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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 15 febbraio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    per i titolari di una patente di guida non comunitaria è possibile guidare veicoli cui la patente abilita fino ad un anno dalla data di acquisizione della residenza;

    il Governo ha concluso nel corso del tempo una serie di accordi con diversi Stati per il riconoscimento e la conversione reciproca della patente;

    la conversione senza esami è possibile solo qualora la patente estera è stata conseguita prima di acquisire la residenza in Italia;

    la conversione senza esami è possibile qualora il titolare della patente è residente in Italia da meno di quattro anni al momento della presentazione della domanda, mentre chi è residente da più di quattro anni dovrà sostenere l'esame di revisione;

    non possono essere convertite patenti estere ottenute per conversione di altra patente estera non convertibile in Italia;

    il Governo ha già concluso accordi di riconoscimento reciproco in materia di conversione delle patenti di guida con alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica;

    gli esami di teoria e di guida della Federazione russa sono molto simili a quelli che si tengono in Italia e la segnaletica stradale verticale e orizzontale della Federazione russa è pressoché identica a quella presente nel codice stradale italiano,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative necessarie al fine di concludere un accordo con la Federazione russa sul riconoscimento reciproco in materia di conversione delle patenti di guida, in modo da facilitare la vita degli italiani residenti in Russia e dei russi in Italia.
(7-00183) «Comencini, Formentini, Grimoldi, Billi, Caffaratto, Coin, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Ribolla».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la grave crisi in cui versano da tempo la pastorizia ed il comparto ovino e caprino italiano, richiede con urgenza misure concrete ed interventi strutturali;

    i recenti accadimenti in Sardegna evidenziano il grave stato di sofferenza in cui versa il settore, che rappresenta un asse portante per l'economia sarda non solo dal punto di vista economico, occupazionale ed imprenditoriale, ma anche per la valorizzazione e tutela dei prodotti del territorio e per l'impatto positivo a beneficio di tutta la comunità;

    la Sardegna rappresenta ormai l'area di riferimento nazionale per quanto riguarda il mercato del latte ovi-caprino e dei suoi derivati, con particolare riferimento al pecorino romano: nell'isola si stima, infatti, una produzione complessiva di 300 mila tonnellate di latte ogni anno e oltre 380 mila quintali di prodotti caseari;

    il prezzo attualmente remunerato all'allevatore di circa 60 centesimi al litro, difficilmente riesce a coprire i costi di produzione e di gestione; questo rischia di mettere in ginocchio un sistema costituito da oltre 12 mila aziende agropastorali presenti in Sardegna, in cui si trova il 40 per cento delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60 per cento alla produzione di pecorino romano (Dop);

    la campagna di produzione di pecorino romano, che utilizza per la sua realizzazione in gran parte latte ovino di provenienza sarda, nel 2018 si è chiusa con oltre 330.000 quintali di prodotto, produzione ben lontana dal tetto di autoregolamentazione fissato dal consorzio di tutela (280.000 quintali); tale quantitativo è rapportato alle reali possibilità di consumo che sono state quantificate dal consorzio stesso in 250.000 quintali di prodotto stagionato (137.000 quintali destinati al mercato statunitense, 51.000 al mercato comunitario, 50.000 al mercato italiani e altri 12.000 verso altre aree del mondo);

    come dimostra la storia produttiva del pecorino romano, ogniqualvolta l'offerta si è discostata in termini rilevanti dalla domanda, il prezzo del formaggio è calato, e conseguentemente quello del latte alla produzione;

    andando a ritroso negli anni, si può verificare che quando si sono prodotti 384.314 quintali (annata 1994-1995) o 381.836 quintali (annata 2003-2004) il prezzo del latte è sceso a 0,51 euro/litro a valori attuali. Quando per tre annate consecutive (2011/2012 - 2012/2013 - 2013/2014) si è registrata una produzione, rispettivamente, di 254.530 quintali, 247.780 quintali e di 241.170 quintali, con una media pertanto, nel triennio, di 247.827 quintali, il prezzo del pecorino romano ha raggiunto la sua quotazione storica toccando i 9,50 euro/Kg. Davanti all'impennata produttiva dell'annata 2014-2015, che ha registrato il dato di 301.650 quintali, poi diventati 356.324 nell'annata 2015-2016, dati attutiti nella passata annata 2016-2017 con 278.557 quintali, il prezzo ha iniziato a manifestare una flessione negativa (5,13 euro/Kg nei primi mesi del 2017 risalendo a 7,70 a febbraio 2018 per poi ricadere ai 6,60 prezzo minimo mercato di Milano alla data odierna – Fonte CLAL);

    sarebbe pertanto utile da parte dell'Ineq, organismo di certificazione del pecorino romano, rendere pubblici i dati certificati o, quanto meno, averne visione, sia pure come dato provvisorio, dal Consorzio di tutela, ripristinando la pubblicazione dei dati mensili di produzione e delle differenze percentuali rispetto all'annata precedente;

    non sono stati mai definiti e comunicati i limiti produttivi dei caseifici sardi ai quali spetta valutare e stabilire quanto latte trasformare, quali formaggi produrre ed in quali quantità, in funzione della propria organizzazione commerciale. Il tema della programmazione produttiva resta quindi elemento essenziale per giungere a una maggiore solidità del comparto;

    tra le criticità più rilevanti del settore si segnalano: (a) l'estrema volatilità del prezzo del latte, e la sussistenza di un prezzo di vendita spesso non sufficiente a coprire i costi di produzione; (b) un sistema produttivo frammentato e sottocapitalizzato con limitate capacità di adattamento alle evoluzioni del mercato;

    il mancato riconoscimento di una congrua remunerazione del latte ovino e caprino e l'acquisto da parte di imprese di trasformazione sarde di materia prima di provenienza comunitaria, utilizzata anche per realizzare formaggi e prodotti a marchio sardo, hanno contribuito ad innescare una dura reazione dei pastori che rischia di degenerare in una protesta di cui è difficile prevedere le conseguenze;

    la crisi del comparto potrebbe determinare un ulteriore effetto sulla solidità di tali imprese, disincentivando gli investimenti e causando l'abbandono degli allevamenti in molte zone rurali, con pesanti ricadute sul fronte sociale e ambientale;

    negli anni scorsi, in relazione ad eventi straordinari e crisi di settore, il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha adottato misure puntuali di sostegno come nel caso del Grana Padano dop (a pasta dura), dell'Asiago pressato e del Provolone Val Padana dop (a pasta tenera). Ad esempio, nel 2017 si verificò un'analoga situazione per cui il prezzo del latte ovino scese a 60 centesimi al litro a allora furono adottate delle misure, come gli aiuti diretti agli allevatori e l'introduzione del pegno rotativo, al fine di fare accedere più agevolmente i produttori a strumenti di finanziamento bancari;

    l'articolo 62, comma 2, del decreto-legge n. 1 del 2012 vieta qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese, ad esempio: qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione;

    le comunità e le istituzioni locali osservano l'aggravarsi della condizione delle imprese del comparto agro-pastorale, che lede la dignità del lavoro, vanifica tutti gli sforzi rivolti a combattere lo spopolamento e la desertificazione produttiva delle aree rurali e mette a rischio la tenuta, la coesione sociale e l'ordine pubblico; le istituzioni locali necessitano di adeguato sostegno rispetto alle politiche di sviluppo locale intraprese, e nella attività di mantenimento e promozione della legalità e di prevenzione di azioni violente e incontrollate, atti vandalici e danneggiamenti a beni mobili ed immobili pubblici e privati;

    la crisi delle aziende agropastorali sarde rischia di provocare ripercussioni anche in altre regioni italiane, con particolare riferimento a Toscana e Lazio, dove la zootecnia ovicaprina è uno dei settori trainanti dell'economia locale,

impegna il Governo:

   ad adottare con urgenza le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, per richiedere all'autorità garante della concorrenza e del mercato un'indagine conoscitiva in relazione alle pratiche sleali di mercato;

   ad adottare politiche, iniziative e un patto di filiera per agevolare relazioni contrattuali che assicurino alla componente allevatoriale prezzi all'origine congrui, in grado di coprire i costi produttivi sostenuti e garantire margini di redditività economicamente sostenibili, al fine di ridare vitalità, sicurezza e slancio ad un comparto essenziale del sistema socio-economico italiano;

   ad adottare iniziative per la creazione di un «fondo latte ovino», che possa contare su una copertura di almeno 25 milioni di euro, e un «patto di filiera per il pecorino»;

   ad intraprendere tutte le iniziative istituzionali necessarie a riattivare presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo un tavolo tecnico fra pastori, organizzazioni di categoria, cooperative di produttori e industriali per affrontare l'emergenza sarda e per arrivare a interventi immediati di ristoro per gli allevatori e, soprattutto, a un piano di settore che preveda misure condivise per migliorare le condizioni di produzione, con una nuova articolazione e differenziazione delle opportunità di mercato;

   ad assumere iniziative in ambito comunitario volte a gestire l'attuale situazione di emergenza e ad individuare, nell'ambito della nuova Pac 2021-2027, misure incentivanti a sostegno del sistema agropastorale e strumenti efficaci per fronteggiare le emergenze di mercato;

   ad incentivare il sistema produttivo, al fine di indirizzarlo verso un sistema di gestione manageriale e moderno, per rispondere in modo adeguato e strutturale alle sfide derivanti dall'andamento dei mercati mondiali, e alla evoluzione legislativa europea, nazionale e regionale;

   a promuovere misure volte ad agevolare l'accesso al credito per le imprese agro-pastorali e la riformulazione dei piani di restituzione dei crediti già in essere, utilizzando anche i relativi strumenti con la condivisione degli istituti di credito (Medio credito centrale), al fine di accompagnare tali imprese in un percorso di maggiore solidità e strutturazione;

   a sostenere e a promuovere iniziative di valorizzazione e di tutela di produzioni casearie di qualità della tradizione locale, in grado di diversificare l'offerta commerciale nei mercati nazionali ed internazionali e di evitare di dover essere soggetti alle ricadute derivanti dalla fluttuazione di un unico prodotto e mercato di riferimento;

   ad adottare iniziative per istituire una zona franca rurale rivolta soprattutto a pastori, allevatori e agricoltori con una detassazione sul modello di quella prevista per la zona franca urbana per 5/10 anni e in particolare modo rivolta alle nuove generazioni che si insediano in ambito rurale e in agricoltura.
(7-00182) «Gadda, Frailis, Gavino Manca, Mura, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Edizioni Salernitane s.r.l. (editrice del quotidiano «la Città») annuncia, nei giorni scorsi, un piano di quattro licenziamenti che è l'ultimo atto di un progetto che appare volto allo smantellamento dell'attuale redazione composta da tredici giornalisti;

   il Comitato di redazione ha espresso parere contrario a ogni ipotesi di licenziamento e ha ribadito che i tagli non trovano alcun fondamento nei dati contabili e che negli ultimi due anni i giornalisti hanno acconsentito a enormi sacrifici economici che hanno permesso all'azienda cospicui risparmi sul costo del personale;

   a fronte di ciò l'azienda ha continuato ad avere atteggiamenti dubbi, drenando risorse in favore di progetti editoriali riferibili ad altre sigle societarie. I licenziamenti paiono all'interrogante esser frutto di un progetto avviato nel 2017 con la cessione della testata a una società fiduciaria;

   nel corso della vertenza i giornalisti, a quanto risulta all'interrogante, hanno contestato più volte i conti presentati dall'azienda;

   chiarimenti sono stati chiesti anche sul dichiarato aumento dei costi del personale, a giudizio dell'interrogante evidentemente incompatibili con i tagli salariali applicati in virtù del contratto di solidarietà e del precedente accordo su domenicali e festivi, appare incomprensibile anche il dichiarato aumento del passivo rispetto alla gestione del precedente editore, vista la politica di tagli che ha riguardato non solo i salari ma anche i servizi, come la disdetta di tutti gli abbonamenti con le agenzie di stampa. A tutto ciò non c'è stata nessuna risposta;

   in circa due anni di gestione, Edizioni Salernitane si è resa protagonista di svariati passaggi societari che sollevano molti dubbi sulla reale volontà di portare avanti l'azienda. Si inizia con atto notarile del 25 ottobre 2016 con cui il gruppo Espresso ha venduto a Edizioni Salernitane srl il ramo d'azienda «La Città» di Salerno;

   nel contratto preliminare gli acquirenti si impegnavano a non trasferire il ramo di azienda e a non cambiare composizione societaria almeno per un anno. Invece entrambe le cose sono accadute in pochi mesi;

   che vi sia stato un piano di smantellamento risulta confermato da ciò che è accaduto il 12 febbraio 2019 quando i giornalisti, al rientro dopo uno sciopero, avrebbero trovato i locali della redazione chiusi e nello stesso giorno, dopo poche ore, hanno ricevuto la lettera della proprietà con cui comunicava lo scioglimento volontario anticipato della società Edizioni Salernitane S.r.l. e la sospensione delle pubblicazioni della testata giornalistica «la Città» con conseguente interruzione di tutti i rapporti di lavoro in essere con 21 lavoratori –:

   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare la salvaguardia degli attuali posti di lavoro, anche attraverso l'avvio immediato di un tavolo istituzionale nel quale siano presenti anche tutte le rappresentanze sindacali sia nazionali che regionali interessate.
(4-02282)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia le carenze infrastrutturali determinano un alto costo dei trasporti, minando alla radice la competitività del sistema economico e produttivo regionale;

   l'attuale situazione economico – sociale dimostra evidenti segnali di peggioramento determinando ulteriori gravi contrazioni, con conseguente chiusura di impianti e una continua crescita della disoccupazione quale fenomeno già largamente diffuso;

   molte aziende, dal settore agroalimentare alla meccanica, sono costrette a smantellare acutizzando la preoccupazione per il futuro e l'insicurezza sociale;

   l'emergenza industriale sta interessando la chimica come la metallurgia, l'agroindustria e la meccanica –:

   se il Governo intenda porre in essere tutte le iniziative di competenza necessarie per ridurre, in particolare, i costi dell'energia e dei trasporti tramite la predisposizione di adeguate reti infrastrutturali;

   se il Governo intenda dare piena e tempestiva attuazione all'intesa istituzionale di programma, che si articola in accordi di programma-quadro specifici nei settori dell'energia, della scuola e della formazione, della viabilità stradale, dei trasporti ferroviari e dell'agroalimentare;

   se si intenda attuare, come più volte annunciato, un programma di ricerca e di innovazione tecnologica finalizzato alla nascita di nuove imprese e alla crescita competitiva e dimensionale di quelle esistenti;

   se si intenda realizzare un piano organico di investimenti per ammodernare la maglia viaria e ferroviaria principale e quella di collegamento ai porti e agli aeroporti;

   se si intendano adottare iniziative per individuare congrue risorse finanziarie volte a rafforzare l'integrazione delle fonti di finanziamento ordinarie, nazionali, regionali e comunitarie.
(4-02274)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERANTONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 91 del 2014 cosiddetto «decreto competitività», recante «Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea», (convertito dalla legge n. 116 dell'11 agosto 2014) è intervenuto in maniera significativa in materia ambientale, prevedendo l'equiparazione tra zone militari e zone industriali in riferimento alle soglie di inquinamento;

   in particolare, con l'articolo 13 sono state inserite nel codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni) disposizioni che hanno parificato le «aree dove si svolgono esercitazioni militari» ai siti industriali, per i quali sono previste soglie di inquinamento fino a 100 volte più elevate, mentre prima nelle zone militari le soglie erano notevolmente più basse e dunque la tutela del bene giuridico «ambiente» significativamente più intensa. Ciò significa che decine di migliaia di ettari occupati da poligoni militari, campi di addestramento e caserme in cui per decenni si sono svolte attività fortemente inquinanti vengono equiparati ora ad aree industriali, per le quali la legge prescrive soglie di contaminazione molto più elevate. Ed invero, il decreto impone di misurare il grado di avvelenamento delle aree militari considerandole alla stregua dei siti industriali, facendo riferimento ai limiti della colonna B della tabella relativa alle soglie di contaminazione dei suoli prevista dal codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), e non già alla colonna A, quella con i limiti per le aree residenziali e a verde;

   a titolo esemplificativo, basti pensare che nelle aree a verde o in quelle residenziali la soglia per il cobalto è 20 mg/kg, mentre per le aree industriali è 250 mg/kg, più di 10 volte. Così come il benzopirene, o per la sommatoria dei composti policiclici aromatici – tra cui diversi tossici e cancerogeni, come etilbenzene, stirene, toluene e xilene – il cui limite per le aree industriali è più alto di addirittura 100 volte (1 mg/kg contro 100 mg/kg). Il benzene, cancerogeno di prima classe per l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), ha un limite più alto di venti volte (0,1 mg/kg contro 2 mg/kg) e rappresenta uno dei 113 agenti cancerogeni più pericolosi al mondo. Per il tetracloroetilene, un altro sospetto cancerogeno e tossico per il fegato, il limite è 40 volte più alto. Lo stagno potrà avere una concentrazione nel suolo fino a 350 volte superiore, mentre potranno essere centuplicati i valori dei cianuri (da 1 a 100 mg/kg). I fluoruri anziché essere contenuti entro i 100 mg, potranno arrivare fino a 2000 mg per chilogrammo, ovvero 20 volte in più;

   a ciò si aggiunga il fatto che il decreto ha previsto, altresì, la possibilità di aumentare gli scarichi in mare dei cosiddetti «solidi sospesi totali», ossia quelle sostanze non disciolte presenti nelle acque di scarico. Ciò a beneficio di impianti industriali di grandi dimensioni come acciaierie, centrali elettriche e a carbone, cementifici, raffinerie, ma anche di stabilimenti chimici, rigassificatori e inceneritori, nel senso che più si produce e più alto sarà il quantitativo che potrà essere scaricato in mare rispetto a quanto previsto precedentemente dal codice dell'ambiente;

   parrebbe, quindi, che l'equiparazione dei valori consentiti a quelli delle aree industriali sia la soluzione al problema delle bonifiche, assai impegnative dal punto di vista economico, di guisa che i livelli di inquinamento tollerati – pur interessando coste, boschi e zone di macchia mediterranea (come a Capo Teulada in Sardegna o a Monte Romano nel Lazio) – potranno essere notevolmente più alti rispetto ad aree verdi o residenziali;

   equiparare le aree militari alle aree industriali, per quanto concerne l'inquinamento, significa peraltro bloccare l'avvio della smilitarizzazione prevista per alcuni siti, costringendo a un inquinamento sine die le popolazioni dei siti interessati, già private dei terreni per lavorare e costrette a convivere forzatamente con frequenti e svariate operazioni militari –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale questione e se intendano assumere iniziative al fine di ovviare alla grave situazione descritta.
(5-01500)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sul quotidiano «La Nazione» del 14 febbraio 2019, in un articolo pubblicato nelle pagine della cronaca di Prato, viene riportato l'importante lavoro svolto dai carabinieri del gruppo forestale di Prato;

   le criticità del territorio della provincia di Prato sono dimostrate anche dal fatto che nel 2018 i controlli sono stati 700 di cui ben 379 per la tutela del territorio, 122 in difesa della fauna, 34 della flora, e ben 107 controlli effettuati su discariche e rifiuti;

   riguardo ai controlli ambientali, sono stati 38 i reati perseguiti e 26 le persone denunciate per discariche abusive e gestione illecita o abbandono di rifiuti;

   nel territorio ci sono troppe discariche sparse in varie parti della città, e il comandante del gruppo carabinieri forestali di Prato, Giampiero Rutili, ha ricordato che il territorio pratese presenta diverse criticità e che quelli che impegnano di più sono i reati in materia ambientale. Soprattutto nel distretto industriale c'è una grossa produzione di rifiuti speciali il problema dell'abbandono è particolarmente diffuso –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per consentire maggior controllo e prevenzione degli illeciti nel territorio della provincia pratese, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti ambientale e se non si ritenga di valutare un rafforzamento dell'organico dei carabinieri del gruppo forestale di Prato.
(4-02277)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA e D'IPPOLITO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il sud, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, l'area industriale Asi (ex Sir) di Lamezia Terme è stata sottoposta a vincolo paesaggistico con decreto ministeriale 7 luglio 1967, in attuazione delle previsioni di cui alla legge 29 giugno 1939, n. 1497, in quanto ambito di particolare rilevanza paesaggistico-ambientale;

   successivamente all'apposizione di tale vincolo, l'intera area veniva interessata da rilevanti modificazioni infrastrutturali per la realizzazione di una delle più grandi aree industriali del Mezzogiorno, un evento che comportò un largo malumore tra gli agricoltori, cui furono espropriati i terreni e di conseguenza si impedì il prosieguo delle attività agricole che stavano sfruttando la fertilità dei terreni;

   in particolare, fu eretto il pontile Sir, che tuttavia non fu mai messo in funzione; crollò nell'ottobre 2012, senza che mai alcuna nave vi avesse attraccato, e oggi il rudere giace abbandonato, utilizzato solo da alcuni pescatori. Si tratta di un ecomostro che inquina, anche da «cadavere», il litorale circostante;

   vista la situazione di fatiscenza e di abbandono, l'area in questione necessiterebbe di un progetto di bonifica integrale per evitare il verificarsi di ulteriori danni all'ambiente oltre che per il ripristino del decoro della zona;

   in data 7 novembre 2014, fu depositata nella XVII legislatura l'interrogazione n. 4-06789, riguardante la bonifica integrale dell'area ex SIR a Lamezia Terme senza aver avuto risposta da parte dei ministri interessati;

   in merito al vincolo paesaggistico, sussistono forti pressioni volte a sopprimere il vincolo medesimo sull'area; a tal riguardo è stata presentata l'interrogazione n. 4-06789 nonostante, nella XVII legislatura, il Ministro per i beni e le attività culturali pro tempore rispondesse all'atto n. 4-08433: «l'art. 145 del codice dei beni culturali e del paesaggio, contempla, al comma 3, il principio di “prevalenza dei piani paesaggistici” sugli altri strumenti urbanistici e, quindi, anche sui piani regolatori dei consorzi con valenza di piani territoriali di coordinamento. Il vincolo paesaggistico in questione (decreto ministeriale 7 luglio 1967 relativo all'allora comune di Sant'Eufemia Lamezia), non costituisce un “vincolo inibitorio (...), che determina prolungati ed irragionevoli ritardi per la realizzazione di opere infrastrutturali e per l'insediamento di nuove attività produttive”, come asserito dall'interrogante, bensì ha permesso, nel tempo, diversi interventi ritenuti non contrastanti con le esigenze di tutela del bene paesaggistico tutelato, senza costituire, per definizione, un impedimento alle possibilità di sviluppo del territorio»;

   tali pressioni destano preoccupazione; l'abbattimento del vincolo potrebbe comportare ulteriore sfregio a un'area di rilevante interesse paesaggistico-ambientale, vista la presenza nelle vicinanze di un'area Sic (Dune dell'Angitola) già tanto martoriata; andrebbe presa in considerazione l'ipotesi di favorire scelte produttive esclusivamente di supporto all'agricoltura, vero motore trainante dell'intero territorio in maniera da attenersi al quadro territoriale regionale paesaggistico che identifica l'area come territorio agricolo di pregio nel quale è possibile produrre più del 50 per cento dei prodotti con certificazioni Igp e Dop dell'intera regione;

   nel periodo autunnale numerose specie di grandi uccelli migratori soggiornano presso gli acquitrini formati dalla pioggia, in quanto è una zona umida naturale, congiunzione tra i Sic Palude dell'Imbutillo e Laghi La Vota. L'auspicio è che vengano avviate al più presto le procedure per l'inserimento dell'intera area nell'elenco delle zone di protezione speciale –:

   se non ritengano opportuno mantenere il vincolo paesaggistico istituito con decreto ministeriale 7 luglio 1967 nonché adottare le iniziative di competenza per avviare le procedure per l'inserimento dell'area nell'elenco delle zone di protezione speciale per la conservazione e la gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori;

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza e di concerto con la regione Calabria, affinché venga superato il conflitto tra enti richiamato già nell'interrogazione n. 4-06789 presentata nella scorsa legislatura, così da elaborare un progetto comune Stato-regione volto alla bonifica integrale dell'area ex Sir a Lamezia Terme, evitando ulteriori danni all'ambiente e ripristinando il decoro della zona che, attualmente, giace all'ombra dell'ennesimo «ecomostro» italiano, nonché da valorizzare gli aspetti culturali, economici, turistici e agricoli della zona.
(4-02279)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane spa è una società partecipata del Ministero dell'economia e delle finanze che, direttamente e tramite Cassa depositi e prestiti, detiene circa il 60 per cento del capitale dell'azienda;

   il 16 maggio 2016 sarebbe avvenuto nei locali dell'ufficio delle Poste Italiane di Viareggio un grave episodio di discriminazione e di violenza verbale ai danni del dipendente M. F. che svolgeva la mansione di portalettere;

   all'interno dei locali in cui si svolgevano le attività lavorative, la signora R. P. dipendente addetta alla sezione Posta Registrata, avrebbe rivolto al M. F., in tono dispregiativo e violento, offese a sfondo razziale;

   al grave episodio assisteva anche la signora I. T., con mansione di responsabile dei portalettere dell'ufficio postale di Viareggio, la quale ha confermato i fatti sopracitati;

   l'episodio descritto, purtroppo, non sarebbe il primo che si è verificato nel luogo di lavoro e ai danni di M. F. da quando lo stesso è dipendente nella stessa sede delle Poste Italiane, ovvero dal 2011;

   il signor M. F. sarebbe già stato infatti, in altre due occasioni, oggetto di epiteti e offese a sfondo razziale provenienti, in entrambi gli episodi, da propri colleghi nello specifico. Tali episodi sono stati segnalati tempestivamente e dettagliatamente dallo stesso M. F. alla sede competente dell'azienda R.A.M. 2 (Recapito Area Manager di Livorno), senza però ricevere alcuna risposta ufficiale dai responsabili degli Poste Italiane s.p.a. della regione Toscana;

   gli episodi descritti rientrano pienamente nella categoria di violenza sul luogo di lavoro, essendo compreso in tale definizione qualsiasi atto che degrada, umilia o danneggia il benessere o la dignità di una persona, anche qualora si utilizzino espressioni verbali (come dispone l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, EU-Osha 2011);

   secondo quanto statuito nell'accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro, firmato il 25 gennaio 2016 tra Confindustria, Cigl, Cisl e Uil, i comportamenti violenti e/o molesti devono essere denunciati e, datori di lavoro e lavoratori, «hanno il dovere di collaborare al mantenimento di un ambiente di lavoro in cui sia rispettata la dignità di ognuno e siano favorite le relazioni interpersonali, basate su principi di uguaglianza e di reciproca correttezza»;

   l'uso di espressioni offensive ed umilianti, utilizzate sul luogo di lavoro ed in presenza di altri dipendenti, perfeziona la condotta aggressiva verbale attiva diretta, atta ad umiliare ed offendere qualcuno in pubblico mediante l'utilizzo di determinate espressioni particolarmente ingiuriose –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di prevenire tali gravissimi episodi e rispettare e tutelare la dignità dei lavoratori, nel pieno rispetto del citato accordo quadro, vittime di comportamenti violenti o molesti nei luoghi di lavoro.
(5-01501)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è attualmente in fase di realizzazione la nuova sede del comando provinciale dei vigili del fuoco della provincia di Barletta-Andria-Trani (Bat);

   tale opera è frutto dell'intesa tra prefettura della Bat e il dipartimento dei vigili del fuoco, siglata il 28 marzo 2017, con cui il Ministero dell'interno ha reso disponibili i fondi, 11.900.000 euro, necessari alla costruzione;

   il 24 aprile 2017 è stato siglato l'accordo tra comando centrale dei vigili del fuoco e Agenzia del demanio a seguito del quale comune di Barletta ha ceduto al Demanio l'area e gli immobili in disuso dell'ex Mattatoio;

   nel mese di settembre 2018 il dipartimento dei vigili del fuoco ha appaltato l'incarico per la progettazione definitiva ed esecutiva dell'opera e, a seguito di incontro formale presso la prefettura della Bat, ha sottoscritto una bozza di atto esecutivo con cui si trasferiscono i fondi all'Agenzia del demanio, assegnandole il compito di stazione appaltante;

   ad oggi la direzione centrale dell'Agenzia del demanio ancora non si è pronunciata sull'atto esecutivo, rendendo necessaria la locazione di strutture prefabbricate, per una superficie complessiva di circa 1.000 metri quadrati da posizionare nell'area in cui sarà realizzato il nuovo comando, anche in previsione dell'incremento di organico derivante dall'istituzione del comando della Bat –:

   se il Governo sia a conoscenza della procedura sommariamente descritta e dei motivi che ostano al rilascio del citato parere da parte della direzione centrale dell'Agenzia del demanio;

   se e in quali termini i Ministri interrogati intendano procedere per garantire la più celere realizzazione della sede del comando dei vigili del fuoco della Bat assicurando la piena operatività di uomini e mezzi.
(4-02275)


   ROSATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, recante il testo unico recante la disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, individua i prodotti cui è applicata l'aliquota al 4 per cento;

   in particolare, al numero 20) sono indicati i «mangimi semplici di origine vegetale; mangimi integrati contenenti cereali o relative farine o zucchero», ma allo stesso tempo alla parte III della medesima tabella, relativa ai prodotti assoggettati all'aliquota al 10 per cento, ai numeri 90) e 91) sono indicati «foraggi melassati o zuccherati; altre preparazioni del genere di quelle utilizzate nell'alimentazione degli animali» e «prodotti di origine vegetale del genere di quelli utilizzati per la nutrizione degli animali, non nominati né compresi altrove»;

   alcune categorie di settore hanno segnalato una difficoltà nella corretta applicazione delle norme, in quanto la classificazione utilizzata non apparirebbe sufficientemente chiara;

   data la specificità del settore dell'apicoltura, non è chiaro se i prodotti con zucchero, glucosio e acqua, se dichiaratamente destinati al nutrimento delle api, siano ascrivibili a uno dei generi della parte II della tabella;

   non è altresì chiaro, se rientrino nella medesima parte II anche i prodotti con zucchero, glucosio ed acqua, dichiaratamente destinati al nutrimento delle api, se additivati di polifenoli nella misura di 5mg/kg o se additivati di proteine del lievito nella misura del 4 per cento;

   a parere dell'interrogante, tutti questi prodotti sarebbero ascrivibili alla parte II della tabella, in quanto «mangimi integrati» e non alla parte III della tabella, in quanto non sono definibili come «foraggio»;

   occorre chiarire la corretta interpretazione dell'aliquota applicabile per la cessione di mangimi per api come descritti in premessa –:

   se i Ministri interrogati condividano l'interpretazione secondo la quale i prodotti destinati al nutrimento delle api, come descritti in premessa, rientrino nella categoria di cui al numero 20), parte II, della Tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633.
(4-02276)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIANCOFIORE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 febbraio 2019 la procura generale di Brescia ha dato parere positivo alla richiesta di grazia presentata dall'ex terrorista altoatesino, Heinrich Oberleiter – attualmente pare in possesso di passaporto austriaco – accusato, insieme ad altri complici soprannominati «Pustertaler Baum», degli attentati col tritolo avvenuti tra il 1966 e il 1967 dove hanno perso la vita finanzieri in servizio, il carabiniere Vittorio Tiralongo e altri sei carabinieri sono stati feriti gravemente;

   Oberleiter e i suoi complici, Sepp Forer, Siegfried Steger e Heinz Oberlechner, furono condannati a ben due ergastoli;

   Heinrich Oberleiter non ha mai scontato un giorno di carcere per i suoi reati di sangue bensì ha sempre goduto delle coperture dell'Austria che ha negato la sua estradizione;

   il Governo si è impegnato per l'estradizione e l'arresto del terrorista Cesare Battisti e ha dichiarato di impegnarsi anche per assicurare altri terroristi residenti all'estero alle patrie galere;

   Italia e Austria hanno firmato la clausola liberatoria del 1992 secondo la quale lo Stato austriaco non avrebbe più interferito sulle questioni interne altoatesine riconosciute afferenti lo Stato italiano e tra i due Stati dell'Unione europea sussiste accordo di estradizione –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per estradare l'ex terrorista Heinrich Oberleiter e tutti i suoi complici coinvolti – ancora in vita – nei suddetti attentati;

   quale posizione il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, dopo il parere positivo della procura di Brescia in merito alla concessione della grazia per l'ex terrorista, che in un suo libro «c'è sempre una strada» sollecitava a disconoscere lo Stato italiano e a combattere la presenza italiana in Alto Adige, con ogni mezzo.
(4-02283)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ORFINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente della Repubblica, in data 27 gennaio 2017, è stato sciolto il consiglio comunale di Scafati (SA), ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, su proposta del Ministro dell'interno;

   con il medesimo decreto la gestione del comune di Scafati è stata affidata, per la durata di 18 mesi, ad una commissione straordinaria, la cui composizione è stata successivamente modificata con decreto del Presidente della Repubblica del 9 aprile 2018;

   la suddetta commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta e al sindaco, nonché ogni altro potere e incarico connesso alle medesime cariche;

   l'Acse (azienda comunale servizi esterni Scafati) è una società nata nel 2000 nell'ambito del quadro di modalità di gestione dei servizi pubblici delineato dalla legge n. 142 del 1990 ed è controllata dal comune di Scafati, in veste di socio azionista unico;

   il Partito Democratico della città di Scafati ha più volte segnalato i disservizi nella gestione dei rifiuti e sollevato dubbi sul funzionamento dell'Acse spa, in termini di attività amministrativa e di trasparenza, da ultimo con la comunicazione del 19 dicembre 2018;

   la Cgil di Salerno ha portato all'attenzione del commissario straordinario del comune di Scafati alcuni comportamenti di dubbia correttezza assunti dalla suddetta società nei confronti di alcuni dei suoi operatori;

   in data 17 dicembre 2018, tra i relatori a una iniziativa sui rifiuti organizzata nel circolo PD di Scafati è intervenuto un ingegnere dell'Acse, che in seguito è stato licenziato dalla stessa società;

   nel corso di tale iniziativa del Partito Democratico, tutti gli interventi dei relatori ed i volti del pubblico sono stati ripresi da un giovane qualificatosi come giornalista;

   tale soggetto, come riportato dal quotidiano La città di Salerno in data 1 gennaio 2019, si è poi rivelato essere un investigatore privato assunto dal dottor Daniele Meriani, amministratore unico dell'Acse, «in accordo con la commissione straordinaria», come lui stesso ha precisato in una dichiarazione pubblicata sul quotidiano Il Mattino in data 20 gennaio 2019 –:

   se il Ministro interrogato ritenga di attivare verifiche, per quanto di competenza, circa la correttezza dell'operato della Commissione straordinaria del comune di Scafati con riferimento alla vicenda relativa all'assunzione di un investigatore privato da parte della società Acse che ha portato a utilizzare risorse pubbliche per riprendere una iniziativa svolta nella sede di un Partito politico
(4-02280)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PENNA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il supplemento culturale del Sole24Ore di domenica 16 dicembre 2018 fa menzione, a pagina 29, nel corsivo dal titolo «Un piffero di divulgazione», di un progetto volto a realizzare in Italia un prodotto per la divulgazione e la comunicazione scientifica con il marchio di Springer Nature, battezzato «Nature Italia», laddove prodotti analoghi sono già stati attivati da Springer Nature in altri Paesi, come Nature India (https://www.natureasia.com/en/nindia/) e Nature China (http://www.naturechina.com/) ed in entrambi i casi i portali funzionano principalmente come vetrine di auto-promozione e i contenuti non passano attraverso un processo di revisione fra pari (la cosiddetta peer review), lasciando assoluta discrezione agli editor nella scelta degli articoli da promuovere;

   da un documento prodotto dall'editore Springer Nature si evince che sarebbe in corso una negoziazione tra il suddetto editore e qualche istituzione italiana per la ricerca e la formazione per realizzare un portale di divulgazione scientifica;

   non è specificato nel documento chi sia l'ente in questione, ma potrebbe trattarsi della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), giacché nell'ultimo resoconto di assemblea disponibile al pubblico (https://www.crui.it/resoconto-del-21-giugno-2018.html), è presente un rapido passaggio fra le comunicazioni del presidente in cui si informa l'assemblea dell'esistenza di un progetto dell'editore dallo stesso titolo;

   non è specificato nel documento se e quanto la Crui concorrerà economicamente alla realizzazione;

   non è dato sapere se altri enti pubblici di ricerca partecipino all'operazione;

   l'editore Springer Nature fattura 1,64 miliardi di euro all'anno e sarebbe auspicabile non fosse ulteriormente «rifornito» da un contributo della Crui, fondazione che pur essendo ente di diritto privato ricava i propri proventi dalle università, che già sottoscrivono onerosi contratti con gli editori commerciali fra cui appunto Springer Nature;

   da gennaio 2019 sono ricominciate le trattative per l'accesso alle risorse elettroniche pubblicate dal gruppo Springer-Nature, dal momento che l'attuale contratto scadrà a fine 2019;

   tali trattative sono portate avanti dal gruppo Care (Gruppo di coordinamento per l'accesso alle risorse elettroniche), istituito dalla Crui per conto dei consorzi e gruppi di acquisto di risorse bibliotecarie operanti in Italia (CASPUR, CIBER, CILEA, Utenti CDL, Consorzio CIPE);

   dalle informazioni in possesso dell'interrogante non si comprende quale vantaggio potrebbe ricavarsi dall'operazione in favore della comunità scientifica, né come sia stata presa la decisione e perché siano saltati ogni forma di procedura comparativa e di analisi di mercato preliminare;

   la ricerca italiana ha molti problemi, soprattutto economici ma anche di reputazione, e non pare un bel segnale destinare a un potentissimo e, ad avviso dell'interrogante spregiudicato, editore internazionale denaro proveniente da finanziamenti pubblici, anche se passa attraverso l'approvazione dei rettori italiani riuniti a consesso in una fondazione privata quale la Crui;

   sarebbe opportuno conoscere i criteri che hanno portato, per la realizzazione del progetto, alla decisione di scegliere Springer Nature, e non un altro editore, quale a esempio Elsevier o De Gruyter, e se ci sia comunque stato un bando internazionale, al quale abbiano potuto concorrere altri editori;

   occorrerebbe altresì sapere se sia stata condotta un'indagine di mercato, condivisa e trasparente e tale da convincere la comunità scientifica italiana della necessità di una pagina web mantenuta da Springer Nature –:

   se il Ministro interrogato sia informato di un'operazione che si vuole realizzata a nome della comunità scientifica e accademica italiana e che non sembra apportare, ad avviso dell'interrogante, vantaggi per il miglioramento della ricerca scientifica, in termini di investimenti e produttività per il nostro Paese;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che i fondi provenienti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, utilizzati dalla Crui, possano essere sottratti alle finalità della ricerca, attraverso l'uso di un vettore privato.
(4-02281)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 346, della legge n. 232 del 2016, nell'attuale versione modificata con decreto-legge n. 91 del 2017 (convertito dalla legge n. 123 del 2017, e da ultimo dalla legge n. 145 del 2018, che ha incrementato le risorse a disposizione) prevede la corresponsione di una indennità per i periodi di sospensione dell'attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non, «al fine di garantire un sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti da imprese adibite alla pesca marittima, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250»;

   la locuzione inclusiva «compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250» significa, linearmente e sulla base di una interpretazione letterale nonché rispettosa del principio di eguaglianza sostanziale scaturente dall'articolo 3 della costituzione, che i beneficiari di questa misura di sostegno sono individuabili anche nei soci lavoratori di cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250 («Previdenze a favore dei pescatori della piccola pesca marittima e delle acque interne»);

   lo strumento di sostegno del reddito de quo (sul quale il legislatore nell'ultima legge di bilancio è intervenuto in aumento sulle risorse disponibili, dimostrando così la sua importanza per tutto il settore della pesca) coinvolge dunque, e altrimenti non potrebbe essere, tutti i lavoratori della pesca, marittima e delle acque interne, dipendenti e soci delle cooperative della piccola pesca marittima e delle acque interne;

   con decreto ministeriale 31 dicembre 2018 i Ministeri competenti sono intervenuti a dettagliare la misura, stabilendone la casistica, sia per l'ipotesi d'arresto obbligatorio che non: particolare rilievo ha avuto questa ultima fattispecie, per la prima volta resa applicabile nel nostro ordinamento, proprio grazie a questo provvedimento che ha descritto quali condizioni legittimino la richiesta dell'indennità;

   il 12 febbraio 2019 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato ulteriori informazioni «per la compilazione delle istanze per il riconoscimento dell'indennità a sostegno del reddito in favore dei dipendenti delle imprese adibite alla pesca marittima per l'anno 2018»;

   la semplice lettura del titolo evidenzia come essa, in palese contrasto con la legge e il decreto ministeriale citati, limita inopinatamente l'ambito applicativo ai soli lavoratori della pesca marittima;

   risulta all'interrogante che tale circolare sia stata adottata a valle di una riunione tra tecnici del Ministero stesso e del Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo, nella quale, come figura dall'ordine del giorno, non pare essere stato in alcun modo affrontato il tema dell'ambito applicativo: né, ad avviso dell'interrogante, poteva essere altrimenti, poiché il dato letterale della legge e del decreto ministeriale è talmente cristallino da non esigere alcun intervento ermeneutico;

   a sorpresa, però, i tecnici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, distaccandosi dal dato testuale superiore, hanno deciso di escludere i soci lavoratori della piccola pesca delle acque interne da questa misura di sostegno al reddito –:

   se sia conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se ritenga coerente con la legge e con il citato decreto ministeriale escludere la categoria dei soci lavoratori della piccola pesca delle acque interne dalla fruizione di un beneficio a sostegno del reddito, a giudizio dell'interrogante in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione e con le politiche del Governo;

   se ritenga di adoperarsi immediatamente perché vengano modificate e integrate le informazioni di dubbia legittimità riportate sul sito del Ministero.
(5-01503)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 71, secondo comma, della Costituzione è riconosciuto al popolo il diritto di esercitare l'iniziativa legislativa mediante proposta, da parte di almeno 50.000 elettori, di un progetto redatto in articoli secondo i termini e le modalità specificatamente stabilite dalla legge 25 maggio 1970, n. 352, in ossequio al «principio di sovranità popolare» sancito solennemente dall'articolo 1 della Costituzione;

   l'attuale discussione alla Camera dei deputati trova concordi tutte le parti politiche nell'affermare che, attraverso l'articolo 71, l'Assemblea costituente ha voluto «ampliare i centri titolari di potere politico» per realizzare una «tendenziale diffusione della potestà di iniziativa legislativa»;

   l'iniziativa legislativa popolare è ritenuta lo strumento di maggior valore di democrazia diretta e di attivazione del procedimento di formazione delle leggi;

   la proposta di modifica costituzionale in materia di iniziativa legislativa popolare al momento prevede a parere dell'interrogante metodologie molto discutibili ma comunque con finalità di potenziare e rendere ancor più effettivi nel nostro ordinamento gli strumenti della democrazia diretta e partecipativa così da accrescere la positiva partecipazione dei cittadini alla vita della Repubblica;

   in data 20 settembre 2018 il Comitato «Libertà di scelta» con la partecipazione di molte associazioni, ha presentato alla Camera dei deputati la proposta di legge di iniziativa popolare concernente la «Sospensione dell'obbligo vaccinale per l'età evolutiva» (A.C. 1185 del 20 settembre 2018);

   ad oggi non esistono in Italia indagini complete e definitive, esponendo potenzialmente a un rischio non completamente calcolato di reazioni avverse, che possono portare anche a problematiche gravissime per i soggetti sottoposti all'obbligo vaccinale;

   i dati statistici sulle reazioni avverse che vengono presi in considerazione a livello istituzionale hanno solo parzialmente un valore statistico, anche in forza del fatto che spesso la vigilanza sui vaccini è affidata a quella che viene in gergo definita «farmacovigilanza passiva» ovvero si aspetta che i genitori del bambino vaccinato vadano spontaneamente a denunciare la reazione avversa riscontrata (più o meno grave) dopo la somministrazione o ci si affida alla buona volontà del medico che voglia riconoscerne la correlazione e promuovere gli atti per la segnalazione dell'evento;

   i dati raccolti in base a questa metodologia sono parziali e potrebbero non essere coincidenti con la realtà delle reazioni avverse reali;

   la proposta di legge in argomento per la «sospensione dell'obbligo vaccinale per l'età evolutiva» è stata assegnata dal 5 dicembre 2018 in sede referente alla Commissione XII Affari sociali senza che il Governo abbia assunto alcuna iniziativa al riguardo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda assumere iniziative anche di carattere normativo per il superamento delle criticità evidenziate, anche favorendo, ferma restando l'autonomia dei competenti organi parlamentari, un rapido iter del provvedimento, nello spirito del principio di sovranità popolare solennemente sancito dagli articoli 1 e 71 della Costituzione, con riguardo all'iniziativa legislativa popolare de quo.
(3-00525)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, DE FILIPPO e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 settembre 2018 veniva nominato il nuovo direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco dottor Luca Li Bassi;

   in data odierna, risulta ancora in attesa di nomina la figura del presidente già indicata dalla Conferenza Stato-regioni in data 20 dicembre 2018;

   alla data attuale, risultano in carico allo stesso direttore generale dell'Agenzia come reggente l'ufficio di Presidenza; l'area strategia ed economia del farmaco; l'area legale; area amministrativa; il settore Hta ed economia del farmaco; il settore risorse strumentali e finanziarie; l'ufficio affari amministrativi generali; l'ufficio attività negoziale e gestione patrimonio; l'Ufficio Stampa e della comunicazione; l'ufficio diritti umani, farmaci e salute;

   secondo il regolamento di Aifa, articolo 21, comma 1, «I dirigenti sono responsabili degli obiettivi loro assegnati ed assicurano il rispetto degli indirizzi e l'attuazione delle direttive del Direttore generale dell'Agenzia»;

   da quanto riportato sul sito ufficiale dell'Agenzia, risultano attualmente impegnate 71 unità con contratto di collaborazione coordinata e continuativa e 49 unità di personale con contratto di somministrazione lavoro –:

   quando il Ministro interrogato intenda nominare il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, per quali motivi, trascorsi più di 4 mesi dall'insediamento del direttore generale, non siano ancora stati nominati i dirigenti delle aree, settori e uffici sopra citati e con quali tempistiche e modalità si intendano nominare i suddetti dirigenti;

   se l'assenza dei dirigenti di tali uffici abbia in qualche modo ostacolato le funzioni dell'Agenzia e se l'attuale accentramento di potere nella figura del direttore generale abbia, in qualche modo, influenzato l'autonomia, l'imparzialità o l'indipendenza dell'Agenzia stessa;

   quali siano gli indirizzi e le direttive che il direttore generale dell'Agenzia ha impartito ai dirigenti come da Regolamento, quali iniziative si intendano adottare al fine favorire la stabilizzazione dei lavoratori precari e se sia rispettata la parità di trattamento dei lavoratori in questione come previsto dalla direttiva europea n. 104 del 2008, dal decreto legislativo n. 81 del 2015 e dal contratto collettivo nazionale di lavoro per la categoria delle agenzie di somministrazione lavoro.
(5-01499)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 40 del 19 febbraio 2004, sono state approvate le norme in materia di procreazione medicalmente assistita;

   la legge n. 40 del 2004, prevedeva il divieto di ricorrere alla donazione di gameti (ovociti o spermatozoi) esterni alla coppia per concepire un figlio;

   successivamente, la Corte costituzionale, con la sentenza del 9 aprile 2014, n. 162, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge proprio delle norme riguardanti il divieto della fecondazione eterologa;

   a seguito della sentenza sia i centri pubblici che quelli privati possono eseguire tecniche di fecondazione con donazione di ovociti e spermatozoi esterni alla coppia;

   a seguito della suddetta sentenza, la legge n. 40 del 2004, che prevedeva inizialmente solo la fecondazione omologa e conseguentemente non considerava l'eterologa, chiaramente non contiene disposizioni atte a regolamentare la fecondazione eterologa;

   già allora, dopo la citata sentenza della Corte costituzionale, l'allora Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, dichiarava: «L'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti»;

   è quindi evidente che, per la donazione dei gameti, vanno «utilizzate» norme diverse e, nello specifico, direttive europee su cellule e tessuti di origine umana, e che riguardano anche la fecondazione eterologa;

   il regolamento con cui doveva avvenire il recepimento delle direttive e che non è mai stato approvato doveva prevedere: come selezionare i donatori di gameti; i test per alcune malattie infettive; il limite di età per chi cede i gameti; un limite al numero di figli nati dallo stesso donatore; il divieto di donazione di cellule riproduttive fra parenti fino al quarto grado; le modalità dello screening genetico dei donatori e altro –:

   se non si intendano adottare le iniziative di competenza per l'emanazione del regolamento di cui in premessa, al fine di garantire finalmente una disciplina completa ed efficace della fecondazione eterologa a tutela e a garanzia della salute e dei diritti delle persone.
(5-01502)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel sito di Saluggia (Vercelli) sono custoditi 230 metri cubi di rifiuti radioattivi liquidi ed acidi, prodotti a partire degli anni ‘70, durante l'esercizio dell'impianto Eurex;

   secondo l'inventario nazionale quei rifiuti contengono il 75 per cento del totale della radioattività di tutti i rifiuti sul territorio italiano;

   dopo l'alluvione del 2000, l'allora presidente dell'Enea inviò al Governo una lettera, recentemente ripresa dagli organi di stampa, nella quale venivano sintetizzati i risultati di uno studio fatto condurre dallo stesso presidente, da cui emerge che lo sversamento di una parte sostanziale di tali rifiuti Causerebbe gravissime contaminazioni in Vaste regioni adiacenti ai fiumi Dora e Po e alle falde freatiche adiacenti;

   l'elevato rischio radiologico rappresentato da quei rifiuti è noto sin dall'avviamento dell'impianto Eurex a Saluggia; già nel 1977 l'autorizzazione all'esercizio prescrisse l'obbligo di solidificazione dei rifiuti liquidi «entro 5 anni»; nel 2000, un decreto del Ministero dell'industria fissò al 31 dicembre 2005 i termini per il completamento delle attività di solidificazione dei rifiuti liquidi; nel 2005, un nuovo decreto prorogò al 31 dicembre 2010 i termini per il completamento, ad opera di Sogin, delle attività di solidificazione di tutti i rifiuti liquidi; infine nel 2010, un nuovo decreto del Ministro dello sviluppo economico autorizzò la realizzazione dell'impianto Cemex per la cementazione di quei rifiuti liquidi, prorogando il termine del 31 dicembre 2010 e prescrivendo il loro completamento entro 4 anni dall'approvazione del progetto esecutivo;

   nel 2012, dopo 3 annullamenti in autotutela e riedizione della gara, Sogin assegnò l'appalto al raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla Sapiem, Maltauro per le opere civili e dalla francese Areva, come consulente nucleare;

   il 24 giugno 2015, Ispra approvò il progetto esecutivo dell'impianto Cemex; pertanto, il termine per il suo completamento prescritto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 23 dicembre 2010, è il 23 giugno 2019;

   successivamente, l'attuale amministratore delegato di Sogin ad agosto 2017, con l'unanime consenso del consiglio di amministrazione, ha risolto il contratto con Saipem, dopo un lungo e anomalo contenzioso, le cui ragioni sono ben sintetizzate negli atti di due audizioni in Commissione industria del Senato, a novembre 2017;

   pertanto, Saipem non ha potuto procedere secondo i programmi a seguito della risoluzione del contratto e ha citato Sogin in sede civile, con richiesta di risarcimento per oltre 70 milioni di euro;

   tenendo conto che il capitale sociale di Sogin è pari a 15 milioni di euro, l'eventuale soccombenza comporterebbe l'intervento dell'azionista Mef, con evidente danno alla collettività, che si aggiungerebbe al consistente incremento dei costi del decommissioning, a carico dei consumatori elettrici;

   a fronte di tutto questo Sogin, ad aprile 2018, ha presentato al Ministero dello sviluppo economico istanza di rinvio della prescrizione, prevista dal decreto ministeriale 23 dicembre 2010; il Ministero a giugno 2018 ha presentato all'Isin di esprimere il proprio parere sull'ipotesi di ulteriore rinvio della prescrizione; l'Isin ha risposto ricordando che nel 2010, l'Ispra aveva indicato che la cementazione dei rifiuti radioattivi liquidi era fondamentale per ridurre in termini sostanziali il livello di rischi e che la richiesta esulava dalla competenza Isin;

   ancora più grave è il fatto che a 50 anni dalla loro produzione e a 9 anni da quel parere dell'Ispra non solo ancora nulla è stato risolto, ma il rischio di incidente è aumentato notevolmente;

   si ricorda che sull'argomento analogo l'interrogante ha già presentato due interrogazione n. 4-00421 e 4-01996 a cui non è stata data risposta –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, tenuto conto di quanto esposto in premessa, di valutare l'assunzione delle iniziative di competenza per l'avvio delle procedure atte al commissariamento della Sogin.
(4-02278)