Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il cancro è oggetto di ampie trattazioni a livello nazionale ed internazionale, sia da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, che della Commissione europea;

    il 31 maggio 2017, nel corso della settantesima assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità, è stata approvata una risoluzione sulla prevenzione ed il controllo del cancro;

    la risoluzione esorta gli Stati membri a definire piani nazionali di controllo del cancro, migliorare la qualità di raccolta dati e dei registri e promuovere la prevenzione primaria, oltre a piani di riduzione del fumo;

    la stessa risoluzione raccomanda, inoltre, di porre in essere attività rivolte alla diagnosi precoce del cancro, di sviluppare protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali rivolti alla gestione della patologia, di promuovere un ricorso sostenibile agli strumenti di diagnosi e cura dei tumori, di assicurare ai pazienti, laddove necessarie, le cure palliative, di promuovere la ricerca sul cancro, di favorire forme di collaborazione fra le autorità e le associazioni pazienti e di favorire l'impiego in centri di eccellenza della psico-oncologia;

    sempre secondo le indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità, il cancro è la principale malattia a livello mondiale con 14,2 milioni di nuovi casi nel 2012 e una proiezione di oltre 21,6 milioni nel 2030;

    in Italia, malgrado l'altissimo livello dei ricercatori e clinici attestato dal recente congresso dell’American society of clinical oncology (Asco) svoltosi a Chicago, a causa di fattori culturali, socio-economici e ambientali, ci sono parecchie disparità nell'esposizione ai fattori di rischio, nell'accesso agli screening per la prevenzione oncologica, alla diagnosi precoce e alla cura;

    tenendo presente i notevoli avanzamenti terapeutici degli ultimi anni, si assiste a una difficoltà di accesso ad essi per questioni legate, soprattutto, alla sostenibilità del sistema e all'eccessiva frammentazione delle decisioni a livello territoriale;

    secondo il rapporto Aiom/Airtum, sono 369.000 i nuovi casi di cancro stimati nel 2017 (192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine); le 5 neoplasie più frequenti nel 2017 nella popolazione sono quelle del colon-retto (53.000 nuovi casi), del seno (51.000), del polmone (41.800), della prostata (34.800) e della vescica (27.000);

    in Italia vivono oltre 3.300.000 malati di cancro, il 5 per cento circa dell'intera popolazione italiana. La sopravvivenza cresce ogni anno e oggi oltre il 60 per cento dei pazienti ha una sopravvivenza a 5 anni;

    in Italia ci sono notevoli disparità di trattamento dovute alle diverse gestioni all'interno delle singole regioni, che determinano tempi e qualità della prestazione profondamente diversi e spesso conflittuali;

    in questo difficile contesto, la presa in carico del paziente è un momento strategico in grado di segnare in modo decisivo la qualità del percorso terapeutico;

    anche la prevenzione è un aspetto fondamentale che richiede strategie di comunicazione condivise e capaci di convincere la popolazione ad affrontare con responsabilità gli screening oncologici oggi offerti dai Lea (livelli essenziali di assistenza);

    gli stili di vita hanno in questa prospettiva un'importanza fondamentale e, in questo senso, sono necessarie politiche rivolte alla promozione della dieta mediterranea, dell'attività fisica, alla lotta contro il fumo e l'alcool e gli altri fattori di rischio;

    il movimento di associazioni pazienti «La salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da «Salute Donna» onlus, ha dato vita negli ultimi anni a un intergruppo parlamentare nazionale, a 4 intergruppi consiliari regionali (Calabria, Lazio, Lombardia, Puglia), al fine di identificare percorsi condivisi con il mondo politico e rivolti a migliorare i processi di presa in carico e cura dei pazienti onco-ematologici, affrontando con realismo e nei limiti della sostenibilità del sistema una serie di problematiche puntuali e afferenti all'universo dell'onco-ematologia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire, a breve, l'adozione di un nuovo piano oncologico nazionale basato sulla centralità del paziente e del suo percorso terapeutico, in cui sia inserito un sistema di indicatori delle performance a livello regionale;

2) ad adottare iniziative per dare effettiva attuazione alla rete oncologica ed ematologica e al registro tumori nazionale;

3) ad adottare iniziative per dare continuità al dialogo e al confronto tra le istituzioni sanitarie per favorire la messa a punto e l'adozione di protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) per le diverse forme di cancro, prevedendo il coinvolgimento ed il contributo permanente delle associazioni dei pazienti di riferimento per specifica patologia neoplastica, portatori di interessi imprescindibili del percorso;

4) a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni pazienti ai tavoli istituzionali di riferimento nel campo dell'onco-ematologia;

5) a promuovere a livello territoriale l'approccio multidisciplinare e il lavoro di équipe con la presenza di diversi specialisti con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psicofisico del paziente oncologico ed onco-ematologico;

6) a favorire l'istituzione su base regionale del Centro accoglienza e servizi (Cas), porta d'ingresso e di inizio del percorso diagnostico-terapeutico del paziente oncologico;

7) ad adottare iniziative per mantenere un adeguato e sostenibile finanziamento del fondo per i farmaci oncologici innovativi e non oncologici e assicurare il corretto ed uniforme utilizzo delle relative risorse;

8) a favorire la diffusione e l'accesso ai test diagnostici molecolari, che permettono di accedere a terapie di precisione, utilizzando in modo appropriato le risorse del servizio sanitario nazionale;

9) ad assumere iniziative per garantire la corretta informazione del medico al paziente e ottenere la sua condivisione nel caso si opti per uno shift terapeutico;

10) ad adottare iniziative per diffondere informazioni chiare e puntuali sulla ricerca clinica e facilitare l'accesso agli studi clinici da parte dei pazienti oncologici e onco-ematologici con l'obiettivo di favorire l'approvazione e la disponibilità tempestiva delle terapie più innovative;

11) a promuovere l'assistenza psicologica nell'ambito dei reparti di oncologia medica e dei servizi ad essa afferenti, effettuata da personale con specifiche competenze laureato in psicologia o medicina;

12) ad adottare iniziative per garantire, nel rispetto dei vincoli della sostenibilità del sistema e delle necessità dei pazienti oncologici e onco-ematologici, un accesso il più rapido possibile alle nuove terapie anche attraverso sistemi alternativi ai prontuari terapeutici ospedalieri, come già fatto in alcune Regioni;

13) a porre in essere campagne di comunicazione più efficaci per promuovere l'adesione agli screening oncologici garantiti dai livelli essenziali di assistenza;

14) a promuovere un nuovo piano di comunicazione per la prevenzione come «Guadagnare Salute», riconosciuto da studi pubblicati come molto efficace per prevenire l'insorgenza di molte malattie, incluse quelle oncologiche;

15) ad adottare iniziative normative per l'introduzione di disposizioni per la piena integrazione della figura del caregiver familiare nell'ordinamento giuridico, riconoscendo la specificità del caregiver oncologico ed attivando la rete delle cure palliative a domicilio, senza inutili attese e senza eccessive burocrazie.
(1-00145) «Lazzarini, Panizzut, D'Arrando, Ziello, Boldi, Foscolo, De Martini, Comaroli, Valbusa, Vanessa Cattoi, Bazzaro, Locatelli, Sarli, Mammì, Sportiello, Eva Lorenzoni, Menga, Massimo Enrico Baroni».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    nel 2009 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Coni hanno avviato il progetto pilota «Miur-Pcm-Coni: Alfabetizzazione educazione motoria nella scuola primaria» con lo scopo di definire un programma base per l'alfabetizzazione motoria nella scuola primaria da attuarsi nel triennio 2010-2013 su tutto il territorio nazionale in tutte le classi della scuola primaria. Il progetto prevedeva di affiancare all'insegnante titolare «in orario curricolare», un «consulente esperto» (laureato in scienze motorie o diplomato Isef) con l'obiettivo di supportare gli alunni nel raggiungimento dei traguardi per lo sviluppo delle competenze motorie;

    il 4 dicembre 2013 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Coni sottoscrivono il protocollo di intesa «Scuola e sport». Con la nota n. 304 del 17 gennaio 2014 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha diramato le indicazioni operative relative alle modalità di adesione al «Progetto nazionale per l'educazione fisica nella scuola primaria» relativo all'anno scolastico 2013/14. Il progetto è attuativo del protocollo di intesa sottoscritto e si pone in linea di continuità con il progetto pilota avviato nell'anno scolastico 2009/10. L'anno scolastico 2013/14 si configura come anno ponte in attesa dell'attivazione, a partire dal 1° settembre 2014, di un nuovo progetto triennale di alfabetizzazione motoria. Pertanto, nel «Progetto nazionale per l'educazione fisica nella scuola primaria» sono presenti alcuni elementi della precedente programmazione ed anticipati aspetti della nuova programmazione triennale relativi al modello organizzativo di attuazione degli interventi (organi, strutture e team di progetto).
    Le caratteristiche generali del progetto sono le seguenti:

     1) affiancamento all'insegnante della scuola primaria da parte di un esperto laureato in scienze motorie o diplomato ISEF per 2 ore a settimana;

     2) realizzazione in tutte le regioni e province dello svolgimento di due ore settimanali di attività nelle classi coinvolte, ripartite in giorni separati;

     3) uniformità dell'impostazione scientifica e metodologica su tutto il territorio nazionale, sotto la diretta responsabilità educativa degli insegnanti della scuola primaria, cui viene affiancato un esperto di scienze motorie;

     4) obiettivi di apprendimento saldamente radicati in quelli previsti nelle indicazioni nazionali per la scuola primaria;

     5) particolare attenzione al coinvolgimento degli alunni con disabilità;

     6) progettazione congiunta delle attività tra insegnante titolare della scuola primaria ed esperto;

     7) arricchimento della proposta didattico-motoria per le classi 3a, 4a e 5a in chiave pre-sportiva;

     8) valutazione ex-ante e ex-post degli apprendimenti;

     9) realizzazione di una fase di formazione/aggiornamento specifica, rivolta agli esperti e ai tutor che saranno coinvolti nel progetto;

    gli esperti individuati stipuleranno un contratto di prestazione d'opera con il presidente del comitato regionale del C.o.n.i. competente per territorio, per svolgere le attività nei plessi loro assegnati ed a cui è demandata la retribuzione;

    nell'ambito del progetto è prevista l'individuazione di 150 tutor che assumeranno la funzione di formatori territoriali e dovranno sostenere azioni di accompagnamento e supporto alla progettazione del curricolo verticale, d'intesa con gli altri tutor del territorio e con i team operativi provinciali;

    nel 2016 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca avvia il progetto «Sport di classe», una nuova modalità per lo svolgimento dell'educazione fisica nella scuola primaria. Il progetto coinvolge tutte le classi 3e 4e 5e delle istituzioni scolastiche ed educative sedi di scuola primaria e prevede:

     1) insegnamento dell'educazione fisica per due ore settimanali impartite dall'insegnante titolare della classe;

     2) inserimento della figura del «tutor sportivo scolastico» all'interno del centro sportivo scolastico per la scuola primaria;

     3) piano di informazione/formazione iniziale ed in itinere dell'insegnante titolare della classe;

     4) realizzazione di attività che prevedono percorsi d'integrazione degli alunni con «bisogni educativi speciali (Bes)»;

     5) realizzazione dei giochi invernali e dei giochi di fine anno scolastico;

     6) coinvolgimento delle regioni e degli enti locali per possibili implementazioni del progetto e l'estensione anche alle classi prime e seconde;

    gli insegnanti di classe dovrebbero essere affiancati da insegnanti specializzati al fine di garantire un livello di insegnamento che consenta un corretto svolgimento della pratica motoria prima e sportiva poi;

    in relazione alla posizione ricoperta nelle graduatorie provinciali, molti laureati in scienze motorie e diplomati Isef che hanno ricoperto nelle scuole il ruolo di «esperti», hanno già svolto per diversi anni l'attività di affiancamento suddetta,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa di competenza per valorizzare l'esperienza e l'impegno di chi in questi anni ha svolto il ruolo di tutor scolastico all'interno dei progetti istituiti a partire dal 2009 con il progetto pilota «Alfabetizzazione educazione motoria nella scuola primaria» e proseguiti con altre denominazioni negli anni successivi.
(7-00212) «Marzana, Villani, Testamento».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Accord Phoenix è un'azienda aquilana che ricava materie prime dal trattamento dei rifiuti elettronici, in un'ottica dell'economia circolare e che ha avviato le attività a febbraio 2018 insediandosi nel centro industriale gestito dal Tecnopolo d'Abruzzo, in località boschetto di Pile a L'Aquila;

   il Tecnopolo d'Abruzzo è un complesso tecnologico-industriale di 176mila metri quadrati, in cui vengono forniti servizi altamente performanti (fibra illimitata, conduzione di impianti di nuova generazione, presìdi manutentivi e di vigilanza h24 e altro ancora). Negli ultimi due anni si sono insediate diverse realtà provenienti da aree fuori regione, nonché multinazionali, che hanno implementato il numero dei lavoratori occupati in svariate centinaia;

   da organi di stampa si è saputo che venerdì pomeriggio intorno alle 17 Neon Appalti, concessionaria per conto del comune per la gestione della struttura, ha disposto l'interruzione dell'erogazione di energia elettrica agli impianti dello stabilimento, distacco contrattualmente previsto a causa dell'inadempimento da parte dell'Accord Phoenix;

   l'interruzione della fornitura di energia elettrica ha comportato il blocco della produzione e degli impianti a servizio dell'azienda con possibili ripercussioni per la salute dei lavoratori, perché senza corrente elettrica non funziona l'impianto di aerazione, e le polveri ristagnano negli ambienti;

   il 18 marzo 2019, davanti al prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi, si è tenuto un tavolo di confronto tra organizzazioni sindacali e rappresentanti dei lavoratori, il presidente e il gruppo dirigente di Accord Phoenix e il direttore del Tecnopolo Roberto Romanelli per cercare di trovare una soluzione che consenta di proseguire la produzione e far uscire dalla condizione di grave incertezza i lavoratori loro malgrado coinvolti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare con urgenza iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per favorire il raggiungimento di una soluzione adeguata alle problematiche esposte in premessa.
(4-02534)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa il ciclone Idai ha colpito in modo terribilmente violento (risulta il più violento degli ultimi 20 anni) il Mozambico portando a un disastro umanitario di proporzioni enormi e di lì ha proseguito verso lo Zimbabwe e il Malawi, distruggendo case e strade e causando la morte di almeno 215 persone;

   il bilancio risulta catastrofico soprattutto in Mozambico dove la città portuale di Beira con oltre 500 mila persone, è stata rasa al suolo per il 90 per cento e le telecomunicazioni, l'elettricità e le infrastrutture sono fuori uso e inaccessibili al soccorso;

   il presidente Filipe Nyus ha dichiarato che il bilancio dei morti accertati è 84 nel solo Mozambico ma che possa arrivare a più di 1.000, considerate le inondazioni e le devastazioni di tutte le aree;

   nella regione di Chimanimani, in Zimbabwe, case e ponti sono stati spazzati via dalle correnti d'acqua e anche qui l'area non è ancora raggiungibile e gli elicotteri militari non riescono a volare per via dei forti venti che ancora si registrano;

   il programma alimentare mondiale dell'Onu ha stimato che circa 1,7 milioni di persone in Mozambico e oltre 900 mila in Malawi si sono trovate sulla traiettoria dell'uragano e gli sfollati sarebbero almeno 1,5 milioni –:

   con quali urgenti iniziative intenda intervenire, in sede italiana ed europea, per garantire gli aiuti necessari per far fronte a un disastro umanitario di queste proporzioni.
(4-02537)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, la più famosa avvocatessa e attivista iraniana per i diritti delle donne, è stata condannata a complessivi 38 anni di prigione e 148 frustate per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», ed «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che in Iran si respiri un clima di continua intimidazione nei confronti delle donne, da parte di agenti della cosiddetta polizia morale e di squadre filo-governative che cercano di far rispettare le leggi sull'obbligo del velo. Le donne vengono regolarmente fermate a caso in strada dagli agenti della polizia morale, che le insultano e le minacciano, ordinano loro di rimettersi il velo per coprire i capelli, le picchiano con i manganelli, le ammanettano;

   le donne iraniane vivono una realtà di iniquità rispetto agli uomini, ad esempio, non hanno diritto genitoriale, e infatti non possono neanche dare la cittadinanza ai propri figli, hanno enormi problemi riguardo alla custodia degli stessi in caso di divorzio e percepiscono solo 1\8 delle proprietà del marito come eredità;

   in questo contesto, la battaglia contro l'obbligatorietà del velo è diventata un simbolo di tutte le ingiustizie subite. Per questo motivo, le iraniane hanno messo in atto una rivoluzione silenziosa e non violenta, si tolgono il velo e si fanno fotografare, e se vengono arrestate, rischiano due mesi di carcere e venti euro di multa;

   secondo Sadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro per i diritti umani in Iran, la sentenza dimostra «l'insicurezza del regime rispetto a qualsiasi sfida pacifica», perché «sa che un ampio settore del Paese è stanco della legislazione sul velo obbligatorio». Il direttore sottolinea, tra l'altro come Teheran, dopo un'iniziale apertura, abbia legato le proteste sul velo alle manifestazioni di piazza contro il carovita avvenute tra fine 2017 e l'inizio 2018, inasprendo la repressione;

   anche Amnesty International ha denunciato come questa «sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l'ennesimo processo irregolare» sia «la pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran per pervenire al rilascio di Nasrin Sotoudeh e assicurare un maggiore rispetto dei diritti umani nei confronti delle donne.
(5-01712)


   EMILIOZZI, PARISSE e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, poco dopo il confine italo-francese, all'altezza del casello autostradale de La Turbie, la polizia di frontiera transalpina ha fermato un autobus in viaggio sulla tratta Firenze Barcellona per controlli volti a verificare il regolare possesso dei necessari documenti per entrare in Francia;

   le operazioni di controllo dei documenti solitamente hanno tempi brevi e, nel caso siano trovati passeggeri con documenti irregolari, questi vengono fatti scendere permettendo invece al bus con a bordo gli altri viaggiatori di proseguire;

   diversamente dalla consueta procedura, il bus dell'azienda Autolinee Crognaletti S.r.l., partner di FlixBus, veniva trattenuto al posto di blocco per oltre due ore, precisamente dalle ore 23,15 alle ore 01,30 circa con la giustificazione della presenza di passeggeri irregolari a bordo;

   terminati i controlli, il mezzo veniva scortato dalla polizia all'aeroporto di Nizza, senza effettuale la fermata intermedia prevista a Nizza Gare Routiere. Risulta agli interroganti che durante il tragitto dal posto di blocco all'aeroporto sia anche salito a bordo dell'autobus un agente della polizia francese;

   giunti allo scalo aeroportuale, a tutti i passeggeri veniva consentito, con altri mezzi della compagnia, di continuare il viaggio, mentre i due autisti venivano condotti negli uffici della polizia di frontiera;

   i due autisti sono stati trattenuti in stato di fermo dalle ore 02,00 alle ore 15,00 di domenica 10 marzo 2019. Durante tale lasso di tempo, sarebbero stati sottratti agli stessi i telefoni, il denaro, le cinture e i lacci delle scarpe; sarebbe stata persino negata loro la possibilità di bere dell'acqua e di fare una telefonata. I due autisti sarebbero stati rinchiusi per tutta la notte in due stanze separate e la mattina successiva, dopo essere stati ammanettati, portati in caserma e interrogati, parrebbe, in assenza di avvocato;

   intorno alle ore 16,00 di domenica 10 marzo 2019, gli autisti venivano rilasciati e veniva loro spiegato di esser sospettati di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma non sarebbe stato rilasciato agli stessi alcun documento o verbale sull'accaduto;

   ad opinione degli interroganti, quanto accaduto, se confermato, sarebbe particolarmente grave e necessiterebbe un'iniziativa –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato in relazione al caso esposto in premessa, anche per scongiurare che episodi del genere si ripetano in futuro.
(5-01713)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FIDANZA e ROTELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, due autisti in servizio su un autobus FlixBus della linea Firenze/Barcellona, sono stati vittime di un gravissimo quanto deprecabile episodio;

   dopo il confine, all'altezza di La Turbie, la polizia transalpina ha fermato il mezzo per alcuni controlli anti-immigrazione;

   a quanto risulta agli interroganti, sul mezzo erano presenti anche cittadini italiani;

   le operazioni si svolgono di norma piuttosto brevemente. Diversamente da quanto accade di solito, il bus è stato trattenuto per oltre due ore, dalle ore 23,15 alle ore 01,30 circa, fornendo quale unica giustificazione la presenza di passeggeri irregolari;

   terminati i controlli, il mezzo – con ancora gli utenti a bordo, tra cui alcuni bambini comprensibilmente spaventati – è stato scortato all'aeroporto di Nizza, senza effettuare la fermata prevista a Gare Routiere. Agli interroganti risulta sia salito a bordo dell'autobus un agente della polizia francese;

   giunti allo scalo aeroportuale, viaggiatori e autisti sono stati fatti scendere ed il bus è stato chiuso a chiave. I passeggeri hanno continuato il viaggio, mentre gli autisti sono stati condotti negli uffici della polizia di frontiera dove è stato notificato loro lo stato di fermo;

   i due autisti sono stati trattenuti dalle 02,00 alle 15,00 di domenica 10 marzo. A quanto risulta agli interroganti sono stati sottratti loro oggetti personali, telefoni, denaro, cinture e lacci delle scarpe. È stata negata anche la possibilità di bere acqua e fare una telefonata. Sono stati rinchiusi in due stanze separate e, la mattina successiva, sarebbero stati interrogati senza la presenza di un avvocato;

   una volta rilasciati dalle autorità francesi, intorno alle 16:00 di domenica, è stato spiegato loro di essere sospettati di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma non è stato fornito alcun documento e/o verbale sull'accaduto;

   ad avviso degli interroganti quanto accaduto, oltre ad aver compromesso serio e illegittimo il nucleo primario dei più basilari diritti e libertà personali dei due autisti, vittime di un vero e proprio sopruso, rappresenta una grave e inaccettabile violazione dei principi cardine del diritto dell'Unione europea nonché dei diritti fondamentali garantiti dai Trattati e dalle più importanti Convenzioni internazionali –:

   se il Governo sia stato informato dalle autorità francesi dei gravi fatti di cui in premessa e, per quanto di competenza, se intenda porre in essere iniziative al fine di tutelare i diritti dei cittadini italiani coinvolti.
(5-01714)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   APREA e SQUERI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 – legge n. 145 del 2018 – ha confermato anche per il 2019 il cosiddetto «bonus cultura», che prevede l'erogazione a favore dei ragazzi che compiono 18 anni nel corso dell'anno, di una somma pari a 500 euro da impiegare in acquisti di beni e servizi nel settore della cultura;

   nello specifico, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 187 del 2016 come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 136 del 2017, la somma è spendibile esclusivamente in acquisto di «biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo; libri; titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali; musica registrata; corsi di musica; corsi di teatro; corsi di lingua straniera»;

   il suddetto elenco di attività non comprende l'acquisto di uno strumento musicale presso un rivenditore specializzato italiano;

   appare evidente agli interroganti come questa omissione nel «bonus cultura» sia incoerente con lo spirito della misura e presumibilmente frutto di una svista o di una dimenticanza, dal momento che non vi è nessuna plausibile e credibile motivazione a sostegno della tesi che la pratica musicale non costituisca una fondamentale attività culturale in senso stretto;

   ciò risulta ancora più evidente se si considera che sono viceversa inserite tra le attività accessibili ai beneficiari del bonus la partecipazione a concerti e la frequenza di corsi di musica;

   l'acquisto di uno strumento musicale è altresì previsto nel «bonus docenti», un provvedimento analogo rivolto agli insegnanti di ruolo nelle scuole –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per integrare l'elenco delle attività fruibili ai fini del «bonus cultura», includendo l'acquisto di strumenti musicali ed estendendo l'operatività del bonus stesso anche al codice Ateco 47.59.60 (commercio di strumenti musicali).
(5-01707)

Interrogazione a risposta scritta:


   IORIO e DEL MONACO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Castello di Carlo V è una struttura edificata a Capua (Caserta), tra il 1543 e il 1552, lungo la riva sinistra del fiume Volturno in località «la portella» nei pressi del ponte romano attualmente ubicata all'interno dello Stabilimento militare «Pirotecnico»; trasformato dal 1848 al 1852 in prigione per detenuti politici, il castello dal 1856 divenne sede del Pirotecnico militare; ulteriori modifiche strutturali si susseguirono nel periodo tra le due guerre mondiali per l'intensificarsi della lavorazione connessa alle esigenze belliche. Gravi danni furono poi riportati in seguito ai bombardamenti del 20 agosto e del 9 settembre 1943; cessata così la produzione militare, l'edificio si avviò a un progressivo degrado. Parziali interventi di ristrutturazione furono effettuati a partire dal 1982;

   allo stato attuale il Castello di Carlo V risulta essere un bene culturale appartenente alla Difesa che ha già visto numerose iniziative locali volte alla sensibilizzazione delle istituzioni nazionali e territoriali riguardo alla sua fruizione dal punto di vista culturale e come attrattore turistico locale, tra cui l'iniziativa, «I Luoghi del Cuore» del Fondo ambiente italiano, un appello dal titolo «Liberiamo il Castello di Carlo V» da parte di Le piazze del Sapere, oltre a numerosi appelli e petizioni da parte della cittadinanza sia on line che a mezzo carta stampata;

   il bene, inoltre, risulta essere vincolato ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 42 del 2004 «Codice dei beni culturali e del paesaggio» con provvedimento amministrativo del Ministero per i beni e le attività culturali (decreto ministeriale 15 gennaio 2004, n. 257);

   a quanto risulta alla interrogante dall'ottobre 2016 su iniziativa della direzione dei lavori e del demanio (Geniodife), è allo studio un progetto di enucleazione del castello dallo Stabilimento militare «Pirotecnico» e successiva acquisizione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali ai fini di tutela, conservazione e valorizzazione culturale;

   lo studio di cui sopra prevede la valorizzazione da parte del Polo museale della Campania con l'obiettivo della messa a sistema con altri siti culturali insistenti nella zona di Santa Maria Capua Vetere (Caserta);

   nel febbraio 2017, in occasione di un sopralluogo, il Ministero per i beni e le attività culturali aveva constatato e preso atto dello stato conservativo del sito;

   a quanto risulta alla interrogante il Ministero della difesa resta disponibile alla cessione del sito –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti;

   quali iniziative si intendano assumere riguardo all'acquisizione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali alla necessaria restaurazione, alla conservazione e alla valorizzazione, al fine di rendere il bene fruibile come attrattiva turistica e culturale, anche in un'ottica di gestione partecipata e condivisa assieme alle associazioni locali e alla cittadinanza attiva presenti sul territorio.
(4-02538)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GIACOMONI, MARTINO, BIGNAMI, BARATTO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 2018 l'Agenzia delle entrate, a quanto consta agli interroganti, ha emesso avvisi di accertamento Irpef nei confronti di impiegati e funzionari delle ambasciate e dei consolati presenti in Italia e presso lo Stato della Città del Vaticano, nonostante le loro retribuzioni siano sempre state considerate esenti da imposizione fiscale in forza dell'articolo 49 della Convenzione di Vienna del 24 aprile 1963, con cui si prevede una esenzione da ogni imposta e tassa in favore dei suddetti soggetti i quali, ancorché residenti fiscalmente in Italia, limitatamente ai redditi percepiti nello svolgimento del proprio incarico;

   dal 1963 al 2018 non è mai stato chiesto nulla a tali soggetti (che formano una platea di contribuenti di circa 3000 persone) da parte dell'amministrazione fiscale e, nonostante non siano intervenute innovazioni normative, si sta procedendo al recupero delle imposte accertate per gli anni 2012-2018 di queste persone che, di regola, percepiscono retribuzioni tra i 20.000 e i 30.000 euro lordi annuali soggetti, da sempre, alla sola ritenuta previdenziale;

   con tale procedura, in media, per ogni annualità di riferimento il recupero è di circa 7.000 euro a dipendente cui vanno aggiunte le sanzioni (dal 33 per cento al 100 per cento) ed interessi pari al 15-20 per cento. In questo modo l'interessato si ritrova un carico fiscale pregresso di 70-80.000 mila euro impossibile da pagare visto che nel futuro potrà vantare di una retribuzione mensile di circa 2.500 euro ridotta di 700,00 (Irpef) e quindi un reddito disponibile inferiore ai 1.800 euro;

   anche con il massimo della rateizzazione di una cartella in 72 rate mensili diventa, di fatto, impossibile sanare l'arretrato se per ognuna delle 7 annualità si versano circa 220 euro per un totale mensile di 1540: il reddito per sopravvivere si ridurrebbe, infatti, a 260 euro al mese;

   appare, dunque, necessario intervenire su tale annosa situazione con una vera e propria «pace fiscale» (un accordo transattivo) i cui punti salienti consistono in: riapertura dei termini per la regolarizzazione fiscale degli anni pregressi 2012-2018 includendovi le annualità oggetto degli accertamenti emessi; assoggettamento dei redditi contestati ad una flat tax del 15 per cento o altra aliquota agevolata; azzeramento di sanzioni e interessi; assoggettamento del reddito corrente dal 2019 alla normale imposizione fino a quando i soggetti opereranno nelle ambasciate presenti nel territorio italiano –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere alla luce di quanto sopra riportato per recuperare, se dovuto, il gettito fiscale, evitando tuttavia inutili contenziosi che danneggerebbero circa 3.000 persone.
(5-01715)


   FREGOLENT e BOSCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 febbraio 2019, il dipartimento del tesoro, direzione IV, del Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato un bando di selezione pubblica per l'affidamento di incarichi biennali di consulenza aventi per oggetto «tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari, in vista anche dell'adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l'altro, dell'adeguamento dell'ordinamento interno alla direttive/regolamenti comunitari»;

   il bando è esplicitamente rivolto a «professionalità altamente qualificate» per «un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico nelle materie di competenza» per incarichi di consulenza a titolo gratuito;

   la previsione di gratuità dell'incarico, oltre ad essere lesiva della dignità del lavoro dei consulenti, a giudizio dell'interrogante viola apertamente l'articolo 36 della Costituzione e la legislazione nazionale la quale stabilisce il diritto ad un equo compenso per l'attività dei liberi professionisti;

   per effetto degli interventi legislativi introdotti nella scorsa legislatura e, in particolare dell'articolo 19-quaterdecies, comma 1, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172 e dall'articolo 1, comma 487, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018), è stato stabilito il diritto a percepire un equo compenso, commisurato alla quantità e qualità del lavoro richiesto ed effettivamente svolto, per le prestazioni rese dai lavoratori autonomi, nei rapporti con clienti diversi dai consumatori, ossia con i contraenti «forti», inclusa la pubblica amministrazione in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività;

   per tali ragioni, anche i presidenti del Consiglio nazionale forense, del Consiglio nazionale del notariato e del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nonché del Coordinamento delle libere associazioni professionali, hanno chiesto il ritiro immediato del bando –:

   se il Ministro interrogato intenda intervenire presso la direzione interessata affinché sia immediatamente ritirato il bando, emanando al contempo, idonee direttive a tutte le articolazioni del Ministero dell'economia e delle finanze al fine di evitare il ripetersi di simili episodi.
(5-01716)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano Repubblica, il 6 marzo 2019, fotografa una cosiddetta «stangata» dell'Agenzia delle entrate nei confronti di tredici scienziati italiani, rientrati dall'estero, i quali hanno ricevuto cartelle esattoriali da migliaia di euro;

   il decreto-legge del 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, permette agli scienziati italiani residenti all'estero di tornare in Italia, pagando l'Irpef solo sul 10 per cento dello stipendio. Pertanto, alcune migliaia di scienziati, nel corso degli ultimi anni, hanno usufruito di tale opportunità;

   tuttavia, nel 2017 l'Agenzia delle entrate ha stabilito, con una circolare interna e con effetti retroattivi, che all'agevolazione fiscale avessero diritto solo i ricercatori iscritti all'A.i.r.e. (Anagrafe degli italiani residenti all'estero), seppure in presenza di tutti i requisiti sostanziali atti a dimostrare la residenza fiscale all'estero e le altre condizioni previste dalla legge;

   l'applicazione di questa interpretazione formalistica discrimina, pertanto, i lavoratori di nazionalità italiana rispetto ai cittadini di diversa nazionalità, i quali, pur non avendo mai vissuto nel nostro Paese, possono usufruire di tali incentivi;

   inoltre, questa interpretazione risulta essere in contrasto con le convenzioni fiscali bilaterali che l'Italia ha con la maggior parte dei Paesi, le quali prevedono che la residenza sia individuata secondo criteri di sostanza;

   in questo modo, la legge sul «rientro dei cervelli» sta ottenendo l'effetto opposto, disincentivando gli scienziati e i ricercatori italiani a tornare nel nostro Paese –:

   se il Governo intenda fornire delucidazioni in merito a quanto esposto in premessa, con l'obiettivo di approfondire la questione e cercare soluzioni che siano compatibili con la normativa vigente.
(5-01717)


   OSNATO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli operatori del mercato dell'arte italiano sono preoccupati dell'incremento della tassazione sul ricavato della vendita di opere d'arte effettuata da privati;

   analizzando il risultato aggregato – composto della somma delle opere d'arte moderna e contemporanea vendute dalle case d'asta in Italia – appare evidente che gli scambi siano diminuiti rispetto agli anni precedenti almeno per valore, se non per numero assoluto di opere;

   le difficoltà del segmento medio sono evidenti a tutti – gallerie che chiudono e case d'asta che «ristrutturano» – e l'operazione di spostare la compravendita dei più quotati artisti di arte moderna e contemporanea sui mercati internazionali ha di fatto impoverito il mercato nazionale, consegnando l'arte italiana e di proprietà italiana alle case d'asta internazionali e indebolendo il mercato medesimo con un grave danno anche per l'erario pubblico;

   è sceso negli ultimi anni il valore medio dei «top lot» venduti in Italia: sempre più raramente, cioè, le transazioni in asta superano il mezzo milione di euro causando un grave danno per l'economia;

   da tutti gli operatori del mercato d'arte italiano emerge l'insostenibilità di affrontare nuove tasse, ove, a fronte di queste, non vengano individuate contromisure in termini di aumento di transazioni che le sostengano –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per la riduzione della tassazione sul mercato dell'arte e l'apertura immediata di un tavolo di lavoro dove venga trattato il tema e dove, nel rispetto delle competenze dei soggetti coinvolti, si individuino le vie da percorrere, al fine di tutelare un importante settore economico del Paese che sta già vivendo una profonda crisi e rischia, in mancanza di seri correttivi, il collasso.
(5-01718)


   TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14, commi 2-ter e 2-sexies, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, per spese per interventi di riqualificazione energetica suite parti comuni degli edifici, prevede la possibilità, in luogo della detrazione, di cedere il corrispondente credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi ovvero ad altri soggetti privati, con la facoltà di successiva cessione del credito (cosiddetto Ecobonus);

   l'articolo 16, comma 1-quinquies, del decreto, prevede analoga possibilità per gli interventi antisismici effettuate sulle parti comuni degli edifici (Sismabonus);

   con provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle entrate dell'8 giugno 2017 sono state definite le relative modalità di attuazione;

   poiché la detrazione può essere utilizzata in cinque o dieci quote annuali di pari importo, si prevede che anche il credito ceduto sia ripartito in altrettante quote utilizzabili dal cessionario esclusivamente in compensazione, con modello F24 presentato tramite i servizi telematici dell'Agenzia, pena il rifiuto del versamento;

   i crediti ceduti utilizzabili in compensazione sono quelli comunicati all'Agenzia delle entrate dagli amministratori di condominio o da condòmini incaricati, per i quali risulti accettazione della cessione del credito da parte del cessionario;

   i provvedimenti citati prevedevano che il credito ceduto dai condomini per i lavori realizzati nell'anno 2017 diventava disponibile dal 10 marzo del periodo d'imposta successivo a quello in cui il condominio aveva sostenuto la spesa e purché avesse sostenuto la spesa per la parte non ceduta sotto forma di credito d'imposta;

   nel «cassetto fiscale» del cessionario dovrebbe essere evidenziato il credito d'imposta utilizzabile in compensazione;

   i crediti accettati in pagamento dai fornitori avrebbero dovuto essere disponibili e utilizzabili per successive cessioni a partire dal 10 marzo 2018, relativamente alle detrazioni 2017;

   ad oggi, risultano non ancora operative le procedure per cedere il credito ad altri soggetti;

   i fornitori dei condomini che hanno accettato in pagamento il credito risultano danneggiati e penalizzati rispetto a coloro che non hanno accettato, perché hanno fatto affidamento sull'utilizzo del credito a partire dal 10 marzo; non possono inoltre cedere il credito ai subappaltatori, in luogo del pagamento delle prestazioni;

   nei condomini dove abitano soggetti che non possono usufruire delle detrazioni fiscali per redditi troppo bassi o perché incapienti non si deliberano nuovi lavori, con ricadute sulle imprese appaltatrici, sui fornitori e sui lavoratori del settore edile –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per l'applicazione delle richiamate disposizioni attuative, in particolare per garantire l'utilizzo del credito ceduto.
(5-01719)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del 13 giugno 1986 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 148 del giugno 1986) il Ministro del tesoro istituì una nuova serie di buoni fruttiferi postali con la lettera «Q» e stabilì che tutti i buoni fruttiferi postali delle serie precedenti (le serie L, M, N, O) fossero convertiti in titoli della nuova serie Q. L'attribuzione delle nuova serie Q rappresentava un vero e proprio «declassamento» delle serie precedenti, presentando tassi di interesse notevolmente più bassi rispetto a quelli sottoscritti al momento dell'acquisto;

   il potere di modificare il tasso di interesse previsto anche con riferimento a serie di buoni postali già emessi, oltre che a quelle di nuova emissione, era conferito al Ministro del tesoro dall'articolo 173 del decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973, n. 156 (poi abrogato dal decreto legislativo 30 luglio 1999 n. 284). Il declassamento attuato con il decreto ministeriale del 13 giugno 1986 generò non poche questioni interpretative e applicative, soprattutto in tema di trasparenza e pubblicità dell'intervenuta variazione unilaterale dei tassi di interesse per i buoni fruttiferi postali già emessi;

   la questione è stata affrontata dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione che, con la sentenza n. 13979 del 15 giugno 2007, hanno enunciato il principio di diritto secondo il quale «nella disciplina dei buoni postali fruttiferi dettata dal testo unico approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973, n. 156, il vincolo contrattuale tra emittente e sottoscrittore dei titoli si forma sulla base dei dati risultanti dal testo dei buoni di volta in volta sottoscritti; ne deriva che il contrasto tra le condizioni, in riferimento al saggio degli interessi, apposte sul titolo e quelle stabilite dal decreto ministeriale deve essere risolto dando la prevalenza alle prime, essendo contrario alla funzione stessa dei buoni postali – destinati ad essere emessi in serie, per rispondere a richieste di un numero indeterminato di sottoscrittori – che le condizioni alle quali l'amministrazione postale si obbliga possano essere, sin da principio, diverse da quelle espressamente rese note al risparmiatore all'atto della sottoscrizione del buono»;

   il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione è stato in seguito ribadito in plurime sentenze dei giudici di merito, ma con esiti discordanti –:

   alla luce dell'interpretazione giurisprudenziale non univoca, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere in relazione alle richieste di rimborso.
(5-01706)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i dipendenti dell'Agenzia delle entrate chiedono da tempo lo sblocco dei fondi per il salario accessorio che gli vengono negati dal 2016;

   l'altro giorno, al suo arrivo nella sede centrale dell'Agenzia delle entrate a Roma, per la presentazione del «bilancio 2018» dell'attività della stessa Agenzia, il Ministro dell'economia e delle finanze è stato contestato proprio dai dipendenti dell'ente sulla vicenda del salario accessorio fermo dal 2016;

   a bloccare l'erogazione, a partire dall'annualità 2016, sarebbero questioni interpretative su parte delle risorse storicamente affluite al fondo, previste dallo statuto dell'Agenzia e dal Contratto collettivo nazionale di lavoro, in particolare quelle relative alle attività aggiuntive svolte per conto di altri enti pubblici, che si attestano mediamente sui 30 milioni di euro annui;

   a detta dei sindacati, gli accordi relativi alle annualità pregresse hanno sempre contenuto questa voce e gli stessi sono stati regolarmente certificati negli anni dagli organi di controllo (revisori dei conti, ragioneria generale dello Stato e funzione pubblica);

   le prestazioni e gli obiettivi dei dipendenti sono stati in ogni caso adeguatamente raggiunti e negare loro le somme spettanti per gli anni a partire dal 2016 equivale alla sottrazione di un diritto riconosciuto e certificato;

   ad aggiungere disagi ci sono anche i problemi che si stanno verificando in occasione della gestione delle procedure Poer, con notevoli e manifeste criticità, e il ritardo nella definizione della procedura per completare nel 2019 le progressioni economiche per tutto il personale dell'Agenzia;

   le organizzazioni sindacali, in ragione dei motivi sopra esposti, hanno proclamato lo stato di agitazione a livello nazionale e attivato le obbligatorie procedure di conciliazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il dipartimento della funzione pubblica, necessarie per proclamare lo sciopero generale del personale dell'Agenzia –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda attivarsi, nell'ambito delle sue competenze, sulle questioni sollevate dal personale dell'Agenzia delle entrate, in particolar modo per la vicenda che attiene alla mancata erogazione del salario accessorio a partire dall'anno 2016.
(4-02535)


   ROSTAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i consiglieri comunali di Casandrino (Napoli) Angelo Chianese, Antonio Tauletta, Guglielmo William Di Lorenzo e Anna Galdieri in data 25 gennaio 2019 (prot. comune di Casandrino n. 1269) hanno depositato atto di diffida per l'illegittimità della deliberazione della giunta municipale di Casandrino (n. 22 del 18 settembre 2018) recante «Aumento tariffe TOSAP e revoca/annullamento della delibera di C.C. n. 2 del 29 gennaio 2002 – art. 243-bis comma 8 lettera a) TUEL n. 267 del 2000»;

   tale diffida è stata inviata al sindaco e anche alla commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali di cui all'articolo 155 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 onde consentire il legittimo esercizio del potere di controllo, in considerazione dell'avviata procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (articolo 243-bis del Tuel);

   i consiglieri, con l'atto di cui sopra, hanno segnalato la presunta violazione dell'articolo 42, comma 2, lettera f) che testualmente stabilisce che non la giunta ma «Il Consiglio (...) ha competenza limitatamente ai seguenti atti fondamentali: (...) f) istituzione e ordinamento dei tributi, con esclusione della determinazione delle relative aliquote; disciplina generale delle tariffe per la fruizione dei beni e dei servizi»; inoltre, la giunta ha inspiegabilmente proceduto all'annullamento di un atto riguardante un diverso organo, ossia il consiglio comunale;

   l'amministrazione ha posto successivamente all'ordine del giorno del civico consesso del 13 febbraio 2019 e, consequenzialmente, deliberato un provvedimento rubricato «Conferma applicabilità passo carrabile – Revoca Delibera di C. C. n. 2 del 29 gennaio 2002»;

   l'amministrazione ha poi rilevato che la revoca/annullamento della delibera del consiglio comunale n. 2 del 29 gennaio 2002 (con cui si sospendeva il tributo) è stata disposta in realtà con successiva delibera consiliare di approvazione del piano pluriennale di riequilibrio finanziario;

   in realtà, la delibera di approvazione del piano pluriennale di riequilibrio finanziario per nulla dispone la revoca della delibera del consiglio comunale n. 02 del 29 gennaio 2002 e, tra l'altro, nulla riferisce puntualmente (in termini di annualità) circa l'entrata specifica del tributo de quo (istituzione del passo carrabile) in relazione all'anno 2018;

   l'attività deliberativa dell'amministrazione comunale di Casandrino sul tema appare all'interrogante compulsiva e contraddittoria dal momento che: 1) con la delibera di giunta comunale n. 22 del 18 settembre 2018 assumeva illegittimamente (perché incompetente) a revocare la delibera di sospensione del consiglio comunale n. 2 del 29 gennaio 2002;

   con la delibera del consiglio comunale n. 12 del 13 febbraio 2019 tenta di rimediare volendo conferire erroneamente effetto retroattivo; con la deliberazione del consiglio comunale n. 12 del 13 febbraio 2019 attesta l'illegittimità dell'originaria istituzione del tributo per l'anno 2018 avvenuto con delibera della giunta comunale n. 22 del 18 settembre 2018 nei sensi significati con l'atto di diffida del 25 gennaio 2019, prot. comune di Casandrino n. 1269;

   le innanzi esposte critiche sono state evidenziate dai consiglieri comunali di Casandrino sopra menzionati con ulteriore atto diffida in data 1° marzo 2019 (prot. comune di Casandrino n. 3478) inviato anche al prefetto di Napoli e alla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza intendano assumere urgenti iniziative al fine di avviare una verifica, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica e della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, presso il comune di Casandrino, alla luce delle vicende segnalate.
(4-02541)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   BAZOLI, VERINI, MORANI, BORDO, ANNIBALI, MICELI, FERRI e VAZIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 25 giugno 1993, n. 205, cosiddetta legge Mancino, reprime l'incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

   nel corso della XVII legislatura il Partito democratico è stato in prima fila nella lotta ad ogni possibile nuova forma di razzismo, di odio e di intolleranza;

   numerose sono le iniziative legislative approvate per la prevenzione e la repressione dei crimini dell'odio e per la diffusione di una cultura della tolleranza e del reciproco rispetto;

   particolarmente significativa è stata l'adozione del decreto legislativo 1° marzo 2018, n. 21, che, dando attuazione al principio della riserva di codice nella materia penale, per la prima volta, ha inserito nel codice penale tutte le fattispecie criminose che hanno per oggetto diretto la tutela di beni di rilevanza costituzionale;

   in particolare, tra le norme ricondotte all'interno del codice penale vi è il delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa (articolo 604-bis) e la relativa aggravante (articolo 604-ter), che aumenta la pena fino alla metà per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità;

   numerosi sono i fatti di cronaca che riportano notizie di aggressioni legate a motivi razziali;

   dal «Focus n. 6 – Un'estate all'insegna del razzismo» dell'Associazione Lunaria emerge che, tra aprile e settembre 2018, vi sono stati 304 casi di discriminazione e razzismo, 488 dall'inizio dell'anno. Aggressioni fisiche, violenze verbali e discriminazioni istituzionali –:

   quali siano i dati riguardanti le denunce e i procedimenti relativi ai crimini di odio e, quindi, se esista una banca dati aggiornata al riguardo e se intenda adottare iniziative per inasprire il sistema sanzionatorio in relazione alle campagne di odio (insulti pubblici, diffamazione o minacce).
(5-01724)


   SALAFIA e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del 7 maggio 2018, l'Agenzia delle ha fornito dei chiarimenti sulla liquidazione dei compensi dei consulenti tecnici d'ufficio. Si è precisato che il titolare passivo del rapporto di debito sia la parte processuale obbligata a sopportare l'onere economico, spiegando che il consulente tecnico d'ufficio dovrà sempre emettere fattura nei confronti dell'amministrazione della giustizia, nonché evidenziando che il pagamento avverrà con denaro della parte individuata dal provvedimento giurisdizionale, e non da parte dell'amministrazione della giustizia;

   le cancellerie stanno riscontrando delle difficoltà operative, stante l'obbligo del consulente di intestare la fattura all'amministrazione giudiziaria;

   il modus operandi derivante dall'applicazione della circolare dell'Agenzia delle entrate potrebbe creare problemi nella lavorazione della fatture come quello relativo al «come» e al «dove» debbano essere registrate quelle emesse dai consulenti tecnici d'ufficio, in quanto dette fatture elettroniche (anche ove recanti la doverosa annotazione che il pagamento è stato effettuato dalla parte), pervenendo agli uffici giudiziari con il sistema di gestione contabile Sicoge, risultano come crediti inestinti in quanto pagate da terzi. Il sistema Sicoge consente la chiusura automatica delle fatture pagate, ma non altrettanto avviene per quelle non pagate. Queste fatture in formato elettronico se non pagate direttamente dall'amministrazione dovrebbero essere chiuse tramite una operazione manuale necessaria, affinché il relativo credito possa risultare estinto sulla piattaforma di certificazione del credito (Pcc);

   ciò aggrava le incombenze a carico del funzionario delegato alle spese giustizia e contribuisce a rallentare la lavorazione delle fatture e a complicare la tenuta della contabilità;

   con circolare n. 24/2017, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che se la fattura viene pagata da un soggetto diverso dall'amministrazione debitrice, quest'ultima potrà utilizzare la funzione di «dichiarazione di pagamento/chiusura debito»: ciò potrebbe consentire di risolvere le criticità;

   il Ministero della giustizia, con circolare del 26 settembre 2018, ha rappresentato di aver avviato un'interlocuzione con l'Agenzia fiscale per individuare delle soluzioni operative –:

   se sia a conoscenza della problematica e quali iniziative per quanto di competenza ritenga di adottare per risolvere tali criticità ed evitare ritardi nei pagamenti a favore dei consulenti tecnici d'ufficio, oltre che nel servizio giustizia al cittadino.
(5-01725)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'edizione piemontese del quotidiano «La Repubblica» del 20 marzo 2019 riporta un articolo intitolato: «Asti il giallo degli studi legali di mezzo Piemonte intercettati» in cui si parla di un «elenco di quasi 600 intercettazioni abusive» che hanno interessato «gli studi legali di mezzo Piemonte», «sorvegliati» speciali dalla procura di Asti negli ultimi quattro anni;

   come riportato dall'articolo, la questione è stata sollevata dagli atti di un processo per traffico di droga contro un'organizzazione criminale albanese, dove uno dei difensori ha trovato «un fascicoletto di 27 pagine dove erano state annotate le spese liquidate per ascoltare i telefoni. Costo totale: 559 mila 221 euro, che era da ripartire pro quota tra i 20 imputati, per la somma di 27 mila 961 euro ciascuno»;

   risulterebbero coinvolti dalle intercettazioni decine di importanti studi legali di Torino, Asti e Cuneo, consulenti storici del tribunale per ogni categoria, persino giudici onorari. Tutti «ascoltati» tra il 2012 e il 2015. Vicino ad ogni nome c'è un numero di procedimento (non sempre lo stesso), ma tra gli atti della procura non risulterebbero i brogliacci corrispondenti delle telefonate –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intrapreso in merito.
(5-01726)


   TURRI e PAOLINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la procura presso il Tribunale per i minorenni di Ancona, versa, da tempo, in condizioni di grave carenza di organico. In particolare risultano vacanti:

    il 50 per cento degli assistenti giudiziari (1 unità), percentuale che, in realtà è anche maggiore, a causa del fatto che la restante risorsa ha un'invalidità del 67 per cento e che usufruisce di permessi mensili ai sensi della legge n. 104 del 1992;

    il 100 per cento dei funzionari giudiziari III area, (F1/F7 – già cancellieri C1 e C1S), percentuale significativa, attesa l'elevatissima scopertura dei profili professionali dell'area C, in cui residua soltanto il direttore amministrativo e, comunque, su 9 dipendenti, 3 appartengono alle figure ausiliarie;

    il 50 per cento dei conducenti di automezzi II area (F1-F6, già ausiliario B1);

   parimenti critica è la situazione dei magistrati della procura:

    l'ufficio requirente opera, allo stato, in condizioni di evidente squilibrio rispetto al Tribunale da cui provengono le richieste di pareri civili e la fissazione di tutte le udienze. Tale sbilanciamento è accresciuto per il fatto che la pianta organica del Tribunale è stata notevolmente ampliata, qualche anno fa, in considerazione del numero di affari civili e penali, sicché, a fronte delle 30 unità operanti nel predetto organo (6 togati e 24 onorari minorili), nessun parallelo ampliamento di personale è stato attribuito alla procura;

    tale ufficio minorile è il solo con un rapporto tra magistrati di procura e togati di tribunale di 1 a 3, laddove normalmente tale quoziente è di 1 a 2. L'Ufficio opera, dunque, in condizioni di strutturale sovraccarico in relazione a tutte le attività istituzionali, in particolar modo laddove i tempi sono impostati dal Tribunale (udienze penali e civili alle quali partecipare, redazione di pareri, attività di apposizione dei «visti», conseguenti decisioni in ordine alla opportunità di impugnazione e altro) –:

   se il Ministro interrogato non reputi urgente ed indifferibile adottare le iniziative di competenza per aumentare la pianta organica al fine di coprire almeno uno dei due posti di funzionario giudiziario attualmente vacanti con assegnazione di funzionari di cui alla graduatoria prevista dal decreto ministeriale 21 aprile 2017 o altro personale in mobilità, e almeno un posto da assistente giudiziario, inserendo tale posizione tra i posti da bandire in sede di assegnazione dei nuovi assistenti o di pubblicazione di prossimi interpelli e, infine, provvedere all'aumento della pianta organica dei sostituti procuratori portandoli da 1 ad almeno a 2.
(5-01727)


   VARCHI, ROTELLI, PRISCO e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo di polizia penitenziaria denuncia da tempo le criticità in capo agli istituti di pena del Paese, nonché le lacune del sistema di esecuzione penale nel suo complesso con particolare riferimento a carenze strutturali, organico insufficiente, turni usuranti, equipaggiamento obsoleto, strumentazioni in dotazione del tutto inadeguate e non al passo con l'attuale livello di sviluppo tecnologico;

   i ripetuti episodi di violenza che si registrano nei penitenziari italiani, nonché le ripetute aggressioni di cui lo stesso personale di polizia penitenziaria è vittima, compromettono l'incolumità di agenti e detenuti, con ripercussioni pesantissime su ordine pubblico e sicurezza;

   gli interventi posti in essere dai precedenti Governi sono stati del tutto inadeguati, come testimoniato dai dati diffusi dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria – ufficio del capo del dipartimento – che testimoniano come nelle carceri italiane continui a registrarsi un eccesso di diecimila detenuti rispetto alla capienza regolamentare;

   molte criticità nascono dal cosiddetto progetto di «vigilanza dinamica» che prevede la libera circolazione dei detenuti nelle sezioni e negli spazi detentivi a disposizione, con l'apertura delle celle oltre le otto ore al giorno fino a un massimo di quattordici, con gli agenti che non effettuano più un controllo costante nel reparto di competenza, ma presidiano zone prestabilite di passaggio dei detenuti in condizioni di sicurezza certamente più critiche;

   la polizia penitenziaria, oltre ad assolvere i compiti di vigilanza ed osservazione dei detenuti e di traduzione e piantonamento di detenuti ed internati, svolge due ulteriori attività fondamentali per la sicurezza del nostro Paese: il monitoraggio del fenomeno del radicalismo islamico (i detenuti islamici in Italia sono quasi diecimila) e l'esecuzione di indagini in materia di contrasto e lotta alla criminalità organizzata;

   è urgente una riforma complessiva dell'ordinamento penitenziario per assicurare condizioni umane e professionali adeguate e opportune misure di controllo, prevenzione e repressione, con lo stanziamento di maggiori risorse finanziarie per l'intero sistema carcerario –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di garantire la sicurezza del personale di polizia penitenziaria, se del caso dotando gli agenti di idonei dispositivi antiaggressione (taser), e per sopperire alle carenze di organico nel Corpo di polizia penitenziaria.
(5-01728)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   PAITA, ROTTA, SENSI, BRUNO BOSSIO, PIZZETTI, NOBILI, CANTINI e GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che la società EasyJet ha deciso di uscire dal progetto di salvataggio Alitalia pur confermando il proprio impegno sull'Italia con investimenti sulle basi di Milano, Napoli e Venezia;

   si ipotizzava per EasyJet un ruolo per rilanciare Alitalia da Milano Linate e Malpensa con il Governo che si era impegnato per consentire maggiori libertà di volo da Linate sulle rotte extraeuropee, come verso e da Tel Aviv o Nord Africa, ma la società ha deciso di declinare l'invito;

   questo disimpegno preoccupa molto considerando le prospettive di Alitalia in quanto in campo, al momento, rimane solo Delta che però non andrebbe oltre una quota del 10 per cento;

   la proroga del prestito ponte risulta quindi non essere accompagnata da una vera strategia industriale e ad oggi, fatta eccezione per il ruolo di Ferrovie dello Stato Italiane, non vi sono altre garanzie sul futuro della compagnia aerea;

   il 25 marzo 2019 è previsto un primo sciopero del personale Alitalia indetto da tutte le sigle;

   si esprime forte preoccupazione sulle prospettive della compagnia aerea e per il futuro del personale –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito al futuro di Alitalia;

   quali siano le partnership industriali e quali soggetti si intendano coinvolgere per il rilancio della compagnia aerea, salvaguardando personale, rotte e competitività.
(3-00628)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANCASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari, composto dalle associazioni Arpe-Federproprietà, Uppi e Confappi, ha firmato la Convenzione nazionale a seguito della quale è stato adottato il decreto interministeriale del 16 gennaio 2017, recante criteri generali per la realizzazione degli accordi da definire in sede locale per la stipula dei contratti di locazione ad uso abitativo a canone concordato, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, nonché dei contratti di locazione transitori e dei contratti di locazione per studenti universitari, ai sensi dell'articolo 5, commi 1, 2 e 3 della stessa legge;

   in particolare, il citato decreto all'articolo 1, comma 8, prevede che le parti contrattuali, nella definizione del canone effettivo, possano essere assistite, a loro richiesta, dalle rispettive organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori; se le parti decidono di non farsi assistere, è prevista comunque un'attestazione che deve essere fornita da almeno una organizzazione firmataria dell'accordo, che certifichi la rispondenza del contenuto del contratto, sia sotto il profilo economico che normativo, all'accordo territoriale, anche con riguardo alle agevolazioni fiscali;

   il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari ha avuto notizia, attraverso plurime segnalazioni, che diversi comuni non hanno convocato, e non convocano, tutte le associazioni nazionali che hanno sottoscritto la suddetta convenzione;

   peraltro, a queste associazioni che, in dispregio del principio di collegialità e di rappresentanza, non sono state convocate senza ragione o motivazione alcuna, non viene neanche riconosciuto il diritto di aderire successivamente agli accordi territoriali, sulla base della motivazione che non ne avrebbero diritto, non avendo partecipato alle trattative, o addirittura che, come indicato nella nota del 3 gennaio 2019 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, «la richiesta di adesione all'accordo territoriale è opportuno che sia condivisa dalle organizzazioni firmatarie mediante apposita clausola interpretativa»;

   le organizzazioni convocate dai comuni non hanno alcun potere interpretativo di alcuna norma;

   non consentire alle associazioni firmatarie della originaria convenzione nazionale di aderire successivamente agli accordi territoriali già sottoscritti da altre associazioni convocate dai comuni, negando loro, quindi, il diritto di rilasciare le attestazioni necessarie ai sottoscrittori dei contratti di locazione per ottenere le previste agevolazioni fiscali, o subordinare la loro possibilità di aderire agli accordi territoriali eventualmente già stipulati «ad apposite interpretazioni da parte delle altre organizzazioni firmatarie della Convenzione nazionale e degli accordi territoriali», appare inammissibile, anche perché determina una disparità di trattamento tra cittadini, anche a livello fiscale, con quelle che appaiono all'interrogante evidenti e manifesti risvolti di incostituzionalità e/o di possibile disapplicazione giudiziale di quanto eventualmente e comunque illegittimamente inserito in merito, a livello interpretativo, negli accordi territoriali per i canoni di locazione –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di consentire alle organizzazioni firmatarie della convenzione nazionale, laddove non avessero partecipato per qualunque motivo agli accordi territoriali già sottoscritti, di aderirvi successivamente mediante comunicazione ai singoli comuni interessati e alle organizzazioni firmatarie degli accordi.
(4-02536)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZÓFFILI e CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2019 la nota trasmissione televisiva Striscia la Notizia ha trasmesso un servizio sul campo rom nel comune di Giuliano in Campania, in provincia di Napoli, un accampamento assai popoloso, sorto ormai da tempo su un sito abbandonato di una fabbrica di fuochi di artificio esplosa anni fa;

   nel corso di tale servizio, anche se durato pochi minuti e peraltro girato in orario scolastico, sono emerse però, in modo evidente e drammatico, le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere ogni giorno molti bambini nei campi rom, con immagini di minori nudi e sporchi, costretti a giocare tra i rifiuti, ad andare a lavorare per vendere materiali di rame e dormire tra i topi, in condizioni igienico-sanitarie inaccettabili e privati, oltre che dei più elementari e universali diritti riconosciuti dalle Convenzioni internazionali, anche del diritto costituzionalmente garantito all'istruzione;

   il servizio trasmesso il 16 marzo è stato girato dopo ben due anni da un precedente servizio, sempre nello stesso campo rom e sempre per denunciare le condizioni in cui vivevano i bambini nel campo medesimo, proprio per verificare se, sia dal precedente Governo sia da parte delle istituzioni interessate, nel frattempo fossero state prese immediate iniziative per rimediare alle condizioni inaccettabili in cui erano costretti a vivere i minori, rivelando però, ancora oggi, la medesima e drammatica situazione già descritta due anni fa;

   tale servizio ha rivelato agli occhi di tutti una situazione che, purtroppo, non rappresenta un caso sporadico, come attestato anche da altri e recenti episodi di cronaca, ad esempio l'uccisione della piccola Esperanza in Sardegna, l'abbandono di un bambino rom in Piemonte, il caso della scippatrice rom incinta a Milano, episodi purtroppo generalizzati, attestanti una drammatica tragedia che silenziosamente si consuma ogni giorno ai margini delle città e che coinvolge bambini e minori, privandoli dei loro diritti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra citati, che hanno avuto anche ampio risalto sulla stampa nazionale, e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere o abbiano già assunto al fine di contrastare lo sfruttamento dei minori nei campi rom e garantire i diritti loro spettanti e riconosciuti dalle convenzioni internazionali e dalla Costituzione.
(4-02532)


   ORLANDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 17 novembre 2016 il prefetto di Bari ha nominato la commissione d'accesso agli atti per il comune di Valenzano (Bari), per l'esame e la valutazione dei presupposti di un eventuale scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa;

   in seguito alla relazione elaborata da detta commissione e alla conseguente relazione del Ministro dell'interno, il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 23 settembre 2017, ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Valenzano, a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Il 25 settembre il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto di scioglimento dell'ente;

   conseguentemente si è insediata una commissione straordinaria per la gestione del comune di Valenzano. L'ex sindaco di Valenzano Antonio Lomoro ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento di scioglimento;

   il 31 gennaio 2019, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, «tenuto conto che non risulta ancora conclusa l'azione di recupero e di risanamento delle istituzioni locali dai condizionamenti esercitati dalla criminalità organizzata», a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha deliberato la proroga, per sei mesi, dello scioglimento del consiglio comunale di Valenzano (Bari);

   con sentenza pubblicata l'8 marzo 2019, il Tar Lazio ha invece accolto il ricorso proposto dall'ex sindaco Antonio Lomoro; di conseguenza, la prefettura di Bari ha nominato un commissario prefettizio per l'amministrazione del comune di Valenzano, per il periodo strettamente necessario a rinnovare gli organi elettivi nella prossima tornata elettorale –:

   se il Governo abbia intenzione di fare appello avverso la decisione del Tar ricorrendo al Consiglio di Stato, al fine di contemplare «l'azione di recupero e di risanamento delle istituzioni locali dai condizionamenti esercitati dalla criminalità organizzata»;

   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per assicurare una condizione di legalità nell'ente locale e per contrastare l'azione della criminalità organizzata nel comune di Valenzano.
(4-02539)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la revisione dell'ordinamento del Corpo dei vigili del fuoco è stata disposta in attuazione di una delega prevista dalla legge n. 124 del 2015;

   l'articolo 8 della stessa legge, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi in materia di riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato;

   la legge n. 145 del 2018, dispone, ai commi 389-393 dell'articolo 1, un incremento di 1.500 unità della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è determinata dal decreto legislativo n. 217 del 2005 e in particolare dall'Allegato A alla predetta legge;

   già in data 10 ottobre 2018 alcune organizzazioni sindacali di categoria avevano denunciato la cronica e grave carenza di personale del comando provinciale dei vigili del fuoco di Bari, che, in alcuni casi, ha causato la soppressione di alcune partenze e la sospensione temporanea dell'operatività di alcuni distaccamenti, pregiudicando la tempistica e l'efficacia d'intervento e mettendo dunque a serio rischio la sicurezza del territorio;

   dalla disamina del decreto ministeriale recante modifiche ed integrazioni al decreto ministeriale n. 11 aprile 2017 in materia di distribuzione territoriale delle dotazioni organiche del personale appartenente al ruolo dei vigili del fuoco, al ruolo dei capi squadra e dei capi reparto, nonché ai ruoli specialistici, in attuazione della Tabella A del decreto legislativo n. 217 del 2005, emerge un'inaccettabile disparità di trattamento nei confronti del comando provinciale di Bari in termini assoluti e comparativi, se confrontato con comandi di pari categoria;

   in particolare, i 3 nuovi comandi provinciali in fase di istituzione, Monza (SD5), Barletta (SD5) e Fermo (SD4), saranno costituiti da future 88 unità cadauna;

   il reperimento di tali unità, nell'ambito della futura dotazione organica di ciascun nuovo comando provinciale, avverrà mediante lo scorporo dagli attuali comandi provinciali matrici, ossia dal comando provinciale di Bari per l'istituzione del nuovo comando provinciale di Barletta;

   dall'operazione di «decurtazione» del personale emerge un grave danno in termini di carenza di unità per il comando provinciale di Bari, che risulta maggiormente penalizzato rispetto, ad esempio, al comando provinciale di Milano, matrice del nuovo comando provinciale di Monza;

   inoltre, a fronte dell'istituzione di un quarto distaccamento cittadino per il comando di Genova denominato «Genova Levante», sebbene sia già presente un distaccamento denominato «Genova est», nessun nuovo distaccamento, benché richiesto da anni, è stato istituito per l'area meridionale della città metropolitana di Bari, sprovvista di copertura, nonostante sia un territorio densamente popolato e soggetto a una fortissima presenza turistica durante il periodo estivo e non solo;

   la dotazione organica prevista per i distaccamenti di categoria SD5 è insufficiente a garantire l'attivazione di n. 2 partenze con contestuale richiesta continua di rimpiazzo/integrazione del personale;

   gran parte delle 500 unità qualificate sono state riservate alla direzione centrale e Dcf –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di dotare il comando provinciale dei vigili del fuoco di Bari di una donazione organica idonea a garantire la sicurezza dei territori di competenza;

   se intenda adottare iniziative per l'istituzione di un distaccamento nell'area a sud di Bari per alleggerire la mole di lavoro della squadra della sede centrale e garantire gli interventi su tutto il territorio entro 20 minuti dalla segnalazione;

   se intenda chiarire quale criterio sia stato utilizzato per la distribuzione delle 500 unità qualificate;

   se intenda adottare iniziative per dare finalmente corso all'equiparazione della dotazione organica del comando di Bari con le altre sedi metropolitane di pari rango, in considerazione della carente dotazione di unità operative che caratterizza da sempre la sede centrale, decurtata delle sedi operative cittadine di Bari-Carrassi e Bari-Fiera.
(4-02540)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOMONI e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il liceo classico Catullo di Monterotondo sta in questi giorni rifiutando le iscrizioni degli studenti che abitano nella zona di Mentana e di Fonte Nuova dando la priorità agli studenti residenti a Monterotondo nonostante insistano tutti sullo stesso distretto scolastico;

   il liceo Catullo presenta da tempo un problema di sovraffollamento dovuto alla inadeguatezza della nuova sede che non ha spazi sufficienti per rispondere alla domanda da parte della popolazione scolastica locale; a questo si aggiunge che la vecchia sede della succursale è stata dichiarata inagibile e che al momento si utilizzano moduli prefabbricati;

   il problema affonda le sue radici nel passato, in quanto le scuole superiori del distretto in cui si trovano le località su citate sono state costruite tutte a Monterotondo e appare quindi ancor di più discriminante rifiutare le iscrizioni sulla base del requisito della residenza;

   l'alternativa per questi ragazzi consisterebbe nel rivolgersi alle scuole della zona est di Roma, sempre che vi trovino disponibilità di posti, con conseguente grande penalizzazione dovuta alla distanza della sede scolastica, vedendosi altrimenti costretti a cambiare indirizzo di studio;

   l'enorme discriminazione che subiscono le famiglie e gli studenti di Mentana e Fonte Nuova assume dimensioni ancora più stigmatizzabili nel caso di studenti con disabilità, per i quali diventerebbe ancora più complicato sia organizzare gli spostamenti che interagire e relazionarsi con l'ambiente scolastico;

   la circolare ministeriale 18902 del 7 novembre 2018, relativa alle iscrizioni per l'anno scolastico 2019/2020, prevede che «Le domande di iscrizione sono accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola istituzione scolastica, definito in base alle risorse di organico, al numero e alla capienza delle aule, anche in considerazione dei piani di utilizzo degli edifici scolastici predisposti dagli Enti locali competenti»;

   la stessa circolare disciplina i compiti dell'istituzione scolastica in merito alla possibilità che si verifichino iscrizioni in eccedenza, per cui la scuola deve provvedere in via preliminare «alla definizione dei criteri di precedenza all'ammissione mediante delibera del Consiglio di istituto da rendere pubblica prima dell'acquisizione delle iscrizioni con affissione all'albo, con pubblicazione sul sito web dell'istituzione scolastica e, per le iscrizioni online, in apposita sezione del modulo di iscrizione opportunamente personalizzato dalla scuola»;

   l'iscrizione alla classe prima della scuola secondaria superiore rientra nell'obbligo scolastico e deve essere garantita agli studenti la fruizione del diritto allo studio attraverso ogni utile forma di razionalizzazione e di indirizzo a livello territoriale mediante un'adeguata programmazione della rete scolastica posta in essere attraverso il piano di dimensionamento –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per assicurare agli studenti di Mentana e di Fonte Nuova l'esercizio pieno del diritto allo studio, nell'ambito dell'espletamento dell'obbligo scolastico, a parità di condizioni e di opportunità di scelta, senza subire alcuna forma di discriminazione, tanto più se fondata su un criterio selettivo del tutto casuale quale quello geografico, valutando, d'intesa con gli enti locali, anche l'opportunità di utilizzare strutture messe a disposizione dal comune di Mentana e di Fonte Nuova da adibire subito a succursali del Catullo, al fine di evitare enormi disagi alle famiglie e agli studenti, che sarebbero costretti ad estenuanti ore di traffico vista la impercorribilità della via Nomentana nelle ore di punta;

   se intenda verificare se il liceo Catullo abbia rispettato la normativa in materia di pubblicità dei criteri di accettazione delle domande di iscrizione al primo anno;

   se non ritenga, in considerazione delle condizioni in cui versano molti edifici adibiti a servizio scolastico, di dover adottare nel più breve tempo possibile iniziative di competenza volte ad assicurare spazi adeguati e sicuri alla popolazione scolastica italiana.
(5-01708)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARZANA, VILLANI, CASA, LOREFICE e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ha per oggetto il trasferimento di compiti e funzioni alle province e ai comuni in materia scolastica. In particolare, vengono attribuite alle province, in relazione all'istruzione secondaria superiore, le competenze concernenti la programmazione dell'offerta formativa e la pianificazione della rete scolastica con l'istituzione, l'unione, la soppressione di scuole, predisposizione del piano di utilizzazione degli edifici, di uso delle attrezzature e la sospensione delle lezioni in casi urgenti e gravi;

   a partire dal 2016 le tre città metropolitane e i sei liberi consorzi della regione siciliana sono stati tutti coinvolti in una gravissima crisi finanziaria: la riduzione e/o azzeramento dei trasferimenti statali e il cosiddetto prelievo forzoso operato dallo Stato, ossia il contributo di finanza pubblica per il periodo 2015-2018 previsto dalla legge di stabilità n. 190 del 2014, hanno reso disastrosa la situazione finanziaria delle ex province e hanno compromesso l'erogazione dei servizi all'utenza;

   il Libero consorzio comunale di Ragusa, non riuscendo ad affrontare le quotidiane esigenze con disponibilità finanziarie sempre più esigue, ha disdetto il contratto di locazione dell'immobile dov'è allocato il liceo artistico «Galilei – Campailla» di Modica (Ragusa). Se non verrà trovata una soluzione alternativa, studenti e personale saranno costretti ad alternarsi nella fruizione dell'immobile del liceo scientifico, sede centrale dell'istituto, sito in piazzale Baden-Powell, n. 10 a Modica e realizzare i doppi turni. Questa situazione, oltre ad arrecare pesanti disagi e gravi difficoltà a oltre 350 famiglie e studenti del territorio e dei comuni limitrofi, si rileverebbe inadeguata, perché le aule del liceo scientifico non consentono di contenere i banchi adatti alle attività del liceo artistico; inoltre, non sono di dimensioni adeguate per ospitare i laboratori delle varie discipline, pittura, scultura, architettura, moda e design, fondamentali per permettere ai discenti un'adeguata acquisizione delle tecniche manuali operative. Il liceo artistico è inoltre fornito di forni speciali di impossibile collocazione nei locali del liceo scientifico;

   nell'ambito dei finanziamenti europei (Pon) il liceo artistico è destinatario di euro 75.000 per l'implementazione di due laboratori, uno di modellazione 2D e 3D e uno specifico per moda e design. Questi finanziamenti, in mancanza dei locali, rischiano di andare perduti, anche se già approvati;

   senza la disponibilità di ambienti didattici idonei allo svolgimento delle attività caratterizzanti il piano di studio viene gravemente leso il diritto allo studio sancito dagli articoli 33 e 34 della Costituzione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per contribuire a individuare una soluzione che consenta di garantire il diritto allo studio agli studenti del liceo artistico di Modica.
(4-02533)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Doria S.p.A. è un'industria conserviera nata ad Angri nel salernitano che, in vent'anni, è riuscita a raggiungere un fatturato di oltre 631 milioni di euro, nonché ad aprire 7 stabilimenti in tutta Italia, per un totale di più di mille dipendenti;

   da organi di stampa si apprende che, nel marzo 2018, i proprietari dell'azienda avrebbero deciso di chiudere lo stabilimento di Acerra, fabbrica che produceva circa 50 milioni di vasetti di sughi pronti, per investire nell'apertura di una nuova struttura nel nord Italia a Parma;

   la decisione ha turbato i dipendenti – all'incirca 70 – dello stabilimento di Acerra che, pur non essendo stati licenziati, sarebbero stati trasferiti nelle altre fabbriche campane di Angri, Sarno e Fisciano che, tuttavia, distano anche 70 chilometri da Acerra. Gli stessi, avrebbero protestato chiedendo il rilancio dello stabilimento con dei nuovi piani di produzioni;

   da fonti giornalistiche si apprende che, in vista della decisione, la regione e il comune avrebbero messo a disposizione risorse ed agevolazioni a favore della società Doria e avrebbero rimarcato l'importanza del suddetto stabilimento per lo sviluppo delle imprese nelle aree meno evolute del Mezzogiorno. Il Ministro Luigi Di Maio si sarebbe battuto per la difesa dello stabilimento e dei suoi dipendenti, incontrando i vertici dell'azienda e avrebbe promesso di fare il possibile affinché il sito di Acerra potesse riaprire per non permettere al territorio di perdere una struttura operante nel settore agricolo;

   ciononostante, La Doria ha deciso di chiudere il sito produttivo di Acerra e, ad oggi, non risulterebbero impegni ufficiali e azioni concrete finalizzate al ripristino dello stabilimento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per la tutela e il rilancio dello stabilimento di Acerra de la Doria, anche per favorire l'industria e il settore agroalimentare.
(4-02531)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1546 del 2019 pubblicata il 6 marzo 2019, ha liberalizzato l'accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall'estero, detenuti dal Ministero della salute;

   la terza sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Coldiretti avente ad oggetto la «Richiesta di accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall'estero», avanzata alla direzione generale della sanità animale del Ministero della salute e da questa respinta;

   tale diniego era fondato sull'osservazione, accolta dal Tar Lazio, che «secondo l'articolo 5-bis, comma 2 del decreto legislativo n. 33 del 2013, sull'accesso civico agli atti detenuti dalla P.A. e secondo le Linee Guida dell'ANAC, l'Amministrazione doveva poter interpellare gli eventuali controinteressati onde venire a conoscenza degli eventuali motivi di pregiudizio recati dall'istanza». Inoltre, il Tar aveva ritenuto sufficienti le informazioni ai consumatori contenute sulle etichette conformi al decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo del 9 dicembre 2016;

   il Consiglio, ribaltando la decisione del Tar, ha riconosciuto la legittimazione della Coldiretti a proporre una domanda di accesso a tali documenti, posto che la completa informazione dei consumatori (oltre a costituire un diritto di questi ultimi, sancito dal codice del consumo) può favorire un corretto e regolato confronto concorrenziale. Secondo il Consiglio, neppure gli obblighi d'informazione in etichetta già presenti per legge, sono idonei a far venire meno l'interesse all'accesso, in quanto l'associazione persegue proprio la verifica della credibilità di quelle dichiarazioni riportate in etichetta. Né era opponibile il pregiudizio di terzi a seguito della diffusione di quei dati, se questo era sollevato in via generica e astratta;

   la sentenza del Consiglio di Stato rende possibile per motivate ragioni chiedere al Ministero della salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca, ma l'affermazione di questo principio vale anche per il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o della carne impiegata nei salumi o dell'olio e del grano;

   nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all'Unione europea, tra le quali solo 70 (17 per cento) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell'Unione europea (49 per cento) e 134 da Paesi extracomunitari (34 per cento) oltre quattro prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare arrivano dall'estero (83 per cento). I rischi di frodi con le notizie di reato nel settore agroalimentare hanno fatto registrare un balzo del 59 per cento negli oltre 54 mila controlli effettuati dall'Ispettorato Centrale repressione frodi (Icqrf) nel 2018 –:

   se, dando piena attuazione ai princìpi sanciti dal pronunciamento del Consiglio di Stato, i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative per definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari ai soggetti che dimostrino un legittimo interesse all'utilizzo di tali dati.
(2-00310) «Nevi, D'Ettore, Paolo Russo, Mugnai, Spena, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CRITELLI e GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) è l'unica organizzazione intergovernativa mondiale che si occupa del settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola; esso ha sede a Madrid e ne fanno parte 28 Paesi tra cui l'Italia che è uno dei Paesi fondatori; il Coi rappresenta, nel complesso, il 98 per cento della produzione mondiale di olio di oliva;

   il Coi, fonte istituzionale di riferimento in tutti gli ambiti olivicoli – oleicoli, si adopera a favore di un'olivicoltura sostenibile e responsabile e costituisce un forum di confronto a livello mondiale sulle linee di azione per affrontare le sfide del presente e del futuro;

   da indiscrezioni insistenti, riportate anche da accreditati organi di stampa, in vista del rinnovo delle cariche del Coi, sembra consolidarsi un asse tra Spagna e Tunisia per una proroga dell'attuale assetto che vede come direttore esecutivo del Coi, Abdellatif Ghedira, rappresentante dei produttori del Paese nordafricano, e come direttore aggiunto lo spagnolo Jaime Lillo;

   il settore oleicolo italiano, colpito da una fitopatia gravissima come la Xylella, e da eventi calamitosi che hanno drasticamente ridotto la produzione, da mesi avanza proposte per il rilancio del settore, dalla realizzazione di un piano olivicolo nazionale alle risorse per il Fondo di solidarietà nazionale, dagli interventi per l'emergenza Xylella alla difesa del panel test, passando per la riforma dei reati alimentari, l'obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzati la trasparenza sulle etichette e maggiori controlli sulle importazioni;

   per affrontare con più incisività la crisi dell'intero comparto, per accrescere la competitività del settore oleicolo italiano e per far valere le ragioni del nostro Paese nell'interesse esclusivo di una visione dell'olivicoltura legata alla qualità del prodotto, alla salute dei consumatori e al valore aggiunto per i produttori, risulterebbe importante per l'Italia, anche in base agli accordi pregressi, guidare il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) –:

   ove quanto importato in premessa risulti essere realmente fondato, quali iniziative il Ministro interrogato stia adottando e intenda promuovere per sostenere con forza la candidatura italiana alla guida del Consiglio oleicolo internazionale (Coi).
(5-01720)


   GALLINELLA, CILLIS, PARENTELA, LOMBARDO, CADEDDU, CASSESE, CIMINO, DEL SESTO, GAGNARLI, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Coi, Consiglio oleicolo internazionale, costituito nel 1959 sotto il patrocinio delle Nazioni Unite nell'ambito degli accordi sui prodotti di base (Pro.Ba), è l'organizzazione mondiale intergovernativa nel settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola e rappresenta l'unico forum di confronto istituzionale a livello internazionale nella determinazione di linee di azione per affrontare le sfide del settore;

   il Coi ha sede a Madrid e vi aderiscono attualmente 15 Stati membri, tra cui l'Unione europea che rappresenta 28 Stati che, sommati agli altri 14 membri, portano complessivamente a 42 le nazioni che hanno sottoscritto l'accordo internazionale dell'olio di oliva e delle olive da tavola;

   l'Italia è membro dell'organismo intergovernativo dalla data della sua costituzione, cioè dal 1959. Dal 1979, gli interessi del nostro Paese sono stati trasferiti in capo all'Unione europea che li rappresenta attraverso la direzione generale dell'agricoltura di Bruxelles;

   l'attuale vertice di governo del Coi vede come direttore esecutivo un rappresentante della Tunisia, come direttori aggiunti uno spagnolo e un turco. Essi, con l'appoggio dei Paesi della Lega araba, della Turchia e della Commissione europea hanno già chiesto la proroga del loro mandato per altri 4 anni, fino al 31 dicembre del 2022;

   la proroga rappresenta un cambiamento degli accordi raggiunti tre anni fa sulla figura del successivo direttore esecutivo che avrebbe dovuto essere un italiano, ed è sostenuta soprattutto dalla Spagna che attualmente detiene il direttore aggiunto presso il Coi;

   la Spagna mantiene la sede e il 90 per cento del personale del segretario esecutivo;

   oggi vi è una ulteriore «minaccia» per l'Italia in seno al Coi, ovvero il tentativo della Lega araba di rafforzare il proprio peso e prendere decisioni anche economiche sui futuri mercati dell'olio di oliva-:

   se, per quanto di competenza e nell'ambito degli imminenti appuntamenti in sede di Unione europea e della riunione in sede di consiglio del Coi che si terrà dal 17 al 21 giugno 2019, il Governo non intenda mantenere ferma la posizione dell'Italia contraria al rinnovo dell'incarico dagli attuali direttori, richiedendo che sia un candidato italiano a subentrare al vertice o comunque alle altre cariche direttoriali.
(5-01721)


   VIVIANI, BUBISUTTI, COIN, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI e LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   per l'etichettatura dei prodotti della pesca è previsto che si debbano garantire una maggiore tutela dei consumatori e quindi nelle etichette debbano essere indicate informazioni il più possibile complete sul prodotto acquistato;

   da un sondaggio è emerso che 8 italiani su 10 vorrebbero maggiori indicazioni sul pesce e sarebbero disposti a pagare in più in cambio di una maggiore chiarezza e sicurezza. Il 30 per cento degli intervistati ha persino dichiarato di non riuscire a comprendere l'etichettatura del pesce o di trovarsi di fronte a etichette non contenenti tutte le informazioni necessarie;

   sia sui prodotti pescati che su quelli allevati, così come su quelli sfusi, ma anche su quelli confezionati o surgelati in etichetta vanno obbligatoriamente indicate solo alcune informazioni fondamentali per una corretta informazione al consumatore;

   le principali indicazioni, infatti, riguardano: la specie ittica pescata, il metodo di produzione in casi di un animale allevato o pescato, la provenienza ovvero il luogo preciso in cui è stato pescato o allevato, gli attrezzi usati per la pesca, se si tratta di pesce scongelato – indicazione importante per il consumatore che a quel punto sa che non potrà più utilizzare la stessa tecnica di conservazione – il termine minimo di conservazione o data di scadenza e gli allergeni;

   tra tutte queste informazioni obbligatorie manca però un'indicazione anch'essa molto importante, anzi diremmo fondamentale: la data di cattura, ovvero il giorno in cui il pesce è stato pescato. Questa informazione indica il grado di freschezza del prodotto ittico;

   la data di cattura, infatti, rientra tra le informazioni supplementari, ovvero quelle informazioni facoltative, così come lo sono: la data dello sbarco dei prodotti derivati dalla pesca e le informazioni riguardanti il porto di sbarco, le indicazioni più dettagliate sul tipo di attrezzi da pesca e le informazioni sulle tecniche e sulle pratiche di produzione;

   la data di pesca è un parametro oggettivo di freschezza del prodotto ittico e serve a evitare l'utilizzo di tecniche, vietate nel nostro paese, che per dare la parvenza di fresco al prodotto utilizzano sostanze a base di acqua ossigenata e acido citrico o altre tecniche che creano una sofisticazione ottica di freschezza e che vanno ostacolate-:

   quali iniziative intenda adottare affinché sull'etichetta sia resa obbligatoria l'indicazione della data del pescato, già indicata dal pescatore, oltre ad altre indicazioni ad oggi facoltative di cui in premessa, al fine di dare una completa informazione ai consumatori.
(5-01722)


   NEVI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il comparto del vino riveste una crescente importanza nell'ambito del settore agroalimentare nazionale. Un modello di tracciatura, che consenta di seguire il percorso di ciascuna bottiglia dal produttore sino al più remoto dei rivenditori è il principale indicatore della affidabilità del produttore e della qualità del prodotto;

   in tale ottica, l'articolo 48 della legge n. 238 del 2016 di riforma del settore del vino, prevede, al comma 6 che i vini docg e doc devono essere immessi al consumo in bottiglia muniti di uno speciale contrassegno stampato dal Poligrafico dello Stato o da tipografie autorizzate, applicato in modo da impedirne il riutilizzo e fornito di un'indicazione di serie e di un numero di identificazione; il citato articolo prevede, al comma 8, che i consorzi di tutela o le regioni possono avvalersi di un sistema telematico di controllo e tracciabilità alternativo a quello del comma 6 dotato degli elementi necessari a garantire la sicurezza del prodotto;

   il comma 9 demanda ad un decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo l'attuazione di queste disposizioni. Nel novembre del 2017 tale decreto era in corso di redazione, ma, da informazioni anche recentemente assunte, di tale atto si è persa traccia. L'Unione italiana vini (Uiv) ha richiesto, al fine di ridurre i costi della filiera, l'adozione dei citati sistemi alternativi di tracciabilità;

   nelle more dell'emanazione, il Poligrafico dello Stato, continua a produrre in esclusiva le fascette – pur non essendo queste carte valori, ai sensi della precedente normativa (decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo del 19 aprile 2011) e ha presentato un proprio modello di tracciatura con la app «Trust your Wine» che legge le fascette oggi in uso, che sono state più volte oggetto di falsificazione-:

   se non ritenga opportuna la sollecita emanazione del decreto di cui al comma 9 dell'articolo 48 della legge n. 238 del 2016, aprendo il mercato al fine di ridurre i costi e prevedendo, in tale ambito, rigorosi disciplinari, che assicurino la realizzazione di contrassegni (fascette o altro tipo di etichettatura) con le caratteristiche di unicità, univocità e irripetibilità, al fine di rafforzare la fiducia che i consumatori nazionali e internazionali hanno rispetto al vino italiano.
(5-01723)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Crea con la determinazione direttoriale n. 96 del 10 agosto 2016, all'articolo 1, ha assegnato in esclusiva i diritti di moltiplicazione e commercializzazione del seme certificato della varietà di grano duro denominata «Cappelli» a Società Italiana Sementi S.I.S. S.p.a.;

   in conformità all'articolo 2 della determina, Società italiana sementi S.i.s. S.p.a. ha stipulato un contratto con il Crea per l'acquisizione di tali diritti di esclusiva; in premessa e, nell'articolo 4, si riporta che il contratto è concesso «per la produzione del seme sul territorio italiano e per la vendita di tale produzione». All'articolo 5 si prevede inoltre che Sis prenda «tutte le misure necessarie per garantire l'approvvigionamento di seme certificato R2 in funzione dei bisogni del mercato»;

   risulta all'interrogante che la Sis stia vincolando le imprese agricole ad accordi di filiera non limitati alla moltiplicazione del seme, ma anche alla vendita della granella, di fatto condizionando la restituzione di tutta la semente R2 e la libera commercializzazione della successiva produzione; tale «accordo di sviluppo commerciale Cappelli», prevederebbe che SIS acquisti l'intero raccolto di «Cappelli» ottenuto dagli agricoltori selezionati, da una impresa individuata da SIS stessa, a prezzo e condizioni vincolati –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire come l’«accordo di sviluppo commerciale Cappelli» sopra menzionato si concilii con la determinazione direttoriale n. 96 del 10 agosto 2016 del Crea – organismo vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo – e con il contratto successivamente stipulato dalla Sis;

   se ritenga che sussistano i presupposti per promuovere modifiche al contratto tra Crea e Sis volte a garantire la moltiplicazione e commercializzazione della varietà di grano duro denominata «Cappelli» in coerenza da quanto previsto dalla determinazione direttoriale sopra citata, senza che vi siano obblighi stringenti di filiera per le imprese agricole, garantendo l'approvvigionamento di seme certificato R2 in funzione dei bisogni del mercato.
(5-01710)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI e GIORGIS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge n. 124 del 2017 (legge annuale per il mercato e la concorrenza), ai commi 125-129 ha introdotto obblighi di trasparenza anche a carico di soggetti che ricevono erogazioni pubbliche;

   in particolare, il comma 125 ha previsto che a decorrere dall'anno 2018, i soggetti di cui all'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni, i soggetti di cui all'articolo 137 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, nonché le associazioni, le onlus e le fondazioni che intrattengono rapporti economici con le pubbliche amministrazioni e con i soggetti di cui all'articolo 2-bis del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, nonché con società controllate di diritto o di fatto direttamente o indirettamente da pubbliche amministrazioni, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, e con società in partecipazione pubblica, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, pubblicano entro il 28 febbraio di ogni anno, nei propri siti o portali digitali, le informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle medesime pubbliche amministrazioni e dai medesimi soggetti nell'anno precedente;

   le cooperative sociali sono altresì tenute, qualora svolgano attività a favore degli stranieri di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a pubblicare trimestralmente nei propri siti internet o portali digitali l'elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale;

   le imprese che ricevono sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque vantaggi economici di qualunque genere dalle pubbliche amministrazioni e dai soggetti sopra citati sono tenute a pubblicare tali importi nella nota integrativa del bilancio di esercizio e nella nota integrativa dell'eventuale bilancio consolidato e l'inosservanza di tale obbligo comporta la restituzione delle somme ai soggetti eroganti entro tre mesi dalla data di cui al periodo precedente-:

   se il Governo intenda adottare iniziative per chiarire se per «incarichi» retribuiti si intendano tutti gli incarichi di cui agli articoli 14, 15, 15-bis del decreto legislativo n. 33 del 2013 (già oggetto di pubblicazione da parte delle amministrazioni eroganti);

   se intenda adottare iniziative per chiarire se siano in ogni caso esclusi dagli obblighi di pubblicazione nella nota integrativa di bilancio di esercizio i corrispettivi erogati alle imprese in adempimento a contratti di appalto o concessione;

   se intenda adottare iniziative per chiarire se gli obblighi valgano solo per operatori rientranti fra quelli sopra citati (associazioni, fondazioni, onlus, cooperative) e per le imprese tenute al bilancio di esercizio, esclusi soggetti non espressamente contemplati quali, ad esempio, professionisti singoli o associazioni professionali che ricevano incarichi da amministrazioni pubbliche o soggetti assimilati.
(5-01711)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAMMÌ, TRIPIEDI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, CIPRINI, SCAGLIUSI, COSTANZO, TERMINI, DAVIDE AIELLO, SPORTIELLO, OLGIATI, PALLINI, TUCCI, MISITI, BILOTTI, DI LAURO, GIORDANO, SERRITELLA, MARTINCIGLIO, GIARRIZZO e INVIDIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da svariati anni sono in atto quelle che sono state considerate, da diverse associazioni di consumatori e inchieste giornalistiche, truffe ai danni dei consumatori che utilizzano la navigazione su telefonia mobile;

   nel dettaglio, l'utente, mentre sta navigando in rete sul proprio smartphone, sfiora inconsapevolmente un banner pubblicitario e, sempre inconsapevolmente, si trova accreditato un servizio a pagamento;

   l'esito di tale pratica scorretta ha portato e porta tuttora alla conseguenza sgradevole, per molteplici consumatori, di dover pagare, loro malgrado e a loro insaputa, bollette telefoniche sensibilmente maggiorate o di ritrovarsi con ricariche prepagate rapidamente diminuite, il tutto per servizi mai richiesti né sottoscritti;

   la disabilitazione dei servizi a pagamento indesiderati fatta tramite il gestore, risulta essere molto complicata. Il consiglio della polizia di Stato è quello di contattare immediatamente l'assistenza clienti del proprio operatore telefonico e comunicare il servizio in abbonamento non richiesto, pratica questa di per sé già complicata per via delle difficoltà eccessive che i consumatori incontrano nel contattare i call center. Gli operatori, quando contattati, sono tenuti, dietro richiesta dell'utente, ad annullare l'offerta in abbonamento e a restituire quanto pagato dal consumatore in maniera inconsapevole. Non sempre quest'ultimo passaggio risulta però essere immediato o certo. In caso di rifiuto da parte dell'operatore telefonico ad effettuare il rimborso nei confronti dell'utente, quest'ultimo può fare ricorso tramite il Corecom della regione d'appartenenza. Per prevenire la truffa, gli utenti possono contattare gli operatori telefonici e chiedere loro di poter usufruire dei cosiddetti servizi di «barring sms», pratica assai poco utilizzata a causa della scarsa conoscenza che ne hanno gli utenti;

   nel corso degli anni sono stati introdotti ulteriori strumenti di tutela nei confronti dei consumatori come un servizio mail dedicato da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e di un numero verde attraverso il quale gli utenti, tramite voce guida, sono informati degli abbonamenti a servizi premium attivi sulla propria utenza e possono eventualmente procedere alla loro disattivazione;

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, arrivata a conoscenza della pratica sopraindicata anche grazie alle diverse segnalazioni delle associazioni dei consumatori, nel 2015 ha comminato sanzioni da milioni di euro ai diversi gestori responsabili di tali pratiche. Gestori che però, a fronte di fatturati da miliardi di euro, non hanno mutato il modus operandi adottato, ma anzi continuano tuttora a non opporsi alle pratiche scorrette –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative di tipo normativo volte a interrompere le sopraindicate scorrette pratiche adottate dai gestori telefonici, valutando l'introduzione del divieto assoluto di diffusione degli abbonamenti e dei servizi a pagamento non richiesti;

   sempre al fine di tutelare i diritti di consumatori e utenti, se non ritenga di assumere iniziative di tipo normativo al fine di risarcire le vittime inconsapevoli delle sopraindicate truffe, tramite l'utilizzo delle risorse derivanti dalle sanzioni comminate alle società telefoniche.
(5-01709)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Frassinetti n. 5-01162 del 9 gennaio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Boschi n. 5-01635 del 7 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Parisse n. 5-01682 del 15 marzo 2019.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Giacomoni e Aprea n. 4-02436 del 7 marzo 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01708.