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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 febbraio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e IV,

   premesso che:

    nell'ambito del Concordato tra Stato italiano e Chiesa Cattolica viene trattata anche l'assistenza spirituale al personale delle Forze armate;

    lo status di cappellano militare, nei suoi diversi gradi gerarchici, è normato dalla legge italiana nel 1961 (Governo Fanfani) e corrisponde a quello di generale e ufficiale superiore con i relativi trattamenti economici a carico dello Stato italiano;

    l'attuale stato giuridico dei cappellani militari nel nostro ordinamento riflette il loro pieno inserimento nella struttura gerarchica militare, con assimilazione del loro status a quello degli ufficiali e conseguente attribuzione dei gradi gerarchici (articolo 1546 del decreto legislativo n. 66 del 2010);

    il nuovo ordinario militare italiano, S.E. l'Arcivescovo Santo Marciano, si era reso disponibile a riformare l'istituto dei cappellani militari, aprendo alla possibile rinuncia agli alti gradi della gerarchia militare ed al conseguente indennizzo e nel 2015 il Vaticano ha annunciato la costituzione di una Commissione paritetica bilaterale tra Stato italiano e Santa Sede con l'obiettivo di presentare una proposta di riforma al Parlamento entro la fine del 2016, incentrata su una loro riduzione;

    con il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 94, si è provveduto ad emanare disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate, prevedendo tuttavia un aumento della spesa relativa agli stipendi dei cappellani militari;

    con la legge n. 132 del 2018 di conversione del decreto-legge n. 113 del 2018 si è attribuita la delega al Governo ad adottare disposizioni integrative e correttive in materia di riordino dei ruoli e delle carriere anche per il personale delle Forze armate, ma non si è considerata la riforma dello status dei cappellani militari,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di avviare le necessarie intese dirette a istituire un comitato tra Stati al fine di riconsiderare l'attualità dell'ordinamento militare in merito allo status giuridico ed economico dei sacerdoti impiegati nell'assistenza spirituale al personale delle Forze armate, in un'ottica di razionalizzazione dei relativi costi a carico del bilancio dello Stato.
(7-00186) «Galantino, Corda, Aresta, Chiazzese, Del Monaco, D'Uva, Ermellino, Frusone, Gubitosa, Iorio, Iovino, Rizzo, Roberto Rossini, Giovanni Russo, Macina, Traversi».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il disturbo dello spettro autistico è un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo, caratterizzato da esordio precoce di difficoltà nella interazione reciproca e comunicazione sociale associata a comportamenti e interessi ripetitivi e ristretti (definizione secondo DSM-5 e ICD-11). La posizione scientifica, condivisa a livello internazionale, considera l'autismo una sindrome comportamentale associata a un disturbo dello sviluppo del cervello e della mente, con esordio nei primi tre anni di vita; si ritiene inoltre che i fattori eziopatogenetici siano sia genetici che ambientali. I disturbi dello spettro autistico comportano una disabilità permanente che accompagna il soggetto affetto per tutta la durata della vita;

    secondo i dgti del Cdc (Center for disease control and prevention), la prevalenza di disturbi dello spettro autistico in Usa sarebbe di 1:59, con una maggiore prevalenza nei maschi. In Italia si stima una prevalenza di almeno 1:100. I disturbi dello spettro autistico da soli rappresentano attualmente una delle prime 20 cause di disabilità infantile nel mondo;

    studi epidemiologici più recenti condotti negli Stati Uniti, in Europa e in Asia evidenziano un generalizzato aumento delle diagnosi di autismo e delle sindromi correlate, che appaiono più che raddoppiate nell'ultimo decennio; tale aumento è associato non tanto a eventi «epidemici» particolari, quanto piuttosto alla migliore capacità di diagnosi da parte degli specialisti, all'allargamento dei criteri diagnostici, all'abbassamento dell'età alla diagnosi, alla maggiore sensibilità e attenzione ai disturbi dello spettro autistico;

    l'Istituto superiore di sanità (Iss), in occasione della conferenza internazionale «Strategic agenda for Autism Spectrum Disorders: a public health and policy perspective», che si è svolta nel dicembre del 2014, ha evidenziato che in Europa pochi Paesi hanno a disposizione dati di prevalenza nazionale aggiornati sull'autismo: tra questi, Danimarca, Svezia, Portogallo e Regno Unito. L'Iss ha indicato come priorità la creazione di un database globale sui disturbi dello spettro autistico (attualmente nel nostro Paese i pochi dati disponibili provengono da due sistemi di rilevazione regionale, uno in Piemonte e l'altro in Emilia-Romagna e pochi studi di prevalenza), l'istituzione di una rete scientifica ed epidemiologica europea, l'avvio dei registri nazionali in Italia e negli altri Paesi. Nel corso della Conferenza è stata messa a fuoco la situazione in Italia e in molti altri Paesi europei evidenziandone la mancanza di coordinamento tra pediatri di base, personale che lavora negli asili nido e unità di neuropsichiatria infantile, con il conseguente ritardo della diagnosi (spesso formulata a 5 anni di età o anche più tardi) e nell'intervento. Si è quindi insistito sulla necessità di istituire un protocollo multi-osservazionale e programmi di formazione specifici per intercettare precocemente l'emergere di anomalie comportamentali in bambini ad alto rischio e nella popolazione generale e per fornire una diagnosi provvisoria a 18 mesi e una diagnosi stabile a 24 mesi di età. Tali azioni consentirebbero di predisporre interventi precoci che possono modificare la storia naturale dei soggetti con disturbo dello spettro autistico e, in futuro, di istituire in Italia un registro nazionale dei disturbi dello spettro autistico, in modo da avere un quadro chiaro della patologia;

    la diagnosi di rischio dovrebbe, infatti, avvenire tra il secondo e il terzo anno di vita, in modo da consentire la programmazione di controlli specialistici a intervalli regolari durante l'età evolutiva e porre in essere gli interventi terapeutici necessari; la precocità degli interventi appare fondamentale e numerosi studi clinici randomizzati hanno dimostrato come sia possibile un significativo miglioramento delle capacità cognitive (QI), dei comportamenti adattivi e nella riduzione della gravità della diagnosi di autismo, attraverso un intervento precoce compiuto su bambini in età prescolare;

    come si evince sempre dal focus tematico dell'Iss, gli interventi terapeutici sono diversi e in taluni casi sperimentali, generalmente riconducibili a casi e contesti specifici e personalizzati che richiedono un coinvolgimento anche familiare e sociale; generalmente includono interventi di tipo educativo/comportamentale, finalizzati a modificare il comportamento generale per renderlo funzionale ai compiti della vita di ogni giorno (alimentazione, igiene personale, capacità di vestirsi), interventi sul linguaggio e la comunicazione, sull'ambiente fisico e sociale;

    in sede di Conferenza unificata del 22 novembre 2012, sono state approvate le linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi pervasivi dello sviluppo (Dps), con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico, nelle quali vengono forniti dati, elencati i servizi offerti nell'ambito del servizio sanitario pubblico e fissati obiettivi ed azioni per il miglioramento delle prestazioni e della programmazione delle attività di rete;

    la legge n. 134 del 2015 approvata dal Parlamento nella XVII legislatura, prevede interventi finalizzati a garantire la tutela della salute il miglioramento delle condizioni di vita e l'inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico, in conformità a quanto previsto dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/67/82 del 12 dicembre 2012, sui bisogni delle persone con autismo;

    la legge citata dispone anche l'aggiornamento, da parte dell'istituto superiore di sanità, delle linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita, sulla base dell'evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche nazionali e internazionali;

    la legge di stabilità 2016 (articolo 1, commi 401-402, della legge 208 del 2015 ha istituito, a decorrere dal 2016, presso il Ministero della salute, il fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione a regime di 5 milioni di euro, per una serie di obiettivi, tra cui: l'individuazione di centri di riferimento, con compiti di coordinamento dei servizi di assistenza sanitaria nell'ambito della rete regionale e delle province autonome; la realizzazione di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali per la presa in carico di minori, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico, quali: formazione degli operatori, costituzione di specifiche équipe territoriali dedicate, sostegno alle famiglie, garanzia di strutture semiresidenziali dedicate; nuovi progetti di ricerca riguardanti la conoscenza del disturbo dello spettro autistico e buone pratiche terapeutiche ed educative;

    la legge di bilancio 2017 ha autorizzato, per il 2017, la riassegnazione al fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico delle risorse a questo destinate nel 2016 e non ancora utilizzate, mentre la successiva legge di bilancio per il 2018 ha previsto un aumento del fondo di ulteriori 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 12 gennaio 2017, concernente l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, ha dato attuazione all'articolo 60, alle disposizioni della legge n. 134 del 2015, prevedendo peraltro che il Servizio sanitario nazionale garantisca alla persone con disturbi dello spettro autistico, specifiche prestazioni di diagnosi precoce, cura e trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche; nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'autismo rientra nell'elenco individuato all'allegato 8, cui fa rinvio l'articolo 53 che garantisce il diritto all'esenzione dal ticket sanitario per le persone affette da malattie croniche e invalidanti; più nello specifico, il disturbo autistico è fatto rientrare fra le condizioni di psicosi per le quali lo stesso allegato 8 riporta l'elenco delle prestazioni sanitarie (tra cui visite e sedute psicoterapiche, dosaggi di farmaci, esami clinici e altro) in esenzione dalla partecipazione al costo per i soggetti interessati;

    nel mese di settembre 2018 l'Istituto superiore di sanità ha ufficializzato l'obbiettivo di redigere, attraverso il sistema nazionale delle linee guida, le linee guida sul disturbo dello spettro autistico finalizzate a formulare diagnosi accurate nei bambini e negli adulti, riconoscere i casi e indirizzarli al trattamento, indicare terapie personalizzate a seconda delle caratteristiche individuali della persona, creare una rete di sostegno e assistenza, favorire l'interazione tra medico, paziente e familiari, rendere omogenea tra le regioni la qualità delle cure. L'Iss più precisamente elaborerà due distinte linee guida, una per i bambini e gli adolescenti e una per gli adulti, che mireranno a definire le strategie diagnostico terapeutiche raccomandate per la diagnosi e il trattamento del disturbo dello spettro autistico, per supportare i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico terapeutico più appropriato, condividendo tale scelta con le persone nello spettro e i loro familiari/caregivers;

    dal punto di vista terapeutico, le più recenti evidenze scientifiche privilegiano le terapie cognitivo-comportamentali intensive, poiché in grado di migliorare la prognosi funzionale dei pazienti, soprattutto se intraprese precocemente (dai 2-2,5 ai 4-4,5 anni); tuttavia, la mancanza, di una definizione di «gold standard» rende l'offerta terapeutica quanto mai eterogenea e a macchia di leopardo sul territorio nazionale ed è quindi auspicabile che le redigende linee guida da parte dell'istituto superiore di sanità comprendano anche le indicazioni terapeutiche per l'autismo; il 10 maggio 2018 la Conferenza unificata ha approvato l'intesa sul documento recante «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico»; secondo quanto emerge da tale documento, il Ministero della salute in collaborazione con il gruppo tecnico interregionale salute mentale (Gism) ha condotto una valutazione sul recepimento delle precedenti linee d'indirizzo (del 2012) dalla quale è emerso un diverso grado di recepimento e differenti implementazioni a livello/regionale e locale; tali esperienze – si sottolinea nell'Intesa – non sono ad oggi ancora uniformemente diffuse nel territorio nazionale generando disparità di approccio alla gestione dei bisogni delle persone nello spettro autistico. La modesta coerenza programmatoria e operativa rischia di comportare una disomogenea rappresentazione degli elementi organizzativi necessari a garantire l'uniformità di risposte adeguate;

    proprio come conseguenza del «modesto» recepimento delle linee d'indirizzo del 2012, l'Intesa medesima ribadisce quanto previsto all'articolo 4 della legge 134 del 2015 ossia che l'attuazione delle linee d'indirizzo, come aggiornate dall'Intesa medesima, costituisce adempimento ai fini della verifica del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza pur tuttavia inserendo nel medesimo documento l'invarianza finanziaria secondo la quale all'attuazione dell'intesa si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;

    in riferimento alla prevenzione e agli interventi precoci, tra le diverse azioni, si prevede l'istituzione di raccordi formalizzati tra i pediatri di libera scelta e i servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza per garantire una precoce formulazione del sospetto del disturbo dello spettro autistico da parte del pediatra di libera scelta e l'invio tempestivo alle équipe specialistiche per Asd (Autism Spectrum Disorders) dei servizi di neuropsichiatria dell'età evolutiva;

    si prevede, inoltre, la necessità di individuare, nell'ambito dei servizi di neuropsichiatria dell'età evolutiva, équipe specialistiche multidisciplinari dedicate; analoghe équipe devono essere previste per l'età adulta, con la garanzia della governance clinica da parte dei dipartimenti di salute mentale, e dei servizi di salute mentale per l'età adulta che formulino la diagnosi e definiscano il progetto individualizzato abilitativo e di assistenza, ne valutino l'andamento attraverso l'analisi di un profilo di indicatori e svolgano anche attività di consulenza nei diversi contesti di vita della persona;

    le azioni proposte, in linea generale condivisibili, scontano una difficoltà di realizzazione a fronte di modelli organizzativi insufficienti secondo quanto stabilito prima dal cosiddetto decreto Balduzzi (decreto-legge n. 158 del 2012) e successivamente dal decreto ministeriale 70 del 2015 recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera;

    in riferimento ai servizi di neuropsichiatria dell'età evolutiva, ad esempio, le citate normative sulla riorganizzazione ospedaliera prevedono una unità operativa di neuropsichiatria infantile solo per bacini di utenza molto grandi (da 2 a 4 milioni di abitanti). Questo significa che negli ospedali di primo e secondo livello può mancare completamente la figura dello specialista in neuropsichiatria infantile;

    i disturbi neuropsichici dell'età evolutiva sono molto frequenti: coinvolgono complessivamente fino al 20 per cento della popolazione tra 0 e 17 anni ed includono sia i disturbi neurologici (conseguenti a malattie acquisite o genetiche del sistema nervoso: disturbi neurosensoriali, epilessia, sindromi genetiche rare, disturbi del controllo motorio, malattie neuromuscolari e neurodegenerative, encefalopatie acquisite e altro), con sequele spesso gravemente invalidanti, sia i disturbi di sviluppo (disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico disturbi specifici del linguaggio e dell'apprendimento, disturbo da deficit di attenzione con iperattività e altro), sia i disturbi psichiatrici (psicosi, disturbi affettivi, disturbi della condotta, disturbi del comportamento alimentare e molti altri);

    negli ultimi anni si è evidenziato un rilevante incremento delle richieste di diagnosi e intervento per disturbi neuropsichici dell'età evolutiva, e un rapido cambiamento nella tipologia di utenti e famiglie e dei loro bisogni. In nessuna altra area della medicina si è assistito ad un aumento degli accessi ai servizi così rilevante, che in meno di dieci anni ha portato quasi al raddoppio degli utenti seguiti nei servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Npia) e ad una prevalenza trattata due volte superiore a quella di una delle più comuni patologie pediatriche, l'asma infantile; quattro volte superiore a quella dei servizi di salute mentale per adulti; otto volte superiore a quella dei servizi per le dipendenze patologiche; venti volte superiore a quella dell'area psicologica dei consultori;

    a fronte di un continuo aumento della domanda, si rileva una persistente ed elevata disomogeneità nell'organizzazione della rete dei servizi nelle diverse regioni italiane, che determina disomogeneità nei percorsi e rende complesso garantire equità di risposte e uniformità della raccolta dati;

    in molte regioni non è stato strutturato un sistema di servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Npia) e, quando esistenti, non sempre sono integrati in una rete che vede il momento territoriale e riabilitativo, quello ospedaliero, residenziale e semiresidenziale come ambiti funzionalmente integrati tra loro e con altri servizi. In particolare, nei servizi territoriali non sempre sono previste e adeguatamente presenti tutte le figure multidisciplinari necessarie per i percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi, e vi sono significative difficoltà per garantire la presenza anche solo delle figure mediche indispensabili: i neuropsichiatri infantili presenti nei servizi territoriali sono circa 900 a fronte degli almeno 1500 necessari, con la disponibilità nelle scuole di specializzazione di solo circa 88 specializzandi/anno a fronte dei 120 che sarebbero necessari per garantire almeno il ricambio;

    nelle regioni in situazione meno precaria, in cui è almeno parzialmente garantita ai bambini e alle famiglie la presa in carico e la terapia, l'accesso ai servizi di Npia si colloca intorno al 6-8 per cento della popolazione infantile, a fronte di un bisogno che, in base ai dati epidemiologici, è più che doppio. In molte regioni, la prevalenza trattata si colloca invece assai sotto al 4 per cento;

    in tutte le realtà, l'aumento dell'accesso ai servizi va a discapito di un'adeguata presa in carico terapeutico-riabilitativa dopo la diagnosi. Le attività riabilitative sono una componente molto importante dell'attività clinica, ed in alcune regioni rappresentano più del 50 per cento delle attività dei servizi di Npia, mentre in altre sono quasi completamente esternalizzate. La scarsità di risorse fa sì che molti utenti e famiglie restino in lista d'attesa per mesi o addirittura anni, in particolare per quanto riguarda i percorsi terapeutici e riabilitativi, le situazioni di minore complessità e gravità e i percorsi psicoterapeutici e psicoeducativi, e che solo 1 utente su 2 riesca ad accedere ai servizi territoriali di Npia per il percorso diagnostico e 1 su 3 riesca a ricevere un intervento terapeutico-riabilitativo adeguato, anche includendo le attività garantite dai centri di riabilitazione per l'età evolutiva accreditati e a contratto;

    di conseguenza, le famiglie si trovano a ricorrere sempre più al privato, in solitudine, con costi rilevanti che in tempi di crisi economica sono sempre meno in grado di sostenere, accentuando ansia e disagio sociale complessivo. In aggiunta, i piccoli pazienti e le loro famiglie che si trovano a non essere saldamente in carico finiscono per vagare ripetutamente alla ricerca di risposte, con ripetizioni presso strutture diverse di indagini diagnostiche, a volte costose, rischiando di ricevere tipologie di assistenza che non sono quelle di cui avrebbero bisogno, che generano, con maggiore frequenza, scompensi acuti e ricoveri evitabili. Il risultato finale è il sorgere di una pericolosa tendenza verso nuove tipologie di istituzionalizzazioni ed un notevole «effetto palloncino» sulla spesa, con un apparente risparmio in un'area ma ricadute di costi assai maggiori su altre aree in tempi successivi;

    anche per quanto riguarda il ricovero ordinario per disturbi neuropsichici e gli accessi in pronto soccorso, si evidenzia un aumento rilevante della domanda, in particolare per i disturbi psichiatrici gravi in adolescenza; per alcune regioni (Campania, Calabria) si registra una forte mobilità verso altre regioni, anche lontane (Lazio, Toscana), che rende difficile la continuità terapeutica e la presa in carico da parte dei servizi, oltre ad aumentare il disagio per le famiglie. Inoltre, l'organizzazione della risposta alle situazioni di emergenza/urgenza psichiatrica in adolescenza con protocolli e documenti specifici tra servizi di Npi-Pediatria-Dsm è presente in meno della metà delle regioni (45 per cento) ed una quota rilevante (60 per cento) non ha un'organizzazione territoriale specifica per la gestione dei quadri clinici di urgenza psichiatrica in età evolutiva;

    con decreto ministeriale del 23 novembre 2016 è stato costituito presso il Ministero della salute un tavolo di lavoro sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e dell'adolescenza con il compito di redigere le «Linee di indirizzo sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e della adolescenza»;

    dal documento del Tavolo di lavoro succitato, licenziato nel mese di marzo 2018, si evince la grave carenza di posti letto nel territorio nazionale, soprattutto per patologie psichiatriche in età evolutiva: «un intervento inappropriato (per tipologia, o per logistica, es. strutture di Pediatria generale, di Psichiatria per adulti quali l'SPDC o di medicina interna), anche se rapido, può risultare inefficace e causare scarsa aderenza al trattamento, ricadute di malattia, sviluppo di comorbilità complesse, o di resistenza agli interventi terapeutici, stigma sociale, compromissione del funzionamento sociale e lavorativo anche in età adulta con elevati costi umani, sociali ed economici. Alla luce dell'analisi dei ricoveri ordinari descritta sopra, dei dati epidemiologici e della letteratura scientifica, appare necessaria la presenza di 7 posti letto di ricovero ordinario di NPIA per 100.000 abitanti di età compresa tra 0 e 17 anni, considerando anche bacini interregionali per le regioni più piccole onde garantire l'alta specializzazione necessaria. Il dimensionamento ottimale delle strutture di degenza si colloca tra 10 e 15 posti letto»;

   come evidenziato dalle linee di indirizzo sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e dell'adolescenza elaborate dal tavolo di lavoro citato «I disturbi neuropsichici dell'infanzia e dell'adolescenza rappresentano un ambito pediatrico di particolare rilevanza per la salute pubblica, perché:

     sono estremamente frequenti, spesso cronici, complessi, in aumento, con un sempre più rilevante Global Burden of Disease e rappresentano la prima causa di Years Lived with Disability (YLD);

     richiedono interventi diagnostici, terapeutici e riabilitativi tempestivi e appropriati per modificare il decorso, che devono includere:

      competenze specialistiche mirate e in linea con evidenze scientifiche in continuo cambiamento;

      coinvolgimento attivo ed empowerment dei familiari e dei contesti di vita;

      valutazione multidimensionale e multiassiale delle priorità e degli esiti;

      radicamento territoriale e capacità di integrazione multi professionale e multi istituzionale;

     ricevono invece risposte parziali, frammentarie, in un sistema dei servizi gravemente insufficiente per risorse e non più adeguato come modelli organizzativi e formazione»;

    proprio a causa della carenza di modelli organizzativi adeguati, allo stato attuale, molti pazienti nello spettro autistico non vengono presi in carico adeguatamente dai servizi del Servizio sanitario nazionale e per questo può essere compromesso il loro recupero funzionale e il futuro grado di disabilità o di autonomia lavorativa, con ciò che ne consegue per lo Stato in termini di costi per l'assistenza alla disabilità. Per questo motivo è necessaria una adeguata programmazione dei centri di presa in carico per il trattamento dell'età prescolare, scolare e nel passaggio adolescenza-età adulta; la mancanza di distribuzione capillare dei centri di trattamento e la mancanza di personale obbligano spesso i genitori a rivolgersi a centri privati, con l'ulteriore disomogeneità che ne consegue dal punto di vista del tipo di trattamento e con l'odiosa discriminazione tra chi può permettersi i costi della terapia e chi non può permetterseli;

    la famiglia si trova sempre più spesso a gestire in solitudine, con rilevanti oneri psicologici ed economici, il familiare con disturbo dello spettro autistico; le risorse economiche rimangono comunque insufficienti tenuto conto che gli assegni di invalidità rimangono esigui e comunque non sufficienti anche per promuovere progetti di vita indipendente o autodeterminata;

    nell'ottica di promuovere progetti terapeutici-riabilitativi mirati al futuro inserimento lavorativo del paziente autistico, appare opportuno che, anche nell'ambito della riforma dei centri dell'impiego, si introducano funzioni o percorsi specifici di ricerca lavorativa per i disabili, inclusi coloro che sono affetti da disturbi dello spettro autistico, anche utilizzando test psicometrici e scale di valutazione validate, già esistenti, che identificano le competenze e attitudini lavorative del paziente autistico;

    sempre al fine di promuovere progetti terapeutici-riabilitativi e socio-educativi, è necessario promuovere, in collaborazione con gli enti del terzo settore, la nascita di progetti finalizzati alla ricollocazione sociale, ambientale e lavorativa del paziente autistico, anche nell'ambito di progetti di vita indipendente, ad esempio attraverso la diffusione degli orti sociali e di altre attività lavorative protette, anche attraverso politiche d'incentivazione, affinché gli enti locali possano destinare a tali finalità edifici in disuso o confiscati alla mafia,

impegna il Governo:

   ad attivarsi per l'istituzione di una rete scientifica ed epidemiologica, anche in raccordo con analoghe esperienze in ambito europeo o internazionale, al fine di promuovere studi e ricerche finalizzate a raccogliere dati di prevalenza nazionale aggiornati sull'autismo e a censire le buone pratiche terapeutiche ed educative a questo dedicate;

   ad adottare le iniziative normative necessarie ad istituire il registro nazionale sui disturbi dello spettro autistico, al fine di ottenere a livello nazionale stime affidabili della prevalenza di tali disturbi, utilizzabili per una più completa valutazione della richiesta sanitaria e una pianificazione appropriata dei servizi sanitari;

   a promuovere, attraverso strumenti idonei come, ad esempio, un protocollo multi-osservazionale e programmi di formazione specifici, un efficace coordinamento tra pediatri di base, personale che lavora negli asili nido e unità di neuropsichiatria infantile, al fine di intercettare precocemente l'emergere di anomalie comportamentali in bambini ad alto rischio e nella popolazione generale e per fornire una diagnosi provvisoria a 18 mesi e una diagnosi stabile a 24 mesi di età;

   ad adottare iniziative per dare completa attuazione alla legge n. 134 del 2015, soprattutto nella parte in cui le regioni sono tenute ad assicurare il funzionamento dei servizi di assistenza sanitaria alle persone con disturbi dello spettro autistico, anche contemplando una costante attività di monitoraggio sull'impiego delle risorse previste dal fondo istituito proprio per dare attuazione ai predetti obiettivi della legge n. 134 del 2015, rendendo effettiva, al riguardo, la verifica del Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza;

   a monitorare il lavoro di aggiornamento, da parte dell'Istituto superiore di sanità, delle linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita, per supportare quanto prima i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico terapeutico più appropriato, condividendo tale scelta con le persone nello spettro e i loro familiari/caregivers, nella formulazione di diagnosi accurate nei bambini e negli adulti e nell'individuazione di terapie adeguate e aggiornate;

   ad adottare le iniziative di competenza affinché nell'ambito dei servizi di neuropsichiatria sia garantita la presenza di équipe specialistiche multidisciplinari necessarie per i percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi, assicurando che il processo diagnostico e l'impostazione del progetto terapeutico e/o riabilitativo siano il frutto di una valutazione globale multiprofessionale specifica, tenuto conto della reciproca interazione delle varie aree di sviluppo, motoria, cognitiva, linguistica, psico-affettiva e relazionale, e in considerazione della stretta interdipendenza tra sviluppo e contesto relazionale e di vita, che richiede un intervento allargato alla famiglia e all'ambiente educativo-scolastico e sociale e che deve essere specifico per le varie fasce di età;

   ad adottare le iniziative di competenza per assicurare che in tutte le Asl vi sia un numero adeguato di personale nei servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza tale da assicurare le prestazioni, tenuto conto del rilevante incremento delle richieste di diagnosi e intervento per disturbi neuropsichici dell'età evolutiva;

   ad adottare le iniziative di competenza per assicurare nei dipartimenti di salute mentale adeguati percorsi di presa in carico dei pazienti adulti con disturbi dello spettro autistico, con personale specificatamente formato e aggiornato;

   ad adottare le iniziative normative necessarie a rivedere i modelli organizzativi dei servizi ospedalieri di neuropsichiatria dell'età evolutiva, includendo la neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Npia) tra le strutture che devono essere presenti negli ospedali di primo livello, almeno con un'attività di consulenza specialistica diurna, nonché a rivedere gli standard previsti per le unità operative complesse (Uoc) con posti letto di Npia e per le strutture semiresidenziali e residenziali, tenendo conto dell'aumento degli accessi e dei bisogni;

   ad adottare le iniziative di competenza per incidere anche sulla formazione in neuropsichiatria infantile, aumentando il numero di posti di specializzazione in neuropsichiatria infantile, oltre che prevedendo percorsi di formazione post-base del personale sanitario coinvolto (psicologi clinici, logopedisti, terapisti della psicomotricità e altro) e del personale docente che si occuperà delle attività di sostegno in ambito scolastico, in modo che siano diffusi e condivisi gli approcci basati su evidenze scientifiche solide, con i necessari aggiornamenti periodici;

   con specifico riferimento ai disturbi dello spettro autistico, a valutare l'opportunità di adottare iniziative per istituire una rete di servizi che sia organizzata in centri con struttura hub e spoke, dove ogni regione individuerà uno o più centri di riferimento (alto livello, hub; le regioni sprovviste di centri di alto livello faranno riferimento ad un centro hub di un'altra regione contigua) prevedendo che il centro hub abbia il compito di supervisione scientifica e tecnica sui centri periferici (spoke), di formazione per il personale, in modo che la diagnosi e la presa in carico terapeutica siano garantite in ogni Asl e allineate alle più recenti evidenze scientifiche;

   ad adottare iniziative per contenere i rilevanti oneri psicologi ed economici delle famiglie, implementandone il sostegno anche attraverso l'aumento degli assegni di invalidità che allo stato attuale non sono ancora sufficienti per promuovere progetti di vita indipendente o autodeterminata;

   ad adottare iniziative per incentivare gli enti locali affinché utilizzino edifici in disuso o confiscati alla mafia per promuovere, in collaborazione con gli enti del terzo settore, progetti terapeutico-riabilitativi, socio-educativi e progetti finalizzati all'inserimento sociale, ambientale e lavorativo del paziente autistico, anche nell'ambito di progetti di vita indipendente, ad esempio attraverso la diffusione degli orti sociali e di altre attività lavorative protette;

   ad adottare le iniziative, anche normative, necessarie a promuovere progetti terapeutici-riabilitativi mirati al futuro inserimento lavorativo del paziente autistico, al fine di assicurare funzioni e percorsi specifici individualizzati di ricerca lavorativa per i disabili, inclusi coloro che sono affetti da disturbi dello spettro autistico.
(7-00187) «Leda Volpi, Sarli, Menga, Nappi».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

     in Sardegna la zootecnia ovina da latte è costituita da circa 15.000 aziende agropastorali delle quali circa 12.000 allevamenti ovini con 2,6 milioni di pecore, il 40 per cento di quelle allevate in Italia, e circa 3.000 allevamenti con oltre 330.000 capi caprini e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un'incidenza sulla produzione lorda vendibile agricola regionale del 25 per cento circa (45 per cento il peso dell'intero settore zootecnico). È di circa 250 pecore la dimensione media di un'azienda in Sardegna;

    ognuno dei capi ovini produce annualmente oltre 120 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta ai 350/380 milioni di litri di latte, che, trasformati, portano a una produzione totale di formaggi pari a circa 590.000 quintali di formaggi, dei quali il 60 per cento (160/170 milioni di litri) destinato alla produzione di pecorino romano Dop, circa 135 milioni di litri destinati ad altre due Dop: pecorino sardo Dop e fiore sardo Dop;

    la pastorizia sarda muove un fatturato di circa 400 milioni di euro pari al 25 per cento del fatturato agro-industriale regionale. La Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino caprino, più di due terzi (68 per cento) ovino nazionale e oltre la metà del latte caprino sono prodotti in Sardegna e occupa tra diretti e indiretti più di 90 mila persone;

    il settore del latte ovicaprino sta attraversando un momento di profonda crisi economica caratterizzata dal crollo del prezzo del formaggio «pecorino romano Dop» tipologia di prodotto esportato in particolare nei mercati nord-americano e canadese;

    negli ultimi anni il prezzo del latte è variato considerevolmente passando da euro 0,85/L nel 2014 a euro 1,05/L nel 2016, diminuendo drasticamente nel 2017 a euro 0,85/L e a luglio 2018 a euro 0,72/L (Iva esclusa), mentre nella stagione lattiero-casearia 2019 il prezzo a gennaio si attesta a euro 0,56/L (Iva esclusa), registrando un meno 23 per cento;

    l'Ismea ha rilevato che, oltre al fatto che il prezzo del latte ovino in Sardegna ha subìto un calo nei primi giorni del mese di febbraio, scendendo al di sotto dei 60 centesimi al litro iva inclusa, contro i 62 centesimi del prezzo medio registrato nel mese di gennaio, i costi di produzione hanno raggiunto i 70 centesimi al litro iva esclusa, il che comporta una perdita per il produttore di 14 centesimi al litro;

    i produttori stanno, quindi, vendendo il latte con perdite sempre crescenti. A dicembre 2018 per ogni litro di latte conferito ai trasformatori la rimessa era di 13 centesimi al litro per poi passare a gennaio a 14 centesimi e a febbraio la perdita si dovrebbe attestare addirittura a 16 centesimi. Questo senza considerare ammortamenti, tasse e interessi passivi vari, a cominciare da quelli bancari, che porterebbero il punto di pareggio ben al di sopra degli 80 centesimi al litro;

    queste oscillazioni dipendono per lo più dal pecorino romano Dop, che impiega oltre il 50 per cento del latte ovino prodotto in Sardegna. Quando il prezzo del formaggio sui mercati aumenta sale anche il prezzo del latte, di contro quando il valore di mercato del formaggio diminuisce nei magazzini aumentano le forme invendute, rimanendo i livelli di produzione invariati, causando così il crollo del prezzo, con conseguenze per i produttori;

    nella regione Lazio, altro importante produttore di latte ovicaprino, sono circa 800 mila i capi e 3 mila le aziende che producono latte ovino. In questa regione si producono i pecorini, le caciotte stagionate di Amatrice, formaggi e ricotte della provincia di Frosinone. Nel viterbese e nella Ciociaria il prezzo del latte è ancora stabile intorno ai 75/80 centesimi al litro, comunque il 50 per cento in meno rispetto a 15 anni fa, ma si comincia a ventilare l'ipotesi che i caseifici possano acquistare la materia prima dalla Sardegna stante il prezzo così basso;

    nel 2018 la produzione dei pecorini è stata di 550 mila quintali, dei quali 340 mila di pecorino romano – 60 mila quintali in eccedenza rispetto a quelli richiesti dal mercato – 20 mila di pecorino sardo Dop, 7 mila di fiore sardo e il resto in cotti e semicotti senza denominazione protetta. Dal 2016 al 2017 il pecorino romano Dop ha perso 100 milioni di euro, passando da 251 a 155 milioni (-38 per cento), l'unico prodotto a denominazione di origine protetta tra i primi 15 italiani a registrare una perdita così consistente;

    per il 2018 il Consorzio tutela del formaggio pecorino romano Dop aveva fissato a 280 mila quintali le quote di produzione, ma si è arrivati fino ai sopracitati 340 mila quintali, andando ben oltre la quota stabilita. Risulta che la multa al quintale per chi produce formaggio in quantitativo superiore alla quota fissata sia di soli 16 centesimi al chilogrammo;

    di fronte, quindi, ad un eccesso di offerta il prezzo al chilogrammo del formaggio a gennaio è sceso dai 7,7 euro al chilogrammo di febbraio 2018 ai 5,53 euro al chilogrammo attuali, stante la difficoltà di smaltire le scorte di magazzino che ad oggi ammontano a 100 mila quintali, causando, quindi, un crollo del prezzo di circa il 37 per cento rispetto agli 8,9 euro al chilogrammo di febbraio 2015;

    il latte considerato in eccesso veniva, precedentemente esitato fuori dalla Sardegna ad opera delle cosiddette Op (organizzazioni dei produttori); a qualsiasi gruppo essi appartenessero erano comunque soggetti facenti parte della produzione primaria. Questo tipo di organizzazione aveva il fondamentale compito di salvaguardare il prezzo del latte, impedendone eccessivi ribassi;

    ora, invece, coloro che trasformano il latte nell'effettivo prodotto da rivendere (siano essi privati o facenti parte di cooperative) hanno assunto il ruolo di esitare loro stessi il latte in eccedenza nei mercati extra-regionali. Tale metodo-sistema non solo vanifica il lavoro delle Op, ma finisce per schiacciare sempre più verso il basso il prezzo del latte e costringe gli allevatori a cedere il prodotto alle condizioni dei trasformatori, privandoli di strumenti contrattazione;

    per dare attuazione all'articolo 151 del regolamento (Ue) 1308/2013 è stato emanato un decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 7 aprile 2015 che definisce le modalità di applicazione degli obblighi relativi alle dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari;

    questo è un decreto molto importante, perché la mancanza di disponibilità di dati produttivi ufficiali, a partire dai quantitativi di latte munto, impedisce un'azione di programmazione produttiva reale e favorisce invece un'opacità produttiva con conseguente deprezzamento dei prodotti oltre che scarsa tracciabilità;

    l'articolo 58, comma 1, del decreto-legge n. 83 del 2012 ha istituito presso l'Agea un fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti con la finalità di un efficientamento della filiera della produzione e dell'erogazione e per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari. Le derrate alimentari sono distribuite agli indigenti mediante organizzazioni caritatevoli;

    il comma 2 dell'articolo 58 del suddetto decreto-legge stabilisce che con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, venga adottato, entro il 30 giugno di ciascun anno, il programma annuale di distribuzione delle derrate che identifica le tipologie di prodotto, le organizzazioni caritatevoli beneficiarie, nonché le modalità di attuazione;

    il comma 668 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), prevede un rifinanziamento nella misura di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 del suddetto fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti;

    la perdita di prezzo è determinata dall'assenza di moderni strumenti di programmazione e per il deficit negli investimenti in ricerca, finalizzati a creare valide alternative al suddetto formaggio. Il regime di monocultura comporta frequentemente un eccesso di produzione;

    sul piano economico la pastorizia crea ricchezza diffusa, ha un rilevante indotto che in maniera diretta o indiretta è collegato al mondo pastorale, come i caseifici, i mangimifici, i trasporti, i mattatoi, il settore meccanico e delle costruzioni fino ad arrivare al terziario;

    la pastorizia in Sardegna, nonostante la sua importanza a livello economico, non va misurata soltanto in termini di punti percentuale del prodotto interno lordo prodotto ma anche e soprattutto per il suo valore sociale, culturale e ambientale perché mantiene in vita l'interno della Sardegna, i suoi paesi, offre un senso all'esistenza di decine di migliaia di persone e costituisce anche un elemento fondamentale dell'identità di un popolo;

    serve un intervento che permetta ai produttori primari di ottenere il giusto riconoscimento del prezzo che va pagato loro e quindi dare un valore al ruolo guida nella tutela del made in Italy e nel presidio civile delle aree rurali in via di spopolamento,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per estendere al comparto ovicaprino le disposizioni contenute nel decreto ministeriale 7 aprile 2015, sulle modalità di applicazione dell'articolo 151 del regolamento dell'Unione europea (UE) n. 1308 del 2013, recante l'organizzazione comune dei prodotti agricoli, per quanto concerne le dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari;

   ad attuare politiche volte ad incentivare la creazione di organizzazioni dei produttori (O.p.) del settore laddove non siano presenti, nonché a potenziare quelle già riconosciute al fine di migliorare la programmazione dell'offerta e ridurre il rischio di crisi di mercato che si ripercuoterebbe a livello nazionale;

   a prevedere, nella prossima riunione del tavolo permanente di coordinamento del fondo nazionale indigenti – al quale partecipano i rappresentanti di enti caricativi, della distribuzione organizzata e delle istituzioni – l'acquisto a favore degli indigenti medesimi, anche adottando iniziative per incrementare le risorse del fondo, di prodotti alimentari derivati dal latte ovicaprino, quali il pecorino romano Dop, al fine di ridurre gli sprechi potenziali e adeguare il prezzo del latte;

   ad adottare iniziative volte ad un rilancio del settore del latte ovicaprino che siano strutturali e durature nel tempo, perché la pastorizia necessita non solo di interventi urgenti ma concreti e specifici, utili a riformare un settore che da sempre rappresenta una strategica risorsa economica e sociale;

   ad adottare iniziative per giungere a soluzioni efficaci e di ampio respiro, anche alla luce delle risultanze del tavolo di filiera che si terrà il 21 febbraio 2019, che portino ad un meccanismo di certezza e stabilità del prezzo del latte ovicaprino.
(7-00185) «Gastaldi, Viviani, Bubisutti, Coin, Golinelli, Liuni, Lo Monte, Lolini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRO e BUCALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Gioia Tauro è il più grande terminal per il transhipment presente in Italia e uno dei più importanti hub del traffico container nel bacino del Mediterraneo;

   il porto sta vivendo una profonda crisi dovuta, tra l'altro, al notevole calo del traffico container, all'assenza di iniziative tese a migliorare le infrastrutture e alla mancanza di una governance credibile;

   il porto è oggetto di un braccio di ferro tra la Contship Italia S.p.a. e la Msc Mediterranean Shipping Company S.A. per il controllo e le prospettive del terminalista Medcenter Container Terminal S.p.a. che si riverbera pesantemente sulla vita del porto;

   tali criticità si riflettono, ovviamente, sui livelli occupazionali determinando una vera e propria emergenza che ha portato, il 27 luglio 2016, alla sottoscrizione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di una intesa istituzionale tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, la regione Calabria, l'Autorità portuale di Gioia Tauro e Invitalia S.p.a. finalizzata a salvaguardare l'occupazione nel sito portuale di Gioia Tauro;

   nonostante gli impegni assunti da parte dei sottoscrittori, nulla è stato fatto e la situazione occupazionale si è progressivamente aggravata con il licenziamento di circa 380 lavoratori del Porto di Gioia Tauro;

   negli ultimi giorni la Medcenter Container Terminal S.p.a. ha comunicato una nuova procedura di licenziamento collettivo che dovrebbe interessare circa 500 lavoratori;

   a parere dell'interrogante, il Governo, per mere finalità propagandistiche, ha ulteriormente indebolito il sistema portuale calabrese e la centralità del porto di Gioia Tauro, «spacchettando», in forza della legge 17 dicembre 2018, n. 136, in due autorità di sistema portuale differenti, i porti di Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi e Vibo Valentia da quelli di Messina, Milazzo, Tremestieri, Villa San Giovanni e Reggio Calabria ora inseriti nella neo-istituita Autorità di sistema portuale dello stretto;

   a parere degli interroganti, il silenzio assordante del Governo sulla crisi occupazionale di Gioia Tauro è gravissimo tanto quanto l'incapacità di andare oltre la fase degli annunci propagandistici valorizzando la strategicità dell'infrastruttura portuale nonché le potenzialità della zona economica speciale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per salvaguardare i lavoratori del porto di Gioia Tauro, anche alla luce dell'intesa del 27 luglio 2016;

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per rivitalizzare l'area portuale e retroportuale di Gioia Tauro e al fine di favorire la crescita economica di un'area strategica per gli investimenti esteri;

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per contribuire a risolvere il conflitto tra i soci di Medcenter Container Terminal S.p.a.
(5-01510)


   UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 luglio 2012 è stato sottoscritto il protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, per un importo complessivo di 336.668.320 euro;

   per l'attuazione degli interventi previsti dal protocollo, con decreto-legge n. 129 del 7 agosto 2012, convertito, senza modificazioni, dalla legge n. 171 del 4 ottobre 2012, è stata disposta la nomina di un commissario straordinario per le bonifiche, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area di Taranto;

   in data 3 agosto 2012, con deliberazione n. 87/2012 il C.i.p.e. ha previsto la realizzazione di diversi interventi tra cui: il dragaggio dei sedimenti nel molo polisettoriale di Taranto per un importo di euro 17.167.413; la messa in sicurezza e bonifica dell'area Sin di Taranto per un importo di euro 37.000.000; la messa in sicurezza di emergenza per la rimozione dei sedimenti contaminati da Pcb nel seno del Mar Piccolo in corrispondenza delle aree di mitilicoltura per un importo di euro 21.000.000;

   la regione Puglia, con atto dirigenziale n. 113 del 25 giugno 2013, ha impegnato tutte le risorse finanziarie complessive erogate in suo favore dal C.i.p.e. (delibere n. 87/2012 e n. 92/2012) e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (decreti del segretario generale del 17 dicembre 2012 e dell'8 aprile 2016) sulla contabilità speciale del commissario straordinario, per la realizzazione degli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e infrastrutturazione previsti dal protocollo d'intesa del 26 luglio 2012;

   le suddette risorse sono state contestualmente liquidate nella misura dell'85 per cento, anche al fine di consentire la completa operatività del Commissario straordinario per le bonifiche per i relativi interdenti di competenza;

   nel 2018 l'avanzamento della spesa degli interventi previsti dalla richiamata delibera del C.i.p.e. era pari allo 0 per cento in relazione agli interventi di dragaggio (lettera A), all'1,78 per cento in relazione agli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'area Sin di Taranto (lettera B) e al 17,89 per cento in relazione agli interventi di bonifica del Mar Piccolo (lettera C);

   dell'importo complessivamente erogato dal C.i.p.e. e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risultano liquidati dal commissario straordinario solo 42 milioni di euro, di cui ben 3,4 per strutture e consulenze;

   ad oggi la regione Puglia, malgrado reiterate richieste, non è a conoscenza di come il commissario straordinario abbia impiegato tali risorse;

   inoltre, il commissario straordinario, a quanto consta all'interrogante, non ha mai reso disponibili gli esiti delle analisi, degli studi e delle consulenze condotte dal 2012 (e spesso affidate affidate a professionalità esterne alla pubblica amministrazione, in contrasto con l'articolo 4 della legge n. 10 del 2015,) nonché i dati raccolti dalle autorità di controllo e dagli enti di ricerca;

   ad oggi, non è noto lo stato di attuazione della maggior parte degli interventi di bonifica nell'area di Taranto e si rilevano chiari ritardi nell'esecuzione delle attività di bonifica o il mancato avvio delle stesse;

   constatato che nel Mar Piccolo sussistono condizioni critiche di contaminazione ambientale, non si comprende ancora il percorso seguito e il modello tecnico-scientifico, amministrativo e gestionale attuato per la bonifica, l'ambientalizzazione e la rigenerazione dell'area –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di richiedere al commissario straordinario la pubblicazione degli atti riguardanti lo stato di avanzamento degli interventi previsti per la bonifica dell'area di Taranto nonché quelli relativi ai dati delle analisi, degli studi e delle consulenze commissionate e finanziate con fondi pubblici.
(5-01515)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta pubblicata su L'Espresso il 17 febbraio 2019, evidenzia come l'attuale Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Bussetti abbia affidato molteplici incarichi ministeriali a tante vecchie conoscenze personali e di partito, arrivando così il Ministero a ben 13 collaborazioni esterne, per una spesa totale di oltre mezzo milione di euro;

   a parere dell'interrogante tale comportamento confligge con un Governo che, almeno a parole, ha sempre sostenuto di voler assumere un atteggiamento sobrio e oculato nelle spese;

   la riorganizzazione della struttura amministrativa in corso al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, inoltre, secondo la stessa inchiesta, porterebbe alla creazione di nuove direzioni generali che con tutta probabilità verranno assegnate a persone di fiducia dello stesso Ministro, con il rischio, ravvisato dall'interrogante, che possano essere ignorati i criteri legati al merito e alle competenze necessarie a svolgere incarichi dirigenziali all'interno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   dalla riorganizzazione risulterebbero invece sacrificate direzioni generali importantissime, come quella sull'edilizia scolastica, che dovrebbe essere ridotta a un ufficio della direzione generale dello studente, in un momento in cui l'edilizia scolastica versa invece in condizioni drammatiche in parecchie zone del Paese –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere in relazione ai fatti riportati in premessa al fine di razionalizzare e contenere le spese relative agli incarichi di collaborazione esterna presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   quali iniziative intenda intraprendere affinché, nell'ambito della riorganizzazione della struttura amministrativa in corso al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, gli incarichi dirigenziali vengano affidati secondo criteri legati al merito e alle competenze e non solo in relazione al rapporto fiduciario con il titolare pro tempore del Ministero;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per far fronte alle condizioni drammatiche in cui versa l'edilizia scolastica in parecchie zone del Paese.
(4-02300)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta pubblicata su L'Espresso del 17 febbraio 2019 si apprende che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Bussetti, nei primi sei mesi di Governo, da giugno a novembre 2018, ha effettuato 70 «viaggi di servizio» di cui 49 avevano come destinazione Milano, capoluogo vicino a dove abita tuttora il Ministro, ovvero Somma Lombardo, comune sito tra Milano e Varese. Tutti questi viaggi sono classificati come «missioni istituzionali», cioè spesate dal Ministero con fondi pubblici;

   la media è di otto viaggi al mese, due a settimana e quasi sempre in prossimità dei week-end;

   nel mese di giugno 2018 i «viaggi istituzionali» del Ministro Bussetti a Milano sono ben nove, otto a luglio, sette ad agosto, nove a settembre, dieci a ottobre e sei a novembre;

   a parere dell'interrogante, la vicenda sollevata da L'Espresso risulta imbarazzante per un Governo che ha fatto della lotta ai «furbetti» nella pubblica amministrazione una delle sue bandiere, dal momento che un Ministro di quello stesso Governo, per primo, utilizzerebbe la formula della «missione ministeriale» per effettuare in realtà viaggi verso casa –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare in futuro il ripetersi di quelli che, ove confermati, a parere dell'interrogante rappresentano episodi di malcostume che gettano discredito verso le istituzioni.
(4-02301)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta orale:


   BAZOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   18 aprile 2018 moriva in circostanze misteriose in Pakistan Sana Cheema, nata nel 1992 in quel Paese ma emigrata giovanissima in Italia, a Brescia, dove era cresciuta e viveva da tanti anni, perfettamente integrata, tanto da aver acquisito la cittadinanza italiana nel settembre 2017;

   dopo una denuncia pervenuta alla redazione del Giornale di Brescia da parte di alcuni amici della ragazza, veniva avanzato il sospetto che il decesso di Sana non fosse dovuto a cause naturali, come inizialmente prospettato dai familiari presso cui era in visita, ma ad una vera e propria esecuzione da parte degli stessi, contrariati per le abitudini troppo occidentali della ragazza, e probabilmente dal suo diniego a nozze combinate;

   a seguito della diffusione della notizia su tutti i media italiani, le autorità pachistane avviavano una indagine, che portava alla riesumazione del cadavere della ragazza e all'autopsia, che confermava la morte per rottura dell'osso iloide (del collo), verosimilmente dunque per avvenuto strangolamento;

   il 9 maggio successivo il padre della ragazza confessava l'omicidio, seguito poche settimane dopo dal fratello, che si autoincolpava nel tentativo di scagionare il padre, confessioni entrambe poi ritrattate;

   si apriva dunque un processo in Pakistan per l'omicidio di cui erano accusati i familiari, sull’iter del quale peraltro non si ottenevano notizie o informazioni di alcun tipo;

   il 15 febbraio 2019 gli organi di informazione locali davano conto dell'assoluzione di tutti i familiari, padre e fratello compresi, per asserite «mancanza di prove e testimoni», lasciando sgomenta e incredula l'opinione pubblica italiana, e la comunità pachistana residente a Brescia –:

   se il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e per esso le autorità diplomatiche e consolari in Pakistan, abbiano intenzione di assumere iniziative presso il Governo di Islamabad per avere informazioni sull'andamento del processo, sul suo svolgimento e sulla sua regolarità;

   se non si intendano fare passi ulteriori per verificare ed eventualmente consentire, la possibilità di svolgimento di un processo di appello;

   se siano state adottate dalle autorità locali misure di prevenzione o cautelari a carico dei familiari indagati.
(3-00531)


   PEREGO DI CREMNAGO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un'Ansa del 14 febbraio 2019 si è appreso che, durante un «fuorionda» registrato a margine di una intervista alla trasmissione di La7, Piazzapulita, Christophe Chalençon, l'esponente dei gilet gialli francesi dichiarato quanto segue: «Abbiamo dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono cadere il governo. Oggi è tutto calmo ma siamo sull'orlo della guerra civile»;

   Chalençon fa parte della fazione considerata più estremista dei «gilet gialli», e già nelle passate settimane aveva evocato apertamente un colpo di Stato;

   sempre dalla medesima fonte risulta che il leader estremista dei «gilet gialli» ha proseguito, confermando la previsione di un altro incontro, questa volta a Roma, con il Movimento 5 Stelle, ribadendo che «l'alleanza» con il M5S «c'è, assolutamente»;

   queste inquietanti dichiarazioni, seguono, tra l'altro, la dibattutissima decisione del leader pentastellato di incontrare alcuni esponenti del citato movimento dei «gilet gialli», tra i quali proprio Chalençon, in vista delle prossime elezioni europee;

   proprio quell'incontro è stato uno tra i principali motivi che avevano indotto la Francia alla decisione di richiamare il proprio ambasciatore in Italia, Christian Masset che, solo a seguito di una intensa mediazione tra il Quirinale e l'Eliseo, è rientrato in Italia;

   negli scorsi giorni il vice premier Di Maio ha presentato cinque delle sette forze politiche necessarie per la creazione di un nuovo gruppo nel Parlamento europeo. Tra questi Ivan Vilibor Sincic (Croazia), Pawel Kukiz (Polonia), Karolina Kahonen (Finlandia) ed Evangelos Tsiobanidis (Grecia);

   sebbene fonti di stampa, nelle ore immediatamente successive alle inquietanti dichiarazioni di Chalençon, abbiano riportato la presa di distanza del leader del M5S dalla frangia più estremista del movimento di protesta di Oltralpe, al contempo, risulta che lo stesso abbia asserito che continui ad esserci una interlocuzione, sempre in vista delle prossime europee;

   ma, un altro gravissimo episodio si è verificato nei giorni scorsi a Parigi, dove i gilet gialli hanno aggredito per strada, insultandolo, il filosofo Alain Finkielkraut, figlio di ebrei polacchi scampati ad Auschwitz;

   non risulta all'interrogante nessuna presa di posizione rispetto a tale ultimo gravissimo episodio di intolleranza del vice premier Di Maio;

   è evidente, ad avviso dell'interrogante, che questa forma di protesta, cresciuta all'interno di una situazione di contestazione fiscale e sociale, si stia – nei fatti – dimostrando una protesta contro gli stessi poteri costituzionali;

   secondo l'interrogante l'opaca posizione del Movimento 5 Stelle rispetto alle probabili intese con tale eventuale «alleato» è una situazione che desta grande allarme, tanto rispetto alla gestione delle relazioni internazionali, quanto alla imprescindibile istanza di garanzia di democraticità all'interno delle future competizioni elettorali europee –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato rispetto alle vicende di cui in premessa e se non ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, per garantire il mantenimento delle relazioni diplomatiche con la Francia;

   se sia stato informato, nel quadro delle proprie competenze, dal Vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio in relazione agli incontri con i «Gilet Gialli», anche in vista delle future competizioni elettorali europee, e quale sia la posizione del Governo in merito.
(3-00539)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 ottobre 2017 si è svolto il referendum consultivo in Veneto, deliberato dal consiglio regionale del Veneto per conoscere il parere degli elettori della regione circa l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia al proprio ente territoriale. Per l'efficacia della consultazione era richiesta la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto;

   nello stesso giorno si è tenuto un analogo referendum consultivo autonomista in Lombardia;

   in entrambi i casi i cittadini si sono chiaramente espressi per una richiesta d'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia al proprio ente territoriale, in base all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;

   l'Emilia-Romagna ha scelto un percorso diverso, ma che si dirige sempre nella stessa direzione;

   un ulteriore passo in avanti è stato compiuto con la sottoscrizione in data 28 febbraio 2018 degli accordi preliminari in merito all'intesa prevista dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, tra il Governo e le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, che prevede l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia alle regioni;

   il percorso intrapreso sul raggiungimento dell'autonomia differenziata sta proseguendo con la discussione in Consiglio dei ministri sui documenti delle intese delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna;

   le trattative con i Ministeri sulle richieste di attribuzione delle materie da parte delle regioni ai sensi dell'articolo 116 sembrano essersi concretizzate, nell'ottica di una valutazione equilibrata delle competenze statali e regionali;

   essere giunti ad un accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, sulla parte generale relativa al finanziamento delle competenze da trasferire, rappresenta un passaggio decisivo –:

   se non ritenga di dover chiarire quale sia il sistema di finanziamento del trasferimento delle competenze, come previsto dalle bozze di intesa con le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, affinché siano previste adeguate garanzie sui livelli delle prestazioni nelle regioni che non hanno chiesto ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.
(3-00534)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   i siti di interesse nazionale (S.i.n.) rappresentano delle aree contaminate molto estese che necessitano di interventi di bonifica per impedire e/o mitigare possibili pregiudizi di natura ambientale e/o sanitaria;

   i S.i.n. ricomprendono aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte in passato o tuttora in corso, è stata accertata un'alterazione delle caratteristiche qualitative dei terreni e delle acque superficiali e sotterranee e, nello specifico, includono:

    a) aree industriali dismesse;

    b) aree industriali in corso di riconversione;

    c) aree industriali in attività;

    d) siti interessati da attività produttive ed estrattive di amianto;

    e) porti;

    f) aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici;

    g) ex miniere, cave, discariche non conformi alla legislazione, discariche abusive;

   i S.i.n., definiti dal decreto legislativo n. 22 del 1997 («decreto Ronchi»), disciplinati anche mediante il decreto ministeriale n. 471 del 1999 e successivamente modificati fino al decreto legislativo n. 152 del 2006, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e alla pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali (articolo 252, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni);

   i Sin, individuati nel tempo con norme di varia natura, sono stati di regola perimetrati mediante decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate;

   l'articolo 36-bis della legge 7 agosto 2012, n. 134, ha apportato delle modiche ai criteri di individuazione dei S.i.n.; nello specifico, l'articolo 36-bis, comma 2, della citata legge, ha previsto che, con decreto ministeriale, fosse effettuata una nuova ricognizione dei S.i.n. che non soddisfacessero più, a quella data, i requisiti di cui all'articolo 252, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal comma 1 dell'articolo 36-bis della legge 7 agosto 2012, n. 134;

   la direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche Ministero del dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, pertanto, ha condotto una ricognizione dei siti già classificati di interesse nazionale che non fossero più contraddistinti, però, dai requisiti di cui al sopracitato decreto legislativo n. 152 del 2006, per quanto attiene all'insistenza di attività di raffinerie, di impianti chimici integrati o di acciaierie, nonché alla presenza di attività produttive ed estrattive di amianto, sulla base delle informazioni in proprio possesso relative alle attività industriali di dimensione significativa presenti in detti siti;

   sulla base di tali criteri, effettuata la citata ricognizione dei 57 siti classificati di interesse nazionale, con il decreto ministeriale 11 gennaio 2013 il numero dei Sin è stato ridotto a 39;

   la competenza amministrativa sui 18 siti non più in possesso dei requisiti richiesti dalla vigente legislazione è passata alle rispettive regioni;

   in riferimento alle aree ricomprese all'interno della circoscrizione dell'Autorità portuale di Messina, v'è da rilevare che il S.i.n. relativo all'area industriale di Milazzo, istituito con la legge 23 dicembre 2005, n. 266, articolo 1, comma 561, è stato definito nella sua perimetrazione con il decreto 11 agosto 2006 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   a seguito di numerose attività di campionamento e di complesse analisi condotte, di recente, in riferimento alle opere di escavo dell'imboccatura dei porto di Milazzo, nonché relative all'esecuzione dei lavori di realizzazione del pontile di Giammoro, sono emersi dati più che rassicuranti circa la conformità dello stato dei luoghi e delle acque sia, in assoluto, ai parametri di legge, sia, in chiave comparativa, rispetto alle risultanze riconducibili alla maggior parte dei porti italiani, circa il rispetto dei valori soglia rilevanti ai fini dell'inclusione di ambiti territoriali all'interno delle aree S.i.n.;

   l'attuale regime giuridico delle aree di interesse, sembra, prima facie, mantenere a giudizio degli interpellanti irragionevolmente, prescrizioni eccessivamente gravose e tali da rendere difficoltosa la promozione di iniziative di sviluppo del tessuto economico e sociale dei territori in esame;

   del resto, in base ai commi 1 e 2 dell'articolo 36-bis della legge 7 agosto 2012, n. 134, i siti di bonifica per poter continuare a essere classificati S.i.n. devono soddisfare i requisiti di cui alla lettera f-bis) del comma 2 e al comma 2-bis dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, introdotti dal citato articolo 36-bis della legge 7 agosto 2012, n. 134 –:

   se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza per l'avvio dell’iter amministrativo finalizzato a escludere i territori in esame, così come individuati dal comma 561 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successivamente perimetrati con il decreto 11 agosto 2006 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal novero delle aree ricomprese tra i siti di bonifica di interesse nazionale, trasferendo in capo alla regione siciliana la competenza e la titolarità dei relativi procedimenti per le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica.
(2-00278) «Bucalo, Varchi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l'inizio degli anni ’90 è stata ubicata nei pressi del quartiere residenziale ex Snam di Pisticci Scalo una serie di tralicci per il passaggio di un elettrodotto da 150 kv;

   la popolazione residente a suo tempo protestò con forza contro l'installazione di queste strutture posizionate pochi metri dalle proprie abitazioni, quasi a circondare l'intero quartiere;

   l'Enel non cambiò il suo percorso, anche perché l'attenzione su certi temi non aveva maturato una adeguata sensibilità e i tralicci e i cavi furono installati;

   da allora sono trascorsi oltre 25 anni e forse si pone il problema di riconsiderare, anche alla luce delle nuove tecnologie, il posizionamento di quei tralicci e verificare la possibilità di procedere all'interramento dei cavi come avvenuto per altre linee;

   la rete aerea a 150 kV che è presente nell'area indicata è ora di proprietà Terna –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere affinché Terna proceda, come avvenuto altrove, all'interramento dei cavi in questione, al fine di superare una impattante criticità ambientale per il suddetto centro abitato.
(5-01511)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che le condizioni statiche della chiesa di San Rocco di Pisticci risultino essersi ulteriormente aggravate;

   a constatare lo stato di degrado dello stabile è stato un recente sopralluogo, effettuato il 29 gennaio 2019; dall'architetto Renato D'Onofrio, progettista del restauro architettonico e direttore dei lavori, dal professore e ingegnere Andrea Giannantoni, consulente specialistico dell'architetto e professore Paolo Rocchi (il progettista incaricato del consolidamento strutturale), dal geometra Gianluca D'Alessandro, rappresentante dell'impresa incaricata, e dall'ingegnere Giovanni Marra, tecnico della stessa impresa, che per conto della stessa diocesi avevano visionato lo stato dei luoghi al fine di organizzare il cantiere;

   in base a quanto osservato dai tecnici si registrerebbe un generale aggravamento delle condizioni statiche del fabbricato soprattutto lungo la parete che confina con corso Margherita, sul pavimento e nella zona a tergo del presbiterio con il quadro fessurativo rilevato nel 2017 notevolmente peggiorato;

   Don Michele Leone, nella sua qualità di direttore dell'ufficio tecnico diocesano, ha inviato una nota al sindaco di Pisticci, evidenziando le criticità riscontrate e chiedendo di farsi parte attiva per valutare gli interventi da porre in essere;

   il peggioramento delle strutture della chiesa per il parroco genera una motivata preoccupazione e ha sollecitato l'attuazione di interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico del rione Marco Scerra, limitrofo alla chiesa e ad essa addossato nella zona retrostante il presbiterio;

   poiché i lavori della diocesi sono ormai prossimi a essere avviati, il quadro evidenziato dopo gli ultimi sopralluoghi ripropone con forza una serie di interrogativi formulati da tempo e riguardanti la tenuta del versante che ospita la chiesa e, con essa, numerose abitazioni e una porzione del centro storico;

   purtroppo, quanto accaduto anche a pochi chilometri di distanza presso il comune di Pomarico e la storia del territorio in questione evidenziano la fragilità di tutto il comprensorio e la necessità di non sottovalutare campanelli d'allarme come quelli richiamati –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda costituire, per quanto di competenza, un tavolo tecnico in sede ministeriale con regione e comune di Pisticci, al fine di verificare, con la massima urgenza, le criticità richiamate e porre conseguentemente in essere tutte le misure necessarie, prevedendo adeguate risorse per la messa in sicurezza dell'intera area in cui ricade la chiesa di San Rocco.
(5-01513)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le Isole Eolie, Lipari, Vulcano, Salina, Stromboli, Filicudi, Alicudi e Panarea, si trovano a nord-est della Sicilia e rappresentano una straordinaria testimonianza di genesi ed evoluzione di isole vulcaniche. In particolare, Salina è la seconda per estensione e per popolazione dopo Lipari. È divisa in tre comuni ricadenti nella provincia di Messina, Santa Marina Salina, Malfa e Leni, e conta complessivamente circa 2.300 abitanti;

   Salina è ricca d'acqua; vi si coltivano uve pregiate dalle quali si ricava la «Malvasia delle Lipari» e capperi che sono esportati in tutto il mondo. Altre importanti risorse sono il turismo, la pesca e l'enogastronomia;

   nel 1981 è stata istituita la riserva naturale dei due monti. Le isole Eolie sono state inserite nell'anno 2000 nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità da parte dell'Unesco;

   a Salina non mancano le attrazioni culturali che ne rievocano storia e tradizioni;

   è stato recentemente dato, nel corso di una riunione che si è tenuta a Palermo nella sede della regione presso la commissione dei lavori pubblici, il «via libera» al secondo porto turistico di Salina, nel comune di Leni;

   il comune di Leni è il più piccolo dei tre comuni, con una popolazione di circa 700 abitanti e l'ubicazione della realizzanda darsena insisterebbe nella splendida baia di roccia vulcanica de l'Ariana, sita in Rinella, ripresa in diversi celebri film come «Vulcano» con Anna Magnani;

   la darsena potrà ospitare circa 200 posti barca, con una spesa prevista di oltre 60 milioni di euro. Da notizie di stampa i primi 16 milioni di euro per il primo lotto sono in arrivo. Per Salina – dunque – è in arrivo il secondo porto turistico, dopo quello di Santa Marina;

   il consiglio regionale per l'urbanistica, ad agosto 2018, ha discusso il programma e lo ha trovato aderente allo sviluppo di quel comune che, come si sa, è il terzo insistente a Salina, unica isola che vanta tre amministrazioni autonome mentre tutto il resto dell'arcipelago fa capo al comune di Lipari;

   quest'anomalia consente ai tre sindaci di operare anche senza coordinamento e forse la competizione in alcuni casi non parrebbe benefica, come in questa vicenda. Il varo del nuovo piano regolatore non ha riscontrato unanimità di pareri fra i componenti del Cru; purtroppo ormai l'approvazione c'è e si darà corso all’iter per l'aggiudicazione dei lavori che prevedono: prolungamento della banchina di ormeggio per navi e aliscafi, potenziamento dell'area asservita a terra, realizzazione della «marina» con annessi servizi;

   è del tutto evidente che questa dannosa opera non solo rischia di compromettere un importante ecosistema ma soprattutto di condurre di nuovo le Eolie verso l'espulsione dalla lista dei siti Unesco, come già accaduto nel passato con la mancata chiusura della cava di pomice;

   fin da subito Legambiente Sicilia e il circolo Lipari/Isole Eolie di Legambiente, insieme ad altre realtà territoriali, si sono opposti a questo progetto che, a giudizio dell'interrogante, non è altro se non uno spreco di denaro che non porterà nessun beneficio a Salina, in termini di turismo e sviluppo, ma solo l'ennesima e inutile colata di cemento –:

   se il progetto di cui in premessa sia stato sottoposto, e approvato, dall'Unesco in modo da scongiurare il rischio di cancellazione delle Isole Eolie dall’Heritage List;

   se non intendano promuovere, per quanto di competenza, una ulteriore riflessione tecnica al fine di garantire, nel rispetto delle competenze specifiche della regione siciliana, la tutela di un prezioso e delicato ecosistema marino e terrestre, estremamente ricco in termini di biodiversità, qual è Salina.
(4-02297)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   DEL MONACO, CORDA, ARESTA, CHIAZZESE, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, RIZZO, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 15 febbraio 2012 i fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie, a largo dell'India, avrebbero sparato contro il peschereccio St.Antony, scambiandolo per una barca di pirati ed uccidendo due pescatori indiani;

   conseguentemente i due fucilieri sono stati arrestati e accusati di omicidio di primo grado, tentato omicidio, danneggiamento e atti di terrorismo internazionale in base all'articolo 3 del Sua Act, che prevede in caso di condanna la pena capitale;

   non è stata fornita una ricostruzione soddisfacente della vicenda, lasciando esclusivamente alle autorità indiane l'opportunità di condurre le indagini senza coordinarsi con la procura della Repubblica di Roma;

   nel gennaio 2013 la Corte suprema indiana ha dichiarato il difetto di giurisdizione dello Stato del Kerala e l'illegittimità della cattura e della detenzione dei militari italiani, che sono stati rilasciati e trasferiti a New Delhi con obbligo di firma;

   nel febbraio 2013 i due militari hanno ottenuto il permesso temporaneo di rientrare in Italia per esercitare il diritto di voto, con annuncio del Governo che non sarebbero rientrati in India per violazione del diritto internazionale da parte dello Stato asiatico;

   successivamente è stato disposto il loro rientro in India presso l'ambasciata d'Italia a New Delhi;

   il 13 luglio 2015 la procura indiana ha accettato la proposta italiana di arbitrato internazionale da istituire presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aja;

   nel maggio 2016 il tribunale arbitrale ha accolto la nuova richiesta dell'Italia per il rimpatrio di Girone fino alla fine dell'arbitrato internazionale, che nel luglio 2019 dovrà decidere sulla giurisdizione del caso –:

   alla luce di quanto esposto, di quali notizie il Ministro interrogato sia in possesso e quali siano le attività condotte dal Governo a supporto dei due militari italiani per porre fine favorevolmente ad una vicenda che vede ormai da troppi anni coinvolti i nostri due marò.
(3-00532)


   MARIA TRIPODI, VITO, FASCINA, GREGORIO FONTANA, DALL'OSSO, PEREGO DI CREMNAGO e RIPANI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   i commi 797 e 798 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019 dispongono, rispettivamente, riduzioni delle spese miliari per 60 milioni di euro dall'anno 2019, 531 milioni di euro nel periodo 2019-2031, nonché la riprogrammazione delle spese per il programma European fighter aircraft (Efa) e per il programma di sviluppo di unità navali della classe Fremm;

   perplessità si riscontrano in merito al programma di caccia F35, considerato che il Sottosegretario di Stato per la difesa, Angelo Tofalo, in occasione di un recente incontro a Washington con il Sottosegretario alla difesa Mrs Ellen Lord, ha dichiarato che il programma citato sarà totalmente rivisto;

   le ingenti riduzioni riguardanti il settore della difesa, corroborate dalle dichiarazioni del Governo, destano evidenti preoccupazioni, anche in considerazione della rinnovata minaccia terroristica che non permette di abbassare il livello di sicurezza e difesa;

   lo schema di decreto ministeriale dell'8 febbraio 2018, concernente l'approvazione del programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento n. SMD 04/2017 relativo all'acquisizione, comprensiva del relativo sostegno logistico, di aeromobili a pilotaggio remoto della categoria Male e al potenziamento delle capacità di intelligence, surveillance e reconnaissance della difesa ha subito una forte battuta di arresto, generando a parere degli interroganti notevoli disagi sia per il livello di sicurezza che anche per la crisi occupazionale che sta coinvolgendo la Piaggio aerospace, una tra le più importanti aziende di produzione aeronautica italiane;

   a parere degli interroganti occorre dotare la difesa di strumenti sofisticati nella raccolta di informazioni, nonché monitorare e sorvegliare vaste aree di territorio e garantire una rapida distribuzione delle informazioni ai centri di comando e controllo e agli operatori al suolo;

   ad un settore già penalizzato dalle misure della legge di bilancio per il 2019, si aggiunge l'ulteriore taglio alle spese di investimento previste dall'onere derivante dall'attuazione della proposta di legge in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque, attualmente all'esame della Commissione competente, a cui si fa fronte anche attraverso le dotazioni finanziarie iscritte nello stato di previsione del Ministero della difesa a legislazione vigente, compresi i programmi di spesa relativi agli investimenti pluriennali per la difesa nazionale –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti circa gli effettivi intendimenti relativi agli investimenti dell'intero comparto della difesa e alle motivazioni che a parere degli interroganti stanno portando al «blocco» degli stessi, alla luce di quanto segnalato in premessa.
(3-00533)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   FASSINA, FORNARO, EPIFANI e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a norma dell'articolo 7, comma 2, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Governo è tenuto a presentare il documento di economia e finanza alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, per le conseguenti deliberazioni;

   nonostante le suddette previsioni normative, numerosi articoli apparsi nei giorni scorsi sulla stampa evidenzierebbero fin d'ora la possibilità che il Governo disattenda il termine del 10 aprile 2019, presentando il documento addirittura dopo la scadenza delle elezioni europee, una circostanza che costituirebbe un grave danno, soprattutto alla luce dei recenti dati diffusi dall'Istat che preannunciano il 2019 come un anno particolarmente difficile per l'economia italiana;

   di contro, a parere degli interroganti, la situazione suggerirebbe l'immediato aggiornamento sia delle previsioni macroeconomiche che di quelle di finanza pubblica e, soprattutto, l'evidenziazione delle politiche prioritarie in grado di attutire gli effetti della recessione in corso –:

   quale sia lo stato di attuazione delle misure relative all'accelerazione degli investimenti pubblici contemplate dalla legge di bilancio per l'anno 2019, con particolare riferimento alla task force per gli investimenti degli enti territoriali, e se non ritenga utile riallocare una parte delle risorse stanziate dall'articolo 1, comma 255, della medesima legge per il reddito di cittadinanza, destinandole a un programma di «lavoro di cittadinanza» al fine di innalzare il moltiplicatore quantificato nella relazione tecnica di accompagnamento al provvedimento.
(3-00535)


   LUPI, COLUCCI, TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per la soluzione della crisi di Alitalia, in stato di commissariamento dal 3 maggio 2017, era stata annunciata la data del 31 ottobre 2018, dalla quale sono passati ormai quasi quattro mesi;

   al 30 settembre 2018 Alitalia dichiarava di avere in cassa 770 milioni di euro e di essere quindi in grado di restituire allo Stato il prestito ponte di 900 milioni, cosa che non è ancora successa;

   finora lo Stato italiano, cioè i contribuenti, ha versato a fondo perduto nelle casse di Alitalia 8 miliardi e 595 milioni di euro;

   di fatto, i cittadini italiani continuano a pagare per le disfunzioni di Alitalia con una «tassa d'imbarco» per il Fondo del trasporto aereo;

   il 7 agosto 2018 il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio dichiarava: «Non vogliamo mettere altri soldi dei contribuenti»;

   dal 2008 Alitalia era una società privata e, seppur non ancora risanata, le sue perdite erano totalmente a carico dei soci e non più dei cittadini italiani;

   ora ritorna insistentemente sui media l'ipotesi di una rinazionalizzazione della compagnia di bandiera attraverso l'ingresso, oltre che di società controllate (Ferrovie dello Stato italiane) direttamente del Ministero dell'economia e delle finanze;

   nel contempo il Governo parla di privatizzazioni per 18 miliardi di euro nel corso del 2019;

   nel caso di scuola che si cita, Air France, la partecipazione dello Stato è del 14 per cento;

   a fronte di queste voci, il Ministro interrogato ha dichiarato che c'è disponibilità del Governo e, quindi, del Ministero dell'economia e delle finanze se il piano industriale consente di fare l'operazione, che deve essere solo di mercato: un piano industriale che preveda la loro convenienza ma anche la nostra. La seconda condizione, collegata alla prima – ed è ovvio – è che tutta questa operazione deve essere condotta nell'ambito della normativa europea –:

   se lo Stato italiano si appresti a ridiventare azionista di Alitalia, con quale impegno economico e con quale quota di partecipazione.
(3-00536)


   MARATTIN, BOCCIA, BOSCHI, DE MICHELI, MADIA, MELILLI, NAVARRA, PADOAN, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica il Governo ha rivisto al ribasso la crescita per il 2019, dall'1,5 all'1 per cento;

   tuttavia, per la prima volta dal 2014, l'Istat ha recentemente certificato la recessione: dopo il -0,1 per cento del terzo trimestre del 2018, anche il quarto ha registrato una diminuzione del prodotto interno lordo rispetto al precedente, pari a -0,2 per cento; in base alle nuove stime, nel 2018 il prodotto interno lordo è cresciuto solo dello 0,8 per cento e la variazione acquisita per il 2019 risulta negativa (-0,2 per cento);

   a parere di tutti gli istituti nazionali e internazionali, sarà quindi impossibile raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica fissati dal Governo in assenza di una decisa ricomposizione della politica di bilancio ovvero di inverosimili inversioni del ciclo economico;

   secondo il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici Cottarelli, pur ipotizzando una crescita di +0,1 per cento nel primo trimestre e di +0,25 per cento nel secondo, anche raggiungere lo 0,9 per cento nel 2019 richiederebbe tassi dell'1,1 per cento nei successivi due trimestri, ossia un tasso annualizzato del 4,5 per cento, velocità che non si riscontra nell'economia italiana dal quarto trimestre del 1988 (fonte Ocse);

   qualora il tasso di crescita del 2019 fosse significativamente inferiore alla stima governativa, ne risulterebbe automaticamente compromesso il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea;

   come anche rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, il conseguimento degli obiettivi programmatici è esposto a rischi e incertezze del quadro macroeconomico, ma anche ad una serie di elementi di criticità correlati alle misure contenute nella manovra di bilancio, nonché alle relative modalità di attuazione;

   per la prima volta da mesi, sono gli stessi membri del Governo, come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giorgetti il 18 febbraio 2019, a non negare l'ipotesi di una manovra correttiva –:

   se il Ministro interrogato escluda una manovra correttiva al quadro di finanza pubblica per il 2019 al fine di garantire il rispetto degli obiettivi e, più specificamente, ulteriori interventi di inasprimento del carico fiscale ai danni di cittadini e imprese.
(3-00537)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DEIDDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998 ha previsto l'istituzione in Sardegna di «zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913 del 1992 (Consiglio) e n. 2454 del 1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili»;

   l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ha stabilito che: «Per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

   la regione Sardegna possiede più di un requisito tra quelli individuati dall'Unione europea per la classificazione di regione svantaggiata e l'istituzione della zona franca, anche integrale, consentirebbe di ridurre, se non annullare, lo svantaggio determinato dall'insularità della stessa regione, contribuendo, altresì, a limitare il fenomeno di ulteriore spopolamento a fronte della già scarsa densità demografica della regione;

   già nel 2001, la direzione regionale dell'Agenzia delle dogane ha dichiarato che, ai sensi del decreto legislativo n. 75 del 1998, l'intero territorio dell'isola dovrebbe essere individuato come zona franca extraterritoriale, anche in ragione dell'identico riconoscimento ottenuto da altre località italiane ed europee, recanti analoga condizione geografica;

   l'istituzione della zona franca in Sardegna costituirebbe per l'intero territorio regionale un'importante occasione di sviluppo economico e sociale, che garantirebbe anche il superamento dello svantaggio determinato dall'insularità della stessa regione e lo sviluppo delle aree industriali in crisi, rendendo altresì possibile il consolidamento dell'Italia nel ruolo di leader negli scambi commerciali nel Mar Mediterraneo –:

   se non ritenga di assumere con urgenza le iniziative necessarie in ambito nazionale ed europeo per l'istituzione della zona franca nell'intero territorio della Sardegna.
(3-00538)

Interrogazione a risposta orale:


   VAZIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso delle votazioni relative alla conversione in legge del decreto-legge n. 1 dell'8 gennaio 2019 concernente misure urgenti a sostegno di Banca Carige spa e Cassa di Risparmio di Genova e Imperia il Governo era rappresentato in Aula dal Sottosegretario di Stato Alessio Villarosa;

   è noto come segnalato anche in passato attraverso altri atti di sindacato ispettivo che il suddetto Sottosegretario abbia lavorato presso «Idea Finanziaria», una società il cui presidente del consiglio di amministrazione risultava essere il fratello del sottosegretario, dottor Massimiliano Villarosa;

   suddetta società finanziaria attiva nella cessione del quinto controllata dal gruppo Barclays attraverso Eudea è incappata secondo Bankitalia in numerose e gravi violazioni normative in irregolarità nei rapporti contrattuali con la clientela;

   suddetta società risulta a seguito di tale azione di vigilanza effettuata da Bankitalia essere stata cancellata dall'elenco degli intermediari dal Ministero dell'economia e delle finanze con provvedimento n. 864 del 10 dicembre 2009;

   la stessa finanziaria risulterebbe avere dato proprie azioni in pegno alla Banca Popolare di Vicenza per un valore complessivo di 550 mila euro;

   per trasparenza, considerata la delicatezza della questione, sarebbe opportuno sapere se quella somma fosse stata poi restituita per fugare anche il legittimo sospetto che i prestiti a Idea Finanziaria abbiano contribuito a determinare il collasso dell'istituto di credito;

   il silenzio fin qui mostrato non aiuta a chiarire i contorni della vicenda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se ritenga opportuno che una materia di tale delicatezza come quella delle crisi bancarie possa essere seguita da un Sottosegretario che non ha, allo stato, contribuito a chiarire la vicenda di cui in premessa.
(3-00540)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   TABACCI e SCHULLIAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, e successive modificazioni, riconosce un credito d'imposta del 30 per cento per gli interventi di riqualificazione delle strutture ricettive turistico-alberghiere, a vantaggio delle imprese esistenti dalla data del 1° gennaio 2012;

   come afferma testualmente il comma 1 del suddetto articolo 10, il fine che la norma si prefigge di raggiungere è quello di migliorare la qualità dell'offerta ricettiva e di accrescere la competitività delle destinazioni turistiche;

   in relazione all'acquisto di mobili e componenti d'arredo, il comma 7 del medesimo articolo 10 prevede che il credito d'imposta è riconosciuto a condizione che il beneficiario non ceda a terzi né destini a finalità estranee all'esercizio di impresa i beni oggetto degli investimenti prima dell'ottavo periodo d'imposta successivo;

   secondo quanto risulta agli interroganti, alcuni uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate sostengono la tesi, secondo la quale il credito d'imposta non potrebbe essere ceduto nell'ipotesi del trasferimento dell'azienda nell'ambito di un passaggio generazionale, nonostante i beni agevolati vengano trasferiti unitamente all'azienda e nonostante l'attività venga proseguita dal successore;

   in occasione di un recente incontro con la stampa specializzata, la stessa Agenzia delle entrate ha affermato con riferimento ad una fattispecie analoga, ossia l'iper-ammortamento di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, che il trasferimento dei beni agevolati unitamente all'azienda o un ramo d'azienda non determini il venir meno dell'agevolazione, in quanto, diversamente dall'ipotesi di trasferimento del singolo cespite, non si vanifichi lo spirito dell'agevolazione –:

   se non intenda adottare iniziative per chiarire che il credito d'imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive turistico-alberghiere possa essere ceduto insieme ai beni agevolati, qualora questi ultimi vengano ceduti unitamente all'azienda o un ramo d'azienda e l'avente causa continui l'attività.
(5-01519)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Arbitro bancario finanziario (Abf) è stato istituito nel 2009, in attuazione dell'articolo 128-bis del testo unico bancario, e rappresenta un sistema di risoluzione alternativa delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche e gli altri intermediari in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari;

   all'Abf possono essere sottoposte tutte le controversie aventi ad oggetto l'accertamento di diritti, obblighi e facoltà, indipendentemente dal valore del rapporto al quale si riferiscono;

   l'Abf rappresenta un'alternativa alla giustizia ordinaria. Le sue decisioni non sono vincolanti come quelle del giudice, ma, se l'intermediario non le rispetta, la notizia del loro inadempimento è resa pubblica;

   fin da subito, il ricorso all'Abf è stato caratterizzato da una forte affluenza: solo nel 2017 i nuovi ricorsi sono stati più di 30.000, con un aumento del 42 per cento sul 2016. Questo risultato rappresenta un chiaro e diffuso apprezzamento per la capacità di fornire una soluzione rapida ed efficiente;

   con la delibera del 29 luglio 2008, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr) ha stabilito i criteri per lo svolgimento delle procedure di risoluzione delle controversie e ha affidato alla Banca d'Italia il compito di curarne l'organizzazione e il funzionamento. Inoltre, è stata fissata la durata della prescrizione per la presentazione dei ricorsi pari a 10 anni;

   il 28 dicembre 2018 la Banca d'Italia ha pubblicato un documento di consultazione, nel quale si propone una modifica alla vecchia delibera e che ha come scopo il dimezzamento dei tempi di prescrizione, facendola partire «dal quinto anno precedente alla data di proposizione del ricorso»;

   a causa del dimezzamento dei termini di prescrizione, potranno essere escluse le controversie per le irregolarità avvenute tra il 2009 e il 2014, anni in cui è avvenuta la modifica del testo unico bancario, un periodo caratterizzato da due recessioni;

   potrebbe trattarsi, ad avviso degli interroganti, di un vero e proprio condono di 5 anni a favore delle banche e uno sfregio ai cittadini, specialmente quelli meno abbienti, i quali dovranno ricorrere alla procedura agevolata stragiudiziale –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare in merito a quanto richiamato in premessa, anche alla luce del ruolo del Cicr, considerando sia la posizione svantaggiosa dei cittadini che vorrebbero presentare le proprie rimostranze all'Arbitro bancario finanziario per contratti o eventi verificatisi dal 2009 al 2014, sia la posizione di coloro i quali vorrebbero accertarsi della regolare continuità delle controversie pendenti sui fatti 2009-2014.
(5-01520)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Con.Ami è un consorzio pubblico che coinvolge 23 comuni appartenenti a due regioni e tre provincie di Emilia-Romagna e Toscana, una multiservizi che opera alla ricerca di politiche condivise per lo sviluppo e la crescita del territorio;

   suddetto consorzio vale 300 milioni di euro di patrimonio e realizza un utile pari a quasi 10 milioni di euro all'anno;

   l'ultima assemblea dei soci del consorzio pubblico non ha infatti portato alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione e rimangono così bloccati investimenti per oltre 40 milioni di euro;

   il comune di Imola, che detiene la maggioranza delle quote, ha nuovamente presentato una proposta che non rispetta le norme statutarie;

   con le dimissioni del presidente nel mese di agosto 2018 e quelle di tre dei quattro membri del consiglio di amministrazione, il Con.Ami si trova di fatto in situazione di grave impasse che rischia di pregiudicare i risultati fin qui raggiunti e gli investimenti per il territorio di cui 25 milioni di euro riguardano il ciclo idrico;

   in questi mesi sono più volte naufragati i tentativi di giungere a una soluzione condivisa, anche perché l'amministrazione comunale di Imola è venuta meno agli accordi, gestendo la vicenda, a giudizio dell'interrogante, in modo alquanto imbarazzante;

   vanno assolutamente predisposti e approvati il bilancio di previsione per l'anno 2019, il piano triennale 2019-2021 e le gare di appalto legate ai servizi;

   l'atteggiamento assunto dall'amministrazione comunale di Imola rischia di avere effetti negativi sugli investimenti di cui i territori necessitano come testimonia anche la preoccupazione espressa mediante una lettera dal collegio dei revisori dei conti;

   i sindaci degli altri comuni appartenenti al Consorzio hanno inoltrato la richiesta di incontro al prefetto per scongiurare rischi in termini erariali, nonché sulla qualità stessa dei servizi erogati –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di approfondire la situazione, anche attivando una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e valutando la possibilità di promuovere un tavolo istituzionale di confronto che scongiuri il protrarsi di una situazione di stallo che sta paralizzando l'attività del Consorzio e che rischia di determinare danni alle casse dei comuni aderenti nonché ai cittadini per gli inevitabili disservizi che presto potrebbero verificarsi.
(5-01509)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SISTO e ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   alla luce della situazione di difficoltà determinata dalle carenze di organico nelle sedi giudiziarie giudicanti di primo grado e ritenuta l'opportunità di individuare, tra i posti vacanti, alcune sedi che vanno qualificate «a copertura urgente», il 19 dicembre 2018, il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha deliberato la pubblicazione delle sedi vacanti giudicanti di primo grado tra le quali risulta il distretto di Bari con 10 posti suddivisi in 8 al giudice tribunale di Bari (4 civile-4 penale), 1 posto al giudice sezione lavoro di Bari e 1 al giudice tribunale di Foggia;

   come riportato da notizie di stampa, sembrerebbe che delle 21 domande, presentate per la copertura degli otto posto nel tribunale capoluogo pugliese, ben 20 siano state ritirate e, dunque, ben sette posti resterebbero vacanti;

   la revoca delle richieste di trasferimento è avvenuta nonostante gli otto posti indicati siano «a copertura necessaria» ovvero con possibilità di raddoppio del punteggio di anzianità per i magistrati che li avessero occupati per almeno quattro anni. Tale decisione era stata presa dal plenum del Consiglio del Csm su proposta della terza commissione, della quale fa parte il giudice Giovanni Zaccaro, il quale ha portato all'attenzione dell'organo di autogoverno la difficile situazione di carenza di organico in cui versano gli uffici giudiziari di Bari che penalizza soprattutto il settore dei magistrati giudicanti, in particolare quello civile;

   la disaffezione dei magistrati nei confronti di Bari, fino a un decennio fa sede ambitissima, sarebbe collegata all'esistenza di carichi di lavoro estremamente onerosi (con ruoli che possono arrivare fino a 3.000 cause annuali, processi pendenti dalla fine degli anni ’90 e rinvii che arrivano fino al 2022) determinati dall'esistenza di una pianta organica vetusta e non commisurata alle attuali esigenze del distretto;

   il vice presidente del Csm, David Ermini, durante la visita a Bari del 29 gennaio 2019, ha assicurato il proprio impegno per perorare davanti al Ministro interrogato la causa della rivisitazione della pianta organica del distretto di Bari, ma per il momento, alla luce dei fatti esposti, non è stata intrapresa alcuna azione volta a risolvere la gravissima situazione di crisi in cui versano gli uffici giudiziari di Bari –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda intraprendere tempestivamente le opportune iniziative di competenza al fine di procedere alla revisione della pianta organica del distretto della corte di Appello di Bari per rispondere alle concrete e attuali esigenze degli uffici giudiziari del medesimo.
(4-02296)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CASSINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in tema di infrastrutture le grandi «incompiute» italiane sono una ventina e, tra queste, v'è il raddoppio ferroviario Genova-Ventimiglia che è privo dei 31 chilometri tra Finale Ligure e Andora;

   il raddoppio ferroviario è stato dichiarato già dal Governo Berlusconi come infrastruttura strategica dalla legge obbiettivo n. 443 del 2001;

   l'importanza dell'infrastruttura è stata ribadita dalla Commissione trasporti in sede di approvazione dello schema di contratto di programma 2017-2021 tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana;

   si tratta di un'opera di interesse nazionale decisiva per garantire e potenziare i collegamenti tra la Liguria di Ponente e la Liguria di Levante, il Nord Italia e l'Europa, e consentire l'adeguamento del sistema ferroviario e di movimentazione merci per i porti liguri;

   l'opera, già necessaria prima del 14 agosto 2018, dopo il crollo del «ponte Morandi» è diventata fondamentale e imprescindibile, vista l'urgenza di migliorare il trasporto pubblico su ferro, offrendo un'alternativa più competitiva, economica e sostenibile all'automobile;

   all'ammodernamento degli standard prestazionali e all'incremento dei livelli di sicurezza si affiancherà l'eliminazione dei passaggi a livello, come delle tratte esposte a erosione marina e a rischi idrogeologici;

   con il raddoppio ferroviario l'intera tratta può rientrare nella rete Ten-T quale corridoio mediterraneo, potenzialmente un volano per attrarre risorse per lo sviluppo di altre direttrici ferroviarie come la Savona-Torino;

   nel corso dell'esame del disegno di legge bilancio per il triennio 2019-2021 (legge n. 145 del 2018), nel mese di dicembre 2018, il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/01408/053 che impegna l'esecutivo a valutare l'assunzione di iniziative tempestive e idonee volte a garantire la realizzazione del raddoppio della tratta ferroviaria Andora-Finale Ligure, prevedendo risorse adeguate già a decorrere dall'anno 2019 –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere in merito al raddoppio ferroviario tra Andora e Finale Ligure, opera strategica e prioritaria;

   quali iniziative intenda assumere il Governo in relazione allo stanziamento dei fondi necessari alla sua realizzazione, al fine di accelerare i tempi di esecuzione, considerata la situazione infrastrutturale complessiva;

   in quali termini temporali il Governo intenda sbloccare i fondi necessari ai lavori, anche in considerazione dell'indivisibilità del lotto.
(4-02299)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   SISTO, BERGAMINI, CALABRIA, MILANATO, SANTELLI, SARRO e TARTAGLIONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in Italia l'utilizzo dello spray al peperoncino è disciplinato dal decreto ministeriale n. 103 del 12 maggio 2011, che ne ha liberalizzato l'acquisto, l'utilizzo e il porto in pubblico per gli individui con più di 16 anni. Attualmente, sono in commercio diverse tipologie di nebulizzatori a base di gas Oc, acquistabili facilmente anche su molti siti di e-commerce;

   nel mese di dicembre 2018, presso la discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), si è verificato un incidente che è costato la vita a sei persone e il ferimento di circa un centinaio, e colui che, da solo, ha causato questa strage, ha utilizzato in modo inappropriato uno spray al peperoncino;

   un ulteriore grave episodio, scaturito ancora una volta dall'improprio utilizzo di tale dispositivo di sicurezza, si è verificato la sera della vigilia di Natale, in provincia di Parma;

   anche in tale occasione lo spray al peperoncino è stato utilizzato come strumento di aggressione, provocando una vittima, un giovane di 21 anni, che è Stato ricoverato in ospedale, dopo essere stato colpito al volto, al culmine di una lite scoppiata in una nota discoteca di Noceto;

   è evidente che l'utilizzo di questo dispositivo, nell'ultimo anno, si è intensificato e distorto, in quanto esso è usato per l'aggressione, anziché per la difesa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per disciplinare nel dettaglio l'utilizzo di tali dispositivi e, nello specifico, se non ritenga opportuno intraprendere iniziative normative finalizzate a regolamentarne la vendita, considerando detti vaporizzatori un'arma a tutti gli effetti.
(5-01516)


   MELONI, FOTI, PRISCO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di sabato 16 febbraio 2019 si sono verificati disordini nella zona Gad di Ferrara, dove alcune decine di nigeriani hanno rovesciato cassonetti in strada, rivolto minacce e lanciato oggetti contro i poliziotti intervenuti, a causa del ferimento di un loro connazionale durante la fuga da un controllo delle forze dell'ordine perché in possesso di droga;

   l'episodio in questione desta particolare allarme anche a causa della forte presenza di richiedenti asilo di nazionalità nigeriana nella zona di Ferrara e in tutta l'Emilia-Romagna, legata alla criminalità nigeriana, prevalentemente dedita allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione, confermato anche dalle ultime operazioni antidroga della squadra mobile della polizia di Stato con sequestri di droga e arresti e denunce di soggetti nigeriani, tra i quali irregolari o richiedenti asilo con permessi di soggiorno per motivi umanitari;

   l'insediamento della mafia nigeriana in Emilia-Romagna è stato recentemente confermato anche dalla direzione investigativa antimafia ed era già stato ben descritto da una relazione dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'università di Milano che aveva rilevato come le «organizzazioni criminali centrafricane vi operano in diversi settori, dal traffico di sostanze stupefacenti alla ricettazione, fino alla tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al lavoro nero; e sono principalmente insediate nei territori di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ravenna e Rimini anche se, proprio per la struttura reticolare, se ne ha una presenza diffusa sull'intero territorio della regione»;

   negli scorsi anni clamorosi fatti di cronaca hanno dimostrato che la mafia nigeriana che agisce in Emilia-Romagna sta diventando sempre più offensiva, e, al contempo, organizzata, utilizzando associazioni etniche e agenzie di money transfer come copertura per traffici di droga e prostituzione;

   sinora l'attenzione dedicata dalle istituzioni alla criminalità organizzata nigeriana si è dimostrata del tutto insufficiente e ne ha permesso la crescita e la strutturazione operativa –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per evitare il ripetersi di episodi come quello accaduto sabato sera 16 febbraio 2019 a Ferrara, restituendo vivibilità e sicurezza alla città, e per contrastare la mafia nigeriana.
(5-01517)


   MIGLIORE, FIANO e SIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che lunedì 18 febbraio 2019 è consumato il terzo omicidio in pochi giorni per traffici legati alla camorra nella periferia di Napoli, tra Caivano e Orta di Atella, dove, è stato ritrovato il cadavere di un uomo, Ferdinando Fenice, già pregiudicato per droga, crivellato da cinque colpi di pistola;

   come è noto, negli ultimi mesi sono stati compiuti una serie di gravi attentati nella provincia di Napoli, dei quali ben 8 contro attività commerciali nella sola città di Afragola, uno dei maggiori centri dell'entroterra napoletano, attentati che testimoniano l’escalation di violenza in atto contro imprenditori e cittadini;

   non si può poi non ricordare l'esplosione di una bomba nel mese di gennaio 2019 contro i locali della famosa pizzeria Sorbillo, nel cuore del centro storico di Napoli, che ha causato danni per migliaia di euro e gettato i residenti nello sconcerto;

   appare dunque sempre più necessario e urgente un intervento forte dello Stato per difendere e sostenere con convinzione e mezzi adeguati gli imprenditori onesti e tutti quei cittadini che quotidianamente si oppongono con il loro lavoro alla mafia e ai traffici illeciti in questi territori –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire un numero di mezzi e di uomini adeguato e atto a ripristinare quanto prima la legalità e il pieno controllo del territorio a Napoli e provincia.
(5-01518)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in base a recenti disposizioni, dal 2019 sarà possibile andare in pensione, maturando i requisiti di 62 anni di età e 38 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 2021;

   non tutte le convenzioni internazionali di sicurezza sociale che l'Italia ha stipulato con i Paesi terzi sono state aggiornate alle reali esigenze della globalizzazione del mercato del lavoro, impedendo pertanto la totalizzazione contributiva per alcune fasce di lavoratori;

   la società occidentale, sempre più globalizzata, presenta lavoratori che spesso hanno prestato il loro servizio fuori dai confini nazionali, un fatto ancor più rilevante per l'Italia che è sempre stata caratterizzata da una considerevole percentuale della popolazione residente all'estero, emigrata per motivi di lavoro, di cui una parte torna nella terra di origine in prossimità dell'età della pensione;

   ci sono lavoratori italiani che hanno versato contributi, oltre che in Italia anche all'estero, avendo lavorato per un periodo della loro vita fuori dai confini nazionali;

   è necessario fornire informazioni chiare ai cittadini italiani che hanno lavorato all'estero –:

   se il Governo intenda fornire delucidazioni, in relazione a quanto esposto, circa la condizione previdenziale dei lavoratori che hanno versato una parte dei loro contributi all'estero.
(4-02295)


   FASSINA e EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la direzione del ristorante Ciao della catena Autogrill ubicato all'interno del centro commerciale Cinecittà Due di Roma, ha recentemente deciso di non rinnovare il contratto di locazione dei locali di esercizio, gettando nella totale incertezza il futuro delle famiglie dei diciannove dipendenti che vi operano;

   la Filcams Cgil di Roma e Lazio è intervenuta sulla vicenda avanzando alla direzione del centro commerciale due formali richieste d'incontro, al fine di verificare se all'interno dei medesimi locali subentri un'altra società e se ricorrano le condizioni per poter procedere, eventualmente attraverso un cambio appalto, all'assunzione dei diciannove lavoratori che a tutt'oggi non hanno nessuna prospettiva di reimpiego;

   di fronte alla totale indifferenza nei confronti dei lavoratori manifestata finora sia da parte della società Autogrill che da parte della direzione del centro commerciale, il suddetto sindacato ha indetto uno stato d'agitazione culminato con una giornata di sciopero e con ulteriori azioni di protesta che si protrarranno ad oltranza, fino a quando non saranno date ai lavoratori interessati risposte certe circa la loro condizione. Nel corso dello stato di agitazione sono stati sensibilizzati anche numerosi clienti del centro commerciale che hanno sottoscritto una petizione a sostegno dei lavoratori interessati;

   l'agitazione dei lavoratori, oltre a essere opportuna, anche giustificata dalle scelte operate negli ultimi anni dalla società Autogrill (leader mondiale nel settore della ristorazione in concessione) che, stante la perdurante crisi che ha investito il settore della ristorazione commerciale (in particolar modo, il canale autostradale), ha avviato una serie di procedure di licenziamento collettivo, a livello nazionale, affiancate da numerose dichiarazioni di esubero, che hanno interessato centinaia e centinaia di lavoratori;

   l'Autogrill spa, nell'ambito di un inaccettabile processo di razionalizzazione che ha coinvolto il complesso delle attività facenti capo alla famiglia Benetton (azionista della società con un controllo pari al 59,3 del relativo capitale), ha recentemente chiuso nella sola città di Roma cinque punti vendita, rispettivamente dentro i centri commerciali di «Parco Leonardo», «La Romanina», «Tor Vergata», «Euroma 2» e «Da Vinci», spesso in maniera improvvisa e senza il necessario preavviso o un adeguato coinvolgimento dei dipendenti e dei delegati sindacali nella fase decisionale;

   visti i trascorsi, è pertanto comprensibile la forte preoccupazione dei lavoratori interessati alla vicenda –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di tutelare i 19 lavoratori richiamati in premessa, anche attivando un tavolo di confronto che coinvolga pienamente le organizzazioni sindacali di riferimento, la proprietà e la dirigenza aziendale, al fine di individuare ogni possibile soluzione volta a evitare ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali.
(4-02298)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei casi di blue tongue registrati nella provincia di Ragusa e il conseguente divieto di movimentazione dei bovini per un raggio di 100 chilometri alla cosiddetta azienda sentinella (aziende scelte per i controlli periodici delle epidemie), si stanno verificando notevoli difficoltà e disagi per il comparto già messo a dura prova dalla crisi in generale;

   la scoperta del nuovo sierotipo denominato «4» per il quale è molto difficile trovare vaccini visto che quelli già in uso per gli altri sierotipi si rivelano inefficaci per il nuovo, crea ancor più problemi agli allevatori ragusani costretti in questa fase a notevoli restrizioni;

   è una situazione che bisogna affrontare subito, considerato che già, molti anni fa, nel 2001, i mercati di movimentazione del bestiame vivo locali subirono contraccolpi tremendi, allorquando si verificò la chiusura definitiva dei mercati settimanali del bestiame della provincia iblea;

   ora la storia si ripete, peraltro, il blocco della movimentazione è stato esteso a dismisura e questo comporta gravi conseguenze economiche; il comparto è schiacciato dalla burocrazia e dalle emergenze e non può subire l'ennesimo duro colpo –:

   se i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, non ritengano necessario e urgente promuovere d'intesa con gli istituti zooprofilattici competenti, un approfondito monitoraggio sull'intero territorio nazionale interessato al problema, al fine di accertare l'effettiva situazione nelle aziende zootecniche e valutare nuove strategie per il contrasto della malattia; se si intendano adottare iniziative per procedere a una deroga al divieto della movimentazione dei bovini, visto che nel territorio della provincia di Ragusa non vi è circolazione virale per il sierotipo 4 da oltre dieci anni; se si intendano mettere in atto tutte le procedure di competenza per dichiarare la Sicilia ufficialmente indenne per quei sierotipi per i quali da oltre due anni non si è rilevata circolazione virale.
(4-02294)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   ANDREUZZA, SALTAMARTINI, CAPITANIO, BAZZARO, BINELLI, COLLA, DARA, PATASSINI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Peg Pérego è un'azienda leader nella produzione di passeggini e prodotti per l'infanzia che, da sempre, rappresenta una eccellenza tutta italiana;

   purtroppo, la globalizzazione e la concorrenza selvaggia di altri marchi, soprattutto nel mercato orientale, ha portato negli ultimi anni una significativa riduzione delle commesse per la storica azienda di Arcore, con conseguente contrazione della produzione ed esuberi del personale: il 2018, in particolare, è stato l'anno peggiore dalla creazione della Peg Pérego con un calo delle vendite di circa il 25 per cento;

   l'azienda ha affrontato anche in passato situazioni difficili dal punto di vista occupazionale, tant'è che già nel 2013 sono stati attivati i contratti di solidarietà, fortemente voluti dalle organizzazioni sindacali e dalla rappresentanza sindacale unitaria interna, per impedire il licenziamento di 105 lavoratori e lavoratrici su 515 allora in forza presso le sedi lombarde;

   l'attuale crisi aziendale e l'imminente scadenza del contratto di solidarietà a marzo 2019 ha creato agitazione tra i lavoratori della Peg Pérego, per la quale si teme un taglio di circa 110 posti di lavoro nella casa madre di Arcore, dove sono attualmente occupati 440 lavoratori, e di 50 posti nella sede di San Donà, su un totale di 170 lavoratori;

   in vista del «devastante» impatto sul settore produttivo dell'intero territorio, il gruppo Lega-Salvini Premier del consiglio regionale della Lombardia ha richiesto al presidente della IV commissione attività produttive un'audizione delle parti sociali e dei vertici della Peg Pérego, anche allo scopo di attivare ogni forma di sostegno, nell'ambito delle competenze regionali, per salvaguardare la storica azienda arcorese, leader nei prodotti per l'infanzia –:

   quali iniziative intenda assumere per salvaguardare la Peg Pérego, azienda che costituisce un'eccellenza del Made in Italy.
(5-01521)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZANELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il codice di autoregolamentazione tv e minori, sottoscritto nel 2002 dalle emittenti tv, è stato recepito nel testo unico di cui al decreto legislativo n. 177 del 2005, con l'obiettivo di migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori, aiutare le famiglie e il pubblico più giovane a un uso corretto della televisione e sensibilizzare i produttori di programmi alle esigenze dei minori;

   al fine di dare piena attuazione alle disposizioni del codice è stato istituito il Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione tv e minori, successivamente ridenominato, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 72 del 2007, Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione media e minori;

   il Comitato, composto da quindici membri effettivi, in rappresentanza, in parti uguali, delle emittenti televisive firmatarie del codice, delle istituzioni, e degli utenti, rappresenta un validissimo esempio, e attualmente ancora uno dei pochi di verifica e controllo delle comunicazioni di massa basato su di un sistema di autoregolamentazione affiancato da una co-regolamentazione legislativa a livello governativo;

   il Comitato verifica, d'ufficio o su segnalazione dei soggetti interessati, le violazioni del codice e, qualora le accerti, adotta una risoluzione motivata e determina, in base alla gravità dell'illecito, le modalità con le quali ne debba essere data notizia. Può, altresì, ingiungere all'emittente di modificare o sospendere il programma indicando, ovvero di adeguare il proprio comportamento alle prescrizioni del codice;

   il Comitato trasmette le determinazioni all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), la quale, ove ne riscontri il caso, assensi della normativa vigente può irrogare sanzioni pecuniarie, sospensive e revocatorie della licenza o dell'autorizzazione a trasmettere;

   le violazioni più spesso rilevate riguardano la violenza, la volgarità, l'offesa alla dignità della persona;

   finalmente, dopo un lungo periodo di inattività in seguito alla decadenza dei membri, nel mese di gennaio 2018 il Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con l'Agcom, ha ricostituito il Comitato, riconoscendone l'evidente importanza e il ruolo cruciale nel controllo della qualità delle trasmissioni. Ciononostante, il Comitato permane in una condizione di assoluta carenza di risorse economiche, peraltro confermata dal Governo nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio 2019 benché non sia stato possibile approvare un emendamento recante una previsione di spesa di 200 mila euro a sostegno delle attività e del funzionamento del Comitato; tale mancanza di risorse rende sempre più difficoltoso l'esercizio delle attività anche essenziali –:

   se il Ministro interrogato ritenga di adottare le iniziative di competenza per prevedere misure di carattere finanziario volte a garantire e supportare l'adeguata attività del Comitato di cui in premessa.
(5-01512)


   FASSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, in forza della legge 30 dicembre 2018, n. 145, articolo 1, comma 686, ha definitivamente escluso il commercio ambulante dagli ambiti applicativi della cosiddetta direttiva Bolkestein (decreto legislativo n. 59 del 26 marzo 2010 ed intesa Stato-regioni del 5 luglio 2012), salvaguardando, in tal modo, tutte le concessioni degli ambulanti attualmente titolari di posteggio nei mercati, nelle fiere e nei posteggi isolati di tutto il Paese;

   il comune di Bologna aveva espletato le procedure dei bandi o selezioni in attuazione della intesa tra Stato e regioni di cui all'articolo 70, comma 5, del decreto legislativo n. 59 del 2010;

   infatti, nonostante le proroghe delle «concessioni in essere» stabilite, fino al 31 dicembre 2018, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 19, e fino al 31 dicembre 2020 dalla legge n. 205 del 2017, il comune di Bologna aveva espletato le suddette procedure in contrasto persino con il parere espresso con atto n. AS 1429 del 12 giugno 2017 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

   a seguito della pubblicazione delle graduatorie definitive dei mercati e delle fiere, con determine dirigenziali del 19 dicembre 2017 e del 23 aprile 2018, risulterebbero esclusi circa 200 operatori titolari di concessioni di posteggio;

   in questi giorni il comune di Bologna – incurante della nuova disposizione introdotta dalla soprarichiamata legge n. 145 del 2018 – sta procedendo al rilascio delle concessioni agli operatori inclusi nelle predette graduatorie sulla base di leggi e intese non più applicabili agli ambulanti;

   inoltre, il rilascio delle concessioni ai soli operatori inseriti nelle graduatorie procurerebbe una perdita della concessione – ovvero del posteggio, e dunque del posto di lavoro – ai circa 200 operatori esclusi dalla assegnazione dei bandi –:

   quali iniziative urgenti, anche normative, intenda intraprendere affinché siano risolte le criticità determinatesi in sede di applicazione della legge n. 145 del 2018 e dunque sia inibito il rilascio delle concessioni sulla base di norme non più vigenti per gli ambulanti e siano inoltre salvaguardati i diritti dei circa 200 operatori che altrimenti perderebbero ogni diritto a esercitare nei posteggi di cui sono tuttora titolari nelle fiere e nei mercati della città di Bologna;

   quali iniziative di competenza intenda assumere con riferimento alla situazione di tutti gli altri comuni che hanno espletato i bandi e leso i diritti di circa altri 100 operatori ambulanti dell'Emilia-Romagna e che a seguito di ciò avrebbero perso le loro concessioni e i loro posteggi nei comuni di Rimini, Riccione, Cervia, Imola, Barricella, Granarolo dell'Emilia-Romagna, Budrio, Castenaso, Malabergo, Minerbio e Morciano.
(5-01514)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-01204, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tripiedi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori: interrogazione a risposta orale Bergamini n. 3-00450 del 22 gennaio 2019;

  interrogazione a risposta scritta Capitanio n. 4-02177 del 6 febbraio 2019;

  interrogazione a risposta immediata in Commissione Bazzaro n. 5-01476 del 13 febbraio 2019.