferma anche il «mancato superamento dei corsi basici di formazione previsti per la ferma prefissata di un anno, salvo i casi di infermità dipendente da causa di servizio»;

   tale novella riveste una importanza strategica per i volontari in ferma prefissata di un anno delle Forze armate, poiché il corso di addestramento basico per i VFP1 ha durata di 10 settimane ed è suddiviso in due moduli, ciascuno di 5 settimane con attività addestrative che si svolgono dal lunedì al sabato;

   se nel periodo sopra citato il militare non dovesse superare il corso basico formativo sarà prosciolto d'autorità con tutte le conseguenze che scaturiranno da tale provvedimento sui futuri concorsi pubblici cui il militare prosciolto intenderà partecipare;

   ad avviso degli interroganti, si tratta, dunque, di un'ulteriore penalizzazione a discapito dei precari delle Forze armate che solo per il mancato superamento del corso anche per casi di infermità non dipendenti da causa di servizio si troveranno esclusi dalla possibilità di appartenere al comparto sicurezza e difesa –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere le opportune iniziative di carattere normativo al fine di escludere dal proscioglimento della ferma il mancato superamento dei corsi basici di formazione previsti per la ferma prefissata di un anno, al fine di poter offrire anche ai cosiddetti «precari» delle Forze armate l'opportunità di entrare a far parte del servizio permanente.
(5-01869)


   FRAILIS, PAGANI e CARÈ. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della difesa ha fatto ricorso al tribunale civile di Cagliari chiedendo al giudice di intimare lo sfratto alla signora Maria C., vedova C., liberando l'unità abitativa della Marina militare sita in Cagliari, Viale Calamosca-Faro S. Elia nella quale la signora vive fin dal 1981, quando l'alloggio fu assegnato al marito Gianfranco C., capo di 1° classe, poi deceduto nel luglio del 1996;

   la vedova C., ottantenne, invalida civile al 75 per cento e con unico reddito la pensione di reversibilità del marito, a seguito di questa iniziativa giudiziaria è costretta a nominare un difensore e comparire in giudizio per chiarire, a distanza di 20 anni, come mai non ha avuto seguito il provvedimento emesso nei suoi confronti dalla Marina militare in data 14 luglio 1999 con numero di protocollo 6199, con il quale era stato chiesto alla signora di liberare l'alloggio;

   difatti, non appena scaduto il titolo temporale di concessione, la famiglia del capo di prima classe Gianfranco C. mantenne la conduzione dell'alloggio, essendo in possesso dei requisiti previsti dalla legge n. 537 del 1993 e dalla legge n. 724 del 1994, articolo 43, formalmente riconosciuti dal comando competente «Marigenimil» con foglio numero 1327 del 10 maggio 1996;

   a seguito del decesso del signor C., la vedova ha proseguito la conduzione dell'alloggio secondo i criteri previsti dalla legge n. 724 del 1994 ottemperando al pagamento del canone — che veniva di volta in volta aggiornato sulla base degli indici Istat — e la cui competenza alla riscossione furono attribuite all'Inpdap di Cagliari (ora Inps) con foglio 841 del 25 febbraio 2003 di Marigenimil Cagliari;

   il 4 luglio del 2016 con lettera raccomandata 0010760, la Marina militare rappresentò alla signora C. la necessità di provvedere a proprie spese alla riparazione del depuratore nel quale vengono convogliate le acque nere e che la signora prontamente saldò;

   infine, nel marzo 2019, a quanto risulta agli interroganti, è stata notificata alla signora C. l'ennesima variazione del canone in base agli indici Istat –:

   se il Ministro interrogato intenda rinunciare all'azione giudiziale attivata presso il tribunale civile di Cagliari nei confronti della richiamata signora C.
(5-01870)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in Italia l'illegalità non risparmia la filiera dei carburanti: falsificazioni, fatturazioni irregolari e contrabbando sono ormai fenomeni sempre meno rari. Si stima, infatti, che esista una sorta di mercato parallelo dei prodotti energetici consumati in frode per oltre due miliardi di euro;

   tralasciando i contatori delle pompe di benzina non tarati e le frodi fiscali, la gran parte delle irregolarità si concentra su micro-operazioni che incidono sulla qualità e sulla quantità del carburante, soprattutto nelle operazioni di trasporto dal deposito di stoccaggio alla stazione di servizio;

   ad oggi si vive in una realtà in cui il mercato parallelo è ormai maggioritario e, purtroppo, questo risultato non è solamente opera della grande criminalità organizzata;

   alcuni imprenditori si sono sentiti abbandonati e hanno trovato nel malaffare un appiglio per poter continuare a esercitare la propria attività senza incombere in troppe difficoltà. Successivamente, con il passare del tempo, si è sempre più diffuso il sentore che, non succedendo nulla alle aziende che sono passate ad approvvigionarsi al mercato parallelo, anche se illegale, in fondo questo rifornimento sia pressoché sicuro;

   chi non ce la fa più o ha rami d'azienda in zone poco profittevoli ha messo i propri asset in vendita. Di conseguenza, depositi e stazioni di servizio sono di continuo sul mercato e spesso vengono acquistati al 20-30 per cento o addirittura 50 per cento in più del loro valore proprio dalla malavita;

   la zona nord-est del nostro Paese non è mai stata caratterizzata da infiltrazioni illecite. Eppure ad oggi pare che la delinquenza organizzata vi si stia insediando e trovi sempre più appoggio dagli imprenditori che commerciano prodotti petroliferi;

   chi lavora in questo settore si trova spesso obbligato a dover vendere l'azienda oppure ad acquistare nel mercato parallelo –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per un incremento dei controlli in relazione a quanto esposto in premessa, con lo scopo di porre fine al cosiddetto mercato parallelo e di aiutare le imprese del settore, le quali attualmente si trovano in difficoltà e confidano in un aiuto concreto.
(4-02667)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   operatori economici, operatori della giustizia e più in generale i cittadini-utenti lamentano da anni la preoccupante situazione in cui versa il tribunale di Vicenza, che registra un'allarmante lentezza dei procedimenti, soprattutto civili;

   tali ritardi si riflettono negativamente sulle attività delle imprese locali e, come detto, sui cittadini, danneggiati da una macchina della giustizia lenta e farraginosa, caratterizzata da una carenza di organico che pone la città, in quanto a scarsa efficienza, ultima in un lungo elenco che comprende tutti i tribunali di Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana;

   i dati, riportati da un'inchiesta del Sole 24 ore, evidenziano che occorrono ben 1.320 giorni per concludere una causa civile nel capoluogo veneto, nonostante Vicenza presenti soltanto 514 cause ogni 100 mila abitanti;

   in particolare, la situazione in cui versa il tribunale, accertata dallo studio citato, avrebbe una ricaduta negativa, in termini di durata, sui giudizi che gli ex obbligazionisti ed azionisti delle banche popolari venete, finite in liquidazione e cedute a Intesa, dovrebbero intentare per ottenere in sede giudiziaria il riconoscimento del danno subito dagli istituti finanziari –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione alla criticità rilevate nella produttività e nell'attività del tribunale di Vicenza considerato anche che la lentezza dell'intero apparato giudiziario si può ripercuotere negativamente sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
(3-00675)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLANINNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Mantova, dopo la declassificazione di alcune strade statali a provinciali, è il territorio che detiene il maggior numero di ponti sul Po;

   alcuni di questi manufatti sono già stati oggetto di finanziamento per interventi di riqualificazione e messa in sicurezza;

   risulta essere in corso la progettazione esecutiva riguardante il ponte di Guastalla-Dosolo, mentre per altri è già avviata l'esecuzione dei lavori, come nel caso del ponte di San Benedetto e del ponte di Viadana-Boretto;

   uno dei ponti di maggiore importanza strategica per il collegamento tra Lombardia ed Emilia-Romagna, il «Ponte di Borgoforte», costruito nei primi anni ’60, presenta ormai uno stato di degrado avanzato;

   suddetto ponte, tempo addietro, è stato oggetto di un intervento di rinforzo strutturale delle 3 pile in alveo, finanziato con fondi resi disponibili a seguito della piena del 2000;

   il degrado avanzato e generalizzato del calcestruzzo induce, però, a ritenere urgente un intervento di manutenzione straordinaria e di consolidamento statico sulle 41 pile e 40 campate in golena (travi, mensole, pilastri, appoggi e altro) nonché sugli elementi secondari quali parapetti, marciapiedi, pavimentazione;

   a seguito del censimento dei ponti svolto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, tramite il provveditorato delle opere pubbliche, suddetto ponte è stato inserito come manufatto su cui sarebbe necessario «un intervento minimo prioritario» stimato in 5 milioni di euro;

   la provincia di Mantova risulta nell'impossibilità di sostenere da sola simile impegno finanziario e mantenere in efficienza strutturale un ponte di valenza strategica nazionale;

   tale situazione è stata già fatta presente alle autorità competenti da parte della stessa provincia chiedendo un sostegno statale;

   la legge n. 145 del 2018, all'articolo 1, comma 891, prevede, per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po, un fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023;

   vanno considerate le criticità del manufatto in questione e la necessità di interventi non più rinviabili –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza, nell'ambito delle proprie competenze e delle risorse previste dalla legge n. 145 del 2018, al fine di rispondere alla richiesta della provincia di Mantova, per assicurare i necessari interventi di messa in sicurezza riguardanti il Ponte di Borgoforte e se non ritenga che sussistano i presupposti per convocare in tempi rapidi un tavolo istituzionale per promuovere una tempestiva e razionale programmazione degli interventi.
(5-01867)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO, DI LAURO, VILLANI, DAVIDE AIELLO, SARLI e IOVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di una delicata indagine coordinata dalla procura di Torre Annunziata, sono state notificate dai carabinieri della città di Torre del Greco quattordici misure cautelari emesse a carico di altrettanti indagati, con diverse accuse, tra cui associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio elettorale, attentati contro i diritti politici del cittadino, favoreggiamento e rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio;

   alla base di questa indagine vi è la preoccupante crisi per la raccolta e gestione dei rifiuti urbani che negli ultimi mesi ha sottoposto i cittadini di Torre del Greco a continui rischi igienico-sanitari generati da strade invase dai rifiuti, roghi ed eco-punti ridotti a discariche a cielo aperto;

   da numerosi articoli di giornale basati su atti dell'indagine, si evince che il meccanismo di compravendita dei voti per le elezioni amministrative tenutesi nel 2018 avrebbe sortito i suoi effetti, oltre che con il pagamento in denaro e il recapito di alimenti dell'Unicef destinati a famiglie indigenti, anche attraverso promesse di assunzioni presso il consorzio Gema, che solo da pochi mesi non è più incaricato del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti del comune;

   nel 2017 un'altra inchiesta relativa alla gestione dei rifiuti ha portato agli arresti l'ex sindaco Ciro Borriello, con l'accusa di aver percepito somme di denaro per favorire la ditta Balsamo srl nell'appalto per la nettezza urbana cittadina;

   successivamente, con determina dirigenziale n. 824 del 4 maggio 2017, pochi mesi prima dell'insediamento del commissario straordinario, la gestione del ciclo dei rifiuti urbani viene assegnata al citato Consorzio Gema. L'attuale amministrazione, con provvedimento dirigenziale n. 63775 del 21 settembre 2018, revoca l'aggiudicazione dell'appalto, imputando al Consorzio il mancato rispetto delle prescrizioni del capitolato speciale di appalto, del piano industriale e del piano operativo di svolgimento dei servizi. Con tale provvedimento il Consorzio Gema è stato incaricato di proseguire il servizio fino all'individuazione di una nuova impresa da parte dell'amministrazione. Il suddetto provvedimento viene, successivamente, impugnato dal Consorzio innanzi al Tar, il quale con sentenza n. 7184 del 2018, annulla il provvedimento dirigenziale nella parte in cui impone alla ricorrente di proseguire nell'esecuzione del servizio ai medesimi patti e condizioni;

   con atto dirigenziale, prot. n. 590, viene trasmessa in data 3 gennaio 2019 la manifestazione di interesse a un totale di 44 imprese e successivamente, a fronte della necessità di assicurare il ripristino delle condizioni ordinarie di igiene e sanità pubbliche; vengono assegnate alla Buttol Srl ed alla Edil Cava S.Maria La Bruna Srl, rispettivamente, il servizio di igiene urbana e il servizio di smaltimento di rifiuti;

   dopo un lungo periodo di contrattazioni con i sindacati coinvolti, in data 28 marzo 2019 la società Buttol Srl inizia lo svolgimento del servizio, a fronte di criticità emerse durante il cosiddetto passaggio di cantiere, relative alla presenza di cinque dipendenti ritenuti dalla medesima società non compatibili –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per adottare le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(5-01871)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 marzo del 1975 un commando di Avanguardia Operaia massacrò a colpi di chiave inglese Sergio Ramelli, militante appena 18enne del Fronte della Gioventù di Milano, che morì dopo 48 giorni di agonia. Fu uno dei crimini politici più brutali e orrendi degli anni di piombo. Tra i motivi che spinsero il commando dell'estrema sinistra ad assassinare Sergio Ramelli non ci furono episodi di violenza: era un ragazzo come tanti, che viveva i suoi 18 anni fra lo studio, il calcio, la fidanzata e la politica. A condannarlo a morte furono le opinioni espresse in un tema scolastico nel quale aveva criticato l'operato delle Brigate Rosse, biasimando il mondo politico per il mancato cordoglio istituzionale per l'uccisione in un agguato dei militanti padovani dell'Msi Mazzola e Giralucci da parte dei brigatisti rossi. Quel tema fu apposto dagli studenti dell'estrema sinistra su una bacheca scolastica e usato come capo d'accusa in una sorta di processo politico contro Ramelli;

   ad oltre 40 anni di distanza, la fine straziante di Sergio Ramelli è diventata l'emblema di una stagione di ferocia ideologica che l'Italia non si è ancora lasciata del tutto alle spalle;

   da anni, nella città di Catanzaro, un comitato di cittadini chiede l'intitolazione di una strada a Sergio Ramelli e alle vittime del terrorismo;

   il 22 febbraio del 2017 la commissione toponomastica del comune di Catanzaro, su richiesta di due consiglieri comunali, ha dato parere positivo alla intitolazione di una strada a Sergio Ramelli e alle vittime del terrorismo;

   il 7 marzo 2017 la giunta comunale di Catanzaro ha approvato la proposta di intitolare una strada cittadina, già identificata, a Sergio Ramelli e alle vittime del terrorismo;

   l’iter per l'intitolazione della strada si sarebbe bloccato, secondo quanto emerso dalle interlocuzioni tra il comitato promotore e gli uffici territoriali del Governo, in seguito alla richiesta da parte della prefettura di Catanzaro di un parere al Ministro dell'interno, che tarderebbe ad arrivare;

   in decine di città italiane ci sono strade intitolate a Sergio Ramelli;

   la fine ingiusta e drammatica di Sergio Ramelli potrà non essere vana solo se alle nuove generazioni le istituzioni saranno capaci di tramandare, anche attraverso gesti simbolici come l'intitolazione di una strada, le dolorose tragedie causate dalla lotta armata e il valore di una pacificazione nazionale che deve essere perseguita con forza –:

   se il Ministro interrogato intenda esprimere parere positivo rispetto alla intitolazione di una strada della città di Catanzaro a Sergio Ramelli e alle vittime del terrorismo;

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato per sbloccare l’iter di intitolazione della strada.
(4-02669)


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comando reggiano dei vigili del fuoco negli ultimi mesi sta riportando una preoccupante sequenza di rotture ai mezzi di soccorso a causa della loro anzianità e del logorio;

   solo per rendere l'idea della criticità della situazione, si evidenzia che il parco automezzi della provincia (centrale, distaccamenti di Guastalla, Sant'Ilario e Castelnovo né Monti) è composto da dieci Aps (auto pompe serbatoio) con un'età compresa tra gli 8 e i 28 anni per una media di servizio di 17 anni;

   l'autogrù del comando ha dovuto subire recentemente dei fermi poiché l'usura dei pneumatici ne pregiudicava la sicurezza;

   inoltre, l'unica autoscala della sede centrale, mezzo fondamentale per la sicurezza degli operatori e per i soccorsi in altezza, è spesso fuori servizio e il territorio, di conseguenza, rimane con la sola autoscala acquistata con fondi provenienti dalla protezione civile regionale e da sponsor locali;

   gli ultimi stanziamenti a livello nazionale per l'acquisto di nuove Aps risalgono al 2017 con la finanziaria del Governo Gentiloni che prevede fondi molto carenti, si parla di una Aps per ogni comando provinciale;

   non meno grave è la situazione delle risorse finanziarie a disposizione per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi che costringono a riparazioni in economia che spesso si rivelano inefficaci;

   basta immaginare cosa sarebbe potuto accadere se non si fosse potuto contare sui mezzi di servizio durante le operazioni di soccorso nel grave incendio di via Turri del mese di dicembre 2018 che ha provocato decine di feriti e la morte di due persone;

   a tutto ciò si aggiunge la carenza di organico che per le quattro sedi dovrebbe essere di 200 unità, ma mancano circa 30 vigili del fuoco;

   sono evidenti, quindi, la grave situazione di pericolo e l'enorme difficoltà in cui opera il personale per cercare di dare alla collettività un servizio efficiente, sicuro e professionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative il Ministro abbia assunto e intenda assumere per far fronte alle criticità derivanti dalle carenze sia di organico che del parco automezzi del comando provinciale reggiano.
(4-02671)


   PAOLO RUSSO, LABRIOLA e SOZZANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dagli organi di informazione il 25 marzo 2019 in piazza Plebiscito a Napoli è stato organizzato un evento che ha visto protagonista il cantante neomelodico Tony Colombo e la sua promessa sposa. L'iniziativa in questione ha attirato oltre 3000 persone che hanno partecipato al lancio di una nuova canzone e alla sorpresa che il cantante ha riservato alla donna, vedova del boss scissionista Gaetano Marino ammazzato nel 2012, che avrebbe sposato dopo pochi giorni. Per l'occasione è stato montato un palco ed in piazza si è fatta largo anche una Limousine;

   il 28 marzo la coppia ha celebrato il proprio matrimonio al Maschio Angioino che la sposa ha raggiunto prima con una carrozza trainata da 4 cavalli bianchi preceduta da un folto corteo partito da Secondigliano con al seguito artisti da strada, banda musicale e majorette e poi con una Limousine;

   l'evento che si è svolto a Piazza Plebiscito, a pochi metri dal palazzo della prefettura, è stato un vero e proprio concerto che ha impegnato l'area per molte ore e che ha visto accorrere migliaia di persone;

   per la manifestazione in questione, così come ampiamente riportato dai giornali, è stata chiesta una autorizzazione per un flash mob a favore degli sposi Tony e Tina Colombo, a partire dalle 18,30 alle 23;

   l'autorizzazione è stata concessa senza che nessuno si interrogasse sulla eccessiva durata di flash mob che per definizione si dissolve nel giro di poco tempo;

   il corteo nuziale ha paralizzato il traffico veicolare e ha creato ulteriori disagi anche nella fase del trasferimento della sposa dalla carrozza all'auto durante il percorso da Secondigliano al Maschio Angioino –:

   se e quali valutazioni siano state svolte da questura e prefettura in relazione allo svolgimento dell'evento, con particolare riguardo ai profili di tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza, nonché alle direttive sulle misure di safety da adottare in occasione di pubbliche manifestazioni ed eventi di pubblico spettacolo per tutelare l'incolumità dei cittadini;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che si ripetano episodi come quello sopra richiamato.
(4-02672)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 aprile 2019 si terrà nel quartiere a Savona la manifestazione per la Festa della Liberazione con la tradizionale fiaccolata e il solito percorso come avviene da decenni;

   il Comitato antifascista di Savona ha illustrato al sindaco la proposta di svolgere il tradizionale percorso, segnalando che esso passerà in prossimità della sede di CasaPound, organizzazione politica che si autodefinisce «fascisti del terzo millennio»;

   il sindaco di Savona ha garantito, nel corso dell'incontro, che porterà la questione all'attenzione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto, che vedrà presente anche il questore;

   nell'ottobre 2018 il corteo antifascista che vide la presenza di centinaia di persone e di molte associazioni cittadine venne deviato dallo stesso percorso proprio per evitare che passasse accanto alla sede di CasaPound;

   gli organizzatori della manifestazione in ricordo della lotta di Liberazione hanno espresso agli organi di stampa la preoccupazione che anche in questa occasione si imponga la deviazione dal percorso, per non passare accanto alla sede dell'organizzazione neofascista, e che ciò possa ripetersi in occasione del 1° maggio;

   da sempre le manifestazioni savonesi in occasione della Festa della Liberazione si sono svolte con una grande partecipazione e nella massima tranquillità;

   la Festa della Liberazione è una festività nazionale le cui celebrazioni sono fortemente sentite dalle comunità locali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se, e in che modo, intenda attivarsi, per quanto di competenza, affinché le celebrazioni della Festa della Liberazione che si svolgeranno a Savona, città medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, possano tenersi regolarmente, attraversando il solito percorso come è sempre avvenuto.
(4-02675)


   PRESTIPINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle giornate del 3 aprile 2019 e del 4 aprile 2019 gli organi di stampa hanno riportato due episodi gravissimi avvenuti a distanza di poche ore in Sardegna, che hanno visto come vittime gli animali;

   in un caso, avvenuto a Sassari, la vittima è stata un cane di giovane età, legato, torturato e seviziato con il fuoco, per poi essere abbandonato a bordo strada in fin di vita e salvato solo grazie alle cure prestate con urgenza nella clinica del pronto soccorso della locale facoltà di veterinaria;

   nell'altro caso, invece, una cagnolina gravida è stata bruciata e uccisa in provincia di Cagliari;

   gli autori di questi terribili crimini e fenomeni socialmente pericolosi non sono ancora stati individuati, né sono state al momento individuate le eventuali responsabilità per omessa vigilanza;

   i diritti e la tutela del benessere degli animali sono ormai patrimonio culturale comune, garantito e riconosciuto sia dal nostro ordinamento giuridico, sia dal quadro ordinamentale dell'Unione europea;

   il Ministro dell'interno ha mostrato sensibilità nei confronti di quanto accaduto e ha pubblicamente stigmatizzato duramente sui social network il comportamento di coloro i quali hanno commesso i crimini descritti sopra;

   ogni anno sono circa 15 mila i cani e i gatti che vengono torturati e uccisi, quindi 142 animali al giorno;

   fatti come quelli da ultimo accaduti si ripetono ormai con inquietante frequenza;

   solo in rari casi si arriva all'individuazione dei responsabili e all'effettiva applicazione delle pene attualmente previste dal codice penale per simili fattispecie, comunque troppo lievi per dissuadere dal porre in essere tali comportamenti;

   appare chiara l'esigenza di misure atte a prevenire episodi del genere, poiché purtroppo essi sono sempre più ricorrenti e pericolosi, anche ai fini del mantenimento dell'ordine pubblico –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per contrastare e prevenire il fenomeno dilagante della violenza e delle sevizie sugli animali;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative urgenti per l'inasprimento delle pene previste per casi come quelli di cui in premessa e tutti i casi di maltrattamenti sugli animali.
(4-02677)


   TRANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da anni si assiste in tutta la zona dell'estremo Sud Pontino (Formia, Fondi, Gaeta Itri, Sperlonga, Minturno e dintorni) alla penetrazione nel tessuto imprenditoriale e commerciale di pericolosi clan criminali come emerge da episodi di cronaca, interrogazioni parlamentari, relazioni semestrali di Dia ed antimafia;

   l'attività di contrasto, ad avviso dell'interrogante, è ancora molto indietro nell'individuazione di patrimoni e relativi prestanome;

   ultimamente sono aumentati i casi di corruttela politico-amministrativa nei comuni più popolosi del Basso Lazio, in cui si intravedono ipotesi di penetrazione di infiltrazioni della criminalità organizzata, oltre che nei settori dell'edilizia, anche negli appalti pubblici;

   il comune di Sperlonga, guidato da un sindaco plurinquisito e già sospeso tre volte, è assurto agli onori della cronaca nazionale per il sequestro operato dai carabinieri della nuova ala del polo scolastico denominato Sottotenente Alfredo Aspri di Sperlonga (LT) a cui nella stessa giornata è seguito quello della palestra del liceo scientifico Enrico Fermi di Gaeta (LT), tuttora non in uso;

   l'amministrazione comunale di Sperlonga si era schierata inizialmente a favore del dissequestro della scuola;

   in seguito alle inchieste «Tiberio I» e «Tiberio Bis» i carabinieri, oltre a prevenire il pericolo di crollo sulla testa dei bambini, hanno effettuato una serie di accessi in vari comuni su appalti «lievitati» considerevolmente, ma l'unico comune ad aver preso provvedimenti nei confronti di ditte coinvolte in appalti pubblici è il comune di Formia;

   è rimasta inevasa una richiesta dell'interrogante all'Anac di controllo degli appalti, Autorità che recentemente ha ritenuto inefficace il piano anticorruzione di Sperlonga;

   altre presunte infiltrazioni malavitose si evidenziano negli articoli «Nuova Sperlonga, Welcome» pubblicato dal giornale «LaProvincia» il 20 febbraio 2010 e «Marcianise e Dintorni» pubblicato dal giornale «Latina Editorialeoggi» il 17 luglio 2015, nella realizzazione del piano integrato. Il comune di Sperlonga ha chiesto di prendere parte nel processo «piano integrato», «costituendosi in giudizio quale parte offesa» a supporto dell'attività di Cusani e dunque contro le tesi della procura;

   in più di un finanziamento risulta coinvolta la Banca Popolare di Fondi;

   sono in corso diversi processi, a quanto consta all'interrogante, nessuno per associazione a delinquere di stampo mafioso;

   vaste porzioni di territorio del comune di Fondi sono soggette ad interessi speculativi bloccati dalla contrastata istituzione del parco Monti Ausoni e lago di Fondi e più recentemente dal Tar;

   in un'area attigua è sorta la tenuta Vento di Mare, agriturismo per il quale i carabinieri ipotizzano l'esercizio di attività commerciale;

   con interrogazione n. 4/06102 del 2016, il senatore Giarrusso Mario Michele paventa in zona la presenza di clan camorristici e nello specifico del clan Gaglione-Moccia –:

   se, considerato il gravissimo fenomeno delle infiltrazioni mafiose nella zona, siano state adottate iniziative per avviare o incrementare specifiche attività di controllo e prevenzione sul territorio, nonché se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per assumere iniziative, ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, presso i comuni di Sperlonga e Gaeta;

   se non si ritenga di approfondire le proposte dell'Associazione Caponnetto circa la creazione di un unico distretto di polizia nel golfo di Gaeta dotato di una sezione della squadra mobile che unifichi le funzioni dei due commissariati attualmente esistenti per contrastare più efficacemente la criminalità organizzata.
(4-02679)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 59 del 2017, che disciplina il sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria, modificato dall'articolo 1, comma 792, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), ha previsto l'assegnazione dei posti di docente sulla base di un doppio canale di assunzione:

    a) il 50 per cento tramite graduatorie a esaurimento;

    b) il 50 per cento tramite specifiche procedure concorsuali suddivise sulla base del possesso di determinati requisiti;

   nell'ambito della tipologia sub b), in fase di prima applicazione, è disciplinata, tra l'altro, l'assegnazione del 10 per cento dei posti vacanti e disponibili con concorso riservato ai docenti non abilitati di III fascia che hanno svolto almeno 3 annualità di servizio (pari ad almeno 180 giorni per ogni anno) anche non consecutivi, negli 8 anni scolastici precedenti, per i quali non è necessario il conseguimento dei 24 crediti formativi universitari obbligatori per gli altri candidati;

   le prove previste per chi aveva tre anni di servizio sono passate da due, scritta e orale, a tre, due scritte e una orale, come per i neolaureati, annullando la differenziazione tra lavoratori con esperienza e neolaureati;

   è stata estesa anche alle norme transitorie la disciplina introdotta con legge di bilancio 2019 che ha previsto, a regime, la possibilità di concorrere per una sola classe di concorso o posto di sostegno, nonostante l'articolo 17 – disciplina transitoria per il reclutamento del personale docente – non contempli alcun limite in tal senso;

   le percentuali di posti riservati ai docenti non abilitati di terza fascia sono irrisorie (il 10 per cento del 20 per cento, in quanto la maggior parte dei posti è stata riservata ai colleghi abilitati con l'attuale concorso: 100 per cento i primi due anni e poi l'80 per cento per i successivi);

   è previsto un concorso non selettivo per i diplomati magistrali che, con due anni di servizio, accederanno direttamente al ruolo, ma non si è ritenuto di dover prevedere un percorso analogo per gli insegnanti di terza fascia con servizio pluriennale;

   per la mancata stabilizzazione di questi docenti, già numerosissimi sono stati i ricorsi che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha perso e in seguito ai quali ha dovuto pagare circa 20 milioni di euro di risarcimenti;

   l'assunzione dei docenti con almeno tre anni di servizio non comporterebbe conseguenze in merito alle assunzioni di neolaureati in quanto i posti residui risulterebbero comunque sufficienti a permettere la loro assunzione nei ruoli di docente;

   gli idonei del concorso ordinario, così come stabilito nella legge di bilancio 2019, non saranno assunti, ma considerati abilitati e potranno accedere alla seconda fascia delle graduatorie d'istituto, scavalcando i docenti di terza fascia con servizio, per i quali non è previsto nessun corso abilitante;

   questi docenti svolgono da anni il loro lavoro, fanno funzionare la scuola con un'esperienza formata sul campo e rappresentano una risorsa che andrebbe tutelata e valorizzata anche attraverso il completamento della loro formazione con corsi abilitanti specifici, come fatto in passato con scuola di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS) e Percorsi abilitanti speciali (Pas) e attraverso un concorso riservato, in base al fabbisogno –:

   se non ritenga di valutare l'adozione di iniziative per istituire, nell'ambito dei concorsi pubblici per docenti, un percorso accelerato, attraverso una prova orale, per coloro che possono vantare un periodo di servizio non inferiore a tre anni scolastici, svolto nelle scuole statali dello stesso ordine e grado, al fine di tutelare e valorizzare il loro lavoro e l'impegno che da anni profondono nella scuola.
(4-02668)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per la famiglia e le disabilità, per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi organi di informazione, con una circolare dell'Inps si è dato, per il momento, definitivo termine alla sperimentazione del cosiddetto «bonus baby sitter». Uno strumento che, introdotto, in via sperimentale per il triennio 2013-2015, dall'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 28 giugno 2012, n. 92, e poi prorogato con successivi provvedimenti, ha consentito a migliaia di lavoratrici madri di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli 11 mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting, oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi;

   secondo i dati riportati, per esempio dal Corriere della Sera, nel 2017 oltre 30 mila madri avrebbero lasciato il lavoro per motivi riconducibili alla mancanza di supporti per la genitorialità, un dato che rende ancor più grave il gap di genere nell'occupazione del Paese;

   con l'ultima legge di bilancio tale misura non è stata ulteriormente prorogata, rendendo così più difficile per lavoratrici madri il rientro al lavoro dopo la nascita del figlio;

   secondo una ricerca di Manageritalia basata su dati Istat e Isfol, il 27 per cento delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Se, infatti, prima della gravidanza lavorano 59 donne su 100, dopo il parto ne continuano a lavorare solo 43 e nel 90 per cento dei casi la motivazione prevalente dell'abbandono è legata alla necessità di potersi dedicare alla cura dei figli;

   tra le numerose ragioni che sono alla base della bassa natalità del nostro Paese vi è, indubbiamente, una carenza a livello nazionale e territoriale di efficaci politiche per la famiglia, per la previdenza, per il lavoro e per il welfare in generale. Un dato che rischia di aggravarsi con la decisione di non riproporre anche per gli anni a venire del bonus baby sitter;

   l'incongruenza di tali scelte è ancor più eclatante all'indomani di iniziative che, addirittura con il patrocinio del Ministro per la famiglia e le disabilità, avrebbero dovuto avere al centro le politiche per la famiglia e che, invece, a parere degli interpellanti, hanno avuto esclusivamente un approccio ideologico e retrogrado del ruolo della donna e degli affetti familiari –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per porre rimedio alla mancata proroga del bonus «baby sitter» anche per i prossimi anni;

   come si intenda concretamente sostenere il ruolo delle donne lavoratrici anche e, in particolare, dopo la maternità, facilitando la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
(2-00343) «Gribaudo, Carnevali, Pezzopane, Rotta, Viscomi, Fiano, Morani, De Maria, Quartapelle Procopio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOJA e CARNEVALI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 112 del 2016 recante «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare» (cosidetto «Dopo di noi») ha introdotto innovative disposizioni nell'ambito delle politiche in favore delle persone con disabilità grave, tanto con riferimento ai beneficiari quanto con riferimento agli interventi in loro favore, con l'obiettivo di favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia;

   l'articolo 8 della legge 22 giugno 2016, n. 112, prevede che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per la famiglia e le disabilità trasmettano alle Camere, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni della legge e sull'utilizzo delle risorse di cui al relativo articolo 9;

   il percorso attuativo per una legge che introduce – nel campo delle politiche sociali – interventi particolarmente innovativi nell'ordinamento deve evidentemente tener conto delle competenze costituzionali dei diversi livelli di Governo e richiede un'analisi puntuale e articolata per valutare le criticità e verificare lo stato di applicazione;

   come è noto, la materia dal punto di vista legislativo e della programmazione degli interventi, è di competenza esclusiva delle regioni, tranne la definizione dei livelli essenziali che rimane in capo allo Stato;

   in tale quadro, pertanto, la relazione del primo anno di attività – pubblicata nel dicembre 2017 – si è limitata a descrivere lo stato di avanzamento di questa prima fase in cui le regioni hanno definito gli indirizzi di programmazione, propedeutica all'erogazione delle risorse per la realizzazione degli interventi sul territorio; l'analisi resa nota, quindi, fa riferimento alle risorse complessivamente stanziate nel biennio 2016/2017. Si tratta di una cifra corrispondente a poco più di 128 milioni di euro;

   l'attuazione concreta degli interventi e dei servizi a favore dei beneficiari della legge è di competenza dei comuni e dovrebbe essere oggetto della seconda relazione;

   la seconda relazione al Parlamento sullo Stato di applicazione della legge avrebbe, dunque, dovuto essere presentata entro giugno 2018, ma così non è stato;

   ciò appare grave anche alla luce del fatto che l'attuazione della legge su base regionale sembra però procedere a velocità diversa da regione a regione. Risulta, infatti, che soltanto in Lombardia, Marche, Molise e Toscana si è partiti con la stesura dei progetti individuali previsti dalla normativa; in Lazio, Campania, Basilicata, Calabria si è dato avvio all'attivazione delle richieste di redazione e approvazione dei progetti individuali; in Friuli Venezia Giulia e Veneto si è deciso di co-progettare con gli «enti gestori» e di attuare per loro tramite gli interventi previsti dalla legge 1o dicembre 2016; Emilia-Romagna e Liguria sono invece partite dall'individuazione e dall'intervento sugli immobili. In altre regione, invece, il processo sembra ancora agli inizi: ad esempio, in Abruzzo, Puglia e Piemonte risulterebbe essere stata avviata solo una programmazione di carattere generale;

   i progetti individuali sono identificati come una tappa necessaria per la corretta applicazione della legge n. 112 del 2016 e occorre vigilare con attenzione su questo aspetto. Il punto principale del provvedimento è, infatti, la costruzione di percorsi di autonomia della persona con disabilità –:

   quando verrà presentata alle Camere la seconda relazione sullo stato di applicazione della legge 22 giugno 2016, n. 122.
(5-01866)


   SCHIRÒ e UNGARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tra la Confederazione svizzera e la Repubblica Italiana è in vigore la Convenzione per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, conclusa il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 223 febbraio 2015;

   all'articolo 18 la Convenzione stabilisce che le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate a un residente di uno dei due Stati contraenti in relazione ad un cessato impiego privato (non statale) sono imponibili soltanto nello Srato di residenza;

   le pensioni erogate dall'Inps a un soggetto residente in Svizzera sono quindi tassabili solamente dalla Svizzera;

   tuttavia, l'Inps fino a quando i pensionati interessati non inviano all'istituto un formulario di domanda di esenzione dall'imposta italiana sulle pensioni (o sulle remunerazioni analoghe) effettua la ritenuta alla fonte dell'imposta italiana;

   tale formulario deve essere presentato, prima di essere inviato all'Inps, alla competente autorità fiscale svizzera che dopo aver effettuato gli opportuni controlli, provvede ad apporre la richiesta attestazione di residenza fiscale in Svizzera, restituendo all'interessato una copia e trattenendo agli atti un'altra copia;

   i pensionati interessati provvedono a far pervenire il formulario, contenente l'attestazione di residenza fiscale, all'Inps che cessa quindi di effettuare la trattenuta alla fonte sulla pensione;

   queste operazioni procedurali spesso e per i più svariati motivi impiegano tempi relativamente lunghi, anche anni, e così l'Inps – che è sostituto di imposta – trattiene ai fini fiscali somme che invece appartengono ai pensionati che in virtù della Convenzione sono tenuti a pagare le tasse solo in Svizzera;

   per ottenere il rimborso di queste somme arretrate, «indebitamente» trattenute dall'Inps e riferite ad anni precedenti, è previsto che i pensionati interessati devono redigere ulteriore apposita domanda, contenente anch'essa l'attestazione di residenza fiscale, da indirizzare al centro operativo dell'Agenzia delle entrate di Pescara;

   purtroppo, le autorità fiscali svizzere, adducendo il fatto che il formulario di domanda per il rimborso delle somme trattenute dall'Inps non è contemplato nella convenzione contro le doppie imposizioni fiscali, si rifiutano di produrre e attestare alcun tipo di documentazione (modelli, formulari e altro) che i pensionati interessati possano inviare all'Agenzia delle entrate di Pescara per ottenere i rimborsi per la tassazione concorrente effettuata dall'istituto previdenziale italiano;

   i pensionati dell'italiani dell'Inps residenti in Svizzera, quindi, rischiano ora di pagare le tasse sulle loro pensioni due volte, in Italia e in Svizzera, nonostante l'esistenza della Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali e per una deficienza burocratica degli enti preposti all'attuazione della convenzione –:

   quali urgenti iniziative intenda attuare il Governo per trovare una soluzione adeguata al problema suesposto mettendo i pensionati italiani residenti in Svizzera nelle condizioni di richiedere e ottenere il rimborso delle tasse trattenute dall'Inps sulle pensioni erogate in Svizzera in violazione della Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra l'Italia e la Svizzera.
(5-01868)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato il 1° aprile 2019 sul sito online «reporternuovo.it», richiama da ultimo l'attenzione sui processi di ristrutturazione aziendale della società Wind-Tre in atto dall'acquisizione da parte multinazionale cinese Hutchinson, già proprietaria di Tre, dell'azienda di telecomunicazioni Wind;

   si tratta di processi di ristrutturazione caratterizzati da continui scorpori di settori di attività della Wind-Tre;

   in particolare, il settore tecnologico è stato dirottato verso società esterne di proprietà della multinazionale e i dipendenti, prima interni, vengono man mano trasferiti, con l'evidente preoccupazione che Wind diventi un guscio vuoto;

   secondo la Cgil prima della fusione di Wind e Tre avvenuta 18 mesi fa, si contavano nove mila dipendenti, dopodiché l'Hutchinson ha fatto opere di incentivazione personale per la fuoriuscita dall'azienda proponendo, solitamente, la possibilità di essere inseriti nuovamente nel mondo del lavoro nelle loro società fornitrici. I settori più impattati sono stati i settori tecnologici, che prima erano interni a Wind;

   per tali motivi il futuro dell'azienda Wind-Tre non è incerto e ai dipendenti, fino ad ora, non è stato fornito nessun piano industriale, lasciando tutti nell'incertezza;

   la proprietà, secondo fonti sindacali e da quanto si legge nell'articolo citato, si rifiuterebbe di fornire il piano industriale, adducendo quale giustificazione la riservatezza a cui sarebbe tenuta in quanto società quotata;

   tuttavia, sarebbe emerso, in tutti i nuovi contratti relativi alla modernizzazione della rete che le principali attività sarebbero esternalizzate e che le società che fornirebbero i servizi e le consulenze, nella maggior parte dei casi, rileveranno anche il personale Wind;

   Zte, la società statale cinese, sarebbe entrata come nuova azienda, diventando fornitore unico degli apparati, ovvero dei sistemi intelligenti delle antenne;

   anche l'ammodernamento in fibra della rete è stata affidata ad un'altra società esterna, sempre cinese, la Huawei;

   l'intenzione dei vertici di tendere sempre più alla digitalizzazione rischia di trasferire il lavoro meccanizzato dalle mani dei lavoratori e delle lavoratrici ai robot, con le conseguenti e dovute preoccupazioni per le ricadute occupazionali;

   tra incentivi agli esodi ed esternalizzazioni sono andate già perdute circa 2.000 unità lavorative interne a Wind e ciò che appare in questo momento è l'intenzione dell'azienda di «fare cassa» tramite operazioni puramente finanziarie e non legate allo sviluppo, attraverso una drastica riduzione del personale;

   inoltre, in questi giorni l'azienda avrebbe deciso di trasferire circa 200 persone, prevalentemente donne, da Roma a Milano con la motivazione di avere una maggiore integrazione e vicinanza alla dirigenza milanese, quando in realtà, a parere dell'interrogante, dietro a questa operazione si nasconde la speranza che qualcuno decida di non trasferirsi, magari per problemi familiari, rinunciando al lavoro e permettendo così all'azienda di comprimere il costo del lavoro;

   in epoca di smart working, il lavoro da casa, lo spostamento da una città all'altra specie da parte di una società operante nei servizi di comunicazione appare all'interrogante sinceramente privo di senso –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per escludere il rischio che a seguito della fusione Wind-Tre, l'azienda di telecomunicazioni Wind, venga utilizzata dalla nuova proprietà esclusivamente per «fare cassa», per ridurre l'occupazione e per dirottare l'intero settore tecnologico verso società esterne controllate dalla stessa multinazionale;

   se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché il gruppo Hutchinson faccia assoluta chiarezza circa i contenuti del piano industriale e le prospettive di sviluppo dell'azienda Wind-Tre e come intenda salvaguardare sia i livelli occupazionali che il patrimonio tecnologico e professionale acquisito negli anni da Wind.
(4-02673)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Formentini e altri n. 1-00139, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gadda, Andrea Romano.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Traversi n. 4-02664 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 156 del 4 aprile 2019.
  Alla pagina 5776, prima colonna, dalla riga ventunesima alla riga ventitreesima deve leggersi: «considerato che nella risposta sopra richiamata fornita dal Ministro interrogato l'interrogante rileva delle inesattezze, quali iniziative intenda assumere per acquisire ulteriori elementi al fine di chiarire quali progetti siano stati avviati in relazione al porto Petroli.» e non come stampato.