Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 31 gennaio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 23 gennaio 2019 il leader dell'opposizione e capo dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò è stato proclamato «presidente ad interim» del Venezuela – in base all'articolo 233 della Costituzione venezuelana che dà questa facoltà al presidente dell'Assemblea nel caso in cui il presidente in carica non abbia adempiuto ai basilari compiti del suo ufficio – sfidando apertamente il capo di Stato Nicolas Maduro. Guaidó come presidente dell'Assemblea nazionale può così prendere il posto del presidente Maduro e assumerne temporaneamente il potere ma solo per indire nuove elezioni entro 30 giorni;

    dall'inizio della settimana ci sono stati numerosi scontri a Caracas, che hanno già lasciato sul campo 26 morti e centinaia di arrestati, e il Paese si trova, ad un passo dalla guerra civile;

    il Venezuela negli ultimi anni ha assistito a un continuo peggioramento delle condizioni economiche. Tra il 2014 e il 2017, il prodotto interno lordo del Paese si è contratto del 30 per cento, l'inflazione è esplosa e ha raggiunto cifre incredibili: un report di ottobre del Fondo monetario internazionale stimava che entro fine 2018 avrebbe raggiunto 1,37 milioni per cento; Ad agosto 2018 Maduro ha lanciato il bolivar venezuelano sovrano che ha già perso il 95 per cento del suo valore contro il dollaro. La produzione petrolifera nazionale, nonostante le enormi riserve di petrolio, è crollata da 2,5 milioni di barili al giorno nel 2015 a 1,1 milioni di barili a novembre 2018 riducendo di conseguenza sia l'accesso a valuta estera, indispensabile per finanziare le importazioni, sia le entrate nelle casse pubbliche. Le ripercussioni sul popolo venezuelano sono state tremende, essendo venuti a mancare beni di prima necessità – come medicinali e cibo –, costringendo più di 1 milione e 300 mila venezuelani a scappare dal 2015 ad oggi. Basti solo sapere che tre venezuelani su quattro hanno perso in media 8 chili ciascuno, la mortalità infantile è aumentata del 10 per cento, tre milioni sono ridotti completamente in miseria;

    gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno supportato Guaidò e con loro il Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù), Ecuador, l'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). Cuba, Nicaragua e Bolivia in America Latina e Russia, Cina, Iran, Siria e Turchia a livello mondiale, invece, si sono schierati a fianco di Maduro;

    in particolare, l'Unione europea chiede con forza la tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili e, come ha affermato l'Alto rappresentante dell'Unione europea Federica Mogherini, «in mancanza di un annuncio sull'organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l'Ue intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese»;

    Spagna, Francia e Germania hanno preso una posizione netta sulla vicenda venezuelana dando un «ultimatum» a Maduro per la convocazione di nuove elezione: o il presidente indice, «entro 8 giorni», le elezioni politiche in Venezuela o i tre Paesi europei, cui presumibilmente seguiranno altri, riconosceranno come legittimo il presidente autoproclamato Juan Guaidò;

    l'Italia è l'unico grande Paese che non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla situazione venezuelana; il Governo italiano è, difatti, spaccato su una posizione in merito;

    da dichiarazioni a mezzo stampa, parrebbe che il vicepremier Salvini e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Moavero, vorrebbero unirsi all’ultimatum dei Paesi europei, mentre esponenti del M5S hanno sostenuto posizioni contrarie, irridendo l'idea stessa dell’ultimatum;

    il sottosegretario per gli affari esteri, Manlio Di Stefano, ha poi dichiarato di essere contrario all’ultimatum, affermando che: «Tra interventismo statunitense, freno tout court della Russia e inutili ultimatum Ue, l'Italia offre di mediare tra Maduro e opposizioni per una transizione politica verso nuove elezioni in Venezuela, nei tempi e nei modi più adatti. Gli ultimatum compattano solo il potere». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è rimasto neutrale, dicendo di «auspicare» che il popolo arrivi quanto prima a «esercitare libere scelte democratiche», ma di «voler evitare interventi impositivi che possano far diventare il Venezuela terreno di divisioni fra attori globali»,

impegna il Governo:

1) ad adottare la posizione comune europea e a sostenere, in tutte le sedi, le iniziative che l'Unione europea vorrà intraprendere per garantire al più presto il ripristino della democrazia e dello stato di diritto;

2) a concordare con l'Alto rappresentante dell'Unione europea le iniziative bilaterali che l'Italia riterrà opportuno assumere;

3) a sostenere fortemente l'ampia comunità italiana che tuttora vive in Venezuela anche attraverso invii di aiuti umanitari e il potenziamento del sostegno consolare.
(1-00116) «Quartapelle Procopio, Fassino, La Marca, Scalfarotto, Enrico Borghi, Cantini, Carnevali, Marco Di Maio, Ferri, Fiano, Incerti, Morani, Moretto, Mura, Navarra, Pezzopane, Pizzetti, Rosato, Rossi, Schirò, Ungaro, Verini, Viscomi».

Risoluzioni in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    400 lavoratori della sede di Crotone della Abramo Customer Care spa rischiano di perdere il posto di lavoro, visto che 200 dei quali hanno già ricevuto comunicazione che i loro contratti a tempo determinato non verranno trasformati in contratti a tempo indeterminato, decorsi i 24 mesi dal loro inizio, mentre analoga sorte attende altri 200 lavoratori i cui contratti scadranno nei prossimi mesi;

    una vicenda definita dai massimi responsabili delle organizzazioni sindacali regionali come una «catastrofe occupazionale e un impoverimento dell'economia locale», anche tenuto conto che si abbatte su un territorio nel quale dal luglio 2018 sono stati già persi 1.000 posti di lavoro nel settore dei call center e dove la percentuale di disoccupazione, è oltre il doppio della media nazionale;

    stando alle valutazioni dei richiamati esponenti delle organizzazioni sindacali e a quanto riferito dagli stessi lavoratori del gruppo crotonese, tali difficoltà sarebbero state aggravate dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia di durata massima dei contratti a tempo determinato e dalla reintroduzione rigida delle causali per la stipula dei medesimi contratti, disposizioni introdotte con il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96;

    il dramma sociale che ne scaturirà, quale conseguenza concreta del nuovo regime regolatorio dei contratti di lavoro a tempo determinato, rischia di tradursi in una vera e propria eterogenesi dei fini del cosiddetto «decreto dignità», tenuto conto che non solo non produrrà l'auspicata uscita dalla precarietà per questi lavoratori e rischia di innescare un meccanismo di mera sostituzione del precariato con altro precariato, ma addirittura potrà determinare la perdita secca dell'occupazione;

    peraltro, la nuova disciplina, introdotta dal richiamato decreto-legge n. 87, non è stata corredata da adeguate previsioni di deroga, anche parziale, per specifici e particolari settori produttivi, come è appunto quello dei call center, né ha tenuto conto delle diverse sollecitazioni volte, almeno, a rimettere alla contrattazione collettiva la più puntuale ed appropriata definizione delle causali per i rinnovi e delle proroghe dei contratti a tempo determinato;

    tali irrigidimenti, nemmeno accompagnati da disposizioni di incentivazione per la trasformazione dei contratti a tempo determinato in essere in contratti a tempo indeterminato, non poteva che produrre contraccolpi negativi sulla condizione lavorativa di migliaia di lavoratori in tutto il territorio nazionale ed, in particolare, in quelle aree dove il tessuto economico è ancora fragile e più alta è la disoccupazione, come è la Calabria;

    allo stesso tempo, non va sottaciuto che in tante realtà aziendali, anche di dimensioni medio-grandi, troppe volte si è ricorso ad ogni formula organizzativa e contrattuale per aggirare gli interventi legislativi finalizzati a promuovere la buona e stabile occupazione;

    appare indispensabile istituire un apposito tavolo di crisi con le parti sociali, per salvaguardare le prospettive occupazionali dei lavoratori della Abramo Customer Care spa, che si inserisca in una strategia più generale per il settore dei call center;

    al tempo stesso, necessita una verifica puntuale ed attendibile degli effetti di una improvvisa rigidità introdotta dal citato decreto-legge, che tenga conto delle specificità settoriali e territoriali presenti nel Paese, nonché del grado organizzativo e dell'efficacia del sistema di vigilanza sulla regolarità dei rapporti di lavoro,

impegna il Governo:

   a convocare, con la massima celerità, un apposito tavolo negoziale tra le rappresentanze dei lavoratori, i titolari della Abramo Customer Care spa e le amministrazioni locali e regionali interessate, affinché sia individuata ogni misura utile per la tutela occupazionale dei lavoratori già colpiti dagli effetti della nuova normativa sui contratti a tempo determinato e per quelli che ne potranno essere interessati nei prossimi mesi, al tempo stesso verificando la prassi contrattuale applicata in questi ultimi anni;

   ad adottare, per quanto di propria competenza, ogni iniziativa normativa volta ad accompagnare l'efficacia delle nuove disposizioni con misure di incentivazione per la trasformazione dei contratti a tempo determinato in essere in contratti a tempo indeterminato, nonché per rimettere alla contrattazione collettiva la definizione più puntuale ed appropriata delle causali per i rinnovi e le proroghe di detti contratti.
(7-00167) «Viscomi, Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Zan».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la grave crisi che interessa il comparto agrumicolo meridionale, specie in Sicilia e in Calabria dove, nella piana di Sibari, si produce oltre il 50 per cento del totale delle clementine italiane, sta compromettendo in modo irreversibile la capacità di impresa degli agricoltori, nonché l'occupazione di migliaia di lavoratori dell'indotto;

    tra le cause di quella che si configura come una vera e propria emergenza si evidenziano il susseguirsi di eventi atmosferici avversi, con gelate ed esondazioni che hanno ritardato la maturazione, quando non annullato completamente le rese, e un eccesso di offerta dovuto alla saturazione del mercato con prodotti provenienti dall'estero, in primis Spagna e Marocco, a prezzi estremamente competitivi;

    con riferimento alle clementine, in particolare quelle calabresi che hanno una shelf-life minore rispetto a quelle di importazione, le quali vantano peraltro un aspetto migliore in quanto spesso trattate con prodotti fitosanitari non autorizzati nel nostro Paese, l'eccesso di produzione ne ha obbligato l'immagazzinamento in cella e, in breve tempo, l'inidoneità alla vendita per fenomeni di marcescenza favoriti dall'eccesso di pioggia del periodo estivo/autunnale;

    ad oggi moltissimi agricoltori devono fronteggiare non solo l'invenduto, specie con riferimento alle arance, a causa della concorrenza sleale della merce proveniente da estero, dove i costi di produzione sono molto inferiori a quelli italiani ed europei, ma anche l'onere economico di una raccolta che, anche quando venisse collocata sul mercato, genererebbe un introito molto modesto e comunque per nulla compensativo dei costi di produzione;

    le coltivazioni di arance, quelle rosse di Sicilia in particolare, rischiano di scomparire a causa del virus Tristeza che aggrava la crisi ormai in atto da anni conseguente ad un insieme di fattori che vanno da un andamento climatico troppo a lungo sfavorevole, con l'aumento dei prodotti di piccolo calibro, spesso anche danneggiati dalla polvere lavica dell'Etna che, depositandosi sulla buccia provoca lesioni che ne compromettono la commercializzazione e ritardo nella pigmentazione, alla difficoltà di conferimento all'industria agrumaria, fino all'embargo russo e all'aumento delle importazioni da estero;

    è evidente infatti che gli effetti degli accordi in materia di liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli tra l'Unione europea e alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo impattano fortemente sulle economie agricole delle regioni meridionali in quanto introducono disposizioni tariffarie e concessioni a tutto vantaggio dei Paesi in questione le cui crescenti esportazioni verso il sud Europa destabilizzano una già difficile realtà produttiva e di mercato;

    le regioni meridionali pagano il prezzo più alto, in ragione della loro vocazione agricola prettamente orientata al settore dell'ortofrutta e in particolare a quello agrumicolo; le produzioni dell'Italia meridionale sono simili a quelle del nord Africa, marocchine in particolare, non solo per tipologia ma anche per medesimo calendario di commercializzazione;

    è indispensabile avviare ogni utile iniziativa volta a sostenere il settore agrumicolo nazionale che vanta un primato a livello europeo sia come qualità del prodotto che come quantità con la massima concentrazione nelle regioni meridionali; la Sicilia è la regione che produce la maggior parte degli agrumi italiani, in particolare arance, seguita dalla Calabria che offre non solo arance, clementine e limoni ma anche il prestigioso e rinomato bergamotto, i cui usi e proprietà sono noti ed apprezzati anche nei settori della farmaceutica naturale e della cosmesi,

impegna il Governo:

   a intervenire presso le competenti sedi unionali al fine di chiedere l'attivazione delle misure di salvaguardia di cui all'articolo 7 del protocollo n. 1 dell'Accordo tra l'Unione europea e il Regno del Marocco in materia di liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli, dei prodotti agricoli trasformati, del pesce e dei prodotti della pesca, posto che l'aumento delle importazioni di prodotti marocchini soggetti alle concessioni riconosciute dall'Accordo è tale da provocare gravi perturbazioni al mercato nazionale e delle regioni meridionali in particolare e, contestualmente, di esporre la propria contrarietà ad un orientamento che troppo spesso utilizza misure restrittive funzionali agli obiettivi di politica estera, quali le sanzioni, senza un'adeguata valutazione delle conseguenze negative di tali misure sulle economie agricole di alcuni Stati membri, specialmente l'Italia;

   ad attivare un piano straordinario di interventi di contrasto al virus Tristeza, anche attraverso contributi finalizzati a sostenere i costi di forzati espianti e reimpianti e la conversione varietale;

   a potenziare il sistema dei controlli sui prodotti agrumicoli provenienti da mercati esteri al fine di contrastare fenomeni di concorrenza sleale;

   a predisporre un programma di rilancio e valorizzazione dei prodotti agrumicoli nazionali, anche attraverso il sostegno alla stipula di convenzioni tra aziende e strutture pubbliche, quali scuole, ospedali ed enti, finalizzate alla fornitura di distributori automatici di spremute e di arance, la realizzazione di campagne nazionali di sensibilizzazione e promozione del consumo di agrumi e lo sviluppo di un progetto di certificazione della provenienza italiana in modo da favorire il consumo consapevole;

   a porre maggior attenzione alle conseguenze delle polveri sulle coltivazioni ubicate in prossimità dei vulcani, specie dell'Etna, e, nelle more di una rinegoziazione della normativa europea in tal senso, ad adottare iniziative per ricomprendere il danno da contatto con le ceneri vulcaniche tra le avversità assicurabili, ovvero tra le calamità che consentono l'accesso al fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004;

   ad implementare ulteriormente l'attività di filiera sull'ortofrutta istituita presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo al fine di concordare una strategia volta a rilanciare il comparto agrumicolo nazionale e a sostenere i produttori;

   ad implementare ulteriormente le intese con i Paesi terzi al fine di abbattere le barriere non tariffarie e di aumentare il volume delle esportazioni di agrumi italiani in mercati con grandi potenzialità, anche attraverso la predisposizione di una strategia volta a individuare e risolvere i principali ostacoli alla finalizzazione dei protocolli di intesa quali, ad esempio, la conformità, ai requisiti previsti in detti protocolli, del sistema di lavorazione, condizionamento e conservazione, in particolare il trattamento a freddo, necessari al trasporto via aereo.
(7-00168) «Marzana, Parentela, L'Abbate, Del Sesto, Lombardo, Cimino, Gallinella, Cassese, Cillis, Cadeddu, Gagnarli, Pignatone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO, ROSSO, GIACOMETTO, FIORINI e BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   esponenti del Governo hanno manifestato in più occasioni la necessità di incentivare la partecipazione diretta dei cittadini ai processi decisionali e di garantire che l'attività delle istituzioni sia ispirata ad un principio di massima trasparenza;

   durante i lavori di redazione del programma di Governo sottoscritto da Lega e Cinque Stelle, proprio in osservanza del suddetto principio, si prevedeva un comitato di conciliazione con lo scopo di ricomporre le eventuali divergenze tra le parti e con compiti di controllo sull'avanzamento dei lavori a metà della legislatura appena iniziata, così da garantire ai cittadini piena trasparenza sull'azione di Governo;

   il processo legislativo in Italia è complesso e lungo, e coinvolge numerosi attori. Dopo l'attività di Parlamento e Governo si apre la fase, altrettanto importante, ma più lunga e complessa, dell'attuazione dei provvedimenti nel dettaglio che prevede il varo di provvedimenti di natura attuativa e regolamentare, ovvero di linee guida e circolari;

   nonostante la normativa non lo imponga, dal Governo Monti in poi si era instaurata una prassi istituzionale virtuosa di monitoraggio periodico dello stato di attuazione dei provvedimenti normativi varati dall'Esecutivo e dal Parlamento;

   il monitoraggio dell'attuazione dei provvedimenti, oltre ad essere un valido strumento di controllo a disposizione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, rappresenta anche un importante strumento di continuità tra un esecutivo e l'altro;

   il Governo Conte, entrato in carica con il giuramento il 1° giugno 2018, solo dopo oltre un mese ha riattivato la consultazione online della pagina www.programmagoverno.gov.it/ che per tale periodo offline;

   dall'8 luglio 2018 in poi, però, l'ufficio per il programma di governo (Upg) della Presidenza del Consiglio dei ministri appare totalmente inattivo e il conteggio dei provvedimenti appare bloccato;

   a inizio luglio 2018 risultavano mancare ancora all'appello il 30 per cento dei provvedimenti attuativi derivanti dalla normativa approvata dal Governo Renzi e circa il 70 per cento di quelli varati dall'esecutivo Gentiloni;

   tra questi, vi sono provvedimenti attuativi di numerose leggi di bilancio; per esempio quella del 2015 necessita ancora di 14 decreti attuativi, quella del 2016 di 23, quella del 2017 di 21 e l'ultima, quella del 2018, di 97;

   molti altri provvedimenti sono nella stessa situazione, quali lo «Sblocca Italia», il «Nuovo codice dei contratti pubblici», la legge sulla «Green economy», la «Buona scuola», la legge sulla concorrenza, la normativa sul reddito di inclusione e il contrasto alla povertà e il codice dell'amministrazione digitale;

   il conteggio risulta impossibile per i provvedimenti attuativi conseguenti a iniziative legislative varate dal Governo attualmente in carica –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative intenda assumere affinché l'attività di controllo e monitoraggio riprenda con cadenza regolare, al fine di fornire ai cittadini un servizio di vera informazione e trasparenza in merito all'azione di Governo.
(3-00487)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa, risulta essere attivo un tavolo istituzionale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per fare il punto sulla vertenza di Olisistem Start de L'Aquila;

   l'incontro al Ministero che si è svolto in data 29 gennaio 2019, è stato interrotto e rinviato al 31 gennaio con convocazione alle ore 10;

   le organizzazioni sindacali hanno preso parte al tavolo insieme al presidente vicario della regione Abruzzo Giovanni Lolli, alle aziende Call&call e Olisistem Start;

   a rischio vi sono 34 posti di lavoro per via di una, ad avviso dell'interrogante, non corretta applicazione della clausola sociale, facente riferimento al comparto Acea Idrico nel quale operavano le aziende citate;

   la clausola sociale, ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016, che tutela il personale oggetto di cambio appalto, deve tener conto della territorialità in relazione al sito dove la commessa è state gestita antecedentemente;

   nel bando di Acea8cento (azienda a compartecipazione pubblica al 51 per cento del comune di Roma), al punto 2.3.4, viene declinata la parte relativa alla sede di lavoro, nella quale viene richiesto di dichiarare, in sede di offerta, i luoghi di lavoro che devono essere ricompresi nel territorio delle regioni Lazio e/o nelle regioni limitrofe, entro comunque un limite massimo di 200 chilometri in linea d'aria dalla sede di Acea spa sita in Piazzale Ostiense 2, ovvero entro un'altra distanza inferiore indicata sempre in sede di offerta;

   qualora venga indicata un'unica sede, in sede di offerta, si riceverà un punteggio maggiore e questo fa di fatto venir meno la possibilità del rispetto del principio di territorialità, anche rispetto ai luoghi presso i quali la commessa è stata gestita antecedentemente;

   la clausola, come da ratio legislativa, deve puntare a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato;

   qualora ciò sia effettivamente applicato alla vertenza in corso, rischia di creare un grave precedente che potrebbe incidere negativamente in termini occupazionali, anche per altri bandi in scadenza;

   è necessario che il Ministero intervenga e garantisca la salvaguardia del perimetro occupazionale, soprattutto in riferimento a territori dove la crisi economica e le calamità naturali inficiano il tessuto sociale e la sostenibilità delle famiglie –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, con la massima urgenza, considerata la riconvocazione a breve del tavolo di confronto, al fine di garantire, a partire dalla vertenza delle aziende Call&call e Olisistem Start, che, nell'ambito della clausola sociale, sia assicurata la tutela della territorialità dei siti presso i quali la commessa è stata gestita antecedentemente per salvaguardare i livelli occupazionali e la continuità dell'attività lavorativa.
(5-01367)


   VISCOMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 953, della legge n. 145 del 2018 detta disposizioni in materia di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili: qualifica come «libera attività d'impresa» le attività connesse alla produzione, all'importazione, all'esportazione, all'acquisto e alla vendita di energia, e dispone che «i proventi economici liberamente pattuiti dagli operatori del settore con gli enti locali (...) sulla base di accordi bilaterali sottoscritti prima del 3 ottobre 2010 (...) restano acquisiti nei bilanci degli enti locali, mantenendo detti accordi piena efficacia»;

   in ogni caso, dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2018, detti accordi devono essere rivisti alla luce del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 10 settembre 2010, «fatta salva la libertà negoziale delle parti»;

   in buona sostanza – e a prescindere da ogni valutazione in merito alla qualificazione giuridica dell'attività in esame già soggetta a concessione e ora qualificata come «libera attività d'impresa» così legittimandosi l'erogazione di misure economiche di carattere non meramente compensativo – la norma in esame fa salve le pattuizioni bilaterali stipulate fino al 2010, e questo però è stato statuito in presenza di un diffuso contenzioso che ha sempre visto dichiarare nulle le stesse pattuizioni per contrarietà all'ordinamento giuridico, almeno per quanto riguarda la previsione di corrispettivi di natura patrimoniale;

   tenendo conto di tale costante giurisprudenza, molti comuni – in varie regioni, e anche in Calabria, come ad esempio Girifalco – sono stati costretti a rivedere nel tempo (anche in applicazione di provvedimenti giurisprudenziali o di lodi arbitrali) le originarie convenzioni, in quanto nulle nella parte relativa alla previsione di proventi di natura economica;

   viceversa, i comuni, parti di accordi bilaterali non dichiarati nulli né rinegoziati in ottemperanza alle prescrizioni legislative, sia perché ancora sub judice, sia perché mai contestati, beneficiano ora della sanatoria prevista dal citato comma 953 almeno per il periodo che va dalla sottoscrizione degli accordi bilaterali in data antecedente al 3 ottobre 2010 alla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2018, dovendo per il prosieguo essere rivisti in conformità al decreto ministeriale 10 settembre 2010;

   appare evidente che in tal modo è stata introdotta nell'ordinamento una sostanziale sanatoria a termine che crea inevitabili effetti perversi, penalizzando i comuni rispettosi delle norme nel tempo vigenti e arrecando invece beneficio agli enti che tali norme hanno rispettato –:

   se il Governo sia a conoscenza degli effetti differenziati derivanti dall'applicazione del comma 953 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 citato e se abbia contezza del numero dei comuni interessati all'applicazione della norma introdotta;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per ridurre le conseguenze negative dell'articolo 1, comma 953, della legge n. 145 del 2018 sugli enti locali che hanno rispettato le norme vigenti nel tempo – avendo provveduto, autonomamente o a seguito di provvedimento giudiziario definitivo, alla rimodulazione degli accordi bilaterali stipulati prima del 2010 – anche mediante la previsione di misure latamente compensative per il danno oggettivo derivato ai bilanci degli enti locali interessati, costretti a eliminare dai bilanci medesimi voci di entrata prima considerate illegittime ed ora invece – a parità di condizioni – considerate legittime.
(5-01374)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 29 gennaio 2019, una grossa frana ha coinvolto pesantemente il centro storico di Pomarico (Matera). Sin dalla giornata di domenica 27 vi erano segnali di un aggravarsi della situazione, e il cedimento del terreno è iniziato da un'abitazione proprio in quell'area e ha portato giù una gran parte della zona circostante compreso un ampio tratto della strada;

   sempre a Pomarico, alcuni edifici che erano stati sgomberati nei giorni precedenti a causa di una frana, provocata quasi sicuramente dalle piogge insistenti cadute nella zona, sono crollati, senza conseguenze per le persone, nei pressi di corso Vittorio Emanuele. La zona era stata messa in sicurezza dai vigili del fuoco e da tecnici comunali;

   secondo i tecnici del comune e i vigili del fuoco, il movimento franoso era in atto da qualche tempo; poi, complici le piogge insistenti cadute nella zona, lo scivolamento della sezione di terreno interessato sarebbe stato accelerato dalle condizioni meteorologiche;

   il fronte della frana ha una larghezza di cento metri e una profondità di trenta e si estende per centinaia di metri e non si escludono ulteriori crolli a causa dell'allargamento del fronte di frana;

   per gli sfollati il comune ha deciso di accollarsi il pagamento delle spese relative ai canoni di affitto;

   già il 25 gennaio 2019, una frana aveva colpito una parte della strada di corso Vittorio Emanuele, nel centro storico di Pomarico, per oltre 300 metri, con danni ingenti ad abitazioni, attività commerciali e terreni;

   l'ennesima frana che ha colpito Pomarico dimostra ancora una volta una ormai insostenibile situazione di troppo diffuso dissesto idrogeologico e la necessità di mettere finalmente in sicurezza un territorio estremamente fragile –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per il ristoro dei danni subiti dai privati e dalle attività commerciali;

   se non si intendano avviare le necessarie iniziative di competenza per garantire, di concerto con gli enti territoriali interessati, il ripristino dell'area e degli immobili colpiti dalla frana di cui in premessa;

   se non si ritenga di avviare tutte le iniziative utili, per quanto di competenza, volte ad accelerare le procedure per la cantierizzazione dei lavori per la messa in sicurezza delle aree colpite e, più in generale, per il contrasto al dissesto idrogeologico.
(4-02135)


   LONGO, LORENZIN, SOVERINI e TOCCAFONDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione gravissima che sta attraversando il Venezuela si acuisce ogni giorno e soprattutto dopo il 23 gennaio 2019, quando per mettere fine alla disastrosa dittatura di Maduro, Juan Guaidò si è autoproclamato presidente;

   in attesa degli esiti, si spera positivi, della riunione dei Ministri degli esteri dell'Unione europea a Bucarest, per cercare di risolvere la grave crisi, è da rilevare la grande preoccupazione per gli abitanti del Venezuela e soprattutto per gli italiani residenti in questo Paese che vivono in una condizione di precarietà per una gravissima situazione sociale ed economica che sta generando, tra l'altro, forti conflittualità tra la popolazione;

   la comunità formata da circa 140.000 persone che lavorano come imprenditori, impiegati, commercianti, agricoltori nei settori chiave del Venezuela, si è in questi giorni appellata al Governo italiano perché riconosca Guaidò come presidente al fine di riportare il Venezuela in una condizione di stabilità sociale ed economica e di superare le drammatiche condizioni di povertà della popolazione causate dalla politica del Presidente Maduro;

   la politica estera italiana negli anni passati a Caracas, si è sempre allineata alla posizione dell'Unione europea, ossia di un'opposizione alla dittatura di Maduro che, come evidenziato, ha portato il Venezuela in una gravissima situazione economica;

   da notizie riportate dalla stampa del 31 gennaio 2019 il Ministro degli affari esteri Moavero ha dichiarato, sostenendo la linea dell'Unione europea, di avere l'obiettivo di arrivare ad elezioni libere, democratiche e trasparenti. Sempre da notizie riportate dalla stampa il 31 gennaio 2019 il Parlamento dell'Unione europea ha riconosciuto Guaidò come Presidente ufficiale del Venezuela in attesa, come detto, di libere elezioni –:

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Governo per sostenere ed aiutare i connazionali italiani che si trovano in grave e perdurante difficoltà viste le tensioni sociali che esistono nel Paese sudamericano;

   quali iniziative urgenti intenda adottare, nell'interesse della popolazione del Venezuela, al fine di riconoscere, come oggi ha fatto il Parlamento dell'Unione europea, Guaidò come presidente in attesa di arrivare a libere elezioni per riportare nel Paese la democrazia;

   se la posizione ufficiale del Governo sia favorevole al sostegno di Guaidò in linea con quanto espresso dal Ministro degli affari esteri e dall'Unione europea.
(4-02144)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il protrarsi della crisi libica, conseguente alla caduta del regime di Gheddafi nel 2011 e la crisi economica e sociale venezuelana cominciata nel 2013, intensificatasi in queste settimane con la contesa del governo del Paese, hanno recato grave pregiudizio a cittadini, enti e società italiane operanti nei due Stati;

   in conseguenza di questi eventi, molti dei crediti vantati da tali soggetti hanno subito una svalutazione o sono divenuti col tempo inesigibili, causando perdite e l'impossibilità per alcuni di disporre della necessaria liquidità;

   l'articolo 1, comma 268, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, a tal fine ha disposto l'istituzione di un fondo presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con dotazione di 1 milione di euro per l'anno 2018, 5 milioni per l'anno 2019 e 10 milioni per l'anno 2020, al fine di concedere ai cittadini, enti e società che hanno subito le perdite di cui sopra un contributo a parziale compensazione di tali danni economici;

   il medesimo comma ha rimesso ad un decreto del Ministro il compito di stabilire entro 60 giorni i termini e modalità di presentazione delle istanze dirette al conseguimento del contributo, nonché dei criteri e delle modalità di corresponsione del contributo medesimo;

   all'interrogante risulta che ad oggi, il Ministro interrogato non abbia emanato il decreto di attuazione di cui in argomento –:

   quali tempistiche il Ministro interrogato preveda per l'emanazione del decreto di cui in premessa e quale sarà il contenuto circa termini e modalità di presentazione delle istanze e criteri e modalità di corresponsione del contributo;

   quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per sostenere i cittadini, gli enti e le società italiane che hanno subito una perdita economica in conseguenza del protrarsi delle crisi libica e venezuelana.
(4-02134)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRUSONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Certosa di Trisulti, ubicata nel comune montano di Collepardo (Frosinone), è stata custodita fino ad oggi da monaci certosini che, a causa di mancanza di religiosi, rischiavano di abbandonare il luogo;

   la Certosa, costruita nel 1204 e dichiarata monumento nazionale dal 1873, vanta al suo interno opere d'arte di inestimabile valore, biblioteche, chiostri, erboristerie e centinaia di stanze;

   la Certosa versava negli ultimi anni in uno stato di deperimento;

   la Certosa è stata inserita all'interno di un elenco di 13 beni immobili del demanio culturale dello Stato da affidare in concessione ad associazioni e fondazioni dotate di personalità giuridica e non perseguenti fini di lucro;

   la concessione è finalizzata alla realizzazione di un progetto di gestione che ne assicuri la corretta conservazione, valorizzazione e l'apertura alla pubblica fruizione;

   a tal fine è stato erogato un avviso pubblico del Ministero per i beni e le attività culturali pubblicato in data 28 ottobre 2016;

   tra i vari requisiti per poter partecipare alla gara si evidenziano la documentata esperienza quinquennale nel settore della tutela del patrimonio culturale e l'esperienza quinquennale nella gestione di un immobile culturale;

   risulta essersi aggiudicata la gara l'associazione DHI (DignitatisHumanaeInstitute) di Roma, in quanto l'altra partecipante l'Accademia nazionale delle arti, non ha ottemperato nei termini previsti alle richieste della commissione giudicatrice;

   in particolare, la commissione giudicatrice, ai fini della verifica dei requisiti, ha chiesto chiarimenti a entrambe le associazioni, con richieste formali datate 18 maggio 2017, ma soltanto l'associazione DHI ha fornito riscontro, con una nota in posta certificata il successivo 24 maggio 2017;

   a seguito dell'esclusione dell'associazione Accademia nazionale delle arti per assenza di riscontro in merito alla richiesta di documentazione dei requisiti, la commissione ha proceduto alla verifica della sola offerta presentata dalla DHI;

   la commissione ha quindi individuato l'associazione DHI quale aggiudicataria della concessione, avendo valutato il progetto presentato dalla stessa come corrispondente a quanto previsto dal bando del 28 ottobre 2016 in ciascuno dei contenuti esaminati, in particolare l'aumento del canone di concessione rispetto a quello posto a base d'asta, il progetto di valorizzazione e il programma di fruizione;

   successivamente, con decreto del 16 giugno 2017, il segretario generale acquisiti tutti gli atti della procedura, ha approvato la graduatoria;

   a una successiva richiesta del 26 giugno 2017 di ulteriore comprova dei requisiti, la DHI forniva riscontro con Pec del 6 luglio 2017;

   il bene demaniale risultava in consegna in base al decreto ministeriale 23 dicembre 2014;

   il responsabile giuridico della DHI ha dichiarato pubblicamente di voler ospitare una scuola di formazione politica all'interno della Certosa –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di rendere pubblica tutta la documentazione relativa alle offerte e alla procedura di gara; se le dichiarazioni pubbliche rese dal rappresentante legale della suddetta DHI, in merito alla scuola, trovino riscontro nell'offerta presentata dalla stessa.
(4-02140)


   SGARBI e MIGLIORE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento alla precedente interrogazione, il presidente della Accademia dei Concordi di Rovigo ha, per sua esclusiva decisione, inviato al macero 67 (non 27, come da precedente stima) quintali di pregevoli volumi, fra i quali le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, l'opera omnia di Nietzsche, nella edizione Adelphi, I pittori del Rinascimento di Bernard Berenson (edizione Sansoni), l'Opera completa di Freud (Boringhieri), I classici italiani Ricciardi, La storia della Letteratura italiana di Asor Rosa (Einaudi) le Opere di Sciascia (Bompiani) e della Bellonci (Mondadori), rare prime edizioni Einaudi, e innumerevoli altri, appartenenti alla Biblioteca dell'Accademia e alla donazione dello scrittore G.A. Cibotto, in particolare, spesso rari e introvabili, e di pregevole valore di mercato;

   a parere dell'interrogante è assai discutibile che la decisione sia stata presa in base a indicazioni in tal senso di Cibotto o della sua legittima erede;

   è stato presentato un dettagliato esposto ai carabinieri di Rovigo, fornendo chiara documentazione del corpo del reato perché l'autorità giudiziaria proceda alla identificazione dei responsabili, anche politici, della distruzione di un numero imprecisato (si stima intorno ai 10.000) di libri –:

   se i Ministri interrogati intendano attivare, per quanto di competenza, una verifica per accertare entro quali limiti, il presidente di una istituzione culturale possa procedere alla eliminazione di utili e fondamentali strumenti di conoscenza, depauperando il patrimonio librario funzionale alla ricerca, e necessario a conoscere gli ambiti e i confini degli interessi culturali del grande scrittore che ha voluto, con la donazione dei suoi strumenti di lavoro, facilitare la conoscenza della sua opera e manifestare i suoi interessi;

   se non ritenga di doversi adoperare per evitare che siano distrutti, anziché donati libri importanti, certamente utili a un'altra biblioteca o a un istituto analogo.
(4-02146)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   i militari dichiarati inidonei per motivi di salute possono transitare a domanda nei ruoli civili ed essere inquadrati in soprannumero in base alla tabella ex decreto ministeriale del 18 aprile del 2002;

   l'inadeguatezza della tabella del 2002 fu chiara sin da subito e fu fortemente contestata sin dalla sua adozione perché iniqua e mai aggiornata;

   con il decreto legislativo del 29 maggio 2017, n. 95, circa il riordino della carriera delle forze di polizia, è stata introdotta una nuova tabella di corrispondenza dei ruoli militari a quelli civili a decorrere dal 1° gennaio 2018;

   questa nuova tabella ha di fatto sostituito la precedente ed è quella che la direzione generale per il personale civile (Persociv) oggi applica nell'inquadramento nei ruoli civili del personale riconosciuto non idoneo al servizio militare;

   gli effetti dell'applicazione della nuova tabella si possono desumere dall'esame di alcuni contratti di lavoro: ad esempio maresciallo capo transitato nel 2003 assumeva la qualifica funzionale ex B3, ora area II, F3 (fasce da F3 a F6), che oggi si colloca dopo due passaggi, oltre 15 anni, nell'area II a F5;

   il maresciallo capo che transiterà dal 1° gennaio 2018 assumerà da subito la qualifica funzionale apicale nell'area II di F6;

   si viene a determinare, in tal modo, una grave incongruenza e diseguaglianza tra pari grado transitati in epoche diverse, con evidenti effetti di ordine economico e non solo –:

   come i Ministri interrogati intendano porre rimedio alla problematica sopra descritta.
(4-02137)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BRUNETTA e ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i commi da 493 a 507 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, istituiscono, con una dotazione finanziaria di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019-2021, e disciplinano il fondo indennizzo risparmiatori (Fir) per i risparmiatori che hanno subìto un pregiudizio ingiusto in relazione all'investimento in azioni di banche poste in liquidazione coatta amministrativa nell'ultimo biennio, usufruendo dei servizi prestati dalla banca emittente o da società controllata;

   tuttavia, la norma, in particolare per quel che riguarda il ristoro ad alcune categorie di danneggiati, ha esposto chiaramente l'Italia al rischio di una procedura per aiuti di Stato da parte dell'Unione europea. È proprio questo il punto delicato di tutta la costruzione governativa sui rimborsi: anche da notizie di stampa erano emersi, fin dalla costruzione della norma (prima che quindi questa estrasse in vigore), dubbi su presunte «manine» che avevano preparato un testo con la «bocciatura» incorporata e conseguente congelamento dei fondi, mezzo che consentirebbe la riduzione automatica del deficit;

   già in un atto di sindacato ispettivo depositato in data 29 dicembre 2018, l'interrogante aveva denunciato la questione, chiedendo al Ministro dell'economia e delle finanze se non riteneva opportuno approfondire i rischi di avvio di una procedura per aiuti di Stato in sede di Unione europea, nonché richiedere la preventiva autorizzazione della Commissione europea secondo le procedure previste dall'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   lo stesso direttore generale del tesoro responsabile del dipartimento banche del Ministero dell'economia e delle finanze Alessandro Rivera, aveva più volte segnalato come si trattasse di una disposizione che poteva esporsi a rilievi in sede comunitaria: si tratta di un esperto autorevole, competente e conoscitore dei meccanismi europei, al punto da essere pienamente coinvolto nella trattativa con l'Unione europea, tenutasi a Bruxelles a metà dicembre 2018, per trovare un accordo sul bilancio 2019;

   è notizia recente l'invio di una lettera dell'Unione europea che comunica l'incompatibilità del fondo con la normativa comunitaria. D'altra parte, il Vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha liquidato la «bocciatura» dell'Unione europea con un «Noi lo facciamo e basta»;

   ad ogni modo, alla luce di un carteggio noto, antecedente all'approvazione della manovra economica, che già anticipava l'illegittimità della norma richiamata, come denunciato anche da un atto di sindacato ispettivo, va chiarito come sia stato possibile approvare una disposizione chiaramente contraria alla normativa comunitaria –:

   se intenda chiarire come sia stato possibile, in particolare per la ragioneria dello Stato, bollinare una disposizione che appare contraria alla normativa europea;

   alla luce della comunicazione ricevuta dall'Unione europea, quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere, anche nei confronti dell'Unione europea, rispetto alla norma sulla quale la stessa Unione ha sollevato dei rilievi, nonché al fine di tutelare i risparmiatori truffati.
(3-00488)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il settore penale del tribunale ordinario di Bologna è attualmente costituito da due sezioni penali, oltre all'ufficio Gip/Gup, alla corte d'assise e alla sezione impugnazioni cautelari penali;

   il tribunale di Bologna, tuttavia, versa in una situazione di mancanza di personale amministrativo nonché di magistrati, a fronte di un numero di procedimenti in chiaro e ragguardevole aumento;

   questa carenza di organico potrebbe causare gravi inefficienze per tutto il sistema giudiziario emiliano, con evidenti ritardi nella celebrazione delle sedute;

   inoltre, risulta che l'operatività della macchina giudiziaria sia rallentata anche a causa dell'incertezza che ha interessato le sedi e gli uffici negli ultimi anni, in particolare con riferimento al palazzo ex Maternità, ove, grazie a un accordo concluso nel maggio del 2018 con il Ministero della giustizia, sarebbero dovuti traslocare tutti gli uffici, con risparmi in fitti passivi a fronte di maggior spazi per l'attività burocratica e giudiziaria;

   al momento dell'accordo, l'edificio risultava ancora in ristrutturazione, ma, attualmente, risulta all'interrogante che non si sia ancora potuto procedere al definitivo trasferimento degli uffici, in quanto i lavori avanzerebbero con evidenti e incomprensibili ritardi;

   il trasferimento e la concentrazione di vari uffici giudiziari permetterebbero un aumento della superficie utilizzabile a fronte di minori spese di locazione, offrendo quindi migliori condizioni di lavoro a tutta l'utenza e al sistema giudiziario e ottenendo contestualmente risparmi per le finanze pubbliche –:

   di quali informazioni disponga in merito al palazzo ex Maternità di Bologna e per quali ragioni ancora non si sia potuto provvedere al trasferimento del tribunale penale in tale sede;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare un congruo numero di magistrati e personale amministrativo presso il tribunale penale di Bologna.
(3-00484)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende che La Fp Cgil si sta mobilitando sull'intero territorio nazionale nei confronti del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) per contrastare una circolare ministeriale che prevede, per gli agenti di polizia penitenziaria, il pagamento del pernottamento presso le caserme. Paradossalmente, nel carcere dell'Aquila, la situazione è ancora più grave;

   in una nota, il delegato Fp Cgil polizia penitenziaria dell'Aquila Roberto Mattarocchia e il segretario Cgil L'Aquila Francesco Marrelli denunciano le condizioni degli agenti di polizia penitenziaria dell'Aquila che subiranno trattamenti diversi. «Alcuni infatti avranno una adeguata sistemazione nella “caserma Agenti” ed altri saranno alloggiati in camere di pernottamento delle dimensioni 8/9 mq con servizi igienici non sufficienti. Tale prospettiva rischia di non trovare le dovute soluzioni sia per il reparto d'eccellenza della Polizia Penitenziaria qual è il G.O.M, sia per il personale effettivo, operante da circa 25/30 anni in Istituto, i quali rischiano di non poter più usufruire degli alloggi fino ad oggi utilizzati in quanto insufficienti a coprire l'effettiva esigenza»;

   l'attuale dotazione di personale in servizio presso l'istituto penitenziario dell'Aquila non consente di sostenere in maniera adeguata le effettive esigenze di una struttura che deve garantire i massimi livelli di sicurezza: fino ad ora, aver adeguatamente sistemato tutto il personale in consoni alloggi all'interno della struttura, ha consentito all'amministrazione, nonostante la carenza di personale, di poter contare sempre su un congruo numero di lavoratori presenti all'interno dell'istituto, il quale veniva utilizzato per sopperire alle carenze stesse;

   di contro, la prospettata soluzione che si vorrebbe attuare rischierebbe di pregiudicare la disponibilità di un adeguato numero di risorse umane presenti giocoforza nella struttura, e arrecherebbe altresì un grave disagio a quei lavoratori, provenienti da fuori regione, costretti a vivere in stanze anguste, non adeguate e con servizi igienici non sufficienti. Non va inoltre dimenticato che, fino ad oggi, il personale – con spirito di abnegazione al lavoro – ha svolto un servizio dedito alla gestione di determinati tipologie di detenuti eventualmente anche in deroga ai dettami normativi;

   tra le determinazioni che si potrebbero individuare, si potrebbe ipotizzare la stipula di una convenzione tra il Dap e il comune dell'Aquila per reperire alloggi tra quelli costruiti a seguito del tragico terremoto del 2009 – situati a ridosso del carcere – e ad oggi inutilizzati, ovvero ogni altra disponibilità di alloggi finalizzati alla soluzione della suesposta problematica;

   il sindacato ha fatto richiesta all'amministrazione comunale dell'Aquila, di programmare un incontro per l'avvio di un costruttivo confronto sui temi sopra esposti, mentre agli uffici dipartimentali si chiedono interventi finalizzati al superamento di eventuali disparità di trattamento tra il personale e tutte le iniziative volte al ripristino di una adeguata operatività dei reparti;

   è compito della politica spendersi per il rispetto dei diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici –:

   se il Governo intenda valutare l'opportunità di tale decisione e soprattutto l'impatto che la suddetta circolare ministeriale potrà comportare specialmente in termini di disagio per gli agenti della polizia penitenziaria, posto che essa corre il rischio di apparire come una decisione incomprensibile e vessatoria per i lavoratori del comparto.
(4-02139)


   MORANI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   appaiono all'interrogante incontrovertibili le evidenze di violazioni di norme del codice di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario, avvenute nell'ambito della vicenda relativa alla estradizione e alla conseguente traduzione nel carcere di Oristano del detenuto Cesare Battisti, il terrorista pluriomicida latitante da anni, al centro di una lunghissima vicenda giudiziaria che si è conclusa, finalmente, dopo la firma dell'accordo di estradizione sottoscritto dall'allora Ministro Orlando per il Governo Gentiloni con Battisti finalmente assicurato alla giustizia italiana;

   all'arrivo di Battisti presso l'aeroporto di Ciampino il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia si sono presentati (erano stati, pare, allestiti appositi banchetti per favorire le riprese delle telecamere) con una conseguente diffusione a livello mondiale delle immagini del detenuto mentre veniva, correttamente, tradotto dalla polizia penitenziaria;

   appare inoltre addirittura sconcertante che il Ministro della giustizia abbia prodotto e diffuso, nonché pubblicato sui social, un video, dotato anche di approssimativo montaggio e di commento musicale, titolato «il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo» che non risparmia «foto ricordo» del detenuto, con due agenti della polizia penitenziaria al fianco, in spregio di espliciti divieti normativi;

   le condotte descritte integrano infatti, in modo lampante, come sottolineato dai vari esposti arrivati anche all'Autorità garante dei diritti dei detenuti, quantomeno la violazione delle norme di cui agli articoli 114 del codice penale, comma 6-bis, che vieta la pubblicazione dell'immagine della persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, nonché dell'articolo 42-bis (Traduzioni) della legge recante «Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 9 agosto 1975, n. 212, che prevede che «Nelle traduzioni sono adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità, nonché per evitare ad essi inutili disagi. L'inosservanza della presente disposizione costituisce comportamento valutabile ai fini disciplinari» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dovere immediatamente intervenire per rimuovere, per quanto possibile, da internet tutto ciò, a cominciare ad esempio dal video, che lede le garanzie costituzionali che devono riguardare tutti i cittadini, adottando ogni iniziativa di competenza, in relazione a quanto denunciato, per garantire i diritti delle persone private della libertà anche in un caso difficile e sicuramente caratterizzato da grande «forza» emotiva e da forte impatto sulla collettività, anche per rimanere nell'ambito del rispetto delle garanzie della Carta costituzionale, in questo caso, previste dall'articolo 27;

   se i Ministri non ritengano estremamente grave e pericoloso aver mostrato immagini che pare svelino l'identità di un agente sotto copertura.
(4-02147)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in relazione all'ondata di maltempo che in queste ore sta interessando il nord Italia Trenitalia ha attivato la fase di «emergenza neve» con la sola regione Liguria che ha visto tagliate corse e limitate diverse linee;

   Trenitalia ha comunicato che in Liguria sarà tagliato il 30 per cento dei treni regionali sulle seguenti linee:

    Genova-Busalla-Tortona, intera giornata (cancellata la relazione Busalla-Genova);

    Genova-Acqui Terme, intera giornata;

    Savona-San Giuseppe di Cairo, intera giornata (interessati treni delle linee Alessandria-Savona, Torino-Savona e Fossano-San Giuseppe di Cairo);

   si tratta di un ridimensionamento di corse che crea non pochi disagi all'utenza;

   è evidente che si tratta di una scelta figlia non solo delle legittime e prudenziali scelte di Trenitalia in relazione alle condizioni meteorologiche e alla peculiarità territoriale ma probabilmente di una inadeguatezza della rete infrastrutturale che penalizza la comunità ligure nei suoi spostamenti –:

   se il Governo sia a conoscenza di tali disagi e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito del contratto di servizio con Rete ferroviaria italiana, per un adeguamento infrastrutturale della rete ferroviaria ligure che consenta ai cittadini di potersi muovere anche nel periodo invernale senza penalizzanti ridimensionamenti dell'offerta in relazione all'andamento meteorologico.
(5-01364)


   SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   al Consorzio CEPAV Due, quale general contractor, è stata affidata la realizzazione della tratta ad alta velocità Brescia-Verona; il Consorzio ha firmato, nel corso dell'estate 2018, con Rete ferroviaria italiana, partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato Italiane, l'avvio dei lavori per il primo lotto;

   attualmente i cantieri di tale opera restano bloccati per via della ormai nota analisi costi-benefici con grande dispendio di denaro per le società coinvolte, direttamente o indirettamente interessate, nonché con grave danno alla occupazione;

   un orientamento critico, palesatosi nella riduzione dei finanziamenti, risulta altresì per i lavori della tratta AV/AC Napoli-Bari cui mancano ben 2,5 miliardi di euro; per la tratta Catania-Messina, cui mancano circa 2 miliardi di euro; nonché per il raddoppio della linea Catania-Palermo, cui non sono stati assegnati i necessari ulteriori 800 milioni di euro;

   anche per le opere di cui sopra si registra il peso che grava sulle disponibilità economiche e finanziarie delle imprese coinvolte, nonché l'impatto negativo sui lavoratori interessati che rischiano di vedersi allungare i tempi di inattività e il pericolo di licenziamento –:

   quale sia l'orientamento del Governo in merito all'avvio e al proseguimento dei lavori per la realizzazione delle tratte AV/AC Brescia-Verona e Napoli-Bari e sulla linea Catania-Messina;

   se i lavori della tratta Catania-Palermo siano in programmazione, e in caso affermativo, a partire da quando.
(5-01365)


   FORNARO e STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in base al bollettino meteorologico diramato dalla protezione civile, il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha attivato per la giornata di mercoledì 30 gennaio 2019 la fase di emergenza lieve dei piani neve e gelo in Liguria e la fase di preallerta in Valle D'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana;

   l'offerta ferroviaria è confermata in tutte le regioni, ad esclusione della Liguria e dei collegamenti tra Piemonte e Liguria, dove è prevista la riduzione del trenta per cento delle corse sulle linee regionali;

   sono interessate, in particolare, le tratte Acqui-Ovada-Genova, Tortona-Busalla-Genova e la San Giuseppe-Savona, che vede coinvolti i treni da e per Alessandria-Acqui;

   bloccare intere tratte per la minaccia di lievi nevicate implica serie ripercussioni sui passeggeri. I più gravi disagi sono a spese dei pendolari, spesso forniti di abbonamento, che percorrono regolarmente quelle tratte per motivi di lavoro o di studio –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza affinché venga ripristinato il normale traffico ferroviario per evitare ulteriori disagi ai viaggiatori.
(5-01366)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il percorso per varare la nuova pista dell'aeroporto di Firenze e del relativo scalo è stato complesso e lungo, e prevede un costo complessivo di circa 300 milioni di euro;

   il progetto di realizzazione della nuova pista, su cui si sono già espressi positivamente ben due Ministeri, ad avviso dell'interrogante lascia estremamente sgomenti:

   ad oggi è stato concluso il percorso di conformità urbanistica e di valutazione di impatto ambientale; si è riunita più volte una conferenza di servizi; tale progetto era contenuto nel piano nazionale degli aeroporti nazionali; una sua interruzione significherebbe ripartire da zero, e con tempi molto lunghi e perdita di finanziamenti e presumibilmente anche di alcuni investimenti privati;

   sul fronte delle risorse, il decreto «Sblocca-Italia» ha già destinato 50 milioni di euro allo scalo fiorentino, altri 100 milioni di euro sono già indicati, ma saranno concretamente destinati al termine della conferenza dei servizi. I restanti 150 milioni per la realizzazione saranno invece finanziati dalla società Aeroporti di Firenze, controllata come Società aeroporti toscani da Corporation America;

   l'investimento, secondo uno studio Aci Europe, porterà un incremento dell'occupazione di 2.200 posti di lavoro diretti e 8.400 indiretti. La sola fase di cantiere creerà almeno 350 posti di lavoro;

   si tratta di un volano economico assolutamente importante per Firenze e per tutta la Toscana. L'indotto economico generato dal nuovo aeroporto è stimato (studio Irpet, Istituto regionale programmazione economica Toscana) in 730 milioni di euro, con un flusso di 4,5 milioni di passeggeri al 2029 e un risparmio tra 20 e 45 milioni di euro per l'utenza toscana dovuta ai minori tempi di trasporto, oltre che straordinari effetti positivi ambientali, sia dal punto di vista di impatto acustico che propriamente territoriale (http://www.pianasana.org);

   il Governo sulle opere pubbliche ha insediato una commissione costi-benefici, che tratterà anche la pratica della nuova pista aeroportuale di Firenze –:

   quale sia la tempistica dell'erogazione dei 100 milioni di euro statali necessari per la realizzazione dell'opera in questione;

   quale sarà la destinazione delle risorse statali, da erogare e già erogate, qualora la commissione costi-benefici dovesse dare parere negativo nonostante i tanti aspetti positivi economici e ambientali su riportati e nonostante il privato cofinanzi con proprie risorse il 50 per cento del costo complessivo dell'opera.
(5-01372)


   BUCALO, TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 20 ottobre 2017 il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) e la regione siciliana hanno sottoscritto una «Convenzione per regolare i rapporti tra regione siciliana e Consorzio per le Autostrade Siciliane per l'attuazione delle risorse finanziarie scaturite dal Patto per il Sud necessarie per gli interventi da eseguire nelle autostrade Messina-Palermo e Messina-Catania», per un importo complessivo di 124.520.000 euro;

   l'intera somma è stata stanziata per il ciclo di programmazione 2014-2020; la dotazione aggiuntiva del fondo per lo sviluppo e la coesione è stata autorizzata dall'articolo 1, comma 6, della legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013);

   ad oggi risultano bloccati per meri ostacoli burocratici 5 progetti del Consorzio per le autostrade siciliane per diversi milioni di euro:

    A18 – autostrada Messina-Catania – Manutenzione straordinaria della pavimentazione per 24.300.000 euro;

    A20 – autostrada Messina-Palermo – interventi di manutenzione straordinaria di rifacimento della pavimentazione per 21.980.000 euro;

    A20 – A18 autostrada Messina-Palermo e Messina-Catania – chiusura by pass con barriere di sicurezza omologate per 8.200.000 euro;

    A18 – autostrada Messina-Catania – intervento di realizzazione dell'impianto di pannelli di Messaggeria variabile in itinere e agli ingressi per 9.000.000 euro;

    A18 – autostrada Messina-Catania – intervento da 20.000.000 euro destinato alla frana in territorio di Letojanni, progetto che l'assessorato alle infrastrutture è stato costretto a cambiare ben 5 volte, compromettendo così l'urgenza della salvaguardia di alcune abitazioni e ritardando ulteriormente il ripristino della viabilità di questa importante arteria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica evidenziata in premessa, quali siano i motivi burocratici che bloccano l’iter e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché vengano prontamente sbloccati i fondi per un ripristino e soprattutto un definitivo rilancio della rete autostradale siciliana.
(5-01375)


   MARZANA, PIGNATONE, LOMBARDO, FICARA, D'ORSO, GRIPPA, RAFFA e SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 128 del 2017 reca disposizioni per la valorizzazione delle tratte ferroviarie dismesse di pregio culturale, paesaggistico e turistico e necessita dei decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per la sua attuazione, oltre che dell'intervento delle regioni e del gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale per gli interventi di ripristino e mantenimento; la legge suddetta inserisce, tra queste, la linea ferroviaria Noto-Pachino (articolo 2, comma 2, lettera q));

   essa fu realizzata per la valorizzazione della produzione agricola, viti-vinicola in particolare, e per un collaterale servizio-passeggeri;

   il ripristino del treno costituirebbe un fattore di arricchimento dell'offerta turistica della Sicilia sud-orientale. Si ricorda l'alto numero di siti d'interesse archeologico e naturalistico presenti nelle zone che attraverserebbe: Torre Stampace, Città di Eloro, Colonna Pizzuta, Villa Romana del Tellaro, Riserva di Vendicari, Cittadella dei Maccari, Borgo di Marzamemi, Grotta Calafarina;

   tale tratta ferroviaria è stata oggetto di studio di diverse università (Catania, Bergamo, Firenze e Venezia). Significativo per il recupero della tratta è anche l'interesse manifestato dalla Fondazione Ferrovie dello Stato che la vorrebbe percorsa dai suoi treni storici in considerazione dell'alto profilo paesaggistico;

   anche Rete ferroviaria italiana, con l'inserimento della tratta nella pubblicazione «Atlante delle Linee ferroviarie dismesse», auspica una riflessione su come utilizzare al meglio questo grande patrimonio ereditato dal recente passato. In particolare, riguardo alla linea Noto-Pachino, si legge che la Fondazione Ferrovie dello Stato italiane ha manifestato interesse per valutare un ripristino della linea per la circolazione di treni storico-turistici considerato il percorso che costeggia l'Oasi di Vendicari, di particolare interesse naturalistico, nonché l'attrattiva turistica della zona del pachinese per monumenti, aree archeologiche e località a vocazione balneare;

   la IX Commissione trasporti nel parere allo schema di contratto di programma 2017-2021 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti-Rete ferroviaria italiana ha chiesto, formulando una specifica osservazione, una ricognizione del fabbisogno di risorse necessarie per mantenimento e ripristino delle ferrovie turistiche individuate dalla legge 9 agosto 2017, n. 128;

   i comuni di Noto e Pachino, dopo aver ottenuto la tratta ferroviaria in comodato d'uso gratuito dalla Ferservizi, nel 2016, hanno sottoscritto un protocollo d'intesa nel 2017, aggiornato dopo l'approvazione della legge n. 128 del 2017, che prevede la creazione di una pista ciclabile allo scopo di «valorizzare» la tratta ferroviaria, realizzando un'infrastruttura tipo greenway, e affidano i lavori al dipartimento di architettura di Roma;

   la decisione dei due comuni sembra in contrasto con i più recenti sviluppi in tema di ferrovie turistiche di cui alla legge n. 128 del 2017;

   i protocolli d'intesa dei comuni di Noto e Pachino e il contratto di comodato d'uso per la realizzazione della ciclovia devono prevedere percorsi alternativi e compatibili con il pieno sviluppo della tratta ferroviaria di cui all'articolo 2, comma 2, lettera q) della citata legge;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato il piano nazionale delle ciclovie, per valorizzare gli itinerari storici e culturali lungo la penisola per un turismo sostenibile. Tra queste la Ciclovia della Magna Grecia, che passerebbe da Noto e Pachino;

   è necessario che la realizzazione del piano nazionale delle ciclovie si sviluppi senza ostacolare la realizzazione dei fini e degli obiettivi contenuti nella legge n. 128 del 2017 di valorizzazione delle ferrovie dismesse e, tra queste, della linea Noto-Pachino –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'iniziativa dei comuni di Noto e Pachino, richiamate in premessa, e se ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, per il ripristino della tratta ferroviaria Noto-Pachino per il turismo e l'identità della Sicilia sud-est;

   quali siano le tempistiche per l'adozione dei decreti di attuazione della legge n. 128 del 2017;

   se non intendano promuovere iniziative, per quanto di competenza, affinché lo sviluppo della ciclovia della Magna Grecia sia compatibile con il percorso di recupero della tratta ferroviaria dismessa Noto-Pachino, come stabilito della legge n. 128 del 2017.
(5-01376)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sestiere Pra’-Palmaro (Genova), a partire dagli anni 70, è stato privato della propria spiaggia, tra le più frequentate in tutta la Liguria, e del proprio mare, sacrificata dalla costruzione del bacino portuale di Pra’. La situazione che oggi il sestiere di Pra’-Palmaro è costretto a subire a causa della convivenza con il porto di Pra’ e relativo parco ferroviario, costruito negli anni 80 a poche decine di metri dal centro abitato, è sempre più difficile. L'inquinamento acustico, che deriva dalla continua movimentazione di container che avviene 24 ore su 24, in aree di stoccaggio dove l'abitato del sestiere di Pra’-Palmaro affaccia, crea notevoli disagi agli abitanti come anche la movimentazione dei container che avviene davanti al sestiere provoca un danno paesaggistico e di pesante impatto visivo considerato che gli stessi vengono impilati spesso oltre il «terzo tiro»;

   nelle date del 24 ottobre, 7 novembre e 10 dicembre 2014 presso gli uffici della regione Liguria, si è tenuto un incontro con oggetto «Progetto ridiamo il mare a Pra’-Palmaro», organizzato dalla Fondazione PRimA'vera, dove hanno partecipato l'ingegnere Calogero Di Venuta, ingegnere Mariano Cocchetti per Ferrovie dello Stato, il dottor Luigi Merlo, dottor Marco Sanguineri e la dottoressa Paola Giampietri per l'autorità portuale, il municipio VII Ponente (Avvenente e Chiarotti) di Genova, il comune di Genova nella persona del vicesindaco Bernini e la regione Liguria nelle persone di Raffaella Paita e Arcangelo Merella;

   all'incontro sopracitato sono stati presentati degli elaborati, da parte degli architetti dell'autorità portuale di Genova, relativi allo spostamento a sud di circa 50 metri dell'attuale linea ferroviaria costiera;

   lo spostamento a sud di circa 50 metri dell'attuale linea ferroviaria costiera è un'opera essenziale e propedeutica per una riqualificazione del sestiere di Pra’-Palmaro, che vede il prolungamento verso ovest dell'attuale fascia di rispetto con lo scopo di separare l'area portuale dal centro abitato;

   lo spostamento dei binari a sud e il prolungamento della fascia di rispetto, atta ad allontanare l'area portuale dal centro abitato, erano entrambi previsti dal piano regolatore portuale del 2016 e recepiti nel piano regolatore comunale, per quanto concerne lo scenario del bacino portuale di Pra’;

   il progetto del nuovo nodo ferroviario di Genova non prevede ancora lo spostamento a sud dei binari prospicienti al sestiere di Pra’-Palmaro e malgrado gli innumerevoli solleciti, convocazioni, da parte degli enti locali, quali ad esempio il municipio VII, a Rete Ferroviaria italiana per avere un confronto sull'opera in questione a tutt'oggi, a quanto consta all'interrogante, non vi è stata nessuna risposta;

   nel nuovo nodo ferroviario, relativo alla linea Genova-Ventimiglia, è previsto, al fine di trasformare l'attuale linea costiera in metropolitana di superficie e di ottenere una nuova fermata per il sestiere di Palmaro, lo spostamento a mare della linea ferroviaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del progetto di spostamento di 50 metri a sud della zona portuale prospiciente la zona di Pra’-Palmaro a Genova;

   se sia a conoscenza se nello spostamento a mare della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, in corrispondenza della parte di ponente della delegazione di Pra’, nel tratto tra il rio Banega e il rio San Giuliano, previsto dal nuovo nodo ferroviario, è stata presa in considerazione la distanza necessaria per la futura riqualifica del quartiere di Palmaro che prevede, come deciso nei tavoli sopracitati, la realizzazione della passeggiata e delle dune alberate di separazione abitato/a ferrovia/porto e per quali motivi Rete Ferroviaria italiana non conceda un confronto agli enti locali malgrado le innumerevoli convocazioni.
(4-02145)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   CARNEVALI, PIZZETTI, BORDO, LIBRANDI, VISCOMI, MORANI, PEZZOPANE, ROTTA, FIANO, MARTINA, SIANI, SCHIRÒ, BAZOLI, ANDREA ROMANO, ENRICO BORGHI, SENSI, FASSINO, BRUNO BOSSIO, RIZZO NERVO, CIAMPI, DEL BASSO DE CARO, BRAGA, SCALFAROTTO, GARIGLIO, FREGOLENT, DI GIORGI, CARLA CANTONE, UNGARO, MORETTO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni il giornalista de La Repubblica Paolo Berizzi, autore del libro NazItalia e di importanti indagini sull'area dell'estremismo nero, è stato nuovamente destinatario di pesanti minacce da parte di militanti neofascisti e neonazisti e ultrà di estrema destra (dopo quelle subite nell'ultimo periodo da diversi gruppi, in particolare Forza Nuova, Do.Ra., Mab);

   in particolare, gli ultimi episodi sabato 26 gennaio 2019 dopo la sua partecipazione, per motivi di lavoro, al funerale dell'ultrà varesino Daniele Belardinelli rimasto ucciso negli scontri tra tifosi a margine della partita Inter-Napoli (già al termine di tale funerale Berizzi veniva puntato e avvicinato minacciosamente da militanti neonazisti del gruppo Do.Ra.; solo grazie alla presenza di personale Digos e funzionari della questura si sono evitate conseguenze peggiori);

   il coraggioso inviato de La Repubblica ha ricevuto sui social numerose minacce di morte, estese anche alla sua famiglia, persino l'augurio di «documentare presto il funerale della madre», di avere una morte con «molto dolore e pena»; di «essere portato in un box...» e di vedersi «strappare la lingua»;

   nei mesi scorsi si sono moltiplicati a Bergamo, città in cui vive il giornalista Berizzi, episodi di minacce gravi che dopo il danneggiamento della sua auto (con l'incisione sulla carrozzeria di svastiche, simbolo SS e un crocefisso) hanno addirittura riguardato blitz neofascisti contro la casa di Berizzi, imbrattata con scritte ingiuriose, minacce, svastiche; altro episodio ha investito la testata onlineBergamonews con attacchinaggio notturno di volantini nei quali Berizzi veniva definito «vergogna di Bergamo»;

   durante le varie iniziative sul territorio nazionale di presentazione del libro NazItalia, nel quale si documenta la fitta rete dell'estremismo nero, Berizzi ha subìto blitz di squadracce neofasciste che lo hanno pesantemente contestato con striscioni infamanti; in occasione di quest'ultima presentazione, militanti di Forza Nuova sono entrati addirittura in sala a scopo intimidatorio e hanno scattato delle fotografie al giornalista;

   per proteggere il giornalista Paolo Berizzi è stata disposta la vigilanza generica (Vgr) da parte delle forze dell'ordine. Tale dispositivo garantisce il passaggio più volte al giorno di mezzi di polizia nel luogo di dimora della persona sottoposta a tutela, un servizio reso con grande perizia dagli agenti, che però lascia scoperte la gran parte delle ore del giorno, nelle quali per altro il giornalista — inviato — si trova in giro per lavoro e per svolgere le sue inchieste;

   i gruppi neofascisti hanno dimostrato più volte di avere accesso ai luoghi di lavoro e addirittura all'abitazione di Berizzi, facendo temere per la sua incolumità fisica –:

   se il dispositivo di vigilanza succitato sia adeguato a proteggere Paolo Berizzi da queste pesanti minacce o se serva un ulteriore apparato di scorta;

   quali altre iniziative intenda intraprendere per proteggere l'incolumità di una voce libera che esercita con coraggio il giornalismo di inchiesta.
(3-00485)


   BOLDRINI, FORNARO e EPIFANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il giornalista Paolo Berizzi, nel 2017, ha raccontato, attraverso le pagine del quotidiano La Repubblica, la nuova marcia su Roma di Forza Nuova, il lido «mussoliniano» di Chioggia, il blitz del Veneto Fronte Skinheads nella sede di un'associazione pro-migranti di Como e le varie forme in cui si collocano i gruppi neofascisti presenti sul territorio italiano;

   nel 2018 ha pubblicato un libro, NazItalia, in cui ha documentato il progredire delle formazioni neofasciste nel nostro Paese e il loro radicamento nel tessuto sociale e la timidezza con cui vengono affrontate;

   il 25 marzo 2017 davanti alla redazione della testata online Bergamonews sono stati rinvenuti volantini sui quali era riportato un testo intitolato «Non sei solo» e il volto di Alessandro Limido, capo riconosciuto dei Do.ra., acronimo della «Comunità militante dei dodici raggi», un gruppo di neonazisti che operano nella zona di Varese;

   tale atto è stato rivendicato su Facebook dal gruppo di estrema destra «Mab» (Manipolo di avanguardia Bergamo) con un post che recita: «Il riscatto di una città non può avvenire in una notte. La viltà di un concittadino è difficile da cancellare. La nostra visita a Bergamonews vuol tenere alta l'attenzione sul giornalismo orobico, da sempre asservito ai Poteri forti. Paolo Berizzi Vergogna di Bergamo. Associazione Culturale MAB vice presidente Enrico Labanca»;

   il 20 ottobre del 2017, la Federazione nazionale italiana della stampa denunciava il fatto che, durante la notte, i componenti di una formazione che si ispira ad Adolf Hitler avessero preso di mira l'auto di Paolo Berizzi, incidendo sulla carrozzeria una svastica e altri simboli del nazismo;

   la notte del 15 maggio 2018 è comparso uno striscione provocatorio su un cavalcavia dell'A8 recante la scritta «Na$italia: Paolo Berizzi Camerata»;

   il 30 ottobre 2018 il giornalista ha rinvenuto sui muri e nell'androne di casa scritte come «Infame, pagherai», svastiche, croci celtiche, come riportato da diversi organi di stampa;

   il 28 gennaio 2019 la Federazione nazionale italiana della stampa ha emanato un comunicato, nel quale Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi spiegano che, negli ultimi giorni, il collega Paolo Berizzi ha ricevuto via social minacce di morte, rivolte a lui e alla famiglia, pesanti insulti e attacchi, addirittura l'augurio di «documentare presto il funerale della madre», di finire i suoi giorni con «molto dolore e pena»;

   durante le varie iniziative di presentazione del libro NazItalia, Paolo Berizzi ha subito blitz di gruppi neofascisti che lo hanno contestato e a Padova ad esempio dei militanti di Forza Nuova sono entrati in sala e hanno scattato delle fotografie al giornalista con solo scopo intimidatorio;

   nel rapporto 2018 sulla libertà di stampa, Reporters sans frontières sostiene che in Italia crescono le minacce contro i giornalisti;

   il giornalista Paolo Berizzi ha attualmente un dispositivo di vigilanza generica dinamica, che prevede un passaggio saltuario delle forze dell'ordine sotto la sua abitazione o il luogo di lavoro;

   l'incolumità fisica di un cittadino, di un giornalista che svolge il suo mestiere d'inchiesta, deve essere questione prioritaria –:

   se il Ministro interrogato ritenga sufficienti le misure adottate e volte a garantire l'incolumità di Paolo Berizzi ed, eventualmente, quali iniziative intenda adottare affinché al giornalista venga data la possibilità di continuare a svolgere il suo lavoro senza il rischio continuo di minacce volte ad intimidirlo e silenziarne l'opinione.
(3-00486)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIOVANNI RUSSO, CORDA, RIZZO, ARESTA, CHIAZZESE, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, ROBERTO ROSSINI e TRAVERSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della sospensione della leva obbligatoria, con l'articolo 16 della legge n. 226 del 2004 e successive modifiche, poi confluito nel codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010), si è dato vita ad un meccanismo volto a compensare il calo dei militari di truppa;

   è stata creata una figura di volontari (volontari in ferma prefissata di un anno – «V.F.P.1» – o di quattro anni – «V.F.P.4») che possa assolvere i compiti prima devoluti ai militari di leva e, allo scopo di incentivare i giovani a scegliere tale forma di arruolamento a tempo determinato, è stato stabilito di riservare gli arruolamenti nei corpi di polizia ad ordinamento civile o militare e nella C.r.i.;

   una parte dei vincitori dei concorsi per l'arruolamento nei corpi di polizia è immessa in servizio solo dopo aver prestato servizio in qualità di V.F.P.4. nelle Forze armate, creando così un doppio canale di alimentazione dei volontari in ferma prefissata, da un lato costringendo i giovani a svolgere il servizio in qualità di V.F.P.1 o V.F.P.4 quale imprescindibile condizione per concorrere nei corpi di polizia; dall'altro, costringendo anche una parte dei vincitori di concorso per l'arruolamento nei corpi di polizia ad attendere per quattro anni in capo ad un'altra amministrazione, che non è la propria e che poco ha a che vedere con il concorso superato;

   in merito alle cosiddette «seconde aliquote» i concorrenti sono fin dall'approvazione della graduatoria vincitori di un concorso nel corpo di polizia (avendo superato la specifica selezione psicofisica ed attitudinale, differente da quella delle Forze armate) e vantano un diritto soggettivo all'assunzione, sebbene a condizione del mantenimento dei requisiti di idoneità;

   lo Stesso Stato Maggiore dell'Esercito, ha evidenziato a più riprese che i concorrenti, sebbene utilmente collocati nelle graduatorie dei concorsi per il reclutamento nelle carriere iniziali delle forze di polizia, sarebbero stati collocati nelle Forze armate «solo in prestito» per quattro anni;

   i Ministeri hanno deciso comunque di imporre ai giovani delle cosiddette «seconde aliquote» l'azzeramento della carriera nei ruoli dei volontari all'atto del transito nel corpo di polizia, che non viene all'uopo considerata;

   il decreto legislativo n. 8 del 2014 ha modificato l'articolo 2199 del decreto legislativo n. 66 del 2010;

   in tema si è espresso con sentenza pubblica numero 201700280 del 27 settembre 2017 il T.a.r. del Friuli Venezia Giulia, affermando che trattandosi dello stesso bando di concorso e di un'unica graduatoria finale, l'anzianità di servizio per gli appartenenti alla prima ed alla seconda aliquota non può che essere la medesima;

   di recente, con il provvedimento per il correttivo al riordino delle carriere delle forze di polizia si è modificato l'articolo 2 del decreto legislativo n. 95 del 29 maggio 2017, istituendo un incremento di 500 unità per il concorso di 1000 vice ispettori, prevedendo per entrambe le aliquote la medesima decorrenza giuridica, aggiungendo un elemento importante a quanto già citato –:

   se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione;

   se e come il Ministro intenda intervenire al fine di addivenire ad una pronta soluzione dell'anomalia sopra richiamate;

   quali possano essere le tempistiche necessarie alla soluzione della problematica.
(5-01370)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA e ROSTAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Masseria Antonio Esposito Ferraioli è il bene confiscato più grande dell'area metropolitana di Napoli, 12 ettari di terreni sottratti ai clan vent'anni fa, e che da due anni sono diventati un presidio di legalità per tutto il territorio. La Masseria, che un tempo era un fortino del clan Magliulo, è stata affidata dal 1o marzo 2017 dal comune di Afragola a una rete di cooperative, associazioni e organizzazioni che le hanno dato il nome di Antonio Esposito Ferraioli, cuoco, scout e sindacalista della Cgil, vittima innocente della camorra;

   in questi anni, grazie all'attività di tutti i soggetti coinvolti, sono stati salvati dall'incuria 2.000 alberi di pesco e altri 1.700 alberi da frutta sono stati piantati nel 2018. Sono nati 120 orti urbani, affidati gratuitamente a 120 famiglie di Afragola e delle città limitrofe. Nel 2018 è nata una start-up formata da donne, che si occuperà di commercializzare i prodotti della Masseria, e grazie all'impegno dei gestori è stato vinto un bando di un milione e mezzo di euro che consentirà di ristrutturare l'intera Masseria, così da realizzare una casa di accoglienza per donne e minori vittime di violenza. La struttura in questi due anni ha ospitato numerosi eventi, tra i quali i campi estivi dell'associazione Libera, ed è stata visitata da migliaia di persone, diventando così un fiore all'occhiello e punto di riferimento per la lotta alla camorra in tutto il territorio, oltre che una delle migliori pratiche di riuso dei beni confiscati in tutta Italia;

   Afragola è anche la città dove nell'ultimo mese sono esplose ben otto bombe di camorra: il territorio è sotto attacco da parte dei poteri criminali che vanno combattuti con forza ed è perciò più che mai fondamentale rafforzare e difendere un esempio come la Masseria Ferraioli, che è un modello positivo e concreto di lotta alla camorra;

   per una vicenda di cinque anni fa e che nulla ha che fare con l'attuale gestione della Masseria, oggi questo percorso rischia di essere messo in discussione. Sembra, infatti, che nel 2014, dopo quindici anni dalla confisca, il bene che allora versava in stato di abbandono venne occupato illegalmente da un agricoltore. A causa di questa occupazione, una parte del bene confiscato venne posta sotto sequestro, ma dopo pochi mesi tutto era tornato alla normalità, e così nel 2017 la Masseria fu finalmente assegnata e restituita ai cittadini, mettendo fine all'abbandono durato vent'anni. Tuttavia, pochi giorni fa, si scopre che una porzione del bene risulta ancora sotto sequestro per un vizio di forma e per questo il comune di Afragola, con determina del 18 gennaio 2019 del suo ufficio tecnico, ha bloccato l'attività della Masseria;

   l'amministrazione comunale aveva garantito, ribadendolo in interviste a giornali e tv, che si sarebbe attivata per superare velocemente tale blocco, rimettendo la Masseria nelle mani delle associazioni che la gestiscono con risultati ottimi per la cittadinanza e in nome della legalità e della lotta alla camorra. A oggi non ci sono più comunicazioni da parte dell'amministrazione comunale e ciò preoccupa fortemente tutti coloro che in questi anni si sono prodigati per gestire e fare crescere un presidio di legalità e lotta alla criminalità organizzata –:

   se sia a conoscenza della vicenda e se, nell'ambito delle sue competenze, intenda adottare iniziative per aiutare a trovare una soluzione a una situazione che mette in grave pericolo un presidio di legalità ed un esempio di buona gestione dei beni confiscati, importantissimo per la città di Afragola e tutto il suo circondario.
(4-02138)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sarebbe imminente l'apertura di un centro culturale islamico nei locali di un ex esercizio commerciale sito in Torino via Porpora 29-21;

   tale centro, a quanto consta all'interrogante, verrebbe gestito dagli stessi soggetti titolari di un'analoga struttura in via Piossasco 10, situata a circa 2,5 chilometri dalla nuova sede in corso di realizzazione;

   per mezzo degli organi di stampa locali, è emerso che l'amministrazione comunale, nella persona del vicesindaco Guido Montanari, non si sarebbe ancora messa in contatto con la realtà islamica che si occupa della gestione dei centri in questione;

   ne consegue che non appare chiaro se l’iter di adeguamento e di rilascio dei permessi sia stato concluso, se avviato;

   i lavori nei locali di via Porpora 29-21 sono già in corso ed il corredo per lo svolgimento dell'attività di culto e di preghiera è già stato sistemato in loco;

   l'accordo di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle prevede, tra i suoi punti, l'adeguamento di tutti i centri culturali utilizzati a scopo di preghiera alla normativa vigente per tutti i luoghi di culto, la quale stabilisce precisi requisiti strutturali e di sicurezza oltre che quantomeno uno statuto;

   tale proposito non trova attuazione nell'operato dell'amministrazione del Movimento 5 Stelle a Torino e quello di via Porpora 29-21 non è un caso isolato;

   in questi anni si è assistito alla proliferazione, soprattutto nella periferia nord di Torino, di centri culturali islamici di fatto adibiti a luoghi di culto, pur essendo sprovvisti dei requisiti di legge –:

   se sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire la legalità e l'ordine pubblico.
(4-02141)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   nel comparto scolastico alcune leggi hanno consentito, negli anni, la stipula disinvolta di contratti a termine. Questo sistema ha creato gravi e pesanti storture, a danno degli insegnanti;

   nel 2013 la Corte costituzionale, chiamata a giudicare la legittimità costituzionale dell'articolo 4 della legge n. 124 del 1999, ha inoltrato un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea al fine di ottenere una pronuncia circa la compatibilità di tale disciplina – relativa al contratto a tempo determinato – con la direttiva 1999/70/CE, in applicazione sia al lavoro pubblico che a quello privato;

   la Corte di giustizia europea, con la nota «sentenza Mascolo» (C. Giust. 28 novembre 2014, cause riunite nn. 22/2013, 61/2013, 418/2013), ha dichiarato l'illegittimità della normativa nazionale;

   il precedente Governo è intervenuto con la legge n. 107 del 2015 – cosiddetta «Buona scuola» –, prevedendo un piano di assunzioni straordinario finalizzato alla stabilizzazione dei precari mediante graduatorie o concorsi riservati;

   dal piano di stabilizzazione della legge n. 107 del 2015 sono rimasti esclusi, senza alcuna motivazione, gli insegnanti di religione cattolica. Una situazione grave ed incresciosa se si pensa che, su un totale di circa 25 mila docenti, oltre 15 mila sono assunti all'inizio di ogni anno scolastico con un contratto a tempo determinato. Si tratta di diverse migliaia di docenti: una parte di essi (con il triste primato di oltre 25 anni di servizio precario), pur avendo superato il concorso del 2004, non è stata immessa in ruolo. Gli altri, anch'essi con più di 36 mesi di servizio, hanno svolto per la maggior parte un incarico a tempo determinato da oltre 15 anni. Dunque, essi sono doppiamente discriminati: perché soggetti a contratti a termine e perché esclusi dal piano di stabilizzazione;

   in tutti questi anni non si è mai addivenuti ad una soluzione. Si tratta di un dramma, umano e professionale, senza fine. Tali docenti, al termine dell'anno scolastico, vivono nell'incertezza della riconferma dell'incarico;

   sarebbe auspicabile intervenire decisamente e quanto prima, mettendo fine a un precariato storico, perpetrato nel tempo a danno di migliaia di lavoratori, avendo ben presente che una eventuale soluzione non può, in alcun modo, prescindere dall'anzianità di servizio e dai titoli che gli stessi, negli anni, hanno conseguito;

   l'ordine del giorno n. 9/01334-B/097, accolto nella seduta dell'Assemblea del 30 dicembre 2018, impegna il Governo a valutare la possibilità e la fattibilità di un piano straordinario di assunzione esclusivamente per titoli e per servizio, al pari di quello predisposto dalle province autonome di Trento (concorso straordinario ex articolo 22, comma 4, della legge provinciale n. 18 del 2017) e Bolzano (delibera di giunta provinciale n. 1421 del 19 dicembre 2017), stante altresì la speciale abilitazione di cui gli insegnanti di religione sono in possesso in forza di quanto previsto ex articolo 36 del concordato tra Stato italiano e Santa Sede (parere Consiglio di Stato 4 marzo 1958) –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'attuazione dell'impegno assunto;

   se il Governo intenda valutare la possibilità di attivare specifiche procedure concorsuali.
(2-00252) «Frate».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di istruzione nazionale è composto dalle scuole statali e dalle scuole non statali; queste ultime sono parte integrante del percorso scolastico nazionale verificato e controllato;

   il programma operativo nazionale (Pon) del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, intitolato «Per la Scuola - competenze e ambienti per l'apprendimento», finanziato dai fondi strutturali europei contiene le priorità strategiche del settore dell'istruzione e ha una durata settennale, dal 2014 al 2020;

   Il Pon «Per la scuola» è rivolto alle scuole dell'infanzia e alle scuole del I e del II ciclo di istruzione di tutto il territorio nazionale;

   è articolato in 4 assi ciascuno con i propri obiettivi specifici:

    «l'Asse 1 - istruzione» punta a investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente;

    «l'Asse 2 - infrastrutture per l'istruzione» mira a potenziare le infrastrutture scolastiche e le dotazioni tecnologiche;

    «l'Asse 3 - capacità istituzionale e amministrativa» riguarda il rafforzamento della capacità istituzionale e la promozione di un'amministrazione pubblica efficiente (e-government, open data e trasparenza, sistema nazionale di valutazione, formazione di dirigenti e funzionari);

    «l'Asse 4 - assistenza tecnica» è finalizzato a migliorare l'attuazione del programma attraverso il rafforzamento della capacità di gestione dei fondi (servizi di supporto all'attuazione, valutazione del programma, disseminazione, pubblicità e informazione);

   la partecipazione ai bandi Pon non era possibile per le scuole paritarie. Era prevista al massimo la co-partecipazione a progetti a prima firma di un istituto statale. Questo rappresentava una disfunzione del sistema di istruzione;

   il Parlamento con un emendamento alla legge di stabilità 2017 (comma 313 dell'articolo 1 della legge 11 dicembre 2016, n. 232) stabilì che anche le scuole paritarie potessero accedere ai fondi del programma operativo nazionale Pon Istruzione. In attuazione della novità normativa definita dal Parlamento e per superare il problema dei cosiddetti «aiuti di Stato», già a luglio 2017 l'Italia propose di modificare l'accordo di partenariato in sede europea. Tale accordo di programma prevedeva in maniera esplicita l'impossibilità per le scuole non statali di partecipare ai bandi Pon. La richiesta di modifica fu affrontata dalla Commissione europea l'8 febbraio 2018. La decisione dell'8 febbraio 2018 (C(2018)598) modificò l'Accordo di partenariato tra Commissione europea e Italia per la politica di coesione. In particolare, l'Accordo veniva così modificato «il FSE e il FESR interverranno nel sistema nazionale di istruzione», ponendo fine a una discriminazione nell'accesso ai fondi dell'Unione europea di parte del sistema d'istruzione nazionale italiano;

   mancava ancora che la «direzione concorrenza» della Commissione europea escludesse una violazione della normativa sugli aiuti di Stato. Nell'attesa delle decisioni europee in merito all'assenza di violazioni, gli avvisi pubblicati durante il periodo 2017-2018, pur essendo arrivati dopo la modifica intervenuta nella legge di bilancio 2017 ma durante i lavori del tavolo europeo, avevano previsto che una quota economica proporzionata venisse «congelata» in attesa dell'accordo europeo per poi creare avvisi dedicati alle sole scuole paritarie;

   la Commissione ha dato il «via libera» alle novità richieste escludendo «aiuti di Stato», dal Parlamento e dal Governo italiano –:

   se sia confermata la decisione di aprire i bandi Pon anche alle scuole non statali/paritarie e se risulti confermato il percorso individuato per i fondi 2017-2018 che prevede di creare avvisi dedicati alle sole scuole paritari, mentre per i fondi 2019 e seguenti i bandi saranno comuni per scuole statali e non statali.
(5-01369)


   MARZANA, VILLANI e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il direttore dei servizi generali e amministrativi (di seguito Dsga), dopo il dirigente scolastico, riveste il ruolo più importante all'interno dell'istituto e rientra nell'area D del personale Ata (Tabella A del contratto collettivo nazionale di lavoro 29 novembre 2007 e successive integrazioni). Nel corso di questi anni sono stati assunti nel ruolo di Dsga coloro che avevano superato il concorso per responsabile amministrativo nel 1992. Nel 2010, con la firma del nuovo contratto nazionale integrativo, sono state decise le procedure selettive per i passaggi del personale amministrativo tecnico ed ausiliario (a.t.a.) dall'area inferiore all'area immediatamente superiore, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della sequenza contrattuale 25 luglio 2008. Dopo la procedura, si sarebbe dovuta avviare una formazione che, però, non è mai partita;

   nelle scuole, in questi anni, molti assistenti amministrativi hanno svolto le funzioni superiori a basso costo e hanno lavorato nella speranza che si ripristinasse la mobilità verticale o che si realizzasse una graduatoria permanente per il servizio Dsga;

   tutti i posti vacanti, in questi anni, sono quindi stati ricoperti da assistenti amministrativi con seconda posizione economica o dagli assistenti amministrativi della provincia inseriti in apposita graduatoria provinciale e graduati in base agli anni di servizio ed esperienza come Dsga;

   con la legge di bilancio 2018, è stata introdotta una disposizione che prevede un nuovo bando per il concorso per Dsga, in base al quale, i partecipanti dovranno essere in possesso di determinate lauree in ambito giuridico e socio-economico. Potranno inoltre partecipare gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore della legge n. 205 del 2017 (legge di stabilità 2018), possano far valere almeno tre interi anni di servizio negli ultimi otto nelle mansioni di Dsga;

   da questo concorso rimangono esclusi molti di coloro i quali hanno partecipato alla procedura di mobilità interna del 2010 (procedura per la formazione del personale, articolo 5 del contratto collettivo nazionale di lavoro integrativo del 2009, dopo l'espletamento della prova selettiva del 2010, ex DD. n. 979/2010) che avrebbe consentito agli assistenti che hanno esercitato la funzione di Dsga, inquadrati nel livello B, di passare al livello D del Dsga –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per l'avvio della formazione come previsto dalla procedura selettiva per la mobilità interna di cui al D.D. 970/ 2010, di modo da consentire il riconoscimento pieno delle funzioni svolte;

   se non ritenga di adottare iniziative per rivedere il criterio previsto nel bando dell'aver lavorato almeno 3 anni negli ultimi 8, anche non consecutivamente, valorizzando i mesi di servizio svolto sin da quando è stato espletato l'ultimo concorso.
(5-01373)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Cremonini, attraverso Inalca s.p.a. è leader assoluto in Italia e uno dei maggiori player europei nel settore delle carni bovine, detiene la leadership nella produzione di hamburger ed è il più grande produttore italiano di carni in scatola;

   nel 2017 il settore produzione del gruppo ha realizzato ricavi totali per quasi 2 miliardi di euro, il margine operativo lordo ha raggiunto i 109,1 milioni di euro, mentre il risultato operativo è stato pari a 52,3 milioni di euro;

   l'intero settore della produzione del gruppo Cremonini può contare in Italia 12 stabilimenti, di cui 9 dedicati alla produzione di carni bovine e 3 attivi nell'area salumi e snack e gastronomia pronta, mentre all'estero è presente con 27 piattaforme logistico-distributive;

   i dipendenti del settore produzione del gruppo sono circa 5.500, di cui oltre 1.300 distribuiti tra Russia e Africa;

   nei 9 stabilimenti di produzione di carne lavorano 1.050 dipendenti, oltre a altri 1.000 dipendenti della Gescar srl, impresa appaltatrice completamente controllata da Inalca, che somministra manodopera, attraverso appalti e affitti di rami d'azienda, a Inalca stessa;

   Inalca s.p.a., dal 2014, è una partecipata da «IQ Made in Italy», una joint venture tra il Fondo strategico italiano e Qatar Investment Authority, che con una partecipazione di 165 milioni di euro detiene il 28,4 per cento di azioni di Inalca;

   il fondo strategico italiano è una società di investimento di capitale di rischio con circa 4,4 miliardi di euro di capitale, il cui azionista strategico è la Cassa depositi e prestiti che detiene l'80 per cento della società, mentre Banca d'Italia detiene il restante 20 per cento;

   Inalca, a maggio 2015 ha disdetto il contratto d'appalto con Consorzio Euro 2000, cooperativa appaltatrice che somministrava manodopera all'interno degli stabilimenti Inalca di Lodi, Castelletto e Rieti;

   dal 1° giugno 2015 al 16 dicembre 2015 i 900 lavoratori sono stati assunti a tempo determinato dalla Trenkwalder, impresa interinale, che li ha somministrati nei tre stabilimenti in cui operava in appalto Consorzio Euro 2000;

   dal 17 dicembre 2015, gli stessi 900 lavoratori sono stati assunti dalla Gescar con contratto a tempo indeterminato per ottenere gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità 2015, come denunciato pubblicamente in più occasioni dalla Flai Cgil;

   in data 2 giugno 2015, Flai Cgil dell'Emilia Romagna, ha scritto una lettera al Governo pro tempore per denunciare il pericolo che, nei cambi di appalto come quelli avvenuti in Inalca, potessero maturare le condizioni per frodare lo Stolto e beneficiare ingiustamente degli sgravi contributivi;

   ciononostante, nel settembre 2016, nei confronti di quattro dirigenti della Gescar sarebbe stata formulata la richiesta di rinvio a giudizio per «truffa ai danni dello Stato» per aver ottenuto indebitamente 21 milioni di euro di sgravi contributivi, come previsto dalla legge di stabilità 2015;

   già, nel lontano 1998, la stessa Inalca spa fu accusata d'intermediazione illegale di manodopera –:

   se siano a conoscenza, per quanto di competenza, della vicenda giudiziaria relativa alla richiesta di rinvio a giudizio di dirigenti Inalca nel 2016, nonché di quella relativa all'accusa di intermediazione illecita rivolta alla società medesima nel 1998, entrambe descritte in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per evitare che fondi pubblici vengano impiegati per sostenere imprese che auto-appaltano le proprie attività produttive a cooperative non conformemente alla legge, usufruendo di sgravi contributivi;

   se siano state intraprese iniziative al fine di recuperare i contributi ingiustamente erogati ad Inalca s.p.a.;

   quali iniziative, anche promuovendo ispezioni da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro, intenda intraprendere al fine di verificare la regolarità degli appalti di lavoro all'interno di Inalca e delle condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori.
(3-00491)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMITRANO, SARLI, SPORTIELLO, PALLINI, SIRAGUSA, INVIDIA, PERCONTI, GIANNONE e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2017 l'azienda Frc Group srl (ex Fnac), società satellite della Dps Group srl, detentrice del marchio Trony, motivando con la causa di una generale crisi, aveva avviato una procedura di licenziamento collettivo relativa a circa 105 dipendenti, chiudendo dei punti vendita a Napoli, Varese, Genova e Verona;

   la motivazione di crisi esposta dall'azienda, a quanto consta all'interrogante, non troverebbe corrispondenza nel punto vendita di Napoli; a Napoli, infatti, gli introiti sarebbero stati costanti e rilevanti fino a quando la scelta di Trony fu quella di disinvestire, rinunciando a rifornire il negozio;

   l'azienda Frc Group srl fu appositamente creata per acquisire i punti vendita Fnac di Verona, Genova, Milano e, infine, nel 2013 anche quello di Napoli;

   nel corso della gestione da parte di Frc Group srl del punto vendita di Napoli si è passati dai 71 dipendenti iniziali alle 41 unità e successivamente, tramite dimissioni su base volontaria con incentivi alla buonuscita, gli ex dipendenti Fnac, divenuti poi dipendenti ex Trony dell'ex Frc Group srl, sono diventati 38 unità;

   in un'area come quella campana, in cui la crisi economica degli ultimi anni ha messo in ginocchio centinaia di migliaia di lavoratori, la chiusura di Trony, fallita nel 2017, ha avuto effetti gravissimi anche sul tessuto sociale locale;

   in data 22 febbraio 2018, la società Frc Group srl comunicava ai 38 dipendenti che a partire dal giorno 28 febbraio, il rapporto di lavoro cessava, a seguito del conferimento di ramo d'azienda di Napoli a via Luca Giordano, pertanto il suddetto rapporto di lavoro, a partire dal 1° marzo 2018 proseguiva (ex articolo 2112 codice civile) con Piazza Italia s.p.a.;

   a metà dicembre Piazza Italia s.p.a. comunicava ai suddetti che, per il sopraggiunto e inatteso fallimento della Frc Group srl avvenuto in data 9 agosto 2018, avrebbe restituito il 2 gennaio 2019, alla società concedente, ramo d'azienda;

   nel giro di pochissimi anni, i 38 dipendenti ex Fnac/ex Trony sono stati investiti della seconda procedura di licenziamento prima attraverso la cassa integrazione guadagni e poi con il contratto di solidarietà;

   inoltre, nel corso degli anni, la ex Trony del gruppo Frc srl aveva ceduto in fitto parte degli spazi del punto vendita napoletano ad alcune società e tra queste, Piazza Italia spa, nota catena di abbigliamento;

   i 38 dipendenti coinvolti nel licenziamento del punto vendita di via Luca Giordano al Vomero, sono stati ceduti in base a un accordo tra la società fallita e Piazza Italia srl;

   tuttavia, da quando risulta all'interrogante, in data 11 gennaio 2019, il curatore fallimentare della Frc Group srl, comunicava alla regione Campania e alle organizzazioni sindacali che per effetto di quanto descritto, i 38 lavoratori venivano posti in quiescenza (ex articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 e successive modificazioni) in attesa di esperire la procedura volta al licenziamento collettivo dell'intero organico;

   a detta di Piazza Italia spa, i 38 lavoratori si trovano in aspettativa non retribuita forzata e dal 2 gennaio 2019 sono impossibilitati a richiedere il sostentamento degli ammortizzatori sociali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, che coinvolgano tutte le parti interessate nella vicenda Frc Group Srl/Piazza Italia spa, al fine di individuare soluzioni meno traumatiche per i 38 lavoratori coinvolti nella complessa situazione fallimentare della società.
(5-01368)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale del 17 maggio 2017 è stato pubblicato il bando di gara per la riassegnazione della commessa del contact center dell'Inps, il cui iter di aggiudicazione avrebbe dovuto concludersi entro la fine dell'anno;

   oggetto della gara è, oltre all'erogazione del servizio stesso attraverso più di 2.500 dipendenti, anche la realizzazione e la gestione della relativa infrastruttura tecnologica;

   nel bando era prevista l'applicazione della clausola sociale grazie all'accordo sul costo del lavoro tra sindacati e Inps dell'8 febbraio 2017, con lo scomputo di tale costo;

   il 3 dicembre la commissione di valutazione nominata dall'Inps ha comunicato la graduatoria provvisoria relativa alle offerte tecniche ed economiche: Comdata, 96,50 punti, Gpi-Nethex, attuale gestore in subappalto della commessa a L'Aquila, 94,13, Covisian-Transcom-Almaviva, 88,44 e infine Abramo, 66,26 punti;

   la graduatoria tecnico-economica stilata vede al primo posto il costituendo raggruppamento temporaneo di impresa di cui è mandataria Comdata e che vede la partecipazione di Network Contact e Telesurvey;

   l'ente previdenziale ha chiesto alla società delle integrazioni e, nel frattempo, ha prorogato fino a giugno 2019 la commessa vigente;

   la clausola sociale per la salvaguardia dei lavoratori già occupati nel contact center dell'Inps non prevede la salvaguardia degli scatti di anzianità maturati né il reinserimento lavorativo con lo stesso monte ore nella nuova società aggiudicatrice;

   la gara prevede un appalto di tre anni, trascorsi i quali le migliaia di operatori interessati si ritroveranno nella difficile situazione patita in questi mesi, senza nessuna certezza di continuità lavorativa;

   l'internalizzazione del servizio nelle struttura di Inps o l'affidamento della gestione a una società in house potrebbero risolvere il problema della stabilità lavorativa degli operatori, oltre a consentire il conseguimento di importanti risparmi per l'Istituto e quindi per le casse pubbliche –:

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza affinché il servizio di contact center dell'Inps sia internalizzato o affidato ad una società in house, anche al fine di tutelare i lavoratori impiegati e le loro famiglie e conseguire importanti risparmi di spesa.
(4-02136)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, PARENTELA, DEL SESTO, L'ABBATE, CASSESE, CADEDDU, ALBERTO MANCA, MARZANA, LOMBARDO e CILLIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro per il sud, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   risulta che, a fronte delle importanti risorse stanziate per la misura del reddito di cittadinanza, per accompagnare le nuove generazioni al lavoro, ad avviso dell'interrogante in modo del tutto contraddittorio ed invero difficilmente giustificabile, 23 mila domande di giovani agricoltori sono state respinte dalle regioni, negando loro in radice la possibilità di realizzare il progetto di insediamento nelle campagne previsto dai piani di sviluppo rurale (PSR) finanziati dall'Unione europea;

   ciò a fronte delle complessive 35 mila domande di giovani under 40, in un afflato concreto di ritorno alla terra tradottosi in istanze per l'insediamento in agricoltura: ben 2 richieste su 3 (il 66 per cento) non sono state accolte;

   risulta che questo sia avvenuto per colpa degli errori di programmazione delle regioni che hanno portato a una insufficiente assegnazione di risorse per i giovani nei piani di sviluppo rurale, con il rischio concreto di restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles, per la materiale impossibilità di spenderli per il territorio; dunque ha prevalso una inadeguata programmazione ed una burocrazia anelastica sull'interesse dello Stato e delle regioni ad impiegare utilmente le risorse pubbliche disponibili;

   emerge, infatti, dallo stato di attuazione dei Piani di sviluppo rurale, aggiornato al 1° gennaio 2019, che l'utilizzo dei fondi strutturali relativo al periodo 2014-2020 è stato pari ad appena il 29 per cento del totale, un ritardo grave che rischia di sottrarre stanziamenti importanti per la crescita e lo sviluppo;

   un'ulteriore conferma viene dalla denuncia della Corte dei conti sull'insufficiente utilizzo dei fondi europei per il sostegno al ricambio generazionale in agricoltura: secondo la Corte al 31 marzo 2018 le risorse risultavano utilizzate in modo molto eterogeneo dalle diverse regioni, con oltre il 30 per cento da parte del Veneto, delle province di Trento e Bolzano e del Molise al 3 per cento della Puglia fino al meno del 2 per cento da parte di Liguria, Lazio, Campania e Sardegna;

   ad aggravare la situazione è il fatto che il maggior numero delle domande presentate e non accolte si concentra nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia (Sicilia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Campania e Puglia) dove più alta è la disoccupazione e più elevati sono i tassi di fuga dei giovani all'estero –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se, nel rispetto dell'autonomia delle regioni, tenendo conto della rilevanza della questione e dei numeri di aspiranti giovani imprenditori agricoli coinvolti, i Ministri interrogati ritengano di assumere iniziative, per quanto ti competenza, per sanare la situazione e rimettere in circolo le risorse a favore del settore.
(5-01371)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra il 18 e il 19 novembre 2018 la sedicenne di Cisterna di Latina, Désirée Mariottini, è stata drogata e violentata da un branco di quattro pusher nordafricani, per poi morire dopo una lunga agonia, in uno stabile abbandonato in Via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo di Roma;

   per due dei quattro pusher, il tribunale del riesame, accogliendo l'istanza presentata dai legali della difesa, ha annullato l'accusa di omicidio volontario e di stupro di gruppo, ma, attualmente, restano in carcere con le accuse di spaccio, cessione di stupefacenti e violenza sessuale;

   secondo quanto emerso dalle indagini e dalle dichiarazioni raccolte dei testimoni che avevano incontrato Désirée a San Lorenzo poco prima della morte, la ragazza si trovava in quella zona perché in astinenza da eroina;

   da quanto appreso dagli organi di stampa, inoltre, tre giorni prima della morte di Désirée, un giudice del tribunale dei minori di Roma si era opposto al collocamento coatto della ragazza in una comunità di recupero per tossicodipendenti, perché, secondo lo stesso, di fronte alla mancanza di posti disponibili in vari centri, non c'era urgenza per disporre il ricovero;

   tale misura di ricovero coatto era stata chiesta dalla procura minorile su sollecitazione dei servizi sociali di Cisterna di Latina e dalla famiglia di Désirée dopo che, a inizio ottobre 2018, la ragazza era stata fermata per un presunto episodio di spaccio di pasticche di Rivotril ed era stata invitata a entrare in comunità;

   la legge, infatti, stabilisce che la decisione di entrare in una comunità può essere solo volontaria, salvo che non sia un giudice a decidere (articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988);

   secondo i dati dell'Osservatorio 2017 della comunità di San Patrignano, nell'ultimo anno è cresciuto il numero dei minorenni, tra i 13 e i 17 anni, che ha fatto richiesta di entrare nella comunità di recupero;

   come dimostra anche la decisione del suddetto giudice nei confronti della vicenda di Désirée, i posti nelle comunità per adolescenti sono assolutamente insufficienti rispetto alle richieste e, in ragione di ciò, non tutti i casi che necessitano di tale sistema di cura riescono ad ottenerlo –:

   alla luce della criticità evidenziate in premessa quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per porre rimedio alla grave carenza di posti nelle comunità di recupero per i minorenni.
(3-00489)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOREFICE, SARLI, D'ARRANDO, BOLOGNA, SPORTIELLO, MENGA e NAPPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il nomenclatore tariffario contiene l'elenco delle prestazioni e dei dispositivi erogabili dal servizio sanitario nazionale nell'ambito dell'assistenza alla disabilità;

   esso è stato recentemente aggiornato all'interno dei nuovi livelli essenziali di assistenza fissati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, «definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502», pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 marzo 2017, che va ad aggiornare quello del 1999;

   l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza ha introdotto modifiche al nomenclatore della specialistica ambulatoriale, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete, ha revisionato l'elenco delle malattie rare e quello delle malattie croniche, ha introdotto nuovi vaccini e nuovi accertamenti per patologie neonatali e ha innovato il nomenclatore dell'assistenza protesica. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, all'articolo 64, stabilisce che, l'entrata in vigore delle disposizioni in materia di assistenza specialistica ambulatoriale e di alcune disposizioni in materia di assistenza protesica (e dei relativi nuovi nomenclatori) è subordinata alla preventiva entrata in vigore dei provvedimenti che dovranno fissare le tariffe massime per le corrispondenti prestazioni;

   nonostante il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 sia stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 18 marzo 2017, da quasi due anni, ancora, non è stato pubblicato, il decreto ministeriale recante le nuove tariffe;

   lo stato delle cose è rimasto sempre fermo. Questo, vuol dire che, fino a questo momento, le nuove prestazioni e gli ausili, di fatto, non sono erogabili dalle Asl, e nel frattempo, sono ancora erogati le prestazioni e gli ausili dettagliati nel precedente nomenclatore tariffario –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno emanare tempestivamente i rimanenti decreti attuativi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 e stabilire le nuove tariffe, al fine di rendere realmente fruibili i nuovi livelli essenziali di assistenza.
(4-02142)


   DI LAURO, GIORDANO, SARLI, D'ARRANDO, SCERRA, AMITRANO, PARENTELA, ROMANIELLO, MANZO, IOVINO, BRUNO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 180 del 1978, nota anche come «legge Basaglia», è un caposaldo della legislazione nazionale in tema di salute mentale. Essa ha avuto il merito di porre fine al trattamento inumano delle persone con sofferenza psichica, disponendo la chiusura degli ospedali psichiatrici (cosiddetti manicomi), passando, da una logica di esclusione sociale e di emarginazione ad una di responsabilità verso il malato, di umanità, di garanzia dei diritti della persona ed inclusione all'interno della società;

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità tale legge è «uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale»;

   secondo la Società italiana di psichiatria, dall'approvazione della legge Basaglia, sono stati curati 20 milioni di italiani, ed attualmente 800.000 pazienti all'anno si rivolgono ai dipartimenti di salute mentale; tuttavia, circa 6 milioni di persone con problemi psichici evitano di rivolgersi alle strutture pubbliche e in parte usufruiscono di servizi offerti dal settore privato;

   attualmente il sistema dei dipartimenti di sanità mentale è sottoposto ad enormi stress, svolgendo il ruolo di interfaccia primaria con persone colpite da psicopatologia, a causa della mancanza di risorse e personale adeguato e per l'assenza o inadeguatezza delle strutture;

   negli ultimi anni si stanno ulteriormente approfondendo le ricerche sui disturbi legati all'ansia e alla depressione, sui disturbi alimentari (a partire da bulimia e anoressia), sui disturbi pervasivi dello sviluppo, sui disturbi dello spettro autistico, sulle dipendenze da sostanze, da gioco d'azzardo patologico, e da nuove forme di dipendenza tra cui le dipendenze tecnologiche a altro;

   risulta assente uno strumento omogeneo sul territorio nazionale che si occupi di gestione emergenziale della salute mentale e che possa trattare quei casi che necessitano un intervento urgente e che invece vengono gestiti con personale sanitario non formato in maniera specifica;

   investimenti nel benessere psicologico, come evidenziato da recenti studi, comporterebbero, se non nell'immediato, quanto meno nel medio e nel lungo periodo, ingenti risparmi nella spesa pubblica; tali risparmi si realizzerebbero tramite minori spese sanitarie ed assistenziali;

   sono trascorsi circa 18 anni da quando la Consulta nazionale per la salute mentale, creata presso il Ministero della salute, ha terminato i propri lavori e dato grande impulso a una discussione molto fertile sul tema della sofferenza psichica, promuovendo una serie di rinnovamenti e aggiornamenti importanti;

   oggi si rende necessario e improrogabile ricreare nuovamente tale organo, con la partecipazione di dirigenti esperti del Ministero della salute e del Ministero della giustizia, di esponenti delle società scientifiche più rappresentative a livello nazionale degli operatori del settore, dell'università e della ricerca, di associazioni di pazienti e di familiari, di referenti delle regioni degli ordini professionali, dando inoltre la possibilità di partecipare, in qualità di uditori, a parlamentari impegnati su questo tema –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per formare nuovamente la Consulta nazionale per la salute mentale, coinvolgendo, all'occorrenza, enti e istituzioni che operano da anni nel settore del benessere mentale, al fine di affrontare le tematiche esposte in premessa.
(4-02143)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   Alcar Uno s.p.a. è una società con sede a Castelnuovo Rangone (Modena), appartenente al gruppo Levoni, specializzata nella macellazione e lavorazione delle carni suine e importante fornitore delle maggiori imprese dell'industria di trasformazione delle carni e di salumifici;

   Alcar Uno ha fatturato, nel 2017, 311 milioni di euro, mentre tutto il gruppo Levoni vanta un volume d'affari di oltre 650 milioni di euro e, tra le aziende controllate, ci sono altre imprese della macellazione delle carni e salumifici, fra cui Globalcarni di Spilamberto (Modena);

   Alcar Uno e Globalcarni, controllate dal gruppo Levoni, risulterebbero destinatarie di un importante investimento di quasi 22 milioni di euro, secondo quanto inserito nell'accordo raggiunto dal Ministero dello sviluppo economico, di cui 7,6 milioni da contributi pubblici, su cui la regione Emilia Romagna è chiamata a dare un contributo di poco più di 1 milione di euro;

   dal comunicato della regione Emilia Romagna del 5 febbraio 2018 si apprende che il contributo pubblico sarà «erogato solo alla preventiva verifica della corretta applicazione dei contratti sia per quanto riguarda il personale diretto che per il personale indiretto»;

   secondo quanto dichiarato in un comunicato del febbraio 2018 dalla Flai Cgil, nelle aziende controllate dal gruppo Levoni sarebbe presente «un sistema di organizzazione del lavoro che vede la presenza di discutibili appalti di manodopera. In particolare, presso l'Alcar Uno di Castelnuovo Rangone, opera, con circa 60 soci-lavoratori, la falsa cooperativa di manodopera “Planet” che fa parte del Consorzio di false cooperative “Job Service”[...]. La falsa cooperativa Planet ha già accumulato un indebitamento di 1,7 milioni di euro (dati al 31 dicembre 2016), composto principalmente da debiti verso lo Stato che, come prevede il meccanismo più volte denunciato dalla Flai, non saranno per nulla saldati, ma che costituiscono di fatto l'abbattimento del costo dell'appalto verso Alcar Uno»;

   secondo Flai Cgil dell'Emilia Romagna, anche nei siti produttivi dell'Alcar Uno e Globalcarni, operano imprese appaltatrici con oltre 400 lavoratori, inquadrati in contratti di lavoro non coerenti con le attività lavorative, ma con costi del lavoro abbondantemente al di sotto dei minimi contrattuali e dalle tariffe di legge per le attività di facchinaggio;

   anche il sindacato Si Cobas ha confermato, con le sue azioni sindacali e le sue denunce pubbliche, quanto sopra descritto;

   entrambe le organizzazioni sindacali denuncerebbero che, all'interno delle aziende controllate dalla famiglia Levoni, sarebbero presenti false cooperative e società di comodo che, attraverso discutibili appalti di manodopera e repentini avvicendamenti, oltre a sfruttare e sottopagare manodopera, approfitterebbero della più favorevole normativa in materia fiscale e previdenziale, oltre a non versare quanto dovuto allo Stato in termini di Iva, Irap, Irpef e contributi previdenziali, generando in questo modo una chiarissima concorrenza sleale fra le aziende del settore –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario valutare se sussistono ancora i presupposti per proseguire il suddetto accordo, a fronte di potenziali irregolarità nella gestione dei lavoratori che operano all'interno del gruppo Lavoni;

   quali iniziative, anche promuovendo ispezioni dell'Ispettorato nazionale del lavoro, il Governo intenda intraprendere al fine di verificare la regolarità degli appalti di lavoro all'interno del gruppo Lavoni e delle condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori.
(3-00490)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Zennaro e Angiola n. 7-00138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lovecchio, D'Incà, Misiti, Flati.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Fragomeli e altri n. 2-00205, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mancini.

Cambio di presentatore di risoluzione in Commissione.

  La risoluzione in Commissione n. 7-00045, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2018, è da intendersi presentata dall'onorevole Sarli, già cofirmatario della stessa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Lorenzoni Gabriele n. 4-01783, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 94 del 5 dicembre 2018.

   GABRIELE LORENZONI, CATALDI, DEL MONACO, PARENTELA, RACHELE SILVESTRI, DE TOMA, SUT, ILARIA FONTANA, VARRICA, FRANCESCO SILVESTRI, TERZONI, TRANO, DE LORENZIS e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale n. 4 Salaria è l'unica arteria stradale che collega la Capitale con il capoluogo della provincia di Rieti, per proseguire verso Ascoli Piceno attraversando l'area del cratere sismico venutasi a creare nel 2016; la stessa consolare a due corsie, una per senso di marcia, risulta essere sottodimensionata per il flusso di traffico in costante aumento soprattutto di natura pendolare, né esiste un collegamento ferroviario diretto tra l'entroterra reatino e ascolano con la Capitale che possa alleggerirlo;

   la strada statale 4, ed in particolare l'adeguamento a 4 corsie della tratta tra Passo Corese e Rieti, rientra negli interventi strategici individuati nella cosiddetta «Legge Obiettivo» n. 443 del 2001;

   sono frequenti gli incidenti stradali, anche mortali, come riportato ultimamente dalle cronache locali, che hanno causato 7 vittime nell'ultimo mese nel tratto compreso nella provincia di Rieti, una serie di eventi luttuosi che hanno lasciato un segno di sconforto nella comunità e hanno portato il vescovo della diocesi di Rieti a chiedere interventi urgenti alle istituzioni, tanto da definire la strada «Malaria»;

   la stessa strada necessita, quindi, di interventi di messa in sicurezza e potenziamento non più rinviabili soprattutto nei tratti più critici, in particolare tra il chilometro 48 ed il chilometro 60;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Delrio, il presidente della regione Lazio Zingaretti e quello della regione Marche Ceriscioli, insieme all'ex amministratore delegato di Anas Armani, presentarono il 17 ottobre 2017, nel corso di una conferenza stampa presso la sala del consiglio della provincia di Rieti, il «Piano di potenziamento della S.S. 4 Salaria», con l'obiettivo di «agevolare la ripresa socio-economica nelle aree interessate dal sisma» per un fabbisogno complessivo di 854 milioni di euro;

   ad oggi gli unici interventi di potenziamento di prossimo avvio nel tratto da Roma a Rieti, finanziati anche con fondi regionali, sono la variante all'abitato di Monterotondo Scalo per la quota parte della Salaria all'interno della città metropolitana di Roma, fuori dal cratere sismico ed estraneo al flusso di traffico pendolare dalle aree del cratere; risultano altresì finanziate le opere infrastrutturali per il potenziamento e il miglioramento funzionale degli svincoli di Rieti con fondi non regionali;

   risultano programmati nel CdP (contratto di programma) 2016-2020 l'adeguamento della piattaforma stradale e la messa in sicurezza dal chilometro 56 al chilometro 64, attraverso la realizzazione di una strada a quattro corsie, due per senso di marcia, per un importo dell'investimento pari a 68,38 milioni di euro finanziato solo con 14,24 milioni (14 milioni di euro da regione Lazio e 240.000 euro da CdP 2014) e con proposta di completamento del finanziamento per 54,14 milioni di euro a valere sul fondo infrastrutture;

   risulta non programmato nel CdP 2016-2020 ma previsto dal «piano di potenziamento della S.S. 4 Salaria» l'adeguamento della piattaforma stradale dal chilometro 64 al chilometro 70 (Ornaro-San Giovanni Reatino);

   la regione Lazio assegnò all'itinerario Passo Corese-Rieti un importo di circa 60 milioni di euro (prot. 1530/SP/07 del 16 ottobre 2007 – CDG-0125694 del 22 ottobre 2007), come confermato dall'ex assessore con delega alle infrastrutture della regione Lazio, e attuale consigliere regionale e presidente della «VI Commissione – Lavori pubblici, infrastrutture, mobilità, trasporti», Fabio Refrigeri in un'intervista al Messaggero (edizione di Rieti) del 4 novembre 2018: sarebbero ancora utilizzabili per finanziare il «tratto più pericoloso, [...] in particolare dal km 54,2 al km 64,6 [...] la regione aveva da metterci 70 milioni di euro» –:

  se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

  quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare tutti i finanziamenti per i lavori di messa in sicurezza e potenziamento, anche in relazione al tratto da Passo Corese a Rieti;

  quali iniziative intenda assumere per programmare l'intervento dal chilometro 64 al chilometro 70 e, in generale, per garantire il prima possibile il finanziamento e l'avvio delle opere di potenziamento e di adeguamento per la messa in sicurezza dell'intera strada statale Salaria.
(4-01783)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Giovanni Russo n. 2-00175 del 12 novembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-01203 del 15 gennaio 2019.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Commissione Menga e altri n. 5-01354 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 117 del 30 gennaio 2019.

  Alla pagina 4308, seconda colonna, dalla riga quindicesima alla riga ventesima deve leggersi: «se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a valorizzare la professionalità dell'informatore scientifico del farmaco, anche attraverso un adeguato inquadramento contrattuale, al fine di preservare il diritto alla cura del cittadino. (5-01354)» e non come stampato.