Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 12 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la legge 9 gennaio 1989, n. 13 – così come modificata e integrata dalla legge 27 febbraio 1989, n. 62 – recante «Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati», interviene nel tessuto normativo preposto ad assicurare l'utilizzazione degli spazi edificati, e a quelli ad essi accessori, a una sempre più allargata fascia di individui, con particolare riguardo a chi, permanentemente o temporaneamente, soffre di una ridotta o impedita capacità motoria;

    la legge n. 13 del 1989 opera nel solco di altri interventi normativi, primo fra tutti quello di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118 (e il decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384 contenente il regolamento di attuazione ex articolo 27 della predetta legge n. 118 del 1971) che affrontava il problema del superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico e nel settore dei trasporti pubblici;

    a queste si aggiungono le circolari del Ministero dei lavori pubblici n. 425 del 20 gennaio 1967 e, segnatamente, la n. 4809 del 19 giugno 1968, che possono essere considerati i primi approcci istituzionali al problema del superamento delle barriere architettoniche;

    per effetto di tali preesistenti normative la tematica del superamento delle barriere architettoniche era riferita essenzialmente agli edifici pubblici e a quelli privati aperti al pubblico (articolo 27 della legge n. 118 del 1971) e, soltanto marginalmente, anche a quelli di edilizia residenziale pubblica (articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 384 del 1978). Rimanevano pertanto quasi del tutto estranei alla considerazione del legislatore gli edifici ove, di norma, si svolge una considerevole e, sotto taluni aspetti, primaria sfera della vita di relazione delle persone: gli edifici privati e quelli destinati ad uso abitativo, su cui è intervenuta la legge n. 13 del 1989;

    come previsto all'articolo 1, comma 1, della legge n. 13 del 1989, il campo di applicazione della normativa è riferito: agli edifici privati di nuova costruzione; agli edifici di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata, di nuova costruzione; alla ristrutturazione degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata; agli spazi esterni di pertinenza degli edifici di cui ai punti precedenti;

    il comma 2 dell'articolo 2 della predetta legge dispone che «i portatori di handicap, ovvero chi ne esercita la tutela o la potestà [...], possono installare, a proprie spese, servoscala nonché strutture mobili e facilmente rimovibili e possono anche modificare l'ampiezza delle porte d'accesso, al fine di rendere più agevole l'accesso agli edifici, agli ascensori e alle rampe dei garages», anche in deroga, come specificato dall'articolo 3, comma 1, «alle norme sulle distanze previste dai regolamenti edilizi, anche per i cortili e le chiostrine interni ai fabbricati o comuni o di uso comune a più fabbricati»;

    l'articolo 9 stabilisce che «per la realizzazione di opere direttamente finalizzate al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche in edifici già esistenti, anche se adibiti a centri o istituti residenziali per l'assistenza [ai soggetti con disabilità], sono concessi contributi a fondo perduto [...] per costi fino a lire cinque milioni»; il contributo «è aumentato del venticinque per cento della spesa effettivamente sostenuta per costi da lire cinque milioni a lire venticinque milioni, e altresì di un ulteriore cinque per cento per costi da lire venticinque milioni a lire cento milioni»;

    il comma 3 dell'articolo 9 della legge n. 13 del 1989 sancisce che «hanno diritto ai contributi [...] i portatori di menomazioni o limitazioni funzionali permanenti, ivi compresa la cecità, ovvero quelle relative alla deambulazione e alla mobilità, coloro i quali abbiano a carico i citati soggetti ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nonché i condomini ove risiedano le suddette categorie di beneficiari»;

    i contributi concessi per la realizzazione delle suddette opere sono a valere sul fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati, istituito dal comma 1 dell'articolo 10 della stessa legge. Tale fondo, come disciplinato dai successivi commi dell'articolo 10, è «annualmente ripartito tra le regioni richiedenti con decreto del Ministro dei lavori pubblici di concerto con i Ministri per gli affari sociali, i problemi delle aree urbane e del tesoro»; le regioni, a loro volta, «ripartiscono le somme assegnate tra i comuni richiedenti» e i sindaci, «entro trenta giorni dalla comunicazione delle disponibilità attribuite ai comuni, assegnano i contributi agli interessati che ne abbiano fatto tempestiva richiesta»;

    gli interessati, ai sensi del comma 1 dell'articolo 11 della legge n. 13 del 1989, «debbono presentare domanda al sindaco del comune in cui è sito l'immobile con indicazione delle opere da realizzare e della spesa prevista entro il 1° marzo di ciascun anno», allegando, come previsto dall'articolo 8 della suddetta legge il certificato medico in carta libera attestante l'handicap e la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, «ai sensi dell'articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, dalla quale risultino l'ubicazione della propria abitazione, nonché le difficoltà di accesso»;

    il comma 4 dell'articolo 11 della predetta legge dispone che «il sindaco, nel termine di trenta giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione delle domande, stabilisce il fabbisogno complessivo del comune sulla base delle domande ritenute ammissibili e le trasmette alla regione»; quest'ultima, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, «determina il proprio fabbisogno complessivo e trasmette entro trenta giorni dalla scadenza del termine previsto dal comma 4 al Ministero dei lavori pubblici la richiesta di partecipazione alla ripartizione del Fondo»;

    allo stato attuale, la concessione del contributo per l'abbattimento delle barriere architettoniche è subordinato alla necessaria e antecedente realizzazione degli interventi, come specificato dal menzionato comma 2 dell'articolo 9 della legge n. 13 del 1989 («il contributo è concesso in misura pari alla spesa effettivamente sostenuta») e dal punto 4.11 della circolare ministeriale n. 1669/U.L. del 22 giugno 1989 («l'entità del contributo concedibile va determinata [...] sulla base delle spese effettivamente sostenute e comprovate»);

    l'erogazione del contributo è effettuata solo in seguito all'espletamento di un complesso iter amministrativo che, considerata la farraginosità delle procedure e il gran numero di enti nazionali, regionali e locali coinvolti, genera regolarmente lunghi ritardi;

    tali circostanze sono sufficienti a rendere il contributo concesso ai sensi della legge n. 13 del 1989 per l'abbattimento delle barriere architettoniche una misura elitaria, accessibile solo per coloro i quali sono in grado di anticipare ingenti somme per la realizzazione delle opere ed attendere i tempi della pubblica amministrazione;

    la conferma della portata «elitaria» dell'intervento è data dalla stessa circolare ministeriale n. 1669/U.L. del 22 giugno 1989, la quale, al punto 4.5, legittima gli interessati a «realizzare direttamente le opere senza attendere la conclusione del procedimento amministrativo e, quindi, sopportando il rischio della eventuale mancata concessione di contributo»,

impegna il Governo:

1) a predisporre le iniziative normative – e conseguentemente quelle amministrative e finanziarie – volte a modificare l'articolo 2 della legge n. 13 del 1989 al fine di rendere accessibile ai soggetti incapienti il contributo previsto per la realizzazione di opere finalizzate al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche, anche prevedendo forme di erogazione anticipata del contributo;

2) a predisporre le iniziative normative – e conseguentemente quelle finanziarie – necessarie a modificare l'articolo 9 della legge n. 13 del 1989 al fine di aggiornare ed adeguare i contributi previsti ai parametri economici attuali;

3) a predisporre le iniziative normative – e conseguentemente quelle finanziarie – volte a modificare gli articoli 10 e 11 della legge n. 13 del 1989 al fine di semplificare il procedimento amministrativo previsto per la concessione dei contributi per la realizzazione di opere finalizzate al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche.
(1-00140) «Ubaldo Pagano, De Filippo, Carnevali, Rizzo Nervo, Schirò, Siani, Pini, Fragomeli, Miceli, Bordo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le strategie di sviluppo del porto di Trieste guardano con necessario interesse ai mercati e alle rotte che collegano l'Europa ai Paesi d'Oriente, su tutti la Cina;

   negli ultimi mesi pressoché tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, attraverso i rispettivi leader nazionali, hanno espresso il proprio pensiero sulle opportunità di investimento di capitali cinesi nel porto di Trieste, manifestando diverse perplessità, in particolare sull'assenza di garanzie in questa operazione;

   a prendere posizione è stato anche il Governo degli Stati Uniti, muovendo serie perplessità su tali investimenti e trasformando de facto la vicenda in un autentico caso diplomatico tra Usa e Unione europea, da una parte, e Cina, dall'altra, uno scontro tra giganti che vede al centro la città di Trieste e il suo porto;

   il rischio più specifico, per l'Italia e Trieste, è che questi investimenti contribuiscano alla creazione di una enclave cinese non controllata e non controllabile in forza di clausole non meditate di tale accordo, con accesso incontrollato di merci cinesi, che finirebbero con il danneggiare le produzioni nazionali;

   una situazione analoga si è già verificata in Grecia, dove il Pireo è di fatto una enclave cinese, in cambio del sostegno al debito pubblico greco ma al prezzo di una «fetta» di sovranità economica, se non addirittura territoriale;

   l'auspicio più concreto è che l'Unione europea possa ergersi a garante tra Italia e Cina, rendendo possibili gli investimenti di Pechino nel porto di Trieste e al tempo stesso, vigilando sul rispetto degli accordi internazionali, senza permettere che la città di Trieste e il Friuli Venezia Giulia rischino in alcun modo di subire danni dall'operazione;

   tali tematiche acquisiscono ancora maggiore importanza alla vigilia del secondo Forum sulla Via della seta, in programma a fine aprile 2019 a Pechino, in occasione del quale, stando a voci non ufficiali, l'Italia potrebbe firmare un memorandum impegnativo –:

   se il Governo intenda, al più presto, fornirà elementi in merito alle ipotesi di investimento di fondi di Pechino nel porto di Trieste e al ruolo di garante che l'Unione europea dovrebbe esercitare a tutela degli interessi italiani in questa operazione;

   se il Governo intenda, in occasione del secondo forum sulla via della Seta del 25-27 aprile 2019 Pechino, sottoscrivere un memorandum impegnativo e di quale tenore siano gli impegni che il Governo stesso intenderebbe eventualmente assumere in quella sede;

   in caso affermativo, se il Governo non ritenga opportuno evitare di sottoscrivere documenti impegnativi prima di aver ottenuto specifici indirizzi del Parlamento.
(4-02466)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per sapere – premesso che:

   con regolamento (UE) 2015/830 della Commissione del 28 maggio 2015, recante modifica del regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) si sono aggiornate e ridefinite le prescrizioni necessarie alla compilazione, da parte del fornitore, della scheda relativa ai dati di sicurezza di una sostanza, o miscela, al fine di mettere l'utilizzatore finale in condizione di adottare tutte le misure utili alla tutela della salute umana e dell'ambiente nonché della sicurezza sul luogo di lavoro;

   la scheda di sicurezza deve tenere informato il lettore in merito ai pericoli di una sostanza o di una miscela e fornire all'utilizzatore le necessarie indicazioni su come stoccare, gestire e smaltire in modo sicuro la sostanza o la miscela in questione;

   il succitato regolamento (Reach) prevede tutta una serie di prescrizioni da rispettare tra le quali l'identificazione e la classificazione o della sostanza o della miscela e gli usi pertinenti e consigliati, informazioni sul fornitore e sul suo numero telefonico di emergenza identificazione dei pericoli, le misure di primo soccorso e loro descrizione i principali sintomi ed effetti che possono scaturire dalla sostanza, sia acuti che ritardati;

   risulta agli interpellanti che i liquidi di perforazione, i fanghi e le sostanze chimiche additive che in modo massiccio vengono usati nelle trivellazioni petrolifere siano coperti da segreto industriale, ovvero utilizzati in regime di autocontrollo, con la conseguenza che né le popolazioni locali che vivono in prossimità dei siti, né le amministrazioni locali conoscono le prescrizioni di sicurezza di cui sopra;

   è noto che la Val D'Agri è da oltre 20 anni interessata dalle estrazioni petrolifere e circa 40 sono i pozzi attivi ed altri sono in fase di autorizzazione e costruzione così come nella Valle del Sauro in provincia di Potenza, dove è prevista a breve l'apertura di un altro centro oli;

   moltissimi sono i pozzi esplorativi di prova, esausti e abbandonati in tutta la regione Basilicata;

   non solo non si conoscono le sostanze utilizzate per le perforazioni ma addirittura la natura degli scarti che da tali operazioni provengono, ovvero i fanghi che escono in superficie, i quali sono stati per anni reiniettati all'interno di alcuni pozzi esausti o inattivi, come nel caso di quello presente nel comune di Montemurro finito sotto sequestro per mesi –:

   se non ritenga necessario richiedere con urgenza, alle compagnie petrolifere operanti nel territorio nazionale, e in particolare in Basilicata, un resoconto dettagliato, ove non già presentato, relativo alle schede delle sostanze chimiche utilizzate in ogni fase degli interventi estrattivi fino a quelle di raffinamento e reiniezione, anche al fine di valutare la necessità di attivare, anche per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, appositi controlli sullo stato di salute delle acque e dei terreni limitrofi ai siti interessati, nonché appositi monitoraggi sul rispetto delle prescrizioni sull'utilizzo delle sostanze con particolare riferimento alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti della sostanza o miscela utilizzata.
(2-00300) «Cillis, Rospi, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, D'Incà, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Ficara, Flati, Frate, Frusone, Gagnarli, Galantino, Galizia, Gallinella, Gallo, Giannone, Giarrizzo, Giordano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Priverno è un comune in provincia di Latina caratterizzato dalla presenza di numerosi siti estrattivi. Purtroppo, negli anni, l'assenza di organiche politiche di gestione hanno fatto sì che le attività di estrazione di sabbie silicee e pietra calcarea si sviluppassero senza tener conto del grande impatto ambientale e senza un vero recupero delle aree scavate;

   molti sono i siti dismessi che, abbandonati al loro destino, non hanno possibilità di essere ripopolati dalla vegetazione autoctona senza un progetto di ripristino. Tra questi, il sito minerario di «Conchetella» rappresenta un esempio in negativo: un buco di circa 20 ettari, sfruttato per anni e mai ripristinato, ove la falda acquifera sottostante è affiorata a causa della eccessiva profondità degli scavi;

   la concessione mineraria in località «Conchetella» risale al 1990 e, dopo varie proroghe, vede il suo termine nel 2012, anno in cui il comune di Priverno, dopo aver constatato, a quanto risulta all'interrogante, il mancato rispetto del termini concessori – relativamente al ripristino dell'area con la piantumazione di specie arboree della macchia mediterranea e all'assestamento delle scarpate altrimenti soggette a fenomeni di dilavamento e crolli per erosione – decide di escutere la fideiussione posta a garanzia del ripristino mai avvenuto;

   da allora nulla è cambiato: i fondi della fideiussione bancaria introitati dall'ente avrebbero dovuto essere usati per il ripristino, ma l'area si presenta tuttora in condizioni di estremo degrado ambientale. La mancanza di un presidio la espone ad abbandono di rifiuti, anche pericolosi i quali, venendo in contatto con la falda affiorante, potrebbero inquinarla irrimediabilmente;

   da anni si è in attesa di un segnale da parte degli enti preposti, in primis la regione Lazio, ad oggi nulla è avvenuto;

   è importante sottolineare come, questo modus operandi, sia di fatto comune ai numerosi siti minerari presenti nella zona ricompresa tra il comune Lepino e la prospiciente Pianura pontina, territorio caratterizzato da altissimo valore ambientale per la presenza, ad esempio, del cosiddetto «bosco del Polverino» protetto da vincoli imposti da direttive europee e caratterizzato da un alto coefficiente di biodiversità, anche per la presenza del fiume Amaseno, cantato da Virgilio nell'Eneide;

   a fine agosto 2018, attraverso la pubblicazione delle relative determinazioni, il comune di Priverno ha rivelato quanto ha incassato come contributo di ripristino ambientale per il danno fatto al territorio, attraverso l'attività di escavazione, dai gestori di tre cave;

   si sottolinea che la legge della regione Lazio, n. 17 del 2004, «Disciplina organica in materia di cave e torbiere», impone che entro il 30 settembre di ogni anno i comuni versino alla regione Lazio, il 20 per cento delle somme derivanti dalla riscossione del contributo dovuto per il materiale associato indicando nella causale: «Contributo per il recupero ambientale per il materiale associato»;

   la stessa legge prevede che il comune utilizzi il restante 80 per cento per specifiche attività, quali ad esempio il risanamento ambientale-:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza e in sinergia con la regione Lazio, per affrontare la questione del danno ambientale derivante dai numerosi siti estrattivi dismessi e abbandonati al loro destino, presenti nel comune di Priverno, iniziando dal sito minerario di «Conchetella», che, per le condizioni in cui si trova, non ha la possibilità di essere ripopolato dalla vegetazione autoctona rappresentando un esempio in negativo, in quanto, sfruttato per anni e mai ripristinato, si caratterizza per la presenza di una falda acquifera sottostante che è affiorata a causa della eccessiva profondità degli scavi, con grave pericolo di frane e smottamenti.
(5-01659)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il castello di Moncalieri fa parte del sistema delle residenze dei Savoia in Torino e in Piemonte ed è stato inserito, dal 1997, nella lista dei patrimoni umanità dell'Unesco;

   nel 2008 il complesso ha subito gravi danni a seguito di un incendio ed è stato riaperto al pubblico soltanto il 10 novembre 2017 grazie a finanziamenti di circa 4 milioni di euro;

   nonostante la lunga chiusura il 2018 è stato un anno record per le presenze registrate nel castello con oltre 20 mila visitatori, soprattutto considerando l'apertura limitata a soli 12 giorni al mese;

   si apprende da fonti stampa che a marzo 2019 il castello di Moncalieri verrà nuovamente chiuso: a occuparsi dell'apertura della struttura era rimasto infatti un solo dipendente e il Polo museale del Piemonte che gestisce il castello, sebbene abbia chiesto un rinforzo dell'organico al Ministero, non ha ricevuto alcuna risposta;

   il Polo museale del Piemonte è un infatti organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali, istituito in base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171, in vigore dall'11 dicembre 2014;

   tale chiusura ha provocato le proteste degli enti territoriali e del tessuto sociale ed economico locale. In particolare, il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna ha ricordato che «da mesi Comune e Regione Piemonte si sono detti disponibili a dare il loro contributo. Il Comune ha già investito 70 mila euro per garantire le aperture e siamo pronti a continuare nel nostro impegno. Grazie a una convenzione con il Ministero della Difesa, il Comune ha anche acquisito la gestione del parco reale per il quale è previsto un investimento di 350 mila euro solo nel 2019»;

   il sindaco di Moncalieri ha inoltre dichiarato di aver inviato a fine 2018 una lettera al Ministero per i beni e le attività culturali in cui si offriva «l'assoluta disponibilità del Comune di Moncalieri a firmare immediatamente un accordo con il Ministero che consentisse di aprire il Castello, offrendo capacità progettuali e finanche risorse umane ed economiche»;

   da quanto emerge dalla stampa il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe proposto, soltanto a marzo 2019, un accordo con il quale il comune di Moncalieri «avrebbe dovuto farsi carico praticamente di tutto. Manutenzione, fidejussioni, assicurazioni e gestione. Come se ne fosse il proprietario ma senza di fatto esserlo. Nella bozza infatti, si sottolineava che la mancanza del personale ministeriale persisteva e che pertanto, in tali condizioni, il castello non poteva che rimanere chiuso. Non c'era però nessun accenno su come il Ministero per i beni e le attività culturali pianificasse il superamento di tale situazione»;

   l'assessore alla cultura della regione Piemonte Antonella Parigi ha ribadito «la massima disponibilità a lavorare al fianco dell'Amministrazione comunale di Moncalieri, anche attraverso una nuova convenzione con il Consorzio delle Residenze Sabaude, per la gestione e la piena valorizzazione del castello»;

   appare quindi evidente all'interrogante che il Ministero per i beni e le attività culturali non stia valorizzando un bene patrimonio dell'Unesco, che rappresenta anche meta privilegiata di migliaia di turisti e sul quale gli enti pubblici locali hanno investito risorse considerevoli –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire la corretta apertura del castello di Moncalieri rispettando il ruolo, gli investimenti e le competenze del comune di Moncalieri.
(5-01655)


   LATTANZIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   è di pochi giorni fa la notizia relativa all'esclusione di un artista israeliano, Eyal Lerner, dalla 19° edizione del Festival «Musica sulle Bocche», il cui direttore artistico è il jazzista italiano Enzo Favata e che si tiene ogni anno alla fine del mese di agosto a Santa Teresa di Gallura, in Sardegna;

  il flautista Eyal Lerner, già conosciuto in Italia per via del suo Progetto Memoria dedicato alla conoscenza del popolo ebraico e della Shoah, ha fatto riferimento a un vero e proprio «boicottaggio» da parte del direttore artistico, proprio a causa delle sue origini israeliane, in un post sui social network, il musicista scrive di aver subito per la prima volta in 23 anni, un «boicottaggio artistico» perché israeliano;

  in relazione alla risposta ricevuta dall'organizzazione del Festival, viene evidenziato che la candidatura di Lerner è arrivata molto dopo la scadenza delle selezioni, ossia dopo più di un mese; ciò che però l'opinione pubblica ha contestato con forza è stato l'elemento giustificativo in aggiunta a quello del «no di natura puramente tecnica». L'agente del flautista, Isabella Riotti, ha infatti riportato che il diniego è stato supportato dalla considerazione – diffusa in un messaggio privato poi reso pubblico - in cui si sosteneva che il Festival Musica sulle Bocche «boicotta qualsiasi artista israeliano o sionista per via dell'atteggiamento su Gaza e sui territori palestinesi occupati». Si aggiungeva che l'atto era legato ad una forma di denuncia nei confronti di una continua lesione dei diritti umani in Israele escludendo ad ogni modo il movente religioso;

  le manifestazioni di solidarietà a Lerner e le polemiche contro Favata si sono diffuse rapidamente, fino alle scuse del direttore artistico del Festival, apparse in una nota in cui oltre a ribadire di essersi già scusato con il musicista israeliano, ha evidenziato che non era sua intenzione offendere o discriminare nessuno, soprattutto nel ruolo di direttore di un Festival che ha alla base un operato misurato sull'incontro tra le culture più diverse attraverso la musica. Non era dunque intenzione diffondere un messaggio di antisemitismo e razzismo e diffondere ulteriore odio. Per tale motivo Favata ha inviato un formale invito a Lerner a partecipare al Festival con il suo spettacolo. In coda al battibecco tra Lerner e Favata è arrivata la denuncia del presidente dell'associazione prò Israele «Chenabura Sardos», Mario Carboni, che ha indirizzato una lettera di protesta a Stefano Pisciottu, primo cittadino del comune sardo che ospita il Festival. Si legge nella lettera che Favata avrebbe comunque boicottato Eyal Lerner anche se la sua proposta artistica fosse pervenuta prima della chiusura del programma per il 2019, proprio a causa del suo essere cittadino israeliano; ha inoltre ricordato l'elevata presenza dei turisti israeliani in Sardegna, evidenziando che non sarebbe una pubblicità positiva far sapere che il Festival delle Bocche è juden raus –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se intenda promuovere iniziative a supporto della diffusione di un'immagine della cultura – in ogni sua forma – slegata da legami di natura politica e religiosa;

   se il Ministro interrogato intenda sostenere un'adeguata pianificazione di iniziative e attività di dialogo interculturale e di scambio tra il nostro Paese ed Israele;

   se il Ministro intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché siano evitate forme di «boicottaggio» accademico e culturale nei confronti di Israele e riconoscere immediatamente la definizione di antisemitismo diffusa dall’InternationalHolocaust RemembranceAlliance – IHRA da parte del Governo.
(5-01658)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il Corriere della Sera e il Messaggero hanno pubblicato un articolo riguardante la nomina del consigliere giuridico del Ministro della difesa;

   a dire degli articolisti la Corte dei Conti avrebbe presentato pesanti rilievi di illegittimità circa l'atto di nomina del Ministro Trenta;

   la costituzione e la disciplina degli uffici di diretta collaborazione sono stati stabiliti dalla legge e dai regolamenti e che, in particolare, il decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010, articolo 14, comma 5, prevede che il Ministro della difesa possa nominare un consigliere giuridico scelto tra i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, avvocati dello Stato e consiglieri parlamentari, nonché tra docenti universitari e avvocati;

   il Ministro della difesa con decreto ministeriale del 20 giugno ha nominato suo consigliere giuridico la dottoressa Mariateresa Poli, magistrato militare, indicando nello stesso atto la decorrenza immediata della nomina;

   la stampa riporta che il decreto di nomina della dottoressa Poli sarebbe stato inviato in ritardo alla Corte dei Conti, per l'esame della sua legittimità e l'apposizione del visto, elemento indispensabile per l'efficacia dell'atto;

   si apprende inoltre che la dottoressa Poli, dopo la firma del citato decreto di nomina, malgrado l'assenza del visto della Corte dei Conti, si sia immediatamente insediata al Ministero della difesa, usufruendo da allora di numerosi benefit, in particolare un ufficio di alta rappresentanza, dell'auto di servizio, di una segreteria particolare e di alcuni ufficiali e sottufficiali a propria disposizione, nonché di alloggio militare;

   la Corte dei Conti, vista l'inerzia del Gabinetto del Ministro della difesa, avrebbe reclamato l'invio del decreto, giunto al suo esame solo nel mese di dicembre 2018, e abbia immediatamente rilevato l'assenza dei prescritti requisiti professionali della dottoressa Poli, requisiti tassativamente indicati nella normativa in vigore, stigmatizzando oltretutto l'inammissibile ritardo con cui l'atto è stato inviato e la decisione di renderlo esecutivo pur in assenza del visto della Corte dei Conti –:

   se trovino conferma le circostanze riportate dalla stampa;

   a quanto ammonti complessivamente l'esborso dell'Erario per il pagamento della remunerazione della dottoressa Poli durante questi mesi di esercizio, pur in assenza del visto contabile, della funzione di consigliere giuridico del Ministro, nonché quale sia il costo dei beni e dei servizi messi a disposizione, in questi mesi, alla dottoressa Poli;

   sulla base di quali criteri sia stato affidato l'incarico alla dottoressa Poli.
(4-02474)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   continuano i rinvenimenti di titoli finanziari emessi dalle Poste o dal Regno italiano risalenti ai primi decenni del secolo scorso, da parte di cittadini che mettendo a posto le cose ereditate da genitori o da nonni scoprono i preziosi documenti occultati in qualche «segreto» dei vecchi mobili;

   nei primi decenni del 1900 il sistema bancario non era evoluto così come lo conosciamo oggi, per cui la gente custodiva in casa i titoli di prestito postale o del Regno, occultandoli accuratamente, tesaurizzandoli in attesa del futuro;

   spesso è accaduto che chi nascondeva i titoli di prestito postale o del Regno se li dimenticava o, in caso di morte prematura, non ne comunicava l'esistenza ai congiunti ed eredi vari;

   in Italia continua con regolare puntualità il rinvenimento di denaro espresso in «Vecchie» Lire, troppo frettolosamente poste fuori corso dalla Banca d'Italia su decisione dei governi della Repubblica;

   secondo alcune stime condotte dalla stessa Banca d'Italia, a seguito della conversione tra lira ed euro, mancherebbero all'appello diversi miliardi di denaro espresso in lire;

   i prestiti fatti dai cittadini alle Poste e al Regno d'Italia costituiscono comunque un'obbligazione che l'emittente (e i suoi aventi causa) ha il dovere di ottemperare, anche se i termini per la riscossione del credito sono scaduti;

   le normative in merito all'incasso di titoli del risparmio postale e dei prestiti al Regno d'Italia sono quanto mai fumose ed opinabili, tanto che i cittadini che rinvengono fortuitamente tali titoli a decenni di distanza non sanno come comportarsi e spesso sono costretti ad imbarcarsi in un contenzioso con le varie amministrazioni con esito del tutto incerto, a volte a favore, altre contrario;

   le linee d'azione delle varie amministrazioni sembrerebbero ammettere a rimborso i titoli del risparmio postale o dei prestiti al Regno d'Italia entro dieci anni dal loro fortuito ritrovamento;

   la «finestra» di conversione in «euro» delle «vecchie» lire in Italia è stata oltremodo limitata nel tempo, quando in altri Paesi dell'area euro questa può avvenire senza limiti di tempo, anche oggi a quasi vent'anni dall'entrata in circolazione della moneta unica europea –:

   quale sia la disciplina vigente che regola il rimborso dei titoli del risparmio postale e dei prestiti al Regno d'Italia (o della stessa Repubblica d'Italia nei primi due decenni della sua nascita) ai cittadini titolari dei suddetti che li ritrovano fortuitamente tra le cose di parenti deceduti;

   se il Governo intenda assumere iniziative normative affinché le obbligazioni di cui al quesito precedente vengano onorate dallo Stato italiano, anche se formalmente scadute, in quanto si tratta pur sempre di obbligazioni che lo Stato, direttamente o per il tramite delle Poste, ha contratto con i cittadini, stabilendo che tali obbligazioni possano essere presentate dai soggetti che li hanno rinvenuti agli sportelli della Banca d'Italia o delle Poste per la loro liquidazione comprensiva di interessi maturati e rivalutazione monetaria;

   se convenga circa la necessità di adottare iniziative per riaprire i termini per la conversione delle «vecchie» lire in euro, che in Italia sono stati oltremodo ridotti, adeguandosi così agli altri Paesi dell'area euro non hanno limiti di tempo per effettuare la conversione.
(3-00605)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i consorzi di bonifica sono enti economici di diritto pubblico, amministrati dagli stessi consorziati;

   l'attività di bonifica e di manutenzione del territorio si sostanzia in interventi pubblici e privati nel settore delle opere idrauliche e dell'irrigazione secondo le «Nuove norme per la bonifica integrale» di cui al regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215;

   le suddette norme investono sia l'obbligo dei proprietari degli immobili, beneficiari della bonifica, di contribuire alle opere di competenza diverse da quelle poste a carico dello Stato, sia le modalità di riscossione dei contributi, pure indicate nel succitato regio decreto nell'articolo 21, omologate alla «...esazione delle imposte dirette, cioè a mezzo ruolo e cartella di pagamento e con eventuali concessionari»;

   oggi, la materia rientra nella competenza della legislazione regionale (articolo 117 della Costituzione) e i consorzi di bonifica non hanno più il potere di riscuotere i contributi mediante ruolo, per via dell'abrogazione dell'articolo 21 del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215. Competente alla riscossione nella regione Campania è la società Gori, soggetto gestore del servizio idrico integrato dell'ambito distrettuale Sarnese-Vesuviana;

   ciò è stato stabilito dalla Commissione tributaria provinciale di Piacenza, asserendo, nella recente sentenza n. 131 del 2017 del 18 luglio 2017, che il diritto alla riscossione del tributo è subordinato al beneficio, che l'immobile ritrae dalle opere eseguite dal consorzio di bonifica, secondo quanto stabilito dall'articolo 1 del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215;

   del tema è stata investita anche la Corte costituzionale, che (con sentenza n. 188/2018) ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 23, comma 1 lettera a), della legge regione Calabria 23 luglio 2003, n. 11, nella parte in cui prevede che il contributo consortile di bonifica è dovuto, quanto alle spese afferenti al conseguimento dei fini istituzionali dei consorzi, «indipendentemente dal beneficio fondiario» invece che «in presenza del beneficio»;

   il diritto alla riscossione è riconosciuto, dunque, per le sole opere che apportano agli immobili benefici diretti, specifici, concreti e incrementativi del valore;

   la Consulta ha chiarito, anche, che il legislatore regionale può regolamentare i contributi consortili, ma solo se ed in quanto se ne riconosca la natura tributaria di prestazioni obbligatorie;

   opera, dunque, il limite generale dell'articolo 119, secondo comma, dalla Costituzione, che prescrive il rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, anche con riferimento al tributo in esame (contributo consortile), che trovi origine in una fonte statale –:

   quali elementi si intendono fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere al riguardo e per monitorare la situazione.
(4-02473)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   SCUTELLÀ, SALAFIA, SAITTA, D'UVA, PIERA AIELLO, ASCARI, BARBUTO, CATALDI, DI SARNO, DI STASIO, DORI, D'ORSO, GIULIANO, PALMISANO, PERANTONI e DIENI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   la magistratura onoraria da tempo riveste un ruolo complementare di fondamentale importanza nell'amministrazione della giustizia, vedendosi assegnata un grande carico di lavoro e intervenendo in modo decisivo anche nella gestione dell'arretrato che, come noto, caratterizza soprattutto l'area civile;

   in questo contesto, la riforma avviata con il decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, pur mettendo mano alla materia, presenta diverse criticità, tra le quali, ad esempio, la forte tassazione dei compensi sull'intero importo percepito, il pagamento trimestrale dei compensi, l'assenza di misure previdenziali, il limite di durata dell'incarico, la mancata previsione di trasferimenti e, soprattutto, l'irragionevole unificazione dei ruoli, che non tiene conto minimamente delle funzioni svolte fino a quel momento, pregiudicando così le aspettative lavorative dei magistrati onorari in servizio e il loro legittimo affidamento su una professione svolta con continuità fino a quel momento;

   nel contratto per il governo del cambiamento, come noto, si prevede il riconoscimento del ruolo dei magistrati onorari tramite la modifica della cosiddetta «riforma Orlando», nonché misure concrete quanto al trattamento ad essi spettante –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato quanto alla delicata situazione illustrata in premessa e, in particolare, le iniziative urgenti che ritenga di adottare al fine del riconoscimento del ruolo dei magistrati onorari.
(3-00611)


   COSTA, GELMINI, BARTOLOZZI, CASSINELLI, CRISTINA, FERRAIOLI, PITTALIS, SIRACUSANO e ZANETTIN. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   in questi mesi il Governo in carica ha basato la propria attività legata alla «lotta alla corruzione» sulla produzione di norme ad avviso degli interroganti demagogiche finalizzate ad aumentare le pene e a scardinare il «doppio binario» previsto dall'ordinamento, riconducendo alle logiche del binario mafioso-terroristico (ampie misure d'interdizione e prevenzione, misure sanzionatorie drastiche) i reati contro la pubblica amministrazione;

   ciò che sembra sfuggire all'attenzione dell'Esecutivo è che la lotta alla corruzione e al malaffare passa, soprattutto, attraverso una robusta azione di riduzione della burocrazia: da una parte, la complessità delle innumerevoli procedure per l'utilizzo delle risorse pubbliche e, dall'altra, le numerose disfunzioni e inefficienze del sistema amministrativo-burocratico rendono, infatti, la macchina statale particolarmente complessa e facile «preda» di agenti esterni, che certamente non operano per il bene dei cittadini;

   proprio sul fronte della semplificazione, il Governo ha disatteso tutte le promesse di questi mesi. Sulla riforma del codice degli appalti, necessaria per agevolare gli investimenti e accelerare il rilancio del settore delle costruzioni, ai continui annunci non ha fatto sino ad ora seguito alcun provvedimento: da ultimo, si ricorda il tentativo – fallito – di inserire alcune disposizioni all'interno del «decreto semplificazioni»;

   già nell'autunno 2018 era stato annunciato – da parte del Vice Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Luigi Di Maio – un taglio di «400 leggi inutili per semplificare la vita alle imprese» e, entro l'estate 2019, il «testo unico del lavoro»: anche su questo fronte, non si è visto nulla;

   sul tema della giustizia penale, dopo l'intervento in materia di prescrizione, ad avviso degli interroganti assolutamente irragionevole nell'economia del processo penale, si è ancora in attesa di una necessaria proposta di riforma per assicurare una ragionevole durata dei procedimenti e la tutela dei diritti individuali della persona che subisce il processo: ad oggi, non esiste alcuna commissione di studio ad hoc costituita presso il Ministero della giustizia, né testi ufficiali depositati, ma solo alcune bozze che circolano e che contengono deleghe praticamente «in bianco», a giudizio degli interroganti affatto rispettose del Parlamento e del ruolo del legislatore primario in materia penale –:

   nel quadro di più complessive esigenze di semplificazione, quali siano le linee di azione del Ministro interrogato in riferimento alle semplificazioni in materia di giustizia, con particolare riguardo al tema della giustizia penale.
(3-00612)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del Boeing 737 Max-8 caduto in Etiopia che segue un'altra sciagura aerea che ha coinvolto uno stesso modello in Indonesia pochi mesi fa pone una serie di interrogativi sulla sicurezza di un velivolo di fabbricazione recente e con un patrimonio di tecnologie assolutamente all'avanguardia;

   la casa madre Boeing, in realtà, dovrebbe già sapere cosa è accaduto, poiché il velivolo in questione, trattandosi di un aereo di ultimissima generazione, trasmette in continuità, via satellite, tutti i dati tecnici e le informazioni di volo minuto per minuto;

   suddetto velivolo è utilizzato quotidianamente da compagnie aeree che coprono tratte da e per l'Italia;

   Cina, l'Indonesia, Mongolia hanno proceduto a imporre lo «stop» a tutti i Boeing 737 Max-8, così come ha fatto la Ethiopian Airlines, mentre la Corea del Sud ha annunciato l'apertura di un'indagine su questo modello;

   si ritiene indispensabile che l'Enac proceda rapidamente ad attivare ogni iniziativa per acquisire informazioni circa i rischi connessi a tale velivolo –:

   in considerazione della tragedia che ha colpito anche 8 connazionali, quali iniziative abbia già assunto e/o intenda assumere il Governo per chiarire quali sono i rischi che possono rendere insicuro l'utilizzo del Boeing 737 Max-8, avvalendosi di tutte le strutture tecniche e istituzionali preposte.
(5-01652)


   NARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la portualità e la logistica rappresentano un asset strategico per lo sviluppo economico dell'intero sistema Paese;

   in attuazione dell'articolo 8, comma 1, lettera f), della legge 7 agosto 2015, n. 124, è stato emanato il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 169, recante la riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali di cui alla legge 28 gennaio 1994, n. 84. Queste ultime sono sostituite dalle autorità di sistema portuale, enti pubblici non economici di rilevanza nazionale a ordinamento speciale, dotati di autonomia amministrativa, organizzativa, regolamentare, di bilancio e finanziaria;

   in relazione alla materia dei servizi portuali, il decreto interviene sancendo, all'articolo 7, che le quindici autorità di sistema portuale indicate svolgano alcune specifiche funzioni strategiche di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area;

   il decreto ha previsto, quindi, una serie di azioni nel segno di una forte semplificazione ed efficienza e di una nuova governance con 57 porti di rilievo nazionale coordinati da sole 15 autorità di sistema portuale che, sul modello dei maggiori porti europei, vengono guidate da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale. Viene inoltre prevista anche una sinergica centralizzazione delle scelte strategiche, che eviti la competizione tra porti vicini e stimoli invece la cooperazione;

   in particolare, la nuova autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale, che comprende i porti di La Spezia (in Liguria) e Marina di Carrara (in Toscana), ha riportato nel 2018 risultati estremamente positivi:

    543.000 contenitori (con un incremento dell'1,2 per cento rispetto all'anno precedente);

    18,3 milioni di tonnellate di merce (con un aumento dello 0,1 per cento);

    495 mila passeggeri (con una crescita del 4,7 per cento);

   il tema del riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia per le regioni ordinarie, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito sul rapporto tra Stato e regioni dopo l'esito non confermativo del referendum sulla riforma costituzionale, anche a seguito delle iniziative intraprese nel corso del 2017 dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna;

   il Governo dovrebbe quindi varare un'iniziativa normativa sull'autonomia differenziata da sottoporre al Parlamento sotto forma di legge rinforzata in cui dovrebbero essere inserite le richieste delle regioni;

   la regione Liguria ha approvato una delibera, relativamente al percorso di autonomia differenziata, in cui chiede allo Stato che vengano trasferite alla regione la competenza sui demani portuali e la competenza legislativa in materia di porti, al fine di regolamentare anche il modello di governance degli scali;

   le associazioni economiche locali hanno espresso, su tale delibera, parere negativo esprimendo perplessità sulla richiesta di autonomia della regione Liguria che potrebbe isolare e indebolire il sistema economico e produttivo territoriale. Gli operatori economici hanno diffuso una nota in cui si dicono «fermamente convinti che sia indispensabile una visione completamente svincolata dal localismo, che consideri la portualità come un tema di carattere nazionale e per taluni aspetti sovranazionali, ciò è confermato dal fatto che da tempo si sta già lavorando per addivenire ad un modello unico che uniformi le procedure in tutti i porti italiani. Con la regionalizzazione, i porti verrebbero di fatto esclusi da tale processo. La recente riforma della portualità ha inoltre dato risultati positivi nel caso del Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, in cui la fusione dei porti della Spezia e di Marina di Carrara ha permesso che ognuno dei due potenziasse i settori di traffico in una ottica di complementarietà. La proposta di regionalizzazione dei porti costituirebbe quindi un passo indietro rispetto alla migliore specializzazione riscontrata sia alla Spezia che a Marina di Carrara» –:

   quale sia la posizione del Governo in relazione alla richiesta della regione Liguria citata in premessa in materia di competenza sulla governance portuale, dal momento che una scelta in tale direzione potrebbe vanificare gli ottimi risultati ottenuti fino ad oggi, in termini economici ed occupazionali, dell'autorità di sistema portuale del Mar Ligure orientale.
(5-01653)


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018 prevede, all'articolo 1, commi da 675 a 685, una serie di disposizioni concernenti la gestione del demanio marittimo;

   le richiamate norme prevedono che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della citata legge, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per gli affari europei, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per gli affari regionali e la Conferenza delle regioni e delle province autonome, sono fissati i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime;

   tra le misure introdotte la più rilevante riguarda l'estensione della durata delle concessioni dei beni demaniali marittimi di 15 anni a valere dalla data di entrata in vigore della richiamata legge, come da commi 682 a 684;

   a tal proposito, in riferimento al comma 682 si evidenzia come suddetta norma possa bloccare i terminal portuali;

   si fa presente che la regione Liguria, con propria circolare, ha esplicitato che la proroga scatterebbe in automatico indipendentemente dal fatto che si tratti di attività turistico-ricreative o di attività portuali e servizi pubblici, seppure contestualmente non possano essere rilasciate concessioni né ampliamenti su aree al momento libere;

   questo tipo di interpretazione rischia pertanto di bloccare investimenti importanti proprio in Liguria;

   il richiamato comma 682, in assenza di atti interpretativi sulla ratio della norma, rischia di confliggere con il comma 678, perché quest'ultimo non fa riferimento affatto ai terminal portuali;

   è proprio l'attuale disciplina di cui alla legge n. 494 del 1993 a stabilire che le autorità di sistema portuale possano disciplinare in modo differente le concessioni nei territori delle proprie circoscrizioni;

   le modalità definite dal legislatore con la legge n. 145 del 2018 e l'assenza ad oggi di disposizioni interpretative e applicative rischiano di generare un corto circuito istituzionale tra centro e periferie con conseguenze economiche disastrose –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per risolvere l'evidente ed enorme criticità che riguarda i terminal portuali con riferimento alla prevista proroga delle concessioni chiarendo tempestivamente la corretta interpretazione dell'attuale disciplina delle Autorità di sistema portuale, evitando un pericoloso corto circuito tra amministrazioni dello Stato e tra esse e gli operatori economici che pregiudicherebbe importanti investimenti.
(5-01656)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Costiera amalfitana è rinomata in tutto il mondo per il suo interesse storico e paesaggistico, è considerata patrimonio dell'umanità dall'Unesco e riveste un'importanza strategica nel settore del turismo e del suo indotto, costituendo una delle rare realtà occupazionali del Meridione;

   le politiche regionali e nazionali degli ultimi anni hanno bistrattato questo territorio, eccellenza del nostro Paese, dedicando allo stesso scarsissima attenzione;

   la strada statale 163 attraversa tutti i paesi della Costiera, da Vietri a Positano ed è l'unica strada percorribile;

   alcuni tratti della strada statale 163 sono particolarmente critici, come la strettoia di Cetara, il tratto di Minori/Castiglione, Amalfi centro, Praiano e Positano e ogni giorno si assiste al solito triste rituale di code con blocchi al limite dell'irreversibile;

   tale disagevole condizione, dovuta in parte alla morfologia del territorio che non può essere assolutamente modificata nella sua peculiare struttura, ma essere rispettata in quanto un unicum, deve essere urgentemente affrontata per individuare soluzioni tangibili;

   la strada statale 163 è la sola via di fuga in caso di pericolo ed è necessario, dunque, garantire il pronto intervento dei soccorsi, assicurare l'accesso alle scuole o al lavoro dei pendolari, ristabilire, insomma, le minime condizioni di vivibilità dal punto di vista del traffico e della sicurezza;

   ripetutamente i residenti di tale area e i numerosi turisti, provenienti da ogni parte del mondo, che percorrono quotidianamente tale strada statale hanno fatto presente alle autorità locali gli innumerevoli disagi provocati dal traffico, dallo smog e dallo stress per le lunghe ore di attesa;

   la risoluzione del problema della viabilità passa attraverso il contingentamento dei flussi veicolari mediante l'istituzione di una zona a traffico limitato e attraverso la necessaria razionalizzazione del transito dei bus turistici;

   la già critica situazione è, infatti, peggiorata dalla costante e ingestibile presenza di enormi bus turistici, decisamente inadatti per le loro dimensioni a percorrere stradine che originariamente erano state costruite per il trasporto con animali da traino;

   questi pullman gran turismo, oltre ad essere altamente inquinanti, sono, anche per dimensioni ed estetica, totalmente decontestualizzati rispetto all'amenità dei bucolici e caratteristici paesini del tratto interessato e costituiscono finanche un danno per l'immagine della «divina costiera»;

   numerose associazioni di operatori turistici, residenti e semplici cittadini chiedono a gran voce di limitare/vietare l'uso di tali bus turistici di grandi dimensioni sostituendoli con minibus che consentano la scorrevolezza e, soprattutto, la sicurezza del traffico veicolare, individuando anche delle aree di interscambio dove consentire il trasbordo dai mezzi di grandi dimensione a quelli di dimensioni più gestibili;

   le istituzioni e tutte le forze sane della società civile si stanno interessando per la risoluzione della ormai insopportabile situazione; sono già partite iniziative di protesta ed è stata anche presentata una petizione on-line disponibile sulla piattaforma change.org, promossa dal Coordinamento associazioni della Costiera amalfitana, che sta ottenendo un importante riscontro e nella quale si evidenziano le criticità della questione –:

   quali iniziative e quali misure di intervento, i Ministri interrogati, nell'ambito delle loro competenze, intendano promuovere per accelerare la soluzione di questo annoso problema, anche prevedendo l'istituzione di un tavolo permanente fra comuni, province, regioni e Ministeri per l'adozione delle azioni necessarie volte a porre fine senza indugio alle criticità che si traducono in una violazione delle normative vigenti in materia di sicurezza e di protezione civile, anche attraverso l'adozione di un piano del traffico straordinario.
(4-02465)


   GERMANÀ, BERGAMINI, SOZZANI, BALDELLI, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO, ZANELLA, PRESTIGIACOMO, MINARDO e SCOMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2019 è precipitato un Boeing 737 della Ethiopian Airlines, a pochi minuti dal decollo da Addis Abeba per Nairobi. Tutte le 157 persone a bordo, tra cui 8 passeggeri italiani, hanno perso la vita; era un aereo nuovo, consegnato alla compagnia a metà novembre 2018;

   per questo tipo di velivolo si tratta del secondo incidente, non troppo dissimile, in meno di un anno: il 29 ottobre era accaduto ad un Boeing 737 Max 8 della Lion Air in Indonesia, con 189 persone a bordo. Anche in quel caso, un aereo nuovo, usato solo per un paio di mesi, caduto dopo 13 minuti;

   il Boeing 737 Max è l'ultima versione del celebre 737 lanciato nel 1969 dal costruttore Usa. È entrato in servizio nel 2017 con quattro varianti (Max 7, Max 8, Max 9 e Max 10), che possono trasportare tra 138 e 204 passeggeri e sono disegnati per voli di corto e medio raggio. Il 737 Max è il velivolo venduto più velocemente della storia di Boeing e ha raccolto oltre 4.700 ordini da oltre cento compagnie nel mondo;

   tra i clienti del 737 Max, ci sono l'italiana Air Italy, che ha tre B737 Max8 in flotta in leasing: nel piano industriale, presentato un anno fa, era stato annunciato l'ingresso di 20 aerei di questo tipo entro il 2022. Nessun aereo di questo tipo, invece, figura nella flotta di Alitalia. La low cost inglese Ryanair, sarà invece la prima compagnia ad operare il 737 Max 200, una variante del 737 Max8: l'aviolinea ha in flotta 400 Boeing 737-800, con ordini per 115 nuovi Boeing 737 e 110 nuovi B737 Max 200 (e opzioni per altri 100);

   è di queste ore la notizia che riporta il blocco, da parte di Cina, Etiopia, Indonesia, Mongolia e Singapore di tutti i velivoli Boeing 737 Max; la Federal Aviation Administration (Faa), il regolatore dell'aviazione civile Usa, ha pubblicato invece una nota, affermando che il velivolo è sicuro –:

   quale sia la posizione del Governo in merito alla vicenda riportata in premessa.
(4-02470)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   PLANGGER, GEBHARD, SCHULLIAN e EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   nuove disposizioni normative – introdotte dal decreto-legge n. 113 del 2018 – sulla circolazione in Italia di veicoli con targa estera, prevedono il divieto a chi risieda in Italia da più di 60 giorni di circolare con veicoli immatricolati all'estero, salvo che per alcune forme di leasing, comodato o noleggio;

   la sanzione va da 712 a 2.848 euro, fermo amministrativo del veicolo e confisca se entro 180 giorni non viene immatricolato in Italia o condotto al confine;

   la mancanza del documento che certifica il leasing, comodato o noleggio viene sanzionata da 250 a 1.000 euro, con obbligo di esibizione entro 30 giorni e fermo amministrativo del veicolo nel frattempo;

   tali norme sono state introdotte per bloccare gli abusi dei «furbetti» che, residenti in Italia, per evitare sanzioni o controlli fiscali, non pagare il bollo e per godere di tariffe assicurative più basse, circolano con targhe estere;

   contraddittoria è la tolleranza rispetto alla concessione di autovetture in leasing o in locazione ai residenti e alle imprese italiane da parte di un'impresa costituita in altro Stato dell'Unione europea, che non ha stabilito in Italia una sede secondaria o effettiva; fattispecie consentita negli altri Paesi europei, ma temperata dall'obbligo della targa nazionale;

   le nuove disposizioni stanno producendo un pesante effetto collaterale: in Italia ora è vietato guidare l'auto di un parente, di un amico o di un collega che abitano all'estero, anche occasionalmente;

   nelle zone di confine ciò comporta situazioni paradossali: si pensi ai parenti che non possono guidare l'auto perché immatricolata all'estero, mentre il proprietario è in visita di cortesia, lavoro o svago e che, per un malessere, maltempo o perché ha bevuto un bicchiere di troppo, non può essere riaccompagnato con la sua vettura a casa, magari a pochi chilometri di distanza;

   si rischia di creare situazioni inutilmente vessatorie e poco comprensibili, soprattutto ai cittadini che vivono nei territori di confine e che spesso sono abituati a oltrepassarlo frequentemente se non quotidianamente e per i frontalieri che hanno a disposizione un'autovettura di servizio della ditta estera per raggiungere dall'Italia il posto di lavoro –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare, con urgenza, le iniziative di competenza, al fine di prevedere ragionevoli e adeguate deroghe al divieto stabilito dal nuovo articolo 93 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in particolare per i residenti nelle zone di confine.
(3-00606)


   PALAZZOTTO e FORNARO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2017 è stato sottoscritto il memorandum di intesa tra Italia e Libia;

   nel memorandum le parti si impegnano ad attivare azioni sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando e del rafforzamento della sicurezza delle frontiere libiche;

   il memorandum, all'articolo 5, stabilisce che esso va realizzato nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani;

   per conseguire gli obiettivi del memorandum, è stato istituito un comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti;

   il 2 luglio 2018 si è tenuta a Tripoli una riunione della commissione bilaterale italo-libica, dove si è affrontato il tema del passaggio dei migranti attraverso il territorio libico e, in sede di conferenza stampa, è stato definito un programma, chiamato "piano Salvini", che prevede la fornitura di gommoni, equipaggiamenti, veicoli e altro materiale per Guardia costiera, Marina e Guardia di frontiera libiche;

   il 5 marzo 2019 il Ministro interrogato ha incontrato a Roma il Vicepremier libico Ahmed Maiteeq e, nel corso dei colloqui, come indicato dal comunicato del Ministero dell'interno, si sono affrontate anche le questioni relative all'immigrazione, a conferma del ruolo fondamentale del Ministro interrogato nei rapporti con la Libia sul tema dei migranti;

   secondo un rapporto dell'Onu, del dicembre 2018, nei centri libici sono trattenuti circa 6.800 migranti e richiedenti asilo e le loro condizioni vengono definite «tendenzialmente disumane», il rapporto parla di «terribili violenze e abusi perpetrati sui migranti ed i rifugiati commessi tanto da funzionari statali quanto da gruppi armati e trafficanti di esseri umani. Le atrocità includono uccisioni, detenzioni illegali, tortura, violenze di gruppo, riduzione in schiavitù e lavori forzati»;

   quanto sopra descritto è stato da ultimo raccontato nella trasmissione Piazzapulita su La 7, del 7 marzo 2019, con un approfondito reportage sulle condizioni dei migranti trattenuti nei campi di prigionia libici, nel quale, attraverso le testimonianze dirette dei migranti e dei loro carcerieri, sono state evidenziate continue e sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate attraverso torture, stupri e uccisioni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce dei fatti esposti in premessa, per quanto di competenza, di adottare iniziative per rivedere gli accordi Italia-Libia, sospendendone l'esecuzione fino a quando il Governo libico non sarà in grado di garantire il rispetto dei diritti umani, evitando che l'Italia possa essere considerata complice delle violazioni sopra menzionate.
(3-00607)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato ampiamente dalla stampa e per effetto delle politiche finora attuate dall'attuale Governo in tema di immigrazione, rispetto agli scorsi anni negli ultimi mesi si è assistito ad un drastico calo di ingressi illegali di migranti sulle coste italiane a seguito degli sbarchi, con una conseguente diminuzione anche del numero dei morti durante le traversate;

   tra le diverse misure adottate per contrastare l'immigrazione illegale e il traffico di esseri umani ad esso strettamente connesso, occorre sicuramente citare il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, e approvato in via definitiva dall'Assemblea della Camera dei deputati il 28 novembre 2018;

   tale provvedimento si è reso necessario per le gravi criticità di natura economico-sociale e per le rilevanti ricadute per la sicurezza del nostro Paese, evidenziatesi in questi ultimi anni a seguito di incontrollati e consistenti arrivi illegali di migranti sulle coste italiane;

   tra le numerose misure in esso previste, sono state introdotte, in particolare, nuove disposizioni sia in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, sia in tema di protezione internazionale, anche al fine di assicurare tempestiva, effettiva ed idonea protezione a chi ne ha diritto ed evitare un uso strumentale e distorto del diritto di asilo;

   è di tutta evidenza che il nuovo approccio alla gestione del fenomeno migratorio si sia reso necessario anche per le numerose istanze e richieste avanzate negli scorsi anni da parte degli enti locali per le difficoltà e il pesante impatto sui loro territori dovuti non solo all'elevato numero di sbarchi, ma anche al numero e alla prolungata presenza di richiedenti asilo in attesa dell'esito dell'esame della loro domanda da parte delle commissioni territoriali –:

   quali siano gli effetti delle misure finora adottate in tema di immigrazione, tra cui in particolare quelle contenute nel decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, avuto riguardo sia al numero degli arrivi sulle coste italiane, sia al numero e agli esiti delle domande di protezione internazionale esaminate finora dalle commissioni territoriali competenti.
(3-00608)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerosi i Paesi arabi, ma anche Turchia e Marocco, che, in particolare, finanziano con milioni di euro la costruzione di moschee in Italia;

   soltanto il Qatar, attraverso la Qatar charity foundation, per anni ha finanziato progetti per la costruzione di moschee e centri di indottrinamento e il suo progetto prevedeva 43 centri islamici, partendo dalla Sicilia;

   altri sono gli Stati interessati a finanziare progetti di islamizzazione in Italia, come Marocco, Turchia e Arabia Saudita e questo, chiaramente, anche per uno scopo politico e confessionale: avere moschee pagate dai sauditi significa avere centri di propagazione di una specifica ala islamica, conservatrice e profondamente legata alla monarchia wahabita;

   molte delle monarchie che stanno finanziando la diffusione del culto di Allah, per quanto consta agli interroganti, sostengono più o meno ufficialmente l'Isis e il terrorismo (sono noti, per esempio, i rapporti tra il Qatar e i Fratelli musulmani e altri gruppi islamisti in Medio Oriente), oltre a essere loro stessi Paesi in cui il concetto di democrazia e il rispetto dei diritti umani sono infinitamente lontani dalla nostra cultura;

   secondo le dichiarazioni di Mohammad Ben Abd Ul-karim Al-Issa, segretario della Lega musulmana mondiale, si tratterà di moschee ufficiali, ma i dubbi restano, soprattutto per la rete di legami internazionali che potrebbero celarsi dietro i muri di questi luoghi di culto;

   ogni moschea ha uno Stato finanziatore e ogni Stato finanziatore ha una sua idea di Islam che serve per portare avanti una sua politica;

   in assenza di una normativa severa contro il finanziamento estero delle moschee, l'istituzione di un albo degli imam e l'obbligo delle preghiere in lingua italiana, l'Italia rischia di diventare un laboratorio di guerre intestine alla fede musulmana;

   incidentalmente è di questi giorni la notizia dell'ingresso dell'Arabia Saudita nell'assemblea dei soci del Teatro alla Scala, a fronte di un finanziamento da 15 milioni di euro;

   in base a ciò che verrà deciso nelle prossime settimane, Mohammad bin Salmān, sotto accusa per le ripetute violazioni dei diritti umani, potrebbe entrare come socio fondatore privato anche di un'altissima istituzione culturale quale la Scala di Milano, che da sempre ricopre la funzione pubblica di ambasciatore della cultura italiana nel mondo –:

   di quali elementi disponga il Governo e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, abbia adottato o intenda adottare per evitare possibili indebite ingerenze da parte di Stati arabi, o comunque apparentemente interessati a finanziare progetti di islamizzazione, con particolare riferimento ai luoghi di culto.
(3-00609)

Interrogazione a risposta orale:


   PENNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 27 febbraio 2019, l'imprenditore di Gela (CL) Rocco Greco, simbolo della lotta al racket del pizzo, si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia;

   secondo le testimonianze e le dichiarazioni dei familiari, rilasciate nei giorni seguenti, alla base di questo gesto disperato vi sarebbe stato il profondo senso di abbandono da parte dello Stato a cui aveva affidato, dopo le denunce, la protezione sua e dei familiari;

   «Era finito dentro una storia paradossale», così ha dichiarato il figlio Francesco a La Repubblica. «I mafiosi che aveva fatto condannare lo avevano denunciato. Ma, poi, ovviamente, era arrivata l'assoluzione, il giudice aveva ribadito che Rocco Greco era stato vittima della mafia, non socio in affari dei boss»;

   nonostante la sentenza di assoluzione, nell'ottobre 2018 il Ministero dell'interno, tramite la prefettura e la struttura di missione antimafia sisma, ha negato alla ditta dell'imprenditore, la «Cosiam srl», l'iscrizione nella white list per i lavori di ricostruzione dopo il terremoto in centro Italia, con la seguente motivazione: Greco «nel corso degli anni ha avuto atteggiamenti di supina condiscendenza nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata gelese», una motivazione che contrastava con una realtà ultradecennale di denuncia del racket estorsivo;

   già nel 2007, infatti, Rocco Greco aveva denunciato i boss della Stidda e di Cosa Nostra che dividevano i proventi del pizzo e aveva anche convinto altri sette imprenditori a fare lo stesso; a seguito di quelle denunce vi furono undici arresti nel blitz ribattezzato «Munda mundi» e, infine, le condanne, confermate dalla Corte di cassazione;

   la struttura di missione antimafia sisma, nel giungere alle sue conclusioni, ad avviso dell'interrogante, aveva tenuto conto più delle accuse infondate di collusione rivolte dai boss contro gli imprenditori autori delle denunce, che delle sentenze che avevano smentito quelle stesse accuse in tutti i gradi di giudizio;

   si tratta di sentenze evidentemente non tenute in adeguata considerazione dai tecnici del Ministero, i quali hanno fatto pendere sugli imprenditori come Greco la scure dell'interdittiva antimafia per il rischio di infiltrazioni mafiose, con le conseguenti revoche di tutte le commesse pubbliche e private per la «Cosiam srl» ed il licenziamento di cinquanta operai;

   a fronte dei ricorsi di Greco, il Tar di Palermo, dopo quello del Lazio, non concedeva la sospensiva dell'interdittiva;

   il 4 marzo 2019, ignoti, approfittando evidentemente del momento di dolore dei familiari, si sono introdotti all'interno del magazzino della ditta, per compiere un furto, un atto di sciacallaggio, ma forse anche lanciare un segnale ben preciso;

   il suicidio di Rocco Greco, il cui movente si ascrive probabilmente a un sentimento di sconforto seguito alle interdittive antimafia, pone il problema della salvaguardia dei testimoni di giustizia che non può essere solo fisica, ma anche lavorativa e della dignità;

   in questi anni lo Stato si è conquistato una faticosa credibilità, proteggendo le vittime di estorsione, ripagando i danneggiati degli attentati e diffondendo un clima di fiducia che ha spinto decine se non centinaia di imprenditori a denunciare, ma se parenti dei testimoni di giustizia sono raggiunti e uccisi nei loro rifugi segreti, se i denuncianti sono ostacolati nelle loro attività dagli interventi delle prefetture che non si raccordano con le sentenze dei tribunali, tutto il sistema delle tutele e delle denunce vacilla, una strada che la lotta alla mafia non può intraprendere, pena l'inefficacia della sua azione –:

   se il Ministro interrogato abbia verificato o intenda verificare le modalità e i criteri con cui le prefetture emanano le interdittive, specie quelle in contrasto con sentenze passate in giudicato;

   se il Ministro sia a conoscenza delle modalità e dei criteri con cui la struttura di missione «antimafia sisma» abbia decretato l'esclusione dalla white list dell'azienda Cosiam srl;

   se il Governo intenda farsi promotore di norme a supporto degli imprenditori i quali, entrati a contatto con esponenti mafiosi, decidono successivamente di denunciare i tentativi estorsivi;

   quali iniziative intenda promuovere il Governo per rafforzare il sostegno e la protezione di imprenditori che denunciano il racket mafioso e delle loro famiglie.
(3-00604)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BORDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata dell'11 marzo 2019, è stata ritrovata, davanti alla porta di un ufficio del comune di Monte Sant'Angelo (FG), una busta contenente un teschio umano e un biglietto con minacce di morte rivolte al sindaco Pierpaolo D'Arienzo, all'assessore comunale Generoso Rignanese e alle loro famiglie;

   l'episodio, gravissimo e assai inquietante, è l'ultimo di una serie di minacce e intimidazioni che hanno interessato gli amministratori comunali della città garganica, il cui consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2015;

   l'amministrazione comunale guidata da Pierpaolo D'Arienzo è impegnata, fin dall'insediamento nel 2017, nel pieno ripristino della legalità e della legittimità degli atti amministrativi in un contesto sociale negativamente segnato dall'azione di gruppi criminali, anche in campo economico;

   la città di Monte Sant'Angelo è uno dei luoghi in cui opera la cosiddetta «quarta mafia» italiana, quella Garganica, dedita al traffico di droga, alle estorsioni e al riciclaggio di denaro in attività lecite che si contraddistingue per ferocia e pervasività e per il cui contrasto lo Stato ha adottato una serie di misure straordinarie, a partire dall'istituzione dei «Cacciatori del Gargano», corpo speciale dei carabinieri di stanza a Vico del Gargano –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la sicurezza e la serenità degli amministratori di Monte Sant'Angelo e dei comuni garganici in cui operano le citate organizzazioni criminali.
(5-01654)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OSNATO, BUTTI, FIDANZA e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Gallarate (VA) per molti anni, presso un campo attrezzato di proprietà comunale, vi è stato un insediamento di persone della comunità Sinti;

   a seguito della scoperta di alcuni abusi edilizi in loco e dell'evidenza di significativi mancati pagamenti da parte dei dimoranti di utenze, quali acqua, gas, energia elettrica, l'amministrazione comunale – in seguito a un'ordinanza sindacale – ha provveduto a sgomberare il suddetto campo;

   successivamente, a spese del comune di Gallarate, le persone sgomberate sono state ospitate presso una struttura ricettiva a Somma Lombardo per circa trenta giorni;

   trascorso questo periodo, molti Sinti si sono diretti autonomamente in altre località, altri hanno partecipato a bandi delle «case Aler» e altri, abusivamente, si sono stabiliti con roulotte e caravan presso un terreno di proprietà della Curia, concesso in locazione a un privato, in località Madonna della Campagna a Gallarate;

   a fronte di ciò, sia la proprietà che il conduttore avrebbero provveduto, a quanto consta agli interroganti, a presentare formale denuncia alle autorità competenti; inoltre la situazione è monitorata da pattuglie della polizia locale –:

   quali iniziative la prefettura intenda intraprendere, per quanto di competenza, per liberare questa area da quella che si configura come un'occupazione abusiva, anche a fronte di gravi situazioni di incompatibilità con i residenti del quartiere e di problematiche di sicurezza viabilistica e igienica.
(4-02467)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2019 a Prato è prevista una manifestazione di Forza Nuova contro gli immigrati dal titolo «Salvare l'Italia»;

   il 23 marzo è anche il centenario della nascita dei Fasci italiani di combattimento ed è legittimo, ad avviso dell'interrogante, il sospetto che l'organizzazione neofascista Forza Nuova intenda celebrare tale ricorrenza con una manifestazione anti-immigrati; anche a Milano il 23 marzo è in programma un'iniziativa che chiamerà a raccolta neofascisti e neonazisti da tutta Italia e dall'Europa;

   nel capoluogo lombardo si svolgerà infatti un concerto evento degli «ZetaZeroAlfa», la band di CasaPound che festeggia i propri venti anni di attività;

   come sempre in questi casi il luogo dell'appuntamento è ancora segreto, ma dalla stampa, negli articoli del giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, si apprende che con ogni probabilità l'evento si dovrebbe tenere nei capannoni di via Toffetti. Stesso luogo dove a novembre 2015 si era svolto un altro raduno simile, con i festeggiamenti per il «Ventennio» degli Hammerskin in Italia;

   per la serata del 23 marzo sono attesi almeno duemila partecipanti. Anche in questo caso, come a Prato, la data non sembra proprio casuale: il 23 marzo del 1919 a Milano si costituirono i Fasci di combattimento, primi protagonisti e poi per vent'anni responsabili delle violenze del partito nazionale fascista contro cittadini, lavoratori, antifascisti e chiunque si opponesse al regime;

   anche per l'evento di Milano appare all'interrogante legittimo sospettare che l'oggetto ufficiale della manifestazione serva a coprire la celebrazione del centenario dei Fasci italiani di combattimento;

   secondo l'ultima relazione al Parlamento dei servizi segreti italiani, vi è il rischio concreto che in vista delle prossime elezioni europee possano aumentare gli episodi di intolleranza nei confronti degli stranieri e che già si sono registrati comportamenti «marcatamente razzisti e xenofobi» da parte di formazioni di estrema destra e «episodi di stampo squadrista»;

   permettere quindi a circa 2.000 partecipanti a un raduno neofascista di girare liberamente per la città di Milano può rappresentare un pericolo per la sicurezza;

   nonostante quindi i contenuti dell'iniziativa, tesi di fatto a celebrare il fascismo e i timori dell’intelligence, viene concessa piena agibilità a Milano a un'organizzazione dichiaratamente neofascista come Casapound, per un concerto di cui non si conosce neanche il luogo;

   a parere dell'interrogante la celebrazione dei 100 anni del fascismo viola palesemente sia la «legge Scelba» che i principi costituzionali, nella fattispecie la XII disposizione transitoria della Costituzione italiana;

   iniziative che celebrano il fascismo si pongono in totale contrapposizione con la vigente normative e per questo le richieste di autorizzazione, per entrambe le manifestazioni, dovrebbero essere negate da chi di competenza; il 23 marzo di cento anni fa, con la nascita dei Fasci di combattimento, si iniziava a scrivere una pagina tragica nella storia dell'Italia –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per vagliare, anche per i profili di ordine pubblico, eventi e manifestazioni organizzati da tutti i movimenti d'ispirazione neofascista che, a giudizio dell'interrogante, non andrebbero svolti poiché tali soggetti non si riconoscono nella Costituzione, ponendosi in palese contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale;

   quali iniziative di prevenzione e contrasto il Ministero dell'interno abbia predisposto, per quanto di competenza, in relazione all'emergere e allo svilupparsi in ampie zone del Paese di organizzazioni di carattere neofascista e neonazista, come anche evidenziato nell'ultima relazione del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) presentata al Parlamento.
(4-02469)


   FIDANZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2019 ignoti si sono scatenati contro la riserva di caccia Boccaserio Giardino (Montodine, CR); gli animali presenti nelle voliere sono stati tutti liberati e l'interno della struttura è stato completamente distrutto; è stato danneggiato anche un trattore e sono state imbrattate le pareti con scritte riconducibili al gruppo animalista «ALF»;

   a Gottolengo (Brescia), alcuni individui si sono invece introdotti nell'azienda agricola «Il Fagiano», scassinando il cancello di ingresso e portando via 2 mila quaglie da volo destinate all'attività venatoria, probabilmente caricandole su un furgone;

   è da notare che non si tratta della prima azione di questo tipo messa a segno nell'azienda agricola «il Fagiano», dove tre mesi fa era stato rubato all'impresa un furgone carico di 1.500 fagiani per un valore di 13 mila euro;

   anche in questo caso l'azione è stata rivendicata con delle scritte fatte con la vernice spray che portavano il logo «A.l.f.». Tali azioni violente paiono quindi essere riconducibili alla sigla Animal Liberation Front, già nota per le sue azioni violente e per essere uno dei gruppi estremisti più attivi;

   tali azioni sono intollerabili attacchi nei confronti del diritto alla proprietà privata nonché al libero svolgimento dell'attività venatoria regolamentata –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra menzionati;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per porre fine a tali intollerabili violenze e garantire il diritto alla proprietà e alla sicurezza pubblica e privata delle aziende faunistiche e dei loro fruitori.
(4-02472)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   ASCANI, DE FILIPPO, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, CAMPANA, CARNEVALI, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, cosiddetto «decreto vaccini», ha portato il numero di vaccinazioni obbligatorie nell'infanzia e nell'adolescenza da quattro a dieci, al fine di contrastare il progressivo calo delle vaccinazioni che ha determinato una copertura vaccinale media al di sotto del 95 per cento, la soglia raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità per garantire la cosiddetta «immunità di gregge», per proteggere, cioè, indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati;

   il rispetto degli obblighi vaccinali è diventato un requisito per l'ammissione all'asilo nido e alle scuole dell'infanzia, mentre dalla scuola primaria in poi bambini e ragazzi possono accedere comunque a scuola, ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, viene attivato dall'azienda sanitaria locale un percorso di recupero della vaccinazione ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative da 100 a 500 euro;

   qualche giorno prima del 10 marzo 2019, entro la quale data, secondo la normativa attualmente in vigore, i dirigenti scolastici trasmettono alle aziende sanitarie locali l'elenco degli iscritti fino a 16 anni per l'anno scolastico successivo, il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno Matteo Salvini, in una lettera indirizzata alla Ministra della salute, chiedeva il differimento degli obblighi in scadenza, al fine di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell'infanzia;

   nonostante sia stata rispettata la scadenza del 10 marzo 2019 le dichiarazioni del Governo continuano a preoccupare;

   la Ministra della salute ha dichiarato a la Repubblica di essere contro l'obbligo, ma che nella nuova legge verrà previsto solo in caso di coperture basse o epidemie;

   145 portavoce del MoVimento 5 Stelle di comuni e regioni hanno firmato un appello anti-obbligo promosso dal consigliere regionale del Lazio, Barillari, che su Facebook invita a segnalare al movimento e al garante dell'infanzia ogni abuso da parte di dirigenti scolastici che giocano a fare gli sceriffi;

   continua a diffondersi la preoccupazione di non voler tenere conto dei bimbi più fragili, ma di sostenere la posizione ideologica contraria alle vaccinazioni;

   i dati sulle coperture del 2018 dimostrano un incremento delle vaccinazioni –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato in merito alle intenzioni più volte annunciate dall'Esecutivo di rivedere l'obbligo vaccinale quale requisito per l'ammissione a scuola.
(3-00610)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il segretariato italiano giovani medici (Sigm) e il Comitato nazionale aspiranti specializzandi (Cnas) comunicano di avere appreso che l'Accademia italiana medici specializzandi (Aims), tramite la propria controllata Aims Spagna, ha invitato, in un'ottica europeistica di abbattimento delle barriere geografiche, gli studenti spagnoli a partecipare alla prossima edizione del concorso nazionale per la specializzazione in medicina nel nostro Paese;

   si ritiene opportuno e necessario, considerando la necessità di equiparare anche i doveri oltre che i diritti, che il concorso di accesso alle scuole di specializzazione in Italia richieda agli aspiranti esteri almeno la stessa competenza linguistica, in lingua italiana, richiesta per pari attività concorsuali dal Ministero spagnolo, ossia un livello C1 e che lo stesso concorso offra un numero di contratti di specializzazione pari a quello dei concorrenti, come già si verifica nel caso dell'Ecn francese;

   l'attuale numero di posti disponibile nelle scuole di specializzazione dei nostri atenei, previsto per gli aspiranti specialisti, risulta già saturo di concorrenti;

   di fatto, l'offerta di formazione specialistica risulta essere sufficiente per appena la metà degli aspiranti;

   è del tutto evidente, pertanto, che un'iniziativa come quella promossa da Aims crei un gravissimo vulnus;

   sarebbe quindi auspicabile che nel decreto ministeriale di indizione del bando vengano inseriti, come prerequisiti necessari alla partecipazione al concorso, l'attestazione di, almeno, un livello C1 di conoscenza della lingua italiana comprovata da un titolo di studio riconosciuto dal Ministero;

   ulteriore improcrastinabile necessità è quella di incrementare di almeno il 50 per cento il numero delle borse di studio messe a concorso per le scuole di specializzazione, visto che, ad oggi, per 16.000 laureati vengono messe a bando solo poco più di 6.000 borse –:

   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro intenda assumere al riguardo al fine di garantire che gli studenti stranieri che intendono accedere alle suddette scuole di specializzazione abbiano un adeguato livello di conoscenza della lingua italiana come indicato in premessa.
(4-02471)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato si è finalmente pronunciato, con una propria sentenza, rimuovendo il «segreto» sui dati dei flussi commerciali di latte e derivati importati;

   si tratta di una decisione importante che tutela i cittadini sulla qualità del cibo che arriva in tavola, in particolare per un alimento delicato come il latte;

   in questo modo, i cittadini potranno conoscere chi sono i destinatari della importazione di latte e dei suoi derivati;

   si tratta di un atto di trasparenza imprescindibile atteso anche dagli stessi operatori del settore considerate le crisi in atto;

   le organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo hanno già sollecitato il Governo a procedere rapidamente all'introduzione del suddetto principio all'interno del nostro ordinamento;

   occorre pertanto provvedere a modificare, sulla base di quanto stabilito dalla richiamata sentenza, la disciplina vigente al fine di porre finalmente in essere un principio sacrosanto di trasparenza e di tutela della salute dei cittadini/consumatori –:

   in quali tempi il Governo intenda procedere all'adeguamento della normativa vigente dando piena attuazione ai principi sanciti dal pronunciamento del Consiglio di Stato in materia di trasparenza sui destinatari di latte e derivati importati.
(5-01657)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane i giornali riportano notizie sempre più allarmanti relative a una crescita del consumo di eroina, droga tipicamente associata alla fenomenologia della tossicodipendenza degli anni ’80 e ’90, e ritornata invece in circolazione in maniera preoccupante;

   nella città di Bari si sono moltiplicate le segnalazioni relative a ritrovamenti di siringhe utilizzate in luoghi normalmente frequentati da famiglie e bambini, dimostrando che il fenomeno non riguarda più quelle parti «in ombra» della città, ma si estende sempre più alla luce del sole. Ciò che prima era un «rituale» tipicamente nascosto, oggi viene sempre più reiterato sotto gli occhi di tutta la popolazione. Si diffonde, in questo quadro, il fenomeno delle siringhe «lasciate in sospeso» per poter essere poi riutilizzate: in questo caso la pericolosità risulta esponenzialmente aumentata, poiché tali siringhe sono lasciate «a disposizione» da eroinomani convinti di non avere l'Hiv e di non essere dunque contagiosi, ponendo a serio rischio l'incolumità di passanti e possibili utilizzatori;

   Bari non è l'unica città interessata dal fenomeno, come pure non lo sono soltanto le aree più degradate e abbandonate delle realtà urbane italiane. Si tratta di un ritorno all'eroina che ha una portata assolutamente nazionale: gli allarmi e le segnalazioni – sia attraverso inchieste giornalistiche che provenienti dalle autorità o dalla società civile – si moltiplicano su tutto il territorio nazionale, rendendo la questione di assoluta priorità;

   le preoccupazioni maggiori provengono dalle nuove modalità con cui gli spacciatori creano il nuovo esercito di tossicodipendenti. Nel loro mirino finiscono utenti sempre più giovani: si parla di ragazzini di dodici o tredici anni che frequentano le scuole medie. In una inchiesta apparsa sul quotidiano La Repubblica il 27 febbraio 2019, si legge dell'agghiacciante testimonianza di una madre di Roma, che racconta di come davanti alla scuola media frequentata dal figlio – che si specifica essere in una zona tutt'altro che periferica della città – gli spacciatori avessero cominciato a regalare palline di eroina ai ragazzini, per «iniziarli» e renderli dipendenti a nemmeno quattordici anni, assicurandosi in tal modo dei futuri clienti. Il mercato risulta dunque essere invaso da sostanze a basso costo e di scarsissima qualità: in tal modo, può essere regalato o rivenduto a pochissimo a giovanissimi con in tasca le somme della «paghetta» settimanale;

   l'allarme viene diffuso anche dai SerT - servizi per le tossicodipendenze e SerD - Servizi per le dipendenze, che, diffondono dati preoccupanti sull'abbassamento dell'età media di approdo dei pazienti alle cure: si segnala, ad esempio, che a Bari, su 500 tossicodipendenti, il 10 per cento un'età compresa tra 15 e 25 anni;

   anche i dirigenti di molte scuole diffuse sul territorio nazionale evidenziano una situazione di «accerchiamento» in relazione alla presenza di spacciatori, rimarcando l'attenzione sul fatto che le classiche misure antidroga - come, ad esempio l'utilizzo di controlli con unità cinefile - hanno una funzionalità temporanea ma non dissuadono sul lungo periodo e che si ha necessità di una prevenzione più capillare e diretta –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'esistenza di un vero e proprio allarme relativo al ritorno all'utilizzo di eroina, diffuso in maniera preoccupante su tutto il territorio italiano e che interessa, particolar modo, i giovanissimi;

   se il Governo intenda adottare iniziative per incentivare l'implementazione di programmi comprensivi di misure di informazione e prevenzione di natura più capillare e diretta, dedicate principalmente ai giovanissimi, con l'intento di scoraggiare l'utilizzo di eroina e di altre sostanze psicotrope.
(4-02464)


   MURONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la terapia ormonale sostitutiva (Tos) per una persona transessuale è a vita ed è spesso salvavita, necessaria e irrinunciabile anche dopo l'eventuale riconversione chirurgica per garantire un livello sostitutivo di estrogeni/androgeni indispensabile necessario per vari aspetti metabolici;

   l'8 febbraio 2019 l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha aggiornato la lista dei farmaci temporaneamente carenti o indisponibili, inserendo anche farmaci a base di testosterone. Per chi segue una terapia ormonale sostitutiva, l'interruzione della reperibilità dei farmaci è fonte di disagi, soprattutto nel caso in cui un farmaco bioequivalente non esista, sia irreperibile o abbia effetti collaterali insostenibili. Negli ultimi mesi la situazione è degenerata, soprattutto nel caso del Testoviron, portando a una corsa ad accaparrarsi le scorte disponibili e lasciando le persone transessuali sprovviste di farmaci irrinunciabili;

   la divisione, da parte di Aifa, dei farmaci a base di testosterone in prescrivibili a uomini e a donne, non prevedendo la somministrazione a persone con genere anagrafico femminile in quanto Ftm in transizione, crea enormi difficoltà alle persone Ftm regolarmente in possesso di ricetta medica che spesso si vedono negato il farmaco a cui hanno diritto;

   gli automatismi negli screening di prevenzione dipendenti esclusivamente dal genere sui documenti di identità determinano situazioni di grande difficoltà che, non considerando le reali necessità mediche delle persone transessuali creano ostacoli alla piena fruizione del sistema sanitario nazionale;

   la quasi totalità dei farmaci per la terapia ormonale sono di «classe C», definiti non essenziali, il cui costo non è rimborsato dal sistema sanitario nazionale (Ssn) ma a carico del cittadino. L'unico modo per una persona transessuale di ottenere un piano terapeutico è (nel caso di documenti già rettificati) tramite diagnosi di un ipogonadismo (uomini trans) o di una menopausa precoce (donne trans), circostanze che però nella realtà non sussistono. In tutti gli altri casi gli ormoni si possono ottenere in piano terapeutico con una diagnosi di «disforia di genere» che non è però sempre riconosciuta in mancanza di protocolli disposti appositamente dal Ministero o dalle regioni. L'Aifa potrebbe attivarsi inserendo la disforia di genere nei bugiardini, valutando che c'è un consumo corposo di detti farmaci da parte delle persone transessuali –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda attivarsi urgentemente affinché, da parte dell'Aifa, venga rilasciata alle strutture sanitarie che ne facciano richiesta l'autorizzazione all'importazione di un medicinale equivalente autorizzato all'estero per i farmaci in elenco;

   se non intenda predisporre le iniziative di competenza affinché venga superata da parte dell'Aifa la suddivisione dei farmaci a base di testosterone in prescrivibili a uomini e a donne, in modo che sia prevista la somministrazione a persone con genere anagrafico femminile in quanto (Ftm) in transizione, eliminando in tal modo tutte le difficoltà per le persone Ftm regolarmente in possesso di ricetta medica che spesso si vedono negato in farmacia il farmaco a cui hanno diritto;

   se non intenda predisporre le iniziative di competenza affinché vengano superate le difficoltà derivanti dagli automatismi negli screening di prevenzione dipendenti esclusivamente dal genere sui documenti di identità che determinano situazioni di grande difficoltà in quanto, non considerando le reali necessità mediche delle persone transessuali, creano ostacoli alla piena fruizione del Servizio Sanitario nazionale;

   se non intenda attivarsi urgentemente nei confronti dell'Aifa in modo da inserire la disforia di genere nei bugiardini, considerando valutando che esiste un consumo corposo di detti farmaci da parte delle persone transessuali.
(4-02468)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la società di gestione e riscossione delle entrate tributarie e patrimoniali degli enti locali Tributi Italia spa iscritta all'albo per l'accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, che gestiva circa 400 comuni in tutta Italia, è stata ammessa con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 18 giugno 2010, ai sensi dell'articolo 3. comma 3, del decreto-legge del 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010 n. 73, alla procedura di amministrazione straordinaria ai cui al decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito con modificazioni con legge 18 febbraio 2004, n. 39 (cosiddetta legge Marzano), con nomina a commissario straordinario del dottor Luca Voglino;

   con successivi decreti del Ministero dello sviluppo economico sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria le seguenti società appartenenti al gruppo Tributi Italia Spa: Aser srl (decreto del 19 luglio 2010), Immobiliare Tributi Italia Spa (decreto del 16 settembre 2010), Centro Tri.Com. Spa, Nettuno Servizi srl e San Giorgio srl (decreti emessi in data 16 novembre 2010). Il tribunale di Roma, sezione fallimentare, ha dichiarato con separate sentenze l'insolvenza di tutte le società del gruppo;

   la suesposta procedura concorsuale è stata decisa a seguito della vicenda tristemente nota dei mancati versamenti ai comuni delle riscossioni da parte della Tributi Italia spa, le cui segnalazioni sono iniziate già negli anni ’90 e si sono intensificate dal 2006 al 2009; eppure, nonostante la conoscenza di gravi in adempimenti da parte della società, non è stato adottato per diversi anni alcun provvedimento nei confronti della medesima che ha continuato ad essere la principale concessionaria abilitata nel settore;

   in questo modo, nonostante il mancato riversamento sia causa di cancellazione dall'albo, nel quale si deve essere iscritti per ottenere le concessioni a riscuotere, la società ha potuto continuare ad operare senza avere i requisiti fino al 9 dicembre 2009, quando, a seguito di un'inchiesta parlamentare, è stata definitivamente cancellata dall'albo; nel 2010 è stata ammessa alla procedura fallimentare;

   nell'ottobre del 2012 la Guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Chiavari nei confronti dell'amministratore della Tributi Italia spa, Giovanni Saggese, e di altri amministratori di società collegate, in conseguenza di numerosi capi d'accusa di peculato, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di iva e di ritenute certificate, perpetrati ai danni di diversi enti locali, i quali si sono visti sottrarre ingenti risorse destinate alla gestione dei servizi pubblici; alcuni di essi sono giunti sull'orlo del dissesto finanziario. Secondo l'accusa la società avrebbe operato fino al 2010 riscuotendo imposte, mai versate ai comuni, per oltre 100 milioni di euro;

   nella fattispecie Saggese si sarebbe appropriato in maniera indebita di circa 20 milioni di euro destinati alla società, utilizzandoli per spese personali oppure versandoli a sue imprese collegate e giustificandoli come costi dovuti a consulenze o piani di riorganizzazione aziendale;

   a fronte di tale meccanismo la società Tributi Italia procedeva al licenziamento di circa 1000 dipendenti, mettendo molti altri in cassa integrazione;

   le gravi conseguenze che la vicenda ha prodotto sui bilanci dei comuni interessati hanno indotto molti di essi ad intentare azioni esecutive nei confronti della società di riscossione che, a seguito delle innumerevoli denunce da parte dei comuni frodati, è stata dichiarata insolvente dal tribunale di Roma, sezione fallimentare, con sentenza n. 312 del 27 luglio 2010;

   gli interpellanti evidenziano, inoltre, che le agenzie di stampa hanno di recente pubblicato la notizia secondo la quale la procura di Roma, a seguito delle indagini svolte, ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci manager della menzionata società, riprendendo, dopo diversi anni di sospensione, l'attività giudiziaria volta all'accertamento degli atti acquisiti –:

   quale sia la situazione attuale della società Tributi Italia spa ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 18 giugno 2010;

   quali conseguenze abbia prodotto la vicenda sui bilanci dei comuni danneggiati dal mancato versamento delle riscossioni da parte della società e quali esiti abbiano prodotto le azioni esecutive intentate dai comuni frodati;

   quale sorte abbiano subito i dipendenti della Tributi Italia spa e quali iniziative siano state adottate o si intendano adottare per tutelare gli interessi e la dignità degli ignari lavoratori e delle loro famiglie.
(2-00301) «Angiola, Vallascas, Faro, Nitti, Giuliano, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Grippa, Gubitosa, Ianaro, Invidia, Iorio, Iovino, L'Abbate, Lattanzio, Liuzzi, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Maglione, Maniero, Manzo, Mariani, Marino, Martinciglio, Marzana, Masi, Melicchio, Migliorino, Misiti, Olgiati».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MORETTO, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 18 gennaio 2019, è stata istituita la «Commissione speciale per la riconversione economica della città di Taranto» (di seguito «Commissione speciale»), al fine di assicurare un indirizzo strategico unitario per lo sviluppo delle aree ex-Ilva che ricadono sotto la gestione commissariale del gruppo Ilva;

   la Commissione speciale, presieduta dal Ministro dello sviluppo economico, si compone di dieci componenti, cinque scelti tra il personale in servizio presso il Ministero dello sviluppo economico, e cinque da selezionare tra soggetti dotati di requisiti di comprovata esperienza e professionalità, almeno decennale, maturati anche a livello europeo ovvero internazionale, in uno dei seguenti settori: «trasformazione urbana», «trasformazione produttiva e nuova rivoluzione della produzione», «valorizzazione dell'economia territoriale», «trasferimento tecnologico»;

   il 26 febbraio 2019 il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato un avviso pubblico per la manifestazione d'interesse per la selezione dei cinque esperti per il supporto all'elaborazione della strategia per la riconversione economica della città di Taranto;

   l'avviso stabilisce che la durata dell'incarico è di dodici mesi prorogabili e che non è previsto alcun compenso né indennità di carica ma solamente il rimborso, ove ne ricorrano i presupposti, delle spese di viaggio, vitto e alloggio;

   la consulenza degli esperti è finalizzata alla redazione e al monitoraggio del «Piano per la riconversione economica della città di Taranto» e alla formulazione di proposte di programmi operativi di sviluppo ad alto impatto per il territorio di Taranto, dunque attività di importanza strategica che necessitano di essere implementate e finalizzate nel minor tempo possibile, e desta quindi forte perplessità il fatto che, non essendo prevista la remunerazione per tali attività, ci sia il rischio che le stesse vengano portate avanti senza la necessaria considerazione e in tempi non rispondenti alla grave situazione economica, sociale e ambientale del territorio tarantino;

   stante quindi la necessità di assicurare il buon esito dell'azione di ridisegno della vocazione produttiva del luogo, la gratuità degli incarichi di consulenza non appare essere una modalità adatta a garantire la selezione delle migliori competenze presenti sul mercato, soprattutto se tale scelta fosse stata motivata unicamente dalla intenzione di contenere i costi –:

   quali siano le ragioni alla base della scelta delle modalità previste dall'avviso per la selezione degli esperti e del fatto che non siano state individuate tutte le competenze necessarie nell'ambito della pubblica amministrazione.
(5-01660)


   SQUERI, CARRARA e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha «rimandato» indietro lo schema di decreto di incentivazione delle fonti rinnovabili (cosiddetto FER 1), elaborato dal Ministero dello sviluppo economico (Mise) per disegnare i nuovi e attesi incentivi volti a sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con ben 38 richieste di chiarimento all'Italia. E se in molti casi si tratta solo di conferme o di dettagli tecnici, non mancano alcuni punti rilevanti, tra cui richieste di spiegazione sulla mancata incentivazione all'idroelettrico, sull'esclusione della geotermia e sull'inclusione del fotovoltaico;

   in precedenza anche la Conferenza unificata aveva «bocciato» lo schema di decreto evidenziando gli stessi problemi;

   il «decreto incentivi» doveva supportare i produttori di energia rinnovabile negli anni 2018-2019-2020, e nel 2018, per la prima volta in Italia, non c'è stata la possibilità di allacciare nuovi impianti per mancanza di decreto;

   di conseguenza ci sono imprese che, pur avendo ultimato l'impianto, pronto per l'allaccio, si sono ritrovate senza nessun bando per gli incentivi del Gestore dei servizi energetici (Gse) nel 2018 –:

   se non ritenga opportuno accogliere le richieste della Conferenza unificata e della Commissione europea sulla incentivazione del geotermoelettrico e del mini-idroelettrico.
(5-01661)


   SUT e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   fino al 2018, l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico (ora Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera)) ha svolto il ruolo di soggetto che «propone» al Ministero dello sviluppo economico il piano delle attività, subentrando a un organismo consultivo formato da esperti chiamato a suo tempo Cerse e poi non più ricostituito;

   una volta approvato il piano con decreto del Ministro e definite le attività e le relative risorse per ciascun assegnatario, la Cassa per i servizi energetici e ambientali – Csea (soggetto vigilato dal Ministero dell'economia e delle finanze e dalla stessa Arera) ha svolto larga parte dei compiti operativi e gestionali, tra cui le erogazioni a consuntivo sulla base delle valutazioni sui risultati svolte da esperti indipendenti, nominati da Csea e Arera;

   più volte negli anni scorsi il Ministero dello sviluppo economico ha cercato di riformare lo strumento, per rafforzare la programmazione rispetto alle priorità della politica energetica e per valorizzare di più le attività a bando, finora decisamente minoritarie, cercando di massimizzare le ricadute della ricerca pubblica sul sistema esterno. Il fondo, infatti, tendeva a finanziare «a consuntivo» le attività svolte dagli enti, a causa dei ritardi con cui si svolgeva il ciclo della programmazione, con inevitabili difficoltà a operare scelte postume;

   questo risultato è stato parzialmente raggiunto con il decreto 16 aprile 2018, su cui si è riusciti a trovare l'intesa di Arera. Il decreto ha attribuito la funzione della programmazione al Ministero dello sviluppo economico, che ha adesso il compito di definire il piano e, dopo consultazione pubblica e sentita l'Arera, di approvarlo;

   il ciclo di programmazione è stato definito in un triennio;

   per avviare il nuovo ciclo di programmazione dal 2019, il decreto citato ha disposto una proroga transitoria per gli accordi di programma in corso che completavano le attività nel corso del 2018, in modo da evitare discontinuità;

   è in corso di preparazione la bozza di piano triennale 2019-21, con il quale, in base al nuovo decreto, occorre:

    a) stabilire gli obiettivi generali e i temi di ricerca;

    b) stabilire le previsioni di fabbisogno finanziario;

    c) indicare i criteri generali dei piani triennali di realizzazione, vale a dire dei piani attuativi che saranno proposti dai soggetti pubblici;

    d) fissare, se ritenuto opportuno, le risorse da destinare ad altri soggetti pubblici e privati mediante bandi –:

   quando sia prevista l'approvazione del suddetto piano triennale della ricerca di sistema elettrico nazionale 2019-2021.
(5-01662)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Ascani e altri n. 1-00136, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bruno Bossio.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Boschi e altri n. 2-00298, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Del Barba, Carnevali.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Manzo e altri n. 4-02407, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iovino.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00204, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 136 del 5 marzo 2019.

   La III e XI Commissione,

   premesso che:

    il Venezuela sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia. L'emergenza economica, politica ed umana si sta ripercuotendo anche sulla comunità italiana residente nel Paese e sui connazionali che lo hanno lasciato per rientrare in patria;

    già a partire dal 2017, con l'accrescere della crisi, il precedente Governo si era adoperato per attuare con urgenza interventi volti ad aiutare la collettività della comunità italo-venezuelana. L'ambasciata d'Italia a Caracas aveva provveduto a rafforzare il coordinamento con la rete degli uffici consolari presenti nel Paese, con i consoli onorari e con le istanze rappresentative della comunità italiana: i Comites, i Cgie, le associazioni, le istituzioni culturali e le imprese, per rendere più rapida la comunicazione con i nostri connazionali e creare le condizioni per interventi tempestivi a loro tutela. Per il 2017, in aggiunta ai fondi già stanziati a inizio anno, la Farnesina aveva predisposto un piano straordinario di intervento per l'assistenza ai connazionali più vulnerabili, del valore totale di circa 1,3 milioni di euro, consentendo di finanziare un totale di circa 10.000 interventi di assistenza. Inoltre, dal mese di giugno 2017 era stato sospeso l'adeguamento della tariffa relativa alle prestazioni dei servizi consolari, per tutelare ulteriormente i gruppi più vulnerabili della comunità italiana. E sono stati inoltre approvati i contributi a favore dell'associazione civile Cristoforo Colombo e per i Comites di Caracas, che forniscono assistenza tramite l'erogazione di sussidi, pacchi dono e assistenza medica e farmaceutica, di cui beneficiano circa 1.200 connazionali anziani e indigenti. In quel contesto di crisi economica, particolare attenzione era stata riservata, come Parlamento e come Governo, alla situazione dei pensionati italiani nel Paese, che rappresentano una delle categorie sociali più vulnerabili, e si era riusciti a far riconsiderare al nostro istituto previdenziale il tasso di cambio attualmente utilizzato per pagare le pensioni agli italiani in Venezuela ed attuare il tasso di concambio flessibile, di valore più o meno corrispondente al precedente tasso Simadi recentemente soppresso. In tal modo sono stati ricalcolati in maniera più congrua i ratei di pensione spettanti, garantendo così (con il ripristino dell'erogazione delle prestazioni assistenziali) a quasi 4.000 pensionati in convenzione un potere d'acquisto reale, superando così le criticità legate al tasso di cambio ufficiale attualmente utilizzato, che sovrastima la valuta locale;

    purtroppo, non si è riusciti ancora a risolvere la drammatica situazione pensionistica degli italo-venezuelani rimpatriati in questi ultimi tempi in Italia: il Governo venezuelano ha sospeso i pagamenti delle pensioni a coloro i quali non risiedono nel proprio territorio; si calcola infatti che siano circa 12.000 i titolari di pensioni venezuelane residenti all'estero i quali non ricevono più la pensione venezuelana maturata in regime autonomo o in convenzione;

    nonostante l'accordo stipulato nel 2014 tra le autorità competenti venezuelane e quelle italiane per il pagamento delle pensioni venezuelane in Italia, anche ai titolari di pensione venezuelana residenti in Italia (per la maggior parte ex emigrati italiani in Venezuela che sono rientrati) è stato sospeso il pagamento della pensione;

    l'articolo 6 della Convenzione di sicurezza sociale tra il Venezuela e l'Italia, stipulata nel 1988 ed ancora in vigore, in relazione ai pagamenti all'estero recita che «Le prestazioni in denaro dovute da uno Stato contraente saranno corrisposte integralmente e senza alcuna limitazione ai titolari che risiedono nel territorio dell'altro Stato contraente o in uno Stato terzo»;

    la sospensione dei pagamenti delle pensioni venezuelane in Italia costituisce una grave violazione da parte delle autorità competenti venezuelane della convenzione bilaterale di sicurezza sociale e del diritto internazionale, e sta creando gravi disagi economici e sociali ai nostri connazionali rientrati in Italia dopo una vita di lavoro e di sacrifici nel Paese sudamericano;

    la convenzione di sicurezza sociale tra Italia e Venezuela, all'articolo 24, dispone che le controversie che possono nascere nell'interpretazione e applicazione della convenzione saranno risolte dalle autorità competenti delle due parti e che le controversie che persistono saranno risolte per via diplomatica; va rilevato che il Governo venezuelano non paga da circa due anni le pensioni dei propri cittadini pensionati recatisi a vivere all'estero e l'Italia, da parte sua, si è rifiutata finora di accogliere le richieste di tali pensionati di riconoscere una prestazione assistenziale per garantire almeno un minimo reddito di sussistenza;

    l'Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con diversi Stati esteri (Argentina, Repubblica di Capo Verde, Australia, Repubblica di Corea, Brasile, Repubblica di San Marino, Canada e Québec, Santa Sede, Paesi dell'ex-Jugoslavia, Tunisia, Israele, Turchia, Isole del Canale e Isola di Man, U.S.A. (Stati Uniti d'America), Messico, Uruguay, Principato di Monaco, Venezuela, Repubblica di Bosnia-Erzegovina, Repubblica del Kosovo, Repubblica di Macedonia, Repubblica di Montenegro, Repubblica di Serbia e Vojvodina), tra cui appunto anche il Venezuela;

    le convenzioni internazionali in materia di sicurezza sociale sono state stipulate per assicurare, alla persona che si reca in uno Stato estero per svolgere un'attività lavorativa, gli stessi benefici previsti dalla legislazione del Paese estero nei confronti dei propri cittadini;

    le convenzioni bilaterali sono atti giuridici di diritto internazionale con i quali due Stati si impegnano ad applicare, nei rispettivi territori, un regime di sicurezza sociale nei confronti dei cittadini migranti dell'altro Stato al fine di garantire la libera circolazione di manodopera;

    le convenzioni bilaterali si fondano su tre principi essenziali:

     la parità di trattamento, in base alla quale ciascuno Stato è tenuto ad assicurare ai cittadini degli altri Stati membri lo stesso trattamento e gli stessi benefici riservati ai propri cittadini;

     il mantenimento dei diritti e dei vantaggi acquisiti e la possibilità, quindi, di ottenere il pagamento delle prestazioni nel Paese di residenza anche se a carico di un altro Stato;

     la totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione, grazie alla quale i periodi di lavoro svolto nei vari Stati si cumulano, se non sovrapposti, nel rispetto e nei limiti delle singole legislazioni nazionali, per consentire il perfezionamento dei requisiti richiesti per il diritto alle prestazioni;

    le pratiche anagrafiche presso i comuni italiani sono spesso difformi da un comune all'altro e questo crea un ulteriore ostacolo per i nostri concittadini italo-venezuelani che hanno fatto o vogliono fare rientro in Italia;

    la patente di guida venezuelana non è riconosciuta in Italia e ai concittadini che rientrano in patria è dunque negata la possibilità di guidare se non risostenendo integralmente l'esame di guida nel nostro Paese;

    con altri Stati sono stati avviati, e con alcuni già conclusi, accordi bilaterali per il riconoscimento automatico del titolo di guida;

    ugualmente, con alcuni Paesi sono stati stretti pari accordi per il riconoscimento dei titoli di studio e professioni, mentre con il Venezuela non ricorrono al momento tali intese;

    il Ministro Moavero Milanesi, nella informativa al Parlamento sul Venezuela delle scorse settimane, ha riferito che: «l'Italia ha proceduto ad un primo stanziamento di emergenza del valore di 2 milioni di euro che è stato fatto a favore della popolazione del Venezuela, da erogarsi nel più assoluto rispetto dei principi del diritto internazionale umanitario»;

    la Commissione europea ha recentemente incrementato di 5 milioni di euro la dotazione per l'assistenza umanitaria alla popolazione venezuelana, per la quale erano già stati stanziati 34 milioni di euro nel solo 2018,

impegnano il Governo:

   a riconoscere la straordinarietà dell'attuale situazione venezuelana e ad assumere iniziative a favore dei nostri concittadini ancora residenti in Venezuela o che sono rientrati o stanno per rientrare in territorio italiano, supportandoli e facilitandoli nell'espletamento di alcune pratiche burocratiche e nello specifico:

    a) ad assumere le iniziative di competenza volte a riconoscere ai titolari di pensione in convenzione con il Venezuela residenti in Italia – e che non percepiscono più la pensione venezuelana – una eventuale integrazione al minimo sul pro-rata pensionistico italiano ovvero l'assegno sociale, anche qualora non ricorrano i presupposti – per tutto il tempo in cui in Venezuela non si stabilizzi –, anche se dovesse essere l'Italia a dover affrontare i costi di un onere finanziario che la Convenzione bilaterale di sicurezza sociale pone a carico di un Venezuela inadempiente e responsabile di questo dramma che colpisce tanti nostri connazionali ai quali tuttavia il nostro Paese ha il dovere di garantire un reddito di sopravvivenza;

    b) a promuovere, qualora possibile, viste le condizioni diplomatiche del Venezuela, l'avvio di accordi bilaterali per il riconoscimento automatico del titolo di guida e dei titoli di studio e professionali per i cittadini italo-venezuelani o quanto meno ad attivare, attraverso strumenti interni – quali ad esempio l'istituzione di uno «sportello amico» presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con delle sezioni apposite dedicate alla convalida degli atti anagrafici, di guida, di studio e professionali –, un riconoscimento temporaneo e straordinario per i soggetti interessati;

    c) ad assumere iniziative, ove possibile, per garantire una «corsia preferenziale» per agevolare il rientro dei nostri connazionali che fuggono da situazioni di fortissimo disagio in Venezuela anche sulla base di un monitoraggio relativo all'omogeneità delle pratiche anagrafiche dei comuni italiani;

   a chiarire se i due milioni di euro stanziati recentemente dal Governo italiano come aiuti umanitari a favore della popolazione del Venezuela, siano aggiuntivi rispetto alla cifra con cui l'Italia partecipa agli aiuti dell'Unione europea o parte di essi.
(7-00204) «Quartapelle Procopio, Serracchiani, La Marca, Minniti, Scalfarotto, Fassino, De Maria, Guerini».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Rampelli n. 3-00595, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 138 del 7 marzo 2019.

   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 23 del 3 luglio 2018 il consiglio comunale di Ventotene ha approvato il nuovo Regolamento per il funzionamento del consiglio stesso, fissando il numero legale dei partecipanti alla seduta (cosiddetto quorum costitutivo) a 4 componenti;

   il Regolamento, all'articolo 31, comma 1, dispone che «il Consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 38, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, non può deliberare se non intervengono almeno 4 consiglieri oltre il sindaco»;

   tale determinazione è ad avviso dell'interrogante, in palese contrasto con i dettami dello statuto comunale, che all'articolo 21 sancisce che gli organi collegiali deliberano validamente con l'intervento della metà degli assegnati;

   quella inserita nel regolamento, che ha motivato anche l'ex vice-sindaco Modesto Sportiello, ora all'opposizione, ad impugnare al Tar la delibera consiliare del 12 agosto sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio, è secondo l'interrogante una illegittima forzatura numerica;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno lo scioglimento del consiglio comunale, dal momento che la salvaguardia degli equilibri di bilancio è stata ratificata dal massimo consesso civico di Ventotene in maniera illegittima con soli 4 consiglieri (6 assenti) e, dunque, causa della conclusione anticipata della stessa consiliatura;

   sia il capogruppo Sanzo che Sportiello nel suo ricorso al Tar sostengono che il regolamento di un consiglio comunale «non deve essere conforme alla normativa generale del testo unico degli enti locali, ma allo statuto comunale, conformità che per quanto riguarda Ventotene manca. È evidente che, nel caso di contrasto tra le disposizioni dello Statuto e quelle del regolamento, le disposizioni contenute nello Statuto sono prevalenti su quelle adottate dal nuovo regolamento, peraltro approvato con procedura di pubblicizzazione viziata e carente»;

   il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale di Ventotene è abbastanza datato, risale al 23 febbraio 1985. La vita dello statuto è più recente. È stato approvato con la delibera di consiglio comunale n. 76 del 5 ottobre 1994 per essere modificato nell'ottobre 1998 e nel maggio 2009;

   le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni hanno palesi responsabilità per non aver modificato ed aggiornato sia il regolamento dell'assemblea che lo stesso statuto, quando l'articolo 73 prevede che l'adeguamento delle fonti normative comunali deve essere disposto entro i 120 giorni successivi all'entrata in vigore delle nuove disposizioni normative a livello nazionale;

   l'articolo 38 del testo unico degli enti locali, sancisce che «per la validità delle sedute deve esserci la presenza di almeno un terzo dei consiglieri assegnati per legge, senza computare il sindaco e il presidente della Provincia», a ciò si aggiunge la difficoltà nella definizione dell'entità della metà della maggioranza dei consiglieri assegnati che a Ventotene sono 10. Per Santomauro la somma è 5,5 e l'arrotondamento della cifra decimale, uguale o inferiore a 50, va effettuato per difetto e non per eccesso. Lo prevedono alcune sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Calabria e della Liguria «secondo le quali l'arrotondamento per eccesso non sembra conciliabile con questo principio giurisprudenziale»;

   a Ventotene si è creata un'evidente disarmonia tra regolamento e Statuto, documento, quest'ultimo, che il sindaco intende revisionare nel primo consiglio comunale utile (servirebbero i due terzi dei consiglieri assegnati e, dunque, un tetto politicamente irraggiungibile al momento: sette voti);

   dagli organi di stampa si apprende che della questione è stato investito il prefetto di Latina, anche alla luce dei menzionati risvolti sul piano della gestione contabile e finanziaria del comune –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e, in particolare, quali determinazioni siano state assunte dal prefetto alla luce delle questioni sopra richiamate;

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative al riguardo, a tutela dei principi di democrazia e rappresentanza politica, anche valutando se sussistano i presupposti per promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Ventotene in relazione ai profili finanziari e alla salvaguardia degli equilibri di bilancio.
(3-00595)