Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 1 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    lo sviluppo sostenibile è definito come lo sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;

    oggi ci si trova invece ad un punto in cui addirittura è a rischio la sopravvivenza del genere umano e di tutte le forme di vita presenti sulla terra;

    il modello di sviluppo che si è affermato in particolare negli ultimi decenni ha comportato lo sfruttamento intensivo e indiscriminato delle risorse naturali del pianeta, che sono con tutta evidenza risorse finite o non sempre rapidamente rinnovabili;

    l'utilizzo esponenzialmente sempre più diffuso di combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico, la produzione di beni e la mobilità ha causato eccessive emissioni in atmosfera di CO2, innescando un meccanismo di surriscaldamento che, in una serie di reazioni a catena, sta letteralmente modificando i «connotati» della vita sulla terra attraverso fenomeni climatici sempre più estremi e imprevedibili;

    un sistema climatico stabile è fondamentale per la sicurezza alimentare, la produzione di energia, l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, le infrastrutture, il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e marini, nonché per la pace e la prosperità nel mondo;

    oltre 9 milioni di persone, ogni anno, muoiono per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e dei terreni destinati all'agricoltura;

    nel solo 2016 ben 24 milioni di persone sono state costrette a fuggire da 118 Paesi colpiti da siccità o alluvioni, da catastrofi idriche, rispetto ai «soli» 7 milioni fuggiti per conflitti armati, guerre e violenze politiche. Si prevede che da qui al 2050 saranno almeno 200/250 milioni le persone costrette a migrare per ragioni legate a catastrofi ambientali;

    l'accordo sottoscritto a conclusione della COP 21 di Parigi nel dicembre 2015 da 195 Paesi del mondo ha stabilito per la prima volta un quadro di azioni e obiettivi vincolanti allo scopo di contenere l'aumento di temperatura entro la soglia di 2 gradi – con l'obiettivo di non superare l'1,5 per cento – rispetto ai livelli preindustriali;

    in precedenza, l'Unione europea aveva già assunto l'impegno di ridurre dell'80-95 per cento le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990, e – con l'approvazione nel 2014 del pacchetto clima-energia al 2030 – ha stabilito quattro importanti obiettivi:

     riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;

     consumo di energie rinnovabili di almeno il 27 per cento nel 2030;

     miglioramento dell'efficienza energetica di almeno il 27 per cento nel 2030;

     completamento urgente, non oltre il 2020, del mercato interno dell'energia, realizzando l'obiettivo del 10 per cento per le interconnessioni elettriche esistenti, in particolare per gli Stati baltici e la penisola iberica, al fine di arrivare a un obiettivo del 15 per cento entro il 2030;

    nel gennaio 2019 la Commissione europea ha prodotto un documento di riflessione (Reflection paper) «Verso un'Europa Sostenibile entro il 2030». Utilizzando gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite come strumento di orientamento, il documento di riflessione individua gli strumenti chiave per favorire la transizione verso la sostenibilità. Nello stesso documento sono delineati tre diversi scenari sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030;

    l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Essa ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d'azione per un totale di 169 «target» o traguardi. L'avvio ufficiale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha coinciso con l'inizio del 2016, indicando la strada da percorrere in tale arco di tempo, per raggiungerli entro il 2030;

    per quanto riguarda il nostro Paese il quadro complessivo presenta luci ed ombre: sono stati compiuti molti passi avanti nell'incentivazione delle fonti rinnovabili, nelle ristrutturazioni edilizie per evitare nuovo consumo di suolo, nell'efficientamento energetico degli edifici, nella raccolta differenziata dei rifiuti e nel riuso, nella messa in sicurezza del territorio, in generale nella diffusione di una consapevolezza più ampia dei problemi ambientali e della necessità di rispetto per il territorio e di un uso più sobrio delle risorse;

    contemporaneamente, ancora molti impegni risultano disattesi e il nostro territorio (e anche il nostro mare, i laghi, i corsi d'acqua) presenta situazioni di grave rischio per inquinamento, abusivismo, compromissione dell'assetto idrogeologico, inadeguatezza delle infrastrutture o loro eccessivo impatto sul territorio;

    nel marzo 2018 il Governo italiano pro tempore ha emanato una direttiva contenente gli indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Cipe nel 2017, ma tale direttiva ad oggi non ha ancora trovato applicazione;

    la Strategia energetica nazionale (SEN) e il Piano nazionale per la decarbonizzazione, approvati nel 2013, risultano attualmente inadeguati e andrebbero sostanzialmente modificati;

    il 19 marzo 2019 il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro Luigi Di Maio e il Ministro dell'ambiente Sergio Costa hanno presentato il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec). Il Piano è lo strumento con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull'efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell'energia e competitività;

    il Pniec è stato inviato alla Commissione europea come proposta già nei primi giorni del 2019 e dovrà essere adottato, previa accettazione dell'Unione europea, entro il 31 dicembre 2019; è strutturato in 5 sezioni: decarbonizzazione; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;

    a detta di esperti, docenti, esponenti di associazioni ambientaliste tale piano risulterebbe però – nella formulazione attuale – carente sul piano del dettaglio delle misure e delle risorse da investire e comunque insufficiente ad «invertire la rotta» in modo significativo rispetto alle emissioni di gas serra;

    le manifestazioni del 15 marzo 2019 in molte città del mondo hanno evidenziato l'urgenza di interventi globali e la grande preoccupazione con cui le giovani generazioni guardano al loro futuro e a quello del pianeta;

    come è stato recentemente ricordato del Presidente della Repubblica «siamo sull'orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario»;

    lo stesso Pontefice Papa Francesco, con l'enciclica Laudato Si, ha richiamato l'attenzione sui problemi ambientali che intersecano aspetti economici, sociali, morali e coinvolgono l'intero sviluppo della società;

    il Governo italiano ha presentato la propria candidatura per ospitare, nel 2020, la 26a sessione della Conferenza ONU (COP 26) sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) a dare immediata e piena attuazione alla direttiva del marzo 2018, istituendo la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri affinché si attuino la regia e il coordinamento delle politiche di sostenibilità, attraverso anche aggiornamenti periodici della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e le politiche inerenti all'attuazione della strategia stessa;

2) ad assumere iniziative affinché i provvedimenti legislativi e attuativi della strategia contengano una relazione tecnica sugli impatti attesi sui singoli obiettivi per lo sviluppo sostenibile;

3) ad assumere iniziative per rendere obbligatorio l'impegno del Governo entro il febbraio di ogni anno a presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione all'attuazione del Piano nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione agli impatti della legge di bilancio dello Stato;

4) ad avviare una campagna nazionale, anche in coordinamento con altre istituzioni pubbliche e scientifiche, con enti e associazioni private, di informazione rivolta ai cittadini, al mondo delle imprese e della finanza, sugli obiettivi da raggiungere contenuti nell'Agenda 2030 e sulla responsabilità che ricade su ogni cittadino o impresa;

5) ad avviare un tavolo permanente con le regioni, le province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali per coordinare le azioni a favore dello sviluppo sostenibile di competenza dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni;

6) ad avviare un'ampia consultazione nel Paese e tra le istituzioni per costruire una proposta programmatica e politica che sostenga la candidatura dell'Italia ad ospitare la 26a Cop nel 2020 a Milano;

7) ad avviare un ampio confronto sul tema della sostenibilità in relazione anche al documento di riflessione predisposto dalla Commissione europea «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030», tenendo conto che il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato ad esprimersi su tale documento;

8) ad avviare, nel Paese, un ampio percorso-confronto al fine di definire iniziative normative volte ad introdurre, attraverso le opportune procedure, nella Carta costituzionale il principio dello sviluppo sostenibile come principio fondamentale della Repubblica.
(1-00154) «Colucci, Lupi, Schullian».


   La Camera,

   premesso che:

    la transizione energetica e ambientale verso un modello di società virtuosa e sostenibile è diventato nel corso degli anni non solo un concetto proprio della comunità scientifica prima e dei decisori politici nazionali ed internazionali poi, bensì uno strumento ampiamente condiviso e richiesto a gran voce dalla cittadinanza, a partire dalle fasce più giovani della popolazione, preoccupate di fronte ad un cambiamento climatico tangibile e destinato ad un repentino peggioramento in assenza di interventi di conversione dell'attuale sistema economico e produttivo globale;

    la necessità di adottare senza ritardo provvedimenti concreti contro i cambiamenti climatici si evince anche dalla elevata partecipazione dei cittadini a movimenti e manifestazioni spontanee in tutto il mondo che hanno registrato una straordinaria eco soprattutto tra i giovani;

    il cambiamento climatico perdura e continuerà ad esserci a causa dell'attività posta in essere dall'uomo, in grado di provocare effetti drammatici su vasta scala, quali l'aumento della temperatura, la variazione repentina delle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, l'acidificazione degli oceani e l'aggravamento delle condizioni di dissesto idrogeologico del territorio;

    a tale proposito, il rapporto Ispra 2018 riferisce cifre allarmanti relative al dissesto idrogeologico: il 91 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico (88 per cento nel 2015), più di 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità (+2,9 per cento rispetto al 2015); il 16,6 per cento del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2); il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata; più del 9 per cento (oltre 1 milione) degli edifici italiani si trova in zone alluvionabili nello scenario medio; il 21,1 per cento dei beni culturali (oltre 42 mila) si trova in un territorio a rischio idrogeologico; il 14,1 per cento delle industrie e servizi (più di 650 mila imprese) si trova in una zona a rischio idrogeologico;

    l'azione dell'uomo provoca l'aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, soprattutto tramite l'utilizzo di combustibili fossili, modificando negativamente la qualità della vita e l'esistenza stessa degli essenziali ecosistemi naturali, con gravi conseguenze sulla salute pubblica;

    secondo le rilevazioni, diciassette dei diciotto anni più caldi registrati dal 1880 si sono verificati tutti a partire dal 2000. Secondo i dati rilevati e analizzati dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il 2018 è stato l'anno più caldo mai registrato dal 1880, con un'anomalia sopra la media di 1,58 °C, rispetto al periodo di riferimento dal 1971 al 2000. Il 2018 supera quindi il precedente record del 2015 con +1,44 °C;

    la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro per la lotta contro il cambiamento climatico, svoltasi a Parigi nel 2015, ha adottato l'Accordo di Parigi, con il quale si è posto come obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1,5 °C, rispetto ai livelli preindustriali; l'Italia, in particolare, ha firmato l'accordo il 22 aprile 2016 e lo ha ratificato l'11 novembre del 2016;

    il rapporto Intergovernmental Panel on Climate Change – (Ipcc) sul cambiamento climatico indica che la temperatura del Pianeta aumenterà di 1,5 °C entro pochi anni e che le emissioni globali devono essere necessariamente dimezzate entro il 2030;

    il Quadro clima energia 2030 ha come obiettivo la riduzione di gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto all'anno 1990, articolata in una riduzione del 43 per cento per il settore Emission Trading System (Ets) ed una del 30 per cento per i settori non soggetti a Emission Trading System (Ets), calcolate rispetto all'anno 2005: per questi ultimi il fine della riduzione non viene applicato a livello europeo ma suddiviso tra i vari Stati membri e, per l'Italia, l'obiettivo al 2030 è pari al -33 per cento;

    il predetto accordo prevede sia misure di mitigazione per la riduzione delle cause delle emissioni, che misure di adattamento agli effetti del cambiamento climatico;

    va considerato che l'Italia si trova in una condizione molto delicata non solo dal punto di vista idrogeologico ma anche sotto altri profili ritenuti ancor più critici; infatti, a causa delle fluttuazioni climatiche, secondo Steffen e Rockstrom (Science 2015), l'Italia vede un record negativo di sovvertimento del ciclo geochimico del fosforo, dell'azoto e della captazione idrica. A tale proposito, si ricorda che è stata costituita la «piattaforma italiana del fosforo», presentata il 26 marzo 2019 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

    il Governo italiano ha elaborato uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell'Unione europea per i prossimi 10 anni, una proposta di piano nazionale integrato per l'energia ed il clima (Pniec) che sarà sottoposto a pubblico dibattito attraverso la Vas (Valutazione ambientale strategica), oltre ad un confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno tutti i player del settore,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in sinergia con regioni e comuni, nei rispettivi livelli di competenza, campagne di sensibilizzazione volte a rendere consapevoli i cittadini e, in particolar modo, gli studenti, sui rischi ambientali connessi al cambiamento climatico, anche promuovendo pratiche e accorgimenti essenziali al fine di salvaguardare l'ecosistema;

2) ad attuare tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto del potenziale e dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni;

3) ad adottare iniziative per raggiungere l'obiettivo di una decarbonizzazione dell'economia attraverso la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono delle fonti fossili per la generazione elettrica, utilizzabile a sua volta per alimentare vettori termici in sistemi efficienti di riscaldamento/raffrescamento di ambienti o per sistemi moderni di autotrazione elettrici;

4) a proseguire nel percorso di raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica in tutti settori, anche attraverso iniziative che prevedano la ristrutturazione edilizia, sismica ed impiantistica di edifici e quartieri finalizzata alla riqualificazione energetica al fine di favorire imprese e consumatori;

5) a porre in essere ogni iniziativa volta a favorire l'autoconsumo, rafforzando il ruolo del consumatore quale soggetto attivo in grado di avere maggiore consapevolezza dei propri consumi di energia, autoproducendo e offrendo servizi di rete, adottando sistemi puntuali di accumulo e di gestione efficiente, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, e favorendo la realizzazione di piccoli impianti;

6) a sostenere il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione» finalizzato anche alla riduzione delle emissioni inquinanti;

7) a sviluppare un modello di economia circolare, anche attraverso la cultura del riuso e del riciclo, ove ogni materiale può essere visto come risorsa e fonte di ricchezza, nell'ottica di una progressiva riduzione del rifiuto tesa al perseguimento della cosiddetta strategia «rifiuti zero», che non può prescindere:

   a) dal monitoraggio puntuale della produzione dei rifiuti urbani e speciali;

   b) dall'incentivazione di una filiera corta di gestione dei rifiuti urbani e speciali, evitando il ricorso a forme di trattamento o smaltimento di rifiuti lontano dai luoghi di produzione che comportino un aumento del traffico veicolare della gestione;

   c) dalla corretta gestione della parte organica del rifiuto che, in assenza di adeguati trattamenti, è potenzialmente responsabile di emanazione di gas climalteranti, come metano e anidride carbonica, con grave pregiudizio per l'atmosfera;

8) a valutare l'opportunità di promuovere, in sinergia con regioni ed enti locali, programmi di educazione ambientale e di sensibilizzazione dei giovani sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle problematiche ambientali, nonché sull'importanza della salvaguardia dell'ambiente ai fini del mantenimento degli standard di qualità della vita in società;

9) a valutare l'opportunità di adottare, anche in considerazione del sistema di condizionalità stabilito dalla Politica agricola comune (Pac) 2021-2027 in tema di benessere animale e buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni, iniziative specifiche volte a limitare l'impatto della zootecnia intensiva sulle risorse naturali;

10) a promuovere interventi restitutivi dell'integrità del territorio a seguito delle emergenze sviluppatesi a causa del cambiamento climatico, ponendo in essere interventi per la prevenzione del rischio e la messa in sicurezza del Paese dal rischio idrogeologico, attraverso una stretta collaborazione con gli enti territoriali interessati;

11) a favorire ricerca ed innovazione in direzione di processi e prodotti a basso impatto di emissioni di carbonio, trasferendo la conoscenza di tali processi e metodologie virtuose ai Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico;

12) a promuovere il ruolo dell'Italia nell'ambito delle politiche comunitarie ed internazionali per la lotta al cambiamento climatico, sviluppando politiche di cooperazione con i Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico, con particolare riferimento al continente africano e agli arcipelaghi del Pacifico, anche sostenendo la propria candidatura quale ospite di summit internazionali a partire dal COP 26 del 2020, nonché di sedi ed uffici di Paesi esteri più esposti al cambiamento climatico, al fine di farsi parte attiva di misure per la responsabilizzazione internazionale sul tema.
(1-00155) «Ilaria Fontana, Lucchini, Federico, Benvenuto, Licatini, Badole, Zolezzi, D'Eramo, Daga, Gobbato, Deiana, Parolo, D'Ippolito, Raffaelli, Alberto Manca, Valbusa, Maraia, Vallotto, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Unione europea ha adottato i regolamenti 1257/2012 e 1260/2012, entrati in vigore il 20 gennaio 2013, con i quali si è istituita una tutela brevettuale unitaria e definito il regime di traduzione applicabile;

    in quella fase l'Italia, quarto Stato dell'Unione europea per numero di brevetti registrati annualmente, aveva intrapreso una serrata trattativa per il riconoscimento di un regime linguistico favorevole; l'Italia, seppure tra i firmatari, ha quindi ufficialmente aderito nell'ottobre del 2015;

    il 19 febbraio 2013 è stato firmato a Bruxelles l'Accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), secondo cui il Tribunale sarebbe diventato operativo soltanto previa ratifica da parte della Francia, del Regno Unito e della Germania, ossia dei tre Stati membri che nell'anno successivo alla ratifica hanno depositato il maggior numero di brevetti europei;

    ad oggi sono 16 gli Stati membri che hanno ratificato l'accordo e, dei tre la cui adesione è vincolante, la Francia ha ratificato l'accordo poco dopo la firma, mentre la ratifica da parte del Regno Unito è avvenuta solo il 26 aprile 2018, e la legge di ratifica tedesca è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale;

    il Tub rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti; la struttura sarà costituita dal Registro, dalla Corte di prima istanza – a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali – e dalla Corte d'appello;

    secondo l'Accordo le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera, mentre la Corte d'appello avrà sede in Lussemburgo;

    in particolare, sotto la giurisdizione della sezione distaccata di Londra dovrebbero ricadere le dispute legate alla chimica e alle scienze biologiche (codici A e C della classificazione internazionale dei brevetti – International Patent Classification, Ipc), mentre a Monaco di Baviera saranno assegnati i casi relativi all'ingegneria meccanica (classe F della Ipc) e nella competenza della sede centrale di Parigi rientreranno tutti gli altri casi;

    l'Italia ha adottato tutti gli atti di competenza nazionale relativi al Tub ed è pronta a partire la divisione locale italiana, che sarà a Milano presso una sede di 850 metri quadrati ubicata in via San Barnaba 50;

    a seguito del processo di fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione europea (Brexit), si rende necessario individuare una diversa sede sul territorio di un altro Stato membro;

    l'Italia è il quarto Stato europeo per numero di brevetti depositati annualmente, per una quantità superiore al 10 per cento del totale europeo di 1,8 milioni, a testimonianza della forte vocazione del sistema industriale italiano all'innovazione e alla creatività, e il criterio quantitativo è stato determinante per la scelta della sede principale e delle due sezioni della stessa sede principale, con relativa ripartizione di competenze per materia;

    per tali ragioni, l'Italia, e Milano in particolare, la cui vocazione nelle materie di competenza della suddetta sezione del Tub è internazionalmente riconosciuta, risultano senza possibilità di smentita la sede naturale di questa sezione del Tub, e a ciò si aggiunge il dato che la sede individuata per la divisione locale di Milano, per dimensioni e caratteristiche strutturali, risulterebbe adeguata anche nell'ipotesi di assegnazione di una sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale;

    tale richiesta, già formulata dal precedente Governo, deve trovare un rinnovato slancio anche a seguito della mancata assegnazione all'Italia e a Milano della sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), assegnata ad Amsterdam per sorteggio e ivi mantenuta nonostante i lunghissimi ritardi connessi alla predisposizione della sede fisica indicata nel dossier di candidatura, a testimonianza di quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano una blanda ed inefficace azione diplomatica del precedente Governo che non è riuscito ad assicurare all'Italia un riconoscimento dovuto;

    il Regno Unito ritiene di voler mantenere sul proprio territorio tale sede, opponendo la natura di trattato multilaterale dell'Accordo sul Tribunale unificato e il già avvenuto deposito dello strumento di ratifica;

    di contro, è bene ribadire che il Tribunale unificato dei brevetti è chiamato ad applicare il diritto europeo e i giudici della sezione, nonché gli avvocati e consulenti costituiti nei giudizi, dovranno essere cittadini dell'Unione europea, e appare quindi irricevibile la richiesta britannica di mantenimento della sezione a Londra,

impegna il Governo

1) ad attivarsi con decisione, in tutte le sedi competenti e in concomitanza con i negoziati finali sulla Brexit, per ottenere l'assegnazione all'Italia e alla città di Milano della sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti in tema di metallurgia, scienze biologiche e chimica farmaceutica, ad oggi assegnata a Londra.
(1-00156) «Lollobrigida, Meloni, Fidanza, Frassinetti, Osnato, Mantovani, Butti, Montaruli, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    con il regolamento (UE) n. 1257/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2012, e il regolamento n. 1260/2012 del Consiglio del 17 dicembre 2012, relativi all'attuazione di una cooperazione, rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria, unitamente all'Accordo internazionale per il Tribunale unificato dei brevetti (Accordo Tub), l'Unione europea si è dotata di un nuovo regime brevettuale unificato, incentrato sulla creazione di un titolo unitario e di una protezione uniforme a valere per tutto il territorio dell'Unione europea;

    tali provvedimenti sono stati adottati sulla base dell'articolo 118 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) che dispone che il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria nell'ambito dell'instaurazione o del funzionamento del mercato interno, stabiliscano le «misure per la creazione di titoli europei al fine di garantire una protezione uniforme dei diritti di proprietà intellettuale nell'Unione e per l'istituzione di regimi di autorizzazione, di coordinamento e di controllo centralizzati a livello di Unione»;

    obiettivo dell'effetto unitario, introdotto a livello di Unione europea con i richiamati provvedimenti, è quello di rendere l'accesso al sistema brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro, favorendo nel contempo il progresso scientifico e tecnologico e il funzionamento del mercato interno;

    il 19 febbraio 2013, a seguito di una lunga trattativa in seno alle istituzioni europee, è stato raggiunto a Bruxelles un accordo sull'istituzione del tribunale unificato dei brevetti, a cui l'Italia, se pure tra i firmatari, ha ufficialmente aderito nell'ottobre del 2015;

    25 Stati membri dell'Unione europea (tutti tranne Polonia e Spagna, mentre la Croazia non faceva all'epoca ancora parte dell'Unione europea) hanno quindi siglato l'Accordo istitutivo di un Tribunale unificato dei brevetti con allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013, ratificato e reso esecutivo con la legge 3 novembre 2016, n. 214, con lo scopo principale di ridurre i costi delle controversie e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;

    tale Accordo, oltre a prevedere norme di diritto sostanziale sul brevetto europeo, introduce anche norme processuali, istituendo una giurisdizione comune per tutti i Paesi partecipanti all'Accordo con competenza esclusiva sulle azioni di violazione, contraffazione, revoca, accertamento di nullità o non violazione dei brevetti europei, con o senza effetto unitario, nonché le misure provvisorie e cautelari correlate, le domande riconvenzionali, le azioni di risarcimento danni, anche in relazione ai certificati complementari di protezione rilasciati sulla base di un brevetto europeo;

    l'introduzione del brevetto unitario, il titolo brevettuale unico che sarà immediatamente efficace nei 25 Stati membri dell'Unione europea aderenti, è subordinato alla ratifica dell'Accordo Tub in almeno 13 Paesi dell'Unione europea, tra cui Francia, Regno Unito e Germania, la cui adesione è vincolante: hanno finora completato l'iter di ratifica e depositato lo strumento di ratifica 16 Paesi dell'Unione europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito), mentre la ratifica da parte della Germania è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale;

    l'Italia ha completato tutti gli adempimenti necessari all'avvio del Tub: il 10 febbraio 2017 ha depositato lo strumento di ratifica dell'Accordo Tub presso il segretariato generale del Consiglio; il 20 febbraio 2017 ha firmato il protocollo per l'applicazione provvisoria; il 20 aprile 2018 ha depositato lo strumento di ratifica del Protocollo sui privilegi e le immunità;

    con il decreto legislativo 19 febbraio 2019, n. 18, entrato in vigore il 27 marzo 2019, il Governo italiano ha infine adottato alcune disposizioni di adeguamento, coordinamento e raccordo della normativa nazionale al Regolamento (UE) n. 1257/2012 sul Brevetto unitario e all’agreement istitutivo del Tribunale unificato europeo dei brevetti;

    con l'entrata in vigore del suddetto decreto, che completa quello operato con la legge 3 novembre 2016, n. 214 di ratifica dell’agreement sul Tub, l'Italia è dunque pronta sotto ogni profilo all'entrata in vigore del nuovo sistema;

    la partecipazione dell'Italia all'Accordo Tub è garantita da un Tavolo interministeriale, coordinato dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio e composto i Ministeri della giustizia, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'economia e delle finanze nonché dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio;

    il Tub, che sostituirà gradualmente le giurisdizioni nazionali per le controversie in materia brevettuale, si articolerà su due livelli: il Tribunale di primo grado e la Corte d'appello, cui si affiancherà la cancelleria (Registry): In particolare, per il Tribunale di primo grado, sono previste diverse divisioni: la divisione centrale e le divisioni locali o regionali;

    le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera. In particolare, sotto la giurisdizione della sezione distaccata di Londra dovrebbero ricadere le dispute legate alla chimica e alle scienze biologiche (codici A e C della classificazione internazionale dei brevetti – International Patent Classification, IPC), mentre a Monaco di Baviera saranno assegnati i casi relativi all'ingegneria meccanica (classe F della IPC) e nella competenza della sede centrale di Parigi rientreranno tutti gli altri casi. La Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;

    la piena operatività del Tub è stata ritardata anche a causa del processo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea e della mancata ratifica dell'Accordo istitutivo da parte della Germania: per l'entrata in vigore dell'Accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, ovvero Germania, Francia e Regno Unito;

    sebbene il Tub non faccia parte delle istituzioni dell'Unione europea, poiché frutto di un Accordo multilaterale fra i Paesi aderenti, l'Accordo istitutivo prevede che «il tribunale applica il diritto dell'Unione nella sua integralità e ne rispetta il primato (...) Coopera con la Corte di giustizia dell'Unione europea per garantire la corretta applicazione e l'interpretazione uniforme del diritto dell'Unione»;

    l'eventuale mantenimento a Londra di una sezione della divisione centrale del Tribunale – nonostante dalla Brexit non derivino conseguenze automatiche per il TUB – potrebbe manifestare alcune anomalie nel quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, tenuto anche conto che con l'uscita del Regno Unito l'Italia è sul podio dei Paesi europei per numero di brevetti depositati, con una stima di circa 110.000 depositi di brevetti e marchi a livello nazionale;

    alla luce dell'esito del referendum britannico e della conseguente uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, sarebbe opportuno che la sezione distaccata di Londra fosse trasferita in una diversa sede, situata nel territorio di un altro Stato membro,

impegna il Governo

1) considerata l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 18 del 2019 e in vista della piena operatività del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), anche alla luce del futuro nuovo assetto delle relazioni post-Brexit tra Unione europea e Regno Unito in materia di tutela della proprietà intellettuale, a mettere in atto tutte le iniziative concrete – facendo valere, nelle opportune sedi istituzionali, il peso del nostro Paese nell'attuale panorama brevettuale europeo – affinché l'Italia, in qualità di Paese europeo sul «podio» degli Stati membri per numero di brevetti depositati, possa ottenere il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub) ad oggi assegnata a Londra, al fine di garantire la piena funzionalità dello stesso Tub.
(1-00157) «Molinari, D'Uva».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Accordo di Parigi, approvato il 12 dicembre 2015 nella XXI sessione della Conferenza delle parti della convenzione sul clima (COP21), è stato un importante passo avanti di un percorso ancora molto lungo e accidentato per contrastare il surriscaldamento globale;

    il rapido processo verso un'economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio, come chiedono gli accordi sottoscritti a Parigi, con l'obiettivo prioritario di limitare l'aumento della temperatura terrestre a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, mantenendolo in ogni caso ben al di sotto dei 2 °C, deve tradursi in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione anche attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite e dell'innovazione;

    nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Convenzione sul clima, Unfccc), l'accordo ha compreso elementi per una riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra e si è basato, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti i Paesi senza distinzione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo;

    uno degli obiettivi principali è stato quello di orientare i flussi finanziari privati e statali verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e a migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici;

    successivamente a quest'importante tappa, si sono svolti in ordine: la Conferenza di Marrakech nel 2016 (COP22), la Conferenza di Bonn nel 2017 (COP 23) e per ultima, nel dicembre 2018, la Conferenza sul clima di Katowice (COP24) nella quale sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020, quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015;

    in particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (CO2) e, valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico delle singole nazioni. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 196 Paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il Presidente Donald Trump abbia ritirato gli Stati Uniti d'America dall'accordo di Parigi;

    il principale contrasto emerso durante la conferenza ha riguardato l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, che si occupa di analizzare scientificamente l'andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione. Nel rapporto, l'Ipcc ha confermato che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5 °C sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che, per tenersi entro i 3 °C di aumento complessivo, sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020. In mancanza di azioni radicali, la temperatura media aumenterà oltre i 2 °C, portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone;

    nonostante il rapporto dell'Ipcc fosse stato commissionato dalla COP21, diversi delegati alla conferenza, tra cui Russia e Stati Uniti, si sono opposti all'adozione delle sue conclusioni da parte della COP24;

    sebbene due tra i maggiori Paesi al mondo (Usa e Russia) abbiano espresso notevoli perplessità sulle scelte da assumere in relazione al futuro del nostro pianeta, sono state adottate delle decisioni tecniche sul modo in cui i diversi Paesi, a seconda del proprio livello di sviluppo, dovranno ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, su come i Paesi più ricchi dovranno aiutare quelli più poveri a rispettare i propri obiettivi e sui sistemi con cui monitorare che i diversi Paesi stiano rispettando gli impegni assunti. I Paesi in via di sviluppo hanno ottenuto, inoltre, una maggiore flessibilità nella messa in pratica delle regole in modo da poterle rispettare più facilmente;

    i cambiamenti climatici, quale causa e moltiplicatore di altri rischi, rappresentano una sfida importante per l'umanità e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono fare del loro meglio per contrastarli mediante azioni individuali incisive;

    una tempestiva cooperazione internazionale, la solidarietà e un coerente e costante impegno a favore di un'azione comune rappresentano l'unica soluzione per onorare la responsabilità collettiva di preservare l'intero pianeta e la sua biodiversità per le generazioni presenti e future;

    in questo quadro, gli impegni assunti dall'Italia, in occasione degli importanti appuntamenti internazionali, sono sempre stati chiari e netti circa la volontà di contribuire ad un miglioramento delle condizioni climatiche ed ambientali;

    tuttavia, nonostante i buoni proclami dei passati Governi, il nostro Paese risulta essere ancora carente sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili e sull'emissione di biossido di azoto (NO2);

    è di queste settimane la notizia che la Commissione europea ha deferito il nostro Paese alla Corte di giustizia europea per la ripetuta violazione dei limiti annuali di biossido di azoto (NO2) nell'aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme dell'Unione europea dei sistemi di trattamento delle acque di scarico di oltre 700 agglomerati e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale;

    i troppi superamenti dei limiti previsti di biossido di azoto riguardano molte delle nostre città. Come riportato nei report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), nel nostro Paese le morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico sono oltre 60 mila l'anno. Senza contare i costi collegati alla salute derivanti dall'inquinamento;

    il vigente protocollo d'intesa con Anci e le regioni, per migliorare la qualità dell'aria e avviare delle azioni coordinate e per le iniziative condivise tese a contenere il fenomeno dell'inquinamento dell'aria, può contare su una quantità di risorse assolutamente insufficiente per mettere in campo credibili misure di contrasto all'inquinamento atmosferico;

    in quest'ottica, bisogna avere ben presente che, senza modificare profondamente l'attuale sistema produttivo, non sarà possibile mitigare il riscaldamento globale. E va da sé che il sistema produttivo lo si modifica solo con interventi a monte, in primo luogo con una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e definisca una vera e propria road map di decarbonizzazione che riguardi tutti i settori, attraverso investimenti pubblici, incentivi fiscali e semplificazione;

    un ambiente economico caratterizzato da un sistema fiscale «leggero» è foriero di crescita ed investimenti a lungo termine e, quindi, di maggiori risorse fiscali;

    risulta evidente che oggi le fonti fossili costituiscono uno dei problemi e si dovrà arrivare al loro superamento, rispetto alla semplice riduzione di oggi, per rispettare i livelli di riduzione di emissioni che sono stati decisi a Parigi;

    il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici non passa attraverso azioni isolate o solo dagli accordi decisivi e importanti che si sono sottoscritti a Parigi e nelle altre conferenze internazionali, ma ha senso in un'ottica di sistema in cui ognuno svolge il proprio ruolo specifico e coordinato: gli enti locali, i cittadini e le loro forme organizzate, le regioni, lo Stato, l'Unione europea, le università e gli enti di formazione e soprattutto il Governo centrale e il legislatore;

    queste sono scelte di programmazione indispensabili per favorire uno sviluppo economico in chiave di sostenibilità, e su cui l'attuale Governo ha il dovere di dare segnali chiari e coerenti;

    un altro grande tema sul quale è importante porre attenzione è quello di una nuova fiscalità ambientale quale imperativo delle prossime politiche economiche. Solo così ci si potrà collocare pienamente dentro al processo europeo disegnato con la nuova direttiva sull'economia circolare, spostando la tassazione dal lavoro all'inquinamento dei processi produttivi e dei prodotti dopo e durante il loro uso;

    la reindustrializzazione europea si può basare unicamente su imprese innovative ed efficienti sotto il profilo delle risorse. Il cambiamento deve iniziare con urgenza ed incentivare sistemi fiscali che avvantaggino l'uso di risorse ambientali rinnovabili e sostenibili per l'ambiente;

    un capitolo fondamentale riguarda, inoltre, la fiscalità ambientale in materia di beni e prodotti. In questo ambito, la direzione è quella di una revisione dell'imposta sul valore aggiunto con l'obiettivo di orientare il mercato verso modi di produzione e consumo sostenibili, prevedendo, ad esempio, un regime dell'imposta sul valore aggiunto agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato, spostando cioè la tassazione dal lavoro all'inquinamento;

    l'8 gennaio 2019, è stata resa nota la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec) inviata a Bruxelles dal Ministero dello sviluppo economico in concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

    come previsto dal regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 2018/1999/UE, il documento sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019;

    il piano, strutturato secondo le seguenti dimensioni, decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell'energia, ricerca, innovazione e competitività, può rappresentare per il nostro Paese un passaggio decisivo per la lotta al cambiamento climatico globale;

    il Pniec contiene gli obiettivi per l'energia e il clima che gli Stati Membri si impegnano a raggiungere entro il 2030. Il documento dovrebbe anche indicare gli strumenti – le politiche, le misure e le relative coperture economiche – attraverso i quali, credibilmente, si intendono raggiungere tali obiettivi;

    in questa prospettiva, l'Italia può svolgere una funzione trainante a livello europeo nella direzione di una accelerazione della transizione energetica verso l'utilizzo di fonti rinnovabili e l'efficientamento energetico dei processi produttivi;

    cogliere questa possibilità, non significa rallentare il processo infrastrutturale e tecnologico, quanto piuttosto significa un impegno dinamico finalizzato a concepire gli investimenti in grandi opere – come il Tav e l'ammodernamento della rete ferroviaria – più concorrenziali e più convenienti, sotto il profilo dell'impatto ambientale, e della riduzione del trasporto su gomma, soprattutto per quanto riguarda le merci;

    un Paese responsabile che guarda al progresso ed alla crescita economica deve prevedere tra i suoi piani di investimento azioni che riguardino la rigenerazione delle grandi città in un'ottica di efficientamento energetico, lo sviluppo delle reti metro-ferro-tranviarie, un coerente programma di gestione del ciclo dei rifiuti e la non trascurabile esigenza di una più compiuta sinergia tra lo Stato ed i privati;

    l'obiettivo deve essere quello di realizzare: un'energia sicura, economica, efficiente e sostenibile; un'economia in espansione e, allo stesso tempo, sempre più decarbonizzata; un approccio neutrale nei confronti di tutte le fonti energetiche, che parta da un'analisi dell'intero ciclo di vita e che premi le fonti effettivamente in grado di assicurare i maggiori vantaggi per l'ambiente, per la salute dei nostri cittadini e per l'economia del nostro Paese;

    durante la Cop24, un gruppo di 415 investitori che gestiscono risorse per oltre 30 miliardi di dollari, hanno rilasciato una dichiarazione che esorta i governi ad affrontare il divario tra ciò che dovrebbe essere fatto e le misure attuali. «È fondamentale per la pianificazione a lungo termine e le decisioni di asset allocation che i governi lavorino a stretto contatto con gli investitori per incorporare gli scenari climatici con gli obiettivi di Parigi nelle decisioni politiche e nelle strategie di transizione energetiche»;

    nel nostro Paese sono oltre 345.000 le imprese italiane dell'industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2017, o prevedono di farlo nei prossimi anni, in prodotti e tecnologie green. In pratica una su quattro, il 24,9 per cento dell'intera imprenditoria extra-agricola;

    per ogni chilogrammo di risorsa consumata, il nostro Paese genera (a parità di potere d'acquisto) 4 euro di Pil, contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 di tutte le altre grandi economie continentali, come stima l'Istituto di ricerche Ambiente Italia. Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali etc., inclusi quelli minerari) e questo anche grazie a modalità innovative di gestione dei rifiuti e sistemi avanzati per il loro recupero;

    nell'ambito della gestione dei rifiuti e dell'incentivo all'utilizzo delle materie prime seconde, il codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), all'articolo 184-ter, prevede la definizione di «cessazione della qualifica di rifiuto»;

    la norma stabilisce che «l'operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni», conformandosi a quanto già suggerito dal legislatore comunitario attraverso la direttiva europea direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008;

    questo comporta che il controllo effettuato su un materiale qualificato come rifiuto che sia volto a verificarne le caratteristiche affinché esso possa cessare di essere tale è un'operazione di recupero a tutti gli effetti e necessita di essere autorizzata secondo le procedure previste dal citato decreto legislativo n. 152 del 2006;

    la recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 2018, ha fornito un'interpretazione molto restrittiva in relazione alla possibilità per l'autorità competente (regione o provincia da questa delegata) di valutare «caso per caso» la sussistenza delle condizioni previste dalla citata norma;

    arrestare questo processo virtuoso, anche attraverso la mancata possibilità di consentire alle regioni di definire i criteri per la cessazione di qualifica di rifiuto «caso per caso», getta un'ombra di incertezza sulle numerose autorizzazioni ordinarie integrate che oggi abilitano il recupero di rifiuti non disciplinati a livello comunitario e ministeriale;

    i mutamenti climatici sono collegati anche all'utilizzo di materie prime. Il 62 per cento delle emissioni di gas a effetto serra avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime. Ogni anno l'economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime, ma solamente il 9 per cento di queste vengono riutilizzate;

    il potenziale di crescita e di nuove opportunità per l'economia e le imprese legate allo sviluppo dell'economia circolare è enorme e deve essere sfruttato;

    affinché la transizione sia realmente efficace, è bene che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico siano anche equi e giusti. La transizione climatica deve infatti avvenire nei tempi decisi a livello internazionale, ma si devono tenere in considerazione anche le implicazioni che un rapido cambiamento del modello di sviluppo come lo si è conosciuto fino ad oggi ha inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione, e che quindi sarà necessario sostenerli nel processo di adattamento produttivo,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per farsi carico, tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;

2) a candidare l'Italia quale Paese ospitante della conferenza sul clima, COP26 del 2020;

3) ad adottare con urgenza iniziative per favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), anche per non incorrere in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea;

4) ad assumere iniziative per garantire un'autonomia finanziaria degli enti locali che impegnano le risorse derivanti dalla tassazione alle imprese in investimenti nel settore energetico-ambientale per la riduzione delle emissioni di CO2, e per il miglioramento del trattamento della gestione del ciclo dei rifiuti e delle acque di scarico;

5) ad assumere iniziative per prevedere, d'intesa con regioni ed enti locali, le necessarie risorse volte a finanziare credibili ed efficaci misure di contrasto all'inquinamento atmosferico, che secondo i report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), provoca nel nostro Paese 60 mila morti premature l'anno;

6) a dare impulso all'economia circolare, anche prevedendo, tra l'altro, l'individuazione dei criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto, al fine di favorire lo sviluppo delle filiere legate al recupero e l'uso dei materiali e dei beni riciclati;

7) a prevedere un piano di investimenti pubblici finalizzato a:

   a) favorire il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione;

   b) sostenere nel rapido processo di adattamento produttivo quella parte importante del mondo industriale e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione;

   c) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sulle seguenti priorità: 1) efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, anche attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale; 2) impulso per le fonti rinnovabili e realizzazione di un Programma nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, attraverso l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese nonché di misure di semplificazione; 3) aumento delle percentuali di riciclaggio e del trattamento dei rifiuti, anche attraverso un incremento della dotazione impiantistica necessaria alla corretta gestione dei rifiuti urbani e assimilati;

   d) accelerare il processo per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, e la loro dotazione di impianti fotovoltaici, d'intesa con gli enti territoriali;

   e) ad adoperarsi per garantire il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ed il sostegno all'idroelettrico quale fonte rinnovabile e programmabile, sostenendo gli investimenti di manutenzione e modifica (repowering/revamping) e di aumento della capacità degli invasi.
(1-00158) «Mazzetti, Cortelazzo, Casino, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Ruffino, Barelli, Prestigiacomo, Occhiuto».


   La Camera,

   premesso che:

    il Tub è disciplinato dall'Accordo istitutivo del Tribunale unificato europeo dei brevetti, (Regolamento n. 1257/2012 e Regolamento n. 1260 del 2012, entrambi promulgati dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea il 17 dicembre 2012) il quale è stato ratificato dall'Italia con la legge n. 214 del 3 novembre 2016. La legge n. 201 del 2017, del 4 dicembre 2017 ha inoltre ratificato il Protocollo sui privilegi e le immunità del tribunale unificato dei brevetti, necessario per conferire uno status giuridico al Tribunale unificato dei brevetti in territorio italiano. Ratifiche che sono arrivate nel corso della passata legislatura dopo anni di ritardi ed hanno dato piena attuazione agli accordi sul Tribunale unificato dei brevetti;

    il Tub si articola su due livelli: il Tribunale di primo grado e la corte d'appello, cui si affianca la cancelleria (Registry);

    per il Tribunale di primo grado sono previste diverse divisioni: la divisione centrale (con sede a Parigi e sezioni specializzate a Londra, per i brevetti chimici e farmaceutici, e a Monaco, per i brevetti meccanici) e le divisioni locali o regionali;

    le divisioni locali sono istituite presso ciascuno Stato contraente, su sua richiesta. Sono considerate larger divisions (per volume di affari) quelle istituite in Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Olanda, smaller divisions quelle dei rimanenti Stati contraenti;

    le divisioni regionali sono invece istituite tra due o più Paesi e destinate a trattare casi di diversa localizzazione entro la regione di competenza che può riguardare anche Paesi non confinanti tra loro (per adesso c'è solo una corte regionale baltica per Svezia, Estonia, Lituania e Lettonia e un'altra per Bulgaria e Romania);

    la corte d'appello sarà unica ed avrà sede in Lussemburgo. Presso la corte d'appello vi è inoltre il Registry (Cancelleria), con sottosezioni nelle varie divisioni locali;

    è previsto anche un centro di mediazione e arbitrato che avrà sede a Lisbona;

    il Tub non rientra nell'architettura istituzionale dell'Unione europea: è un organismo definito da un accordo intergovernativo tra 25 Stati membri dell'Unione ma ad oggi, non ha ancora iniziato a funzionare, perché mancante della ratifica da parte della Germania; per l'entrata in vigore dell'accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, cioè Germania, Francia e Regno Unito. Nel testo dell'accordo, inoltre, che determina anche le varie sedi del Tub, è menzionata esplicitamente la capitale britannica; di conseguenza, il futuro della sezione di Londra richiede una revisione dell'accordo stesso, all'unanimità;

    le problematiche relative all'entrata in vigore della Brexit, indipendentemente dalle sue condizioni di applicazione, al momento in corso di definizione, pongono il problema della sede centrale nella capitale britannica: è comunque compito del tribunale l'applicazione del diritto comunitario in materia, per cui il mantenimento della sede londinese risulterebbe perlomeno incongruo;

    Milano è già stata individuata come sede della divisione locale del tribunale, con una sede prestigiosa in Via Barnaba di circa 850 metri quadrati;

    la sede assegnata alla divisione locale risulterebbe, per dimensioni e caratteristiche strutturali, adeguata anche nell'ipotesi di assegnazione di una sede specializzata, della divisione centrale del Tub, quale quella attualmente stabilita a Londra, in particolare in materia chimica e farmaceutica, ed inoltre, con il venir meno della Gran Bretagna, l'Italia, dall'attuale quarto posto, passerebbe al terzo per numero di brevetti presentati annualmente, con una percentuale superiore al 10 per cento sul totale europeo di 1,8 milioni,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutte le sedi competenti la candidatura di Milano quale sede centrale della sezione specializzata delle controversie in tema di metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica del Tribunale unificato dei brevetti, al momento assegnata a Londra;

2) ad assumere iniziative per concludere quanto prima l'accordo per la sede locale con le competenti autorità comunitarie, al fine di dimostrare l'effettiva capacità dello Stato italiano di tener fede agli impegni presi, premessa indispensabile per l'assegnazione della sede della sezione centrale specializzata.
(1-00159) «De Luca, Quartapelle Procopio, Berlinghieri, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 149 del 2015 ha istituito l'ispettorato nazionale del lavoro con l'intento di razionalizzare l'attività ispettiva mediante la creazione di un nuovo soggetto, deputato ad esercitare e coordinare la vigilanza in materia del lavoro, e chiamato ad integrare «i servizi ispettivi del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dell'INPS e dell'INAIL» (articolo 1 del decreto legislativo citato);

   invero, a norma dell'articolo 7, comma 1, del menzionato decreto: «Il personale ispettivo già appartenente all'INPS e all'INAIL è inserito in un ruolo a esaurimento dei predetti Istituti con il mantenimento del trattamento economico e normativo in vigore»;

   razionalizzare, coordinare e integrare, dunque, esprimono le linee guida del legislatore che, mettendo mano alla vigilanza, non ha soppresso o sostituito l'attività svolta a cura degli ispettori previdenziali e assicurativi, ipotizzando, piuttosto, forme d'integrazione e coordinamento;

   gli ispettori degli enti previdenziali e, in particolare, gli ispettori dell'Inps sono i funzionari cui è affidato l'esercizio dell'attività di vigilanza previdenziale;

   a partire dal mese di settembre 2015, con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 149 del 2015 gli ispettori di Inps ed Inail sono posti sotto l'egida del coordinamento affidato all'ispettorato nazionale del lavoro e posti in un ruolo ad esaurimento;

   ciò in quanto il controllo sugli adempimenti contributivi è la più vera occasione di garantire lo Stato sociale in questo ordinamento;

   la vigilanza previdenziale genera diritti e potestà e si concreta in un controllo sistemico del mondo del lavoro che, affrontando e sanando l'evasione ed elusione contributiva, garantisce la tutela di cittadini e aziende;

   ebbene, se tale è l'efficienza dei controlli in materia previdenziale, se tale, cioè, è la vigilanza affidata agli ispettori dell'Inps, direttamente funzionale e preordinata ad assicurare la vigenza del welfare, questa vigilanza deve essere salvaguardata;

   negli ultimi tempi si assiste, tuttavia, all'indebolimento della vigilanza dell'Inps;

   i pessimi risultati dell'Ispettorato nazionale del lavoro in termini di minore accertato lasciano evidenziare il rischio che nei fatti la semplificazione si traduca in mera perdita di incidenza della attività di vigilanza;

   infatti, dal 2013 al 2017, il numero dei controlli è notevolmente diminuito da 235.122 a 160.347, così come il recupero dei contributi evasi che è passato da 1.421,9 milioni a 1.100,1 milioni di euro;

   inoltre, dal 2014 a oggi l'Inps ha perso oltre 300 ispettori previdenziali. Fatale, soprattutto, è in grado di rivelarsi la previsione del ruolo a esaurimento. Il pensionamento delle pregresse unità, accelerato dalla riforma di «quota cento», riduce ogni giorno il numero degli ispettori;

   l'imminente operatività del decreto sul «reddito di cittadinanza» comporterà un notevole impegno finanziario nel bilancio dello Stato. E, di contro, si rischia di non avere un adeguato sistema ispettivo capace di far fronte a fenomeni delinquenziali ai danni dello Stato, che potrebbe erogare tali prestazioni a soggetti che non ne avrebbero diritto;

   pertanto, occorre correggere ciò che nei fatti si è rivelato non confacente alle esigenze del welfare e valorizzare l'attività di vigilanza previdenziale, rinforzando quelli che sono i baluardi dello Stato sociale, Inps ed Inail. Ciò si traduce nella necessità di ripristinare la potestà degli istituti di assumere nuovi ispettori, eliminando il ruolo a esaurimento;

   ciò potrà consentire di realizzare un maggior controllo del territorio, maggiori accertamenti e maggiori entrate, di offrire una più efficiente risposta alle mutevoli esigenze del mondo del lavoro, che sta cambiando anche dopo la riforma del «reddito di cittadinanza» e di dare una nuova linfa a una attività di controllo che, senza mezzi e persone, rischia di ripiegarsi pericolosamente in se stessa –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative normative per eliminare la locuzione «ad esaurimento» dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 149 del 2015.
(4-02623)


   LIUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa di rilievo nazionale hanno riportato la notizia del sequestro della società Esurv srl, disposto dalla procura della Repubblica di Napoli, nell'ambito di un'indagine su di una presunta attività di spionaggio della quale potrebbe essere stato vittima un gran numero di cittadini;

   la società Esurv è, infatti, la produttrice di un software denominato Exodus in grado di carpire un gran numero di informazioni dal dispositivo telefonico nel quale viene introdotto, potendo registrare le chiamate vocali, ma potendo consentire l'accesso e la lettura dei contenuti delle chat e delle fotografie, e di comandare inoltre il microfono del dispositivo consentendo di realizzare delle intercettazioni ambientali. Il software è in grado di introdursi all'interno di un telefono mobile quando l'utente scarica sul proprio dispositivo un'applicazione che lo contiene all'insaputa dell'utente medesimo;

   il software Exodus è utilizzato da numerose procure della Repubblica come strumento per l'effettuazione di intercettazioni; inoltre, la società Esurv srl ha rapporti di collaborazione con le forze dell'ordine, dal momento che, a quanto riportato da un articolo de Il Messaggero, del 1° aprile, nel 2017 avrebbe incassato dalla polizia di Stato circa 307 mila euro;

   nell'ambito dell'utilizzo da parte della magistratura del software Exodus, la procedura prevedeva che, solo dopo l'autorizzazione del magistrato, fosse inviato un messaggio promozionale all'indagato finalizzato a fargli scaricare sul suo telefono l'applicazione contenente Exodus al fine di procedere alla sua intercettazione;

   a quanto è emerso dalle indagini in corso, invece, vi sarebbero molteplici applicazioni, contenenti segretamente il software Exodus, che possono essere liberamente scaricate da chiunque tramite la nota piattaforma Google Play Store;

   tale situazione, come denunciato, dal Garante per la protezione dei dati personali, da un lato, pone in forte rischio il diritto alla privacy di migliaia di cittadini con la possibilità che i loro dati personali siano stati carpiti, a illegalmente da altri, dall'altro pone un ipotetico pericolo sulla segretezza delle inchieste nelle quali è stato utilizzato il software Exodus;

   infine, la vicenda ripropone il tema dei così detti «captatori informatici» che operano in una situazione di totale vuoto normativo che potrebbe costituire una fonte di rischio non solo per la privacy dei cittadini, ma anche per la sicurezza dello Stato –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di acquisire elementi relativi a possibili sabotaggi o trafugamenti di notizie con riguardo ad inchieste nelle quali erano state effettuate intercettazioni tramite il software Exodus; se vi sia stato il coinvolgimento o la consapevolezza da parte di organi dello Stato in ordine alla presenza sulla piattaforma Google Play Store di applicazioni «civetta» che dovevano fungere da cosiddetti cavalli di Troia; se l'utilizzo del software Exodus possa aver posto a rischio, in qualsiasi forma la sicurezza nazionale e quali iniziative, anche normative, intenda assumere il Governo al fine di prevenire il ripetersi di simili situazioni di rischio e al fine di colmare con urgenza il vuoto normativo in materia di captatori informatici.
(4-02629)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta orale:


   VIANELLO e CASSESE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   secondo numerosissime segnalazioni pervenute ai vigili del fuoco, all'Arpa, all'Asl e alle forze dell'ordine, oltre che sui social network, nella serata del 17 luglio 2018 e per tutta la nottata la città di Taranto è stata invasa da un forte odore di gas;

   si apprende da una segnalazione di Asso-Consum ad Arpa Puglia che molti cittadini avrebbero addirittura lamentato disagi fisici, quali bruciore agli occhi, al naso, mal di testa e nausee;

   in una nota, Eni comunica che nell'ambito delle operazioni di riavvio della Raffineria di Taranto, a seguito della fermata generale per manutenzione programmata, si è verificata una perdita di Gpl — che la società qualifica come «lieve» — da una linea dell'impianto di «trattamento gas» ricevuto dall'unità di distillazione primaria. La perdita ha generato un effetto odorigeno e, secondo la società, sarebbe stata prontamente rimossa ed il fenomeno sarebbe da considerarsi episodico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riferiti in premessa e quali elementi intenda fornire sugli impatti ambientali dell'evento occorso;

   quali iniziative, anche di tipo ispettivo, il Ministro interrogato, alla luce degli accadimenti, intenda adottare al fine di individuare le cause dell'accaduto, impedire il ripetersi di eventi simili e preservare da eventuali rischi per l'incolumità pubblica;

   se il Ministro interrogato intenda fornire in ordine al regolare rispetto da parte della società Eni dell'autorizzazione integrata ambientale.
(3-00661)


   VIANELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   secondo numerosissime segnalazioni pervenute, nel pomeriggio del 21 agosto 2018 la città di Taranto è stata invasa da un forte odore di gas per un'ennesima volta dopo il recentissimo episodio dello scorso 18 luglio per il quale è stata presentata interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00200, presentata il 19 luglio 2018, seduta n. 30;

   parrebbe che il maltempo abbia provocato un blocco agli impianti della raffineria Eni di Taranto determinando emissioni di fiamme e fumo nero dalle torce d'emergenza;

   l'interrogante, dopo aver personalmente sentito il forte fetore in diversi quartieri della città, è accorso nei pressi della raffineria e, nell'immediatezza, ha verificato la non percepibilità dell'odore di gas, che tuttavia continuava ad essere percepita nel resto della città. Tale fetore è continuato a persistere in città fino a notte fonda;

   l'interrogante ha contattato immediatamente il dipartimento Arpa della città, che ha confermato che, a causa degli eventi meteorici di giorni trascorsi, gli impianti della raffineria sono andati in emergenza, da questo l'accensione delle torce e la puzza di gas percepita dalla cittadinanza;

   ulteriore esasperazione è stata manifestata dai cittadini vessati dalle emissioni odorigene e dai pesanti e non più tollerabili disagi derivanti dalla complessiva situazione di inquinamento;

   si apprende altresì che vi sarebbe anche uno sversamento in mare, sul quale Arpa sta facendo tutti i controlli per verificare se anche questo evento sia legato allo stato di emergenza degli impianti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e possa riferire sugli impatti ambientali dell'evento occorso;

   con riferimento all'assunto sversamento in mare, se il Ministro interrogato possa confermare se sia effettivamente avvenuto, se sia riconducibile allo stato di emergenza degli impianti e quali azioni intenda porre in essere a tutela delle acque e dell'ambiente;

   quali iniziative, anche di tipo ispettivo, il Ministro interrogato, alla luce degli accadimenti, intenda adottare al fine di individuare le cause dell'accaduto, impedire il ripetersi di eventi simili e preservare da eventuali rischi per l'incolumità pubblica;

   se il Ministro interrogato possa fornire elementi in ordine al regolare rispetto da parte della società Eni dell'Aia.
(3-00662)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, PAGANI, LOSACCO, CARÈ, LOTTI, ROSATO, ENRICO BORGHI, FRAILIS e DE MENECH. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli Stati membri dell'Unione europea hanno trovato un accordo in merito all'operazione EuNavForMed (Sophia), che verrà prorogata per altri sei mesi dopo il 31 marzo 2019, ma dovrà svolgere i suoi compiti senza l'apporto dei mezzi navali;

   il comando della missione, il cui mandato resta formalmente immutato, continuerà a essere affidato all'Italia. Di fatto, saranno invece rafforzate le altre attività della missione Sophia, cioè quelle di pattugliamento aereo e soprattutto quelle di addestramento-supporto alla Guardia costiera libica, con cui, sulla base dell'accordo, si continuerà a cooperare per assicurare «adeguata protezione» ai rifugiati in Libia. E, in caso di avvistamenti di naufraghi o barconi in mare, gli aerei di pattuglia avviseranno il comando centrale dell'operazione che, a sua volta, contatterà le autorità del Paese competente;

   proprio il braccio di ferro del Governo italiano con l'Unione europea sulla questione degli sbarchi ha portato al compromesso — al ribasso — di sospendere l'attività di pattugliamento del Mediterraneo centrale con le navi, eliminando da tratto di mare le navi della missione, che in molte occasioni hanno partecipato attivamente a operazioni di salvataggio di migranti in difficoltà. Il salvataggio in mare non rientra nei compiti dell'operazione, ma negli anni le navi di Sophia, in ottemperanza alle leggi internazionali e alla legge del mare, hanno portato a termine centinaia di soccorsi, salvando migliaia di persone (26 Paesi partecipanti, 1045 persone, 6 navi, 2 elicotteri, 5 aerei, 151 scafisti fermati, 551 imbarcazioni neutralizzate e 44.916 migranti soccorsi);

   sin dall'insediamento, l'attuale Governo ha rimesso in discussione l'operazione proprio per l'eccessivo numero di arrivi da gestire tutti nei porti italiani e ha chiesto ai partner europei una redistribuzione dei migranti salvati in mare dalle unità europee. In particolare, il vice premier Salvini, sempre critico verso la missione, a gennaio 2019, ha annunciato che senza una redistribuzione degli sbarchi l'operazione sarebbe terminata. Ma proprio gli Stati membri più vicini al Vicepremier — i Paesi di Visegrad — hanno rifiutato ogni forma di «relocation», restando fermi sulla posizione già discussa sulla riforma di Dublino;

   il ridimensionamento della missione crea un grave vulnus strategico all'Italia che per sua scelta perde il controllo delle acque di fronte alla Libia e l'Unione europea tutta che, lascerà sguarnito quel tratto di mare in cui operano trafficanti di essere umani, venditori di armi e contrabbandieri di petrolio. Un danno concreto, sull'altare della ricerca spasmodica del consenso elettorale in vista delle elezioni europee del 26 maggio 2019;

   Amnesty International ha giudicato la decisione «una vergognosa abdicazione dei Paesi Ue alle loro responsabilità», sottolineando che così i migranti saranno lasciati alla mercé delle autorità libiche che si sono già rese responsabili di enormi atrocità;

   l'Alto rappresentate dell'Unione europea, aveva proposto, in assenza di un accordo su nuove modalità di ripartizione dei naufraghi e degli sbarchi, la chiusura definitiva della missione e l'avvio di una nuova operazione dedicata solo all'addestramento e al supporto della Guardia costiera libica –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per assicurare la continuità della tutela degli interessi nazionali, stante la perdita di controllo nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale, da sempre esposto non solo al traffico di migranti, ma anche ad altre gravi attività criminose, a seguito dello snaturamento della missione Sophia nel solo pattugliamento aereo;

   quando il Governo intenda sottoporre alle Camere la deliberazione relativa alle missioni internazionali di pace, di cui alla legge n. 145 del 2016, la cui autorizzazione sarebbe già dovuta decorrere dal 1° gennaio 2019 e che dovrebbe prevedere, appunto, anche la missione Sophia.
(5-01807)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALMISANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è venuti a conoscenza di una situazione piuttosto delicata che è in corso nella città di Rovereto (Trentino, 1o dicembre 2018);

   la situazione vede per protagoniste tre sorelle, di cui una disabile, affetta da disfasia in esito di un ictus ischemico fronto-parietale e da altre patologie, assistita dalle altre due quotidianamente;

   queste ultime, pur nell'anonimato dell'articolo di stampa, hanno denunciato la negazione dei diritti da parte dell'amministratore di sostegno e il disinteressamento da parte di chi dovrebbe tutelare una persona invalida;

   la sorella disabile sarebbe separata dal marito, ma l'uomo non avrebbe abbandonato la casa dove vivevano costringendo così la donna, viste le sue gravi condizioni di salute, a trovare ospitalità a casa di una delle sorelle;

   le sorelle lamentano la difficoltà di curare la sorella disabile, sia per la loro età avanzata, sia perché non hanno a disposizione mezzi economici adeguati, poiché le risorse messe a disposizione dall'amministratore di sostegno sarebbero solo 300 euro mensili;

   secondo l'articolo di stampa la donna disabile vorrebbe ottenere la separazione così da poter tornare nella propria abitazione con l'assistenza necessaria, ma questo diritto le sarebbe stato negato poiché, a detta delle due sorelle, benché la sorella disabile e il coniuge siano separati di fatto da più di due anni, la procedura legale sarebbe stata bloccata dall'amministratore di sostegno e dal giudice tutelare;

   dalla relazione conclusiva redatta dal medico del CeRiN (Centro di riabilitazione neurocognitiva dell'università di Trento) il 26 ottobre 2017 e relativa agli accertamenti eseguiti sulla signora disabile si legge: «... la disabile pur presentando emiparesi destra che le impedisce di svolgere autonomamente le funzioni della vita quotidiana, e afasia non fluente, che le impedisce di esprimersi verbalmente e quindi di provvedere ai propri interessi, è in grado di interfacciarsi con gli altri sfruttando il sì/no intenzionale in condizioni di comunicazione facilitata ed è assolutamente consapevole del proprio deficit ... [...] Le capacità intellettive sono attualmente nella norma e permettono alla paziente di esprimere le proprie esigenze e la propria volontà. [...] L'infermità non esclude o condiziona la volontà della paziente (per esempio si è apertamente rifiutata di eseguire alcune prove). Tuttavia, per quanto la comprensione sia discreta, non si può escludere con certezza che altri possano abusare della predetta e di indurla a commettere atti di disposizione patrimoniale a sé pregiudizievoli. Indubbiamente la condizione di persona fisica afasica comporta una maggiore vulnerabilità di fronte alla suggestionabilità, se non altro per la necessità di affidarsi a terzi per soddisfare i propri bisogni. Non mi risulta tuttavia che ci siano studi che dimostrano una particolare suggestionabilità e circonvenibilità del paziente afasico che se approcciato in modo adeguato, come ho spiegato nella mia relazione a proposito della signora (omissis), è in grado di esprimere le proprie volontà»;

   in regime di amministrazione di sostegno è comune in dottrina e giurisprudenza l'idea che il beneficiario, attraverso il suo amministratore, possa compiere anche atti personalissimi, poiché «se non vi è esercizio non vi è neppure titolarità». Ciò perché la misura dell'amministrazione di sostegno non comporta la perdita della titolarità di tali diritti e di conseguenza neppure l'esercizio (decreto 19 febbraio 2014 tribunale di Milano, sez. IX);

   la Corte di Cassazione ha ammesso l'incapace anche alla promozione del giudizio di divorzio, in veste di parte attrice e non solo convenuta (Cass. Civ., sez. I, 21 luglio 2000 n. 9582), pronuncia che ha trovato applicazione anche per il giudizio di separazione –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative normative volte a sancire in modo esplicito la possibilità, da parte della persona in condizioni di disabilità come nel caso di cui in premessa, di promuovere, con l'assistenza dell'amministratore di sostegno, il giudizio per la separazione e il divorzio, in modo da evitare ulteriori episodi analoghi.
(5-01806)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2019 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli si è recato nella città di Corigliano Rossano per comprendere lo stato dell'arte delle opere infrastrutturali;

   a margine degli incontri istituzionali ha dichiarato il suo impegno affinché si ottenesse dal contraente generale, entro marzo 2019, il progetto esecutivo del tratto della strada statale n. 106 Jonica, in riferimento al tratto Sibari-Crotone, più precisamente tra la strada statale 534 «di Cammarata e degli Stombi» nei pressi di Sibari e Roseto Capo Spulico, denominato Megalotto 3;

   il 18 marzo 2019 l'associazione «Basta Vittime Sulla Strada Statale 106» informava tutti i cittadini che il progetto esecutivo non sarebbe stato realizzato prima di luglio 2019, notizia confermata a mezzo stampa dalla testata «Il Fatto Quotidiano»;

   il 21 marzo 2019, in una nota stampa, l'Anas Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, dichiarava che il contraente generale ha chiesto una proroga di 3 mesi per la realizzazione del progetto esecutivo su un'opera definita strategica per l'interesse nazionale –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere al fine di assicurare in tempi precisi il cronoprogramma per l'avvio dei lavori di un'opera non solo fortemente voluta ed attesa dai calabresi, ma già totalmente finanziata ed approvata con delibere del Cipe del 10 agosto 2016 e 28 febbraio 2018 dai Governi Renzi-Gentiloni.
(2-00330) «Bruno Bossio, Nobili, Viscomi, Siani, Sensi, Gariglio, Mura, Berlinghieri, Navarra, Morgoni, Boccia, Ciampi, Cenni, Nardi, Colaninno, Pizzetti, Fragomeli, Andrea Romano, Moretto, Topo, Pezzopane, Critelli, Ungaro, Cantini, Carè, Lacarra, Incerti, Buratti, Cardinale, Bonomo, D'Alessandro, Mor, Del Basso De Caro».

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   secondo, l'elaborazione dell'Ufficio studi Cgia (Associazione artigiani piccole imprese Mestre) su dati del World Economic Forum(Wef) nel nostro Paese si denota, da anni, un gap infrastrutturale su strade, treni e porti, tale da collocarlo all'ultimo posto dei dieci più importanti Paesi europei. Se questo triste primato non riesce più a meravigliare, a causa delle politiche messe in atto dai precedenti Governi, quello che è da evidenziare è la dimensione dell'arretratezza della rete ferroviaria e, più in generale, del trasporto su rotaia in Abruzzo e in altre regioni del Sud, che ha raggiunto un livello insostenibile in grado anche di mettere in discussione quel diritto alla mobilità dei cittadini sancito dalla nostra Costituzione;

   da uno studio della Commissione europea, «Transport in the European Union. Current Trends and Issues», nel mese di marzo 2019, l'Italia, necessita di una qualità delle infrastrutture di trasporto più elevata degli altri, dal momento che nel 2017 gli italiani hanno trascorso mediamente 38 ore in situazioni di congestionamento, rispetto a una media europea di 30 ore. Oltre ai dati appena richiamati, anche le esternazioni dei grandi manager confermano lo stato di arretratezza logistica del nostro Paese;

   dal rapporto «Pendolaria 2018» di Legambiente sono emersi due aspetti fondamentali: il primo indica che nel Paese c'è bisogno di trasporto su ferro e, laddove si realizzano investimenti, i pendolari rispondono in maniera significativa; viceversa, laddove questi investimenti mancano o tardano ad arrivare, i pendolari si allontanano con molta più celerità di quanto si possano eventualmente avvicinare ed intercettare, il secondo aspetto riguarda le contraddizioni e le diversità che contraddistinguono le regioni italiane;

   nel trasporto ferroviario del nostro Paese, al costante aumento del numero dei passeggeri (+7,9 per cento in appena 4 anni equamente ripartiti tra servizio regionale ferroviario e metropolitane), fa riscontro un dato in assoluta controtendenza che contraddistingue le regioni del Mezzogiorno, tra le quali, primeggia la regione Abruzzo, che registra il 39,9 per cento di viaggiatori in meno, passando dai 23.530 viaggiatori giornalieri del 2011 ai 14.140 del 2017, collocandosi al primo posto tra le regioni che hanno perso in assoluto utenza e viaggiatori;

   il Molise risulta al primo posto rispetto all'ammontare complessivo dei tagli ai servizi registrati nell'arco temporale che va dal 2010 al 2018; sul dato negativo -33,2 per cento dei servizi decurtati, incide molto la chiusura della tratta Termoli – Campobasso di 87 chilometri, avvenuta nello stesso arco temporale. L'Abruzzo con -9,6 per cento si colloca sempre ai primi posti di questa classifica;

   inoltre, fa riflettere che, in queste regioni nelle quali si registrano sensibili tagli ai servizi e all'offerta nonché cali dei viaggiatori, si registrino anche paradossali aumenti tariffa (+25,4 per l'Abruzzo e + 9 per cento per il Molise);

   altro aspetto inquietante è la vetustà del materiale rotabile; su questo fronte l'Abruzzo si colloca su un'età media di 17 anni, come le altre regioni del Mezzogiorno;

   nel triennio 2015/2018, da quanto emerge dal rapporto citato, l'Abruzzo primeggia tra quelle regioni che sicuramente, con i nuovi treni immessi in circolazione negli ultimi mesi, hanno parzialmente recuperato un gap che nella precedente versione di «Pendolaria» vedeva primeggiare l'Abruzzo in negativo anche su questo dato;

   la percentuale di elettrificazione in Abruzzo sfiora il 70 per cento della rete (470 chilometri su un totale di 678 chilometri), un dato che è in linea con la media nazionale;

   rispetto alla qualità delle infrasratture e della rete, altro problema rilevante è l'alta incidenza dei chilometri a binario semplice o unico. In Molise dei 265 chilometri di rete, appena 23 sono a binario doppio, pari ad una percentuale inferiore al 9 per cento. In Abruzzo tale percentuale è di poco superiore al 18 per cento (appena 123 chilometri su un totale di 676), percentuale ben lontana da quel 43 per cento che caratterizza la media nazionale;

   nel 2017 la spesa sostenuta per il servizio ferroviario regionale rapportata al bilancio regionale è stata pari allo 0,24 per cento per l'Abruzzo. Le due regioni si collocano agli ultimi posti, considerando che vi sono regioni che arrivano a stanziare importi in grado di superare anche l'1 per cento del bilancio regionale;

   secondo il punteggio dell'indicatore del «Global Competitiveness Report 2018» che valuta frequenza, puntualità, velocità e prezzo dei servizi del trasporto ferroviario in una scala che va da 1 (estremamente inefficiente) a 7 (estremamente efficiente), il divario tra il nostro Paese e la Germania è del 40 per cento, considerato che all'Italia è riconosciuta una votazione di 3,90 rispetto a quella di 5,46 riconosciuta alla nazione tedesca;

   va considerata la continua e insostenibile diseguaglianza nella fruizione dei servizi pubblici e nel riconoscimento dei diritti fondamentali per i cittadini, in particolare il diritto alla mobilità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, con priorità per il Mezzogiorno, al fine di assicurare in tempi brevi la riapertura dei cantieri e l'incremento degli investimenti relativi all'intera rete dell'infrastruttura ferroviaria.
(2-00329) «Grippa».

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il problema della sicurezza degli edifici scolastici si pone drammaticamente all'attenzione dell'Italia da diversi anni, ma non è chiaro se i numerosi interventi che si sono succeduti negli anni abbiano portato a un effettivo miglioramento della sicurezza nelle scuole;

   l'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2008 ha previsto, al comma 1, lettera b), che il Cipe assegni per la messa in sicurezza delle scuole una quota delle risorse nazionali del Fondo aree sottoutilizzate (Fas) al Fondo infrastrutture di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008;

   con delibera del Cipe n. 3 del 6 marzo 2009 è stata disposta, per interventi di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finalizzata alla messa in sicurezza delle scuole, l'assegnazione di risorse a favore del fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), del decreto-legge n. 185 del 2008;

   con delibera del Cipe n. 32 del 13 maggio 2010 è stato approvato il «Primo programma straordinario di interventi urgenti finalizzati alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali negli edifici scolastici»;

   con delibera del Cipe n. 6 del 20 gennaio 2012 è stato approvato la prosecuzione del predetto programma di interventi;

   il comune di Ceppaloni (Benevento) ha ottenuto nell'ambito del programma straordinario di interventi urgenti finalizzati alla prevenzione e alla riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali negli edifici scolastici due finanziamenti per un intervento di messa in sicurezza dell'edificio scolastico sito in piazza dei Martiri alla frazione San Giovanni, rispettivamente di importo pari a 400.000 euro a valere sul primo programma e di 97.640 euro a valere sul secondo;

   il comune di Ceppaloni, a quanto risulta all'interrogante, ha ottenuto successivamente un finanziamento dalla regione Campania per la realizzazione all'interno dello stesso edificio scolastico, sito in piazza dei Martiri alla frazione San Giovanni di Ceppaloni, di una palestra per gli studenti;

   con nota del 27 ottobre 2016, prot. n. 0007957, il sindaco del comune di Ceppaloni comunicava alla Asl Bn1 la disponibilità dell'immobile sito in piazza dei Martiri alla frazione San Giovanni di Ceppaloni, già sede di edificio scolastico, per destinarlo a sede di un centro diurno per anziani e disabili;

   con delibera di giunta comunale n. 117 del 24 luglio 2017 il comune di Ceppaloni ha concesso in comodato d'uso gratuito, per un periodo di 10 anni, alla Asl Bn1 l'edificio scolastico sito in piazza dei Martiri alla frazione San Giovanni di Ceppaloni, per l'attivazione di una residenza sanitaria assistenziale per anziani e un centro per anziani affetti da Alzheimer;

   a giugno del 2018 il comune di Ceppaloni ancora chiedeva al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il saldo per il pagamento dei lavori per la messa in sicurezza dell'edificio scolastico sito in piazza dei Martiri alla frazione San Giovanni di Ceppaloni, quando era stato già sottoscritto il contratto di comodato d'uso gratuito con l'Asl Bn1;

   la procedura adottata dal comune di Ceppaloni a parere dell'interrogante presenta aspetti di irregolarità forma e/o sostanziale –:

   se il Ministro interrogato sia pienamente a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se intenda fornire chiarimenti in merito alla diversa destinazione d'uso data all'edificio scolastico ristrutturato con fondi statali;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, per verificare che siano stati effettuati i dovuti controlli e le dovute verifiche;

   se il Ministro interrogato non intenda svolgere, per quanto di competenza, gli opportuni approfondimenti.
(4-02625)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, TOMBOLATO e VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   poco tempo fa ha suscitato grande clamore la notizia, pubblicata da diversi quotidiani, della brutale e violenta aggressione da parte di un richiedente asilo di nazionalità nigeriana nei confronti di due carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile in servizio all'interno del Parco ducale a Parma;

   in particolare, secondo quanto riportano le cronache, i due militari erano stati allertati da alcuni passanti preoccupati che avevano visto due persone di origine extracomunitaria litigare animatamente tra loro all'interno del parco; ma una volta giunti sul posto, i due carabinieri sarebbero stati improvvisamente e violentemente aggrediti da uno dei due stranieri che si rifiutava anche di farsi identificare;

   nel corso della violenta colluttazione, prima uno dei due carabinieri è stato preso ripetutamente a pugni sul volto e successivamente l'altro, venuto in soccorso del collega, è stato più volte aggredito con morsi all'avambraccio;

   solo grazie al tempestivo arrivo di un'altra pattuglia, i carabinieri sono riusciti alla fine a immobilizzare il nigeriano e a portarlo in caserma, ove ha comunque continuato ad avere un atteggiamento molto aggressivo;

   dopo la convalida dell'arresto, nonostante la richiesta del pubblico ministero di custodia cautelare in carcere, lo straniero è stato invece rimesso immediatamente in libertà, con il solo obbligo di firma in attesa del processo, che avrebbe dovuto celebrarsi a marzo;

   il giorno dopo, sempre a Parma, si verificò un analogo episodio di grave violenza ai danni di altri carabinieri, questa volta in piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, e con protagonista sempre un altro nigeriano sorpreso mentre spacciava sostanze stupefacenti davanti alla stazione ferroviaria cittadina;

   i carabinieri, impegnati a pattugliare la zona, avevano, dunque, proceduto immediatamente all'arresto in flagranza di reato dell'uomo, il quale aveva però reagito in maniera violenta, colpendoli con calci e pugni per fuggire e non farsi identificare;

   anche in questo caso, nonostante il nigeriano fosse già noto alle forze dell'ordine per spaccio di sostanze stupefacenti perché fermato a febbraio 2018, sarebbe stato comunque rimesso immediatamente in libertà, in attesa del processo;

   secondo quanto riportato dalla stampa, l'uomo di nazionalità nigeriana sarebbe stato titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari da tempo scaduto;

   i due episodi, avvenuti a distanza di pochissimo tempo, hanno comprensibilmente suscitato notevole scalpore e preoccupazione tra la cittadinanza anche per la violenza inaudita verso gli uomini dell'Arma dei Carabinieri che ogni giorno si dedicano con lodevole impegno alla sicurezza del nostro territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi disponga per quanto di competenza, circa gli eventuali e ulteriori provvedimenti adottati nei confronti dei due cittadini nigeriani autori delle violente aggressioni sopra citate.
(4-02627)


   GOBBATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 13 del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, convertito con legge n. 132 del 2018, sono state introdotte nuove disposizioni in materia di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo;

   in particolare, l'articolo 13 del decreto-legge ha novellato l'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, disponendo espressamente che il permesso di soggiorno rilasciato a seguito della domanda di protezione internazionale non costituisce titolo per l'iscrizione anagrafica ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, e dell'articolo 6, comma 7, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e conseguentemente ha soppresso l'articolo 5-bis del medesimo decreto legislativo n. 142 del 2015;

   coerentemente anche con i rilievi della Corte dei conti (deliberazione n. 3/2018) espressi rispetto alla precedente disciplina sulla necessità di un imprescindibile superamento di un «diritto di permanenza indistinto» nel nostro Paese, la ratio della nuova normativa è, dunque, facilmente ravvisabile nell'esigenza anche di distinguere i servizi di prima accoglienza e assistenza da destinare a coloro che sono ancora in temporanea attesa della definizione della loro posizione giuridica rispetto, invece, ai servizi di accoglienza e integrazione da riservare a coloro che hanno titolo definitivo a permanere sul territorio nazionale;

   sebbene la nuova normativa sia in vigore ormai da mesi, e precisamente dal 5 ottobre 2018 per quanto riguarda il decreto-legge n. 113 del 2018, e non si presti ad alcuna interpretazione stante il chiaro tenore letterale, recentemente e più volte il sindaco del comune di Crema aveva invece annunciato, anche a mezzo stampa, di voler procedere comunque all'iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo che sono accolti nel proprio territorio, secondo una propria interpretazione dell'articolo 13 del decreto;

   il 7 marzo 2019 il sindaco di Crema ha emanato, pertanto, una circolare indirizzata ai propri uffici (segretario generale, servizi demografici, polizia locale e Ced) relativa alla iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, allegando alla stessa e a supporto della propria decisione i pareri di due avvocati;

   nonostante le allegazioni di cui sopra, il sindaco ha però disposto di voler firmare personalmente le registrazioni di residenza;

   infine, più recentemente è apparsa sui quotidiani la notizia che il 28 marzo 2019 il sindaco avrebbe dunque proceduto all'effettiva iscrizione anagrafica di quattro richiedenti asilo: in un caso si sarebbe trattato solo di un cambio di residenza, ma negli altri tre casi l'iscrizione sarebbe stata effettuata ex novo;

   la vicenda, che sta avendo anche ampio risalto a livello nazionale e di cui l'interrogante giorni fa ha già informato il prefetto di Cremona al fine di avere chiarimenti in merito, è di estrema gravità, stante la decisione di un sindaco, che esercita funzioni di ufficiale di Governo, di agire, a giudizio dell'interrogante, contravvenendo volontariamente a una legge dello Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di altri casi analoghi, se siano state già fatte registrazioni all'ufficio anagrafe del comune di Crema e quali iniziative di competenza ritenga eventualmente opportuno adottare al fine di garantire l'osservanza e la corretta applicazione delle nuove disposizioni in materia di iscrizione anagrafica dei richiedenti protezione internazionale.
(4-02628)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CASA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19, si è introdotta la classe di insegnamento A65 «Teoria e tecnica della comunicazione»;

   a un esame attento della tabella A del suddetto regolamento, però, si evince un grave pregiudizio del percorso professionale dei titolari della classe di concorso A65, poiché è consentito solo l'insegnamento di «teoria della comunicazione» e non di «tecnica della comunicazione»;

   la materia «tecniche della comunicazione», infatti, risulta assegnata ai docenti titolari della classe di concorso A18, filosofia e scienze umane, che hanno anche titolo di accesso in opzione, ossia precedenza per chi abbia prestato servizio in utilizzazione nel periodo dal 1° settembre 2010 alla data dello stesso provvedimento per almeno un intero anno scolastico;

   pertanto, gli aspiranti docenti della classe A-65, pur inseriti nelle tre fasce delle graduatorie di istituto valevoli per gli anni 2017/2020 aggiornate ai sensi del decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 374 del 1° giugno 2017, vengono scavalcati sistematicamente nelle operazioni di conferimento degli incarichi a tempo determinato, per via della priorità assegnata ai docenti inseriti nella classe A-18, rendendo la classe A-65 una classe «fantasma»;

   la classe di concorso A18 rimane di fatto preclusa ad altre classi di laurea afferenti a scienze della comunicazione, nello specifico: teoria della comunicazione (LS-101), teorie della comunicazione (LM-92), editoria, comunicazione multimediale e giornalismo (LS-13), informazione e sistemi editoriali (LM-19), tecniche e metodi per la società dell'informazione (LS-100), tecniche e metodi per la società dell'informazione (LM-91), tutte riconosciute come titoli equipollenti alla laurea vecchio ordinamento in scienze della comunicazione ai sensi del decreto interministeriale 9 luglio 2009. Soltanto scienze della comunicazione «vecchio ordinamento» è equipollente a scienze politiche; ne consegue la sistematica esclusione dai concorsi pubblici di tutte le lauree del nuovo ordinamento afferenti a scienze della comunicazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga opportuno adottare iniziative per aggiornare la Tabella A del decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19, ex articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2017, anche riesaminando le classi disciplinari di titolarità dei docenti interessati rispetto alle classi dei corsi di laurea, affinché sia data la possibilità ai laureati di tutti i corsi di laurea afferenti a scienze della comunicazione di accedere ad altre classi di concorso, con particolare riferimento alla classe A18 e alla classe A22 anche previa integrazione di eventuali crediti formativi universitari mancanti, prevedendo altresì l'ampliamento dell'equipollenza a scienze politiche;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per rivedere gli «indirizzi di studi» per la classe di concorso A65, ampliando gli stessi, con particolare riferimento agli istituti professionali-indirizzo servizi commerciali, 2° biennio e 5° anno.
(4-02626)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Centro estero delle camere di commercio è stato costituito, per volontà dell'Unione regionale delle camere di commercio della Sardegna con deliberazione n. 33 del 22 settembre 1981, con l'obiettivo di promuovere e supportare le imprese sarde a livello regionale e all'estero, organizzando missioni commerciali, fiere, incontri d'affari e fornendo un'assistenza consulenziale specialistica rivolta soprattutto alle piccole e medie imprese;

   il Centro, nel corso degli anni, ha svolto importanti attività promozionali all'estero, sviluppando collaborazioni e reti istituzionali e commerciali e realizzando in tal modo congrui risparmi sui costi globali delle attività promozionali a carico delle camere di commercio sarde;

   l'ultimo bilancio della propria attività riferito al bilancio consuntivo dell'esercizio 2015, è stato chiuso con un avanzo di amministrazione di oltre 825.000 euro;

   il Centro estero, non configurando una società partecipata e avendo una natura associativa delle camere di commercio, possiede i requisiti che la normativa riconduce a una amministrazione pubblica, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   la legge n. 124 del 2015 di riforma delle camere di commercio ha previsto, da un lato, l'accorpamento delle camere di commercio e, dall'altro, una rivisitazione delle funzioni delle stesse, pur con la salvaguardia dei livelli occupazionali presenti;

   in data 22 luglio 2016, nelle more della riorganizzazione del sistema camerale, è stato disposto lo scioglimento anticipato e la messa in liquidazione del Centro estero;

   dal 1996 il Centro estero si è avvalso di un unico dipendente distaccato temporaneamente dal Centro servizi promozionali per le imprese (azienda speciale della camera di commercio di Cagliari) presso cui prestava servizio a tempo indeterminato nel 1991. Nel 1997, lo stesso dipendente, è stato inquadrato stabilmente a tempo indeterminato nella pianta organica del Centro estero, ove ha maturato una esperienza continuativa di 25 anni (dal 1991 al 2016) in qualità di responsabile dei servizi tecnici e promozionali a servizio delle camere di commercio;

   lo scioglimento anticipato ha comportato il licenziamento dei dipendenti senza che sia stata svolta da parte delle camere di commercio costituenti l'associazione centro estero, in particolare da quella più rilevante, la camera di commercio di Cagliari, nessuna attività propedeutica al licenziamento, per esempio la dichiarazione di esubero e la messa in mobilità del dipendente;

   se fossero state espletate le procedure previste dalla legge il dipendente avrebbe potuto essere utilmente collocato nell'ambito della promozione all'interno o all'esterno del sistema camerale;

   tutti i tentativi di conciliazione esperiti presso la direzione provinciale del lavoro di Cagliari, a quanto consta all'interrogante sarebbero risultati vani per la mancata volontà della camera di commercio di Cagliari di addivenire a qualsiasi accordo;

   tutte le azioni effettuate nei confronti del liquidatore per registrare il nominativo del dipendente del centro estero licenziato presso la banca dati degli esuberi costituita presso l'Anpal, proprio al fine di ricollocare il personale di pubbliche amministrazioni, non hanno sortito gli effetti sperati neppure nell'anno 2018. La registrazione è avvenuta nel mese di gennaio 2019, ma, a detta della stessa Anpal, l'iscrizione alla banca dati risultava obbligatoria sino a giugno 2018;

   si evidenzia la necessità di non disperdere il patrimonio di competenze professionali del personale, prevedendo un'adeguata riallocazione del dipendente che ha maturato un'anzianità di servizio presso le camere di commercio e i loro organismi –:

   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica sulle procedure esperite a tutela del personale in occasione dello scioglimento del Centro estero delle camere di commercio sopracitato per assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso l'assorbimento e/o ricollocamento del personale dipendente a tempo indeterminato conformemente alla normativa nazionale e nel rispetto delle disposizioni in materia di riordino e riorganizzazione del sistema camerale.
(4-02621)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dopo le sanzioni per 576 mila euro comminate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (procedimento istruttorio PS11051), il 27 marzo 2019 l'Autorità per le garanzie sulle comunicazioni ha disposto una sanzione da 260 mila euro all'emittente tv «Life 120», accertando che la trasmissione «Il cerca salute», ha «trasmesso informazioni pubblicitarie potenzialmente lesive della salute degli utenti, tali da diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli connessi al corretto uso dei farmaci, in particolare sotto il profilo della mancata assunzione degli stessi, o del tipo di alimentazione da seguire e quindi tali da risultare pregiudizievoli per la salute dei consumatori/utenti». Secondo quanto riporta il quotidiano Il Tirreno in data 29 marzo 2019 la sanzione si riferisce ad una trasmissione in cui un uomo di Grosseto ha testimoniato di essere «guarito dal tumore». Nessuna risposta è stata fornita dal Governo all'interrogazione a risposta orale n. 3-00341 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per impedire la diffusione di contenuti così pericolosi per la salute dei cittadini e, in particolare, attivare le procedure di cui all'articolo 7 della legge n. 175 del 1992 per la rettifica delle informazioni diffuse nelle trasmissioni in questione;

   con quali criteri si intenda procedere per liberare lo spazio delle frequenze televisive in vista dell'avvento del 5G e se non si ritenga opportuno adottare iniziative per premiare le emittenti che in percentuale di tempo trasmesso offrono spazi informativi di qualità e penalizzare, al contempo, le emittenti che abusano della credulità popolare, promuovendo contenuti anti-scientifici come «tarocchi», vendite di talismani magici, veggenti o metodi quali il «life 120».
(3-00660)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRIZZINO, PENNA, PARENTELA, ANGIOLA, GRIPPA, NAPPI e MENGA. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 8 marzo 2017, n. 24, sono disciplinate le «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.»;

   la suddetta normativa, riforma il tema della sicurezza delle cure, ponendo un freno alla crescita esponenziale dei costi conseguenti al contenzioso sanitario mediante un intervento marcato sull'attività di risk management, spostando il nodo della questione, sulle strutture sanitarie, pubbliche e/o private, ridefinendo in termini di responsabilità extracontrattuale, il criterio di imputazione della responsabilità risarcitoria dell'esercente la professione sanitaria e, infine, prevedendo l'obbligo di copertura assicurativa dei rischi legati allo svolgimento dell'attività medica;

   l'articolo 10, comma 1, a tal proposito, prevede che «Le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private devono essere provviste di copertura assicurativa o di altre analoghe misure per la responsabilità civile verso terzi e per la responsabilità civile verso prestatori d'opera, ai sensi dell'articolo 27, comma 1-bis, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, anche per danni cagionati dal personale a qualunque titolo operante presso le strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private, compresi coloro che svolgono attività di formazione, aggiornamento nonché di sperimentazione e di ricerca clinica. La disposizione del primo periodo si applica anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria ovvero in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale nonché attraverso la telemedicina. [...]»;

   nel suddetto comma, si fa riferimento all'obbligo per le aziende sanitarie di dotarsi di polizza assicurativa o «...di altre analoghe misure per la responsabilità civile terzi»;

   tale ultima fattispecie deve riferirsi all'autoassicurazione e quindi prevedere l'accantonamento in bilancio, di fondi atti a coprire tale rischio. All'articolo 10, commi 6 e 7, si fa esplicito riferimento a decreti attuativi volti a determinare i massimali ed i requisiti delle polizze ed i criteri delle misure di autoassicurazione. Decreti, quest'ultimi da emanare entro centoventi giorni, quindi entro luglio 2017, ad oggi nulla di tutto ciò è stato fatto;

   nell'ipotesi in cui non si pervenisse a una identificazione dei requisiti minimi, delle classi di rischio e dei massimali di dette polizze, entrerebbe in crisi la vincolatività stessa dell'obbligo assicurativo, così come previsto dal tribunale di Milano, con ordinanza del 6 luglio 2018, secondo il quale «nelle more di un intervento regolamentare, gli obblighi in parola, ivi compreso l'obbligo di retroattività, non possono ritenersi operativi»;

   le criticità aumentano se ci si sofferma sulle condizioni generali di operatività delle «altre analoghe misure»; anzitutto la legge non dice in cosa debbano consistere queste analoghe misure, come debbano esser gestite, quale ne debba essere l'importo: ha delegato, appunto, la fissazione di tali requisiti a un regolamento compromettendo l'effettività di tutela del paziente danneggiato, con una evidente disparità di trattamento per tutti quei pazienti danneggiati in strutture cosiddette «autoassicurate»;

   va considerata tra l'altro la questione della sostenibilità dei bilanci delle aziende sanitarie o delle regioni, che devono poter quantificare in modo adeguato la riserva finanziaria necessaria a coprire il rischio sanitario autogestito, con il rischio che la stessa, possa divenire fonte di spesa pubblica incontrollata;

   infine, i medici operanti all'interno di strutture sanitarie non assicurate perderebbero il vantaggio di poter godere di una sicura copertura a primo rischio stipulata per loro conto da parte dell'ente, rimanendo così esposti a gravi episodi di insolvenza –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per agevolare l'attuazione della legge 8 marzo 2017, n. 24.
(4-02622)


   TRIZZINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   FederAgroMercati, federazione di categoria, che rappresenta gli operatori ortofrutticoli nei centri agroalimentari e nei mercati all'ingrosso, da anni è impegnata nel contrasto all'illegittima applicazione, da parte di numerose aziende sanitarie locali, della tariffa sui controlli sanitari ufficiali nei confronti delle imprese operanti all'ingrosso nei mercati ortofrutticoli;

   ai fini di accertamento del difetto di soggettività passiva della tariffa, per le imprese che svolgono unicamente commercio all'ingrosso nei mercati agroalimentari, come si evince dalla sentenza della commissione tributaria regionale di Firenze 1023/31/2015 e in senso conforme da numerose sentenze della commissione tributaria di Palermo, pubblicate negli anni 2015-2017, il giudice tributario, verificato che la tariffa in questione possiede natura di vero e proprio tributo gravante sulle imprese, ha accertato che «sono soggetti gli stabilimenti produttivi e che la tariffa di cui trattasi non può trovare applicazione a carico delle imprese che svolgono soltanto attività di commercio all'ingrosso»;

   nonostante il dato giurisprudenziale ormai consolidato, persiste tuttavia una resistenza delle Asl a recepirne gli effetti dovuta all'interpretazione dalla nota 11000-P del 17 aprile 2009, il cui contenuto è stato confermato con nota Dgisan n. 4469 dell'8 febbraio 2013, al punto 7, con la quale il dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti – direzione generale per l'igiene della sicurezza degli alimenti e della nutrizione – è intervenuto a fornire «indicazioni applicative» sulla tariffa di cui al decreto legislativo n. 194 del 2008, affermando che allo stato attuale, la produzione primaria deve ritenersi esclusa dal campo di applicazione del decreto, come pure la produzione e la commercializzazione al dettaglio, i sottoprodotti di origine animale ed il settore mangimistico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, allo scopo di interrompere ed evitare la prosecuzione di ulteriori contenziosi che ormai appaiono soltanto fonte di spreco delle risorse sia della pubblica amministrazione che delle stesse imprese interessate.
(4-02624)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di queste settimane che la società iniziative ferroviarie italiane, con sede a Santhià in provincia di Vercelli, versa in una difficile situazione economica ormai da diverso tempo;

   tale società risulta ad oggi garantire l'impiego di circa 130 posti di lavoro nel campo della manutenzione ferroviaria;

   tale società nacque più di 100 anni fa con il nome di F.lli Magliola e quindi risulta avere un patrimonio di competenze e di professionalità di indubbio valore;

   tali difficoltà hanno causato l'impossibilità per l'azienda di corrispondere ai propri dipendenti la 14a mensilità del 2017 e del 2018;

   risulta inoltre essere stato erogato un acconto di 800 euro relativo alla retribuzione di novembre 2018, mentre non sono state pagate le mensilità 13a 2018 e di dicembre 2018, oltre che il versamento della previdenza complementare, il versamento delle quote dell'assicurazione sanitaria, il saldo della dichiarazione dei redditi ed il conguaglio «bonus fiscale» ai sensi del decreto legislativo n. 66 del 2014;

   per i lavoratori cessati non sono state versate le quote relative al trattamento di fine rapporto;

   la Società ha comunicato al sindaco della città di Santhià il perdurare della crisi e il suo probabile aggravamento in considerazione della mancanza di prospettive di nuove commesse oltre il mese di marzo 2019;

   va considerata l'assoluta necessità di evitare il fallimento e la chiusura di una realtà industriale di primaria importanza per il territorio vercellese e dell'intera regione Piemonte –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga a tale riguardo di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di tutelare i lavoratori della società Iniziative ferroviarie italiane, verificando anche la possibilità di aprire un apposito tavolo di crisi in merito
(4-02620)

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Vianello e Cassese n. 5-00200 del 19 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00661;

   interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-00368 del 4 settembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00662.