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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 2 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    in Italia il cosiddetto numero chiuso è stato introdotto con la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante «Norme in materia di accessi ai corsi universitari», che ha previsto la programmazione a livello nazionale degli accessi a determinati percorsi di formazione universitaria;

    in base all'articolo 4 della legge «l'ammissione ai corsi è disposta dagli atenei previo superamento di apposite prove di cultura generale, sulla base dei programmi della scuola secondaria superiore, e di accertamento della predisposizione per le discipline oggetto dei corsi medesimi»;

    la legge n. 264 del 1999 fu elaborata dall'allora Ministro dell'istruzione in seguito alla sentenza n. 383 del novembre 1998, con la quale la Corte costituzionale aveva ritenuto rilevante la questione di legittimità costituzionale promossa da alcuni studenti in merito alla norma della legge 15 maggio 1997, n. 127, che aveva attribuito al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica il potere di determinare la limitazione degli accessi ai corsi di laurea universitari;

    ad avviso dei ricorrenti tale norma, violando il principio della riserva di legge che discenderebbe dagli articoli 33 e 34 della Costituzione si poneva in contrasto anche con il principio del diritto allo studio tutelato dai medesimi articoli;

    in esito alla valutazione la Corte costituzionale aveva ritenuto che, seppur potesse essere «superato, in considerazione degli obblighi comunitari e nei limiti in cui essi sussistono, lo specifico dubbio di costituzionalità», appariva chiaro «che l'intera materia necessita di un'organica sistemazione legislativa, finora sempre mancata»;

    le direttive citate dalla Corte, e anche dallo stesso Ministero dell'istruzione a fondamento dell'obbligo di introdurre il numero chiuso, specificatamente la direttiva 78/687/CEE, relativa alla figura professionale di dentisti e odontoiatri, e la direttiva 93/16/CEE rivolta ai medici, tuttavia, si limitavano entrambe a imporre agli Stati membri un'armonizzazione dei corsi di studio a garanzia del principio della libera circolazione dei cittadini europei all'interno dell'Unione;

    in concreto, si chiedeva agli Stati membri la realizzazione di un sistema di formazione che garantisse l'alta qualità dello studente ma non necessariamente la limitazione degli accessi alle facoltà;

    l'adozione del sistema del numero chiuso, quindi, è stata una declinazione tutta italiana delle prescrizioni contenute nelle direttive, alla quale si è aggiunta la immotivata estensione dell'accesso programmato anche ai corsi di laurea in architettura, veterinaria e scienze della formazione primaria, non prevista da alcuna norma europea;

    in base alla legge n. 264 del 1999 il calcolo del numero di posti disponibili per i corsi di laurea deve essere effettuato ogni anno in base ad alcuni parametri, quali i posti nelle aule, la disponibilità di attrezzature e laboratori scientifici, di personale docente e tecnico e dei servizi di assistenza e tutorato;

    ne deriva che con tale norma si chiede, di fatto, agli studenti di adeguarsi alle strutture presenti e agli investimenti che lo Stato decide di stanziare in favore delle università, mentre dovrebbe essere esattamente il contrario, vale a dire che lo Stato dovrebbe essere chiamato a disporre gli investimenti in modo tale da garantire a tutti l'accesso alla formazione universitaria;

    negli anni successivi all'approvazione della legge n. 264 si è assistito all'aumento degli studenti esclusi dal numero chiuso che si sono iscritti a corsi di laurea con programmi simili a quelli dei corsi a numero chiuso, nella speranza di riuscire a superare il test l'anno successivo, con l'unico scopo di dare quegli esami presenti in entrambi i piani di studio per farseli riconoscere l'anno successivo;

    gli studenti, ad oggi, non potendo intraprendere il percorso di studi prescelto ripiegano su altri corsi, e ciò dimostra che il sistema non rispetta il dettato costituzionale laddove prevede che il carattere universale del diritto allo studio, anche a prescindere dalle condizioni socio-economiche di partenza;

    in questa situazione, si è creato, infatti, un vero e proprio mercato dei test d'ingresso, con corsi costosissimi, sostenibili solo da parte di coloro che possono permetterselo e che creano studenti di «serie a» e di «serie b» nell'accesso alla formazione universitaria;

    inoltre, si è venuto a creare un vero e proprio «turismo formativo» verso nazioni quali la Spagna, la Bulgaria, la Romania, o la Croazia, nelle quali i giovani italiani alloggiano, mangiano, vivono, acquistano libri e frequentano corsi accessori, costretti a fare gli studenti fuori sede invece di appartenere a una nazione che sia hub universitario per gli studenti euro mediterranei;

    i numerosi ricorsi che ogni anno vengono presentati dagli studenti esclusi dalle immatricolazioni nelle sedi della giustizia amministrativa dimostrano come la legge sul numero chiuso sia a tutti gli effetti un fallimento anche rispetto alle intenzioni della Corte costituzionale, che nella citata sentenza del 1998 aveva affermato che essa dovesse rappresentare «una sistemazione chiara che, da un lato, prevenga l'incertezza presso i potenziali iscritti interessati e il contenzioso che ne può derivare»;

    nel 2012, in seguito ai continui ricorsi vinti dagli studenti nelle sedi della giustizia amministrativa di primo grado è stato riformato il sistema delle graduatorie dei corsi a numero chiuso, trasformandole da locali a nazionale, ma nonostante la graduatoria unica nazionale abbia portato con sé diversi correttivi che hanno reso il sistema più equo rispetto al passato, continuano ad essere presenti elementi di criticità, dalle modalità di scelta dei luoghi in cui potersi immatricolare, all'effettiva capacità di valutazione di un test a crocette di un'ora e mezza che in realtà è più simile ad una lotteria;

    la limitazione degli accessi ad alcune facoltà è basata, da un lato, su una valutazione della capacità di assorbimento del mercato del lavoro che appare spesso arbitraria, dall'altro sulla capacità di assorbimento dei singoli atenei, anch'essa fondata su presunzioni teoriche, in quanto la qualità dello studio dei laureati non risulta aumentata da quando si è adottato il sistema del numero chiuso;

    la scarsa affidabilità di un sistema basato su quiz di cultura generale impone di riconsiderare i criteri di accesso agli studi universitari, prevedendo che l'accesso sia libero e che siano le università stesse a selezionare coloro che ritengono meritevoli di proseguire gli studi, in base a risultati didattici reali, conseguiti in un periodo da definirsi di prova che potrà essere annuale o biennale a seconda delle facoltà;

    quella che avviene con il test è una selezione all'ingresso che di fatto si basa su elementi aleatori, e su cui incidono fortemente una serie di fattori che nulla hanno a che vedere con la capacità e la volontà del candidato di affrontare un determinato corso di studi;

    davanti alla drammatica riduzione degli studenti che si iscrivono all'università, e della quale ci si è occupati anche nella scorsa legislatura, il Ministero risponde nel peggiore dei modi. I bandi contengono elementi peggiorativi rispetto al passato, come la diminuzione sostanziale dei posti disponibili (se ne perdono più di 1.000, di cui 300 a medicina) e la chiusura anticipata delle graduatorie al termine del primo semestre, lasciando immaginare che questo comporterà un'ulteriore riduzione dei posti. In questo modo moltissimi potenziali studenti sono buttati fuori dalle università, e si vedono negata la possibilità di scegliere il proprio futuro;

    l'iniquità del sistema del numero chiuso è dimostrata ogni anno dalle centinaia di ricorsi presentati innanzi alla giustizia amministrativa e impone la ricerca di una modalità di selezione per l'ammissione nella quale trovino posto tutti gli elementi che devono concorrere a realizzare il diritto allo studio sancito dalla Costituzione,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative per avviare una revisione delle attuali modalità per l'accesso alle facoltà universitarie sottoposte al cosiddetto numero chiuso, al fine di individuare una soluzione idonea a realizzare un procedimento di selezione basato sul merito e non sull'alea, garantendo il pieno rispetto del dettato costituzionale in materia di diritto all'accesso agli studi universitari.
(1-00160) «Rampelli, Frassinetti, Gemmato, Maschio, Deidda, Ciaburro, Caretta, Prisco, Montaruli, Acquaroli, Ferro, Delmastro Delle Vedove, Bucalo, Rizzetto, Zucconi, Silvestroni, Foti, Lucaselli, Butti, Osnato».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni in tutto il territorio nazionale e in particolare nelle aree metropolitane ha avuto luogo un incremento del numero di furti all'interno di abitazioni private e, più in generale, del numero dei reati predatori contro il patrimonio, fenomeni gravi che generano un allarme sociale nonché la percezione di un diffuso senso di insicurezza;

    le forze dell'ordine operanti sul territorio non sempre hanno risorse sufficienti, per fronteggiare queste problematiche, soprattutto in termini di personale e dotazioni strumentali che non permettono un capillare e immediato intervento;

    in numerosi comuni italiani sono sorte spontanee aggregazioni di cittadini, volte a un maggiore presidio del territorio, le quali, attraverso l'adozione del metodo cosiddetto del «Controllo del vicinato», ovvero il costante monitoraggio del quartiere da parte dei propri residenti per identificare possibili elementi di rischio riferiti ai suddetti reati predatori, hanno inteso collaborare con le forze dell'ordine;

    il «Controllo del vicinato», è uno strumento di prevenzione della criminalità e si connota come una libera forma associativa tra cittadini residenti nello stesso quartiere, volta alla creazione di una catena di comunicazione tra i propri membri per inoltrare alle forze dell'ordine una qualificata segnalazione di un evento criminoso o predatorio;

    agli abitanti dell'area interessata è unicamente richiesto di alzare il livello di attenzione attraverso pochi, semplici passaggi, tra i quali «far sapere» che gli abitanti della zona sono attenti e consapevoli di ciò che accade intorno a loro; infatti, se i vicini collaborassero per ridurre l'appetibilità degli obiettivi, i furti e tanti altri «reati occasionali» potrebbero essere limitati; a nessuno viene chiesto di fare eroismi o ronde, ma a tutti è richiesto di prestare maggiore attenzione a chi passa per le strade nonché alle situazioni anomale che possono saltare all'occhio o generare apprensione e allarme;

    fare «Controllo del vicinato» significa promuovere la sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i cittadini e la riduzione delle vulnerabilità delle abitazioni e dei quartieri allo scopo di ridurre il verificarsi di reati contro la proprietà e le persone;

    l'esperienza del «Controllo del vicinato» si configura come uno strumento per aumentare anche il livello di sicurezza percepito, ed è, pertanto, utile anche al raggiungimento degli obiettivi di programmi di mandato istituzionali propri di ogni amministrazione, ovvero l'aumento della sicurezza in ambito urbano, il presidio del territorio, il recupero di forme di socialità maggiormente improntate alla collaborazione e al mutuo supporto;

    gli attori del «Controllo del vicinato» sono i gruppi di vicinato e i coordinatori dei gruppi: mentre i primi prestano attenzione a quello che avviene nella propria area di competenza nella vita quotidiana, e provvedono a segnalare alle forze dell'ordine situazioni inusuali e/o comportamenti sospetti, attraverso i secondi mantengono rapporti con le forze dell'ordine;

    con questo meccanismo si instaura nel quartiere un canale di comunicazione che consente lo scambio rapido di informazioni tra vicini e tra i vari gruppi di vicinato limitrofi, oltre ad un contatto continuo e sensibile tra forze di polizia e comunità territoriale, che non potrà che migliorare l'effettivo livello di sicurezza dei cittadini e agevolare i compiti degli organi preposti alla tutela dell'ordine pubblico;

    l'Associazione nazionale «Controllo del vicinato» (Acdv) nata in Italia alla fine del 2008, in collaborazione con le varie forze dell'ordine ha avviato nel 2015 a Roma degli incontri formativi a, cui hanno aderito decine tra comitati di quartiere e associazioni, e l'ex prefetto di Roma Gabrielli, nel maggio dello stesso anno, ha incontrato l'associazione per approfondirne le modalità operative e partecipato, nel successivo mese di giugno, al convegno «Controllo del Vicinato, un modello di sicurezza partecipata per il territorio urbano e metropolitano», nell'ambito del quale ha pubblicamente apprezzato il lavoro svolto dall'associazione nazionale Controllo del vicinato su Roma sud, sottolineando che una rete di cittadini attivi e consapevoli migliora sensibilmente la sicurezza;

    circa 350 comuni in Italia hanno già aderito al modello del «Controllo del vicinato», contattando e coinvolgendo anche le diverse forze dell'ordine per concordare la prassi da seguire in caso di segnalazione di illeciti;

    sono molte le prefetture che hanno già sottoscritto accordi/convenzioni con le amministrazioni locali per incentivare la «sicurezza partecipata» e tale processo necessita di linee guida per una applicazione univoca attraverso soggetti qualificati;

    il progetto di sicurezza strutturato sul controllo del vicinato è a costo zero per le amministrazioni territoriali,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per promuovere e sviluppare il «Controllo del vicinato» come formula aggregativa meritevole di sostegno e incentivazione su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle periferie delle aree metropolitane, al fine di aumentare la sicurezza nei quartieri e supportare l'attività informativa e investigativa delle forze dell'ordine;

2) ad adottare iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto al tema della sicurezza partecipata, favorendo lo sviluppo di una cultura della partecipazione alle tematiche della sicurezza urbana e della collaborazione attiva dei cittadini;

3) a predisporre un'iniziativa normativa che disciplini la pratica del «Controllo del vicinato», al fine di istituzionalizzare le attività che vengono svolte in questo ambito e dare veste di ufficialità agli attori coinvolti.
(1-00161) «Rampelli, Delmastro Delle Vedove, Gemmato, Maschio, Deidda, Caretta, Ciaburro, Bucalo, Frassinetti, Prisco, Montaruli, Ferro, Luca De Carlo, Rizzetto, Foti, Lucaselli, Zucconi, Butti, Osnato, Silvestroni, Donzelli».


   La Camera,

   premesso che:

    lo Stato italiano favorisce e promuove ogni attività finalizzata alla tutela della salute, nonché ogni intervento di formazione anche nell'ambito del primo soccorso anche in considerazione del fatto che, secondo le statistiche, ogni anno in Europa sono colpite da arresto cardiaco e muoiono circa quattrocentomila persone, circa sessantamila delle quali solo in Italia, ossia oltre il 40 per cento dei decessi registrati ogni anno, un dato di molto superiore rispetto a quello relativo a tutte le patologie tumorali, che è al di sotto del 30 per cento;

    la causa più frequente dell'arresto cardiocircolatorio è un'aritmia ventricolare (fibrillazione ventricolare) che interrompe istantaneamente la funzione di pompa del cuore e determina l'arresto della circolazione, lesioni cerebrali e la morte nel giro di pochissimi minuti, salvo che non si intervenga tempestivamente somministrando uno shock tramite un defibrillatore elettrico;

    i media, in particolare negli ultimi anni, hanno riportato numerosi casi di morti improvvise riguardanti persone colte da arresto cardiaco, evidenziando l'aritmia ventricolare quale causa scatenante, e l'elenco comprende casi eclatanti e di grande impatto mediatico relativi alla prematura scomparsa di sportivi, anche giovanissimi, sia del settore dilettantistico che in ambito professionistico quali i calciatori Davide Astori e Piermario Morosini, il pallavolista Vigor Bovolenta, il ciclista Michael Goolaerts;

    oltre a tanti casi di persone rimaste vittime di arresto cardiaco per strada o in altri luoghi di grande aggregazione, le recenti cronache cittadine hanno registrato la tragica morte di un turista straniero nei pressi del sito archeologico del Colosseo, uno dei luoghi più visitati di Roma che assiste al transito di circa trentamila persone al giorno, e tale episodio è purtroppo al vaglio della magistratura penale, dal momento che dal 16 giugno 2016 l'Anfiteatro Flavio risulta essere dotato di quattro defibrillatori donati alla Soprintendenza archeologica di Roma grazie alla collaborazione di una Fondazione privata;

    quasi tutta la casistica che riguarda le persone colpite da questa patologia evidenzia le medesime ragioni del tragico epilogo – mancata prevenzione, ritardo nei soccorsi, carenza di personale abilitato alle tecniche di primo soccorso, assenza del defibrillatore – e tali criticità non trovano giustificazione alcuna quando la tragedia accade in un luogo pubblico e/o di grande aggregazione di persone;

    altra fascia di persone la cui salute va primariamente tutelata sono i bambini, che solitamente vengono considerati come vittime poco probabili di arresto cardiaco, sebbene il 3,5 per cento dei deceduti per arresto cardiaco abbia meno di otto anni;

    in tali casi l'evento tragico è imputabile a colpi toracici (commotio cordis) o a condizioni difficilmente diagnosticabili (come la sindrome del QT lungo o la cardiomiopatia ipertrofica) che possono affliggere fino ad un bambino su cinquecento;

    inoltre, una delle cause più frequenti di arresto cardiaco nei bambini è l'ostruzione delle vie aeree e, per tale motivo, perdono la vita circa quattrocento bambini all'anno che invece potrebbero salvarsi qualora le famiglie, il personale scolastico ma anche semplici cittadini fossero messi in grado di conoscere le tecniche di disostruzione pediatrica;

    nel settanta per cento dei casi l'arresto cardiaco avviene in presenza di testimoni che molto spesso, purtroppo, non sanno come intervenire per ritardare le conseguenze tragiche in attesa dell'arrivo dei soccorsi;

    le bassissime percentuali di sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaci potrebbero aumentare notevolmente se la rianimazione cardiopolmonare (cosiddetto Rcp, costituita dalle compressioni toraciche e dalla respirazione artificiale) associata alla defibrillazione fosse iniziata tempestivamente, poiché tali manovre salvavita sono le uniche soluzioni che, se tempestive, possono salvare la vita alle persone affette da malattie cardiovascolari;

    in seguito ad arresto cardio-circolatorio, il trattamento deve essere instaurato entro pochissimi minuti dall'insorgenza dell'evento, poiché, in assenza di una pronta ripresa del ritmo cardiaco, alla cessazione della circolazione sanguigna conseguono inevitabilmente danni cerebrali gravissimi e subito dopo la morte;

    tra i casi di giovanissimi morti per arresto cardiaco a Roma, alcuni anni fa aveva destato molta commozione la tragica scomparsa di una giovanissima studentessa nel quartiere di Tor Sapienza, spentasi all'improvviso proprio tra i banchi di scuola, e sul punto è opportuno evidenziare che proprio nelle scuole si sono verificati frequenti episodi in cui giovani alunni sono rimasti vittime di crisi cardiache; il tempestivo soccorso da parte del personale scolastico a conoscenza di tecniche salvavita e la presenza del defibrillatore avrebbero sicuramente evitato eventi tragici;

    a seguito delle tragedie causate dall'arresto cardio-circolatorio ed accadute presso le strutture scolastiche e presso altri luoghi, si sono mobilitati sia il mondo scolastico che quello del volontariato, già in prima linea nel campo della prevenzione cardiologica e nell'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici esterni (Dae); ma è di tutta evidenza che l'opera di sensibilizzazione e di diffusione dell'uso di tali pratiche non può rimanere relegato al solo ambito scolastico, del volontariato e dei privati cittadini, oltre che di quello sanitario che è molto attivo specie con alcuni progetti attivati su iniziativa di volontari cardiologi e cardiochirurghi;

    è anche da apprezzare ed incentivare attraverso specifici benefici la meritevole attività di quelle associazioni – quali «Taxi Roma Capitale», i cui associati hanno superato il corso Blsd ed hanno il Dae a bordo dei veicoli – ed anche di quelle aziende – quali ad esempio Acea che, nell'ambito del progetto «Acea Scuola», ha previsto la campagna «Defibrillascuole», che prevede la donazione ogni anno di un defibrillatore e del corso Blsd a dieci scuole partecipanti al progetto;

    i tempi di intervento con un defibrillatore presente in loco sono molto più ristretti dei tempi medi di arrivo dei soccorsi, che in Italia sono di circa 15-20 minuti nel migliore dei casi; inoltre, molti istituti scolastici contano migliaia di studenti;

    dotare ogni scuola di un defibrillatore (Dae) e di personale adeguatamente formato all'utilizzo potrebbe rappresentare un modo molto efficace per assicurarsi che, in caso di necessità, gli studenti, il personale scolastico ed anche tutti coloro che si trovano nei pressi delle scuole ricevano un trattamento adeguato in un tempo congruo a determinarne l'esito fausto;

    pertanto, la presenza all'interno delle scuole, dagli asili nido agli altri istituti di istruzione, di dispositivi di defibrillazione precoce, assieme a personale adeguatamente formato, riveste un ruolo fondamentale nell'assicurare un pronto intervento nei confronti dell'arresto cardiaco improvviso e gli stessi genitori, sempre molto attenti alla salute dei propri figli, saranno più inclini ad affidarli ad una scuola dotata di tali dispositivi salvavita;

    allo stesso modo, un'amministrazione locale attenta al benessere dei propri cittadini dovrebbe garantire la diffusione di tali strumenti salvavita anche nei luoghi pubblici di propria pertinenza dove accedono un gran numero di cittadini per svolgere delle pratiche amministrative e dove prestano attività lavorativa diverse migliaia di dipendenti consentendo a molti di loro, tramite adeguati protocolli di intesa con le competenti strutture sanitarie, di poter usufruire gratuitamente della formazione all'uso del Dae;

    dunque, diventa di fondamentale importanza l'utilizzo dei defibrillatori sul territorio per agire nel più breve tempo possibile, perché il più delle volte l'ambulanza non riesce ad arrivare in tempo utile e quindi, mutuando quanto già avviene in alcuni comuni del Centro-nord si spera che, in un futuro non troppo lontano, sarà possibile posizionare i defibrillatori in luoghi strategici (zone mercatali, aree commerciali, viali e piazze), facilmente individuabili anche tramite apposite App ed in zone dove siano presenti delle telecamere che dovrebbero fungere da deterrente contro gli eventuali furti ed atti di vandalismo;

    il 14 giugno 2012 è stata approvata la dichiarazione del Parlamento europeo sull'istituzione di una settimana europea di sensibilizzazione sull'arresto cardiaco, nella quale si legge: «considerando che in Europa sono attuati solo parzialmente programmi per l'utilizzo del defibrillatore automatico esterno (AED), si invita la Commissione e il Consiglio a incoraggiare l'adozione di programmi comuni per l'installazione di AED in luoghi pubblici e per la formazione di non esperti in tutti gli Stati membri; l'adeguamento della legislazione al fine di facilitare il ricorso alla RCP e alla defibrillazione da parte di personale non medico; una raccolta sistematica di dati che garantisca un feedback e una gestione della qualità per ogni programma»;

    in Italia, già con la legge 3 aprile 2001, n. 120, la cosiddetta legge Monteleone sull'utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extra ospedaliero, era stata consentita la possibilità dell'utilizzo del Dae in ambiente extra ospedaliero anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare;

    nel 2010 erano stati stanziati quattro milioni di euro, e due milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 con il decreto interministeriale del 18 marzo 2011, al fine di promuovere la realizzazione di programmi regionali per la diffusione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici esterni (Dae);

    nel decreto si legge che «La partecipazione di tutte le Regioni all'iniziativa promossa con il DM 18 marzo 2011 consentirà a questo Ministero di disporre di una mappa nazionale, relativa al numero e alla distribuzione geografica dei DAE sul territorio (punti fissi e mobili), e delle informazioni relative alla organizzazione e gestione, nonché al monitoraggio dell'attività»;

    con un decreto del Ministro della salute del settembre 2012, si era stabilito l'obbligo per le società sportive professionistiche e per quelle dilettantistiche di dotarsi di defibrillatori semiautomatici, dimostrando quindi un'ulteriore sensibilizzazione al problema, anche se, considerata la non florida situazione economica delle società sportive dilettantistiche e la mission di tali associazioni, che molto spesso rappresentano un importante luogo di aggregazione per moltissimi giovani, occorreva prevedere degli incentivi e delle facilitazioni eventualmente con un contributo a carico delle ricche società professionistiche;

    con la circolare del 16 maggio 2014 il Ministero della salute ha fornito indirizzi in merito ai corsi di formazione finalizzati al rilascio di un attestato di autorizzazione all'impiego del Dae a personale non sanitario, al fine di perseguire un modello unico, senza rigidità strutturali che possano comportare ostacoli al processo di diffusione della cultura e dell'utilizzo dei Dae;

    nel corso della XVII legislatura è stata presentata una proposta di legge recante «Disposizioni concernenti l'obbligo di installazione di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni presso gli istituti scolastici pubblici», finalizzata a rendere obbligatoria l'installazione di un defibrillatore presso gli istituti scolastici pubblici, anche considerando che negli stessi è previsto lo svolgimento di attività sportive;

    in data 19 giugno 2017 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione – ha emanato un avviso avente ad oggetto «Acquisto attrezzature sportive e defibrillatori per gli istituti scolastici», indicendo «una procedura comparativa per la selezione ed il finanziamento di istituzioni scolastiche statali con lo scopo di realizzare iniziative che prevedono le seguenti finalità: ... 3) Promuovere l'utilizzo dei defibrillatori quale strumento salva-vita necessario nei luoghi ove si faccia sport»;

    a tutela della salute dei cittadini che svolgono attività sportiva agonistica non amatoriale, nel mese di settembre 2012 è stato emanato dal Ministro della salute il cosiddetto «decreto Balduzzi», entrato in vigore il 1° luglio 2017, relativo all'impiego, da parte di società sportive professionistiche e dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici e di altri eventuali dispositivi salvavita;

    occorre fornire un aiuto concreto alle associazioni e alle società sportive dilettantistiche, specie quelle che svolgono la loro attività in realtà periferiche molto difficili dal punto di vista sociale, rappresentando molto spesso un luogo necessario di sana aggregazione per moltissimi giovani che, qualora non ci fossero tali strutture, potrebbero correre il rischio di cadere nella droga o nell'alcol o, peggio, essere delle facili risorse per la criminalità;

    anche secondo l'ex presidente del Coni, molte delle centinaia di società ed associazioni sportive dilettantistiche, qualora non ci fosse un aiuto dello Stato e/o degli enti pubblici per contribuire all'acquisto del defibrillatore e/o a parte del finanziamento per la formazione degli operatori sportivi, non sarebbero in grado oggettivamente di continuare la loro attività sportiva e sociale o, peggio, sarebbero costrette ad evadere la previsione legislativa anche eventualmente dotandosi di apparecchiature scadenti e/o corsi di formazione non particolarmente efficaci;

    alcune città di varie regioni italiane hanno già attuato il progetto di installazione dei Dae disponendoli in punti strategici dei rispettivi territori e hanno provveduto alla formazione di personale non sanitario per il loro corretto uso;

    nell'ambito comunale, oltre alle strutture scolastiche, anche molti uffici comunali e municipali sono particolarmente adatti allo svolgimento di iniziative atte alla diffusione capillare della cultura della cardio-protezione, con possibilità concreta di coinvolgere cittadinanza ed istituzioni in progetti radicati sul territorio, anche perché sono dislocati in modo omogeneo sul territorio, sono situati nei pressi di aree densamente popolate, sono spesso localizzati nei pressi di aree commerciali e comunque di luoghi aperti al pubblico e possono assurgere così a punti strategici per l'installazione dei defibrillatori, sia per coloro che si trovano all'interno degli edifici scolastici, sia per coloro che ne avessero necessità all'esterno,

impegna il Governo:

1) a realizzare specifiche campagne di informazione ed educazione volte a migliorare gli stili di vita, al fine di diminuire i fattori di rischio relativi alle malattie cardiovascolari;

2) a promuovere su tutto il territorio nazionale, agendo di concerto con le regioni e gli enti locali, la diffusione dei dispositivi Dae (defibrillatori semiautomatici esterni) e la formazione in materia di cardio-protezione e tecniche di disostruzione pediatrica e di uso dei defibrillatori semiautomatici esterni;

3) ad assumere le iniziative idonee affinché tutti gli istituti scolastici del territorio nazionale siano dotati di dispositivi Dae e vi sia adeguata formazione del personale per il loro utilizzo.
(1-00162) «Rampelli, Gemmato, Maschio, Deidda, Trancassini, Donzelli, Caretta, Ciaburro, Zucconi, Delmastro Delle Vedove, Silvestroni, Butti, Bucalo, Frassinetti, Osnato, Prisco, Montaruli, Acquaroli, Ferro, Luca De Carlo, Foti, Lucaselli».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    nel 2020 decorre il cinquantenario del rimpatrio forzoso della comunità italiana dalla Libia;

    il 21 luglio 1970 il Governo libico emanava un decreto per la confisca di tutte le proprietà della comunità italiana;

    il 7 ottobre 1970 il Governo libico emanava il decreto di espulsione della comunità italiana;

    complessivamente verranno espulsi 35.000 italiani e confiscati circa 400 miliardi di lire agli italiani;

    il decreto di confisca venne pretestuosamente giustificato come «acconto sui danni derivanti dalla colonizzazione»;

    il rimpatrio forzato di massa della comunità italiana avveniva in un momento di pace e da un Paese formalmente amico e con il quale era intercorso trattato internazionale che garantiva la presenza degli italiani in Libia come cittadini residenti, il libero godimento della proprietà e la salvaguardia dei contributi pensionistici versati sia all'ente pensionistico italiano che a quello libico succedutogli;

    l'Italia all'epoca, non seppe tutelare adeguatamente i connazionali residenti in Libia;

    a ciò si aggiunga che, a fronte del chiaro e pacifico diritto soggettivo nascente dal trattato internazionale tra Italia e Libia del 2 ottobre 1956, ratificato dalla legge n. 843 del 1957, violato da parte libica, non vi è stata alcuna reazione da parte dello Stato italiano;

    con legge n. 7 del 6 febbraio 2009 di ratifica ed esecuzione del «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista», fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 era previsto, segnatamente all'articolo 4, il riconoscimento di un ulteriore indennizzo a favore di soggetti titolari di beni, diritti ed interessi sottoposti in Libia a misure limitative;

    in particolare, veniva istituito apposito fondo con dotazione di 50 milioni di euro annui per il triennio 2009-2011, rimandando il Ministero dell'economia e delle finanze, per la successiva determinazione della misura e delle modalità di corresponsione dell'indennizzo previsto, con ciò determinando complessivamente in 150 milioni di euro il fondo;

    a seguito di decreto attuativo del 2010 il Ministero competente dava avvio all'attuazione con la debita liquidazione degli indennizzi;

    in relazione alla misura dell'indennizzo il decreto ministeriale del 7 ottobre 2010 ha previsto che esso dovesse essere determinato moltiplicando per un coefficiente pari a 0,30 gli indennizzi corrisposti in base alle precedenti leggi, ivi comprese le somme erogate a titolo di esecuzione di provvedimenti giurisdizionali;

    parimenti è stato stabilito che, in caso di risorse residue sufficienti ad assicurare a tutti i beneficiati dell'indennizzo, si sarebbe provveduto alla redistribuzione di tali risorse agli aventi diritto;

    a ciò si aggiunga che nel 2012 è stato integrato il fondo con ulteriori 50 milioni di euro;

    dopo un ulteriore decreto attuativo del 2014, gli uffici del competente Ministero hanno iniziato una seconda tornata di pagamenti con un coefficiente moltiplicativo pari a 0,60;

    i pagamenti della seconda tornata sono terminati nel dicembre 2016;

    in ogni caso rimangono somme residue non ancora redistribuite pari a circa 20 milioni di euro;

    in ogni caso l'Italia, sebbene non abbia adeguatamente, ed in nessun trattato bilaterale, difeso i diritti degli italiani di Libia esuli e segnatamente il diritto al risarcimento della proprietà e dei beni illegittimamente confiscati, non ha comunque mai rinunciato formalmente a far valere questo diritto;

    recentemente il Governo Italiano ha avviato le procedure per «scongelare» i beni della Lafico, banca statale di investimento libica, controllata dalla famiglia Gheddafi ed in genere i beni della famiglia Gheddafi in Italia;

    l'ammontare dei beni che verranno «scongelati» è di diversi miliardi; attualmente non è possibile immaginare a chi destinare i predetti beni,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per valutare la sussistenza dei presupposti per destinare, in ossequio al principio «prima gli italiani», le somme necessarie alla copertura del risarcimento integrale per i beni confiscati agli italiani dal Governo libico, in spregio al trattato internazionale del 2 ottobre 1956 di cui in premessa, per provvedere all'immediato ed integrale indennizzo dei nostri esuli che attendono da cinquant'anni l'equo risarcimento.
(7-00222) «Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Lollobrigida».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    il Governo ha già messo in campo diverse misure in materia di reddito di cittadinanza e pensioni, volte a contrastare il disagio sociale ed economico in cui versa una fascia non esigua della popolazione italiana;

    tra i lavoratori che vivono in condizione di precarietà, derivante anche dalla preoccupazione legata all'incertezza relativa al proprio futuro trattamento pensionistico, vi sono quelli impegnati in prestazioni lavorative rese mediante rapporti di lavoro a tempo parziale verticale ciclico, una tipologia contrattuale frequente negli impieghi discontinui, che consiste nello svolgimento della prestazione lavorativa per alcuni periodi dell'anno con una sospensione per i restanti mesi; in pratica la caratteristica principale di tale tipologia contrattuale è il ricorso da parte del datore di lavoro alla prestazione lavorativa solo in particolari mesi dell'anno;

    i lavoratori con contratto part-time verticale ciclico, in quanto privi di continuità lavorativa, passano da periodi di occupazione a periodi di sospensione lavorativa senza un'adeguata tutela di salvaguardia nei restanti mesi di disoccupazione, con notevole danno per i lavoratori, poiché l'ammontare dell'assegno di disoccupazione corrisponderà solo alla metà dei mesi lavorati nell'ultimo anno;

    oltre a non usufruire di alcun elemento di welfare, i lavoratori in part-time in ciclo verticale nell'ambito dei contratti a tempo indeterminato, sono altresì penalizzati anche dal punto di vista del conteggio contributivo, necessario alla maturazione del diritto alla pensione, in quanto l'Inps continua a calcolare l'anzianità contributiva con riferimento al solo periodo di realizzazione della prestazione lavorativa senza tener conto dell'effettiva durata del rapporto di lavoro, causando un pregiudizio ai lavoratori e provocando una ingiustificata disparità di trattamento rispetto ai soggetti che svolgono la propria attività tramite un contratto di lavoro a tempo parziale orizzontale;

    tale interpretazione restrittiva da parte dell'Inps non è mutata neanche a seguito delle diverse sentenze della Corte di cassazione che è più volte intervenuta riconoscendo al lavoratore con part-time verticale ciclico il diritto di vedersi riconosciuti i contributi riproporzionati sull'intero anno cui si riferiscono, condannando l'Inps alle spese di lite derivanti dalle sentenze pronunciate in conformità alla normativa comunitaria sul principio di «non discriminazione» nei trattamenti tra i lavoratori a tempo parziale di tipo verticale rispetto ai lavoratori a tempo pieno, così come interpretata dalla Corte di giustizia europea, sezione II, 10 giugno 2010 nella sentenza relativa ai procedimenti n. C-395/08 e n. C. 396/08;

    la disattenzione dimostrata nel corso degli anni dai precedenti Governi rende necessario un intervento risolutivo allo scopo di non persistere nell'applicazione di una disposizione discriminatoria ai fini del calcolo dell'anzianità contributiva dei lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale verticale fortemente penalizzati anche nel diritto all'indennità di disoccupazione nei mesi in cui si ritrovano involontariamente senza lavoro,

impegna il Governo:

   a considerare l'opportunità, nel quadro di una rivisitazione complessiva delle norme vigenti, di assumere iniziative normative in materia di computo delle prestazioni lavorative svolte dai lavoratori con contratto di lavoro parziale verticale ciclico, al fine di consentire agli stessi di ottenere il riconoscimento della copertura contributiva per l'intero anno solare per la maturazione dell'anzianità contributiva ai fini pensionistici;

   a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza volte a modificare la disciplina vigente della Nuova assicurazione sociale per l'impiego Naspi in riferimento al calcolo della durata del sussidio, al fine di garantire l'accesso ai lavoratori con part-time verticale ciclico all'indennità di disoccupazione durante i periodi di sospensione lavorativa involontaria.
(7-00221) «Amitrano, Tripiedi, Giannone, De Lorenzo, Vizzini, Pallini, Segneri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da organi di stampa, nell'isola di Lampedusa continuano a esserci sbarchi di migranti, come confermato anche dallo stesso sindaco dell'isola, Totò Martello, che dall'inizio dell'anno a marzo 2019 ha contato sette sbarchi, di cui gli ultimi due il 7 e l'8 marzo, quando sono arrivati sull'isola 46 migranti, tra cui sei donne e due bambine di tre anni, tutti provenienti dall'Africa subsahariana;

   a questi sette sbarchi si aggiungono due trasferimenti e gli oltre 300 sbarchi avvenuti nel 2018 «per un totale di oltre 3.500 persone arrivate sull'isola» continua il sindaco. «È evidente che tutto ciò che viene detto agli italiani non tiene conto di quanto accade a Lampedusa, che è stata cancellata moralmente e geograficamente da questo governo. Eppure negli anni abbiamo svolto un'azione non indifferente per l'Italia e per l'Europa»";

   infatti, sembrerebbe che da oltre un anno il sindaco di Lampedusa non riceva più comunicazioni istituzionali in merito agli sbarchi di migranti che avvengono nel suo porto da parte della Capitaneria di Porto: «sono gli stessi cittadini ad avvisarmi, vedono lo sbarco e me lo comunicano»;

   la stessa denuncia era stata fatta dal sindaco nell'agosto del 2018 quando dichiarava: «L'emergenza c'è ancora, arrivano su piccole barche, a intermittenza, un giorno registriamo anche undici sbarchi, poi qualche giorno di stop, e ancora altri sbarchi [...] l’hot spot è solo in parte funzionante, per questo i profughi devono essere trasferiti altrove»;

   il Ministero dell'interno pubblica settimanalmente l'aggiornamento dei migranti sbarcati sulle coste italiane, senza tuttavia indicare i porti interessati dagli sbarchi medesimi: dunque, non è possibile avere contezza di quanti migranti sono sbarcati a Lampedusa;

   secondo il sindaco Totò Martello, «Il fatto che siamo stati cancellati dal cruscotto del Ministero dell'interno ha due chiavi di lettura: dimostrare agli italiani che non ci sono più sbarchi e toglierci i fondi che ricevevamo in quanto eravamo tra i comuni italiani interessati dagli sbarchi. Dal 2011 avevamo ricevuto la sospensione delle tasse che era inserita nel decreto Milleproroghe, un'esenzione che è stata abolita per il 2018 e il 2019, quindi fra qualche giorno a tutti gli imprenditori lampedusani arriveranno le cartelle esattoriali e saranno falliti»;

   anche la stampa non riceverebbe da mesi comunicazioni sugli eventuali soccorsi dei migranti –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero, in particolare se gli sbarchi avvenuti sulle coste lampedusane siano ricompresi nel bollettino statistico settimanale del Ministero dell'interno;

   quanti migranti siano sbarcati sulle coste lampedusane dal 2018 ad oggi;

   per quali ragioni non vengano trasmesse comunicazioni sugli sbarchi al comune di Lampedusa e Linosa;

   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di sostenere l'amministrazione locale nelle spese connesse all'accoglienza, ovvero in relazione a quanto esposto in premessa con riguardo alla sospensione delle tasse.
(3-00663)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO e MANTOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 marzo 2019 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia (causa C-498/17) per il mancato rispetto della direttiva 1999/31/Ce sulle discariche di rifiuti, non avendo rispettato la scadenza di chiusura o messa a norma per 44 siti;

   la condanna deriva dal mancato rispetto dei tempi previsti dalla direttiva 1999/31/Ce sulle discariche di rifiuti (recepita con il decreto legislativo n. 36 del 2003) che prevedeva tempi precisi per la messa a norma delle discariche preesistenti o, in alternativa, la loro chiusura;

   la Corte di giustizia ha sancito la non conformità alla normativa europea delle seguenti discariche: Avigliano (località Serre Le Brecce); Ferrandina (località Venita); Genzano di Lucania (località Matinella); Latronico (località Torre); Lauria (località Carpineto); Maratea (località Montescuro); Moliterno (località Tempa La Guarella); Potenza (località Montegrosso-Pallareta) (due discariche); Rapolla (località Albero in Piano); Roccanova (località Serre); Sant'Angelo Le Fratte (località Farisi); Campotosto (località Reperduso); Capistrello (località Trasolero); Francavilla (Valle Anzuca); L'Aquila (località Ponte delle Grotte); Andria (D'Oria G. & C. Snc); Canosa (CO.BE.MA); Bisceglie (CO.GE.SER); Andria (F.lli Acquaviva); Trani (BAT-Igea Srl); Torviscosa (società Caffaro); Atella (località Cafaro); Corleto Perticara (località Tempa Masone); Marsico Nuovo (località Galaino); Matera (località La Martella); Pescopagano (località Domacchia); Rionero in Volture (località Ventaruolo); Salandra (località Piano del Governo); San Mauro Forte (località Priati); Senise (località Palomabara); Tito (località Aia dei Monaci); Tito (località Valle del Forno); Capestrano (località Tirassegno); Castellalto (località Colle Coccu); Castelvecchio Calvisio (località Termine); Corfinio (località Cannucce); Corfinio (località Case querceto); Mosciano S. Angelo (località Santa Assunta); S. Omero (località Ficcadenti); Montecorvino Pugliano (località Parapoti); San Bartolomeo in Galdo (località Serra Pastore); Trivigano (ex Cava Zof) e Torviscosa (località La Valletta);

   la sentenza di condanna del 21 marzo 2019 prelude a una ulteriore condanna, con sanzioni pecuniarie, nel caso in cui il Governo italiano non adotti misure urgenti per adeguare le suelencate discariche alla normativa europea –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per adeguare le discariche indicate in premessa alla vigente normativa europea, evitando così l'irrogazione di pesanti sanzioni pecuniarie;

   a quanto ammontino le sanzioni pecuniarie che la Repubblica italiana paga annualmente per le sentenze di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea;

   quale sia lo stato delle procedure di infrazione in materia ambientale.
(4-02631)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   le alture del Golan sono un altopiano montuoso al confine tra Israele, Siria, Libano e Giordania;

   dal 1967 il termine è utilizzato per riferirsi a quella porzione di territorio conquistata da Israele ai danni della Siria durante la guerra dei sei giorni, dell'estensione di circa 1.200 chilometri quadrati;

   in seguito alla guerra dello Yom Kippur, nel 1974 le Nazioni Unite hanno istituito la missione Undof, con il compito di supervisionare l'attuazione dell'accordo di disimpegno e di mantenere il «cessate il fuoco» lungo una striscia di terra demilitarizzata. Il territorio di competenza dell'Undof corrisponde al 5 per cento dell'intera porzione di territorio occupata da Israele e rivendicata dalla Siria;

   Israele ha iniziato a costruire insediamenti nella parte restante del territorio e ha governato l'area sotto amministrazione militare fino al 1981 quando ha approvato la legge delle Alture del Golan, ponendo la regione sotto il diritto civile, l'amministrazione e la giurisdizione israeliana;

   questa scelta è stata condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 497 che ha definito la decisione israeliana di imporre le sue leggi, l'amministrazione e la giurisdizione sulle alture del Golan «nulla e priva di ogni rilevanza giuridica internazionale», mentre Israele sostiene di essere in diritto di trattenere la zona;

   Siria e Israele non vi hanno scontri militari dal 1974. Nel 2008 sono stati avviati dei contatti tra le amministrazioni siriana e israeliana per portare a termine il contenzioso;

   il territorio è de iure appartenente alla Siria, mentre de facto è occupato militarmente e amministrato da Israele che ha proceduto alla sua annessione unilaterale e non riconosciuta dalle Nazioni Unite;

   in un già labile equilibrio geopolitico in Medio Oriente, il presidente Donald Trump, ha recentemente twittato: «Dopo 52 anni è il momento per gli Stati Uniti di riconoscere pienamente la sovranità di Israele sulle Alture del Golan, che hanno un'importanza strategica e di sicurezza per lo Stato di Israele e la stabilità della regione»;

   la recente dichiarazione rischia di creare ulteriore tensione in Medio Oriente, come già accaduto con lo spostamento della ambasciata americana a Gerusalemme;

   l'attuale situazione in Siria, con un conflitto in corso, e la presenza dell'Iran, già considerata una pericolosa minaccia da parte Israele, definiscono un quadro politico e militare instabile che richiede atti prudenti;

   l'Unione europea ribadisce che «conformemente al diritto internazionale, non riconosce la sovranità israeliana sui territori occupati da Israele dal giugno del 1967, tra cui le alture del Golan, e non considera che essi siano parte del territorio israeliano», mentre analoghe prese di posizione sono ribadite solennemente dai Ministeri degli esteri di Francia e Germania;

   Siria, Russia e Turchia hanno condannato il comportamento del leader americano considerato «irresponsabile»;

   ad opinione degli interpellanti, le dichiarazioni del Presidente degli Stati uniti sull'annessione delle Alture del Golan da parte di Israele potrebbero avere effetti dirompenti sulla regione, facendo riesplodere in maniera drammatica il conflitto siriano –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso e quali iniziative intenda avviare per scongiurare una drammatica reviviscenza del conflitto siriano che potrebbe avere effetti devastanti sulla pace e sulla stabilità della regione;

   quali conseguenti iniziative il Governo intenda adottare per tutelare la presenza militare italiana nelle aree circostanti, e per dare il chiaro messaggio della conformità alle posizioni sin qui assunte dall'Unione europea in merito alle Alture del Golan, anche alla luce delle recenti prese di posizione del Primo Ministro della Romania (presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea) relative allo status di Gerusalemme.
(2-00335) «Ehm, Cabras, Sabrina De Carlo, Grande, Cappellani, Carelli, Colletti, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto, Massimo Enrico Baroni, Battelli».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il riciclo dei rifiuti in Italia sta avendo importanti sviluppi per l'incremento della raccolta differenziata e l'aumentata consapevolezza dei cittadini; la carenza di politiche di prevenzione del rifiuto e numerosi illeciti come la produzione di beni fittizi già destinati in partenza al ciclo dei rifiuti (si veda l'indagine sulla Marmodiv ed Eco Cart di San Giorgio di Mantova sui volantini destinati direttamente al macero), la carenza di informazioni ai cittadini in merito alla raccolta differenziata di qualità, unitamente alla richiesta, anche da parte della Cina, che importa dal nostro Paese una buona parte di rifiuti selezionati, di una minore presenza di impurità e di sostanze pericolose, stanno portando a una difficoltà di gestione a valle;

   la raccolta differenziata del vetro ha visto la crescita dei rifiuti raccolti negli ultimi anni, +8,3 per cento nel 2017 (156 mila tonnellate) con una previsione di un ulteriore +7,6 per cento nel 2018 (155 mila tonnellate); queste importanti crescite hanno saturato la capacità produttiva nazionale di trattamento (di recupero del vetro), tanto che le aste del mese di agosto 2018 bandite da CoReVe per allocare i rifiuti di imballaggi in vetro acquisiti dai comuni convenzionati hanno visto inoptate circa 65.000 tonnellate; CoReVe, in quanto consorzio obbligatorio preposto alla raccolta e alla gestione dei rifiuti in vetro in base alla legge, sta reagendo a questa situazione attrezzandosi con aree di stoccaggio temporaneo e incentivando sia le esportazioni dei rifiuti da imballaggio in vetro, sia l'aumento delle capacità di trattamento dei singoli impianti;

   tra gli impianti di recupero del vetro, l'impianto della Emiliana Rottami, sotto curatela fallimentare, sorge in provincia di Modena e recupera circa il 9 per cento del vetro nazionale;

   Vetri Srl di Villa Poma (Mantova) ha capacità annua di trattamento pari al 15 per cento del mercato nazionale (300 mila tonnellate) ed erano previsti importanti investimenti (80 milioni di euro) da parte del gruppo multinazionale Verallia a testimonianza di un settore interessante e competitivo in ambito internazionale; nel mese di ottobre del 2018 è intervenuta la revoca autorizzati all'impianto dopo i controlli della provincia di Mantova; il Tar ha sospeso l'efficacia del provvedimento ed è in corso l'adeguamento alle prescrizioni ambientali; pende un'istanza fallimentare da parte di alcuni dipendenti;

   vi sono stati oltre 400 roghi di impianti di stoccaggio o trattamento rifiuti negli ultimi 4 anni;

   è stato inserito nella legge di bilancio 2019 (vedasi commi da 73 a 77 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145), un credito d'imposta per i beni recuperati dai rifiuti. Permane un accesso al credito non sempre sollecito per queste attività, come nel caso de La Vetri Srl, e sembra mancare un canale preferenziale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per favorire la filiera del riciclo, anche agevolando l'accesso agli strumenti finanziari;

   con quali iniziative e strumenti intenda procedere al fine di favorire il riciclo nazionale del vetro.
(2-00332) «Zolezzi, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Bella, Berardini, Berti, Bilotti, Bologna, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Carabetta, Carbonaro».

Interrogazione a risposta immediata:


   MURONI, FORNARO e PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nelle aree protette si programmano attività di difesa degli habitat e della biodiversità e, allo stesso tempo, si sperimentano strategie e modelli di sviluppo ecosostenibili che possono essere di grande utilità per il territorio, le comunità e il contrasto ai mutamenti climatici;

   per fare questo, tuttavia, i parchi nazionali devono essere nelle condizioni di svolgere con efficacia la loro funzione. Per molti di essi oggi non è così. Ad oggi 13 parchi nazionali su ventiquattro sono privi di presidente: Dolomiti Bellunesi, Cinque Terre, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Maiella, Gargano, Alta Murgia, Aspromonte, Asinara e di Abruzzo Lazio e Molise, appena scaduto. Mentre sono commissariati i parchi dell'Appennino Lucano e della Sila, è privo di rappresentanza legale il Parco nazionale del Circeo. Inoltre, sono privi di direttori legittimamente nominati e si affidano a dipendenti che ne svolgono le funzioni: Dolomiti Bellunesi, Foreste Casentinesi, Maiella, Abruzzo Lazio e Molise, Gargano, Appennino Lucano, Sila, La Maddalena e Pantelleria;

   è di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni dell'intero consiglio direttivo del Parco Dolomiti Bellunesi e quelle del presidente e del vicepresidente delle Cinque Terre. È evidente che i due enti di fatto sono inattivi;

   si apprende della proposta del Ministro interrogato per la presidenza delle Cinque Terre ma la strada è ancora lunga (richiede il parere delle Commissioni parlamentari) ed al Senato è stata già bocciata a gennaio 2019 una proposta del Ministro interrogato per il Parco del Circeo. Di fatto la nomina si è impantanata ed il parco è ad oggi senza rappresentante legale;

   le nomine non dipendono solo dal Ministro interrogato perché è necessaria l'intesa con i presidenti delle regioni interessate, ma ci si chiede come sia possibile questo stallo;

   è, altresì, sorprendente che non ci sia stato nessun riscontro da parte del Ministro interrogato all'appello firmato dalla Federparchi e dalle 11 più rappresentative associazioni ambientaliste italiane;

   in primavera e estate aumenterà la presenza di turisti nelle aree protette: fatto molto positivo sia per diffondere i valori della tutela ambientale, sia per contribuire allo sviluppo sostenibile dei territori. Nello stesso tempo, però, aumentano i rischi, come, ad esempio, quello costituito dagli incendi boschivi –:

   quali siano i motivi che hanno determinato questa gravissima paralisi nelle nomine dei presidenti e il commissariamento di numerosi parchi nazionali, nonché le iniziative che intende assumere e i tempi entro i quali intende risolvere questa situazione, che di fatto blocca l'attività degli enti parco.
(3-00667)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi quasi due anni dall'emanazione del decreto-legge n. 59 del 2016 convertito il successivo 30 giugno con legge n. 119, il quale ha introdotto una nuova garanzia reale mobiliare di natura non possessoria nell'ambito di «Misure a sostegno delle imprese e di accelerazione del recupero crediti», denominato «pegno mobiliare non possessorio»;

   con il pegno mobiliare non possessorio, due parti stipulano un accordo mediante il quale la parte debitrice costituisce un pegno su un proprio bene mobile, a garanzia di un credito concesso dalla parte creditrice direttamente al debitore o ad un terzo, senza che intervenga lo spossessamento del bene in favore del creditore, ossia senza la consegna del bene da parte del debitore, il quale rimane nella disponibilità dello stesso;

   la ratio di questo modello di garanzia patrimoniale risulta essere quella di implementare gli strumenti di tutela delle ragioni creditorie, nell'ottica di favorire la circolazione della ricchezza e la sicurezza dei traffici economici. Si garantisce, dunque, la cosiddetta «custodia reale» del bene, al fine di evitarne, ad esempio, la distruzione o il deprezzamento;

   è opinione comune che i principali limiti del modello tradizionale di pegno sono rappresentati dal necessario spossessamento del debitore e dal principio di specialità, il quale esige la specifica individuazione del bene soggetto a garanzia reale;

   tuttavia, la mancanza di spossessamento della nuova figura di pegno pone rilevanti problemi in punto di pubblicità del vincolo. L'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 59 del 2016 dispone infatti che «il pegno non possessorio si costituisce esclusivamente con la iscrizione in un registro informatizzato» tenuto dall'Agenzia delle entrate;

   ciò nonostante la nuova garanzia mobiliare non possessoria è rimasta lettera morta, perché la mancata adozione del registro informatico, necessario per assicurarne l'opponibilità, ne ha impedito fino ad oggi l'utilizzo –:

   se il Governo non ritenga opportuno fornire delucidazioni in merito a quanto esposto in premessa e se intenda adottare iniziative per costituire il cosiddetto registro informatizzato al fine di garantire il funzionamento del modello di garanzia patrimoniale.
(4-02630)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 03710/2018 del 16 maggio 2018, pubblicata il 5 giugno 2018 il Tribunale amministrativo regionale della Campania, ha accolto il ricorso di un ricorrente consigliere comunale di San Giorgio a Cremano, per l'annullamento della delibera n. 83 del 28 febbraio 2013 con cui è stato approvato il rendiconto della gestione dell'esercizio finanziario 2011 dell'ente locale e gli ulteriori atti conseguenti;

   dagli atti di causa emerge che il collegio dei revisori aveva emesso parere non favorevole su quel rendiconto, presentando la propria relazione in data 26 febbraio 2013, quindi 2 giorni prima della seduta consiliare e confermando un precedente parere non favorevole già espresso nel 2012. Il Tribunale ha accolto la tesi del ricorrente, secondo la quale l'omesso deposito del rendiconto entro il termine specificatamente prescritto si è tradotto in un impedimento al corretto esercizio delle proprie funzioni istituzionali di consigliere comunale (lesione del «ius ad ufficium» dei consiglieri comunali);

   inoltre, ha censurato il fatto che il consiglio comunale non ha tenuto conto della relazione dei revisori in sede di approvazione della proposta del rendiconto;

   la principale critica sollevata dal collegio dei revisori, in sede di approvazione di quel rendiconto, consisteva nella modalità di trattamento del debito accumulato dalla istituzione del Premio Troisi. Tale questione, in sede di approvazione del rendiconto citato è stata affrontata dall'assessore al bilancio secondo modalità di dubbia correttezza e, cioè, affermando che il suddetto debito sarebbe stato quantificato e valutato in consiglio come debito fuori bilancio;

   un debito fuori bilancio mai approvato. Infatti, ogniqualvolta che il provvedimento giungeva all'esame del consiglio i consiglieri comunali di maggioranza, gli stessi che avevano votato quel bilancio consuntivo, puntualmente abbandonavano l'aula, facendo così venire meno il numero legale;

   tale debito, a quanto risulta all'interrogante, è stato riconosciuto e sanato dal commissario prefettizio nel 2015 –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica in ordine alle criticità sopra richiamate riconducibili alle responsabilità dell'amministrazione comunale pro tempore, con particolare riferimento agli effetti che tale evidente grave inottemperanza può produrre sui bilanci degli anni successivi.
(4-02635)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   i media locali hanno evidenziato la singolare vicenda del giudice, in servizio nel palazzo di giustizia di Potenza, che Antonio Mattia, candidato presidente della regione Basilicata per il Movimento 5 Stelle, aveva indicato come assessore alla sanità, senza peraltro renderne pubblico il nome;

   lo stesso Mattia, la sera delle elezioni, a scrutinio in corso e nella sala stampa della regione, ai microfoni di cronache TV, nel ribadire che non avrebbe comunque reso noto il nome del magistrato, ha aggiunto che il diretto interessato «a breve riceverà una promozione»;

   la decisione del candidato presidente di indicare questo misterioso giudice come assessore in pectore ha determinato gravissimo sconcerto negli uffici giudiziari di Potenza, creando un clima di «toto-magistrato», nonché infinite e sconvenienti dietrologie;

   di fatto il palazzo di giustizia lucano è stato coinvolto nella campagna elettorale ed utilizzato impropriamente come strumento di propaganda;

   l'iniziativa del candidato presidente, a giudizio dell'interpellante, ha leso il prestigio e l'onore della magistratura lucana, mettendone chiaramente in dubbio terzietà ed imparzialità –:

   se il Ministro interpellato conosca l'identità del «misterioso» magistrato;

   se la promozione a cui allude Antonio Mattia avrà luogo all'interno del Ministero della giustizia;

   quali iniziative di competenza intenda assumere a tutela del prestigio dell'ordine giudiziario lucano.
(2-00331) «Zanettin».

Interrogazione a risposta immediata:


   LUPI, COLUCCI e TONDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 3 del 2019 prevede che siano equiparate ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero i cui organi direttivi siano composti in tutto o in parte da membri di organi di partiti o movimenti politici ovvero persone che siano o siano state, nei dieci anni precedenti, membri del Parlamento nazionale o europeo o di assemblee elettive regionali o locali ovvero che ricoprano o abbiano ricoperto, nei dieci anni precedenti, incarichi di governo al livello nazionale, regionale o locale ovvero incarichi istituzionali per esservi state elette o nominate in virtù della loro appartenenza a partiti o movimenti politici, nonché le fondazioni e le associazioni che eroghino somme a titolo di liberalità o contribuiscano in misura pari o superiore a euro 5.000 l'anno al finanziamento di iniziative o servizi a titolo gratuito in favore di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne, di membri di organi di partiti o movimenti politici o di persone che ricoprono incarichi istituzionali;

   in questa situazione si trovano centinaia di enti di terzo settore, sia quelli minori che grandi enti come la Fondazione della Scala di Milano;

   tali enti dovranno far certificare i propri bilanci dalle società di revisione con costi non sostenibili per molti di loro, dovranno comunicare alla Camera dei deputati ogni donazione superiore a 500 euro, con prevedibile ingolfamento della commissione addetta al controllo;

   tanti amministratori che per senso civico prestano volontariamente e gratuitamente le loro competenze in tali enti a fronte di questa situazione stanno valutando se dimettersi da ogni incarico per non creare problemi, costi e complicazioni burocratiche ai medesimi enti per i quali operano, che saranno privati appunto di professionalità ed energie;

   nel mondo del terzo settore, a quanto consta agli interroganti, si sta valutando l'ipotesi di ricorso alla Corte costituzionale per un pronunciamento sulla costituzionalità di questa norma –:

   di fronte al sospetto che lo «spazzacorrotti» abbia un impatto gravemente negativo sul volontariato e dopo vaghe promesse di studiare un correttivo che limiti l'impatto della disposizione citata in premessa, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per evitare il grave danno alla vita sociale del nostro Paese che questa norma sta arrecando.
(3-00665)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il rumore rappresenta uno dei principali fattori di criticità ambientale, con ricadute negative sulla qualità della vita e salute della popolazione esposta. L'inquinamento acustico è definito dall'articolo 2 della legge n. 447 del 26 ottobre 1995 «introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi»;

   con direttiva 2002/49/CE, recepita con decreto legislativo n. 194 del 19 agosto 2005, sono stati fissati obiettivi di riduzione della popolazione esposta a livelli di rumore ambientale considerati dannosi, attraverso politiche di prevenzione e mitigazione;

   in Italia la normativa fissa valori limite per le sorgenti sonore in funzione delle destinazioni d'uso e delle caratteristiche di fruizione del territorio, con particolare attenzione a strumenti di pianificazione;

   all'interno delle fasce di pertinenza delle infrastrutture di trasporto si applicano limiti di immissione stabiliti da specifici regolamenti previsti dalla citata legge n. 447. Il decreto ministeriale 29 novembre 2000 stabilisce i criteri tecnici per la predisposizione, da parte dei gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani di contenimento del rumore prodotto dalle infrastrutture stesse, da attuare entro 15 anni;

   il 20 maggio 2018 sul sito www.ferrovie.it si riporta il comunicato «Rumore Ferroviario: disponibile il piano d'azione aggiornato» in cui si legge: «Il piano di azione per gli assi ferroviari principali su cui transitano più di 30.000 convogli all'anno è stato elaborato ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo del 19 agosto 2005 n. 194 “Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale”. Esso include anche il piano d'azione per gli assi ferroviari principali su cui transitano più di 60.000 convogli all'anno, aggiornandone la versione pubblicata nel 2013»;

   per quanto concerne il rumore ferroviario, nonostante Rfi spa abbia provveduto nel 2002 a elaborare il piano di risanamento, solo una minima degli interventi previsti sono stati completati. Nella regione Abruzzo, il piano prevede l'installazione di barriere di lunghezza complessiva pari a 128 chilometri nel territorio di 23 comuni;

   risulta agli interpellanti che l'unico intervento portato a termine riguarderebbe la città di Pescara, dove sono state installate barriere nel tratto tra la stazione centrale e il confine con Montesilvano;

   il comune di Vasto, in provincia di Chieti in data 15 novembre 2013 ha richiesto all'Arta Abruzzo (Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente) la verifica dei limiti di immissione di rumore ai sensi della legge n. 447 del 1995, per il traffico ferroviario della linea adriatica Pescara-Foggia in località Marina di Vasto, in corrispondenza del Parco dei limoni e del Parco Fortunato;

   l'Arta Abruzzo, nella relazione tecnica datata 28 febbraio 2014 evidenzia il superamento del limite di emissioni durante la notte con valori di 67 dBA rispetto il limite consentito di 60 dBA;

   la normativa prevede precisi adempimenti per ridurre l'esposizione della popolazione al rumore sia per l'intera rete ferroviaria che per quella autostradale del Paese;

   sul sito «www.acustica-aia.it» del 28 marzo 2018 «Rapporto SNPA 2018 – Presentati i dati sull'inquinamento acustico in Italia» si legge che lo strumento di pianificazione risulta scarsamente utilizzato sul territorio nazionale; dai dati disponibili, solo 62 comuni dei 4.688 dotati di classificazione acustica hanno approvato il piano di risanamento, confermando negli anni una percentuale di poco superiore all'1 per cento, una situazione di stasi delle politiche di risanamento acustico in ambito comunale;

   nel documento «Abruzzo, rapporto sullo stato dell'ambiente 2018» è indicato che i comuni devono approvare un piano di classificazione acustica e, nel caso di superamento dei valori limite, un piano di risanamento. In Abruzzo lo stato di attuazione dei piani di classificazione acustica è largamente insoddisfacente (approvati solo in 35 dei 305 comuni abruzzesi, nessun piano di risanamento approvato), nonostante la regione si sia dotata di una propria legge sull'inquinamento acustico (legge regionale n. 23 del 17 luglio 2007) e di linee guida applicative (Dgr 770/P del 14 novembre 2011) –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per accertare lo stato dell'inquinamento acustico sui principali assi della rete ferroviaria italiana e dei relativi piani di classificazione acustica;

   quali iniziative ritengano porre in essere, per quanto di competenza, per affrontare il problema dell'inquinamento acustico derivante dal trasporto ferroviario sul territorio nazionale;

   se non intendano, per il tramite delle strutture proposte, provvedere a rendere noti i dati dell'inquinamento acustico relativi al transito sull'intera rete autostradale nazionale.
(2-00333) «Grippa, Barbuto, Barzotti, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Liuzzi, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Scagliusi, Serritella, Spessotto, Termini, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, Dadone, D'Ambrosio, D'Arrando».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il Coltan, come è noto, è una miscela di minerali rari che si trova in pochissime Nazioni al mondo ed è fondamentale nel settore della produzione di apparecchi elettronici avanzati;

   nell'ottobre 2018 il Venezuela ha inaugurato il più grande impianto di estrazione di coltan di tutto il Sudamerica;

   suddetto minerale è anche chiamato anche il «minerale della morte», per le condizioni inumane in cui viene estratto nel primo Paese produttore al mondo, la Repubblica Democratica del Congo, che ne immette sul mercato l'80 per cento;

   in un articolo del 9 aprile 2018, a firma del giornalista Domenico Pecile sul supplemento del Corriere del Veneto, Corriere Imprese, si legge testualmente: «È di questi giorni l'interessamento dal Venezuela per un'area a San Dorligo (TS) che ospita 70 mila metri quadrati di capannoni. È lì che i venezuelani vogliono utilizzare il coltan, l'oro blu più prezioso dei diamanti, per produrre microprocessori»;

   il 10 maggio 2018, mentre si trovava sull'isola di Margarita, Nicolas Maduro ha annunciato sull'emittente televisiva pubblica Vtv, e tuttora visibile sul web «Oggi parte la prima esportazione nella storia economica del Venezuela di un minerale chiamato coltan e verrà esportato dal Venezuela alla Repubblica d'Italia»;

   nella stessa data, la piattaforma multimediale TeleSur pubblica la notizia dal seguente titolo; «Venezuela hace primera exportación de coltan a Italia», in cui si precisa che «Il presidente nazionale ha rafforzato i suoi legami commerciali con l'Italia per l'esportazione di Coltan al fine di diversificare l'economia del paese e affrontare la guerra economica»;

   nel corso di un'intervista, sempre in data 10 maggio 2018, al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, l'emittente tv locale Telequattro ha mandato in onda proprio il video con le dichiarazioni di Maduro, dichiaratamente pervenuto attraverso un avvocato triestino, che sono confermate dal primo cittadino del capoluogo giuliano il quale conferma la notizia del prossimo arrivo del coltan venezuelano nel porto, spiegando che avrebbe fatto seguito alla visita di una delegazione venezuelana interessata a utilizzare per la trasformazione industriale la zona franca sita in un'area nella località di Bagnoli della Rosandra (Trieste) e a incontri presso le infrastrutture scientifiche dell'Area di ricerca (Ente di ricerca nazionale) e di Elettra - Sincrotrone Trieste (società consortile per azioni di interesse nazionale) e aggiungendo che il contratto sarebbe già stato firmato con l'approvazione del «ministro delle Esportazioni» (https://www.ilfoglio.it);

   il 30 luglio 2018, il giornalista Maurizio Stefanini ha pubblicato sul quotidiano Il Foglio un'inchiesta intitolata: «Che fine ha fatto il carico fantasma di coltan che Maduro ha spedito in Italia», ripresa il 1° agosto dal quotidiano venezuelano La Patilla in una articolo intitolato «Qué pasó con el cargamento fantasma de coltan que Maduro envió a Italia?»;

   in base a quanto riportato dal Foglio, si apprende che «Il ministro per il Commercio estero e gli Investimenti esteri, José Gregorio Vieima Mora, aveva addirittura garantito che le cinque tonnellate di coltan – esportate in 10 pallet e del valore di 300 mila euro – erano “certificate”: “Un trasferimento ufficiale che ha tutti i documenti e permessi necessari”»;

   Lorenzo Solinas, primo segretario dell'ambasciata d'Italia in Venezuela, e addetto all'ufficio commercio e stampa, riferiva al Foglio: «Sì, anche noi dell'ambasciata italiana a Caracas il 10 maggio abbiamo ascoltato l'annuncio del presidente Maduro in televisione. Però a tre mesi di distanza non sappiamo se e quando il carico è partito. Non sappiamo quando e se il carico è arrivato. Non sappiamo qual è la nave che lo avrebbe trasportato. Non sappiamo qual è il porto da cui sarebbe partito. Non sappiamo qual è il porto in cui sarebbe arrivato. Soprattutto, non sappiamo qual è l'impresa italiana che lo avrebbe comprato»;

   il Ministro venezuelano dello sviluppo minerario ecologico, Victor Cano, intervistato dal canale satellitare russo RT il 10 luglio 2018, avrebbe confermato che l'arrivo del suddetto carico nel porto di Trieste (https://www.lantidiplomatico.it) –:

   se il Governo sia a conoscenza di questo trasporto di minerale verso l'Italia e se il carico abbia davvero raggiunto il porto di Trieste e, ove confermato, se sia a conoscenza dell'identità del soggetto importatore e se quest'ultimo abbia ottemperato a tutte le normative, italiane e comunitarie, e a tutti gli obblighi doganali previsti per tale particolare tipologia di materia prima;

   se il Governo intenda chiarire in quale misura la politica economica e l'interscambio attuale del nostro Paese, in particolare per quanto riguarda le materie rare ad alto valore aggiunto, riflettano una volontà di appoggio nei confronti di Nicolas Maduro.
(2-00334) «Serracchiani».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   TASSO e TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ammissibilità degli aiuti di Stato per la realizzazione della nuova pista dell'aeroporto toscano Vespucci, per la quale sono stati impegnati 150 milioni di euro di contributi statali, è stata al centro dell'incontro a Bruxelles tra il sindaco di Firenze e il direttore per gli aiuti di Stato della direzione generale concorrenza della Commissione europea Morch;

   la delegazione ha posto a Morch tutti i punti problematici, in particolare se: siano ammissibili aiuti di Stato per infrastrutture aeroportuali; la Commissione abbia sollevato questioni ostative sull'opera a seguito della pre-notifica inviata nell'aprile 2018; il Governo abbia inviato la notifica o, comunque, abbia annunciato di volerlo fare; vi siano altri ostacoli all'autorizzazione dei contributi e la loro legittimità;

   soddisfazione è emersa dall'incontro, in particolare, i tecnici europei hanno precisato che gli aiuti di Stato nel caso specifico sono ammissibili, chiedendo approfondimenti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti su due punti: l'entità del contributo e la compatibilità con lo scalo di Pisa;

   dal giugno 2018 Bruxelles ci ha più volte sollecitato sulle procedure di notifica degli aiuti di Stato in essere, incluse quelle su Firenze, senza mai ricevere risposte di qualsiasi natura, motivo per cui la direzione generale concorrenza ha archiviato il procedimento di pre-notifica, che tuttavia il Governo potrà sempre riaprire;

   è evidente per gli interroganti che il Ministero non ha mai dato seguito alla procedura, né ha mai posto quesiti o problemi sui contributi. Silenzio totale da oltre 10 mesi, al contrario di quello pubblicamente dichiarato;

   la direzione è pronta ad esaminare la documentazione sull'erogazione dei contributi statali per il masterplan già approvato sia da Enac, sia dalla conferenza dei servizi, per arrivare, entro due mesi alla relativa autorizzazione;

   il 14 febbraio 2019, il Ministro interrogato rispondendo dell'interrogazione n. 5-01472, ha precisato che: «il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avvierà a breve un dialogo con Bruxelles per discutere sulla migliore soluzione al problema della possibile infrazione comunitaria»;

   è indispensabile che il Governo si attivi immediatamente per riaprire la procedura di notifica, anche in considerazione del decreto «sblocca cantieri», poiché, da oltre 10 mesi, nulla ha fatto per ottenere dall'Europa il «via libera» agli aiuti di Stato per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche strategiche per il Paese come porti, aeroporti, autostrade –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato rispetto al masterplan dell'aeroporto di Firenze e perché non sia stata mandata la notifica per autorizzare l'aiuto di Stato.
(5-01823)


   SOZZANI, BERGAMINI, ZANELLA, MULÈ, BALDELLI, GERMANÀ, PENTANGELO e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal bilancio di Ferrovie dello Stato, presentato il 26 marzo 2019, si rileva un utile netto nel 2018 di 559 milioni di euro (+1,3 per cento rispetto ai 552 milioni del 2017), per ricavi complessivi pari a 12,07 miliardi di euro;

   si tratta del primo bilancio nel quale appaiono consolidate le attività di Anas (acquisita nel Gruppo a fine 2017) che appare importante, in termini di ricavi operativi e di margini, per il risultato di Ferrovie dello Stato italiane: basti pensare che la soglia di dieci miliardi di euro è stata possibile proprio grazie ai 2,31 miliardi di euro del gruppo Anas;

   la gestione di Anas, pur godendo di entrate proprie, non è stata ancora interessata dal necessario processo di sburocratizzazione possibile attraverso l'introduzione nei «settori speciali», parimenti ai trasporti, di cui al codice degli appalti;

   a luglio 2018, il Ministro Toninelli dichiarava che la fusione tra Ferrovie dello Stato italiane e Anas «è certamente sbagliata perché è stata fatta senza capire perché»;

   sulle linee programmatiche del proprio Dicastero, il Ministro interrogato ribadiva la contrarietà del Governo alla fusione definita come una mossa finanziaria dettata da motivi «di tornaconto personale per tutti quei manager che si sono visti moltiplicare lo stipendio»; ribadendo nel corso della stessa audizione «Fs ed Anas non staranno più insieme, non c'è motivazione di sinergie»;

   il sottosegretario Dell'Orco – rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo sulle dichiarazioni dei sottosegretari Siri e Rixi di voler fare «marcia indietro» sulla fusione FS-Anas – sottolineava che si trattava di mera «posizione personale sulla questione»;

   successivamente il Ministro interrogato annunciava la possibilità per Ferrovie dello Stato di subentrare nelle operazioni di salvataggio e rilancio della compagnia aerea Alitalia;

   il 20 novembre 2018 i commissari approvavano in prima battuta l'offerta di Ferrovie dello Stato italiane per la quale, come emerso da notizie di stampa del 27 marzo 2019, si tratterebbe di una «operazione industriale», un affare «di mercato», da fare «se c'è un ritorno sull'investimento»; una operazione che evidentemente non può concludersi senza l'individuazione di altri soggetti interessati a investire nel rilancio della compagnia aerea, ragione per la quale i commissari hanno dovuto chiedere un'ulteriore proroga per la presentazione del piano industriale –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa la fusione tra Anas e Ferrovie dello Stato italiane e in particolare se essa sia da considerare ormai definitiva, vieppiù in considerazione dell'eventuale investimento da parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane nella compagnia di Alitalia.
(5-01824)


   FIDANZA, ROTELLI e DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229, ha introdotto importanti novità al codice della nautica, di cui al decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, al fine di superare alcune distonie presenti nello stesso, varato con la riforma del 2005, oltre che per armonizzare la materia, tenuto conto di tutti gli interventi parziali approvati nel corso degli anni;

   com'è noto, in sede applicativa, gli operatori economici del settore hanno potuto riscontrare che la modifica introdotta all'articolo 39 del citato codice, ha incluso tra le unità da diporto per le quali sarebbe richiesto il possesso della patente nautica anche quelle che vedono installato un motore fuoribordo due tempi, a iniezione diretta, con cilindrata superiore a 750 cc.;

   in particolare, tale inclusione va ad interessare unicamente i motori fuoribordo prodotti da una sola azienda, dimodoché appare evidente per gli interroganti la svista del legislatore: prova ne sia, infatti, che precedentemente, il codice della nautica equiparava i motori due tempi a iniezione diretta a quelli quattro tempi, prevedendo al riguardo il solo limite massimo della cilindrata 1.000 cc e 40,8 Hp;

   in questo quadro, al fine di superare almeno temporaneamente il problema, con l'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, cosiddetto milleproroghe, è stato previsto che «le disposizioni di cui all'articolo 39, comma 1, lettera b), ... relative all'obbligatorietà della patente nautica per la conduzione di unità aventi motore di cilindrata superiore a 750 cc a iniezione a due tempi, si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2019»;

   la citata decorrenza, dunque, è venuta a scadere senza che, nel frattempo, sia intervenuto un definitivo correttivo normativo o un ulteriore differimento del citato termine e nonostante che, per un verso, risultino depositate da tempo proposte di legge in tal senso, e, per altro verso, la Camera abbia recentemente accolto un ordine del giorno con il quale impegnava Governo a prevedere un'ulteriore proroga al riguardo –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere per consentire il superamento definitivo della suindicata problematica, prevedendo, nelle more, un ulteriore slittamento del termine.
(5-01825)


   PAITA e COLANINNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da tempo gli abitanti di Borgo Virgilio in provincia di Mantova, sono esasperati per le criticità di traffico in particolare pesante che interessa la ex strada statale n. 62 della Cisa oggi di competenza provinciale;

   ogni giorno su questa arteria transitano oltre 20 mila mezzi per la maggior parte tir;

   i cittadini, per sollevare all'attenzione delle istituzioni questa condizione, si sono costituiti in un comitato denominato «Nuova Salute e Sicurezza 62»;

   da parte dei cittadini si segnala un rilevante inquinamento atmosferico, acustico, in particolare nelle ore notturne, un pericoloso deterioramento delle condizioni della sede stradale;

   a supporto di quanto segnalato, sono state raccolte relazioni dell'Arpa Lombardia, in particolare, per il superamento, sia di giorno che di notte, dei limiti assoluti di immissione previsti dalla zonizzazione acustica;

   si fa presente che nonostante un'ordinanza del 2002 vieti la circolazione dei tir dalle ore 22 alle ore 6 questo divieto viene puntualmente aggirato;

   una condizione costante di pericolo anche per pedoni e ciclisti;

   ad oggi tra le misure adottate si segnalano l'abbassamento dei limiti di velocità a 30 chilometri orari nel tratto dell'abitato di Cerese a 30 chilometri orari e l'impegno della provincia al rifacimento dell'asfalto;

   tali misure sono ritenute insufficienti dagli abitanti di Borgo Virgilio poiché non risultano, ad esempio, operativi sistemi di rilevamento della velocità che possano effettivamente far rispettare il limite imposto dalle ordinanze;

   le richieste avanzate sono quelle di poter avere nel tratto interessato un sistema di videocontrollo per rilevare il transito notturno dei tir, interventi per contrastare il livello di inquinamento acustico, l'attivazione di un tavolo istituzionale con le associazioni di categoria per alleggerire il transito dei tir sulla suddetta arteria, dirottandolo in autostrada anche con l'individuazione di percorsi da realizzare in grado di «bypassare» il centro abitato, preservandolo dalle attuali condizioni di sofferenza causa traffico –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare se sussistano i presupposti per l'attivazione di un tavolo istituzionale di confronto per venire incontro alle esigenze della comunità di Borgo Virgilio richiamate in precedenza, con particolare riferimento all'individuazione di soluzioni volte a convogliare il traffico in autostrada e per superare le attuali insostenibili condizioni di criticità derivanti dall'incidenza del traffico pesante.
(5-01826)


   MACCANTI, DONINA, MORELLI, CAPITANIO, CECCHETTI, FOGLIANI, GIACOMETTI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1049, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), ha modificato l'articolo 80, comma 8, del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285), estendendo la possibilità di effettuare la revisione in officine private autorizzate anche ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate, se destinati al trasporto di merci non pericolose o non deperibili; il comma 1050 della medesima legge n. 145 del 2018 attribuisce al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il compito di dare attuazione alle modifiche sopra esposte, mediante l'adozione di propri provvedimenti;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe dovuto adottare i provvedimenti attuativi richiamati prima entro il 31 gennaio 2019;

   la mancata adozione da parte del Ministero dei provvedimenti attuativi finisce per vanificare l'innovazione legislativa, fortemente voluta per far fronte ai disagi che caratterizzano l'operatività di molti uffici della motorizzazione civile in Italia;

   la novella citata in premessa non ricomprende i rimorchi e i semi-rimorchi fra i mezzi di cui è possibile effettuare la revisione presso le officine private autorizzate –:

   se il Ministro interrogato, nelle more di una imminente modifica all'articolo 80 del codice della strada volta a ricomprendervi i rimorchi e i semi-rimorchi, non intenda assumere iniziative per procedere celermente all'adozione dei provvedimenti attuativi della norma attualmente vigente, al fine di consentire una riduzione delle liste di attesa relative alle revisioni dei mezzi pesanti.
(5-01827)


   SCAGLIUSI, TRANO, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 29, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229, ha modificato il comma 1 dell'articolo 39 del codice della nautica da diporto, al fine di prevedere l'obbligo di patente nautica anche per la conduzione di unità a bordo delle quali è installato un motore di cilindrata superiore a 750 cc a iniezione a due tempi; prima di tale riforma la patente nautica era richiesta per la conduzione di unità con motori di cilindrata superiore 750 cc ma inferiore a 1000 cc, solo per i motori a carburazione a due tempi, mentre non era necessaria per i motori ad iniezione;

   il decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, convertito dalla legge n. 108 del 21 settembre 2018, con l'articolo 4, comma 3, ha disposto il differimento al 1° gennaio 2019 dell'obbligo di patente nautica per la conduzione di unità aventi motore di cilindrata superiore a 750 cc a iniezione a due tempi;

   pertanto, a decorrere da tale data, per condurre piccole e piccolissime imbarcazioni dotate di motori fuori bordo è stabilito l'obbligo di conseguire la patente nautica;

   nel corso dell'audizione svolta alla Camera dei deputati il 19 luglio 2019 presso le commissioni riunite IX e XIV il rappresentante di Ucina – Confindustria nautica, nell'ambito dell'esame dell'atto del Governo n. 31, in materia di requisiti tecnici per le unità navali adibite alla navigazione interna, ha segnalato che il nuovo obbligo ricade su una platea di circa 6.000/8.000 privati;

   il provvedimento interessa anche alcune centinaia di aziende che hanno acquistato motori della tipologia sopra indicata al fine di utilizzarli per il noleggio di piccole unità a soggetti non dotati di patente nautica;

   a luglio 2018, il decreto-legge n. 91 ha disposto la proroga del termine di decorrenza di tale obbligo, anche in relazione all'esigenza di non compromettere lo svolgimento delle attività collegate alle piccole e piccolissime imbarcazioni nella stagione estiva;

   nella relazione illustrativa al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 91 si dà comunque conto del fatto che, a seguito di istruttoria condotta dalla competente direzione generale, tale differimento non presenta criticità sotto il profilo della tutela della sicurezza marittima –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per garantire l'ordinato e il regolare svolgimento delle attività nautiche relative alle piccole e piccolissime imbarcazioni da diporto.
(5-01828)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga (SS 36) si snoda per 141 chilometri in territorio lombardo collegando l’hinterland milanese con il confine svizzero del Cantone Grigioni attraverso il passo dello Spluga. La SS 36 interessa le province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Como e Sondrio e costituisce la principale via d'accesso – direttamente o attraverso sue diramazioni – oltre che a una zona altamente industrializzata e urbanizzata quale è la Brianza, anche a tutta una serie di località di grande pregio storico e turistico quali la zona dei laghi della Brianza lecchese, lago di Como con i suoi tre bacini (di Como, di Lecco e di Colico), la Valchiavenna (proseguendo poi per Saint-Moritz e la Valle dell'Engadina) nonché le località sciistiche della Valtellina come Sondrio, Bormio e Livigno (tra l'altro in corsa per le Olimpiadi del 2026);

   sulla base di uno specifico studio realizzato dall'Aci che analizza la localizzazione di oltre 36 mila incidenti stradali avvenuti in Italia nel 2017, i media hanno recentemente dato ampio risalto alla notizia che la SS 36 risulti essere la strada extraurbana più pericolosa del Paese;

   recentemente, e con sempre maggiore frequenza, lungo il percorso della SS 36 che si snoda lungo l'alto Lario fra le pareti rocciose delle montagne circostanti, sono avvenuti diversi episodi di caduta massi sulla carreggiata (l'ultimo nella notte del 31 marzo 2019). Oltre a rappresentare un pericolo per la sicurezza di migliaia di automobilisti che quotidianamente percorrono, per lavoro o per turismo, tale strada, questi episodi hanno come conseguenza la chiusura al traffico di tratti importanti – lunghi anche decine di chilometri – di un'arteria stradale fondamentale per tutto il territorio, causando in questo modo pesanti rallentamenti del traffico, che viene deviato su strade provinciali, e conseguenti disagi per tutte le persone coinvolte;

   va tenuto conto della rilevanza della strada statale in questione e della preoccupazione di istituzioni locali, cittadini, associazioni e organizzazioni sociali, per le evidenti criticità in termini di sicurezza –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di attivare, in tempi rapidissimi, un tavolo istituzionale permanente tra l'Anas e tutti i soggetti istituzionali interessati, comprese le prefetture e le parti sociali, in modo tale da affrontare la questione della sicurezza della suddetta strada statale non più con interventi di livello emergenziale ma strutturando un cronoprogramma a lungo termine di messa in sicurezza e manutenzione che comprenda tutti gli aspetti in questione, in primis consolidamento e recupero delle zone a rischio di caduta massi (non limitandosi all'installazione di reti protettive a valle), sicurezza stradale, gestione del traffico veicolare, segnaletica stradale, videosorveglianza del tracciato, rafforzamento della presenza della Polstrada, riordino, monitoraggio e pulizia dei luoghi di sosta.
(5-01808)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018 è scaduto lo sconto sul pedaggio autostradale applicato ai pendolari provvisti di Telepass;

   l'agevolazione era il frutto di un accordo tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le società autostradali;

   introdotto nel 2014 e prorogato fino al 2018, lo sconto Telepass ha costituito la possibilità per i pendolari di ridurre le spese di viaggio, essendo l'auto, soprattutto in quelle realtà del mezzogiorno ove il trasporto pubblico è sostanzialmente inesistente, il principale e obbligato mezzo di trasporto utilizzato per raggiungere il posto di lavoro;

   lo sconto Telepass non rappresenta un benefit per tutti i viaggiatori ma un'agevolazione per chi utilizza di frequente le arterie autostradali soprattutto per lavoro –:

   se non ritenga di adottare iniziative per riattivare immediatamente lo sconto di cui in premessa, soprattutto alla luce del fatto che lo sconto Telepass rappresenta un risparmio per tanti cittadini costretti a pagare il pedaggio anche più di due volte al giorno e a sottrarre così risorse a budget familiari già sofferenti per via della crisi economica.
(5-01810)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del salvataggio da parte della Mare Jonio di 49 migranti, nella notte del 18 marzo 2019 il Ministero dell'interno ha diffuso una circolare alle autorità portuali, ai carabinieri, alla polizia, alla Fuardia di finanza e alla marina militare che invita a impedire l'ingresso in acque e porti italiani alle navi private che abbiano operato attività di ricerca e salvataggio in acque internazionali non coordinate dall'Italia;

   come affermato dal giurista Paleologo, «la direttiva tradisce puntualmente tutte le convenzioni internazionali, citate solo per le parti che si ritengono utili alla linea di chiusura dei porti adottata dal governo italiano, ma che non menziona neppure il divieto di respingimento affermato dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra»; sono «gravi le conseguenze per quelle autorità militari che dovessero dare corso a un provvedimento ministeriale manifestamente in contrasto con le Convenzioni internazionali e con il diritto dei rifugiati», che secondo l'Unhcr va richiamato con funzione prevalente rispetto alle norme di diritto internazionale del mare e contro l'immigrazione irregolare;

   il 28 marzo il Ministero ha aggiornato la direttiva, di fatto riconoscendo la Libia come porto sicuro e citando a sostegno la Commissione europea e l'Oim;

   sono state immediate le reazioni della Commissione, la quale ha precisato di aver sempre detto che «in Libia non ci sono le condizioni di sicurezza», e dell'Oim, il cui portavoce ha ribadito che «la Libia non può essere considerato porto sicuro e l'Oim non è garanzia del rispetto dei diritti umani nel paese; siamo presenti nei punti di sbarco e forniamo prima assistenza ma poi i migranti vengono trasferiti in centri di detenzione chiusi [...] ed è una detenzione arbitraria»;

   la direttiva richiama inoltre «l'elevata performance» della Guardia costiera libica, dimenticando che l'8 giugno 2018 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto sanzioni individuali a sei persone che gestiscono il traffico di esseri umani in Libia, tra cui il capo dell'unità della Guardia costiera libica di Zawiyah;

   lo stesso Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha affermato che «in senso stretto e giuridico la Libia non può essere considerata porto sicuro» –:

   per quali motivi, nella diffusa citazione delle fonti fatta nella direttiva, non venga menzionato l'articolo 33 della convenzione di Ginevra e se non ritenga che un'interpretazione come quella di cui in premessa, ad avviso degli interroganti parziale e distorta, della normativa applicabile, esponga a responsabilità non solo lo Stato ma anche i destinatari della direttiva.
(5-01829)


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nel mese di dicembre 2018 un noto imprenditore di Castellammare di Stabia, Adolfo Greco, sarebbe stato arrestato assieme ad altre dodici persone per collusione e legami con i clan della camorra dell'area stabiese nell'ambito di un'indagine investigativa denominata «Olimpo»;

   sempre da notizie a mezzo stampa, starebbe emergendo un quadro complesso che vede, da un lato, uno stretto collegamento di questo imprenditore con diverse realtà sociali, politiche e imprenditoriali, alcune delle quali fortemente legate alla criminalità organizzata e, dall'altro, gli intensi legami del medesimo imprenditore anche con numerosi esponenti della classe politica locale;

   in attesa che gli organi inquirenti concludano le proprie attività investigative, non è chiaro se gli intensi legami fin qui emersi dell'imprenditore sopra-citato con esponenti della criminalità organizzata, da un lato, ed esponenti della classe politica locale, dall'altro, siano atti a configurare significativi elementi di turbativa dell'attività politica su questo territorio;

   in attesa che gli organi inquirenti completino le proprie indagini, appare opportuno verificare quanto prima se i gravi episodi di corruttela e i traffici di influenze emersi dalle notizie a mezzo stampa, e gli episodi di intimidazione e distribuzione dei pacchi alimentari denunciati in campagna elettorale, siano tali da alterare e influire negativamente sugli atti compiuti dall'amministrazione in corso e se vi siano elementi univoci e coerenti volti a far ritenere un collegamento tra l'Amministrazione in carica e i gruppi criminali, conformemente a quanto stabilito dall'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento delle autonomie locali –:

   se si intendano adottare le iniziative di competenza per l'istituzione di una commissione d'indagine per l'esercizio dei poteri di accesso e di accertamento di cui all'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, alla luce degli elementi evidenziati in premessa che interessano il comune di Castellammare di Stabia e dell'estesa ingerenza della criminalità organizzata in quest'area, come riportato dagli organi di stampa.
(5-01830)


   DONZELLI, PRISCO e MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Firenze, nel quartiere di San Jacopino, in via Tozzetti 21, è presente da oltre quattro anni una moschea abusiva mascherata da «Centro culturale del Bangladesh»;

   si tratta di locali angusti di ristrette dimensioni ricavati in un fondo commerciale di 40 metri quadrati senza uscita di sicurezza, bagni a norma e in cui, a detta dei residenti, spesso cucinano anche con bombole del gas «volanti» senza alcuna sicurezza per i residenti;

   sono state contate anche 80-100 persone a pregare nella moschea abusiva;

   all'esterno della moschea abusiva, a quanto consta agli interroganti, è stato affisso un foglio su carta intestata del comune di Firenze in cui si attribuisce all'Associazione Bangladesh di via Tozzetti 21 l'autorità di rilasciare per conto del comune certificati anagrafici sia a cittadini del Bangladesh che a tutti i residenti di Firenze –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per chiarire sulla base di quali presupposti sia possibile rilasciare certificati anagrafici da parte di associazioni che svolgono attività presso moschee abusive.
(5-01831)


   SISTO e D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi la zona di Brindisi e della provincia è contrassegnata da numerosi atti violenti che stanno mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini;

   si riportano nello specifico soltanto alcuni dei fatti più salienti: due rapine portate a termine in pieno giorno nella città di Brindisi ai danni di altrettanti uffici postali; banditi in azione a Brindisi, in pieno giorno, per rapinare un «Compro oro» nella centralissima via Appia; rapine compiute a Brindisi ed in alcuni comuni della provincia ai danni di supermercati e sale-scommesse; una sparatoria ed un accoltellamento nella «movida» brindisina, di sabato sera, in mezzo a centinaia di ragazzi; stazioni di servizio (carburante) rapinate in più comuni della provincia di Brindisi; decine di auto incendiate in tutti i comuni della provincia. Si tratta di un chiaro segnale della presenza di un racket delle estorsioni che si manifesta anche attraverso il «cavallo di ritorno»;

   in tale contesto si ravvisa, altresì, una sostanziale difficoltà delle forze dell'ordine a individuare la struttura delle nuove organizzazioni criminali, e spesso ci si trincera dietro «la presenza di battitori liberi», ma in realtà si ravvisa la necessità di potenziare i settori investigativi di polizia e carabinieri per tornare ad avere sotto controllo il territorio della provincia di Brindisi;

   l'attuale organico delle forze dell'ordine appare insufficiente, considerato che la Guardia di finanza, di fatto, non interviene per episodi di atti criminali o per il controllo del territorio e non si considera neanche che uomini della polizia e dei carabinieri sono impegnati anche nel controllo delle strutture che ospitano immigrati (Cie e Cara) –:

   se, in che modo e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, per potenziare il necessario e imprescindibile presidio delle forze dell'ordine e gli strumenti indispensabili a rafforzare le attività investigative di prevenzione e repressione dei numerosi atti violenti perpetrati nella città e nella provincia di Brindisi.
(5-01832)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 marzo 2019, all'interno della pineta di Ponente di Viareggio, un trentenne di origine marocchina presente irregolarmente sul territorio nazionale veniva arrestato nel corso di controlli per la prevenzione e la repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti; uno degli agenti di polizia intervenuti sul posto riportava gravi lesioni per le quali gli venivano diagnosticati 30 giorni di prognosi; l'uomo arrestato, che era in compagnia di altre persone che sono riuscite a scappare, è stato trovato in possesso di 45 dosi di cocaina e di una somma di danaro ritenuto provento dell'attività di spaccio; l'intensa attività delle forze dell'ordine, in sinergia con il personale della squadra anticrimine, è proseguita all'interno dell'abitazione dell'uomo, dove venivano rinvenute altre dosi di sostanze stupefacenti e una rilevante somma di danaro e strumenti utilizzati per l'attività di spaccio;

   si tratta del secondo episodio rilevante dopo quello del 6 febbraio 2019 quando un agente di polizia – impegnato in un servizio di controllo del territorio sempre nella Pineta di Viareggio – veniva aggredito e colpito alla testa da un uomo che aveva fermato per un controllo, riportando lesioni personali gravissime e rischiando la vita; l'uomo veniva identificato e arrestato nei giorni successivi grazie all'ottimo lavoro degli investigatori del commissariato e della squadra mobile di Viareggio;

   in seguito ai fatti accaduti il 6 febbraio è stata presentata dal senatore Marcucci un'interrogazione in cui veniva chiesto al Ministro dell'interno di adottare iniziative urgenti al fine di garantire la sicurezza dei cittadini ed il potenziamento degli organici delle forze di polizia;

   il Comitato per l'ordine e la sicurezza, riunitosi a Viareggio dopo i fatti del 6 febbraio, ha evidenziato come nel solo mese di febbraio 2019 sono stati arrestati 12 spacciatori e denunciati 19; l'amministrazione comunale è già al lavoro su videosorveglianza, sistemi di controllo del vicinato e mezzi più efficaci, ma la situazione resta allarmante;

   il tema «sicurezza» è preoccupante non solo a Viareggio ma in tutta la Versilia a causa dell'aumento di aggressioni, furti e rapine, spaccio, prostituzione e immigrazione; Viareggio, Lucca e tutta la Versilia chiedono più sicurezza sul piano non solo della repressione ma anche della prevenzione e della deterrenza;

   si presenta la necessità di intervenire subito per rispondere concretamente alle difficoltà e porre rimedio a una situazione divenuta insostenibile a causa delle gravi carenze di organico del commissariato di Viareggio e divenuta ancor più complicata dopo la chiusura del reparto della polizia stradale di Viareggio;

   dopo oltre 9 mesi di Governo non c'è stato nessun cambiamento: temi come l'immigrazione e la sicurezza presentano ancora diverse problematicità e meritano risposte immediate che ad oggi non sono ancora arrivate, nonostante l'approvazione del «decreto-legge sicurezza» (n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018);

   il commissariato di Viareggio ha bisogno di un aumento del personale, di rinforzi, di più mezzi e risorse a disposizione delle forze dell'ordine, in modo da garantire più controlli con strumenti di prevenzione e repressione più efficaci;

   occorrono chiarezza, interventi immediati, più personale delle forze dell'ordine e una linea più dura e ferma attraverso una sinergia tra politica e istituzioni per risolvere una situazione che da emergenza è divenuta quotidiana realtà –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per assicurare un aumento del personale del commissariato di Viareggio e un potenziamento delle forze di polizia della questura Lucca per garantire più sicurezza sul territorio.
(5-01812)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'UVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di organico nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, causata per lo più dal blocco del turnover, è giunta a un tale livello di criticità da rischiare l'efficacia e l'efficienza dei compiti ad esso assegnati;

   invero, con il «decreto Madia», il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre ai compiti già in precedenza assegnati, si è visto attribuire le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi (Aib), comprese quelle inerenti all'ausilio di mezzi da terra e aerei, il coordinamento delle operazioni di spegnimento e la partecipazione alla struttura di coordinamento nazionale e a quelle regionali;

   inoltre, con decreto ministeriale n. 284 del 19 dicembre 2018, è stato indetto un bando di concorso a n. 1144 posti di capo squadra, che porterà ulteriori criticità dettate dalla carenza di unità operative nel ruolo di vigile del fuoco;

   da ultimo, con l'articolo 2 del decreto legislativo 6 ottobre 2018, n. 127, è stato previsto che il corso di formazione per allievi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco preveda una durata di complessivi 9 mesi (6 mesi di corso + 3 mesi di applicazione pratica), invece dei 7 mesi totali previsti in precedenza –:

   se il Ministro interrogato, al fine di superare la grave carenza di organico che affligge il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, intenda assumere iniziative atte ad accelerare l'inserimento in organico di nuove unità operative, al fine di affrontare al meglio tutte le competenze ad esso assegnate.
(4-02633)


   DE LORENZO, VILLANI, DAVIDE AIELLO, PERCONTI, AMITRANO, GIANNONE, PALLINI, TUCCI, SIRAGUSA, INVIDIA, SEGNERI, CUBEDDU, VIZZINI, COSTANZO, CIPRINI, BILOTTI, MANZO, BUOMPANE, CASO, GRIMALDI, DI STASIO, SARLI, DEL MONACO, IORIO, GIORDANO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 marzo 2019 si celebrava nella città di Napoli il matrimonio tra il cantante neomelodico Tony Colombo e Tina Rispoli, «vedova di Gaetano Marino, considerato un boss degli scissionisti di Secondigliano» come riportato dal giornale online «Il fatto Quotidiano» del 28 marzo 2019;

   come affermato dal Mattino del 29 marzo 2019: «sono stati montati in piazza del Plebiscito un palco, delle luci, gli altoparlanti senza nessuna autorizzazione. Ma poco importa perché il concerto si è tenuto lo stesso a pochi passi dalla Prefettura e dal Comune. E qualcuno doveva intervenire per bloccarlo. Il cortocircuito c'è stato tra le istituzioni. Del resto più o meno la stessa cosa è accaduta per il corteo nuziale – non autorizzato ma svoltosi lo stesso – lungo il corso Secondigliano». E ancora: «l'assessora alla Polizia municipale Alessandra Clemente spiega ci era stato solo comunicato un flash mob in piazza del Plebiscito, tale comunicazione era stata inviata dagli organizzatori anche agli altri uffici preposti, invece dalle immagini che abbiamo acquisito si è svolto un mini-concerto con installazione di un box, un palco, luci, musica, band. È un fatto grave ed ovviamente non autorizzato: addirittura sono affluiti nei pressi della piazza auto, furgoni e una limosine»;

   come riportato dal giornale online Napoli Today del 29 marzo 2019: «L'assessore Clemente e il capo dei Vigili Esposito dovrebbero fare un passo indietro. È quanto afferma il consigliere comunale di Napoli del M5s Matteo Brambilla, in merito al matrimonio di Tony Colombo e Tina Rispoli e alla festa in Piazza del Plebiscito. Non si può dire che non sapessero della festa in piazza. Da cittadino napoletano mi sento infangato, ed è vergognoso che per festeggiare questo matrimonio sia stato spostato dal Maschio Angioino un convegno dedicato alle vittime di camorra»;

   come è possibile desumere dalla lettura delle principali testate giornalistiche si è in presenza di un vero e proprio spettacolo, a giudizio degli interroganti indegno e indecoroso, posto in essere sotto lo sguardo indifferente dell'amministrazione comunale che non ha né vietato in via preventiva la predisposizione di un palco a Piazza del Plebiscito né impedito che si svolgesse il corteo con tanto di carrozza trainata da cavalli in «stile Casamonica»;

   il comune non può e non deve rimanere inerte e limitarsi a guardare con occhi miopi quello che è stato definito soltanto successivamente dallo stesso sindaco De Magistris una rappresentazione farsesca da cui l'amministrazione prende le distanze. Distanze che non si capisce quali siano, poiché, come scritto sul Corriere del Mezzogiorno del 29 marzo 2019, in un frame del video del brano cantato dal cantante in piazza del Plebiscito, «si ringrazia il sindaco di Napoli per la gentile concessione». Nel corso della trasmissione «Pomeriggio cinque» del 28 marzo 2018 il cantante afferma inoltre: «ho chiesto al sindaco di Napoli di darmi i permessi per piazza del Plebiscito e fortunatamente lui ha accolto questa ..., ha capito che è una cosa d'amore bellissima e grazie al Comune di Napoli mi hanno dato i permessi per fare questa cosa, una cosa che non si fa, che non esiste, che non è mai stata fatta prima, un flash mob del genere a Piazza del Plebiscito a Napoli»;

   l'amministrazione comunale avrebbe dovuto evitare la realizzazione di un tale scempio, tutelando l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica e l'immagine della città a livello nazionale e internazionale –:

   se e quali valutazioni siano state effettuate dalla questura e dalla prefettura di Napoli per i profili di competenza in relazione all'evento richiamato e se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la doverosa tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica della città di Napoli, peraltro oltremodo danneggiata nella sua immagine dalla sconcezza dell'episodio citato e da ciò che esso rappresenta a fronte di un comune a giudizio degli interroganti inerme e inerte.
(4-02636)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   stanco dei continui atti di bullismo perpetrati dai suoi stessi compagni di classe, un ragazzo di 15 anni affetto da autismo, in preda alla disperazione, ha tentato il suicidio a scuola;

   il drammatico episodio, conclusosi senza gravi conseguenze, si sarebbe verificato venerdì 29 marzo 2019 in un istituto di Montoro, nella provincia di Avellino, in Campania;

   a salvare la vita all'adolescente è stata la sua insegnante di sostegno che, capendo quanto stava accadendo, è intervenuta bloccando il giovane prima che si lanciasse da una finestra;

   da quanto si apprende, da molto tempo lo studente, residente nel vicino comune di Serino, era vittima di bullismo da parte dei suoi compagni che lo tormentavano con continue vessazioni, a volte anche a sfondo sessuale. Azioni, insostenibili ed intollerabili che hanno indotto lo studente a tentare il gesto estremo;

   ad evitare la tragedia è stata l'insegnante di sostegno che si trovava in quel momento in classe insieme al giovane e lo ha fermato prima che si lanciasse nel vuoto dalla finestra della classe, situata al secondo piano dell'edificio;

   dopo il tentato suicidio, il ragazzo ha raccontato la sua difficile situazione alla madre che ha sporto denuncia ai carabinieri di Serino;

   nell'attesa di sviluppi nelle indagini dei militari, la dirigente dell'istituto scolastico ha disposto il trasferimento della classe al piano terra, per evitare altri gesti autolesionistici da parte del giovane, ma non ha accolto la richiesta della madre di cambiare classe all'adolescente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione al caso.
(5-01811)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   POLVERINI, ZANGRILLO, FATUZZO, CANNATELLI, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2019 riduce la perequazione automatica dei trattamenti previdenziali, prolungando ancora per il triennio 2019-2021 la riduzione degli assegni pensionistici, colpendo già quelli di importo pari a circa 1.523 euro lordi mensili e interessando circa 5,6 milioni di pensionati che negli ultimi anni hanno già perso il 30 per cento del loro potere di acquisto;

   la norma, in vigore dal 1° gennaio 2019, è stata applicata a partire dal 1° aprile 2019, condannando così i pensionati a subire nel mese di giugno 2019 il conguaglio sugli assegni del primo trimestre dell'anno in corso, erogati senza riduzioni, per adeguarne l'importo, aggiungendo così al danno anche la beffa;

   le elezioni europee si svolgeranno il 26 maggio 2019. Il conguaglio, che complessivamente ammonterà a circa 207 milioni di euro a valere sulle suddette pensioni, non si ripercuoterà durante l'imminente campagna elettorale;

   secondo la relazione tecnica di accompagnamento al «maxiemendamento» alla legge di bilancio per il 2019 approvata al Senato della Repubblica, la modifica alle regole relative all'indicizzazione delle pensioni porterà allo Stato un flusso di risorse pari a 415 milioni di euro nel 2019 e, rispettivamente, a 1.222 e 2.014 milioni nel 2020 e nel 2021. I risparmi crescono negli anni poiché gli effetti della mancata indicizzazione si cumulano nel tempo. Il numero dei soggetti interessati è comunque sopra i 5 milioni e quindi di gran lunga maggiore dei 24.000 pensionati d'oro che nello stesso periodo 2019-2021 garantiranno un risparmio rispettivamente di appena 138, 144 e 151 milioni di euro;

   da tale misura si attendono, dunque, risparmi per lo Stato pari a circa 3,6 miliardi di euro nell'arco del triennio 2019, 2020 e 2021, ma con un effetto trascinamento di circa 17 miliardi di euro sul decennio 2019-2028;

   le rilevazioni dell'Ocse mostrano un quadro fosco per il Paese con consumi privati in rallentamento che riflettono anche la minore crescita dell'occupazione e l'aumento dell'inflazione, con un'evidente debolezza sempre maggiore nel potere di acquisto dei pensionati –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per dare maggiore pubblicità alle disposizioni sopra richiamate, chiarendo ai pensionati italiani che il conguaglio di cui in premessa si applicherà dal mese di giugno 2019, ossia subito dopo le elezioni europee, e che pertanto essi saranno tenuti a pagare 207 milioni di euro di conguaglio Inps con un'ulteriore riduzione degli assegni mensili.
(3-00664)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   AMITRANO, PALLINI, CUBEDDU, DE LORENZO, VIZZINI, TRIPIEDI, DAVIDE AIELLO e BILOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori del bacino di crisi di Caserta sono ex lavoratori delle società come la Formenti Seleco, Siltal, Finmek, Ixfin, Costelmar, Itel, Morteo, DM Elektron e altre, fallite nel 2012;

   alla data del fallimento, il numero totale dei lavoratori coinvolti dalla chiusura delle sopra citate aziende era di circa 2.500 persone; nel corso degli anni gli ex lavoratori del bacino di crisi casertano, in tempi e modi differenziati, hanno usufruito di ammortizzatori sociali, cassa integrazione o mobilità ordinaria dal 2012 al 2014, ottenendo la mobilità in deroga nel 2015 e nel 2016; in questi anni, il sostegno è divenuto di vitale importanza per le famiglie, in quanto molto spesso rappresentava l'unica fonte di reddito;

   le ultime iniziative normative dei Governi precedenti, in termini di ammortizzatori sociali (decreto n. 83473 del 1° agosto 2014), con le circolari interpretative successivamente emanate (circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 19 dell'11 settembre 2014 e nota del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 24 novembre 2014 prot. 40/0005425), hanno ristretto ulteriormente la platea dei beneficiari;

   inoltre, con decreto dirigenziale n. 753 del 30 ottobre 2017 la regione Campania aveva approvato un avviso pubblico per la realizzazione di politiche attive, attraverso la formazione e i tirocini volti a sostenere la platea dei disoccupati con l'accompagnamento al lavoro a tempo indeterminato o determinato al fine di consentire il loro reinserimento lavorativo, e quindi prevedere incentivi all'occupazione per le aziende che avrebbero dovuto procedere all'assunzione con contratto a tempo indeterminato degli ex percettori di ammortizzatori sociali ed ex percettori di sostegno al reddito;

   il Governo, sta intervenendo sia nell'ottica di tutelare i lavoratori — che per primi subiscono le conseguenze di queste crisi aziendali — sia di garantire un sostegno al reddito ai disoccupati e alle famiglie, al fine di consentire il loro reinserimento nel tessuto socio-economico ed occupazionale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di adottare un piano strategico di investimenti volto a favorire politiche di occupazione e reindustrializzazione delle aree di crisi individuate in premessa.
(5-01813)


   MURELLI, MOSCHIONI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e PICCOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da mesi i 130 dipendenti della società friulana DM Elektron di Buja (Udine), produttrice di schede e componenti elettronici, vivono in uno stato di agitazione a seguito della decisione della proprietà di delocalizzare la produzione in Romania;

   nel dicembre 2018 tutti i dipendenti, dopo aver proclamato lo sciopero, si erano stesi per terra davanti ai cancelli dell'azienda per impedire il trasloco dei macchinari, con momenti di altissima tensione anche per l'intervento delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa, atto a garantire ai mezzi pesanti il passaggio;

   in piena vertenza il proprietario, Dario Melchior, aveva dichiarato che non era in atto alcuna delocalizzazione bensì soltanto un processo di riorganizzazione aziendale;

   di contro, dipendenti e sindacati hanno assistito ad un progressivo svuotamento del sito, chiedendo chiarimenti alla proprietà in merito al futuro dello stabilimento friulano ed all'esistenza o meno di un piano industriale;

   un'immediata azione positiva è stata posta in essere dalla giunta regionale del Friuli Venezia Giulia per favorire un positivo decorso della vertenza e portare la proprietà a garantire l'attività produttiva a Buja fino al 31 maggio 2019;

   presso lo stabilimento di Buja della DM Elektron, si ricorda, è stata utilizzata la cassa integrazione guadagni straordinaria a seguito della sottoscrizione di contratti di solidarietà, per i periodi dal 22 ottobre 2012 al 21 ottobre 2013 e dal 22 gennaio 2014 al 21 gennaio 2015 – con riconoscimento anche di un contributo regionale aggiuntivo rispetto al trattamento di integrazione salariale, pari a circa 500 mila euro, per lo sviluppo aziendale – nonché dal 22 gennaio 2015 al 21 ottobre 2015; è stata poi utilizzata la cassa integrazione guadagni straordinaria per riorganizzazione aziendale per il periodo dal 22 ottobre 2015 al 21 ottobre 2016;

   la vicenda della DM Elektron è avvolta da opacità, con il proprietario, Dario Melchior, marito della ex amministratrice delegata ed ex assessore regionale nella giunta Illy, Michela del Piero, oggi presidente del consiglio di amministrazione di Civibank;

   in proposito la regione Friuli Venezia Giulia il 26 marzo 2019, ha convocato un tavolo con i rappresentanti dei lavoratori, la proprietà dell'azienda ed il comune di Buja, alla presenza degli assessori al lavoro, attività produttive e finanze, per esaminare se i fondi pubblici di cui DM Elektron ha finora goduto siano stati correttamente impiegati secondo il principio della responsabilità sociale –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per far luce sulla vicenda esposta in premessa ed a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-01814)


   FATUZZO, POLVERINI, ZANGRILLO, SCOMA, MUSELLA, CANNATELLI e ROTONDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 20 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, cosiddetto decreto «Reddito di cittadinanza e Quota 100» reca disposizioni circa la facoltà di riscatto dei periodi non coperti da contribuzione, in via sperimentale, per il triennio 2019-2021;

   secondo quanto previsto dal richiamato articolo, possono accedere a tale facoltà, comunque onerosa, solo gli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti (AGO) e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, comprese le gestioni speciali dei lavoratori autonomi, e la gestione separata (articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995) che siano privi di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione;

   esclusivamente ai soggetti che hanno cominciato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996 è riconosciuta pertanto la possibilità di riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla entrata in vigore del decreto che non sono soggetti a obbligo contributivo e che non risultino già coperti da contribuzione, nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi;

   con riguardò all'onerosità, il comma 3 del medesimo articolo dispone che l'onere sia determinato in base ai criteri fissati dall'articolo 2, comma 5, del decreto legislativo n. 184 del 1997;

   risulta agli interroganti che attualmente nel Paese insista un rilevante numero di lavoratrici e lavoratori che hanno cominciato a versare contributi anche prima del 31 dicembre 1995 seppur non abbiano la possibilità attualmente di accedere al trattamento previdenziale. Per tali soggetti sarebbe non solo opportuno, ma necessario, poter provvedere al riscatto dei periodi non coperti da contribuzione, con le medesime modalità di cui all'articolo 20 del decreto-legge n. 4 del 2019 –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative per ampliare la facoltà di riscatto dei periodi non coperti dalla contribuzione anche a quanti abbiano iniziato a versare i contributi o ai quali abbiano accreditato i contributi da lavoro prima del 1° gennaio 1996.
(5-01815)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già da tempo, i 130 lavoratori della Dm Elektron di Buja (Udine) vivono in uno stato di preoccupazione, poiché l'impresa, che produce schede e componenti elettronici, ha acquisito uno stabilimento in Romania e in questi mesi ha proceduto al trasferimento dei macchinari presso il nuovo sito produttivo;

   i dipendenti, anche attraverso i sindacati, hanno più volte chiesto dei chiarimenti alla proprietà dell'azienda sulle prospettive dello stabilimento friuliano, ma non hanno ricevuto concrete risposte. Di fatto, si è assistito ad un progressivo svuotamento del sito di Buja e non è mai esistito un piano industriale che potesse far sperare in un rilancio dell'attività dello stesso;

   a quanto è dato sapere, nel mese di dicembre 2018, il proprietario e amministratore delegato dell'azienda, aveva dichiarato che nessuna delocalizzazione era in atto, ma solo un processo di incremento delle attività e di riorganizzazione;

   al riguardo, si sono susseguiti degli incontri tra la proprietà, la regione e i sindacati per chiarire le prospettive dell'azienda a tutela dei lavoratori e del territorio, che a nulla sono serviti poiché, in questi giorni, è stato annunciato il taglio di dipendenti e della produzione;

   sembra, dunque, che in Friuli Venezia Giulia saranno mantenuti solo gli uffici amministrativi e la ricerca e sviluppo, mentre i reparti produttivi verranno tutti chiusi con la conseguente perdita dei posti di lavoro;

   pertanto, si ritiene necessario intervenire per salvaguardare i lavoratori che saranno coinvolti dal piano di delocalizzazione –:

   se e quali iniziative intenda assumere per tutelare i lavoratori della Dm Elektron di Buja.
(5-01816)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del nuovo piano industriale Rai presentato il 7 marzo 2019 è previsto un processo di riorganizzazione che rischia di determinare conseguenze non positive per il CP TV RAI di Napoli e sull'indotto campano;

   le organizzazioni sindacali e la Rsu, in rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori della Rai di Napoli, ritengono inaccettabile una politica gestionale e di sviluppo che si concentrerebbe esclusivamente sulle aree forti del Paese, penalizzando proprio la realtà produttiva napoletana;

   il rischio è che il suddetto piano industriale, in assenza di adeguati strumenti di sostegno e investimento, accanto alla mancata realizzazione di prodotti appetibili per l'utenza, possa declinarsi in una drammatica contrazione dei livelli occupazionali del Centro di produzione Rai partenopeo;

   occorre invece valorizzare detto Centro di produzione Rai con il potenziamento delle risorse in organico e con la previsione di un maggiore ventaglio di offerte, considerata anche la storia e la tradizione dello stesso;

   il Centro di produzione Rai di Napoli deve continuare quindi a rappresentare una ricchezza per l'azienda e per il territorio campano, nonché per tutto il Mezzogiorno, in un settore chiave, come quello della televisione pubblica, anche in relazione alla funzione che il servizio deve svolgere per i cittadini –:

   se il Governo sia a conoscenza delle richiamate criticità che interessano il Centro di produzione Rai di Napoli e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di tutelare gli attuali livelli occupazionali e valorizzare adeguatamente le professionalità esistenti e sostenere il ruolo centrale di tale infrastruttura strategica per il servizio pubblico radiotelevisivo.
(5-01834)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo enogastronomico registra sempre più significative percentuali di crescita e con un trend spiccatamente positivo e risponde in pieno alla richiesta di offerta turistica basata sullo stretto legame tra cibo, arte e paesaggio;

   questo tipo di turismo ha ricadute interessanti sul territorio poiché incoraggia uno sviluppo sostenibile delle numerose aziende agricole del nostro Paese e comporta un ulteriore mezzo di sussistenza per le persone direttamente coinvolte nella produzione agroalimentare;

   il vino è un prodotto con un forte appeal a livello internazionale, emblema del made in Italy nel mondo, veicolo e simbolo dell'ideale di qualità e unicità dei prodotti italiani;

   da Nord a Sud il nostro Paese offre una scelta incredibile di vini di qualità. Sul territorio italiano coesistono grandi e piccoli produzioni frutto della storia e cultura italiane. Offerta e qualità sono i due elementi che rendono uniche le realtà vitivinicole italiane;

   il turismo enogastronomico è un nuovo modo di viaggiare che sta conquistando un numero sempre crescente di appassionati alla ricerca di sapori e di tradizioni autentiche. Infatti, è in costante crescita il numero dei turisti, in particolare stranieri, che scelgono itinerari di viaggio legati al mondo enoico per conoscere le tradizioni culturali e gastronomiche italiane;

   l'attività di enoturismo è slegata da qualunque altra eventuale forma di attività commerciale a carattere turistico-ricreativo esercitata nell'ambito di comparti non agricoli, la quale, prima della recente normativa, è stata disciplinata dalle relative norme del commercio;

   l'enoturismo è un esempio perfetto di sistema dove alla base c'è l'azienda che lega il territorio attraverso forme di turismo esperienziale e produzioni agroalimentari, dove gusto, storia e bellezza si fondono all'espressione di un territorio: l'agroalimentare e il vino raccontano la storia di un territorio;

   le aziende vitivinicole con l'enoturismo hanno la possibilità di divulgare e far degustare, proponendo particolari percorsi esperienziali e turistici e incentivando il mercato dei viaggi, delle vacanze e del turismo, i prodotti vitivinicoli legati al territorio;

   l'enoturismo è un'opportunità per il comparto anche in termini di valorizzazione del territorio e di occasioni di crescita per tutta la filiera, ma anche occasione di conoscenza per chi sarà fruitore dell'enoturismo –:

   quali iniziative intenda adottare o abbia già messo in atto per sviluppare e promuovere il settore vitivinicolo, anche all'estero, in quanto le eccellenze italiane sono l'espressione della cultura e delle tradizioni, anche enogastronomiche, del territorio nazionale, soprattutto nelle zone a forte vocazione vitivinicola.
(3-00666)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI e FORNARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   salgono a oltre duecento gli indagati nell'inchiesta per l'anomala moria di api in Friuli Venezia Giulia causata, secondo la tesi della procura, da un utilizzo disinvolto del Mesurol 500 Fs, un fitofarmaco con cui vengono conciati i semi di mais messi a dimora nel terreno;

   questa volta nel mirino della magistratura ci sono decine tra conduttori dei fondi, esecutori materiali delle semine e beneficiari del contributo Pac, riconducibili a circa trecento terreni distribuiti tra Flabano, Martignacco, Fagagna, Talmasons, Fagnacco, Moruzzo, Colloredo di Monte Albano e altre zone del medio Friuli e del Collinare. Questi sono i territori in cui sorgono gli undici apiari colpiti dall'innaturale falcidia di api, come riportato in un articolo pubblicato dal Messaggero Veneto il 27 marzo 2019;

   il 26 marzo 2019 i carabinieri del Nas e le guardie forestali della regione Friuli Venezia Giulia hanno proseguito nell'attività di notifica dei decreti di sequestro preventivo dei terreni che sarebbero stati seminati con il mais conciato;

   sempre in data 26 marzo 2019 sono stati consegnati anche gli atti firmati dal giudice per le indagini preliminari (Gip) che è uno dei cinque Gip che hanno emesso i decreti di sequestro su richiesta del pubblico ministero;

   ai proprietari degli appezzamenti e ai titolari delle aziende agricole che hanno materialmente eseguito le semine di mais all'inizio della primavera 2018 la procura contesta il reato di inquinamento ambientale e, in particolare, non sarebbero state seguite le prescrizioni riguardo alle modalità di interramento del seme, al tempo di messa in dimora, con i lavori che sarebbero stati eseguiti di giorno e non di notte come previsto, nonché alla predisposizione di accorgimenti finalizzati alla riduzione della dispersione delle polveri al momento dei lavori di interramento delle semine;

   negli appezzamenti interessati dal provvedimento sarà inibita per tutto il 2019 la semina di mais e di altre coltivazioni che richiedono la concia con sostanze a base del principio attivo tossico per le api, ovvero il Methocarb, pesticida che la legge non vieta, ma raccomanda di usare con cautela, in quanto caratterizzato da elevati livelli di tossicità per le api. Si tratta di una misura non impattante che non bloccherà del tutto l'attività di proprietari terrieri e conduttori;

   questa ulteriore indagine è nata come prosecuzione di quella del mese di ottobre 2018 che si era chiusa con il patteggiamento delle pene da parte di 21 agricoltori accusati di inquinamento ambientale colposo –:

   se non ritengano di dover adottare iniziative per prevedere il divieto di uso in agricoltura del Mesurol 500 Fs, nonché di tutti i prodotti a base del principio attivo Methocarb, tossico per le api, che, oltre a determinare un grave danno ambientale ed economico per migliaia di produttori di miele, mette a gravissimo rischio la sopravvivenza delle colonie di api mellifere che sono i più rilevanti bioindicatori ambientali.
(4-02634)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ALAIMO, MACINA, DIENI, DAVIDE AIELLO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   ogni amministrazione pubblica è tenuta a misurare e a valutare la performance con riferimento all'amministrazione nel suo complesso, alle unità organizzative in cui si articola e ai singoli dipendenti;

   la valutazione della performance della pubblica amministrazione riveste un ruolo chiave per il conseguimento dell'efficacia e dell'efficienza dell'operato, le quali a loro volta hanno ricadute positive in termini economici e di soddisfazione dei cittadini;

   l'organismo indipendente di valutazione, nominato in ogni amministrazione pubblica dall'organo di indirizzo politico-amministrativo, ha il compito di valutare la qualità del lavoro della pubblica amministrazione e dei suoi dirigenti;

   dai dati annualmente diramati, anche oggetto di analisi da parte degli organi della stampa, risulta l'elargizione di bonus e premi ai dirigenti pubblici ai quali viene corrisposta non solo l'indennità di posizione, ma anche quella di risultato, a prescindere dal grado di raggiungimento dei risultati stessi;

   nel suo insieme, la questione della valutazione pone diversi problemi, non ultimo, probabilmente, la stessa procedura disposta e formulata dalla disciplina vigente;

   quanto illustrato svilisce l'immagine della pubblica amministrazione, traducendosi, peraltro, in un onere economico per la finanza pubblica, che rischia di essere distribuito immeritatamente;

   è avvertita l'esigenza di intervenire in modo più rigoroso –:

   se, con riferimento particolare al personale dirigente, non intenda adottare le iniziative di competenza affinché l'elargizione di bonus e premi sia effettivamente corrisposta sulla base di procedure e valutazioni rigorose in ordine ai risultati concretamente realizzati, anche valutando la congruità e l'efficacia delle norme vigenti.
(3-00668)


   MADIA, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, FIANO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI, GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   tra le tante contraddizioni che hanno caratterizzato l'operato del Governo rispetto alle enunciazioni programmatiche, si segnala l'atteggiamento assunto nei confronti del personale della pubblica amministrazione e, più in particolare, del ricambio generazionale e dello sblocco totale del turn over, che i Governi a guida Partito democratico avevano avviato e strutturato, prevedendo, tra l'altro, l'assunzione di 50 mila dipendenti precari;

   la Ministra interrogata aveva a più riprese affermato che tale virtuoso processo di rinnovamento sarebbe stato mantenuto, se non rafforzato, e che le assunzioni del prossimo triennio sarebbero state anticipate al 2019;

   al contrario, con la norma inserita nella legge di bilancio per il 2019, si smentiscono tali propositi e, per la necessità di reperire risorse al fine di dare copertura economica ad alcune controverse misure, si stabilisce il divieto per la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri, gli enti pubblici non economici e le agenzie fiscali di effettuare, in riferimento alle ordinarie facoltà assunzionali per l'anno 2019, assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019, ovvero proprio quelle amministrazioni che dal 1° gennaio 2019 avrebbero potuto beneficiare dello sblocco del turn over;

   tale disposizione arreca un gravissimo danno alle migliaia di precari storici della pubblica amministrazione, che, in base ai requisiti della riforma della XVII legislatura, avevano acquisito il diritto di essere assunti immediatamente, e pregiudica il futuro umano e professionale dei tanti giovani che dopo anni di sacrifici e di studio hanno vinto un concorso pubblico ed erano in graduatoria pronti per essere assunti a tempo indeterminato;

   altrettanto scoordinata appare la disposizione in materia previdenziale contenuta nel cosiddetto «decretone», laddove si dispone che la «quota 100» si applichi ai dipendenti pubblici solo a decorrere dal 1° agosto 2019, per coloro che abbiano maturato i requisiti entro la data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge. È di tutta evidenza lo sfasamento temporale tra le richiamate disposizioni ed il conseguente rischio di disfunzioni operative che ne discenderanno per le amministrazioni pubbliche. A tal riguardo, è emblematico il caso del personale medico e delle prime contromisure annunciate da alcuni presidenti di regione –:

   come si intenda intervenire al fine di scongiurare i richiamati rischi organizzativi nelle amministrazioni interessate e affinché non vengano frustrate le legittime aspettative delle migliaia di lavoratori precari che avevano, fino all'entrata in vigore del richiamato blocco delle assunzioni, la possibilità di essere stabilmente inseriti nella pubblica amministrazione.
(3-00669)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   numerosi quotidiani di oggi riportano la notizia secondo cui il Governo sta procedendo all'acquisto di 8.280 nuovi veicoli, 7.900 dei quali sarebbero destinate agli uffici pubblici per uso operativo e 380 sarebbero auto blu, sempre a uso degli uffici ma con autista e cilindrata superiore ai 1.600 centimetri cubici, tra le quali 160 fuoristrada;

   l'acquisto dei veicoli costerà complessivamente 168 milioni di euro;

   la procedura di acquisto è gestita dalla Consip, la centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che in questi giorni ha chiuso la fase della ricezione delle offerte che ora sono all'attenzione della commissione giudicatrice;

   interpellato in merito alla vicenda il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Di Maio ha affermato che chiederà «subito al Premier Conte un decreto per tagliare ulteriormente il parco auto, blu e grigie»;

   tutti gli esponenti del MoVimento 5 Stelle hanno sempre affermato con grande decisione la propria intenzione di ridurre il parco «auto blu» e ora procedono all'acquisto di quasi novemila nuove vetture –:

   se sia confermato l'acquisto dei veicoli di cui in premessa e quali siano le specifiche finalità d'uso cui saranno destinati.
(3-00670)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nella regione siciliana l'attuale assessore regionale alla salute sta procedendo alla chiusura e alla riconversione di strutture complesse in strutture semplici e/o semplici dipartimentali in ambito ospedaliero, ad avviso degli interpellanti, difformemente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;

   il predetto assessore ha indicato il presidio ospedaliero Abele Ajello di Mazara del Vallo quale dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione (Dea) di I Livello ai sensi del decreto ministeriale n. 70;

   l'Allegato 1, punto 2.3, del decreto ministeriale n. 70 del 2015 stabilisce che «I presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti, sono strutture sede di Dipartimento di Emergenza Accettazione (DEA) di I livello, dotate delle seguenti specialità: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia (se prevista per numero di parti/anno), Pediatria, Cardiologia con Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (U.T.I.C.), Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, con servizio medico di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. Devono essere presenti o disponibili in rete h. 24 i Servizi di Radiologia almeno con Tomografia assiale computerizzata (T.A.C) ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. Per le patologie complesse (quali i traumi, quelle cardiovascolari, lo stroke) devono essere previste forme di consultazione, di trasferimento delle immagini e protocolli concordati di trasferimento dei pazienti presso i Centri di II livello. Devono essere dotati, inoltre, di letti di “Osservazione Breve Intensiva” e di letti per la Terapia Subintensiva (anche a carattere multidisciplinare)»;

   nonostante il presidio ospedaliero in esame sia stato classificato Dea di I livello, di recente sono stati declassati a «semplici» le unità operative complesse, di chirurgia e cardiologia e sarebbe stata disposta la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Mazara a decorrere dal 26 novembre;

   dall'analisi della nuova rete ospedaliera siciliana emerge che tutti i presidi ospedalieri «etichettati» Dea di I livello sono dotati di una unità operativa complessa cardiologia ad eccezione dell'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, unico Dea di I livello ad avere una struttura semplice di chirurgia generale e di Cardiologia;

   le prestazioni erogate dall'Unità operativa complessa di chirurgia generale del presidio ospedaliero Abele Ajello di Mazara del Vallo, hanno consentito di eseguire nell'ultimo anno oltre 1.000 interventi chirurgici, di cui gran parte di chirurgia oncologica a media ed elevata complessità che rendono il reparto un'eccellenza nel panorama della sanità siciliana;

   l'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo è una delle strutture ospedaliere più moderne ed efficienti dell'intero panorama sanitario siciliano grazie ad un investimento negli ultimi anni di oltre 30 milioni di euro spesi prima della sua riapertura al pubblico;

   con il decreto amministrativo n. 629 del 31 marzo 2017 e successive modificazioni e intregrazioni, emanato dal precedente assessore alla sanità, dottor Baldassare Gucciardi, era stato approvato il documento di riordino, comprensivo di documento metodologico, relative tabelle di sintesi e cronoprogramma per gli interventi per la riconduzione delle strutture complesse entro i parametri e gli standard stabiliti dal decreto ministeriale n. 70 del 2015;

   il cronoprogramma per la riorganizzazione della rete ospedaliera della regione siciliana prevede la rifunzionalizzazione delle direzioni sanitarie di presidio del presidio ospedaliero di Mazara del Vallo al momento dell'approvazione definitiva della rete ospedaliera;

   la nota prot. n. 59441 del 1° agosto 2018 avente oggetto il «rispetto del cronoprogramma per la riorganizzazione della rete ospedaliera della regione siciliana, inviato dall'Assessorato della Salute – Dipartimento Regionale per la Pianificazione strategica – Servizio 4 “Programmazione ospedaliera”, ha invitato “a riconvertire le strutture complesse indicate nell'allegato alla stessa nota, in Strutture Semplici e/o Semplici dipartimentali e/o da chiudere entro e non oltre il 15 agosto 2018”, secondo gli interpellanti contrariamente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70»;

   tutto quanto premesso, non si comprende la ratio sottesa alla decisione di «impoverire» tale realtà, invece di potenziarne i reparti che ne rappresentano un'eccellenza che inorgoglisce l'intera regione –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative ritenga opportuno intraprendere, per quanto di competenza, per assicurare l'effettiva e corretta osservanza del decreto ministeriale n. 70 del 2015, allegato 2.3, e garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(2-00337) «Martinciglio, D'Arrando, Bologna, Lorefice, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Trizzino, Leda Volpi, Gallinella, Gallo, Giarrizzo, Giordano, Giuliano, Giuliodori, Grimaldi, Gubitosa, Ianaro, Iorio, Iovino, L'Abbate, Lattanzio, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Macina, Maglione, Maniero, Manzo, Mariani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la città di Venezia ha caratteristiche morfologiche, socio-economiche, culturali, speciali, uniche e irripetibili per le quali, tra l'altro, è sito patrimonio mondiale dell'umanità ai sensi della Convenzione Unesco fin dal 1987 e la sua salvaguardia è riconosciuta quale «problema di preminente interesse nazionale», ai sensi dell'articolo 1 della legge 16 aprile 1973, n. 171;

   nel «Rapporto sullo stato di conservazione ai sensi della Decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale 40 COM.7B.52» dell'Unesco è espresso che delle azioni di salvaguardia facciano parte integrante anche le azioni volte a consentire la vitalità della città quale luogo di mantenimento del tessuto socioeconomico;

   la qualità e la certezza di prospettiva prestazionale del servizio sanitario rappresentano una delle principali condizioni per garantire la «vitalità socioeconomica» della città e delle persone che la vivono, siano essi residenti, lavoratori, studenti o turisti, e la programmazione sanitaria deve tener conto della sua specificità;

   in data 13 marzo 2019 la giunta regionale ha approvato la delibera n. 22-2019 «Schede di dotazione ospedaliere e delle strutture sanitarie di cure intermedie delle Aziende Ulss», che classifica l'ospedale civile di Venezia quale «presidio ospedaliero di base», operando, sostanzialmente, un declassamento della struttura stessa, in precedenza riconosciuto quale «presidio ospedaliero di rete», con un ridimensionamento nella qualità e quantità dei servizi erogati;

   tale ospedale rappresenta il nodo centrale del sistema sanitario della città lagunare e delle sue isole ed è chiamato a garantire un'efficace e tempestiva risposta agli abitanti della città storica e delle sue isole, da Burano a Pellestrina, da S. Erasmo a Torcello, alle decine di migliaia di lavoratori che ogni giorno arrivano a Venezia dagli altri comuni, alle migliaia di studenti presenti in città ma non registrati all'anagrafe come residenti e ai milioni di turisti, facendo sì che il suo bacino di utenza sia ben più ampio di quello composto dai soli residenti nella città antica e nelle isole di Venezia;

   le condizioni geomorfologiche della città, unite alle peculiarità urbanistiche della Venezia storica e dell'Estuario, rendono particolarmente complessa la gestione dell'emergenza-urgenza, che va effettuata con mezzi e modalità peculiari e particolarmente costosi;

   tale classificazione non tiene in considerazione né l'evidente e inconfutabile specificità veneziana, né il reale numero delle persone che vivono e abitano Venezia durante tutto l'anno, con punte ancora più significative in alcuni periodi (persone che devono essere annoverate tra gli utenti potenziali ed effettivi del servizio erogato dal presidio ospedaliero), né delle caratteristiche demografiche della popolazione, con un'incidenza delle classi di età anziane tra le più alte del Veneto;

   tale classificazione non risulta funzionale a garantire alcun tipo di risparmio al sistema sanitario regionale, né vantaggio alcuno in termini organizzativi o gestionali;

   la scelta di classificare il Civile di Venezia quale ospedale di base non riconosce la specificità prevista dallo statuto regionale e dalle normative di settore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare, con urgenza, iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con la regione Veneto, per garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, ad avviso dell'interrogante compromessi dalla declassificazione dell'ospedale civile di Venezia a presidio ospedaliero di base, al fine di tutelare il diritto alla salute, così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, non solo dei residenti veneziani ma di tutti coloro che per motivi di lavoro, di studio e di turismo si trovino nella città lagunare, alla luce delle peculiarità geomorfologiche, urbanistiche, storiche e socio-economiche di Venezia.
(5-01833)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   nel 1986 nasce la Oma Sud spa sotto la proprietà della famiglia Tonti;

   le attività di produzione dell'azienda riguardavano commesse per conto terzi per la produzione di strutture aeronautiche per clienti come Leonardo (all'epoca denominata Aeritalia, poi Alenia) e Agusta, azienda leader degli elicotteri;

   nel 2004 la famiglia Tonti vende l'azienda a Valter Proietti, oggi presidente dell'Oma Sud Sky technology s.p.a.;

   subito dopo questa acquisizione, l'azienda comincia a rinunciare a tutte le attività per conto terzi, mantenendo al suo interno solo pochissime attività che ad oggi si riducono ad una sola commessa per conto di Leonardo;

   a fronte di tali rinunce viene proposto di portare all'interno della Oma Sud Spa un'unica lavorazione relativa alla produzione di un proprio velivolo denominato SKY Car;

   la progettazione e lo sviluppo del velivolo sono stati interamente finanziati dal Ministero dello sviluppo economico per mezzo di finanziamenti per i «Progetti di ricerca e sviluppo nel settore aerospaziale» (legge n. 808 del 1985);

   tuttavia, si assiste nel tempo al lento declino di tutte le attività produttive ed industriali dell'azienda;

   di fatto, l'arrivo dei finanziamenti della legge n. 808 del 1985 trasformerà nel tempo la Oma Sud spa in un'azienda interamente finanziata da fondi pubblici;

   progetti e prototipi di aerei, con piccole modifiche tecniche, vengono riproposti, nel corso degli anni al Ministero dello sviluppo economico come evoluzioni di prototipi e progetti già approvati, al solo scopo di ottenere nuove concessioni finanziarie;

   ad oggi l'azienda versa nella sua crisi più profonda: l'organico aziendale è pari a 101 unità;

   i fondi della legge n. 808 del 1985 sono stati in gran parte utilizzati per il pagamento degli stipendi dei lavoratori;

   l'azienda ha utilizzato tutti gli strumenti di sostegno al reddito e le relative proroghe e/o deroghe e contratti di solidarietà previsti dall'ordinamento italiano;

   i dipendenti della Oma Sud spa hanno usufruito dei percorsi di formazione finanziati dallo Stato;

   da oltre un anno il Ministero dello sviluppo economico ha sospeso definitivamente i finanziamenti della legge n. 808 del 1985 alla Oma Sud Spa;

   il 22 giugno 2018, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, presente anche un rappresentante della regione Campania, è stato siglato un accordo per la concessione della proroga della Cassa integrazione guadagni straordinari per crisi aziendale di cui all'articolo 22-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015, introdotto dalla legge n. 205 del 2017;

   la direzione aziendale durante la riunione del 5 novembre 2018 ha dichiarato di essere alla ricerca di una partnership che possa essere interessata a entrare in quota di maggioranza in azienda, dando una spinta industriale all'attuale situazione aziendale, al momento stagnante;

   l'8 dicembre 2018, la direzione aziendale colloca tutti i dipendenti in ferie e permessi, inizialmente fino al 4 gennaio 2019, senza certezza sui tempi di retribuzione, giustificando tale atto come «tempo tecnico» preso nell'attesa della sentenza del tribunale di Roma relativamente al decreto ingiuntivo presentato contro il Ministero dello sviluppo economico;

   il tribunale di Roma non emette la sentenza e la Oma Sud spa prolunga le ferie comandate ai dipendenti fino al 31 gennaio 2019;

   nel mese di febbraio 2019 la società Oma sud spa è posta in stato di liquidazione volontaria;

   tutti i lavoratori della Oma Sud spa vengono collocati in ferie e, successivamente, dal 7 marzo 2019, in aspettativa retribuita –:

   se alla luce dei fatti sopra descritti, il Governo stia valutando la possibilità di ricorrere a strumenti di sostegno straordinario al reddito;

   se il Governo abbia avviato un'indagine interna al fine di chiarire l'effettivo utilizzo dei fondi della legge n. 808 del 1985 da parte della società Oma Sud.
(2-00336) «Buompane, Pallini, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Bilotti, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Giannone, Invidia, Perconti, Segneri, Siragusa, Tripiedi, Tucci, Vizzini, De Giorgi, De Toma, Del Monaco, Del Sesto, Di Lauro, Di Sarno, Dieni, D'Incà, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ermellino, Faro, Flati, Forciniti, Frate, Frusone, Gagnarli, Galantino, Galizia».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   COLUCCI e SCHULLIAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 1031 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, introducono, in via sperimentale per il triennio 2019-2021, incentivi sotto forma di contributi fino a 6.000 euro per l'acquisto di veicoli a basse emissioni di monossido di carbonio;

   il comma 1036 prevede la non cumulabilità del contributo di cui al comma 1031 con altri incentivi di carattere nazionale;

   per la disciplina applicativa dell'incentivo il comma 1040 del medesimo articolo 1 rinvia all'emanazione di un decreto del Ministro per lo sviluppo economico, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero dell'economia e finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge;

   il decreto ad oggi non è ancora stato emanato; la prima bozza non contiene, tuttavia, disposizioni specifiche relative alla cumulabilità del contributo con altri incentivi;

   alcune regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano concedono, a loro volta, incentivi analoghi per l'acquisto di veicoli a basse emissioni; per alcune di esse, come ad esempio nel caso della regione Friuli-Venezia Giulia, è prevista espressamente la cumulabilità con altri incentivi ottenuti a copertura della medesima spesa;

   da fonti di stampa del 4 marzo 2019 si apprende che il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Fraccaro, e il Sottosegretario presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Dell'Orco, avrebbero affermato che i contributi previsti dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono cumulabili con analoghi incentivi provinciali;

   la cumulabilità degli incentivi comporterebbe, infatti, una riduzione sensibile del prezzo d'acquisto di veicoli a basse emissioni e, conseguentemente, un'accelerazione del processo di transizione verso le energie rinnovabili –:

   se le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1036, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e conseguentemente quelle del decreto da emanare ai sensi dell'articolo 1, comma 1040, della medesima legge, ostino alla cumulabilità del contributo ivi richiamato con analoghi incentivi di carattere regionale o provinciale.
(5-01817)


   BARELLI, NEVI, BRUNETTA, CARRARA, FIORINI, PORCHIETTO, POLIDORI e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2019 il presidente del Parlamento europeo, Tajani, ha scritto al presidente della Commissione europea, Juncker, in merito al massiccio aumento dell'importazione dell'acciaio dall'Indonesia, chiedendo di rivedere immediatamente l'elenco dei Paesi in via di sviluppo (Pvs) a cui si applicano le misure di salvaguardia;

   in sede di riscrittura del regolamento di salvaguardia nel luglio 2018, la crescita delle esportazioni indonesiane verso l'Unione europea non era stata considerata, in quanto il provvedimento di contenimento dell’import ha inserito l'Indonesia tra i Paesi esenti da contingente, dal momento che tra il 2015 e il 2017 la sua media di importazioni era ben al di sotto di quella soglia del 3 per cento utilizzata per applicare il contingentamento: l’import di piani a caldo, per esempio, è passato dallo 0 per cento del 2017 al 10,1 per cento del 2018 (18,2 per cento se si considera solo la seconda metà del 2018);

   l'autorevole iniziativa è stata adottata a seguito della lettera congiunta inviata alla metà di marzo 2019 dai produttori e dai sindacati dei lavoratori siderurgici, riuniti nelle European Steel Association e nella IndustriAll Europa, al commissario europeo del commercio, Malmström, volta a sensibilizzare la Commissione sull'aggiramento delle regole di salvaguardia dell'Unione europea;

   tale aggiramento appare accortamente studiato e posto in essere facendo leva sulla rigidità e sulle lentezze operative che affliggono l'Unione, nel quadro di una politica sistematica e aggressiva di dumping economico, che ha rilevantissimi effetti sociali negli Stati dell'Unione europea;

   l'aggiornamento dell'elenco dei Paesi cui applicare le misure di salvaguardia si basa su uno schema puramente meccanico e su statistiche relative alle importazioni. Secondo le associazioni europee del settore acciaio «...ritardare la valutazione dei livelli di import a luglio 2019 non farebbe che incoraggiare un ulteriore aumento delle importazioni dall'Indonesia e promuovere l'accumulo di scorte per coprire il mercato dell'Unione per la restante parte dell'anno...»;

   l'allarme era stato lanciato già nell'autunno 2018 dai sindacati delle acciaierie di Terni, in quanto presso la Acciai speciali Terni (Ast) erano in lavorazione semilavorati provenienti dall'Indonesia –:

   se non ritenga necessario adottare specifiche e rapide iniziative, per quanto di competenza, volte a salvaguardare l'industria italiana dell'acciaio, anche facendosi promotore di una immediata revisione dell'elenco dei Paesi in via di sviluppo a cui si applicano le misure di salvaguardia in materia di import di acciaio.
(5-01818)


   SILVESTRONI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la rete di distribuzione dei carburanti italiana con i suoi 25 mila punti vendita ha un erogato medio di circa 1.300 litri, ovvero la metà, e più, al di sotto degli indici di redditività media registrati nell'Europa avanzata;

   nel corso degli anni grandi compagnie petrolifere o sono «fuggite» dal mercato (Esso), terziarizzandosi in una miriade di retisti, o si sono concentrate (Shell con Q8, TotalErg con Gruppi Api), passando dalle logiche industriali di settore a logiche meramente finanziarie, spesso in mano a banche o fondi;

   oltre il 50 per cento dei punti vendita è ora in mano a soggetti privati con una frammentazione che conta circa 130 marchi, in cui, in aggiunta all'automazione integrale che desertifica il punto vendita, vanno diffondendosi il precariato degli operatori, la violazione del diritto del lavoro e forme di contrattualistica irrituale, in aperta elusione delle norme specifiche del settore, con ingenti riflessi sul piano dei livelli occupazionali e del reddito delle microimprese del settore;

   da anni si incrementa la rete delle «pompe bianche», tra le quali si annidano zone «grigie», in cui si riversa — a giudizio delle autorità di controllo — gran parte del carburante commerciato illegalmente, con riflessi negativi rilevanti sul piano delle entrate erariali, della qualità ambientale e dell'inquinamento concorrenziale del mercato legale;

   alle illegalità vere e proprie, nel settore si aggiungono storture legate al rigido meccanismo di controllo della filiera del prezzo nella catena distributiva da parte delle compagnie petrolifere fornitrici dei prodotti, che impediscono ogni autonomia e sostenibilità economica delle gestioni, con abuso di dipendenza economica e disparità di condizioni sia per una equa competizione sul mercato, sia per condizioni di accesso ai prezzi uniformi per il consumatore in tutta la rete;

   per tutte le ragioni illustrate, il solo prezzo «più conveniente» non costituisce indicatore sufficiente a garanzia della correttezza e delle regole del mercato, dei livelli occupazionali, della legalità fiscale, contrattuale ed ambientale, della tutela del consumatore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare per favorire la razionalizzazione della rete e l'innovazione dei rapporti commerciali nella fase distributiva finale, ricostituendo condizioni di redditività per le imprese che vi operano e salvaguardando l'occupazione, e per contrastare le illegalità di ogni tipo e l'ulteriore polverizzazione della rete.
(5-01819)


   ZARDINI, MORETTO e NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'apertura del cosiddetto «Corridoio Sud», i Governi precedenti hanno approvato il progetto di realizzazione del terminal del gasdotto «IGI-Poseidon (Itgi)» da effettuarsi ad Otranto: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato il parere favorevole nel 2010, il decreto di autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze e l'intesa con la regione Puglia sono stati firmati nel 2011 e nel 2017 il Ministro dello sviluppo economico pro tempore, Carlo Calenda, ha siglato una dichiarazione congiunta con i colleghi di Grecia, Cipro e Israele, ottenendo anche l'impegno della Unione europea a cofinanziare i lavori;

   EastMed-Poseidon è un progetto, del costo di oltre sei miliardi di euro, finalizzato alla costruzione di un gasdotto lungo più di duemila chilometri con lo scopo di portare in Europa 15-20 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno dai giacimenti al largo di Israele e di Cipro, via Grecia;

   l'obiettivo di questo progetto, considerato prioritario dalla Unione europea è creare le infrastrutture necessarie per permettere al gas, proveniente da una qualsiasi fonte, di essere acquistato e venduto ovunque nell'Unione europea, a prescindere dalle frontiere nazionali, per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;

   la Commissione europea ha inoltre dichiarato che il gasdotto EastMed è un progetto di interesse comune e ha già stanziato circa 100 milioni di euro per gli studi di fattibilità, in attesa della firma per definire il finanziamento totale;

   da notizie apparse su vari organi di stampa sembrerebbe che la firma dell'accordo definitivo per la realizzazione del terminal ad Otranto, prevista entro la fine di marzo 2019, sia stata messa in discussione e che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia ordinato una nuova valutazione di impatto ambientale;

   il Ministro Salvini, durante la sua visita in Israele nel mese di dicembre 2018, aveva asserito di credere in questo progetto e aveva altresì invitato le aziende italiane a parteciparvi, evidenziando infine l'assenza di ogni impatto ambientale e il possibile risparmio del costo della bolletta per gli italiani;

   la realizzazione del gasdotto, assieme alla Tap, può rilanciare, il ruolo dell'Italia come il principale hub energetico del Mediterraneo –:

   se il Governo intenda proseguire la realizzazione del progetto EastMed-Poseidon o bloccare il progetto medesimo che, come espresso in premessa, è strategico per la diversificazione delle fonti e dei fornitori di gas e che serve a migliorare la sicurezza complessiva degli approvvigionamenti per l'Italia come previsto dalla Strategia energetica nazionale.
(5-01820)


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni anni la Sardegna sta seguendo l'esempio positivo delle nazioni più avanzate e più impegnate nella ricerca e nell'innovazione, ove le grandi imprese multinazionali collaborano con i centri di ricerca dei territori per lo sviluppo di progetti congiunti di ricerca applicata;

   è operativa da qualche anno una partnership tra il colosso cinese del tech Huawei, la regione Sardegna e il CRS4 che prevede un action plan specifico per sviluppare soluzioni e servizi «Ict» nei settori della salute, dei trasporti, della gestione dei rifiuti, della logistica, della sicurezza e Industria 4.0 con il coinvolgimento del comune di Cagliari, delle istituzioni locali e delle piccole e medie imprese del territorio. I primi servizi verranno forniti proprio al comune di Cagliari e alla città metropolitana trasformando la Sardegna in un vero e proprio laboratorio dove capitale umano e tecnologia collaborano a progetti di ricerca su Smart & Safe City;

   alla straordinaria vitalità della regione nel campo dell'innovazione tecnologica e delle infrastrutture digitali fa da contrappunto quella meno positiva delle infrastrutture per così dire di tipo tradizionale, quale ad esempio quella del porto canale di Cagliari –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche alla luce della firma dell'accordo denominato «La via della seta», per valorizzare i progetti di innovazione tecnologica e di sviluppo territoriale citati, anche con riferimento al rilancio industriale del porto canale di Cagliari.
(5-01821)


   ANDREUZZA, DARA, ZOLEZZI e COLLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il distretto della calzetteria femminile di Castel Goffredo ha avuto origine con una serie di spin off da una prima azienda storica nata nel 1925, il Calzificio Noemi (incubator) e nel corso degli anni è diventato una delle più importanti realtà produttive a livello interno e internazionale del settore tessile-moda;

   negli anni ’90 il distretto della calzetteria di Castel Goffredo produceva fino al 70 per cento delle calze acquistate in Europa, tanto da meritare il titolo di «capitale europea della calza», ma a partire dal 2011, con la brusca contrazione delle esportazioni, ha subìto una forte delocalizzazione della produzione all'estero;

   purtroppo, nell'arco di 5 anni l'avvento sul mercato dei nuovi player orientali che hanno imposto strategie low price, il cambiamento strutturale del mercato con l'affermazione di un nuovo e più complicato tipo di clientela (catene monomarca, grande distribuzione organizzata) e la diffusione sui mercati di prodotti contraffatti – non solo sotto il profilo dell'autenticità dei brand ma soprattutto in termini di false dichiarazioni sulla composizione tessile riportata nelle etichette dei prodotti – hanno portato molte imprese storiche del distretto alla chiusura o all'applicazione del concordato fallimentare o ancora al ricorso ad ammortizzatori sociali;

   la presenza sul mercato di capi di scarsa qualità, prevalentemente distribuiti da retailer che operano nel settore fast fashion, ha inoltre un rilevante impatto ambientale, in quanto prodotti tessili concepiti per un consumo «usa e getta» portano a un enorme accumulo di capi d'abbigliamento che, per la bassa qualità delle materie prime o per la tossicità dei coloranti utilizzati, non possono essere inseriti in un processo di recupero o in un'economia circolare;

   dai dati in possesso dell'Associazione tessile e salute di Biella, che ha svolto analisi e ricerche sulla corretta etichettatura dei prodotti della filiera, emergerebbe che gli articoli «non in regola» provengono prevalentemente dalla Cina (45,5 per cento) ma anche da India, Bangladesh, Tailandia, e in minima parte da Spagna, Marocco, Georgia, Portogallo e Belgio, e che negli ultimi anni si è assistito a un inquietante aumento delle dermatiti da contatto con i prodotti tessili, derivante perlopiù dall'impiego di materiali scadenti –:

   se ritenga utile la convocazione di un tavolo di confronto al Ministero dello sviluppo economico per valutare con gli operatori del settore della calzetteria femminile e, soprattutto, del distretto di Castel Goffredo le misure più utili al rilancio dell'intera filiera nel rispetto dell'etica di produzione e della tutela dei consumatori.
(5-01822)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'adeguatezza di un sistema elettrico è la capacità strutturale del sistema di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica nel rispetto di prefissati livelli di sicurezza e di qualità. Affinché un sistema elettrico sia ritenuto adeguato, è necessario che sia dotato di risorse di produzione e di trasmissione sufficienti a soddisfare la domanda attesa più un prefissato margine di riserva di potenza. Ciò implica la pianificazione degli investimenti in funzione delle previsioni di crescita della domanda e di una sua ripartizione fra le zone di rete;

   in base alle norme vigenti le attività di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica sono riservate allo Stato e attribuite in concessione a Terna spa che ha il compito di garantire la continuità e la qualità del servizio di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica in condizioni di sicurezza per il Paese;

   in particolare, il dispacciamento è l'attività diretta a impartire disposizioni per l'utilizzazione e l'esercizio coordinati degli impianti di produzione, della rete di trasmissione e dei servizi ausiliari, ossia è l'insieme delle attività necessarie a mantenere l'offerta di energia immessa nella rete costantemente uguale alla domanda, rendendo così il sistema elettrico nazionale stabile, adeguato e sicuro;

   è, quindi, Terna il soggetto preposto a garantire l'adempimento di ogni obbligo volto ad assicurare la sicurezza, l'affidabilità, l'efficienza e il minor costo del servizio e degli approvvigionamenti anche per impedire black-out come quello del settembre 2003;

   Terna delibera gli interventi di manutenzione e di sviluppo della rete, a proprio carico, se proprietario della rete, o a carico delle società proprietarie, in modo da garantire la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti, nonché lo sviluppo della rete medesima nel rispetto degli indirizzi del Ministro dello sviluppo economico;

   nel corso dell'audizione del 12 marzo 2019 alla Commissione attività produttive, l'amministratore delegato di Terna ha evidenziato il fatto che la forte crescita delle rinnovabili registrata in Italia negli ultimi anni si è accompagnata a una progressiva decrescita della capacità termoelettrica, al punto che alla fine del 2018 si è riscontrata una capacità termoelettrica disponibile nell'ordine dei 58 Gw contro 76 Gw del 2013, con la conseguente contrazione del margine di riserva che è il dato che esprime sinteticamente quale sia il livello di sicurezza del sistema elettrico nazionale per far fronte a situazioni o di clima estremo o di cambiamento dell'assetto energetico del Paese;

   anche con il piano strategico 2019-2023, presentato il 21 marzo 2019, Terna ha segnalato, tra le criticità, un margine di riserva della capacità installata disponibile che si è ridotta drasticamente dal 2014 al 2015, e si è mantenuta su questi valori sino al 2018 con il margine di riserva che dai 25.000 Mw del 2014 è sceso ai 7.000 Mw del 2018; il Paese, inoltre, è anche fortemente dipendente da importazioni estere;

   dai diversi documenti disponibili sul sito web di Terna (dati di esercizio annuali provvisori, rapporti mensili e Trasparencv report), non risulta chiaro stabilire come venga calcolato il margine di riserva che Terna segnala agli stakeholder, tra essi il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista, e il Ministero dello sviluppo economico, in qualità di responsabile degli indirizzi e delle autorizzazioni per la costruzione e l'esercizio di grandi impianti per la produzione di energia elettrica (potenza superiore a 300 Mwt) –:

   come si addivenga alla stima dei margini di riserva riportati da Terna sul «Piano strategico 2019-2023» e quale sia, secondo il Ministero, il valore o la percentuale di un margine di riserva congruo rispetto agli impianti installati e disponibili a produrre, al fine di garantire al Paese la sicurezza del sistema elettrico nazionale.
(5-01809)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI MURO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sempre più spesso accade che a distanza di massimo 10 giorni dall'iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura una nuova ditta (individuale o in forma societaria) riceve delle comunicazioni ingannevoli da parte di società private che, con formule simili a quelle ufficiali, richiedono il pagamento di somme a titolo di adempimenti non dovuti;

   tra queste si annoverano ad esempio richieste di pagamento — simili a cartelle esattoriali, benché non inviate con raccomandata a.r. — per l'inserimento in registri che ricordano il registro imprese tenuto dalle camere di commercio a cui una società a responsabilità limitata neocostituita è effettivamente tenuta ad iscriversi: tali comunicazioni ingannevoli, con gli allegati bollettini postali, inducono spesso gli imprenditori a procedere al pagamento di somme non dovute ma ritenute erroneamente ascrivibili a tasse governative, in quanto di importo equivalente, quali ad esempio il diritto annuale;

   è altresì frequente la richiesta di pagamento per l'iscrizione a siti di promozione aziendale che paventano un collegamento con le camere di commercio oppure l'invio di bollettini postali per il pagamento del certificato di adesione a casellari — ovviamente diversi da quello giudiziale — con l'indicazione, in corrispondenza del protocollo della richiesta di pagamento, del numero di iscrizione al Rea (repertorio delle notizie economiche e amministrative tenuto dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura) dell'impresa destinataria della missiva –:

   se non ritenga opportuno promuovere una mirata campagna informativa che chiarisca gli effettivi costi che le neo-imprese devono affrontare al momento dell'iscrizione alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e individuare, d'intesa con queste ultime, le misure più utili ad evitare simili comunicazioni ingannevoli e il conseguente pagamento di somme non dovute e gravose per le attività appena avviate.
(4-02632)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Mandelli e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ravetto.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Orlando n. 4-02539, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Migliore.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Perconti n. 5-01801, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pallini, Casa, Azzolina, Vizzini, Gallo, Villani, Davide Aiello, Amitrano, Giannone, Siragusa, Tucci, Invidia, Costanzo, Ciprini, De Lorenzo, Tripiedi, Mammì, Trizzino.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Martinciglio n. 3-00466 del 28 gennaio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Colaninno n. 5-01638 del 7 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Zardini n. 5-01643 del 7 marzo 2019;

   interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-02568 del 22 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-01763 del 27 marzo 2019;

   interpellanza Grippa n. 2-00324 del 28 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Migliore n. 5-01794 del 28 marzo 2019.