Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    sulla base dei dati comunicati dall'Istat il 5 marzo 2019, nel terzo e quarto trimestre 2018 – dopo 14 trimestri di crescita ininterrotta – la variazione congiunturale del Prodotto interno lordo (Pil) è risultata negativa e, nel quarto trimestre, si è azzerata anche la variazione tendenziale rispetto al quarto trimestre dell'anno procedente;

    secondo quanto diffuso dall'istituto di statistica il 27 febbraio 2019, la fiducia delle imprese è in costante diminuzione dal giugno 2018, passando da un valore indice di 105,2 al 98,3 del febbraio 2019, che rappresenta il punto più basso degli ultimi anni; secondo gli stessi dati, si assiste ad un medesimo fenomeno di inversione del clima di fiducia dei consumatori, passato dal valore indice di 116,2 del luglio 2018 al 112,4 di febbraio 2019;

    il rapido deteriorarsi della crescita del reddito e del clima di fiducia degli agenti economici nazionali sta dando luogo a ripercussioni negative nel mercato del lavoro: i dati diffusi dall'Istat il 1° marzo 2019 evidenziano che, dall'insediamento del Governo Conte (1° giugno 2018) al 31 gennaio 2019 si sono persi 91 mila occupati e, in particolare, 53 mila unità di lavoro dipendente a tempo indeterminato, mentre si osserva un aumento di 32 mila unità di lavoro a tempo determinato;

    da maggio 2018 a dicembre 2018 si è inoltre verificato un deflusso di investimenti di portafoglio esteri dal nostro Paese pari cumulativamente a 109,4 miliardi di euro (di cui 88,1 miliardi relativi a strumenti di debito della pubblica amministrazione), come si osserva nei dati diffusi da Banca d'Italia il 19 gennaio;

    il deciso peggioramento della congiuntura economica – dovuto al peggioramento della domanda interna e non alla componente estera – rende con assoluta evidenza del tutto irrealistico il quadro macroeconomico aggiornato dal Governo il 30 dicembre 2018, e basato su una crescita annua del prodotto interno lordo pari all'1 per cento – da ultimo criticata dall'Ocse, che stima un tasso addirittura negativo, pari a -0,2 per cento – e ad un indebitamento netto nominale pari al 2 per cento del reddito nazionale;

    nonostante gli annunci ripetutamente effettuati dal Governo fin dall'estate 2018, risultano ancora sostanzialmente fermi gli investimenti pubblici, previsti addirittura in calo di più di un miliardo di euro sull'esercizio 2019;

    questi andamenti confermano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'incapacità di programmazione dimostrata dal Governo, aggravata da un'inversione di tendenza nella trasparenza che le diverse fasi del ciclo di bilancio imporrebbero, ai sensi della normativa nazionale ed europea, al processo di condivisione degli obiettivi di finanza pubblica;

    la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018, che ha costituito il primo documento di programmazione presentato dal Governo in carica, oltre a proporre uno scenario programmatico inattendibile, come già previsto dai più autorevoli osservatori nazionali e internazionali, risultava altresì, per la prima volta, priva di alcuni elementi fondamentali, quali l'analisi di sensitività della dinamica del rapporto debito/prodotto interno lordo alle variabili macroeconomiche che ne determinano l'evoluzione e, nell'annesso relativo alla relazione al Parlamento, il piano di rientro di cui all'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012;

    i documenti programmatici di finanza pubblica svolgono una delicata e importante funzione informativa a livello nazionale, comunitario e internazionale, in grado di rendere pienamente visibili le scelte di policy; previsioni tendenziose e inattendibili possono compromettere notevolmente l'efficacia della programmazione finanziaria,

impegna il Governo:

1) al fine di assicurare la trasparenza e l'affidabilità dei conti pubblici, al servizio del Parlamento e dei cittadini, a delineare al più presto, nell'ambito del prossimo documento di economia e finanza – comunque da presentare alle Camere entro il 10 aprile 2019 – l'effetto sui conti pubblici del deciso peggioramento della congiuntura macroeconomica;

2) a chiarire come intenda rispettare gli impegni di finanza pubblica concordati con la Commissione europea ed esposti nell'aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica del 30 dicembre 2018, al fine di scongiurare una costosa procedura di infrazione;

3) a specificare come intenda evitare il peggioramento del rapporto debito/prodotto interno lordo – inevitabile, dato l'andamento della congiuntura, in assenza di interventi correttivi – che avrebbe pesanti ripercussioni sul costo di finanziamento delle passività dello Stato, innescando un pericoloso circolo vizioso già sperimentato in anni recenti in alcuni Stati membri dell'Unione europea;

4) ad esporre chiaramente quali nuove iniziative di politica economica intenda adottare nel corso del 2019 per contrastare la recessione, sostenere il reddito dei lavoratori e migliorare le condizioni strutturali di competitività e produttività del sistema delle imprese.
(1-00141) «Marattin, Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra, Padoan, Enrico Borghi, Fiano».


   La Camera,

   premesso che:

    il superiore interesse del minore, riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989 (articolo 3), dalla Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea (articolo 24, paragrafo 2) e ratificata dall'Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991, deve essere considerato preminente in tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private;

    in particolare, la Convenzione riconosce che tutti i minorenni, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della loro personalità, debbano crescere in un ambiente familiare, in un clima di felicità, di amore e di comprensione;

    le linee guida delle Nazioni Unite sulla protezione alternativa dei minori («Guide lines on alternative care of children», 2010) oltre a rimarcare l'importanza dell'obiettivo di mantenere, o far rientrare, i bambini nelle cure della propria famiglia di origine, prevedendo – in caso di fallimento in tal senso – che siano trovate altre soluzioni appropriate e permanenti, sottolinea come le forme di protezione alternativa debbano essere preferibilmente identificate e fornite sotto condizioni che promuovano il pieno e armonioso sviluppo del minore;

    tra le soluzioni alternative alla famiglia di origine, l'adozione riveste certamente un ruolo centrale perché rappresenta una soluzione di accoglienza stabile;

    in Italia la legge cardine che disciplina l'istituto dell'adozione, la legge 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 28 marzo 2001, n. 149, sancisce all'articolo 1 comma 1, che «Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia»;

    l'Italia ha aderito alla Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a l'Aja il 29 maggio 1993, con la legge di ratifica 31 dicembre 1998, n. 476, che ha modificato la citata legge del 1983;

    l'Autorità centrale italiana per l'applicazione della Convenzione de L'Aja è la Commissione per le adozioni internazionali (C.a.i);

    secondo i recenti dati della C.a.i., pubblicati nel rapporto «i bambini e le coppie nell'adozione internazionale, i principali dati degli anni 2016 e 2017», anche se l'Italia si conferma al secondo posto tra i Paesi al mondo, dopo gli Stati Uniti e prima di Spagna, Francia e Canada, per il numero di minori adottati, negli ultimi dieci anni è diminuito radicalmente il numero di adozioni internazionali: nel 2017 sono stati 1.439 i bambini accolti in Italia da 1.168 famiglie, mentre nell'anno precedente erano stati 1.872 quelli accolti in 1.548 famiglie;

    gli ultimi dati del 2018, comunicati nel mese di gennaio 2019 sul sito della Commissione per le adozioni internazionali, riferiscono di 1.394 bambini adottati, una cifra che, confrontata con i dati riferiti al 2010, in cui l'Italia aveva accolto 4.130 bambini, dà atto di una diminuzione di oltre il 66 per cento circa di bambini adottati in Italia;

    a livello nazionale, d'altra parte, mentre la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione continua a non essere pienamente operativa in tutte le regioni, il 20 febbraio 2019 si è diffusa, a mezzo della stampa, la notizia della esistenza in Italia di 424 minorenni adottabili e non adottati, soprattutto nelle città del Sud;

    secondo i dati del Ministero della giustizia, pubblicati nei rapporti «Dati statistici relativi all'adozione negli anni dal 2001 al 2015» (ottobre 2016) e «Dati statistici relativi all'adozione anno 2016» (marzo 2018), il numero delle coppie disponibili ad adottare è radicalmente diminuito, passando da 6.092 nel 2010 a 3.196 nel 2016, ovvero con una diminuzione del 47 per cento, dati che sorprendono se si considera la fortissima denatalità in atto in Italia;

    questo trend negativo delle adozioni, infatti, è parallelo ad un altro problema non meno rilevante che è quello della natalità, in quanto secondo i dati dell'Istat la nostra Nazione registra uno tra i tassi più bassi in Europa con 449.000 nascite nel 2018, ossia 9000 in meno del precedente minimo registrato nel 2017;

    con un tasso medio di natalità in Europa di 1,60 figli per donna, l'Italia si pone come fanalino di coda con 1,34 nascite a donna;

    secondo le rivelazioni di Eurostat, nel 2016 nessuno dei 28 Paesi dell'Unione europea raggiunge il livello di sostituzione, ossia quel numero di figli nati necessario per stabilire un rapporto uguale o superiore ai morti, e l'Istat registra in Italia nel 2017 il peggior risultato storico con – 183 mila nel rapporto tra nati e morti, oltrepassando il precedente record negativo registrato nel 2015 con – 162 mila;

    è di tutta evidenza che i temi dell'adozione internazionale e del calo delle nascite sono intrinsecamente collegati e, come dimostrano i dati, subiscono un'inflessione simbiotica;

    occorre sottolineare, peraltro, come i genitori desiderosi di intraprendere il percorso adottivo non siano accompagnati dallo Stato che, in molte occasioni, sembra ostacolare la genitorialità: tra le criticità che incidono negativamente sulla richiesta di adozione internazionale, infatti, si individuano le lungaggini e i cavilli burocratici;

    l'Italia è l'unico Paese europeo, insieme al Belgio, che richiede ancora il passaggio dal tribunale dei minorenni per richiedere l'idoneità all'adozione, con l'ulteriore problematicità dell'emissione di decreti vincolati nei quali sono i tribunali a stabilire quanti figli si possono avere e quanti anni bisogna avere per adottare, mettendo così dei rigidi paletti che spesso impediscono a molte coppie di portare avanti un'adozione;

    peraltro, la dichiarazione di idoneità rilasciata dal tribunale dovrebbe giungere non oltre i sei mesi e mezzo, ma i termini non vengono mai rispettati e questa attesa si somma a quella per accogliere il bambino che può superare i tre anni;

    in un momento storico, come quello attuale, in cui il ceto medio sta attraversando difficoltà economiche importanti, fino a sfiorare soglie di povertà, intraprendere il percorso adottivo diventa dispendioso, perché nelle adozioni internazionali è necessario versare diversi contributi al Paese di provenienza del bambino per coprire le spese di tipo amministrativo, relegando l'adozione ad essere un'opportunità riservata a pochi ricchi, invece di essere una possibilità a cui le coppie si aprono in funzione della capacità di essere figure genitoriali stabili e amorevoli;

    secondo quanto emerso dalle indagini realizzate nel corso delle due precedenti legislature, le procedure di adozione di minori necessitano di essere semplificate e agevolate;

    per garantire qualità e maggiore celerità delle adozioni, sono necessari un maggiore coordinamento tra tutti gli attori coinvolti, il rafforzamento del controllo degli enti autorizzati, una migliore assistenza e supporto alle famiglie in tutto il percorso adottivo, dalla loro preparazione al post-adozione;

    la formazione delle famiglie adottive, come dovrebbe essere anche quella di tutte le famiglie, deve essere agevolata e sostenuta anche sotto il profilo economico;

    in Italia gli enti autorizzati per l'adozione internazionale sono oltre cinquanta mentre il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza ne raccomanda ormai da anni al Governo italiano la diminuzione, anche per un maggiore controllo degli stessi, e per una maggiore qualità, oltre alla necessità di prediligere l'adozione in Stati che abbiano ratificato la Convenzione dell'Aia del 1993;

    negli anni dal 2014 al 2017 sono state riscontrate delle anomalie nel funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali e nella gestione dei rapporti con le autorità dei paesi di origine del minore, ravvisandosi ancora oggi margini di miglioramento nella organizzazione delle relazioni con gli Enti e nello svolgimento delle procedure all'estero,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale in materia di adozione, e campagne specifiche tra i medici di base, i ginecologi e i consultori familiari così da poter informare le coppie su tale forma di genitorialità;

2) ad adottare iniziative per prevedere specifici programmi di accompagnamento e supporto delle coppie durante tutto il percorso adottivo e post-adottivo, sia nazionale che internazionale, facendo in modo che la valutazione delle coppie disponibili ad adottare lasci spazio alla loro formazione in materia di genitorialità adottiva;

3) ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie adottive, a conclusione dell'iter necessario, un supporto economico per ogni adozione internazionale sulla base delle spese sostenute dai genitori adottivi per l'espletamento delle procedure di adozione di minori stranieri;

4) ad adottare iniziative per garantire che la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione sia attivata quanto prima in tutti i tribunali per minorenni del territorio nazionale, e che i relativi dati numerici siano costantemente condivisi tra essi, al fine di trovare sollecita accoglienza stabile per tutti i bambini adottabili in Italia;

5) ad adottare iniziative per rendere l'idoneità alla adozione una disponibilità da manifestare dinanzi ad autorità amministrative, come nella quasi totalità degli Stati europei, e non più una valutazione di competenza dei tribunali per i minorenni;

6) a favorire, per quanto di competenza, l'istituzione delle autorità regionali per l'adozione internazionale in tutte le regioni italiane, con le funzioni di rilascio delle idoneità alle coppie, promozione della formazione e dell'accompagnamento delle coppie prima e dopo l'adozione, verifica dei requisiti e liquidazione dei rimborsi spese, svolgimento e controllo dei progetti di cooperazione internazionale;

7) ad adottare iniziative per superare la prassi dei provvedimenti di idoneità all'adozione vincolati a determinate caratteristiche del minore adottando, preferendo piuttosto un efficace accompagnamento che consenta una reale apertura delle coppie all'accoglienza;

8) ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, per prevedere l'obbligatorietà della stipula di protocolli operativi regionali per il coordinamento tra servizi socio-assistenziali degli enti locali, enti autorizzati e ogni altro soggetto coinvolto nell'iter adottivo nelle diverse fasi, pre e post adozione, a garanzia del principio di uguaglianza tra i cittadini delle diverse regioni;

9) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere la creazione di un percorso congiunto fra enti autorizzati e servizi sociali, con il coordinamento e la supervisione delle autorità regionali, per accompagnare insieme gli adottandi per tutta la durata della procedura, con il comune obiettivo di valorizzare le coppie candidate ad adottare;

10) ad adottare iniziative per prevedere una disciplina uniforme a livello nazionale in materia di adozione, che garantisca alle coppie parità di trattamento, trasparenza e celerità del servizio pubblico, definendo, in particolare, il numero di incontri psicologici, i termini e i tempi massimi entro cui la procedura di accompagnamento delle coppie debba essere conclusa;

11) ad adottare le iniziative di competenza per garantire il regolare funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, attraverso l'attribuzione della presidenza al Ministro per la famiglia e le disabilità anziché al Presidente del Consiglio dei ministri, e definire nuove regole per l'efficacia delle riunioni e le relative delibere, per rendere maggiormente efficiente il suo ruolo di autorità centrale competente ad autorizzare e controllare gli enti, concedere le autorizzazioni per l'ingresso dei minori adottati dalle coppie residenti in Italia, mantenere le relazioni con le autorità degli Stati di origine, e stipulare accordi bilaterali anche con quegli Stati che non hanno ratificato la Convenzione dell'Aja del 1993;

12) ad adottare iniziative per introdurre l'obbligatorietà della certificazione dei bilanci annuali degli enti autorizzati ed eventuali ulteriori criteri per regolarne il funzionamento, nonché forme di controllo effettivo sul possesso dei requisiti richiesti, al fine di assicurarne qualità ed efficienza;

13) ad adottare iniziative per assicurare che i pagamenti richiesti alle coppie dagli enti autorizzati avvengano obbligatoriamente con metodi tracciabili e siano effettuati in Italia anche per la parte dei costi relativa ai servizi resi all'estero;

14) a promuovere una disciplina specifica in materia di fusioni tra gli enti autorizzati, affinché la riduzione del loro numero non sia accompagnata da una contrazione del sistema a scapito di minori e famiglie, e consenta, invece, il rilancio delle adozioni internazionali;

15) a individuare presso ogni rappresentanza italiana all'estero un funzionario competente in materia di adozioni internazionali che sia in contatto con la Commissione per le adozioni internazionali e funga da riferimento per gli enti autorizzati;

16) a negoziare con gli Stati di origine dei minorenni un limite massimo ai viaggi multipli richiesti alle coppie nei paesi di origine dei bambini abbinati in adozione e ad adoperarsi per regolarne comunque la durata uniformandoli a garanzia del principio di uguaglianza e di non discriminazione in base al paese da cui bambini provengono;

17) ad adottare le iniziative di competenza, affinché la sentenza straniera di adozione sia automaticamente riconosciuta in Italia sulla base della certificazione della Commissione per le adozioni internazionali, come previsto dalla Convenzione dell'Aja del 1993 sulla cooperazione in materia di adozioni internazionali, e dunque senza il controllo dei tribunali per i minorenni, consentendo al minore il riconoscimento immediato della cittadinanza;

18) a promuovere l'introduzione e la regolamentazione di altre forme di accoglienza, come i soggiorni a scopo adottivo, per favorire l'adozione dei bambini più grandi, e l'affidamento internazionale – per accogliere i minori dei Paesi in emergenza umanitaria e togliere i minori dagli Istituti sia come misura temporanea che in vista di un successivo progetto adottivo;

19) ad adottare iniziative per attivare una linea di finanziamento per i progetti di cooperazione volta a garantire la sussidiarietà delle adozioni di minori nei Paesi in cui l'Italia adotta.
(1-00142) «Bellucci, Lollobrigida, Gemmato, Foti, Ferro, Maschio, Deidda, Bucalo, Mollicone, Trancassini, Zucconi, Ciaburro, Rizzetto, Osnato, Prisco, Rotelli, Frassinetti, Lucaselli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BENDINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea sta ridefinendo il nuovo finanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale 2021/2027, di cui fa parte il programma VI Interreg Italia-Austria, uno degli strumenti chiave dell'Unione europea a sostegno della cooperazione transfrontaliera, finalizzato ad affrontare problematiche in settori come la salute, l'ambiente, la ricerca, l'istruzione, i trasporti, l'energia sostenibile;

   attualmente fanno parte del programma Interreg Italia-Austria le province di Bolzano, Belluno, Vicenza, Treviso, Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste. Nell'attuale previsione del programma Interreg Italia-Austria sono inserite province che non confinano con l'Austria (come Treviso, Vicenza e Pordenone);

   il prossimo programma europeo Interreg Italia-Austria ha una dotazione di oltre 100 milioni di euro. Tali risorse sono molto utili alle realtà del Triveneto, in un'epoca di continue riduzioni delle disponibilità di bilancio degli enti locali;

   esistono solidi legami storici, culturali e geografici che legano le province di Trento, Verona, Venezia e Rovigo sia tra di loro, sia tra le altre realtà del Triveneto, che con la realtà austriaca;

   è indispensabile colmare le attuali lacune che generano penalizzazioni assurde, con l'esclusione delle province di Trento, Verona, Venezia e Rovigo –:

   per quali motivi nel precedente programma Interreg Italia-Austria siano state escluse le province di Trento, Verona, Venezia e Rovigo, mentre sono state inserite le province, anch'esse non confinanti con l'Austria, di Vicenza, Treviso e Pordenone;

   se sia possibile inserire nella nuova programmazione Interreg Italia-Austria anche le province di Trento, Verona, Venezia e Rovigo in modo da rendere omogeneo il trattamento tra le province del Triveneto;

   qualora non fosse possibile, se il Governo intenda specificare analiticamente le cause ostative all'estensione del programma Interreg Italia-Austria alle citate province e le soluzioni idonee per rimuoverle.
(3-00613)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo, a firma della giornalista Alessia Candito, pubblicato sul sito on-line «Repubblica.it» in data 12 marzo 2019, dal titolo «Sindaco di paesino del reggino espone il giuramento delle SS italiane», si apprende che a «Condofuri, nell'ufficio del Comune» è esposto un manifesto che riproduce «il giuramento del battaglione italiano delle Waffen SS autore della strage di Sant'Anna di Stazzema»;

   tale manifesto, incorniciato in un quadro, è esposto nell'ufficio del comune in cui il sindaco «riceve i cittadini e spesso svolge le riunioni di giunta»; – «il poster fa bella mostra di sé, in posizione centrale dietro la scrivania del sindaco, fra una croce, un crest militare e un quadretto a sfondo religioso» ed è a sua volta caratterizzato dalla stampa di chiari simboli fascisti;

   lo stesso manifesto, secondo quanto riferito dalla giornalista, «è visibile anche nel video con cui il sindaco ha fatto gli auguri di Natale alla sua comunità»;

   sul profilo Facebook del sindaco sono state pubblicate foto dalle quali risulta visibile l'affissione al muro del predetto manifesto incorniciato;

   sulla questione l'Anpi ha presentato un esposto alla procura competente per violazione delle norme che vietano l'apologia del fascismo;

   in ogni caso non è consentito al sindaco, proprio per il suo ruolo istituzionale, esporre bandiere, vessilli, simboli che non abbiano valore pubblico, e questo per «rispettare il carattere di "neutralità" delle sedi istituzionali, che costituisce sacro principio democratico», secondo quanto suggerisce non solo il buon senso, ma anche e soprattutto l'Ufficio del cerimoniale di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri nella Faq online (quesito 14, nella sezione «quesiti», della pagina «cerimoniale» dell'ufficio medesimo, nel sito istituzionale della Presidenza del Consiglio) –:

   se il Governo sia informato dei fatti;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo e in quali tempi per evitare la reiterazione di comportamenti come quello segnalato, profondamente viziati, a giudizio dell'interrogante, a causa della violazione tanto delle regole generali che assicurano «neutralità» allo spazio pubblico, quanto delle norme specifiche che impediscono ogni forma di apologia del fascismo;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare, e in quali tempi, per ribadire, assicurare e promuovere il carattere di neutralità degli spazi istituzionali, patrimonio di tutti i cittadini senza distinzione alcuna e giammai proprietà esclusiva di coloro che solo temporaneamente esercitano funzioni pubbliche.
(5-01669)


   BUTTI e OSNATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la corte d'appello di Milano ha annullato la sentenza di fallimento della casa da gioco di Campione emessa dal tribunale di Como nel mese di luglio 2018;

   la sentenza del 2018, emessa senza garantire il diritto di difendersi al Casinò, ha decretato la chiusura di una casa da gioco in grado di produrre utili, oltre a garantire occupazione a 482 persone;

   la situazione campionese è nota e non necessita di ulteriori spiegazioni;

   l'eventuale ricorso in Cassazione comporterebbe un pesantissimo ritardo nella soluzione del problema che ha investito il Casinò;

   ora più che mai è indispensabile un intervento di natura politica da parte del Governo;

   occorrerebbe approfondire le responsabilità degli attori che, a vario titolo (magistrati, commissari pro tempore, sindaci del comune) e con azioni a giudizio degli interroganti discutibili, hanno generato una situazione a dir poco confusa –:

   quale sia l'intenzione del Governo in ordine alla nomina del commissario della casa da gioco, prevista dalla legge, ma mai formalizzata, nonché relativamente alla possibilità di riaprire velocemente la casa da gioco;

   quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo in merito ai trasferimenti statali indispensabili a garantire la sopravvivenza del comune campionese.
(5-01670)

Interrogazione a risposta scritta:


   MISITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente nazionale cinofilia italiana (Enci), associazione senza fini di lucro, già nota alla stampa per irregolarità nell'iscrizione di cuccioli al Registro origini italiano, è delegato dallo Stato alla tenuta dei libri genealogici, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, lettera b), della legge n. 489 del 1992 ed emette certificati di origine (pedigree) dal valore di atti pubblici, ai sensi dell'articolo 71, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 nonché dello stesso articolo 21 della legge n. 489 del 1992;

   nella scorsa legislatura il Governo pro tempore, rispondendo a una interrogazione del 19 dicembre 2017 su differenti irregolarità, evidenziava di conoscere un unico caso, del 2016, riguardante il sequestro di 168 cani e 61 certificati di origine (pedigree) Enci contraffatti, nonostante all'interrogante risultino numerose segnalazioni in tema di certificazioni;

   le citate segnalazioni provenienti da diversi cinofili sono all'attenzione dell'Enci da diverso tempo senza che lo stesso, a giudizio dell'interrogante, abbia fornito i necessari chiarimenti;

   criticità si riscontrerebbero anche in relazione ai controlli sul comportamento deontologico dei giudici/esperti, come prescritto dal decreto ministeriale 22 dicembre 2010, con ripercussioni sul lavoro di moltissimi allevatori ed addestratori;

   le citate criticità nell'attività dell'Enci possono produrre effetti negativi soprattutto in quelle razze più idonee ad essere utilizzate come cani guida per non vedenti o cani da soccorso o nelle terapie assistite da animali da compagnia (Pet Therapy), con conseguente rischio per la salute e l'incolumità di bambini, anziani e persone con disabilità;

   in Italia i controlli sui cani sono di fondamentale importanza, anche perché la tratta dei cuccioli vale 300, milioni di euro (rapporto Zoomafie 2018) e sarebbero 8.000 gli animali importati illegalmente ogni settimana spesso accompagnati da documentazione contraffatta e venduti a prezzi che oscillano tra 60 e i 1200 euro;

   l'Enci ha acquistato le quote della società Skorpio Srl messa in liquidazione, circostanza che ha consentito di attribuire all'unico socio (Enci) la proprietà della Skorpio e di usufruire dell'attuale sede della stessa Enci inizialmente in comodato d'uso; in tal modo, come riportato da alcuni organi di stampa, sarebbe stata evitata la corresponsione delle imposte relative all'acquisto del citato immobile;

   l'Enci ha deciso poi di revocare la liquidazione della Skorpio, cambiando il nome a tale società in «Enci Servizi srl»; sarebbe stato modificato, a quanto consta all'interrogante, anche lo scopo sociale in prestazioni e cessazioni di beni e servizi legati alla cinofilia, svolgendo così, di fatto, la nuova società tutte le attività dell'Enci, tranne la tenuta dei libri e dei registri genealogici;

   i soci dell'Enci, per di più, sarebbero tenuti all'oscuro di verbali e delibere dell'Enci che non verrebbero pubblicate;

   a quanto consta all'interrogante, l'Enci oggi paga, annualmente, 200.000 euro all'Enci Servizi per la locazione dell'immobile sopra citato –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda adottare le opportune e urgenti iniziative di competenza per esercitare i poteri sostitutivi di cui all'articolo 10-quarter del decreto-legge n. 194 del 2009, provvedendo alla nomina di un commissario ad acta o, in alternativa, verificare la sussistenza dei presupposti per l'immediato ritiro dei libri genealogici, dei registri anagrafici e della delega per il rilascio dei certificati di origine (pedigree).
(4-02483)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO, MADIA, CENNI, INCERTI, DI GIORGI, BRUNO BOSSIO, FREGOLENT, BONOMO, SENSI, PEZZOPANE, SCHIRÒ, RIZZO NERVO, SCALFAROTTO, CIAMPI, FASSINO e SERRACCHIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, l'avvocatessa e attivista iraniana per i diritti delle donne, è stata condannata a complessivi 38 anni di prigione e 148 frustate per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», ed «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;

   la notizia è stata comunicata dalla stessa avvocatessa al marito — anch'egli condannato nel mese di gennaio 2019 a 5 anni per aver cospirato contro la sicurezza nazionale e a un anno per propaganda anti-governativa — in una breve conversazione telefonica dal carcere;

   Nasrin Sotoudeh, vincitrice del premio Sakharov del Parlamento europeo nel 2012, braccio destro della premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, è la più famosa avvocatessa del Paese, da anni in prima fila per difendere i diritti civili nel Paese. È stata arrestata a giugno del 2018 dopo essere stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione dal tribunale rivoluzionario di Teheran per spionaggio;

   Sotoudeh aveva difeso donne arrestate per essersi scoperte il capo in luoghi pubblici, effettuato visite in carcere senza il velo, protestato contro l'obbligo del velo, fattasi intervistare sui violenti arresti e sull'imprigionamento di donne che avevano manifestato il loro dissenso e aver collocato fiori nel luogo dove una donna era stata violentemente arrestata, nonché aver criticato un nuovo codice penale che consente solamente a un ristretto numero di avvocati di rappresentare imputati di crimini contro la sicurezza nazionale;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che in Iran si respiri un clima di continua intimidazione nei confronti delle donne, da parte di agenti della cosiddetta polizia morale e di squadre filo-governative che cercano di far rispettare le leggi sull'obbligo del velo. Le donne vengono regolarmente fermate a caso in strada dagli agenti della polizia morale, che le insultano e le minacciano, ordinano loro di rimettersi il velo per coprire i capelli o danno loro dei fazzoletti per togliere il trucco e spesso le schiaffeggiano, le picchiano con i manganelli, le ammanettano e le costringono a salire sui furgoni della polizia;

   le donne iraniane vivono una realtà di iniquità rispetto agli uomini, ad esempio non hanno diritto genitoriale e, infatti, non possono neanche dare la cittadinanza ai propri figli; hanno enormi problemi riguardo la custodia degli stessi in caso di divorzio e percepiscono solo 1\8 delle proprietà del marito come eredità;

   in questo contesto, la battaglia contro l'obbligatorietà del velo è diventata un simbolo di tutte le ingiustizie subite. Per questo motivo, le iraniane hanno messo in atto una rivoluzione silenziosa e non violenta, si tolgono il velo e si fanno fotografare e, se vengono arrestate, rischiano due mesi di carcere e venti euro di multa;

   secondo Sadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro per i diritti umani in Iran, che opera in esilio da New York, la sentenza dimostra «l'insicurezza del regime rispetto a qualsiasi sfida pacifica», perché «sa che un ampio settore del Paese è stanco della legislazione sul velo obbligatorio». Il direttore sottolinea tra l'altro come Teheran, dopo un'iniziale apertura, abbia legato le proteste sul velo alle manifestazioni di piazza contro il carovita avvenute tra fine 2017 e l'inizio 2018, inasprendo la repressione. Una delle clienti di Sotoudeh, sotto processo proprio per le proteste contro l'obbligo del velo, era stata condannata a 20 anni di prigione;

   anche Amnesty International ha denunciato come questa «sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l'ennesimo processo irregolare» sia «la pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran per pervenire al rilascio di Nasrin Sotoudeh e assicurare un maggiore rispetto dei diritti umani nei confronti delle donne.
(3-00614)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia finanzierà uno studio per realizzare una ferrovia in Eritrea per collegare la città portuale di Massawa alla capitale Addis Abeba;

   nel 2018, i leader dell'Etiopia e dell'Eritrea hanno firmato un nuovo trattato di pace, ponendo fine ad una stagione di guerra durata 20 anni;

   approfittando della condizione di stato d'emergenza che perdura da circa 20 anni, il presidente Isaias Afewerki ha instaurato nel suo Paese una vera dittatura, con violazioni dei diritti umani denunciate da organizzazioni umanitarie per ben due volte, nel 2015 e nel 2016, dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha sospeso la Costituzione, chiuso la stampa libera e imprigionato migliaia di oppositori;

   nel 2011, quando tutto il Corno d'Africa è stato interessato da una severa crisi alimentare, l'Eritrea, ha rifiutato gli aiuti, e sempre negato la crisi. Il servizio militare è obbligatorio nel Paese per tutti gli uomini e le donne dai 17 anni in poi, a tempo indeterminato; nessuno può avere un passaporto prima dei 60 anni per questo motivo; la popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e lo stipendio medio è di circa 10 euro al mese;

   anche dopo la firma della pace con l'Etiopia, il regime non ha mosso un solo passo verso la democrazia, ma, anzi, ha presentato la fine della guerra come una propria vittoria, traendone elementi per rafforzarsi;

   la nuova pace tra Eritrea e Etiopia ha, tuttavia, aperto la possibilità a investimenti per le imprese straniere nel Corno d'Africa e per le imprese italiane in particolare in Eritrea, ma non essendoci ancora una vera democrazia nel Paese, aleggia il pericolo che, se questi investimenti non saranno vincolati a precise, attente garanzie, possano diventare un favore al regime, che ne trarrà forza e legittimazione;

   l'interrogante ben consapevoli della opportunità di una crescita stabile e dei posti di lavoro che questi progetti possono portare al popolo eritreo, oltre che alle aziende italiane, ma è preoccupata di «come» questi progetti saranno realizzati;

   in Eritrea, per lavori di questo genere – cantieri stradali, edilizia, miniere – vengono impiegati i soldati di leva e i fondi, di fatto, sono incassati dal regime. Difatti, il servizio di leva obbligatorio non consiste solo nell'addestramento militare, ma anche nella costruzione di infrastrutture, in una sorta di lavori forzati per una paga di poco più di 25 dollari al mese. Ogni deviazione dalle regole, ogni minima forma di dissenso viene repressa con punizioni corporali e con la reclusione nelle famigerate carceri sotterranee nelle zone desertiche del Paese, tra i luoghi più caldi del pianeta;

   da notizie a mezzo stampa, sembrerebbe che sia lo Stato stesso a fornire la manodopera con i soldati del cosiddetto Servizio nazionale. Teoricamente dovrebbero percepire un salario di circa 4 mila nakfa al mese (poco più di 200 euro) ed è questa, in effetti, la cifra teorica che compare sulle buste-paga che i militari sono costretti a firmare. In concreto, invece, quella cifra si riduce a soli 400 nakfa, appena il 10 per cento. Il resto lo trattiene lo Stato;

   allora, l'Unione europea – che finanzierà un progetto per la ricostruzione di strade nell'area dei porti di Massawa e Assab – l'Italia – sia con riferimento all'eventuale decisione di procedere alla realizzazione della Ferrovia Massaw-Addis Abeba sia con riferimento all'attività delle aziende che operano e opereranno in loco – se non vigileranno attentamente su come verranno gestiti i cantieri e la manodopera rischiano di rendersi complici di uno sfruttamento che rasenta il lavoro in schiavitù –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle condizioni dei lavoratori-soldato descritte in premessa e come stia monitorando, per quanto di competenza l'impiego di manodopera locale nelle aziende italiane già operative in loco;

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Governo, qualora decidesse di procedere con la realizzazione della ferrovia Massawa-Addis Abeba, per assicurare il rispetto e la tutela dei diritti dei lavoratori che saranno impiegati e per vigilare affinché siano garantite le giuste e adeguate condizioni di lavoro universalmente riconosciute.
(5-01668)


   EHM. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   Hebron è una delle zone più calde del conflitto israelo-palestinese nella Cisgiordania;

   da circa 20 anni a Hebron si trova anche il quartier generale della Tiph (Temporary International Presence in Hebron), il contingente di osservatori di sei Paesi — Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia — che aveva il compito di pattugliare le strade della zona H2, ovvero il 20 per cento della città di Hebron sotto il controllo dell'esercito israeliano e dove si sono insediati circa 700 coloni;

   il mandato della Tiph, una forza dell'Onu, ebbe inizio, dodo il massacro nella Tomba dei Patriarchi, la missione è stata poi sospesa e ripresa dopo la firma nel gennaio del 1997 dell'accordo tra Netanyahu e lo scomparso presidente palestinese Yasser Arafat con cui Hebron fu divisa in due zone, H1 e H2, rispettivamente sotto il controllo dell'Anp e di Israele;

   per l'Italia, partecipa alla missione Tiph un contingente dell'Arma dei carabinieri;

   pur avendo scarsi poteri, il contingente internazionale in qualche modo ha assicurato protezione ai palestinesi nella zona H2. E quando la Tiph, ha scritto il giornale Haaretz, alla fine del 2018 ha presentato il suo rapporto su 20 anni di pattugliamenti a Hebron con dentro critiche esplicite ai coloni, la destra israeliana è insorta;

   a fine gennaio 2019 Benyamin Netanyahu ha annunciato che Israele non rinnoverà più il mandato alla Tiph, che deve essere rinnovato ogni 6 mesi;

   di fatto gli osservatori — molti dei quali sarebbero già partiti — vivono barricati nel loro quartier generale in attesa di lasciare Hebron nei prossimi giorni, senza rilasciare nessuna dichiarazione;

   Netanyahu ha parlato del Tiph come di una «forza che lavora contro Israele», ma non ha dato motivazioni;

   la situazione nella città rimane precaria, nel rapporto tra palestinesi e israeliani, tanto che un volontario italiano dell’International SolidarityMovement, Tommaso Memola, il 7 febbraio 2019 è stato arrestato dalla polizia israeliana assieme a un giovane statunitense;

   dall'annuncio della fine della missione Tiph nella zona sembrano intensificati gli episodi di violenza ai danni della comunità palestinese, anche dei bambini, e l'esercito ha dichiarato varie parti della H2 «zona militare» per restringerne i movimenti;

   il clima si sta aggravando a causa della campagna elettorale di Netanyahu, alla caccia di ulteriori consensi a destra, e per lo «sdoganamento» ottenuto a Otzma Yehudit. Alcuni dei leader di questo partito, eredi diretti del Kach, vivono proprio a Hebron o nella vicina colonia di Kiryat Arba;

   lo stesso Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi, ha espresso rammarico per la notizia della fine del mandato Tiph, durante una recente visita a Gerusalemme, garantendo di proseguire un dialogo con gli altri Stati osservatori coinvolti –:

   se il dialogo annunciato dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale con gli altri Paesi coinvolti nell'osservatorio sia iniziato e se siano stati programmati incontri;

   se e quali iniziative siano state intraprese affinché l'osservatorio venga ristabilito.
(5-01671)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale offre ai propri dipendenti un servizio di asilo nido. Alla fine dell'anno educativo 2016/2017 il servizio è stato temporaneamente interrotto per lavori di messa a norma della struttura interna alla Farnesina;

   i lavori sono stati classificati come adeguamento alle disposizioni di legge in materia di salute e sicurezza degli ambienti e luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, in particolare alla normativa antincendio, e sono stati assegnati con affidamento diretto;

   secondo alcune organizzazioni sindacali, la comunicazione dell'interruzione del servizio avrebbe comportato il rischio di un licenziamento collettivo degli operatori impiegati dagli enti gestori. In tali casi, la legge n. 223 del 1991 prescrive una specifica procedura di informazione preventiva delle rappresentanze sindacali aziendali e dei sindacati maggiormente rappresentativi;

   il bando per l'affidamento del servizio dal 2018 prevede l'obbligo di assumere il personale impiegato nel corso del precedente periodo di affidamento, ad accezione del personale impiegato per i laboratori. Si tratta di una scelta alquanto immotivata a giudizio dell'interrogante, ai limiti della ragionevolezza amministrativa;

   la distanza temporale tra la delibera di affidamento diretto per la messa a norma dei locali rispetto all'entrata in vigore della legge sulla sicurezza degli ambienti e dei luoghi di lavoro, ad avviso dell'interrogante lascia ipotizzare che bambini e insegnanti abbiano vissuto, per lungo tempo, in una situazione di rischio;

   ai sensi del capitolato tecnico dell'affidamento terminato il 31 luglio 2017, gli enti gestori sono obbligati a predisporre relazioni sull'andamento del servizio con cadenza mensile e annuale –:

   se nelle relazioni predisposte dagli enti gestori siano mai state evidenziate situazioni di rischio o di non conformità della struttura alle disposizioni di legge;

   se il personale fosse qualificato per la gestione di situazioni di rischio in materia di salute e sicurezza degli ambienti e dei luoghi di lavoro e se tutto il personale fosse in pieno possesso dei titoli previsti dal disciplinare di gara;

   se, prima della cessazione delle attività educative in vista dei suddetti lavori, fosse stato rispettato il requisito delle compresenze degli insegnanti nelle classi e nei laboratori, anche al fine di mitigare il rischio connesso alla sicurezza degli ambienti;

   se siano stati eseguiti regolarmente i controlli e le verifiche periodiche e chi fosse il responsabile delle summenzionate verifiche;

   se siano intervenuti licenziamenti collettivi e se siano state svolte le procedure di informazione sindacale obbligatorie;

   in caso di esito affermativo, se i dipendenti licenziati siano stati riassorbiti con il nuovo affidamento;

   quale sia il motivo della scelta discrezionale di escludere gli insegnanti dei laboratori dall'obbligo di riassunzione nel nuovo affidamento e a quale dirigente sia imputabile tale disposizione.
(4-02477)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DEIDDA e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i prossimi 21 e 22 marzo 2019 il Presidente cinese Xi Jinping sarà in visita in Italia;

   la visita è stata preparata da tempo dal Ministro Luigi Di Maio e dal sottosegretario Michele Geraci e coinvolgerà il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte;

   il media network europeo Euractiv dichiara di essere entrato in possesso di un «memorandum d'intesa» tra Italia e Cina, definito «confidenziale», di cui ne ha divulgato i contenuti. Tale notizia è stata ripresa dalle principali testate nazionali;

   secondo la ricostruzione di Euractiv, i contenuti dell'accordo sarebbero stati fissati a settembre 2018, quando il Ministro dello sviluppo economico ha annunciato l'intesa con la Cina sulla cooperazione in Paesi terzi;

   la cooperazione tra Italia e Cina riguarderebbe «strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni». Secondo una fonte di Euractiv, sarebbero «proposte presentate dalla Cina» e «nessun cambiamento al testo è stato fatto dal governo italiano»;

   l'intesa prevederebbe una struttura per «specifici accordi minori commerciali e di cooperazione», come nuovi investimenti cinesi nel Porto di Trieste. La bozza cita anche un accordo tra State Grid Corporation of China e Terna, ossia con Cassa Depositi e Prestiti. Altre joint-venture riguarderebbero Leonardo;

   il sottosegretario Geraci ha dichiarato a Radio Anch'io dell'8 marzo 2019 che «il memorandum of understanding che noi dovremmo firmare a marzo è esattamente in linea con le best-practices che noi utilizziamo in occidente come trasparenza, apertura, scambio di informazioni e di dati» e che «È probabile che si riesca a convergere verso quella data perché una firma alla presenza dei due capi di stato, Mattarella e Xi Jingping, darebbe il giusto peso»;

   il Presidente Conte, al Festival di Limes, ha definito l'accordo come «una grande opportunità per il nostro Paese», aggiungendo: «Vogliamo questo progetto il più trasparente e ampio possibile», «ho dato la disponibilità a partecipare al secondo forum sulla Belt and Road, ad aprile»;

   vale la pena sottolineare come la trasparenza auspicata da Conte sia totalmente disattesa: non vi è traccia di alcun passaggio parlamentare sul tema. Il quadro delle nuove relazioni, degli investimenti e degli asset strategici italiani di interesse cinese, fra cui i porti di Trieste e Genova, non è stato politicamente discusso;

   il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Picchi non ha nascosto le sue perplessità, ma è subito stato rintuzzato dal sottosegretario Geraci, vero «trait d'union» fra Italia e Cina poiché a capo della task force fortemente voluta dallo stesso Ministro Luigi Di Maio;

   anche il tentativo di «vendere» il debito pubblico ai cinesi e l'astensione in sede europea rispetto al nuovo regolamento per il controllo degli investimenti di Paesi terzi in Europa, in precedenza proprio sollecitato dall'Italia in relazione al dinamismo economico cinese, costituiscono secondo l'interrogante indici di un mutamento di atteggiamento dell'Italia rispetto alla necessità di difendere la produzione nazionale dalla penetrazione economica cinese –:

   se il Governo intenda rendere disponibile la bozza del Memorandum of understanding con la Cina prima della sua sottoscrizione, poiché, di fatto, esso delineerà il nuovo quadro delle relazioni tra le due nazioni;

   se nel memorandum venga tassativamente escluso che il porto di Trieste possa subire la stessa sorte del porto del Pireo;

   quali siano esattamente le relazioni economiche e commerciali che si ipotizzano per Terna;

   quali siano esattamente le relazioni economiche e commerciali che si ipotizzano per Leonardo e quali siano le garanzie in ordine ai sistemi per la sicurezza delle informazioni e delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla tecnologia 5G, ai sistemi aerospaziali, ai sistemi di difesa e dell'elettronica applicata alla difesa terrestre e navale attualmente nel know-how di Leonardo.
(4-02479)


   SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, insignita nel 2012 con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero assegnato dal Parlamento europeo, sarebbe stata condannata a complessivi trentotto anni di carcere e 148 frustrate;

   Nasrin Sotoudeh è stata arrestata a giugno 2018 dopo essere stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione dal tribunale di Teheran per spionaggio e dopo aver difeso donne arrestate per essersi scoperte il capo in luoghi pubblichi e aver criticato il nuovo codice penale che consente solo a un ristretto numero di avvocati di rappresentare imputati di crimini contro la sicurezza nazionale. Nasrin Sotoudeh si trova attualmente rinchiusa nel carcere di Evin dal 13 giugno 2018;

   secondo quanto appreso a mezzo stampa, i giudici avrebbero applicato, con una nuova condanna, l'articolo 134 del codice penale che autorizza ad emettere una pena più alta di quella massima prevista se l'imputato ha più di tre imputazioni a carico. Nel caso di Nasrin Sotoudeh, il giudice avrebbe applicato il massimo della pena per ognuno dei sette capi d'accusa, 29 anni in tutto, aggiungendovi altri quattro anni, e portando così la condanna a 33 anni;

   complessivamente andrà quindi incontro a quasi quattro decenni di carcere e a 148 frustate e tra i reati per i quali è stata condannata, riferiti unicamente al suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani, figurano l’«incitamento alla corruzione e alla prostituzione», la «commissione di un atto peccaminoso essendo apparsa in pubblico senza il velo» e «interruzione dell'ordine pubblico»;

   se confermata, la notizia della nuova condanna è da ritenersi, ad opinione dell'interrogante, assolutamente lesiva dei diritti umani con un ulteriore peggioramento della pena che consta già di molti anni di reclusione, oltre che di pene corporali –:

   quali iniziative abbia intrapreso il Governo per tutelare l'incolumità della avvocatessa Sotoudeh e quali iniziative intenda intraprendere per fare fronte alla drammatica condizione della stessa;

   se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, attraverso le vie diplomatiche, per un immediato riesame della sua condanna e a quella di suo marito, Reza Khandan, che è stato condannato a sei anni di carcere nel gennaio 2019;

   se non intenda intraprendere iniziative, anche in sede europea, per garantire l'effettiva protezione dei diritti umani, della democrazia e del pluralismo politico in Iran.
(4-02482)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   sempre più spesso si verificano in varie zone d'Italia situazioni anomale connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di forte siccità. Tali eventi sono legati ai mutamenti climatici in corso e sollecitano politiche più efficaci sia sul fronte della mitigazione dei processi in atto che sul fronte dell'adattamento agli stessi;

   come descrivono molti articoli apparsi sulla stampa nazionale, come ad esempio quello di Elena Dusi su Repubblica: «a fine ottobre il Brenta esondato a Levico aveva riempito le strade di trote. Oggi è un rigagnolo. Sempre a ottobre in Italia era caduto l'80 per cento di pioggia in più della media. A marzo siamo al 40 per cento in meno, con una temperatura di 1,4 gradi superiore alla norma. Le poche gocce previste per oggi e domani ai fiumi in secca non faranno purtroppo effetto. Mentre il nord all'asciutto ha il terreno indurito come la pietra, le riserve idriche al sud sono al di sopra dei livelli stagionali. E se quest'inverno il versante nostrano delle Alpi è stato battuto dal foehn, vento caldo e asciutto, l'Austria è finita sommersa dalla neve»;

   critica risulta anche la situazione dei laghi del Nord, tra cui il lago di Como: sono tutti a livelli molto bassi, con quel che ne deriva in termini di cedimento delle sponde e ricadute sull'attività turistica e di coltivazione ittica. Il principale fiume italiano, il Po, continua a scendere: siamo a 477 metri cubi al secondo a Piacenza. La media di questo periodo è sui 900, il minimo storico 375;

   la scarsità di precipitazioni aggrava anche la qualità dell'aria, specie nella pianura Padana. L'inquinamento atmosferico continua ad essere un'emergenza cronica non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale e non ha stupito purtroppo la notizia del deferimento dell'Italia alla Corte giustizia dell'Unione europea per lo smog nelle nostre città, arrivato oggi dalla Commissione europea e che segue quello del 2018 per sforamenti dei limiti di Pm 10;

   il mare Adriatico e il Tirreno, alla foce dei principali fiumi, risalgono e il loro cuneo salino, in senso inverso per cinque chilometri, spinge con l'alta marea ed entra nella terra, con il sale che brucia le coltivazioni;

   gli effetti dei cambiamenti climatici producono pesanti conseguenze sull'agricoltura italiana perché si moltiplicano sfasamenti stagionali ed eventi estremi con precipitazioni brevi ma intense e con repentino passaggio dal maltempo al sereno. I cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole e per l'insieme delle attività umane che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. È questo quanto anche emerge da una analisi dei dati Ucea, unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all'agricoltura –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda mettere in campo il Governo per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità dei primi mesi del corrente anno al fine di garantire equilibrio di prelievo e consumo d'acqua dolce, anche in riferimento al livello idrico dei bacini idrografici dei laghi alpini e subalpini, tutelando così anche il loro valore ambientale e turistico relativamente alle utenze domestiche, agricole e industriali;

   se non si intendano mettere in campo iniziative per la tutela della produzione agroalimentare nazionale nonché per la riduzione dell'inquinamento atmosferico, specie nel bacino padano.
(5-01664)


   SAITTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in numerosi comuni della Sicilia e, in particolare, della provincia di Catania il disastroso fenomeno delle discariche abusive a cielo aperto che si formano nelle immediate periferie dei centri urbani, solitamente sulle strade provinciali e statali, continua a estendersi inesorabile;

   una di queste discariche odiose e deteriori – come riporta «La Sicilia» del 9 luglio 2018 – «è visibile nella strada provinciale 5/1 Giarre – Sant'Alfio, alle porte del paesino etneo, un tempo definito "la Svizzera di Sicilia" che si associa sinistramente alla totale incuria di tutta la tratta provinciale, le cui erbacce ed i cumuli di spazzatura sono presenti per chilometri»;

   nelle medesime condizioni di degrado versa anche la strada statale 385 che collega la Catania-Caltagirone alla 194, Catania-Gela, a pochi chilometri dal centro abitato di Scordia, in contrada Arcimusa, dove in quelle che dovrebbero essere aree di sosta per le auto, sono ammassati rifiuti di ogni tipo, quali frammenti di pneumatici, materiale edile di risulta, sacchetti di spazzatura, rifiuti legnosi, materiale plastico, rifiuti di vetro, rifiuti ferrosi e anche materiale igienico-sanitario, che sistematicamente invadono la carreggiata;

   presso il medesimo tratto stradale si sono registrati numerosi incidenti a causa non solo dei rifiuti ma anche delle condizioni disastrose in cui si trova il manto stradale, in particolare in prossimità del ponte Simeno, in direzione Catania, dove sono presenti numerose crepe e buche che mettono a rischio quotidianamente l'incolumità degli automobilisti;

   il territorio interessato è ormai da lungo tempo esasperato dalla situazione di degrado e incuria descritta in premessa;

   l'emancipazione di un territorio, il suo sviluppo economico e la stessa coesione sociale passano anche dalle sue infrastrutture e dalla sicurezza delle medesime –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e se, per quanto di competenza, non ritengano opportuno adottare iniziative al fine di ripristinare una viabilità più sicura per i cittadini e attivare il comando carabinieri per la tutela ambientale per verificare lo stato di degrado dell'area citata in premessa.
(5-01665)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Acna, acronimo di azienda coloranti nazionali e affini, è stata un'importante azienda chimica italiana attiva dal 1929 al 1999 a Cengio; l'inquinamento apportato ai corsi d'acqua e alle falde acquifere della Val Bormida dalle lavorazioni chimiche lì eseguite ha rappresentato uno dei disastri ambientali più gravi per il nostro Paese in tutto il secolo scorso, di fronte al quale i cittadini interessati hanno combattuto senza sosta dagli anni ’80 alla definitiva chiusura dello stabilimento, nel 1999;

   la legge n. 426 del 1998 inserisce l'Acna di Cengio fra siti di interesse nazionale ad elevato rischio ambientale; con ordinanza 2986 del maggio 1999 la Presidenza Consiglio dei ministri nomina il dottore Stefano Leoni commissario delegato per il sito di interesse nazionale ex Acna;

   il primo intervento è stato la realizzazione di un massiccio muro di cinturazione del sito a ridosso del Bormida, in profondità a scopo impermeabile; l'area recintata di 550 mila metri quadrati viene divisa in una «zona 1» per l'ammasso delle scorie e in una «zona 2» destinata a reinsediamenti industriali previa bonifica superficiale; la regione Liguria non ha ritenuto di sottoporre il progetto a procedura di valutazione di impatto ambientale, optando per la formula della «messa in sicurezza » a carattere emergenziale; contro questa decisione la Commissione europea ha avviato contro l'Italia una procedura di infrazione;

   i lavori di bonifica sono iniziati nel 2002; nel 2008 l'Avvocatura dello Stato ha avviato azione giudiziaria contro Syndial/Eni, volta al risarcimento di danno ambientale causato al territorio quantificato in 218.893.315 euro;

   nel 2010 è terminata la gestione commissariale del sito, tornato pienamente nella gestione di Syndial/Eni;

   si è definito il sito «fiore all'occhiello» delle bonifiche, ma i lavori non risultano affatto conclusi alla data odierna e i comuni di prossimità manifestano forte dissenso e contestazione dell'esito, anche in relazione ai rilevantissimi costi sostenuti;

   nel dicembre 2016, a seguito di azioni fortemente insistite, l'Arpa Liguria rende pubbliche le analisi delle acque sotterranee dell'area Merlo, 30.000 metri quadrati di sito venduta a un'impresa locale, dichiarandole univocamente riferibili alle attività del sito Ex ACNA: naftalensolfonici, clorobenzeni, nitrodorobenzeni, aniline, solventi alitatici clorurali, nonché elevatissime concentrazioni di benzene fino a 400 volte superiori ai limiti di legge;

   nel mese di ottobre 2017, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, convoca una conferenza di servizi per «addivenire alla archiviazione della procedura di infrazione»; essa a quanto consta all'interrogante, si arena nel corso del 2018;

   l'enorme massa di rifiuti tossico/nocivi presenti nel sito lo configura come una vera e propria discarica, ma, evitando originariamente la strada della valutazione di impatto ambientale, questa non è mai stata riconosciuta come tale, penalizzando i comuni di prossimità che rimangono esclusi dalle forme di indennizzo previste per le discariche;

   le analisi chimiche effettuate sui terreni circostanti rendono evidente l'impossibilità di escludere fuoriuscite di percolati ad altissima tossicità da un'area di 30 ettari;

   l'intera zona A2 destinata a reinsediamenti industriali non garantisce, come richiesto dalle «misure di sicurezza», che la falda acquifera inquinata rimanga alla profondità minima di 1,20 metri rispetto al suolo, specie in caso di precipitazioni, vanificando totalmente il riutilizzo dell'area –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire, una soluzione definitiva per la tutela della salute degli abitanti della Val Bormida nonché per la tutela dell'ambiente e in particolare dei corsi d'acqua e delle falde acquifere delle aree circostanti;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche normative, perché gli enti locali coinvolti ricevano adeguato risarcimento per il danno ambientale e di immagine subito;

   se non ritenga necessario, ai fini sopra esposti, promuovere un coordinamento di tutti gli enti che esprimono un interesse pubblico nella vicenda, quali, oltre al Ministero, la regione Liguria, la regione Piemonte, e i comuni di prossimità interessati dalla vicenda.
(4-02476)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   COMENCINI e FERRARI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Circolo unificato di ufficiali e sottufficiali di Verona, sito in Castelvecchio, è al centro di una disputa dal mese di luglio del 2018;

   sulla questione sono intervenuti in molti e negli ultimi giorni sono state raccolte 1.200 firme di sensibilizzazione, destinate al Ministro della difesa, affinché intervenga per riaprire tale circolo e mantenere al suo posto l'attuale direttore;

   agli inizi di gennaio 2019 il circolo era stato chiuso a causa della concessione scaduta, ma a tutt'oggi non si hanno notizie di chi abbia vinto il nuovo bando di concessione. A fine febbraio 2019, non era ancora stata comunicata alla direzione del circolo stesso la data di inizio della nuova concessione;

   tuttavia, il 18 febbraio 2019 è stata diramata dal Ministero della difesa una richiesta di ricerca di personale per il circolo di Verona al fine di avvicendarne il direttore;

   l'attuale direttore del circolo è stato destinato ad altro incarico, nonostante, a quanto consta agli interroganti, non sarebbero ancora trascorsi i tre anni senza demerito, durata prevista dal regolamento per l'impiego in tali posizioni;

   dalla stampa e agli interroganti risultano numerosi eventi organizzati dall'attuale direttore, tanto stimato dalla sua amministrazione da essere promosso in altra sede –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali fatti;

   se il bando di gara per la gestione del circolo unificato di ufficiali e sottufficiali di Verona sia stato aggiudicato e, in questo caso, a quale concorrente;

   quali siano le motivazioni che hanno indotto l'amministrazione della difesa alla decisione di avvicendare prematuramente l'attuale direttore del circolo stesso.
(4-02481)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO, FREGOLENT, COLANINNO, DEL BARBA, FRAGOMELI, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e MOR. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si sono succedute diverse misure per attrarre risorse umane in Italia, prevedendo agevolazioni fiscali condizionate al trasferimento della residenza con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese;

   in particolare l'articolo 44 del decreto-legge n. 78 del 2010, come modificato dalla legge di conversione 30 luglio 2010, n. 122, ha agevolato il rientro di docenti e ricercatori, prevedendo che per i quattro periodi di imposta successivi al trasferimento in Italia solo il 10 per cento del loro reddito fosse assoggettato ad imposizione fiscale;

   in un primo momento l'accesso al beneficio era consentito ai ricercatori e docenti che trasferivano la residenza fiscale in Italia nel periodo compreso tra il 31 maggio 2010 e i sette anni solari successivi (30 maggio 2017) ma con la legge di bilancio 2017 l'agevolazione è stata resa permanente (ferma restando la fruibilità dell'agevolazione quadriennale) non essendo più prevista una data ultima utile per poter far rientro in Italia;

   migliaia di lavoratori hanno messo in discussione le loro vite e il futuro rinunciando ad attività gratificanti all'estero per tornare in Italia;

   la risoluzione n. 146/2017 e la circolare n. 17 del 2017 dell'Agenzia delle entrate hanno stabilito in modo retroattivo che all'agevolazione fiscale avevano diritto solo coloro che si erano iscritti all'Aire, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero; tuttavia la citata legge istitutiva del 2010 prevedeva solo che gli interessati al beneficio fossero stati residenti all'estero non in maniera occasionale senza alcun riferimento al requisito dell'iscrizione all'Aire;

   secondo notizie di stampa, l'Agenzia delle entrate starebbe richiedendo a molti ricercatori e docenti rimpatriati di rimborsare gli sconti fiscali per cifre importanti, considerandoli di fatto fiscalmente residenti in Italia anche quando svolgevano l'attività all'estero perché non iscritti all'Aire;

   con applicazione disomogenea sul territorio nazionale, alcuni uffici territoriali starebbero richiedendo il pagamento della somma annullando le sanzioni, mentre altri uffici avrebbero inviato accertamenti anche per sanzioni e interessi;

   l'interpretazione restrittiva della legge del 2010 rischia di punire, far tornare fuori dai confini, lavoratori che sono rientrati in Italia per contribuire, non senza sforzi, al progresso del Paese –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per chiarire urgentemente questa inconcepibile situazione e tutelare gli interessi dei lavoratori rientrati in Italia in virtù dell'agevolazione prevista dall'articolo 44 del decreto-legge n. 78 del 2010 nonché per chiarire, per quanto riguarda coloro che si sono iscritti all'Aire, se il periodo di imposta si consideri dall'atto della domanda di iscrizione o dall'avvenuta iscrizione, stante il fatto che può passare oltre un anno dall'iscrizione effettiva all'Aire rispetto alla data richiesta.
(5-01663)

Interrogazione a risposta scritta:


   RACITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 novembre 2016 è stata approvata la legge di conversione del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, contenente la riforma del sistema nazionale di riscossione delle imposte che prevede la soppressione di Equitalia e la nascita di un ente pubblico economico, Agenzia delle entrate-riscossione, avente la qualifica di agente della riscossione a partire dal 1° luglio 2017;

   il nuovo ente ha proceduto ad assorbire il personale di Equitalia, senza soluzione di continuità e alle medesime condizioni giuridiche ed economiche esistenti;

   il Parlamento siciliano ha approvato la legge regionale n. 16 dell'11 agosto 2017 che, all'articolo 28, comma 1, prevede: «Il Governo della Regione è autorizzato ad avviare le procedure di liquidazione di Riscossione Sicilia S.p.A. in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1 del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2016, n. 225, previa stipula, entro il 31 dicembre 2018, di apposita convenzione con il Ministero dell'economia che assicuri il mantenimento dei livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio alla data del 31 dicembre 2016 presso la stessa società»;

   l'unificazione dell'attività di riscossione su tutto il territorio nazionale ha come ratio quella di consentire allo Stato una gestione più funzionale e omogenea della delicata materia, assicurando anche un controllo maggiore sulla operatività e un trattamento eguale nei confronti di tutti i cittadini contribuenti;

   il personale di Riscossione Sicilia S.p.a. ha un costo medio inferiore a quello dei dipendenti di Agenzia delle entrate-riscossione in termini numerici, è in linea con la media nazionale di circa 1 dipendente ogni 7.000 cittadini serviti e, pertanto non vi sarebbero esuberi in caso di assorbimento da parte di Agenzia delle entrate-Riscossione (Ader);

   la società Riscossione Sicilia S.p.a., sebbene versi in una situazione finanziaria delicata, ha percentuali di riscossione in linea con quelle delle altre regioni del sud e centro Italia e percepisce compensi e rimborsi sufficienti a essere economicamente in pareggio, se inserita nell'ente nazionale e quindi in condizioni di fruire della struttura informatica ed organizzativa di Agenzia delle entrate-riscossione, oltre che delle economie di scala possibili in un quadro territoriale più ampio;

   il presidente della regione siciliana ha chiesto nei mesi scorsi al Ministero dell'economia e delle finanze di poter avviare un percorso istituzionale finalizzato alla stipula della convenzione prevista dalla legge regionale n. 16 del 2017, mediante l'apertura di un «tavolo tecnico»;

   le organizzazioni sindacali di categoria sostengono che nel mese di dicembre 2018 si sarebbe svolto un primo incontro a Roma tra rappresentanti di Ministero dell'economia e delle finanze, Agenzia delle entrate-riscossione, regione siciliana e Riscossione Sicilia spa, al quale però non sarebbe stato dato alcuno seguito –:

   quale sia lo stato attuale del dialogo tra regione siciliana e Ministero dell'economia e delle finanze e se sia prevista la sua prosecuzione circa la possibile confluenza di attività e personale di Riscossione Sicilia spa in Agenzia delle entrate-riscossione;

   al fine di superare la fase di stallo, se il Ministro interrogato intenda assumere rapidamente l'iniziativa di riconvocare il previsto «tavolo tecnico» con il governo regionale siciliano, alla presenza dei vertici di Agenzia delle entrate-riscossione e di Riscossione Sicilia spa, in quanto soggetti interessati.
(4-02475)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   SISTO e CALABRIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Roma Capitale si trova a combattere una grave situazione d'emergenza legata alla sicurezza e all'illegalità che genera gravi disagi ai cittadini;

   nello specifico, in via Castelleone si è creato un insediamento abusivo al cui interno vivono decine di persone non residenti e non censite dal comune di Roma Capitale;

   molti dei residenti all'interno del terreno non sono di nazionalità italiana; a tal proposito, sarebbe opportuno verificare se siano in possesso di regolare permesso di soggiorno;

   l'insediamento è sorto in un terreno dove insistono una serie di costruzioni tra immobili, garage e prefabbricati;

   nella zona vige una condizione di totale illegalità e, a quanto consta all'interrogante, si registrano diversi reati, come furti, ricettazione e favoreggiamento della prostituzione;

   sono state realizzate numerose discariche abusive nei pressi di via Castelleone e via di Santa Cornelia;

   molti residenti della zona adiacente a via Castelleone hanno subito minacce e aggressioni;

   i residenti e gli esercenti della zona vivono nel terrore a causa di reiterati furti e rapine;

   a seguito di numerosi esposti, a quanto consta agli interroganti, sarebbero stati effettuati interventi da parte di agenti di polizia locale di Roma Capitale che non hanno sortito alcun effetto;

   quanto appena riportato rappresenta una situazione di grave allarme che si sta verificando in modo esponenziale in tutta l'area di Roma che, in virtù dello status di Capitale, gode di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per porre fine alla condizione di grave illegalità che si riscontra secondo gli interroganti nella città di Roma, nello specifico nella zona citata in premessa, predisponendo le iniziative di competenza per l'immediato sgombero nonché per lo smantellamento delle strutture abusive.
(5-01672)


   MACINA, BERTI, DAVIDE AIELLO, ALAIMO, BALDINO, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, DIENI, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli interroganti hanno appreso da alcuni consiglieri comunali del comune di Figline e Incisa Valdarno (FI) di condotte nell'organizzazione e nello svolgimento dei lavori del consiglio comunale che essi reputano irregolari, in quanto in contrasto con le procedure previste dallo statuto e dai regolamenti comunali, tanto che il 24 luglio 2018 è stato presentato un esposto alla prefettura di Firenze avente oggetto «Violazione decreto legislativo n. 267 del 2000 – Impedimento regolare svolgimento mandato elettivo Consiglieri comunali»;

   il successivo 30 agosto 2018 il presidente del consiglio comunale pro tempore ha presentato un ricorso al Tar Toscana, evidenziando una grave violazione del regolamento comunale in merito alla convocazione della seduta consiliare in cui veniva messa ai voti la mozione di sfiducia nei suoi confronti, ricorso che il Tar ha accolto, con ordinanza del 19 settembre, disponendo la sospensiva richiesta dalla ricorrente;

   a quanto consta agli interroganti la prefettura di Firenze, in merito all'esposto presentato dai consiglieri comunali, avrebbe interessato il Ministero dell'interno ed esposto l'intenzione di procedere alla valutazione dell'operato dell'amministrazione comunale di Figline e Incisa Valdarno non appena fossero stati resi noti gli esiti del procedimento amministrativo instaurato presso il Tar;

   risulta agli interroganti che a dicembre 2018 alcuni consiglieri comunali di Figline Incisa Valdarno avrebbero nuovamente presentato un esposto, presso la prefettura di Firenze –:

   se non intenda adottare, per quanto di competenza, le iniziative utili ad accertare e chiarire i fatti e le condotte esposte in premessa e a far cessare le irregolarità eventualmente riscontrate.
(5-01673)


   MIGLIORE, GIACOMELLI, MARCO DI MAIO, SCALFAROTTO, FIANO, RIZZO NERVO e NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che Forza Nuova avrebbe annunciato lo svolgimento di un'iniziativa a Prato alla quale dovrebbe intervenire anche il segretario nazionale, Roberto Fiore;

   tale iniziativa, prevista per il 23 marzo 2019, avrebbe lo scopo di celebrare il centenario della «proclamazione dei principi fondamentali dei Fasci italiani di combattimento», avvenuta in piazza San Sepolcro a Milano il 23 marzo del 1919, e la stessa simbologia scelta per annunciare l'iniziativa — il numero 100 in evidenza in un cerchio di alloro — richiamerebbe in modo esplicito tale ricorrenza;

   l'iniziativa sopra menzionata, a giudizio degli interroganti, sarebbe in violazione di specifiche disposizioni di legge, talune anche attuative della Costituzione, che puniscono non solo ogni ipotesi di riorganizzazione del partito fascista ma anche in modo specifico chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»;

   è evidente dunque che tale iniziativa, oltre a risultare inopportuna sul piano politico, anche alla luce delle rilevanti conseguenze che potrebbe determinare per il mantenimento dell'ordine pubblico, presenta secondo gli interroganti profili di sicura illegittimità e incostituzionalità;

   ad avviso degli interroganti, la sicurezza e la legalità quale priorità per il nostro Paese vengono perseguite innanzitutto con il rispetto delle norme poste a tutela dell'identità anti-fascista della Repubblica, e non certo a parole, via tweet o semplicemente indossando le varie divise delle forze dell'ordine –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per impedire lo svolgimento della manifestazione citata, anche alla luce dei profili di ordine pubblico, nonché per garantire il pieno rispetto delle norme ordinarie e costituzionali poste a tutela dell'identità antifascista della Repubblica.
(5-01674)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e MURONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la gestione italiana ed europea delle migrazioni si basa principalmente sul controllo delle frontiere, in una dimensione tutta militare che garantisce appalti milionari alle lobby dell'industria della sicurezza, con il «Fondo Africa», per quanto riguarda l'Italia, principale erogatore di fondi;

   dallo studio di «Altraeconomia» sugli appalti del Ministero dell'interno finalizzati al blocco dei flussi migratori dall'Africa si scopre che il «Cantiere Navale Vittoria», azienda di Adria (Rovigo) specializzata in cantieristica navale militare e paramilitare, sarebbe l'unico fornitore in tutti i contratti firmati dal Viminale tra il 2017 e il 2018 sulle commesse in Libia, riguardanti il ripristino dell'efficienza di imbarcazioni, la formazione della polizia libica, il trasporto di navi. La somma degli appalti sfiora i 3 milioni di euro. La direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere (struttura del Viminale) considera Cantieri Navali Vittoria partner strategico insostituibile;

   il volume di affari con la Libia è alto; vi è: l’«intesa tecnica» dell'agosto 2017 (2,5 milioni di euro) che serve a fornire supporto tecnico alle autorità libiche, inclusi la lotta al traffico dei migranti e le attività di ricerca e soccorso e l'intesa sui «programmi di formazione» dei libici di novembre 2017 (valore 615 mila euro);

   a fine 2018 è stata indetta una gara da oltre 9,3 milioni di euro per fornire 20 imbarcazioni alla polizia libica;

   l'avviso esplorativo per fornire 30 mezzi di terra alla Libia (appalto da 2,1 milioni di euro) è del 5 marzo 2019;

   le risorse arriveranno dal «Fondo fiduciario per l'Africa» (EU Trust Fund), che ha una dotazione di oltre 4 miliardi di euro;

   c'è il progetto «Support to Integrated border and migration management in Libya - Second Phase», altri 45 milioni di euro;

   in Egitto, a fine 2006 è stato stipulato un contratto tra la Hewlett-Packard e la direzione del Ministero dell'interno per la realizzazione di un sistema automatizzato di identificazione delle impronte per lo Stato dell'Egitto, finalizzato alle esigenze di identificazione personale correlate alla immigrazione illegale (oltre 5,2 milioni di euro per il periodo 2007/2012, ulteriori 1,8 milioni fino al 2017 e quasi 500 mila euro per la tranche 2018/2019);

   secondo il Ministero dell'interno di contrasto all'immigrazione clandestina è di primaria importanza per la sicurezza nazionale, quindi tali affari non possono essere rimessi in discussione;

   il Fondo Africa, che ha una dotazione finanziaria di 200 milioni di euro, aggiuntivi a quelli previsti per le attività ordinarie di cooperazione allo sviluppo, dovrebbe servire ad avviare interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani di importanza prioritaria per le rotte migratorie e non a dotare, come pare stia avvenendo, Paesi e Governi non democratici di mezzi e tecnologie militari utilizzati per rafforzare quei regimi ed esercitare un controllo autoritario sulla popolazione;

   nell'Egitto di Al Sisi, dal quale ancora si attendono verità e giustizia per l'omicidio Regeni, quasi quotidianamente vengono denunciati casi di torture in prigione e sparizioni forzate. Qualsiasi attività di opposizione al Governo viene silenziata e repressa;

   la Libia sta utilizzando, di fatto, risorse italiane ed europee per mantenere i migranti in veri e propri lager dove costantemente vengono negati i più elementari diritti umani e le persone vengono violentate e torturate –:

   se il Governo intenda verificare che i contratti citati in premessa siano coerenti con quanto previsto dal «fondo Africa» e quali iniziative intenda adottare per evitare il rischio concreto di utilizzare i fondi finalizzati a gestire il fenomeno migratorio per fornire a Governi autoritari risorse destinate a rafforzare il proprio potere, reprimere il dissenso interno, violare i diritti delle persone e, al contempo, garantire appalti milionari all'industria della sicurezza e delle armi.
(4-02478)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICCOLI NARDELLI, ROSSI, CIAMPI, ASCANI e DI GIORGI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli anni scorsi veniva usualmente emanato in questo periodo il provvedimento ministeriale relativo allo svolgimento del tirocinio post-laurea per i laureati magistrali in medicina e chirurgia, tirocinio che è necessario per essere ammessi all'esame di Stato per conseguire l'abilitazione alla professione nella sessione estiva e, dunque, per aver titolo a partecipare al concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione mediche;

   nel 2019 questo provvedimento non risulta essere stato ancora emanato, con la conseguenza che tutti coloro che hanno conseguito o conseguiranno la laurea magistrale in medicina e chirurgia nell'anno accademico 2017/18, la cui ultima sessione è attualmente in corso di svolgimento, si trovano in grave incertezza riguardo al tirocinio post-laurea e, quindi, temono di non riuscire ad abilitarsi nel mese luglio 2019 e, di conseguenza, di non poter partecipare al prossimo concorso per l'ammissione alle scuole di specializzazione mediche, con il rischio di perdere almeno un anno per un primo inserimento nell'attività lavorativa e di veder vanificato, soprattutto per chi si sia laureato in corso, il forte impegno profuso negli studi universitari –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato al riguardo e quale sia la tempistica prevista per l'emanazione del provvedimento di cui in premessa.
(5-01667)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, CILLIS, PARENTELA e LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Coi, Consiglio oleicolo internazionale, costituito nel 1959 sotto il patrocinio delle Nazioni Unite nell'ambito degli accordi sui prodotti di base (Pro.Ba), è l'organizzazione mondiale intergovernativa nel settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola e rappresenta l'unico forum di confronto istituzionale a livello internazionale nella determinazione di linee di azione per affrontare le sfide del settore;

   il Coi ha sede a Madrid e vi aderiscono attualmente 15 Stati membri, tra cui l'Unione europea che rappresenta 28 Stati che, sommati agli altri 14 membri, portano complessivamente a 42 le nazioni che hanno sottoscritto l'accordo internazionale dell'olio di oliva e delle olive da tavola. Gli altri 14 membri sono: Algeria, Argentina, Egitto, Iran, Israele, Giordania, Libia, Montenegro, Morocco, Stato di Palestina, Tunisia, Turchia e Uruguay;

   l'Italia, tra i Paesi fondatori, è membro dell'organismo intergovernativo dalla data della sua costituzione, cioè dal 1959. Dal 1979, con l'adesione dell'allora Comunità europea al Coi, gli interessi del nostro Paese sono stati trasferiti in capo all'attuale Unione europea che li «rappresenta» e li cura attraverso la direzione generale dell'agricoltura (Dg Agri) di Bruxelles, cui il nostro dicastero agricolo si riferisce;

   l'attuale vertice di Governo del Coi vede come direttore esecutivo un rappresentante della Tunisia, come direttori aggiunti uno spagnolo e un turco. Essi, con l'appoggio dei Paesi della Lega araba all'interno del Coi, della Turchia e della Commissione europea hanno già chiesto la proroga del loro mandato per altri 4 anni, cioè fino al 31 dicembre del 2022;

   la proroga rappresento un cambiamento degli accordi raggiunti tre anni, fa sulla figura del successivo direttore esecutivo che avrebbe dovuto essere un italiano;

   la richieda di proroga è sostenuta soprattutto dalla Spagna che attualmente detiene il direttore aggiunto presso il Coi; la Spagna avrebbe chiesto e ottenuto nel 2019 l'appoggio dell'Italia per eleggere uno spagnolo alla presidenza dello Chieam (il centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei con sede a Parigi) e chiesto e ottenuto altresì l'appoggio del nostro Paese per sostenere la candidatura di un rappresentante spagnolo alla direzione generale dell'Oiv (l'organismo internazionale della vite e del vino con sede a Parigi), conseguita il 23 novembre 2018;

   la Spagna mantiene la sede e il 90 per cento del personale del segretario esecutivo;

   lo sbilanciamento eccessivo verso la Spagna consegue, a quanto consta all'interrogante, dalla ventennale presenza negli organi direzionali della Dgagri dell'Unione europea di membri spagnoli;

   oggi vi e una ulteriore «minaccia» per l'Italia in seno al Coi, ovvero il tentativo della Lega araba di rafforzare il proprio peso e prendere decisioni anche economiche sui futuri mercati dell'olio di oliva, che per tali Stati non è un alimento di qualità, ma una semplice e formidabile commodity –:

   se, per quanto di competenza e nell'ambito degli imminenti appuntamenti delle riunioni dei «Pro.Ba» in sede di Unione europea e della riunione in sede di consiglio del Coi che si terrà a Marrakech dal 17 al 21 giugno 2019, non intendano mantenere ferma la posizione dell'Italia contraria al rinnovo dell'incarico dagli attuali direttori del Coi, richiedendo, invece, che sia un candidato italiano a subentrare al vertice del Coi stesso o comunque alle altre cariche direttoriali;

   se, per tali fini, non ritengano altresì opportuno convocare, per acquisire le informazioni di merito, l'alto funzionario italiano presente nel Coi e già candidato nel 2015.
(5-01666)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2018 Arcelor Mittal ha ufficialmente acquisito Ilva con un piano di investimenti di 2,4 miliardi di euro tra componente ambientale e industriale, cui si aggiungono 1,3 miliardi in dotazione ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria (A.s.), frutto della transazione tra questi e la famiglia Riva come elemento di compensazione destinati al risanamento della fabbrica e alla bonifica dei danni ambientali;

   sempre nel mese di settembre 2018, il Ministro interrogato si era fatto promotore di un addendum ambientale sottoscritto dai soli sindacati;

   a 7 mesi dall'accordo non vi è ancora alcun avvio delle attività di bonifica, che dovrebbero svolgersi, come da precedenti accordi, impiegando gli ex dipendenti Ilva in cassa integrazione guadagni straordinaria;

   durante l'audizione in Commissione ambiente del 6 marzo 2019 i commissari dell'Ilva in A.s. hanno dichiarato: che tali bonifiche non sono ancora state avviate poiché non è ancora chiaro l'obiettivo finale (del Ministero dello sviluppo economico) previsto per le «aree escluse»; che, perciò, non possono quantificare i lavoratori da impiegare per le bonifiche; che i livelli di produzione degli stabilimenti non superano i 6 milioni di tonnellate previste dal contratto;

   diversi studi effettuati da enti accreditati rilevano una relazione tra l'altissimo tasso di mortalità nell'area di Taranto e l'inquinamento di origine industriale in modo direttamente proporzionale ai livelli di produzione;

   diversi enti ritengono che, negli scorsi mesi si sia registrato un incremento delle concentrazioni di benzene, ipa e acido solfidrico rispetto al medesimo periodo del 2018;

   secondo la Fiom Cgil Taranto in data 10 marzo 2019 tale situazione è stata determinata da un aumento della produzione, da 12 mila tonnellate giornaliere di Ilva in As a 13/14 mila tonnellate con la nuova gestione;

   sebbene tale aumento di produzione non integri alcuna irregolarità, ArcelorMittal nega di aver aumentato la produzione negli stabilimenti;

   le stesse associazioni ambientaliste, il comune di Taranto, la Fiom e diverse sigle ritengono indispensabile effettuare la valutazione integrata dell'impatto ambientale e sanitario (Viias), benché gli impegni dell’addendum sottoscritto nel mese di settembre 2018 non la prevedano;

   la richiesta di effettuare la valutazione integrata dell'impatto ambientale e sanitario (Viias) e renderla vincolante per il piano ambientale, non ha ricevuto alcuna risposta dall'attuale Governo, sebbene essa si renda indispensabile per valutare i rischi sanitari connessi all'attività del siderurgico, anche ad autorizzazione integrata ambientale completamente attuata, a fronte di dati sanitari che hanno mostrato nel tempo i danni alla salute procurati dalle emissioni inquinanti legati alla produzione dell'Ilva;

   in data 8 marzo 2019 la regione Puglia inviava al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare formale istanza di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale con richiesta di riduzione dei livelli di produzione dello stabilimento siderurgico di almeno il 50 per cento rispetto ai livelli attualmente autorizzati;

   quanto alla immunità penale per Arcelor Mittal e i commissari, il Ministro Costa ha dichiarato, in data 7 marzo 2019, durante un'intervista radiofonica che la norma per eliminarla «è già stata scritta, deve andare materialmente in Consiglio dei ministri, per poter poi andare in Parlamento» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire l'abbassamento dei livelli di inquinamento dell'attuale produzione dello stabilimento;

   se intenda adottare le iniziative di competenza finalizzate allo svolgimento di una immediata valutazione integrata dell'impatto ambientale e sanitario per lo stabilimento e l'area circostante;

   se intenda rendere pubblici i dati concernenti gli attuali livelli di produzione dello stabilimento siderurgico essendo questo elemento indispensabile non solo al fine del rispetto del contratto da parte di Mittal e Ilva in As ma anche dei livelli di inquinamento;

   se intenda rendere pubblici i dati relativi al monitoraggio trimestrale obbligatorio da parte di Ispra, nonché delle fonti inquinanti e dei livelli di inquinamento;

   se come richiesto dal comune di Taranto in data 11 marzo 2019, a seguito di riunione con le principali sigle sindacali metalmeccaniche, intenda trasferire a Taranto l'Osservatorio permanente su Ilva in seno al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   se si intendano offrire delucidazioni riguardo alle iniziative normative del Governo volte a escludere l'immunità penale per ArcelorMittal e i commissari, alla luce di quanto dichiarato dal Ministro Costa in data 7 marzo 2019.
(4-02480)

Apposizione di una firma ad una risoluzione e indicazione dell'ordine dei firmatari.

  La risoluzione in Commissione Comencini n. 7-00183 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sabrina De Carlo e, contestualmente, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Comencini, Sabrina De Carlo, Formentini, Grimoldi, Billi, Caffaratto, Coin, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Ribolla, Zóffili.».

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Sarli e altri n. 7-00201, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Flati.

  La risoluzione in Commissione Pastorino e altri n. 7-00205, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tabacci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sarli e altri n. 5-01587, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Flati.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Frassinetti e altri n. 5-01636, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mollicone.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Calabria n. 4-02388 del 1° marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Giacomelli n. 5-01648 dell'11 marzo 2019.