Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo le stime dell'Ocse l'avvento della robotica e dell'intelligenza artificiale sta determinando mutamenti strutturali nel mondo del lavoro, tanto da ipotizzare una vera e propria sostituzione dei ruoli occupazionali;

    se la nuova tecnologia sta creando effetti positivi in campo economico, nel campo occupazionale sta, invece, creando grave disagio, poiché alimenta la preoccupazione che si possa realizzare la «disoccupazione tecnologica» profetizzata già all'inizio del ’900 da Keynes;

    è inevitabile che l'adozione di nuove tecnologie costringerà le aziende ad assumere personale in possesso delle competenze necessarie a gestire le nuove strutture, ma se anche molti lavori cesseranno di esistere, allo stesso tempo si creeranno nuove opportunità lavorative;

    i mercati da soli, tuttavia, non sono in grado di gestire questo processo di trasformazione e di adeguamento ai mutamenti tecnologici, motivo per il quale il ruolo delle istituzioni e, in particolare, della scuola deve essere trainante in questo processo;

    in primo luogo, occorre adeguare i percorsi didattici con l'obiettivo di sviluppare l'alfabetizzazione alle nuove tecnologie, fino a raggiungere una formazione che consenta ai cittadini di saper affrontare un sistema come quello che si prospetta nell'immediato futuro, basato su tecnologie sofisticate e intelligenze artificiali;

    uno dei modi per arrivare preparati ad affrontare le problematiche sopra trattate è quello di iniziare proprio ad insegnare ai bambini e ai ragazzi a gestire questi nuovi meccanismi, attraverso l'apprendimento della programmazione informatica;

    in questo modo si intende scongiurare che, alla fine del percorso scolastico, si creino degli studenti già in difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, perché carenti dei requisiti necessari ad affrontare le nuove dinamiche lavorative;

    la programmazione informatica («coding») agevola l'uso dei mezzi informatici, consentendo agli studenti di interagire con essi in modo semplice e immediato, e applicata alla didattica come un nuovo metodo di apprendimento, indistintamente per le materie scientifiche e letterarie, ha un enorme potenziale, in quanto aiuta i ragazzi ad allenare la mente usando la logica, riuscendo a catturare l'attenzione anche degli alunni più demotivati;

    è pertanto necessario che le scuole incrementino la sperimentazione a partire dalle primarie, adeguandosi in questo modo ad altre nazioni europee dove la programmazione informatica è già stata inserita tra le materie obbligatorie;

    l'alfabetizzazione digitale, favorendo lo sviluppo di abilità e competenze, rappresenta uno strumento importante anche per favorire l'inserimento nel sistema dell'istruzione delle persone svantaggiate;

    nei percorsi scolastici e formativi dovrà quindi essere inserita, oltre alle abilità tradizionali quali la lettura, la scrittura e la matematica, anche la programmazione informatica;

    l'introduzione di questa nuova materia indubbiamente incentiva le competenze scientifiche, ma non dovrà in alcun modo ridurre l'importanza che hanno nella tradizione scolastica italiana le materie umanistiche, che sono i pilastri su cui si basano la cultura e l'identità italiane;

    è, pertanto, necessario e urgente porre questa tematica al centro del dibattito, affinché il sistema istruzione nel suo complesso si prepari ad affrontare questa importante sfida in modo strutturale e adeguato, con l'obiettivo di mettere tutti gli studenti, senza distinzione alcuna, in grado di affrontare questi cambiamenti epocali,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per introdurre entro l'inizio dell'anno scolastico 2020/2021 l'obbligatorietà dello studio della programmazione informatica («coding») nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, nel rispetto dell'autonomia organizzativa e didattica di ciascuna istituzione scolastica;

2) ad adottare iniziative per prevedere obbligatoriamente percorsi formativi nell'ambito dell'alternanza scuola lavoro, anche attraverso la collaborazione con università, associazioni, organismi del terzo settore e imprese, con l'obbiettivo finale di trasmettere agli studenti il pensiero computazionale e la logica della programmazione, indispensabile per qualunque professione essi vorranno esercitare, dando così vita ad un circolo virtuoso in grado di contribuire in modo significativo alla creazione della cosiddetta cittadinanza digitale;

3) ad adottare iniziative per incrementare la formazione obbligatoria dei docenti sull'innovazione didattica e lo sviluppo della cultura digitale per l'insegnamento, l'apprendimento e la formazione delle competenze lavorative, così come previsto dal Piano nazionale scuola digitale.
(1-00137) «Frassinetti, Lollobrigida, Mollicone, Bucalo, Ciaburro, Acquaroli, Bellucci, Butti, Caretta, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Meloni, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    le competenze trasversali sottolineano l'importanza di progettare la formazione non soltanto in termini pratici, ma soprattutto prendendo in considerazione un insieme di conoscenze, abilità e comportamenti utili per incanalare le capacità del soggetto nel contesto sociale di riferimento, utilizzando specifiche risorse culturali e cognitive. In tal senso, le tecnologie digitali favoriscono questo processo, facilitando l'apprendimento e progetti di inclusione didattica. Come specificato nel Piano nazionale per la scuola digitale: «(...) le tecnologie digitali intervengono a supporto di tutte le dimensioni delle competenze trasversali (...). Ma si inseriscono anche verticalmente, in quanto parte dell'alfabetizzazione del nostro tempo e fondamentali competenze per una cittadinanza piena, attiva e informata, come anticipato dalla raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa e come ancor meglio sottolineato da framework come 21st Century skills (“Competenze per il 21mo secolo”), promosso dal World economic forum» (pagina 72 del Piano nazionale per la scuola digitale);

    in «Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile», adottata dai leader globali durante il summit delle Nazioni Unite del 25 settembre 2015, si chiede un impegno agli Stati aderenti a promuovere la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva attraverso una strategia in grado di produrre prosperità e benessere collettivo, di contrastare fenomeni di disuguaglianza e di esclusione sociale, coinvolgendo le università, gli enti di ricerca e la società civile. In particolare, l'obiettivo 4 si concentra sul «Fornire un'educazione di qualità, equa e inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti» e l'obiettivo 8 nell’«Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti»;

    anche negli «obiettivi di servizio» del Fondo sviluppo e coesione con le priorità riconosciute dalla strategia Europa 2020, vengono tracciate le linee di sviluppo per i sistemi educativi, individuando, tra gli obiettivi fondamentali per le politiche nazionali, la promozione delle competenze essenziali a favorire l'equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva, nonché l'occupabilità dei giovani;

    la Commissione europea nel Digital education action plan del 17 gennaio 2018 si pone il problema di come la trasformazione digitale stia cambiando il mondo e, quindi, di come aiutare il mondo dell’education a rispondere a queste nuove esigenze. La Commissione europea sostiene, infatti, un piano d'azione per l'istruzione digitale per aiutare cittadini, istituti e sistemi di istruzione a prepararsi meglio a vivere e lavorare in un'era di rapidi cambiamenti digitali mediante un migliore impiego delle tecnologie digitali per l'insegnamento e l'apprendimento, mediante lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali necessarie per vivere e lavorare in un'era di trasformazioni digitali, mediante il miglioramento dell'istruzione e mediante una previsione e un'analisi dei dati più attente. Il piano, inoltre, indica come obiettivo che il «coding» venga praticato in ogni scuola entro il 2020 e che almeno il 50 per cento delle scuole europee prenda parte a «Europe code week», la campagna per la diffusione del pensiero computazionale;

    al pensiero computazionale è dedicato il paragrafo 5.4 delle «Indicazioni nazionali e nuovi scenari per la scuola dell'infanzia e il primo ciclo», pubblicate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 22 febbraio 2018, che lo inseriscono tra gli strumenti culturali per la cittadinanza. L'intero documento punta a garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l'altro;

    per pensiero computazionale si intende un processo mentale che consente di risolvere problemi di varia natura, seguendo metodi e strumenti specifici e pianificando una strategia. Il pensiero computazionale riformula un problema apparentemente difficile in uno che si sa di essere in grado di risolvere, magari attraverso la riduzione, l'inclusione, la trasformazione o la simulazione. Il «coding» è «la palestra» nella quale sviluppare il pensiero computazionale, l'applicazione dei principi del pensiero informatico per la risoluzione di attività o problemi logici più o meno complessi. Si sviluppa così un processo logico creativo che, più o meno consapevolmente, viene messo in atto nella vita quotidiana per affrontare e risolvere problemi. L'obiettivo non deve essere quello di far diventare tutti dei programmatori informatici, ma di diffondere elementi di pensiero fondamentali per la comprensione della società moderna, qualunque sia il mestiere che gli studenti svolgeranno da grandi;

    in questa nuova visione, il pensiero computazionale e la creatività digitale servono per sviluppare e praticare competenze e attitudini che possano portare ad un uso consapevole della tecnologia, diventano una nuova sintassi, tra pensiero logico e creativo, che forma il linguaggio che si parla con sempre più frequenza nel nostro tempo e fungono da agenti attivi dei grandi cambiamenti sociali, economici e comportamentali, di economia, diritto e architettura dell'informazione, traducendosi in competenze di «cittadinanza digitale» essenziali per affrontare il nostro tempo ed essere utenti consapevoli delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ed esercitare appieno i propri diritti di cittadinanza. Non può esserci uso consapevole della tecnologia senza il pensiero computazionale e la creatività digitale, capacità da coltivare e applicare in modo interdisciplinare. Le nuove generazioni saranno in grado di affrontare così la società del futuro non da consumatori passivi e ignari di tecnologie e servizi, ma da soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in gioco e come attori attivamente partecipi del loro sviluppo;

    a tal proposito, i membri del MoVimento 5 Stelle della Commissioni cultura di Camera e Senato hanno commissionato ad una società specializzata in studi previsionali una ricerca su come evolverà la cultura italiana fino al 2030. La ricerca, condotta con il metodo Delphi, si è avvalsa della collaborazione di 11 tra i massimi esperti del settore ed ha fornito una ricca serie di risultati che sono stati resi pubblici in diversi incontri. Tra i risultati emersi dalla ricerca, vi è l'elevato rischio previsto nel 2030 di una crescente disuguaglianza nelle opportunità di formazione tra persone in possesso di elevate competenze e maggiormente in grado di orientarsi nelle migliori opportunità, da un lato, e, dall'altro, soggetti meno pronti a cogliere i benefici di internet. A supporto di quanto affermato, la ricerca indica proprio l'esempio degli scarsi sforzi portati avanti, negli anni, dalle scuole dell'infanzia in merito allo svolgimento di attività didattiche relative al «coding». Invero, è proprio da questo ordine di scuola che risulta fondamentale partire per educare gli studenti al pensiero computazionale e poter fornir loro le competenze necessarie per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente e quelle riservate dal loro futuro;

    il pensiero computazionale, quindi, è una competenza che risulta funzionale al «cittadino 4.0» e le relative attività sono sufficientemente versatili, ricche e immediate da poter essere applicate alla pratica didattica in ogni disciplina e in ogni ordine di scuola, con il duplice beneficio di contribuire allo sviluppo del pensiero computazionale e della creatività digitale e di applicarle alla comprensione della disciplina oggetto dell'attività;

    invero, però, non si può non sottolineare l'aspetto strumentale della tecnologia, il suo essere mezzo e non scopo. Una didattica basata sulla tecnologia amplifica e potenzia le molteplici possibilità di rinforzo che la mera lezione frontale non offre, anche per l'interesse e la curiosità che il mezzo induce nei giovani, che agevola l'apprendimento rendendolo efficace. Le diverse metodologie didattiche innovative, Eas, Flipped classroom, Tinkering, Ibse, scuola scomposta, il Debate, Problem solving, storytelling, Cooperative learning e così molte altre presentano l'innegabile merito di porre lo studente al centro del proprio apprendimento come artefice della costruzione delle proprie abilità e competenze, un protagonismo che valorizza innegabilmente la trasversalità dei saperi;

    anche l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) ha dato vita ad un progetto di ricerca-azione denominato «Avanguardie educative», il cui obiettivo è di individuare le possibili strategie per diffondere l'innovazione nella scuola italiana, ponendo particolare attenzione ai fattori abilitanti e a quelli che ne ostacolano la diffusione. Il progetto ha lo scopo di individuare, supportare, diffondere e sistematizzare pratiche e modelli educativi volti a ripensare l'organizzazione della didattica, in una società della conoscenza in continua evoluzione;

    tra i vari modelli di innovazione educativa, si consideri l'iniziativa «Scuola senza zaino», basata sull'adozione di strategie educative volte ad accrescere valori come l'ospitalità e il senso di appartenenza ad una comunità e di responsabilità. Oltre a fornire le aule degli strumenti necessari alle attività didattiche ed a escludere, quindi, l'utilizzo dello zaino, tale iniziativa propone un rinnovamento della didattica attraverso una nuova visione degli spazi scolastici. Viene così dato il giusto valore pedagogico all'ambiente, inteso come un soggetto che partecipa al progetto educativo dedicato agli studenti, prevedendo, ad esempio, un'organizzazione degli spazi in aree distinte, con lo scopo di poter diversificare il lavoro scolastico, e consentendo più attività in contemporanea, lo sviluppo dell'autonomia, l'esercizio della capacità di scelta ed una molteplicità di pratiche condivise di gestione della classe;

    l'utilizzo delle nuove tecnologie ed una maggiore conoscenza del «coding» richiedono un'organizzazione diversa dello spazio di apprendimento, a partire dalla progettazione integrata tra gli ambienti, per renderli «interoperabili», garantendo la cooperazione e il confronto tra gli studenti e permettendo, inoltre, una condivisione della conoscenza e delle informazioni che vada oltre l'aula;

    si ritiene necessario, però, evidenziare un pericolo recente ed estremamente insidioso che si concretizza quando la tecnologia si trasforma in dipendenza. Infatti, tra le fobie in rapida diffusione si comincia ad annoverare la «nomofobia», ossia la paura incontrollata di non essere collegati alla rete della telefonia mobile e quindi ai servizi grazie alla quale è possibile accedere, tra cui i social network. Tale paura può comportare intensi stati d'ansia, malessere, irrequietezza ed aggressività, fino a generare una vera e propria dipendenza patologica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per integrare nei moduli didattici delle scuole dell'infanzia e delle scuole primarie il pensiero computazionale, la creatività digitale, il «coding», la cittadinanza digitale;

2) a promuovere gli elementi fondamentali per l'introduzione dello sviluppo del pensiero computazionale per rafforzare la capacità di analisi e risoluzione dei problemi e l'utilizzo dei suoi strumenti e metodi, sia attraverso tecnologie digitali sia attraverso attività unplugged, per stimolare un'interazione creativa tra digitale e manuale, anche attraverso esperienze di making, robotica educativa e internet delle cose;

3) ad adottare iniziative per prevedere specifiche equipe territoriali formate da docenti, professori universitari e ricercatori di didattica e pedagogia, per progettare e guidare percorsi di educazione attiva e consapevole ai media, per adottare e diffondere modelli educativi innovativi già previsti dal progetto «Avanguardie educative» e per costruire percorsi didattici in spazi esterni alla scuola, all'interno di una rete formata dai diversi attori educativi, sociali e culturali presenti sui singoli territori, anche al fine di adottare iniziative volte allo sviluppo dell'apprendimento del «coding», utilizzando i fondi europei a disposizione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

4) ad adottare iniziative per incentivare percorsi di consapevolezza delle norme sociali e giuridiche in termini di «Diritti della rete», educazione all'uso positivo e consapevole dei media e della rete, anche per il contrasto all'utilizzo di linguaggi violenti, alla diffusione del cyberbullismo, alle discriminazioni; ad adottare iniziative per educare alla valutazione della qualità e dell'integrità delle informazioni, alla lettura, alla scrittura e alla collaborazione in ambienti digitali, alla comprensione e all'uso dei dati e all'introduzione all’open government, al monitoraggio civico e al data journalism; a prevedere iniziative per stimolare la creatività e la produzione digitale, l'educazione all'uso dei nuovi linguaggi del digitale, ai nuovi modelli di lavoro e produzione, alle potenzialità dell'interazione tra fisico e digitale;

5) ad adottare iniziative per prevedere percorsi di formazione tecnologica per il personale docente delle scuole dell'infanzia e primaria, al fine di supportare l'acquisizione di modelli didattici innovativi in grado di superare la dimensione frontale e trasmissiva dei saperi, promuovendo la didattica attiva e l'apprendimento interattivo anche attraverso la simulazione di casi concreti;

6) ad adottare iniziative per valorizzare lo spirito d'iniziativa delle alunne e degli alunni attraverso percorsi di didattica mirata in grado di facilitare in maniera efficace e coinvolgente lo sviluppo della creatività, del pensiero logico e computazionale, nonché l'acquisizione di competenze riferite alla «cittadinanza digitale»;

7) ad adottare iniziative volte a contrastare il fenomeno della «nomofobia», anche favorendo azioni mirate volte alla prevenzione e alla cura di tale preoccupante nuova fobia.
(1-00138) «Melicchio, Belotti, Gallo, Carbonaro, Acunzo, Azzolina, Basini, Bella, Casa, Colmellere, Fogliani, Frate, Furgiuele, Latini, Lattanzio, Mariani, Marzana, Nitti, Patelli, Racchella, Sasso, Testamento, Torto, Tuzi, Villani».


   La Camera,

   premesso che:

    la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, ratificata dall'Italia con la legge 11 marzo 1952, n. 153, riconosce che il genocidio ha inflitto gravi perdite all'umanità in tutte le epoche storiche;

    la Sottocommissione per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 1973 riconobbe che lo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni nell'impero Ottomano avvenuto negli anni 1915-1917 era da considerarsi il primo genocidio del XX secolo, ai sensi della predetta Convenzione;

    più di venti Paesi del mondo hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno;

    il Parlamento europeo con la «Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno», adottata il 18 giugno 1987, riconobbe che i tragici eventi del 1915-1917 occorsi agli armeni nel territorio ottomano costituivano genocidio, e ritenne altresì che il rifiuto da parte del Governo turco di riconoscere il genocidio commesso dai «Giovani turchi» rappresentava un ostacolo all'adesione della Turchia alla Comunità europea;

    con la risoluzione del 12 marzo 2015 inerente alla «Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013», in vista del 100° anniversario di detto genocidio, il Parlamento europeo chiese a tutti gli Stati membri di provvedere al suo riconoscimento (paragrafo 77);

    con la risoluzione del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno, il Parlamento europeo, considerando l'importanza di mantenere vivo il ricordo del passato, ritenendo fondamentali verità e memoria per la riconciliazione tra i popoli, invitava nuovamente la Turchia a riconoscere il genocidio armeno, «aprendo così la strada a un'autentica riconciliazione tra il popolo turco e il popolo armeno». Il Parlamento europeo invitava altresì Armenia e Turchia «a concentrarsi su un'agenda che metta in primo piano la cooperazione tra i popoli» ed «a procedere alla normalizzazione delle loro relazioni, ratificando e attuando senza condizioni preliminari i protocolli sull'istituzione di relazioni diplomatiche, aprendo la frontiera e migliorando attivamente le proprie relazioni, con particolare riferimento alla cooperazione transfrontaliera e all'integrazione economica»;

    tra i Paesi membri dell'Unione europea hanno dato seguito alla richiesta del Parlamento europeo: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia e lo stesso ha fatto la Svizzera;

    la Camera dei deputati, con la risoluzione n. 6-00148, approvata il 17 novembre 2000, pur richiamando la summenzionata risoluzione del Parlamento europeo sul riconoscimento del genocidio armeno, si limitava ad impegnare il Governo ad adoperarsi per il completo superamento di ogni contrapposizione tra popoli e minoranze diverse nell'area;

    Sua Santità Papa Francesco, il 12 aprile 2015, in occasione di una solenne celebrazione in San Pietro, ricordava il massacro degli armeni perpetrato dall'impero Ottomano ritenuto «il primo genocidio del XX secolo». Il Pontefice richiamava quanto già espresso nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II, che in una dichiarazione congiunta con il Patriarca Karekin II, aveva utilizzato il termine «genocidio» per definire il massacro della popolazione armena avvenuto da parte dell'impero ottomano a partire dal 1915;

    il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori occorsi nel XX secolo deve costituire un monito perenne, affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica,

impegna il Governo

a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale.
(1-00139) «Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Colucci, Centemero, Carelli, Capitanio, Piccoli Nardelli, Molinari, D'Uva, Zóffili, Cecchetti, Coin, Bordonali, Ziello, Eva Lorenzoni, Bisa, Paolini, Colla».

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 32 della Costituzione italiana recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»;

    il concetto di salute, così come adottato dall'Oms nella sua carta fondativa del 1948, è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia;

    il richiamo dell'Oms allo stato di salute è da intendere come una condizione di equilibrio, dinamico, continuamente da costruire, tra il soggetto e l'ambiente che lo circonda;

    la legge 13 maggio 1978, n. 180, in tema di «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori», nota anche come «legge Basaglia», dal nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia, è un caposaldo della legislazione nazionale in tema di salute mentale;

    tale legge ha avuto il merito di porre fine al trattamento inumano delle persone con sofferenza psichica, disponendo la chiusura degli ospedali psichiatrici (cosiddetti manicomi), passando da una logica di esclusione sociale e di emarginazione istituzionalizzata ad una di responsabilità verso il malato, di umanità, di garanzia dei diritti fondamentali della persona ed inclusione all'interno della società;

    la lungimiranza e l'audacia di questa legge è stata riconosciuta anche dalla comunità internazionale, tant'è che l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2003, l'ha indicata come «uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale»;

    secondo i dati forniti dalla Società italiana di psichiatria, dall'approvazione della legge Basaglia ad oggi sono stati curati 20 milioni di italiani, e, secondo l'ultimo Rapporto sulla salute mentale – analisi dei dati del Sistema informativo per la salute mentale – Ministero della salute, del 2016, si stima che oltre 800.000 sono state le persone che si sono rivolte ai dipartimenti di salute mentale per intraprendere percorsi di cura e trattamento e di queste sono 310 mila circa coloro che sono approdate per la prima volta in un centro di salute mentale. L'incidenza è rappresentata da pazienti al di sotto dei 25 anni, a parità di sesso;

    la Società italiana di psichiatria (Sip), durante l'ultima Giornata della salute mentale (10 ottobre 2018) ha evidenziato che già da tempo i giovani – in tutto il mondo, anche se in maniera e con percentuali diverse – sono diventati «bersaglio» della depressione, con un incremento dei casi del 20 per cento in dieci anni. La Sip evidenzia infatti che sono circa 200 mila i giovani tra i 12 e i 25 anni che soffrono di disagi vari e che di questi, circa il 10 per cento (dati Istat) si dichiara insoddisfatto della propria vita, delle relazioni sia con gli amici che con la propria famiglia e anche della salute. Dati che dimostrano «come un numero estremamente significativo di giovani vive in una situazione di difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10 per cento, di forme depressive o ansiose in questa fascia d'età»;

    sempre secondo i dati contenuti nel Rapporto sulla salute mentale, le prestazioni erogate nel 2016 dai servizi territoriali ammontano a 11.860.073 con una media di 15,4 prestazioni per utente, di cui quasi 4 su 5 effettuate in sede, l'8,2 per cento a domicilio e il resto in una sede esterna;

    dai medesimi dati emerge che nel 2016 ci sono stati 575.416 accessi al pronto soccorso per patologie psichiatriche, che corrispondono al 2,8 per cento del totale di accessi a livello nazionale in un anno. Considerando il dato non è possibile scorporare coloro che si sono presentati con una diagnosi pregressa da coloro che l'hanno ricevuta in sede di contestuale accesso al pronto soccorso. Su 576.000 casi in pronto soccorso per problemi psichiatrici, il 74,5 per cento del totale viene rinviata a casa, mentre solo il 13,2 per cento del totale degli accessi in pronto soccorso per problemi psichiatrici viene ricoverato in reparto; di questi, al 27 per cento viene diagnosticata la schizofrenia o altre psicosi funzionali, ovvero le diagnosi a più alta difficoltà di risoluzione nello spettro dei disturbi della psicopatologia;

    attualmente, il sistema di prevenzione e cura pubblica della disabilità mentale, in particolare il sistema dei dipartimenti di sanità mentale, distribuiti sul territorio nazionale, è sottoposto a enormi stress, svolgendo il ruolo di interfaccia primaria con persone affette da psicopatologia;

    i problemi principali riguardano la mancanza di risorse e personale adeguato, nonché la carenza o l'inadeguatezza delle strutture: se una parte delle persone che attualmente si rivolgono al settore privato dovesse scegliere le cure offerte dal sistema sanitario pubblico, questo non riuscirebbe ad accogliere la domanda di cura;

    la dotazione complessiva del personale dipendente all'interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, alla data del 31 dicembre 2015, risulta pari a 31.586 unità, di cui 18,6 per cento medici (psichiatri e con altra specializzazione), 6,7 per cento psicologi, 44 per cento infermieri, 9,4 per cento operatori tecnici addetti all'assistenza/operatori socio-sanitari, 6 per cento educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica, 4,3 per cento assistenti sociali;

    le strutture censite nel 2016 sono state: 1.460 servizi territoriali, 2.282 strutture residenziali e 898 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 90 per cento dei dipartimenti di salute mentale, mentre il numero dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura attivi è stato pari a 285, con complessivi 3.623 posti letto per ricoveri ordinari e 244 posti letto per ricoveri in day hospital; per quanto concerne invece le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica, ne sono state censite 22 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 1.148 e a 19 posti per day hospital. Complessivamente, nell'intero Paese, l'offerta per i posti letto in degenza ordinaria, era di 9,4 ogni 100.000 abitanti maggiorenni;

    gravissime risultano l'assenza e la continua diminuzione dei posti letto in regime di acuzie in reparti specializzati di neuropsichiatria infantile per la corretta presa in carico di episodi di break-down minorile che hanno un impatto devastante sulla salute mentale del minore oltre che sulla qualità della vita dell'intera famiglia di appartenenza, spesso sfornita di strumenti adeguati per affrontare tali drammatiche situazioni, correlate spesso ad episodi di violenza domestica;

    nonostante gli indiscussi meriti della succitata legge Basaglia, permangono alcune criticità nell'attuale sistema che devono essere superate; infatti, si è oggi di fronte ad una situazione a macchia di leopardo, con grandi differenze da regione a regione, a seconda delle risorse, delle strutture e del personale a disposizione;

    negli ultimi anni si stanno ulteriormente approfondendo le ricerche sui disturbi legati all'ansia e alla depressione, sui disturbi alimentari (a partire da bulimia e anoressia), sui disturbi pervasivi dello sviluppo, sui disturbi dello spettro autistico, sulle dipendenze da sostanze, da gioco d'azzardo patologico, e da nuove forme di dipendenza tra cui le dipendenze tecnologiche e altro;

    la prevenzione e la diagnosi precoce sono strumenti che possono, più di tutti, contrastare l'insorgere di malattie psichiche e contrastarne lo sviluppo e la degenerazione, in particolare nelle primissime fasi della vita, quando il soggetto inizia a formare la propria personalità, e durante l'adolescenza, che rappresenta un periodo di particolare fragilità e cambiamento;

    proprio in ragione di ciò, la funzione dell'assistenza psicologica è di grande utilità se inserita all'interno delle strutture scolastiche, ove, salvo rare eccezioni, vivono la propria quotidianità la totalità di giovani e giovanissimi del nostro Paese: ciò consentirebbe interventi mirati a prevenire e correggere disturbi psichici durante le fasi più delicate della crescita, sfruttando un'infrastruttura ben radicata e funzionante su tutto il territorio nazionale come il sistema scolastico italiano;

    risulta assente uno strumento omogeneo sul territorio nazionale che si occupi di intercettare e attivare correttamente i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) in sede emergenziale-ospedaliera e che possa trattare e fare un corretto invio dei casi che necessitano contestualmente di un intervento urgente anche in regime ambulatoriale, e che non possano soggiacere alla lista d'attesa, ovvero dei casi in cui non è possibile avvalersi dei posti letto nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc);

    in diverse situazioni l'utilizzo di personale sanitario non corrisponde con quello ad alta formazione specialistica iscritta alle sezioni corrette dei competenti ordini professionali in materia di salute mentale;

    la legge 29 luglio 1975, n. 405, istitutiva dei consultori familiari, ha anche lo scopo di assicurare, nell'ambito del servizio di assistenza alla famiglia, l'assistenza psicologica e sociale per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alle problematiche minorili; è una delle leggi del nostro Paese che più contraddistingue il livello di civiltà del nostro sistema sanitario e socio sanitario che, quasi incredibilmente, era riuscito ben oltre 40 anni fa ad istituire dei presidi territoriali di assistenza e sostegno alle famiglie; la rete dei consultori, così come concepita dal legislatore del 1975, appare dunque il luogo ideale per una corretta presa in carico di molte psicopatologie correlate al ciclo dell'età evolutiva, anche nell'ottica di una efficacie prevenzione;

    nel 2010 il Ministero della salute ha pubblicato il rapporto sull'organizzazione e attività dei consultori, fornendo, a distanza di 35 anni, una fotografia delle caratteristiche strutturali, organizzative e delle attività dei consultori familiari al livello nazionale e regionale. Il quadro emerso da tale rapporto, peraltro realizzato anche per verificare lo stato di attuazione del Progetto obiettivo materno infantile, rileva che nel 43 per cento delle regioni mancano atti formali relativi al coordinamento e/o l'integrazione tra i consultori familiari e altri servizi territoriali e ospedalieri e che la presenza di un budget vincolato per l'attività dei consultori è prevista nelle Asl di sole sei regioni; emerge, quindi, una sostanziale disomogeneità dei modelli operativi indicati dalle leggi regionali, accompagnata dall'assenza o dalla precarietà delle figure professionali necessarie a garantire il ruolo sistemico di sostegno alle famiglie, alle donne e ai soggetti vulnerabili che i consultori dovrebbero invece garantire;

    le carceri costituiscono un luogo in cui il problema della salute mentale si pone con particolare gravità poiché può portare anche all'insorgere di fenomeni di radicalizzazione violenta che si potrebbero poi ripercuotere all'interno della società, una volta scontata la pena; basti pensare alla violenza contro le donne, ove chi ha commesso questi reati spesso non è neppure consapevole della gravità di ciò che ha fatto ed imputa alla vittima la causa della propria, secondo i colpevoli, ingiusta, carcerazione;

    particolarmente importante è anche la funzione di ascolto, di studio del benessere organizzativo e di analisi della domanda all'interno delle organizzazioni complesse come i reparti del settore sanitario e delle forze dell'ordine, anche al fine di mettere in atto un'azione di prevenzione e di sostegno al pericolo di burn-out, problematica ormai cronicizzata all'interno delle strutture organizzative ad alta complessità, nonché al fine di formare il personale medesimo nel trattamento di primo intervento di vittime di eventi traumatici;

    lo studio di queste problematiche e la ricerca di soluzioni condivise ed efficaci non può che passare per l'incontro tra i diversi attori, istituzionali e non, impegnati quotidianamente su questi temi;

    i bisogni sanitari e i bisogni sociali delle persone con problemi psichici sono operativamente interrelati e per tale motivo assumono un ruolo decisivo le determinanti sociali, culturali, economiche e istituzionali per la produzione di prognosi positive in persone con problemi psichici e correlate disabilità sociali;

    è necessaria, prioritaria e strategica la presa in carico congiunta tra i servizi sanitari specifici delle aziende sanitarie, i servizi sociali degli enti locali, i soggetti del terzo settore, le persone destinatarie di tali servizi, le rispettive famiglie, i civilmente obbligati; una tale opzione strategica si fonda sull'incremento della sostenibilità, responsabilità, contrattualità del sistema pubblico e soprattutto dell'utente vulnerabile il quale deve poter partecipare direttamente e attivamente alla costruzione delle risposte corrispondenti ai suoi bisogni prioritari, in modo da rendere possibile allo stesso di scegliere e costruire le modulazioni pertinenti degli interventi in base alle risorse esistenti; in quest'ambito, il terzo settore svolge una funzione di particolare rilevanza e la valorizzazione di elementi di contatto tra questo e il settore pubblico e potrebbe portare ulteriore giovamento al sistema nel suo complesso;

    per trasformare i costi dei L.e.a. sociosanitari in investimenti produttivi di salute, per limitare e superare l'istituzionalizzazione o l'isolamento, non più sostenibile, delle persone con problemi psichici, alcune regioni hanno sperimentato la metodologia dei budget di salute che, nelle sue applicazioni, si è dimostrata efficace ed efficiente nel superamento dell'assistenzialismo mercantile, escludente e spersonalizzato. Ha permesso un controllo di gestione programmatico, economico e attuativo da parte delle aziende sanitarie e degli enti locali, nonché generativo ed implementativo di sostenibilità, risparmio finanziario sul versante della spesa sociosanitaria e di investimento produttivo sul versante del benessere complessivo;

    sotto il profilo metodologico, il budget di salute (le risorse umane, professionali, economiche) è parte fondante e integrante del piano terapeutico riabilitativo individualizzato, promosso, gestito e monitorato in maniera integrata e concordata tra la singola persona, gli operatori pubblici, gli enti del terzo settore idonei, gli eventuali tutori e/o i civilmente obbligati, le famiglie, attraverso l'intreccio tra l'iniziativa pubblica e le risorse comunitarie, con un approccio distico per la presa in carico della singola persona nella sua interezza;

    sono trascorsi circa 18 anni da quando la Consulta nazionale per la salute mentale, creata presso il Ministero della salute, ha terminato i propri lavori e dato grande impulso a una discussione molto fertile sul tema della sofferenza psichica, promuovendo una serie di rinnovamenti e aggiornamenti importanti;

    oggi si rende necessario e improrogabile ricreare nuovamente tale organo, con la partecipazione di dirigenti esperti del Ministero della salute e del Ministero della giustizia, di esponenti delle società scientifiche più rappresentative a livello nazionale degli operatori del settore, dell'università e della ricerca, di associazioni di pazienti e di familiari, di referenti delle regioni e degli ordini professionali;

    è fondamentale per il prossimo futuro definire dei livelli minimi di assistenza e delle procedure standard condivise su tutto il territorio nazionale, nonché approntare dei sistemi condivisi per affrontare i nuovi disturbi mentali, che ormai sono già ampiamente diffusi su tutto il territorio e che necessitano di interventi incisivi e non più differibili;

    per quanto gli investimenti nel benessere mentale abbiano un costo di cui si dovrà far carico il bilancio pubblico, gli stessi comporterebbero, come evidenziato da un numero crescente di studi economici, oltre che da una risoluzione in sede europea, nel medio e nel lungo periodo, risparmi ingenti, grazie a conseguenti riduzioni delle spese sanitarie e assistenziali, oltre che al miglioramento della qualità della vita delle persone con sofferenza psichica;

    recenti studi di economia sanitaria della London School of Economics, sulla base delle analisi dei costi-benefici degli interventi psicologici, hanno dimostrato come una programmazione basata su investimenti per la prevenzione e la cura dei più diffusi disturbi psicologici riduca drasticamente la spesa sanitaria e incida significativamente sul Pil nazionale;

    il Rapporto sulla salute mentale, già citato, con riferimento al 2016, quantifica il costo medio annuo per residente dell'assistenza psichiatrica in 75,5 euro, per un costo complessivo di 3,6 miliardi di euro, di cui 1,7 per l'assistenza ambulatoriale e domiciliare, 472 milioni per l'assistenza semiresidenziale e 1,4 miliardi per l'assistenza residenziale; tuttavia, mancano dati e proiezioni sull'impatto che un maggiore e più efficiente investimento sulla salute mentale possa apportare anche in termini di spesa pubblica sanitaria e assistenziale nel nostro Paese;

    un rapporto dell'Ocse relativo all'anno 2015, quantifica il costo dei problemi di salute mentale nel nostro Paese nel 3,3 per cento del prodotto interno lordo: una percentuale inferiore rispetto alle media europea che si assesta al 4,1 per cento, ma comunque ben al di sopra di altri Paesi come ad esempio la Repubblica Ceca ove l'impatto economico si ferma al 2,5 per cento del Pil,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rimuovere qualsiasi forma di discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione nei confronti delle persone con disagio e disturbo mentali, promuovendo l'avvio di una campagna nazionale di comunicazione coordinata dal Ministero della salute;

   ad aggiornare, al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, includendo uno specifico riferimento ai percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale, secondo i princìpi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato volto alla condivisione delle scelte di cura;

   ad assumere iniziative per adottare un nuovo piano nazionale per la salute mentale, includendovi interventi, azioni e strategie finalizzati alla promozione della salute mentale, alla prevenzione e alla diagnosi precoce del disagio e dei disturbi, oltre che al contrasto della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

   a promuovere la seconda conferenza nazionale per la salute mentale, per un confronto vero sulle condizioni del sistema di cura per la salute mentale, dal quale uscire con un rinnovato impegno per dare piena e concreta attuazione ai princìpi della legge n. 180 del 1978, a partire dal diritto alla tutela della salute mentale e dai diritti di cittadinanza, così come indicato dall'articolo 32 della Costituzione;

   ad adottare le iniziative di competenza per verificare il rispetto della normativa in materia di trattamento sanitario obbligatorio in modo tale che vi sia uniformità di trattamento e di applicazione di questo istituto nei riguardi delle persone con disturbo mentale;

   ad adottare iniziative per assicurare, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nell'ambito della programmazione e dell'organizzazione dei servizi sanitari e sociali, la risposta ai bisogni di cura, di salute e di integrazione sociale attraverso un approccio multisettoriale e intersettoriale, al fine di favorire l'inclusione nelle attività del territorio, promuovendo l'uso del budget di salute come strumento di integrazione sociosanitaria, a sostegno dei progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati nei confronti di coloro che si trovino in condizioni di disabilità fisica o psichica tale da rendere necessari gli interventi sociosanitari integrati previsti all'articolo 3-septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, inserito dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229;

   a considerare, come dichiarato dallo stesso Ministro della salute in data 13 ottobre 2018, la salute mentale quale obiettivo prioritario nell'ambito del piano nazionale prevenzione definendone, inoltre, adeguate risorse, in sede di riparto della disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale, visti anche i livelli essenziali di assistenza, da destinare alla tutela della salute mentale;

   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare e riqualificare, sul territorio nazionale, l'attività dei consultori familiari, potenziandone gli interventi sociali a favore delle famiglie, promuovendone il ruolo nell'integrazione socio-sanitaria e ampliandone le funzioni, includendovi anche l'assistenza psicologica e sociale alle famiglie, con particolare riferimento al sostegno delle responsabilità genitoriali, alla presenza di disabilità o di patologie gravi, alla protezione dei minori e del loro corretto sviluppo psico-fisico, alla promozione di iniziative di prevenzione e di tutela in caso di violenze, maltrattamenti e abusi sessuali, alla mediazione familiare in caso di conflittualità nel nucleo familiare e alla prevenzione e il trattamento delle patologie e delle situazioni di disagio mentale;

   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per implementare i servizi territoriali in un'ottica di prevenzione del disagio, mediante l'attivazione di percorsi di sensibilizzazione e informazione con l'intervento di figure professionali adeguate, come ad esempio gli psicologi della salute, potenziando azioni di ascolto e aiuto alle persone con disagio o disturbo mentale e alle loro famiglie, attraverso l'istituzione di percorsi o reti di ascolto, anche domiciliare;

   a mettere in campo iniziative concrete volte a far fronte alle drammatiche differenze nell'accesso alle cure e ai servizi forniti dai dipartimenti di salute mentale nelle varie regioni, a tal fine prevedendo l'inclusione di un set di indicatori specifici nei principali strumenti di valutazione del servizio sanitario nazionale, attraverso i quali monitorare l'impegno delle regioni nel superamento delle eventuali disuguaglianze evidenziate;

   ad attivare presso il Ministero della salute una funzione di coordinamento per la tutela della salute mentale nelle condizioni di privazione della libertà personale e per la prevenzione e gestione delle misure di sicurezza detentive derivanti da infermità psichiche, al fine di assicurare gli interventi di monitoraggio, indirizzo e supporto per il raggiungimento degli obiettivi fissati della legge 30 maggio 2014, n. 81, in raccordo con il Comitato paritetico interistituzionale di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008.
(7-00206) «Troiano, Di Lauro, D'Arrando, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Leda Volpi, Del Monaco, Iovino, Boldi, Foscolo, Panizzut, Locatelli, Tiramani, Lazzarini, De Martini, Ziello, Giordano, Giovanni Russo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   oltre il 90 per cento dei commerci tra Europa e Cina si svolge via mare, e in particolare nel Mar Mediterraneo che ha riacquisito centralità nei traffici commerciali mondiali. Nell'ambito dell'iniziativa «One Belt One Road», nota come «Via della Seta» (2014), la Cina sta creando una gigantesca infrastruttura per far giungere le proprie merci in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. La Cina ha acquisito il controllo di alcuni porti del Nord Africa e del Pireo (Grecia), oltre a partecipazioni rilevanti in alcuni porti italiani, Vado Ligure e Gioia Tauro;

   i principali porti dell'Italia settentrionale, Genova, Venezia, ma soprattutto Trieste, sono diventati centrali, non essendo il Pireo in grado di assorbire tutto il traffico tra Cina e Sud Europa;

   le strategie di sviluppo del porto di Trieste guardano con necessario interesse ai mercati e alle rotte che collegano l'Europa alla Cina. Tuttavia, negli ultimi mesi pressoché tutte le forze politiche italiane, nonché il Governo degli Stati Uniti, hanno espresso il proprio pensiero sulle opportunità di investimento di capitali cinesi nel porto di Trieste, manifestando diverse perplessità in particolare sull'assenza di dettagli dell'operazione;

   si ha notizia di una bozza di intesa che dovrebbe essere firmata durante la visita di Xi Jinping segretario generale del partito comunista cinese e presidente della repubblica popolare il 20-21 marzo in Italia, assieme ad almeno 70 capitani di industria cinesi. La gran parte degli attori coinvolti, presidenti di regioni, autorità portuali e parte dei componenti del Governo più direttamente interessati, non conosce i contenuti di tale documento;

   nella loro visita del 1° febbraio 2019, il viceministro dello sviluppo economico e il sottosegretario per lo sviluppo economico hanno diffuso dichiarazioni non del tutto condivisibili. Hanno preannunciato la firma di una intesa il 20-21 marzo 2019 sotto forma di aut aut «...o si è dentro o si è fuori(...) Con la Cina non si tratta una questione alla volta, ma tutte insieme...», e dichiarato che la «negoziazione UE (con la Cina) è perdente..»;

   è esplicita la posizione di Confindustria Pordenone, «concorrenza cinese è spesso sleale e Confindustria si oppone a un ingresso cinese nel commercio senza barriere. La Cina aggredisce Paesi con problemi di debito pubblico. Serve UE per negoziare o rischiamo grosso...»;

   nel frattempo le autorità portuali italiane si muovono in ordine sparso:

   nel mese di giugno 2018, il porto di Ravenna diventa la sede europea della Cmit Europe, società della compagnia statale China Merchants Group. A breve uscirà il bando progetto hub portuale Ravenna, investimento da oltre 260 milioni di euro;

   l'11 febbraio 2019, il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale e il presidente dell'Autorità portuale del Pireo, Fu Chengqiu, hanno sottoscritto un memorandum of understanding volto a rafforzare le relazioni tra i due enti e potenziare flussi di traffico tra il porto greco e il sistema portuale di Venezia e Chioggia. La China Merchants Group è già lì;

   il 21 settembre 2018, il Ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, l'assessore alle attività produttive della regione Friuli Venezia Giulia e il presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico orientale si sono incontrati. Ciò è legittimo, se non fosse per il luogo in cui è avvenuto l'incontro: la città di Chengdu, nella provincia industriale del Sichuan, dove era in corso la fiera Western China International per promuovere proprio la «Belt and Road Initiative»;

   pochi giorni prima il Ministro dell'economia e delle finanze era in Cina e la stampa nazionale ha evidenziato come tra i suoi obiettivi vi fosse anche quello di piazzare una quota delle emissioni dei titoli necessari a finanziare il debito pubblico italiano;

   a Trieste si esclude possa accadere quanto accaduto ad Atene dove il Pireo è stato ceduto all'ingrosso alla Cina con risultati che eufemisticamente possono definirsi insoddisfacenti;

   la Cina sta acquisendo un progressivo controllo geoeconomico sugli scambi mondiali mediante prestiti o creando infrastrutture per Governi o enti locali;

   tali tematiche acquisiscono ancora maggiore importanza alla vigilia del secondo Forum sulla Via della seta, in programma a fine aprile a Pechino –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alle ipotesi di investimento di fondi di Pechino nel porto di Trieste e più in generale, nei porti italiani;

   se il Governo non intenda evitare di sottoscrivere documenti impegnativi senza aver ottenuto specifici indirizzi operativi dal Parlamento;

   se il Governo intenda, in occasione del secondo forum sulla via della Seta del 25-27 aprile 2019 a Pechino, sottoscrivere un memorandum impegnativo e di quale tenore siano gli impegni che il Governo stesso intenderebbe eventualmente assumere in questa sede;

   se non intenda adoperarsi affinché tali iniziative si muovano nel quadro di una strategia nazionale concordata e coordinata tra tutte le autorità coinvolte, in primis le regioni e le autorità portuali interessate, tenuto conto del ruolo che l'Italia riveste dell'Unione europea e nello scacchiere strategico internazionale.
(2-00299) «Pettarin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 27 febbraio 2019 è stato emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri avente ad oggetto l'assegnazione di risorse finanziarie di cui all'articolo 1, comma 1028, della legge 30 dicembre 2018, n. 148;

   nel dettaglio, il decreto assegna le risorse finalizzate alla realizzazione di investimenti strutturali ed infrastrutturali finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico nonché all'aumento del livello di resilienza delle strutture e delle infrastrutture colpite da gravi eventi calamitosi, compresi quelli avvenuti in diversi comuni del Veneto;

   i beneficiari delle risorse sono i territori colpiti da rilevanti eventi atmosferici accaduti nei periodi dal 25 al 28 giugno 2017, dal 4 al 10 agosto 2017 e dal 27 ottobre al 5 novembre 2018, per i quali è stato decretato lo stato di emergenza il 22 dicembre 2017 e l'8 novembre 2018;

   il decreto non comprende i comuni di Verona, Negrar, S. Pietro in Cariano, Colognola ai Colli, S. Martino Buon Albergo, Zevio, Belfiore, Soave, Monteforte D'Alpone, Cazzano di Tramigna e Illasi colpiti da eccezionali avversità atmosferiche nei giorni 1° e 2 settembre 2018 per i quali, in considerazione dei gravi danni arrecati, la regione Veneto aveva dichiarato lo stato di crisi e chiesto lo stato di emergenza che, allo stato, non risulta essere stato concesso;

   in sede di legge di bilancio 2019, sono stati presentati al Senato due emendamenti al disegno di legge n. 981 contrassegnati con i numeri 1.3342 e 1.3096 finalizzati a destinare 10 milioni di euro per la copertura dei danni arrecati nel biennio 2019/2020;

   gli emendamenti in questione sono stati respinti dalla Commissione di merito e, pertanto, non inseriti nel «maxi emendamento» con il quale il Governo ha posto la questione di fiducia sul provvedimento;

   è fondata la preoccupazione dei tanti residenti, famiglie e imprese, nei territori colpiti e dei relativi enti locali di fronte all'incertezza se i danni subiti rientreranno o meno in provvedimenti che ne consentiranno la compensazione economica;

   si ritiene, pertanto, urgente e necessario un appropriato esame del contesto, al fine di non discriminare il territorio veronese interessato dagli eventi rispetto ad analoghi accadimenti avvenuti altrove e compensati con le risorse assegnate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione –:

   se per le calamità avvenute nel territorio veronese il 1° e 2 settembre 2018 siano in corso procedure finalizzate alla deliberazione dello stato di emergenza prodromico alla destinazione delle risorse finanziarie a ristoro dei danni subiti da famiglie e imprese;

   in caso positivo, quali siano le ragioni per le quali ancora ad oggi non risulta essere stato deliberato lo stato di emergenza;

   nel caso non fossero in essere le previste procedure, quali siano le ragioni per le quali si ritenga che le calamità in parola non abbiano caratteristiche tali da poter essere oggetto della deliberazione dello stato di emergenza.
(5-01649)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NEVI, BALDELLI, SPENA, MARTINO, POLIDORI, POLVERINI, BARELLI, BATTILOCCHIO e MARROCCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre due anni e mezzo dagli eventi sismici che hanno colpito le regioni dell'Italia centrale Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, i cantieri avviati sono ancora troppo pochi. Risorse insufficienti, difficoltà, strozzature burocratiche, norme lacunose e poco chiare, stanno caratterizzando questa lunga fase post-terremoto;

   per quanto riguarda la ricostruzione privata, nella regione Lazio, per fare un esempio, su 2.379 pratiche aperte per danni lievi ne sono state istruite appena 510, poco più del 20 per cento. Peggio ancora va per i danni pesanti: appena 124 le richieste di contributo a fronte delle 6.245 attese;

   a livello delle quattro regioni, le domande di contributo caricate sulla piattaforma Mude sono solo il 13,7 per cento delle domande potenziali. Peraltro, come dichiarato dallo stesso commissario straordinario, «una delle criticità più evidenti è l'inadeguatezza della piattaforma Mude, che contribuisce a causare ritardi e disservizi»;

   la vera ricostruzione è ancora di là da venire e ancora oggi i centri storici e gli immobili del cratere delle quattro regioni sono in molti luoghi ancora un cumulo di macerie;

   anche i tempi per la rimozione delle macerie sono troppo lunghi. A dicembre 2018 è scaduto il contratto di servizio con Valle Umbra Servizi (Vus). Dopo avere già rimosso altre 100 mila tonnellate di detriti, i sindaci dei comuni più colpiti del cratere attendono il «via libera» alla proroga, ovvero alla possibilità di continuare a rimuovere le macerie, nonostante siano scaduti i termini per farlo. Si tratta di circa 50 mila tonnellate di macerie pubbliche ancora lì. A distanza di tre mesi, il nuovo commissario straordinario per la ricostruzione, Piero Farabollini, non ha ancora firmato il provvedimento;

   come ha spiegato il presidente dell'Anci Marche, Maurizio Mangialardi: «anche nel recente incontro con il commissario Farabollini abbiamo ribadito che la ricostruzione è partita solo in percentuali non significative per la complessità delle procedure che complica qualsiasi azione, chiedendo di risolvere il problema delle perimetrazioni e delle macerie che affliggono tutti i sindaci del cratere»;

   il problema della rimozione delle macerie riguarda principalmente quello delle macerie di «tipo A», ossia quelle classificate dalla Soprintendenza, perché relative a beni vincolati: c'è in piedi un accordo con il Ministero dei beni e delle attività culturali per cercare di velocizzare e niente di più;

   per accelerare la ricostruzione e dare una risposta al sempre più diffuso sentimento di abbandono della popolazione colpita, sono necessarie misure straordinarie per la ripresa economica e la ricostruzione del tessuto sociale e produttivo delle aree colpite dal sisma, e procedure semplificate e derogatorie per una rapida ricostruzione materiale e immateriale dei territori –:

   quali iniziative si intendano avviare per consentire una reale accelerazione della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2016;

   se non si ritenga indispensabile e in quali tempi adottare le iniziative di competenza per procedere alla rimozione delle macerie, anche attivandosi al fine di consentire la proroga di cui in premessa, indispensabile per uscire finalmente dall'emergenza e avviare veramente la ricostruzione.
(4-02454)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con decisione C(2017) n. 8948 del 19 dicembre 2017, la Commissione europea ha approvato le modifiche relative al programma operativo Por Marche Fesr 2014-2020, istituendo l'asse prioritario 8 («Prevenzione sismica e idrogeologica, miglioramento dell'efficienza energetica e sostegno alla ripresa socio-economica delle aree colpite dal sisma»);

   con suddetta decisione, la Commissione ha inteso destinare fondi aggiuntivi a titolo di Fesr, attesa la «necessità di ridurre il rischio idrogeologico e sismico, accrescere l'efficienza energetica e sostenere la ripresa socio-economica dei territori colpiti dai terremoti del 2016 e del 2017»;

   con delibera di giunta della regione Marche n. 1597 del 28 dicembre 2017, è stata recepita la decisione C(2017) n. 8948 e sono state adottate tutte le modifiche al Por Fesr Marche, riportate nell'Allegato A) alla delibera, nel quale si legge che la modifica degli interventi si è resa necessaria «per contrastare gli effetti del sisma che ha colpito le Marche»;

   con delibera di giunta della regione Marche n. 475 del 16 aprile 2018 la regione stessa, in merito alla decisione della Commissione riguardante i fondi Fesr aggiuntivi, ha inteso «adottare le schede di attuazione del POR FESR Marche 14-20 Asse 8 e di inserire tali schede nel “terzo volume delle Modalità Attuative del Programma Operativo (MAPO)”», affermando che «gli interventi dell'Asse 8 saranno attuati prioritariamente nell'area del cratere» («cratere sismico» individuato dagli Allegati 1 e 2 del decreto-legge n. 189 del 2016);

   come risulta dalle delibere di giunta regionale, la regione stessa ha provveduto a destinare cospicui stanziamenti provenienti dall'asse 8 del Fesr a titolo di copertura di interventi riferiti a territori non ricompresi nell'area del cratere, come è avvenuto, ad esempio, con la delibera di giunta regionale n. 20 del 14 gennaio 2019, con la quale la regione ha destinato euro 3.591.536,56 in favore del programma turistico «#destinazionemarche», consistente – a titolo esemplificativo – nella partecipazione della regione a numerose fiere turistiche internazionali, nonché al finanziamento di eventi artistici e culturali in territori estranei al cratere sismico;

   la regione non ha provveduto a fornire né una motivazione specifica relativamente alle ricadute positive dei suddetti interventi per i comuni colpiti da sisma, né ha mai provveduto a effettuare con gli stessi una consultazione, al fine di stabilire quali fossero le priorità d'azione e di utilizzo dei fondi europei pervenuti a titolo di aiuti per la ripresa post-sisma;

   la regione non ha provveduto a fornire alcuna specificazione in merito alla portata dell'espressione «prioritariamente nell'area del cratere» riferita all'utilizzo dei fondi stanziati;

   l'ordinamento italiano ed europeo si ispira dichiaratamente ai principi di efficienza, economicità, buon andamento e imparzialità delle pubbliche amministrazioni –:

   se sussista un vincolo territoriale di destinazione dei fondi Fesr Marche aggiuntivi, concessi con decisione C(2017) n. 8948 del 19 dicembre 2017, ai comuni rientranti nel cratere sismico, come individuato dal decreto-legge n. 189 del 2016, e, di conseguenza, se sia possibile effettuare interventi economici, finanziati con le risorse di cui all'asse 8, aventi diretta ricaduta in territori estranei al cratere sismico, anche in considerazione della mancata formale e certificata ricognizione delle esigenze dei singoli comuni rientranti nei già citati Allegati 1 e 2 del decreto-legge n. 189 del 2016 nella definizione delle priorità di intervento.
(4-02460)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   come noto, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione, Fao, ha da sempre il suo quartier generale a Roma;

   essa svolge un ruolo prezioso nel contribuire alla elaborazione di politiche e indirizzi volti alla eliminazione della fame, dell'insicurezza alimentare, della malnutrizione e della povertà, oltre che per sostenere e promuovere la gestione e l'utilizzazione sostenibile delle risorse naturali e genetiche a beneficio delle generazioni future;

   le pubblicazioni dei dossier realizzati dall'organizzazione riguardano quindi tematiche di estremo interesse che dovrebbero trovare la più ampia diffusione e divulgazione, sia al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica, anche italiana, sia per la conoscenza tra gli addetti ai lavori, quali potrebbero essere le istituzioni e gli operatori del settore primario;

   la sede di un ente delle Nazioni Unite presso uno Stato membro assume un valore particolare per quel Paese che spesso rappresenta un partner privilegiato, sia da un punto di vista logistico, sia per il sentimento di vicinanza che si sviluppa tra la popolazione locale in favore dell'organizzazione, in quanto tale, e dell'ente nello specifico;

   le lingue ufficiali di lavoro delle Nazioni Unite sono sei, ovvero inglese, francese, spagnolo, russo, cinese e arabo;

   le attuali lingue adottate sono state approvate dal Consiglio e dalla Conferenza in differenti occasioni;

   la lingua russa è stata introdotta con decisione del Consiglio della Fao solo nel novembre del 2007 durante la sua 130esima sessione;

   la lingua araba fu introdotta quale lingua ufficiale nel novembre del 1971 con risoluzione della Conferenza 16/71 come lingua di lavoro «per scopi limitati» e, solo successivamente, adottata come lingua ufficiale;

   sarebbe opportuno a questo punto, a parere dell'interrogante, che pubblicazioni e studi fossero disponibili anche nella lingua che ospita il quartier generale dell'ente –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché la lingua italiana sia introdotta quale lingua ufficiale della organizzazione internazionale ospitata nel nostro Paese affinché le pubblicazioni, gli studi, le ricerche, i dossier vari, nonché il sito dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione con sede a Roma possano essere redatti anche in lingua italiana.
(5-01647)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   PEZZOPANE, BRAGA e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le criticità ambientali che riguardano l'area della val Pescara, a partire dall'inquinamento del sito industriale in territorio di Bussi sul Tirino, con le conseguenti ricadute sul fiume Pescara, necessitano di adeguati interventi di bonifica e messa in sicurezza con un corrispondente cronoprogramma in grado di porre fine all'attuale situazione di stallo che determina preoccupazione nelle comunità;

   suddette comunità in questi anni hanno purtroppo pagato un prezzo elevatissimo per i danni legati all'inquinamento dei richiamati siti e attendono risposte da parte delle istituzioni preposte;

   sono trascorsi oltre due lustri dall'anno di individuazione della discarica Tre Monti e successivamente delle aree inquinate denominate 2a e 2b, oltre a quelle relative al comune di Bolognano;

   si tratta di siti che hanno visto anche indagini della magistratura e che purtroppo hanno evidenziato una gravissima violenza perpetrata ai danni del territorio in questione;

   oggi risulta esservi la disponibilità da parte di Edison come più volte pubblicamente dichiarato a farsi carico e parte attiva negli interventi di risanamento della cosiddetta discarica Tre Monti attraverso il metodo del desorbimento termico, già illustrato nel corso dei lavori della conferenza di servizi in via di conclusione;

   vi sono quindi il progetto e la disponibilità di corrispondenti risorse ed è stata individuata tramite gara già espletata, l'associazione temporanea di imprese che dovrà eseguire i lavori per le aree denominate 2a e 2b;

   non appena conclusa la valutazione degli elaborati progettuali da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici che ha già svolto la sua prima seduta nel mese di gennaio 2019, mancherebbe soltanto il via libera autorizzativo da parte del Ministero dell'ambiente –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per velocizzare gli interventi di bonifica dei richiamati siti e quale azione concertata tra le diverse amministrazioni intenda promuovere per superare l'attuale fase di stallo e pervenire rapidamente a un cronoprogramma concordato per gli interventi necessari in grado di dare risposte alle comunità locali, assicurando la salubrità dei luoghi e il rilancio in termini di sviluppo.
(3-00603)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un incendio è divampato nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2019 in un'azienda che tratta rifiuti, la Be.Ma., a Villa Literno, nel Casertano, nella cosiddetta Terra dei fuochi. Le fiamme hanno interessato cumuli di materiale cartaceo, cartoni pressati, che erano posti all'esterno dei capannoni, sul piazzale. Sul posto sono intervenute diverse squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Caserta, che sono riuscite a tenere sotto controllo il rogo;

   in passato, l'azienda era stata oggetto di ispezioni e controlli ambientali da parte delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco. Già in passato era stata posta sotto sequestro, perché vi erano stati trovati più rifiuti rispetto a quanto prescritto. Era, infatti, stata accertata la presenza di circa 15 mila tonnellate di rifiuti a fronte delle duemila prescritte;

   il Presidente del Consiglio parlando ai giornalisti in conferenza stampa a Caserta, al termine della firma in prefettura del protocollo d'intesa sulla Terra dei fuochi sostenne: «da oggi non è più la terra dei fuochi, ma la terra dei cuori», il protocollo d'intesa sottoscritto, il 19 novembre 2018 nella sede della prefettura di Caserta definisce un piano d'azione mirato contro discariche abusive, roghi e traffici illeciti a tutela della salute dei cittadini;

   il documento è stato firmato dal Presidente del Consiglio, dai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'interno, dello sviluppo economico, della giustizia, della difesa, per il Sud, dal Ministro della salute, dal presidente della regione Campania;

   l'obiettivo del protocollo è tutelare la popolazione che vive in questo territorio che conta circa 90 comuni e 3 milioni di abitanti che hanno diritto alla tutela della salute e a un ambiente salubre, attraverso anche la lotta agli incendi nei siti di stoccaggio dei rifiuti;

   il Vicepremier e Ministro dello sviluppo economico ha dichiarato: «Adesso è il momento della sorveglianza, dell'aiuto dei medici di base grazie al metodo Epica che arricchirà i dati sulla sanità per il monitoraggio degli indici tumorali, l'ispettorato al lavoro, controllare, se serve, le aziende abusive ed illegali che hanno creato scarti di produzione che negli anni hanno bruciato o interrato»;

   la Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha avviato il processo contro il Governo italiano per la situazione nella cosiddetta «Terra dei fuochi». L'accusa da cui l'Italia si dovrà difendere è di non aver adottato misure sufficienti per proteggere la salute dei cittadini delle zone comprese tra le province di Napoli e Caserta (Terra dei fuochi) inquinate da discariche abusive e incendi di rifiuti –:

   a partire defila data della firma del protocollo, quanto personale appartenente alle forze dell'ordine e ai corpi militari sia regolarmente impegnato per prevenire, contrastare e reprimere questo gravissimo fenomeno, fatto di discariche abusive e incendi di rifiuti, che in questi anni hanno avvelenato la Terra dei fuochi con grave danno ambientale e per la salute dei cittadini;

   di quali dati statistici disponga il Governo, a partire dalla firma del protocollo, in relazione alle indagini condotte per individuare i responsabili dei reati ambientali;

   quale sia il numero dei roghi sviluppatisi nei siti di stoccaggio dei rifiuti e nelle discariche abusive avvenuti a partire dalla firma del protocollo;

   se siano stati avviati il censimento, la catalogazione e il monitoraggio delle aree sensibili e se il Governo intenda fornire dati al riguardo;

   se sia stato avviato il monitoraggio degli indici tumorali che hanno colpito gli abitanti della «Terra dei fuochi».
(5-01650)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di domenica 10 marzo 2019 un grande incendio di materiale plastico è divampato all'interno del deposito Biondi, azienda privata che si occupa di raccolta, trattamento e recupero di rifiuti, sita nell'area industriale di Ponte San Giovanni, a Balanzano, alle porta di Perugia;

   sul posto per tutto il pomeriggio hanno lavorato 24 uomini del 115 con due autobotti pompa e tre serbatoi; con loro anche il funzionario di guardia, l'Arpa per il monitoraggio dell'aria e le forze dell'ordine. Intorno alle 22,30, l'incendio era sotto controllo e alle 5 della mattina è stato spento;

   il comune di Perugia ha predisposto la chiusura, a titolo precauzionale, delle scuole nel raggio di tre chilometri dall'incendio per la giornata di oggi. Sono stati coinvolti gli istituti di Casaglia, Montebello, Ponte Valleceppi, Pretola, Collestrada, oltre ovviamente a Ponte San Giovanni e Balanzano, dove si trova il deposito andato a fuoco. Il provvedimento interessa anche le scuole private presenti nell'area di Ponte San Giovanni;

   per tutto il pomeriggio, e fino a sera tarda, a Perugia un'alta colonna di fumo ha sovrastato la zona dei ponti, lambendo il centro storico. Il vento spirava da Balanzano in direzione dell'abitato di Ponte San Giovanni, ma non sono esenti dal rischio di ricadute di materiale tossico i terreni più distanti. Per questo motivo, la protezione civile ha da subito diramato un'allerta, invitando i residenti a tenere chiuse porte e finestre e a non uscire di casa. È stata sospesa l'attività del macello comunale;

   dalle prime analisi dei marcatori ambientali si capirà l'estensione e la gravità delle conseguenze sulla salute pubblica. Il rischio è che siano state sprigionate diossine cancerogene. Intanto, sono al lavoro anche gli inquirenti, per capire la natura del gesto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare in relazione al grave caso esposto.
(4-02455)


   MAGGIONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, più comunemente conosciuta come Cites, è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante ed animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio, ovvero esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti, di piante, nonché di parti e derivati;

   la Convenzione si basa su un sistema di permessi e certificati che possono essere rilasciati se sono soddisfatte determinate condizioni e che devono essere presentati agli uffici doganali abilitati ai controlli dei Paesi interessati allo scambio;

   la Convenzione è entrata in vigore nel 1975 e vi aderiscono attualmente 183 membri (Parties), compresa l'Unione europea che è diventata Parte dall'8 luglio 2015;

   ogni Stato designa una o più autorità di gestione (Management Authority) incaricate dell'emissione di permessi e certificati Cites, soggetti al parere di una o più autorità scientifiche designate a questo scopo, e in Italia l'autorità di gestione responsabile è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, mentre le autorità amministrative che, unicamente, possono rilasciare permessi e certificati Cites sono il Ministero dello sviluppo economico, direzione generale per la politica commerciale internazionale divisione II-Cites per permessi di importazione ed esportazione, e l'Arma dei carabinieri, Servizio Cites per notifiche di importazione, certificati di riesportazione, certificati comunitari, per mostre itineranti, di proprietà personale e per collezioni di campioni;

   per le imprese che intendono importare e/o esportare esemplari di flora, fauna o loro parti e derivati, da e verso Paesi extra Unione europea è necessario procedere alla richiesta del relativo permesso al Ministero dello sviluppo economico il quale, una volta completata l'istruttoria per la verifica dei requisiti fissati dalla normativa, la sottoporrà al parere della Commissione scientifica Cites;

   con proprio decreto il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nelle more della rivisitazione del decreto del Ministro dell'ambiente in data 27 aprile 1993, al fine di assicurare l'espletamento delle attività della commissione scientifica Cites per l'applicazione della convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, ha prorogato l'attività della commissione scientifica Cites – in scadenza il 30 giugno 2018 – fino al 31 dicembre 2018 e comunque non oltre la nomina della nuova commissione;

   ad oggi la nuova commissione scientifica Cites non è stata ancora nominata e tale situazione crea alcune difficoltà soprattutto alle imprese che operano nel settore del commercio di pellame che più di altre necessitano delle prescritte autorizzazione per esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per procedere il prima possibile alla nomina della nuova commissione scientifica Cites.
(4-02457)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ROSSI e CIAMPI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie a mezzo stampa che l'Arabia Saudita possa entrare a far parte del consiglio di amministrazione dei soci fondatori del Teatro alla Scala di Milano, secondo un accordo che prevede una donazione di 3 milioni di euro per cinque anni più altri 100 mila euro annui per finanziare l'accademia per musicisti; l'Arabia Saudita è un Paese che più volte ha dimostrato il suo totale disinteresse nella tutela dei diritti umani, non solo per la questione dell'omicidio del giornalista Khashoggi, le cui atrocità sono state avallate come nulla fosse, ma anche per le continue repressioni contro i dissidenti politici, le condanne a morte che continuano ad essere comminate e la presenza di rapiti attivisti ancora oggi in carcere;

   risulta difficile comprendere agli interroganti come una qualsiasi istituzione di un Paese come l'Arabia Saudita, che non dà alcuna garanzia sul rispetto di diritti fondamentali, possa essere parte, con un accordo economico e di cooperazione culturale, della governance di una grande istituzione culturale italiana come la Scala;

   inoltre, i dati mostrano come il Teatro la Scala riceva già numerosi finanziamenti pubblici, l'ultimo dato disponibile il 2017 attesta un contributo complessivo da parte dello Stato di 32,7 milioni di euro, con un incremento di 1 milione di euro rispetto al 2016, e un contributo del comune di Milano e della regione Lombardia rispettivamente di 5 e 2,9 milioni di euro –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato su tale questione, considerato il suo ruolo come da statuto, nella scelta di una parte dei componenti del consiglio di amministrazione.
(4-02452)


   SANTELLI e OCCHIUTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Cosenza ha ottenuto un consistente finanziamento dalla regione Calabria (fondi Cipe delibera n. 67 del 2015) destinato alla «Riqualificazione della confluenza dei fiumi Crati e Busento e Realizzazione del Museo di Alarico»;

   detto intervento avrebbe dovuto interessare la demolizione dell'edificio «ex Jolly» e la realizzazione del Museo di Alarico;

   il progetto preliminare è stato approvato con delibera di giunta municipale del 21 luglio 2015, previa acquisizione del necessario parere favorevole della Soprintendenza e della relativa autorizzazione paesaggistica della provincia di Cosenza e, a seguito della gara d'appalto, è stato successivamente aggiudicato;

   il 7 agosto 2018 è pervenuto il richiesto parere positivo della soprintendenza sul progetto definitivo e, a seguito dell'autorizzazione della provincia di Cosenza si è espresso anche il Ministero;

   il Ministero ha invitato il segretariato regionale a convocare un tavolo tecnico – cui il comune e la provincia di Cosenza hanno aderito – finalizzato a concordare gli aspetti dell'intervento;

   il Ministero ha precisato di essere a conoscenza del parere positivo rilasciato dalla Soprintendenza, chiedendo una ulteriore verifica sulla sussistenza dell'interesse culturale del Museo di Alarico;

   un dirigente del Ministero per i beni e le attività culturali, Roberto Banchini, avrebbe telefonato ad un funzionario della provincia di Cosenza per esercitare pressioni finalizzate al respingimento dell'autorizzazione;

   dopo il rilascio dei pareri e delle autorizzazioni il comune ha avviato procedure di demolizione dell’«ex Jolly», ecomostro di forte impatto paesaggistico per il centro storico della città;

   il 29 novembre 2018 il comune di Cosenza ha ricevuto dalla direzione generale archeologica, belle arti, paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali la comunicazione dell'atto di annullamento in autotutela, senza preavviso, del precedente parere positivo del 7 agosto 2018 della Soprintendenza per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone per intervento in questione;

   gli interroganti hanno appreso che autorevoli esponenti della maggioranza parlamentare avrebbero dichiarato nell'immediatezza di tale provvedimento che il «Museo di Alarico è morto e sepolto», evidenziando una motivazione che appare agli interroganti squisitamente ideologica avversa alla costruzione del citato manufatto e mostrando un atteggiamento di grave disinteresse e parimenti di grave indifferenza circa l'impatto ambientale e paesaggistico dell'opera e, dunque, in ultima analisi, dell'interesse pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia pienamente a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se intenda fornire chiarimenti in merito all'istituito «tavolo tecnico», la cui procedura a parere degli interroganti presenta aspetti di irregolarità formale e o sostanziale; in particolare, se non intenda chiarire i presupposti giuridici relativi a tale tavolo tecnico, che rappresenterebbe a parere degli interroganti una forzatura rispetto a una procedura ordinaria attuata dal comune di Cosenza;

   se non intenda svolgere gli opportuni approfondimenti, per quanto di competenza, in ordine al comportamento del funzionario del Ministero, Roberto Banchini, che secondo fonti di stampa avrebbe telefonato durante l'istruttoria della pratica a funzionari dell'amministrazione della provincia di Cosenza per esercitare pressioni finalizzate al respingimento dell'autorizzazione;

   se sia a conoscenza dell'iniziativa presa dalla direzione generale archeologica belle arti e paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali e se non ritenga che l'espressione del parere discrezionale citato in premessa e la connessa procedura presentino aspetti di irregolarità formale e/o sostanziale;

   se risulti che nel decreto d'annullamento citato in premessa vi sia menzione di cittadini che avrebbero sollecitato l'iniziativa;

   se il Ministro interrogato tenuto conto dell'esistenza di una favorevole autorizzazione paesaggistica alla realizzazione degli interventi di cui in premessa, della revoca in autotutela del parere positivo della soprintendenza del 7 agosto 2018 nonché della convocazione del menzionato «tavolo tecnico», intenda indicare i soggetti sui quali graveranno le eventuali spese aggiuntive nel caso in cui il tavolo dovesse pervenire a diverse conclusioni.
(4-02459)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   SQUERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel settore della distribuzione di carburanti si sono registrate negli ultimi anni irregolarità fiscali e condotte fraudolente che possono essere ricondotte sia al contrabbando sia alla sottrazione dei prodotti ad accertamento, in violazione delle prescrizioni, divieti e limitazioni stabiliti dalle norme europee e nazionali;

   con l'entrata in vigore della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), sono state introdotte nell'ordinamento nuove norme in materia di contrasto all'evasione fiscale e alle frodi fiscali con specifico riguardo all'ambito della commercializzazione e distribuzione dei carburanti;

   il contrasto all'evasione fiscale e alle frodi fiscali, oltre a determinare benefìci in termini di gettito, rafforza la tutela degli interessi di mercato, in quanto il mancato pagamento dell'Iva (componente rilevante del prezzo finale) comporta, di fatto, un vantaggio competitivo di prezzo per gli operatori che evadono tale imposta rispetto agli operatori che agiscono nel rispetto delle regole;

   i commi da 937 a 944 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 introducono misure di contrasto alla evasione dell'Iva perpetrata in relazione all'introduzione, nel mercato nazionale, di carburanti acquistati a livello intracomunitario e stoccati presso depositi fiscalmente riconosciuti;

   in particolare, ai sensi del comma 937, a partire dal 1° febbraio 2018, l'immissione in consumo dei carburanti dal deposito fiscale o l'estrazione dal deposito di un destinatario registrato – qualunque sia la fonte di acquisto (nazionale, intra Unione europea o extra Unione europea) – è subordinata al versamento anticipato dell'Iva con modello F24 senza possibilità di compensazione;

   il soggetto obbligato a versare l'imposta è il soggetto per conto del quale il depositario autorizzato o il destinatario registrato procede all'estrazione dei prodotti in questione;

   sono state escluse da tale obbligo, ai sensi del comma 940, le immissioni in consumo effettuate per conto di un soggetto con specifici requisiti di affidabilità o che presti idonea garanzia;

   sono state altresì esclusi (comma 941) i prodotti di proprietà del gestore del deposito dal quale sono immessi in consumo o estratti, nonché i prodotti immessi in consumo per conto di un soggetto, titolare di un diverso deposito fiscale avente capacità non inferiore a specifici valori e in possesso di specifici requisiti o che presti idonea garanzia;

   la ratio, di tale ultima esclusione risiede nella volontà del legislatore di bloccare alla fonte le evasioni rilevate in sede di estrazione o immissione sul mercato da parte di soggetti terzi rispetto ai gestori dei depositi;

   tuttavia, la previsione di tale esclusione, in sede di applicazione della norma, ha determinato il proliferare di prevedibili meccanismi elusivi, in quanto l'esclusione dall'obbligo di pagamento anticipato dell'Iva per i prodotti di proprietà del gestore del deposito, ha fatto sì che, dall'entrata in vigore della normativa, diversi depositi fiscali sono divenuti da semplici fornitori di servizio di passaggio, rivenditori dei prodotti;

   in particolare, l'obbligo può essere eluso attraverso l'estrazione da parte dello stesso titolare del deposito (che dunque ha titolo per non corrispondere l'Iva anticipata) e la successiva vendita al trader attraverso l'esenzione per i soggetti ritenuti affidabili e attraverso il meccanismo delle garanzie;

   la complessità della normativa sulle esenzioni dall'obbligo del pagamento anticipato dell'Iva ha generato dubbi interpretativi che richiederebbero, se non l'intervento del legislatore, quanto meno l'emanazione di una circolare ministeriale interpretativa e restrittiva delle disposizioni richiamate –:

   quali elementi il Governo intenda fornire alla luce di quanto descritto in premessa e con quali tempistiche intenda adottare iniziative per arginare un fenomeno che sta di fatto vanificando gli sforzi profusi dal legislatore e gravanti sulle imprese per contrastare l'evasione fiscale e le frodi fiscali nel settore della commercializzazione e della distribuzione dei carburanti.
(3-00601)


   MANDELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 27 febbraio 2019 è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze un avviso pubblico di manifestazione di interesse per il conferimento di incarichi a titolo gratuito della durata di due anni per svolgere attività di consulenza presso la IV direzione del dipartimento del tesoro del predetto Ministero;

   la IV direzione del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze chiede, quali requisiti di partecipazione, «una consolidata e qualificata esperienza accademica e/o professionale documentabile (di almeno 5 anni), anche in ambito europeo o internazionale, negli ambiti tematici del diritto societario, bancario, pubblico dell'economia o dei mercati finanziari o dei principi contabili e bilanci societari»;

   la consulenza ha ad oggetto la trattazione di tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari, in vista anche dell'adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l'altro, dell'adeguamento dell'ordinamento interno alle direttive/regolamenti comunitari;

   l'articolo 6, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, impone a tutte le pubbliche amministrazioni limiti stringenti di spesa annua per studi e incarichi di consulenza, tale per cui essa non può essere superiore al 20 per cento di quella sostenuta dalla stessa amministrazione nel 2009;

   la IV direzione del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze non tiene conto del fatto che, con la legge 27 dicembre 2017, n. 205, è entrato in vigore il principio dell'equo compenso, in forza del quale è fatto preciso obbligo a una serie di «contraenti forti» (tra cui le pubbliche amministrazioni) di garantire al professionista incaricato un compenso commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro richiesto ed effettivamente svolto;

   il Consiglio di Stato, da ultimo con la sentenza 4780/2018, pronunciandosi su un ricorso di un architetto contro il comune di Bari, ha ribadito che il compenso professionale non deve essere palesemente irrisorio e lesivo della dignità professionale;

   gli enti che rappresentano e tutelano il mondo delle professioni hanno immediatamente rappresentato al Ministro interrogato la necessità di tutelare il lavoro e professionalità dei singoli professionisti iscritti e, in una logica di collaborazione istituzionale, i Consigli nazionali degli avvocati, dei notai e dei commercialisti si sono resi disponibili a supportare l'attività della pubblica amministrazione attraverso le proprie strutture ed i propri centri studi, in una logica di confronto e approfondimento di tematiche complesse che rientrano nell'oggetto proprio della professioni di cui sono espressione, senza nulla pretendere –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire il rispetto della legge n. 205 del 2017 da parte della IV direzione del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, onde evitare che sia proprio un'articolazione centrale dello Stato a disattendere un principio di civiltà espresso da una legge dello Stato.
(3-00602)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 febbraio 2019 veniva pubblicato sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze un bando della direzione generale «Sistema bancario e finanziario affari legali» del dipartimento del tesoro, la quale intende avvalersi per un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico nelle materie di competenza della consulenza a titolo gratuito di professionalità altamente qualificate;

   la consulenza avrebbe ad oggetto «la trattazione di tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari in vista anche dell'adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l'altro, dell'adeguamento dell'ordinamento interno alle direttive/regolamenti comunitari»;

   per la partecipazione a tale bando sono richieste una: «consolidata e qualificata esperienza accademica e/o professionale documentabile (di almeno 5 anni), anche in ambito europeo o internazionale, negli ambiti tematici del diritto societario, bancario, pubblico dell'economia o dei mercati finanziari o dei principi contabili e bilanci societari; lingua inglese fluente»;

   nei giorni scorsi il Consiglio nazionale forense, il Consiglio nazionale del notariato e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili hanno scritto lettera pubblica, indirizzata al Ministro dell'economia e delle finanze, e per conoscenza al Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, per segnalare l'anomalia di tale bando rispetto alle vigenti norme di legge;

   il decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, modificando la legge 31 dicembre 2012, n. 247, introduce, con l'articolo 19-quaterdecies, il principio dell'equo compenso nel rapporto fra professionisti e grandi committenti, tra i quali la pubblica amministrazione; l'articolo 19-quaterdecies afferma, in particolare, al comma 3, che «La pubblica amministrazione, in attuazione dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, garantisce il principio dell'equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti dopo l'entrata in vigore della presente legge»;

   il bando emanato dal Ministero dell'economia e delle finanze appare in aperta contraddizione al principio dell'equo compenso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   considerato che le competenze richieste per la partecipazione al bando sono degne di un compenso equo e che il bando, secondo l'interrogante, rappresenta di per sé una lesione della dignità del lavoro se non ritenga necessario adottare iniziative per ritirare il bando citato.
(4-02463)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DADONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa di reclusione di Alba è stata chiusa nel mese di gennaio 2016 a causa di un'epidemia di legionella che ha comportato il trasferimento di 122 detenuti in altre strutture;

   nel giugno del 2017, dopo alcuni lavori di bonifica e messa in sicurezza, ha riaperto una sezione della stessa casa di reclusione adatta ad ospitare 35 persone;

   nello stesso anno l'allora Ministro Orlando annunciava un cronoprogramma che prevedeva l'ingresso di tutti i detenuti entro la metà del 2019 con oltre a 4 milioni di euro di investimento;

   nel settembre 2018 tale progetto è stato ultimato e inviato dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) al provveditorato opere pubbliche competente per il Piemonte che lo ha però respinto per un vizio di forma (mancanza di firme originali);

   secondo una ricostruzione giornalistica, durante un convegno svoltosi ad Alba nel mese di novembre del 2018, il Garante regionale per i diritti dei detenuti e il sindaco di Alba esponevano la questione al Ministro Bonafede;

   quest'ultimo provvedeva nell'immediato, sempre come riportato dalle testate giornalistiche, a telefonare al direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il quale a sua volta si impegnava a sbloccare immediatamente l’iter burocratico;

   ad oltre un mese dalla presenza del Ministro interrogato presso la provincia di Cuneo, sui giornali compariva un nuovo appello, lanciato dai garanti comunale e regionale dei detenuti, intitolato «Sul futuro del carcere di Alba c'è un'incertezza imbarazzante». Nell'articolo in questione i garanti ricostruiscono le pregresse situazioni concernenti la struttura, lamentando una sorta di paralisi delle istituzioni;

   la casa circondariale di Alba risulta attualmente la più sovraffollata del Piemonte con una presenza di 45-50 detenuti su una capienza massima di 35; tale problematica ovviamente si riverbera sulla funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione, vista anche la carenza di spazi per svolgere attività socializzanti nonché di mediatori culturali per i detenuti stranieri –:

   se sia a conoscenza delle ragioni per le quali l’iter dei lavori della casa di reclusione di Ala non sia ancora ripartito e, qualora non vi fossero idonei motivi per il citato rallentamento dell’iter, cosa intenda fare al fine di permettere l'avvio dei lavori.
(3-00598)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAZOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 6, della legge n. 3 del 2019, ha modificato l'articolo 4-bis, comma 1, della legge n. 354 del 1975, ricomprendendo tra i cosiddetti reati «ostativi» alla sospensione dell'esecuzione di cui all'articolo 656, comma 5, del codice di procedura penale, alcuni reati contro la pubblica amministrazione (articoli 314, primo comma, 317, 318, 319, 319-bis, 319-ter, 319-quater, primo comma, 320, 321, 322, 322-bis);

   tale previsione comporta che la condanna per una di tali fattispecie, dunque, non potrà più essere «sospesa» e conseguentemente, potrà consentire l'accesso a misure alternative, ove ricompresa nei termini stabiliti dalla legge, solo a fronte dell'accoglimento, da parte del magistrato di sorveglianza, dell'istanza proposta dal condannato durante l'esecuzione della pena detentiva, accoglimento subordinato alla collaborazione del condannato «a norma dell'articolo 323-bis, secondo comma, del codice penale»;

   l'articolo 656, comma 9, lettera a), del codice di procedura penale, stabilisce il divieto di sospensione dell'ordine di esecuzione della pena anche per i reati contemplati nel catalogo previsto dall'articolo 4-bis dell'O.p. e sue successive modificazioni;

   l'estensione di tale previsione anche ai reati contro la pubblica amministrazione, così come potrebbe dirsi anche per altre fattispecie, presenta chiari profili di dubbia incostituzionalità, sia in ordine al principio di ragionevolezza/eguaglianza, sia in ordine alla compatibilità con la finalità rieducativa, sia in ordine al regime intertemporale che, alla luce di un diffuso orientamento giurisprudenziale, risulterebbe assoggettato al principio del tempus regitactum, e non già alla garanzia dell'irretroattività, e ha, come immediato portato, quello di applicare la nuova normativa (emanata senza l'evidentemente necessaria norma transitoria) anche a chi alla data di entrata in vigore della nuova legge era stato già giudicato secondo le norme allora in vigore, e aveva, in modo ragionevole, anche fatto delle scelte processuali sulla base di queste, proprio nel solco della ratio delle importanti riforme sulle pene detentive non carcerarie, efficaci anche in senso social-preventivo;

   tale modifica normativa in pejus e retroattiva potrebbe anche violare il diritto di difesa quando lo stesso implica la possibilità di valutare scelte di tipo processuale che verranno violate da norme entrate in vigore successivamente;

   la Corte di Strasburgo ha inoltre affermato a più riprese il principio che conduce a ritenere sostanzialmente punitive disposizioni che abbiano una incidenza afflittiva sul trattamento giuridico-penale del singolo, specie se le modifiche intertemporali siano tali da determinare un mutamento qualitativo della sanzione;

   appare dunque necessario riparare a questo grave vulnus, anche in considerazione della volontà dello stesso legislatore di riconoscere la valenza del principio di irretroattività della norma penale meno favorevole anche con riferimento al regime della pena –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente adottare ogni opportuna iniziativa normativa volta a evitare la implicita retroattività della novazione peggiorativa, di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 9 gennaio 2019, n. 3, prevedendone comunque la vigenza solo pro futuro.
(5-01646)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con lettera SA.38399 2018/E dell'aprile 2018 la direzione generale Concorrenza della Commissione europea ha aperto un focus sui motivi che giustificano le esenzioni fiscali di cui godono le autorità di sistema portuale in Italia;

   suddetta esenzione fiscale per l'Unione europea si configurerebbe ai sensi dell'articolo 107 del trattato di funzionamento dell'Unione europea come aiuto di Stato;

   in data 8 gennaio 2019 Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la concorrenza, ha dichiarato: «per garantire condizioni eque di concorrenza in tutta l'UE, i porti che generano profitti esercitando attività economiche vanno tassati allo stesso modo degli altri operatori economici – né più, né meno.»;

   la Commissione ha quindi invitato l'Italia ad adeguare la propria legislazione per assicurare che i porti paghino, a partire dal 1° gennaio 2020, l'imposta sulle società allo stesso modo delle altre imprese attive;

   l'Italia ha due mesi per contestare tale invito;

   le autorità di sistema portuali sono definite dal comma 5 dell'articolo 7 del decreto legislativo 4 agosto 2016 n. 169 enti pubblici non economici di rilevanza nazionale a ordinamento-speciale;

   le autorità di sistema portuale sono una vera e propria emanazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e svolgono attività senza scopo di lucro;

   del resto, la natura pubblica delle autorità di sistema portuale è ancora più evidente dalla procedura che porta alla nomina del Presidente e del comitato di gestione;

   preoccupano alcune dichiarazioni rilasciate in data 23 gennaio 2019 dal vice ministro Edoardo Rixi che sembrano paventare, dietro l'alibi della semplificazione, un mutamento dell'attuale assetto legislativo che regolamenta le autorità di sistema portuale –:

   quale sia stata l'interlocuzione avuta fino ad oggi, con atti ufficiali in risposta alle obiezioni della Commissione europea in merito a tale questione; quale sarà la posizione del Governo italiano in risposta all'invito ad adeguare la legislazione in materia e se intenda ribadire la natura pubblicistica delle autorità di sistema portuale e la non assoggettabilità dei proventi di cui all'articolo 13 della legge n. 84 del 1994 ai fini dell'imposta sui redditi delle società e sui valore aggiunto, scongiurando qualsiasi pregiudizio all'attività portuale del Paese.
(5-01651)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini e del nostro Paese ed esso, da sempre, soffre la presenza di una forte componente di personale precario, costituito dai vigili del fuoco cosiddetti «discontinui», che si configurano come una figura strategica del Corpo nazionale, pur essendo privi di contratto a tempo indeterminato e pur potendo essere richiamati in servizio per non più di 14 giorni consecutivi e per un massimo di 160 giorni l'anno;

nella XVII legislatura, in data 18 gennaio 2017, la I Commissione della Camera dei deputati, «Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni», approvava all'unanimità, una risoluzione conclusiva di dibattito a prima firma dell'onorevole Fiano che impegnava il Governo «a prevedere che, a partire dal 2017, per le immissioni di personale permanente in organico, in coerenza con le vigenti disposizioni sulla stabilizzazione, il 50 per cento dell'organico sia attinto dall'Albo dei richiamati in servizio e il restante 50 per cento sia attinto dalle graduatorie dei vincitori dei concorsi pubblici che dovranno prevedere una riserva del 35 per cento dei posti disponibili a favore dei richiamati in servizio iscritti all'Albo, anche prevedendo a favore di questa categoria un limite di età maggiormente flessibile, alla luce dell'esperienza maturata sul campo», ed inoltre a mettere in pratica ogni possibile disposizione che permetta l'impiego dei vigili del fuoco «discontinui» in altri servizi ausiliari e di supporto;

   all'articolo 1, commi 287 e 289, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020», è prevista l'assunzione straordinaria, nell'arco di un quinquennio a decorrere dal 2018, di un contingente di personale del ruolo iniziale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, nonché l'incremento di trecento unità della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco, con la previsione, all'articolo 1, comma 295, della richiamata legge n. 205 del 2017, di una riserva, nel limite massimo del trenta per cento, delle assunzioni ivi previste al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e deroga al limite di età anche per le assunzioni di cui all'articolo 19-bis del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8;

  in attuazione dell'articolo 1, commi 287 e seguenti, di detta legge n. 205 del 2017, è stato adottato il regolamento ministeriale 26 ottobre 2018, concernente «Assunzioni straordinarie riservate al personale volontario del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco» e, conseguentemente, il 20 novembre 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando inerente alla procedura selettiva;

   al fenomeno del precariato nel Corpo nazionale de vigili del fuoco, urge trovare soluzioni per rendere effettivo il percorso di stabilizzazione dei discontinui e di valorizzazione delle esperienze acquisite per coloro che non possano partecipare alle prove concorsuali, valutando la possibilità di una specifica prelazione per l'accesso al ruolo degli operatori e degli assistenti da impiegare in servizi ausiliari e di supporto, anche alla luce degli articoli 70 e 71 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217 recante «Ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco», che determina la precedenza in via di selezione «in favore del personale volontario del Corpo nazionale» –:

   quali iniziative ritenga di promuovere, al fine di garantire, in tempi rapidi, la definizione delle procedure selettive in atto, nonché di giungere urgentemente alle procedure di selezione per le assunzioni straordinarie riservate ai cosiddetti «discontinui» del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il 2019, con un necessario aumento di posti riservati per detto personale, anche in conformità con quanto indicato dalla risoluzione del gennaio 2017 richiamata in premessa.
(5-01645)


   GIACOMELLI, MARCO DI MAIO, SCALFAROTTO, FIANO, RIZZO NERVO e NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che Forza Nuova avrebbe annunciato lo svolgimento di un'iniziativa a Prato alla quale dovrebbe intervenire anche il segretario nazionale, Roberto Fiore;

   tale iniziativa, prevista per il 23 marzo 2019, avrebbe lo scopo di celebrare il centenario della «proclamazione dei principi fondamentali dei Fasci italiani di combattimento», avvenuta in piazza San Sepolcro a Milano il 23 marzo del 1919, e la stessa simbologia scelta per annunciare l'iniziativa – il numero 100 in evidenza in un cerchio di alloro – richiamerebbe in modo esplicito tale ricorrenza;

   l'iniziativa sopra menzionata, a giudizio degli interroganti, sarebbe in violazione di specifiche disposizioni di legge, talune anche attuative della Costituzione, che puniscono non solo ogni ipotesi di riorganizzazione del partito fascista ma anche in modo specifico chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»;

   è evidente dunque che tale iniziativa, oltre a risultare inopportuna sul piano politico, anche alla luce delle rilevanti conseguenze che potrebbe determinare per il mantenimento dell'ordine pubblico, presenta secondo gli interroganti profili di sicura illegittimità e incostituzionalità;

   ad avviso degli interroganti, la sicurezza e la legalità quale priorità per il nostro Paese vengono perseguite innanzitutto con il rispetto delle norme poste a tutela dell'identità anti-fascista della Repubblica, e non certo a parole, via tweet o semplicemente indossando le varie divise delle forze dell'ordine –:

   se il Governo sia a conoscenza delle caratteristiche di celebrazione del centenario dell'iniziativa di stampo fascista annunciata e quali iniziative di competenza intenda adottare per impedirne lo svolgimento, anche alla luce dei profili di ordine pubblico, e garantire il pieno rispetto delle norme ordinarie e costituzionali poste a tutela dell'identità antifascista della Repubblica.
(5-01648)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei comuni dell'Alto Vicentino (Veneto), negli ultimi mesi, si è assistito un incremento esponenziale di episodi di violenza che hanno portato scompiglio per le strade e hanno generato una elevata tensione sociale fra i residenti. La gravità della situazione ha portato i cittadini a richiedere a gran voce ai sindacati dei comuni coinvolti di trovare soluzioni per riportare la sicurezza e ripristinare l'ordine pubblico nel territorio;

   i sindaci, per ovviare a questa problematica, hanno impiegato tempo e risorse per contrastare il dilagare della criminalità, investendo in impianti di sorveglianza, dotando di nuovi mezzi e tecnologie la polizia locale e finanziando progetti finalizzati al recupero sociale per quegli individui identificati nelle fasce a rischio. Nonostante gli innumerevoli sforzi dei sindaci dei comuni interessati, l’escalation di disordini, che spesso sono sfociati in gravi atti di violenza, non accenna a diminuire. La cronica carenza di forze di polizia nella zona dell'alto Vicentino aggrava ancor di più la problematica in questione. La scarsità di organico delle forze dell'ordine non permette, infatti, in alcun modo di prevenire, controllare e reprimere i reati che, invece, sono in continuo e progressivo aumento, in una zona con un bacino di oltre 250 mila abitanti;

   in data 9 ottobre 2018, in una lettera inviata al Ministro dell'interno, 36 sindaci del territorio rappresentanti di tre consorzi di polizia locale e dei tre presidenti delle associazioni di categoria, hanno richiesto l'apertura di un commissariato di polizia di Stato a Schio (VI) che abbia competenza in tutto il territorio dell'Alto Vicentino;

   è dovere del Governo assicurare la presenza di una giusta quantità di forze dell'ordine, in modo tale che i cittadini di un territorio vasto come quello in questione possano vivere e lavorare in piena sicurezza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di istituire un commissariato nel comune di Schio che possa operare per arginare l'incremento della criminalità in tutto il territorio dell'Alto Vicentino.
(4-02448)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   su Millennium, mensile edito da «Il Fatto Quotidiano» del 1o febbraio 2019, è stata pubblicata un'inchiesta a firma Andrea Sparaciari, «Chi vigila sui vigilantes?». L'articolo compie un'accurata disamina della situazione degli appalti sulla sicurezza in Italia, focalizzando l'attenzione sulle società Italpol e Italservizi, della famiglia Gravina;

   in data 21 febbraio 2018, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antitrust, ha avviato un'istruttoria per intese restrittive della libertà di concorrenza che vede implicata anche Italpol;

   le società dei fratelli Gravina hanno assunto quasi il monopolio degli appalti sulla sicurezza. È il 2015 quando la società Italpol, in un raggruppamento temporaneo di imprese con Sicuritalia s.p.a., vince un appalto per l'aeroporto di Orio al Serio. Il bando Sacbo, società di gestione dello scalo, non prevedeva che il vincitore avesse già alle proprie dipendenze personale in possesso delle speciali certificazioni Enac, necessarie per operare, ma era sufficiente che le avesse alla data di inizio del contratto;

   tuttavia, per lavorare in un'aerostazione ogni agente deve superare un esame fra le cui prove vi è anche una conoscenza dello scalo in cui opererà, essendo fondamentale il requisito della territorialità. Nel 2012 i candidati di Italpol che avevano sostenuto l'esame dinnanzi alla commissione lombarda, competente per Orio al Serio, non erano risultati idonei; gli stessi agenti, poche settimane dopo, hanno sostenuto il medesimo esame a Fiumicino e sono stati promossi. Interessante rilevare che i componenti della commissione laziale erano stati scelti da Antonio Greco e Roberto Novelli che da lì a poco sarebbero andati a riposo per poi essere assunti proprio da Italpol;

   ad oggi non sono pubblici i documenti che attestino l'effettivo possesso delle abilitazioni, degli agenti Italpol operanti a Orio al Serio, per poter lavorare in quello scalo;

   inoltre, si rileva che al momento della pubblicazione del bando, nel 2010, lo scalo bergamasco registrava 7-8 milioni di passeggeri l'anno, numero cresciuto fino a superare la quota di 11 milioni di passeggeri; ciò nonostante, il numero degli agenti è rimasto invariato anche a fronte dell'adozione del programma nazionale sicurezza, 2015, in base al quale lo Stato delega ai privati anche delicati compiti quali: il controllo della sicurezza ai varchi e le attività di pattugliamento e sorveglianza;

   in molti casi Italpol e Italservizi sono riuscite a vincere gli appalti facendo ricorso al Tar e poi al Consiglio di Stato. A tal riguardo, emerge che in diverse pronunce era membro del collegio il magistrato Nicola Russo, il quale tuttavia avrebbe dovuto astenersi, poiché il fratello minore, Alberto Russo, è dipendente di Italservizi. Peraltro, Nicola Russo è attualmente indagato, poiché accusato di aver ricevuto tangenti da due imprenditori in cambio di una sentenza favorevole in una controversia fiscale;

   anche con riferimento all'azienda per il trasporto romano, Atac, le società della famiglia Garavina furono oggetto di inchieste. Franco Middei, capo degli affari legali e patrimonio dell'Atac risulta profondamente legato al gruppo della famiglia Gravina tanto che ha affidato a Italpol e a un'altra società della famiglia (la StandardSystemEngineering) due contratti. Middei era stato oggetto di licenziamento da parte di Marco Rettighieri, direttore generale dell'Atac e da lui denunziato penalmente. Tuttavia, a seguito delle dimissioni di Rettighieri, Middei è tornato al vertice dell'ufficio legale dell'Atac –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, se alla luce di ciò, non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per avviare l'istruttoria per la revoca delle autorizzazioni di pubblica sicurezza all'Italpol e alle altre società dei fratelli Gravina, ai sensi degli articoli 10 e 11 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
(4-02462)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 165 del 2001 nonché il decreto legislativo n. 150 del 2009 attribuiscono al dirigente scolastico i compiti di direzione e organizzazione dell'istituzione scolastica, nonché di valorizzazione del personale mediante l'assegnazione dei docenti alle classi;

   lo stesso dirigente scolastico è considerato garante della qualità dei processi formativi e viene valutato in merito alla performance riferita al raggiungimento degli obiettivi nazionali e regionali;

   ogni provvedimento di assegnazione è sottoposto all'obbligo di motivazione ex articolo 3 della legge n. 241 del 1990;

   è stata sollevata la questione della riduzione dei poteri del dirigente scolastico, con la eliminazione della cosiddetta «chiamata diretta», considerata un elemento di arbitrio, e l'introduzione di ricorsi gerarchici contro le decisioni dei dirigente stesso, con rischio di paralisi e di gravi danni al concetto stesso di autonomia;

   la spoliazione del ruolo del dirigente scolastico appare all'interrogante dannosa e pericolosa per il sistema dell'istruzione –:

   quale sia l'intendimento del Governo in ordine al ruolo del dirigente scolastico e se intenda promuovere, nell'ambito delle sue competenze, iniziative di riforma del ruolo del dirigente medesimo che ne assicurino il peso decisionale e gli spazi di autonomia.
(4-02458)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la fabbrica della Bcs Automotive (ex Trw di Nichelino), produttrice di sistemi bloccasterzo elettrici e meccanici, servosterzi e Abs e storico partner del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, è uno degli storici poli industriali di Nichelino e, insieme a Liri e Viberti, l'unico ad essere sopravvissuto alle precedenti crisi;

   la filiera piemontese dei componentisti e dei fornitori vale 16 miliardi di euro di fatturato annuo;

   negli ultimi dieci anni l'impianto di Nichelino ha molto sofferto la crisi del settore automobilistico e ha fatto ricorso a più riprese alla cassa integrazione;

   poco più di un anno fa la fabbrica era passata dalla proprietà tedesca Trw ai cinesi della Luxshare, un colosso dell'informatica e uno dei principali partner produttivi di Apple;

   Luxshare ha affidato lo stabilimento di Nichelino alla sua divisione automotive, la Bcs-Automotive Interface Solutions, una multinazionale con oltre 5.500 dipendenti in tutto il mondo e una presenza in 14 Paesi;

   la contrazione dei volumi del mercato, unita all'assenza di progetti e nuovi modelli da parte del maggior e storico committente e storico, la Fiat Chrysler Automobiles, ha tuttavia determinato diverse difficoltà all'intero indotto dell'auto;

   Bcs Automotive ha firmato il 12 settembre 2018 a Torino con i sindacati l'accordo per un anno di contratti di solidarietà per 140 dei 188 dipendenti dello stabilimento ex Sipea, che dunque lavoreranno a orario e paga ridotti;

   il 17 settembre 2018 sono partiti i contratti di solidarietà e, a seguito della firma dell'accordo, la Fiom Cgil ha spiegato di aver sottoscritto i contratti di solidarietà «per difendere l'occupazione e proteggere i lavoratori con un accordo che durerà 12 mesi, ma è necessario che la proprietà annunci investimenti per consentire un rilancio dell'attività del sito produttivo»;

   aziende come l'ex Sipea Trw, che dipendono quasi esclusivamente dalle commesse del gruppo Fiat, hanno subito negli ultimi anni notevoli perdite di fatturato, nel momento in cui sono venute a mancare le richieste di fornitura;

   in data 17 gennaio 2019 si è tenuto presso l'Unione industriale di Torino il programmato incontro tra la direzione aziendale e le rappresentanze dei lavoratori;

   il direttore operativo di Bcs Automotive Europa, in rappresentanza dell'azienda, ha dichiarato di considerare «strategico» lo stabilimento di Nichelino;

   la dirigenza ha dichiarato di voler superare l'attuale calo di committenze attraverso lo spostamento di produzioni precedentemente esternalizzate, l'allargamento della platea di clienti e ingenti investimenti per il sito di Nichelino, che secondo il comunicato sindacale Fiom-Cgil, ammonteranno a oltre mezzo milione di euro;

   a maggio 2019 previsto un nuovo incontro tra la dirigenza e le rappresentanze sindacali, per valutare le azioni realmente messe in atto e valutare l'eventuale interruzione dei contratti di solidarietà;

   ad oggi e per altri nove mesi in dipendenti continuano a subire una decurtazione salariale per effetto dei contratti di solidarietà attualmente in essere –:

   se il Governo intenda porre in essere le opportune iniziative di competenza per monitorare la situazione dello stabilimento di Nichelino, al fine di valutare l'effettivo impegno anche finanziario garantito dai vertici europei di Bcs Automotive;

   se il Governo intenda attivarsi per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per il superamento dei contratti di solidarietà, anche attraverso incontri istituzionali con i vertici europei di Bcs Automotive.
(3-00599)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa si apprende delle prime condanne, a Milano, per bancarotta fraudolenta nell'ambito della vicenda legata al fallimento di Marvecspharma e che è costata il posto di lavoro a centinaia di informatori scientifici;

   a essere condannati sono stati alcuni ex membri del consiglio di amministrazione di Pfizer Italia e Astra Zeneca-Simesa a pene comprese tra i 2 anni e 6 mesi e 3 anni;

   il fallimento della Marvecs è avvenuto il 14 gennaio 2011: la società, nei quattro anni precedenti al fallimento, aveva assunto oltre mille informatori scientifici;

   tali assunzioni erano avvenute mediante cessioni di ramo d'azienda predisposte da diverse multinazionali del farmaco tra cui, appunto, Pfizer Italia e Astra Zeneca-Simesa. La Marvecs, in cambio di quelle assunzioni «di comodo», avrebbe ricevuto oltre 100 milioni di euro a titolo di avviamento negativo (badwill);

   nella richiesta di rinvio a giudizio del 2014 si legge che il consiglio di amministrazione di Pfizer aveva autorizzato le trattative che poi si erano concluse con quattro operazioni di cessione di ramo d'azienda, tra il 2004 e il 2007, che coinvolgevano anche 700 informatori scientifici. Nel 2007 la medesima operazione pare essere stata condotta da Astra Zeneca-Simesa con la cessione di 104 informatori per una badwill;

   agli informatori venne fatto sottoscrivere un verbale di conciliazione sindacale che garantiva un patto di stabilità di 36 mesi. Ma, a pochi mesi dalle acquisizioni, la Marvecs dichiarava lo stato di crisi, collocando i lavoratori in cassa integrazione e non corrispondendo più le retribuzioni. La società, inoltre, non avrebbe versato al fondo di categoria né le quote di Tfr, né quelle a titolo di sostituto di imposta, per un totale di oltre 12 milioni di euro (fonte: https://www.fedaiisf.it) –:

   quali iniziative di carattere normativo intendano assumere, alla luce di quanto accaduto, per tutelare la categoria degli informatori scientifici da siffatte operazioni e per procedere all'eventuale riconoscimento dell'attività degli informatori come professione sanitaria;

   nel caso specifico, quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere, per quanto di competenza, a tutela degli oltre 1.000 informatori scientifici che persero il posto di lavoro per le vicende descritte in premessa.
(4-02451)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Sansepolcro (AR) da 70 anni opera un maglificio, Cose di Lana, dalla tradizione importante con marchi quali «Il Granchio», «Bramante» e «Francesca Dei» che costituiscono esempi di pregiata maglieria italiana;

   a seguito di vicissitudini giudiziarie legate alla crisi derivante dalla perdurante congiuntura economica negativa, l'azienda ha avuto garantita la continuità produttiva con l'aggiudicazione del ramo aziendale a Supermaglia, operazione fondamentale per il successivo passaggio alla cooperativa Maglificio 38, nata dal sacrificio e dalla volontà di 38 dipendenti, per provare a dare continuità a questa realtà storica e fondamentale per la Valtiberina, cercando di preservare tutti i posti di lavoro e di garantire le ottanta famiglie direttamente coinvolte e al momento della crisi i dipendenti, confluiti in Supermaglia, erano 140, ma tra licenziamenti, pensionamenti ed esodi volontari si sono ridotti ad 82;

   a seguito delle dimissioni del consiglio di amministrazione nel mese di dicembre 2018, erano stati nominati dal curatore fallimentare due amministratori delegati, i quali avevano attivato nuovi rapporti con gli istituti di credito e acquisito nuove commesse;

   il marchio Cose di Lana era in affitto alla società Supermaglia e solo pochi giorni fa, tramite una pec del tribunale di Arezzo, da parte dei curatori della Cose di Lana spa in fallimento, è stato comunicato che il magistrato incaricato di dirimere la complessa situazione non aveva concesso la proroga al contratto di affitto della struttura muraria dello stabilimento ubicato nella zona industriale di Santafiora a Sansepolcro, con la restituzione immediata dell'azienda affittata Cose di Lana spa con macchinari, marchi, merci e la conseguente interruzione di tutti i rapporti di lavoro in essere;

   la decisione potrebbe determinare pesanti danni per i dipendenti, per i gruppi artigiani che lavorano per l'azienda Supermaglia e per i clienti che non vedranno recapitarsi tutta la merce relativa alla primavera/estate 2019 già pronta per la spedizione e difficilmente sostituibile con altra merce;

   il patrimonio industriale della Valtiberina si è andato nel tempo costantemente riducendo –:

   se il Governo, per quanto di competenza, non ritenga opportuno approfondire la vicenda illustrata in premessa, al fine di adottare ogni utile iniziativa tesa a favorire la continuità della produzione di maglieria di qualità a Sansepolcro e, di conseguenza, a garantire la tutela dei livelli occupazionali coinvolti.
(4-02456)


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel settore delle agenzie di assicurazione in gestione libera, fino al 5 luglio 2007, è stato sempre sottoscritto un contratto collettivo nazionale, Ccnl, con Fisac/Cgil, First/Cisl, Uilca e Fna. In quest'ultima occasione, lo Sna, Sindacato nazionale agenti di assicurazione, ha firmato un contratto che prevedeva l'istituzione di un ente bilaterale denominato Enbass;

   nel periodo che va da suddetta data al 4 febbraio 2011 avviene una scissione in seno allo Sna, da cui deriva la nascita di un'altra organizzazione datoriale: Unapass, Unione nazionale agenti professionisti di assicurazione;

   i primi problemi si sono verificati al momento dell'applicazione del rinnovo del Ccnl, siglato il 4 febbraio 2011 da Sna e Unapass e da Fisac/Cgil, Fiba/Cisl, Uilca e Fna. Il rinnovo prevedeva sia aumenti salariali sia il pagamento di una misura una tantum a copertura del periodo di vacanza contrattuale. Tuttavia, lo Sna, per ragioni statutarie, non approvava il rinnovo. Da questo è derivata una grande confusione, infatti gli agenti aderenti ad Unapass hanno applicato integralmente il rinnovo del Ccnl, mentre per quanto riguarda gli agenti aderenti allo Sna non vi è stata una applicazione omogenea;

   il momento decisivo, dal quale scaturiscono gli attuali problemi, è riconducibile al mese di novembre 2014 quando, da una parte, il 20 del mese Unapass firma con Fisac/Cgil, Fiba/Cisl, Uilca e Fna il rinnovo del Ccnl con previsione di aumenti salariali e il pagamento di una tantum e arretrati per il periodo di vacanza contrattuale, dall'altra, il 10 dello stesso mese, lo Sna firma un nuovo Ccnl con due organizzazioni sindacali non presenti in categoria e non rappresentative dei lavoratori del settore. Nello specifico: Fesica Confsal, Federazione sindacati industria commercio e artigianato, e Fisals Confsal, Federazione italiana dei sindacati autonomi dei lavoratori stranieri;

   quest'ultimo contratto prevede aumenti salariali minimi sulle tabelle retributive previste dal Ccnl del 5 luglio 2007 e non prevede nessun pagamento di arretrati in considerazione del lungo periodo di vacanza contrattuale. Inoltre, prevede l'istituzione di un nuovo ente: Ebisep, ente bilaterale del settore privato;

   il 18 dicembre 2017 Unapass, che nel frattempo ha cambiato la denominazione in Anapa (Associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione), con Fisac/Cgil, First/Cisl, Uilca e Fna ha provveduto a rinnovare il Ccnl con scadenza il 30 giugno 2020 e aumento medio a regime di circa 35 euro, mentre il 5 febbraio 2018 Sna con Fesica Confsal e Confsal Fisals ha rinnovato il Ccnl con scadenza 1° aprile 2023 e aumento medio a regime di circa 20 euro;

   ad oggi le differenze tabellari, comparando i due Ccnl, vanno da un minimo di 146,72 euro mensili ad un massimo di 457,78 euro mensili a parità di inquadramento cui vanno aggiunte le differenze legate al diverso valore dello scatto di anzianità. Da questo derivano ulteriori e sostanziali differenze di trattamento relative al pagamento di altre voci retributive come straordinari, lavoro supplementare, pagamento festività e altro nonché differenze normative, quali ad esempio distribuzione degli orari di lavoro, procedure e provvedimenti disciplinari, periodo di preavviso in caso in caso di licenziamento o dimissioni –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se ritenga opportuno assumere, per quanto di competenza, informazioni sulla situazione contrattuale degli agenti di assicurazione verificando che tutti i lavoratori siano nelle condizioni di poter fruire della disciplina del Ccnl più adatto a rispondere alle loro esigenze, nonché alle peculiarità delle mansioni e delle attività svolte.
(4-02461)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio oleicolo internazionale (Coi), fondato nel 1959 sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, rappresenta la più importante organizzazione intergovernativa mondiale nel settore olivicolo, e riunisce i produttori, i consumatori e gli operatori del settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola di 28 Paesi che, nel complesso, rappresentano il 98 per cento della produzione mondiale di olio di oliva;

   l'Italia è uno dei Paesi fondatori del Coi;

   il Coi è impegnato a favore di un'olivicoltura sostenibile e responsabile e costituisce un forum di confronto a livello mondiale sulle linee di azione per affrontare le sfide del presente e del futuro;

   in particolare, esso:

    favorisce la cooperazione tecnica internazionale attraverso progetti di ricerca e sviluppo, attività di formazione e trasferimenti di tecnologia, la crescita del commercio internazionale di olio di oliva e olive da tavola;

    fissa e aggiorna le norme commerciali e si adopera per il miglioramento della qualità dei prodotti;

    lavora per una maggiore integrazione della dimensione ambientale nelle attività del settore olivicolo/oleario;

    promuove il consumo mondiale di olio d'oliva e olive da tavola mediante campagne innovative e programmi specifici, anche mediante azioni in stretta collaborazione con il settore privato;

    pubblica statistiche e informazioni chiare e puntuali sul mercato mondiale dell'olio di oliva e delle olive da tavola;

    riunisce periodicamente i rappresentanti dei Governi, che riflettono sui problemi del settore e sulle priorità di azione del Coi;

   diversi organi di stampa, nonché il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo, riportano notizie afferenti a un consolidamento dell'asse tra Spagna e Tunisia, in vista del rinnovo delle cariche del Coi, per una proroga dell'attuale assetto che vede come direttore esecutivo del Coi, Abdellatif Ghedira, rappresentante dei produttori del Paese nordafricano, e come direttore aggiunto lo spagnolo Jaime Lillo;

   il settore oleicolo italiano, già duramente colpito dagli effetti della grave diffusione della Xylella, e da eventi calamitosi che hanno drasticamente ridotto la produzione nazionale, avanza da diversi mesi proposte per il rilancio del settore, quali:

    la realizzazione di un piano olivicolo nazionale;

    un incremento delle risorse per il fondo di solidarietà nazionale;

    interventi urgenti per risarcire gli agricoltori danneggiati dall'emergenza Xylella;

    un'organica riforma dei reati alimentari;

    l'istituzione dell'obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzati;

    maggiore trasparenza sulle etichette e maggiori controlli sulle importazioni;

   per affrontare con più incisività la crisi dell'intero comparto, per accrescere la competitività del settore oleicolo italiano e per far valere le ragioni del nostro Paese nell'interesse esclusivo di una visione dell'olivicoltura legata alla qualità del prodotto, alla salute dei consumatori e al valore aggiunto per i produttori, sarebbe fondamentale per l'Italia, anche in virtù degli accordi pregressi, guidare il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) –:

   se siano fondate le indiscrezioni riportate dagli organi di stampa e riportate in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per sostenere la candidatura italiana alla guida del Consiglio oleicolo internazionale (Coi).
(4-02453)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 23 e domenica 24 febbraio 2019 è stato trasportato da un'ambulanza presso il pronto soccorso dell'ospedale Amico Gaetano Fucito di San Severino un ragazzo di 20 anni di origine Ivoriana che lavora e vive in provincia di Salerno. Il ricorso d'urgenza alle cure sanitarie era causato da problematiche respiratorie. Da quanto risulta da organi di stampa e da testimonianze dirette al paziente sarebbe stato riservato un trattamento tutt'altro che consono ai livelli minimi di assistenza garantiti da servizio sanitario nazionale. In particolare, uno degli operatori presenti avrebbe pronunciato ripetutamente frasi ingiuriose di chiaro intento razzista al punto da costringere il giovane a rifiutare le cure per poi rivolgersi nella notte stessa ad altra struttura sanitaria. Il fatto, così documentato dall'interessato con video rilanciato sui social network, ha destato sgomento ed è stato riproposto anche da testate nazionali. L'episodio è stato stigmatizzato dai sindaci dei comuni di San Severino e Pellezzano, comuni che fanno riferimento alle comunità presso cui il giovane vive ed è perfettamente inserito. Nella giornata successiva il direttore sanitario predisponeva un'indagine interna che avrebbe in poche ore sollevato il personale medico e paramedico da ogni tipo di responsabilità, mentre il ragazzo confermava i fatti discriminatori –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare la correttezza dei comportamenti del personale sanitario e tutelare la dignità e il decoro del servizio pubblico prima ancora della salute.
(4-02449)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di recente, numerosi organi di stampa hanno riportato la notizia relativa al «via libera», da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, per la prescrizione della triptorelina a totale carico del servizio sanitario nazionale;

   la triptorelina è un potente farmaco antitumorale e ha, tra i suoi effetti collaterali, quello di sospendere la pubertà;

   secondo fonti stampa, l'Agenzia del farmaco si direbbe convinta che l'antitumorale possa essere usato senza problemi «considerati l'efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l'assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure» (https://www.sanitainformazione.it/);

   sull'utilizzo della triptorelina esistono tuttavia diversi dubbi. Primo tra tutti, quello che riguarda le motivazioni per sospendere lo sviluppo della pubertà nell'adolescente in presenza di diagnosi di disforia di genere. Permane più di una perplessità in ordine a possibili compromissioni della definizione morfologica e funzionale del cervello o a un disallineamento tra sviluppo fisico e cognitivo, data la potenza del farmaco nel bloccare la pubertà e, dunque, la strutturazione dell'identità sessuale secondo il sesso biologico;

   secondo il dossier diffuso nei mesi scorsi da Scienza & Vita e dal Centro studi Rosario Livatino, tali quesiti non verrebbero chiariti nemmeno dall'unico studio disponibile in letteratura, un dossier olandese su 55 giovani transgender (https://www.avvenire.it);

   tra l'altro, la relazione con cui il Comitato nazionale per la bioetica ha espresso parere favorevole non è esente da perplessità di natura sia deontologica che clinica;

   la carenza di letteratura scientifica, inoltre, così come la difficoltà di diagnosi della disforia di genere che fluttua tra patologia, condizione psico sociale e libera scelta, sono ulteriori elementi di riflessione in un quadro di insieme, rispetto alla tematica, notevolmente complesso e che, a parere dell'interrogante, non può giustificare la fretta con cui si è giunti alla decisione di porre a carico del servizio sanitario nazionale la prescrizione di triptorelina per la disforia di genere;

   nella citata relazione compare la postilla a firma della professoressa Assuntina Morresi che obietta come «allo stato attuale delle conoscenze, infatti, non ci sono evidenze della efficacia della TRP per il trattamento della DG nei minori nella fase dell'adolescenza. Al contrario, dalle audizioni e dalla letteratura di settore sono emersi pesanti dubbi e perplessità che, posti all'attenzione del CNB e degli esperti auditi non hanno avuto risposta, e non hanno trovato spazio nel documento finale» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza affinché sia approfondita ulteriormente la questione e sia sospesa temporaneamente l'applicazione della decisione dell'Aifa di cui in premessa, anche alla luce delle perplessità emerse nella relazione del Comitato nazionale per la bioetica.
(4-02450)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   BENAMATI e MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 4 agosto 2017, n. 124 (legge annuale per il mercato e la concorrenza), entrata in vigore il 29 agosto 2017, prevede, all'articolo 1, commi 59 e 60, la cessazione del regime «di maggior tutela» nel settore del gas naturale e dell'energia elettrica, con la finalità di estendere il mercato libero favorendo regimi di sana concorrenza tra gli operatori, obbligandoli a fornire offerte trasparenti e «certificate», e di mettere i consumatori nella condizione di scegliere in maniera chiara e consapevole, tra le offerte luce e gas, quelle che siano ritenute più vantaggiose e affidabili;

   il mercato elettrico nazionale è contraddistinto da una grande frammentarietà di venditori attivi che risultano essere 410 (la classifica dai primi venti gruppi per vendite nel mercato libero è esposta nella tavola 2.47 estratta dalla relazione annuale dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) con il gruppo Enel in prima posizione e il gruppo Eni in seconda;

   sempre dalla relazione dell'Autorità il grado di concentrazione nazionale nel mercato libero appare ancora basso, ma in aumento: nel 2017 l'indice HHI (indice di concentrazione di un settore) è sì salito da 623 a 806, ma rimane lontano dalla soglia di 1.500 a partire dalla quale il mercato viene giudicato moderatamente concentrato;

   la legge sulla concorrenza prevede, al comma 80 dell'articolo 1, che al fine di garantire la stabilità e la certezza del mercato dell'energia elettrica, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, venga istituito presso il Ministero dello sviluppo economico l'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica a clienti finali e che a decorrere dalla data dell'istituzione di tale elenco, le condizioni necessarie per lo svolgimento delle attività di vendita di energia elettrica a clienti finali sono l'inclusione e la permanenza nell'elenco stesso;

   ai due commi successivi, si prevede inoltre che il Ministro dello sviluppo economico, su proposta dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, stabilisca con decreto, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, i criteri, le modalità e i requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità per l'iscrizione nell'elenco stesso che deve essere pubblicato nel sito internet del Ministero dello sviluppo economico e aggiornato mensilmente;

   l'Autorità, con delibera 762/2017/I/eel del 16 novembre 2017, ha approvato la proposta al Ministro dello sviluppo economico in merito ai criteri, requisiti e modalità per l'ammissione dei soggetti esercenti la vendita di energia elettrica nell'elenco previsto dalla legge sulla concorrenza, ai fini della successiva predisposizione del relativo decreto ministeriale;

   dopo la redazione del decreto da parte del Ministero, questo è stato inviato al Consiglio di Stato il quale ha espresso un parere positivo con poche osservazioni al riguardo;

   le previsioni incluse in tale decreto sono fondamentali per il corretto funzionamento del libero mercato e per la tutela dei consumatori da soggetti non qualificati e senza i necessari requisiti di serietà e onorabilità;

   il provvedimento risulta ancora fermo al Ministero dello sviluppo economico, nonostante fosse prevista la sua emanazione entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge sulla concorrenza, ovvero entro il mese di novembre 2017 –:

   se il Governo abbia intenzione di proseguire nel percorso delineato dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, indicando tempi certi per l'emanazione del decreto citato in premessa per garantire che tutti gli adempimenti di sua competenza previsti dalla legge stessa siano portati a termine.
(3-00600)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUOCCO, DE LORENZO, GALLO, ANGIOLA, GIANNONE, SARLI, SPORTIELLO e CAPPELLANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dall'ultimo bollettino statistico dell'Ivass per l'anno 2017 emerge che il ramo responsabilità civile auto è caratterizzato da forti sperequazioni operate dalle compagnie assicurative sulla base della zona geografica di residenza dell'assicurato;

   la sinistrosità e l'ammontare dei risarcimenti danni, nonché gli importi medi degli stessi, non rispecchiano la necessaria correlazione con l'ammontare dei premi riscossi per provincia e con il costo medio a polizza;

   la situazione è paradossale laddove a medesime condizioni e stili di guida corrisponde un diverso premio sulla base della sola diversa provincia di residenza;

   secondo i dati tratti dal citato documento e dalla rilevazione Istat sul numero di incidenti stradali su base regionale risultano: per la Campania 139.143 contratti, 9.922 incidenti ed un premio medio di euro 538; per la Lombardia 286.852 contratti, 32.552 incidenti e premio medio di euro 385,6;

   quindi, a fronte di un coefficiente di rischio della Campania del 7,13 per cento e dell'11,34 per cento della Lombardia, il premio medio della prima è 1,4 volte maggiore del premio medio della seconda;

   comparando le città di Bari e Brescia, con similarità statistiche, si registrano i seguenti dati: Brescia, premio medio euro 374,3 (da euro 337,3 della I classe di merito ad euro 769,7 della XVIII classe), per 40.185 contratti; Bari, premio medio euro 438,3 (da euro 410,32 ad euro 836) per 38.441 contratti; il tasso di frequenza dei sinistri in entrambi i casi s'attesta al 5,8 per cento;

   anche la relazione del 2013 dell'Agcom evidenziava un ingiustificato aumento del 60 per cento del premio medio per i contratti stipulati a Napoli, rispetto a quelli conclusi a Milano;

   la sperequazione territoriale dei costi della responsabilità civile auto e, in special modo, la mancata individuazione di parametri valutativi tassativi, oggettivi ed effettivamente paritari comportano fattualmente una profonda distorsione dell'assetto concorrenziale dell'intero settore;

   ciò si ripercuote sulla spesa media pro capite per famiglia, per la quale la copertura assicurativa obbligatoria per autoveicoli e motoveicoli assume al Sud d'Italia un'incidenza esorbitante rispetto ad altri beni di prima necessità;

   la medesima penalizzazione riguarda i mezzi industriali, ove si ripete la penalizzazione per la provincia di residenza del proprietario o sede legale dell'azienda, piuttosto che sui tragitti stradali percorsi e la merce trasportata –:

   se il Ministro interrogato abbia contezza di questa grave e perdurante situazione di iniquità e opacità, che affligge economicamente famiglie e imprese del Meridione, compromettendone la capacità di spesa e la competitività, e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per ripristinare la corretta distribuzione dei rischi tra gli assicurati e assicurare la fissazione del corrispondente ammontare dei premi assicurativi.
(5-01644)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Nitti e altri n. 7-00192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Zardini e altri n. 5-01643, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nardi.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Benamati e Moretto n. 5-00587 del 2 ottobre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00600;

   interrogazione a risposta in Commissione Dadone n. 5-01160 del 9 gennaio 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00598;

   interrogazione a risposta scritta Ruocco e altri n. 4-02430 del 7 marzo 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01644;

   interrogazione a risposta scritta Costanzo n. 4-02432 del 7 marzo 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00599.