Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 24 gennaio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

TESTO AGGIORNATO AL 20 FEBBRAIO 2019

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    le elaborazioni Anfia su dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, aggiornate all'11 gennaio 2019, indicano che in Italia nel 2018 sono state immatricolate un totale di 1.910.415 autovetture con un calo del 3,1 per cento rispetto al 2017;

    le immatricolazioni di autovetture prodotte negli stabilimenti italiani del gruppo Fca rappresentano per il mese di dicembre 2018 una quota del 26 per cento del totale, con volumi in diminuzione dell'1 per cento e, complessivamente, registrano nel 2018 una flessione del 10 per cento delle immatricolazioni rispetto al 2017;

    il dato, che certifica il primo rallentamento dal 2014, mostra inequivocabilmente un'inversione di rotta rispetto alla continua crescita registrata negli ultimi anni dal mercato dell’automotive. Grazie anche alle misure messe in campo dagli ultimi Governi di centrosinistra, quali gli incentivi della «legge Sabatini» e del «Superammortamento», si erano infatti registrati un vero boom nell'acquisto di veicoli commerciali e di autocarri, ma anche forti incrementi per le auto immatricolate acquistate dalle imprese;

    i dati citati finora sembrano riaprire scenari di crisi del settore che ci si augurava fossero definitivamente superati con la conclusione del ciclo recessivo iniziato nel 2008;

    la crisi potrebbe essere ulteriormente accentuata, stante la flessione registrata per il terzo mese consecutivo dalla produzione industriale della Germania, che è il maggiore partner industriale della filiera dell’automotive nazionale;

    gli analisti indicano che la flessione in atto possa essere attribuibile all'introduzione, a partire dal 1° settembre 2018, delle nuove normative europee Wltp sulle emissioni, al calo di fiducia dei consumatori e al rallentamento della crescita interna, che ha visto nel terzo trimestre del 2018 una diminuzione che segna il primo calo dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri consecutivi;

    le previsioni relative all'avvio di una fase di stagnazione dell'economia nazionale, fatte dal Ministro Tria nei giorni scorsi, e la stima al ribasso del prodotto interno lordo prevista per il 2019 gettano ulteriori elementi di urgenza e di riflessione sugli interventi necessari per le nostre imprese;

    complessivamente, contando tutti i produttori e addetti indiretti, il comparto occupa in Italia 252 mila persone. L’automotive rappresenta ancora la spina dorsale della produzione industriale (7 per cento del settore manifatturiero) e di tutta l'occupazione nelle imprese dei settori industria, commercio e servizi (ancora 7 per cento). Il raffronto con i principali partner europei dice che il totale degli addetti diretti conta 850.000 unità in Germania, 224.000 in Francia, 178.000 in Polonia, 168.000 in Romania e 160.000 in Italia;

    le misure adottate con la legge di bilancio 2019 – che prevedono il meccanismo «bonus malus» per l'acquisto attraverso la tassazione progressiva delle autovetture a combustione, a partire da quelle con emissioni superiori ai 160 g/km, e l'erogazione di incentivi per autovetture elettriche o ibride – sono state affrettatamente introdotte in un settore dove è evidente il rischio, per la filiera nazionale dell’automotive, di subire una contrazione della produzione. Ciò in quanto le industrie estere risultano al momento più avanti nella produzione di autovetture con tali caratteristiche. Il nuovo piano di investimenti di Fca intende peraltro in pochi anni colmare questo gap;

    associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, analisti e centri studi stimano per il 2019 la potenziale perdita di circa 100 mila immatricolazioni, con un impatto negativo anche sull'ecologia e sull'economia, visto che, anziché favorire il rinnovo di un parco circolante fortemente invecchiato, l'ecotassa sugli acquisti di auto nuove finirà per spingere una quota considerevole di automobilisti a rimandare ulteriormente la sostituzione della propria vettura, o ad acquistare una vettura usata;

    la suddetta misura, estemporaneamente introdotta nel corso dell'esame della legge di bilancio, non verificata con il sistema industriale, né con le rappresentanze dei lavoratori, né con gli esperti del settore, ha registrato un coro unanime di critiche e preoccupazioni, specie sui livelli occupazionali dei diversi stabilimenti di produzione Fca esistenti in diverse regioni d'Italia;

    una misura definita come «miope che non aiuta a rinnovare il parco auto» (presidente di Federmeccanica) in grado di «unire imprese e lavoratori nella protesta» (comunicato Unrae) o, ancora, «l'ennesimo schiaffo all'industria nazionale e all'ambiente. Queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori» (segretario generale della Firn Cisl);

    ad una prima verifica circa le ricadute della citata misura, gli analisti segnalano che tra i modelli che ne trarranno beneficio, tra le auto elettriche, ci sono due modelli Citroën (C-Zero ed E-Mehari), Hyundai (Ioniq e Nuova Kona), Nissan (Nissan ed Evalia), Peugeot (iON e Tepee), Volkswagen (eGolf ed eIP), la Smart Eq for-two, la Bmw i3, Kia Soul, Mitsubishi i Miev, Renault Zoe, Porsche Cayenne 3,0 E-Hybrid e tutti i modelli di Tesla. Mentre tra i modelli ibridi, se ne trovano tre di Kia (Niro Phev, Optima, Optima SW), due modelli Bmw (serie 2 e serie 5) e due Toyota (Prius plug-in, Prius full Hybrid), la Mini Coutryman, Hyundai Ioniq, la Mercedes GLC e Mitsubishi Outlander;

    ad essere penalizzati dalla nuova tassa, invece, saranno 17 modelli del gruppo Fca: nove modelli Maserati (Ghibli B, 4pB, GT, Gran Cabrio B, Ghibli D, 4pD, Levante, GT D, Gran Cabrio D), la Renegade 2000 D e la Renegade 16 MJT, la 500X 2000 diesel, la Giulietta 1,4 B, la Giulia 2,0 B e la Stelvio B, la Ducato B e la Fiat Panda 1.2 Easy. Tutti prodotti negli stabilimenti italiani, da Cassino a Mirafiori. Singolare è il caso della Panda 1.2 Easy, un modello non certo di lusso ed il più venduto nel nostro Paese lo scorso anno con 124 mila nuove immatricolazioni, prodotta a Pomigliano e che sarà gravata da ben 300 euro di ecotassa;

    Fca ha pertanto annunciato la volontà di un ridimensionamento del piano illustrato il 29 novembre 2018, che avrebbe previsto un complessivo piano degli investimenti in Italia per circa cinque miliardi di euro, specie per sviluppare nuovi modelli con motorizzazioni elettriche e ibride;

    anche alla luce di tali dati, è forte la preoccupazione che la prossima entrata in vigore della citata disposizione possa determinare sui livelli occupazionali negli stabilimenti della produzione automobilistica nazionale,

impegna il Governo:

1) ad adottare, con la massima urgenza, un'apposita iniziativa normativa volta a modificare la disposizione che ha introdotto il meccanismo del «bonus-malus» per l'acquisto di nuove autovetture di cui alla legge di bilancio 2019;

2) ad avviare un confronto con il sistema delle imprese della produzione automobilistica e con le organizzazioni sindacali, con il supporto di esperti del settore dell’automotive, al fine di individuare le opportune misure volte a favorire il rafforzamento del sistema produttivo nazionale, nonché a definire un piano nazionale per l'occupazione nel comparto della produzione di mezzi di trasporto e dei loro componenti, ciò anche in vista delle profonde trasformazioni produttive, dell'evoluzione tecnologica e delle crescenti esigenze di tutela ambientale e di salute pubblica.
(1-00106) «Delrio, Lepri, Gribaudo, Enrico Borghi, Bonomo, Fregolent, Moretto, Gariglio, Giorgis, D'Alessandro, Del Basso De Caro, De Filippo, Mancini, Pezzopane, Portas, Siani, Topo».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 10 gennaio 2019, il dittatore comunista Nicolas Maduro ha assunto il secondo mandato presidenziale in Venezuela per un periodo di 6 anni, sino al 2025;

    la seconda elezione di Maduro è stata ampiamente contestata ed è ritenuta illegittima sia dalla comunità venezuelana che da quella internazionale;

    le contestazioni principali vertono sull'assenza di garanzie democratiche e sulla presenza di irregolarità nelle operazioni di voto svoltesi il 20 maggio 2018;

    il 20 dicembre 2018 il Gruppo di Lima, organizzazione formata da 14 nazioni americane (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Santa Lucia), ha reso noto di non voler riconoscere i risultati delle ultime elezioni presidenziali in Venezuela e di non legittimare il nuovo mandato del presidente venezuelano. Tale decisione è stata ufficializzata nella riunione del 4 gennaio 2018, a sei giorni dal nuovo insediamento di Maduro a Caracas;

    l'Unione europea ha mutato il suo orientamento sul Venezuela, dimostrando, ad avviso del firmatario del presente atto, di anteporre gli interessi economici particolari al rispetto dei valori democratici e dei diritti umani;

    la posizione comunitaria inizialmente presa, ossia il non riconoscimento da parte dei ventotto Stati europei della nuova assemblea costituente poiché finalizzata ad esautorare il Parlamento nazionale, si è appiattita, sempre per il firmatario del presente atto, su quella magistralmente illustrata dal Ministro degli esteri della Spagna, Josep Borrel, ossia che l'Unione riconosce la legittimità del secondo mandato di Nicolas Maduro a partire dal 10 gennaio 2019, sebbene questo nuovo mandato poggi sulla base di elezioni che non si possono riconoscere;

    tale posizione, a giudizio del firmatario del presente atto schizofrenica, è stata confermata nella riunione del Consiglio degli «Affari esteri» dell'Unione europea dell'11 dicembre 2018. I Ministri degli esteri, infatti, hanno ribadito che il voto del 20 maggio 2018 e il suo risultato sono stati carenti di qualsiasi credibilità, poiché il processo elettorale non ha assicurato le necessarie garanzie per elezioni inclusive e democratiche;

    i responsabili della diplomazia comunitaria si sono accordati anche per definire un approccio comune dell'Unione europea in vista dell'inizio del secondo mandato del presidente Maduro;

    il gruppo di Fratelli d'Italia ha già espresso in sede parlamentare la necessità di non riconoscere l'esito delle elezioni presidenziali;

    a ciò si aggiunga che l'8 febbraio 2018, secondo quanto dichiarato in una nota dal procuratore capo Fatou Bensouda, la Corte penale internazionale ha annunciato l'apertura dell'esame preliminare sulla denuncia nei confronti del Venezuela, sulla base delle evidenze ricevute tramite la procedura prevista dall'articolo 15 dello statuto di Roma della corte penale internazionale;

    l'analisi preliminare della situazione in Venezuela, secondo quanto dichiarato dal procuratore capo Fatou Bensouda, mira a fare chiarezza sui crimini commessi nel corso delle manifestazioni anti-regime. In particolare, le forze di sicurezza sono state accusate di aver usato frequentemente ed eccessivamente la forza per disperdere i manifestanti e sopprimere il dissenso; migliaia di persone sarebbero state arrestate, perché parte o sospettate di far parte dell'opposizione; numerosi arrestati sono stati sottoposti ad abusi e violenze durante la detenzione e alcuni, addirittura, infortunati o uccisi;

    il 27 settembre 2018, la Corte penale internazionale ha ricevuto anche una segnalazione contro il Venezuela ai sensi dell'articolo 14 dello statuto di Roma da parte di Argentina, Canada, Cile, Colombia, Paraguay e Perù per i crimini contro l'umanità commessi dal regime del dittatore comunista Nicolas Maduro; i presidenti Mauricio Macri (Argentina), Sebastiàn Pinera (Cile), Ivan Duque (Colombia), Mario Abdo Benitez (Paraguay), Martin Vizcarra (Perù) e il primo ministro Justin Trudeau (Canada) hanno firmato una segnalazione affinché la Corte indaghi sui crimini contro l'umanità commessi in Venezuela dal 12 febbraio 2014;

    il passo compiuto da Argentina, Canada, Cile, Colombia, Paraguay e Perù non ha precedenti: uno Stato non era mai stato denunciato da un altro Stato davanti alla Corte de L'Aia;

    la corte penale internazionale ha giurisdizione su genocidi, crimini contro l'umanità e crimini di guerra eventualmente commessi sul territorio degli Stati aderenti a partire dalla data di entrata in vigore dello Statuto nel Paese, il 1° luglio 2002 nel caso del Venezuela;

    ad aggravare la situazione, in data 21 gennaio 2019 il Tribunale supremo di giustizia ha gravemente dichiarato nulli tutti gli atti dell'Assemblea nazionale e del Presidente Juan Guaidò;

    l'elezione dell'Assemblea nazionale e di Juan Guaidò si è svolta correttamente e senza contestazioni da parte della comunità internazionale e costituisce un unico contrappeso alla dittatura di Maduro;

    nella giornata del 23 gennaio 2019, a seguito di imponenti manifestazioni di piazza del popolo venezuelano, Juan Guaidò si è proclamato «Presidente ad interim» annunciando nuove e finalmente libere elezioni;

    gli Stati Uniti d'America, il Brasile, l'Argentina, il Cile, la Colombia, il Costa Rica, il Paraguay, il Perù e il Canada hanno già riconosciuto, al fine di concludere la transizione della feroce dittatura di Maduro, il leader Guaidò quale Presidente del Venezuela,

impegna il Governo

a riconoscere ufficialmente il Presidente Juan Guaidò quale legittimo Presidente ad interim del Venezuela per facilitare la transizione dal feroce regime di Maduro ad una compiuta democrazia.
(7-00161) «Delmastro Delle Vedove».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CESTARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2018 è stata pubblicata sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze la procedura di interpello volta ad acquisire la disponibilità a ricoprire l'incarico di direttore generale del dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi presso il Ministero dell'economia e delle finanze;

   tale procedura prevede che il conferimento dell'incarico debba avvenire sulla scorta di criteri definiti e a seguito di valutazione di adeguate esperienze professionali quali particolari incarichi rivestiti dal dirigente, conoscenze delle norme di settore, capacità e attitudini professionali, oltre che la pluriennale esperienza nel coordinamento di uffici dirigenziali;

   risulta abbiano partecipato al procedimento, presentando apposita istanza corredata dal relativo curriculum professionale, più di trenta dirigenti, dei quali ventisei appartenenti al ruolo Ministero dell'economia e delle finanze;

   tra i dirigenti di prima fascia partecipanti all'interpello, a quanto consta all'interrogante, ve ne sono tre del Ministero dell'economia e delle finanze con pluriennale esperienza professionale nella qualifica, e uno appartenente invece ai ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   nelle amministrazioni dello Stato e nelle altre amministrazioni pubbliche il conferimento di incarichi dirigenziali avviene attraverso valutazioni comparative dei curricula dei dirigenti appartenenti al ruolo dell'amministrazione che dispone il bando e soltanto dopo aver acclarato la non idoneità dei dirigenti interni è possibile fare ricorso a dirigenti di altre amministrazioni ovvero a persone dotate di particolari requisiti e capacità professionali, rinvenibili anche nella società civile;

   tale modus operandi, recepito nei regolamenti delle singole amministrazioni, costituisce da tempo orientamento cristallizzato delle magistrature ordinaria, amministrativa e contabile;

   la Corte dei conti e anche la Presidenza del Consiglio, dotate di particolare autonomia nell'organizzazione dei propri uffici, hanno espressamente previsto nei propri regolamenti che l'affidamento dei propri incarichi dirigenziali avvenga con carattere prioritario ai propri dirigenti di ruolo, prevedendo la possibilità di ricorrere a personale esterno solo dopo aver verificato l'inidoneità dei propri dirigenti;

   la dottoressa Monica Parrella, già componente dell'organismo interno di valutazione del Ministero dell'economia e delle finanze e già dirigente di prima fascia nei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri, è stata, alla fine del mese di dicembre 2018, nominata per tale incarico;

   conclusa la procedura di interpello, UIL PA ha manifestato al Ministero dell'economia e delle finanze perplessità sui criteri che hanno portato alla nomina, anche con riguardo alla presenza di altre candidature di dirigenti, sia di prima che di seconda fascia, interni;

   nell'articolo del quotidiano «La Verità» dell'11 gennaio 2019 sono state evidenziate le vicinanze della Parrella con esponenti del Governo Renzi, nonché con il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi;

   la scelta, pur possibile, di nominare un dirigente esterno ai ruoli del Ministero dell'economia e delle finanze potrebbe apparire come una mancata valorizzazione del personale interno e delle relative professionalità;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina risulta all'interrogante all'esame di legittimità della magistratura contabile –:

   di quali ulteriori elementi il Ministro interrogato disponga e quali iniziative di competenza intenda assumere, viste le candidature interne disponibili, circa l'atto di nomina della dottoressa Parrella al fine di tutelare il buon andamento dell'amministrazione ministeriale, anche eventualmente procedendo con un nuovo interpello.
(3-00462)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LUCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa la sede Arcigay di Salerno, in via Pandolfina Fasanella, dedicata a Marcella Di Folco è stata vandalizzata;

   stanze devastate, porte divelte, mobili in frantumi questo è stato il risultato dell'azione vandalica che ha sconcertato l'opinione pubblica di Salerno;

   c'è preoccupazione per il clima di odio e intolleranza che in questa fase storica attraversa il nostro Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per fare chiarezza su quanto accaduto e per il contrasto di nuovi analoghi episodi.
(4-02083)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   le popolazioni curde della Siria settentrionale sono state in prima fila e determinanti, con le loro milizie YPG (Unità di protezione popolare) e YPJ (Unità di protezione delle donne), nella sconfitta delle milizie di Daesh;

   il popolo curdo ha costruito nei territori della Siria settentrionale sotto il suo controllo un sistema di governo democratico;

   il territorio curdo della Siria del nord, conosciuto come Federazione democratica della Siria del nord o Federazione democratica del Rojava, è retto da un sistema democratico parlamentare, fondato sul pluralismo politico e sul decentramento amministrativo che garantisce pari diritti alle diverse etnie presenti (curdi, arabi, assiri e turkmeni) e alle minoranze religiose (cristiani, yazidi, alevi), ponendosi come l'unica alternativa democratica in Siria tra il regime di Assad e le forze di ispirazione integralista islamica; la presenza delle forze militari degli Stati Uniti d'America ha garantito protezione ai curdi siriani;

   il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato il ritiro delle forze americane dalla Siria e in questi giorni stanno iniziando le operazioni di ritiro dei soldati statunitensi dalla Siria settentrionale e orientale;

   già da gennaio 2018 le forze armate turche hanno avviato l'operazione militare denominata «Ramoscello d'ulivo» nel distretto di Afrin, nel governatorato di Aleppo, con lo scopo di dividere il territorio della Federazione democratica della Siria del nord, provocando una grave emergenza umanitaria, e con l'intento di preparare un più massiccio intervento contro i territori sotto il controllo curdo;

   il ritiro delle forze armate americane esporrà i curdi alla minaccia militare dell'esercito turco e già oggi sono presenti, accanto ai militari turchi, forze di ispirazione jihadista ed ex combattenti di Daesh;

   la sconfitta dei curdi siriani aprirebbe la strada a una più ampia crisi che rischierebbe di coinvolgere il Kurdistan iracheno, aggravare la tensione nelle aree della Turchia a maggioranza curda, ridare spazio e forza alle milizie jihadiste, oltre a porre fine alla sola esperienza di governo democratica di quell'area –:

   se il Governo intenda attivarsi presso tutte le sedi internazionali affinché si risolva la crisi umanitaria in atto connessa all'attacco militare turco nella zona di Afrin;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si impedisca l'estensione dell'azione militare verso gli altri cantoni curdi della Siria settentrionale;

   se il Governo intenda adottare iniziative affinché l'Onu intervenga per una stabilizzazione dell'area che metta fine al conflitto armato, dia sollievo alle popolazioni locali e favorisca il mantenimento di forme di governo democratiche.
(2-00241) «Fornaro, Boldrini».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si registra il fenomeno della cattiva gestione dei rifiuti sempre crescente in ogni municipio della Capitale, anche e soprattutto in prossimità di siti come scuole e ospedali, fenomeno che mette in cattiva luce l'immagine di Roma e soprattutto mette a rischio la salute e l'incolumità dei residenti;

   durante le festività natalizie il problema è aumentato a dismisura al punto che i dirigenti scolastici hanno minacciato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado della Capitale;

   anche l'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri ha preso una posizione netta a tutela della sanità pubblica, viste le minacce ambientali che comporta questo tipo di problema;

   si assiste a un crescente stato di abbandono in cui versano i parchi e le ville romane;

   nonostante le quotidiane denunce da parte dei cittadini, degli enti e delle istituzioni in difesa del territorio, né l'amministrazione capitolina, né Ama s.p.a. hanno a oggi formalizzato atti o proposte concrete in grado di arginare il problema;

   bisogna oltretutto considerare che la Tari dei cittadini romani è una delle più alte d'Italia a fronte di un servizio scadente –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare, in via straordinaria e quali soluzioni siano state eventualmente assunte nell'ambito della cabina di regia per la gestione dei rifiuti nel Lazio istituita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per affrontare l'emergenze e non mettere a rischio l'incolumità e la salute dei cittadini.
(5-01306)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   attualmente 8 parchi nazionali risultano essere da troppo tempo senza direttore e la gestione è affidata a personale subordinato con incarichi di direttore facente funzioni, situazione protratta con quella che appare all'interrogante una ripetuta acquiescenza dei vertici politico-amministrativi degli enti parco;

   in base alla legge istitutiva il direttore di parco è spesso unico dirigente in servizio presso la gran parte degli enti parco ed è previsto che costituisca centro di responsabilità unico di procedimenti amministrativi;

   l'indirizzo del legislatore è affidare al direttore un ruolo di fulcro nella gestione delle aree protette, e per questo gli richiede comprovate competenze tali da restringere i potenziali candidati a uno specifico elenco nazionale;

   la legge n. 394 del 1991, articolo 9, prevede che la nomina del direttore sia ministeriale, su proposta di una terna presentata dal presidente dell'ente parco;

   l'assenza di un direttore qualificato porta a rendere meno efficienti le amministrazioni medesime, complicando lo svolgimento efficace e coerente dell'attività programmata dagli organi di vertice, al di là di ogni possibile conflitto d'interessi;

   l'elenco nazionale dei soggetti idonei a ricoprire tale ruolo è stato dopo quasi venti anni aggiornato e integrato con D.D. 14 febbraio 2018;

   su alcuni organi di stampa sono state pubblicate notizie su procedimenti di nomina di direttori e in alcuni casi, come il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, è riportata la decisione del Ministero di chiedere la revoca della terna da parte dell'ente parco, poiché i soggetti indicati non assicurano il profilo più qualificato possibile come voluto dal legislatore;

   è necessario scegliere soggetti idonei con comprovate competenze in pubbliche amministrazioni complesse;

   il Ministro interrogato ha dichiarato di voler assicurare la trasparente gestione dei parchi, mediante nomina di soggetti idonei e di elevata competenza, estranei a logiche d'interesse di partiti politici e associazioni ambientaliste;

   la definizione delle terne spesso segue consuetudini di natura giuridica ambigue, poco trasparenti e non atte a garantire la migliore scelta possibile;

   alcuni enti parco procedono a selezione della terna mediante richiesta di curricula professionali seguiti da colloquio, altri mediante insindacabile scrutinio del curriculum vitae, altri ancora affidando a commissioni interne l'attività e senza sistema armonizzato di trasparenti metodi e criteri;

   tutto ciò sta comportando il rallentamento dei procedimenti e il mancato ingresso di nuovi potenziali candidati, come dimostrato dalle selezioni 2018, con nomine esclusive di soggetti già membri dell'albo 1999 o soggetti già facenti funzioni di direttore;

   nel nuovo elenco degli idonei figurano 578 nuovi soggetti, aventi competenze professionali ed esperienze idonee ad assicurare quell'alto profilo che il Ministro intende perseguire;

   l'ingresso di nuovi idonei permette di configurare l'elenco nazionale complessivo come più ampio e meglio completato, poiché la loro formazione è certamente più aggiornata e meglio rispondente alle necessità di gestire i delicati procedimenti amministrativi dei parchi, oggi comportanti conoscenze tecniche molto elevate, talché essi vanno gestiti da soggetti competenti e anche esperti di gestione delle pubbliche amministrazioni complesse;

   diversamente operando, i parchi si rinchiudono dentro una storia ambientalista vetusta, rischiando di consegnare il settore a una pubblica amministrazione immobile e per nulla trasparente;

   il cosiddetto mondo dei parchi non sembra affatto incamminato sulla via del cambiamento, in considerazione del fatto che essi rappresentano luoghi di elaborazione di strategie innovative di green economy, economia circolare e sviluppo umano integrale e sostenibile;

   le selezioni dall'albo nazionale degli idonei per la compilazione di short list e terne non sono disciplinate da alcuna norma e gli enti parco assumono, pertanto, comportamenti amministrativi diversificati e spesso ambigui –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per predisporre indirizzi generali e linee guida affinché gli enti seguano medesimi procedimenti interni di selezione dall'albo per la terna da sottoporre al Ministero e si definiscano la composizione delle commissioni interne, i profili di competenza richiesti per direttore e le modalità di azione procedimentale degli enti parco.
(4-02073)


   CALABRIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Roma Capitale e Ama vogliono realizzare un nuovo impianto di compostaggio nella zona di Cesano, località nella zona nord di Roma;

   il territorio in cui vogliono costruire il nuovo sito di compostaggio è sostanzialmente saturo in termini di siti per la raccolta, lo stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti;

   il territorio interessato è altamente a rischio in termini di inquinamento ambientale ed elettromagnetico, a causa della presenza delle antenne di Radio Vaticana e del sito per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi all'interno del centro Enea-Casaccia;

   nel nuovo stabilimento arriveranno, trasportati su camion, circa 60 mila tonnellate di rifiuti all'anno dai municipi XV, III e XIV, attraverso strade strette, spesso al buio e con una manutenzione altamente precaria, causando ulteriori disagi al traffico e sovraccaricando una rete viaria inadeguata;

   non esistono studi empirici che possano provare un impatto ambientale positivo per il ciclo dei rifiuti nel quadrante interessato;

   il coinvolgimento e la partecipazione degli abitanti residenti nei territori interessati sono stati tutto fuorché inclusivi e trasparenti;

   l'ultimo piano regionale dei rifiuti per la regione Lazio risale al 2012 –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali soluzioni siano state eventualmente prefigurate nell'ambito della cabina di regia sulla gestione dei rifiuti nel Lazio istituita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per fronteggiare l'emergenza rifiuti nel Lazio che richiede l'individuazione di siti più idonei e congeniali alla realizzazione di impianti di compostaggio rispetto a quello ipotizzato.
(4-02076)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   BALDELLI, SOZZANI, BERGAMINI, GERMANÀ, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 142 del decreto legislativo n. 285 del 1992 dispone, al comma 12-bis, che i proventi delle multe per eccesso di velocità, accertato per mezzo di dispositivi di rilevamento della velocità, ivi compresi i cosiddetti autovelox, sono attribuiti, per metà dell'importo, all'ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l'accertamento e, per la restante metà, all'ente da cui dipende l'organo accertatore;

   il successivo comma 12-quater dispone altresì che ciascun ente locale trasmette in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione recante l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza al richiamato comma 12-bis, e gli interventi realizzati a valere su tali risorse, con la specificazione degli oneri sostenuti per ciascun intervento;

   il medesimo comma reca altresì una disposizione sanzionatoria a carico dell'ente locale che non trasmette la suddetta relazione prevedendo la riduzione del 90 per cento annuo dei proventi derivanti dagli accertamenti di cui al richiamato comma 12-bis;

   la decurtazione dei proventi è analogamente prevista nei casi di impiego delle medesime risorse in maniera difforme da quanto stabilito all'articolo 208, comma 4, all'articolo 142, comma 12-ter, del codice della strada;

   in particolare, il comma 4 dell'articolo 208 del Codice della strada dispone che una quota pari al 50 per cento dei proventi spettanti a regioni, province e comuni è destinata: a) ad interventi volti al miglioramento e alla manutenzione della segnaletica stradale, nella misura almeno pari a un quarto della quota; b) al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni del codice stradale, anche attraverso l'acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature di polizia provinciale e municipale, in misura almeno pari a un quarto della quota; c) alla manutenzione stradale, all'installazione, al miglioramento, alla messa a norma e alla manutenzione delle barriere e del manto stradale, a interventi a favore della mobilità ciclistica e per la sicurezza stradale degli utenti deboli (bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti), allo svolgimento di corsi didattici finalizzati all'educazione stradale, a misure assistenziali e previdenziali per il personale di polizia municipale e provinciale;

   l'articolo 25 della legge n. 120 del 2010, oltre a introdurre i richiamati commi 12-bis, 12-ter e 12-quater, dispone che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, è approvato il modello di relazione richiamata al comma 12-quater, e sono definite le modalità di trasmissione telematica della stessa, nonché le modalità di versamento dei proventi di cui al comma 12-bis agli enti –:

   quando i Ministri interrogati intendano «sentire» la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, per poi procedere a dare al più presto applicazione ad una normativa da troppo tempo disattesa.
(3-00461)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 gennaio 2019, i pendolari del comprensorio faentino in attesa del Frecciabianca 8804 Ancona-Milano che sarebbe dovuto arrivare a Faenza alle 7,47 sono rimasti esterrefatti, quando hanno visto il convoglio ferroviario passargli davanti senza però fermarsi in stazione;

   il treno, come raccontano gli stessi testimoni, si è fermato poco fuori stazione per un po’ di minuti e poi è rientrato in stazione con una operazione di retromarcia che ha comportato ulteriori minuti di ritardo;

   in assenza di comunicazioni, molti pendolari hanno preso il treno regionale 11524 che nel frattempo aveva superato il Frecciabianca che, a sua volta, dopo il rientro in stazione è ripartito con oltre 20 minuti di ritardo, giungendo a Bologna con un accumulo di circa mezz'ora sull'orario previsto;

   purtroppo, risulta non essere la prima volta che si verifica un disservizio simile;

   l'utenza faentina da tempo manifesta insofferenza per i disservizi che si registrano sulle tratte maggiormente frequentate –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza nei confronti di Trenitalia, sulla base del vigente contratto di servizio, affinché venga assicurata all'utenza, in particolare a quella pendolare, un'adeguata qualità del servizio ferroviario, senza incorrere in disagi come quelli sopra riportati.
(5-01298)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 prevede l'accantonamento e la indisponibilità sul bilancio dello Stato di 2 miliardi di euro al fine di assicurare il rispetto degli andamenti tendenziali di finanza pubblica per cui, ove questi ultimi non risultassero coerenti con gli obiettivi programmatici, gli eventuali sbilanciamenti sarebbero coperti proprio dai 2 miliardi di euro;

   come è noto, le entrate dei bilanci regionali possono essere accertate solo a seguito della registrazione dell'impegno sul bilancio statale;

   alla luce di ciò, questi 2 miliardi di euro non risulterebbero adesso utilizzabili dalle regioni;

   come, inoltre, risulta dall'allegato 3 annesso alla legge, 300 milioni di euro della somma resa indisponibile, vengono sottratti dal Fondo nazionale del trasporto;

   nel caso della regione Puglia, ad esempio, si registrerebbe un minore trasferimento che potrebbe valere più di 24 milioni di euro;

   nell'ipotesi in cui, quindi, i conti dello Stato non fossero in equilibrio in occasione del prossimo monitoraggio entro il mese di luglio, l'accantonamento potrebbe essere confermato anche per il secondo semestre dell'anno;

   questa circostanza determinerebbe una grave situazione di incertezza e di rischio di mancate coperture nel bilancio regionale, visto che la regione potrebbe trovarsi nell'impossibilità di onorare i contratti già firmati con le imprese concessionarie del servizio di trasporto pubblico;

   per di più, la norma appare profondamente iniqua e ingiusta se si considera che il servizio di trasporto pubblico locale, a fronte di un fabbisogno di 6,9 miliardi, ne riceve dallo Stato solo 4,9;

   in pratica, dunque, si attinge da un fondo già insufficiente quasi a considerarlo il «salvadanaio» dell'emergenza a cui ricorrere per mantenere gli impegni assunti dal Governo;

   è, infine, opportuno sottolineare che si tratta di un servizio ad alta valenza economica, industriale, sociale e ambientale che garantisce diritti costituzionali incomprimibili come quello alla mobilità, al lavoro, allo studio e alla cura –:

   quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati in relazione alle osservazioni sopra esposte e alle gravi conseguenze determinate dalla legge di bilancio sui bilanci regionali;

   se i Ministri intendano adottare iniziative per modificare sul punto la legge, permettendo alle regioni di onorare i contratti già firmati con le imprese concessionarie del servizio di trasporto pubblico;

   se e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di sostenere l'efficientamento e lo sviluppo della mobilità sostenibile nell'ambito dei servizi di trasporto pubblico locale.
(4-02077)


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 132 del 1o dicembre 2018, entrata in vigore il 4 dicembre 2018, inserisce delle novità che vanno a modificare il codice della Strada. Più precisamente l'articolo 93, comma 1-bis del codice della strada, in base alla nuova formulazione, vieta a chi risiede in Italia da più di 60 giorni di circolare con un veicolo immatricolato all'estero;

   il nuovo articolo 93, comma 7-bis del codice della strada prevede che, in caso di violazione delle disposizioni di cui al comma 1-bis, «si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 712 a euro 2.848. L'organo accertatore trasmette il documento di circolazione all'ufficio della motorizzazione civile competente per territorio, ordina l'immediata cessazione della circolazione del veicolo e il suo trasporto e deposito in luogo non soggetto a pubblico passaggio. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 213. Qualora, entro il termine di centottanta giorni decorrenti dalla data della violazione, il veicolo non sia immatricolato in Italia o non sia richiesto il rilascio di un foglio di via per condurlo oltre i transiti di confine, si applica la sanzione accessoria della confisca amministrativa ai sensi dell'articolo 213»;

   con una circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 20 dicembre 2018 con oggetto: «Art. 29-bis, decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito in legge 1o dicembre 2018, n. 132 – Circolazione in Italia di veicoli immatricolati all'estero» si precisa alla lettera D) che «all'atto della richiesta di nazionalizzazione o di rilascio del foglio di via, l'interessato dovrà ovviamente consegnare anche le targhe estere rimaste in suo possesso»;

   il 7 gennaio 2019, come riportato da un articolo del quotidiano La Nazione del 20 gennaio 2019, una cittadina italiana residente a Firenze era alla guida di un'automobile immatricolata in Svizzera perché di proprietà della madre, cittadina svizzera, in quei giorni temporaneamente in visita dalla figlia e in quel momento seduta nel lato passeggero. La polizia municipale ha contestato alla donna la violazione dell'articolo 93 commi 1-bis e seguenti, ha sollecitato il pagamento di una multa ridotta di euro 498,40 e ha proceduto al ritiro della carta di circolazione per inviarla all'ufficio della motorizzazione. Per evitare il formale sequestro dell'autovettura, la donna ha provveduto all'immediato pagamento che le ha consentito di riportare il veicolo, comunque interdetto alla circolazione, in uno spazio privato presso la propria abitazione;

   l'11 gennaio 2018 la signora si è recata presso l'ufficio della motorizzazione ed ha appreso che la carta di circolazione non era stata ancora trasmessa dalla polizia municipale e che, una volta pervenuta, avrebbe dovuto consegnare anche le targhe dell'autovettura che, assieme al documento di circolazione, sarebbero state spedite a sue spese al competente ufficio elvetico che avrebbe poi provveduto alla loro restituzione;

   la proprietaria dell'auto è stata privata dell'uso del veicolo per un periodo tuttora non determinabile –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per prevenire il ripetersi di episodi come quello sopra citato che coinvolgono veicoli immatricolati all'estero che circolano in Italia sotto il diretto controllo dei proprietari non residenti e che, occasionalmente, vengono condotti da loro familiari residenti in Italia.
(4-02078)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con precedente atto di sindacato ispettivo (interrogazione n. 4-01491) l'interrogante evidenziava la situazione relativa ai gravi disservizi verificatisi sulla linea ferroviaria Cremona-Fidenza;

   nonostante i molteplici interventi strutturali realizzati per efficentare la detta linea – interventi che avrebbero dovuto ovviare ai disagi in precedenza verificatisi – poco è cambiato rispetto al passato, con conseguenti legittime e negative reazioni da parte dei pendolari interessati e dalle associazioni dei consumatori;

   nei giorni scorsi, a riprova di quanto sopra evidenziato, il treno partito da Cremona alle ore 14,30 ha avuto un guasto al motore nelle campagne di Busseto: i passeggeri – a causa dell'ulteriore assenza di corrente elettrica – sono rimasti al freddo per diverso tempo nel convoglio fermo;

   si tratta di un'odissea senza fine che, ormai da anni, sono costretti a vivere in particolare studenti e lavoratori pendolari che usufruiscono quotidianamente della tratta ferroviaria Cremona-Fidenza;

   i disservizi che caratterizzano la tratta sono stati più volte denunciati e sono noti a tutti i soggetti istituzionalmente competenti. Appare impossibile che nel 2019 si possa consentire a elettromotrici in condizioni non ottimali di circolare, sperando sempre nella buona sorte, in sfregio a chi paga 400 euro di abbonamento all'anno e che ha tutto il diritto di poter arrivare a scuola e al lavoro e rientrare a casa in orario;

   l'ammodernamento dei mezzi non è più rimandabile e occorre che si agisca di conseguenza –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei problemi che periodicamente si verificano sulla linea ferroviaria Cremona-Fidenza e quali iniziative, per quanto di competenza e anche in relazione alla necessità del rispetto degli impegni assunti da Rete ferroviaria italiana con la sottoscrizione della carta dei servizi, intenda assumere affinché la stessa Rete ferroviaria italiana e Trenitalia adeguatamente intervengano per evitare che i disagi e i ritardi evidenziati si ripetano.
(4-02081)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nella notte tra il 17 e il 18 gennaio 2019 un cittadino di nazionalità tunisina di trentadue anni è deceduto durante un controllo di polizia in un negozio ad Empoli, mentre era a terra e gli agenti tentavano di contenerlo;

   secondo quanto emerso, il cittadino tunisino si sarebbe presentato in uno stato di alterazione, forse dovuto all'assunzione di alcool, nel negozio Taj Mahal di via Ferrucci in centro a Empoli, un piccolo emporio dedito alla vendita di alimentari, spezie e che svolge anche servizio di Money transfer;

   sempre da notizie a mezzo stampa sembrerebbe che l'uomo volesse trasferire una piccola somma di denaro, di soli 20 euro, e ne sarebbe nata una discussione con il titolare di nazionalità indiana che, temendo che la banconota fosse falsa, avrebbe rifiutato il servizio e chiesto l'intervento delle forze dell'ordine;

   sempre da notizie a mezzo stampa, l'uomo al momento della morte avrebbe avuto le manette ai polsi e i piedi bloccati con una corda che gli sarebbe stata messa per impedirgli di scalciare;

   la procura di Firenze ha aperto un'inchiesta e sono in corso le indagini degli organi inquirenti che stanno ascoltando gli uomini delle forze dell'ordine intervenuti e il personale sanitario del 118 che sarebbe stato chiamato dagli stessi agenti non appena l'uomo si è sentito male –:

   nel rispetto delle indagini condotte dagli organi inquirenti, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per contribuire a chiarire l'esatta dinamica dei fatti riportati in premessa.
(5-01304)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 1998 nasce il progetto della nuova questura approvato dal consiglio comunale di Rimini, attraverso lo strumento di un piano integrato sulla base di un accordo tra Ministero dell'interno, comune di Rimini e privato realizzatore che vedeva come sede l'area di via Ugo Bassi;

   nel 2005, il Ministro dell'interno Pisanu, viene siglato un pre-contratto di affitto pari a 3,3 milioni di euro all'anno tra la società Da.Ma. che ha costruito la questura e il Ministero dell'interno;

   il comune di Rimini propose al Ministero dell'interno una procedura di esproprio circa l'utilizzo della struttura rimandando il contenzioso sull'affitto ad altra sede, procedura su cui la prefettura non diede autorizzazione;

   tutti i Ministri dell'interno che si sono succeduti nel corso degli anni, da quando è nato il progetto nel 1998, hanno sempre confermato la scelta della sede definitiva della questura di Rimini in via Ugo Bassi;

   da ultimo, era stato sottoscritto con il Ministro pro tempore Minniti un patto per la sicurezza che ribadiva quale sede definitiva della questura proprio quella di via Ugo Bassi e stabiliva che solo in via provvisoria, ed in attesa del ripristino funzionale della struttura, sarebbe stato utilizzato l'immobile di piazzale Bornaccini;

   la ratio, era che anche altri organi dello Stato, a partire dalla Guardia di finanza, e uffici pubblici decentrati sul territorio avrebbero potuto trovare spazi negli edifici di via Ugo Bassi al fine di utilizzare tutte le superfici utili e dividere i costi dell'affitto declinando uno dei progetti più innovativi dell'agenzia del demanio, cioè «riunire gli uffici pubblici in un'unica sede e ridurre spazi e costi per le Pubbliche Amministrazioni in un'ottica di maggiore efficientamento»;

   l'Agenzia del demanio stava già producendo il progetto per la riqualificazione e ristrutturazione degli edifici di via Ugo Bassi, operando sulla base della legge n. 122 del 2010;

   a fronte di quanto riportato, poche settimane fa, il Sottosegretario per la giustizia Jacopo Morrone ha annunciato che la questura di Rimini sarebbe stata invece allocata presso l'edificio di palazzo Bornaccini;

   suddetto annuncio pone una serie di interrogativi che necessitano di tempestiva e adeguata risposta da parte del Ministero dell'interno, soprattutto in ragione del blocco della procedura di acquisto della sede di via Ugo Bassi da parte di Inail, i cui costi di acquisto e ristrutturazione funzionale sarebbero stati ampiamente ripagati dagli affitti di polizia di Stato ed altri uffici decentrati dello Stato;

   si preferisce pagare un affitto ad un proprietario privato con il rischio di lasciare nel più assoluto degrado un'area di 30 mila metri quadrati –:

   sulla base di quali decisioni di Governo sia avvenuto il richiamato annuncio da parte del Sottosegretario per la giustizia nell'ambito di una competenza che non sarebbe la sua, e sulla base di quali motivazioni sarebbe stata assunta la decisione sulla sede definitiva della questura di Rimini presso Palazzo Bornaccini; se, ove tale decisione fosse confermata, non si palesi il rischio di un evidente danno erariale.
(5-01305)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL MONACO, NAPPI, IORIO, PARENTELA, DEL SESTO e GRIMALDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 13 luglio 2011 si è svolto il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici in diverse regioni italiane tra cui la Campania;

   57 docenti campani, nonostante non avessero superato le prove preselettive, erano stati ammessi a sostenere le prove scritte con riserva grazie alla sentenza n. 06350/2011 REG.RIC. del Tar Campania;

   lo stesso Tar Campania in seguito aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale, rimandando la decisione al Tar Lazio;

   i 57 docenti in attesa della decisione del Tar del Lazio sono stati autorizzati dal direttore generale dell'ufficio scolastico regionale campano a sostenere sia le prove scritte che le prove orali ed entrambe le prove sono state superate con successo;

   i 57 docenti campani sono in attesa della sentenza del Consiglio di Stato prevista per il 14 febbraio 2019;

   per i ricorrenti delle altre regioni, che avevano la medesima situazione concorsuale, sono state trovate diverse soluzioni; ad esempio, per autonoma decisione del dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna i ricorrenti dello stesso concorso e nella medesima posizione di quelli campani del 2011 sono stati inseriti in graduatoria e poi regolarmente assunti, con contratto sub iudice in attesa di giudizio del Tar del Lazio e ad oggi svolgono la funzione di dirigente scolastico a tutti gli effetti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intendano intraprendere al fine di adottare, anche per i 57 docenti campani, le medesime soluzioni, ossia inserimento in graduatoria e assunzione in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, adottate per i ricorrenti dell'Emilia Romagna.
(5-01301)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la fabbrica della Bcs Automotive (ex Trw di Nichelino), produttrice di sistemi bloccasterzo elettrici e meccanici, servosterzi e Abs e storico partner del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, è uno degli storici poli industriali di Nichelino e, insieme a Liri e Viberti, l'unico ad essere sopravvissuto alle precedenti crisi;

   la filiera piemontese dei componentisti e dei fornitori vale 16 miliardi di euro di fatturato annuo;

   negli ultimi dieci anni l'impianto di Nichelino ha molto sofferto la crisi del settore automobilistico e ha fatto ricorso a più riprese alla cassa integrazione;

   poco più di un anno fa la fabbrica era passata dalla proprietà tedesca Trw ai cinesi della Luxshare, un colosso dell'informatica e uno dei principali partner produttivi di Apple;

   Luxshare ha affidato lo stabilimento di Nichelino alla sua divisione automotive, la Bcs-Automotive Interface Solutions, una multinazionale con oltre 5.500 dipendenti in tutto il mondo e una presenza in 14 Paesi;

   la contrazione dei volumi del mercato, unita all'assenza di progetti e nuovi modelli da parte del maggior e storico committente e storico, la Fiat Chrysler Automobiles, ha tuttavia determinato diverse difficoltà all'intero indotto dell'auto;

   Bcs Automotive ha firmato il 12 settembre 2018 a Torino con i sindacati l'accordo per un anno di contratti di solidarietà per 140 dei 188 dipendenti dello stabilimento ex Sipea, che dunque lavoreranno a orario e paga ridotti;

   il 17 settembre 2018 sono partiti i contratti di solidarietà e, a seguito della firma dell'accordo, la Fiom Cgil ha spiegato di aver sottoscritto i contratti di solidarietà «per difendere l'occupazione e proteggere i lavoratori con un accordo che durerà 12 mesi, ma è necessario che la proprietà annunci investimenti per consentire un rilancio dell'attività del sito produttivo»;

   aziende come l'ex Sipea Trw, che dipendono quasi esclusivamente dalle commesse del gruppo Fiat, hanno subito negli ultimi anni notevoli perdite di fatturato, nel momento in cui sono venute a mancare le richieste di fornitura;

   in data 17 gennaio 2019 si è tenuto presso l'Unione industriale di Torino il programmato incontro tra la direzione aziendale e le rappresentanze dei lavoratori;

   il direttore operativo di Bcs Automotive Europa, in rappresentanza dell'azienda, ha dichiarato di considerare «strategico» lo stabilimento di Nichelino;

   la dirigenza ha dichiarato di voler superare l'attuale calo di committenze attraverso lo spostamento di produzioni precedentemente esternalizzate, l'allargamento della platea di clienti e ingenti investimenti per il sito di Nichelino, che secondo il comunicato sindacale Fiom-Cgil, ammonteranno a oltre mezzo milione di euro;

   a maggio 2019 previsto un nuovo incontro tra la dirigenza e le rappresentanze sindacali, per valutare le azioni realmente messe in atto e valutare l'eventuale interruzione dei contratti di solidarietà;

   ad oggi e per altri nove mesi in dipendenti continuano a subire una decurtazione salariale per effetto dei contratti di solidarietà attualmente in essere –:

   se il Governo intenda porre in essere le opportune iniziative di competenza per monitorare la situazione dello stabilimento di Nichelino, al fine di valutare l'effettivo impegno anche finanziario garantito dai vertici europei di Bcs Automotive;

   se il Governo intenda attivarsi per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per il superamento dei contratti di solidarietà, anche attraverso incontri istituzionali con i vertici europei di Bcs Automotive.
(5-01300)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, MORETTO, DE MENECH e MARCO DI MAIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, le misure del cosiddetto «decreto dignità» hanno sollevato molteplici critiche e preoccupazioni circa gli effetti che avrebbero – e in parte, sembra, abbiano già iniziato a produrre – sulla condizione dei lavoratori interessati e sull'operatività delle imprese, soprattutto in alcuni particolari settori economici;

   al contrario, tra le suddette norme, in sede di conversione del decreto-legge n. 87 del 2018, è stata opportunamente inserita la disposizione volta a riconoscere anche per gli anni 2019 e 2022 la decontribuzione per le assunzioni, con contratto a tutele crescenti, dei giovani lavoratori under 35;

   tuttavia, poiché il testo della nuova disposizione non contiene alcun espresso riferimento ai precedenti provvedimenti di legge che avevano introdotto un'analoga agevolazione, ed in particolare all'articolo 1, commi 100 e seguenti, della legge n. 205 del 2017, relativo ai lavoratori under 30, il nuovo esonero deve essere considerato come una nuova tipologia agevolata, nonostante le numerose similitudini;

   tale circostanza è confermata dal disposto del comma 3, dell'articolo 1-bis del citato «decreto dignità», laddove si dispone che l'effettivo avvio della fruizione dello sgravio è subordinata alla emanazione di un apposito decreto attuativo del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, con il quale si sarebbero dovute stabilire le modalità di fruizione dell'esonero. Tale decreto sarebbe dovuto essere emanato entro la metà del mese di ottobre 2018;

   ad oltre tre mesi dal termine per la sua emanazione e, nonostante l'anno 2019 sia già avviato da oltre 20 giorni, del citato decreto interministeriale ancora non vi è notizia, il che significa che le imprese non potranno avvalersi di tale agevolazione contributiva, lasciando migliaia di lavoratori senza la possibilità di poter accedere a un'occupazione stabile –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di porre rimedio alla grave inadempienza che pregiudica la fruizione di una così importante misura di incremento dell'occupazione stabile;

   quali iniziativa si intendano adottare al fine di assicurare, in ogni caso, l'intera fruizione di tale agevolazione contributiva per quelle imprese che avessero comunque proceduto all'assunzione di giovani lavoratori under n. 35 nel 2019, precedentemente all'emanazione del suddetto decreto interministeriale.
(5-01302)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio per il 2017 (legge n. 232 del 2016) è stato introdotto un nuovo istituto previdenziale, il cumulo contributivo con le casse professionali (commi dal 195 al 199), che consente di sommare, senza oneri aggiuntivi, gli anni versati nella cassa di riferimento con la carriera contributiva in Inps, in modo da raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contribuzione utile per raggiungere la pensione anticipatamente, e comunque utilizzabile anche per la pensione di vecchiaia;

   questo nuovo importante istituto consente di «valorizzare» anche i piccoli periodi contributivi, di solito maturati a inizio carriera, che altrimenti sarebbero destinati a perdersi come contribuzioni silenti;

   tuttavia, anche a seguito di un deciso atteggiamento contrario da parte delle casse, la convenzione quadro tra Inps e Casse, propedeutica all'avvio della riforma, è arrivata solo dopo 15 mesi, determinando la condizione di «esodati» per centinaia di professionisti che, certi di una sollecita attuazione dell'istituto citato, si erano nel frattempo dimessi, vivendo per anche un anno e mezzo senza stipendio e senza pensione;

   tale situazione è stata progressivamente aggravata dai tempi di lavorazione delle piattaforme informatiche dell'Inps, che continuano a essere incredibilmente lunghi e disomogenei sul territorio nazionale: a fronte di sedi periferiche di provata efficienza come Brescia e Catania, vi sono delegazioni provinciali i cui tempi medi vanno dai 5 agli 8 mesi dalla data in cui la pensione sarebbe dovuta essere percepita;

   particolarmente, grave, poi è la situazione di Roma, dove alcune delle sue sedi vantano le performance più deludenti: Montesacro e Flaminio hanno il triste primato negativo di scarsissime pensioni erogate, e quasi sempre dopo la prospettazione di azioni legali o lettere di diffida;

   va altresì segnalato che la circolare Inps n. 140 del 12 ottobre 2017 non sembra essere conforme al dettato del comma 246 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2011, che detta i criteri per la determinazione dell'anzianità contributiva rilevante ai fini dell'applicazione del sistema di calcolo della pensione, con il rischio che lo stesso Inps si possa trovare in futuro a dover fronteggiare numerosi ricorsi –:

   quante siano le domande di pensione in cumulo presentate all'Inps dal 1 gennaio 2017, quante di queste siano state effettivamente erogate e con quale distribuzione territoriale;

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire un'applicazione omogenea su tutto il territorio nazionale dell'istituto del cumulo contributivo con le casse previdenziali, anche verificando la possibile adozione di linee guida volte a stabilire protocolli omogenei nei rapporti tra le diverse sedi Inps e le singole Casse, e valutando la possibilità di anticipare la lavorazione delle pratiche durante il cosiddetto periodo di preavviso, al fine di abbreviare il più possibile i tempi di lavorazione;

   ad adottare ogni iniziativa urgente volta a garantire l'uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale del metodo di calcolo, quale previsto dal comma 246 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2011.
(4-02080)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il Paese europeo che vanta il maggior numero di oli Dop certificati (denominazione di origine protetta): ben 43;

   da alcuni anni la produzione di olive nel territorio nazionale è però in netto calo a causa soprattutto delle avversità atmosferiche e dalle fitopatologie;

   in questa stagione il freddo e il gelo hanno compromesso circa 25 milioni di ulivi e fatto crollare, conseguentemente, il raccolto che quest'anno è stimato da Ismea in circa a 265 mila tonnellate di olio di oliva rispetto alle 429 mila del 2017;

   per sostenere la riorganizzazione del settore nel 2016 è stato varato il piano olivicolo nazionale;

   tale piano, sancito dall'articolo 4 del decreto-legge n. 51 del 2015, che stanziava 32 milioni di euro per il triennio 2015-2017, prevedeva misure operative per l'incremento della produzione nazionale di olive e olio extravergine di oliva, la promozione e la valorizzazione dei prodotti e una maggiore organizzazione della filiera nazionale; in particolare:

    incremento della produzione nazionale di olive e di olio extravergine di oliva, senza accrescere la pressione sulle risorse naturali, in modo particolare sulla risorsa idrica, attraverso la razionalizzazione della coltivazione degli oliveti tradizionali, il rinnovamento degli impianti e l'introduzione di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica;

    promozione dell'attività di ricerca per accrescere e migliorare l'efficienza dell'olivicoltura italiana;

    iniziative di valorizzazione del made in Italy e delle classi merceologiche di qualità superiore certificate dell'olio extravergine di oliva italiano, anche attraverso l'attivazione di interventi per la promozione del prodotto sul mercato interno e su quelli internazionali;

    recupero varietale delle cultivar nazionali di olive da mensa in nuovi impianti olivicoli integralmente meccanizzabili;

    incentivare e sostenere l'aggregazione e l'organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola, in conformità alla disciplina delle trattative contrattuali nel settore dell'olio di oliva prevista dal regolamento (UE) n. 1308 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013;

   nel dettaglio i 32 milioni di euro stanziati erano così ripartiti:

    9 milioni nel triennio per il rinnovamento degli impianti e l'introduzione di nuovi sistemi colturali in grado di conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica;

    3 milioni di euro nel triennio per la ricerca e quindi per il miglioramento dell'efficienza dell'olivicoltura italiana;

    4 milioni di euro nel triennio per la ricerca finalizzata alla difesa da organismi nocivi per l'olio

    2,4 milioni di euro nel triennio per le iniziative di marketing per la valorizzazione made in Italy e delle classi merceologiche di qualità superiore certificate dell'olio extravergine di oliva;

    2 milioni di euro nel triennio per il recupero varietale delle cultivar nazionali di olive da mensa in nuovi impianti olivicoli integralmente meccanizzabili;

    11,6 milioni di euro nel triennio per il sostegno all'aggregazione e all'organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola;

   il 9 gennaio 2019 si è svolto presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo il tavolo della filiera olivicola presieduto dal sottosegretario Alessandra Pesce: «il tavolo tecnico — riporta una nota del Ministero — è un importante strumento di concertazione che vede la partecipazione di rappresentanti istituzionali ed economici coinvolti nella messa a punto delle linee strategiche di sviluppo del settore». Nel corso della riunione, «che ha permesso di evidenziare le azioni in campo portate avanti a livello nazionale», è «stato discusso anche lo stato di attuazione del primo piano da 32 milioni, varato nel 2016, con molti interventi ancora in fase di partenza» –:

   quale sia lo stato di attuazione del piano olivicolo nazionale citato in premessa; come siano state utilizzate le risorse previste e quali nuove iniziative intenda assumere per sostenere e incentivare la riorganizzazione del settore olivicolo e oleario italiano.
(5-01297)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIANI e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   recenti gravi casi epidemici ripropongono la problematica della prevenzione e del controllo della legionellosi;

   tra i fattori di rischio va rilevata la non corretta manutenzione degli impianti idrici;

   le «Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi» approvate in Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 7 maggio 2015, sono il documento nazionale del Ministero della salute, finalizzato a fornire agli operatori sanitari informazioni aggiornate sulla legionellosi, sulle diverse fonti di infezione, sui metodi diagnostici e di indagine epidemiologica e ambientale ai fini della più completa attività di prevenzione e protezione nei confronti di tutti i cittadini, e che aggiorna ed integra le precedenti linee guida quali: le «linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi», pubblicate in Gazzetta Ufficiale del 5 maggio 2000; le «linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-recettive e termali» e le «linee guida recanti indicazioni ai laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della legionellosi» (Gazzetta Ufficiale n. 28 del 4 febbraio 2005 e Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 2005) –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per definire norme più severe, con adeguate sanzioni, relative alla corretta sanificazione e manutenzione degli impianti idrici ed idronici, e ai controlli da eseguire a cura delle amministrazioni competenti;

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente, tenuto conto della situazione di particolare rischio, adottare iniziative per l'aggiornamento delle linee guida, con particolare attenzione all'allegato tecnico relativo alla approvazione delle nuove metodiche di prevenzione e sanificazione degli impianti, alla luce dell'esigenza di tempestivo adeguamento delle metodiche e dei prodotti utilizzati.
(5-01303)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIANI e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dallo stesso sito web del Ministero della salute, la celiachia, o malattia celiachia, è una malattia permanente su base infiammatoria dell'intestino tenue, caratterizzata dalla distruzione della mucosa di questo tratto intestinale causata da una reazione autoimmune al glutine;

   rappresenta l'intolleranza alimentare più frequente e colpisce circa l'1 per cento della popolazione. È stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600.000 contro i 198.427 ad oggi diagnosticati (dati relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – anno 2016) ed è più frequente tra le donne (138.902 casi tra le donne rispetto ai 59.525 negli uomini);

   l'unico trattamento attualmente disponibile è una rigorosa e permanente dieta senza glutine e le indicazioni «senza glutine» e «a contenuto di glutine molto basso», nell'etichettatura degli alimenti, sono disciplinate dal regolamento (UE) 828/2014 come informazioni fornite su base volontaria ai sensi dell'articolo 36 del regolamento (UE) 1169/2011;

   con il decreto 10 agosto 2018 sono stati aggiornati i tetti di spesa per l'erogazione dei prodotti senza glutine, di cui all'articolo 4, commi 1 e 2, della legge 4 luglio 2005, n. 123, recante: «Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia» distinti per sesso e per fasce di età, sulla base dei Larn 2014 e l'erogabilità è stata mantenuta solo per gli alimenti destinati a sostituire quelli caratterizzati tradizionalmente dalla presenza di cereali fonte di glutine;

   secondo la tabella orientativa sulle tipologie di alimenti senza glutine erogabili dal servizio sanitario nazionale ai sensi del decreto 10 agosto 2018, articolo 2, vi sono tutta una serie di alimenti che sono esclusi dall'erogabilità quali, ad esempio, sotto la voce pane e affini, prodotti da forno salati, focaccia imbottita, panini imbottiti, chips di qualsiasi tipo, hamburger (panino farcito), tramezzini farciti, piadine farcite, gallette oppure, sotto la voce pasta e affini, pizza e affini, piatti pronti a base di pasta, cotolette, pesce impanato, nuggets di pollo, arancine e supplì, bastoncini di pesce, olive ascolane, bocconcini di mozzarella, burger di pesce, polpette, polpettone, besciamella e preparati per besciamella, torte salate senza sfoglia, frittate di verdura;

   l'elenco dei prodotti esclusi dalla possibilità di essere rimborsati sopra riportato non è esaustivo di tutti quelli per i quali la persona celiaca non riceve alcun rimborso –:

   quale sia il criterio sottostante la divisione degli alimenti tra rimborsabili e non e se il Governo non ritenga doveroso adottare iniziative al fine di abolire l'elenco dei prodotti rimborsabili, lasciando libero il paziente di scegliere qualsiasi prodotto senza glutine in commercio.
(4-02074)


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 febbraio 2018 «Individuazione del profilo professionale dell'Assistente di studio odontoiatrico» recepisce l'accordo stipulato il 23 novembre 2017 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, concernente l'individuazione del profilo professionale dell'assistente di studio odontoiatrico, quale operatore d'interesse sanitario di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 1° febbraio 2006, n. 43;

   l'articolo 1 dell'Allegato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione specifica che «l'Assistente di studio odontoiatrico è l'operatore in possesso dell'Attestato conseguito a seguito della frequenza di specifico corso di formazione (...) che svolge attività finalizzate all'assistenza dell'odontoiatra e dei professionisti sanitari del settore durante la prestazione clinica, alla predisposizione dell'ambiente e dello strumentario, all'accoglimento dei clienti ed alla gestione della segreteria e dei rapporti con i fornitori (...) È fatto assoluto divieto all'Assistente di Studio odontoiatrico di intervenire direttamente sul paziente anche in presenza dell'odontoiatra e dei professionisti sanitari del settore»;

   successivamente, in data 12 dicembre 2018 l'accordo sul personale del settore odontoiatrico siglato da Confprofessioni, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltcus stabilisce che la figura dell'assistente di studio odontoiatrico (Aso) è collocata all'interno dei profili professionali dell'area medico-sanitaria e odontoiatrica a livello IV, IV super o III a seconda delle mansioni e dell'esperienza acquisita;

   lo stesso accordo inserisce all'interno del livello IV una nuova figura di collaboratore di area odontoiatrica definita come «collaboratore di settore odontoiatrico che sotto la responsabilità e le direttive dell'odontoiatra svolge funzioni di supporto alle attività tipiche e caratteristiche del medesimo» con l'intento, come si legge nel documento, di favorire l'occupazione negli studi odontoiatrici;

   l'accordo ha creato molta preoccupazione all'interno del sindacato italiano assistenti studio odontoiatrico (S.i.a.s.o.), poiché si paventa il rischio che le funzioni della nuova figura di collaboratore di settore odontoiatrico, possano andare a sovrapporsi a quelle già disciplinate e regolamentate dell'assistente di studio odontoiatrico (Aso). Infatti, ad oggi, non è chiaro quali in concreto possano essere le attività materiali diverse e ulteriori rispetto a quelle riservate all'Aso che tale figura professionale possa svolgere;

   l'accordo prevede che entro 60 giorni dalla stipula dello stesso debba essere definito lo specifico percorso formativo del collaboratore di settore odontoiatrico –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso e urgente adottare iniziative al fine di dirimere le preoccupazioni per la previsione della nuova figura professionale di collaboratore di settore odontoiatrico senza che siano nel contempo lese le prerogative e le funzioni dell'assistente di studio odontoiatrico, così come definite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 febbraio 2018.
(4-02075)


   TRANCASSINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 febbraio 2007 è stato sottoscritto un accordo tra la regione Lazio, il Ministero dell'economia e delle finanze ed il Ministero della salute di concerto con il Ministro per gli affari regionali, conformemente a quanto previsto dall'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ai fini del rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo sanitario e degli impegni finanziari previsti dal piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Lazio;

   con il decreto della giunta regionale del 6 marzo 2007 n. 149 è stato approvato il piano di rientro, che indica tra gli adempimenti del piano regionale, la riorganizzazione della rete delle strutture pubbliche e private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica di laboratorio;

   con il decreto della giunta regionale 418 del 12 giugno 2007, sono state approvate specifiche disposizioni concernenti la riorganizzazione della rete laboratoristica in attuazione del disposto dell'articolo 1, comma 796, lettera o), legge 23 dicembre 2006, n. 296;

   con il decreto della giunta regionale n. 1040/2007, la regione ha approvato piano di riorganizzazione delle strutture che erogano prestazioni di laboratorio, ispirandosi a strategie di riqualificazione e riorganizzazione del settore, con il graduale superamento dell'articolazione di molteplici centri di produzione analitica, che crea ridondanza di tecniche e di funzioni;

   a firma del Commissario ad acta (delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2013) è stato siglato il decreto n. 00219 del 2 luglio 2014 avente per oggetto: «Attuazione Programma Operativo 2013-2015». Intervento 2 - Azione 1 «Riorganizzazione dell'offerta assistenziale» riguardante la «Riorganizzazione della rete dei laboratori di analisi pubblici» – Modifiche ed integrazioni alla D.G.R. 1040 del 21 dicembre 2007. Approvazione documenti tecnici: allegato 1 e allegato 2;

   il nuovo modello organizzativo dettato dal suddetto decreto, si basa sulla concentrazione della medicina di laboratorio e sulla centralizzazione delle attività in centri di riferimento specializzati (hub);

   il suddetto decreto risale al 2014, periodo in cui erano operativi i laboratori analisi di Amatrice (Ospedale Grifoni) e di Magliano Sabina;

   l'ospedale San Camillo De Lellis, rappresenta quindi, al momento, l'unico centro di assistenza sanitaria per le oltre 70.000 famiglie della provincia reatina;

   il (decreto n. 00219 del 2 luglio 2014, predispone un declassamento del centro laboratorio analisi De Lellis di Rieti, in quanto prevede il trasferimento dei prelievi e di parte della strumentazione presso l'ospedale San Filippo di Roma;

   l'attuazione di tale decreto porterà ad un depotenziamento e di un ridimensionamento del laboratorio analisi dell'ospedale De Lellis che resterà un semplice centro prelievi e laboratorio solo per alcune analisi di base, con conseguenze negative sia in termini di posti di lavoro degli operatori sanitari reatini, sia di tempestività e/o qualità dei risultati clinici;

   il provvedimento in questione desta preoccupazione in tutta la popolazione della provincia di Rieti che vedrà declassato il proprio diritto alla salute, nonché degli operatori sanitari che si troveranno senza occupazione in un territorio che, già economicamente depresso, ha subito un ulteriore tracollo a seguito degli eventi sismici ben noti –:

   se il Governo non, ritenga di assumere iniziative di competenza, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del disavanzo sanitario della regione Lazio, volte a mantenere inalterati i servizi erogati dall'ospedale De Lellis di Rieti con particolare riguardo per quelli relativi ai laboratori di analisi, anche in deroga alle previsioni del citato decreto.
(4-02082)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Superdì e Iperdì sono due insegne di supermercati gestite dalla società Nuova Distribuzione;

   la società Nuova distribuzione di Monza, controllata dalla famiglia Franchini tramite Gca General Market srl, ha fondato le insegne SuperDì e IperDì nel 1994 e conta ad oggi una quarantina di punti vendita sparsi fra Piemonte, Liguria e Lombardia e circa 800 dipendenti;

   quattro punti vendita del novarese (Borgomanero, Oleggio, Cameri e Galliate) hanno già chiuso ad agosto 2018, mentre il quinto, ubicato a Gozzano, sta proseguendo l'apertura in un clima surreale, con i dipendenti che a presidiare un esercizio desolatamente vuoto, come descritto dal sito corrieredinovara.it in data 22 settembre 2018;

   già a metà settembre 2018 i lavoratori lamentavano due mesi di stipendi arretrati, e ad oggi la situazione non è mutata;

   il 3 ottobre 2018 la vicenda è approdata al Ministero dello sviluppo economico;

   in base a quanto dichiarato dall'azienda Gca, i punti vendita attualmente presenti nel Nord Italia possono essere suddivisi in tre categorie: quelli che saranno acquisiti da altri player nei prossimi giorni, quelli per i quali sono ancora in corso le trattative e quelli che invece saranno destinati alla chiusura;

   nello specifico, i punti vendita di Vittuone, Bollate, Desio, Cogliate, Cornate, Via Molise Milano, Pavia, San Colombano, Cislago, Guzzano, Cameri sono risultati in una fase di trattativa con altre due aziende, mentre non ci sarebbero invece trattative in corso per sei punti vendita, quelli di Maffucci, Gessate, Gallarate, Oleggio, Milano via Ornato e Antegnate, che rischiano quindi la chiusura definitiva;

   in un articolo apparso sul quotidiano La Stampa in data 4 ottobre 2018 emerge che un terzo dei dipendenti totali è stato dichiarato in esubero, con richiesta da parte dell'azienda della cassa integrazione straordinaria, mentre non risulterebbe nessun acquirente per 3 dei 5 punti vendita del Novarese. All'incontro al Ministero dello sviluppo economico l'azienda ha comunicato che per un gruppo di punti vendita la trattativa sarebbe a buon punto per la cessione, mentre per Gozzano e Cameri sarebbe in corso un'altra trattativa che dovrebbe essere chiusa nel giro di due settimane;

   non risulta alcun confronto per Oleggio e la situazione sembra ancora peggiore per Borgomanero e Galliate, perché le due società (Borgomanero Food e Galliate Food) sono in liquidazione;

   l'azienda, secondo quanto emerso dall'articolo del 4 ottobre 2018 apparso sul quotidiano La Stampa, avrebbe escluso dalla cassa integrazione straordinaria i lavoratori di Borgomanero e Galliate –:

   se il Governo intenda monitorare le trattative per la cessione dei punti vendita ad altri player in un'ottica di tutela massima per i dipendenti e le famiglie;

   se il Governo non intenda convocare al più presto un tavolo ministeriale con Gca General Market per garantire quanto meno la cassa integrazione straordinaria a tutti i dipendenti del gruppo, compresi quelli dei punti vendita satellite e le cui società sono state dichiarate in liquidazione;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per scongiurare la chiusura dei punti vendita che attualmente non sono stati acquisiti e per garantire a tutti i dipendenti l'erogazione degli stipendi arretrati.
(5-01299)

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDELLI, SQUERI, BARELLI, BAGNASCO, BOND, GAGLIARDI, NOVELLI, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico - Per sapere - premesso che:

   la legge annuale per il mercato e la concorrenza (legge n. 124 del 2017) ha previsto la piena liberalizzazione del settore dell'energia elettrica e del gas, attraverso un percorso che si completerà il 1° luglio 2020 con la cessazione del regime di tutela e, contestualmente, l'ingresso consapevole del consumatore nel mercato libero e l'adozione di meccanismi che assicurino la pluralità di fornitori e di offerte;

   tale percorso è caratterizzato da un insieme di misure attuative necessarie a garantire la messa a disposizione per i consumatori degli strumenti utili a partecipare e a scegliere con maggior consapevolezza e facilità sul mercato, ad avere una miglior qualità dei venditori e una maggior trasparenza e «certificazione» delle loro offerte, ad avere quindi la possibilità di individuare le forniture più affidabili e convenienti;

   il 30 ottobre 2018, a valle della prima riunione del tavolo di coordinamento tra il Mise, l'autorità di regolazione per reti energia e ambiente (Arera) e l'Antitrust per la programmazione delle attività finalizzate al superamento della maggior tutela, il Sottosegretario Davide Crippa ha annunciato che il primo passo sarebbe stato «il completamento dell’iter dell'Albo di venditori» e la rapida riconvocazione del tavolo «per la presentazione di un programma operativo e condiviso»;

   l'Arera nella sua relazione annuale ha evidenziato come il mercato finale della vendita di energia elettrica sia caratterizzato da un numero elevato di venditori – più di 400 – ma rimane ancora fortemente concentrato;

   nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, inviato a Bruxelles l'8 gennaio 2019 dal Mise è stata confermata la volontà di completare il processo di piena liberalizzazione del mercato al dettaglio delineato dalla legge concorrenza, per garantire «lo sviluppo della competenza del consumatore e della sua fiducia nella possibilità di appropriarsi delle opportunità e dei benefici del mercato»;

   nella riunione del 20 dicembre 2018 l'Agcm ha sanzionato per oltre 93 milioni di euro il gruppo Enel e per oltre 16 milioni di euro il gruppo Acea per aver abusato della propria posizione dominante nei mercati della vendita di energia elettrica in cui offrono il servizio pubblico di maggior tutela;

   secondo l'Autorità, «tanto il gruppo Enel quanto il gruppo ACEA hanno sfruttato in modo illegittimo prerogative e asset, derivanti dall'essere fornitori di maggior tutela, per realizzare una dichiarata politica di “traghettamento” della clientela già fornita a condizioni regolate verso contratti a mercato libero», tale condotta «risulta illegittima e idonea ad amplificare artificialmente il vantaggio concorrenziale di cui tali gruppi già godono per motivi storico/regolamentari e legati alle caratteristiche della domanda»;

   l'Autorità ha valutato le condotte proprio alla luce del percorso di piena liberalizzazione, valutando come «dal momento che il legislatore, in vista della abolizione della maggior tutela, ha previsto che vengano adottati “meccanismi che assicurino la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel libero mercato”, le condotte abusive accertate hanno anche l'effetto di sottrarre illegittimamente all'azione di tali meccanismi la clientela tutelata che in esito alle stesse viene acquisita come clientela sul libero mercato»;

   l'Agcm ha rilevato come le società coinvolte abbiano ottenuto margini aggiuntivi a danno dei consumatori oggetto del «traghettamento» messo in atto con la condotta abusiva –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, di concerto con l'Arera, per prevenire lo sfruttamento indebito dei vantaggi informativi tra le società di vendita in regime di monopolio legale e le società di vendita sul mercato libero del medesimo gruppo;

   quali iniziative di competenza e con quali tempistiche, il Governo intenda assumere, di concerto con l'Arera, affinché sia garantito, attraverso una pluralità di operatori affidabili e una pluralità di offerte chiare e trasparenti, un contesto di mercato realmente competitivo e concorrenziale nel quale tutti i consumatori possano divenire attori consapevoli di scelte sempre più semplici, convenienti e vantaggiose.
(4-02079)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Muroni e altri n. 1-00100, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Soverini.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Ascani e altri n. 2-00164, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Prestipino.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Vinci e Tombolato n. 4-01750, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cavandoli.

  L'interrogazione a risposta scritta Sapia e altri n. 4-02041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Troiano.

  L'interrogazione a risposta scritta Sapia e altri n. 4-02042, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Troiano.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Quartapelle Procopio e altri n. 5-01294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scalfarotto.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Scalfarotto n. 5-01268, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 111 del 22 gennaio 2019.

   SCALFAROTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Guido Berardis, uno dei due giudici italiani presso il Tribunale dell'Unione europea con sede a Lussemburgo, in carica dal settembre del 2012 e il cui mandato è in scadenza, ha accusato il Governo italiano e, in particolare il Ministro interrogato, di non aver sostenuto la sua riconferma per favorire personalità vicine all'Esecutivo;

   il giudice ha dichiarato a mezzo stampa al giornale lussemburghese «Le Jeudi» che «l'Italia conferma sempre i mandati dei giudici che, come me, lo desiderano. Per la prima volta non lo fa, nonostante l'appello alla stabilità dei giudici del presidente (della Corte di giustizia dell'Ue) Jaeger»;

   parrebbe che il Berardis abbia scoperto nel mese di settembre 2018 sulla Gazzetta Ufficiale italiana un appello alla presentazione di candidature per due posti di giudici, che farebbe pensare che, oltre a lui, il Governo sarebbe intenzionato a sostituire anche l'altro giudice italiano presso il Tribunale dell'Unione europea, Ezio Perillo. Dal bando, contrariamente a quanto accaduto in passato, sarebbero stati esclusi i funzionari dell'Unione europea come Berardis;

   a tal proposito, Berardis ha dichiarato che il Ministro «Enzo Moavero Milanesi ha venduto l'esclusione al presidente del Consiglio italiano in nome della discontinuità per designare dei “veri” italiani, che non provengono dall'Eurocrazia», ma in realtà, ha continuato Berardis: «Moavero si è personalmente opposto alla mia designazione per un secondo mandato, contrariamente alla prassi per vendetta personale. Ho rifiutato – afferma – di prendere suo figlio come referendario nel mio gabinetto. Questo giovane non era all'altezza e avrei dovuto cacciare uno dei miei eccellenti collaboratori. La sua richiesta era profondamente immorale. Non me lo ha perdonato. Questa procedura inedita e pomposa è stata concepita per mascherare questa vendetta»;

   previsione del voto per le elezioni europee del prossimo maggio, le forze di maggioranza del Governo hanno già cominciato a caratterizzare la campagna elettorale con una durissima propaganda di lotta agli sprechi che ha colpito per primi i commissari europei;

   la vicenda Berardis di cui sopra, se confermata, sarebbe, ad avviso dell'interrogante, un segno tangibile del fatto che i partiti di Governo attaccano i commissari politici in Europa per distogliere l'attenzione dalle proprie «mosse» per avere giudici non indipendenti per le loro politiche «clientelari» –:

   come il Ministro intenda rispondere a tali gravi accuse del giudice Berardis;

   a che punto sia la procedura di nomina del nuovo giudice per il Tribunale dell'Unione europea.
(5-01268)

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesto del presentatore: interrogazione a risposta scritta Baldelli e altri n. 4-01800 del 6 dicembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00461.