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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 1 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la terza indagine internazionale sull'educazione civica e per la cittadinanza International Civic and Citizenship Education Study (Iccs) promossa dalla International Association for the Evaluation of Educational Achievement (Iea), che si è posta l'obiettivo di identificare ed esaminare, all'interno di una dimensione comparativa, i modi in cui i giovani vengono preparati a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini in società democratiche, ha rilevato che in Italia l'educazione alle competenze sociali ed emotive rappresenta il «pezzo mancante» dei curricula scolastici e della formazione degli insegnanti;

    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), rivedendo il proprio concetto di prevenzione in senso formativo, piuttosto che igienico-sanitario, ha optato per il termine Skills for Life15, emanando un documento programmatico intenzionalmente rivolto ai sistemi educativi formali, all'interno del quale si sottolinea il ruolo della scuola nel fornire le competenze utili per «mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana»;

    ancora, l'Oms ha dichiarato la correlazione tra il gap di queste competenze ed i rischi sanitari specifici: «La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l'instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta allo stress: tentativi di suicidio, tossicodipendenza, fumo, alcolismo»;

    nel mondo del lavoro, l'intelligenza emotiva sta conquistando sempre più considerazione: è stata infatti inserita tra le prime dieci competenze richieste entro il 2020 dal World Economic Forum. Lo studio Workplace Trend 2018, condotto dal gruppo Sodexo, mostra che il 34 per cento degli head-hunters ricerca e valuta positivamente questa capacità nelle selezioni lavorative;

    si tratta della capacità di percepire emozioni, accedere ad esse e saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti altrui, e saperli gestire in modo da promuovere la crescita, intellettuale ed emotiva;

    nell'ambito didattico, aspetti correlati all'intelligenza emotiva, teorizzata da Daniel Goleman nel suo best seller mondiale intitolato Emotional Intelligence (1996), quali consapevolezza, autocontrollo, motivazione, empatia e abilità sociali influenzano il comportamento, l'apprendimento e la condotta sociale;

    i primi a parlare di intelligenza emotiva sono stati nel 1990 due accademici statunitensi, Peter Salovey e John D. Mayer, definendola come «la capacità di percepire emozioni, accedere ad esse e saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti altrui, e saperli gestire in modo da promuovere la crescita, intellettuale ed emotiva»;

    la consapevolezza emotiva, pertanto, si dimostra un elemento chiave per maturare una vita sociale fondata sullo scambio empatico, ossia la capacità di dare valore e sentire le emozioni dell'altro, utile ad arginare il dilagare degli ultimi anni di eventi conflittuali all'interno degli istituti scolastici, dove la violenza si manifesta tra coetanei, tra studenti e insegnanti, tra insegnanti e genitori;

    questa emergenza sociale più volte riportata dai media e documentata, altresì, da video caricati in rete, può essere arginata solo se, accanto a sanzioni ex post, si realizza un'attività di prevenzione stabile e continuativa tramite l'alfabetizzazione emotiva;

    il disagio giovanile, inquadrato in un insieme di comportamenti disfunzionali quali scarsa partecipazione, disattenzione, atti di bullismo e rifiuto della scuola, è correlato ad una calcificazione emotiva originata dall'isolamento in famiglia ma anche aggravata dall'uso smodato delle moderne tecnologie, a cui spesso si ricorre a causa della condizione di disagio e solitudine;

    molteplici studi di psicologia sociale, infatti, evidenziano come l'eccessivo utilizzo di smartphone possa alimentare spirali depressive e isolamento nella vita online virtuale, piuttosto che partecipazione attiva a quella offline reale;

    lo stato di malessere documentato da numerosi studiosi, oltre ad esporre ad una sofferenza psicologica, causare depressione precoce, disturbi del comportamento alimentare, abusi di alcol e sostanze, presenta anche ricadute negative sulle capacità di studio e sull'applicazione futura di quanto imparato durante il periodo scolastico;

    le neuroscienze dimostrano che si apprende principalmente tramite le emozioni, risulta pertanto auspicabile l'esistenza di un processo formativo che insegni a comprendere le proprie ed altrui emozioni (consapevolezza di sé ed empatia), per permettere ai giovani di riappropriarsi di vocaboli emotivi ormai scomparsi;

    come riportato dal documento del 2017 «Lingua italiana. Crisi della comunicazione linguistica: una sfida democratica» redatto dalla Fondazione Di Vittorio e dall'Associazione Proteo Fare Sapere, la comunicazione dialogica sta assumendo forme di riduzione e semplificazione. La difficoltà espressiva ha come origine una crisi educativa: la realtà delle persone, infatti, è intessuta di elementi percettivi, affettivi, intellettivi e una complessità a raccontare e raccontarsi è indicativa di una problematicità a rappresentare se stessi e comunicare con gli altri;

    gli studi in materia di Scienza del sé forniscono risposte eccellenti all'impellente emergenza sociale. L'intelligenza emotiva, ritenuta dall'Unesco come la più grande conquista della modernità, dopo internet, può essere appresa a tutte le età. Essa è strumento di crescita per alunni e docenti;

    l'insegnante formato in materia di intelligenza emotiva può, infatti, sintonizzarsi con il tessuto emozionale della vita degli studenti, indirizzando al meglio il loro sviluppo. Inoltre, l'apprendimento tramite inferenze emotive perdura nel tempo, a differenza di un apprendimento meramente razionale;

    è largamente dimostrato, inoltre, che studenti in grado di regolare le proprie emozioni e comportamenti e di interpretare ruoli sociali hanno una maggiore probabilità di raggiungere il successo formativo prima e la realizzazione personale poi;

    l'alfabetizzazione emozionale si è diffusa nelle scuole a partire dagli ultimi venti anni, soprattutto in Usa, dove il Neuva Learning Center di San Francisco ha istituito la disciplina della «Scienza del sé». Questo nuovo intervento educativo, obbligatorio dal 2014, promuove il benessere socio-emozionale degli alunni che imparano a risolvere i conflitti prima che degenerino in scontri, a riconoscere le proprie emozioni, dargli un nome e gestirle insieme agli altri. L'attività viene spesso condotta senza banchi, con disposizioni circolari, per abbattere barriere fisiche e relazionali;

    in Danimarca, la Klassens tid – tempo di classe – è una lezione sociale, introdotta nei programmi di studio nel 1970. A partire dal 2016 ha iniziato ad essere legata al concetto di empatia. In questa occasione, gli alunni espongono i propri problemi e a seguito di uno scambio di opinioni, consigli e solidarietà, tutti concorrono a trovare una soluzione. Come sostiene Iben Sandahl, psicoterapeuta, ex insegnante e autrice del libro «The Danish Way of Parenting: A Guide To Raising The Happiest Kids in the World», si viene a creare un legame tra studenti che li rende estranei ad atti di bullismo;

    in Spagna l'ora di intelligenza emotiva è ispirata al modello di problem solving creativo dello psicologo Edward De Bono con lo scopo di insegnare ai più piccoli a ricercare da soli le soluzioni e ad essere autonomi e responsabili,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne nazionali di informazione sull'importanza della conoscenza e della consapevolezza delle emozioni, dell'empatia e di esempi positivi incentrati sulla solidarietà, sul valore del volontariato e dell'impegno sociale;

2) ad adottare iniziative per garantire una maggiore sensibilizzazione delle istituzioni scolastiche, delle famiglie e degli studenti sui temi delle emozioni, dell'empatia e della costruzione di relazioni sane e, nel contempo, un'adeguata formazione degli insegnanti, perché siano in grado di implementare il nuovo approccio in classe;

3) ad adoperarsi per il perseguimento degli obiettivi di riduzione della conflittualità in classe, di violenza e di bullismo tra coetanei e nei confronti degli insegnanti, anche attraverso iniziative che coinvolgano famiglie e docenti, oltre agli studenti;

4) ad adottare iniziative per preparare i giovani a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini in società democratiche attraverso l'inserimento nei curricula scolastici dell'educazione a competenze sociali ed emotive;

5) a promuovere l'educazione all'intelligenza emotiva ed all'educazione sociale in classe, affinché gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado possano sviluppare le proprie capacità sociali, imparino a riconoscere e verbalizzare le emozioni, a controllarle e a prevenire e risolvere i conflitti.
(1-00135) «Bellucci, Rampelli, Lollobrigida, Frassinetti, Mollicone, Bucalo, Deidda, Ferro, Gemmato, Maschio».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XII,

   premesso che:

    il 14 e 15 marzo 2019 si tiene presso le Nazioni unite di Vienna un segmento ministeriale interamente dedicato al «controllo internazionale degli stupefacenti» per fare il punto sull'attuazione degli impegni presi per affrontare congiuntamente e contrastare il problema mondiale della droga, a 10 anni dalla dichiarazione politica del 2009 e per prendere in considerazione gli sviluppi occorsi, a livello globale, relativamente a quanto articolato nel documento finale (outcome document) della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, Ungass, del 2016 in materia di sostanze stupefacenti;

    dal 18 al 22 marzo, presso l'Ufficio Onu per la deroga e il crime, Undoc, si tiene la 62esima sessione della Commissione sulle droghe narcotiche (Cnd), l'organo politico dell'Onu incaricato di prendere le decisioni politiche relative alla piena applicazione delle tre Convenzioni internazionali sugli stupefacenti e al coordinamento delle varie agenzie del sistema della Nazioni unite che ruotano attorno al «controllo internazionale degli stupefacenti»;

    della Cnd fanno parte, per un mandato minimo di quattro anni, 53 Stati membri dell'Onu in rappresentanza delle aree geografiche fra quelli che hanno aderito alle Convenzioni, fra questi anche l'Italia, che sarà membro fino alla fine del 2019;

    alla sessione speciale dell'Assemblea generale del 2016, l'Italia partecipò con interventi in plenaria e nelle tavole rotonde tematiche includendo, senza oneri per lo Stato, nella delegazione governativa anche rappresentanti di alcune organizzazioni non-governative che avevano nei mesi precedenti partecipato a una consultazione pubblica per l'identificazione delle priorità nazionali e la preparazione di alcuni documenti, come per esempio la relazione al Parlamento di quello stesso anno;

    le decisioni prese e i documenti adottati al segmento ministeriale rappresenteranno le linee guida per le politiche internazionali sulle droghe sotto la guida delle Nazioni unite e dovranno essere in linea con quanto elaborato negli anni passati quanto al rispetto degli obblighi internazionali derivanti dalla ratifica degli strumenti internazionali dei diritti umani;

    alcune organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera aperta al Governo per chiedere un momento di discussione pubblica in vista del vertice ONU di Vienna,

impegna il Governo:

   a operare perché siano rafforzati tutti gli ambiti di intervento contenuti nel documento di chiusura (outcome document) della sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu del 2016, cooperando al fine di sostenere una posizione comune dell'Unione europea in questa direzione;

   ad agire in tutti gli aspetti del contrasto alla droga – dalla riduzione dell'offerta alla riduzione della domanda – in piena conformità con gli scopi e i principi delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e della Dichiarazione universale dei diritti umani;

   ad adottare iniziative per favorire una maggiore cooperazione e coerenza d'azione all'interno del sistema Onu fra lo United Nations Office on Drugs and Crime (Undoc) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), UNAIDS, lo UNDP (United Nations Development Programme) nonché l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani;

   ad adottare iniziative per concludere come elemento cardine all'interno delle politiche di «controllo internazionale degli stupefacenti» gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDG), poiché centrati sulla promozione della pace, della sicurezza, del benessere delle comunità e il rispetto dei diritti fondamentali;

   a prevedere momenti di confronto trasparente e pubblico con le associazioni della società civile con il fine di evidenziare le priorità nazionali e prendere in considerazione criticità, suggerimenti e contributi formati da un ampio gruppo di organizzazioni da anni impegnate su vari temi relativi alle sostanze stupefacenti, aprendo poi la delegazione governativa anche alla società civile come avvenuto in sede di Ungass;

   a incrementare gli sforzi a livello nazionale e internazionale per risolvere il grave problema dell'insufficiente disponibilità di sostanze psicoattive a uso medico in Italia e nel mondo;

   nel caso in cui dovesse esser iscritta all'ordine del giorno della 62esima sessione della Commissione sulle droghe narcotiche, a votare a favore della raccomandazione dell'Oms di cancellare la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione del 1961 con il fine di facilitarne l'impiego in quante più terapie possibile, proprio come avviene in Italia dal 2007;

   a informare puntualmente il Parlamento sugli esiti del segmento ministeriale del 14 e 15 marzo 2019.
(7-00199) «Quartapelle Procopio, Pini, Scalfarotto, Magi, Fassino, La Marca, Guerini».


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    l'articolo 8 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, come modificato dalla legge di conversione 16 novembre 2018, n. 130, e successivamente dall'articolo 1, comma 1020, della legge di bilancio per il 2019 del 30 dicembre 2018, n. 145, prevede l'istituzione di una zona franca urbana nell'ambito del territorio della città metropolitana di Genova per il sostegno alle imprese colpite dall'evento del crollo del «ponte Morandi»;

    l'ambito territoriale della zona franca urbana, ai sensi del sopra citato articolo 8, deve essere definito con provvedimento del commissario delegato, sentiti la regione Liguria e il comune di Genova, secondo quanto previsto all'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

    nel dicembre 2018 il commissario ha provveduto ad individuare l'area che ricomprende la zona franca urbana di cui al citato articolo 8 del decreto-legge n. 109 del 2018;

    le imprese ricadenti nell'ambito della zona franca urbana accedono alle seguenti agevolazioni:

     a) esenzione dalle imposte sui redditi del reddito derivante dall'attività d'impresa svolta nella zona franca fino a concorrenza, per ciascun periodo di imposta, dell'importo di euro 100.000 riferito al reddito derivante dallo svolgimento dell'attività svolta dall'impresa nella zona franca;

     b) esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive del valore della produzione netta derivante dallo svolgimento dell'attività svolta dall'impresa nella zona franca, nel limite di euro 200.000 per ciascun periodo di imposta, riferito al valore della produzione netta;

     c) esenzione dalle imposte municipali proprie per gli immobili siti nella zona franca posseduti e utilizzati dai soggetti di cui al presente articolo per l'esercizio dell'attività economica;

     d) esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l'assicurazione obbligatoria infortunistica, a carico dei datori di lavoro, sulle retribuzioni da lavoro dipendente (tale esonero spetta, alle medesime condizioni, anche ai titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono l'attività all'interno della zona franca);

    le risorse stanziate per finanziare tale importante strumento di sostegno e rilancio dell'economia territoriale sono pari a 10 milioni di euro per l'anno 2018, e a 50 milioni di euro per ciascun anno nel biennio 2019-2020;

    per l'attuazione di tali interventi si applicano, come da previsione normativa, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 161 dell'11 luglio 2013, recante le condizioni, i limiti, le modalità e i termini di decorrenza e durata delle agevolazioni concesse ai sensi dell'articolo 37 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221;

    nonostante siano trascorsi oltre 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 109 del 2018 e ormai anche dalla individuazione della perimetrazione della zona franca urbana, non si hanno ancora i provvedimenti attuativi per rendere operative e usufruibili da parte delle imprese le misure di sostegno previste dalla istituzione della richiamata zona franca;

    purtroppo, non è l'unico caso di ritardo nella emanazione dei provvedimenti attuativi previsti dalle disposizioni contenute all'interno del citato provvedimento,

impegnano il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per rendere pienamente operativa entro il più breve tempo possibile, e comunque non oltre il 31 marzo 2019, la zona franca urbana di Genova, di cui all'articolo 8 del decreto-legge n. 109 del 2018, nonché ad adottare i provvedimenti attuativi relativi alle altre misure a sostegno della città di cui al citato decreto-legge, per i quali il Governo risulta essere in ritardo, al fine di assicurare alla città di Genova la piena efficacia del quadro normativo nonché l'effettiva disponibilità delle risorse, con particolare riguardo al rilancio del nodo portuale di Genova ed alla connessa rete intermodale.
(7-00200) «Fragomeli, Paita».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    si ritengono sempre più necessarie le iniziative per avvicinare le Forze armate alla popolazione civile e per far conoscere ed apprezzare il lavoro svolto e la funzione che le stesse ricoprono in numerose occasioni, anche e purtroppo di origine calamitosa;

    tali eventi suscitano interesse ed apprezzamento fra i cittadini e sono oggetto di curiosità da parte dei bambini, che spesso si avvicinano alla storia del nostro Paese, alla storia dei suoi valori e dei suoi ideali anche attraverso queste manifestazioni pubbliche;

    da alcuni anni le Forze armate e la Guardia di finanza non festeggiano più la ricorrenza della fondazione delle loro Armi in cerimonie pubbliche, ma all'interno delle caserme, adducendo a pretesto una linea di contenimento delle spese che l'organizzazione di tali eventi comporterebbe;

    si reputa che tali cerimonie possano invece essere riportate tra la gente, anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali, risvegliando l'innato affetto che la popolazione sente nei confronti degli uomini e donne in divisa, senza che ciò comporti un incremento di costi,

impegna il Governo

ad adottare iniziative affinché le celebrazioni delle feste in ricorrenza della fondazione delle varie Armi vengano organizzate in spazi pubblici aperti alla partecipazione della cittadinanza in un'ottica di riavvicinamento della stessa ai valori che le Forze armate e di polizia a ordinamento militare rappresentano.
(7-00196) «Ferrari, Fantuz, Toccalini, Pettazzi, Zicchieri, Marchetti, Belotti, Paolini, Furgiuele, Potenti».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    i cammini e percorsi storico-devozionali sono vie di comunicazione culturali che accolgono attività ludiche e turistiche e che si snodano in aree in gran parte poco sviluppate dal punto di vista turistico, unendole a destinazioni e mete conosciute dal punto di vista storico, religioso e turistico;

    il programma degli itinerari culturali del Consiglio d'Europa, nato nel 1987, promuove gli itinerari europei a carattere tematico rivolti a migliorare la consapevolezza di un'identità culturale comune e di una cittadinanza europea, fondata su un insieme di valori condivisi, che diventano tangibili attorno ad itinerari che ripercorrono la storia delle influenze, degli scambi e dell'evoluzione delle culture in Europa;

    tali itinerari promuovono il dialogo fra le culture e le religioni attraverso una migliore comprensione della storia europea e attribuiscono un maggiore rilievo al turismo culturale, nell'ottica dello sviluppo sostenibile;

    i percorsi tutelano e valorizzano il patrimonio culturale e naturale inteso come fattore di miglioramento della qualità della vita e fonte di sviluppo sociale, economico e culturale;

    l'Italia si caratterizza per la presenza di percorsi storico-devozionali, riconosciuti a livello europeo e mondiale ed alcuni di questi sono annoverati tra gli itinerari culturali europei del Consiglio d'Europa;

    tra i più conosciuti a livello nazionale, si ricordano la via Amerina, il cammino francescano della Marca, la via di san Francesco, il cammino dell'arcangelo Michele, la via del Volto santo, il cammino di san Benedetto e la via Francigena, parte integrante del percorso europeo, dichiarata nel 1994 «itinerario culturale del Consiglio d'Europa», assumendo così dignità sovranazionale;

    alcune associazioni, come la Rete dei cammini e l'Associazione europea delle vie francigena, promuovono la conoscenza degli itinerari dei pellegrini;

    altre di carattere culturale, turistico e sportivo organizzano manifestazioni, amatoriali e non, sugli itinerari di importanza storica, anche allo scopo di portarli a conoscenza di un pubblico ancora più vasto di quello tradizionalmente legato al turismo culturale e devozionale;

    le associazioni hanno contribuito in maniera sostanziale al recupero della memoria storica dei cammini e del loro percorso e continuano ad intervenire con un'incisiva azione di promozione attraverso attività a carattere culturale, ludico e sportivo;

    tali attività hanno contribuito a diffondere la cultura e la riscoperta dei territori e del loro patrimonio culturale e paesaggistico, generando un interesse diffuso anche nella movimentazione del turismo slow e culturale;

    tale segmento turistico ha forti ricadute economiche nei territori a bassa vocazione turistica ed è in grado di generare redditi di sostegno in aree periferiche dove insistono situazioni di criticità legate allo spopolamento ed alla crisi dei settori produttivi tradizionali;

    le associazioni diffondono, inoltre, una cultura partecipativa positiva di valorizzazione e promozione culturale dal basso, con un forte coinvolgimento della popolazione locale e con attività di volontariato e a carattere sociale, diffondendo buone pratiche di partecipazione democratica alla cultura, ai progetti e ai metodi partecipativi di valorizzazione territoriale e di riscoperta identitaria del patrimonio culturale locale;

    per riconoscere tale importante patrimonio storico e culturale del nostro Paese, nel 2016, attraverso una direttiva del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, è stato indetto «l'anno dei cammini d'Italia»;

    l'intento indicato nella direttiva era quello di valorizzare il patrimonio costituito dagli itinerari escursionistici pedonali o comunque fruibili con altre forme di mobilità dolce sostenibile, di livello nazionale e regionale, che rappresentano una componente importante dell'offerta culturale e turistica del Paese;

    il Ministero per i beni e le attività culturali ha promosso una serie di azioni coordinate per la realizzazione di studi, approfondimenti ed iniziative, finalizzate alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini, nonché allo sviluppo ed implementazione di modelli di fruizione e gestione adeguati di tale patrimonio, favorendo ogni azione volta a garantire la più ampia integrazione delle componenti ambientali, paesaggistiche con le attività agricole, artigianali e turistico-culturali;

    la legge di stabilità per il 2016 (articolo 1, comma 640) ha destinato per la progettazione e la realizzazione di itinerari turistici a piedi, denominati «cammini», la spesa di un milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018;

    il piano cultura ha stanziato un miliardo di euro del fondo sviluppo e coesione 2014-2020 per realizzare 33 interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e di potenziamento del turismo culturale, di cui 60 milioni di euro sono stati destinati ai cammini storici suddivisi in: 20 milioni per i cammini religiosi di san Francesco e santa Scolastica con interventi strutturali e infrastrutturali nei tracciati dei percorsi francescani in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Umbria e Marche, 20 milioni per Appia regina viarum, con la valorizzazione dell'antico tracciato romano fino a Brindisi e 20 milioni per la via Francigena;

    il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, recante «Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107», all'articolo 5, prevede l'adozione di un «piano delle arti»; in particolare, il comma 2, lettera e), dello stesso articolo prevede la promozione della partecipazione delle alunne e degli alunni e delle studentesse e degli studenti a percorsi di conoscenza del patrimonio culturale e ambientale dell'Italia e delle opere di ingegno e qualità del made in Italy;

    le misure illustrate rappresentano un primo fondamentale passo per l'approfondimento e la valorizzazione della conoscenza e della pratica dei cammini;

    come già avviene in numerosi progetti, adottati da diversi istituti scolastici italiani che prevedono la loro pratica (come nel progetto «Salute in Cammino, diecimila passi per stare bene», che vede la collaborazione di diversi comuni del territorio biellese e dell'azienda sanitaria locale), la conoscenza dei cammini è propedeutica a diffondere tra i giovani i valori connessi alle materie oggetto di studio scolastico, come la geografia, la storia, le scienze e l'arte;

    i cammini permettono agli studenti di conoscere le caratteristiche del paesaggio geografico, attraverso l'esplorazione dell'ambiente naturale per promuovere una sua migliore salvaguardia e tutela;

    essi consentono lo studio dell'intervento umano sul territorio e degli aspetti storico-geografici connessi, che possono essere approfonditi dal punto di vista delle scienze fisiche, chimiche e naturali;

    sono, inoltre, un mezzo per interpretare la realtà del passato, attraverso il puntuale e continuo riferimento storico alla concreta realtà nella quale lo studente è inserito, garantendo quindi un'adeguata conservazione della memoria collettiva e dell'insieme delle tradizioni nazionali e locali;

    l'osservazione diretta e lo studio di questi antichi percorsi consentono ai bambini e agli adolescenti anche di fruire maggiormente del patrimonio artistico nazionale, materiale e immateriale, arricchendo il loro bagaglio culturale;

    inoltre, tale conoscenza offre ai giovani interessanti opportunità che possono garantire nel futuro migliori condizioni di vita sotto il profilo sociale ed economico;

    lo sviluppo dei cammini e del movimento turistico generato si sta delineando come un'occasione occupazionale per le giovani generazioni che possono usufruire delle opportunità generate dal sistema di accoglienza e dei servizi turistici;

    è quindi utile promuovere la conoscenza dei cammini nell'ambito della formazione scolastica anche per le materie turistiche legate alla ricettività ed alla produzione di servizi turistici per i territori, e di gestione dei beni culturali;

    i cammini rappresentano, inoltre, uno strumento efficace di benessere e prevenzione per la salute;

    la modifica degli stili di vita e, in particolare, dei livelli di attività fisica della popolazione è un obiettivo messo ai primi posti delle attuali e future politiche sanitarie dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per migliorare le condizioni di salute e rendere economicamente sempre più sostenibile, in rapporto al progressivo invecchiamento della popolazione, il nostro welfare;

    l'Oms raccomanda per uno stato di salute ottimale di praticare ogni settimana almeno 150 minuti di attività fisica ad intensità moderata come camminare a passo svelto 30 minuti al giorno per raggiungere possibilmente ogni giorno 10.000 passi;

    secondo un'indagine della Commissione europea, l'Italia risulta essere tra gli ultimi Paesi europei per la pratica dell'attività fisica, a scuola e non. Per quanto riguarda l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole, la situazione è fortemente migliorabile;

    per migliorare lo stile di vita degli studenti, il cammino rappresenta l'attività fisica più naturale, semplice ed economica, accessibile a tutti e ideale per migliorare la salute del corpo e della mente;

    per questo i cammini rappresentano un importante strumento di prevenzione dei rischi alla salute che possono insorgere fin dall'infanzia, come l'obesità infantile, o sopraggiungere in età adulta, come tumori, patologie cardiovascolari e altre malattie croniche e degenerative;

    vi sono enormi margini di miglioramento per la valorizzazione della conoscenza e della pratica dei cammini all'interno del sistema scolastico e universitario italiano;

    i cammini rappresentano un'importante occasione di apprendimento per bambini, ragazzi e giovani e possono incidere sul loro futuro occupazionale e sociale, oltre ad essere un incentivo per migliorare le proprie condizioni di salute mantenendo un corretto stile di vita,

impegna il Governo:

   a favorire, a partire già dal sistema integrato di istruzione ed educazione da 0 a 6 anni, di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e successivamente nel prosieguo del percorso scolastico, nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa, l'adozione di progetti per bambini e adolescenti che prevedano la conoscenza, la pratica e la promozione turistica dei cammini e dei percorsi storico-devozionali e del loro patrimonio di beni materiali e immateriali, attraverso iniziative come azioni di storytelling, animazione e giochi di scoperta, uscite di cammino su percorsi di interesse locale e di valore tradizionale e l'uso dei social media;

   a promuovere progetti ed iniziative atti a favorire la conoscenza dei principi e dei valori fondanti che sono alla base del programma degli itinerari culturali europei, diffondendo tra i giovani una maggiore consapevolezza del comune patrimonio culturale europeo e del senso di cittadinanza europea;

   a promuovere progetti che prevedano incontri e stage presso associazioni o enti impegnati nella valorizzazione e nell'esperienza di cammini locali, nazionali ed internazionali, per approfondire la loro importanza storica e la funzione di motore di sviluppo sostenibile del territorio;

   ad adottare iniziative per favorire, a livello universitario, la realizzazione di convenzioni con le suddette associazioni o enti per effettuare seminari, incontri, stage per lo studio, la tutela e la promozione dei cammini, prevedendo, in tale ottica, corsi di studio e assegni di ricerca dedicati;

   promuovere l'adozione di progetti scolastici che sviluppino gli effetti benefici sulla salute derivanti dalla pratica dei cammini, in modo da consentire a bambini e adolescenti di evitare, attraverso tale attività fisica, il rischio di malattie infantili e di prevenire patologie che in età adulta possono compromettere le loro condizioni di salute e ridurre le aspettative di vita.
(7-00197) «Di Giorgi, Cenni, Piccoli Nardelli, Rossi, Pezzopane, Marco Di Maio, Vito, Ascani».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    dall'ultimo aggiornamento dell'Anagrafe emerge che in Italia c'è un patrimonio edilizio scolastico composto da 40.151 edifici attivi che fanno capo agli enti locali, 22.000 di questi edifici sono stati costruiti prima del 1970. L'aggiornamento ha consentito un censimento più completo del precedente con un aumento del 17,8 per cento di edifici intercettati, che nella precedente rilevazione risultavano inattivi;

    ad oggi, il 53,2 per cento degli edifici possiede il certificato di collaudo statico (la prima norma che introduce in Italia l'obbligo del certificato di collaudo statico è la legge 5 novembre 1971, n. 1086, il 22,3 per cento degli edifici senza questo certificato è costruito prima del 1970). Il 59,5 per cento non ha quello di prevenzione incendi. Il 53,8 per cento non ha quello di agibilità/abitabilità. Il 78,6 per cento delle scuole ha il piano di emergenza. Il 57,5 per cento degli edifici è dotato di accorgimenti per ridurre i consumi energetici. Le barriere architettoniche risultano rimosse nel 74,5 per cento degli edifici;

    il precedente Governo ha stanziato circa 10 miliardi di euro per l'edilizia scolastica di cui oltre 5 già spesi da comuni, province e città metropolitane per interventi di messa in sicurezza e realizzazione delle scuole;

    rimangono – nonostante i passi avanti fatti nella precedente legislatura – alcune criticità che devono essere affrontate e risolte;

    il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sull'edilizia scolastica in Italia, svolta dalla Commissione cultura della Camera dei deputati nella XVII legislatura, ha evidenziato che la complessità di tale settore in Italia deriva in particolare dall'agibilità delle strutture, dal patrimonio edilizio scolastico particolarmente vecchio (metà delle scuole sono state realizzate prima degli anni Settanta), dalla presenza di norme approvate in modo disorganico e, purtroppo, dalla presenza nel nostro paese di eventi sismici;

    nella XVII legislatura le misure adottate in materia di edilizia scolastica sono state finalizzate anche a sottolineare l'importanza del tema attraverso la ridefinizione di nuovi strumenti di governance, quale l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 maggio 2014, della «Struttura di missione per il coordinamento e impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica»;

    le funzioni della struttura si sono concentrate a sostenere e potenziare gli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica: ricognizione e individuazione delle fonti di finanziamento e degli interventi finanziati, monitoraggio dello stato di attuazione; individuazione delle problematiche connesse alla mancata attuazione degli interventi finanziati e formulazione di proposte di soluzione; accertamenti e verifiche sull'utilizzo dei fondi; supporto tecnico e amministrativo agli enti attuatori predisponendo, laddove utile, modelli personalizzati per il territorio; individuazione di procedure speciali per la rapida attuazione degli interventi ed elaborazione delle relative proposte normative anche per favorire la progettualità sostenibile nell'edilizia scolastica; individuazione di nuovi interventi con fondi disponibili e programmabili;

    grazie alla struttura di missione sono stati avviati e monitorati oltre 12 mila cantieri, sono stati edificati oltre 300 nuovi edifici scolastici in tutta Italia e le task force in collaborazione con Agenzia coesione edilizia scolastica hanno monitorato sul campo oltre 2.100 interventi in 15 regioni. La struttura ha inoltre compiuto un'azione quotidiana di supporto e guida per le amministrazioni locali che hanno sempre trovato nell'ufficio un punto di riferimento; dal 2014 al 2018, è stato possibile allentare «i vincoli di bilancio degli Enti per 1.196 milioni di euro che hanno finanziato oltre 1.000 interventi di edilizia scolastica»;

    appare evidente come, uno dei primi interventi dell'Esecutivo, la cancellazione della struttura di missione, stia compromettendo l'efficacia degli interventi normativi e delle risorse già stanziate;

    si registrano molti ritardi relativi all'emanazione delle risorse già stanziate negli anni precedenti;

    l'articolo 4 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, convertito, con modificazione, dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri dei beni e delle attività culturali e del turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché in materia di famiglia e disabilità, reca alcune modifiche ai commi 487-489 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2017 (legge n. 232 del 2016), al fine di attribuire al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la competenza sulle procedure in corso relative all'utilizzo degli spazi finanziari da parte degli enti locali per interventi di edilizia scolastica, sia per l'annualità 2018 sia per l'annualità 2019, nell'ambito della disciplina sui cosiddetti patti di solidarietà nazionale, competenza che la legge di bilancio 2017 aveva attribuito alla struttura di missione per il coordinamento e impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica;

    la competenza che la legge 11 dicembre 2016, n. 232 e, in particolare l'articolo 1, comma 85, che destinava 100 milioni di euro per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, nell'ambito degli investimenti immobiliari dell'Inail aveva attribuito alla struttura di missione, oggetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 ottobre 2017 non è state riassegnata ad alcuna struttura ministeriale;

    con decreto ministeriale n. 615 del 12 settembre 2018 sono stati ripartiti i volumi di investimento derivanti dall'utilizzo dei contributi pluriennali di cui alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, come rimodulati dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205, e sono state individuate le quote di contributo annuo assegnato ad ogni regione, tenendo conto dei parametri di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, 3 gennaio 2018, così come definiti nell'Accordo del 6 settembre 2018, stipulato in Conferenza unificata;

    si tratta di una cifra complessiva di 1,7 miliardi di euro, ripartiti in quote annuali (dal 2018 al 2027) di 170.000.000 euro;

    ai sensi del decreto interministeriale (Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) 3 gennaio 2018, n. 47, entro i 90 giorni successivi doveva essere emanato l'apposito decreto interministeriale di autorizzazione all'utilizzo delle risorse ripartite con decreto ministeriale 615 del 12 settembre 2018 e quindi entro il 12 dicembre 2018;

    ad oggi tale decreto non risulta ancora emanato, nonostante le citate modifiche di semplificazione apportate alla procedura per l'adozione del piano edilizia scolastica 2018-2020 dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, e l'accordo per rendere più rapida l'assegnazione delle risorse sancito in Conferenza unificata il 6 settembre 2018; tale ritardo sta quindi impedendo la realizzazione di circa mille interventi in tutta Italia di notevole importanza (l'importo medio è infatti di 1,9 milioni) rischiando di mettere a repentaglio la sicurezza di alunni e personale e la fruizione dei locali e la continuità didattica;

    allo stesso modo, con il decreto interministeriale (Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) 3 gennaio 2018, n. 47, sono stati approvati i criteri, le procedure e le tempistiche per la predisposizione dei piani regionali di edilizia scolastica per il triennio 2018-2020 di cui all'articolo 10 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca;

    in attuazione del citato decreto le regioni hanno definito i criteri per la formazione del piano regionale 2018-2020, e approvato i piani triennali del fabbisogno nei quali è riportata la lista degli interventi da finanziare redatti sulla base delle richieste presentate dagli enti locali. Tali documenti sono stati inviati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca entro il 2 agosto 2018;

    entro i 60 giorni successivi e quindi il 2 ottobre il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avrebbe dovuto emanare il decreto con il quale è approvata la programmazione nazionale e sono ripartite su base regionale le risorse;

    entro i 90 giorni successivi deve essere poi emanato il decreto interministeriale di autorizzazione all'utilizzo delle risorse e quindi entro il 30 dicembre 2018. Ad oggi tale decreto non è stato però ancora emanato;

    appare evidente come la mancata emanazione dei decreti per l'utilizzo delle risorse relativi al decreto interministeriale 3 gennaio 2018, n. 47, e all'articolo 4 del decreto-legge n. 86 del 2018, convertito dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, stia causando gravissimi problemi alla corretta erogazione delle risorse ed agli enti locali che hanno già programmato ingenti investimenti;

    appare, inoltre, da valutare una modifica alla normativa vigente in materia e, in particolare, all'articolo 18 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, rubricato «Obblighi del datore di lavoro e del dirigente», per «alleviare» in qualche modo le gravi responsabilità erroneamente imposte al dirigente scolastico;

    basti pensare alla vicenda del dirigente scolastico del Convitto nazionale dell'Aquila, professor Livio Bearzi, condannato a seguito del crollo dell'istituto nel tragico terremoto del 2009 in cui perirono tre ragazzi. Questa sentenza aveva evidenziato le gravi incongruenze della normativa vigente che attribuisce ai dirigenti scolastici le responsabilità della sicurezza e della manutenzione dei fabbricati in quanto «datori di lavoro»;

    ai dirigenti scolastici non è attribuita direttamente alcuna risorsa economica per esercitare eventualmente tale responsabilità o intervenire autonomamente in via ordinaria o straordinaria sui rischi delle strutture, le cui caratteristiche, problematiche, inefficienze e inadeguatezze, ancorché sotto gli occhi di tutti, evidenziano in modo preoccupante un altissimo grado di vetustà e un elevato livello di esposizione al rischio;

    non è ancora on line la nuova Anagrafe dell'edilizia scolastica prevista da accordo in Conferenza unificata del 9 novembre 2016 che permette l'accesso anche ai dirigenti scolastici;

    per la nuova Anagrafe non sono state previste risorse di alcun genere per gli enti locali che dovranno compilare quasi 500 campi per ogni edificio scolastico e, soprattutto gli enti di grandi dimensioni, comprese le province, saranno in grande difficoltà per l'aggiornamento,

impegna il Governo:

   ad emanare in tempi certi e brevi i decreti citati in premessa che ad oggi impediscono l'effettiva ripartizione delle risorse già stanziate per l'edilizia scolastica, la cui mancata attuazione sta recando da mesi gravissimi disagi alle istituzioni ed agli enti locali coinvolti;

   ad adottare iniziative per ripristinare una struttura unica per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica sottoposta direttamente alla Presidenza del Consigli dei ministri, al fine di superare le attuali criticità relative alla tempistica dell'erogazione dei fondi e alla corretta programmazione degli investimenti ad oggi co-gestita da numerosi Ministeri attraverso un iter normativo che burocratizza le competenze e ritarda notevolmente l'attuazione delle norme approvate;

   a promuovere un'iniziativa normativa urgente che esoneri i dirigenti delle istituzioni scolastiche da qualsiasi responsabilità civile, amministrativa e penale qualora abbiano tempestivamente richiesto gli interventi strutturali e di manutenzione previsti dalla legge, necessari per assicurare la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati, sancendo quindi inequivocabilmente che la valutazione dei rischi strutturali degli edifici scolastici e l'individuazione delle misure necessarie e prevenirli sono di esclusiva competenza dell'amministrazione pubblica locale che ne detiene la proprietà;

   ad adottare iniziative per prevedere nuove risorse da erogare agli enti locali, per la messa in sicurezza e il recupero degli edifici scolastici per una programmazione triennale di almeno nuovi 15 miliardi di euro.
(7-00202) «Ciampi, Piccoli Nardelli, Ascani».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le resistenze batteriche agli antibiotici costituiscono un problema sanitario di primaria importanza come rilevato dall'Organizzazione mondiale della sanità che da anni lancia l'allarme per un fenomeno che ha raggiunto proporzioni preoccupanti in tutte le aree geografiche del pianeta definendolo la più grande sfida della medicina contemporanea;

    i Paesi membri dell'Onu, nel corso dell'Assemblea annuale del 2016, si sono riuniti per fare il punto della situazione e proporre soluzioni sulla lotta all'antibiotico-resistenza ed in questa sede è stato firmato il documento che impegna i 193 Paesi membri a mettere in atto politiche e iniziative per contrastarla;

    l'istituto superiore di sanità, nel rapporto 09/32 evidenzia che l'utilizzo terapeutico degli antibiotici riscontra un continuo declino in termini di efficacia. Purtroppo, tale declino non è compensato, come invece avveniva in passato, dalla disponibilità di nuovi antibiotici;

    la frequenza dell'inefficacia degli antibiotici è correlata all'uso eccessivo e spesso improprio di questi farmaci usati non solo per la cura di infezioni umane, ma anche in ambito veterinario;

    la modalità per contrastare questo fenomeno richiede un utilizzo corretto ossia mirato, razionale e parsimonioso del farmaco antibiotico. La stretta osservanza delle indicazioni del medico è importante sia per assicurare le guarigioni che per evitare fenomeni di resistenza. Di qui l'importanza di una informazione dettagliata sui processi dell'infezione e sulla durata della terapia da parte del medico prescrittore;

    è frequente purtroppo la mancanza di compliance, ossia della collaborazione del paziente nel rispettare le prescrizioni del medico. È frequente addirittura l'assunzione arbitraria di farmaci da parte del paziente. Il medico di medicina generale diviene dunque punto focale per il monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci, nonché il professionista su cui è importante agire per migliorarne l'appropriatezza prescrittiva;

    la problematica è seria anche per le infezioni ospedaliere. Su nove milioni di ricoveri ogni anno si verificano da 450 a 700 mila casi di infezioni nelle strutture ospedaliere, dove vi sono chiaramente soggetti più vulnerabili come immunodepressi, anziani, prematuri e dove si effettuano manovre strumentali, si utilizzano cannule, cateteri e altro. In questi contesti è richiesto dunque il massimo rispetto delle norme igenico-sanitarie sia per i visitatori, veicoli di germi dall'esterno, sia per ambienti e strumentazioni la cui sterilizzazione dovrebbe avvenire quotidianamente;

    la «prescrizione impropria in ospedale» è stata identificata con i «troppi pazienti che ricevono antibiotici a largo spettro e per troppo tempo». Un ruolo fondamentale dunque, nelle strutture ospedaliere, svolgono i laboratori di microbiologia che devono massimizzare una gestione corretta dei farmaci antibiotici. Compete infatti a tali laboratori saggiare gli antibiotici raccomandati e stabilirne l'uso: solo di quelli di prima scelta, se l'isolato è sensibile, mentre se è resistente si può ricorrere all'uso di quelli di seconda scelta a spettro più ampio, più tossici, più costosi riducendone di fatto un uso improprio;

    il rischio di resistenza antimicrobica non deriva solo dall'abuso di antibiotici in ambito ospedaliero o domestico, ma anche dalla trasmissione di batteri resistenti agli antimicrobici attraverso la catena alimentare e dalla trasmissione di tale resistenza dai batteri animali ai batteri umani;

    questo fenomeno si è sviluppato anche a seguito dell'abuso di antimicrobici negli allevamenti, in particolare negli allevamenti intensivi, dove l'elevata densità della popolazione animale aumenta il rischio dell'insorgenza e della diffusione delle infezioni;

    per ridurre il rischio di resistenza antimicrobica in modo efficace, si deve determinare una riduzione generale dell'uso di tali sostanze e prevenire l'insorgenza delle infezioni, migliorando lo stato di salute e benessere degli animali, proibendo programmi sanitari rivolti alla prevenzione o alla profilassi di gruppo/allevamento o peggio ancora a scopo anabolizzante per incrementare l'assorbimento dei nutrienti e limitarne l'uso solo al trattamento di patologie;

    il 13 settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «One Health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254(INI)) e tra i diversi «considerata» rileva che:

   l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia e determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea; secondo i dati forniti dall'Ocse, i decessi che potrebbero essere causati dalla resistenza antimicrobica sono stimati a 700.000 l'anno a livello mondiale; che di tali decessi 25.000 hanno luogo nell'Unione europea e i restanti al di fuori dell'Unione, il che indica l'importanza essenziale della cooperazione nella politica di sviluppo e del coordinamento e monitoraggio della resistenza antimicrobica a livello internazionale;

   si stima che almeno il 20 per cento delle infezioni associate all'assistenza sanitaria possa essere prevenuta mediante programmi di prevenzione e di controllo delle infezioni durature e multidimensionali;

   la prevenzione, l'uso attento degli antibiotici e il controllo delle infezioni in tutti i settori dell'assistenza sanitaria, compresa la salute animale, rappresentano i pilastri di una prevenzione efficace per lo sviluppo e per la trasmissione di batteri resistenti agli antibiotici;

   il 50 per cento degli antibiotici prescritti agli esseri umani è inadeguato e il 25 per cento del consumo nell'uomo non è gestito correttamente; il 30 per cento dei pazienti ricoverati utilizza antibiotici; i batteri multifarmacoresistenti costituiscono una particolare minaccia negli ospedali, nelle case di cura e tra i pazienti che per la loro assistenza hanno bisogno di dispositivi, quali ventilatori e cateteri venosi;

   i programmi di screening attivo che utilizzano strumenti diagnostici rapidi hanno dimostrato di contribuire in maniera significativa alla gestione delle infezioni associate all'assistenza sanitaria e alla riduzione della loro diffusione all'interno degli ospedali e tra i pazienti;

    una riduzione drastica dell'uso di antibiotici non è una sfida impossibile, come dimostra l'Olanda, che ha ridotto negli ultimi 5 anni del 70 per cento il consumo degli antibiotici ad uso veterinario ed è ultima nella classifica europea per il consumo giornaliero di antibiotici, vantando uno dei più bassi livelli di antibiotico-resistenza al mondo. L'Olanda infatti ha il pregio di essere intervenuta non solo nel settore sanitario ma anche in quello veterinario, consapevole che questi due ambiti sanitari sono strettamente correlati;

    la resistenza antibiotica è una minaccia grave e concreta alla salute globale e di conseguenza non deve essere sottovalutata; la prevenzione e il controllo delle infezioni rappresentano una priorità nel nostro Paese, per cui tutte le istituzioni dovranno cooperare per modificare i comportamenti di tutte le parti coinvolte: medici, pazienti, consumatori e allevatori,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative efficaci a contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della tutela della salute umana, animale e dell'ambiente, tenuto conto della loro interconnessione e del fatto che le malattie sono trasmesse dall'uomo all'animale e viceversa;

   ad adottare, in armonia con le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) del 2017, con le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 17 giugno 2016 sulla lotta alla resistenza agli antimicrobici nonché con la risoluzione del Parlamento Europeo del 13 settembre 2018 concernente il piano d'azione europeo «One Health» contro la resistenza antimicrobica, un piano d'azione nazionale finalizzato all'uso corretto e prudente degli antimicrobici, con obiettivi misurabili e vincolanti per limitare la comparsa della resistenza antimicrobica nell'assistenza sanitaria umana, nella zootecnia e nell'acquacoltura;

   a definire le procedure necessarie e gli indicatori adeguati per la rilevazione dei dati sul consumo di antibiotici, sulla correttezza dell'uso e sul volume degli antibiotici prodotti dai fabbricanti e sul volume delle vendite, per misurare e confrontare i progressi nella lotta alla resistenza antimicrobica e garantire la presentazione e la valutazione di dati standardizzati, coerentemente con il piano d'azione comune dell'Unione europea sulla resistenza antimicrobica e le infezioni correlate (EU-JAMRAI);

   a valutare l'efficacia delle pratiche igienico-sanitarie messe in atto nelle strutture ospedaliere e negli ambienti sanitari, promuovendo nell'ambito della sicurezza dei pazienti ospedalierizzati, miglioramenti finalizzati al controllo delle infezioni e alla relativa riduzione delle stesse;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, anche attraverso messaggi che raggiungano il più ampio numero di persone, miranti al cambiamento dei comportamenti impropri per quanto riguarda l'uso e la manipolazione responsabile degli antibiotici;

   ad attuare il monitoraggio, la raccolta dei dati e l'analisi dell'impatto della resistenza antimicrobica sulle risorse idriche e sull'ecosistema acquatico, nell'ottica di implementare un approccio strategico e integrato a catena sull'inquinamento delle acque provocato dalle sostanze farmaceutiche, in conformità con la direttiva quadro sulle acque;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte ai consumatori e alle imprese anche sul tema dell'acquacoltura in generale, con particolare attenzione ai problemi che possono essere causati alla sicurezza alimentare e alla salute pubblica dall'introduzione di determinati microrganismi resistenti e dalla resistenza antimicrobica;

   ad attuare il monitoraggio delle pratiche zootecniche per l'agricoltura e l'industria alimentare, la prevenzione delle infezioni, l'educazione sanitaria, le misure di biosicurezza, i programmi di screening attivo e le pratiche di controllo;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione e di informazione nella comunità agricola in merito al benessere degli animali alla salute animale e alla sicurezza dei prodotti alimentari, al fine di incentivare l'applicazione di buone pratiche in tutte le fasi di produzione e trasformazione dei prodotti alimentari e disporre di mangimi sicuri ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale, di strategie specifiche di foraggiamento, di composizione formulazione e trasformazione dei mangimi;

   ad adottare iniziative per ridefinire il ruolo, le risorse umane e le risorse finanziarie da stanziare da parte dell'Istituto superiore di sanità (Iss) e dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per affrontare la lotta contro la resistenza antimicrobica e le infezioni associate all'assistenza sanitaria, tenendo conto anche dei progetti finanziabili dall'Unione europea;

   ad adottare iniziative per introdurre l'obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie pubbliche di tutti i pazienti che risultano infetti o individuati quali portatori di batteri ad alta resistenza, con indicazioni delle procedure eventualmente necessarie per l'isolamento dei portatori ospedalizzati e la creazione di una «task force multidisciplinare professionale», che riferisca direttamente al Ministero della salute;

   ad adottare iniziative per prevedere la raccolta obbligatoria, a livello nazionale, di tutte le prescrizioni di antibiotici e la relativa registrazione in una banca dati controllata e coordinata da esperti di infezioni, per diffondere conoscenze in merito al loro utilizzo ottimale;

   ad adottare iniziative per garantire l'istituzione e la diffusione di équipe di guida antibiotica multidisciplinare nei contesti ospedalieri e servizi di microbiologia permanente, al fine di identificare i livelli di sensibilità e resistenza a singoli antibiotici e coadiuvare i medici prescrittori nella scelta delle terapie più appropriate;

   ad adottare iniziative per introdurre programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide, al fine di individuare rapidamente i pazienti infetti con batteri multifarmacoresistenti e attuare adeguate misure di controllo delle infezioni (quali isolamento del paziente e rafforzamento delle misure igieniche), contribuendo, in questo modo, ad attuare un processo decisionale efficace e accurato;

   ad adottare iniziative per prevedere incentivi destinati all'industria settoriale, affinché si sviluppino metodi di diagnosi efficaci, non costosi ed efficienti e si consenta la diffusione di strumenti diagnostici rapidi;

   a promuovere, in relazione all'uso degli strumenti diagnostici rapidi, un'accurata analisi Health TechnologyAssessment al fine di verificare l'opportunità di sostenere i costi aggiuntivi connessi, a fronte di vantaggi che, a lungo termine, si ottengono evitando un inutile ricorso agli antimicrobici;

   ad adottare iniziative per limitare la vendita di antibiotici, anche eliminando qualsiasi incentivo finanziario o di altra natura alla prescrizione di antibiotici, continuando nel contempo a garantire un accesso sufficientemente rapido alla medicina veterinaria di emergenza;

   ad adottare iniziative per incentivare un differente sistema di confezionamento dei farmaci, prevedendo l'introduzione di dosi unitarie o pacchetti personalizzati, al fine di evitare autoprescrizioni da parte dei cittadini;

   ad adottare iniziative per riservare esclusivamente alle cure umane quegli antimicrobici che sono ritenuti fondamentali per prevenire o curare infezioni potenzialmente letali al fine di preservare il più a lungo possibile la loro efficacia nel trattamento delle infezioni nell'uomo;

   a contrastare in maniera risoluta la vendita illegale di prodotti antimicrobici o la vendita senza la prescrizione di un medico o di un veterinario nell'Unione europea;

   ad adottare iniziative adeguate per affrontare lo smaltimento di medicinali, compresi gli antimicrobici, nell'ambiente attraverso le acque reflue e gli impianti del loro trattamento, in quanto fattore importante nella comparsa della resistenza antimicrobica;

   ad adottare nello specifico iniziative per disciplinare il ciclo di vita dei prodotti farmaceutici (dalla produzione e dalla prescrizione alla gestione dei rifiuti farmaceutici), con particolare riferimento alla questione dello smaltimento degli antibiotici, per la quale è opportuno esaminare alternative all'incenerimento (ad esempio, la gassificazione);

   ad adottare iniziative per rendere efficiente e responsabile la vigilanza sul rispetto delle buone prassi di fabbricazione e delle norme in materia di appalti «verdi» per quanto riguarda la produzione e la distribuzione di medicinali e il rilascio di antibiotici nell'ambiente;

   ad adottare iniziative per garantire che le questioni ambientali siano tenute in considerazione nel sistema di farmacovigilanza per i medicinali ad uso umano e veterinario, in relazione alla resistenza antimicrobica;

   ad adottare iniziative per disciplinare, in maniera rigorosa e in conformità alle disposizioni del nuovo regolamento relativo ai medicinali veterinari, l'uso di antibiotici a fini preventivi nella medicina veterinaria;

   ad adottare iniziative per fornire sostegno e incentivi finanziari efficaci agli allevatori che dimostrino di aver ridotto in maniera significativa il ricorso agli antibiotici ed attuato un'elevata copertura vaccinale dei propri animali e dei capi di bestiame;

   ad adottare iniziative per introdurre incentivi fiscali positivi (esenzioni fiscali per gli agricoltori) e negativi (tasse sulle vendite di antibiotici, come quelle attualmente introdotte con successo in Belgio e Danimarca) sugli antibiotici utilizzati nella zootecnia a scopi non terapeutici.
(7-00198) «Nappi, Parentela, Menga, Angiola, Grippa».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il rapporto Zoomafia 2018, redatto dall'Osservatorio zoomafia della Lega anti vivisezione (Lav), con il patrocinio del comando generale dell'Arma dei carabinieri, reca un'analisi dei reati e degli abusi riguardanti gli animali in Italia, descrivendo in particolare i fenomeni di bracconaggio, combattimenti clandestini, corse illegali di cavalli e traffico di cuccioli;

    nell'ambito del fenomeno criminale legato all'utilizzo e al traffico illecito degli animali nel nostro Paese, dal citato rapporto emerge che, nel 2017, i procedimenti penali sono cresciuti del 3,7 per cento rispetto al 2016;

    la collaborazione con le procure d'Italia ha permesso di esaminare circa 8.500 fascicoli giudiziari che hanno contribuito a redigere il rapporto Zoomafia 2018;

    dalle carte giudiziarie emergono dati allarmanti: il 31,19 per cento dei procedimenti giudiziari riguarda il maltrattamento degli animali, il 30,9 per cento reati legati alle uccisioni di animali, il 17,1 per cento reati connessi alle attività di caccia, in crescita del 6,8 per cento rispetto al 2016, il 14,6 per cento reati legati all'abbandono e alla detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, l'incremento del traffico dei cuccioli (10 per cento), delle gare e dei combattimenti con animali non autorizzati nonché degli spettacoli vietati;

    i reati citati risultano essere sempre di più di tipo associativo, con un ruolo attivo delle associazioni criminali come la mafia, la ’ndrangheta e la camorra;

    le attività criminali, rilevate dal rapporto Zoomafia 2018, riguardano in particolar modo: combattimenti tra cani, con il coinvolgimento di criminali locali, allevatori abusivi e trafficanti dei cani cosiddetti da presa; furti e rapina di cani di grossa taglia; allevamenti di pit bull; diffusione illecita, nei social network, di informazioni dedicate ai combattimenti; gestione illegale dei canili e attività speculativa connessa al commercio degli animali; vendita illegale dei cuccioli e macellazione clandestina;

    particolarmente odioso è l'uso degli animali per la vendita della droga; gli animali sono usati come corrieri con la pratica, da parte di organizzazioni criminali, di nascondere la droga nelle viscere degli animali che poi vengono uccisi una volta recuperata la droga;

    nel 2017 ci sono stati quindici interventi delle forze dell'ordine e sono state denunciate ottantadue persone per reati relativi ai cavalli, con particolare riferimento alle corse di cavalli e al correlato giro di affari;

    il traffico degli animali è un vero proprio affare che movimenta circa 300 milioni di euro l'anno. Il traffico di cani, in particolare, coinvolge i cuccioli entro i quattro mesi di vita e provenienti dall'Est europeo: i cuccioli di cane vengono acquistati a 60 euro per poi essere rivenduti ad un prezzo fino a venti volte superiore, nascondendone la provenienza e camuffando i cani come animali di origine italiana;

    il furto di cani è un fenomeno in aumento negli ultimi anni; nel mirino gli esemplari di razza con pedigree importanti o campioni di caccia; è in aumento anche la vendita illecita di cani, venduti, tramite internet o canali non ufficiali, da allevatori abusivi privati;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 – Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, all'articolo 2 – aree di attività della prevenzione collettiva e sanità pubblica – prevede che nelle azioni per la prevenzione collettiva e nella sanità pubblica siano incluse anche quelle per la salute animale e per l'igiene urbana veterinaria;

    all'allegato I del succitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nell'ambito della «Prevenzione collettiva e sanità pubblica», tra le aree di intervento, sono inclusi programmi finalizzati alla lotta al randagismo e al controllo del benessere degli animali d'affezione;

    il decreto legislativo 6 novembre 2013, n. 131 – Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al Regolamento (CE) n. 1099/2009 relativo alle cautele da adottare durante la macellazione o l'abbattimento degli animali – reca la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento; la legge 14 agosto 1991, n. 281 – Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo – stabilisce che lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente;

    la legge 4 novembre 2010, n. 201 – Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno – stabilisce i principi fondamentali per il benessere degli animali e in particolare che nessuno possa causare inutilmente dolori, sofferenze o angosce ad un animale da compagnia;

    l'articolo 4 della sopracitata legge, concernente il traffico illecito di animali dà compagnia, al comma 1, stabilisce che chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attività organizzate, introduce nel territorio nazionale animali da compagnia di cui all'allegato I, parte A, del regolamento (CE) n. 998/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, privi di sistemi per l'identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale, è punito con la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000; la medesima disposizione, al comma 3, prevede che la pena sia aumentata se gli animali hanno un'età accertata inferiore a dodici settimane o se provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria adottate per contrastare la diffusione di malattie trasmissibili proprie della specie;

    gli animali introdotti nel nostro Paese al seguito dei proprietari o responsabili devono essere muniti del passaporto comunitario a norma del regolamento (UE) 576/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 giugno 2013 e identificati tramite un microchip o tatuaggio chiaramente leggibile;

    il passaporto, rilasciato da un veterinario abilitato dall'autorità competente del Paese di provenienza, deve attestare l'esecuzione della vaccinazione antirabbica e, se del caso, di una nuova vaccinazione nei confronti della rabbia in corso di validità. Se trattasi di prima vaccinazione l'animale può essere movimentato soltanto dopo che siano trascorsi 21 giorni,

impegna il Governo:

   a promuovere e adottare iniziative idonee per incrementare i controlli sanitari transfrontalieri sul commercio di animali nell'ambito della tutela e della prevenzione collettiva e della sanità pubblica, e in particolare, per appurare che siano rispettate le condizioni che assicurino il benessere degli animali, in particolare, per quelli di affezione;

   a promuovere le iniziative necessarie per salvaguardare la salute e il benessere degli animali, a partire da quelli di affezione, così, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, tenuto conto del regolamento (UE) 576/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 giugno 2013;

   ad intraprendere le iniziative di competenza per contrastare il fenomeno della macellazione abusiva di animali nel nostro Paese, per salvaguardare il benessere degli animali e garantire le norme di sicurezza sanitaria veterinaria;

   a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative per aumentare le pene connesse ai reati riguardanti la commercializzazione e la detenzione di animali impiegati in combattimenti clandestini o in competizioni non autorizzate;

   a predisporre, per quanto di propria competenza, un piano di interventi che preveda soluzioni efficaci per monitorare i principali social network, al fine d'inibire e punire la pubblicazione di filmati e di foto di combattimenti illegali di animali.
(7-00201) «Sarli, Mammì, Nappi, Sportiello».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Alitalia Maintenance Systems (Ams) era una società creata da Alitalia nel 2003, esternalizzando l'attività di manutenzione e revisione dei propri motori e fallita il 30 settembre 2015. Tale azienda, al momento della costituzione, occupava oltre 400 tecnici specializzati già dipendenti di Alitalia, un'azienda pubblica;

   gli asset aziendali della ex Ams sono stati acquistati a seguito di asta pubblica dalla International Aerospace Group (Iag), che aveva formalizzato la previsione di un sostanziale rilancio degli investimenti dell'attività aziendale, nel maggio 2016;

   nonostante le promesse e i propositi espressi da Iag, non è seguito alcun significativo incremento degli investimenti, né la salvaguardia dei livelli occupazionali, dato che i dipendenti sono ridotti a una settantina, dopo aver toccato il livello di oltre 400 alla nascita dell'azienda e di 240 al momento del fallimento, dipendenti di un'azienda che era eccellenza nel settore motoristico aeronautico;

   sembrerebbe che la Iag continui a non pagare affitti di locazione ai Commissari della vecchia Alitalia Lai da oltre due anni, risorse che dovrebbero andare ai creditori della vecchia Alitalia linee aeree italiane;

   il 14 aprile 2019 terminerà anche l'erogazione a carico del fondo speciale del trasporto aereo, l'ultima forma di ammortizzatore sociale per il centinaio di dipendenti ancora da ricollocare e, pertanto, dopo tale data, circa 100 famiglie si troveranno senza alcuna fonte di reddito –:

   quali urgenti iniziativa intenda assumere il Governo per evitare le gravi ed immediate conseguenze economiche per gli ex lavoratori di Ams e le loro famiglie, alla luce di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative, in prospettiva, intendano intraprendere, anche alla luce delle trattative per la costituzione della nuova Alitalia e della possibile reinternalizzazione di funzioni centrali, quali la manutenzione, e se sia prevista quella dei motori, per ricollocare adeguatamente questi ex dipendenti di un'azienda pubblica, con elevata capacità professionale, che chiedono unicamente la possibilità di lavorare e di essere reimmessi nel ciclo produttivo del Paese.
(2-00289) «Rampelli, Lollobrigida».

Interrogazioni a risposta orale:


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   tra Italia, Slovenia e Austria ad oggi esiste, a causa della applicazione in diversa misura delle accise sui carburanti nei due Paesi, un'ampia differenza tra i prezzi applicati a benzina e gasolio;

   i cittadini residenti nella regione autonoma Friuli Venezia Giulia possono per questo da diversi anni godere di un contributo regionale volto a ridurre il prezzo finale del carburante, in modo da ridurre il gap con i prezzi proposti in Slovenia e Austria;

   tale misura è sempre stata contestata dalla Commissione europea, che a inizio febbraio 2019 ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia per la presunta violazione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici;

   le misure proposte, non senza sacrificio, dalla regione autonoma Friuli Venezia Giulia non sono in alcun modo disposte, e non sono mai state pensate con il fine di ridurre la parte di accise, eventualità che non sarebbe in linea con le direttive dell'Unione europea, ma solamente con quello di contribuire all'abbattimento del prezzo finale dei carburanti;

   il quotidiano il Piccolo del 27 febbraio 2019 riporta i dettagli di un incontro avvenuto nei giorni scorsi tra due assessori regionali del Friuli Venezia Giulia e alcuni «addetti agli Affari europei, quelli del ministero dell'Economia e Finanze e gli avvocati dello Stato che avranno il compito di presentare la memoria difensiva alla Corte di giustizia Ue»;

   l'interruzione dell'erogazione di tali contributi rappresenterebbe per il Friuli Venezia Giulia e per lo Stato italiano una perdita incalcolabile nelle vendite di carburante, favorendo un esodo ancora più massiccio rispetto a oggi per il rifornimento di carburanti presso i distributori di oltre confine;

   in Friuli Venezia Giulia è urgente, in primis, la necessità di ridimensionare la rete dei distributori di carburante, cui deve seguire una nuova legge regionale, sul modello di quanto avviene nella provincia autonomia di Bolzano, che sia inattaccabile –:

   se il Governo sia informato sul caso descritto;

   se il Governo abbia valutato anche, insieme alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la possibilità di adottare iniziative per rivedere determina la normativa che determina la distribuzione dei contributi, prendendo in considerazione sia il modello Bolzano sia un nuovo contributo diretto ai cittadini per l'acquisto di carburante attraverso una tessera prepagata;

   se il Governo, attraverso l'avvocatura dello Stato, intenda assicurare, il massimo sforzo per risolvere senza rinunce il caso aperto tra Bruxelles e Trieste.
(3-00568)


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il trasferimento in corso di una parte del dipartimento della protezione civile in via della Magliana 331 a Roma (peraltro pubblicato sul sito http://www.protezionecivile.gov.it) solleva alcune perplessità in ordine ai costi da sostenere per la locazione, in quanto ad un paio di chilometri in linea d'aria insiste l'ex caserma Donato in via del Trullo 533;

   in termini di estensione l'area di via della Magliana 331 è di circa 11 mila metri quadrati e l'area della caserma Donato è di circa 39 mila metri quadrati;

   anche per evitare speculazioni possibili, poteva essere oggetto di utilizzo da parte del medesimo dipartimento la caserma Donato –:

   quali siano i costi della locazione di via della Magliana 331;

   quali siano le motivazioni della scelta e se siano state previste altre possibilità in zona come, ad esempio, la stessa caserma Donato.
(3-00569)


   DELRIO e DEL BASSO DE CARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della mancata proroga della struttura commissariale istituita con la legge n. 289 del 2002, dopo il 31 dicembre 2018, si è determinata una paralisi completa dei lavori concernenti la strada Lioni-Grottaminarda relativi al completamento dell'asse viario Contursi-Grottaminarda opera ritenuta strategica per l'assetto infrastrutturale del Mezzogiorno;

   suddetta struttura commissariale aveva come compito il completamento di opere e la chiusura di contenziosi e numerose pendenze riguardanti il completamento delle attività di ricostruzione post terremoto sia in Basilicata che Campania;

   fra le opere di viabilità di competenza vi era fino al 31 dicembre 2018 il completamento della strada a scorrimento veloce Lioni-Grottaminarda, il cui primo tratto, realizzato da Contursi a Lioni (esattamente dallo svincolo autostradale della Salerno-Reggio Calabria di Contursi fino al quadrivio di Sant'Angelo dei Lombardi), è già in esercizio dal 1996;

   resta da realizzare il completamento dell'asse viario dal quadrivio di Sant'Angelo dei Lombardi al casello autostradale di Grottaminarda dell'autostrada Napoli-Bari;

   con la mancata proroga del commissario ad acta si è quindi pervenuti al blocco di fatto dell'opera e, in poco tempo, ad avviso degli interroganti è ragionevole presumere che si giungerà alla formalizzazione della sospensione dei lavori da parte delle imprese esecutrici e subappaltatrici che sono prive di controparte contrattuale con inevitabili ripercussioni anche dal punto di vista occupazionale;

   si teme, inoltre, che la dichiarazione di sospensione possa costituire l'occasione per formalizzare milionarie riserve risarcitorie da parte delle imprese appaltatrici, con l'evidente rischio che si produca un danno erariale di rilevante impatto per i conti pubblici;

   al momento, non risultano individuate neppure ipotesi precise e definite di trasferimento di competenze che comunque comporterebbe inevitabili diseconomie e inefficienze;

   si pone la improcrastinabile urgenza di superare questa fase di impasse e assicurare una certezza del percorso di realizzazione della citata importantissima infrastruttura;

   istituzioni locali, organizzazioni di categoria, forze economiche e sociali unanimemente in queste settimane stanno chiedendo anche con documenti ufficiali una precisa assunzione di responsabilità da parte del Governo affinché non si blocchi la realizzazione di quest'opera –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, con la massima urgenza, al fine di scongiurare i rischi derivanti dal blocco determinatosi a causa della mancata proroga della struttura commissariale e assicurare la realizzazione della Lioni-Grottaminarda, nell'interesse del territorio e del suo rilancio complessivo.
(3-00571)


   PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal 29 al 31 marzo 2019 si svolgerà a Verona il XIII Congresso mondiale delle famiglie (World Congress of Families);

   l'evento fa capo all’International organization for the family e ad alcune sigle pro life anche italiane, tra cui «ProVita», «CitizenGo», «Generazione Famiglia» e «Comitato difendiamo i nostri figli»;

   il Word Congress of Families è stato segnalato da organizzazioni per i diritti civili come il Southern Poverty Law Center (SPLC) e l’Human Rights Campaign con la dicitura di «hate group»; alla tre giorni interverranno associazioni ortodosse e cattoliche da tutta Europa che portano avanti pesanti politiche discriminatorie nei confronti della comunità LGBTQ+;

   come riportato in un articolo online del giornale The Vision, a firma di Jennifer Guerra, uno degli speaker del World Congress of Families Scott Lively, è stato condannato nel 2017 per aver favorito la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro le persone gay in Uganda grazie alle sue campagne;

   è prevista anche la partecipazione di Lucy Akello, ministra ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che vorrebbe reintrodurre la pena di morte per le persone gay (abolita nel 2014, commutando la pena in ergastolo) e della nigeriana Theresa Okafor, una promotrice della famiglia naturale che sostiene che gli attivisti LGBTQ+ cospirino con il gruppo terroristico Boko Haram;

   inoltre, parteciperà Alexey Komov, che in Italia ha come riferimento anche Roberto Fiore, noto esponente di Forza Nuova, il quale figlio, Alessandro, che è stato invitato in Russia da Komov, è il portavoce di ProVita Onlus, tra gli organizzatori del WFC;

   il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri è concesso a titolo gratuito per iniziative di alto rilievo culturale, sociale, scientifico, artistico, sportivo, organizzate nel territorio nazionale o all'estero;

   il «World Congress of Families» ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministro per la famiglia e le disabilità, della regione Veneto e della provincia di Verona –:

   quali siano i criteri che hanno portato alla Presidenza del Consiglio a concedere il patrocinio al Word Congress Family di Verona, organizzato da associazioni che fanno politiche contrarie alle libertà costituzionali.
(3-00573)


   MICELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   agli atti del procedimento giudiziario che ha visto la presidente della Commissione «Giustizia» della Camera dei deputati, Giulia Sarti, denunciare l'ex fidanzato in riferimento al caso cosiddetto «Rimborsopoli», figurano alcuni messaggi secondo i quali il portavoce del Presidente del Consiglio, Rocco Casalino, avrebbe invitato la deputata predetta a presentare la denuncia per uscire da una vicenda politicamente imbarazzante, a poche settimane dalle elezioni;

   nello scambio di messaggi con l'ex fidanzato, alla domanda su chi le abbia chiesto di denunciarlo, la deputata Sarti avrebbe risposto, secondo quanto riferiscono i quotidiani: «Me l'ha chiesto Ilaria con Rocco, per salvarmi la faccia» facendo riferimento a Rocco Casalino, il portavoce del Presidente del Consiglio;

   sul caso è arrivata la richiesta di archiviazione dei pubblici ministeri di Rimini nei confronti dell'ex fidanzato, richiesta che rivela come la decisione di Sarti di scaricare le colpe sull'ex fidanzato sia stata una finzione per salvare il Movimento 5 Stelle da un caso politicamente imbarazzante e che questa decisione, secondo quanto risulterebbe dagli atti dei pubblici ministeri, sarebbe arrivata su indicazione perentoria del portavoce del Presidente dei Consiglio, Casalino;

   la deputata Sarti ha rassegnato le dimissioni da presidente della Commissione «Giustizia» della Camera dei deputati;

   se la ricostruzione che risulterebbe dagli atti dei pubblici ministeri di Rimini fosse confermata, emergerebbe che Casalino avrebbe forzato una parlamentare della Repubblica a dichiarare il falso, pur di salvare il proprio partito da un caso politicamente imbarazzante –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga doveroso effettuare opportune verifiche sul reale comportamento tenuto da Casalino sul caso Sarti, ferme restando le competenze della magistratura e se in attesa che il caso venga chiarito completamente, non ritenga opportuno sospendere Casalino dall'incarico per tutelare la Presidenza del Consiglio da un caso per ora solo politicamente imbarazzante ma che potrebbe avere sviluppi ben più pesanti.
(3-00576)


   MANCINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si è appreso che l'Azienda municipale ambiente S.p.A. – di seguito denominata – Ama, si trova in una difficile situazione finanziaria e gestionale a causa della mancata approvazione del progetto di bilancio di esercizio dell'anno 2017;

   il collegio dei sindaci di Ama, composto da Mauro Lonardo, Aldo Atanasio e Eleonora di Giulio, ha presentato al Consiglio di amministrazione osservazioni e rilevi tali da giustificare un parere negativo;

   dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dall'allora amministratore delegato di Ama, Lorenzo Bagnacani, si è appreso che il collegio dei sindaci sarebbe decaduto; e la bocciatura del bilancio sarebbe quindi nulla in quanto espressione di un organo societario privo ai poteri;

   ed infatti, l'attuale collegio sindacale di Ama e stato nominato con ordinanza del sindaco di Roma del 1° luglio 2015, e poi confermato nel 2016 e 2017;

   ai sensi dell'articolo 2449 codice civile, «i sindaci, ovvero i componenti del consiglio di sorveglianza, restano in carica per tre esercizi e scadono alla data dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della loro carica»;

   in data 27 settembre 2018 si è tenuta la prima assemblea dei soci di Ama per l'approvazione del bilancio di esercizio 2017. Il collegio dei sindaci quindi, da quella data doveva considerarsi dimissionario;

   dal combinato disposto delle disposizioni del decreto-legge n. 293 del 1994 convertito poi con legge n. 444 del 1994 e del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica decreto legislativo n. 175 del 2016, si evince che la proroga degli organismi di amministrazione e di controllo delle società in house non rinnovati entro la loro scadenza è di un massimo di 45 giorni periodo in cui possono essere compiuti solo atti ordinari o straordinari ampiamente motivati. Allo scadere dei 45 giorni di proroga ogni atto emanato dal collegio dei sindaci deve essere considerato nullo;

   la normativa trova applicazione solo se la nomina dei membri degli organi di amministrazione e di controllo avvenga direttamente dallo Stato o dagli enti pubblici;

   in questo senso Ama è una società interamente partecipata da Roma Capitale e lo statuto della Società (articolo 23) attribuisce a Roma Capitale la competenza e il potere di nominare e revocare amministratori e sindaci;

   la sindaca di Roma Virginia Raggi non ha, pertanto, provveduto alla nomina dei nuovi membri del collegio sindacale alla data del 27 settembre 2018 o, al più tardi, entro i successivi 45 giorni di proroga, e cioè alla data dell'11 novembre 2018;

   il parere (negativo) al progetto di bilancio di esercizio 2017 prova, peraltro, che il collegio dei sindaci, ben oltre i 45 giorni di prorogatio, non si sia limitato agli atti di ordinaria amministrazione, ma continui a svolgere pienamente la propria funzione;

   il decreto-legge n. 293 del 1994, convertito con legge n. 444 del 1994, in merito alla mancata nomina degli organismi di amministrazione di controllo nei termini ex lege, prevede la responsabilità per danni subiti dall'ente derivanti da tale inerzia, «fatta salva in ogni caso la responsabilità penale individuale nella condotta omissiva»;

   la situazione sopra evidenziata e, in particolare, i comportamenti attivi e omissivi della sindaca di Roma Virginia Raggi e del collegio sindacale di Ama, attualmente in carica, oltre ad essere rilevanti e di dubbia legittimità stanno costituendo un gravissimo nocumento per la società Ama e per i cittadini di Roma, nonché per l'immagine della Capitale –:

   se il Presidente del Consiglio dei Ministri sia a conoscenza dei fatti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza si intendano intraprendere, anche ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 175 del 2016, a fronte di una situazione che evidentemente palesa, a parere dell'interrogante, il mancato rispetto della normativa vigente per più profili sia da parte del comune di Roma che della società AMA dallo stesso totalmente partecipata.
(3-00577)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NAPPI, VILLANI e MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il cyber bullismo tra minori e l'adescamento online da parte di soggetti maggiorenni ha assunto, secondo gli ultimi dati dell'Istat, una connotazione di grave allarme sociale;

   per comprendere meglio il contesto entro cui i soprusi accadono, anche nello spazio virtuale dei media digitali, è necessario sottolineare che le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione tra ragazzi e adolescenti sono molto diffuse ed economicamente accessibili a tutti;

   quella attuale è, infatti, la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l'essere connessi rappresenta un dato di fatto, un'esperienza connaturata alla quotidianità e quasi la totalità degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni usano sia il telefono cellulare sia internet;

   un'alta percentuale di adolescenti subisce atti di aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, diffamazione, denigrazione, furto di identità, alterazione, manipolazione e trattamento illecito di dati personali a danno di minorenni per via telematica;

   queste situazioni non possono essere sottovalutate per il danno che determinano sulla crescita psicofisica delle future generazioni;

   le cronache fanno emergere sempre più spesso fenomeni preoccupanti come, ad esempio, il fatto che a provocazioni e insulti sui socialnetwork seguono poi violenze e aggressioni reali;

   gli adescamenti online (grooming) avvengono attraverso una tecnica di manipolazione psicologica che gli adulti abusanti mettono in atto, utilizzando le nuove tecnologie, al fine di manipolare psicologicamente e convincere i soggetti adescati in rete ad avere una relazione intima, virtuale dapprima e successivamente anche reale; tali adescamenti, molto spesso, avvengono tramite social network, chat o su giochi online;

   i minori con «più like», cosiddetti «influencer», sono contattati da produttori di note marche di abbigliamento e accessori per pubblicizzare i loro prodotti, con il rischio che la vendita del proprio corpo diventi una normalità;

   poiché i social network sono parte integrante del processo di crescita delle nuove generazioni è di tutta evidenza che il problema non può essere sottovalutato e richiede un intervento appropriato e un'azione di monitoraggio forte sui social network per stroncare, con un'azione tra famiglia, scuola e istituzioni, i fenomeni che avvengono sui siti di maggiore diffusione;

   il legislatore italiano ha introdotto disposizioni contro il fenomeno del così detto cyber-bullismo circa un anno fa, con la legge 29 maggio 2017, n. 71, recante «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo»;

   la legge n. 71 del 2017, oltre a prevedere disposizioni a tutela della dignità del minore che prevedono anche l'oscuramento dei siti, dispone anche l'adozione di un «piano di azione integrato» per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e per monitorare l'evoluzione dei fenomeni, anche avvalendosi della collaborazione con la polizia postale e delle comunicazioni e con altre forze di polizia;

   appare opportuno, per un più efficace monitoraggio e per una maggiore tutela dei minori, valutare l'introduzione di misure che consentano l'identificazione dei minori che accedono ai social network, anche prevedendo che per l'iscrizione sia necessaria la trasmissione di documenti identificativi dei medesimi –:

   con riferimento all'attuazione della legge n. 71 del 2017, quali siano le iniziative intraprese e se non ritenga opportuno adottare ulteriori iniziative per arginare i fenomeni del cyberbullismo, dell'adescamento on-line ed in genere dell'uso improprio della rete;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire in materia, adottando le necessarie iniziative anche di carattere normativo, affinché:

    a) si stabilisca un limite di età per l'iscrizione ai social network;

    b) si obblighino tutti i proprietari dei social network e delle varie applicazioni di messaggistica multi-piattaforma, a richiedere, per la iscrizione ai propri siti, l'invio del documento d'identità in formato digitale;

    c) si preveda, negli istituti scolastici, l'accesso ad internet, da parte degli studenti, solo per finalità didattiche;

    d) si autorizzino le autorità preposte alla rimozione del materiale lesivo dell'integrità psicofisica del minore.
(4-02375)


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 del decreto-legge n. 109 del 28 settembre 2018 (cosiddetto «decreto Genova»), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 130 del 16 novembre 2018, istituisce la zona franca urbana, Zfu, per il sostegno alle imprese colpite dal crollo del «ponte Morandi»;

   sulla base delle indicazioni dei danni pervenuti alla camera di commercio di Genova che, grazie all'attività svolta insieme alle associazioni di categoria, ha raccolto le segnalazioni dei danni subiti e indicato ai commissari competenti le aree con maggiori richieste pervenute è stata individuata la Zfu;

   la disposizione del citato articolo 8 prevede importanti agevolazioni per le imprese che hanno la sede principale o una sede operativa all'interno della Zfu e che hanno subito una riduzione del fatturato almeno pari al 25 per cento, nel periodo dal 14 agosto 2018 al 30 settembre 2018 (rispetto al valore medio del corrispondente periodo del triennio 2015-2017);

   nello specifico le agevolazioni consistono in: esenzione dalle imposte sui redditi per le attività d'impresa nella zona franca per un massimo di 100.000 euro; esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive nette, svolte dall'impresa nella zona franca, nel limite di 200.000 euro; esenzione dalle imposte municipali per gli immobili di proprietà siti nella zona franca e utilizzati per l'esercizio dell'attività economica; esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali (ad esclusione dei premi per l'assicurazione obbligatoria infortunistica), a carico dei datori di lavoro, sulle retribuzioni da lavoro dipendente (esonero valido anche per i titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono l'attività all'interno della zona franca);

   tali agevolazioni sono concesse per il 2018, e spettano altresì alle imprese che abbiano avviato la propria attività all'interno della Zfu e che entro il 31 dicembre 2018; a tal fine sono stati stanziati 10 milioni di euro per l'anno 2018;

   inoltre, la legge di bilancio 2019 prevede una proroga delle suddette esenzioni per l'esercizio 2019 e le estende, per il primo anno di attività, alle imprese che avviano la propria attività all'interno della zona franca entro il 31 dicembre 2019; a tal fine sono stati stanziati 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020;

   si tratta di misure di vitale importanza, indispensabili per dare respiro al tessuto imprenditoriale e commerciale della zona colpita nonché per provare a far ripartire l'attività economica. Tuttavia, commercianti, artigiani e imprenditori delle aree indicate ancora attendono di vedere riconosciuta concretamente la sospensione dei tributi e vivono oggi una grave crisi di liquidità. Ogni giorno che passa la situazione diviene meno sostenibile, questo poiché ancora si attendono, a distanza di cinque mesi dalla pubblicazione del «decreto Genova» che avrebbe dovuto porre rimedio alla grave crisi conseguente il crollo del «ponte Morandi», i provvedimenti necessari per l'attuazione dalla Zfu;

   è, inoltre, importante ricordare che le misure di agevolazione contenute nel citato articolo 8 sono alternative ai benefici di cui agli articoli 3 e 4 del medesimo «decreto Genova», ovvero alle «misure in materia fiscale» e «sostegno a favore delle imprese danneggiate in conseguenza dell'evento». Tuttavia, il termine per la presentazione delle richieste di risarcimento, ex articolo 4, è già stato fissato; pertanto, le imprese si trovano, ad oggi, a dover scegliere fra due misure alternative, senza però avere contezza dei criteri e delle modalità previste dalla Zfu –:

   se il Governo intenda adottare al più presto le iniziative necessarie al fine di dare compiuta applicazione alle disposizioni previste dall'articolo 8 del decreto-legge n. 109 del 28 settembre 2018 rispondendo finalmente alle imprese e ai commercianti gravemente danneggiati a seguito del crollo del «ponte Morandi».
(4-02377)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il fondo Altera Capital, una offshore company basata nelle Isole Cayman che esegue i propri investimenti attraverso Altera Investments, un veicolo societario basato in Lussemburgo, ha ora acquisito, attraverso operazioni sul mercato, una quota pari al 7,07 per cento del capitale azionario del Credito Valtellinese S.p.A., divenendone il primo azionista;

   Altera ha concentrato nel Credito Valtellinese una quota rilevante, circa 52 milioni di euro, del suo patrimonio di 200 milioni di euro;

   il fondo Altera ha spaziato nel tempo dagli investimenti nelle miniere d'oro armene e russe di GeoProMining alla più recente società di cybersecurity russa Group-Ib. Prima ancora, la stampa finanziaria ha dato Altera in affari con società dell'oligarca russo Oleg Deripaska, colpito dalle sanzioni degli Usa, e tra i soci del gruppo petrolifero Ruspetro;

   i due principal che hanno fondato Altera nel 2012 hanno un passato nell'amministrazione Putin: Vyacheslav Pivovarov e Kirill Androsov. Pivovarov, ceo del fondo, è stato consulente del Ministero dello sviluppo economico nei primi anni duemila. Androsov, managing director del fondo, è stato tra 2008 e il 2010 vice capo dello staff di Vladimir Putin primo ministro, ed è stato presidente di Aeroflot e delle Ferrovie russe –:

   di quali elementi disponga il Governo circa la conformità dell'operazione di Altera sul credito Valtellinese ai requisiti di verifica rafforzati applicabili alle PEP (persone politicamente esposte) con riferimento a Pivovarov e Androsov e la compatibilità con il regime di sanzioni alla Russia con riferimento alla partecipazione rilevante del fondo in una banca italiana vigilata e attiva sul mercato internazionale; considerato anche che l'operazione Altera sul Credito Valtellinese, a giudizio dell'interrogante, può essere prodromica ad un cambio della governance della banca con l'acquisizione di posizioni negli organi societari da parte di rappresentanti del fondo Altera.
(4-02378)


   UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 17 dicembre 2015 è stato presentato, dalla società che aveva rilevato l'ex Ecolevante, un progetto atto a realizzare il sopralzo, ad avviso dell'interrogante artificiosamente denominato ottimizzazione orografica, ma che in sostanza altro non è se non un raddoppio in altezza della volumetria della discarica «La Torre Caprarica» – Grottaglie (TA);

   nel 2017 il comitato tecnico provinciale (Taranto) aveva espresso parere negativo al progetto di ampliamento sottolineando che, malgrado la rimodulazione del progetto da parte della società Linea ambiente srl, esso restava «carente e non del tutto in linea con la realtà tecnico/amministrativa del sito e dei soggetti che operano nell'impianto e non risponde alle indicazioni del CTP», e tuttavia sempre il Comitato tecnico provinciale (Ctp) nuovamente convocato nel febbraio 2018, esprimeva parere favorevole, sconfessando il proprio precedente parere negativo;

   ciò nonostante i pareri contrari di: comune di Grottaglie; Arpa Puglia; Asl Taranto; comune di Carosino; comune di San Marzano; comune di Francavilla Fontana;

   nel mese di aprile del 2018 la provincia di Taranto, anziché astenersi e trasmettere gli atti al Consiglio dei ministri, autorizzava la società Linea ambiente al sopralzo;

   i comuni di Grottaglie, Carosino e San Marzano impugnavano dinanzi al Tar Lecce l'autorizzazione della provincia;

   con sentenza del 28 gennaio 2019 il Tar di Lecce, accoglieva il ricorso del comune di Grottaglie, annullando l'autorizzazione, e gli atti pregressi successivi all'ultima conferenza di servizi del luglio 2017, quali ad esempio il secondo parere del Ctp, con il quale lo stesso organo si era pronunciato in maniera favorevole, sconfessando il proprio precedente parere negativo;

   il sindaco della città di Grottaglie, avvocato Ciro D'Alò, in seguito alla pronuncia, diffidava la società dal continuare a esercitare l'attività di discarica, allertando al contempo le forze dell'ordine e tutte le autorità competenti;

   è inoltre pendente una controversia arbitrale per il recupero da parte del comune di Grottaglie delle royalty che il gestore della discarica non versa dall'ultimo trimestre semestre del 2015, essendo debitore nei confronti del comune di Grottaglie di una somma che si aggira intorno ai sei milioni di euro;

   di contro, la società Lgh ha aperto un altro contenzioso per chiedere indietro la restituzione delle royalty versate negli ultimi 13 anni nelle casse del comune di Grottaglie, pari ad oltre 13 milioni di euro;

   in seguito alla sentenza, la società Lgh è ricorsa al Consiglio di Stato, la cui pronuncia è attesa per il 28 febbraio 2019;

   recentemente, a quanto consta all'interrogante, la provincia di Taranto ha trasmesso gli atti al Consiglio dei ministri per richiedere l'autorizzazione per l'ampliamento dell'impianto di Torre Caprarica, nonostante il Consiglio di Stato non si sia ancora espresso –:

   se il Governo, tenuto conto del forte peso ambientale e sanitario che rappresenta per le comunità alla luce delle osservazioni tecniche formulate dagli enti che si sono opposti, intenda negare l'autorizzazione a realizzare l'ampliamento dell'impianto;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per rispettare le volontà delle comunità locali, che hanno espresso assoluta contrarietà alla realizzazione dell'opera per il tramite dei loro rappresentanti istituzionali.
(4-02386)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie a mezzo stampa che l'ambasciata italiana in Ghana ha rifiutato il 95 per cento visti agli studenti africani che ne avevano fatto richiesta per venire a studiare in Italia; su 1.275 richieste per studenti in Togo e Ghana, risultano essere 1.205 quelle negate;

   tra questi c'è Lawrence Kpegoh, un ragazzo togolese di 21 anni al quale non è stato concesso il visto nonostante fosse in possesso di tutti i criteri per il rilascio, tra i quali la situazione patrimoniale, che eccedeva anche il minimo richiesto;

   colpiti duramente da questa nuova politica di selezione non sono solo gli studenti, ma anche il lavoro delle scuole di italiano come «La Casa Italiana», fondata nel 2015 nella capitale togolese Lomé, che lavorano per promuovere la cultura italiana in Africa e grazie alle quali gli studenti africani possono fare un'esperienza che migliorerà la loro vita e quella delle società in cui lavoreranno –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare lo status delle richiamate richieste di visto e la loro effettiva inammissibilità, e in che modo intenda assicurare il diritto allo studio e garantire la mobilità internazionale giovanile che contribuisce utilmente allo sviluppo dell'Africa.
(4-02373)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   VARRICA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sulla stampa locale e sul web è stata riportata nei giorni scorsi la notizia dell'intendimento del sindaco uscente di Leni nell'isola di Salina di realizzare un porto turistico in località Rinella di Leni con la capienza di 200 yacht;

   nell'isola di Salina esiste già un porto turistico a Santa Maria di Salina distante via mare non più di 3 miglia nautiche;

   esistono a non più di 10 miglia nautiche ulteriori due porti turistici nelle isole di Lipari e di Vulcano;

   non appare economicamente sostenibile la realizzazione di una ulteriore infrastruttura che sarebbe utilizzata per non più di trenta giorni all'anno;

   assolutamente incompatibile sotto il profilo ambientale si configura la realizzazione del porto turistico che arrecherebbe un impatto devastante per il paesaggio dell'isola, la conservazione dell'ecosistema marino e la tutela della biodiversità delle risorse marine viventi;

   ancora di più incomprensibile e incompatibile politicamente e ambientalmente si presenta l'iniziativa se si considera che l'isola di Salina ha ricevuto proprio in questi giorni un importante riconoscimento per essere stata individuata dalla Commissione europea nell'ambito del programma Clean Energy for EU Islands, come una delle sei isole pilota insieme alle Isole Aran (Irlanda), Cres-Losinj (Croazia), Sifnos (Grecia), Culatra (Portogallo) e La Palma (Spagna) per la transizione verso l'energia pulita per servire come esempio ispiratore per il maggior numero possibile di isole europee nei prossimi anni –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per impedire che sia realizzato il porto di Rinella di Leni ed evitare che sia compiuto l'ennesimo scempio a danno di un ambiente da proteggere, anche in controtendenza con gli orientamenti comunitari in materia di isole simbolo nell'Unione europea.
(4-02374)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 4 marzo 2019 scade il prestito dei due vasi attici rinvenuti negli anni ’20 del secolo scorso nella Necropoli di Spina in prossimità di Comacchio, raffiguranti «La Guerra di Troia» e «Teseo che sconfigge il Minotauro», esposti nel museo «Delta Antico» di Comacchio, inaugurato nel marzo 2017;

   i due vasi provengono dal Museo archeologico nazionale di Ferrara, dove non erano esposti, e col quale Comacchio ha sempre avuto costruttive sinergie;

   per quattro anni, fino al 2016, il Comitato tecnico scientifico del museo «Delta Antico» di Comacchio, coordinato dalla Soprintendenza archeologica dell'Emilia-Romagna, ha sviluppato il progetto di allestimento del museo stesso;

   il più complessivo elenco dei reperti (comprendente i due vasi citati) da esporre a Comacchio richiesti al Ministero per i beni e le attività culturali è stato il risultato dell'accordo tra Comitato tecnico scientifico del museo «Delta Antico» di Comacchio, direzione del museo archeologico nazionale di Ferrara e Soprintendenza archeologica dell'Emilia-Romagna;

   alla base di tali presupposti sono stati spesi milioni di euro per realizzare il museo di Comacchio e, più nello specifico, 800 mila euro per il percorso di allestimento e per la sala finalizzata ad ospitare il maggiore dei due vasi, conferendogli idoneo contesto;

   il museo «Delta Antico» di Comacchio supera le 26 mila presenze annue;

   la comunità di Comacchio ha fortemente investito per l'apertura del museo e la perdita dei due vasi, che costituiscono il massimo richiamo, comporterebbe un grave colpo sia per le aspettative in termini culturali che la comunità auspicava, sia in termini finanziari per l'economia turistica del centro storico e dell'intero territorio comunale, sviluppatasi attorno al museo, quali attività di piccola ricettività alberghiera, di ristorazione e commerciali a prevalente conduzione famigliare, così come per volontariato e associazionismo –:

   se intenda assumere iniziative volte a prorogare di un anno il prestito dei due citati vasi attici, lasso di tempo che consentirebbe di aggiornare le valutazioni pregresse e le programmazioni future in sinergia con la direzione del Museo archeologico nazionale di Ferrara e con tutti gli organismi competenti.
(4-02372)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della difesa, sotto la guida del ministro Pinotti, aveva avviato nella scorsa legislatura, un programma di razionalizzazione delle infrastrutture che ha portato all'individuazione di un bacino di circa 1.800 immobili da poter destinare, di concerto con l'Agenzia del demanio, al soddisfacimento di altre finalità pubbliche;

   al fine di velocizzare i processi di razionalizzazione del parco infrastrutturale della Difesa e di valorizzazione e dismissione dei beni ritenuti non più necessari alle Forze armate, il Ministro della difesa, con decreto del 14 aprile 2014, aveva istituito una apposita task force – e ulteriori due più specifiche strutture operative quali la task force per la valorizzazione e la dismissione degli immobili non residenziali della Difesa, alle dipendenze del Ministro, nonché l'ufficio generale per la dismissione degli immobili, presso la direzione dei lavori e del demanio della difesa, la cui attività, svolta di concerto con l'Agenzia del demanio, ha consentito di ridurre in modo significativo il numero delle infrastrutture militari ritenute necessarie, rendendo disponibili circa 760 infrastrutture. Da aprile dello stesso anno, allo scopo di agevolare le attività di razionalizzazione, valorizzazione e dismissione degli immobili militari non residenziali, la Difesa, unitamente all'Agenzia del demanio, ha sottoscritto 26 protocolli d'intesa con i comuni e con altri enti interessati;

   la dismissione degli immobili residenziali, poi, è stata sistematicamente portata all'attenzione della cittadinanza e dei soggetti interessati, compresi i dipendenti civili e militari della Difesa, anche attraverso un'intensa campagna di comunicazione, prevista già dal 2015, con annunci su quotidiani nazionali e locali, nonché creando sulla «home page» del sito ufficiale della Difesa un'apposita sezione dedicata alle dismissioni immobiliari;

   con l'obiettivo di promuovere e favorire lo sviluppo di proposte, pubbliche e private, tese ad una migliore utilizzazione dei beni «militari» considerati non più necessari ai fini istituzionali del Ministero della difesa, era stato creato un portale dedicato denominato «Immobiliare Difesa»;

   il censimento degli immobili – almeno nel sito pubblico dedicato (http://www.dt.tesoro.it) – risulta fermo al 2015;

   è pertanto necessario conoscere oggi quanti immobili della difesa nella regione Veneto, e in particolare nella provincia di Belluno, anche in stato di degrado, possano essere valorizzati e ceduti anche gratuitamente ai vari istituti che si occupano di edilizia popolare o ai comuni interessati, nonché a enti del terzo settore per le loro attività istituzionali, per permettere ad essi di offrire un migliore servizio alla comunità dei cittadini –:

   quanti siano attualmente gli immobili della Difesa in dismissione nella provincia di Belluno;

   quali iniziative il Governo intenda attivare per utilizzare al meglio le proprietà immobiliari del Ministero della difesa nella regione Veneto e, in particolare, nella provincia di Belluno.
(5-01589)


   PAGANI, DE MENECH, ENRICO BORGHI, CARÈ, FRAILIS, LOSACCO, LOTTI, ROSATO e DE LUCA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a parere degli interroganti comportamenti quantomeno inadeguati del sottosegretario Tofalo ne hanno progressivamente logorato la credibilità;

   con l'ultima esternazione fatta circolare sui social è giunto fino al punto di ingenerare nei confronti di una componente rappresentativa della comunità militare un discredito pesante, improprio e del tutto immeritato;

   il tentativo di giustificare l'accostamento sostanzialmente diffamatorio tra militari eletti dai loro colleghi e le tragiche esperienze dittatoriali del nazismo con il valore assolutorio della satira rappresenta una ancora più grave caduta di stile per chi è investito di responsabilità istituzionali di governo;

   la stessa indignata reazione dei Cocer dà il senso di quanto sia profonda la crisi di credibilità del rapporto tra il Sottosegretario e gli organismi della rappresentanza militare con i quali avrebbe il dovere di affrontare e cercare di risolvere i tanti problemi di lavoro e di vita degli uomini e delle donne con le stellette –:

   se il Ministro interrogato non ritenga ormai inevitabile avocare a sé la competenza relativa al rapporto con le rappresentanze elettive dei militari.
(5-01592)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comma 38 dell'articolo 1 della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio per il 2017) prevede che, al fine di semplificare e razionalizzare il sistema delle tasse automobilistiche, la facoltà di pagamento cumulativo ai sensi dell'articolo 7, comma 1, della legge 23 luglio 2009, n. 99, è estesa alle aziende con flotte di auto e camion delle quali siano proprietarie, usufruttuarie, acquirenti con patto di riservato dominio ovvero utilizzatrici a titolo di locazione finanziaria;

   la fonte principale della tassa automobilistica è il decreto del Presidente della Repubblica 5 febbraio 1953, n. 39 (Testo unico delle leggi sulle tasse automobilistiche). L'articolo 7 della legge n. 99 del 23 luglio 2009 ha modificato il comma 29esimo dell'articolo 5 del decreto-legge n. 953 del 1982, nel senso di prevedere la soggettività passiva in coloro che risultino, dal pubblico registro automobilistico, essere proprietari, usufruttuari, acquirenti con patto di riservato dominio, ovvero utilizzatori a titolo di locazione finanziaria del veicolo;

   a distanza di 24 mesi dalla sua entrata in vigore, la direzione centrale dell'Agenzia delle entrate non ha ancora emesso alcuna circolare esplicativa in esecuzione alla disposizione di cui ai commi 38 e 39 dell'articolo 1 della legge n. 232 del 2016;

   la regione Lombardia ai sensi della delibera di giunta n. 7224 del 17 ottobre 2017, ha anticipato l'attuazione della norma e ha introdotto, in caso di pagamento della tassa automobilistica con modalità cumulativa, una disposizione nella quale gli importi complessivamente dovuti sono ridotti, tra le altre ipotesi, del 10 per cento ai soggetti con personalità giuridica, limitatamente ai veicoli di proprietà, e alle società che svolgono attività di locazione finanziaria per i veicoli in leasing, per i periodi tributari compresi nella vigenza del contratto –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non si ritenga opportuno accelerare l'emanazione della circolare applicativa prevista dal comma 38 dell'articolo 1 della legge n. 232 del 2016 in materia di pagamento cumulativo delle tasse automobilistiche, al fine di semplificare gli adempimenti a carico delle imprese;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per favorire l'attività d'impresa estendendo a livello nazionale quanto previsto dalla regione Lombardia.
(3-00574)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel recente passato il Parlamento si è fatto interprete della volontà dalle parti sociali di pervenire al superamento degli studi di settore quale strumento di accertamento ritenuto non più idoneo nell'attuale contesto economico;

   con l'articolo 7-bis del decreto-legge n. 193 del 2016, il precedente Governo ha introdotto una prima definizione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa); successivamente, l'articolo 9-bis del decreto-legge n. 50 del 2017, ha introdotto a regime la disciplina la cui attuazione consente il graduale superamento degli studi di settore;

   la legge di bilancio 2018, ha disposto, con l'obiettivo di assicurare a tutti i contribuenti un trattamento fiscale uniforme e di semplificare gli adempimenti di contribuenti e intermediari, l'applicazione degli Isa a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2018;

   le nuove disposizioni si collocano all'interno della più complessa e articolata riforma fiscale tesa a delineare un nuovo sistema di relazioni tra fisco e contribuenti, incentivando la tax compliance, la trasparenza e il dialogo;

   il sistema degli Isa offre, infatti, una risposta adeguata all'istanza di favorire la compliance nei confronti dei contribuenti più virtuosi e di perseguire più attentamente l'equità distributiva attraverso il contrasto a condotte non virtuose, distorsive della concorrenza e delle regole di mercato. In tal senso, l'intero sistema è orientato, in coerenza con le raccomandazioni delle principali istituzioni internazionali (Ocse, Fmi), all'introduzione di misure tese a rendere il sistema fiscale più neutrale anche al fine di migliorare l'efficienza economica;

   con gli Isa si passa da una logica repressiva a una logica premiale; infatti, mentre il sistema degli studi di settore era imperniato sulla stima di un livello «congruo» di ricavi e sulla conseguente possibilità di effettuare accertamenti presuntivi, il nuovo sistema tiene conto di una pluralità di indicatori, consentendo ai contribuenti più affidabili di accedere al regime di premialità, che comporta periodi di accertamento più brevi, esclusione da accertamenti sintetici e presuntivi, procedure semplificate per i rimborsi e la compensazione dei crediti d'imposta;

   secondo quanto riportato nel rapporto sui risultati conseguiti in materia di contrasto all'evasione, allegato alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2018, presentata dal Governo, si legge che nel 2017 vi è stato un recupero dalla riscossione pari a 20,1 miliardi di euro di cui circa 1,3 miliardi provenienti da versamenti spontanei (compliance +160 per cento rispetto al 2016); dal 2014 al 2016 si osserva una significativa diminuzione delle mancate entrate tributarie pari a 5,5 miliardi di euro;

   in merito agli indirizzi e alle strategie per il futuro, il rapporto indica come la prossima introduzione degli Isa «risponda alla esigenza di rafforzare il carattere cooperativo della relazione tra fisco e contribuente»;

   il Ministero dell'economia e delle finanze ha approvato con decreto del 28 dicembre 2018, pubblicato il 4 gennaio 2019, gli indici sintetici di affidabilità fiscale, validi per la dichiarazione dei redditi 2018, relativi ad attività economiche dei comparti dell'agricoltura, delle manifatture, dei servizi, del commercio e delle attività professionali e di approvazione delle territorialità specifiche;

   il Governo avrebbe dichiarato in alcune occasioni l'intenzione di abolire oltre gli studi di settore, anche i subentranti indici sintetici di affidabilità –:

   se sia intenzione del Governo superare gli indici sintetici di affidabilità fiscale che introducono un sistema premiale in sostituzione del precedente sistema basato sulla logica repressiva e, in questo caso, quali strumenti intenda attivare al fine di proseguire efficacemente l'attività di contrasto all'evasione fiscale e contributiva.
(5-01588)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti notizie di stampa, il Ministero della giustizia dovrebbe quasi 6 milioni di euro al comune di Bergamo quale misura di rimborso per saldare le spese anticipate al fine di garantire il funzionamento degli uffici giudiziari;

   precisamente il debito vantato dal comune di Bergamo dovrebbe essere di 5.761.983 euro, ossia il risultato della differenza tra gli 8.723.725 euro usciti e rendicontati dal comune di Bergamo nel periodo 2011/15 e i 2.961.741 che il Ministero ha restituito negli ultimi anni;

   tuttavia, sempre secondo notizie di stampa, i competenti uffici del Ministero avrebbero stabilito che il rimborso dovrebbe essere rifuso nell'arco di 30 anni in misura pari a 1.827.125 euro e cioè una somma pari al, 31,71 per cento del totale;

   infatti, il comune di Bergamo avrebbe anticipato per anni, fino al primo settembre 2015, il canone di locazione della procura e del tribunale, impegnando preziose risorse per la comunità e maturando un credito ingente. L'interrogante, con precedenti atti di sindacato ispettivo, aveva comunque sollecitato il Ministro della giustizia pro tempore, già nel 2016, per sapere se avrebbe rifuso l'intera somma del canone di locazione anticipato –:

   se rispondano al vero le notizie di stampa secondo le quali il rimborso dovuto al comune di Bergamo da parte del Ministero della giustizia sia stato stabilito non per l'intera somma anticipata ma per una cifra pari al 31,71 per cento della somma effettivamente dovuta e con un tempo di liquidazione pari ai trent'anni riportati dalla stampa.
(4-02379)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio sono stati dedicati 1,5 miliardi per l'anno 2019 specificatamente per la messa in sicurezza e la manutenzione di infrastrutture quali viadotti, ponti, gallerie e altro;

   gli interventi da quanto previsto, avrebbero dovuto riguardare opere realizzate nella stessa epoca o precedenti al «ponte Morandi», ovvero che presentavano specifiche necessità di manutenzione. Il piano complessivo prevedeva di trattare gli interventi considerati necessari alla stregua di interventi emergenziale, utilizzando pertanto procedure previste dalla legislazione vigente – in particolare la procedura negoziata – che consentirebbe di ridurre significativamente i tempi necessari per l'affidamento dei lavori. L'utilizzo di tali modalità ed il particolare interesse del Governo alla realizzazione del programma avrebbero dovuto prevedere che i lavori fossero attuati rapidamente. Ciò avrebbe anche consentito di utilizzare le risorse finanziarie appostate in tempi determinabili, consentendo un'accelerazione della spesa rispetto ad altre esperienze del passato;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con nota n. 8818 del 16 agosto 2018 (R.U.U 33545 del 16 agosto 2018) avente ad oggetto il monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere di competenza, richiedeva alle regioni, alle province e ai comuni di comunicare entro e non oltre il 30 agosto 2018 gli interventi necessari a rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza;

   in modo diffuso gli enti coinvolti dalla nota sopra richiamata, in considerazione dei tempi ristretti e delle esigue risorse utilizzabili allo scopo, non hanno potuto operare con le dovute efficaci ed efficienti procedure atte a garantire un significativo monitoraggio delle infrastrutture viarie nazionali;

   specificatamente, le condizioni del ponte della Scafa e del viadotto dell'Aeroporto, ricadenti sul territorio del comune di Fiumicino, recentemente passati da competenza regionale della società Astral alla competenza dell'Anas, a vista palesano gravi condizioni di deterioramento che non escludono, oltre ogni ragionevole dubbio, il rischio di cedimenti strutturali;

   in ragione dell'estrema vicinanza del ponte della Scafa e del viadotto dell'Aeroporto sia all'aeroporto che al porto di Fiumicino, le due infrastrutture viarie richiamate sono utilizzate quotidianamente da migliaia di utenti e residenti;

   a tutt'oggi nessun intervento significativo è stato affrontato al fine di scongiurare definitivamente il pericolo, contrariamente a quanto formalmente il Ministero, con nota del 16 agosto 2018, ha richiesto relativamente alle verifiche sullo stato di conservazione e manutenzione delle strutture viarie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione che interessa migliaia di persone, tra residenti di Fiumicino e utenti dell'aeroporto e del porto di Fiumicino, che fruiscono del ponte della Scafa e del viadotto dell'Aeroporto ad essi collegati; se sia a conoscenza delle eventuali decisioni dell'ente competente alla gestione e se non ritenga opportuno adottare iniziative per garantire urgentemente la sicurezza delle due infrastrutture viarie.
(3-00567)


   RAMPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   cittadini e lavoratori denunciano da diversi anni lo stato di intollerabile degrado nell'area della stazione Tuscolana di proprietà e competenza del gruppo Ferrovie dello Stato italiane che ancora oggi mette a dura prova la possibilità di risiedere nella zona adiacente all'area ferroviaria;

   si tratta di vere e proprie discariche a cielo aperto con frequenti incendi e fumi nocivi legati alla presenza continua di motrici, gru e macchinari di varia natura e in continua attività diurna e notturna;

   vi sarebbe, secondo quanto riferito all'interrogante, una persistente presenza di amianto; le bonifiche parziali non hanno risolto l'annoso problema, ma soprattutto ci sono rumori insopportabili. Il tutto è dovuto alla presenza e al costante ampliamento di una zona di cantiere posizionato a meno di cinquanta metri dalle abitazioni adiacenti alla stazione Tuscolana;

   in detto cantiere verrebbero eseguiti lavori di assemblaggio di carico e scarico merce e materiali lungo tutto l'arco della giornata, con grave danno ambientale e inquinamento acustico, oltre che lavori eseguiti con rilevanti criticità sotto il profilo della sicurezza e a danno sia dei residenti che dei lavoratori;

   oltre a ciò, all'interno della zona di pertinenza del gruppo Ferrovie dello Stato italiane vi sono insediamenti abusivi, spesso legati a situazioni sociali di degrado e di emergenza abitativa e attività criminali, quali spaccio e prostituzione; in tutta la zona limitrofa si segnalano furti d'auto, scippi, furti nelle abitazioni del quartiere;

   a nulla sono valse le rimostranze e le iniziative dei cittadini che hanno cercato di auto-organizzarsi affrontando le problematiche legate al quartiere;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno, anche con l'ausilio del gruppo Ferrovie dello Stato italiane proprietario dell'area interessata, affrontare il problema, al fine di valutare delle possibili soluzioni alle problematiche evidenziate dai residenti. Inoltre, è necessario che vengano eseguiti opportuni controlli sulla qualità dell'aria, per valutare l'eventuale presenza di particelle inquinanti (polveri sottili, monossido di carbonio, anidride carbonica, NOx, IPA, fibre di amianto) e che si rilevi (a livello equivalente ed impulsivo) il livello sonoro notturno;

   quelle descritte sono problematiche legate a situazioni di degrado ambientale e urbano, che si riscontrano spesso, nelle grandi città, in aree di proprietà di Ferrovie dello Stato italiane completamente fuori controllo: muri imbrattati con scritte e graffiti talvolta a sfondo violento. Si tratta di un fenomeno diffuso patologicamente in tutti i valli ferroviari, soprattutto in prossimità delle stazioni; in queste zone, a parere dell'interrogante potrebbero essere utili adeguati sistemi di videosorveglianza, oltreché un'adeguata manutenzione e ripulitura delle aree –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare a garanzia della salute e della sicurezza dei cittadini residenti nelle zone adiacenti ai cantieri, dislocati in tutta Italia, nelle zone limitrofe alle aree ferroviarie e, nello specifico, nell'area della stazione Tuscolana richiamata in premessa;

   se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative per una dislocazione alternativa dei richiamati cantieri di Ferrovie dello Stato italiane, ad una corretta distanza dalle unità abitative, fornendo corrette informazioni sul futuro dell'area e sulla sua destinazione, nonché sui tempi di inizio e di fine lavori;

   se non ritengano necessario adottare iniziative per garantire con urgenza l'utilizzo, nei cantieri, di macchinari a basso impatto ambientale per emissioni e rumorosità e assicurare che vengano installati dispositivi destinati all'abbattimento dell'inquinamento sonoro, a tutela della salute e nel rispetto delle basilari norme di sicurezza per residenti e lavoratori.
(3-00572)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2019 la giunta regionale della Sardegna, ad appena una settimana dal termine del suo mandato, ha approvato il piano industriale della società in house «Opere e infrastrutture di Sardegna Srl», istituita in base all'articolo 7 della legge regionale n. 8 del 2018, con il proposito di accelerare la realizzazione di opere pubbliche di rilevanza strategica;

   ai sensi della citata legge regionale n. 8 del 2018, la società ha come oggetto «lo studio, la progettazione, la realizzazione e la gestione di opere pubbliche di competenza e/o di interesse regionale (...)»; ha il capitale sociale detenuto interamente dalla regione ed opera «esclusivamente a favore del socio unico, che esercita il controllo analogo previsto per le società in house»;

   sono in capo all'Esecutivo regionale l'approvazione dello statuto, la nomina dell'amministratore unico e l'approvazione del piano industriale della società, in base al programma triennale degli interventi, e del bilancio annuale;

   la citata legge stabilisce che «Nel caso di mancata approvazione dei risultati di gestione e di mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, la società è posta in liquidazione e le obbligazioni e le attività sono assunte dall'Assessorato competente in materia di lavori pubblici», mentre non contiene alcuna previsione circa le modalità e i criteri in base ai quali vengono individuate le opere di interesse regionale ovvero le opere pubbliche di rilevanza strategica, così come non offre indicazioni in merito alle modalità operative;

   il capitale sociale sarebbe pari a 200 mila euro, mentre la restante parte di finanziamento autorizzato, circa 1 milione 800 mila euro, sarebbe riservata a titolo di versamento in conto capitale;

   la nuova società in house della regione è stata istituita in un contesto di pesanti polemiche nei confronti dell'operato dell'Anas, criticata per i lunghi e reiterati ritardi nella realizzazione di numerose opere viarie dell'isola; il risultato di questo processo sarebbe la nascita di questo nuovo organismo locale che avrebbe l'ambizione di sovrapporsi all'Anas e gestire così opere per decine di miliardi di euro con una dotazione di personale di appena otto tecnici in organico e di risorse finanziarie inadeguate;

   l'istituzione della società è stata accolta con grande preoccupazione sia dalla rete delle professioni tecniche sia dagli amministratori locali;

   entrambi paventano il rischio che il nuovo organismo possa attribuire alla regione una centralità eccessiva nelle attività di progettazione e gestione tecnica dei cantieri, rinunciando alla ricchezza delle competenze e delle conoscenze tecniche garantite da mercato e concorrenza, facendo coincidere in un unico soggetto le figure di controllore e controllato e sottraendo competenze e prerogative alle amministrazioni locali; da quanto esposto risulterebbe che la nuova società si possa rivelare un ulteriore ente pubblico inutile e costoso, con la conseguenza che, lungi dal velocizzarle, rallenti le procedure per la realizzazione delle opere, con una sovrapposizione di competenze tra enti e un esborso eccessivo di risorse pubbliche i cui costi ricadranno sui cittadini –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché vi sia un adeguato coordinamento e un'idonea interrogazione tra l'attività dell'Anas e quella del nuovo organismo istituito dalla regione Sardegna in materia di opere pubbliche per assicurare la promozione della concorrenza e del mercato e la razionalizzazione della spesa pubblica ad evitare un'inutile sovrapposizione i cui costi si riverserebbero inevitabilmente sui cittadini sardi.
(4-02382)


   CALABRIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la fermata della metropolitana di Roma «Repubblica» è in una zona altamente strategica e centrale della città; si sono verificate conseguenze negative sulla vita dei cittadini, dei residenti e dei turisti in visita nella Capitale;

   sono passati più di quattro mesi dalla chiusura della fermata Repubblica della metro A;

   la magistratura aveva sequestrato la scala mobile solo per gli accertamenti iniziali;

   risulta che non ci siano i pezzi di ricambio disponibili per aggiustare e mettere in sicurezza tutto il sistema di scale mobili della fermata;

   risulta che le aziende coinvolte nel processo di riparazione siano in ritardo con i tempi di realizzazione e consegna dei pezzi di ricambio;

   i commercianti di zona risultano essere pesantemente danneggiati sul fronte economico dalla perdurante chiusura della stazione accusando un pesante calo del volume degli affari;

   sarebbe opportuno che il Governo fornisse ogni utile informazione in proprio possesso, tenendo conto delle specifiche competenze in materia di sicurezza dei sistemi a impianti fissi per il trasporto di massa, incluse le metropolitane, attribuite al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che le esercita tramite gli Ustif (uffici speciali trasporti a impianti fissi), i quali si occupano, tra l'altro, dell'esame tecnico dei progetti e del nulla osta di sicurezza, con la facoltà di effettuare visite e verifiche tecniche –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per acquisire elementi circa le opere e i lavori previsti al fine di ripristinare e riaprire la fermata della metro A di Roma «Repubblica» e chiarire le cause dei ritardi e dei disagi elencati in premessa.
(4-02389)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   quasi quattrocentomila abitanti e circa 14 milioni di turisti ogni anno, oltre a city users e visitatori daily trip, costituiscono i numeri con cui si devono confrontare gli uomini delle forze dell'ordine tutte, carabinieri, polizia e guardia di finanza, che sono impiegati quotidianamente nella città di Firenze;

   in data 13 settembre 2018, al riguardo, sono state presentate l'interrogazione n. 4-01099, a firma onorevole Toccafondi, e l'interrogazione n. 5-00459, cui è stata data risposta da parte del sottosegretario per l'interno in data 19 settembre 2018;

   giova sottolineare come lo stesso Governo, nella risposta di cui sopra, constati «un'enorme differenza tra popolazione residente e popolazione reale», e come pertanto la questione sicurezza debba sempre avere una grande priorità sia per i residenti che per i turisti che la vivono;

   nella risposta del Governo, oltre a vari progetti, modelli di sicurezza partecipata e specifici protocolli e accordi siglati tra enti territoriali e associazioni di categoria, aventi a tema sempre la sicurezza, sono stati riportati nello specifico i dati relativi all'organico delle forze dell'ordine: «la Polizia di Stato in servizio nella città di Firenze e in provincia consta di 2.083 operatori a fronte di una previsione organica pari a 2.064 unità. Sulla base delle assegnazioni disposte dal Ministero dell'interno per il 2018, è stato disposto un incremento pari a 34 unità (di cui 4 già assegnate, 9 da assegnare il prossimo ottobre, 5 a novembre e 16 a febbraio 2019)»; inoltre, «La forza organica del Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Firenze è di 1105 unità, a fronte di una forza effettiva di 956»; infine, «nell'ambito del Comando Provinciale della Guardia di Finanza (compreso anche il personale del Corpo in servizio presso la Compagnia di Empoli e le Tenenze di Borgo San Lorenzo, Castelfiorentino e Pontassieve) è pari a 557 militari, rispetto a una forza organica prevista di 664 unità» –:

   quando sarà assegnato il personale mancante nella città di Firenze, rispetto anche ai dati sopra riportati.
(5-01585)


   MARTINA, CARNEVALI e MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 febbraio 2019, dopo la partita di Coppa Italia Fiorentina-Atalanta, sulla tangenziale che porta al casello di Firenze Sud, due dei pullman che riportavano i tifosi bergamaschi a casa, sarebbero stati fermati a 500 metri dalla barriera autostradale, e ne sarebbero derivati scontri tra gli agenti e i tifosi con un bilancio piuttosto pesante, di 4 agenti feriti e 30 tifosi neroazzurri che sono stati refertati in ospedale;

   paiono diverse le versioni riportate dalla questura e dai tifosi atalantini sull'esatta dinamica degli incidenti;

   anche alla luce del fatto che né prima né durante la partita di calcio si erano verificati scontri di alcun tipo tra i sostenitori delle due squadre, ha destato preoccupazione, in particolare, un documento diffuso dai tifosi dell'Atalanta che avevano seguito la squadra a Firenze, nel quale sarebbe contenuta una denuncia molto circostanziata delle violenze subite, operate dagli agenti della polizia di Stato al termine della partita, senza alcuna apparente motivazione;

   pur ribadendo la piena fiducia nell'operato delle forze dell'ordine che quotidianamente rischiano la vita per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico di tutti i cittadini, dalle notizie riportate la dinamica degli incidenti appare ancora poco chiara, e stando alle dichiarazioni dei tifosi, le aggressioni ai loro danni sarebbero avvenute con l'utilizzo di manganelli e con minacce ed insulti –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per chiarire quanto prima l'esatta dinamica dei fatti riportati in premessa e così garantire l'esatta individuazione dei responsabili delle violenze e dei gravi incidenti riportati.
(5-01590)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della cittadinanza (legge n. 132 del 2018) introduce nuove norme in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza italiana, modificando ed integrando a tal fine la legge di cittadinanza n. 91 del 1992;

   per i cittadini dell'Unione europea il requisito per ottenere la cittadinanza italiana è risiedere nel nostro Paese da almeno 4 anni e avere un «attestato di conoscenza della lingua italiana a livello non inferiore a B1, del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER)»;

   per dimostrare tale conoscenza, all'atto di presentazione dell'istanza, i richiedenti sono tenuti ad attestare il possesso di un titolo di studio rilasciato da un istituto di istruzione pubblico o paritario, riconosciuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   i richiedenti devono inoltre produrre apposita certificazione della lingua italiana rilasciata da un ente certificatore riconosciuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministero degli affari esteri o dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   sono esclusi coloro che hanno sottoscritto l'accordo di integrazione e i titolari di permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo, trattandosi di situazione per le quali la legge già presuppone una valutazione di conoscenza della lingua italiana;

   a quanto risulta all'interrogante sarebbe stata negata la cittadinanza italiana a una cittadina croata, che risiede a Trieste da 14 anni, con il titolo di studio di maturità classica conseguita al liceo classico di Fiume (Rijeka) – titolo equiparato ai licei italiani – che è prossima alla laurea in giurisprudenza presso l'Università di Trieste, perché «manca l'attestazione del requisito di una adeguata conoscenza della lingua italiana» e che lavora come traduttrice, dal croato all'italiano, sia presso il tribunale di Trieste sia per la polizia di Stato –:

   se trovi conferma quanto riportato in premessa e se, qualora ciò fosse confermato, il Governo non ritenga di adottare iniziative per evitare una abnorme e sproporzionata, nonché irragionevole, interpretazione e conseguente applicazione della nuova normativa in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza italiana;

   se non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di dovere adottare iniziative anche sul piano amministrativo.
(4-02380)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 gennaio 2019, all'interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo in via Viganò a Carate Brianza pare sia improvvisamente scoppiata una violenta rivolta da parte di ventitré richiedenti, rivolta poi sedata solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine e con l'arresto di quattro ospiti del centro;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la rivolta avrebbe avuto origine dalla mancata erogazione nel mese di dicembre del cosiddetto «pocket money» giornaliero e quindi, durante la sommossa, alcuni richiedenti asilo sarebbero arrivati, in segno di protesta, anche a sequestrare, picchiare e minacciare di morte con un coltello un mediatore culturale della cooperativa «I Girasoli», la quale gestisce, appunto, il centro di accoglienza di via Viganò, presente in quel momento all'interno della struttura;

   pare che i quattro richiedenti asilo, in particolare, abbiano prima rinchiuso il mediatore in un bagno per circa trenta minuti e, dopo averlo trascinato con violenza in cortile, lo abbiano accerchiato, malmenato e minacciato con un coltello da cucina, tutto sotto gli occhi degli altri ospiti del centro;

   l'intervento delle forze dell'ordine, che ha scongiurato ben più gravi conseguenze, è stato reso possibile grazie all'allarme lanciato dall'operatore stesso, poco prima di essere trascinato fuori dal bagno, tramite un messaggio dal telefonino al titolare del centro di accoglienza che ha chiamato, quindi, immediatamente i carabinieri;

   i carabinieri di Carate e della compagnia di Seregno hanno, dunque, proceduto all'arresto immediato di quattro richiedenti asilo, tre nigeriani e un cittadino del Gambia, per sequestro di persona, lesioni e minacce aggravate in concorso;

   la notizia è stata riportata e ha avuto ampio risalto sui quotidiani sia locali che nazionali e ha suscitato ampio sconcerto e preoccupazione, non solo perché si tratta dell'ennesimo episodio di violenza all'interno del centro e per la gravità, in particolare, dei reati compiuti dai quattro richiedenti, ma anche perché, allo stesso modo, è gravissimo che nessuno degli altri ospiti del centro accoglienza sia intervenuto in difesa dell'operatore e che anzi, dopo l'arresto, siano andati tutti a manifestare in massa sotto le finestre della caserma a sostegno degli arrestati;

   ancora dai giornali si apprende che successivamente, ossia nel pomeriggio del 28 gennaio 2019, il giudice per le indagini preliminari, investito del procedimento a carico dei quattro richiedenti asilo arrestati, avrebbe convalidato l'arresto ma altresì disposto la scarcerazione degli stessi;

   secondo quanto riportato dalla stampa, oltre alla revoca delle misure di accoglienza, come previsto dall'articolo 23 del decreto legislativo n. 142 del 2015, non è chiaro se nei confronti dei quattro richiedenti asilo siano state adottate ulteriori determinazioni, anche ai sensi del recente decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, in particolare con riguardo al procedimento immediato innanzi alla commissione territoriale e all'esito della domanda di asilo e, qualora ne ricorrano le condizioni, al loro trattenimento, al fine di scongiurare il pericolo che possano liberamente circolare sul territorio italiano;

   altrettanto preoccupante è poi l'atteggiamento adottato dagli altri ospiti del centro, i quali, anziché stigmatizzare e intervenire a difendere l'operatore durante l'aggressione, hanno manifestato, invece, sostegno ai quattro richiedenti arrestati per reati di tale gravità, dimostrando perciò la loro totale incompatibilità con la cultura del territorio italiano –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa e se corrisponda al vero quanto riportato dai quotidiani;

   quali iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare riguardo a quanto accaduto nel centro di accoglienza di Carate Brianza.
(4-02384)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, BUCALO, FRASSINETTI, FIDANZA e MOLLICONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge n. 54 del 1989, le amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro ente o ufficio pubblico, nel rilasciare certificati, attestazioni, documenti, dichiarazioni a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità nazionale ed oggi ricompresi nei territori ceduti ai sensi del Trattato di Parigi del 1947, sono obbligati a «riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene»;

   sul punto, vista la reticenza a ottemperare di alcuni uffici, sono intervenute tre successive circolari ministeriali e segnatamente la circolare n. 19 del 2001, la circolare n. 9 del 2005 e la circolare n. 4 del 2007 tutte concordemente volte a richiamare gli uffici alla applicazione della normativa;

   nel luglio del 2012 si è resa necessaria una direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri volta nuovamente alla applicazione della legge n. 54 del 1989;

   il susseguirsi di circolari e direttive sul punto è la più eloquente testimonianza dello stato caotico attuale delle certificazioni riguardanti gli esuli istriani-giuliano-dalmati;

   per quanto a conoscenza dell'interrogante si rende necessaria un'ulteriore circolare per ricordare gli obblighi della legge n. 54 del 1989, attesa la continua reticenza dei vari uffici pubblici a ottemperare alla normativa;

   ancora nel 2017 in un ufficio della regione Piemonte una signora nata a Pola nel 1938 non è riuscita ad ottenere, nonostante l'esibizione della legge allo sportello, un documento di riconoscimento se non con la ignobile e insopportabile indicazione di nascita in «Stato estero», come riportato da articolo de Il Giornale dell'8 febbraio 2017;

   per gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia si tratta dell'ennesima umiliazione da parte delle amministrazioni italiane;

   con riferimento al Giorno del ricordo e alla tragedia delle Foibe ai più alti livelli istituzionali è stato recentemente e opportunamente ricordato che circa duecentocinquantamila mila profughi, che tutto avevano perduto, e che guardavano alla madrepatria con speranza e fiducia non sempre trovarono in Italia la comprensione è il sostegno dovuti, in quanto la macchina dell'accoglienza e dell'assistenza si mise in moto con lentezza, specialmente durante i primi anni, provocando agli esuli disagi e privazioni;

   appare necessario rimuovere tutte quelle odiose prassi che ancora oggi riaprono ferite presso i nostri esuli di Fiume, Istria e Dalmazia;

   in effetti le predette prassi, del tutto illegittime, appaiono, ancora oggi e a distanza di più di 70 anni dalla fine degli eventi bellici, discriminatorie nei confronti degli esuli giuliano-istriano-dalmati;

   a ciò si aggiunga che la prassi di indicare il nome straniero della città di nascita e la dicitura EE sui documenti sottende amaramente la considerazione di cittadini stranieri italianizzati proprio nei confronti dei nostri concittadini istriani-giuliano-dalmati che hanno pagato un carissimo prezzo di sangue per la loro orgogliosa e mai negata italianità –:

   se il Governo non ritenga opportuno emanare una nuova circolare al fine di richiedere a tutti gli uffici pubblici e a tutte le amministrazioni dello Stato e del parastato la puntuale applicazione del precetto della legge n. 54 del 1989 ed, in ogni caso, se non ritenga opportuno emanare medesima circolare ogni anno in prossimità del Giorno del ricordo; se non ritenga opportuno adottare iniziative per rendere obbligatorio un codice identificativo Istat che assegni in modo automatico la sigla italiana della vecchia provincia di appartenenza ai cittadini istriani-giuliano-dalmati.
(4-02385)


   CALABRIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Roma Capitale si trova a combattere una grave situazione d'emergenza legata alla sicurezza e all'illegalità generando gravi disagi ai cittadini;

   nello specifico in via Castelleone si è creato un insediamento abusivo al cui interno vivono decine di persone non residenti e non censite dal comune di Roma Capitale;

   molti dei residenti all'interno del terreno non sono di nazionalità italiana; a tal proposito, sarebbe opportuno verificare se siano in possesso di regolare permesso di soggiorno;

   l'insediamento è sorto in un terreno dove insistono una serie di costruzioni tra immobili, garage e prefabbricati;

   nella zona vige una condizione di totale illegalità e a quanto consta all'interrogante, si registrano diversi reati, come furti, ricettazione e favoreggiamento della prostituzione;

   sono state realizzate numerose discariche abusive nei pressi di via Castelleone e via di Santa Cornelia;

   molti residenti della zona adiacente a via Castelleone hanno subito minacce e aggressioni;

   i residenti e gli esercenti della zona vivono nel terrore a causa di reiterati furti e rapine;

   a seguito di numerosi esposti, a quanto consta all'interrogante, sarebbero stati effettuati interventi da parte di agenti di polizia locale di Roma Capitale che non hanno sortito alcun effetto;

   quanto appena riportato rappresenta una situazione di grave allarme che si sta verificando in modo esponenziale in tutta l'area di Roma che, in virtù dello status di Capitale, gode di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria nei limiti stabiliti dalla Costituzione –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per porre fine alla condizione di grave illegalità che imperversa nella città di Roma, nello specifico nella zona citata in premessa, predisponendo le iniziative di competenza per l'immediato sgombero, nonché per lo smantellamento delle strutture abusive.
(4-02388)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASA, AZZOLINA, PENNA, VILLANI, PARENTELA, TESTAMENTO, ANGIOLA, RIZZONE e ALAIMO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mancata previsione nella legge di bilancio n. 145 del 30 dicembre 2018 della proroga del termine del 31 dicembre 2018, previsto dal decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, per l'adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio sta determinando una gravissima emergenza per migliaia di plessi scolastici sprovvisti di certificazione di prevenzione incendi; gli ultimi rapporti ufficiali riferiscono del 65 per cento degli edifici scolastici pubblici, A partire dal 1° gennaio 2019, mancando la certificazione, gli organi ispettivi del Ministero dell'interno, dipartimento vigili del fuoco, saranno tenuti a individuare responsabilità e provvedimenti di urgenza per la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro;

   la nota del dipartimento vigili del fuoco n. 5264 del 18 aprile 2018 elenca una serie di misure integrative che possono essere prescritte nelle scuole ai dirigenti scolastici quali datori di lavoro. Si tratta di attività molto costose consistenti in ulteriore formazione, acquisto di impianti specifici, controlli giornalieri, attività che aggravano i bilanci delle scuole e la stessa attività scolastica;

   quanto alle responsabilità, l'Avvocatura generale dello Stato, in due pareri mai successivamente smentiti, del 14 dicembre 2010, n. 384467 e 55563/2012, ha già precisato che l'obbligo di richiedere la certificazione per gli edifici scolastici di proprietà dell'ente competente ricade sugli enti stessi e non sul dirigente scolastico che è esonerato da qualsiasi forma di responsabilità a seguito della segnalazione all'ente competente;

   gli evidenti ritardi e le inadempienze di tutti gli enti competenti hanno determinato una emergenza così grave ed evidente, nella totale assenza di direttive e nel rischio gravissimo che corrono gli utenti e gli operatori della scuola. Per i dirigenti scolastici emerge anche il rischio di diventare il capro espiatorio di inadempienze riconducibili alla mancanza di risorse oppure alle inadempienze degli enti proprietari degli edifici –:

   se tale situazione sia a conoscenza dei Ministri interrogati, se intendano adoperarsi in merito e quali iniziative intendano assumere per sostenere i dirigenti scolastici e mettere le scuole nelle condizioni di adottare le misure integrative indicate dalla nota n. 5264/2018, fornendo loro le direttive e le risorse necessarie per la formazione del personale e per lo svolgimento delle funzioni aggiuntive loro richieste;

   se il Ministro dell'interno intenda adottare iniziative ad hoc, che consentano agli enti proprietari di procedere al progressivo adeguamento alla norma degli edifici scolastici.
(5-01591)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in questi mesi si sta svolgendo il concorso straordinario per la scuola dell'infanzia e primaria riservato ai docenti in possesso di due anni di servizio prestati nelle istituzioni statali negli ultimi otto;

   è stato pubblicato il decreto ministeriale n. 92 dell'8 febbraio 2019 che regolamenta il IV ciclo del tirocinio formativo attivo (tfa) sostegno;

   esso mette a bando un numero di posti di gran lunga inferiore rispetto alla disponibilità delle cattedre di sostegno;

   in questi giorni, alcuni uffici scolastici regionali hanno inviato notifiche di esclusione dalle procedure del concorso straordinario per la scuola dell'infanzia ai docenti in possesso del diploma triennale di scuola magistrale;

   rimane il tema dell'alto numero di precari che da anni lavorano nella scuola statale e paritaria con regolarità di contratto e che da anni aspettano l'assunzione a tempo indeterminato;

   non si possono dilazionare i tempi di un piano di stabilizzazione che riduca a numeri fisiologici l'uso, ormai improprio, dell'organico di fatto come smisurato contenitore di precarietà;

   l'esclusione dei docenti in possesso di diploma di scuola magistrale non è coerente con il quadro normativo vigente; infatti, il diploma triennale di scuola magistrale risulta essere, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica del 25 marzo 2014, titolo di accesso valido per le graduatorie di II fascia d'istituto e, pertanto, esso è considerato titolo abilitante –:

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire per chiarire i motivi della sopraccitata esclusione e indicare i numeri effettivi relativi al personale precario inserito nelle graduatorie ad esaurimento, a quanti siano i vincitori dell'ultimo concorso in attesa di assunzione a tempo indeterminato e quali siano le consistenze delle seconde e terze fasce d'istituto;

   come il Ministro interrogato intenda dare attuazione a un piano di stabilizzazione per coloro che comunque da anni, con le loro supplenze annuali, hanno superato i 36 mesi e garantiscono il regolare funzionamento delle scuole.
(4-02381)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si è svolta il 26 febbraio 2019 una mobilitazione dei driver di Amazon per reclamare migliori condizioni di lavoro;

   lo sciopero, indetto dai sindacati, è partito dalla sede brianzola di Amazon a Burago Molgora, dove da pochi mesi l'azienda ha realizzato una deliverystation da cui partono i pacchi per Milano Nord, Bergamo e Brescia, ed è proseguito con un presidio a Milano, in piazza XXV Aprile;

   a Burago in particolare, spiegano i sindacati, ci sono «lavoratori che si occupano delle consegne che, ad oggi, corrono rischi altissimi con carichi di lavoro disumani»: circa 180 consegne al giorno senza rispettare l'orario di lavoro di 9 ore ed un quarto, spesso senza effettuare la pausa pranzo, tanto che per mantenere questi ritmi «diventa persino difficile rispettare il codice della strada»;

   sempre a Burago, inoltre, ci sono diverse società che operano per Amazon, per una delle quali è previsto un cambio d'appalto a metà marzo 2019 e senza che al momento ci siano garanzie per i lavoratori;

   l'azienda, dal canto suo, rispedisce al mittente le accuse, replicando che per le consegne ai clienti Amazon Logistic si avvale «di piccole e medie imprese specializzate. Attraverso i fornitori di consegna, gli autisti percepiscono salari competitivi e benefits. Amazon richiede che tutti i fornitori dei servizi di consegna rispettino le leggi vigenti ed il codice di condotta dei fornitori di Amazon, che prevede salari equi, orari di lavoro e compensi adeguati», precisando che effettua verifiche regolari e conduce indagini su qualsiasi segnalazione di non conformità –:

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, abbia intrapreso o intenda al più presto intraprendere in relazione alle denunce sindacali sopracitate e se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sia stato investito di altre segnalazioni in merito quanto esposto in premessa a livello nazionale e, di conseguenza, se ed in che termini monitori la regolarità delle condizioni di lavoro dei driver di Amazon.
(4-02387)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   CIABURRO, CARETTA e GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle zone di montagna e periferiche, nonché geograficamente disagiate, le farmacie e i dispensari farmaceutici costituiscono un importante punto di riferimento che offre un servizio pubblico sociale indispensabile per la popolazione ivi residente. Le «farmacie rurali», cioè quelle situate in centri con meno di 5.000 abitanti, che ad oggi sono circa 6.800 (un terzo del totale delle farmacie del territorio italiano), svolgono un'importante funzione sociale per circa 10 milioni di cittadini, in quanto rappresentano spesso l'unico presidio sanitario esistente sul territorio. Equamente divise in tutta Italia, circa 2.000 si trovano in comuni sotto i 1.500 abitanti, che servono 2 milioni di persone, in genere anziani e persone a basso reddito;

   in questo contesto è a dir poco preoccupante l'allarme lanciato dal sindacato dei farmacisti rurali di Federfarma e da FederAnziani. Molte delle farmacie sopracitate, il cui lavoro risulta essere indispensabile per i comuni montani, rurali e delle isole minori, rischiano di non poter proseguire la propria attività in ragione a problematiche riferite al fatturato e alla gestione. Le cause della crisi che stanno affrontando le «farmacie rurali» vanno individuate sia nel progressivo spopolamento delle zone e dei comuni nel quale operano, sia nel calo della spesa farmaceutica convenzionata, e quindi nella conseguente impossibilità delle farmacie di erogare i medicinali dispensati dal servizio sanitario nazionale;

   la chiusura delle «farmacie rurali» priverebbe i soggetti più fragili dei servizi fondamentali di prevenzione, assistenza e supporto che queste strutture forniscono in aree delicate del nostro Paese. Infatti, i malati cronici e gli anziani rischiano di essere abbandonati a loro stessi, privati di un punto di riferimento per la loro salute, e sarebbero per questo costretti, in condizione di salute precaria, a fare chilometri di strada per una terapia o un medicinale;

   è impossibile permettere che un servizio così essenziale per la popolazione venga depotenziato. Occorre dunque individuare soluzioni che consentano non solo la sopravvivenza, ma anche il potenziamento del servizio garantito dalle farmacie in comuni e in borghi dove spesso mancano gli ambulatori medici e i servizi essenziali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di scongiurare la chiusura di questi vitali «presidi sanitari», in modo tale da continuare a garantire un servizio pubblico così essenziale nei piccoli comuni del territorio.
(3-00570)


   CIABURRO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la materia della «polizia mortuaria» fa capo alla tutela della salute, e quindi, in seguito alla riforma del titolo V della parte II della Costituzione, essa rientra nella competenza legislativa concorrente di Stato e regioni, le quali possono legiferare nell'ambito dei principi fondamentali fissati dalle leggi statali;

   il Capo IV del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, del vigente regolamento di polizia mortuaria, nello specifico l'articolo 24, dispone, per quanto riguarda il trasporto a «cassa aperta» durante il periodo di osservazione, l'obbligo per il trasportatore di essere munito della prescritta e apposita autorizzazione del sindaco;

   con la legge regionale n. 15 del 2011 e con il regolamento n. 7/R. dell'8 agosto 2012, la regione Piemonte si è dotata di una disciplina organica in materia di polizia mortuaria. La normativa in questione getta non pochi dubbi circa l'autorizzazione per il trasferimento cosiddetto a «cassa aperta», in quanto prevede la possibilità di eseguire il trasferimento anche senza l'autorizzazione dell'ufficiale di stato civile. In merito all'incertezza sorta nell'interpretazione della normativa, che ha causato innumerevoli problemi ai comuni e agli addetti ai lavori piemontesi, la direzione affari costituzionali e avvocatura della regione Piemonte ha espresso più di un parere in seguito alle richieste di chiarimento dei comuni, nei quali ha optato per un regime autorizzatorio di carattere soltanto sanitario per il trasporto della salma. Nello specifico, sarebbe quindi sufficiente per autorizzare il trasferimento la certificazione del medico curante o del medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale intervenuto in occasione del decesso, cui deve far seguito la comunicazione tempestiva all'ufficiale di stato civile, da parte dell'esercente che esegue il trasferimento, circa la nuova sede ove la salma verrà trasferita per l'osservazione. La procedura per il trasporto della salma nel periodo di osservazione non necessiterebbe dunque di alcuna autorizzazione preventiva da parte dell'ufficiale di stato civile;

   tale problematica riguardante l'interpretazione normativa deve essere superata in tempi brevi per evitare che le autorità e le imprese del settore rimangano per troppo tempo in uno stato di incertezza in merito alla giusta norma a cui dare applicazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere, anche sul piano normativo, al fine di fornire una chiarificazione in merito alla questione di cui in premessa.
(3-00575)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOVELLI e MUGNAI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato su ilgiornale.it del 23 febbraio 2019, riporta le testimonianze dirette di alcuni dipendenti della Croce Rossa dell'area metropolitana di Roma sulle condizioni critiche nelle quali si trovano a lavorare. Condizioni estremamente critiche che mettono a rischio la stessa salute dei pazienti e dei cittadini/utenti;

   come racconta un operatore «le turnazioni sono estenuanti e tra una chiamata e l'altra non abbiamo neppure il tempo di cambiarci le divise», e «le divise ce le laviamo da soli, nella lavatrice domestica». Una pratica che oltre a non essere ortodossa è anche rischiosa: «Il vettore di contaminazione più grave che è stato riscontrato anche da alcuni enti che gestiscono l'emergenza è proprio quello delle divise che, in queste condizioni, sono potenziali agenti infetti per fasce deboli come anziani e bambini»;

   la grave situazione non cambia quando si parla di sterilizzazione delle ambulanze e dei presidi in dotazione alle diverse unità. Anche i mezzi infatti, non sono sterilizzati, né all'interno, né dal punto di vista dei presidi che vengono usati sul paziente;

   una situazione grave si riscontra anche nelle sedi romane da dove partono i soccorsi: la sede di San Pietro «è un loculo seminterrato di appena cinque metri quadri, senza climatizzazione, né uscite di sicurezza», e per riscaldarsi gli operatori sono costretti ad utilizzare una stufetta, «Con tutti i rischi che ciò comporta considerata la presenza di diverse bombole di ossigeno altamente infiammabili»; nella postazione del Nuovo Salario ci sono materassi dove i lavoratori si appoggiano da quindici anni che non sono mai stati igienizzati; nella sede di San Basilio, da mesi, i dipendenti stazionano a bordo dell'ambulanza, in mezzo alla strada, perché «la postazione è stata chiusa dalla polizia locale in seguito ad un esposto del vicinato»;

   a smuovere le acque è stata una consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti, che dopo alcune segnalazioni, è andata ad effettuare alcuni sopralluoghi;

   secondo la Cisl Fp Lazio, i problemi sono molteplici, e quello principale è la mancanza del pagamento delle retribuzioni;

   la Croce Rossa svolge il servizio in convenzione con l'agenzia regionale Ares 118 e vanterebbe nei confronti della stessa un credito di oltre 7 milioni di euro –:

   se non si ritenga di attivarsi al fine di verificare, nell'ambito delle proprie competenze, anche promuovendo una verifica del Comando carabinieri per la tutela della salute, quanto denunciato dagli operatori della Croce Rossa dell'area metropolitana di Roma;

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare, in collaborazione con il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio per dare soluzione alle criticità esposte in premessa.
(5-01586)


   SARLI, SPORTIELLO, MAMMÌ e NAPPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese, nel 2016, risultano utilizzati nella sperimentazione più di 600.00 animali. Gli esperimenti coinvolgono, con diverso numero di utilizzo, varie specie di animali, come ad esempio: cani, conigli, criceti, macachi, topi;

   per legge, il ricorso agli animali dovrebbe essere l'ultima via di sperimentazione attuabile e solo se non disponibili metodi alternativi. Il numero di animali utilizzati negli esperimenti è ancora molto ampio: una ricerca senza l'uso di animali stenta a partire nel nostro Paese;

   in molti Paesi europei già da molti anni vi sono organismi e norme che favoriscono la sperimentazione con modelli sostitutivi al modello animale;

   in Olanda, in particolare, dal 2016 è stato istituito il Comitato nazionale olandese – (NCad) per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici che collabora con le istituzioni di quel Paese. Tale comitato mette in pratica il metodo «3 R», avvia la transizione verso metodi di ricerca con metodi sostitutivi con l'obiettivo che, nel 2025, la ricerca con modello animale sia conclusa;

   la Germania ha investito negli ultimi anni notevoli stanziamenti pubblici per lo sviluppo di modelli sperimentali senza animali, a fronte di quelli esigui del nostro Paese;

   uno degli ultimi rapporti Eurispes ha certificato che l'80 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione animale;

   recentemente, il 19 febbraio 2019, la Lav ha consegnato, al Senato della Repubblica con oltre 53 mila firme, una petizione per chiedere al Parlamento e al Governo di destinare almeno il 50 per cento di fondi stanziati per la ricerca in ambito biomedico e sanitario ai metodi che non prevedono l'uso di animali –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per avviare un percorso di confronto con gli esperti del settore, con la comunità scientifica, con gli ordini professionali medici e veterinari e con le associazioni di tutela degli animali, sull'individuazione di metodi alternativi nella ricerca sanitaria che non prevedano l'uso di animali.
(5-01587)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto previsto dalla legge di bilancio a partire dal 1° marzo 2019 entreranno in vigore meccanismi di ecotassa/ecobonus relativi all'acquisto di autoveicoli nuovi;

   per avere tutte le certezze su come funzioneranno gli «incentivi 2019» e la nuova ecotassa bisognerà aspettare i decreti attuativi che ancora mancano e si prospetta al riguardo un iter piuttosto lungo;

   gli operatori, a causa di questo ritardo, non possono garantire ai clienti la corretta applicazione del cosiddetto «ecobonus» (che sarà vincolato a fondi limitati), mentre l'unica certezza è l'ecotassa, senza però conoscere le procedure su come pagarla;

   questa situazione sta generando incertezza nella filiera dell'automobile che, pur impiegando centinaia di migliaia di lavoratori e generando fatturato e gettito per lo Stato, nella già triste congiuntura non ha ancora a disposizione regole e istruzioni chiare per orientare il consumatore;

   le parti interessate, unitamente a diversi esperti del settore, erano già state convocate l'11 dicembre 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico; si tratta delle stesse parti che ora si sentono inascoltate soprattutto perché sembrano mancare certezze per il breve periodo e una reale programmazione nel medio-lungo termine riguardo alle intenzioni del Governo sulla possibilità di affrontare il tema dello svecchiamento del parco circolante nazionale e delle implicazioni economiche a sostegno del futuro della filiera;

   non va dimenticato che il meccanismo di tassazione o «bonus», data la complessità degli aggiustamenti e dei risultati che di volta in volta può sortire, porta come conseguenza l'orientamento al consumo, all'acquisto o al differimento delle scelte dei consumatori, con ripercussioni appunto sulla complessa filiera dell'auto, sulle imprese che la compongono, sui lavoratori e, non ultimo, sul ritorno in termini di extra-gettito o di calo di tributi per lo Stato e di benefici ambientali e di sicurezza per l'intera collettività –:

   quali siano le tempistiche di emanazione dei richiamati decreti attuativi;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per tenere in dovuta considerazione le istanze provenienti dal settore, riaprendo eventualmente il confronto con le parti alla luce dei risultati che il meccanismo di «ecotassa/ecobonus» dovesse sortire.
(4-02376)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico nel dicembre 2018 ha sorteggiato l'avvocato M. V. Perazzoli quale commissario straordinario della Pubbliservizi spa di Catania;

   la Pubbliservizi di Catania dispone di 373 dipendenti;

   a quanto si apprende da una lettera e da un esposto/querela redatti dal sindacato/Conf.Al.I e indirizzate rispettivamente al Ministero dello sviluppo economico e alla procura della Repubblica, il Commissario straordinario, in data 11 gennaio 2019, presso l'ufficio provinciale del lavoro di Catania, si sarebbe reso disponibile ad attivare un piano di risanamento basato su quello elaborato dal precedente commissario giudiziaria, praticando la procedura prevista dall'articolo 20 e successive modificazioni e integrazioni del decreto legislativo n. 14 del 2015. Il piano di risanamento in questione risulterebbe essere gradito alla sezione fallimentare del tribunale di Catania che nel luglio 2018 ha «bocciato» il concordato preventivo attivato dall'ultima amministrazione Pubbliservizi;

   dal verbale sindacale del 24 gennaio 2019 emerge che il neo commissario avvocato Perazzoli, annuncia l'avvio della cassa integrazione a rotazione a partire dal 30 gennaio, disattendendo di fatto, il piano di risanamento su cui si era impegnato, ossia quello redatto dal commissario giudiziario e gradito dal tribunale di Catania;

   il piano di risanamento che sarebbe stato disatteso prevede una serie di azioni propedeutiche alla cassa integrazione guadagni straordinaria, come l'aggressione agli sprechi, l'azzeramento dei livelli illegittimamente assegnati (come stabilito con sentenza del tribunale n. 2229/18), la formazione e la riqualificazione del personale, la ricerca di nuove commesse assieme al sindaco della città metropolitana, la ricerca di dipendenti disponibili all'esodo volontario, l'ottimizzazione del personale sulla base delle effettive esigenze dell'Ente, e la definizione della macrostruttura aziendale. Una volta definita la macrostruttura e verificata la presenza di esuberi, solo a quel punto, se si fosse reso necessario, si sarebbe avviata la cassa integrazione guadagni straordinaria;

   a quanto appreso dall'interrogante, ci sarebbe nella disponibilità del commissario un organigramma aziendale, elaborato dal dottor Filippo Privitera che, in linea di massima, non prevedrebbe tagli di dipendenti e addirittura sancirebbe risparmi su privilegi e sprechi;

   il neo commissario, come riportato nel citato esposto, starebbe quindi attivando la cassa integrazione senza conoscere se di fatto esistono esuberi e soprattutto, a quanto, sembra, recandosi a Catania raramente e affidando la sua azione ai consigli di dipendenti e dirigenti coinvolti nell'inchiesta investigativa denominata il «cerchio magico». Alcuni di questi soggetti sono stati prima arrestati ed ora reinseriti nei posti che ricoprivano in precedenza e vietati dal giudice;

   l'attivazione della cassa integrazione a rotazione non consente alla Pubbliservizi spa di onorare le commesse secondo quanto stabilito dai disciplinari sottoscritti tra le parti, a partire dalle strutture museali, tant'è vero che la città metropolitana di Catania, attraverso una specifica missiva, ha redarguito la partecipata, chiedendo ed ottenendo il ripristino della piena dotazione del personale sin dal prossimo mese di marzo 2019;

   è evidente che l'attivazione della cassa integrazione non consentendo, di fatto, a Pubbliservizi spa di onorare, in termini di riduzione di personale, i disciplinari delle commesse, li pone a rischio penalità e revoca commesse –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda, per quanto di competenza, disporre gli opportuni approfondimenti in modo da accertare se, effettivamente, l'attuale commissario straordinario della Pubbliservizi spa di Catania stia attivando o – come invece sembrerebbe – disattendendo il piano di risanamento elaborato dal precedente commissario giudiziario e gradito al Tribunale di Catania che prevedeva l'attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria soltanto alla fine di una serie di azioni propedeutiche volte alla razionalizzazione della spesa e al risanamento dell'azienda e che ad oggi non sarebbero state poste in essere, al fine di tutelare i 373 dipendenti coinvolti.
(4-02383)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Sarli e altri n. 7-00045, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

  La risoluzione in Commissione Billi n. 7-00141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-02318, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bagnasco, Mulè, Gagliardi.

  L'interrogazione a risposta scritta Bond n. 4-02356, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mugnai, Novelli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Ehm n. 7-00115, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 91 del 27 novembre 2018.

   La III Commissione,

   premesso che:

    dal marzo del 2015 in Yemen è in corso una guerra civile, quando le forze ribelli Huthi hanno preso il controllo della capitale, Sana'a, dopo avere deposto l'allora presidente ’Abd Rabbih Mansur Hadi, tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale;

    da allora, il regno dell'Arabia saudita – supportato da una coalizione internazionale formata da Kuwait, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Marocco, Senegal, (e in passato anche Qatar, Egitto e Sudan) e con l'appoggio iniziale di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia e Turchia – conduce attacchi e bombardamenti incessanti su città e villaggi yemeniti;

    questa azione militare non ha mai ricevuto un avallo formale o un preciso mandato dell'Onu che tuttavia, attraverso il Consiglio di sicurezza, ha approvato più risoluzioni che non sono riuscite a far cessare le violenze e a dare al via una soluzione negoziata del conflitto;

    secondo quanto affermato da Mark Lowcock, segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite agli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi d'urgenza, in Yemen siamo di fronte «alla peggiore crisi umanitaria del pianeta»;

    secondo le Nazioni Unite quasi l'80 per cento della popolazione yemenita ha bisogno di assistenza o protezione umanitaria. A causa del conflitto, oltre 20 milioni di persone su una popolazione totale di 24 non hanno cibo sufficiente, 9,6 milioni sono sull'orlo della carestia e 240 mila si trovano nella cosiddetta «fase cinque», ossia sopravvivono a malapena alla fame. Dall'inizio del conflitto, oltre tre milioni e 300 mila yemeniti hanno lasciato le loro case, 600 mila nel solo 2018;

    secondo una recente nota diffusa dall'Unicef in occasione della conferenza di Ginevra dei Paesi donatori sulla crisi dello Yemen, 11,3 milioni di bambini, pari all'80 per cento di tutti quelli nel Paese, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Di questi, 1,8 milioni soffrono di malnutrizione acuta, fra cui circa 360.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave. Secondo Unicef, almeno 2 milioni non vanno a scuola e 8,1 milioni non hanno accesso ad acqua sicura e a servizi igienico sanitari;

    un report di esperti pubblicato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite diffuso il 28 di agosto 2018, ha accusato le forze governative dello Yemen, la coalizione a guida saudita che li appoggia, e i ribelli del movimento Huthi di non aver fatto nulla per impedire o ridurre la morte di civili;

    secondo lo stesso report, poi diffuso a settembre dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, i Governi dello Yemen, degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, si sarebbero resi responsabili anche di crimini di guerra come stupri, torture, sparizioni forzate e privazione del diritto alla vita;

    anche le milizie ribelli degli Huthi secondo il report, si sarebbero rese responsabili di crimini di guerra nel Paese arabo, verso cui, a differenza degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, è in vigore un embargo sulle forniture di armamenti;

    in data 30 ottobre 2018, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha chiesto una immediata cessazione degli attacchi aerei condotti dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli sciiti Huthi nelle aree popolate da civili e, allo stesso tempo uno «stop» anche agli attacchi condotti dagli Huthi in territorio saudita. Secondo Pompeo: «è arrivato il tempo per la cessazione delle ostilità, inclusi i bombardamenti con missili e droni dalle aree controllate dagli Huthi verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Di conseguenza dovranno cessare anche i raid della coalizione saudita verso le aree popolate da civili nello Yemen»;

    nella stessa data il Segretario della difesa degli Stati Uniti, Jim Mattis, ha invitato le parti in conflitto in Yemen a imporre un cessate il fuoco per intraprendere negoziati di pace;

    a seguito degli appelli e della disponibilità della Svezia ad ospitare i colloqui di pace, lo scorso dicembre sono iniziati a Stoccolma i colloqui di pace tra le parti che combattono in Yemen, poi proseguiti con delle riunioni tecniche in Giordania a febbraio che hanno interessato le questioni principali, dallo scambio dei prigionieri fino al raggiungimento di un compromesso preliminare sull'attuazione della tregua e sul ritiro delle rispettive truppe dal porto di al Hodeidah;

    la situazione umanitaria in Yemen è devastante e come raccontano i dati recentemente diffusi, in continuo peggioramento. Occorre uno sforzo affinché tutte le parti in conflitto adempiano alle loro responsabilità consentendo l'erogazione senza impedimenti degli aiuti umanitari, compresi cibo, acqua e medicinali, a favore della popolazione civile;

    è quindi estremamente urgente porre quanto prima fine ai combattimenti, al fine di rendere lo Yemen, uno Stato pacifico e pluralistico nell'interesse di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla etnia o fede e libero dalle ingerenze esterne;

    a tal fine la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, nelle settimane passate, ha approvato una risoluzione finalizzata a ritirare il sostegno militare degli Stati Uniti per la campagna a guida saudita nello Yemen, mentre la Germania ha bloccato le esportazioni di armi, a partire dal prossimo 9 marzo, verso l'Arabia Saudita «fino a quando non vi saranno sviluppi nel processo di pace con lo Yemen». Stessa cosa hanno già fatto Danimarca, Finlandia, Norvegia e Olanda in Europa, sulla scia della risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 25 ottobre che chiedeva l'adozione di un embargo totale sulla vendita di armamenti all'Arabia Saudita, date le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate da questo Paese e accertate da autorità competenti delle Nazioni Unite;

    anche in ragione delle licenze di esportazione di materiali d'armamento italiano all'Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e agli altri Paesi coinvolti nel conflitto, sarebbe opportuno che venissero assunte iniziative per favorire e supportare la riconversione in produzioni civili delle attività delle aziende attualmente interessate alla produzione di armi, anche attraverso l'istituzione di un fondo ad hoc e il rifinanziamento degli incentivi per la ristrutturazione e la riconversione dell'industria bellica e la riconversione produttiva nel campo civile e duale, destinati alle imprese che operano nel settore della produzione di materiali di armamento, ai sensi dell'articolo 6, commi 7, 8, 8-bis e 9, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen;

   a continuare a sostenere l'iniziativa dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Martin Griffiths affinché si arrivi, in particolare, al ritiro delle truppe in campo;

   a proseguire, con gli altri partner internazionali, nell'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita, come stabilito nella Terza conferenza dei donatori che si è svolta a Ginevra;

   a valutare l'avvio di una iniziativa finalizzata alla previsione da parte dell'Unione europea di un embargo sulle armi nei confronti di tutti i Paesi coinvolti nella guerra in Yemen;

   a promuovere l'istituzione di un'inchiesta internazionale o di un tribunale internazionale per accertare e condannare le responsabilità per i crimini commessi dalle parti in conflitto in Yemen;

   ad assumere iniziative affinché si applichino rigorosamente le disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e della posizione comune 2008/944/PESC, ovvero per bloccare le esportazioni di armamenti verso l'Arabia Saudita fino a quando non vi saranno sviluppi nel processo di pace con lo Yemen.
(7-00115) «Ehm, Sabrina De Carlo, Cabras, Cappellani, Carelli, Colletti, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Grande, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Casciello n. 2-00280 del 21 febbraio 2019.