Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ultima nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza il Governo ha stimato una crescita del prodotto interno lordo dell'1,5 per cento per l'anno 2019, dell'1,6 per cento per il 2020 e dell'1,4 per cento il 2021 e ha indicato per quest'anno una manovra costruita attorno a un rapporto deficit/Pil del 2,04 per cento;

    sono state attuate nel 2018 e per il 2019 rilevanti misure di sostegno al reddito e ai consumi, nonché di crescita degli investimenti, attraverso i decreti-legge «dignità», «concretezza», «semplificazioni» e, da ultimo, il decreto che introduce il reddito di cittadinanza e «quota cento»;

    entro il prossimo 10 aprile è prevista la presentazione al Parlamento del Documento di economia e finanza 2019, che conterrà gli indirizzi di politica economica per il prossimo triennio, insieme ad un nuovo programma di stabilità e ad un nuovo programma nazionale di riforma;

    nella scorsa legge di bilancio il Governo ha adottato sia misure prudenziali, considerati gli scenari meno favorevoli di crescita, sia misure di carattere espansivo, idonee a sostenere la domanda interna e contrastare il rallentamento economico dovuto alle tensioni commerciali internazionali;

    il Governo confida negli effetti positivi delle misure finora varate, quali la detassazione degli investimenti, il sostegno allo sviluppo con un piano di investimenti pubblici da 15 miliardi, il riammodernamento delle infrastrutture e la messa in sicurezza del territorio. Le misure adottate produrranno effetti positivi già nella seconda metà dell'anno;

    in concomitanza con la predisposizione del Documento di economia e finanza 2019, sono in valutazione ulteriori provvedimenti urgenti finalizzati alla crescita e allo sviluppo, attraverso ulteriori misure di agevolazioni a favore delle imprese e misure per accelerare gli investimenti pubblici delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali e locali, mediante l'attesa semplificazione del codice degli appalti,

impegna il Governo

1) a indicare, in sede di emanazione del Documento di economia e finanza (Def) 2019, le misure coerenti con l'aggiornamento dei saldi di finanza pubblica, alla luce dell'eventuale nuovo quadro economico e finanziario di riferimento.
(1-00153) «D'Uva, Molinari».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    nel 2020 decorre il cinquantenario del rimpatrio forzoso della comunità italiana dalla Libia;

    il 21 luglio 1970 il Governo libico emanava un decreto per la confisca di tutte le proprietà della comunità italiana;

    il 7 ottobre 1970 il Governo libico emanava il decreto di espulsione della comunità italiana;

    il decreto di confisca venne pretestuosamente giustificato come «acconto sui danni derivanti dalla colonizzazione»;

    il rimpatrio forzato di massa della comunità italiana avveniva in un momento di pace e da un Paese formalmente amico e con il quale era intercorso un trattato internazionale che garantiva la presenza degli italiani in Libia come cittadini residenti, il libero godimento della proprietà e la salvaguardia dei contributi pensionistici versati sia all'ente pensionistico italiano che a quello libico succedutogli;

    l'Italia all'epoca non seppe tutelare adeguatamente i connazionali residenti in Libia;

  la ricorrenza del 07 ottobre, data della espulsione della comunità italiana, è stata celebrata come «giorno della vendetta» in Libia nel corso del regime di Gheddafi,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per istituire una giornata di ricordo in occasione dei cinquant'anni della illegittima espulsione dalla Libia dei nostri connazionali;

   in ogni caso, a celebrare la predetta data nel corso del 2020 con convegni, pubblicazioni, realizzazioni di filmati istituzionali, anche se del caso in collaborazione con l'Airl (associazione italiani rimpatriati dalla Libia), per ricordare il forzato rimpatrio dei nostri connazionali e la patente ingiustizia patita dagli stessi a cui furono confiscate tutte le proprietà.
(7-00217) «Donzelli, Delmastro Delle Vedove».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 decorre il cinquantenario del rimpatrio forzoso della comunità italiana dalla Libia;

   il 21 luglio 1970 il Governo libico emanava un decreto per la confisca di tutte le proprietà della comunità italiana;

   il 7 ottobre 1970 il Governo libico emanava il decreto di espulsione della comunità italiana;

   il decreto di confisca venne pretestuosamente giustificato come «acconto sui danni derivanti dalla colonizzazione»;

   il rimpatrio forzato di massa della comunità italiana avveniva in un momento di pace e da un Paese formalmente amico e con il quale era intercorso un trattato internazionale che garantiva la presenza degli italiani in Libia come cittadini residenti, il libero godimento della proprietà e la salvaguardia dei contributi pensionistici versati sia all'ente pensionistico italiano che a quello libico succedutogli;

   l'Italia all'epoca non seppe tutelare adeguatamente i connazionali residenti in Libia;

   la ricorrenza del 7 ottobre, data della espulsione della comunità italiana, è stata celebrata come «giorno della vendetta» in Libia nel corso del regime di Gheddafi –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per istituire una giornata di ricordo in occasione dei cinquant'anni della illegittima espulsione dalla Libia dei nostri connazionali e se, in ogni caso, intenda celebrare la predetta data nel corso del 2020 con convegni, pubblicazioni, realizzazioni di filmati istituzionali, anche, se del caso, in collaborazione con l'Airl (Associazione italiani rimpatriati dalla Libia), per ricordare il forzato rimpatrio dei nostri connazionali e la patente ingiustizia patita dagli stessi a cui furono confiscate tutte le proprietà.
(3-00652)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende la notizia che la holding Altea s.r.l. risulta coinvolta in un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale;

   lo stesso gruppo occupa 17.000 dipendenti in tutta Italia;

   le aziende impattate risultano essere 32 facenti parte della holding Altea s.r.l.;

   è necessario che il Governo intervenga e garantisca la tutela dei lavoratori e il mantenimento delle commesse aziendali –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire con la massima urgenza il pagamento degli emolumenti ai lavoratori, ed assicurare la continuità produttiva delle aziende facenti parte della holding sopra richiamata.
(3-00654)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio europeo ha recentemente approvato un documento con le procedure per la selezione della sede della nuova autorità europea del lavoro (Ela), incaricata di una serie di compiti operativi, tra cui l'agevolazione dell'accesso alle informazioni da parte dei singoli e dei datori di lavoro, il sostegno agli Stati membri nella cooperazione, lo scambio di informazioni, le ispezioni concertate e congiunte, la valutazione dei rischi, lo sviluppo di capacità, la mediazione e la lotta al lavoro sommerso;

   la selezione si svolgerà con valutazione delle candidature su criteri di equilibrio geografico, data di istituzione, accessibilità della sede, esistenza di strutture scolastiche adeguate per i figli del personale, adeguato accesso al mercato del lavoro, alla sicurezza sociale e alle cure mediche sia per i figli che per i coniugi e offerte di accoglienza;

   la procedura di selezione prevede un termine ultimo fissato per il 6 maggio 2019 per la presentazione delle candidature, con pubblicazione delle medesime prevista per il 13 maggio;

   le finalità che saranno perseguite da questa nuova agenzia europea avranno una grande rilevanza nel formare le politiche del lavoro del domani ed è perciò di vitale importanza, sia simbolica che strategica, che l'Italia e la città di Milano siano presenti e in prima linea nel dibattito sul futuro del lavoro;

   la precedente candidatura della città di Milano a ospitare l'Agenzia europea del farmaco ha confermato la competitività della città rispetto alle altre metropoli europee, frutto anche dell'efficacia del lavoro coordinato delle istituzioni nella redazione del dossier e nel sostegno alla candidatura;

   il consiglio comunale di Milano a giugno 2018 ha approvato una mozione a prima firma del consigliere Angelo Turco che invitava il sindaco e la giunta a monitorare il percorso della Commissione europea verso l'istituzione della nuova European Labour Authority, candidando la città di Milano come sede della Ela –:

   a che punto siano i preparativi per sostenere la candidatura della città di Milano a ospitare la sede della European Labour Authority.
(5-01766)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e FIDANZA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia da sempre intrattiene rapporti diplomatici con Taiwan anche per il tramite di un proprio ufficio di rappresentanza nell'isola;

   la realtà di Taiwan è sempre stata tutelata dall'Italia perché rispetta lo Stato di diritto e i diritti umani;

   il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha sempre coltivato l'idea di «riunificare» i due sistemi di Pechino e Taiwan in una «unica Cina»;

   Xi Jinping non ha mai rinunciato ufficialmente nemmeno alla possibilità di usare la forza militare per riunificare Taiwan al continente;

   l'isola di Taiwan gode di una indipendenza di fatto e di un governo con un presidente eletto dal popolo dal 1949;

   da allora, la Cina considera Taiwan come una provincia ribelle, che necessita di essere riportata sotto la sfera di influenza di Pechino a qualsiasi costo;

   la Cina non riconosce internazionalmente Taiwan come entità politica separata, basando le sue relazioni diplomatiche con gli altri Paesi sul principio «una Sola Cina», ovvero qualsiasi Stato istituisca rapporti con la Repubblica Popolare Cinese non può averne con Taiwan;

   nel suo discorso sulla «questione taiwanese», il presidente Xi Jinping ha ipotizzato l'applicazione all'isola del principio «un Paese, due sistemi»;

   secondo Xi Jinping, la via di «un Paese, due sistemi» sarebbe l'unica possibile per «sistemare la realtà taiwanese e salvaguardare gli interessi e i benefit dei taiwanesi»;

   Xi Jinping ultimamente continua a fare riferimento a «una Sola Cina», ma omettendo sapientemente di fare riferimento alla pur respinta ipotesi di «due sistemi», evidentemente avanzando una più aggressiva prospettiva annessionistica;

   il 23 marzo 2019, al termine dell'incontro tra Governo italiano e Governo cinese, è stato diramato un «Comunicato Congiunto tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese sul rafforzamento del partenariato strategico globale» con cui si precisa che «l'Italia conferma la sua adesione alla politica di una sola Cina»;

   è evidente che si tratta di un salto di qualità nella politica annessionistica della Cina che viene gravemente avallata dall'Italia;

   è rilevante che tale posizione intervenga a seguito degli incontri sulla Nuova Via della Seta –:

   se il Governo con il comunicato sopra richiamato abbia voluto avallare la nuova politica di Xi Jinping relativa ad «una Sola Cina» senza più alcun voluto riferimento ai cosiddetti «due sistemi» o se si sia trattato di quella che appare agli interroganti una imperdonabile e gravissima svista politico-istituzionale.
(5-01775)


   LUPI e BENEDETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo di stampa del 23 marzo 2019 si apprende che la giornalista Giulia Pompili del quotidiano Il Foglio era presente alla conferenza stampa tenuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella e dal Presidente cinese Xi Jinping;

   nell'articolo viene denunciato l'atteggiamento intimidatorio e ostile nei confronti della giornalista da parte del signor Yang Han, funzionario dell'Ambasciata cinese in Italia, recentemente divenuto capo dell'ufficio stampa della sede diplomatica;

   secondo quanto riportato nell'articolo, il signor Yang Han avrebbe più volte intimato con tono minaccioso alla giornalista di «smettere di parlare male della Cina» e le avrebbe anche allusivamente detto di sapere chi fosse;

   oltre a questo, nel momento in cui la giornalista ha preso il proprio telefono dalla tasca, il funzionario le avrebbe ingiunto di riporlo;

   il Presidente Xi Jinping si trovava in Italia per la Belt and Road Initiative (BRI), comunemente nota come «Nuova Via della Seta», e, in questo ambito, per la firma di un memorandum di cooperazione tra Cina e Italia in numerosi settori: in ambito infrastrutturale, ma anche agricolo, finanziario, energetico e turistico;

   considerata la delicatezza geopolitica di questo evento, che rappresenta l'apertura di un nuovo, importante capitolo nella storia delle relazioni tra Cina e Italia, a parere degli interroganti, l'episodio avvenuto al Quirinale necessita di essere chiarito;

   la Cina, secondo Reporterssansfrontières non è un Paese dove viga la libertà di stampa: il rapporto dell'organizzazione no-profit del 2018 parla di 348 giornalisti in prigione nel mondo, di cui la metà si trova detenuta in cinque Paesi: Iran, Arabia Saudita, Egitto, Turchia e Cina;

   nel 2017 Reporterssansfrontières ha definito la Cina «la più grande prigione di giornalisti al mondo» che attua «misure per reprimere giornalisti e blogger»;

   l'Italia tutela la libertà di stampa e di espressione, come dichiarato nei primi due commi dell'articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiedere chiarimenti all'ambasciata cinese riguardo al comportamento del proprio funzionario a capo dell'ufficio stampa, a tutela innanzitutto della giornalista oggetto delle intimidazioni e, in generale, della libertà di espressione e del diritto di critica garantito a tutti – giornalisti e cittadini – dalla Costituzione italiana.
(5-01776)


   VALENTINI, BERGAMINI e ORSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, la coraggiosa avvocatessa iraniana e paladina dei diritti umani è stata condannata da un tribunale di Teheran a una pena senza precedenti, a 38 anni di prigione e a una sorta di tortura medioevale, ossia 148 frustate, per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», e per «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa, obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;

   tale condanna è per fatti essenzialmente legati alle sue attività di avvocato di detenuti politici e di difensore dei diritti umani, per le quali nel 2012 il Parlamento europeo l'ha insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero;

   la situazione delle donne iraniane sta assumendo contorni sempre più inaccettabili, di sudditanza rispetto agli uomini, con gravi intimidazioni e limitazioni subite nella vita quotidiana; l'obbligatorietà del velo è diventata un'ulteriore simbolo di vessazione, contro cui diverse organizzazioni umanitarie si stanno mobilitando per difendere i diritti delle donne, anche con numerosi appelli, per coinvolgere l'opinione pubblica internazionale, a cominciare dalla liberazione di Nasrin Sotoudeh –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, sia a livello bilaterale nei confronti delle autorità iraniane, sia a livello multilaterale, per ottenere la liberazione di Nasrin Sotoudeh e porre fine alle pene e ai trattamenti inumani e degradanti che le sono stati inflitti.
(5-01777)


   FORMENTINI e CAPITANIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultima Relazione che la Commissione adozioni internazionali (Cai) ha pubblicato si afferma che l'Etiopia è il «terzo Paese di origine al mondo» dei minori adottati passando dai 1.539 minori adottati nel 2004 «a un picco di 4.553 minori adottati nel 2009, per concludere con 1.086 minori adottati del 2014»;

   secondo la Cai, nel 2013 l'Etiopia era per l'Italia il secondo Paese di provenienza dei minori adottati, con 293 bambini (il 10,4 per cento); nel 2014 sono stati 103 e nel 2015 sono scesi a 97, rimanendo l'ottavo Paese d'origine dei minori entrati in Italia per adozione;

   i bambini adottati provenienti dall'Etiopia da coppie italiane nel 2017 sono stati solo 44, aventi un'età media di 3,2 anni (dati Cai);

   da anni la situazione delle adozioni in Etiopia è estremamente complessa e le adozioni hanno un iter estremamente lungo, incerto e travagliato;

   il 9 gennaio 2018 il Parlamento dell'Etiopia ha approvato la legge n. 1070 del 2018, pubblicata il 14 febbraio 2018, che mette al bando le adozioni internazionali;

   in seguito all'approvazione di tale legge, risultavano circa 80 famiglie italiane instradate per un'adozione in Etiopia, delle quali poco meno di un terzo hanno ricevuto la segnalazione di un abbinamento; perciò, sono state bloccate le domande di adozione di circa una trentina di coppie italiane di cui era già stato avviato il procedimento di adozione –:

   quali iniziative diplomatiche il Ministro interrogato abbia posto in essere per cercare una positiva soluzione a questa vicenda, nell'interesse primario dei minori abbandonati e delle famiglie italiane coinvolte.
(5-01778)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, SCALFAROTTO, MINNITI, FASSINO e DE MARIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Foglio» nell'edizione del 23 marzo 2019, il giorno 22 marzo al Quirinale – in occasione dell'incontro tra il Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping e il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella – un funzionario dell'ambasciata cinese in Italia responsabile dell'ufficio stampa della sede diplomatica, signor Yang Han, avrebbe duramente apostrofato la giornalista del «Foglio» Giulia Pompili;

   alla giornalista del «Foglio» il funzionario dell'ambasciata cinese avrebbe contestato il contenuto di alcuni suoi recenti articoli sulla Cina, di tono e contenuto non favorevoli agli attuali indirizzi politici della Presidenza della Repubblica popolare cinese;

   le parole usate dal funzionario dell'ambasciata cinese all'indirizzo della giornalista del «Foglio», secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano, sarebbero state: «La devi smettere di parlare male della Cina», «So benissimo chi sei» –:

   quali iniziative abbia intenzione di assumere il Ministro interrogato nei confronti dell'ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia per chiarire i dettagli di quanto accaduto e, conseguentemente, protestare rispetto a quella che appare come una intimidazione del funzionario dell'ambasciata cinese nei confronti di una giornalista di un quotidiano italiano e più in generale di tutta la stampa italiana nel suo lavoro di racconto e commento della realtà politica ed economica cinese.
(5-01779)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nelle aree protette si portano avanti attività di difesa degli habitat e della biodiversità e, allo stesso tempo, si sperimentano strategie e modelli di sviluppo ecosostenibili che possono essere di grande utilità per il territorio, le comunità e il contrasto ai mutamenti climatici;

   per fare questo, tuttavia, i parchi nazionali devono essere nelle condizioni di svolgere con efficacia la loro funzione. Per molti di essi oggi non è così. Ad oggi tredici parchi nazionali su ventiquattro sono privi di presidente: Dolomiti Bellunesi, Cinque Terre, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Maiella, Gargano, Alta Murgia, Aspromonte, Asinara e di Abruzzo Lazio e Molise, appena scaduto. Mentre sono commissariati i parchi dell'Appennino Lucano e della Sila, è privo di rappresentanza legale il parco nazionale del Circeo. Inoltre, sono privi di direttori legittimamente nominati e si affidano a dipendenti che ne svolgono le funzioni: Dolomiti Bellunesi, Foreste Casentinesi, Maiella, Abruzzo-Lazio-Molise, Gargano, Appennino Lucano, Sila, La Maddalena e Pantelleria; è di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni dell'intero consiglio direttivo del Parco Dolomiti Bellunesi e delle dimissioni, dopo quelle del presidente, anche del vicepresidente delle Cinque Terre. È del tutto evidente che tutti e due gli enti di fatto sono inattivi;

   per questo motivo Federparchi, insieme a Club Alpino Italiano, Wwf, Italia nostra, Mountainwildernes Italia, Enpa, Pronatura, Legambiente, Lipu, Fai, Touring club e Mare vivo, si è rivolta al Ministro interrogato illustrando tale situazione e sollecitando un intervento urgente per dare una governance completa a quei parchi che da troppo tempo ne sono privi e che rischiano, nonostante l'impegno profuso, di vedere vanificati i loro sforzi per la difesa e la valorizzazione degli habitat naturali;

   alcuni parchi nazionali sono in questa situazione da anni e hanno visto succedersi anche quattro Ministri, ma sino ad oggi nulla è accaduto. Si è sorpresi che non ci sia stato nessun riscontro da parte del Ministro interrogato all'accorato appello firmato dalla Federparchi e dalle 11 più rappresentative associazioni ambientaliste italiane. Si sa che le nomine non dipendono solo dal Ministro interrogato perché è necessaria l'intesa con i presidenti delle regioni, ma ci si chiede come sia possibile che non si riesca a trovarla con nessuno dei 13 parchi coinvolti, come denunciato più volte dal presidente di Federparchi;

   si richiama un solo esempio, ma potrebbero essere tanti, per far capire l'urgenza di un intervento. Fra poco, con l'arrivo della primavera e dell'estate, aumenterà la presenza di turisti nelle aree protette. È un fatto molto positivo sia per diffondere al grande pubblico i valori della tutela ambientale, sia per contribuire allo sviluppo sostenibile dei territori. Nello stesso tempo, però, aumentano i rischi per l'ambiente, come ad esempio quello costituito dagli incendi boschivi, anche per l'attuale stato di siccità;

   i parchi, inoltre, con una governance forte e completa, possono dare il loro contributo anche alla sicurezza dei visitatori che si muovono in natura, pur non essendo questa una loro competenza diretta. Per questo servono, da una parte, norme chiare su compiti, funzioni e responsabilità, dall'altra una governance degli enti in grado di svolgere pienamente i suoi compiti, dal ruolo delle guide parco, alla gestione dei flussi crescenti di visitatori;

   le aree protette sono un bene comune di tutto il Paese e vanno salvaguardate e messe nelle condizioni di funzionare al meglio –:

   quali siano i motivi che hanno determinato questa gravissima paralisi nelle nomine dei presidenti e il commissariamento di numerosi altri parchi nazionali;

   quali iniziative intenda assumere e in quali tempi per risolvere questa situazione che di fatto blocca l'attività degli enti parco.
(5-01764)


   BORDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa hanno fatto emergere un sospetto caso di sversamento illegale del percolato prodotto in un impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti sito nel comune di Deliceto;

   stando alle testimonianze e ai filmati raccolti, il liquido verrebbe sversato direttamente in un canale prospiciente la discarica, ormai esaurita, le cui acque sarebbero utilizzate per l'irrigazione dei campi vicini;

   è emerso, inoltre, che nel 2017 non è stato possibile effettuare i prescritti controlli sui reflui liquidi per «mancanza di acqua» nei pozzetti di raccolta delle acque meteoriche realizzati appositamente per effettuare tale attività;

   l'impianto è gestito da una società riconducibile a un imprenditore che gestisce un impianto per rifiuti non pericolosi nel territorio di Vasto, al cui interno, il 20 marzo 2019, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Pescara hanno sottoposto a sequestro preventivo la terza vasca Nuova tegola per «violazione di norme a tutela dell'ambiente e di quanto stabilito nell'autorizzazione integrata ambientale, essendo stati accertati conferimenti di rifiuti extra-regione per gli anni 2017-2018 (provenienti da Puglia, Campania e Lazio) per circa 70 mila tonnellate» –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto delle norme in materia ambientale e la tutela della salute dei cittadini e della salubrità dei terreni e dei prodotti agroalimentari, evitando che si ripetano casi simili.
(5-01767)


   TASSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa hanno fatto emergere un sospetto caso di sversamento illegale del percolato prodotto in un impianto complesso di trattamento meccanico biologico (Tmb) e discarica di servizio occorso in territorio del comune di Deliceto;

   dai filmati mostrati e dalle testimonianze raccolte, il liquido verrebbe sversato sia nei terreni circostanti che in un canale nei pressi della discarica, ormai esaurita, le cui acque, utilizzate per l'irrigazione dei campi vicini, confluirebbero nel torrente Carapellotto, affluente del fiume Carapelle, che sfocia nel Golfo di Manfredonia;

   inoltre, emerge che dal 2017 non è stato possibile effettuare i prescritti controlli sui reflui liquidi per «mancanza di acqua» nei pozzetti di raccolta delle acque meteoriche, realizzati appositamente per effettuare tale attività;

   l'impianto è gestito da una società riconducibile ad un imprenditore che gestisce una discarica nel territorio di Vasto, al cui interno, il 20 marzo 2019, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Pescara hanno proceduto al sequestro preventivo della «terza vasca per rifiuti non pericolosi» per «violazione di norme a tutela dell'ambiente e di quanto stabilito nell'autorizzazione integrata ambientale, essendo stati accertati conferimenti di rifiuti extra-regione per gli anni 2017-2018 (provenienti da Puglia, Campania e Lazio) per circa 70 mila tonnellate» –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto delle norme in materia ambientale e la tutela della salute dei cittadini, nonché per garantire l'integrità dei terreni, dei prodotti agroalimentari e la salvaguardia dell'economia dell'intera provincia di Foggia.
(5-01769)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORINO e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 27 maggio 2003, il Ministro dell'ambiente, il Ministro delle attività produttive, il presidente di Telecom Italia, e la società Stella s.p.a., hanno sottoscritto un accordo previo parere favorevole della Conferenza Stato-regioni – ai sensi dell'articolo 2 comma 4, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, repertorio atti n. 1663 del 13 marzo 2003, accordo che, salvo proroghe tacite (si veda articolo 10 dell'accordo), sarebbe scaduto il 27 maggio 2010;

   l'accordo era finalizzato a garantire una corretta ed efficace gestione dei pali per le linee telefoniche, ivi compresi soprattutto quelli impregnati con sostanze preservanti contenenti rame, cromo e arsenico;

   ai fini di una sua efficace attuazione, il testo prevedeva, all'articolo 11, la costituzione di un comitato di vigilanza e controllo, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti firmatarie, nonché da un rappresentante dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (ora Ispra) e dell'istituto superiore di sanità, con il compito, avente almeno cadenza annuale, di verificare il funzionamento del sistema gestionale;

   inoltre, Telecom si impegnava alla sostituzione progressiva dei pali impregnati con creosoto o con sali di Cca con pali impregnati con sostanze in concentrazioni tali da non far classificare il rifiuto come pericoloso (150.000 il primo anno e successivamente 200.000 l'anno);

   in risposta a una interrogazione a risposta immediata in Commissione, n. 3-009265, presentata dal senatore Baldini e discussa il 6 ottobre 2009, il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare protempore, delegato a rispondere, ammetteva che il comitato di vigilanza non si era mai più riunito dall'aprile 2005 al 6 ottobre del 2009, interrompendo quindi le attività di vigilanza sullo stato di attuazione dell'accordo e comunicava che, alla data del 30 giugno 2009, sarebbero stati disinstallati da Telecom circa 1.108.000 pali in legno e che la società Stella s.p.a. aveva provveduto allo stoccaggio, in sicurezza, dei pali trattati chimicamente, e Telecom garantiva la completa informatizzazione nella registrazione dei rifiuti, tale da permetterne il costante e puntuale tracciamento –:

   se l'accordo descritto in premessa sia stato prorogato e fino a quando;

   se il comitato di vigilanza abbia poi svolto regolarmente le sue funzioni e quali documentazioni abbia prodotto;

   se la Telecom abbia effettivamente provveduto alla sostituzione completa dei pali impregnati con sostanze preservanti contenenti rame, cromo e arsenico e quale sia l'attuale consistenza e il luogo di stoccaggio dei pali trattati chimicamente ovvero dove e in che modo siano stati trattati per renderli innocui.
(4-02590)


   ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il riciclo dei rifiuti in Italia sta avendo importanti sviluppi per l'incremento della raccolta differenziata (Rd) e l'aumentata consapevolezza dei cittadini; la carenza di politiche di prevenzione del rifiuto e numerosi illeciti come la produzione di beni fittizi già destinati in partenza al ciclo dei rifiuti (si veda l'indagine sulla Marmodiv ed Eco Cart di San Giorgio di Mantova sui volantini destinati direttamente al macero), la carenza di informazioni ai cittadini in merito alla Rd di qualità e la richiesta di una minore presenza di impurità anche da parte della Cina stanno portando a una difficoltà di gestione a valle;

   la raccolta differenziata del vetro ha visto la crescita dei rifiuti raccolti negli ultimi anni, +8,3 per cento nel 2017 (156 mila tonnellate) e con una previsione di un ulteriore +7,6 per cento nel 2018 (155 mila tonnellate) queste importanti crescite hanno saturato la capacità produttiva nazionale di trattamento (di recupero del vetro), tanto che le aste del mese di agosto 2018 bandite da CoReVe per allocare i rifiuti di imballaggi in vetro acquisiti dai comuni convenzionati hanno visto inoptate circa 65.000 tonnellate; CoReVe, in quanto consorzio obbligatorio preposto alla raccolta e alla gestione dei rifiuti in vetro in base alla legge, sta reagendo a questa situazione attrezzandosi con aree di stoccaggio temporaneo, incentivando sia le esportazioni dei rifiuti da imballaggio in vetro, sia l'aumento delle capacità di trattamento dei singoli impianti;

   tra gli impianti di recupero del vetro, l'impianto della Emiliana Rottami è sotto curatela fallimentare, sorge in provincia di Modena e recupera circa il 9 per cento del vetro nazionale;

   La Vetri di Villa Poma (MN) ha capacità annua di trattamento 15 per cento del mercato nazionale (300 mila tonnellate) ed erano previsti importanti investimenti (80 milioni di euro) da parte del gruppo multinazionale Verallia a testimonianza di un settore interessante e competitivo in ambito internazionale; nel mese di ottobre del 2018 è intervenuta la revoca autorizzativa all'impianto dopo i controlli della provincia di Mantova; il Tar ha sospeso l'efficacia del provvedimento ed è in corso l'adeguamento alle prescrizioni ambientali; Pende un'istanza fallimentare da parte di alcuni dipendenti;

   vi sono stati oltre 400 roghi di impianti di stoccaggio o trattamento rifiuti negli ultimi 4 anni;

   è stato inserito nella legge di bilancio 2019 un credito d'imposta per i beni recuperati dai rifiuti. Permane un accesso al credito non sempre sollecito per queste attività, come nel caso de La Vetri e sembra mancare un canale preferenziale –:

   se il Governo intenda favorire il riciclo nazionale del vetro e con quali iniziative e strumenti intenda procedere;

   se il Governo intenda adottare iniziative per favorire la filiera del riciclo, anche agevolando l'accesso agli strumenti finanziari.
(4-02593)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   recentemente si è appreso dagli organi stampa che la Iterc, impresa terminalista che gestisce, in appalto, il traffico merci nel porto industriale di Cagliari, sarà costretta ad avviare i primi 40 licenziamenti e ciò in ragione del crollo drastico delle commesse, ridotte finanche dell'80 per cento;

   le organizzazioni sindacali, da tempo, denunciano la grave situazione di crisi del citato scalo portuale ed, in particolare, lamentano l'assenza di interlocuzioni con la Cict e il gruppo Contship Italia di cui la Cict fa parte: ciò, nonostante sia stata, a più riprese, promessa, dal Ministero, l'apertura di un tavolo di concertazione nel quale la medesima Contship avrebbe dovuto chiarire i propri progetti per lo sviluppo del medesimo scalo;

   da quel che risulta, il tavolo di concertazione, finora, non sarebbe stato avviato e, dunque, la questione appare tuttora irrisolta, con le organizzazioni sindacali che si sono viste costrette a inviare una relazione sull'attività del porto industriale di Cagliari al consiglio di amministrazione del gruppo tedesco Eurokai, al quale fa Contship;

   lo sviluppo del porto industriale dipende direttamente, anche, dall'attivazione della zona franca portuale, già prevista dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998, il quale, in attuazione dell'articolo 12 dello statuto speciale della regione Sardegna, ha istituito nella medesima regione zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti (CEE) n. 2913/1992 (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), in particolare, nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili;

   il Governo ha accolto, approvandolo come raccomandazione, un ordine del giorno con il quale peraltro si impegnava all'attivazione della zona franca nell'intero territorio regionale della Sardegna –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di superare la crisi dei traffici nel porto industriale di Cagliari, se del caso anche con la definitiva attivazione della zona franca portuale, garantendo così quantomeno il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
(2-00322) «Deidda».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE TOMA e TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'operazione del Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza, che ha portato al sequestro preventivo, di oltre 700 milioni di euro nell'ambito dell'inchiesta della vendita di diamanti cosiddetti «da investimento», nei confronti di decine di migliaia di risparmiatori in cui risultano indagati anche numerosi istituti di credito, fra i quali Banco Bpm e Banca Aletti, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps, ha suscitato grande clamore mediceo;

   al riguardo l'interrogante evidenzia come la suesposta vicenda, non risulti peraltro nuova, considerando che migliaia di risparmiatori che hanno effettuato simili investimenti nel corso degli anni precedenti, si sono trovati in gravi difficoltà, nel recuperare le somme impegnate, nonostante gli interventi sopraggiunti delle associazioni di tutela dei consumatori, a seguito dei provvedimenti dell'ottobre 2017 da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ritenendo tali pratiche di vendita omissive e ingannevoli, ha sanzionato per oltre 15 milioni di euro, due società venditrici di Intermarket, Diamond Business e Diamond Private Investment, nonché gli istituti di credito coinvolti nella vendita dei diamanti cosiddetti «da investimento»;

   anche il Tar del Lazio, nel novembre 2018 (attraverso cinque sentenze) confermando le multe inflitte dall'Antitrust nei riguardi di Unicredit, Banco Bpm, Mps e ai due principali operatori nella vendita di diamanti attraverso gli sportelli bancari, per l'attività di pratiche commerciali scorrette da essi intrapresa, ha evidenziato che il codice del 3 consumo, all'articolo 2, comma 2, lettera c), prevede il diritto dei consumatori a essere correttamente informati, stabilendo espressamente che essi hanno diritto ad «un'adeguata informazione e ad una corretta pubblicità» ed ancora, alla lettera e), «alla correttezza, alla trasparenza e all'equità nei rapporti contrattuali»;

   le predette disposizioni, pertanto, sono state disattese da parte dei suddetti istituti di credito, attraverso un sistema di vendita che ha offuscato le possibilità di giudizio e di valutazione dei clienti, convincendoli ad acquistare diamanti a prezzi esorbitanti rispetto al loro effettivo valore;

   a tal fine, anche la Consob interpellata in diverse occasioni da parte dell'associazione di categoria Federpreziosi Confcommercio, nonché da altre organizzazioni, nell'ambito dell'attività di vendita di diamanti cosiddetti «da investimento», attraverso la comunicazione m.13038246 del maggio del 2013, ha stabilito che tali operazioni finanziarie, non sono considerate «investimenti finanziari» e pertanto non sono soggette alle relative regole di vigilanza;

   nonostante le sanzioni rilevate e gli interventi della magistratura, l'interrogante evidenzia che tale tipologia di vendita di diamanti «da investimento», viene tuttora, praticata da società intermediarie, anche su siti internet, in cui vengono riportate indicazioni equivoche quali: «Investire in diamanti diventa interessante anche per la fiscalità. L'Incremento della quotazione del diamante è netta e le plusvalenze sono da dichiarare; sono esenti da capital gain tax e possono essere la soluzione per lasciti ed eredità. I diamanti sono un bene al portatore di libera circolazione. Investire in diamanti è una alternativa intelligente per proteggersi dalle incertezze della finanza»;

   ad avviso dell'interrogante, risulta pertanto urgente e necessario, porre in essere iniziative, anche di tipo normativo, volte a definire un quadro regolatorio, certo e trasparente, al fine di evitare il perpetuarsi di fenomeni fittizi, che possono ledere l'equità dei rapporti contrattuali, penalizzando i risparmiatori, come la vicenda suesposta dimostra –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al pari di quelle già previste per il mercato dell'oro da investimento, al fine di evitare il ripetersi di quanto esposto in premessa e contrastare le pratiche commerciali illegali e i rischi di riciclaggio, i cui effetti negativi e penalizzanti potrebbero esporre a gravi difficoltà nuovamente i risparmiatori italiani.
(5-01762)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DADONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 20 marzo 2019, a seguito di un intervento di routine, 5 agenti della polizia penitenziaria nella casa circondariale di Cuneo sono stati aggrediti da un detenuto. Per gli agenti aggrediti si è reso necessario l'accompagnamento al pronto soccorso dell'ospedale Santa Croce di Cuneo, dal quale sono stati dimessi con una prognosi di 6 giorni;

   non si tratta del primo caso di aggressione ai danni degli agenti di polizia penitenziaria presso la struttura cuneese nel recente periodo;

   nel mese di ottobre 2018 due poliziotti penitenziari sono rimasti feriti all'interno del carcere di Cuneo a causa di un'aggressione da parte di un detenuto che voleva portare con sé in cella alcune foto senza il preventivo controllo;

   nel mese di marzo 2018 un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio era stata aggredita durante l'ora d'aria, con calci e pugni, procurando all'agente una frattura dello scafoide della mano destra e contusioni varie su tutto il corpo;

   le aggressioni sopra citate rappresentano solo alcuni esempi di problema diffuso a livello nazionale ai danni degli operatori di polizia penitenziaria nelle sezioni detentive;

   questa criticità, a quanto si apprende dalla dichiarazioni dei sindacati apparse sui giornali locali, resta senza adeguata risposta da parte del dipartimento di amministrazione penitenziaria, che pare non emani direttive chiare sul contrasto del fenomeno. Le recenti disposizioni dell'amministrazione penitenziaria, quindi, tenderebbero a non risolvere il problema degli atti di aggressione contro gli agenti di polizia penitenziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di queste criticità e come intenda attivarsi per contrastare tale fenomeno e garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria e degli altri detenuti.
(4-02592)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'opera denominata «Sistema a guida vincolata di Firenze (Tramvia fiorentina)» detta anche «Sistema di trasporto urbano integrato-tramvia di Firenze» è prevista dalla legge 21 dicembre 2001 , n. 443, da successive disposizioni e da accordi con la ragione Toscana;

   detta infrastruttura ferrotramviaria metropolitana, a valenza di servizio per la pendolarità regionale, si muove da più direzioni verso il cuore monumentale della città di Firenze attraversando il tessuto urbano secondo disegno radiale convergendo un unico nodo di scambio, la piazza fra l'abside di Santa Maria Novella e la stazione, nel centro storico di Firenze dal 1982 patrimonio culturale dell'umanità. Questa infrastruttura così come progettata, ad avviso dell'interrogante, incide profondamente e trasforma anche in maniera irreversibile l'urbanistica della città, altera l'immagine storica e la struttura secolare;

   le procedure di approvazione del progetto hanno preso avvio in anni precedenti al codice dei beni culturali del 2004; tuttavia; dagli atti preliminari, fino agli attuali, avrebbe dovuto essere premura del comune di Firenze rappresentare nei progetti con il dovuto rilievo il valore storico del tessuto urbano attraversato dall'infrastruttura. Senza il rilievo storico del tessuto urbano diventa impossibile valutare in modo coerente, e scientifico l'impatto sui beni pubblici storici, valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica dell'infrastruttura;

   la tramvia non attraversa un «paesaggio» in quanto ambiente naturalistico sia pur antropizzato, ma trasforma il valore storico culturale del centro di Firenze, tutelato anche dall'Unesco;

   in caso di ripensamento dell'opera difficilmente saranno attuabili eventuali progetti di restauro conservativo progetti di ripristino dello stato dei luoghi;

   dal 1955 sono operanti per decreto ministeriale una serie di vincoli a tutela del paesaggio ma soprattutto dal 1998, anno dell'ultimo piano regolatore generale approvato ed adottato a Firenze, il tessuto urbano ed i viali realizzati con la prima pianificazione urbanistica dell'Unità d'Italia sono stati classificati di valore storico dallo stesso comune di Firenze. Tale classificazione è tecnicamente detta «zona omogenea A» ed è vigente;

   importanti viali e piazze storiche saranno coinvolti a brevissimo in profonde alterazioni difficilmente ripristinabili: in ogni caso i progetti di tramvia definitivi, esecutivi o di variante successivi all'entrata in vigore del codice dei beni culturali avrebbero dovuto essere sottoposti alle prescrizioni del codice, per il valore unico e l'importanza mondiale della città, ed anche per rispetto del principio di precauzione indicato dal documento «Schema di interventi», paragrafo 34 (approvato dalla Conferenza mondiale sulla scienza Unesco 1999), concernente la valutazione dei rischi e dei danni potenzialmente irreversibili –:

   se risulti che nei progetti della tramvia di Firenze il valore Storico del tessuto urbano coinvolto sia stato sempre correttamente dichiarato e prospettato, al fine di consentire una coerente valutazione, in tutte le sedi, sia dei progetti, sia del vero e reale impatto dell'infrastruttura sul tessuto storico della città di Firenze;

   nel caso in cui tali dovute dichiarazioni siano state omesse, se non sia necessario rivedere le valutazioni Via e Vas;

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per tutelare il valore urbanistico, storico e culturale di Firenze rispetto a tale infrastruttura.
(3-00651)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIANO e MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Acerra (Napoli) è dotato di personale con qualifica dirigenziale;

   dalla data di insediamento dell'attuale sindaco, risalente a giugno 2012, tutte le posizioni dirigenziali previste, tranne una breve parentesi per una delle direzioni tecniche sono state coperte;

   nonostante l'ampia e piena copertura di posizioni dirigenziali, al segretario generale sono state sempre attribuite – tranne qualche temporanea, singola e marginale eccezione – importanti e significative funzioni dirigenziali: «gestione giuridica del personale»; «Relazioni sindacali e formazione del personale»; «affari giuridico legali»; «ufficio speciale per la raccolta differenziata e igiene urbana»; «ambiente e riqualificazione urbana»; «Suap e imprese sociali»; «anticorruzione»;

   questo quadro organizzativo è stato da ultimo confermato con il provvedimento sindacale n. 16 del 10 aprile 2018;

   la stabile e permanente attribuzione al segretario generale di imponenti, rilevanti funzioni dirigenziali – in assenza di qualunque presupposto di fatto, pur non sussistendo alcuna vacanza di posizioni dirigenziali e in carenza di espresse disposizioni regolamentari – ad avviso degli interroganti ha ingenerato la dissoluzione di ogni forma di controllo e di verifica, con l'avvio di un perdurante processo patologico di «snaturamento» e «sviamento» del ruolo del massimo funzionario dell'ente, con la compromissione del livello generale di legalità e imparzialità dell'azione amministrativa, come è possibile desumere nei pareri dell'autorità amministrativa, ad esempio, quello del 9 ottobre 2009, reso dal Ministero dell'interno, e quello formulato dalla Corte dei Conti, sezione regionale per la Basilicata n. 50 del 2015;

   la grave alterazione è stata già, nel gennaio 2017, segnalata dai consiglieri comunali di opposizione del precedente mandato amministrativo alla direzione centrale per gli uffici territoriali del Governo e per le autonomie locali del Ministero dell'interno e il 4 giugno 2018 è stata oggetto di trattazione del consiglio comunale, convocato sul punto ai sensi dell'articolo 39, comma 2, del testo unico dell'ordinamento delle autonomie locali, da cui peraltro è scaturita una querela contro due consiglieri comunali da parte del segretario comunale –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per verificare se l'impropria e perdurante attribuzione di tali poteri dirigenziali al segretario generale possa – per carenza di piena legittimazione e la sussistenza di un permanente conflitto di interessi – aver inficiato la validità degli atti adottati nell'esercizio delle relative funzioni e se tali persistenti violazioni, investendo oramai una ingente quantità di provvedimenti amministrativi comunali, si possano configurare, ad ogni effetto di legge e in particolare del testo unico sull'ordinamento degli enti locali, come «gravi»;

   ove ne sussistano i presupposti, se non intenda adottare le iniziative di competenza per addivenire ad una immediata cessazione di una situazione nella quale non sussistono più le condizioni minime per lo svolgimento di elementari e fondamentali attività di controllo sull'attività amministrativa di rilevanti settori e su fondamentali procedimenti, quali concorsi pubblici, indizioni di gare di appalto tra cui il servizio di nettezza urbana, gestione del personale, cura del contenzioso giudiziario e altro.
(5-01780)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio dell'anno, l'azione criminale nella città di Brindisi, una tra le province con il più alto tasso di criminalità, ha raggiunto un livello grave e preoccupante con un aumento vertiginoso di rapine e un conseguente alto rischio per la sicurezza dei cittadini;

   in particolare, il 15 febbraio 2019, due malavitosi a volto coperto hanno fatto irruzione nell'ufficio postale del quartiere Bozzano di Brindisi in via Germania, impossessandosi dei fondi delle casse. Episodio criminoso ripetutosi, nella stessa sede, il 20 marzo, quando due persone armate sono entrate minacciando dipendenti e clienti e facendosi consegnare il denaro; il 22 marzo, l'ufficio postale del rione Casale, in via Duca degli Abruzzi, è stato assaltato da due rapinatori armati; lo stesso giorno, alle 4,30 del mattino, due criminali armati di pistola e machete hanno fatto irruzione nella sala giochi Win Time in viale Commenda, minacciando il dipendente del locale e facendosi consegnare circa 10 mila euro;

   inoltre, come riportato dagli organi di stampa, la violenza criminale imperversa con sparatorie tra giovani delinquenti al centro della città e nei quartieri periferici di Brindisi, rapine in centri commerciali (Ipercoop e Conad), furti, atti teppistici e, da ultimo, l'assalto a un tir carico di tabacchi sulla strada statale 379 nei pressi di Torre Canne;

   come i fatti dimostrano, la situazione è grave e le misure adottate in termini di prevenzione e repressione della criminalità da parte delle forze dell'ordine e delle istituzioni competenti non risultano sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio urbano –:

   quali iniziative intenda adottare per contrastare la violenza criminale nella città di Brindisi;

   quali iniziative intenda adottare per potenziare l'organico delle forze di polizia al fine di aumentare i pattugliamenti e i controlli con la possibile istituzione di punti di vigilanza nei quartieri.
(4-02588)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sindacato dei giornalisti Ast (Associazione stampa toscana) ha denunciato che sabato 23 marzo 2019 a Prato, le forze dell'ordine avrebbero condotto dei controlli ai varchi che delimitavano la manifestazione di Forza Nuova, fotografando i tesserini dei giornalisti, operatori radio tv, fotoreporter, impegnati nei servizi sulla manifestazione;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad una procedura assolutamente inusuale, un fatto sconcertante e preoccupante su cui è assolutamente necessario fare luce fino in fondo;

   il fatto che sia stata riprodotta, e quindi conservata, la tessera professionale di giornalisti, operatori e fotografi può aprire la strada a quella che appare all'interrogante una procedura più simile a una schedatura, e quindi in evidente contrasto con l'articolo 21 della Costituzione, che a dei controlli funzionali a garantire l'ordine pubblico;

   si ricorda, inoltre, che la manifestazione indetta da Forza Nuova serviva a celebrare i 100 anni dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento, primi protagonisti e poi per vent'anni responsabili delle violenze del partito nazionale fascista contro cittadini, lavoratori, antifascisti e chiunque si opponesse al regime;

   iniziative che celebrano il fascismo si pongono in totale contrapposizione con la vigente normativa e per questo, a parere dell'interrogante, chi di competenza avrebbe dovuto negare l'autorizzazione alla manifestazione e non invece preoccuparsi, come pare abbiano fatto le forze dell'ordine, di fotografare i tesserini dei giornalisti;

   dopo quanto avvenuto e denunciato dall'Ast, diventa fondamentale verificare se l'ordine di procedere alla schedatura dei giornalisti sia stato impartito dai responsabili locali del governo e della sicurezza pubblica nella città di Prato, perché, se così fosse, sarebbe dimostrata la loro inadeguatezza a gestire eventi complessi e quindi a ricoprire quei ruoli –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa quanto esposto in premessa, dal momento che, qualora i fatti venissero confermati, si sarebbe, secondo l'interrogante, di fronte a una possibile violazione della libertà di stampa e dell'articolo 21 della Costituzione;

   se il Governo intenda verificare chi abbia deciso tali controlli e con quali finalità e quali siano state le ragioni che hanno portato a questa singolare procedura di identificazione dei giornalisti, operatori radio tv, fotoreporter, impegnati nei servizi sulla manifestazione di Forza Nuova a Prato mai accaduta prima e configurabile, ad avviso dell'interrogante, come una schedatura di massa;

   quali iniziative intenda intraprendere nei confronti delle questure e delle prefetture affinché procedure come quelle esposte in premessa non si ripetano in futuro.
(4-02589)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Università per gli Studi di Napoli «Parthenope», con il concorso di fondi pubblici, ha acquistato nel 2008 un immobile, sito a Napoli nella cosiddetta Area ex Manifattura Tabacchi, da destinarsi all'uso di residenze universitarie;

   successivamente la stessa università per gli studi di Napoli «Parthenope» ha stipulato una convenzione accessoria con il Ministero dell'università e della ricerca, con la quale è stato previsto, fra gli altri, a carico dell'ateneo beneficiario, l'obbligo di «mantenere invariata la destinazione d'uso per un periodo non inferiore a venticinque anni dalla piena funzionalità dell'opera» e l'obbligo di «destinare 112 posti ad alloggio per studenti capaci e meritevoli privi di mezzi»;

   coerentemente a quanto fin qui premesso nel 2012, l'ateneo stipulava un'ulteriore convenzione con l'Adisu Parthenope, volta a regolare l'affidamento, in favore di quest'ultima, della gestione integrale ed esclusiva della residenza universitaria per dieci anni decorrenti dalla consegna dell'immobile e nel 2018 l'Adirsuc subentrava all'Adisu;

   tuttavia, nel settembre del 2018, a seguito di un parere negativo per l'area ex Manifattura Tabacchi, espresso dalla competente direzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'Adirsuc disponeva di dismettere in via precauzionale, a partire dal 1° ottobre 2018, l'utilizzazione di tale struttura;

   nonostante il positivo esito di un ricorso al Tar Campania di Napoli che ha portato l'Adirsuc a ritirare con deliberazione dell'11 febbraio 2019 la propria precedente deliberazione in merito alla dismissione precauzionale della struttura, l'immobile in questione non è ancora stato riaperto, con gravi conseguenze non solo su quegli studenti capaci e meritevoli che avrebbero avuto diritto ad un alloggio, ma anche sui numerosi lavoratori già chiamati a svolgere le proprie mansioni di addetti alle pulizie e alla guardiania presso la struttura precauzionalmente sgomberata –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire la riapertura nel minor tempo possibile dell'immobile indicato in premessa, garantendo così che possa tornare ad ospitare l'utenza avente titolo e a svolgere effettivamente la funzione di residenza universitaria per cui è stata acquistata e finanziata.
(5-01765)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOPO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il riconoscimento espresso del rapporto di lavoro atipico per il personale docente deriva dal decreto ministeriale n. 374 del 1o giugno 2017, il quale prevede, articolo 4-bis, comma 2, che i servizi prestati con contratti atipici, non da lavoro dipendente, stipulati nelle scuole non statali o nei centri di formazione professionale per insegnamenti curricolari, sono valutati per l'intero periodo, secondo i medesimi criteri previsti per i contratti di lavoro dipendente, del contratto di collaborazione a progetto;

   a seguito di tale riforma, varie organizzazioni, con il supporto di sigle sindacali nazionali, stipulavano contratti collettivi nazionali di lavoro basati sul rapporto a progetto, sfociati poi in rapporti di collaborazione coordinata e continuativa a seguito delle modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015 (cosiddetto JobsAct) che, nell'abolire, all'articolo 2 comma 1, i contratti a progetto, li autorizzava, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera a), in presenza di specifici accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;

   la specifica previsione di validità del contratto cosiddetto «atipico» prevista per il personale docente, non è stata, per il personale non docente, altrettanto chiara, generando così disparità di trattamento rispetto al personale docente e, soprattutto, a seconda dell'interpretazione della norma di ogni dirigente scolastico;

   con l'atto di interpello protocollo n. 0022038/2015 del 15 dicembre 2015, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali confermava la legittimità dell'utilizzo del contratto stipulato dalla Federterziario Scuola riconoscendogli lo status giuridico di contratto collettivo nazionale di lavoro;

   l'Inps, anche attraverso il messaggio n. 1712 del 21 aprile 2017, ha riconosciuto il contratto della Federterziario Scuola precisando che: «il codice “412” avente il significato di “CCNL per il personale direttivo, docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario occupato nelle scuole non statali, enti di formazione, scuole di preparazione, Federterziario, Federterziario scuola, Confimea Ugl Scuola e Ugl”»;

   il decreto ministeriale n. 640 del 30 agosto 2017 ha disciplinato l'aggiornamento delle graduatorie del personale Ata per il triennio 2017-2019, riconoscendo il servizio prestato con contratti atipici presso le istituzioni scolastiche paritarie, allorquando, lettera F dell'allegato A (pagina 23) del detto decreto, prevede che: «Qualora il servizio sia stato prestato in scuole non statali paritarie, in scuole dell'infanzia non statali autorizzate, in scuole parificate, (...) legalmente riconosciute, il punteggio assegnato al servizio è ridotto alla metà. Tale servizio non costituisce requisito di accesso»;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 22 giugno 2009, all'articolo 4, comma 5, ha previsto espressamente l'assunzione di personale con contratti di collaborazione coordinata e continuativa da parte delle istituzioni scolastiche con le mansioni di personale A.t.a;

   il Tar dell'Aquila, con la sentenza n. 813 del 20 novembre 2014, ha condannato un'amministrazione scolastica che, sul presupposto che il servizio prestato da una assistente amministrativa, con contratto di collaborazione non fosse valutabile, aveva risolto il relativo contratto azzerando il punteggio dichiarato;

   lo stesso tribunale, oltre a condannare l'amministrazione costituita al risarcimento del danno e alle spese legali, disponeva che: «Il Collegio ritiene opportuno trasmettere la presente sentenza alla Procura Regionale della Corte dei conti, al fine di accertare se nella vicenda in esame siano configurabili eventuali responsabilità amministrative per danno erariale» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di ristabilire la parità di trattamento del personale in questione ed evitare inutili e costosi contenziosi giudiziari.
(4-02594)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   già da tempo, i 130 lavoratori della Dm Elektron di Buja (Ud) vivono in uno stato di preoccupazione, poiché l'impresa, che produce schede e componenti elettronici, ha acquisito uno stabilimento in Romania e in questi mesi ha proceduto al trasferimento dei macchinari presso il nuovo sito produttivo;

   i dipendenti, anche attraverso i sindacati, hanno più volte chiesto dei chiarimenti alla proprietà dell'azienda sulle prospettive dello stabilimento friulano, ma non hanno mai ricevuto concrete risposte. Nonostante l'azienda abbia affermato che in regione sarebbero arrivate nuove linee produttive, di fatto, è stato eseguito un progressivo svuotamento del sito e non è mai esistito un piano industriale che potesse far sperare in un rilancio dell'attività industriale di Buja;

   nel mese di dicembre 2018, Dario Melchior, proprietario e amministratore delegato dell'azienda, aveva dichiarato che nessuna delocalizzazione era in atto, ma solo un processo di incremento delle attività e di riorganizzazione;

   al riguardo, si sono susseguiti degli incontri tra la proprietà, la regione e i sindacati per chiarire le prospettive dell'azienda a tutela dei lavoratori e del territorio, che a nulla sono serviti, poiché, in questi giorni, è stato annunciato il taglio di dipendenti e della produzione;

   si apprende, infatti, che in Friuli Venezia Giulia saranno mantenuti solo gli uffici amministrativi e la ricerca e sviluppo, mentre i reparti produttivi verranno tutti chiusi con la conseguente perdita dei posti di lavoro;

   si assiste all'ennesimo caso in cui un'azienda, da un giorno all'altro, mette di fronte ai lavoratori l'attuazione di un piano di delocalizzazione della produzione, che lascerà gli stessi senza lavoro –:

   quali siano gli orientamenti, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative si intendano assumere per tutelare i lavoratori della Dm Elektron di Buja.
(5-01763)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è stato soppresso lo sportello Inps sito nel comune di Trapani per la trattazione delle pratiche previdenziali e pensionistiche dei lavoratori cosiddetti «marittimi», categoria che ricomprende marittimi naviganti, pescatori, imbarcati su navi mercantili o di linea;

   detto ufficio è stato dislocato nel comune di Mazara del Vallo e ha competenza per tutti i lavoratori della provincia di Trapani;

   in tale ufficio è addetto un solo impiegato impossibilitato a evadere anche solo le richieste di visura dello stato previdenziale di ciascun utente, a maggior ragione se si considera la difficoltà di ricostruire i versamenti e le spettanze di lavoratori stagionali come i «marittimi»;

   l'ufficio risulta sprovvisto di strumenti di consultazione telematica che consentano di consultare le pratiche a distanza, al fine di ridurre il carico di lavoro dell'unico impiegato ivi dislocato ed evitare agli utenti il tragitto verso Mazara nonché garantire celerità nella risposta;

   nel territorio del comprensorio trapanese l'economia ittica e dei trasporti marittimi rappresenta una delle principali risorse con la consequenziale presenza di una copiosa popolazione di lavoratori «marittimi» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché l'Inps implementi il numero degli impiegati di detto ufficio o ne ripristini uno nella sede di Trapani, a maggior ragione alla luce della funzione sociale che detto istituto deve assolvere e che risulta di tutta evidenza, per ragioni costituzionali ancor prima che politiche, prevalente rispetto ai criteri di economicità cui è improntata la gestione dell'Istituto medesimo.
(4-02591)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   ROSTAN e PASTORINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019, all'articolo 1, commi 537, 538, 540, 541 e 542, disciplina l'iscrizione agli albi professionali di taluni professionisti in ambito sanitario, al fine di eliminare l'indeterminatezza del quadro giuridico delineatosi a seguito dell'approvazione della legge n. 3 del 2018;

   per tale scopo, al comma 538, si dispone che entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019, con decreto del Ministro della salute, vengano istituiti degli elenchi speciali a esaurimento istituiti presso i corrispondenti ordini professionali;

   l'iscrizione a tali elenchi, entro il 31 dicembre 2019, autorizza a continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento. Possono iscriversi coloro che svolgano o abbiano svolto un'attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo, per un periodo minimo di 3 anni, per periodi anche non continuativi, nell'arco degli ultimi dieci anni;

   tuttavia, ad oggi, non è stato ancora pubblicato il citato decreto del Ministero della salute indispensabile per l'attuazione della revisione descritta;

   in base alla circolare n. 7/E del 4 aprile 2017 dell'Agenzia delle entrate, interpretativa dell'articolo 15, comma 1, lettera c), del Tuir, le prestazioni del massofisioterapista sono detraibili solo se rese da soggetti che hanno conseguito entro il 17 marzo 1999 il diploma di formazione triennale. Dunque, le prestazioni rese da massofisioterapisti che hanno conseguito il diploma successivamente a tale data non sono detraibili, neanche in presenza di una specifica prescrizione medica;

   la categoria dei massofisioterapisti è a oggi penalizzata dalla impossibilità, salvo l'eccezione sopra descritta, di detrazione delle prestazioni rese e in attesa di uscire dal limbo in cui si trova per la mancanza del decreto attuativo che istituirà gli elenchi speciali a cui iscriversi. Al riguardo sono molti i professionisti che stanno subendo licenziamenti dagli stessi ambulatori dove collaborano, poiché, non essendo chiara la disciplina né attuata, vi è il timore di incorrere in sanzioni –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per risolvere la grave situazione di incertezza, descritta in premessa, in cui versa la categoria professionale dei massofisioterapisti, soprattutto con riferimento all'adozione dell'atteso decreto sopracitato di cui all'articolo 1, comma 538, dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145.
(5-01770)


   SARLI, SPORTIELLO, MAMMÌ, NAPPI, FLATI, D'ARRANDO, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, LAPIA, MENGA, NESCI, PROVENZA, SAPIA, TRIZZINO, TROIANO, CUNIAL, SIRAGUSA, PAPIRO, GIORDANO, DI LAURO, TESTAMENTO e TORTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese, nel 2016, risultano utilizzati nella sperimentazione più di 600.000 animali. Gli esperimenti coinvolgono, con diverso numero di utilizzo, varie specie di animali, come ad esempio: cani, conigli, criceti, macachi, topi;

   per legge, il ricordo agli animali dovrebbe essere l'ultima via di sperimentazione attuabile e solo se non siano disponibili metodi alternativi. Il numero di animali utilizzati negli esperimenti è ancora molto ampio: una ricerca senza l'uso di animali stenta a partire nel nostro Paese;

   in molti Paesi europei già da molti anni vi sono organismi e norme che favoriscono la sperimentazione con modelli sostitutivi al modello animale;

   in Olanda, in particolare, dal 2014 è stato istituito il Comitato nazionale olandese – (NCad) per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici che collabora con le istituzioni di quel Paese. Tale comitato mette in pratica il metodo «3 R», che avvia la transizione verso forme di ricerca con metodi sostitutivi con l'obiettivo che, nel 2025, la ricerca con modello animale sia conclusa;

   la Germania ha investito negli ultimi anni notevoli stanziamenti pubblici per lo sviluppo di modelli sperimentali senza animali, a fronte di quelli esigui del nostro Paese;

   uno degli ultimi rapporti Eurispes ha certificato che l'80 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione animale;

   recentemente, il 19 febbraio 2019, la Lav ha consegnato, al Senato della Repubblica con oltre 53 mila firme, una petizione per chiedere al Parlamento e al Governo di destinare almeno il 50 per cento di fondi stanziati per la ricerca in ambito biomedico e sanitario ai metodi che non prevedono l'uso di animali –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per avviare un percorso di confronto con gli esperti del settore, con la comunità scientifica, con gli ordini professionali medici e veterinari e con le associazioni di tutela degli animali, sull'individuazione di metodi alternativi nella ricerca sanitaria che non prevedano l'uso di animali.
(5-01771)


   BOLDI, PANIZZUT, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'orticaria cronica spontanea (Csu) è una malattia autoimmune che assume caratteri di tale severità da interferire pesantemente con la qualità di vita del paziente, causandone un deterioramento maggiore di quello indotto da un infarto miocardico;

   questi pazienti dal 2015 sono stati trattati con Omalizumab, farmaco privo di effetti collaterali di rilievo e in grado di determinare la regressione completa della manifestazione clinica nel 70 per cento dei casi, modificando notevolmente in meglio la vita dei malati (Csu);

   tuttavia l'Aifa, a differenza del resto dei Paesi europei ed extra europei, ha previsto nella determina del 31 luglio 2015 un piano terapeutico per tale farmaco di solo 11 infusioni, non dando alternative farmacologiche pari in termini di efficacia e sicurezza;

   dagli studi nazionali e internazionali i pazienti che recidivano all'interruzione del trattamento sono ben il 60 per cento. Se non trattati, questi pazienti ripiombano nel drammatico iter di ospedalizzazioni, infiniti accessi al pronto soccorso, utilizzo di medicinali off label tossici ed inutili, perché non indicati per la patologia;

   il monitoraggio e gli effetti collaterali dei trattamenti alternativi ad Omalizumab, unitamente alla persistenza di una forma severa di orticaria cronica spontanea, comportano un esborso economico per il servizio sanitario nazionale in termini di indagini ematologiche, visite mediche, accessi in pronto soccorso, e ricoveri ospedalieri. Questi costi, connessi all'assenteismo e al «presenteismo», portano dunque a costi diretti e indiretti di gran lunga superiori al costo del prolungamento della terapia con Omalizumab secondo le indicazioni dello specialista come previsto da qualsiasi piano terapeutico in caso di patologia cronica qual è l'orticaria cronica spontanea;

   vi è l'urgenza di riattivare il piano terapeutico rendendolo ripetibile, come accade per tutte le patologie croniche;

   vi è da considerare l'iniquità territoriale legata all'utilizzo del farmaco nelle regioni italiane: in alcune il farmaco è bloccato ad 11 infusioni come previsto dalla determina, mentre nelle restanti 17 regioni il farmaco viene prescritto a discrezione dello specialista ben oltre le 11 infusioni;

   quindi, a seconda della residenza del malato, questi ha accesso o meno al farmaco e, in conseguenza, al diritto alla salute –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per ridefinire urgentemente la determina e il suo piano terapeutico, adeguandolo a quello di tutte le patologie croniche, ossia attivando anche per l'orticaria cronica spontanea un piano terapeutico ripetibile secondo le indicazioni dello specialista.
(5-01772)


   DE FILIPPO, LEPRI, CARNEVALI e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia vi è un ritardo nell'autorizzazione all'uso del trattamento sperimentale del Car-T, un procedimento in cui alcune cellule del sistema immunitario vengono prelevate dal paziente, geneticamente modificate in laboratorio, al fine di riconoscere le cellule tumorali, e poi reinfuse nello stesso paziente;

   tale trattamento è possibile solo con farmaci innovativi e costosi che richiedono l'approvazione degli enti governativi preposti, nel caso dell'Italia dell'Aifa;

   come dichiarato dal professore Corradini dell'Istituto tumori di Milano e presidente della Società italiana di ematologia, «Dei circa 750 pazienti eleggibili alla terapia, la percentuale di guarigione è pari al 40 per cento. Questo significa che se dobbiamo aspettare un anno prima di mettere la terapia in commercio. In Italia moriranno ogni mese 35-37 persone che avrebbero potuto beneficiarne»;

   in Italia, ad oggi, esiste solo un «programma compassionevole» (decreto ministeriale 7 settembre 2017) in base al quale la multinazionale produttrice del farmaco americana Giled, in attesa di addivenire ad un accordo con Aifa, e dietro parere favorevole del Comitato etico, ha messo a disposizione alcuni limitatissimi trattamenti che certo non coprono il fabbisogno stimato;

   sia la legge di bilancio 2019 che il «decreto semplificazioni» hanno stanziato rispettivamente 5 milioni di euro per il 2019 e 10 milioni per il 2020 per la Rete oncologica e la Rete cardiovascolare, cui fanno parte Istituiti di ricovero e cura a carattere scientifico impegnati nello sviluppo della tecnologia antitumorali e Car-T e nella prevenzione primaria cardiovascolare;

   con decreto del Ministero della salute dell'11 marzo 2019 è stato istituito il gruppo di progetto con il compito di predisporre lo studio di fattibilità sulle Car-T, al cui interno vi è anche un rappresentante della MolMed, società tra le più importanti in questo settore, e di relazionare entro il 30 aprile alla Commissione cultura –:

   quale sia al momento lo stato dell’iter della negoziazione tra l'Aifa e le aziende produttrici del trattamento Car-T e se alla luce di quanto riportato in premessa, il Ministro interrogato non ritenga doveroso adottare urgentemente iniziative, affinché, nell'immediato, anche in Italia, sia possibile avere non solo nell'ambito di un programma per uso «compassionevole» ma per tutti i possibili pazienti eleggibili il trattamento Car-T.
(5-01773)


   NOVELLI, PEDRAZZINI, BAGNASCO, BOND, BRAMBILLA, MUGNAI, VERSACE e NEVI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come segnalato anche dall'Aitt (Associazione italiana tumori del testicolo), da tempo vengono riscontrate diverse difficoltà nel reperimento dei farmaci necessari per seguire la terapia ormonale sostitutiva nei pazienti colpiti da tumore del testicolo bilaterale;

   in particolare la difficoltà sembra concentrarsi principalmente nei farmaci iniettabili. A seguito di alcuni sondaggi effettuati dall'Associazione e di alcune segnalazioni ricevute anche dalla comunità scientifica, sembrerebbe che le case farmaceutiche abbiano messo da parte la produzione di questi farmaci, che sono assolutamente necessari. Le ragioni di tale disinteresse sembrano essere di natura economica, visto che sono farmaci a basso costo ed hanno una domanda molto bassa. A quanto pare, restano disponibili solo alcuni farmaci in formato Gel che, per svariati motivi, non sono tollerati da tutti i pazienti;

   i farmaci difficili da recepire sono: Testoviron depot (Bayer); Sustanon depot (Organon, altri); Testo enant depot (Geymonat SPA, altri); Nebid (Bayer) –:

   quali siano le ragioni delle difficoltà nel reperimento dei farmaci necessari per seguire la terapia ormonale sostitutiva nei pazienti colpiti da tumore del testicolo bilaterale se non intenda adottare le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la disponibilità piena e immediata dei suddetti farmaci.
(5-01774)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRESTIPINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a causa del periodo di crisi economica e della conseguente diminuzione del potere di acquisto degli italiani anche accudire un animale è diventato maggiormente impegnativo, con un aggravio del bilancio familiare dovuto agli alti costi di cibo, vaccini, prestazioni veterinarie e farmaci veterinari. Ne è una conferma la flessione, tra il 2016 e il 2017, delle adozioni dai canili pari all'8,60 per cento;

   l'elevato prezzo dei farmaci veterinari è un grave problema: a parità di principio attivo, il costo è in media cinque volte superiore rispetto al farmaco ad uso umano e può arrivare a moltiplicarsi per dieci volte;

   normativa impone al medico veterinario, pena pesanti sanzioni, di prescrivere il farmaco veterinario per gli animali;

   per i farmaci veterinari il prezzo è interamente dettato da dinamiche di mercato e la spesa è interamente a carico del proprietario dell'animale, sia esso persona fisica o giuridica, perché a differenza dei medicinali umani non è prevista la rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale;

   è impossibile scegliere un farmaco generico per animali al fine di risparmiare, poiché i medicinali veterinari generici non sono facilmente individuabili e sono immessi in commercio con un nome di fantasia, senza un elenco di riferimento;

   i farmaci veterinari non soggiacciono ad alcuna norma che preveda l'obbligo di un prezzo di vendita inferiore di almeno il 20 per cento rispetto all’originator;

   tutto ciò si ripercuote negativamente sia sulla salute animale, poiché limita fortemente l'accesso alla cura del paziente non umano, sia su quella umana (basti pensare alle zoonosi) e si ripercuote negativamente sulle finanze sia dei cittadini che detengono animali, sia di quelli che non ne detengono;

   in Italia sono oltre 130.000 mila i cani detenuti nei canili rifugio il cui mantenimento e cura ricadono sulle casse pubbliche;

   la questione non è solo economica, dato che un altro problema è rappresentato dal confezionamento: le specialità medicinali veterinarie sono spesso predisposte con quantitativi che possono rivelarsi sovradimensionati rispetto al paziente animale e alla durata del trattamento, causando un avanzo e spesso uno spreco di farmaco inutilizzato, o aumentando il rischio di cure «fai da te»;

   la problematica del prezzo del farmaco veterinario non è avvertita solo dalle associazioni animaliste, ma anche dai veterinari stessi –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per abbattere i costi ingiustificatamente alti dei farmaci veterinari, rendendo effettivo il diritto alla cura dei pazienti animali e tutelando così la salute animale e quella collettiva.
(5-01768)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TERZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il punto nascita dell'ospedale del comune di Fabriano è attualmente interessato da una procedura che lo porterà, entro breve tempo, a essere trasformato in «percorso della gravidanza fisiologica»;

   l'articolo 17-bis «Sospensione di termini in materia di sanità» del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, coordinato con la legge di conversione 7 aprile 2017, n. 45, «Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017», prevede che il regolamento di cui al decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70, non si applica nei comuni del cratere sismico di cui al decreto-legge n. 189 del 2016, se interviene sui singoli provvedimenti di riorganizzazione della rete ospedaliera il parere favorevole del tavolo di monitoraggio di attuazione del citato decreto ministeriale n. 70 del 2015, di cui al decreto del Ministro della salute 29 luglio 2015;

   il comune di Fabriano è situato all'interno del cratere sismico di cui al decreto-legge n. 189 del 2016;

   in considerazione delle gravissime ripercussioni economiche, sociali e infrastrutturali dello sciame sismico iniziato nel 2016, l'ospedale di Fabriano, tenuto anche conto del disagio che caratterizza normalmente l'intera area per la particolare e complessa orografia, assume una rilevanza strategica per la quale dovrebbero essere salvaguardate tutte le sue funzioni, comprese quelle connesse alle nascite –:

   se la regione Marche abbia redatto e depositato uno o più documenti per la riorganizzazione della rete ospedaliera a seguito del sisma del 2016 e se il tavolo di monitoraggio sopra citato abbia dato una risposta e, nel caso, quale;

   se, qualora la procedura non sia stata attivata, il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza ai fini dell'applicazione di quanto previsto dall'articolo 17-bis del decreto-legge n. 8 del 2017.
(4-02595)


   ALESSANDRO PAGANO, MOLINARI, PANIZZUT, LOCATELLI, COIN, TURRI, IEZZI, FORMENTINI, VIVIANI, MURELLI, LUCCHINI, GIGLIO VIGNA, CENTEMERO, BELOTTI e MACCANTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con determina del 25 febbraio 2019 il dirigente dell'area pre-autorizzazioni dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina fra i medicinali erogabili a carico del servizio sanitario nazionale. La molecola Trp potrà essere somministrata, sotto stretto controllo medico, ad adolescenti affetti da disforia di genere (Dg), allo scopo di procurare loro un blocco temporaneo, fino a un massimo di qualche anno, dello sviluppo puberale, con l'ipotesi che ciò «alleggerisca» in qualche modo il «percorso di definizione della loro identità di genere»;

   la triptorelina è un principio attivo, contenuto in alcuni medicinali, che inibisce lo sviluppo di ormoni;

   fino ad ora la prescrizione, a carico del servizio sanitario nazionale, era limitata al trattamento di tumori sensibili agli ormoni, mentre da oggi la triptorelina potrà essere prescritta anche ai minori gendervariant, che vivono cioè un conflitto interiore sulla loro sessualità;

   la triptorelina, infatti, è stata inserita nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del servizio sanitario nazionale per l'impiego, in casi selezionati, in cui la pubertà sia incompatibile con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da un équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva;

   si viene in tal modo a spianare la strada, con il contributo dello Stato, alla sospensione della pubertà su base chimica, in attesa che il soggetto minore, con disturbi di genere, capisca a quale sesso voglia appartenere;

   il farmaco verrebbe somministrato attraverso una prescrizione «offlabel», ovvero per un trattamento non previsto dalla scheda tecnica del prodotto, realizzato invece per combattere carcinomi della prostata, della mammella, fibromi uterini non operabili o per trattamento prechirurgico dei fibromi uterini; in più, la responsabilità penale della prescrizione «offlabel» ricade sul singolo medico, cosicché la decisione dell'Aifa non ha solo una valenza economica, ma anche deontologica, e la validità scientifica del trattamento è ancora tutta da dimostrare;

   il cosiddetto farmaco viene immesso nell'elenco del servizio sanitario nazionale in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine;

   è alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa, dai 12 ai 16 anni d'età, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore;

   non esistono evidenze sull'effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza;

   resta sospesa la questione del consenso all'uso del farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative. Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, ci si chiede come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la Trp sia «libero e volontario» e che cosa potrà accadere se i genitori vorranno accedere alla «cura» e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori;

   ai sensi dell'articolo 32, comma primo, della Costituzione, «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», e spetta dunque al Ministro della salute compiere tutte le attività necessarie affinché la salute dei cittadini, e specialmente dei minori, sia costantemente garantita e tutelata in ogni modo –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Aifa sospenda l'applicazione della determina del 25 febbraio 2019, valutando quindi l'eliminazione della prescrizione della triptorelina dai farmaci dispensati a carico del servizio sanitario nazionale per la disforia di genere.
(4-02596)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   al fine di procedere all'affidamento del servizio di accoglienza e portierato di alcune sedi ministeriali il Ministero dello sviluppo economico ha avviato il 27 settembre 2018 procedura negoziata mediante richiesta di offerta (Rdo) con bando pubblicato sul Mepa;

   la richiesta di offerta è stata aggiudicata definitivamente, con lettera del 17 dicembre 2018, alla società Metroservices s.r.l.;

   il criterio adottato per l'aggiudicazione, come indicato nella lettera di invito, è stato quello dell'offerta economica più vantaggiosa effettuata, tra l'altro, con obbligo di specificazione del costo orario offerto per il servizio di affidamento;

   la lettera di invito specifica che il contratto è relativo a un monte ore massimo di affidamento pari a 7.402 ore e che il contratto avrà durata di dodici mesi ovvero fino all'esaurimento del monte ore indicato;

   il servizio in affidamento prevede durata giornaliera differenziata in base alla sede in cui si svolge il servizio, comunque organizzata dal lunedì al venerdì escluse le festività infrasettimanali, con la seguente articolazione oraria:

    7,00-20,00 per un totale di 22 ore giornaliere suddivise su più operatori;

    5,30 ore giornaliere con presenza di un solo operatore;

    4,00 ore giornaliere con presenza di un operatore;

    per un monte ore giornaliero di 31,5 ore;

   ai sensi dell'articolo 15 della Rdo che introduce esplicitamente il ricorso alla clausola sociale, l'aggiudicatario subentrante è tenuto ad assorbire il personale già operante alle dipendenze dell'aggiudicatario uscente, garantendo l'applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. L'elenco di tale personale è parte integrante della lettera di invito;

   in base all'elenco del personale uscente (allegato sub A) che sarà assorbito dal nuovo aggiudicatario si apprende che il Contratto collettivo nazionale di lavoro adottato è quello per gli istituti e le imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari ed è sottoscritto da 4 dipendenti a tempo indeterminato, full time a quaranta ore settimanali di cui:

    n. 2 unità di livello D (+ superminimo di euro 200) con retribuzione lorda oraria pari a euro 6,98;

    n. 1 unità livello D retribuzione con retribuzione lorda oraria di euro 5,65;

    n. 1 unità di livello F con retribuzione lorda oraria di euro 4,61;

   sulla base delle tabelle del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il costo medio orario per il personale di cui alla presente interpellanza, comprensivo di tutti gli oneri (così detto costo azienda), ammonta: per il livello F a 10,54 euro e, per il livello D a 12,09 euro; appare quindi evidente all'interpellante che il valore orario dell'offerta presentata dalla Metroservices s.r.l. che ammonta a 9,32 euro (costo azienda complessivo), non sembra essere congruo rispetto alle clausole contrattuali del personale;

   risulta all'interpellante che, inizialmente, l'offerta della Metroservices sarebbe risultata anomala –:

   se si intenda verificare, per quanto di competenza, se sia stata osservata la normativa di riferimento e se, date le condizioni del contratto e data la disciplina contenuta nel Contratto collettivo nazionale di lavoro settore, la Metroservices s.r.l. sia veramente in grado di assicurare una retribuzione congrua e dignitosa ai dipendenti che saranno assorbiti in seguito all'avvicendamento dell'impresa aggiudicataria;

   come si intenda evitare che simili modalità di assegnazione delle gare e la politica del ribasso dell'offerta economica da parte del Governo possano costituire, indirettamente, la premessa per un modus operandi da parte delle imprese che partecipano alle gare volto a scaricare sulla mano d'opera i costi dei ribassi praticando condizioni lavorative e livelli retributivi non rispettosi delle dignità dei lavoratori.
(2-00323) «Novelli, Rotondi».

Interrogazione a risposta orale:


   GIORGIS, SERRACCHIANI e FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge n. 124 del 2017 (legge annuale per il mercato e la concorrenza), ai commi 125-129 ha introdotto obblighi di trasparenza anche a carico di soggetti che ricevono erogazioni pubbliche;

   in particolare, il comma 125 ha previsto che a decorrere dall'anno 2018, i soggetti di cui all'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni, i soggetti di cui all'articolo 137 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, nonché le associazioni, le onlus e le fondazioni che intrattengono rapporti economici con le pubbliche amministrazioni e con i soggetti di cui all'articolo 2-bis del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, nonché con società controllate di diritto o di fatto direttamente o indirettamente da pubbliche amministrazioni, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, e con società in partecipazione pubblica, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, pubblicano entro il 28 febbraio di ogni anno, nei propri siti o portali digitali, le informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle medesime pubbliche amministrazioni e dai medesimi soggetti nell'anno precedente;

   le cooperative sociali sono altresì tenute, qualora svolgano attività a favore degli stranieri di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a pubblicare trimestralmente nei propri siti internet o portali digitali l'elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale;

   le imprese che ricevono sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque vantaggi economici di qualunque genere dalle pubbliche amministrazioni e dai soggetti sopra citati sono tenute a pubblicare tali importi nella nota integrativa del bilancio di esercizio e nella nota integrativa dell'eventuale bilancio consolidato e l'inosservanza di tale obbligo comporta la restituzione delle somme ai soggetti eroganti entro tre mesi dalla data di cui al periodo precedente –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per chiarire se per «incarichi» retribuiti si intendano tutti gli incarichi di cui agli articoli 14, 15, 15-bis del decreto legislativo n. 33 del 2013 (già oggetto di pubblicazione da parte delle amministrazioni eroganti);

   se intenda adottare iniziative per chiarire se siano in ogni caso esclusi dagli obblighi di pubblicazione nella nota integrativa di bilancio di esercizio i corrispettivi erogati alle imprese in adempimento a contratti di appalto o concessione;

   se intenda adottare iniziative per chiarire se gli obblighi valgano solo per operatori rientranti fra quelli sopra citati (associazioni, fondazioni, onlus, cooperative) e per le imprese tenute al bilancio di esercizio, esclusi soggetti non espressamente contemplati quali, ad esempio, professionisti singoli o associazioni professionali che ricevano incarichi da amministrazioni pubbliche o soggetti assimilati.
(3-00653)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Braga e altri n. 1-00152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Muroni, Fornaro e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro».

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Bellucci e altri n. 7-00102, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Pedrazzini, Versace.

  La risoluzione in Commissione Boldi e altri n. 7-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schullian.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-01154, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zolezzi.

  L'interrogazione a risposta scritta Faro e Lovecchio n. 4-02543, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maglione.

  L'interrogazione a risposta scritta Di Stasio e altri n. 4-02573, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bilotti.

  L'interrogazione a risposta orale Menga e altri n. 3-00642, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nappi, Angiola, Lovecchio, D'Ambrosio, Macina, Troiano, Brescia, Giuliano.

  L'interrogazione a risposta scritta Sarro n. 4-02583, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paolo Russo e Pentangelo.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Migliore e altri n. 5-01757, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Cambio di presentatore di una interrogazione, aggiunta di una firma e trasformazione.

  Interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01711, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2019, è da intendersi presentata dall'On. Giorgis, già cofirmatario della stessa e, contestualmente, è sottoscritta anche dall'On. Fregolent. Lo stesso documento è stato trasformato, su richiesta del presentatore, in interrogazione a risposta orale n. 3-00653.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00088, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 74 del 30 ottobre 2018.

   La III Commissione,

   premesso che:

    il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;

    il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e oltre otto milioni rischiano di morire di fame; 2.500 bambini sono stati uccisi nel conflitto, mentre, secondo l'organizzazione non governativa Save the Children, nel solo 2017 più di 50 mila bambini sono morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari;

    dal giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah che, secondo Save the Children, è già costata la vita a centinaia di vittime civili, mentre altre centinaia di migliaia risultano sfollate; l'intensificazione dei combattimenti a Hodeidah, che è il porto più importante dello Yemen, compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese; parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha annunciato il pericolo di una imminente carestia in Yemen;

    la campagna guidata dai sauditi e gli intensi bombardamenti aerei hanno colpito anche scuole e ospedali e prodotto, secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 6 mila morti e più di 17 mila feriti tra i civili; alla luce delle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicate il 28 agosto 2018, detti interventi possono costituire crimini di guerra;

    nel settembre 2018 una relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;

    è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran;

    il 26 settembre 2018 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America ha approvato una risoluzione che impegna il Presidente Donald J. Trump a rimuovere le Forze armate degli Stati Uniti dalle ostilità nella Repubblica dello Yemen fino a quando una dichiarazione di guerra o specifica autorizzazione per l'uso delle Forze armate statunitensi non sia stata promulgata in legge,

impegna il Governo:

   ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per il riconoscimento dello stato di conflitto armato in Yemen ai fini del diritto internazionale umanitario e dell'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, della posizione comune 2008/944/PESC e del Trattato internazionale sul commercio delle armi, già ratificato dall'Italia;

   ad adottare iniziative per sospendere la fornitura di armi ai Paesi coinvolti direttamente nel conflitto in Yemen, come già deciso da Germania, Olanda, Norvegia, Danimarca e Finlandia e come in discussione in altri Parlamenti di Stati membri dell'Unione;

   a sostenere gli sforzi profusi dall'inviato speciale per lo Yemen del segretario generale delle Nazioni Unite volti a rilanciare il processo politico e a raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva della crisi, nonché ad assicurare ogni intervento utile per consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità in Yemen al fine di assistere efficacemente la popolazione in stato di bisogno attraverso prioritari programmi di cooperazione internazionale;

   a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00088) «Quartapelle Procopio, Fassino, De Maria, Scalfarotto».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Sarli n. 5-01587 del 1° marzo 2019;

   interpellanza Elvira Savino n. 2-00297 del 7 marzo 2019.