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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 7 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    l'Arbitro bancario finanziario (Abf) istituito dall'articolo 128-bis del Testo unico bancario, è un sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche/finanziarie su contratti, operazioni e servizi, alternativo al processo giurisdizionale italiano;

    i collegi dell'Abf sono costituiti da avvocati, professori, commercialisti e professionisti del settore e le decisioni non sono vincolanti ma, se non rispettate, la notizia del loro inadempimento è resa pubblica, con conseguente danno per l'istituto inadempiente. Di fatto il 99 per cento degli istituti rispetta le decisioni dell'Abf;

    l'Arbitro fornisce, rispetto alla giustizia ordinaria, un'alternativa incomparabilmente conveniente per costi e tempistiche, al contempo estremamente specializzata in senso tecnico nella materia bancaria e finanziaria. L'accesso all'Arbitro è agevole, poiché avviene tramite portale informatico, è azionabile in prima persona da qualsiasi consumatore o operatore delegato e risulta molto economico richiedendo un semplice versamento di venti euro per ciascun ricorso;

    fin da subito, il ricorso all'Abf è stato caratterizzato da una forte affluenza: solo nel 2017 i nuovi ricorsi sono stati più di 30.000, con un aumento del 42 per cento sul 2016. Questo risultato rappresenta un chiaro e diffuso apprezzamento per la capacità di fornire una soluzione rapida ed efficiente;

    con la delibera del 29 luglio 2008, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) ha stabilito i criteri per lo svolgimento delle procedure di risoluzione delle controversie e ha affidato alla Banca d'Italia il compito di curarne l'organizzazione e il funzionamento;

    la Banca d'Italia ha recentemente messo in consultazione una proposta di modifica della delibera del Cicr n. 275 del 29 luglio 2008 e di revisione della disciplina del sistema stragiudiziale delle controversie dell'Arbitro bancario finanziario, contenuta nelle disposizioni della Banca d'Italia del 18 giugno 2009. La modifica è volta a garantire il pieno allineamento della normativa sull'Abf alle previsioni della direttiva 2013/11/UE (direttiva «ADR»), e a introdurre strumenti per una più efficiente gestione del contenzioso innanzi all'Arbitro;

   pur esprimendo apprezzamento per le misure proposte, che consentiranno all'Arbitro di disporre di strumenti per una più rapida definizione del contenzioso, di rafforzare il ruolo del Collegio di coordinamento e di migliorare la propria organizzazione interna, desta preoccupazione la disposizione volta a prevedere che non possano essere sottoposte all'arbitro controversie relative a operazioni o comportamenti anteriori al quinto anno precedente alla data di proposizione del ricorso;

   com'è noto, la disciplina attuale consente all'Arbitro di definire controversie relative a operazioni o comportamenti avvenuti a partire dal 1° gennaio 2009; si tratterebbe quindi di ridurre tale termine da dieci a cinque anni, privando i cittadini dell'unico strumento per vedersi riconosciuto il danno subito in modo efficace e veloce, con notevoli risparmi di tempi e costi per la giustizia ordinaria;

   come chiarito dal sottosegretario Villarosa, nella risposta alle interrogazioni 5-01485 Pastorino e 5-01520 Centemero, l'eventuale modifica alle disposizioni dell'Abf in tema di competenza temporale dell'Arbitro non avrebbe alcun impatto sui procedimenti pendenti riguardanti fatti inerenti al periodo 2009-2014, i quali proseguirebbero innanzi all'Abf in base alle regole vigenti al tempo della proposizione del ricorso;

   ciononostante, non appaiono chiare le motivazioni che indurrebbero a ridurre il termine di prescrizione da dieci a cinque anni, mentre appare doveroso assicurare la massima tutela ai risparmiatori che hanno subito un pregiudizio,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza, anche in considerazione del ruolo del CICR affinché si individuino soluzioni che consentano la piena tutela dei risparmiatori anche per l'ambito di competenza dell'Arbitro bancario finanziario, evitando di configurare ingiustificate disparità di trattamento, in sintonia con i principi generali dell'ordinamento in materia di prescrizione.
(7-00205) «Pastorino, Centemero, Fregolent».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   nel tragico incidente di Freginals, in Catalunya, del 20 marzo 2016, persero la vita tredici studentesse tra le quali sette ragazze italiane che si trovavano in Spagna nell'ambito del progetto Erasmus: Francesca Bonello, Lucrezia Borghi, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Serena Saracino, Elisa Sacrascia Mugnozza, Elisa Valent;

   immediatamente, l'allora Governo in carica mostrò vicinanza alle famiglie attraverso la presenza in Spagna del Presidente del Consiglio pro tempore Renzi che, nell'ambito della sua interlocuzione istituzionale con l'Esecutivo spagnolo, chiese che venisse accertata la verità;

   al fine di fare piena luce sull'accaduto, il Juzgado de instrucción di Amposta (il GIP) dispose un'istruttoria penale e venne iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di omicidio colposo plurimo, il conducente del mezzo coinvolto, Santiago Rodrigues Kimenez;

   i Governi Renzi e Gentiloni hanno sempre ribadito alle autorità spagnole l'aspettativa che venissero tempestivamente chiarite le eventuali responsabilità, sia personali dell'autista sia della compagnia proprietaria del pullman;

   tuttavia, già nel novembre 2016 il magistrato titolare del procedimento decise di archiviare la causa penale senza acquisire la deposizione del citato autista. La decisione produsse sconcerto tra le famiglie delle vittime, che presentarono subito appello. Grazie anche ad una serie di iniziative coordinate volte a rappresentare al più alto livello la sensibilità che vi era al riguardo in Italia, anche il pubblico ministero (fiscal) si attivò per sostenere l'istanza delle famiglie italiane, ottenendo la riapertura delle indagini;

   il 10 marzo 2017 si svolse una seduta dell’audiencia provincial di Tarragona (equivalente alla corte d'appello), per esprimersi sul ricorso presentato dal legale dell'autista contro la riapertura dell'attività di istruttoria. Le conclusioni della corte decretarono il proseguimento dell'istruttoria, mettendo fine ad ogni possibile ulteriore ricorso da parte dell'autista del pullman. La fase istruttoria si concluse il 19 settembre 2017 con la decisione del giudice spagnolo di archiviare il caso, ritenendo non vi fossero elementi sufficienti per procedere in via penale. I legali delle famiglie presentarono, quindi, ricorso contro il decreto di archiviazione;

   secondo quanto dichiarato dal Governo nella seduta del 9 ottobre 2018, «appresa la notizia, l'Ambasciatore d'Italia a Madrid intervenne immediatamente sul capo di gabinetto e sul Ministro della giustizia spagnolo, e sul direttore generale per le relazioni con gli organi giudiziali, ribadendo la particolare attenzione con la quale il caso era seguito in Italia, ed esprimendo al contempo lo sconcerto con cui anche la nostra opinione pubblica aveva accolto la decisione di archiviazione dell'istruttoria. L'Ambasciatore ritenne inoltre opportuno indirizzare una lettera di disappunto direttamente al fiscal di Tarragona; analogo passo fu compiuto nei confronti del Ministro della giustizia spagnolo»;

   il 19 gennaio 2018 il tribunale, in risposta ai ricorsi presentati da alcuni familiari delle vittime, tuttavia confermò l'archiviazione dell'istruttoria, con immediate reazioni da parte del consolato a Barcellona e dell'ambasciata a Madrid, ai più alti livelli politici e giudiziari;

   l'8 giugno 2018 la Corte d'appello («Audiencia Territorial») di Tarragona ha quindi deciso di accogliere il ricorso presentato dai legali delle famiglie delle ragazze e dal Fiscal avverso l'ultima decisione di archiviazione emanata dal giudice istruttore del tribunale n. 3 di Amposta;

   la riapertura del procedimento istruttorio dovrebbe finalmente condurre alla fase dibattimentale, una volta ottenute le maggiori prove richieste dalla Corte d'appello di Tarragona al Tribunale di Amposta grazie anche ad una ulteriore proroga di 18 mesi per la conclusione della fase istruttoria;

   nell'attuale contesto, non è ipotizzabile quale possa essere la data di conclusione di questa fase del processo;

   sarebbe auspicabile, in ogni caso, che il Juzgado di Amposta – a quasi tre anni dall'incidente, vista la scarsa attività processuale degli ultimi tempi e, soprattutto, tenuto conto del dolore e dello sconforto che questa lunghissima attesa comporta per le famiglie e per i congiunti delle vittime – riprendesse con solerzia la propria attività, concludendo quanto prima l'istruttoria e concentrandosi sui profili di responsabilità del conducente, sul funzionamento dell'impianto frenante del pullman e sulla adeguatezza delle misure di sicurezza passive;

   in questo quadro, è alta la preoccupazione e grande lo sconforto delle famiglie che chiedono semplicemente giustizia per le proprie figlie –:

   nel rispetto dell'indipendenza della magistratura spagnola, se, in continuità con quanto fatto dai Governi Renzi e Gentiloni, intenda assumere iniziative per sostenere le richieste delle famiglie innanzi alle autorità spagnole al fine di pervenire quanto prima all'accertamento della verità processuale, che si auspica corrisponda a quella sostanziale, rappresentando anche ai più alti livelli istituzionali spagnoli l'aspettativa di giustizia di tutta la comunità italiana.
(2-00298) «Boschi, Ferri, Rotta, Orfini, Guerini, Fregolent, Bordo, Andrea Romano, Cenni, Ascani, Ceccanti, Buratti, Carè, Morgoni, Rossi, Marco Di Maio, Cantini, Raciti, Annibali, Miceli, Ubaldo Pagano, Pagani, Pellicani, Sensi, Migliore, Paita, Di Giorgi, Marattin, Giachetti, Rosato, Vazio, De Menech, Fragomeli, Anzaldi, Berlinghieri, Nobili, Bazoli».

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   in data 12 febbraio 2019 una nota dell'agenzia di Stampa Ansa riportava le dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vito Crimi in visita alla comunità locale a San Pellegrino di Norcia, comune colpito dagli eventi sismici del 2016 per accelerare la ricostruzione post sisma;

   il sottosegretario Vito Crimi rilasciava le seguenti dichiarazioni, secondo le quali per accelerare la ricostruzione post-sisma «servono norme speciali, tanto che adesso stiamo pagando le conseguenze dell'applicazione di norme ordinarie anche se inserite nelle leggi speciali per il terremoto»; proseguendo: «dobbiamo introdurre norme che abbattono i muri sempre più alti messi per prevenire fenomeni corruttivi che hanno però finito per non portare a nulla», ed infine, aggiungendo: «Adesso dobbiamo lasciare più libertà, poi i controlli li faremo successivamente». Queste dichiarazioni non risulta siano state smentite dal Sottosegretario Vito Crimi;

   a giudizio degli interpellanti si tratta di una scelta che di fatto equivarrebbe ad una dichiarazione in contrasto con la legislazione sui controlli preventivi, in particolare per prevenire possibili infiltrazioni criminali e mafiose e combattere la possibile corruzione, come purtroppo i recenti fatti di Macerata, delle Marche ed in passato in Abruzzo stanno a testimoniare;

   secondo gli interpellanti, inoltre, prima di tutto vanno salvaguardate le norme su prevenzione e sicurezza del lavoro, contro possibili forme di corruzione ed illegalità negli affidamenti delle opere, appalti e subappalti, controllo preventivo antimafia, rispetto dei contratti collettivi di lavoro, e altro, secondo le specifiche disposizioni di leggere in particolare del decreto-legge n. 189 del 2016 convertito dalla legge n. 229 del 2016 –:

   se il Governo sia a conoscenza di queste dichiarazioni, ed in caso affermativo, quali siano i suoi orientamenti al riguardo;

   se il Governo condivida la necessità espressa dal sottosegretario Vito Crimi di introdurre nuove norme speciali per la ricostruzione post sisma 2016 diverse dalle attuali e, nel caso, quali;

   se il Governo condivida la dichiarazione del sottosegretario Vito Crimi sulla necessità di lasciare più libertà alle imprese per poi attivare fasi di controllo solo successivamente;

   se il Governo sia a conoscenza dei dati quantitativi e qualitativi relativi alle opere della ricostruzione, sia pubbliche che private, della fase emergenziale e della ricostruzione Sisma 2016, Sisma 2009 (Abruzzo);

   se il Governo, a fronte della complessità della situazione, non intenda promuovere l'istituzione di una cabina di regia nazionale, composta da un rappresentante del Governo, il Commissario straordinario per la ricostruzione, le rappresentanze delle istituzioni locali e le regioni, il mondo delle imprese e delle professioni, le organizzazioni sindacali, per un confronto di merito ed un primo bilancio con dati e numeri ufficiali per condividere percorsi comuni per accelerare la fase della ricostruzione, e chiudere la fase di emergenza come sollecitato anche dalle organizzazioni sindacali dell'edilizia;

   se il Governo intenda potenziare l'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro per intensificare i controlli preventivi sui cantieri viste le numerose irregolarità riscontrate tra cui il lavoro nero, l'interposizione di manodopera (caporalato), il distacco irregolare dei lavoratori, gli scarsi controlli nella fase emergenziale su appalti e subappalti.
(2-00296) «Muroni, Braga, Fornaro, Morani, Pezzopane, Pizzetti, Melilli, Morgoni».


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   da circa tre anni, presso le competenti istituzioni dell'Unione europea, si sta discutendo la cosiddetta «direttiva copyright», un provvedimento atteso da tutta l'industria culturale nazionale volto a promuovere l'accesso legale alle opere originali protette e, allo stesso tempo, scoraggiare la diffusione non autorizzata di dette opere sulle piattaforme on line, nonché garantire una giusta remunerazione per i creatori di opere dell'ingegno (autori e imprese) derivante dall'uso massivo di contenuti sul web;

   la direttiva intende porre termine a un vero e proprio vuoto legislativo, sfruttato da molti operatori digitali che rifiutano di ottenere una licenza equa per veicolare contenuti creativi (musica, libri, serie TV, film e altro). La questione risale all'epoca dell'introduzione della direttiva sul commercio elettronico (direttiva 2000/31/CE) che stabilì l'assenza di responsabilità (cosiddetta safe harbor) per gli intermediari neutrali e passivi (ovvero le Telecom dell'epoca) rispetto ai contenuti scambiati dagli utenti;

   sfruttando lo spazio lasciato vuoto da queste disposizioni, hanno prosperato, diventando veri e propri giganti del web, anche piattaforme cosiddette user upload content (UUC) quali YouTube, o social media come Facebook, che tutto sono tranne che operatori neutrali e passivi;

   da ciò ne è conseguito una sperequazione nello sfruttamento economico dei contenuti culturali (cosiddetti value gap) che ha generato e continua a generare danni immediati per l'industria creativa, nonché uno squilibrio di mercato ampio e strutturale: per esempio, YouTube remunera i contenuti legali diffusi sulla piattaforma 20 volte meno per utente all'anno di Spotify, sebbene – tra le altre cose – YouTube abbia 2 miliardi di utenti, mentre Spotify vanti 70 milioni di abbonati;

   i giganti del web hanno scatenato, grazie alle loro ingenti risorse economiche, una campagna di lobbying che a giudizio dell'interpellante mistifica gli effetti della emananda normativa, tacciandola di censurare il web e «mettere il bavaglio» agli utenti;

   appare necessario e urgente chiarire, come già evidenziato da numerose sentenze giurisprudenziali, come gli operatori web attivi, ossia coloro che sono in grado di selezionare, organizzare e presentare contenuti/prodotti, non possano pretendere l'esenzione di responsabilità rispetto ai contenuti caricati dagli utenti;

   appare opportuno, come sistema Paese, incoraggiare una normativa che tuteli una delle principali risorse nazionali, quali i prodotti culturali;

   il Governo italiano, da sempre, ha sostenuto i titolari dei diritti di proprietà intellettuale, in quanto la filiera dell'industria creativa e culturale rappresenta un patrimonio straordinario del nostro Paese;

   purtroppo, l'attuale «Governo del cambiamento» pare abbia abbandonato questa storica posizione nazionale, a giudizio dell'interpellante rendendo l'Italia un Paese nemico del diritto d'autore ed allineando la sua posizione a quella dei giganti del web, fautori delle libertà della rete, così non tenendo in debita considerazione la circostanza per cui, in un web libero, prevalgono solo le regole dei più forti, ovvero i cosiddetti over the top, anche a scapito di prevalenti interessi nazionali come quello di tutelare l'industria culturale e creativa italiana;

   da notizie di stampa si apprende, tra l'altro, che uno dei principali consiglieri giuridici e per l'innovazione del Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, l'avvocato Marco Bellezza, sia anche rappresentante legale per Facebook, uno di quegli «over the top» nel web che – tra l'altro – Bellezza di recente ha difeso, perdendo, in una causa contro Mediaset in merito alla responsabilità degli intermediari per l'utilizzo di contenuti caricati abusivamente (rectius pirateria), vale a dire esattamente l'elemento del contendere principale della direttiva in itinere;

   stante quanto previsto dal contratto di Governo in cui si legge che «riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l'interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario», la vicenda sopracitata che investe l'avvocato Bellezza, secondo l'interpellante, delinea una condizione di conflitto di interessi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali siano i suoi orientamenti, in particolare con riguardo al potenziale conflitto di interesse rispetto all'incarico ricoperto dall'avvocato Marco Bellezza;

   se il Governo non ritenga necessario e urgente adottare iniziative volte a far sì che l'Italia ritorni a sostenere una posizione di tutela delle industrie culturali e creative – e non, invece, le grandi multinazionali del web – a livello interno, ma anche e soprattutto a livello sovranazionale ed internazionale.
(2-00297) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   Giulia Pacilli, una ragazza di 22 anni da alcuni giorni è purtroppo vittima di una serie di attacchi e insulti sui social network;

   la responsabilità di tale situazione è da attribuire alla decisione del Ministro dell'interno di pubblicare la foto della ragazza che alla manifestazione di Milano del 2 marzo 2019 ha mostrato un piccolo cartello che avrebbe indispettito proprio il titolare del Viminale al punto da indurlo a postare quella foto sui propri profili social;

   si tratta di una ignobile gogna che ha visto una escalation di insulti nei confronti della ragazza, minacciata e psicologicamente vessata dai follower dell'esponente di Governo, segretario del partito della Lega;

   una brutta pagina da parte di un rappresentante delle istituzioni per di più responsabile anche della specialità della polizia che dovrebbe prevenire e contrastare questi fenomeni;

   è incredibile, tra l'altro, che non vi sia stata alcuna presa di distanza da parte di altri esponenti del Governo e che il Presidente del Consiglio non abbia avuto il coraggio di dissociarsi da quello che l'interrogante giudica un inaudito violento comportamento;

   oggi la ragazza e la sua famiglia continuano ad essere oggetto di insulti e minacce e va sottolineato quanto sia grave il clima che si sia venuto a creare in questa circostanza, a tal punto da far temere anche per la incolumità stessa della ragazza e dei suoi familiari –:

   se il Presidente del Consiglio sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda attivarsi per prendere le distanze dal comportamento del Ministro dell'interno e perché sia assicurata adeguata protezione alla ragazza e alla sua famiglia che si trovano in tale situazione solo per avere espresso una forma di dissenso, prerogativa garantita dalla Costituzione italiana.
(3-00597)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   tra Italia, Slovenia e Austria ad oggi esiste, a causa della applicazione in diversa misura delle accise sui carburanti nei due Paesi, un'ampia differenza tra i prezzi applicati a benzina e gasolio;

   i cittadini residenti nella regione autonoma Friuli Venezia Giulia possono per questo da diversi anni godere di un contributo regionale volto a ridurre il prezzo finale del carburante, in modo da ridurre il gap con i prezzi proposti in Slovenia e Austria;

   tale misura è sempre stata contestata dalla Commissione europea, che a inizio febbraio 2019 ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia per la presunta violazione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici;

   le misure proposte, non senza sacrificio, dalla regione autonoma Friuli Venezia Giulia non sono in alcun modo disposte, e non sono mai state pensate con il fine di ridurre la parte di accise, eventualità che non sarebbe in linea con le direttive dell'Unione europea, ma solamente con quello di contribuire all'abbattimento del prezzo finale dei carburanti;

   il quotidiano il Piccolo del 27 febbraio 2019 riporta i dettagli di un incontro avvenuto nei giorni scorsi tra due assessori regionali del Friuli Venezia Giulia e alcuni «addetti agli Affari europei, quelli del ministero dell'Economia e Finanze e gli avvocati dello Stato che avranno il compito di presentare la memoria difensiva alla Corte di giustizia Ue»;

   l'interruzione dell'erogazione di tali contributi rappresenterebbe per il Friuli Venezia Giulia e per lo Stato italiano una perdita incalcolabile nelle vendite di carburante, favorendo un esodo ancora più massiccio rispetto a oggi per il rifornimento di carburanti presso i distributori di oltre confine;

   in Friuli Venezia Giulia è urgente, in primis, la necessità di ridimensionare la rete dei distributori di carburante, cui deve seguire una nuova legge regionale, sul modello di quanto avviene nella provincia autonomia di Bolzano, che sia inattaccabile –:

   se il Governo sia informato sul caso descritto;

   se il Governo abbia valutato anche, insieme alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la possibilità di adottare iniziative per rivedere determina la normativa che determina la distribuzione dei contributi, prendendo in considerazione sia il modello Bolzano sia un nuovo contributo diretto ai cittadini per l'acquisto di carburante attraverso una tessera prepagata;

   se il Governo, attraverso l'avvocatura dello Stato, intenda assicurare, il massimo sforzo per risolvere senza rinunce il caso aperto tra Bruxelles e Trieste.
(4-02431)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   desta enorme preoccupazione quanto deliberato dalla regione Marche di destinare 5.016.000,00 euro «a valere sui fondi Eventi Sismici Por Fesr Marche 2014/2020», per la costruzione di una nuova rete di piste ciclabili;

   la delibera n. 36 del 22 gennaio 2019, stabilisce che: «Nell'ambito del processo di ricostruzione post sisma si ritiene prioritario promuovere interventi volti a migliorare la qualità di vita nelle aree urbane tramite la riduzione delle emissioni di carbonio. Al fine di incentivare l'utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale e così concorrere alla riduzione delle emissioni e dell'assorbimento di carbonio, è necessario cofinanziare interventi per lo sviluppo e la messa in sicurezza di itinerari e percorsi ciclabili e per l'incentivazione di trasporti urbani puliti»;

   a oltre due anni e mezzo dal terremoto che ha devastato la regione, ci sono ancora delle famiglie che vivono nei container e c'è ancora tanto da fare; ciononostante la ricostruzione non sta ripartendo;

   i dati forniti dalla regione, aggiornati a metà dicembre 2018, raccontano di 31.675 persone sfollate, di cui 935 ancora in albergo per un costo attuale mensile di oltre 747 mila euro (dall'inizio del sisma in tutto sono state 12.851 per un costo complessivo di quasi 82 milioni di euro), mentre 4.115 sono i cittadini sistemati nelle casette e 96 quelli alloggiati in strutture socio-sanitarie;

   oltre 45 mila edifici sono ancora inagibili e vi sono pratiche burocratiche che procedono a rilento, mentre non ci sono più fondi per pagare il contributo mensile di autonoma sistemazione che molti sfollati attendono da mesi. Sono state chiuse cinquecento imprese e 1.500 persone hanno perso il posto di lavoro;

   in un contesto simile, considerando le drammatiche condizioni dei terremotati, a parere dell'interrogante è immorale, oltre che inopportuno, pensare di utilizzare i fondi destinati al sisma per le piste ciclabili –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario adottare ogni iniziativa di competenza per assicurare il proficuo utilizzo dei fondi destinati alla ricostruzione degli edifici distrutti dal terremoto e al sostegno alle famiglie che vivono ancora nei container, oltre che alla ripresa socio-economica delle aree colpite dal sisma, obiettivi rispetto ai quali gli interventi di messa in sicurezza di itinerari e percorsi ciclabili sembrano all'interrogante non prioritari.
(4-02434)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 17 febbraio 2019 nel corso di un convegno sul Mediterraneo e l'economia del mare promosso da Enea e Confcommercio, l'Enea ha presentato studi e dati in merito al riscaldamento globale e alle conseguenze relative all'innalzamento del livello del Mediterraneo;

   tra gli altri al convegno sono intervenuti il climatologo Gianmaria Sannino e il geomorfologo Fabrizio Antonioli;

   l'Enea ha lanciato un forte allarme dovuto al fatto che entro il 2100 oltre 5600 chilometri quadrati e oltre 385 chilometri di costa rischiano di essere sommerse dal mare qualora non si intervenisse con interventi urgenti di mitigazione e adattamento;

   in Italia il fenomeno dell'innalzamento del mare riguarda tutte le regioni costiere per un totale di 40 aree costiere;

   in Italia sono state individuate quattro località del versante adriatico: Pescara, Martinsicuro, Fossacesia in Abruzzo e Lesina in Puglia sono tra le aree a rischio di arretramento delle spiagge e delle aree agricole e quindi di inondazione;

   ciò mette a rischio anche le coste molisane che sono tra Lesina e Fossacesia;

   il Mediterraneo assomiglia più a un lago che a un mare, in quanto trattasi di un bacino semichiuso alimentato in particolare dall'Oceano Atlantico e il travaso è dovuto al fatto che l'Oceano Atlantico è più alto di 20 centimetri e il Mar Nero di 50 centimetri rispetto al Mediterraneo, il cui livello è comunque stimato in crescita a causa dell'aumento delle temperature;

   negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a un ritmo molto più alto rispetto agli ultimi 3.000 anni con un aumento del livello allarmante di 3,4 millimetri all'anno negli ultimi due decenni;

   appare necessaria e non più prorogabile una inversione di rotta nella riduzione sostanziale delle emissioni di gas a effetto serra, tenuto conto dell'aumento del livello del Mar Mediterraneo entro il 2100 con la previsione del conseguente allagamento di 5600 chilometri quadrati di pianura costiera, ovvero dove oggi vive la metà della popolazione residente in Italia –:

   tenuto conto dei dati e delle previsioni allarmanti resi noti nel corso del convegno richiamato in premessa, quali iniziative intenda assumere o abbia già assunto per contrastate il fenomeno dell'innalzamento del livello del Mediterraneo causato dal riscaldamento globale, al fine della riduzione sostanziale delle emissioni di gas ad effetto serra.
(4-02426)


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italiana Coke srl sita nel comune di Cairo Montenotte è un'impresa con un impianto ricompreso al punto 3.1. «cokerie (distillazione a secco del carbone)» dell'allegato IV al titolo II del decreto legislativo n. 152 del 2006. Produce il coke della distillazione (riscaldamento a temperature elevate) a secco (in assenza di ossigeno che ne provocherebbe la combustione) di particolari carboni fossili. La cokeria lavora a ciclo continuo 24 ore su 24, con impianti in esercizio 365 giorni all'anno;

   l'area dove è situata è altresì ricompresa al punto 4.3.6 del decreto ministeriale del 30 marzo 2015 ovvero tra quelle aree di superamento degli standard della qualità dell'aria;

   già nel 2009 nel «Il libro bianco sull'inquinamento atmosferico dalle attività produttive in Italia» Lega Ambiente denunciava il forte impatto ambientale dell'industria sul territorio;

   successivamente, molti articoli di stampa anche pubblicati in rete hanno evidenziato l'emissione di oltre un milione di tonnellate di CO2 provenienti dalla combustione del coke lavorato dalla Italiana Coke: due volte e mezzo le emissioni pro capite della popolazione di Savona, 70 mila abitanti;

   nell'ultimo intervento di Lega ambiente nel mese di marzo 2018 si denunciava il funzionamento dell'impianto grazie a una sorta di «condono industriale», visto che l'impianto va avanti ancora grazie a un'autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla provincia del 2010 e che è in corso di rinnovo, ma non è mai stata soggetta a valutazione di impatto ambientale;

   nel febbraio 2018 la Asl2 regione Liguria, tramite la sua unità di ricerca epidemiologica dell'Ospedale San Martino di Genova, ha pubblicato l'indagine «Epidemiologia descrittiva della mortalità e delle dimissioni ospedaliere nei comuni di Altare, Cairo Montenotte, Carcare, Cosseria e Dego, ASL 2 Regione Liguria». Nella stessa si fa riferimento al superamento dei limiti di emissioni in atmosfera di benzene da parte della Italiana Coke e si mette in evidenza l'aumento delle patologie tumorali e leucemiche nel comune di Cairo Montenotte; nel contempo, nelle conclusioni si legge: «Per quanto concerne la parte chimica, Piccardo et al. avevano messo a fuoco i livelli di inquinamento atmosferico da composti organici volatili (VOC) nel comune di Cairo M nel periodo 03/2011-02/2012, evidenziando una concentrazione media annuale di benzene (11.1 g/m3) più alta del valore limite stabilito dalla legge (5 g/m3), nel sito di campionamento di Bragno, cioè nelle vicinanze dell'impianto industriale Italiana Coke. La IARC (Tabella 1) classifica il benzene come composto cancerogeno per il sistema emolinfopoietico, in grado cioè di indurre leucemie e probabilmente linfomi». E ancora nella stessa indagine si rileva: «Con particolare cura deve essere trattata la frequenza di malattie emolinfopoietiche che, sebbene in tutta la Val Bormida non si comporti in modo difforme da quella regionale, in alcune aree (Cairo M, Altare), soprattutto per i linfomi, mostra un eccesso degno di nota»;

   va tenuto conto degli esiti dell'indagine epidemiologica e delle denunce continue di associazioni, comitati e cittadini del territorio per il forte impatto della Italiana Coke sulla salute e sull'ambiente –:

   se siano a conoscenza di quanto descritto;

   se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia valutato la possibilità di promuovere una verifica del comando carabinieri per la tutela ambientale (C.c.t.a.);

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e con il coinvolgimento degli enti locali, per attivare un tavolo di confronto in relazione agli esiti dell'indagine epidemiologica e ai possibili interventi sul territorio.
(4-02438)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la giunta del comune di Follina (Treviso) avrebbe dato parere favorevole per l'impianto di 18 ettari di vigneti in un'area in cui ne sarebbe vietata la piantumazione, secondo quanto previsto dal quarto comma dell'articolo 14/C del regolamento intercomunale, in quanto area soggetta a naturale sommersione e quindi a ristagno idrico per le difficoltà di scolo e/o drenaggio del terreno;

   questi vigneti sarebbero situati in zone, sottoposte a vincolo paesaggistico, non vocate all'agricoltura e a ridosso del fiume Soligo, con possibili esondazioni e ristagno nei periodo piovosi; se poi si considera che l'uso dei pesticidi sarà con molte probabilità abbondante per compensare con la quantità la scarsa qualità del prodotto, si comprende come siano giustificate le preoccupazioni della popolazione del comune di Follina su un probabile sviluppo tossico dell'area interessata;

   non sono note le ragioni per le quali la giunta non abbia tenuto conto di queste considerazioni nella sua decisione che attengono alla tutela della salute dei cittadini, oltre che alla salvaguardia dell'ambiente, della fauna e della biodiversità del suo territorio, nonché dei sopracitati profili paesaggistici;

   della questione, a quanto risulta all'interrogante, sarebbe stata investita la Soprintendenza di Venezia, ma al momento non si conoscono ancora gli esiti dell'analisi effettuata dagli uffici preposti –:

   se sia al corrette della situazione e quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti in merito.
(3-00596)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRASSINETTI, FIDANZA e OSNATO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Teatro La Scala ha tre fondatori di diritto: lo Stato italiano, il comune di Milano e la regione Lombardia, due fondatori pubblici permanenti: la città metropolitana di Milano e la camera di commercio di Milano e 12 fondatori privati permanenti (Fondazione Cariplo, Pirelli, Eni, Fininvest, Generali, Enel, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Mapei, Banca Popolare di Milano, Telefonica, Tod's e Allianz) ai quali si aggiungono nove sostenitori privati (Sea, Intesa San Paolo, A2A, Dolce e Gabbana, Kuehne Nagel, Bmw, Luxottica, Ubi Banca e Bracco);

   si è appreso dalla stampa che l'Arabia Saudita è pronta a donare 15 milioni di euro ed entrare nel consiglio di amministrazione de La Scala e più precisamente 3 milioni di euro ogni anno, per cinque anni, più 100 mila euro per finanziare l'accademia della Scala, che forma i nuovi musicisti. Diventare soci fondatori del Teatro alla Scala significa fare mecenatismo ma anche diffondere tramite l'arte i valori della cultura occidentale;

   in tema di valori e diritti, soprattutto relativamente ai diritti delle donne, l'Arabia Saudita, secondo il Global Gender Gap Report del World Economie Forum, è classificata 141 esima su 144 Paesi rispetto alla difesa della parità di genere –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza circa l'allargamento del Consiglio di amministrazione a uno Stato straniero, peraltro distante dai valori che il Teatro rappresenta nel mondo;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per impedire che entri a far parte del consiglio di amministrazione del Teatro La Scala uno Stato straniero, ostile ai diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione italiana.
(5-01636)


   DI GIORGI, FRANCESCHINI, PICCOLI NARDELLI, ASCANI, ROSSI, ANZALDI, CIAMPI e PRESTIPINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah – Meis nasce con la legge del 17 aprile 2003, n. 91, poi modificata dalla legge n. 296 del 27 dicembre 2006, «quale testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la bimillenaria presenza ebraica in Italia»;

   questa decisione riconosce e valorizza l'eccezionale continuità di un percorso ricco, ininterrotto, ma ai più sconosciuto, in cui gli ebrei hanno portato alla storia e al tessuto del Paese le proprie tradizioni e un fondamentale contributo culturale, tra periodi di convivenza e interazioni feconde, e altri di persecuzioni, cominciate dalla chiusura nei ghetti e culminate nella tragedia della Shoah;

   il Meis è soprattutto un luogo di incontro e di scambio, un progetto di valore internazionale apprezzato in Italia e all'estero, un laboratorio di idee e di riflessioni aperto a tutti, che stimola il dibattito sull'ebraismo e sul valore del dialogo tra culture e che è stato sempre sostenuto trasversalmente dagli schieramenti politici;

   si apprende dalla stampa che il Ministero per i beni e le attività culturali ha cancellato 25 milioni di euro destinati all'ampliamento del Museo in questione, per il ritardo di un suo stesso ufficio. Pare infatti che il segretariato regionale del Ministero non abbia impegnato i fondi, facendo così saltare il quarto lotto che avrebbe completato i lavori;

   lasciare un grande museo a metà della realizzazioni impedisce non solo a Ferrara, ma soprattutto all'Italia di lavorare allo stesso livello dei grandi musei europei per i quali vale la regola che il progetto architettonico del museo è esso stesso un elemento di attrazione e il museo non si limita ad essere un mero contenitore;

   considerare la cultura come una voce di spesa da tagliare e non un asset strategico per lo sviluppo territoriale dimostra mancanza di visione e acume politico –:

   quali iniziative intenda adottare per far sì che i fondi appena cancellati, a causa del mancato impegno di spesa imputabile unicamente agli uffici del Ministero per i beni e le attività culturali, possano essere ripristinati al più presto possibile, in favore dell'ultimazione del Meis.
(5-01637)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e FRATOIANNI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati su Repubblica e il Fatto Quotidiano si apprende che l'Arabia Saudita potrebbe entrare nell'assemblea dei soci del Teatro alla Scala attraverso una donazione di 15 milioni di euro;

   l'accordo tra l'Arabia e il teatro alla Scala si baserebbe principalmente su tre punti: il finanziamento di 15 milioni di euro (3 milioni ogni anno per 5 anni) che potrebbero essere donati, se non direttamente dalla casa reale saudita, attraverso una società, una banca o un privato; il progetto di creare un conservatorio a Riad, i cui insegnanti sarebbero selezionati direttamente dall'Accademia della Scala; il terzo punto sarebbe l'allestimento di due concerti in Arabia Saudita;

   i soci fondatori del teatro alla Scala si distinguono in ordinari e permanenti. Lo Stato, il comune e la regione sono i tre soci fondatori di diritto, la città metropolitana e la camera di commercio sono i due fondatori pubblici permanenti, a cui si aggiungono 12 privati, come Pirelli, Eni, Tod's, Allianz e Fininvest. Ci sono poi, nove fondatori sostenitori, tra cui Intesa San Paolo, Dolce e Gabbana, Luxottica, Ubi Banca e Bmw;

   la Scala ad oggi è uno dei pochi teatri italiani che non è in perdita;

   a parere degli interroganti non è tollerabile che uno dei simboli della città di Milano e dell'Italia intera collabori con il Governo di un Paese che si trova al centro dell'indignazione mondiale per le atrocità compiute in Yemen, per le ripetute violazioni dei diritti umani quotidianamente calpestati in quel Paese, per la feroce esecuzione del giornalista dissidente Kashoggi, avvenuta forse proprio su ordine del principe ereditario Mohammed Bin Salman, per gli arresti delle attiviste per il diritto alla guida, detenute e torturate in carcere;

   non è ammissibile che un Paese che calpesta i diritti fondamentali partecipi ad una istituzione culturale italiana per cui la presenza dell'Arabia Saudita nel Consiglio di amministrazione del teatro alla Scala, se confermata, va contrastata e respinta con forza;

   a parere degli interroganti aver disputato la finale di Supercoppa italiana di calcio in Arabia Saudita ha già rappresentato una brutta pagina per il nostro Paese; l'ingresso nell'assemblea dei soci del teatro alla Scala sarebbe un secondo grave episodio di collaborazione con uno Stato dittatoriale –:

   se i fatti riportati corrispondano al vero e quali siano gli orientamenti del Governo circa quanto esposto in premessa;

   se il Governo non intenda verificare come e a che titolo l'Arabia Saudita o comunque soggetti privati riconducibili al Governo di quel Paese entrerebbero nella Fondazione del Teatro alla Scala e, qualora la notizia fosse confermata, con quali iniziative, per quanto di competenza, intenda evitare che uno Stato non democratico, che calpesta i diritti fondamentali nel proprio Paese, entri nel Consiglio di amministrazione di una delle istituzioni culturali simbolo del nostro Paese.
(4-02428)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro della difesa, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 12 luglio 1944 il Ministero della guerra, con telescritto n. 1444, ordinava la mobilitazione delle forze bonificatrici dei campi minati con la costituzione della 561A e della 562A Compagnia autonoma rastrellatori mine le quali entravano in attività nello stesso mese di luglio 1944, con circa 200 elementi ciascuna, la prima nel settore del basso Lazio fino ai territori delle province di La Spezia e Genova e la seconda nei territori dell'Abruzzo e del Molise fino alle province di Ravenna, Bologna e Ferrara;

   nel marzo del 1945 gli istruttori della 562A Compagnia autonoma rastrellatori mine addestravano cinquanta carabinieri e altri duecento genieri, quest'ultimi destinati a costituire la 563A Compagnia autonoma rastrellatori mine mentre, nel mese di agosto dello stesso anno, circa altri duecento militari andavano a rinforzare i reparti suddetti inquadrati, nella 564A Compagnia autonoma rastrellatori mine;

   tra il marzo 1945 e il maggio 1946, la 562A, la 563A e la 564A Compagnia autonoma rastrellatori mine portavano a compimento la bonifica di innumerevoli infrastrutture stradali, agricole e industriali nelle province della bassa emiliana, teatro di aspri combattimenti sulla «linea Gotica» e, in Friuli, lungo il fiume Tagliamento e le spiagge friulane;

   per disposizione del Ministero della guerra, nello stesso mese di agosto 1945, la 562A, la 563A e la 564A Compagnia passavano, ai fini operativi, alle dipendenze del Comando genio territoriale di Bologna, mentre non sono state reperite fonti che indichino sotto quale Comando passò la 561A Compagnia autonoma rastrellatori mine;

   dall'ottobre 1944 al novembre 1948 ufficiali provenienti dalle suddette compagnie e da altri reparti addestravano un totale di circa duemilacinquecento civili destinati, pur essi, alla bonifica del territorio nazionale;

   ancora oggi, nonostante le pochissime pubblicazioni specializzate e l'impegno trentennale del Comitato per la memoria della bonifica dei campi minati, associazione di promozione sociale, con sede in Campobasso, non si è riusciti a far aggiornare fogli e ruoli matricolari relativi ad alcuni caduti delle suddette compagnie i quali, in alcuni casi, sono registrati nelle liste del Commissariato per le onoranze ai caduti in guerra, con dati errati o incompleti, mentre gli archivi contenenti le notizie relative sia ai civili che al territorio sminato, pur essendo allocati presso, rispettivamente il 6° Reparto infrastrutture di Bologna, il 7° Reparto infrastrutture di Firenze, l'8° Reparto infrastrutture di Roma e il 10° Reparto infrastrutture di Napoli, non sono mai stati versati ai competenti Archivi di Stato e gli stessi carteggi, pur rivestendo valenze storica, non vengono tenuti in buone condizioni di conservazione e subiscono, come nel caso di quello di Roma, a quanto risulta all'interrogante, trasferimento che ne minano l'integrità;

   ciò contraddittoriamente a quanto avvenuto negli anni Novanta per l'archivio della direzione generale lavori, demanio, materiali, genio, divisione II, Genio Difesa il quale, anche se non ancora riordinato, è oggi in libera consultazione presso l'Archivio Centrale dello Stato;

   il Comitato suddetto, nonostante svariate corrispondenze e colloqui avuti, in tempi vari, con diversi enti militari e civili, non è riuscito a definire, a tutt'oggi, la collocazione dei faldoni contenenti le pratiche tecnico-amministrative dei reparti militari innanzi detti e, quindi, risulta impossibile avere risconti di carattere storico e giuridico –:

   quali iniziative il Governo intenda attivare per la ricerca e il recupero del materiale documentario di cui in premessa e se non ritenga necessario assumere iniziative per far applicare ad esso l'articolo 41 del codice dei beni culturali, dando le opportune disposizioni agli uffici competenti.
(4-02420)


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un recente servizio giornalistico di una nota trasmissione televisiva ha portato ancora una volta alla ribalta lo stato di degrado del quartiere bergamasco di Zingonia, da anni ormai al centro di efferati fatti di cronaca;

   nel corso della trasmissione televisiva, in particolare, il conduttore e la sua troupe hanno documentato una vera e propria organizzazione dedita allo spaccio a cielo aperto di stupefacenti. Per tutta risposta, i pusher filmati hanno recapitato dei proiettili all'indirizzo del conduttore e della sua troupe, con chiaro intento intimidatorio;

   con numerosi atti di sindacato ispettivo, l'interrogante ha già più volte denunciato la situazione indecorosa in cui versa Zingonia. Il Ministro della difesa, peraltro, alla richiesta formulata dal firmatario del presente atto, con l'interrogazione n. 4-01577, di prevedere un incremento dei carabinieri in provincia di Bergamo, ha risposto che al momento non è percorribile il potenziamento auspicato delle risorse organiche;

   tale diniego appare per certi versi inspiegabile visto l'alto tasso di criminalità del quartiere sopra richiamato che, tuttavia, si trova in un punto strategico per l'economia della bergamasca –:

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità di dispiegare un contingente di militari con compiti di vigilanza fissa, rientranti nella missione «Strade sicure», al fine sia di fornire un presidio di controllo fisso alle zone sensibili del territorio, sia di liberare indispensabili risorse di polizia e carabinieri da utilizzare nelle funzioni di contrasto alla criminalità, visto che, secondo quanto dichiarato dal ministro della difesa, non verranno implementate ulteriori risorse sul piano della sicurezza nel territorio bergamasco, nonostante l'elevazione a tenenza del presidio di Zingonia.
(4-02439)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOSCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 febbraio 2019, il dipartimento del tesoro, direzione IV, del Ministero dell'economia e delle finanze ha pubblicato un bando di selezione pubblica per l'affidamento di incarichi biennali di consulenza aventi per oggetto «tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari, in vista anche dell'adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l'altro, dell'adeguamento dell'ordinamento interno alla direttive/regolamenti comunitari»;

   il bando è esplicitamente rivolto a «professionalità altamente qualificate» per «un supporto tecnico a elevato contenuto specialistico nelle materie di competenza» per incarichi di consulenza a titolo gratuito;

   la previsione di gratuità dell'incarico, oltre ad essere lesiva della dignità del lavoro dei consulenti, a giudizio dell'interrogante viola apertamente l'articolo 36 della Costituzione e la legislazione nazionale la quale stabilisce il diritto ad un equo compenso per l'attività dei liberi professionisti;

   per effetto degli interventi legislativi introdotti nella scorsa legislatura e, in particolare dell'articolo 19-quaterdecies, comma 1, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172 e dall'articolo 1, comma 487, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018), è stato stabilito il diritto a percepire un equo compenso, commisurato alla quantità e qualità del lavoro richiesto ed effettivamente svolto, per le prestazioni rese dai lavoratori autonomi, nei rapporti con clienti diversi dai consumatori, ossia con i contraenti «forti», inclusa la pubblica amministrazione in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività;

   per tali ragioni, anche i presidenti del Consiglio nazionale forense, del Consiglio nazionale del notariato e del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nonché del Coordinamento delle libere associazioni professionali, hanno chiesto il ritiro immediato del bando –:

   se il Ministro interrogato intenda intervenire presso la direzione interessata affinché sia immediatamente ritirato il bando e se al contempo, non ritenga di emanare idonee direttive a tutte le articolazioni del Ministero dell'economia e delle finanze al fine di evitare il ripetersi di simili episodi.
(5-01635)


   FREGOLENT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Iren (con sede a Reggio Emilia e poli operativi a Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, La Spezia e Vercelli) è una delle più importanti multiutility del panorama italiano e opera nei settori dell'energia elettrica, del gas, dell'energia termica per teleriscaldamento, della gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali, e dei servizi tecnologici;

   con deliberazione del consiglio comunale 4 aprile 2018, avente ad oggetto «FSU S.r.l.» – Progetto di scissione parziale non proporzionale asimmetrica con beneficiaria «FCT Holding S.p.A.» – Sub patto comuni Genova e Torino: Approvazione, viene confermata la volontà della città già espressa con deliberazione del consiglio comunale del 30 ottobre 2017, autorizzando Fct Holding S.p.A ad alienare le azioni Iren sulla base di indirizzi che saranno dati dal sindaco di Torino;

   si apprende da notizie di stampa che il comune abbia collocato sul mercato, tramite «Fct Holding Spa», quasi 33 milioni di azioni Iren e che, di conseguenza, per la prima volta la maggioranza delle azioni della società siano detenute da soci privati;

   la vendita di tali azioni, a causa anche dell'azione di governo che sta creando gravi rallentamenti alla crescita economica, non ha però ottenuto i risultati potenzialmente realizzabili (colpevolmente sovrastimati dalla stessa amministrazione comunale);

   le azioni Iren infatti, che a gennaio 2018 quotavano circa 2,50 euro ciascuna sono state vendute a 1,85 euro (valore più basso toccato dal titolo Iren da marzo ad oggi);

   tale operazione speculativa ha generato circa 20 milioni di euro in meno di entrate potenziali rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere procedendo alla vendita in un altro momento: basti pensare che attualmente il valore delle azioni è risalito intorno ai 2,20 euro;

   la scelta di alienare le azioni Iren è stata dettata, a quanto dichiarato dal sindaco di Torino, dalla necessità di finanziare il bilancio cittadino;

   gli organi di stampa riportano la notizia che Genova sembrerebbe intenzionata ad aumentare la propria partecipazione azionaria in Iren portandola al 19 per cento e che questa operazione causerebbe una rappresentanza più significativa anche per la designazione dei vertici del consiglio di amministrazione;

   in questa condizione di fatto Torino potrebbe perdere la possibilità di avere una rappresentanza significativa in Iren in favore della città di Genova e degli altri soci;

   sulla cessione delle azioni Iren è già intervenuta la Corte dei conti che ha contestato all'amministrazione comunale di Torino il fatto che gli introiti siano stati utilizzati in maniera non conforme, destinati infatti alla spesa corrente e non incasellati come «entrate straordinarie di parte capitale», una condotta che secondo i giudici «sconfina nell'elusione normativa e nell'abuso del diritto»;

   Chiara Appendino non ha escluso di ricorrere alla vendita di ulteriori azioni Iren;

   appare quindi evidente che la cessione di azioni Iren (abbia causato fino ad oggi conseguenze disastrose non solo per il bilancio comunale (a causa del basso prezzo a cui sono state vendute e dal momento che l'alienazione definitiva delle azioni non garantirà più i consueti e considerevoli dividendi annuali per la città), ma ha penalizzato ulteriormente l'intera cittadinanza cedendo di fatto il controllo di una società che riveste un significativo ruolo sul piano industriale e occupazionale locale;

   l'articolo 28 della legge 27 dicembre 2012, n. 289, dispone al comma 1, che «allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica il Ministero dell'economia e delle finanze provvede all'acquisizione di ogni utile informazione sul comportamento degli enti ed organismi pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, avvalendosi dei propri rappresentanti nei collegi sindacali o di revisione presso i suddetti enti ed organismi e dei servizi ispettivi di finanza pubblica» –:

   se il Governo intenda assumere iniziative fine di avviare, per quanto di competenza, una verifica, in ordine ai profili contabili e finanziari, presso il comune di Torino relativamente alla gestione della sua partecipazione in Iren, attivando i servizi ispettivi della ragioneria generale dello Stato, in ordine al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
(5-01640)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2014 l'Agenzia delle entrate, sezione di Padova, a seguito di verifica alla società Cavicom srl, emetteva avvisi di accertamento nei confronti dei soci per redditi di capitale derivanti dal pregresso accertamento societario di utili extra bilancio;

   dal verbale di incontro dell'8 novembre 2018, intercorso tra i referenti dell'Agenzia delle entrate e uno dei soci della Cavicom si deduce una forte contestazione rispetto alle richieste derivanti dai suddetti avvisi di accertamento. In particolare, il socio in questione richiamava, sul punto, la sentenza del tribunale di Cremona, sezione penale, depositata il 21 giugno 2016;

   stante quanto risulta all'interrogante, l'Agenzia delle entrate persisterebbe nel chiedere alla ditta Cavicom srl di Cremona il pagamento delle imposte dedotto da redditi che sarebbero stati generati dalle fatture contestate;

   nel caso in cui il contribuente presenti una formale istanza di annullamento di un atto esattoriale ai sensi della legge n. 228 del 2012, il concessionario della riscossione è tenuto, innanzitutto, a sospendere immediatamente ogni pretesa e, successivamente, ad annullare l'atto contestato se le eccezioni sollevate dal contribuente risultano fondate;

   inoltre, qualora il concessionario della riscossione (ormai ex Equitalia ora Agenzia delle entrate-riscossione) provveda ad annullare l'atto esattoriale solo a seguito di avvio di un'azione legale del contribuente, esso deve essere sanzionato con la condanna al pagamento delle spese di giudizio, oltre che al risarcimento per lite temeraria, ai sensi dell'articolo 96 c.p.c.;

   tale principio è stato stabilito dalla commissione tributaria provinciale di Roma che, con recente sentenza, ha annullato un'intimazione di pagamento emessa nei confronti di una contribuente condannando, altresì, Equitalia al pagamento di oltre 25.000 euro a titolo di spese di giudizio per lite temeraria (sentenza n. 9546/26/2017 della commissione tributaria provinciale di Roma);

   sul punto si segnala, inoltre, la sentenza della commissione tributaria provinciale di Lodi n. 53/1/17 o la sentenza della commissione tributaria regionale di Milano n. 1531/5/17 –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in relazione ai fatti esposti in premessa adottando, eventualmente, le iniziative di competenza che dovessero rendersi necessarie per superare le criticità evidenziate.
(4-02435)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 15 dicembre 1990, n. 395 «Ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria», all'articolo 18, recante «Disposizioni relative all'obbligo di residenza e casi di permanenza in caserma o di reperibilità» stabilisce: «1. Il personale del Corpo di polizia penitenziaria deve risiedere nel comune di cui ha sede l'ufficio o il reparto cui è destinato. 2. Il capo dell'ufficio o il direttore dell'istituto, per rilevanti ragioni, può autorizzare il dipendente che ne faccia richiesta a risiedere altrove, quando ciò sia conciliabile col pieno e regolare adempimento di ogni suo altro dovere. 3. Dell'eventuale diniego è data comunicazione scritta all'interessato. Il provvedimento deve essere motivato. 4. Il personale del Corpo ha facoltà di pernottare in caserma, compatibilmente con le disponibilità di locali. 5. Per esigenze relative all'ordine ed alla sicurezza, il direttore dell'istituto può disporre, con provvedimento motivato, sentito il comandante del reparto, che tutto il personale del reparto o parte di esso permanga in caserma o assicuri la reperibilità per l'intera durata dell'esigenza. 6. Il comandante del reparto ha l'obbligo di alloggiare nell'alloggio di servizio, del quale usufruisce a titolo gratuito. 7. Il comandante del reparto che non usufruisce dell'alloggio di servizio deve assicurare la reperibilità»;

   in data 3 febbraio 2019, l'interrogante ha effettuato una visita ispettiva presso la casa di reclusione femminile della Giudecca;

   in tale circostanza si è effettuata una ricognizione delle condizioni della locale caserma di polizia penitenziaria in cui si è avuto modo di riscontrare che le camerate risultano vere camere di pernottamento, assai simili a quelle visitate e ispezionate nei reparti detentivi, con la presenza di quattro o cinque letti ed un solo bagno per ogni stanza;

   mancano una zona soggiorno, sala Tv, cucina, vi è solo un fornello elettrico posto sul davanzale della finestra del bagno utilizzato per ovviare alle necessità imposte dalla scarsa qualità del cibo preparato dalla mensa e in un quadro di totale assenza di comfort, privacy, e di carenza di condizioni igienico-sanitarie;

   le operatrici hanno segnalato la mancanza della lavanderia, o di una lavatrice, e anche la necessità di dover entrare ed uscire dalla caserma attraversando la porta carraia, modalità assai disagevole, soprattutto nelle ore notturne;

   la direttrice dell'istituto, contattata telefonicamente, ha lamentato i problemi legati al frequentissimo avvicendamento delle operatrici penitenziarie: turn over che, di tutta evidenza, viene quantomeno incentivato dai turni, talvolta pari a 10 ore, che devono osservare le operatrici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione della caserma di polizia penitenziaria presso la casa di reclusione femminile della Giudecca e quali iniziative, e con quale tempistica, il Ministro intenda intraprendere, per quanto di competenza, per consentire la ristrutturazione e l'adeguamento della caserma, in modo da rendere accettabili le condizioni di permanenza delle operatrici; quali iniziative, e con quale tempistica, intenda intraprendere per rendere possibile la fruizione della mensa da parte delle operatrici e per organizzare gli spazi a loro necessari.
(4-02417)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha svolto una visita alla casa di reclusione Calogero Di Bona – Ucciardone di Palermo, carcere allocato in una struttura del 1798, funzionante dal 1842 dopo la chiusura del vecchio carcere della «Vicaria»;

   il penitenziario ospita detenuti di sesso maschile in regime di media sicurezza ordinario e media sicurezza protetti;

   i detenuti presenti sono 440, a fronte di una capienza regolamentare che attualmente è di 567 posti, tenendo in considerazione una sezione detentiva chiusa che potrebbe ospitare circa 150 detenuti. I detenuti protetti ristretti nella nona sezione sono 90; i detenuti tossicodipendenti sono 80;

   le celle della nona sezione (protetti) ospitano 2 detenuti, in meno di 4 metri quadrati, sono umide, sporche, senza luce e senza aria, le docce sono collocate in un vano sporco e con macchie di muffa. Non sono servite da acqua calda e i detenuti fanno la doccia con l'acqua fredda. Il reparto è privo di locale socialità e le celle hanno lo spazio insufficiente. Anche gli spazi esterni per le ore destinate ai passeggi sono angusti;

   nell'istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 367 unità, gli agenti assegnati sono 367, in servizio sono solo 269 agenti, 10 donne, su 19 ispettori assegnati, solo 8 in servizio;

   all'interno dell'istituto si riscontra particolare disagio legato all'assistenza sanitaria; il passaggio dalla medicina penitenziaria alle asl crea non pochi problemi;

   scarsa è l'attività legata all'assistenza psicologica;

   i detenuti che lavorano sono circa 90, con turnazione: si tratta esclusivamente di lavori alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria;

   l'inadeguatezza strutturale è uno degli aspetti problematici di questo penitenziario, gli spazi non sono nati per ospitare persone e la struttura essendo vecchia avrebbe bisogno di molti lavori di manutenzione;

   alcune criticità rischiano di mettere in pericolo la salute e la vita del personale e dei detenuti; in particolare, l'assenza di medici specialisti mette a rischio la vita dei detenuti, soprattutto quelli affetti da malattie cardiovascolari –:

   se sia a conoscenza della situazione e delle criticità della casa circondariale Ucciardone di Palermo e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché le carenze possano essere superate.
(4-02419)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il codice penale, agli articoli 275, 284, 285, 285-bis, prevede che per le imputate incinte madri di prole di età non superiore a sei anni con le stesse convivente non possa essere disposta la custodia cautelare in carcere, salvo in situazione di eccezionale rilevanza; inoltre, il giudice può disporre la custodia in un istituto a custodia attenuata per detenute madri;

   tali disposizioni avrebbero dovuto essere applicate a decorrere dalla completa attuazione del piano straordinario penitenziario e comunque a decorrere dal 1° gennaio 2004;

   in data 3 febbraio 2019 l'interrogante si è recata in visita alla casa di reclusione femminile della Giudecca a Venezia;

   nel corso della visita l'interrogante ha avuto modo di verificare le condizioni del reparto Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri), previsto dall'ordinamento penitenziario, affinché le detenute con prole inferiore ai sei anni possano usufruire di trattamenti alternativi finalizzati a non traumatizzare eccessivamente i figli;

   l'interrogante ha constatato che l'Icam veneziano è sostanzialmente un carcere ristrutturato e adattato per affievolire lo stato di detenzione dei minori, ma ben lontano dagli standard normativi, che prevedono che tale tipo di struttura consenta ai bambini di trascorrere serenamente il periodo di carcerazione insieme alle loro madri, in un ambiente che non ricordi in alcun modo il carcere, dotato di camere confortevoli e luminose, ambienti personalizzati, infermeria, ludoteca, biblioteca e aula formativa per le donne, cucina attrezzata e soggiorno;

   l'Icam della Giudecca ospita: 7 madri straniere, dai 22 ai 25 anni, con 8 bambini; un bambino con problemi di autismo di 5 anni e mesi 4; un bambino di 8 mesi; una bambina di 2 mesi; una bambina di 4 mesi; un bambino di 4 anni; un bambino di 5 anni; una bambina di 8 mesi e una bambina di 1 anno e 2 mesi; tutto ciò senza che le madri possano partecipare alle attività formative e lavorative, senza alcuna area destinata alle attività trattamentali, senza possibilità di svolgere colloqui con gli educatori. Inoltre, vanno aggiunte l'assenza del nido, solo la presenza di una camera destinata a ludoteca e la possibilità di fruire del medico pediatra una sola volta al mese; in particolare, per le visite specialistiche i bambini devono recarsi fuori dall'istituto, in ospedale, ma solo quando le «volontarie» risultano disponibili;

   l'Icam non provvede a fornire al bambino che va a scuola lo spuntino mattutino, a cui devono provvedere direttamente le madri, ricorrendo alla trafila burocratica nel cosiddetto modello 72;

   la presenza dell'assistente capo in divisa all'interno del reparto, nonché il passaggio dei bambini dalla porta carraia del carcere (con l'ovvia sorveglianza agenti in divisa e armati), appare del tutto incompatibile con il regime di custodia attenuata) –:

   se sia a conoscenza della situazione dell'Icam della casa di reclusione della Giudecca e se ritenga di assumere iniziative per consentire la realizzazione di un altro reparto, fisicamente distaccato dalla struttura penitenziaria in conformità con gli standard normativi.
(4-02421)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 22 dicembre 2018 l'interrogante ha svolto una visita alla casa di reclusione Petrusa di Agrigento, carcere allocato in una struttura del 1992, dove ha avuto modo di riscontrare diversi problemi;

   l'istituto è sprovvisto di dirigente sanitario e dalle dimissioni del precedente non vi è stata la nomina del nuovo;

   il penitenziario ospita detenuti di sesso maschile in regime di media sicurezza ordinario e media sicurezza protetti, e di alta sicurezza, ed è presente il reparto femminile;

   i detenuti presenti sono 367, 26 sono le donne; l'ispezione inizia con la visita del reparto femminile: appare subito molto ordinato e pulito, le detenute non lamentano particolari disagi, le celle sono fredde, l'impianto di riscaldamento non funziona, a volte manca l'acqua calda;

   le condizioni di vivibilità nei reparti di media sicurezza maschili sono poco garantite; nelle celle della sezione di alta sicurezza ci sono 2 detenuti; nelle celle delle sezioni di media sicurezza quasi in tutte 3 detenuti; le stesse sono sporche e fredde, le docce sono collocate in un vano umido, con macchie di muffa, non arriva l'acqua calda; i detenuti fanno la doccia con l'acqua fredda; solo recentemente è stata appaltata la fornitura di una nuova caldaia; nell'istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria; il commissario ha denunciato la mancanza di almeno 50 operatori di polizia penitenziaria: all'interno dell'istituto si riscontra particolare disagio legato all'assistenza sanitaria; il passaggio dalla medicina penitenziaria alle asl crea non pochi problemi, di seguito si segnalano alcuni esempi gravi;

   gli educatori sono 3 sugli 8 previsti e i detenuti lamentano disservizi e tempi lunghi di attesa per i colloqui con gli educatori;

   risulta scarsa l'attività legata all'assistenza psicologica;

   il comandante e gli agenti operano con abnegazione e professionalità, nonostante siano costretti a lavorare in una situazione difficile a causa della carenza di risorse umane;

   alcune criticità evidenziate rischiano di mettere in pericolo la salute e la vita del personale e dei detenuti; mancano gli specialisti, cardiologo, psichiatra, odontoiatra, allergologo, dermatologo; l'assenza di medici specialisti mette a rischio la vita dei detenuti, soprattutto quelli affetti da malattie cardiovascolari; da questo punto di vista sono state segnalate alcune situazioni, come quella di un detenuto che attende una visita neurologica da circa 5 mesi, di un altro che attende da 6 mesi la visita odontoiatrica e non è in grado di masticare, di un altro ancora che aspetta da 8 mesi una visita otorinolaringoiatrica;

   servono risorse per la pulizia dei reparti e per l'installazione delle docce in camera in tutto l'istituto e nuovi impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda –:

   se sia a conoscenza della situazione in cui versa la citata casa di reclusione e quali iniziative intenda mettere in atto affinché siano superati i problemi esistenti e sia ripristinata una situazione sul piano del trattamento e dei servizi per i detenuti e gli operatori del carcere in linea con il dettato costituzionale.
(4-02422)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 21 dicembre 2018, l'interrogante ha visitato casa circondariale di Sciacca; il carcere è allocato nell'ex convento dei carmelitani, una struttura del XIII secolo in pieno centro cittadino che ospita 56 detenuti di sesso maschile, dei quali 43 stranieri, in regime di media sicurezza;

   nell'istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 47 unità, gli agenti assegnati sono 39, molti sono gli operatori assenti per malattia;

   all'interno dell'istituto è presente un'infermeria; i medici con contratto trimestrale lamentano l'insufficienza degli spazi di vivibilità; infatti, durante i turni di notte, il medico dorme in una branda allocata nell'ex ambulatorio odontoiatrico privo di servizi igienici e l'infermiere in una branda dell'infermeria;

   gli educatori sono 2, uno di ruolo e uno in missione per tre volte alla settimana;

   soltanto uno psicologo è presente in sede una volta alla settimana per 2 ore;

   i detenuti tossicodipendenti sono 15 e sono presenti detenuti affetti da patologie di tipo psichiatrico;

   le ore d'aria sono 4 al giorno; la socialità è prevista per 3 ore alla settimana;

   i detenuti che lavorano sono 5, con turnazione; si tratta esclusivamente di lavori alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria;

   sono attive classi di scuola elementare e media e non ci sono altre attività;

   la casa circondariale ospita detenuti trasferiti da penitenziari di altre regioni;

   non è presente un'area attrezzata per il colloquio dei detenuti con i familiari minorenni;

   l'area esterna (il cosiddetto passeggio) dove i detenuti trascorrono le ore d'aria è un cortile privo di copertura, con un rubinetto e servizi igienici in pessime condizioni;

   nell'incontro con i detenuti, essi hanno lamentato che i bagni sono privi di tetto, in cella l'acqua è razionata e manca quella calda;

   nella visita agli ambienti detentivi sono state riscontrate numerose anomalie, tra le quali il sovraffollamento e le condizioni strutturali fatiscenti a causa dell'umidità; alle finestre delle celle sono applicati vetri opachi che impediscono la visuale esterna e limitano l'ingresso di luce naturale e la circolazione di aria, diverse celle sono inagibili, altre sono buie e anguste; in ogni caso, il vano dei servizi igienici è sprovvisto di tetto, aggravando la precarietà delle condizioni igieniche e sanitarie;

   la qualità del cibo, secondo quanto rilevato, è scadente ed esso è inadeguato come quantità, mentre lo spaccio interno offre poche merci a prezzi molto alti e superiori a quelli dei supermercati cittadini;

   il rapporto fra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria è buono; questi ultimi sono però costretti a lavorare in una situazione difficile a causa della carenza di risorse umane e finanziarie;

   appare evidente, a seguito della visita, che l'unica scelta opportuna sia la chiusura definitiva della casa circondariale; infatti, considerate le criticità evidenziate, l'istituto, ad avviso dell'interrogante, non può rimanere aperto e non sarebbe neanche opportuno ristrutturarlo, posto che la capienza regolamentare non potrebbe superare i 30 detenuti –:

   se sia a conoscenza della gravissima situazione in cui versa la casa circondariale di Sciacca e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere una situazione inaccettabile, anche attraverso la chiusura dell'istituto.
(4-02423)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha svolto una visita al carcere circondariale di Trapani in data 22 dicembre 2018 con ingresso alle ore 12,00;

   il penitenziario ospita detenuti di sesso maschile in regime di media sicurezza e alta sicurezza, è presente anche il reparto di media sicurezza protetti;

   i detenuti presenti sono 529, i detenuti protetti sono 54;

   nell'istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 300 unità, gli agenti assegnati sono 261, ma 39 sono assegnati al nucleo traduzioni, 33 sono le donne che non possono effettuare tutti i servizi, molti sono gli operatori assenti per malattia;

   sono presenti otto medici con contratto trimestrale; il dirigente sanitario non è presente nella struttura;

   soltanto uno psicologo è presente in sede una volta alla settimana per 2 ore;

   sono presenti detenuti affetti da patologie di tipo psichiatrico;

   le ore d'aria sono 4 al giorno; il reparto di alta sicurezza non ha la sala socialità;

   i detenuti che lavorano sono pochi con turnazione e si tratta esclusivamente di lavori alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria;

   l'inadeguatezza strutturale dei piani delle sezioni di alta sicurezza è uno degli aspetti problematici di questo penitenziario: la struttura, essendo vecchiaia, ha bisogno di manutenzione, non ci sono le docce in camera, il locale doccia risulta sporco, non c'è l'acqua calda, non funzionano i riscaldamenti nelle celle del piano terra e primo piano, i servizi igienici non hanno la porta e il muretto è basso, non ci sono finestre grandi e le piccole aperture che rendono scarsa l'illuminazione naturale sono coperte da rete, cancelli e finestre sono arrugginiti;

   all'interno della struttura, sebbene vi sia un chiostro, non è presente un'area verde attrezzata per il colloquio dei detenuti con i familiari;

   l'area esterna (il cosiddetto passeggio) dove i detenuti trascorrono le ore d'aria è un cortile privo di servizi;

   nei colloqui avuti con i detenuti essi hanno lamentato la mancanza di spazi per la socialità e le condizioni di vivibilità, le carenze nei servizi sanitari e nelle visite specialistiche e la mancanza di farmaci;

   spesso i telefoni per i colloqui con le famiglie e l'organizzazione degli orari non funzionano;

   i detenuti non vedrebbero mai gli educatori e ci sono molte difficoltà per accedere alle attività trattamentali ed effettuare colloqui –:

   se sia a conoscenza della situazione e delle gravi carenze nel carcere circondariale di Trapani e quali iniziative di competenza intenda avviare per rendere possibile la soluzione delle criticità.
(4-02424)


   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha visitato la casa circondariale di Tolmezzo in data 1° febbraio 2019, verificando che, pur non essendosi in presenza di uno stabilimento «destinato» a casa di lavoro, ma semplicemente di una casa circondariale, ivi realizzerebbero situazione vicine a quelle dell'internamento in «casa di lavoro»;

   l'articolo 213 codice penale recita tra l'altro che «Le misure di sicurezza detentive sono eseguite negli stabilimenti a ciò destinati [...]. In ciascuno degli stabilimenti è adottato un particolare regime educativo o curativo e di lavoro, avuto riguardo alle tendenze e alle abitudini criminose della persona e, in genere, al pericolo sociale che da essa deriva. Il lavoro è remunerato. Dalla remunerazione è prelevata una quota per il rimborso delle spese di mantenimento»;

   l'articolo 215 del codice penale inserisce tra le misure di sicurezza detentive la «colonia agricola» e la «casa di lavoro»;

   a Tolmezzo non esiste alcuna effettiva divisione tra la «casa di lavoro» ed il resto dello stabilimento e, in particolare nelle sezioni dove alcuni internati sono ristretti con regime di cui all'articolo «41-bis» dell'ordinamento penitenziario, si trovano in celle attigue «condannati» in regime di detenzione e «internati» in regime di misura di sicurezza detentiva;

   nella «casa di lavoro» di Tolmezzo il lavoro non c'è: una piccola serra in condizioni di fatiscenza e con la copertura «sfondata», è chiusa da mesi e non potrebbe comunque funzionare nella stagione invernale e anche i lavori «ordinari» non vengono adeguatamente messi a disposizione degli internati;

   nonostante l'articolo 213 del codice penale preveda il particolare regime «educativo», anche nella prospettiva delle valutazioni di competenza del magistrato di sorveglianza in ordine al venir meno della pericolosità, tali internati non vedono mai un educatore né uno psicologo e sono, inoltre, del tutto assenti figure come quella dell'assistente sociale;

   in relazione alla condizione degli internati ristretti nel regime di cui all'articolo «41-bis», un'ordinanza resa dal magistrato di sorveglianza di Udine mostrata alla interrogante chiarirebbe che il Ministero della giustizia avrebbe mancato nel predisporre modalità per la fruizione di licenze in condizioni di sicurezza, rendendo in questo modo impossibile concedere le licenze, nonostante una sorta di impegno che sarebbe stato preso dal magistrato con più di un internato, con intuibili effetti demoralizzanti ed antieducativi;

   la paradossale condizione di internamento a Tolmezzo era stata oggetto già di apposita menzione e segnalazione da parte del Collegio del garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale nella relazione al Parlamento del 2018, ed è esplicitata nel «Rapporto tematico sul 41-bis» pubblicato a Roma il 5 febbraio 2019 –:

   se sia a conoscenza della situazione della casa circondariale di Tolmezzo e quali iniziative intenda intraprendere per sciogliere l'impossibile convivenza «casa circondariale/casa di reclusione» e «casa di lavoro» a Tolmezzo, dando attuazione piena all'articolo 213 del codice penale;

   quali iniziative intenda intraprendere affinché possano svolgersi realmente le attività lavorative all'interno della «casa di lavoro» di Tolmezzo (o nel luogo diverso dove auspicabilmente sarà spostata in apposito stabilimento);

   quali iniziative ci competenza intenda intraprendere per risolvere i problemi relativi alle carenze dei servizi educativi e psicologici e rendere possibile la fruizione delle licenze degli internati in regime di 41-bis.
(4-02442)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COLANINNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da tempo gli abitanti di Borgo Virgilio in provincia di Mantova, sono esasperati per le criticità di traffico in particolare pesante che interessa la ex strada statale n. 62 della Cisa oggi di competenza provinciale;

   ogni giorno su questa arteria transitano oltre 20 mila mezzi per la maggior parte tir;

   i cittadini, per sollevare all'attenzione delle istituzioni questa condizione, si sono costituiti in un comitato denominato «Nuova Salute e Sicurezza 62»;

   da parte dei cittadini si segnala un rilevante inquinamento atmosferico, acustico, in particolare nelle ore notturne, un pericoloso deterioramento delle condizioni della sede stradale;

   a supporto di quanto segnalato sono state raccolte relazioni dell'Arpa Lombardia, in particolare, per il superamento, sia di giorno che di notte, dei limiti assoluti di immissione previsti dalla zonizzazione acustica;

   si fa presente che nonostante un'ordinanza del 2002 vieti la circolazione dei tir dalle ore 22 alle ore 6 questo divieto viene puntualmente aggirato;

   una condizione costante di pericolo anche per pedoni e ciclisti;

   ad oggi tra le misure adottate si segnalano l'abbassamento dei limiti di velocità a 30 chilometri orari nel tratto dell'abitato di Cerese a 30 chilometri orari e l'impegno della provincia al rifacimento dell'asfalto;

   tali misure sono ritenute insufficienti dagli abitanti di Borgo Virgilio poiché non risultano, ad esempio, operativi sistemi di rilevamento della velocità che possano effettivamente far rispettare il limite imposto dalle ordinanze;

   le richieste avanzate sono quelle di poter avere nel tratto interessato un sistema di videocontrollo per rilevare il transito notturno dei tir, interventi per contrastare il livello di inquinamento acustico, l'attivazione di un tavolo istituzionale con le associazioni di categoria per alleggerire il transito dei tir sulla suddetta arteria, dirottandolo in autostrada anche con l'individuazione di percorsi da realizzare in grado di «bypassare» il centro abitato, preservandolo dalle attuali condizioni di sofferenza causa traffico –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare se sussistano i presupposti per l'attivazione di un tavolo istituzionale di confronto per venire incontro alle esigenze della comunità di Borgo Virgilio richiamate in precedenza, con particolare riferimento all'individuazione di soluzioni volte a convogliare il traffico in autostrada e per superare le attuali insostenibili condizioni di criticità derivanti dall'incidenza del traffico pesante.
(5-01638)


   GIACOMETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 109 del 2018, si è definita la costituzione dell'Ansfisa l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, alle dirette dipendenze del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, destinata a garantire la sicurezza del sistema ferroviario nazionale e delle infrastrutture stradali e autostradali;

   tale disposizione ha previsto la necessità di un riordino del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in funzione delle varie competenze trasferite all'Agenzia;

   nonostante sia già avvenuta, nel corso del Consiglio dei ministri riunitosi in data 10 gennaio 2019, la nomina del direttore generale dell'Agenzia nella persona dell'ingegnere Alfredo Mortellaro, non risultano nominati gli organi di detta Agenzia quali: il comitato direttivo, il collegio dei revisori e le due posizioni di livello dirigenziale generale;

   per una prima fase di avvio e funzionalità urgente dell'Agenzia è previsto che personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti venga comandato dal Ministero all'Agenzia in parola per poi successivamente essere inserito nei ruoli effettivi dell'Agenzia;

   questa rappresenta un'occasione per fare in modo che l'Agenzia sia organo vigilante e di controllo dell'operato dei gestori stradali e autostradali e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ne rimanga il concedente;

   la scadenza del 1° aprile 2019 comporta un'urgenza rispetto alle numerose problematiche che investono la messa in funzione dell'Agenzia e la conseguente riorganizzazione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   l'attuale direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali (dgvca) già esercita vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade, il cui esercizio è dato in concessione, e come sopra richiamato, il decreto legislativo n. 35 del 2011 ha previsto che ci si avvalga della struttura organizzativa dell'Anas s.p.a. che svolge le funzioni di controllo e vigilanza sulle concessioni autostradali (ex Ivca Anas oggi Dgvca di cui all'articolo 36 del decreto-legge n. 98 del 2011);

   l'attuale direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali, anche per mezzo dei propri uffici ispettivi territoriali, espleta attività ispettiva, sovraintende alle ispezioni di sicurezza delle infrastrutture autostradali, irroga sanzioni pecuniarie riferite agli obblighi convenzionali tra lo Stato e i gestori autostradali;

   non sfruttando questa occasione l'Agenzia si occuperà di emanare linee guida inerenti alla sicurezza di un'opera e di verificarne talvolta l'applicazione, mentre il controllo e la vigilanza sui concessionari autostradali e sull'Anas rimarranno alquanto soffocati con l'impossibilità di esercitare una reale vigilanza anche al fronte di eventuali necessarie assunzioni –:

   se e in che modo il Ministro intenda rispettare le tempistiche stabilite dalla norma di legge, dando corso a tutti gli adempimenti amministrativi necessari per rendere realmente operativa l'Agenzia;

   quale sia la situazione attuale del personale, appartenente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale vigilanza concessioni autostradali, deputato all'attività ispettiva sul territorio volta al controllo dell'operato dei concessionari autostradali;

   se non si intenda adottare iniziative per trasferire le competenze e il personale degli uffici ispettivi territoriali della direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali all'Agenzia, in considerazione delle particolari conoscenze e professionalità acquisite nell'esercizio del considerato che tale direzione fu istituita a causa di una mancata attuazione del decreto-legge n. 98 del 2011 che già prevedeva la costituzione di una Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per intensificare e rendere operativi il controllo e la vigilanza sui concessionari autostradali assegnando tale attività all'Agenzia ed eliminando la commistione derivante dall'avere attribuito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il ruolo di concedente e di vigilante in un'unica direzione.
(5-01641)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il corridoio plurimodale tirrenico nord Europa è stato incluso nell'elenco delle opere strategiche di preminente interesse nazionale e approvato dal Cipe con la deliberazione n. 121 del 2001. L'opera si sarebbe dovuta sviluppare per circa 206 chilometri, articolandosi lungo tre tratti: Rosignano – San Pietro in Palazzi, 4 chilometri; San Pietro in Palazzi – Tarquinia, 187 chilometri; Tarquinia – Civitavecchia, 15 chilometri;

   il progetto preliminare per il completamento del corridoio tra Rosignano e Civitavecchia è stato approvato dal Cipe il 18 dicembre 2008. La delibera d'approvazione è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 14 aprile 2009. Inoltre, il dirigente del settore interventi sul territorio e qualità urbana, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha espresso parere di regolarità tecnica relativamente al progetto definitivo del completamento autostradale della A12;

   la commissione di valutazione di impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio nel 2006 ha concesso il «via libera» ambientale al tratto Rosignano-Civitavecchia, accompagnandolo con l'indicazione di più di 80 prescrizioni di cui tenere conto. Si tratta di un tratto definito «infrastrutture strategica di preminente interesse nazionale». Tuttavia, la realizzazione del progetto ha conosciuto una battuta d'arresto nel documento di economia e finanza 2017 (Def) presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, Paolo Gentiloni Silveri e dal Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore, Pier Carlo Padoan e deliberato dall'allora Esecutivo l'11 aprile 2017. Nell’«allegato infrastrutture» del suddetto testo, infatti, l'autostrada tirrenica è stata inclusa tra le opere da sottoporre a «project review con valutazione delle possibili alternative, inclusa la riqualificazione dell'attuale infrastruttura extraurbana principale» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare in relazione al progetto dell'autostrada tirrenica Rosignano-Civitavecchia e alle opere connesse.
(4-02440)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   IOVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 12 febbraio è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la legge n. 12 del 2019, mediante la quale è stato convertito il decreto-legge n. 135 del 2018. Come noto, all'interno di tale provvedimento legislativo, è stata autorizzata l'assunzione di 1851 allievi agenti della polizia di Stato, mediante lo scorrimento della graduatoria della prova scritta del concorso per il reclutamento di 893 allievi agenti del maggio 2017;

   le assunzioni, tuttavia, saranno limitate ai soggetti in possesso, alla data del 1° gennaio 2019, dei requisiti di cui all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, così come modificato dal decreto legislativo n. 95 del 2017;

   mediante un emendamento al «decreto semplificazioni», convertito in legge, dunque, saranno chiamati alle successive prove concorsuali esclusivamente i candidati che non hanno compiuto, alla data del 1° gennaio 2019, 26 anni di età e che sono in possesso del diploma di scuola superiore;

   con tale provvedimento, verranno esclusi dallo scorrimento e dalla successiva assunzione i candidati privi dei requisiti succitati, nonostante il concorso a cui presero parte, bandito nel maggio 2017, stabilisse come requisiti per la partecipazione un'età non superiore ai 30 anni e la sola licenza media. Dunque, sono stati modificati sostanzialmente i criteri della lex specialis, con la paradossale conseguenza che soggetti con punteggi più bassi saranno chiamati alle successive prove al posto di candidati più meritevoli;

   a giudizio dell'interrogante tale disposizione lede diversi articoli della Carta Costituzionale, su tutti l'articolo 3, che vieta qualsivoglia discriminazione, nonché l'articolo 97 della Costituzione, che impone il rispetto del principio di meritocrazia nell'accesso al pubblico impiego;

   modificare le regole di un bando, rappresenta a giudizio dell'interrogante un atto di dubbia legittimità, nonché un affronto a giovani che in tale procedura hanno investito tempo e speranze e che ora si trovano scavalcati da soggetti con un punteggio inferiore;

   non solo, lo scorrimento previsto non terrà in considerazione i soggetti che hanno partecipato al predetto concorso del 2017 per l'aliquota riservata ai volontari in ferma prefissata. Dunque, questi soggetti, che hanno già svolto servizio nelle Forze armate, dovranno definitivamente abbandonare ogni ambizione di carriera nella polizia di Stato, con la sola colpa di aver individuato in quest'ultima il Corpo a cui appartenere. Altre Forze armate, difatti, nei casi in cui hanno dato luogo a scorrimenti di graduatorie, hanno sempre tenuto in considerazione le aliquote dei militari. Si fa riferimento agli allievi carabinieri, nonché all'assunzione nella polizia penitenziaria e nei vigili del fuoco;

   la scelta del Ministero appare ancor più illegittima, in considerazione del già basso limite previsto dall'ordinamento per l'ingresso nelle forze dell'ordine, che è in stridente contrasto con le norme di altri Paesi dell'Unione, nonché con le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea nelle cause C-229/08, C-416/13 e con la nota pronuncia del 13 novembre 2014, che ha sancito l'illegittimità di una normativa nazionale che fissa a 30 anni l'età massima per l'assunzione degli agenti della polizia locale;

   pare, poi, secondo quanto indicato dai soggetti interessati, che vi sarebbe un parere dell'Avvocatura dello stato che ha portato l'amministrazione a tale determinazione. Trattandosi di un parere su cui è fondato un iter procedimentale amministrativo, si chiede che lo stesso sia reso pubblico, in virtù del principio di trasparenza;

   risulta dunque opportuno e doveroso un intervento ad hoc che consenta un ripensamento in merito alla disposizione in parola, volto a garantire il rispetto del principio di meritocrazia e la tutela del diritto alla parità di trattamento di ogni cittadino –:

   quali specifiche informazioni intenda fornire, in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per permettere la partecipazione alle successive prove concorsuali a tutti i candidati e per risolvere le problematiche riscontrate.
(3-00594)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 23 del 3 luglio 2018 il consiglio comunale di Ventotene ha approvato il nuovo Regolamento per il funzionamento del consiglio stesso, fissando il numero legale dei partecipanti alla seduta (cosiddetto quorum costitutivo) a 4 componenti;

   il Regolamento, all'articolo 31, comma 1, dispone che «il Consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 38, comma 2, del D.L.vo 18 agosto 2000, n. 267, non può deliberare se non intervengono almeno 4 consiglieri oltre il sindaco»;

   tale determinazione è ad avviso dell'interrogante, in palese contrasto con i dettami dello statuto comunale, che all'articolo 21 sancisce che gli organi collegiali deliberano validamente con l'intervento della metà degli assegnati;

   quella inserita nel regolamento, che ha motivato anche l'ex vice-sindaco Modesto Sportiello, ora all'opposizione, ad impugnare al Tar la delibera consiliare del 12 agosto sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio, è secondo l'interrogante una illegittima forzatura numerica;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno lo scioglimento del consiglio comunale, dal momento che la salvaguardia degli equilibri di bilancio è stata ratificata dal massimo consesso civico di Ventotene in maniera illegittima e, dunque, causa della conclusione anticipata della stessa consiliatura;

   sia il capogruppo Sanzo che Sportiello nel suo ricorso al Tar sostengono che il regolamento di un consiglio comunale «non deve essere conforme alla normativa generale del testo unico degli enti locali, ma allo statuto comunale, conformità che per quanto riguarda Ventotene manca. È evidente che, nel caso di contrasto tra le disposizioni dello Statuto e quelle del regolamento, le disposizioni contenute nello Statuto sono prevalenti su quelle adottate dal nuovo regolamento, peraltro approvato con procedura di pubblicizzazione viziata e carente»;

   il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale di Ventotene è abbastanza datato, risale al 23 febbraio 1985. La vita dello statuto è più recente. È stato approvato con la delibera di consiglio comunale n. 76 del 5 ottobre 1994 per essere modificato nell'ottobre 1998 e nel maggio 2009;

   le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni hanno palesi responsabilità per non aver modificato ed aggiornato sia il regolamento dell'assemblea che lo stesso statuto, quando l'articolo 73 prevede che l'adeguamento delle fonti normative comunali deve essere disposto entro i 120 giorni successivi all'entrata in vigore delle nuove disposizioni normative a livello nazionale;

   l'articolo 38 del testo unico degli enti locali, sancisce che «per la validità delle sedute deve esserci la presenza di almeno un terzo dei consiglieri assegnati per legge, senza computare il sindaco e il presidente della Provincia», a ciò si aggiunge la difficoltà nella definizione dell'entità della metà della maggioranza dei consiglieri assegnati che a Ventotene sono 11. Per Santomauro la somma è 5,5 e l'arrotondamento della cifra decimale, uguale o inferiore a 50, va effettuato per difetto e non per eccesso. Lo prevedono alcune sentenze del Consiglio di Stato e del Tar della Calabria e della Liguria «secondo le quali l'arrotondamento per eccesso non sembra conciliabile con questo principio giurisprudenziale»;

   a Ventotene si è creata un'evidente disarmonia tra regolamento e/Statuto, documento, quest'ultimo, che il sindaco intende revisionare nel primo consiglio comunale utile (servirebbero i due terzi dei consiglieri assegnati e, dunque, un tetto politicamente irraggiungibile al momento: sette voti);

   dagli organi di stampa si apprende che della questione è stato investito il prefetto di Latina, anche alla luce dei menzionati risvolti sul piano della gestione contabile e finanziaria del comune –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e, in particolare, quali determinazioni siano state assunte dal prefetto alla luce delle questioni sopra richiamate;

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative al riguardo, a tutela dei principi di democrazia e rappresentanza politica, anche valutando se sussistano i presupposti per promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Ventotene in relazione ai profili finanziari e alla salvaguardia degli equilibri di bilancio.
(3-00595)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa si apprende delle criticità relative alla circostanza che la rotta balcanica non si sia in realtà mai chiusa del tutto. Al confine tra Slovenia e Italia, a pochi minuti di macchina da Trieste, è infatti frequente il ritrovamento di sacchi a pelo, zaini e ogni altro effetto utilizzato dai migranti lungo il tragitto;

   il confine a est ha infatti la caratteristica di non essere particolarmente arduo da attraversare, con sentieri piuttosto semplici e, da sempre, risulta essere luogo di transito e passaggio;

   articoli di stampa rendono conto, in particolare, dell'aumento degli arrivi dal confine est a seguito della diminuzione degli arrivi via mare;

   dal 2018 pare che gli arrivi non siano mai cessati e che si abbia una media di arrivi di circa 10 persone al giorno;

   già nel maggio 2018, secondo la polizia slovena, erano 60 mila i profughi fermi tra Grecia e Albania e pronti sfruttare l'apertura del varco non appena fosse stato possibile. Nei primi quattro mesi del 2018, 1266 persone avevano cercato di varcare il confine tra Slovenia e Croazia con un aumento, rispetto all'anno precedente –:

   se si disponga di dati ufficiali in relazione agli arrivi di migranti in Italia nell'ultimo biennio attraverso la rotta cosiddetta balcanica;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per risolvere le criticità di cui in premessa, limitando l'arrivo dei migranti dalla rotta balcanica;

   se siano previste interlocuzioni con gli Stati attraversati dalla rotta balcanica, al fine di individuare soluzioni comuni e condivise per la gestione dei flussi migratori.
(4-02425)


   ZÓFFILI e CECCHETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre numerosi e persistenti gli episodi di degrado presso la stazione ferroviaria di Erba, in provincia di Como, quali in particolare spaccio e consumo di sostanze stupefacenti, abuso di alcool, risse, atti di vandalismo e molestie;

   gli episodi vedono coinvolti prevalentemente cittadini extracomunitari, talvolta anche minorenni;

   diversi episodi accaduti nel recente passato sono stati segnalati e messi all'attenzione del Governo attraverso alcuni atti di sindacato ispettivo;

   in particolare, nel 2016 un pluripregiudicato è stato arrestato in stazione mentre tentava di rubare un cellulare a un ragazzo in attesa di un treno e lo picchiava con calci e pugni;

   l'anno successivo la stazione è stata teatro di atti di vandalismo, nonché di numerose risse;

   nel medesimo anno un giovane è stato arrestato per spaccio di stupefacenti ai ragazzi delle scuole di zona, proprio davanti alla stazione;

   negli ultimi anni la cittadina di Erba è stata persino oggetto di un'indagine condotta nel 2016 dalla procura di Como, concernente un'organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche a profitto di presunti militanti jihadisti implicati nella guerra civile siriana;

   i commercianti della zona hanno rivolto degli appelli alle forze dell'ordine, in quanto risse, schiamazzi e ubriachi spingono i cittadini a evitare le vie adiacenti alla stazione, mettendo a rischio le attività commerciali ivi presenti;

   l'ultimo caso, in ordine di tempo, ha visto coinvolto un dipendente di Trenord di 44 anni, ferito nel mese di gennaio 2019 in corrispondenza della stazione di Erba da una donna straniera, che lo ha colpito con forza alla testa con il suo cellulare per il solo fatto che l'uomo aveva chiesto di verificare il titolo di viaggio della donna –:

   se sia disponibile un report delle denunce presentate alle forze dell'ordine relative all'area in questione, nonché degli interventi effettuati anche dagli addetti al soccorso sanitario d'urgenza ed emergenza;

   se il Governo stia valutando l'opportunità di un rafforzamento delle pattuglie delle forze dell'ordine all'interno e all'esterno della stazione e nell'area circostante;

   se il Governo stia valutando l'opportunità di istituire un presidio fisso h24 interforze o di impiegare i militari dell'Esercito italiano così come avviene in altre stazioni e in altri punti sensibili in Italia, considerate anche le recenti importanti operazioni delle forze dell'ordine di carattere nazionale e internazionale che hanno portato all'arresto nei comuni di Erba e di Ponte Lambro di numerosi cittadini di origine siriana e di altre nazionalità dediti alla tratta di esseri umani e ad altre attività illecite e criminali potenzialmente pericolose per l'incolumità e la sicurezza nazionale;

   se stia valutando l'opportunità di avviare una programmazione urgente e immediata di controlli periodici con personale delle forze dell'ordine specializzato nel contrasto al consumo e allo spaccio di sostanze stupefacenti all'interno della stazione;

   se stia valutando l'opportunità di adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevenire il consumo di alcolici da parte di minori ed evitare assembramenti che generano episodi di degrado urbano;

   se il Governo stia valutando l'opportunità di adottare le iniziative di competenza affinché si intensifichino i controlli volti a garantire la sicurezza sui treni e in stazione.
(4-02446)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 3 marzo 2019 l'elettorato del centro-sinistra è stato chiamato ad eleggere il nuovo segretario nazionale del Partito Democratico;

   da organi di stampa si apprende che alcuni dei sedici seggi elettorali disposti nella città di Salerno sarebbero stati collocati in locali pubblici o di proprietà del comune come, ad esempio, il Teatro Augusteo, il Centro polifunzionale di Matierno, il Centro Carmen Rubino a Calcedonia, il Centro sociale al Quartiere Italia, la scuola media di Giovi Piegolelle e la scuola materna di S. Eustachio;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno verificare a che titolo e a quali condizioni economiche le suddette sedi pubbliche ovvero di proprietà del comune di Salerno siano state concesse per ospitare i seggi del Partito Democratico, anche, tra l'altro, in considerazione del fatto che negli anni passati non sempre i locali pubblici sarebbero stati concessi per iniziative, politiche e non;

   a tal riguardo, sempre da fonti giornalistiche, si apprende, infatti, che il comune de quo avrebbe negato l'autorizzazione per l'utilizzo della sala Gonfalone, sala della consulta presso il Palazzo di Città, in occasione di una conferenza stampa –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare affinché vi sia un'univoca regolamentazione per la destinazione di sedi pubbliche ad attività di partito, con particolare riferimento ad eventi quali quelli segnalati in premessa.
(4-02447)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASA, PARENTELA, DEL MONACO, MARTINCIGLIO, PENNA, D'ORSO, LOMBARDO, LICATINI e ALAIMO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   le università degli studi pubblicano, proprio in questi giorni, i bandi relativi alle selezioni dei corsi di cui al decreto ministeriale 8 febbraio 2019, n. 92, attivando le procedure di specializzazione sul sostegno didattico agli alunni con disabilità;

   chi partecipa deve corrispondere alle università un contributo per sostenere le prove e, dopo la selezione, il costo dell'intero corso;

   la determinazione dei costi è priva di un tetto massimo previsto a livello centrale e i bandi già emessi in numerosi atenei risultano prevedere un costo abnorme di migliaia di euro, che oscilla talora tra i 2.500 e i 3.700 euro, in maniera inspiegabilmente disomogenea nei vari territori;

   dalla lettura della tabella A allegata al decreto ministeriale del 21 febbraio 2019, n. 118, l'università di Palermo non attiverà alcun percorso di formazione per il conseguimento della specializzazione né nella scuola secondaria di I grado né nella scuola secondaria di II grado, con gravissima lesione delle legittime aspettative degli aspiranti concorrenti e in prospettiva dell'utenza;

   la Costituzione garantisce sì l'autonomia finanziaria e contabile degli atenei, ma ciò non consente loro di premettere la normativa statale relativa al diritto allo studio, visto l'obiettivo essenziale e importantissimo di questi corsi che realizzano anche il diritto allo studio degli studenti disabili e che sono previsti in applicazione di specifiche norme di legge dello Stato, quali la legge n. 104 del 1992, per il perseguimento di elevatissimi interessi collettivi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche normative, al fine di garantire la realizzazione del diritto de quo in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, provvedendo alla fissazione di un costo massimo alla contribuzione richiesta agli iscritti;

   se intenda adottare urgentemente iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere l'attivazione dei canali formativi di cui in premessa su tutto il territorio nazionale, considerata anche la carenza di offerta formativa nell'ateneo sopracitato, per garantire l'uguaglianza dei cittadini nell'accesso all'istruzione universitaria.
(5-01642)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, innumerevoli sono state le immatricolazioni di studenti registrate presso le facoltà di medicina e chirurgia di tutta Italia, dal primo fino al sesto anno di corso, in virtù dei ricorsi giudiziari presentati presso i tribunali amministrativi, sia di 1° che di 2° grado;

   ad oggi, dunque, numerosi studenti sono immatricolati ad anni successivi al primo, molti si sono laureati o sono in procinto di laurearsi, pur essendo ancora inattesa della definizione dei giudizi intrapresi. I giudici, nella lunga vicenda giuridica, si sono sempre risolti con la dichiarazione della cessazione della materia del contendere o per carenza di interesse ai fini di tutelare il diritto allo studio, considerando inoltre che trattasi di studenti che hanno terminato o stanno per terminare il percorso di studi. In merito sono plurime le decisioni sia del Tar che del Consiglio di Stato con provvedimenti cautelari circa le dette immatricolazioni;

   è opportuno riportare la già intervenuta sanatoria per situazioni analoghe a quelle in questione, prevista dall'articolo 5 della legge n. 264 del 1999, rubricata «Norme in materia di accessi ai corsi universitari», che prevede: «Sono regolarmente iscritti ai corsi universitari per il rilancio dei titoli di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a) e b), della legge 19 novembre 1990, n. 341, gli studenti nei confronti dei quali i competenti organi di giurisdizione amministrativa, anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge, abbiano emesso ordinanza di sospensione dell'efficacia di atti preclusivi della iscrizione ai predetti corsi. Sono validi ai sensi e per gli effetti della legislazione universitaria gli esami sostenuti dagli studenti di cui al presente articolo.
   2. Sono altresì regolarmente iscritti ai corsi universitari di cui al comma 1 gli studenti che siano stati comunque ammessi dagli atenei alla frequenza dei corsi dell'anno accademico 1998-1999 entro il 31 marzo 1999»;

   tale disciplina ritiene consolidata e, dunque, sanata la posizione di tutti quei soggetti che, una volta immatricolati tramite ricorso, proseguono ordinariamente gli studi fino al conseguimento del titolo definitivo;

   la finalità è quella di anticipare l'effetto delle decisioni di merito, tutelando fin da subito il diritto allo studio degli studenti nonché gli stessi interessi delle università e del Ministero che, con l'emanazione delle decisioni di merito, potrebbe esporsi addirittura alla restituzione del contributo unificato, per un totale di 650 euro, oltre al pagamento di ulteriori ingenti spese, che allo stato attuale potrebbero evitarsi;

   vi sarebbe, inoltre, un dispendio organizzativo non indifferente, con ulteriore impiego di risorse da parte del Ministero per riscontrare ogni singola posizione, nonché l'ulteriore impiego di forze dell'Avvocatura generale dello Stato che potrebbero essere impiegate per questioni di maggior rilevanza rispetto alla situazione di studenti già immatricolati o laureati presso le università –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative che consentano di definire tali situazioni, consolidando gli effetti delle pronunce cautelari ed evitando di giungere alle sentenze di merito.
(4-02429)


   GIACOMONI e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il liceo classico Catullo di Monterotondo sta in questi giorni rifiutando le iscrizioni degli studenti che abitano nella zona di Mentana e di Fonte Nuova dando la priorità agli studenti residenti a Monterotondo nonostante insistano tutti sullo stesso distretto scolastico;

   il liceo Catullo presenta da tempo un problema di sovraffollamento dovuto alla inadeguatezza della nuova sede che non ha spazi sufficienti per rispondere alla domanda da parte della popolazione scolastica locale; a questo si aggiunge che la vecchia sede della succursale è stata dichiarata inagibile e che al momento si utilizzano moduli prefabbricati;

   il problema affonda le sue radici nel passato, in quanto le scuole superiori del distretto in cui si trovano le località su citate sono state costruite tutte a Monterotondo e appare quindi ancor di più discriminante rifiutare le iscrizioni sulla base del requisito della residenza;

   l'alternativa per questi ragazzi consisterebbe nel rivolgersi alle scuole della zona est di Roma, sempre che vi trovino disponibilità di posti, con conseguente grande penalizzazione dovuta alla distanza della sede scolastica, vedendosi altrimenti costretti a cambiare indirizzo di studio;

   l'enorme discriminazione che subiscono le famiglie e gli studenti di Mentana e Fonte Nuova assume dimensioni ancora più stigmatizzabili nel caso di studenti con disabilità, per i quali diventerebbe ancora più complicato sia organizzare gli spostamenti che interagire e relazionarsi con l'ambiente scolastico;

   la circolare ministeriale 18902 del 7 novembre 2018, relativa alle iscrizioni per l'anno scolastico 2019/2020, prevede che «Le domande di iscrizione sono accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola istituzione scolastica, definito in base alle risorse di organico, al numero e alla capienza delle aule, anche in considerazione dei piani di utilizzo degli edifici scolastici predisposti dagli Enti locali competenti»;

   la stessa circolare disciplina i compiti dell'istituzione scolastica in merito alla possibilità che si verifichino iscrizioni in eccedenza, per cui la scuola deve provvedere in via preliminare «alla definizione dei criteri di precedenza all'ammissione mediante delibera del Consiglio di istituto da rendere pubblica prima dell'acquisizione delle iscrizioni con affissione all'albo, con pubblicazione sul sito web dell'istituzione scolastica e, per le iscrizioni online, in apposita sezione del modulo di iscrizione opportunamente personalizzato dalla scuola»;

   l'iscrizione alla classe prima della scuola secondaria superiore rientra nell'obbligo scolastico e deve essere garantita agli studenti la fruizione del diritto allo studio attraverso ogni utile forma di razionalizzazione e di indirizzo a livello territoriale mediante un'adeguata programmazione della rete scolastica posta in essere attraverso il piano di dimensionamento –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per assicurare agli studenti di Mentana e di Fonte Nuova l'esercizio pieno del diritto allo studio, nell'ambito dell'espletamento dell'obbligo scolastico, a parità di condizioni e di opportunità di scelta, senza subire alcuna forma di discriminazione, tanto più se fondata su un criterio selettivo del tutto casuale quale quello geografico, valutando, d'intesa con gli enti locali, anche l'opportunità di utilizzare strutture messe a disposizione dal comune di Mentana e di Fonte Nuova da adibire subito a succursali del Catullo, al fine di evitare enormi disagi alle famiglie e agli studenti, che sarebbero costretti ad estenuanti ore di traffico vista la impercorribilità della via Nomentana nelle ore di punta;

   se intenda verificare se il liceo Catullo abbia rispettato la normativa in materia di pubblicità dei criteri di accettazione delle domande di iscrizione al primo anno;

   se non ritenga, in considerazione delle condizioni in cui versano molti edifici adibiti a servizio scolastico, di dover adottare nel più breve tempo possibile iniziative di competenza volte ad assicurare spazi adeguati e sicuri alla popolazione scolastica italiana.
(4-02436)


   BORDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza della Corte di cassazione civile, sezione lavoro, n. 6460 del 17 marzo 2009 stabilisce la legitimatio ad causam in capo al dirigente dell'ufficio dirigenziale generale dello Stato;

   tale assunto è stato sentenziato dalla corte di appello dell'Aquila (sentenza n. 407 del 7 giugno 2018) la quale ha dichiarato la contumacia del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel primo grado di giudizio, in quanto, seppure in presenza di delega da parte dell'Avvocatura dello Stato nei confronti del dirigente scolastico, ex articolo 417 del codice di procedura civile, la stessa è riferibile alla sola rappresentanza processuale, mentre, ex articolo 81 del codice di procedura civile, in giudizio deve costituirsi chi ha la titolarità attiva, vale a dire la legitimatio ad causam, cioè il potere e il dovere di promuovere o subire il giudizio, affermando che la legitimatio ad causam è in capo al Ministero nei confronti del quale viene azionata la domanda (come è nella prassi che la legge definisce);

   l'articolo 73 del decreto legislativo n. 165 del 2001 recita al primo comma: «Quando leggi, regolamenti, decreti, contratti collettivi od altre norme o provvedimenti, fanno riferimento a norme del decreto legislativo n. 29 del 1993 ovvero del decreto legislativo n. 396 del 1997, del decreto legislativo n. 80 del 1998 e 387 del 1998, e fuori dai casi di abrogazione per incompatibilità, il riferimento si intende effettuato alle corrispondenti disposizioni del presente decreto, come riportate da ciascun articolo», così annullando di fatto la possibilità, per la fattispecie delle controversie scolastiche, di far difendere l'amministrazione medesima da propri dipendenti/dirigenti scolastici –:

   quale sia la puntuale procedura che i dirigenti scolastici devono eseguire nel caso in cui il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e, in subordine, l'istituto di cui sono titolari vengano chiamati in causa da un docente per questioni attinenti rapporti di lavoro;

   in base a quali presupposti giuridico-normativi il dirigente di II fascia posto a capo di un ufficio scolastico provinciale con qualifica non dirigenziale, perciò non chiamato direttamente in giudizio, possa delegare ovvero dare mandato a costituirsi in giudizio a un dirigente scolastico.
(4-02437)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da una lettera indirizzata al Ministro interrogato, e pubblicata sul sito «Orizzontescuola.it», si apprende che le tariffe universitarie per il tirocinio formativo attivo di sostegno risultino gonfiate a tal punto da raggiungere cifre che superano anche i 3.850 euro;

   chi si specializza sul sostegno lo fa anche e soprattutto per fornire un servizio qualificato agli alunni diversamente abili che frequentano le scuole italiane;

   la legge n. 104 del 1992 impone al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di assicurare la formazione degli insegnanti specializzati, invece l'onere cade interamente sui corsisti aspiranti insegnanti di sostegno;

   con questi corsi le università incasserebbero anche dai 4 ai 5 milioni di euro;

   il timore dell'interrogante è che sul segmento più debole della professione docente, quello precario, si stia perpetrando una vera speculazione;

   dopo aver conseguito lauree e speso ingenti somme per specializzazioni e master, a questi insegnanti che decidono di dedicarsi al sostegno è ingiusto chiedere altre migliaia di euro per il tirocinio formativo attivo come è inammissibile che il medesimo corso abbia costi differenti a seconda dell'università frequentata;

   ormai da anni l'accesso alla professione docente è diventato un «creditificio» i cui costi vengono scaricati sugli aspiranti docenti che devono spendere migliaia di euro per potersi specializzare e sperare di insegnare;

   a parere dell'interrogante occorre immediatamente intervenire per calmierare e uniformare le rette in tutte le università italiane che organizzano i corsi –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per contenere e uniformare le tariffe universitarie per il tirocinio formativo attivo di sostegno, al fine di agevolare i corsisti aspiranti insegnanti di sostegno.
(4-02443)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli di stampa pubblicati il 1o marzo 2019, si apprende che all'istituto commerciale Sommeiller di Torino si sarebbe svolto un convegno dal titolo «I giovani di oggi nell'Europa di domani»;

   a tale convegno si sarebbe dovuto parlare di Erasmus e di tutte le opportunità che l'Europa offre ai giovani. Invece, a quanto pare, il promotore dell'incontro con gli studenti, Danilo Oscar Lancini, deputato europeo della Lega, avrebbe approfittato dell'evento per attaccare migranti e l'accoglienza nei loro confronti;

   gli studenti che hanno partecipato all'incontro hanno riferito alla stampa di un intervento del deputato Lancini, molto più simile a un comizio che a un incontro informativo sulle chance offerte dall'Unione europea;

   alcuni genitori avrebbero inoltre riferito di come lo stesso eurodeputato della Lega abbia pure distribuito copie di «Migrant crime wave», un libretto dell'europarlamentare Janice Atkinson che tenta di argomentare sul fatto che l'immigrazione causi l'aumento dei crimini e degli stupri;

   anche i rappresentanti della camera di commercio, dell'Unione industriale e dell'Api Torino che partecipavano all'evento sarebbero rimasti spiazzati dai toni e dalle parole utilizzate da Lancini nel corso del suo intervento; occorre ricordare come lo stesso Lancini era già passato all'attenzione delle cronache quando da sindaco di Adro, comune in provincia di Brescia, aveva tappezzato la scuola del paese con centinaia di simboli del «Sole delle Alpi», con condanna nei suoi confronti da parte della Corte dei conti;

   si sottolinea inoltre che il convegno citato rientrava nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro e doveva servire a dibattere sull'utilizzo dei fondi europei e sulle possibilità offerte alle imprese dalla Unione europea, per cui, pur ritenendo utile che esponenti politici si confrontino con gli studenti, sfugge il nesso tra l'alternanza scuola-lavoro e il comizio tenuto dall'esponente della Lega. Peraltro sarebbe da chiedersi quale sia il contributo didattico fornito da un'invettiva contro i migranti e l'accoglienza;

   il dirigente scolastico dell'istituto avrebbe organizzato lo svolgimento del suddetto convegno nell'ambito del programma di alternanza scuola-lavoro e quindi con presenza obbligatoria degli studenti;

   lo stesso dirigente, da quanto si apprende dalle notizie di stampa, sarebbe stato condannato nei mesi scorsi ad un anno di reclusione per stalking nei confronti di una suora;

   lo stesso dirigente scolastico, fortemente criticato dalle organizzazioni sindacali dei professori, è stato protagonista di ulteriori episodi autoritari nei confronti del personale docente –:

   se il Ministro interrogato non intenda verificare i fatti esposti in premessa per il tramite degli uffici scolastici regionale e provinciale al fine di ricostruire esattamente quanto avvenuto e accertare eventuali responsabilità da parte delle autorità scolastiche, visto il contenuto razzista, secondo quanto riportato dalla stampa, dell'intervento dell'eurodeputato italiano Lancini tenuto all'interno di una scuola pubblica durante un'attività rientrante nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro;

   se il Ministro, ove sia confermato quanto riportato in premessa, intenda adottare le iniziative di competenza per la rimozione del dirigente scolastico, dal momento che per primo avrebbe dovuto impedire che il convegno si trasformasse in un comizio contro i migranti con tanto di diffusione di materiale di propaganda dai contenuti razzisti, e anche tenendo conto di tutti gli episodi precedenti di cui si è reso protagonista.
(4-02444)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal mese di aprile 2019, dopo anni di cassa integrazione e mobilità, gli ex dipendenti dello stabilimento Keller di Carini (PA), verranno definitivamente assorbiti da Rete ferroviaria italiana, conseguentemente a un accordo intervenuto tra la Presidenza della regione siciliana, l'assessorato regionale alle infrastrutture della medesima regione e l'azienda ferroviaria;

   alla predetta assunzione dei 62 ex dipendenti Keller, si è proceduto a mezzo di apposito bando pubblico di concorso che assegnava loro una corsia preferenziale;

   la medesima azienda impiegava 173 dipendenti anche nello stabilimento di Villacidro e per i medesimi dipendenti non è stata né prevista né ipotizzata la medesima soluzione adottata per lo stabilimento di Carini;

   un differente trattamento tra dipendenti della medesima azienda comporterebbe, a giudizio dell'interrogante, la violazione di diversi principi costituzionali, primo fra tutti, quello di uguaglianza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di consentire l'assunzione ad opera di Rete ferroviaria italiana anche degli ex dipendenti Keller assegnati allo stabilimento di Villacidro.
(4-02427)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la fabbrica della Bcs Automotive (ex Trw di Nichelino), produttrice di sistemi bloccasterzo elettrici e meccanici, servosterzi e Abs e storico partner del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, è uno degli storici poli industriali di Nichelino e, insieme a Liri e Viberti, l'unico ad essere sopravvissuto alle precedenti crisi;

   la filiera piemontese dei componentisti e dei fornitori vale 16 miliardi di euro di fatturato annuo;

   negli ultimi dieci anni l'impianto di Nichelino ha molto sofferto la crisi del settore automobilistico e ha fatto ricorso a più riprese alla cassa integrazione;

   poco più di un anno fa la fabbrica era passata dalla proprietà tedesca Trw ai cinesi della Luxshare, un colosso dell'informatica e uno dei principali partner produttivi di Apple;

   Luxshare ha affidato lo stabilimento di Nichelino alla sua divisione automotive, la Bcs-Automotive Interface Solutions, una multinazionale con oltre 5.500 dipendenti in tutto il mondo e una presenza in 14 Paesi;

   la contrazione dei volumi del mercato, unita all'assenza di progetti e nuovi modelli da parte del maggior e storico committente e storico, la Fiat Chrysler Automobiles, ha tuttavia determinato diverse difficoltà all'intero indotto dell'auto;

   Bcs Automotive ha firmato il 12 settembre 2018 a Torino con i sindacati l'accordo per un anno di contratti di solidarietà per 140 dei 188 dipendenti dello stabilimento ex Sipea, che dunque lavoreranno a orario e paga ridotti;

   il 17 settembre 2018 sono partiti i contratti di solidarietà e, a seguito della firma dell'accordo, la Fiom Cgil ha spiegato di aver sottoscritto i contratti di solidarietà «per difendere l'occupazione e proteggere i lavoratori con un accordo che durerà 12 mesi, ma è necessario che la proprietà annunci investimenti per consentire un rilancio dell'attività del sito produttivo»;

   aziende come l'ex Sipea Trw, che dipendono quasi esclusivamente dalle commesse del gruppo Fiat, hanno subito negli ultimi anni notevoli perdite di fatturato, nel momento in cui sono venute a mancare le richieste di fornitura;

   in data 17 gennaio 2019 si è tenuto presso l'Unione industriale di Torino il programmato incontro tra la direzione aziendale e le rappresentanze dei lavoratori;

   il direttore operativo di Bcs Automotive Europa, in rappresentanza dell'azienda, ha dichiarato di considerare «strategico» lo stabilimento di Nichelino;

   la dirigenza ha dichiarato di voler superare l'attuale calo di committenze attraverso lo spostamento di produzioni precedentemente esternalizzate, l'allargamento della platea di clienti e ingenti investimenti per il sito di Nichelino, che secondo il comunicato sindacale Fiom-Cgil, ammonteranno a oltre mezzo milione di euro;

   a maggio 2019 previsto un nuovo incontro tra la dirigenza e le rappresentanze sindacali, per valutare le azioni realmente messe in atto e valutare l'eventuale interruzione dei contratti di solidarietà;

   ad oggi e per altri nove mesi in dipendenti continuano a subire una decurtazione salariale per effetto dei contratti di solidarietà attualmente in essere –:

   se il Governo intenda porre in essere le opportune iniziative di competenza per monitorare la situazione dello stabilimento di Nichelino, al fine di valutare l'effettivo impegno anche finanziario garantito dai vertici europei di Bcs Automotive;

   se il Governo intenda attivarsi per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per il superamento dei contratti di solidarietà, anche attraverso incontri istituzionali con i vertici europei di Bcs Automotive.
(4-02432)


   OCCHIONERO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Termoli, con una determina del Rup (responsabile unico di progetto), ha affidato la gara di appalto per la realizzazione del progetto e del collegamento tra il porto e il lungomare Nord, con la riqualificazione del centro cittadino, alla ditta De Francesco Costruzioni SAS;

   da un comunicato stampa della Fillea-Cgil Molise si apprende che la citata ditta, in precedenti lavori ottenuti da appalti in diversi comuni della regione Abruzzo, non avrebbe ottemperato al pagamento delle retribuzioni di alcuni suoi dipendenti;

   da diverse fonti di stampa, si apprende che i suddetti lavoratori, che sono tutti provenienti dall'area del cratere basso molisano e hanno tutti famiglia a carico, hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa e atteso il mancato pagamento delle retribuzioni, e si sono poi rivolti al giudice del lavoro del tribunale di Isernia, ottenendo un decreto ingiuntivo nei confronti non solo del datore di lavoro, ma anche dei comuni committenti;

   è legittimo il timore che agli operai che lavoreranno al progetto di Termoli possa toccare la stessa sorte –:

   di quali elementi disponga circa la situazione dei lavoratori di cui in premessa e se non intenda adottare iniziative normative per far sì che le imprese che non prevedono regolarmente al pagamento delle retribuzioni ai propri dipendenti non possano ricevere ulteriori commesse pubbliche.
(4-02441)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLANI, MANZO, TESTAMENTO, NAPPI, FRATE, PARENTELA, DEL MONACO, ROBERTO ROSSINI, MELICCHIO e PERANTONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 124 del 1999, all'articolo 8, prevedeva il passaggio di tutto il personale delle scuole pubbliche dalle dipendenze degli enti locali alle sole dipendenze del Ministero della pubblica istruzione, ivi compreso il personale amministrativo, tecnico, ausiliario (A.t.a.) e gli insegnanti tecnico pratico (I.t.p.);

   il comma 2 dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 riconosceva che a tutto il personale trasferito venisse riconosciuta, ai fini economici e giuridici, l'anzianità di servizio maturata fino alla data del trasferimento, a conferma della continuità del rapporto di lavoro;

   nel 2000 a seguito di un accordo tra l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Snals, venne stabilito lo «stop» al riconoscimento dell'anzianità di servizio e venne imposto il passaggio e l'inquadramento alle dipendenze dello Stato del personale con la sola voce stipendiale, privata però di tutte le indennità accessorie, procurando così considerevoli danni economici al personale;

   l'accordo siglato tra Aran e sindacati, tra il 2001 e il 2005, ha portato a migliaia di ricorsi da parte del personale A.t.a. e I.t.p., molti dei quali furono accolti;

   con l'articolo 1, comma 218, della legge n. 266 del 2005, legge finanziaria per l'anno 2006, il Governo Berlusconi predispose una norma interpretativa dell'articolo 8, comma 2, della legge 124 del 1999, allo scopo di dare forza all'accordo stipulato tra Aran e sigle sindacali;

   a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 1, comma 218, della legge n. 266 del 2005, lo Stato, che era parte in causa in migliaia di ricorsi, riuscì a rovesciare le carte in tavola e a vincere i ricorsi fino al 2011;

   attraverso alcune sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea emanate nel 2011 e nel 2012, venne stabilita la violazione da parte dello Stato italiano dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativo all'equo processo e venne sancito che il trasferimento del personale Ata – Itp era assimilabile al trasferimento d'azienda, con le conseguenti tutele relative ai diritti retributivi dei lavoratori trasferiti;

   lo Stato italiano fino ad oggi non si è ancora adeguato alle sentenze della Corte europea, mantenendo intatto l'impianto dell'articolo 1, comma 218, della legge n. 266 del 2005 –:

   se il Governo sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative normative intenda assumere al fine di porre rimedio a questa iniquità che ormai da troppo tempo colpisce il personale Ata – Itp ex enti locali.
(4-02433)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le farmacie rurali rappresentano un punto di riferimento per le piccole comunità e per le zone orograficamente disagiate come, tra le altre, le aree montane o quelle poste nelle zone più periferiche e marginali;

   la loro importanza deriva dall'essere un punto di riferimento non solo per l'approvvigionamento di farmaci, ma anche per avere consigli sulla salute, per la prenotazione di esami e costituiscono luogo di coesione sociale. Di recente, a mezzo stampa, il Sunifar (sindacato dei farmacisti rurali di Federfarma) ha lanciato l'allarme sulle forti difficoltà legate alla costante diminuzione di fatturato e alla difficoltà di gestione. La tendenza sarebbe preoccupante e almeno 1.000 farmacie rischierebbero la chiusura. In molti casi, infatti, la tassazione elevata e le spese di gestione annullano i guadagni;

   le farmacie rurali, o quelle operanti nei comuni sotto i 5 mila abitanti, sono in tutto 6.800 e assistono una popolazione di 10 milioni di abitanti;

   il tema tocca, in particolare, regioni come l'Emilia-Romagna dove le farmacie rurali sono 521 su un totale di 1329, vale a dire circa il 40 per cento;

   in tale contesto si inserisce la riflessione sulle attuali politiche sanitarie come, tra l'altro, l'entrata in vigore della cosiddetta distribuzione diretta dei farmaci che vede l'Emilia-Romagna al primo posto in Italia;

   alcuni farmaci, spesso quelli più innovativi e costosi, sono distribuiti direttamente dalle asl o dagli ospedali con la conseguenza che il cittadino, dalla zona rurale, deve fisicamente recarsi nel centro di distribuzione sopportando costi e disagi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per tutelare le farmacie rurali con la loro importantissima funzione sociale;

   se, a tale scopo, intenda promuovere un tavolo di confronto con le regioni al fine di individuare soluzioni che preservino e tutelino la funzione sociale delle farmacie rurali, consentendo alle stesse di essere parte attiva anche nella distribuzione di farmaci oggi erogati solo mediante distribuzione diretta da asl e ospedali.
(4-02418)


   PETTARIN. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni nella provincia di Udine, in Friuli Venezia Giulia, si stanno eseguendo decine di decreti di sequestro preventivo in terreni sui quali ora pende l'inibizione per il 2019 alla coltivazione di mais conciato con qualsiasi principio attivo tossico per le api;

   si tratta del secondo troncone di una indagine partita un anno fa in seguito alla segnalazione effettuata da alcuni apicoltori che stavano notando un anomalo spopolamento delle arnie, che si era conclusa con il patteggiamento di 21 agricoltori per avere utilizzato i neonicotinoidi, insetticidi e antiparassitari, con il Methiocarb, principio attivo anch'esso caratterizzato da elevati livelli di tossicità;

   i rilievi e le analisi delle sementi, effettuati dal Corpo forestale regionale e dell'agenzia Arpa Friuli Venezia Giulia, hanno evidenziato la presenza di un principio attivo, il Methiocarb, che sembrerebbe essere stato utilizzato in maniera impropria in diverse aziende agricole della provincia di Udine;

   nel frattempo, l'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha esaminato le api, nelle quali ha rilevato tracce della stessa sostanza tossica;

   la notizia, ripresa dagli organi di stampa locali e nazionali, è stata da alcuni presentata anche ponendo il quesito sulle conseguenze dell'utilizzo di fitofarmaci in agricoltura sulla salute dell'uomo –:

   se si intendano adottare le iniziative di competenza per l'effettuazione di maggiori controlli sull'impiego dei fitofarmaci nella semina di mais e sull'uso conforme alle prescrizioni di sicurezza;

   se si intendano adottare iniziative per destinare adeguate risorse affinché questi controlli possano essere periodici e di carattere preventivo, per evitare di assistere all'aggravarsi della situazione, anche davanti a un ipotetico impiego di nuove sostanze;

   se si intenda adottare ogni idonea iniziativa di competenza per verificare ulteriormente se le eventuali situazioni di uso improprio dei fitofarmaci in agricoltura possano in qualsiasi misura rappresentare un rischio per la salute dei cittadini.
(4-02445)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa estate i lavoratori dello stabilimento Demm di Alto Reno Terme, azienda metalmeccanica e motoristica che era da tre anni in amministrazione straordinaria, hanno approvato l'accordo di acquisizione previsto dall'intesa raggiunta il 10 luglio 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico tra le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale; si trattava dell'acquisizione da parte di Certina, che è una holding attiva nelle ristrutturazioni aziendali controllata da Scv, con il conseguente passaggio di 186 operai alla società tedesca;

   già a partire dal mese di gennaio 2019, le organizzazioni sindacali hanno chiesto la convocazione di un tavolo di confronto ministeriale per fare chiarezza sul mancato rispetto dei piani industriali sottoscritti e sulla relativa riduzione dei volumi produttivi con poco più di 50 dipendenti impiegati su due turni, dipendenti che erano 80/90 durante i mesi dell'amministrazione straordinaria;

   la fabbrica di Alto Reno Terme, ad oggi, non ha un direttore di stabilimento e nemmeno un direttore commerciale e a luglio 2019 scadono gli ammortizzatori sociali previsti dall'accordo siglato al Ministero dello sviluppo economico la scorsa estate;

   da notizie dirette si apprende che il 5 marzo 2019 si è tenuto l'ennesimo incontro tra i 175 operai rimasti e le organizzazioni sindacali che hanno purtroppo ribadito l'assenza di ogni coinvolgimento e attenzione da parte del Ministero dello sviluppo economico più volte contattato, senza esito, per fissare un incontro e riaprire il tavolo di crisi;

   il futuro produttivo e occupazionale dell'azienda più antica e più importante del territorio della montagna bolognese dovrebbe invece essere meritevole di forte attenzione e tenuto nella giusta considerazione, mettendo a disposizione tutti gli strumenti previsti per questo tipo di crisi aziendali –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato intervenire urgentemente per riattivare un tavolo di concertazione con la proprietà, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali per valutare la questione e trovare soluzioni in relazione alla situazione di una realtà produttiva e occupazionale che un tempo fu la «Fiat» dell'Appennino bolognese e che oggi sta combattendo per sopravvivere.
(5-01633)


   FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Sanac di Massa è entrata in amministrazione straordinaria dal marzo del 2015, trattandosi di una controllata di Ilva S.p.a.;

   nel 2016 si apriva la procedura per il trasferimento degli asset aziendali di Ilva S.p.a. attraverso un bando internazionale. Il 5 giugno 2017 la cordata AM Investco Italy si aggiudicava la gara;

   in data 2 febbraio 2017 vi è stata una riunione presso la sede del Ministero dello sviluppo economico tra le organizzazioni sindacali, il gruppo e i rappresentanti del Governo durante la quale il Governo chiariva come la cessione di Sanac sarebbe stata oggetto di un bando pubblico. Inoltre, si sottolineava che un passaggio fondamentale sarebbe stata la cessione di Ilva e che l'attenzione del Governo rimaneva alta per garantire una interlocuzione tra Ilva e Sanac al fine di favorire il mantenimento di una catena produttiva;

   il 5 settembre del 2018, presso il Ministero dello sviluppo economico, veniva siglato l'accordo con Arcelor Mittal per la cessione dell'Ilva S.p.a.;

   in data 19 maggio 2017, a seguito della pubblicazione dell'invito a manifestare interesse, pervenivano 5 manifestazioni di interesse;

   in data 7 dicembre 2017 è stata poi autorizzata la successiva fase della gara finalizzata alla raccolta delle offerte vincolanti, regolata anch'essa secondo quanto già avvenuto per la cessione dei complessi aziendali di Ilva S.p.a. nelle seguenti fasi: a) «due diligence»; b) presentazione delle offerte vincolanti; c) valutazione delle offerte secondo il punteggio di 60/100 per il prezzo e 40/100 per il piano industriale; d) eventuale negoziazione in esclusiva con la miglior offerta;

   inizialmente, il termine per la presentazione delle offerte era fissato al 26 febbraio 2018, poi successivamente prorogato al fine di consentire una migliore gestione della fase di «due diligence»;

   alla scadenza del termine perveniva un solo «plico» da parte di una società del Gruppo Arcelor Mittal;

   in data 6 dicembre 2018, il Ministero dello sviluppo economico, rispondendo ad una precedente interrogazione a risposta immediata in Commissione X presentata dall'interrogante, si impegnava «dopo le opportune verifiche da parte dei Commissari [...] ad aggiornare tale nota, a seguito delle informative che perverranno dagli stessi organi della procedura, al fine di valutare le più opportune iniziative»;

   ad oggi i lavoratori, i dipendenti e la dirigenza della Sanac non hanno ricevuto alcun tipo di aggiornamento sullo stato di avanzamento della procedura di acquisizione da parte di Arcelor Mittal;

   peraltro, nel corso dell'incontro presso il Ministero dello sviluppo economico del 12 dicembre 2018, le rappresentanze sindacali, invitate dai vertici del Ministero, avevano ricevuto rassicurazioni in merito ad una nuova convocazione del tavolo ministeriale entro il mese di gennaio 2019. Allo stato attuale, il comitato di sorveglianza per l'amministrazione straordinaria del Gruppo Ilva ha fornito il proprio parere positivo all'acquisto di Sanac da parte di Arcelor Mittal, ma, in assenza della autorizzazione alla vendita da parte del Ministero dello sviluppo economico, non è possibile completare l’iter di finalizzazione della cessione e definire così l'acquisto;

   nulla di tutto questo è avvenuto e permane lo stato di incertezza sul destino del Sanac con pesanti ripercussioni sulla produzione e sul relativo indotto. I lavoratori aspettano, infatti, di conoscere gli sviluppi della situazione, si sentono abbandonati e chiedono maggiori certezze;

   peraltro, in data 4 marzo 2019, le rappresentanze sindacali unitarie hanno proclamato uno stato di agitazione con blocco del lavoro straordinario, nonché lo sciopero di un'ora per ciascun turno di lavoro;

   tale ultimo atto testimonia la grande difficoltà e l'incertezza che l'azienda sta vivendo –:

   se il Governo intenda fornire chiarimenti e delucidazioni specifiche sui motivi che hanno comportato tale ritardo nel rilascio del parere positivo alla cessione che sta compromettendo il futuro industriale della Sanac di Massa.
(5-01634)


   DE MENECH. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il patrimonio forestale dell'Italia copre complessivamente circa 11,8 milioni di ettari pari al 39 per cento dell'intera superficie nazionale; la superficie forestale nazionale è raddoppiata in 50 anni: 5,5 milioni di ettari nel 1959, 10,4 milioni di ettari nel 2000. Ogni anno la crescita delle foreste italiane produce potenzialmente 38 milioni di metri cubi di legname. La quota annuale dei prelievi dai boschi è stimata in 911 metri cubi pari al 30-35 per cento dell'incremento, mentre la media europea dei prelievi è del 56 per cento dell'incremento. Il 65 per cento dei prelievi annui è materiale destinato alla produzione energetica, il 35 per cento all'industria nazionale;

   i boschi gestiti secondo criteri di sostenibilità contribuiscono molto di più alla protezione del clima rispetto a quelli abbandonati;

   dal 1951 a oggi, la montagna è stata vittima di spopolamento e abbandono. Se la popolazione italiana negli ultimi 60 anni è cresciuta di circa 12 milioni di persone, infatti, la montagna ne ha perse circa 900 mila;

   nelle giornate del 28 e 30 ottobre 2018 una fortissima ondata di maltempo, con forti piogge e trombe d'aria, si è abbattuta in tutto il territorio delle Alpi orientali in particolare del Veneto, registrando una delle più gravi situazioni rispetto ai danni forestali degli ultimi decenni. La provincia di Belluno ne è uscita devastata. Il patrimonio forestale è stato distrutto; ad oggi questo patrimonio è ancora in larga parte inutilizzato con il rischio concreto di un suo depauperamento;

   la situazione storica della filiera del legno in Italia, in particolare nelle Alpi, e anche in provincia di Belluno, non consente di individuare le soluzioni nell'immediato per risolvere questa emergenza e soprattutto per pianificare un uso consapevole e duraturo di questa risorsa;

   va considerato il ruolo dei sindaci dei territori colpiti dalla tempesta Vaia e il loro coinvolgimento per affrontare le problematiche derivanti dai danni ambientali subiti dal patrimonio forestale della montagna bellunese;

   va considerata la convergenza di opinioni riscontrata sia da parte dei rappresentanti istituzionali che delle imprese di filiera rappresentate dall'Aiel, Associazione italiana energie agroforestali, coinvolte nel tentativo di rilanciare questa filiera;

   la realizzazione di piccoli impianti cogenerativi alimentati a biomasse forestali prodotte nel contesto territoriale costituisce una delle soluzioni per la valorizzazione economica dell'enorme massa di legname schiantato;

   la tecnologia adottata presenta requisiti di alto rendimento e ridotte emissioni e può invertire il crollo del prezzo del legname nonché contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali nella produzione di energia rinnovabile;

   dalla fine del 2017 è atteso il nuovo decreto che fissa le nuove tariffe incentivanti per la generazione elettrica da fonti rinnovabili e vi è urgenza di un'adeguata valorizzazione economica degli schianti boschivi;

   tutte le rappresentanze istituzionali dei territori colpiti hanno espresso il loro interesse e appoggio corale per l'avvio di un'azione parlamentare volta all'emanazione di un provvedimento straordinario di proroga delle tariffe incentivanti previste del decreto ministeriale del 23 giugno 2016, per quel che riguarda l'energia elettrica prodotta da impianti fino a 200 kWe di potenza, alimentati esclusivamente da sottoprodotti derivanti dalla lavorazione forestale nonché dalla gestione del bosco, di cui alla TAB 1 A allegata al decreto sopracitato –:

   se intenda adottare celermente le iniziative di competenza per riattivare la tariffa elettrica di incentivazione delle fonti rinnovabili elettriche previste dal decreto ministeriale del 23 giugno 2016, per quel che riguarda l'energia elettrica prodotta da impianti fino a 200 kWe di potenza, alimentati esclusivamente da sottoprodotti derivanti dalla lavorazione forestale, provvedimento la cui efficacia è cessata alla fine del 2017, almeno fino all'approvazione del cosiddetto «decreto Fer».
(5-01639)


   ZARDINI, MORETTO, BENAMATI, MOR, BONOMO e GAVINO MANCA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'apertura del cosiddetto «Corridoio Sud», identificato nella «Comunicazione sulle priorità per le infrastrutture energetiche per il 2020 e oltre» dell'Unione europea (adottata il 17 novembre 2010), i Governi precedenti hanno approvato il progetto di realizzazione del terminal del gasdotto «IGI-Poseidon (Itgi)» da effettuarsi ad Otranto: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato il parere favorevole nel 2010, il decreto di autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze e l'intesa con la regione Puglia sono stati firmati nel 2011 e nel 2017 il ministro dello sviluppo economico pro tempore, Carlo Calenda, ha siglato una dichiarazione congiunta con i colleghi di Grecia, Cipro e Israele, ottenendo anche l'impegno dell'Unione europea a cofinanziare i lavori;

   EastMed-Poseidon (Poseidon è il nome del tratto tra Italia e Grecia) è un progetto, del costo di oltre sei miliardi di euro, finalizzato alla costruzione di un gasdotto lungo più di duemila chilometri, con un tratto sottomarino tra i più estesi al mondo (1300 chilometri) con lo scopo di portare in Europa 15-20 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno dai giacimenti al largo di Israele e di Cipro, via Grecia, favorendo la diversificazione energetica e riducendo così la dipendenza dalla Russia;

   l'obiettivo di questo progetto considerato prioritario dall'Unione europea, come dichiarato nella suddetta comunicazione, è infatti creare le infrastrutture necessarie (come del resto il progetto Tap) per permettere al gas proveniente da una qualsiasi fonte di essere acquistato e venduto ovunque nell'Unione europea, a prescindere dalle frontiere nazionali, al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;

   la Commissione europea ha inoltre dichiarato che il gasdotto EastMed è un progetto di interesse comune e ha già stanziato circa 100 milioni di euro per gli studi di fattibilità, in attesa della firma per definire il finanziamento totale;

   da notizie apparse su vari organi di stampa nei giorni scorsi sembrerebbe che la firma dell'accordo definitivo per la realizzazione del terminal a Otranto, prevista entro la fine di marzo 2019, venga messa in discussione e che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe ordinato una nuova valutazione di impatto ambientale;

   se confermata, tale notizia, oltre a rimettere in dubbio per l'ennesima volta, senza motivazioni, un'opera strategica per l'Italia e l'Europa, appare in palese contraddizione con le dichiarazioni fatte dal Ministro Salvini, sostenitore dell'utilità di questo progetto che, durante la sua visita in Israele nel mese di dicembre 2018, aveva asserito di credere in questo progetto e aveva altresì invitato le aziende italiane a partecipare, evidenziando l'assenza di ogni possibile impatto ambientale e il possibile risparmio sui costi in bolletta per gli italiani;

   Israele, Cipro e Grecia chiedono risposte certe all'Italia sulla realizzazione del gasdotto, la cui costruzione può rilanciare, assieme alla realizzazione del Tap, il ruolo dell'Italia come il principale hub energetico del Mediterraneo, a danno della Russia e della Turchia (che attualmente forniscono la maggior parte del gas in Europa, la prima come produttore, la seconda come snodo centrale nel Mediterraneo) –:

   se il Governo intenda proseguire nella realizzazione del progetto EastMed-Poseidon o se intenda bloccare il medesimo progetto che, come espresso in premessa, è strategico per la diversificazione delle fonti e dei fornitori di gas e che serve a migliorare la sicurezza complessiva degli approvvigionamenti per l'Italia come previsto dalla strategia energetica nazionale.
(5-01643)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUOCCO, DE LORENZO, GALLO, ANGIOLA, GIANNONE, SARLI, SPORTIELLO e CAPPELLANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dall'ultimo bollettino statistico dell'Ivass per l'anno 2017 emerge che il ramo responsabilità civile auto è caratterizzato da forti sperequazioni operate dalle compagnie assicurative sulla base della zona geografica di residenza dell'assicurato;

   la sinistrosità e l'ammontare dei risarcimenti danni, nonché gli importi medi degli stessi, non rispecchiano la necessaria correlazione con l'ammontare dei premi riscossi per provincia e con il costo medio a polizza;

   la situazione è paradossale laddove a medesime condizioni e stili di guida corrisponde un diverso premio sulla base della sola diversa provincia di residenza;

   secondo i dati tratti dal citato documento e dalla rilevazione Istat sul numero di incidenti stradali su base regionale risultano: per la Campania 139.143 contratti, 9.922 incidenti ed un premio medio di euro 538; per la Lombardia 286.852 contratti, 32.552 incidenti e premio medio di euro 385,6;

   quindi, a fronte di un coefficiente di rischio della Campania del 7,13 per cento e dell'11,34 per cento della Lombardia, il premio medio della prima è 1,4 volte maggiore del premio medio della seconda;

   comparando le città di Bari e Brescia, con similarità statistiche, si registrano i seguenti dati: Brescia, premio medio euro 374,3 (da euro 337,3 della I classe di merito ad euro 769,7 della XVIII classe), per 40.185 contratti; Bari, premio medio euro 438,3 (da euro 410,32 ad euro 836) per 38.441 contratti; il tasso di frequenza dei sinistri in entrambi i casi s'attesta al 5,8 per cento;

   anche la relazione del 2013 dell'Agcom evidenziava un ingiustificato aumento del 60 per cento del premio medio per i contratti stipulati a Napoli, rispetto a quelli conclusi a Milano;

   la sperequazione territoriale dei costi della responsabilità civile auto e, in special modo, la mancata individuazione di parametri valutativi tassativi, oggettivi ed effettivamente paritari comportano fattualmente una profonda distorsione dell'assetto concorrenziale dell'intero settore;

   ciò si ripercuote sulla spesa media pro capite per famiglia, per la quale la copertura assicurativa obbligatoria per autoveicoli e motoveicoli assume al Sud d'Italia un'incidenza esorbitante rispetto ad altri beni di prima necessità;

   la medesima penalizzazione riguarda i mezzi industriali, ove si ripete la penalizzazione per la provincia di residenza del proprietario o sede legale dell'azienda, piuttosto che sui tragitti stradali percorsi e la merce trasportata –:

   se il Ministro interrogato abbia contezza di questa grave e perdurante situazione di iniquità e opacità, che affligge economicamente famiglie e imprese del Meridione, compromettendone la capacità di spesa e la competitività, e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per ripristinare la corretta distribuzione dei rischi tra gli assicurati e assicurare la fissazione del corrispondente ammontare dei premi assicurativi.
(4-02430)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Di Giorgi e altri n. 7-00197, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Buratti.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Mollicone n. 5-01339, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Frassinetti.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Aresta n. 5-01404, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00199, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 135 del 1° marzo 2019.

   La III Commissione,

   premesso che:

    il 14 e 15 marzo 2019 si tiene presso le Nazioni unite di Vienna un segmento ministeriale interamente dedicato al «controllo internazionale degli stupefacenti» per fare il punto sull'attuazione degli impegni presi per affrontare congiuntamente e contrastare il problema mondiale della droga, a 10 anni dalla dichiarazione politica del 2009 e per prendere in considerazione gli sviluppi occorsi, a livello globale, relativamente a quanto articolato nel documento finale (outcome document) della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, Ungass, del 2016 in materia di sostanze stupefacenti;

    dal 18 al 22 marzo, presso l'Ufficio Onu per la deroga e il crime, Undoc, si tiene la 62esima sessione della Commissione sulle droghe narcotiche (Cnd), l'organo politico dell'Onu incaricato di prendere le decisioni politiche relative alla piena applicazione delle tre Convenzioni internazionali sugli stupefacenti e al coordinamento delle varie agenzie del sistema della Nazioni unite che ruotano attorno al «controllo internazionale degli stupefacenti»;

    della Cnd fanno parte, per un mandato minimo di quattro anni, 53 Stati membri dell'Onu in rappresentanza delle aree geografiche fra quelli che hanno aderito alle Convenzioni, fra questi anche l'Italia, che sarà membro fino alla fine del 2019;

    alla sessione speciale dell'Assemblea generale del 2016, l'Italia partecipò con interventi in plenaria e nelle tavole rotonde tematiche includendo, senza oneri per lo Stato, nella delegazione governativa anche rappresentanti di alcune organizzazioni non-governative che avevano nei mesi precedenti partecipato a una consultazione pubblica per l'identificazione delle priorità nazionali e la preparazione di alcuni documenti, come per esempio la relazione al Parlamento di quello stesso anno;

    le decisioni prese e i documenti adottati al segmento ministeriale rappresenteranno le linee guida per le politiche internazionali sulle droghe sotto la guida delle Nazioni unite e dovranno essere in linea con quanto elaborato negli anni passati quanto al rispetto degli obblighi internazionali derivanti dalla ratifica degli strumenti internazionali dei diritti umani;

    alcune organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera aperta al Governo per chiedere un momento di discussione pubblica in vista del vertice ONU di Vienna,

impegna il Governo:

   a operare perché siano rafforzati tutti gli ambiti di intervento contenuti nel documento di chiusura (outcome document) della sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu del 2016, cooperando con gli Stati membri dell'Unione europea al fine di sostenere una posizione comune dell'Unione europea in questa direzione;

   a dare attuazione a tutti gli impegni assunti dall'Italia in sede internazionale, in conformità con gli scopi e i princìpi delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e la Dichiarazione universale dei diritti umani, rispetto a tutti gli ambiti di contrasto alla droga, dalla riduzione dell'offerta alla riduzione della domanda;

   ad adottare iniziative per favorire una maggiore cooperazione e coerenza d'azione all'interno del sistema Onu fra lo United Nations Office on Drugs and Crime (Undoc) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), UNAIDS, lo UNDP (United Nations Development Programme) nonché l'ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani;

   ad adottare iniziative per concludere come elemento cardine all'interno delle politiche di «controllo internazionale degli stupefacenti» gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDG), poiché centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità e il rispetto dei diritti fondamentali;

   a prevedere momenti di confronto trasparente e pubblico con le associazioni della società civile con il fine di evidenziare le priorità nazionali e prendere in considerazione criticità, suggerimenti e contributi formati da un ampio gruppo di organizzazioni non governative da anni impegnate su vari temi relativi alle sostanze stupefacenti, aprendo la delegazione governativa che prenderà parte al segmento ministeriale anche alla società civile, come avvenuto in sede di sessione speciale sulle droghe dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (Ungass);

   a incrementare gli sforzi a livello nazionale e internazionale per risolvere il grave problema dell'insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico in Italia e nel mondo;

   nel caso in cui dovesse esser iscritta all'ordine del giorno della 62esima sessione della Commissione sulle droghe narcotiche, a votare a favore della raccomandazione dell'Oms di cancellare la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione del 1961 con il fine di facilitarne l'impiego in quante più terapie possibile, proprio come avviene in Italia dal 2007;

   a informare puntualmente il Parlamento sugli esiti del segmento ministeriale del 14 e 15 marzo 2019.
(7-00199) «Quartapelle Procopio, Pini, Scalfarotto, Magi, Fassino, La Marca, Guerini».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Dall'Osso n. 3-00544 del 20 febbraio 2019

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-01300 del 24 gennaio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02432;

   interrogazione a risposta orale Pettarin n. 3-00568 del 1° marzo 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02431.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Tripiedi ed altri n. 5-01626 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 137 del 6 marzo 2019. Alla pagina 5105, seconda colonna, dalla riga ventesima alla riga venticinquesima deve leggersi: «l'11 febbraio 2019, il Ministro interrogato annunciava di aver firmato il decreto interministeriale con il quale venivano ripartiti tra le regioni a statuto ordinario 3,89 miliardi di euro come anticipazione dell'80 per cento del fondo nazionale», e non come stampato.