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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 gennaio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    con un referendum svoltosi sotto l'egida dell'Onu, nel 1993, l'Eritrea si è resa indipendente sotto la presidenza di Isaias Afewerki dopo una lunga fase di conflitti armati con l'Etiopia;

    il 9 luglio 2018 l'Eritrea ha siglato con l'Etiopia un nuovo accordo di pace e amicizia basato su cinque «pilastri»: la fine dello stato di guerra fra i due Paesi; la ripresa della cooperazione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza; la ripresa delle relazioni commerciali, economiche e diplomatiche; l'attuazione dell'accordo di Algeri sui confini; il reciproco impegno a lavorare per la pace regionale;

    l'accordo di pace è stato accolto con entusiasmo dall'Onu, dall'Unione europea, dagli Stati Uniti e dall'Unione Africana;

    all'accordo hanno fatto seguito alcuni importanti e storici avvenimenti: la riapertura dell'ambasciata dell'Eritrea ad Addis Abeba, avvenuta il 16 luglio 2018, a cui ha partecipato il Presidente eritreo Isaias Afewerki e il Primo ministro etiope Abiy Ahmed; le truppe etiopi ed eritree hanno iniziato a ritirarsi dal valico di confine di Bure, in concomitanza con la riapertura del collegamento stradale Serha-Zalambesa; il 18 luglio le compagnie di bandiera Eritrean Airlines, insieme all'Ethiopian Airlines, hanno ufficialmente riavviato i voli di linea verso le rispettive capitali;

    sempre a luglio, poi, il portavoce del Ministero degli esteri etiope, Meles Alem, ha fatto sapere che sono in corso lavori per consentire la riapertura dei collegamenti stradali fra l'Etiopia e il porto di Assab, sulla costa eritrea del Mar Rosso, dopo che il portavoce del governo Ahmed Shide aveva annunciato che Addis Abeba intende riaprire le due strade che collegano il paese alle città portuali di Assab e di Massaua;

    inoltre, ad agosto, i governi di Etiopia ed Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un accordo per la costruzione di un oleodotto che collegherà la città eritrea di Assab con la capitale etiope Addis Abeba;

    il 5 settembre 2018 una nave cargo etiope ha attraccato nel porto eritreo di Massaua per la prima volta dopo venti anni, con l'obiettivo di caricare e trasportare 11 mila tonnellate di zinco estratto in Eritrea e destinato alla Cina;

    questa nuova fase si è aperta il 6 giugno 2018, quando il Primo ministro Abiy Ahmed ha recepito l'accordo di Algeri, stipulato nel 2000. Tale accordo prevedeva che Eritrea ed Etiopia, dopo la guerra del 1998-2000, avrebbero accettato le conclusioni della Commissione internazionale creata appositamente per definire la spartizione dei territori lungo il confine dei due Paesi;

    il regime sanzionatorio a cui l'Eritrea era stata sottoposta dal 2009 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in ragione del presunto sostegno di Asmara a gruppi armati e terroristici della regione per via dell'occupazione di alcune aree contese con Gibuti, più volte rinnovato, sebbene non siano mai emerse evidenze circa un effettivo sostegno del governo di Asmara ad attività terroristiche, è finalmente stato rimosso lo scorso novembre;

    la rimozione delle sanzioni era stata preceduta dal rapporto S/2017/925 redatto in sede Onu dal «Monitoring Group on Somalia and Eritrea», nel quale si leggeva che «il Gruppo, per il suo quarto mandato consecutivo, non ha riscontrato prove conclusive del supporto ad al-Shabaab da parte dell'Eritrea»;

    allo storico accordo di pace del 9 luglio ha fatto seguito un altrettanto storico accordo trilaterale tra Eritrea, Etiopia e Somalia, stipulato nel mese di settembre 2018 ad Asmara. Tale accordo mira alla realizzazione di un partenariato regionale, attraverso investimenti in progetti congiunti e con l'ambizioso obiettivo dell'apertura delle frontiere alla libera circolazione di beni e persone;

    questa nuova stagione nelle relazioni tra i Paesi del Corno d'Africa apre la strada a nuove prospettive di cooperazione con l'Italia, anche nel settore della cultura;

    l'11-12 settembre 2018 il Presidente del Consiglio dei ministri Conte è stato il primo leader occidentale a recarsi in visita ufficiale in Eritrea, oltre che in Etiopia;

    il ruolo dell'Italia nella regione è stato oggetto dell'incontro avvenuto il 24 ottobre 2018 a Roma tra il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano e gli omologhi di Eritrea ed Etiopia, mentre il 21 gennaio 2019, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo l'incontro a Palazzo Chigi con il primo ministro della Repubblica federale democratica di Etiopia, Abiy Ahmed, aveva affermato che: «Finanzieremo uno studio di fattibilità per finanziare le più importanti infrastrutture di cui l'Etiopia necessita e ci faremo latori del coinvolgimento delle più importanti istituzioni finanziarie internazionali, perché ricevano il sostegno economico che meritano»;

    con particolare riferimento all'Eritrea, da un lato persistono forti preoccupazioni per la situazione dei diritti umani, in particolare per la mancanza di progressi sostanziali su questioni come arresti e detenzioni arbitrari, libertà di espressione, associazione e riunione, libertà di religione o credo, obbligo del servizio militare permanente per tutti gli uomini e le donne dai 18 anni ai 50 anni, con conseguente difficoltà a ottenere un passaporto per le persone comprese in tale fascia di età;

    dall'altro va dato atto di alcuni positivi sviluppi, riconosciuti nel Joint Statement dell'Unione europea pronunciato nel giugno 2018 in Consiglio diritti umani in occasione del dialogo interattivo con la Relatrice speciale sull'Eritrea, in particolare, l'accettazione del Governo di Asmara di ricevere nel Paese le visite ufficiali da parte dell'ufficio dell'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani (OHCHR), nonché la volontà espressa dall'Eritrea di impegnarsi in un dialogo sui diritti umani con Paesi terzi,

impegnano il Governo:

   a supportare attivamente il processo di riconciliazione nel Corno d'Africa;

   a sostenere, a livello bilaterale e multilaterale, la promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché la necessità dell'attuazione di riforme da parte dell'Eritrea, nel pieno rispetto dei principi di non ingerenza e di sovranità nazionale, in particolare adottando iniziative per:

    a) raccomandare l'attuazione della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;

    b) rappresentare all'Eritrea la necessità di modificare la legge sulla coscrizione obbligatoria;

    c) consentire l'accesso nel Paese del Relatore speciale del Consiglio diritti umani, stabilendo con lo stesso una proficua collaborazione;

    d) adottare misure per garantire il diritto di proprietà conformemente agli standard internazionali in materia;

   ad assumere iniziative per accompagnarne la crescita economica e lo sviluppo sostenibile della regione;

   ad assumere iniziative per rafforzare le relazioni commerciali con Eritrea, Etiopia e Somalia, anche in un'ottica di promozione di un futuro spazio di libero scambio e d'integrazione regionale nel Corno d'Africa;

   ad assumere iniziative per concentrare l'azione politica verso lo sviluppo di una dinamica di cooperazione «win-win» con l'Eritrea, sia nel settore industriale che in quello degli investimenti, anche attraverso progetti infrastrutturali per favorire la modernizzazione dei collegamenti nei Paesi del Corno d'Africa, la realizzazione di installazioni per la produzione di energia, con particolare riguardo alle fonti rinnovabili, nonché il rilancio di azioni concrete che promuovano dinamiche di sviluppo sostenibili e inclusive;

   ad assumere iniziative per sviluppare una collaborazione nel campo della cultura al fine di favorire una migliore conoscenza reciproca della vivacità creativa passata e presente dei popoli dei Paesi della regione, con particolare attenzione ai settori dell'istruzione e della formazione professionale, quali opportunità per le giovani generazioni;

   ad assumere iniziative per garantire il diritto di asilo a chi ne abbia i requisiti, anche verificando nel concreto le motivazioni adottate dalle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.
(7-00159) «Emiliozzi, Macina, Formentini, Sabrina De Carlo, Comencini».


   La I Commissione,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto del Ministero dell'interno – dipartimento di pubblica sicurezza – direzione generale polizia di prevenzione, sul monitoraggio delle sette religiose, dal titolo «Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia», risale al febbraio del 1998, e indica la presenza sul suolo nazionale di 76 nuovi movimenti religiosi per un totale di circa 78.500 affiliati e 61 nuovi movimenti magici per un totale di 4.600 affiliati;

    il riconoscimento e il contrasto del fenomeno settario, nel corso degli anni, è risultato particolarmente complesso a partire dall'annosa polemica in ordine a una definizione univoca del termine setta e del relativo fenomeno della manipolazione mentale, per cui si ritiene opportuno ricorrere all'espressione derive settarie – così restringendo il campo a contesti gruppali o comunitari totalizzanti e costrittivi o, come definiti in ambito scientifico, «ad elevata richiesta», nonché a gruppi a dinamica settaria di natura criminogena –, e altresì utilizzare il concetto di «condizionamento psichico invasivo finalizzato all'abuso»;

    infatti, il tema pone la necessità di garantire e non invadere la sfera delle libertà personali e in particolare della libertà di culto, garantite costituzionalmente dagli articoli 19 e 20 della Costituzione;

    il fenomeno settario impone inoltre una riflessione sulla tutela delle libertà individuali e in particolare la libertà di culto garantita dagli articoli 19 e 20 della Costituzione: le derive settarie, infatti, sono legate imprescindibilmente al compimento di abusi e manipolazioni psichiche. Inoltre, questo fenomeno non costituisce affatto una peculiare declinazione del fenomeno religioso, potendosi costituire intorno a qualsivoglia credenza o ideologia;

    inoltre, come evidenziato da molte associazioni, dall'attività conoscitiva del Parlamento, nonché dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, il contrasto di questo fenomeno è particolarmente difficile a causa della mancanza di una fattispecie delittuosa, in particolare da quando è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 1981 il reato di plagio, poiché in contrasto «con il principio di tassatività della fattispecie contenuto nella riserva assoluta di legge in materia penale, consacrato nell'articolo 25 della Costituzione», che, seppure tra molti difetti, consentiva di perseguire chi utilizzava forme di manipolazione psichica per raccogliere adepti nelle proprie sette al fine di ottenere devozione nonché favori sessuali e materiali;

    al riguardo si osserva che l'abrogazione della norma codicistica non intese coincidere con la negazione di condotte suggestive o manipolatorie e che buona parte della stessa dottrina penalistica e psichiatrica, anche alla luce di radicali mutamenti sociali e psicosociali che hanno caratterizzato questo quarantennio e l'attuale momento storico, ha ripetutamente lamentato un vuoto giuridico in ordine alla tutela dell'integrità psicofisica dell'individuo;

    peraltro, l'ipotesi avanzata da taluni di pervenire alla repressione dei fenomeni di condizionamento psicologico mediante il ricorso alle norme penali esistenti, risulta di fatto insostenibile poiché altre fattispecie assicurano solo una tutela disorganica e incompleta della libertà dagli altrui condizionamenti: così, ad esempio, nel reato di circonvenzione di incapace, non risulta tutelato l'interesse all'integrità psichica, bensì il patrimonio di un soggetto in condizioni di infermità o di deficienza psichica;

    dati più recenti, forniti da enti ed associazioni attive sul tema, mostrano un preoccupante aumento vertiginoso delle sette e dei loro adepti in Italia. Secondo alcune vi sarebbero circa 500 «comunità spirituali» che contano fra i loro adepti un numero che va da uno a due milioni di italiani;

    secondo quanto denunciato nel libro-inchiesta di Piccinni e Gazzanni «Nella setta», invece, sarebbero oggi circa quattro milioni gli italiani che, a vario titolo, sono membri o comunque interessati dall'attività di un'organizzazione settaria;

    sempre più spesso, alcune organizzazioni settarie utilizzano il web per adescare adepti, in particolare adolescenti o giovanissimi, in alcuni casi incoraggiandoli, attraverso modalità manipolatorie ad assumere comportamenti autolesionistici che mettono a rischio la loro salute se non anche la loro vita, fino addirittura a tentativi di suicidio;

    nell'ottobre 2012 i rappresentanti della Commissione dei diritti dell'uomo, in seno alla Conferenza delle organizzazioni non governative, presso il Consiglio d'Europa, ricordavano inoltre come diversi Paesi non avessero ancora assunto fattive misure all'altezza della sfida rappresentata da gruppi e movimenti coercitivi e/o estremisti;

    non sono mancati, a questo riguardo, ripetuti richiami da parte di numerosi parlamentari italiani, appartenenti a schieramenti trasversali, che hanno presentato diversi atti di sindacato ispettivo nelle precedenti legislature, rimasti senza risposta;

    si evidenzia che la diffusione del fenomeno, ora più rapida, a seguito dell'abbattimento delle frontiere e dell'accresciuto utilizzo della rete web e delle nuove tecnologie, comporta il più facile reclutamento dei soggetti maggiormente sensibili, cioè giovani e minori, e produce contestualmente una atomizzazione dei gruppi che ne rende ulteriormente problematico il riconoscimento e la relativa attività di vigilanza;

    Gérald Bronner, autorevole specialista di sociologia cognitiva, professore presso l'Università Paris Diderot e già codirettore del Centro di studi sociologici alla Sorbona, nel suo apprezzato saggio del 2013 «La Démocratie des crédules», sottolineava i rischi della emersione «di nuovi tipi di credenze sanitarie» ancora più difficili da rintracciare non essendo più strutturate attorno a un gruppo localizzato o a un guru;

    questi nuovi, inafferrabili movimenti, difficili da identificare ma in grado di produrre individui disposti a passare all'azione, costituirebbero, secondo l'autorevole studioso, una nuova sfida per la stessa democrazia;

    è evidente che la mancanza di dati ed informazioni specifiche e dettagliate su questo tema costituisce un forte limite sia per costruire politiche dedicate, sia per una mera conoscenza del fenomeno, anche a beneficio della generalità dei cittadini italiani;

    le ricadute dell'azione di queste sette sono disastrose, in quanto dette organizzazioni tendono con la propria attività ad emarginare persone che già spesso si ritrovano in situazioni particolarmente fragili, sia dal punto vista psichico che sociale ed economico;

    come emerge da inchieste giornalistiche, denunce di associazioni e diverse inchieste giudiziarie, questi enti, approfittando della fragilità di queste persone, adottano tecniche di manipolazione psicologica per perpetrare abusi intollerabili;

    in particolare, le sette tendono ad allontanare gli adepti dai propri nuclei familiari e dalla propria cerchia sociale, sino ad obbligarli a sopprimere ogni forma di comunicazione in quanto ritenuta dannosa per le finalità spirituali della setta, tant'è che, in molti casi, gli adepti, dopo anni di permanenza all'interno di queste entità, sono pressoché sconosciuti alle istituzioni;

    inoltre, vengono puntualmente compiute truffe ed abusi economici, che si concretizzano spesso nella devoluzione di ogni forma di avere economico o finanziario e spesso anche altri generi di beni materiali, in favore della setta e dei suoi leader;

    non di rado, a queste forme di abusi materiali, si affiancano anche vere e proprie forme di abusi sessuali, che vedono coinvolti anche minori;

    particolarmente difficile è, come raccontato in diverse occasioni dagli stessi interessati, la fuoriuscita dalle sette a causa della mancanza di supporto e sostentamento, sia nella denuncia dei fenomeni settari e degli abusi a cui erano sottoposti, sia nel percorso di reinserimento all'interno della società;

    l'ex Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, Jean-Paul Costa, nel 2000 dichiarò che è necessario «proteggere efficacemente la libertà di coscienza e il pluralismo religioso, così come allo stesso modo dedicarsi agli abusi commessi in nome della religione o di pseudo-religioni che vestono il manto religioso per svolgere più tranquillamente nuove attività anche abominevoli»,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per istituire presso il Ministero dell'interno un osservatorio nazionale permanente sui fenomeni settari, costituito da rappresentanti istituzionali, a partire dai Ministeri interessati e dalle forze dell'ordine impegnate sul campo, nonché da esperti del mondo scientifico, medico e giuridico attivi nel contrasto e nella prevenzione del suddetto fenomeno, con il compito di:

    a) monitorare, raccogliere ed elaborare dati sul fenomeno settario nel nostro Paese;

    b) costituire forme di collaborazione sul territorio con le associazioni impegnate in questo ambito;

    c) relazionare almeno annualmente al Parlamento sulla propria attività e formulare proposte di tipo legislativo e/o regolamentare sia in chiave preventiva che repressiva del fenomeno;

    d) raccogliere ed elaborare le migliori pratiche sul territorio e diffonderle a livello nazionale;

   ad adottare iniziative di competenza per rafforzare o costituire sezioni specializzate all'interno delle forze dell'ordine volte a contrastare specificatamente abusi commessi all'interno delle sette, nonché per fornire adeguata formazione sia alle forze dell'ordine che ai magistrati che si occupano di perseguire tali condotte criminose, anche per il tramite della Scuola superiore della magistratura.
(7-00158) «Macina, Ascari, Brescia, Salafia, Dori, Troiano, Scutellà, Palmisano, Piera Aiello, Mariani».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    Abramo Customer Care spa è un'azienda leader nella fornitura di servizi Bpo (Business Process Outsourcing) specializzata nell'attività di front line e di back office, presente anche a Crotone, con una sede che gestisce un call center;

    400 lavoratori della sede di Crotone stanno vivendo una situazione drammatica, considerando che 200 sono rimasti senza lavoro, poiché l'azienda non ha proceduto alla stabilizzazione dei contratti a termine ormai giunti alla scadenza dei 24 mesi, e la stessa sorte avranno gli altri 200 lavoratori i cui contratti scadranno nei prossimi mesi, senza alcuna possibilità di rinnovo o di conversione in contratto a tempo indeterminato;

    è l'ennesimo caso di lavoratori assunti a tempo determinato che alla scadenza diventano disoccupati e tale conseguenza è attribuita, a parere di sindacati, nonché dipendenti della stessa azienda, agli effetti negativi determinati dall'introduzione delle norme a modifica del contratto a tempo determinato stabilite dal cosiddetto decreto dignità, decreto-legge n. 87 del 2018, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96;

    la perdita di lavoro per 400 persone è un grave danno, soprattutto per un territorio dove è particolarmente forte l'esigenza di creare occupazione per i suoi cittadini;

    si ritiene, dunque, necessario istituire un tavolo di crisi con le parti sociali, per salvaguardare i lavoratori in questione, mettendo al centro della discussione anche una seria riflessione sul caro prezzo che stanno, di fatto, pagando i lavoratori assunti a tempo determinato con l'applicazione della nuova normativa, che ha aggravato la stipula di questo contratto diminuendo il periodo massimo di durata dello stesso, reintroducendo la causale per i rinnovi dopo il dodicesimo mese e incrementando il contributo addizionale in occasione di ciascun rinnovo, anche in somministrazione;

    è chiaro che tali modifiche stabilite dal Governo, in assenza, tra l'altro, della previsione di incentivi alle aziende per favorire la conversione del contratto a tempo determinato in indeterminato, portano a non disporre rinnovi e tanto meno stabilizzazioni;

    si mette, inoltre, in evidenza che gli effetti devastanti della normativa in questione stanno colpendo in modo particolare il settore dei call center, come dimostra quanto sta accadendo ai lavoratori della Abramo Customer Care spa,

impegna il Governo:

   a promuovere un tavolo negoziale tra le parti sociali e la proprietà aziendale, affinché sia adottato ogni provvedimento utile e necessario per tutelare i 400 lavoratori della Abramo Customer Care spa, sia quelli già rimasti senza lavoro che quelli che diventeranno disoccupati nei prossimi mesi con la scadenza dei contratti;

   a porre in essere ogni iniziativa che contrasti gli effetti dannosi conseguenti all'applicazione della nuova normativa in materia di contratti a tempo determinato, prevista dal «decreto dignità» decreto-legge n. 87 del 2018, almeno introducendo degli incentivi a sostegno delle aziende per la trasformazione degli stessi in contratti a tempo indeterminato.
(7-00156) «Rizzetto, Bucalo, Ferro».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i dati Istat inerenti e natalità e fecondità della popolazione residente in Italia, accertano come per l'anno 2017 siano risultati iscritti al registro dell'anagrafe 458.151 bambini, circa 15 mila in meno rispetto al 2016;

    nell'ultimo decennio, le nascite hanno registrato un decremento del 20,5 per cento, passando dalle 576.659 unità del 2008 alle 458.151 del 2017;

    relativamente all'anno 2017, in Italia il numero di figli per ogni donna, è pari a 1,32, in notevole flessione rispetto all'anno 2010, quando era stimato a 1,46;

    gli effetti negativi derivanti dal calo delle nascite sono sotto gli occhi di tutti, l'invecchiamento della popolazione e il mancato ricambio della forza lavoro son problemi già oggi evidenti ma che in un futuro prossimo si faranno sentire con tutta la loro forza;

    ad incidere sulla crisi della natalità, oltre alla crisi economica ed agli stili di vita delle nuove generazioni, sono anche i problemi di fecondità, per tale ragione la procreazione medicalmente assistita, se incentivata, potrebbe rappresentare, unitamente ad altre misure quali la sensibilizzazione e la prevenzione dell'infertilità, un efficace sostegno per un'inversione di rotta;

    secondo i dati del marzo 2015, contenuti nel Registro nazionale procreazione medicalmente assistita, le coppie ricorrono a tecniche di fecondazione per le seguenti cause:

     a) per infertilità maschile: 29,3 per cento;

     b) per infertilità femminile: 37,1 per cento;

     c) per infertilità maschile e femminile: 17,6 per cento;

     d) per infertilità idiopatica: 15,1 per cento;

     e) per fattore genetico: 0,9 per cento;

    secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, l'infertilità riguarda circa il 15 per cento delle coppie residenti in Italia;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 ha incluso per la prima volta le diverse tecniche di fecondazione assistita, omologa ed eterologa, nel nomenclatore dell'assistenza specialistica ambulatoriale;

    dalla relazione del Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) – anno 2018, trasmessa al Parlamento il 28 giugno 2018, si evince come tra le varie regioni ci siano importanti squilibri relativi alla presenza di centri specializzati in tecniche di procreazione medicalmente assistita omologa, principalmente concentrati in cinque regioni: Lombardia (62 centri), Campania (44 centri), Sicilia (39 centri), Lazio (38 centri) e Veneto (38 centri);

    il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede che le coppie che si sottopongono alla procedura di procreazione medicalmente assistita eterologa contribuiscano ai costi delle attività, nella misura fissata dalle regioni e dalle province autonome;

    importanti squilibri si registrano anche dal punto di vista dei costi per le coppie che decidono di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. In Sicilia, la fecondazione eterologa con seme da donatore con inseminazione intrauterina prevede una tariffa di 555 euro, contro i 1.500 richiesti in Lombardia dove la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice costa 4.000 euro, quasi 2.500 in più che in Sicilia;

    nel 2016, 77.522 coppie hanno eseguito 97.656 cicli di procreazione medicalmente assistita, da queste procedure hanno visto la luce 13.582 bambini. Senza il contributo delle nascite da procreazione medicalmente assistita, il calo della natalità registrato nell'anno di riferimento sarebbe stato doppio;

    la legge n. 40 del 2004, all'articolo 18, ha istituito presso il Ministero della salute un fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita. La dotazione del fondo ha registrato un progressivo decremento;

    secondo alcune stime l'aumento di un terzo dei cicli di procreazione medicalmente assistita comporterebbe una spesa di circa 100 milioni di euro per lo Stato, ma al contempo ridurrebbe di un terzo il calo demografico che annualmente si registra a livello nazionale,

impegna il Governo:

   a varare una campagna di prevenzione delle cause di infertilità femminile e maschile;

   a varare una campagna di comunicazione tesa a pubblicizzare le tecniche di procreazione medicalmente assistita attive sul territorio nazionale;

   ad assumere iniziative per incrementare i fondi per la ricerca scientifica destinati alle nuove tecniche di procreazione medicalmente assistita;

   ad assumere iniziative per stanziare nuove ed ulteriori risorse per la pratica della procreazione medicalmente assistita e quindi ridurne i costi ricadenti sulle coppie che decidono di sottoporvisi;

   ad assumere iniziative, in accordo con le regioni e per quanto di competenza, per rendere omogenei a livello nazionale i costi che gli utenti devono sostenere per sottoporsi alle pratiche di procreazione medicalmente assistita.
(7-00157) «Novelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   il servizio nazionale della protezione civile costituisce un fondamentale presidio a tutela dei cittadini e dei territori nei confronti dei rischi naturali e conseguenti all'attività dell'uomo;

   dalla legge delega n. 30 del 2017 è scaturito il codice della protezione civile (decreto legislativo n. 1 del 2018) che ha operato un'efficace e condivisa azione di riordino dell'intero quadro normativo in materia;

   in analogo quadro di condivisione si è dato corso ad una riorganizzazione interna del dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, volta a rafforzarlo e a valorizzarne la funzione di coordinamento dell'intero sistema;

   l'articolo 19 del decreto-legge n. 8 del 2017 prevede: «In considerazione della necessità e urgenza di assicurare la piena operatività della funzione di coordinamento delle attività emergenziali del servizio nazionale della protezione civile, anche in riferimento alle attività di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dai recenti eventi sismici nel quadro delle caratteristiche specialistiche delle funzioni tecnico-amministrative e operative previste dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225, la Presidenza del Consiglio dei ministri, per le esigenze del Dipartimento della protezione civile, [...], un concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di 13 dirigenti di seconda fascia del ruolo speciale della protezione civile di cui all'articolo 9-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303»;

   la scelta del legislatore è stata quella di non ricorrere a procedure ristrette, ma di prevedere un concorso pubblico, aperto all'intero servizio nazionale, mantenendo l'attenzione sull'esigenza di specifica professionalità, in grado di assicurare immediatamente la «piena operatività» richiesta dalla norma, evidenziando la rilevanza della specificità della funzione ricercata con la previsione dell'incremento della soglia di riserva per il personale già appartenente al richiamato «ruolo speciale», elevata al 40 per cento in conformità alla normativa ordinaria in materia concorsuale;

   contemporaneamente, per l'attuazione del progetto «Casa Italia», con distinta disposizione era stato autorizzato il bando di un'ulteriore concorso, per l'assunzione di 4 dirigenti di 2a fascia;

   la Presidenza del Consiglio, come previsto dalla norma, si è avvalsa, per lo svolgimento delle procedure concorsuali, della Commissione Ripam;

   sulla Gazzetta Ufficiale n. 77 del 28 settembre 2018 è stato pubblicato il bando di concorso per complessive 17 posizioni dirigenziali di 2a fascia, tra cui «otto unità di personale con profilo tecnico-operativo: dirigente specialista in funzioni operative di protezione civile presso il Dipartimento della protezione civile (codice PC/TC), di cui tre posti riservati al personale dipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri, appartenente al ruolo speciale della protezione civile di cui all'articolo 9-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303» e «cinque unità di personale con profilo tecnico-amministrativo: dirigente specialista in funzioni tecnico-amministrative di protezione civile presso il Dipartimento della protezione civile (codice PC/AG), di cui due posti riservati al personale dipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri, appartenente al ruolo speciale della protezione civile di cui all'articolo 9-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303», oltre alle quattro unità destinate a «Casa Italia»;

   l'articolo 1 del bando, pur sottolineando la specificità professionale di posizioni qualificate «dirigenti specialisti» in funzioni operative e tecnico-amministrative di protezione civile e richiamando e determinando la proporzione numerica delle riserve agli appartenenti al «ruolo speciale», contiene una disposizione che potrebbe vanificare la volontà espressa dal legislatore, laddove prevede che «la riserva di legge e i titoli di preferenza sono valutati esclusivamente all'atto della formulazione della graduatoria finale di merito di cui al successivo articolo 8»;

   l'articolo 2 del bando, individuando i requisiti di accesso alla procedura, al punto 5 si limita a stabilire un numero minimo di anni di servizio all'interno di pubbliche amministrazioni; in nessun caso viene richiesta una pregressa esperienza lavorativa nel settore della protezione civile, in nessuna delle componenti e strutture operative statali, regionali o comunali; tale mancanza è particolarmente grave, in quanto è prassi consolidata, nei concorsi pubblici, valorizzare le competenze proprie dell'area operativa per le quali le procedure risultano indette;

   a conferma di tale impostazione nell'elenco dei titoli abilitanti si escludono totalmente titoli riferibili a posizioni dirigenziali di cruciale rilevanza in emergenza, come quelli in ambito medico e infermieristico;

   a peggiorare la situazione, l'articolo 6 del bando, descrivendo i contenuti della prova preselettiva successivamente indetta l'8 gennaio 2018, non contiene alcun riferimento alle materie della protezione civile;

   il bando pubblicato, con ogni evidenza non prevede alcuna specifica esperienza o conoscenza della protezione civile, risultando totalmente generico;

   risultano già presentati ricorsi al Tar del Lazio, con richiesta di sospensiva, che evidenziano le numerose illogicità e fuorvianti disposizioni contenute nel bando;

   alla data di pubblicazione del calendario delle prove preselettive del concorso non risulta sul sito della Commissione Ripam alcuna comunicazione circa la nomina delle commissioni esaminatrici; non è pertanto possibile sapere se in esse vi siano personalità dotate delle necessarie competenze specialistiche in materia di protezione civile in grado di assicurare il corretto svolgimento della procedura e la sua rispondenza al dettato normativo;

   lo svolgimento del concorso, salutato, al momento dell'approvazione della norma, come un passaggio fondamentale verso il riconoscimento del valore delle professionalità operanti in tutte le numerose articolazioni operative ed amministrative che compongono il servizio nazionale della protezione civile, è, invece, attualmente in totale contrasto con tali previsioni e auspici –:

   quali strutture della Presidenza del Consiglio e dei suoi dipartimenti abbiano interagito con la Commissione Ripam per la predisposizione del bando di concorso;

   perché tra i titoli di studio siano state escluse le lauree in ambito sanitario (medicina e scienze infermieristiche e relative articolazioni e specializzazioni);

   quali iniziative intenda assumere, con la tempestività del caso, per modificare le disposizioni concorsuali che rendono, di fatto, vana la «riserva» stabilita dal legislatore con l'articolo 19, comma 1, del decreto-legge n. 8 del 2017;

   se non ravvisi l'opportunità di promuovere, tempestivamente, il ritiro del bando in autotutela, anche per scongiurare gli effetti negativi derivanti dall'accoglimento dei ricorsi già presentati, con conseguente grave danno all'operatività del servizio nazionale della protezione civile.
(2-00232) «Braga, Marco Di Maio, Pezzopane, Ciampi, Carnevali, Gadda, Enrico Borghi, Rosato, Cenni, Ungaro, Fiano, Verini, Bordo, Pellicani, Orlando, Morassut, Incerti, Lacarra, Zardini, Moretto, De Micheli, Berlinghieri, Bruno Bossio, Madia, Morgoni, Bonomo, Franceschini, Buratti, De Menech, Fregolent».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2017 moriva sul posto di lavoro Salvatore Scannella, dipendente dell'Anas s.p.a. di Palermo, svolgendo – così come si legge nella denuncia presentata dal figlio presso la Guardia di finanza il 10 settembre avverso l'Anas spa – riprese video del tratto stradale strada statale 640 nei pressi di Contrada «San Benedetto» a bordo di un velivolo ultraleggero;

   allo stato attuale è aperto un procedimento penale presso la procura della Repubblica di Agrigento per accertare le responsabilità sulla morte di Scannella, il quale – come riportato da Repubblica il 17 ottobre 2018 – nonostante fosse stato assunto in Anas come impiegato amministrativo, veniva autorizzato dalla stessa società a realizzare riprese fotografiche per l'ufficio stampa;

   secondo quanto riportato a mezzo stampa, nella denuncia dell'incidente sul lavoro presso l'Inail, l'Anas, paradossalmente, avrebbe dichiarato che il dipendente era assente ingiustificato dal lavoro, in quanto era uscito senza alcuna autorizzazione;

   nel 2017, l'Inail nella sua relazione annuale ha rilevato soltanto 617 morti accertate sul posto di lavoro, di cui 58 per cento fuori dall'azienda a fronte delle 1.112 denunce arrivate;

   il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, recentemente proprio in occasione della presentazione del rapporto annuale dell'Inail, ha posto l'accento sulla gravità delle morti sul lavoro, parlando di «eccidio senza fine» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere per far luce sulla questione esposta;

   quali iniziative intenda intraprendere per far fronte al problema delle morti sul lavoro.
(2-00233) «Perconti, Pignatone, Davide Aiello, Amitrano, Cubeddu, Invidia, Segneri, Cimino, Siragusa, Tucci, Cancelleri, Martinciglio, Sodano, Lovecchio, Vizzini, De Lorenzo, Grande, Costanzo, Tripiedi, Bella, D'Uva».

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del «Ponte Morandi» ai sensi della legge 16 novembre 2018, n. 130, ha incaricato il Rina Consulting spa di coordinare e dirigere i lavori di ricostruzione del Ponte crollato il 14 agosto 2018;

   l'incarico consisterebbe nel coordinamento progettuale, direzioni lavori, controllo qualità e supporto alla struttura commissariale nell'ambito dell'appalto o degli appalti pubblici dei lavori per la realizzazione in estrema urgenza di tutte le opere di demolizione e di costruzione necessarie al ripristino strutturale e funzionale del viadotto Polcevera di Genova;

   alla luce di alcuni articoli pubblicati a mezzo stampa, tra cui uno di Repubblica del 14 dicembre 2018, risulterebbe che l'azienda Fagioli spa partecipata dal Fondo Quattro R della Cassa depositi e Prestiti sarebbe stata incaricata di procedere con la demolizione del ponte di cui sopra;

   il dottor Paolo Cremonini è il direttore della business Unit dei servizi speciali «worldwide» presso la Fagioli Spa;

   anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate alla stampa sembra evincersi che la richiamata figura del dottor Cremonini sarebbe un interlocutore per l'affidamento dell'incarico alla Fagioli spa;

   il dottor Marco Cremonini, fratello del dottor Paolo Cremonini, risulterebbe essere lo Chief Operating Officier presso il Rina Consulting spa che come detto in premessa in tale contesto avrà il compito di controllare i lavori di demolizione e ricostruzione del Ponte –:

   se quanto riportato in premessa risulti corrispondente a verità e se non si configuri un palese conflitto di interessi tra il controllore, Rina consulting spa, e il controllato Fagioli spa, e se non intenda verificare la questione con il commissario straordinario considerata, a giudizio dell'interrogante, la palese incongruenza per ragioni di trasparenza e opportunità.
(3-00449)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   OSNATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Consob è priva di presidente dal settembre 2018 e, a parte la breve durata dell'incarico dell'ex-presidente Nava, dal 9 aprile al 13 settembre 2018, è sprovvista di una guida stabile dal termine del mandato dell'ex-presidente vicario Giuseppe Vegas il 14 dicembre 2017;

   la carica di presidente vicario è ricoperta dall'avv. Anna Genovese, commissaria dal 2014 su nomina dell'allora Presidente del Consiglio Renzi, che aveva ricoperto lo stesso ruolo tra il dicembre 2017 ed aprile 2018.

   la verifica di compatibilità ex legge n. 261 del 1974 è stata disposta per la carica di commissario con competenze diverse ed inferiori rispetto al presidente il quale ai sensi del regolamento di organizzazione e funzionamento «sovraintende all'attività istruttoria, convoca la Commissione, stabilisce l'ordine del giorno, ne dirige i lavori e vigila sull'attuazione delle deliberazioni della stessa, dà istruzioni sul funzionamento degli uffici e direttive per il loro coordinamento». L'avv. Genovese risulta anche aver svolto attività legale presso lo Studio Zoppini patrocinante di molti procedimenti e contenziosi di competenza della Consob, omettendolo dal curriculum vitae riportato nel sito CONSOB. Nell'accettare la carica di presidente Anna Genovese avrebbe omesso di indicare tale attività, in potenziale conflitto di interessi, la cui valutazione rileva ai fini del requisito di «indiscussa moralità e indipendenza». Ove venisse meno in conseguenza di incarichi non resi noti al momento dell'incarico il presupposto del requisito di indipendenza, tutti gli atti assunti dalla Consob sotto la presidenza dell'avv. Genovese potrebbero essere invalidati con grave rischio per la correttezza dei processi istruttori al vaglio della Consob e con conseguente potenziale pregiudizio per la stabilità dei mercati finanziari;

   il Presidente Conte investito, come conseguenza del dibattito che ne è scaturito, della questione dell'illegittimità della nomina dell'ex-Presidente Nava, non ne dispose la revoca. A porre rimedio fu di fatto la maggioranza parlamentare che ne chiese, ottenendole, le dimissioni;

   i leader della coalizione di governo hanno pubblicamente indicato una personalità dotata degli opportuni requisiti necessari a ricoprire il ruolo di presidente della Consob, ma l’iter di nomina non è stato avviato –:

   quali siano allo stato gli ostacoli che non consentono di attivare il procedimento la nomina del presidente della Consob.
(5-01273)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, articolo 1, comma 853, prevede, a favore dei comuni, la concessione di contributi per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, da erogare sulla base di criteri di assegnazione a carattere premiale gli enti con maggiore disavanzo, o comunque con minore avanzo in proporzione alle entrate;

   detti contributi sono stati assegnati prevalentemente a comuni del Sud Italia, che come è noto presentano maggiori difficoltà economiche;

   nel mese di aprile 2018 è stato pubblicato il decreto di assegnazione delle risorse per l'annualità 2018, con il quale si sono finanziati diversi comuni calabresi (tutti di piccola e media dimensione), per un totale, solo per la Calabria, di euro 33.143.878, pari al 22 per cento dell'importo complessivamente disponibile a livello nazionale;

   la norma prevede anche che entro il termine di otto mesi debbano essere affidati i lavori, pena la revoca del finanziamento;

   il termine per l'affidamento dei lavori ha originato non pochi problemi, considerando il fatto che si tratta di progetti di messa in sicurezza del territorio che richiedono pareri complessi e provenienti da più enti;

   la gran parte dei comuni calabresi (ma la difficoltà è stata riscontrata anche nei comuni delle altre regioni) non è riuscita a procedere all'affidamento dei lavori entro il termine ultimo, scaduto a dicembre 2018;

   l'Anci Calabria, al fine di evitare la revoca di tali importanti finanziamenti, ha chiesto di rideterminare da otto a dodici mesi il termine originariamente previsto;

   l'Anci nazionale ha presentato al Governo analoga richiesta, nell'ambito dell'insieme delle proposte urgenti per risolvere talune problematiche particolarmente sentite dai comuni italiani –:

   se il Governo intenda accogliere la proposta dei comuni e del loro organismo associativo ovvero se e come intenda altrimenti assicurare il raggiungimento del risultato perseguito, cioè la messa in sicurezza del territorio, tenendo conto dello stato avanzato della progettazione messa in atto in relazione all'articolo 1, comma 853, della legge n. 205 del 2017.
(5-01259)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la storia della democrazia repubblicana nel nostro Paese è stata segnata dalla lunga scia di sangue del terrorismo, delle stragi, della strategia della tensione;

   su tanti di quegli episodi tragici non è ancora stata fatta giustizia e, in troppe occasioni, le istituzioni non hanno saputo dimostrare la loro vicinanza e il loro sostegno alle vittime del terrorismo e ai loro familiari;

   nella scorsa legislatura è iniziato un percorso virtuoso, sul piano della desecretazione degli atti e del pieno riconoscimento dei diritti delle vittime e dei loro familiari;

   in più occasioni l'attuale Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno preso impegni con le associazioni dei familiari rispetto ad atti legislativi che poi non sono stati assunti –:

   se il Governo intenda rispettare concretamente gli impegni presi con le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi e del terrorismo, con quali specifiche iniziative ed in quali tempi.
(4-02026)


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   c'è sconforto e sconcerto fra le persone con disabilità e le famiglie a fronte delle aspettative deluse dal testo del decreto su reddito e pensione di cittadinanza approvato il 17 gennaio 2019 dal Consiglio dei ministri e non ancora emanato. Non sarebbero previste misure appropriate per i disabili e nemmeno gli annunciati aumenti delle pensioni alle persone con disabilità, da 280 euro a 780: l'unica vera agevolazione sarebbe un aumento di 5 mila euro per ogni componente disabile della soglia di patrimonio mobiliare oltre la quale non si può avere il beneficio;

   le previsioni per il reddito di cittadinanza, infatti, non contemplerebbero alcun aumento dei trattamenti assistenziali per le persone con disabilità: i loro nuclei familiari saranno trattati alla stessa stregua degli altri senza considerare, quindi, che la disabilità sia un fattore di impoverimento, di maggiore spesa, di ulteriore esclusione. A ciò si aggiunge che nel computo del reddito, da considerare quale limite di accesso al reddito di cittadinanza e per il calcolo del suo ammontare, verrebbero conteggiate anche le pensioni di invalidità, cecità, sordità, oltre alle pensioni sociali;

   l'annunciato aumento delle pensioni di invalidità non trova alcuna concretezza nella misura approvata e questa situazione si determina a causa della decisione del Governo di considerare le pensioni di invalidità alla stregua di un reddito;

   inoltre, nessun coefficiente aggiuntivo sarebbe previsto nel caso in cui nel nucleo vi sia una persona non autosufficiente o con grave disabilità –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per modificare i contenuti di questo provvedimento ed avviare un serio percorso di reale inclusione e pari opportunità.
(4-02049)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il vicepremier e Ministro dell'interno Matteo Salvini ormai quotidianamente indossa giacche e divise delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco, di altri Corpi dello Stato;

   a parere dell'interrogante, il Ministro non potrebbe portare quella divisa se non in determinate occasioni ufficiali e tale condotta potrebbe rappresentare una violazione dell'articolo 498 del codice penale che recita: «Chiunque fuori dei casi previsti dall'articolo 497-ter, abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, ovvero indossa abusivamente in pubblico l'abito ecclesiastico, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 154 a euro 929»;

   non si tratta solo di una questione legata alla violazione o meno del codice penale, quanto, ad avviso dell'interrogante, di un malcostume politico che andrebbe censurato, perché un Ministro che abusa dell'utilizzo della divisa di tutte le forze dell'ordine in pubblico manca di rispetto nei confronti del lavoro di quegli uomini e di quelle donne. Quando indossano quella divisa, le forze dell'ordine svolgono un pubblico servizio fondamentale per la collettività, a partire dalla sicurezza, ed esibire quelle divise come un trofeo, nella maggior parte dei casi in occasioni molto cariche emotivamente per i cittadini, in situazioni dolorose, quando avvengono tragedie legate a calamità naturali, risulta particolarmente sgradevole. Non bisogna dimenticare che in quei casi gli operatori delle forze dell'ordine sono costretti a lavorare in condizioni estreme;

   un Ministro che intenda davvero onorare il lavoro delle forze dell'ordine dovrebbe occuparsi di migliorare le condizioni materiali di quegli operatori e non tentare di appropriarsi indebitamente del ruolo, del lavoro e dei successi degli uomini delle forze dell'ordine, sfoggiando disinvoltamente una giacca e utilizzandola solo per promuovere la propria immagine;

   dichiarare, come ha fatto recentemente il Ministro dell'interno: «Me ne frego, perché io onoro il lavoro delle forze dell'ordine, ogni giorno indosso con orgoglio un cappellino o una divisa di polizia e carabinieri e di tutte le forze dell'ordine. Siccome ogni giorno si alzano e rischiano la vita per 1.300 euro al mese (...)», svela, a giudizio dell'interrogante, per intero il solo intento propagandistico di tale comportamento, perché, da Ministro, avrebbe tutti gli strumenti per affrontare il tema dei salari delle forze dell'ordine e aumentarli, anziché fingere di rendere omaggio alle stesse indossando una divisa nel vano tentativo di nascondere la mancata volontà di risolvere i problemi reali degli appartenenti alle forze dell'ordine, che sono proprio gli stipendi da fame ma anche i mezzi circolanti spesso insufficienti e da rottamare, attrezzature inadeguate, carichi di lavoro che aumentano;

   tale atteggiamento crea scientemente una commistione tra il ruolo istituzionale del Ministro e un ruolo più operativo che non gli appartiene;

   il 14 gennaio 2019 anche il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede pare non sia riuscito a resistere al desiderio di indossare la divisa di una delle forze dell'ordine ed è comparso in uno scatto, diventato virale, con indosso la divisa degli agenti penitenziari –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito a quanto esposto in premessa e se non si intenda, per quanto di competenza, evitare che si inneschi una sorta di «gara di sfoggio delle divise» da parte dei membri del Governo, a garanzia della separazione tra ruolo istituzionale e ruolo operativo che deve esistere tra Ministri e forze dell'ordine, anche in ragione dell'ipotesi che tale comportamento possa configurarsi come una violazione del codice penale e che in ogni caso, a parere dell'interrogante, sarebbe da censurare.
(4-02053)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che è in atto in Cecenia una nuova ondata di persecuzioni e violenze contro le persone ritenute omosessuali residenti nel Paese;

   secondo il portavoce dell'associazione Russian Lgbt Network, dalla fine di dicembre 2018 si è registrata una ripresa di arresti di uomini e donne a causa del loro presunto o reale orientamento sessuale. Le persone arrestate sarebbero poi trasferite in campi di prigionia e sottoposte a tortura, fino anche all'eliminazione fisica;

   si registra, inoltre, che tale episodio si colloca a due anni dalla protesta internazionale scoppiata dopo la denuncia di sistematiche persecuzioni contro la comunità Lgbt;

   più in generale, si registra che la Cecenia continua a essere oggetto di indagini da parte delle organizzazioni per i diritti umani che denunciano da anni decine di sequestri e arresti illegali;

   inoltre, tali pratiche messe in atto in Cecenia costituiscono una gravissima violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), convenzione firmata anche dalla Federazione Russa e quindi anche dalla Repubblica cecena, che della stessa è parte integrante –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i suoi intendimenti sull'argomento;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo – e in quali tempi – perché cessino gli arresti illegali e le violenze e per ristabilire le garanzie a tutela dei diritti umani nei confronti delle persone Lgbt che vivono in Cecenia;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche nei confronti del Governo della Federazione russa, per poter ottenere informazioni e rassicurazioni sulla gravissima situazione in cui versano la comunità Lgbt e, più in generale, la tutela dei diritti umani in quel Paese;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche nei confronti del Governo della Federazione russa, perché cessino senza ritardo le violazioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), avuto particolare riguardo ai temi della discriminazione e della violenza di cui sono fatte oggetto le persone sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;

   quali iniziative intenda intraprendere in sede di Unione europea affinché l'Unione si faccia parte attiva per ristabilire la piena tutela dei diritti dei cittadini e delle cittadine omosessuali nella Repubblica di Cecenia.
(2-00226) «Scalfarotto, Pollastrini, Quartapelle Procopio, Zan, Noja, Mor, Padoan, Serracchiani, Giacomelli, Morani, Annibali, Paita, Piccoli Nardelli, Nardi, Prestipino, Miceli, Cenni, Magi, Enrico Borghi, Ceccanti, De Luca, Gariglio, Schirò, Giachetti, Ascani, Nobili, Guerini, De Maria, La Marca, Boschi, Gribaudo, Pini, Fassino».

Interrogazione a risposta orale:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con un'ordinanza disposta ad agosto 2017 da parte delle amministrazioni locali francesi (municipi di Tenda, Fontan, Saorge e Breil) e successivamente con un'ordinanza del dipartimento delle Alpi Marittime nel dicembre del medesimo anno, si impedisce il transito dei veicoli aventi massa superiore a 19 tonnellate lungo la route dipartimentale 6204, che rappresenta il naturale proseguimento della suddetta strada statale 20 sul territorio francese;

   vista l'importanza geografica del tratto stradale in questione, di cui la strada statale 20 rappresenta tratto iniziale e finale lungo la direttrice che da Limone Piemonte raggiunge il comune di Olivetta San Michele, è evidente il disagio in termini di viabilità, nonché il danno economico generato alle imprese di autotrasporto e non solo che generalmente fruiscono o fruivano di tale itinerario. In seguito all'apposizione di tale divieto alcune aziende che transitavano originariamente attraverso il colle di Tenda sono state costrette a intraprendere itinerari alternativi, con il conseguente spostamento del traffico pesante, ad esempio, lungo la strada statale 28 del colle di Nava o attraverso l'autostrada Torino-Savona-Ventimiglia, mentre altre sono state costrette per forza di cose ad abbandonare il mercato ligure e francese;

   neanche la manifestazione dei «Tir lumaca – per la libertà di circolazione e per il diritto al lavoro» del 28 dicembre 2018 organizzata da Astra e da Confartigianato Cuneo per contestare il divieto è riuscita ad alzare il livello di attenzione delle istituzioni su un passaggio internazionale fondamentale per la provincia e il collegamento fra Piemonte e Liguria;

   considerato inoltre che le ordinanze di divieto in questione hanno previsto deroghe esclusivamente per il rifornimento dei singoli comuni francesi della valle Roya, senza preoccuparsi di prendere in considerazione il traffico interprovinciale tra cuneese, imperiese e Costa Azzurra, si ritiene che l'attuale situazione della viabilità in valle Roya risulti non solo irragionevole, illogica e iniqua, ma anche non coerente con la normale organizzazione della rete stradale di due Stati confinanti appartenenti all'Unione europea –:

   se Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per pervenire all'eliminazione del divieto di circolazione dei veicoli aventi massa superiore a 19 tonnellate lungo la route dipartimentale 6204, in modo tale da permettere alle molte aziende che si servivano del tratto stradale in questione di tornare a svolgere il proprio lavoro.
(3-00451)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con il voto alla Camera dei comuni del 15 gennaio 2019 il Governo May ha subito una sonora sconfitta e il Regno Unito si ritrova in una grave paralisi politica e istituzionale a meno di tre mesi dalla scadenza del 29 marzo 2019. La probabilità di una uscita senza accordo, il cosiddetto no-deal, cresce a dismisura;

   con 700.000 italiani residenti nel Regno Unito l'Italia non può permettersi di stare a guardare e deve tenersi pronta in caso di mancato accordo e di vero e proprio caos politico ed economico;

   mentre il Governo italiano sconta un ritardo ingiustificabile, altri Paesi europei come la Germania, il Belgio e la Francia si sono da tempo dotati di una legislazione di emergenza per affrontare i rapporti con il Regno Unito in caso di «hardBrexit», ovvero di uscita tal quale senza alcun tipo di accordo con l'Unione europea;

   emblematico è il caso del Governo francese; così infatti dichiarava al quotidiano britannico The Guardian il 17 gennaio il premier Edouard Philippe: «Ho deciso di attivare il piano per una Brexit no-deal. Cinque decreti saranno emessi compresa l'autorizzazione per importanti investimenti in nuove infrastrutture come i controlli di controllo alle frontiere, strade, parcheggi per camion e magazzini nei porti e negli aeroporti. Le autorità cominceranno anche ad assumere 600 impiegati governativi extra per far fronte alle conseguenze per gli scambi transfrontalieri del Regno Unito che lasciano l'Unione europea senza un accordo, compresi doganieri, veterinari e altri ispettori per effettuare i controlli necessari su merci, bestiame e prodotti alimentari. Vogliamo essere pronti. Questo piano incorpora misure legislative e legali volte a garantire che i diritti dei nostri concittadini e delle nostre imprese siano effettivamente tutelati»;

   il Parlamento francese ha già approvato nella prima decade di gennaio 2019 una legge che consente al Governo di imporre misure di emergenza con un decreto se necessario per far fronte alle conseguenze di una Brexit senza accordo, comprese le misure per stabilizzare i diritti di viaggio, residenza, lavoro e benessere per i cittadini britannici in Francia, che avrebbero 12 mesi per richiedere il permesso di soggiorno;

   a due giorni dalla predetta «bocciatura» della proposta di Brexit alla Camera dei Comuni inglese, il Parlamento tedesco ha approvato una legge che permette di regolare la fase di transizione dell'uscita della Gran Bretagna fino alla fine del 2020, nel caso il Regno Unito decida di proseguire sulla strada tracciata insieme alla Unione europea di un'uscita regolata;

   l'Italia è unico tra i maggiori Paesi europei a non essersi ancora dotato di un piano organico di emergenza in caso di uscita senza accordo della Gran Bretagna dall'Unione europea –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda mettere in campo per definire una normativa italiana specifica per il caso di uscita dall'Unione europea del Regno Unito senza un accordo o con uscita regolata dall'Unione europea, anche in vista delle prossime elezioni europee, nonché per la tutela dei rapporti economici e politici del nostro Paese, degli italiani nel Regno Unito e dei britannici in Italia.
(5-01260)


   SCALFAROTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Guido Berardis, uno dei due giudici italiani presso il Tribunale dell'Unione europea con sede a Lussemburgo, in carica dal settembre del 2012 e il cui mandato è in scadenza, ha accusato il Governo italiano e, in particolare il Ministro interrogato, di non aver sostenuto la sua riconferma per favorire personalità vicine all'Esecutivo;

   il giudice ha dichiarato a mezzo stampa al giornale lussemburghese «Le Jeudi» che «l'Italia conferma sempre i mandati dei giudici che, come me, lo desiderano. Per la prima volta non lo fa, nonostante l'appello alla stabilità dei giudici del presidente (della Corte di giustizia dell'Ue) Jaeger»;

   parrebbe che il Berardis abbia scoperto nel mese di settembre 2018 sulla Gazzetta Ufficiale italiana un appello alla presentazione di candidature per due posti di giudici, che farebbe pensare che, oltre a lui, il Governo sarebbe intenzionato a sostituire anche l'altro giudice italiano presso il Tribunale dell'Unione europea, Ezio Perillo. Dal bando, contrariamente a quanto accaduto in passato, sarebbero stati esclusi i funzionari dell'Unione europea come Berardis;

   a tal proposito, Berardis ha dichiarato che il Ministro «Enzo Moavero Milanesi ha venduto l'esclusione al presidente del Consiglio italiano in nome della discontinuità per designare dei “veri” italiani, che non provengono dall'Eurocrazia», ma in realtà, ha continuato Berardis: «Moavero si è personalmente opposto alla mia designazione per un secondo mandato, contrariamente alla prassi per vendetta personale. Ho rifiutato – afferma – di prendere suo figlio come referendario nel mio gabinetto. Questo giovane non era all'altezza e avrei dovuto cacciare uno dei miei eccellenti collaboratori. La sua richiesta era profondamente immorale. Non me lo ha perdonato. Questa procedura inedita e pomposa è stata concepita per mascherare questa vendetta»;

   secondo le indiscrezioni del giornale lussemburghese, il Governo italiano dovrebbe indicare come nuovi giudici presso il Tribunale dell'Unione europea il professore Roberto Mastroianni, che sarebbe vicino al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e Sergio Fiorentino, che sarebbe uno stretto collaboratore del Ministro Moavero;

   in previsione del voto per le elezioni europee del prossimo maggio, le forze di maggioranza del Governo hanno già cominciato a caratterizzare la campagna elettorale con una durissima propaganda di lotta agli sprechi che ha colpito per primi i commissari europei;

   la vicenda Berardis di cui sopra, se confermata, sarebbe, ad avviso dell'interrogante, un segno tangibile del fatto che i partiti di Governo attaccano i commissari politici in Europa per distogliere l'attenzione dalle proprie «mosse» per avere giudici non indipendenti per le loro politiche «clientelari» –:

   come il Ministro intenda rispondere a tali gravi accuse del giudice Berardis;

   a che punto sia la procedura di nomina del nuovo giudice per il Tribunale dell'Unione europea.
(5-01268)

AFFARI EUROPEI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   con il regolamento (UE) n. 1257/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2012, e il regolamento n. 1260/2012 del Consiglio del 17 dicembre 2012, relativi all'attuazione di una cooperazione, rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria, unitamente all'Accordo internazionale per il Tribunale unificato dei brevetti (accordo TUB), l'Unione europea si è dotata di un nuovo regime brevettuale unificato, incentrato sulla creazione di un titolo unitario e di una protezione uniforme a valere per tutto il territorio dell'Unione europea;

   tali provvedimenti sono stati adottati sulla base dell'articolo 118 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) che dispone che il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria nell'ambito dell'instaurazione o del funzionamento del mercato interno, stabiliscano le «misure per la creazione di titoli europei al fine di garantire una protezione uniforme dei diritti di proprietà intellettuale nell'Unione e per l'istituzione di regimi di autorizzazione, di coordinamento e di controllo centralizzati a livello di Unione»;

   obiettivo dell'effetto unitario, introdotto a livello di Unione europea con i richiamati provvedimenti, è quello di rendere l'accesso al sistema brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro, favorendo nel contempo il progresso scientifico e tecnologico e il funzionamento del mercato interno;

   il 19 febbraio 2013, 25 Stati membri dell'Unione europea (tutti tranne Polonia e Spagna, mentre la Croazia non faceva all'epoca ancora parte dell'Unione) hanno firmato l'Accordo istitutivo di un Tribunale unificato dei brevetti con allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013, ratificato e reso esecutivo con legge 3 novembre 2016, n. 214;

   tale Accordo, oltre a prevedere norme di diritto sostanziale sul brevetto europeo, introduce anche norme processuali, istituendo una giurisdizione comune per tutti i Paesi partecipanti all'Accordo con competenza esclusiva sulle azioni di violazione, contraffazione, revoca, accertamento di nullità o non violazione dei brevetti europei, con o senza effetto unitario, nonché le misure provvisorie e cautelari correlate, le domande riconvenzionali, le azioni di risarcimento danni, anche in relazione ai certificati complementari di protezione rilasciati sulla base di un brevetto europeo;

   l'introduzione del brevetto unitario, il titolo brevettuale unico che sarà immediatamente efficace nei 25 Stati membri dell'Unione europea aderenti, è subordinata alla ratifica dell'Accordo TUB in almeno 13 Paesi dell'Unione europea: hanno finora completate l’iter di ratifica e depositato lo strumento di ratifica 16 Paesi dell'Unione europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito), mentre altri sono a buon punto, lasciando prefigurare il prossimo avvio del nuovo sistema con una ventina di Paesi dell'Unione europea;

   l'Italia ha completato tutti gli adempimenti necessari all'avvio del TUB: il 10 febbraio 2017 ha depositato lo strumento di ratifica dell'Accordo TUB presso il segretariato generale del Consiglio; il 20 febbraio 2017 ha firmato il protocollo per l'applicazione provvisoria; il 20 aprile 2018 ha depositato lo strumento di ratifica del Protocollo sui Privilegi e le Immunità;

   il TUB, che sostituirà gradualmente le giurisdizioni nazionali per le controversie in materia brevettuale, si articolerà su due livelli: il Tribunale di primo grado e la Corte d'appello, cui si affiancherà la cancelleria (Registry). In particolare, per il Tribunale di primo grado, sono previste diverse divisioni: la divisione centrale – con sede a Parigi, e sezioni specializzate a Londra, per i brevetti chimici, farmaceutici e tecnologici, e a Monaco, per i brevetti meccanici – e le divisioni locali o regionali;

   la piena operatività del TUB è stata ritardata anche a causa del processo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea e della mancata ratifica dell'Accordo istitutivo da parte della Germania: per l'entrata in vigore dell'Accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, ovvero Germania, Francia e Regno Unito;

   sebbene il TUB non faccia parte delle istituzioni dell'Unione europea, poiché frutto di un Accordo multilaterale fra i Paesi aderenti, l'Accordo istitutivo prevede che «Il tribunale applica il diritto dell'Unione nella sua integralità e ne rispetta il primato (...) Coopera con la Corte di giustizia dell'Unione europea per garantire la corretta applicazione e l'interpretazione uniforme del diritto dell'Unione»;

   l'eventuale mantenimento a Londra di una sezione della divisione centrale del Tribunale – nonostante dalla Brexit non derivino conseguenze automatiche per il TUB – potrebbe manifestare alcune anomalie nel quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, tenuto anche conto che l'Italia è il quarto Paese europeo per numero di brevetti depositati –:

   in vista dell'entrata in funzione e della piena operatività del Tribunale unificato dei brevetti (TUB), anche alla luce del futuro nuovo assetto delle relazioni post-Brexit tra Unione europea e Regno Unito in materia di tutela della proprietà intellettuale, quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'ipotesi di una eventuale richiesta di trasferimento della sezione della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti (TUB) di Londra e della relativa promozione della candidatura di Milano quale sede ospitante della medesima sezione competente per i brevetti chimici e farmaceutici del TUB, in aggiunta alla già prevista sezione locale dello stesso Tribunale, al fine di garantire la piena funzionalità della sede specializzata dello stesso TUB.
(2-00237) «Ianaro, Scerra, Penna, Bruno, Sabrina De Carlo, De Giorgi, Di Lauro, Galizia, Giordano, Olgiati, Papiro, Spadoni, Torto, Villani, Bella, Berardini, Berti, Bilotti, Brescia, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli».

Interrogazione a risposta immediata:


   OCCHIONERO, BOLDRINI e FORNARO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il 15 gennaio 2019 la Camera dei Comuni ha respinto l'accordo raggiunto il 13 novembre 2018 tra Unione europea e Regno Unito, rendendo probabile l'eventualità che il 29 marzo 2019 ci sia un'uscita di Londra dall'Unione senza alcun accordo;

   l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza nessuna intesa comporterà la decadenza degli accordi che il Regno Unito aveva sottoscritto come membro dell'Unione europea e che, conseguentemente, andrebbero rinegoziati con ogni singolo Paese dell'Unione, compresa l'Italia;

   il Regno Unito è il quinto importatore al mondo di beni italiani. Tra i settori dell’export italiano che interessano il Regno Unito, i più rilevanti sono la meccanica strumentale, il tessile, il chimico e l'agroalimentare;

   l'Italia ha un surplus commerciale nei confronti del Regno Unito di 12 miliardi di euro, che è il terzo in Europa nei confronti di Londra;

   attualmente risiedono nel Regno Unito circa 600 mila italiani che si troverebbero, di fronte a una «Brexit» senza accordo, a non avere più lo status di cittadino comunitario, dovendo richiedere un permesso di soggiorno e di lavoro e rientrando nelle quote stabilite dal Governo britannico per gli stranieri;

   in caso di «Brexit» senza accordo i nostri connazionali presenti nel Regno Unito rischiano di perdere la protezione sociale e sanitaria, oltre a tutti i benefici di cui oggi fruiscono, come lavoratori o studenti, in quanto cittadini comunitari;

   di fronte allo scenario di un «no deal» molti Paesi, tra i quali Francia, Germania e Paesi Bassi, stanno mettendo a punto dei piani di emergenza per proteggere i propri cittadini presenti nel Regno Unito e gli scambi commerciali con Londra;

   potranno essere immediatamente necessarie azioni puntuali a sostegno dei cittadini e la circolazione di beni e servizi, per mitigare al massimo le conseguenze negative sui cittadini italiani e sulle imprese italiane;

   si renderà necessario rafforzare le risorse di personale e infrastrutture per i consolati italiani, così come per i controlli doganali nei nostri porti e aeroporti, per tutelare i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito come quelli britannici in Italia, per garantire alti standard di sicurezza per la circolazione delle merci –:

   quali iniziative di competenza stia mettendo in campo il Governo per affrontare un possibile «no deal» e per tutelare gli interessi dei nostri cittadini, delle nostre imprese e degli investitori nei rapporti con il Regno Unito.
(3-00457)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   a Bergamo, tra il 2003 e il 2004 (sindaco Veneziani, giunta di centrodestra), venne proposta la costruzione del parcheggio «la Fara» accostato alle mura Veneziane che prevedeva uno sbancamento collinare atto a realizzare un parcheggio di 9 piani per poi ricoprirlo. La funzione sarebbe stata quella di portare le auto in città alta, dopo che era stato riqualificato il parco ex faunistico con una spesa intorno ai 700.000 euro, successivamente sventrato per far posto al parcheggio;

   la concessione venne data a Bergamo parcheggi (BP), società mista tra privati (70 per cento) e ATB (30 per cento), partecipata del comune di Bergamo che si occupa di mobilità. L'accordo prevede la gestione per 29 anni e la vendita di alcuni dei 460 posti auto realizzati, oltre agli introiti derivanti dai parcheggi blu lungo le mura fino al giorno del collaudo; il comune impegna una quota della spesa pari a 1.700.000 euro;

   all'inizio dei lavori nel 2008 con la giunta Bruni (di centrosinistra) le analisi geologiche apparivano carenti. I proprietari confinanti, allarmati dal previsto ancoraggio con tiranti alle fondamenta delle proprie abitazioni, si opposero alla continuazione delle opere appena citate, e furono citati in giudizio dalla BP. Il tribunale respinse il ricorso ex articolo 700 cpc;

   nel dicembre 2008, dopo appena tre mesi dall'inizio dei lavori di sbancamento della collina ad opera dell'impresa Locatelli, si verificarono due frane;

   tecnici e geologi rilevarono il rischio di crollo di un bastione della Rocca, la Casa della Marchesa, il chiostro di San Francesco. Nessuno, a quanto risulta agli interpellanti, si premurò di avvisare i residenti confinanti nonostante Bergamo Parcheggi ne fosse al corrente, avendo fatto posizionare sensori appositi per queste rilevazioni, e «movimenti anomali» fossero stati rilevati fin dal 6 dicembre 2008;

   il 10 dicembre il comune deliberava il pagamento del primo contributo da 300.000 euro;

   venne ordinato alla Locatelli di tamponare il movimento franoso con l'apporto di 25 mila metri cubi di terra da scavo. La ditta interveniva con materiale inidoneo e contenente rifiuti, fatti che hanno portato alla condanna in primo grado del 13 settembre 2017 per «discarica abusiva»;

   il «terreno» inquinato è ancora in sede, con il rischio di inquinamento della falda acquifera sottostante;

   sospesi i lavori, il sindaco Gori, nell'ottobre 2016 fece una transazione con BP in cui venne in pratica rinnovato l'accordo iniziale, facendo tabula rasa delle penali da ritardo che BP avrebbe dovuto versare al comune con profili migliorativi per BP;

   dal 2004 ad oggi BP ha continuato ad introitare le risorse dei parcheggi blu lungo le mura; secondo quanto riportato da un articolo del quotidiano Avvenire dell'8 ottobre 2017, le strisce blu «già peraltro "regalate" fin dal 2004 a Bergamo Parcheggi» costituiscono, «secondo un parere ministeriale del 2006, "un'anomala fonte di reddito" che finora ha fruttato almeno 2 milioni e mezzo»;

   ora l'appalto è stato assegnato alle ditte Collini (già condannata per corruzione e turbativa d'asta) e Seik, che dovrà realizzare una teleferica temporanea per portare a valle il materiale di scavo. Nel bando di gara non si fa riferimento ai rifiuti speciali (25.000 metri cubi) che non possono essere trattati come materiale di scavo e comportano dei costi di smaltimento importanti;

   le perizie geologiche e i progetti sono tuttora assolutamente carenti: manca, ad esempio, tutto il fronte est confinante con abitazioni;

   il comune ha imposto a BP di consegnare l'opera finita entro 22 mesi. BP ha ritenuto i tempi troppo stretti, ma ha accettato, richiedendo di poter lavorare anche di notte con una deroga alle immissioni rumorose fino ad 85 db dalle 7,00 del mattino alle 21,00. I residenti dovrebbero sopportare tale incredibile livello di rumorosità per almeno 16 ore al giorno;

   risulta da fonti di stampa (https://www.bergamonews.it) che la procura di Bergamo abbia aperto un fascicolo esplorativo nel mese di novembre 2018 per indagare sulla procedura di realizzazione del parcheggio;

   il Comitato NoParking Fara afferma in un recente comunicato stampa che «I lavori sono partiti senza le necessarie autorizzazioni, a conti fatti in questo momento alla Fara c'è un abuso edilizio» e denuncia che «non risulta sia stata svolta e conclusa positivamente la necessaria, preventiva e vincolante procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A., né si è a conoscenza dell'avvenuto conseguimento di efficace autorizzazione paesaggistica». Il comune di Bergamo ha replicato che «La procedura di VIA, secondo il decreto 2006, non è necessaria per parcheggi con capienza inferiore ai 500 posti (il progetto ne prevede 469 ndr) – fanno sapere da Palazzo Frizzoni – La Via inoltre va prevista in caso di progettazione definitiva: il progetto del parcheggio della Fara è stato approvato nel 2003. La Valutazione non sarebbe necessaria anche se si volesse prendere in considerazione la nuova normativa del 2015 (che assoggetta a VIA i parcheggi da 250 posti in su in zone di interesse storico e paesaggistico): il progetto rimane approvato nel lontano 2003 e la variante del 2016, inoltre, non è di tipo architettonico – non varia quindi il progetto architettonico dell'opera – ma strutturale, ovvero incide solo sul cantiere e sulla sua sicurezza e sulle sue modalità operative». In definitiva, non è chiaro agli interroganti se effettivamente vi sia stata o meno una carenza dal punto di vista della valutazione dell'impatto ambientale dell'opera in questione –:

   se il Governo intenda promuovere una verifica da parte del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente in relazione agli aspetti di verosimile grave rischio idrogeologico e ambientale legati al progetto in questione e alla presenza abusiva di rifiuti;

   se intenda valutare se sussistano i presupposti per avviare una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato in relazione alle criticità amministrativo-contabili connesse al progetto di cui in premessa da realizzarsi nel territorio del comune di Bergamo;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere in relazione ai gravi rischi per la sicurezza dei cittadini e per una pregevole area urbana che comprende le Mura Veneziane di recente inserite tra i beni tutelati dall'Unesco.
(2-00236) «Zolezzi, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PATERNOSTER, VIVIANI, ZOFFILI, COIN, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LO MONTE e LOLINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   sull'intero territorio italiano, ed in particolare e con maggiore intensità nelle montagne del veronese, si assiste a continui attacchi — senza più controllo — di varie specie di animali pericolosi che stanno procurando preoccupazioni e soprattutto gravi danni al nostro tessuto economico e sociale;

   quotidianamente vi sono assalti da parte di lupi, in particolare sui monti della Lessinia, nonché irruzioni di cinghiali che stanno distruggendo coltivazioni, campi, giardini, vigneti, boschi e ogni altra realtà che trovano;

   queste incursioni, talvolta, comportano anche delle conseguenze mortali, come è accaduto nei primi giorni del mese di gennaio di quest'anno, dove alcuni cinghiali hanno causato un incidente a danno di inermi automobilisti che si sono trovati di fronte ad animali di oltre 2 quintali che tranquillamente invadevano la corsia stradale, provocando un morto e 10 feriti. Nel 2018 si sono verificati 138 incidenti gravi causati da fauna selvatica che hanno provocato 14 morti e 205 feriti;

   ribadendo e condividendo l'importanza di salvaguardare la fauna selvatica si deve, però, tenere in debita considerazione che una eccessiva presenza di queste specie sul territorio è un danno e un rischio ed è, quindi, un dovere porre dei limiti alla loro espansione al fine di garantire la sicurezza delle persone sia nelle campagne che nei centri abitati, nonché tutelare i campi e i raccolti;

   il proliferare dei cinghiali porta, ormai, questi animali a spostarsi, in cerca di cibo, sempre di più a ridosso, ed in moltissimi casi anche all'interno, dei centri abitati e non più, purtroppo, esclusivamente nelle zone di montagna ma anche in collina e pianura. Nei giorni scorsi sono stati avvistati alcuni esemplari — presenza testimoniata da riprese video e fotografie — che si aggiravano indisturbati in alcuni quartieri cittadini di Verona, in particolare borgo Venezia e borgo Santa Croce;

   i cinghiali hanno anche una elevata capacità riproduttiva ed è in aumento il tasso di sopravvivenza di questa specie;

   anche per quanto riguarda i lupi, in particolare in Lessinia, essi a branchi non solo stanno invadendo le zone impervie, ma la loro presenza viene registrata anche nei centri abitati; gli stessi scorrazzano e azzannano pecore, vacche e ogni altro animale incontrino. Il pericolo è che oltre agli animali possano assalire, magari spinti dalla fame, anche donne, bambini e uomini;

   un ragionevole ed esiguo numero di questi animali pericolosi non ha mai creato problematiche particolari, mentre l'aumento del loro numero — si pensi che il numero dei cinghiali presenti in Italia ha ormai superato abbondantemente il milione di esemplari — sta causando danni e pericoli rilevanti;

   è, quindi, ragionevole pensare, supporre e soprattutto proporre soluzioni che portino a un'importante e immediata diminuzione, controllata e selezionata, delle varie specie presenti sul territorio nazionale, come intervento risolutivo;

   purtroppo, neanche il notevole impegno e sforzo economico che, in particolare, la regione Veneto ha prodotto negli anni, con importanti progetti per ottenere una sana convivenza tra tessuto abitativo e specie animali, è risultato efficace, proprio a causa dell'abnorme numero delle suddette specie –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare per un contenimento della fauna selvatica per la quale si rendono ormai necessarie operazioni di controllo numerico.
(4-02024)


   MAGLIONE, VILLANI, MARAIA e FEDERICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania ha autorizzato ex articolo 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006 un impianto di compostaggio in località Pianelle del Comune di Sassinoro (Benevento) a circa 255 metri dal sito di interesse comunitario IT 8002001 «Alta Valle del Fiume Tammaro», compreso nel comprensorio del neo istituito parco nazionale del Matese in corso di perimetrazione provvisoria;

   il comune di Sassinoro ha contestato detta autorizzazione in quanto adottata in assenza della preventiva valutazione di incidenza e, comunque, in assenza di provvedimento espresso previa motivazione ed istruttoria, in ordine alla esclusione dalla valutazione di incidenza di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   nello studio preliminare ambientale depositato nel procedimento di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale non è mai citata ne evidenziata, a quanto consta all'interrogante, l'esistenza del prima citato sito di interesse comunitario confinante, posto a soli 255 metri;

   lo studio preliminare ambientale depositato dalla proponente nel procedimento di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale a pagina 103/104 attesta che il progetto non è stato preceduto dallo studio di incidenza, in quanto il progetto non è localizzato in siti di interesse comunitario;

   in data 18 dicembre 2018, si è riunita la commissione regionale Via Vas VI, che, nonostante l'assenza del prescritto studio di incidenza, avrebbe confermato che il progetto sarebbe stato esaminato in relazione alla localizzazione rispetto ai siti Natura 2000;

   è pacifico che debbano essere sottoposti a valutazione di incidenza non solo i progetti localizzati nel sito di interesse comunitario ma anche quelli localizzati all'esterno del sito ma che possano avere incidenza significativa sullo stesso;

   al fine di escludere detta incidenza vi è bisogno di certezza scientifica, da acquisire a mezzo del procedimento di screening, in cui va depositato lo studio di incidenza (cfr., tra le ultime la pronuncia del TAR Abruzzo-Pescara, n. 138 del 2018 e la pacifica giurisprudenza in essa richiamata);

   non risulta all'interrogante che sia stato giammai avviato un procedimento di screening per escludere il progetto dalla necessità di valutazione di incidenza, essendo stato invece richiesto e concesso esclusivamente il decreto di non assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale che nulla dispone in ordine alla esclusione dal diverso e autonomo procedimento di valutazione di incidenza;

   la regione Campania, con nota protocollo n. 271563 del 27 aprile 2018, indirizzata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha tuttavia rappresentato che nell'ambito dell'istruttoria sarebbe stato acquisito che il progetto non ha alcuna connessione funzionale con i siti di interesse comunitario e non avrebbe incidenze significative sulla rete Natura 2000;

   non si comprende, tuttavia, come possa essere stato compiuto detto accertamento di non incidenza significativa in assenza del prescritto studio di incidenza;

   la commissione Via-Vi della regione Campania in data 18 dicembre 2018 si sarebbe rideterminata nell'escludere la non assoggettabilità del progetto a valutazione di incidenza, ancora una volta senza spiegare come sia stato possibile detto accertamento in assenza dello studio di incidenza –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza in relazione all'esclusione del progetto dalla prescritta valutazione di incidenza in assenza dello studio di incidenza di cui all'allegato G dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   quali urgentissime iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per garantire il rispetto del principio di precauzione ed evitare il rischio di compromissione del parco nazionale del Matese, nonché assicurare il rispetto degli obblighi scaturenti dalla «direttiva habitat» che impongono la certezza scientifica in ordine alla non significativa incidenza del progetto sul sito di interesse comunitario IT 8002001 «Alta Valle del Fiume Tammaro».
(4-02032)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   il 28 ottobre 2016 il Ministero per i beni e le attività culturali ha emesso un avviso pubblico per l'individuazione di enti non lucrativi cui affidare la concessione in uso di 13 beni immobili appartenenti al demanio culturale dello Stato e dislocati sul territorio nazionale. Tra questi, la Certosa di Trisulti, sita nel comune di Collepardo;

   l'avviso pubblico era rivolto esclusivamente alle associazioni e alle fondazioni di cui al libro I del codice civile, dotate di personalità giuridica e senza fini di lucro, in possesso, tra gli altri, del seguente requisito: «previsione, tra le finalità principali definite per legge o per statuto, dello svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza del patrimonio culturale»;

   il Ministero per i beni e le attività culturali a febbraio del 2018 ha firmato l'atto di affidamento della gestione della Certosa di Trisulti all'associazione «Dignitatis Humanae Institute» (DHI), ad un canone annuo pari a 100 mila euro per 19 anni;

   il DHI è una fondazione cattolica conservatrice, emanazione dei teocon americani, guidata dall'ultra-conservatore Cardinal Raymond Burke, critico di Papa Francesco e dal britannico Benjamin Harnwell;

   il DHI intende utilizzare la Certosa di Trisulti quale sede di rappresentanza del movimento politico internazionale guidato da Steve Bannon («The Movement»), di stampo cattolico fondamentalista, nazionalista e populista. La Certosa rischia di diventare una scuola di formazione politica internazionale per «difendere le radici cristiano-giudaiche dell'Occidente»;

   il Washington Post riporta che il collaboratore di Steve Bannon e responsabile del DHI Benjamin Harnwell «sta lavorando per trasformare la certosa in un'accademia per studenti “guerrieri” che vogliono imparare le regole del populismo», per diventare una nuova generazione di sovranisti;

   sul sito del DHI non è pubblicato alcuno statuto, né è definita la sua forma giuridica, il Ministero per i beni e le attività culturali la definisce «Associazione DHI». Il codice fiscale e la partita Iva del DHI risultano attribuiti il 23 marzo 2018, cioè successivamente all'espletamento della gara; l'avviso indica come requisito la «documentata esperienza almeno quinquennale nel settore della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale». A tal riguardo, il signor Harnwell ha affermato: «Dal 2008 ci occupiamo di promuovere la fede cattolica (...) per occuparsi di gestire un monastero penso sia un'esperienza importante»; agli interpellanti non sembra sufficiente tale generica affermazione per soddisfare il requisito previsto e sarebbe interessante conoscere quanto dichiarato in sede di offerta al Ministero;

   altro requisito è la «documentata esperienza nella gestione, nell'ultimo quinquennio antecedente alla pubblicazione del presente Avviso, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato», che il signor Harnwell ha interpretato come «di durata qualsiasi all'interno del quinquennio», per assurdo anche per un solo mese, un giorno o addirittura per un'ora. È indubbio, ad avviso degli interpellanti, che il Ministero ha la responsabilità di aver scritto un bando con una formulazione quantomeno «ambigua»;

   il signor Harnwell ha affermato di aver soddisfatto tale requisito con la gestione del «Piccolo museo monastico di S. Nicola», ospitato all'interno di ciò che resta dell'antico Monastero di S. Nicola, nella frazione Civita di Collepardo e sarebbe stato dato in gestione nell'autunno del 2015 al DHI dall'allora Abate di Casamari, don Silvestro Buttarazzi, a cui è succeduto don Eugenio Romagnuolo, uno dei cinque componenti (come Harnwell) del Consiglio di amministrazione del DHI, come indicato nel sito internet dello stesso DHI;

   agli interpellanti risulta che nella frazione Civita e nell'intero comune di Collepardo, nessuno avrebbe mai avuto notizia della presenza né dell'apertura di alcun museo ospitato nel Monastero di S. Nicola. Non è chiaro quindi quale sarebbe la «documentata esperienza nella gestione» richiesta dall'avviso;

   l'avviso ministeriale chiede di indicare «le modalità di fruizione pubblica del bene, anche in rapporto con la situazione conseguente alle precedenti destinazioni d'uso». È indubbio che la Certosa di Trisulti in precedenza non è mai stata sede di scuole di formazione politica e non è mai stata oggetto di visite esclusivamente a pagamento (se non quelle guidate ma facoltative), scopi che invece DHI vuole perseguire;

   non è chiaro perché, mentre il decreto ministeriale del 6 ottobre 2015 – concessione in uso a privati di beni immobili del demanio culturale dello Stato – prevedeva anche l'attestazione della soprintendenza territorialmente competente di adeguata manutenzione e apertura alla pubblica fruizione, nell'avviso pubblico sarebbe richiesta solo un'autocertificazione; la Certosa di Trisulti è un monumento nazionale, la cui conservazione è affidata direttamente al Governo. Il Ministero dovrebbe chiarire se è consentito concedere un monumento nazionale ad un ente privato e se possa essere consentito in un monumento nazionale svolgere attività «private» di formazione politica;

   l'americano Steve Bannon è l'unico finanziatore dichiarato, mentre gli altri che pure esistono per ammissione del signor Harnwell sono ancora sconosciuti;

   a tutt'oggi sulle pagine web abdicate alla certosa di Trisulti, sia quella del Ministero per i beni e le attività culturali che quella del polo museale del Lazio, non risulta che la struttura è affidata al DHI –:

   se il Governo non intenda, per quanto di competenza, disporre gli opportuni approfondimenti in merito ai fatti esposti in premessa in modo da accertare se effettivamente il Dignitatis Humanae Institute disponga tutti i requisiti previsti dal bando del Ministero per i beni e le attività culturali per la gestione della Certosa di Trisulti e, ove ravvisasse eventuali possibili profili d'illegittimità in tutto l’iter che ha portato all'assegnazione del bene, non intenda assumere le iniziative di competenza per la revoca dell'affidamento, segnalando i fatti ove ne sussistano i presupposti, all'autorità giudiziaria;

   se il Governo non intenda rendere pubblico cosa DHI ha dichiarato in sede di domanda di partecipazione, quali consistenti interventi il DHI si sia impegnato ad eseguire e in quali tempi, il contenuto dell'offerta presentata al Ministero e il contenuto del contratto di servizio;

   se il Governo non intenda chiarire perché il requisito contenuto nel decreto ministeriale 6 ottobre 2015 – concessione in uso a privati di beni immobili del demanio culturale dello Stato – che prevedeva, oltre alla documentata esperienza nella gestione di almeno un immobile culturale, anche l'attestazione da parte della soprintendenza territorialmente competente di adeguata manutenzione e apertura alla pubblica fruizione, sia stato sostituito nell'avviso pubblico con la semplice autocertificazione.
(2-00231) «Fratoianni, Fornaro».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Museo nazionale dell'Alto Medioevo di Roma espone, dal 1967, i reperti longobardi rinvenuti nel 1893 nella necropoli di Castel Trosino (Ascoli Piceno), che sono comunemente conosciuti come «il Tesoro dei Longobardi»;

   i reperti sono così numerosi che solo una parte di essi è stata esposta al pubblico: il resto è conservato nei depositi del museo;

   dal 1967, solo nel 2004 sono ritornati nei luoghi del ritrovamento solamente due reperti, precisamente due tombe con ricchi ornamenti;

   nel 2014 è stato inaugurato, ad Ascoli Piceno, il Museo dell'Alto Medioevo all'interno del Forte Malatesta, con una sala appositamente dedicata a ricevere i reperti ritrovati nel lontano 1967, esposti a Roma e mai più ritornati;

   la restituzione dei reperti presso i luoghi originari risulterebbe uno strumento utile per lo sviluppo delle aree minori, per la conoscenza dell'identità e del patrimonio storico di un territorio ancora ferito dal recente sisma e che può trovare nella valorizzazione dei propri tesori storici nuova linfa vitale nell'ottica di un rilancio turistico ed economico quanto mai necessario –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per far tornare «il Tesoro dei Longobardi» nei luoghi del ritrovamento ed arricchire così il Museo dell'Alto Medioevo di Ascoli Piceno.
(3-00458)


   CARBONARO, NITTI, TUZI, LATTANZIO, GALLO, TORTO, VILLANI, CASA, MARIANI, FRATE, AZZOLINA, MARZANA, TESTAMENTO, ACUNZO, BELLA e MELICCHIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 22 novembre 2017 è stata approvata la legge n. 175, recante «Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia», volta a sostenere il settore dello spettacolo dal vivo nella molteplicità delle sue esternazioni;

   in particolare, l'articolo 2 attribuisce la delega al Governo ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative e di quelle regolamentari che disciplinano l'attività, l'organizzazione e la gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche, nonché per la riforma della disciplina dei settori relativi a teatro, musica, danza, spettacoli viaggianti, attività circensi, carnevali storici e rievocazioni storiche, mediante la redazione di un testo unico normativo denominato «codice dello spettacolo»;

   il 27 dicembre 2018 sono scaduti i termini per l'adozione dei suddetti decreti, attesi da tutti gli operatori e i lavoratori del settore –:

   quali siano le iniziative che intende promuovere, nel rispetto delle proprie competenze, volte ad accelerare i tempi per la concreta attuazione della riforma dello spettacolo, necessaria oltre che urgente.
(3-00459)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   si richiedono urgenti iniziative a tutela delle migliaia di imprese di restauratori che operano da anni e con riconosciuta competenza, nel settore del restauro dei beni culturali e a cui viene impedito di continuare a lavorare, poiché non presenti nell'elenco, pubblicato il 28 dicembre 2018, di coloro che sono stati abilitati all'esercizio della professione di restauratore di beni culturali ai sensi degli articoli 182 e 29 del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42;

   è prioritario indire un nuova selezione o bando per il conseguimento dell'abilitazione da parte dei moltissimi operatori titolari di imprese ed esclusi, che hanno maturato un'adeguata competenza professionale nell'ambito del restauro dei beni culturali mobili e delle superfici decorate dei beni architettonici, con lavori certificati entro il 2014 ai sensi della legge n. 42 del 2000, articolo 182;

   per tale platea di persone, ai fini dell'abilitazione, sono stati presi in esame i titoli di studio e le esperienze lavorative documentate, da una commissione di valutazione istituita ad hoc per tale procedura selettiva, che, a quanto consta all'interrogante, avrebbe rigettato istanze, declassando titoli di studio quinquennali, eliminando competenze professionali acquisite, sminuendo di fatto, le posizioni lavorative di molti professionisti, applicando incomprensibili criteri. Sul punto, infatti, sono stati incardinati dinanzi al giudice amministrativo ricorsi contro i provvedimenti di rigetto emessi dal Ministero per i beni e le attività culturali, a seguito della predetta procedura di selezione;

   detta situazione è stata determinata dagli insensati interventi normativi adottati negli ultimi anni, finalizzati, a parere dell'interrogante, a stabilire un'ingiustificata disparità di trattamento all'interno della categoria professionale dei restauratori, attribuendo una posizione di vantaggio a imprese e restauratori che sono diplomati Icr e qualificati Saf, pregiudicando i restauratori qualificati ai sensi dell'articolo 182;

   tale disparità di trattamento trova la sua massima espressione nel regime di premialità introdotto nel regolamento sugli appalti pubblici di lavori riguardanti i beni culturali tutelati ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, all'articolo 7, comma 4, che stabilisce che le stazioni appaltanti possono prevedere, fra i criteri di valutazione delle offerte, uno specifico regime di premialità per le offerte presentate da imprese che si avvalgano nella progettazione e nell'esecuzione dei lavori di personale in possesso di titoli rilasciati dalle scuole di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, 31 gennaio 2006, recante «Riassetto delle scuole di specializzazione nel settore della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale»;

   è stata così creata un'ingiustificata differenziazione in categorie di restauratori, che determina un danno competitivo a coloro che non possiedono i predetti titoli;

   il Ministero, nel regolare il settore, non ha tenuto conto degli operatori che esercitano da anni la professione prima della messa a regime stabilita nell'anno 2004 con l'introduzione del codice dei beni culturali, che ha richiesto il rilascio di nuovi e diversi titoli abilitativi;

   i restauratori non inclusi tra i soggetti abilitati stanno vivendo una drammatica situazione, poiché, da un giorno all'altro, sono stati estromessi dal mondo del lavoro, con le conseguenze immaginabili, in danno anche alle loro famiglie –:

   se si intendano urgentemente adottare iniziative per riaprire i termini di ammissione o indire un nuovo bando a tutela degli operatori del settore ingiustamente esclusi dall'elenco, pubblicato il 28 dicembre 2018, di coloro che sono ritenuti abilitati a svolgere la professione di restauratore;

   se si intenda adottare iniziative per riconoscere l'equipollenza alla classe LMR/02 dei titoli di studio nel restauro rilasciati prima del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ai restauratori qualificati ex articolo 182;

   se si intendano assumere iniziative per il riconoscimento delle competenze acquisite e immotivatamente non riconosciute ai restauratori qualificati ai sensi dell'articolo 182 citato;

   se si intendano modificare il codice appalti, decreto legislativo n. 50 del 2016, articolo 7, comma 4 e il relativo decreto attuativo.
(5-01257)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IORIO, BUOMPANE, DEL SESTO, DEL MONACO, GRIMALDI e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   con avviso di vendita prot. n. 19943 del 29 novembre 2018, la direzione regionale Campania dell'Agenzia del demanio, ha posto in vendita, unitamente ad altri 26 lotti, i locali a piano terra prospicienti su piazza Dante in Caserta e ubicati nel padiglione «Demanio Trieste», costituenti il lotto n. 16;

   il fabbricato «Padiglione Trieste», cui appartiene l'immobile del lotto n. 16, è stato dichiarato di interesse storico-architettonico con decreto n. 378 del 2017;

   il comune di Caserta, come riportato nella delibera di giunta comunale n. 2 del 2019, non ha attivato il diritto di prelazione a causa dello stato di dissesto economico finanziario dell'ente;

   i locali del lotto di cui sopra ospitano, nella loro intera superficie, il Circolo nazionale di Caserta, sodalizio che affonda le sue radici nel lontano 1836, istituito per volontà di Ferdinando II di Borbone e inizialmente intitolato come «Casina militare»;

   la storia del sopra citato sodalizio, si fonda, non solo sul patrimonio bibliografico sopravvissuto all'incuria del tempo e alle vicende belliche, ma sulla specifica documentazione conservata presso l'archivio di Stato. Il primo statuto risulta essere datato 1861, quando la primitiva denominazione di «Casina militare» viene mutata in «Casina nazionale», divenendo poi, nel 1867, «Circolo nazionale»;

   il circolo nazionale di Caserta si connota, oggi come ieri, quale imprescindibile punto di riferimento per un dibattito culturale aperto, all'insegna del dialogo, dell'ascolto civile, della partecipazione intorno ai grandi temi della società contemporanea. Con la sua multiforme attività – dai numerosi incontri sui temi di interesse scientifico, economico storico, letterario, artistico, teatrale e sociale, alle diverse attività ricreative, oltre che una biblioteca che vanta oltre 2000 volumi – il Circolo nazionale di Caserta, negli storici locali di cui sopra e oggetto di vendita, raccoglie attorno a sé la cittadinanza casertana e si pone come l'autentico laboratorio culturale del centro cittadino –:

   se si ritenga di adottare iniziative, per il tramite della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, per verificare, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 se ci siano le condizioni per apporre un vincolo di interesse storico-culturale al sodalizio di cui sopra e consequenzialmente garantirne la continuità.
(4-02029)


   MURONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il castello di Copertino, in provincia di Lecce, è un edificio fortificato che si distingue nel suo genere sia per la dimensione monumentale che per la tipologia strutturale, e rappresenta un rilevante esempio dell'architettura militare rinascimentale in Puglia;

   il nucleo originario del complesso può essere individuato nel mastio, riconducibile al programma di riorganizzazione militare promosso da Carlo I d'Angiò, che nel 1266 elevò Copertino a sede amministrativa di contea;

   nel 1885 il castello fu dichiarato monumento nazionale e, nel 1956, è stato acquisito al demanio dello Stato. Il percorso all'interno del castello permette di scoprire le tappe che hanno scandito l'evoluzione dell'edificio in rapporto al progredire della tecnica militare e alle vicende che interessarono il territorio, tra medioevo ed età moderna, intrecciandosi con la storia delle diverse famiglie che si succedettero nel possesso del feudo copertinese;

   quasi a ridosso nel citato bastione, sulla cortina Est, è posto l'unico portale di accesso preceduto da un ponte in murtura a due campate, che scavalca il fossato, in sostituzione dell'originario ponte levatoio; antistante al portale, si rileva ancora l'antica piazza d'armi, ora piazza Castello, direttamente servita dalla adiacente porta di S. Giuseppe in comunicazione con la piazza del Foggiaro e la porta del Malassiso, dalla parte opposta dell'abitato, mediante «lo chiancato», asse di attraversamento rappresentativo del decoro urbano;

   piazza Castello è a tutti gli effetti un unicum con il castello ed è da sempre sgombera di qualsivoglia «arredo urbano» poiché la funzione di tali spazi era in origine dedicata a funzioni militari di difesa e manovra; oggi purtroppo è interessata da lavori di rifacimento, che riguardano una serie di interventi, tra i quali: fontane, sedili a forma di «L», aiuole, lampioni dal design ultramoderno che sono del tutto fuori luogo e inappropriati rispetto al contesto architettonico della piazza, del castello e di tutto il centro storico di Copertino;

   va ricordato che in nessun luogo dove insistono monumenti simili – Otranto e Corigliano d'Otranto, solo per citare due interventi recenti – la Soprintendenza ha autorizzato un così forte stravolgimento degli spazi prospicienti, limitando gli interventi al semplice rifacimento del basolato, peraltro garantendo l'uniformità della pavimentazione dell'intera area, ma conservando intatte le piazze;

   pur ricadendo l'intervento in area di interesse archeologico, non risulta all'interrogante sia stato previsto né effettuato alcun lavoro di indagine archeologica preventiva. Infine, si ricorda che l'innalzamento del piano di calpestio non ha tenuto conto dell'eventuale pericolo rappresentato dall'altezza del muro di recinzione del fossato sensibilmente inferiore al metro di altezza, cosa che potrebbe rendere pericolosa la circolazione nella piazza per pedoni e soprattutto bambini;

   altrettanto deleteria appare, inoltre, la scelta di confermare lo smaltimento delle acque piovane, rigettandole nel fossato attraverso due doccioni, con la conseguenza di arrecare non solo danno agli strati fondali e sottofondali, ma di impedire, al tempo stesso, la possibilità di recupero a verde delle aree del fossato stesso del castello –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica, mirata alla rimodulazione del progetto sopra citato al fine di garantire, compatibilmente con il rispetto delle norme sulla sicurezza, un sobrio ed elegante recupero, conservativo piuttosto che corruttivo del genius loci, della piazza, quale luogo urbano per eccellenza, e, possibilmente, una indagine archeologica preventiva adeguata, almeno sulle aree non ancora cementate in modo da tutelare concretamente un così importante insieme di beni architettonici, storici e culturale che comprende il castello di Copertino la sua piazza e il suo centro storico.
(4-02040)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   ROBERTO ROSSINI, CORDA, RIZZO, ARESTA, CHIAZZESE, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, GIOVANNI RUSSO e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22, comma 1, lettera c-bis), del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'ordinamento militare) attribuisce al Ministero della difesa le competenze in materia di bonifiche da ordigni esplosivi residuati bellici;

   tali attribuzioni, in particolare, si riferiscono all'organizzazione del servizio, alla formazione del personale specializzato, alla vigilanza sulle attività di ricerca e scoprimento di ordigni eseguite, a scopo precauzionale, su iniziativa e a spese dei soggetti interessati, all'esecuzione delle attività di ricerca, individuazione e scoprimento di ordigni sulle aree che il Ministero ha in uso e allo svolgimento dell'attività di disinnesco, brillamento e rimozione degli ordigni bellici rinvenuti, attraverso personale specializzato di Forza armata;

   in data 28 febbraio 2017, è stato adottato il decreto del Ministro della difesa che attualmente disciplina l'organizzazione del servizio di bonifica del territorio nazionale da ordigni esplosivi residuati bellici e le connesse attività di sorveglianza e vigilanza, nonché la formazione del personale appartenente al Ministero della difesa e alle imprese specializzate iscritte nell'apposito albo;

   l'articolo 2, lettera b), del decreto ministeriale in parola definisce le operazioni di «bonifica sistematica del territorio da ordigni esplosivi residuati bellici» come «le attività di ricerca, individuazione e scoprimento di ordigni esplosivi residuati bellici condotte, normalmente, da imprese specializzate iscritte all'albo»;

   riprendendo la sopracitata disposizione del codice dell'ordinamento militare, gli articoli 3 e 4 del predetto decreto ministeriale prescrivono che le operazioni di bonifica sistematica terrestre e subacquea, condotte sia sulle aree del demanio militare sia sulle aree private, vengano effettuate su iniziativa e a spese dei soggetti interessati;

   nella prassi applicativa, l'utilizzo della nozione di «soggetti interessati» da parte della normativa in questione ha suscitato varie incertezze interpretative intorno all'effettiva individuazione della titolarità dell'iniziativa delle attività di bonifica sistematica, nonché riguardo all'imputazione delle spese sostenute per le operazioni –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per definire meglio le attuali norme al fine di chiarire a quali soggetti spetti la titolarità dell'iniziativa di effettuare le attività di bonifica sistematica e, conseguentemente, quali siano i soggetti tenuti a sostenere le spese previste per tali operazioni.
(5-01269)


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente del Consiglio ha dichiarato recentemente che l'Italia, dopo il Niger è pronta a portare le proprie truppe anche in Ciad per contribuire ad addestrare e formare le forze armate locali. Si tratta in sostanza di un'operazione destinata a rafforzare la presenza italiana nei territori africani per prevenire e contrastare il traffico dei migranti. Sarebbe infatti utile la stabilizzazione di questi territori africani da cui partono migliaia di persone per raggiungere l'Europa e che alcune volte, come accaduto nei giorni scorsi, muoiono in mare;

   è necessario che il nostro Paese non sia lasciato solo nell'accogliere i migranti economici e i richiedenti asilo, e che l'Unione europea intervenga con decisione sia sul fronte degli investimenti (con risorse economiche) in loco per creare in questi Stati opportunità di lavoro operando anche attraverso la formazione professionale dei loro abitanti, sia nel portare soccorso in mare come previsto dalle convenzioni internazionali, sia infine nell'apprestare un piano di ricollocamento in Europa dei migranti che giungono direttamente sul nostro territorio;

   le missioni internazionali costituiscono un elemento di fondamentale importanza perché dirette soprattutto, anche grazie alla professionalità dei militari italiani, a stabilizzare territori come quelli sopra citati da dove partono persone che fuggono da guerre o persecuzioni, ma anche da fame e povertà e che giungono in Italia o in Europa per migliorare le loro condizioni di vita;

   nella scorsa legislatura il Movimento 5 Stelle aveva votato contro l'invio dei militari impegnati nelle missioni internazionali, mentre la Lega Nord si era astenuta sempre su questo argomento. Occorre pertanto chiarire quale sia l'atteggiamento del Governo in merito alle missioni internazionali e perché nella scorsa legislatura sia il Movimento 5 Stelle sia la Lega avevano manifestato perplessità sulle missioni dei militari italiani all'estero che, tra l'altro, proprio grazie alla loro professionalità ed al loro valore, accrescono il prestigio italiano in campo internazionale –:

   quale sia l'orientamento del Governo in merito alle missioni internazionali.
(5-01270)


   PAGANI, CARÈ, LOSACCO, LOTTI, ENRICO BORGHI, DE MENECH e ROSATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti ha «bloccato» il decreto firmato nel giugno 2018 dal Ministro Trenta con il quale designava Mariateresa Poli come sua consigliere giuridico;

   la contestazione riguarda il fatto che il Ministro ha nominato la dottoressa Poli specificando nel provvedimento che è stata «un magistrato ordinario e attualmente è magistrato militare fuori ruolo». Ma proprio perché si tratta di un magistrato militare «non possiede i requisiti professionali e di carriera tassativamente richiesti dalla legge» e, per di più, «un magistrato militare è sottoposto al controllo del Ministro della difesa e dunque non può esserne il consigliere perché la sua posizione di soggetto “vigilato” attenua, se non preclude, la sua necessaria indipendenza rispetto al Ministro»;

   inoltre, la legge impone che il decreto sia trasmesso alla Corte dei conti che deve fornire il visto e concedere il via libera. Ma ciò non è avvenuto, e la Corte ha rilevato «la tardività sia della trasmissione (...) sia soprattutto della nomina, effettuata con decorrenza dal giorno stesso del conferimento, richiamando l'attenzione sul fatto che il decreto, titolo che legittima l'esercizio delle funzioni, non può esplicare – salvo eccezionali ragioni di urgenza, da motivare in modo specifico – effetti prima dell'apposizione del visto»;

   nei prossimi giorni è attesa la decisione della Corte dei conti, dopo le repliche concesse al Ministro, e se sarà confermato che la nomina è illegittima potrebbe aprirsi una pratica per il conteggio dei danni erariali che riguardano sia i compensi versati, sia gli eventuali benefit di cui gode il consigliere giuridico;

   il movimento politico di cui fa parte il Ministro ha sempre proclamato il rigore nella selezione dei collaboratori e soprattutto l'osservanza delle regole, condannando gli «avversari» politici qualora ciò non si fosse verificato –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per porre rimedio alla grave situazione di designazione di dubbia legittimità verificatasi.
(5-01271)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 la sergente Giulia Jasmine Schiff, un'allieva pilota di complemento, già mezzofondista nazionale e ormai ex allieva dell'Accademia Aeronautica di Pozzuoli dalla quale è stata espulsa per «insufficiente attitudine militare», ha denunciato di aver subito atti di «nonnismo» da parte dei suoi commilitoni: gesti sessisti durante una sorta di rito di fine corso, il «battesimo del volo»;

   nel gennaio 2018 la ragazza, 20 anni, aveva vinto il concorso per l'ammissione come allieva ufficiale di complemento dell'Aeronautica, entrando all'Accademia di Pozzuoli e compiendo il tirocinio alla scuola di volo a Latina. Qui sarebbero avvenuti gli episodi di nonnismo, in particolare dopo la prova di abilitazione avvenuta il 7 aprile;

   la denuncia dell'allieva pilota sarebbe testimoniata anche da un video che riprende il rito del «battesimo del volo», una sorta di prova di iniziazione. Il rito sarebbe avvenuto alla scuola di volo di Latina il 7 aprile 2018, dopo che era diventata pilota;

   nel filmato, probabilmente fatto da commilitoni a riprova della normalità in alcuni casi della piaga del «nonnismo», l'allieva Giulia si lamenta, anche ripetendo «mi fate male, mi fate male», «siete brutti» e alla fine scoppia a piangere. Tutto si svolge tra urla di incitamento, sfottò, bacio di fine corso e applauso finale per avere superato la prova; inizialmente si vede la ragazza presa dai commilitoni e colpita con pacche più o meno cameratesche e il commento «ha detto più gusto, ora ti pigli le botte». La pilota poi viene presa e usata come un ariete, la testa viene sbattuta contro l'ala di un aereo e infine viene gettata in piscina;

   il bagno suggella la fine del rito con tanto di una sorta di «bacio accademico» e strette di mano. La ragazza, si sente dal video, piange e singhiozza, mentre i commilitoni urlano «brava, ora sei pilota»;

   al rientro a Pozzuoli, dopo le proteste della sergente in riferimento a quel rito anche umiliante, sarebbero iniziate le punizioni, con tre lettere di biasimo, un rimprovero e sessanta turni di consegna, fino all'espulsione, avvenuta il 6 settembre 2018;

   la commissione permanente di attitudine annota: «Il sergente ha palesato numerose mancanze nel rispetto delle vigenti regole dell'istituto, delle norme di vita dell'Accademia, nonché di quelle impartite dal Comando»;

   da quel momento, secondo il legale della pilota, sarebbe stata messa in atto una sua «progressiva emarginazione» con conseguente «crollo emotivo: si è sentita umiliata» e alla fine si è giunti all'espulsione;

   a parere dell'interrogante, che nel terzo millennio, in un Paese come l'Italia ci sia all'interno di settori delle forze armate ancora spazio per «cerimonie» vessatorie e umilianti è una vergogna senza precedenti. Ancora più grave se poi si tratta di una donna diventata anche capro espiatorio di istituzioni militari intrise di una cultura maschilista; si ritiene doveroso che anche il Parlamento sappia la verità, perché occorre restituite onore e dignità a Giulia Jasmine Schiff –:

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, acquisire dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica tutti gli elementi utili a chiarire la vicenda esposta in premessa, fornendo ogni utile elemento sull'esito dell'inchiesta sommaria interna avviata dalla stessa Aeronautica l'8 ottobre 2018;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per contrastare i fenomeni di «nonnismo» che ancora si verificano all'interno delle caserme italiane.
(4-02027)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la base militare Usa di Camp Darby è un enorme deposito logistico: 125 bunker pieni di bombe, razzi, munizioni, esplosivo ad alto potenziale, tank, blindati, jeep e camion; è ubicata nella pineta di Tombolo, tra Pisa e Livorno e riveste un ruolo e una posizione strategica;

   da qui sono partiti i supporti logistici e militari per la guerra del Golfo e le operazioni nei Balcani, Iraq, Afghanistan; gli Usa intendono riorganizzare massicciamente le infrastrutture legate alla base, realizzando 2,5 chilometri di nuovo troncone ferroviario, due terminal, un ponte girevole sul canale dei Navicelli, il rifacimento di un'articolata banchina attrezzata lungo il canale dei Navicelli che attraversando la base confluirà nel canale Scolmatore, collegandosi al mare e al porto di Livorno (sottoposto al rischio dell'intenso traffico di armi e classificato porto a rischio di emergenza radiologica/incidente nucleare e pertanto soggetto al piano di emergenza esterno previsto dalla legge per la popolazione che vive nelle aree limitrofe);

   il piano è secretato per motivi militari, la popolazione non risulta informata e coinvolta adeguatamente nei piani di evacuazione, nonostante gli obblighi di legge;

   altre opere previste, a quanto risulta all'interrogante, sono:

    consolidamento statico degli argini del canale dei Navicelli e riqualificazione del palancolato dalla foce dello scolmatore fino al tratto del canale di fronte alla darsena Tombolo Dock di Camp Darby (l'opera è a carico del comune di Pisa, per un importo complessivo di circa 3 milioni di euro);

    rifacimenti degli argini, dragaggi, lavori agli affluenti e all'impianto di trattamento dei fanghi (per un totale di altri 36 milioni di euro);

    realizzazione dello svincolo di collegamento fra Aurelia e A12, parte della E80, che costituirà una variante al centro abitato di Stagno; accesso diretto alla E80 (i costi dell'opera pare si aggirino fra i 7 e gli 8 milioni di euro);

    la «foce armata» del canale scolmatore (due moli di oltre 500 metri impediranno l'insabbiamento del canale e la conservazione del fondale a 3,5 metri in luogo dello 0 metri attuali);

   il costo complessivo degli interventi sarebbe intorno ai 50 milioni di euro. Lo stanziamento per il primo lotto di lavori a mare pare sia di 10/15 milioni di euro;

   l'intento sembra quello di creare una sorta di hub delle armi che, giunte al porto di Livorno, vengono stoccate a Camp Darby e poi smistate su acqua, ferro e gomma per le attività militari Usa;

   questi lavori a Camp Darby fanno temere anche per la sicurezza della popolazione e spaventa l'idea che enormi carichi di armi viaggino su una linea ferroviaria ordinaria;

   la Commissione europea ha presentato il 28 marzo 2018 il piano d'azione sulla mobilità militare, premessa per istituire un'area Schengen militare che consenta a Usa e Nato di muoversi rapidamente in Europa, senza essere rallentate da regolamenti nazionali e procedure doganali –:

   se esista un piano di sicurezza adeguato all'aumento di movimentazione di armi da e verso Camp Darby, che i lavori previsti determineranno, e se tale piano riguardi anche il porto di Livorno;

   quali siano gli orientamenti rispetto a quanto esposto in premessa, visto che, a parere dell'interrogante, l'allargamento della base rappresenta una grande e inutile opera di militarizzazione del territorio e che l'uso attuale della base per il trasferimento di armi verso la Siria e lo Yemen appare improprio e non dovrebbe essere consentito, come durante il conflitto iracheno, perché al di fuori del quadro stabilito e per fini diversi da quelli previsti dal Trattato nordatlantico;

   se sia a conoscenza di quanto costeranno ai contribuenti italiani gli interventi in fase di attuazione che concorreranno al potenziamento della base;

   se la realizzazione delle citate opere sia correlata al «piano d'azione sulla mobilità militare» della Commissione europea.
(4-02034)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   TABACCI e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni ed integrazioni, reca disposizioni in materia di detrazioni per i figli a carico;

   di norma, la detrazione spetta ai genitori, non legalmente ed effettivamente separati, nella misura del 50 per cento ciascuno;

   la lettera c) del comma 1 prevede espressamente che, fino al terzo figlio, i genitori possano statuire diversamente sulla base di un accordo;

   nel caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta al genitore affidatario, in mancanza di accordo, mentre, nell'eventualità di un affidamento congiunto o condiviso, la detrazione è ripartita tra i genitori nella misura del 50 per cento ciascuno, salvo diverso accordo;

   la legge finanziaria per il 2008 (articolo 1 comma 15, lettera a), n. 1 della legge n. 244 del 2007) ha inserito, successivamente, un comma 1-bis all'articolo 12 del Tuir con cui ha previsto un'ulteriore detrazione ove vi siano almeno quattro figli a carico;

   tuttavia, nella previsione del comma 1-bis, non è stata riportata la possibilità che intervengano accordi diversi tra i genitori per la ripartizione delle detrazioni, come previsto invece al comma 1, lettera c);

   pertanto, in presenza di almeno quattro figli a carico, la detrazione è ripartita nella misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati, oppure, in caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, la detrazione spetta ai genitori in proporzione agli affidamenti stabiliti dal giudice e, nel caso di coniuge fiscalmente a carico dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per l'intero importo –:

   se il Ministro interrogato ritenga che attraverso un'interpretazione estensiva conforme a quanto previsto dall'articolo 12, comma 1, lettera c), del TUIR, che disciplina le detrazioni per carichi di famiglia fino al terzo figlio, nell'analogo caso previsto successivamente dal legislatore con il comma 1-bis del medesimo articolo, che disciplina le ulteriori detrazioni spettanti in presenza di almeno quattro figli a carico, possano intervenire anche in quest'ultimo ambito accordi diversi tra i genitori sulla ripartizione delle detrazioni.
(5-01272)


   CENTEMERO, GUSMEROLI, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le nuove norme sul regime forfettario per il 2019 prevedono la possibilità di accesso per le persone fisiche, ovviamente, come liberi professionisti o ditte individuali, e l'esclusione, invece, delle società e dei soci di società di persone, come le società in accomandita semplice e società in nome collettivo, di associazioni assimilate o di società a responsabilità limitata;

   non è tuttavia chiaro, a parere degli interroganti, se il professionista con diversi codici Ateco, già nel regime forfettario in passato, possa o meno rimanervi;

   si può portare ad esempio, il caso di un soggetto con codice Ateco 749099 (altre attività professionali) che detiene una partecipazione di controllo (90 per cento) in una società di intermediazione immobiliare (cod. Ateco 683100 – intermediari nella mediazione immobiliare) a cui dedica circa il 70 per cento della propria attività lavorativa non esercitando attività specifica di intermediazione – in quanto non possiede neanche il patentino – bensì unicamente disbrigo di pratiche;

   tale soggetto fino al 31 dicembre 2018 ha operato in regime forfettario; non è del tutto chiaro se possa mantenere tale regime anche nel 2019 in forza dei due differenti codici Ateco;

   dal tenore letterale delle disposizioni gli interroganti ritengono che i differenti codici Ateco (uno per attività professionale e l'altro per la società a responsabilità limitata con attività di intermediazione immobiliare soggetta a patentino) consentano il mantenimento del regime forfettario anche per il 2019 –:

   se le conclusioni di cui in premessa trovino conferma e se non ritenga il Governo di chiarire l'applicabilità del regime forfettario per il 2019 ai professionisti con diversi codici Ateco con circolare esplicativa ovvero – per immediatezza – con faq sul sito dell'Agenzia dell'entrate.
(5-01274)


   FREGOLENT, FRAGOMELI, MARATTIN, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i commi da 493 a 507 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019, come modificati su impulso del Governo nel corso del celere esame al Senato, istituiscono e disciplinano il fondo per il ristoro dei risparmiatori (Fir) che hanno subito un danno ingiusto in relazione all'investimento in azioni di banche poste in liquidazione coatta amministrativa nell'ultimo biennio, usufruendo dei servizi prestati dalla banca emittente o da società controllata;

   il riferimento alle banche poste in liquidazione coatta amministrativa, senza includere esplicitamente i casi di risoluzione, laddove avvenuta prima della liquidazione, come del resto originariamente previsto nel disegno di legge di bilancio approvato dalla Camera dei deputati l'8 dicembre 2018 (all'articolo 38, comma 3, lettera b)) rischia di escludere gli investitori colpiti dalla risoluzione, e solo successiva liquidazione, di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara;

   il citato Fir sostituisce il fondo istituito dalla legge di bilancio 2018 e il ristoro, a legislazione vigente, non risulta più subordinato all'accertamento del danno ingiusto da parte del giudice o dell'arbitro finanziario, ma è automatico, attraverso una nuova procedura gestita direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, e ne hanno diritto non solo le persone fisiche, ma anche le organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale e le microimprese;

   tali caratteristiche del funzionamento del Fir rischiano di esporre l'Italia a rilievi in sede comunitaria e all'avvio di una procedura di infrazione per aiuto di Stato, come inoltre sarebbe stato rilevato da un parere formale sulle norme precedente alla loro approvazione prodotto dagli uffici tecnici del Ministero dell'economia e delle finanze, da quanto si è appreso da fonti stampa –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire, nell'ambito delle proprie competenze, che i destinatari delle disposizioni previste dal comma 494 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, per l'accesso alle prestazioni del fondo per il ristoro dei risparmiatori, includano anche gli investitori di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara, nonostante alla data di messa in liquidazione delle suddette banche fossero stati estinti i loro diritti amministrativi e patrimoniali, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera a), punto i) del decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180, e, più in generale, per assicurare l'efficacia della disciplina di funzionamento del fondo di cui ai commi da 493 a 507, a causa dei richiamati rischi di incompatibilità comunitaria.
(5-01275)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa (Sole 24 ore 14 gennaio 2019), si apprendono i dati relativi al fondo mutui prima casa che rischia di prosciugarsi poiché non rifinanziato dalla legge di bilancio 2019;

   a non essere stato rifinanziato, infatti, è il fondo rotativo istituito con la legge n. 147 del 2013, articolo 48, comma 1;

   il fondo mutui è lo strumento che offre garanzie, fino al 50 per cento della quota capitale, per chi ha difficoltà ad accedere al credito;

   Consap, concessionaria del Ministero dell'economia e delle finanze che gestisce le erogazioni, ha fatto sapere che, con l'attuale trend di domande, il fondo potrebbe restare operativo solo per altri 50 giorni dopo di che sarà necessario stilare delle liste di attesa. Tutto ciò, dopo lo sblocco dell'ultima tranche dello stanziamento iniziale;

   stanti i dati attuali, Consap riceve ogni giorno 250 richieste di credito agevolato fino a 250 mila euro. Oltre 5.100 richieste sono arrivate solo nel mese di dicembre 2018;

   al 31 dicembre 2018 risultano pervenute 121.580 domande di cui 105.464 accolte;

   l'interesse nei confronti di questo strumento sembra pertanto crescere in modo esponenziale anche per il circuito di istituti di credito aderenti, più di 180;

   secondo i dati riportati da Il Sole 24ore, finora il fondo ha garantito il rilascio di quasi 80 mila crediti ipotecari e i richiedenti sono, per il 60 per cento giovani sotto i 35 anni –:

   quali iniziative intenda assumere per rifinanziare il fondo mutui di cui in premessa, anche alla luce del grande interesse per questo strumento finanziario e delle richieste crescenti per potervi accedere.
(4-02035)


   SAPIA, NESCI e FORCINITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con delibera consiliare n. 10 del 2014, il comune di San Giovanni in Fiore ha dichiarato il dissesto finanziario;

   con delibera di giunta n. 49 del 2018, è stata approvata la programmazione triennale dei fabbisogni di personale 2018/2020 prevedendo n. 13 nuove unità da assumere mediante mobilità e concorsi e dichiarando nella proposta dell'assessore al personale che non emergono situazioni di esubero;

   la relativa proposta di deliberazione non risulterebbe redatta né firmata da alcun responsabile di procedimento, come invece prevede il vigente regolamento comunale degli uffici e dei servizi, n. 75 del 2011;

   con delibera di giunta n. 97 del 2018, sono stati riportati i posti vacanti nella dotazione del personale del suddetto comune, in risposta a una nota, ivi richiamata, della regione Calabria con la quale, tenuto conto del programma di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, si chiedeva agli enti locali di comunicare il numero dei posti vacanti in organico al fine di aggiornare il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   le determine n. 54 e n. 56/2018 del responsabile del servizio municipale n. 2 nulla prevedono sulla stabilizzazione di lavoratori ex Lsu-Lpu in servizio presso l'ente;

   l'articolo 1, comma 446, della legge n. 145 del 2008 ha disciplinato la possibilità, per gli enti utilizzatori, di procedere all'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità aventi i requisiti di legge, stabilendone le relative modalità;

   per il rinnovo dei contratti a tempo determinato il predetto comune ha provveduto con deliberazione di giunta n. 133 del 29 dicembre 2017, necessaria per ricevere i finanziamenti regionali e nazionali già previsti e quindi prorogare i contratti di specie in essere;

   figure professionali che il comune di San Giovanni in Fiore intende assumere per mobilità potrebbero essere presenti tra i lavoratori precari ex Lsu/Lpu già in servizio presso l'ente, stando a una richiesta sindacale di stabilizzazione di cui si legge in un articolo del giornalista Emiliano Morrone, pubblicato sul suo blog il 30 gennaio 2018, nel quale è peraltro riassunto il contenuto di un'interrogazione del consigliere circoscrizionale Antonio Lopez circa l'affidamento della responsabilità della ragioneria municipale a un dipendente di altra amministrazione, malgrado il divieto di cui «al comma 3-bis dell'articolo 90 del D. Lgs. n. 267/2000»;

   ancora, il comune in predicato utilizza oltre 300 operatori di quartiere compresi nel bacino di cui alla legge regionale della Calabria n. 15 del 2008;

   il 28 dicembre 2018 la giunta comunale di San Giovanni in Fiore con delibera n. 148 ha richiesto alla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali l'autorizzazione a prorogare ex articolo 110, comma 1, del Tuel l'incarico a tempo determinato part-time di n. 1 istruttore direttivo contabile, già in capo al dottor Emilio Dante Martino, ad oggi in servizio come responsabile degli uffici finanziari dei comuni di San Fili e Grimaldi;

   l'articolo 28 della legge n. 289 del 2002, dispone, al comma 1, che «allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica il Ministero dell'economia e delle finanze provvede all'acquisizione di ogni utile informazione sul comportamento degli enti ed organismi pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, avvalendosi dei propri rappresentanti nei collegi sindacali o di revisione presso i suddetti enti ed organismi e dei servizi ispettivi di finanza pubblica» –:

   se non si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare la suddetta programmazione e la riferita richiesta di proroga dell'incarico al dottor Martino per il tramite della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di assicurare, alla luce di quanto riportato in premessa, il perseguimento, da parte del comune di San Giovanni in Fiore, degli obiettivi di finanza pubblica.
(4-02041)


   TOCCAFONDI e LORENZIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la recente finanziaria ha previsto un conto salatissimo per gli enti non profit; enti che vedranno raddoppiare l'aliquota Ires, imposta sul reddito delle società, a seguito dell'abrogazione dello speciale regime agevolativo previsto all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973. Questo inciderà ovviamente sul piano finanziario degli enti impegnati in settori particolarmente sensibili, con possibile effetto negativo anche sulla quantità dei servizi erogati;

   con il taglio apportato dalla legge di bilancio 2019, l'aliquota Ires per questa tipologia di enti passerà dal 12 al 24 per cento;

   la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali penalizza fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell'ambito della ricerca, dell'istruzione e anche del mondo socio-sanitario;

   si tratta di una realtà di 343 mila enti che danno lavoro a 800 mila persone;

   la legge di bilancio prevede per il 2019 una nuova entrata in merito a questa misura pari a 118 milioni di euro e, a far data dal 2020, di 157,8 milioni di euro;

   dopo alcune «difese d'ufficio» della norma da parte di esponenti della maggioranza e del Governo, lo stesso Esecutivo ha ammesso l'errore. Non ha trovato le coperture economiche necessari per «sterilizzare » le cifre previste come nuove entrate e così la legge di bilancio contiene tale aumento;

   il Presidente del Consiglio, Conte, ha incontrato a gennaio 2019 il Forum del terzo settore ribadendo la necessità di eliminare totalmente l'aumento, e il sottosegretario Durigon, presente all'incontro, ha comunicato che il Governo aveva trovato le coperture finanziarie necessarie per sterilizzare l'aumento –:

   se il Governo abbia effettivamente trovato le coperture per eliminare totalmente l'aumento dell'Ires per gli enti no profit e in quali tempi intenda adottare iniziative normative in tal senso.
(4-02051)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   Battisti, appartenente negli anni ’70 al gruppo terrorista Proletari armati per il comunismo, nel nostro Paese è stato arrestato nel 1979 e condannato all'ergastolo per omicidi avvenuti tra il 1978 e il 1979, per banda armata, rapina, sequestro di persona e detenzione di armi, e a due pene detentive rispettivamente di 3 mesi e 4 anni per diversi reati, tra cui violazione di domicilio, rapina e sequestro di persona;

   Battisti, che era riuscito ad evadere dal carcere nel 1981 prima che la condanna all'ergastolo diventasse definitiva, si è rifugiato prima in Francia, poi in Messico fino al 1990 e poi di nuovo in Francia fino a quando – nel 2004 – un tribunale francese ha accettato la richiesta di estradizione dell'Italia. Tuttavia, dopo tre anni di latitanza in America Latina, nel 2007, Battisti è stato arrestato a Rio de Janeiro dall'Interpol;

   da allora più volte i vari Governi italiani ne hanno richiesto l'estradizione, sempre impedita dallo status di «rifugiato politico» riconosciuto a Battisti dalle autorità brasiliane. Oltre al diniego dell'estradizione, addirittura il tribunale supremo brasiliano il 9 giugno 2011 aveva rimesso in libertà l'ex terrorista italiano;

   la convenzione per l'estradizione è stata firmata, per il Governo Gentiloni, dall'allora Ministro Orlando;

   si tratta di una vicenda complessa e dolorosa soprattutto per le vittime e i loro familiari, che da anni attendono giustizia;

   proprio per il rispetto che si deve ad una vicenda che si è conclusa assicurando finalmente alla giustizia nel nostro Paese un latitante pluriomicida e fuggitivo come Battisti, appare doveroso sottolineare che, nel farlo, il Governo, rappresentato, in questo caso, dal Ministro della giustizia e dal Ministro dell'interno, avrebbe leso alcuni princìpi fondamentali del nostro ordinamento, l'articolo 27 e l'articolo 13, comma 4, della Costituzione, l'articolo 114, comma 6-bis del codice di procedura penale che disciplina «il divieto di pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica», nonché l'articolo 42-bis dell'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) che prevede sanzioni a carico di chi non adotti «le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità, nonché per evitare ad essi inutili disagi»;

   si è cominciato dall'arrivo di Battisti presso l'aeroporto di Ciampino, dove il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia hanno ritenuto opportuno di doversi presentare (e dove erano stati, pare, allestiti appositi banchetti per favorire le riprese delle telecamere) con una conseguente diffusione a livello mondiale delle immagini del detenuto mentre veniva, correttamente, tradotto dalla polizia penitenziaria;

   appare inoltre addirittura sconcertante che il Ministro della giustizia abbia diffuso un video, dotato anche di approssimativo montaggio e di commento musicale, titolato «Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo» nel quale compaiono foto, che appaiono quasi come «foto ricordo» del detenuto, con due agenti della polizia penitenziaria al fianco;

   il video mostra inoltre, chiaramente, i volti degli agenti. Nel filmato, in particolar modo, si nota il comportamento di un poliziotto che cerca di coprirsi il volto facendo pensare all'ipotesi che possa trattarsi di un agente che opera sotto copertura e la cui identità sarebbe stata quindi svelata dalla pubblicazione del video;

   assicurare un pluriomicida e fuggitivo come Battisti alla sua pena rappresenta, come detto, un atto di giustizia, non lo è invece la lesione di ogni minimo principio di tutela della dignità della persona, che deve riguardare chiunque, anche i condannati per reati efferati, che non possono essere sottoposti ad una gogna pubblica come accadeva nel passato –:

   se non ritengano, nell'attesa dell'accertamento da parte delle autorità competenti della prospettata violazione delle norme esposte in premessa, di rimuovere il video e adottare tutte le opportune iniziative per la tutela della sicurezza degli agenti e per il rispetto della dignità e dei diritti delle persone private della libertà.
(2-00234) «Bazoli».

Interrogazione a risposta orale:


   COVOLO e PRETTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la «Berica Impianti s.p.a.» di Arzignano (Vicenza) opera, sin dal 1989, nel campo della «cogenerazione» e/o «trigenerazione» e del «risparmio energetico»;

   da notizie di stampa si apprende che detta società, da più di un anno, non può far fronte ai suoi impegni finanziari, anche perché vanta enormi crediti con lo Stato che non paga i lavori eseguiti, tanto da dover chiedere e ottenere l'ammissione al concordato preventivo;

   l'esposizione debitoria complessiva, risulta ammontare a circa 12,5 milioni di euro per un passivo di 14,5 milioni di euro, e lo squilibrio finanziario è di circa 5 milioni di euro;

   detta situazione debitoria risulta consequenziale alla crisi di liquidità derivante dallo sbilancio determinato dal mancato incasso dei crediti statali per lavori eseguiti e non pagati;

   detta società ha installato moderni impianti di cogenerazione in ben 14 carceri e la crisi economica che la attanaglia risulta anche provocata dal mancato pagamento degli impianti di cogenerazioni di otto carceri del Piemonte, tre dell'Emilia Romagna e tre della Toscana, dove la Berica ha incardinato le cause civili davanti ai tribunali di Torino, Bologna e Firenze;

   inoltre, Berica Impianti è creditrice anche nei confronti di altre aziende pubbliche, per lavori svolti ma non pagati;

   con ogni probabilità la situazione finanziaria della società è dipesa da più cause, tra cui indubbiamente la crisi del mercato di questi ultimi tempi che ha colpito il settore, ma, leggendo l'articolato piano presentato in tribunale dai legali, emerge in maniera evidente che il mancato riconoscimento dei crediti da parte del Ministero della giustizia abbia influito in maniera determinante sull'insolvenza, in quanto «Berica Impianti» non ha potuto onorare i debiti con i fornitori;

   è ormai di tutta evidenza che il sistema dei pagamenti e del credito che interessa le imprese italiane merita la massima attenzione e si ritiene opportuno che venga in ogni modo sottolineato e rispettato il concetto che prima di appaltare nuove opere pubbliche si abbia la certezza non solo della copertura finanziaria, ma anche della concreta disponibilità ad erogare le somme –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato;

   quale sia l'effettivo ammontare del credito della ditta e quali siano le ragioni del mancato adempimento da parte del Ministero della giustizia.
(3-00447)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'arresto del latitante terrorista Cesare Battisti, in Bolivia, dopo decenni di latitanza e la sua riconsegna all'Italia in meno di 24 ore ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica italiana di altri criminali ricercati dalle autorità nazionali e riparati all'estero per sfuggire alla cattura e alle pene detentive comminate dalla giustizia italiana;

   si tratta di decine di ricercati per reati di terrorismo e comuni sparsi in tutto il mondo: Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta Continua in Francia, sempre Oltralpe Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, entrambe condannate all'ergastolo nel processo Moro-ter e chiamate in causa anche per i delitti D'Antona e Biagi, Marina Petrella, Enrico Villimburgo, brigatista condannato all'ergastolo nel processo Moro e per gli omicidi Bachelet, Minervini e Galvaligi. Così come Alessio Casimirri, condannato in via definitiva a sei ergastoli per il sequestro Moro e per l'omicidio degli uomini della scorta, latitante in Nicaragua. Sempre in Nicaragua si trova Manlio Grillo che insieme ad Achille Lollo, oggi in Brasile, è Stato autore del rogo di Primavalle. Alvaro Lojacono, dopo aver partecipato alla strage di via Fani e all'omicidio del giudice Tartaglione, è stato per un periodo di tempo in America Latina, prima di trasferirsi definitivamente in Svizzera. Vive, poi, a Buenos Aires, in Argentina, Leonardo Bertolazzi, membro di spicco delle «BR»;

   per quanto riguarda Vittorio Spadavecchia rifugiatosi a Londra pare invece, come sostiene il quotidiano The Times riportato anche dall’Huffington Post Italia che l'Italia abbia smesso di cercare;

   l'Italia avrebbe rinunciato all'estradizione dell'ex terrorista di destra, vicino in passato anche a Massimo Carminati. Lo si desume dal fatto che da Roma non sono arrivati nuovi mandati né presentati ricorsi dopo che un giudice britannico della corte di Westminister nel 2016 si è pronunciato contro l'estradizione di Spadavecchia. Com'è noto, l'ex Nar è fuggito a Londra nel 1982, ed è stato condannato dalla giustizia italiana nel 1986 in contumacia con 21 capi d'accusa relativi a terrorismo, possesso di armi da fuoco, furto e rapina a mano armata, ricorda il Times. Lui ha sempre negato coinvolgimenti in attività terroristiche. Due anni fa un giudice inglese si è pronunciato contro la richiesta di estradizione, sostenendo che Spadavecchia non era a conoscenza di alcun processo a suo carico quando ha lasciato l'Italia per raggiungere Londra. L'ex Nar è stato condannato sulla base delle testimonianze di due co-imputati che non sono stati contro-interrogati, e ai quali sono state offerte riduzioni di pena in cambio delle loro dichiarazioni. Le autorità italiane hanno fatto tre tentativi, tutti falliti, per ottenere la sua estradizione dalla Gran Bretagna, presentando richieste nel 1999, nel 2012 e nel 2015. Oggi Spadavecchia vive a Kensington, gestisce un'attività immobiliare di successo ed è stato giocatore e manager di un club dilettantistico di rugby a Ealing, dove era conosciuto come «Ricky» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non si intendano attivare iniziative, per quanto di competenza e in ossequio al diritto internazionale e interno, avviando contatti con i Paesi ospitanti, per la cattura l'estradizione dei citati criminali anche in un'ottica di pacificazione nazionale rispetto storie criminali e terroristiche degli anni Settanta e Ottanta del XX secolo.
(4-02036)


   DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è stato condannato a 16 anni, con rito abbreviato, il tipografo in pensione Roberto Pirrone, per l'omicidio del senegalese Idy Diene, avvenuto il 5 marzo 2018 a Firenze su Ponte Vespucci;

   è stata decisa, come si apprende a mezzo stampa, una provvisionale per le due mogli della vittima dell'omicidio:

   una da 100 mila euro, l'altra da 75 mila. È stata riconosciuta anche una ulteriore provvisionale da 50 mila euro per altri parenti della vittima –:

   se quanto espresso in premessa trovi conferma;

   se risulti se la corresponsione di denaro alla seconda moglie sia finalizzata al mantenimento della stessa o dei figli; nel primo caso, se non intenda adottare iniziative normative volte a evitare il ripetersi di situazioni analoghe, posto che in Italia non è consentita la pratica della poligamia;

   se si siano verificati altri casi in cui sono stati concessi risarcimenti a due o più mogli.
(4-02054)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2004), ha istituito l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco di passeggeri sugli aeromobili, pari ad un euro per passeggero imbarcato, destinando il 40 per cento del totale a favore dei comuni del sedime aeroportuale o con lo stesso confinanti secondo la media di indicate percentuali;

   il decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7 convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, ha disposto (con l'articolo 6-quater, comma 2) che «l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco è altresì incrementata di un euro a passeggero»;

   la legge 27 dicembre 2006, n. 296 ha disposto (con l'articolo 1, comma 1328) che «al fine di ridurre il costo a carico dello Stato del servizio antincendi negli aeroporti, l'addizionale sui diritti d'imbarco sugli aeromobili, di cui all'articolo 2, comma 11, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni, è incrementata a decorrere dall'anno 2007 di 50 centesimi di euro a passeggero imbarcato»;

   il decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166 ha modificato il decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, (articolo 6-quater, comma 2) prevedendo che «l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco è altresì incrementata di tre euro a passeggero»;

   la legge 28 giugno 2012, n. 92, ha disposto (con l'articolo 4, comma 75) un ulteriore incremento, a decorrere dal 1° luglio 2013, di due euro a passeggero imbarcato;

   il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, ha precisato (con l'articolo 13, comma 16) che l'addizionale comunale non è dovuta dai passeggeri in transito negli scali aeroportuali nazionali, se provenienti da scali domestici;

   il decreto 29 ottobre 2015 ha disposto (con l'articolo 1, comma 1) che la misura dell'incremento dell'addizionale comunale sui diritti d'imbarco è pari a euro 2,50 per l'anno 2016, euro 2,42 per l'anno 2017 e euro 2,34 per l'anno 2018;

   con l'articolo 13-ter della legge 7 agosto 2016, n. 160, viene sospesa, dal 1° settembre al 31 dicembre 2016, l'applicazione dell'incremento dell'addizionale comunale sui diritti di imbarco e viene previsto, per l'anno 2019, un nuovo incremento dell'addizionale comunale sui diritti d'imbarco di 0,32 euro. Il gettito addizionale derivante dal predetto incremento è acquisito a patrimonio netto dal fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale. L'incremento viene soppresso a decorrere dal 1° gennaio 2017 con l'articolo 1, comma 378, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019»;

   ad oggi l'addizionale è pari a 6,50 euro a passeggero con la seguente ripartizione: 5 euro all'Inps; 0,5 euro al servizio antincendi negli aeroporti; 1 euro da ripartirsi tra Enav s.p.a. (30 milioni di euro), «comparto sicurezza» (il 60 per cento della parte eccedente i 30 milioni destinati all'Enav) e comuni di sedime (il 40 per cento della parte eccedente i 30 milioni destinati all'Enav);

   si pensi che, a titolo esemplificativo per l'anno 2016, l'addizionale sarebbe pari a 82.293.663,00, la quota rimanente dopo la sottrazione dei 30 milioni per Enav è di 52.293.663,00, per cui ai comuni spetterebbero 20.917.465,20, ma essi hanno ricevuto in erogazione 5.880.173,00 euro, con una perdita di gettito che pare stimata nell'ordine di 15.037.292,20;

   si apprende che, in forza di un provvedimento del 6 aprile 2018 del dipartimento finanza locale, è stato disposto il pagamento delle risorse stanziate per l'esercizio dell'anno finanziario 2018. Con particolare riferimento ai comuni pugliesi, sarebbero stati disposti i seguenti pagamenti: per l'aeroporto Bari Palese, in favore di Bari vi sono 168.022,14 euro e per Bitonto 6.038,39 euro; per l'aeroporto di Brindisi Papola Casale in favore di Brindisi 86.690,29 euro;

   per alcuni enti, tuttavia, si è proceduto alla momentanea sospensione del pagamento delle risorse finanziarie per il suddetto contributo per l'assunta mancata trasmissione al Ministero dell'interno delle certificazioni di bilancio;

   l'Associazione nazionale comuni aeroportuali italiani (Ancai), che riunisce 82 comuni sul cui territorio insistono in percentuale variabile sedimi aeropostali, afferma che, per il periodo 2005-2015, il versamento di quanto dovuto sarebbe stato indebitamente omesso, tanto da aver promosso un'azione legale contro Ministero dell'interno e Ministero dell'economia e delle finanze trattandosi di oltre 150 milioni di euro a fronte dei 59.518.020 di euro erogati. Azione davanti al giudice ordinario al momento conclusasi, a quanto consta agli interpellanti, con provvedimento negativo per motivi di giurisdizione –:

   se i Ministri interpellati, per quanto di rispettiva competenza, intendano indicare a quanto ammontino nel loro complesso e per ciascun comune, gli oneri dovuti a titolo di addizionale comunale sui diritti d'imbarco di passeggeri sugli aeromobili fino a tutt'oggi;

   se i Ministri interpellati, per quanto di rispettiva competenza, intendano indicare quali siano le iniziative e le tempistiche per il versamento delle somme ai comuni interessati fino a tutt'oggi;

   se i Ministri interpellati, per quanto di rispettiva competenza, intendano indicare quali siano le iniziative per rendere strutturalmente più rapido l’iter di pagamento di tali somme, in modo da scongiurare in futuro ulteriori ritardi;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla recente diffida dell'Associazione nazionale comuni aeroportuali italiani.
(2-00235) «De Lorenzis, Scagliusi, Barbuto, Barzotti, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, Ficara, Grippa, Liuzzi, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Troiano, Currò, Dadone, D'Ambrosio, De Lorenzo, De Toma, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Incà, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ehm, Emiliozzi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le indagini sul tratto aretino della E45 sono iniziate poco meno di un anno fa a seguito del cedimento strutturale di una piazzola di sosta in corrispondenza dell'abitato di Pieve Santo Stefano (AR) avvenuto l'11 febbraio 2018;

   in quell'occasione la procura ha aperto un procedimento penale per disastro colposo contro ignoti e ha incaricato dei consulenti tecnici per risalire alle cause del crollo;

   contestualmente, veniva aperto un altro procedimento penale per smaltimento illecito di rifiuti speciali provenienti proprio da quel crollo, in quanto, durante la notte, il materiale derivante dal cedimento veniva smaltito senza alcuna tracciabilità all'interno di un impianto;

   in sede di incidente probatorio veniva accertato che il materiale rinvenuto conteneva amianto per un valore superiore tre volte al limite di legge, risultando così non corrispondente alla situazione reale il certificato prodotto alla polizia giudiziaria dall'impresa che aveva eseguito i lavori in cui veniva dichiarata l'assenza di sostanze pericolose all'interno del materiale;

   al momento, l'origine del crollo della piazzola sembra da ricondursi a gravi carenze nella manutenzione stradale e in ordine a quest'ultimo aspetto è prossima la conclusione delle indagini;

   a seguito di quanto accaduto è giunta in procura una segnalazione da parte di numerosi cittadini per documentare il grave stato di incuria in cui versano alcuni piloni della E45 del viadotto «Puleto» (il più alto della superstrada) con immagini che mostrano la scopertura dell'armature e l'erosione totale dei copriferro; anche su questo è stato aperto un procedimento penale al momento contro ignoti;

   peraltro la procura e, in particolare, la sezione di polizia giudiziaria dei Carabinieri, ha accertato centinaia di incidenti stradali riconducibili alla cattiva manutenzione stradale;

   il 16 gennaio 2019 veniva chiuso e sequestrato il tratto interessato per il rischio di collasso;

   emergono, in definitiva, un gravissimo stato di incuria e l'assenza di interventi risolutivi di manutenzione che pongono in grave pericolo anche l'incolumità –:

   se il Ministro intenda fornire elementi sulle condizioni generali del tratto stradale, sulla gestione della circolazione e sugli interventi di manutenzione effettuati e da effettuare per risolvere questa grave situazione.
(5-01261)


   MARCO DI MAIO, VERINI, ASCANI e PAGANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che la situazione del viadotto «Puleto» sulla E 45 a Valsavignone, in Toscana, a pochi chilometri dopo il passo del Verghereto, nel comune di Pieve Santo Stefano, sarebbe particolarmente critica;

   la notizia è che si starebbe per procedere alla chiusura su disposizione della competente autorità giudiziaria di un tratto di E45 a cavallo tra Toscana ed Emilia Romagna proprio per il rischio collasso del citato viadotto «Puleto»;

   secondo quanto riportato dai media vi sarebbe un «concreto rischio di crollo» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere nei confronti di Anas circa la messa in sicurezza del tratto stradale in oggetto e quali iniziative, in caso di confermata chiusura della strada, intenda adottare per supportare la viabilità locale e affrontare suddetta criticità;

   quale sia lo stato di sicurezza degli altri viadotti che riguardano l'E45 e se vi siano, quindi, altre situazioni critiche che interessano i territori attraversati dall'arteria.
(5-01262)


   ANZALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Cea (Centro educazione ambientale) di Bernalda-Metaponto ha da tempo sollevato il problema della necessità di un tempestivo ripristino del sottopasso ferroviario vicino la masseria «Sansone» e nei pressi della contrada Santa Palagina-villaggio Metatur, per raggiungere il Tempio di Hera, le famose «Tavole Palatine», da Metaponto lido, senza essere necessariamente costretti a percorrere due pericolose arterie come la strada statale 175 e la strada statale 106;

   il sottopasso, a causa di una serie di eventi alluvionali, a partire dal 2011, è inservibile e non è assolutamente ancora chiaro di chi sia la competenza per il ripristino dello stesso alla percorribilità pedonale e ciclabile;

   gli stessi operatori turistici hanno condiviso la mobilitazione del Cea chiedendo un intervento alle autorità competenti;

   si tratta tra l'altro di un intervento di non grande rilevanza ma che costituirebbe un importante via di accesso ad uno dei tratti di costa più interessanti dal punto di vista naturalistico;

   anche in relazione all'intervento infrastrutturale previsto da Rete Ferroviaria Italiana proprio sulla rete in questione si ritiene sostenibile anche l'intervento sollecitato dal Cea e dagli operatori turistici su questo accesso al mare –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di verificare con Rete Ferroviaria Italiana la competenza sul sottopasso in questione nell'ambito dei sottopassi ferroviari in territorio di Bernalda per un loro effettivo ripristino e per la sua restituzione alla fruibilità dei cittadini e dei turisti.
(5-01265)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ETTORE, MUGNAI, POLIDORI, VIETINA e BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 è stato disposto il sequestro e la chiusura del viadotto Puleto sulla E45, nei pressi di Valsavignone, in provincia di Arezzo, al confine fra Toscana e Romagna;

   il provvedimento di sequestro è stato richiesto dal procuratore di Arezzo Roberto Rossi nell'ambito dell'inchiesta sul cedimento di una piazzola della stessa E45 avvenuto l'11 febbraio 2018. Secondo una commissione di tecnici incaricata dal pubblico ministero, il viadotto Puleto sarebbe a forte rischio di collasso;

   le indagini erano partite nel mese di novembre in seguito alla pubblicazione di un video girato da un poliziotto in pensione. Nelle immagini si vedeva chiaramente lo stato di usura dei piloni e come il ferro si fosse corroso;

   estremamente critiche sono chiaramente le ripercussioni su tutta la viabilità della zona, con l'Umbria sostanzialmente isolata verso nord. Il traffico, soprattutto pesante, viene ora dirottato sulle strade provinciali della Toscana già in condizioni critiche per la poca manutenzione conseguente ai tagli alle risorse che le province hanno subito in questi anni;

   peraltro, lungo la vecchia statale Tiberina che andava in Romagna dal valico di Verghereto, il tratto stradale Valsavignone-Canili della vecchia arteria è chiuso da tempo. La strada è stata declassata a comunale. Detta strada rappresenterebbe, in una situazione di emergenza come quella conseguente alla chiusura del viadotto, una importante alternativa alla E45. Vale la pena sottolineare che nel 2016 era stato previsto un finanziamento di 2,6 milioni di euro per il suo ripristino, ma questo non è mai avvenuto;

   va ricordato come i viadotti lungo la E45 siano particolarmente datati, risalenti agli anni Settanta, ed è alta la preoccupazione per chi percorre questi tratti di superstrada;

   già nel novembre 2018 l'interrogazione n. 4-01710, Vietina e Bignami, ricordava le forti criticità delle condizioni strutturali dei viadotti della E45;

   la E45 è una infrastruttura statale in gestione Anas, e il piano regionale della mobilità della Toscana prevede per il tratto toscano di 30 chilometri tra i comuni di Pieve Santo Stefano e Sansepolcro, investimenti per l'adeguamento e la messa in sicurezza per 75 milioni di euro;

   nonostante i numerosi interventi di manutenzione di questi ultimi anni, rimane il fatto che i materiali costruttivi sono prevalentemente in cemento armato precompresso, sensibile alle escursioni termiche: certamente materiali indicati negli anni in cui tali opere vennero realizzate ma decisamente superati per i nostri giorni –:

   se non si ritenga necessario avviare iniziative normative di somma urgenza finalizzate ad affrontare al meglio la situazione di emergenza – trasportistica, infrastrutturale, e per gli effetti sull'economia locale – conseguente al sequestro e alla chiusura del viadotto Puleto;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, stante la situazione di emergenza in collaborazione con gli enti territoriali interessati, affinché siano resi percorribili percorsi, alternativi, come il tratto Valsavignone-Canili della vecchia arteria ex statale 3-bis, per garantire una valida viabilità nell'area;

   se non intenda avviare tutte le opportune iniziative volte a riportare tutta la vecchia statale Tiberina sotto la gestione dell'Anas;

   quali siano stati finora gli interventi manutentivi e di controllo sulla suddetta infrastruttura viaria, con particolare riferimento ai viadotti;

   se non reputi urgente, anche alla luce di quanto accaduto ed esposto in premessa, effettuare maggiori e più approfonditi controlli per una verifica complessiva dello stato dei viadotti lungo la E45, garantendo alla manutenzione tutte le risorse necessarie e già nelle disponibilità dell'Anas.
(4-02038)


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A33 Asti-Cuneo rappresenta un'infrastruttura fondamentale per il collegamento e lo sviluppo dei due capoluoghi piemontesi; essa è gestita dall'autostrada Asti-Cuneo spa, controllata dal gruppo Gavio, costituita il 23 marzo 2006, in qualità di concessionaria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; il primo finanziamento per la costruzione dell'opera risale a 17 anni fa per il tramite della legge n. 295 del 1998;

   la costruzione dell'Asti-Cuneo è ferma da anni nel tratto Roddi-Cherasco e nell'area di Verduno a causa della mancanza di accordo sul progetto definitivo, per il quale sono state previste negli anni tre soluzioni alternative con costi molto diversi fra loro; è stata infine individuata come maggiormente plausibile, visti i minori costi, la soluzione esterna alla collina di Verduno;

   su tale soluzione, il Ministro pro tempore Delrio ha raggiunto un accordo di cross-financing in sede europea per finanziare la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Paese; tale accordo è stato recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, prevedendo 398 milioni di euro per il periodo dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2030, allo scopo di realizzare il tratto mancante dell'A33 Asti-Cuneo. La dotazione annuale è di 33,16 milioni di euro;

   il giorno 26 settembre 2018 i sindaci del territorio cuneese, assieme ai rappresentanti delle categorie economiche e ad alcuni parlamentari della provincia, hanno incontrato il Ministro interrogato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, onde verificare la volontà del Governo di completare l'autostrada; in tal sede il Ministro ha confermato questa volontà, ma ha affermato di star conducendo una trattativa con il concessionario; il Ministro, pur sollecitato da alcuni dei presenti, non sarebbe tuttavia voluto scendere nel dettaglio del contendere, non precisando se si stesse trattando su opere compensatorie o su una vera e propria revisione dei rapporti concessori a livello nazionale, che più volte ha dichiarato di voler portare avanti; né avrebbe indicato tempi precisi per la conclusione di questa trattativa, della quale non è riportata notizia alcuna dai canali d'informazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   in base a quanto emerso sulla stampa nazionale in data 21 gennaio 2019, il Ministro interrogato, avrebbe intenzione di disattendere l'accordo di cross-financing siglato dal Ministro pro tempore Delrio in sede europea, rinunciando così ai 398 milioni di euro che Satap avrebbe investito per la realizzazione del tratto mancante dell'Asti-Cuneo;

   i cittadini, i lavoratori e le imprese delle province di Asti e di Cuneo attendono da oltre 20 anni il completamento della A33; ogni ulteriore messa in discussione del progetto o dell'accordo di cross-financing raggiunto in sede europea comporta il rischio di perdita dei fondi e l'ennesimo rinvio della cantierabilità dell'opera –:

   se trovino conferma i fatti di cui in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda confermare l'intenzione di disattendere l'accordo di cross-financing sottoscritto in sede europea dal Ministro pro tempore Delrio, rinunciando così ai finanziamenti per il completamento dell'Asti-Cuneo;

   se abbia intenzione di realizzare il completamento dell'Autostrada A33, e in caso affermativo con quali risorse si intenda finanziare l'opera, in quali tempi e con quali modalità.
(4-02039)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i segretari comunali e provinciali svolgono un ruolo fondamentale per le autonomie locali, dovendo assicurare la direzione complessiva ed il coordinamento dell'intera struttura amministrativa comunale, oltre alle delicate funzioni in materia di trasparenza, prevenzione della corruzione e controlli interni;

   la carriera del segretario comunale è strutturata attraverso dei percorsi formativi, denominati «S.P.E.S» e «SE.FA.», necessari per l'iscrizione nelle diverse fasce professionali dell'albo;

   in particolare, sia l'articolo 14, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997 che il vigente Contratto collettivo nazionale del lavoro dei segretari comunali e provinciali dispongono che il Ministero dell'interno debba determinare, con cadenza annuale, il numero complessivo dei segretari da ammettere ai suddetti corsi e disciplinare le relative modalità di partecipazione;

   tali disposizioni non risultano essere stata rispettate, in quanto l'ultimo corso SE.FA è stato espletato nel 2015, mentre l'ultimo corso S.P.E.S è stato espletato nel 2016;

   sia nel 2017 che nel 2018, immotivatamente, non è stato programmato l'avvio di tali corsi, causando il mancato utilizzo delle risorse specificatamente destinate alla formazione dei segretari comunali e provinciali;

   tale ritardo risulta ancor più inaccettabile considerato che i vincitori dell'ultimo corso-concorso, che sono adesso in attesa di tali corsi di formazione e specializzazione, hanno già dovuto affrontare una procedura concorsuale per l'iscrizione all'albo iniziata nel 2009 e che ha avuto la durata record di ben 7 anni –:

   se e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda convocare il consiglio direttivo dell'albo dei segretari comunali e provinciali, al fine di approvare e pubblicare tempestivamente i bandi SPES e SEFA, e quali iniziative intenda adottare per garantire il concreto avvio dei corsi di formazione richiamati in premessa entro i primi mesi del 2019.
(2-00238) «Maria Tripodi, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante questori e prefetti si affannino da anni a sostenere che i reati nel Veneto sono in calo, questa non è la percezione, che hanno i cittadini;

   la stampa locale continua a registrare inquietanti fenomeni;

   la Coldiretti di Treviso ha chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto per denunciare il crescente fenomeno dei furti di attrezzi e macchine agricole nelle aziende dalla campagna della Marca;

   il presidente dell'associazione Giorgio Polegato ricorda, sulle pagine della «Tribuna», che solo poco prima di Natale, in una sola azienda di Motta sono state trafugate ben tre macchine agricole;

   i furti avvengono su commissione e di notte;

   è accaduto addirittura che un mezzo rubato ad Istrana sia stato rintracciato nell'Europa dell'est;

   a Padova si organizzano ronde di cittadini nel quartiere della Stanga;

   la popolazione è esasperata;

   nell'ultimo mese ladri e vandali hanno preso di mira le auto parcheggiate in strada;

   almeno una ventina sono state sfondate a colpi di tombino –:

   quali concrete e risolutive iniziative il Governo intenda assumere per garantire ordine e legalità nelle province venete.
(3-00448)


   BERGAMINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in Italia l'utilizzo dello spray al peperoncino è disciplinato dal decreto ministeriale n. 103 del 12 maggio 2011, che ne ha liberalizzato l'acquisto, l'utilizzo e il porto in pubblico per gli individui con più di 16 anni. Attualmente, sono in commercio diverse tipologie di nebulizzatori a base di gas Oc, acquistabili facilmente anche su molti siti di e-commerce;

   nel mese di dicembre 2018, presso la discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), si è verificato un incidente che è costato la vita a sei persone e ne ha ferite circa un centinaio, e colui che, da solo, ha causato questa strage, ha utilizzato in modo inappropriato uno spray al peperoncino;

   un ulteriore grave episodio, scaturito ancora una volta dall'improprio utilizzo di tale dispositivo di sicurezza, si è verificato nei giorni scorsi, e segnatamente la sera della vigilia di Natale, in provincia di Parma;

   anche in tale occasione lo spray al peperoncino è stato utilizzato come strumento di aggressione, provocando una vittima, un giovane di 21 anni, che è stato ricoverato in ospedale, dopo essere stato colpito al volto, al culmine di una lite scoppiata in una nota discoteca di Noceto;

   è evidente che l'utilizzo di questo dispositivo, nell'ultimo anno, si è intensificato e distorto, in quanto usato per l'aggressione anziché per la difesa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per disciplinare nel dettaglio l'utilizzo di tali dispositivi;

   se non ritengano opportuno intraprendere iniziative normative finalizzate a regolamentarne la vendita, considerando detti vaporizzatori un'arma a tutti gli effetti.
(3-00450)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 dicembre 2018 il Ministero dell'interno ha deliberato un appalto di 9.318.000 euro per la fornitura di 20 imbarcazioni da destinare ai libici nell'ambito del progetto «Support to integrated Border and Migration Management in Libya – First Phase» cofinanziato dall'Unione europea nel quadro del «Trust Fund For Africa»;

   l'iniziativa si colloca nell'ambito di una strategia di «contrasto all'immigrazione clandestina» che consiste principalmente nel supporto alla guardia costiera libica nel fermare le partenze dei migranti o riportarli nei centri di detenzione, nonostante gli evidenti limiti in termini di capacità di intervento nelle operazioni di salvataggio e coordinamento dell'area Sar, e di tutela dei migranti;

   l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulla Libia del dicembre 2018 denuncia gli «inimmaginabili orrori» subiti da migranti e rifugiati nei centri di detenzione in Libia, governativi e non, e «la complicità degli attori pubblici nel traffico di esseri umani»;

   lo stesso Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Moavero ha dichiarato che «in senso stretto e giuridico la Libia non può essere considerata porto sicuro», poiché tale nozione «è legata a convenzioni internazionali, che attualmente non sono state tutte sottoscritte dalla Libia»;

   il decreto-legge n. 84 del 2018 ha previsto la cessione alla Libia di 12 unità navali, ma non è noto se siano state consegnate e a quali fini la Libia le stia utilizzando, non avendo statistiche aggiornate sugli interventi effettuati in area SAR;

   il 19 gennaio 2019 in un naufragio davanti alle coste della Libia sono morte 117 persone; come riportato dalla stampa, la ong Sea Watch, il giorno precedente, intercettata la comunicazione di un'imbarcazione in distress, aveva contattato le autorità italiane offrendosi di prestare soccorso, ricevendo come risposta di rivolgersi alla Libia quale autorità coordinatrice dell'evento, prassi che si ripete ormai da mesi; le richieste di aiuto sono state ignorate dalla guardia costiera libica, e l'intervento dei militari italiani è avvenuto troppo tardi tanto che solo tre persone sono state salvate –:

   quali siano i numeri, in termini di naufragi, dispersi e persone intercettate e riportate indietro, anche al fine di conoscere le modalità di intervento da parte della guardia costiera libica nella zona Sar dal gennaio 2018 al gennaio 2019, anche considerando che i 20 battelli oggetto della gara andranno ad aggiungersi alle motovedette eventualmente già consegnate come supporto alla stessa guardia costiera in questo tipo di operazioni.
(5-01280)


   SISTO e SILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2019, presso una sala slot del centro cittadino di Prato è intervenuta la polizia a seguito di una segnalazione che riferiva della presenza di uno straniero, di origine marocchina, che stava disturbando i clienti;

   il soggetto citato annovera parecchi precedenti per reati contro la persona e il patrimonio ed è solito inoltre intrattenersi e recare disturbo all'interno o negli ambiti di omologhi locali siti nella città di Prato;

   il giovane, in conseguenza della condotta nella circostanza ed in ragione dei precedenti, veniva immobilizzato e trasportato in questura non senza difficoltà;

   nel corso della perquisizione, oltre ad una lametta, la polizia ha rinvenuto alcuni frammenti di hashish, banconote di medio taglio, uno spray per difesa di libera vendita e documentazione intestata a terzi;

   durante la propria permanenza in questura, il soggetto citato, continuava ad imprecare contro gli operatori con insulti e minacce, sia in italiano che in lingua araba, che sono proseguiti anche nel momento in cui lo stesso veniva fatto allontanare dalla questura;

   l'atteggiamento di minaccia è continuato anche nel momento in cui lo straniero ha raggiunto piazza Duomo, recando disturbo ai passanti e generando allarme alla cittadinanza;

   gli operatori della polizia che, giunti tempestivamente sul luogo, immobilizzavano lo stesso hanno appreso che il giovane marocchino durante le fasi di allontanamento dalla questura aveva girato un filmato con il proprio cellulare, poi postato sui social network, che nelle ore successive era diventato virale;

   come riportato nel filmato, lo straniero, alternando frasi e minacce, offendeva l'onorabilità degli operatori della polizia di Stato che, in questo modo, hanno subito un nocumento dalla diffusione in rete del filmato, i quali, invece, hanno dato prova di aver svolto, anche in questa occasione, un eccellente lavoro a difesa della sicurezza di tutta la cittadinanza;

   a ciò si aggiunge che lo straordinario lavoro condotto dalle forze dell'ordine su tutto il territorio nazionale è reso più difficile dal cosiddetto «reato di tortura» che, così come formulato, non serve a punire condotte violente –:

   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di garantire un efficace sistema di espulsioni su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare il perpetrarsi di episodi come quello citato in premessa, e per evitare possibili abusi, anche in virtù dell'articolo 613-bis del codice penale.
(5-01281)


   MIGLIORE, FRAGOMELI, BOSCHI e DEL BARBA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come è noto l'articolo 1, comma 137, della legge n. 56 del 2014 ha stabilito perentoriamente che «nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico»;

   tale obbligo trova peraltro puntuale riscontro nella giurisprudenza amministrativa dei Tar e del Consiglio di Stato, che ha costantemente considerato l'articolo 1, comma 137, della legge n. 56 del 2014 una disposizione con valore cogente e precettivo, e un parametro ineludibile di legittimità dei provvedimenti di nomina delle giunte e dei comuni di popolazione superiore ai 3.000 abitanti;

   tuttavia, va messo in evidenza che non sempre tale disposizione è stata uniformemente applicata su tutto il territorio nazionale, talvolta sulla base della considerazione che la norma citata riconoscerebbe al sindaco una mera facoltà in luogo di un obbligo vero e proprio;

   tuttavia, tale interpretazione non appare né essere sostenuta da pronunce giurisprudenziali conformi, né tantomeno essere sorretta dal dato letterale del comma 137 dell'articolo 1 della legge n. 56 del 2014;

   tra i casi più recenti va certamente citato quello del comune di Teglio, dove la giunta costituitasi il 21 giugno 2018, con 3 assessori uomini su 4, chiaramente non rispetta quanto previsto dall'articolo 1, comma 137, della legge n. 56 del 2014;

   il mancato rispetto della norma sopracitata appare grave alla luce del fatto che tale norma è finalizzata a garantire, anche conformemente a quanto previsto dall'articolo 51 della Costituzione, un'adeguata presenza di genere anche negli organi esecutivi degli enti locali –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire l'applicazione uniforme dell'articolo 1, comma 137, della legge n. 56 del 2014 su tutto il territorio nazionale, stante la particolare rilevanza di una norma quale quella citata nel governo degli enti locali.
(5-01282)


   PRISCO, MONTARULI e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Torino si trovano numerosi centri sociali, tra i quali figurano quello denominato «Askatasuna» e «Asilo occupato», facenti riferimento il primo all'area autonoma e il secondo all'area anarchica;

   i due suddetti centri sociali sono siti a poca distanza l'uno dall'altro e, nonostante siano entrambi tenuti sotto osservazione da parte delle forze dell'ordine, gli interventi delle stesse vengono vanificati a causa di azioni disturbanti degli occupanti;

   nel Borgo Aurora gli occupanti abusivi dell’«Asilo occupato» più volte hanno circondato le forze dell'ordine durante le retate, minacciando i cittadini e consiglieri che lavorano per una riqualificazione del borgo;

   nello specifico, una consigliera di FDI Circoscrizione 7-To, Patrizia Alessi, da anni viene minacciata; è stata presa di mira la sua abitazione con cortei e scritte ingiuriose e minacce di ogni sorta (tra cui la morte), il tutto specificato e documentato in diverse denunce presentate negli uffici della Digos e al vicino commissariato di polizia;

   gli stessi del centro «Asilo occupato» hanno anche occupato dieci alloggi ATC in via Aosta 31, un intero stabile privato in corso Giulio Cesare 45, e affittato anche alcuni appartamenti privati nei pressi dell'asilo occupato;

   inoltre, poco distante dall’«Asilo occupato», in via Bologna, si trova La Nuvola Lavazza, un edificio che spesso viene vandalizzato dagli anarchici, in quanto contrari alla riqualificazione dell'area;

   nel 2017, in occasione di alcuni controlli sulla vendita di alcolici svolti dalle forze dell'ordine in piazza Santa Giulia a Torino, gli agenti si sono trovati costretti a fronteggiare per due volte nel giro di pochi giorni gli occupanti del centro sociale «Askatasuna» che accorsi sul posto hanno aggredito le forze dell'ordine, obbligandole di fatto a far intervenire il reparto mobile per ripristinare l'ordine pubblico e la legalità;

   tale stato di cose sta trasformando determinate zone della città in una sorta di zone franche, in mano a organizzazioni violente che sembrano trovare una collocazione nei citati centri sociali –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per permettere lo sgombero immediato dei suddetti centri sociali e ripristinare una situazione di legalità e di decoro negli spazi citati.
(5-01283)


   MACINA, MAURIZIO CATTOI, DIENI, ALAIMO, DAVIDE AIELLO, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preme agli interroganti segnalare un caso specifico per introdurre una questione generale: Pier Paolo Balzi, capo reparto addetto al comando provinciale dei Vigili del fuoco di La Spezia, condannato dal tribunale di La Spezia con sentenza dell'8 agosto 2017, quale «responsabile di manovra», per lesioni colpose a 9 mesi di carcere e al pagamento di una provvisionale di 200.000 euro (in appello, 5 mesi e 180.000 euro), per l'infortunio occorso al vigile esperto Silvio Guani il 29 agosto 2012 in fase d'addestramento con tecnica SAF 1°; anche stando a fonti della stampa la condanna muove dal mancato utilizzo della corda di sicura, ritenuta dal giudice necessaria ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;

   consta agli interroganti che l'obbligo di utilizzo della corda di sicura durante la suddetta manovra SAF 1° non comparisse nelle prescrizioni interne dell'Amministrazione e sia stato introdotto solo successivamente, nonché che i corsi di formazione organizzati dal Ministero dell'interno ex decreto legislativo n. 626 e n. 81 non contengano riferimenti all'utilizzo della corda di sicura durante la suddetta manovra SAF 1°;

   alla luce del caso esposto, ad avviso degli interroganti l'Amministrazione dovrebbe farsi carico delle richieste risarcitorie di terzi, anche ai sensi dell'articolo 28 della Costituzione, essendo impensabile che un dipendente che osservi abitualmente le prescrizioni dell'Amministrazione venga lasciato solo dinnanzi ad una tragica vicenda processuale ed umana –:

   se non ritenga che, in casi quale quello esposto in premessa, l'Amministrazione che rappresenta possa assumere l'onere delle conseguenze economiche e, a tal fine, non ritenga di adottare le iniziative necessarie per la tempestiva introduzione di uno strumento di tutela complessiva dei responsabili delle squadre di soccorso e di addestramento, prevedendo la stipula di una polizza assicurativa per colpa grave.
(5-01284)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2019 è stata fatta esplodere una bomba carta davanti all'ingresso della pizzeria Sorbillo, nel centro di Napoli;

   il titolare del locale, che era già stato oggetto di un atto intimidatorio cinque anni fa, quando la pizzeria fu incendiata, ha collegato la bomba alla «guerra tra bande che vogliono affermare il proprio dominio in diverse zone di Napoli»;

   in poco più di venti giorni, nel periodo compreso tra il 21 dicembre 2018 e il 15 gennaio 2019, nel territorio della città metropolitana di Napoli, e in particolare nel comune di Afragola, sono state esplose otto bombe, tutte ai danni di attività commerciali e tutte dolose;

   stando alle notizie di stampa le indagini si sono concentrate sui clan camorristici che gestiscono il racket delle estorsioni ai danni dei commercianti, ma è stata ipotizzata anche una faida interna ai clan;

   nel mese di ottobre 2018 il Ministro interrogato aveva annunciato l'invio in Campania di 166 nuovi agenti della polizia di Stato da distribuire tra le province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, che, tuttavia, non sono mai arrivati –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere rispetto all'emergenza criminalità evidentemente in atto nella zona del napoletano, a tutela degli imprenditori e delle loro attività commerciali e della sicurezza di tutta la cittadinanza.
(4-02023)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerose le coppie, soprattutto omosessuali, composte da cittadini italiani che fanno ricorso alle pratiche di maternità surrogata per avere dei figli;

   tale pratica è espressamente vietata in Italia dalla legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di procreazione medicalmente assistita, che sanziona penalmente «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro»;

   il fatto che questo divieto operi solo a livello nazionale, mentre in altri Paesi europei e soprattutto extraeuropei come India e Stati Uniti, tali pratiche siano legali, ha dato luogo al fenomeno del cosiddetto turismo procreativo, attraverso il quale cittadini italiani diventano genitori in Nazioni estere, facendo ricorso alla maternità surrogata, perlopiù servendosi di «agenzie» specializzate in materia e a seguito del pagamento di somme di danaro;

   negli Stati nei quali tale pratica è legale, è consentita, alla nascita del figlio, la registrazione delle coppie che si sono avvalse della maternità surrogata quali genitori, status che tali coppie poi chiedono sia trascritto in Italia;

   sinora, l'assenza nella legislazione italiana di un espresso divieto di tale registrazione, originata, peraltro, semplicemente dal fatto che il nostro ordinamento non contempla coppie genitoriali dello stesso sesso, ha causato una disparità di comportamento tra gli uffici dei diversi comuni interessati dalla questione e ha dato luogo spesso all'accoglimento della richiesta, in spregio delle vigenti normative nazionali;

   non va dimenticato, infatti, che nei casi in esame lo status genitoriale origina non solo dal ricorso a pratiche vietate in Italia, ma spesso si arricchisce di dubbiose dichiarazioni circa lo status di genitore biologico del bambino da parte di uno dei due componenti la coppia omosessuale maschile, che, laddove non veritiere, integrano i reati di falso ideologico, falsa dichiarazione di identità, false dichiarazioni all'ufficiale di stato civile –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per contrastare il ricorso alle pratiche di cui in premessa e la successiva «legalizzazione» delle stesse mediante la trascrizione dello status di genitorialità nell'ordinamento nazionale;

   se il Governo non ritenga di promuovere il varo di una norma che dichiari la surrogazione di maternità come reato universale, rendendolo perseguibile in Italia anche se commesso all'estero.
(4-02045)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in Toscana e a Firenze ultimamente si è riscontrato un aumento delle attività commerciali gestite da cittadini bengalesi, soprattutto nel settore della pelletteria;

   i negozi gestiti da cittadini bengalesi sorgono a pochissima distanza gli uni dagli altri e in essi è stata rilevata una continua rotazione del personale dipendente;

   si registra il diffondersi del business dei cosiddetti «permessi facili» realizzato anche tramite assunzioni fittizie –:

   quale sia il numero dei permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini del Bangladesh negli ultimi cinque anni divisi per provincia di residenza;

   se si sia mai ritenuto di verificare, per quanto di competenza, tramite controlli incrociati con gli uffici anagrafici, la regolarità della presenza di numerose persone non legate tra loro da parentela e residenti negli stessi piccoli appartamenti.
(4-02047)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCANI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto n. 769 del 26 novembre 2018 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha pubblicato le indicazioni sulle novità dell'anno scolastico 2018/2019, apportando importanti modifiche all'esame di maturità;

   da numerose segnalazioni giunte agli interroganti, emergono criticità da parte di insegnanti e studenti. In particolare, questi ultimi percepiscono le problematicità dovute a un'incoerenza tra gli argomenti all'interno dei nuclei tematici e quelli presenti nelle indicazioni nazionali fornite dal Ministero, al notevole ritardo con cui la nota informativa sulle modalità d'esame è stata emanata e all'eliminazione di alcune modalità d'esame precedentemente presenti nella prima prova;

   le novità annunciate non sembrano rispettare le esigenze degli studenti, per questo motivo la Rete degli studenti medi Marche, insieme all'associazione studentesca Albatros e alla Rete degli Studenti medi Ancona, ha organizzato un sit-in per il 18 gennaio 2019, presso l'ufficio scolastico regionale ad Ancona. Protesta estesa anche agli studenti delle altre città italiane che ha come slogan «Noi non siamo cavie»: gli studenti che sono ora in quinta superiore si troveranno ad affrontare un esame di Stato del tutto nuovo e i cui cambiamenti sono stati stabiliti senza alcun confronto con le rappresentanze studentesche;

   preme segnalare, inoltre, la petizione lanciata in questi giorni dagli insegnanti contro le tracce della seconda prova 2019, che ha raggiunto oltre 11 mila firme: il documento di protesta intende esprimere forte preoccupazione per le caratteristiche che, in base alle simulazioni proposte dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 20 dicembre 2018, dovrebbe avere la seconda prova scritta all'esame di stato dei licei scientifici;

   le perplessità condivise nei confronti delle simulazioni proposte dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca riguardano i seguenti aspetti:

    la fisica, nel percorso scolastico degli studenti, prevede un numero di ore settimanali fortemente ridotto rispetto a quello della matematica; questo fatto indiscutibile comporta necessariamente che un'eventuale prova scritta di fisica, alla fine del percorso liceale, debba essere notevolmente più semplice rispetto a una prova di matematica;

    recentemente (26-11-18) il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha adottato i quadri di riferimento e le griglie di valutazione per la redazione e lo svolgimento della prima e della seconda prova scritta all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, in particolare i quadri di riferimento di matematica e di fisica per la seconda prova scritta dei licei scientifici, che hanno destato alcune perplessità. Se a questo si aggiunge che le prove, quella di matematica in particolare, appaiono ben lontane dalle raccomandazioni che la commissione preposta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha voluto dare con i quadri di riferimento, emerge un quadro molto destabilizzante per gli insegnanti e per gli studenti. Questa incoerenza tra quadri di riferimento e simulazioni delle prove è fonte di preoccupazioni anche maggiori della mancanza di informazioni lamentata da docenti, studenti e dalle loro famiglie fino al novembre 2018;

    indipendentemente dalla facilità o dalla difficoltà dei quesiti proposti nella simulazione di matematica, sarebbe auspicabile che i temi esplicitamente previsti dalle indicazioni curricolari negli anni precedenti al quinto, pur necessariamente richiesti come parte del bagaglio culturale degli studenti, non fossero il principale oggetto specifico di domande all'esame di Stato, soprattutto perché, dalla legge n. 1 del 2007, insegnanti e studenti sono abituati a preparare prove scritte che vertono solo sui contenuti dell'ultimo anno di corso;

   come sottolineato dal Ministro interrogato durante il lancio della circolare sopracitata, le novità devono essere accompagnate da azioni di supporto ed è fondamentale adottare un dibattito pubblico ed approfondito e una ricerca didattica con le associazioni degli insegnanti, allo scopo di predisporre un piano a medio e lungo termine che consenta una riforma condivisa, per valutare effettivamente i livelli di competenza degli studenti italiani nelle materie caratterizzanti l'indirizzo di studi, sulla base delle indicazioni nazionali e dei quadri di riferimento recentemente pubblicati –:

   come intenda il Ministro interrogato intervenire sul punto.
(5-01263)


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la signora E.S., studentessa immatricolatasi a fine 2006 al corso di laurea triennale della facoltà di economia presso l'università di Modena e Reggio Emilia, a fine 2009, con alcuni esami ancora da sostenere, iniziava a lavorare a Milano, prima con uno stage curriculare e poi come dipendente di una ditta;

   nel corso di questi anni la stessa sosteneva positivamente alcuni esami, mentre successivamente, tra il 2010 e il 2011, non riusciva a superare i due esami finali prima della laurea, per cui a fine 2014, dopo una sosta di un paio di anni, si iscriveva fuoricorso, pagando regolarmente le tasse universitarie per gli anni in cui era stata ferma, regolarizzando quindi la propria posizione amministrativa;

   tra il 2014 e il 2016 la signora E.S. non sosteneva esami e, a fine 2016, volendo concludere l'agognato percorso di studi, al momento dell'iscrizione le veniva verbalmente comunicata la decadenza dal corso di studi, sulla base del regolamento d'ateneo, senza alcuna precedente comunicazione in proposito;

   nel frattempo il Consiglio universitario nazionale (Cun) aveva già emanato le proprie raccomandazioni in merito. In particolare, nella raccomandazione n. 114 del 14 novembre 2012, pagina due, ultima alinea, è indicato che: «(...) le previsioni regolamentari relative alla decadenza dallo status di studente e/o l'obsolescenza dei CFU non sono applicabili retroattivamente agli studenti iscritti già iscritti al corso di studio»;

   sulla stessa tematica è sopraggiunta la sentenza n. 750 del 2015 del Tar dell'Aquila, con la quale veniva stabilito che per perdere la qualità di studente universitario e dover rinnovare l'iscrizione e ripetere le prove già superate, devono trascorrere 8 anni accademici dall'ultimo esame sostenuto, a prescindere dall'esito positivo o negativo di quest'ultimo;

   nella suddetta sentenza i giudici osservavano che: «... ai sensi dell'articolo 149 del t.u. delle leggi sull'istruzione superiore (t.u. 1592/1933), gli studenti che non sostengono esami per 8 anni accademici consecutivi devono “rinnovare l'iscrizione ai corsi e ripetere le prove già superate”». Ciò deve essere interpretato nel senso che «il rilievo degli esami sostenuti, ai fini del calcolo dei periodi di inerzia universitaria dello studente prescinde all'esito infruttuoso degli esami stessi, i quali quand'anche valutati in modo negativo, non sono comunque “tamquam non esset” nella considerazione della richiesta continuità degli studi intrapresi» –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a chiarire l'attuale normativa relativa alla disciplina della decadenza universitaria.
(5-01267)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il «decreto Salvini» sulla sicurezza reca anche alcune disposizioni riguardanti la cittadinanza introducendo, all'articolo 14, nuove disposizioni in materia di acquisizione e revoca della cittadinanza, modificando ed integrando a tal fine la legge n. 91 del 1992;

   in particolare, si introduce nella legge sulla cittadinanza l'articolo 9.1, che subordina l'acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio e per concessione di legge al possesso da parte dell'interessato di un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del quadro comune europeo di riferimento per le lingue (Qcer);

   quindi, la legge che è stata approvata, tra le varie cose, prevede che i richiedenti la cittadinanza italiana «iure matrimonii» (quindi, persone legalmente sposate con un cittadino Italiano) debbano avere una conoscenza dell'italiano certificata al livello B1;

   tale certificazione non è dovuta per richiesta di riconoscimento del possesso della cittadinanza italiana «iure sanguinis», in relazione alla quale, in verità, si hanno molti più casi di persone che acquisiscono la cittadinanza italiana senza neanche conoscere una sola parola di italiano;

   nel caso di richieste che partono da Paesi esteri bisogna considerare che la rete di certificazione della conoscenza della lingua è inadeguata e si richiede, a volte di spostarsi di migliaia di chilometri per avere la certificazione –:

   se i Ministri interrogati ritengano di adottare iniziative per aumentare la copertura territoriale con ulteriori sedi per la certificazione, oppure attivare un portale online dove il richiedente possa partecipare a un esame certificato dal Ministero competente oppure attivare una procedura di certificazione per corrispondenza, nell'interesse delle famiglie dei nostri connazionali residenti all'estero.
(4-02022)


   GRIMALDI, IORIO, DEL MONACO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'8 gennaio 2018 a seguito di caduta di calcinacci in alcune aule della succursale denominata «Sant'Agostino» del II circolo didattico di Aversa, la scuola veniva chiusa per inagibilità dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco;

   i lavori di ripristino dello stato dei luoghi non sono mai stati effettuati e si è ritenuto opportuno prima erogare le ore di lezione ai discenti regolamentandole sui doppi turni (mattina e pomeriggio); successivamente, si sono spostate le classi V presso l'istituto «G. Parente» di Aversa distante dalla sede centrale del II circolo didattico circa 4 chilometri, mentre per le restanti classi sono state recuperate aule nella sede centrale a discapito dell'offerta formativa (eliminando laboratori e perfino eliminando la sala docenti);

   come evidenziato in molte segnalazioni, la succursale del II circolo didattico di Aversa denominata «Sant'Agostino» è presente ancora nell'elenco delle scuole sul sito ministeriale (nella fase di preiscrizione degli alunni) con tanto di codice di assegnazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca CEEE01104Q –:

   quali siano le motivazioni del mancato aggiornamento del sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca relativamente alla succursale del II circolo didattico di Aversa denominata «Sant'Agostino»;

   se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche che stanno affrontando da circa un anno docenti, alunni e genitori;

   se il Ministro, per quanto di competenza, abbia intrapreso o intenda intraprendere iniziative al riguardo.
(4-02025)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 novembre 2018 presso l'aula consiliare del comune di Ladispoli si è tenuto il convegno, patrocinato dal medesimo comune, dal titolo «La tutela della Vita», un evento che ha trattato temi di attuale interesse generale a livello nazionale e internazionale;

   al fine di dare massima pubblicità al convegno, per gli argomenti di carattere culturale e scientifico trattati, in data 5 novembre 2018 al personale addetto del liceo Sandro Pertini del comune di Ladispoli sono state consegnate tre locandine da sottoporre all'autorizzazione del dirigente scolastico per l'affissione delle stesse nelle bacheche dell'istituto, la quale non è, tuttavia, avvenuta;

   a fronte della mancata affissione e dei chiarimenti chiesti in merito al consigliere comunale che si era recato nell'istituto, veniva risposto che l'autorizzazione non era stata chiesta a causa dell'assenza della dirigente, ma, la stessa, anche una volta rientrata, non ha autorizzato l'affissione;

   il diniego all'affissione appare quanto mai incomprensibile considerato che l'evento in questione si è rivelato di grande interesse e partecipazione e che era patrocinato dal comune stesso e che le bacheche dell'istituto situate nell'atrio del plesso scolastico riportavano numerosissime locandine pubblicitarie di carattere commerciale (cinema, teatro, corsi vari, palestra e altro) fra l'altro prive del timbro dell'imposta di pubblicità;

   il compito della scuola è quello di istruire, formare ed educare gli studenti al fine di favorire il pieno sviluppo della loro personalità, e certamente tra gli ostacoli più temibili a tale sviluppo vi è la difficoltà di accedere a informazioni esaustive, necessarie per crescere e costruirsi un adeguato corredo critico, nonché una reale capacità di comprensione, rispetto agli eventi socio-politici ed economici della Nazione;

   i rapidi cambiamenti economici e sociali che la nostra Nazione sta affrontando impongono che la scuola si adoperi per fornire agli studenti, con ogni strumento, possibili occasioni di approfondimento e conoscenza, e la limitazione delle informazioni arreca un grave vulnus alla libertà, alla pluralità e alla democraticità del diritto alla conoscenza –:

   se sia informato dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare che gli istituti scolastici di ogni ordine e grado garantiscano la piena libertà d'informazione per i propri studenti.
(4-02030)


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   al fine di richiedere il reintegro del posto di lavoro di alcuni docenti dei corsi preaccademici che hanno svolto sino all'anno accademico 2016/2017, per 5 anni consecutivi, l'attività di insegnamento di strumenti presso il conservatorio di S. Cecilia di Roma, i sindacati Sinadir scuola e Usb scuola hanno aperto una vertenza sindacale nei confronti del conservatorio e del Ministero, con diffida e messa in mora rispettivamente del 3 novembre 2017 e del 20 novembre 2017;

   i docenti, utilmente inseriti nelle graduatorie di istituto del conservatorio per detti corsi, non hanno ottenuto il rinnovo del contratto di lavoro per effetto di una convenzione di esternalizzazione dell'attività dei corsi pre-accademici proprie del conservatorio a 8 scuole di musica private, con avviso del 24 luglio 2015, protocollo n. 7984/A13;

   il conservatorio non ha previsto di disporre l'obbligo, per i soggetti a cui è stata rilasciata la predetta convenzione, di reclutare gli insegnanti dei corsi dalle graduatorie dei docenti pre-accademici in servizio e qualificati dal conservatorio, attraverso il bando di concorso pubblico per titoli ed esami del 29 agosto 2011 previsto dalle norme del pubblico impiego e dalla legge 21 dicembre 1999, n. 508 di riforma del settore artistico-musicale;

   i suddetti docenti hanno titolo non solo ad avere l'incarico per l'insegnamento dello strumento nei corsi pre-accademici e nei corsi istituzionali di 1° e 2° livello, per effetto della sentenza del Tar Lazio del 26 luglio 2017, ma anche ad essere stabilizzati negli organici dei conservatori italiani;

   i sindacati Sinadir scuola e Usb scuola, preso atto che l'organismo di direzione del conservatorio non forniva loro alcuna risposta soddisfacente, si sono rivolti al Ministero, con lo scopo in primo luogo di censurare il comportamento del conservatorio S. Cecilia per violazione dell'articolo 2112 del codice civile, dell'articolo 31 del decreto legislativo n. 165 del 2001, della legge n. 508/1999, e della sentenza del Tar Lazio del 26 luglio 2017 n. 8968, per effetto della quale detti docenti, anziché essere licenziati, avrebbero avuto diritto ad essere collocati nella graduatoria nazionale per l'alta formazione artistica musicale e coreutica (Afam) per il reclutamento dei docenti per gli incarichi in tutti i conservatori d'Italia, e in secondo luogo, di intimare al conservatorio di S. Cecilia di Roma di reintegrare i docenti;

   il mancato affidamento dell'incarico di insegnamento per l'anno accademico 2017/2018 ha determinato irregolarità, disagi e maggiori costi per il conservatorio;

   la procedura di esternalizzazione realizzata dal conservatorio si è di fatto concretizzata, ad avviso dell'interrogante, nella «svendita» di un'attività di docenza pubblica, autofinanziata dalla tassa di iscrizione di 1600 euro annui pro capite di ciascun studente ed avviata da oltre 5 anni con docenti qualificati dal conservatorio con istituti di musica privati, soprattutto perché le convenzioni non prescrivono neppure l'obbligo di utilizzare i docenti in servizio da oltre cinque anni nel conservatorio di S. Cecilia e dallo stesso selezionati ed abilitati all'insegnamento –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, sulla base di quali presupposti giuridici sia stato possibile per il conservato di S. Cecilia non rinnovare l'incarico ai docenti abilitati all'insegnamento;

   sulla base di quali presupposti sia stata condotta la procedura di esternalizzazione di alcuni insegnamenti effettuata dal conservatorio senza la consultazione con i sindacati prescritta ai sensi del decreto legislativo n. 75 del 2017;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di permettere il ripristino dell'attività dei corsi pre-accademici e il reintegro in servizio dei docenti.
(4-02033)


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 62 del 2017 – Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo e dell'esame di Stato – stabilisce che la valutazione delle alunne e degli alunni è effettuata collegialmente dai docenti contitolari della classe, compresi i docenti incaricati dell'insegnamento della religione cattolica e di attività alternative all'insegnamento della religione cattolica, ovvero dal consiglio di classe;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 751 del 1985 recante norme esecutive dell'intesa tra autorità scolastica italiana e la Cei per l'insegnamento della religione cattolica prevede che gli insegnanti incaricati di religione cattolica fanno parte della componente docente negli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti, con la sola logica limitazione che, ai fini della valutazione e dell'ammissione all'esame conclusivo del primo ciclo, tali insegnanti si esprimano solo in merito agli alunni che si sono avvalsi dell'insegnamento della religione Cattolica;

   il voto di ammissione all'esame di Stato conclusivo del primo ciclo deliberato dal consiglio di classe è espresso in decimi ed è spesso, con dubbio di legittimità, calcolato esclusivamente sulla base della media aritmetica dei voti conseguiti dalle alunne e dagli alunni, mentre la valutazione dell'insegnamento della religione cattolica, così come della materia alternativa, è formulata con giudizio e non esiste norma o documentazione ministeriale volta a legittimare e a definire i parametri sulla base dei quali riportare tale giudizio in valori numerici;

   ciò avviene nonostante sia esplicitamente previsto dalla normativa in materia che la valutazione relativa all'insegnamento della religione cattolica o della materia alternativa può essere determinante ai fini dell'ammissione o non ammissione all'esame;

   risulta all'interrogante che si sia ormai consolidata la prassi per cui, in sede di scrutinio, ai fini della determinazione del voto di ammissione all'esame conclusivo del primo ciclo, in molte istituzioni scolastiche, sulla base delle indicazioni o della deliberazione del collegio dei docenti, si utilizza esclusivamente la media aritmetica dei voti e si esclude, di fatto, la valutazione dell'insegnamento della religione cattolica e della materia alternativa a tale insegnamento;

   in questo periodo sono in corso di definizione le disposizioni applicative in materia di esami conclusivi del primo e secondo ciclo di istruzione –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché, in sede di emanazione degli specifici documenti ministeriali di natura esplicativa e orientativa volti all'aggiornamento delle indicazioni in merito alla valutazione delle competenze, siano introdotte specifiche disposizioni finalizzate a rendere realmente paritario, nella determinazione del voto di ammissione delle alunne e degli alunni all'esame conclusivo del primo ciclo di istruzione, anche il giudizio espresso dall'insegnante di religione cattolica o della materia alternativa.
(4-02046)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il trattamento di fine servizio (Tfs), maturato dal lavoratore a seguito dell'accantonamento disposto ex lege nell'arco della vita lavorativa, era immediatamente liquidato in un'unica soluzione ex articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 1973;

   la riduzione della spesa pubblica, determinata dalla crisi finanziaria, ha portato alla definizione di atti normativi che di fatto diluiscono nel tempo il diritto del dipendente pubblico appartenente alle forze di polizia, a percepire il Tfs;

   in tale ambito la liquidazione del Tfs per i dipendenti del comparto difesa e sicurezza è effettuata a far data dal 2014, da parte dell'Inps, utilizzando tre diverse modalità:

    un termine breve di 105 giorni in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso del dipendente;

    un termine di 12 mesi in caso di raggiungimento dei limiti di età, estinzione del rapporto di lavoro a tempo determinato per raggiungimento del termine finale fissato nel contratto stesso, pensionamento conseguito con l'anzianità contributiva massima;

    un termine di 24 mesi in caso di dimissioni volontarie, recesso da parte del datore di lavoro, licenziamento o destituzione;

   la Corte costituzionale ha stabilito che le disposizioni restrittive in materia di trattamento economico e normativo del pubblico impiego devono essere temporanee e avere lo scopo di fare fronte alla crisi della finanza pubblica (sentenza n. 178 del 2015);

   il Tfs fa parte a pieno titolo del trattamento economico e normativo del pubblico impiego. Non possono considerarsi strutturali misure che limitano i diritti sogettivi dei dipendenti pubblici e, in particolare, degli appartenenti al comparto difesa e sicurezza, che mettono quotidianamente a rischio la vita per la tutela della pubblica incolumità;

   c'è preoccupazione dei sindacati in merito al decreto «quota 100» e «reddito di cittadinanza» che potrebbero essere varati a breve e che dovrebbero prevedere misure discriminatorie per i dipendenti pubblici rispetto ai lavoratori privati: «finestre» d'attesa più lunghe per andare in pensione la possibilità di incassare Tfr e Tfs solo nel momento in cui saranno raggiunti i normali requisiti di pensionamento;

   il 30 dicembre 2018, in sede di approvazione della manovra finanziaria per il 2019 è stato accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1334-B/176, che impegnava il Governo «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a prevedere disposizioni normative e regolamentari che riducano i tempi di fruizione del Tfs da parte dei dipendenti del pubblico impiego ed in particolare per i dipendenti del comparto Difesa e Sicurezza» –:

   se i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative al fine di erogare con sollecitudine trattamento di fine rapporto e trattamento di fine servizio ai dipendenti del pubblico impiego e, in particolare, ai lavoratori del comparto difesa e sicurezza.
(2-00227) «Ruffino».

Interrogazioni a risposta immediata:


   CAIATA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018, con sentenza del tribunale di Catania, sono stati posti sotto sequestro beni appartenenti a Mario Ciancio Sanfilippo, editore de La Gazzetta del Mezzogiorno, storico quotidiano di Puglia e Basilicata, con una storia alle spalle di 130 anni;

   la situazione finanziaria della testata, inserita nel contesto di un'editoria in grave crisi, aveva già causato il ricorso a prepensionamenti e ammortizzatori sociali per i lavoratori ed è stata aggravata dall'inchiesta giudiziaria;

   in questi mesi i giornalisti e i poligrafici hanno percepito solo lo stipendio di novembre 2018 e non riescono ad avere informazioni dagli amministratori giudiziari sul loro destino e sulle mancate spettanze –:

   quali iniziative intenda il Ministro interrogato intraprendere, per quanto di competenza, per salvaguardare e tutelare innanzitutto i lavoratori coinvolti, anche attraverso un piano industriale, al fine di rilanciare La Gazzetta del Mezzogiorno che offre un servizio fondamentale soprattutto per le regioni del Sud del nostro Paese.
(3-00453)


   ZANGRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge recante il reddito di cittadinanza, licenziato dal Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2019, non risulta ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale;

   secondo il Ministro interrogato il sussidio sarà istituito da marzo 2019 ed erogato già a fine aprile 2019;

   dalle bozze circolate risulta una serie di azioni propedeutiche fondamentali, che richiedono tempi adeguati affinché la misura non resti un mero sussidio a fini elettorali – come attualmente appare all'interrogante –, quali l'implementazione di un sistema informatico di banca dati e interfaccia di comunicazione tra centri per l'impiego, Anpal, Inps, Caf, Poste italiane, agenzie per il lavoro, imprese, fermo restando che queste ultime non hanno alcun obbligo di condividere col sistema le offerte di lavoro;

   risultano imprescindibili l'assunzione di personale e la formazione qualificata dello stesso per implementare il richiamato sistema. I cosiddetti navigator, che dovrebbero supportare i percettori del sussidio, sarebbero 4.000 presso i centri per l'impiego, gestiti dalle regioni, e 6.000 a carico dello Stato;

   le assunzioni a livello nazionale sarebbero svolte da Anpal servizi spa, società di diritto privato controllata al 100 per cento da Anpal, di cui la nomina del presidente in pectore, professor Domenico Parisi, è ancora all'esame delle commissioni parlamentari competenti per l'espressione del previsto parere;

   secondo le previsioni ottimistiche della Conferenza delle Regioni, nelle regioni più virtuose le assunzioni dei navigator richiederanno almeno sei mesi, dunque non prima di agosto 2019;

   il professor Tridico, consigliere del Ministro interrogato, al Forum Sole 24 Ore, il 21 gennaio 2019, ha dichiarato che saranno assunti con «contratto di collaborazione per due anni», cioè la formula in assoluto più precaria di rapporto di lavoro, preferendolo al contratto di lavoro subordinato, perfino a quello a tempo determinato, perché «ci sono vincoli meno stringenti» e «ad aprile potrebbero essere lì, non li formi tutti in una volta»;

   Anpal servizi spa attualmente impiega in funzione strategica per le politiche attive del lavoro 654 addetti formati ed esperti, di questi ben 520 sono lavoratrici e lavoratori precari assunti, per mezzo di selezioni pubbliche, con contratti di collaborazione ed esclusi finora da ogni misura di stabilizzazione;

   col «decreto dignità» il Governo, ad avviso dell'interrogante, ha «bollato» di fatto le imprese private come sfruttatrici dei precari, imponendo la scelta tra stabilizzazione e licenziamento –:

   quali siano la cadenza temporale per l'effettivo accesso ai servizi di formazione e reinserimento nel mercato del lavoro e la previsione di occupabilità per i beneficiari del sussidio nel primo semestre di funzionamento della misura.
(3-00454)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, MADIA, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 21 gennaio 2019, nella sede genovese di Ansaldo energia, Eros Cinti, operaio di 42 anni, è rimasto ucciso, secondo una prima ricostruzione, dalla caduta di un pezzo da una gru, mentre movimentava un carico sospeso. Nella stessa giornata, ad Ariccia, è deceduto un operaio di 29 anni;

   nei primi undici mesi del 2018 sono state presentate all'Inail 592.571 denunce di infortunio sul lavoro, con un aumento dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Gli incidenti con esito mortale sono aumentati del 9,9 per cento, da 952 a 1046; le malattie professionali del 2,2 per cento, da 53.865 a 55.052;

   il comma 1121 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019 ha apportato tagli al bilancio dell'Inail per 1.535 milioni di euro nel prossimo triennio; tali tagli comporteranno, tra l'altro, la riduzione delle risorse destinate al finanziamento dei progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e l'abolizione delle agevolazioni per le imprese virtuose; il comma 1126 ha modificato la disciplina di settore, al fine, di fatto, secondo gli interroganti, di consentire all'Inail, a fronte dei tagli, il recupero di maggiori risorse finanziarie in sede di rivalsa nei confronti del soggetto responsabile, adottando il cosiddetto «metodo di calcolo per sommatoria del danno differenziale»;

   l'effetto immediato sarà la riduzione significativa del risarcimento ottenibile dal lavoratore, rafforzando l'Inail e premiando il datore di lavoro, con la riduzione delle tariffe e con la forte e inedita discrezionalità del giudice nella determinazione delle somme da versare a Inail a seguito dell'incidente, sulla base della sua condotta passata e successiva; viene sostanzialmente sacrificato il diritto fondamentale del lavoratore vittima dell'infortunio o della malattia professionale all'integrale risarcimento del danno differenziale, ripristinando una situazione che la Corte costituzionale ha ritenuto illegittima con la sentenza n. 485 del 1991;

   l'aumento degli incidenti sul luogo di lavoro e delle malattie professionali rischia di aggravarsi ulteriormente con una politica di tagli agli investimenti in prevenzione e di riduzione dei diritti dei lavoratori coinvolti –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per rivedere quelle che gli interroganti ritengono improvvide misure, che hanno determinato una riduzione delle risorse destinate a progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e l'abolizione delle agevolazioni per le imprese virtuose, nonché per il ripristino dei diritti dei lavoratori infortunati, oggi fortemente indeboliti dalle previsioni del richiamato comma 1126 della legge di bilancio per il 2019.
(3-00455)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2019 ha approvato un decreto-legge (non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale) che prevede l'introduzione, a partire dal mese di aprile 2019, del reddito di cittadinanza;

   il reddito di cittadinanza sarà riconosciuto ai soggetti e ai nuclei familiari in possesso di specifici parametri reddituali individuati con il modello Isee;

   dalla lettura della bozza di decreto-legge risulta che con riferimento ai requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, il componente richiedente il beneficio deve essere: 1) in possesso della cittadinanza italiana o di Paesi facenti parte dell'Unione europea, ovvero suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo; 2) residente in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due, considerati al momento della presentazione della domanda, in modo continuativo;

   in base a tale previsione il reddito di cittadinanza sarà erogato anche a immigrati e nomadi non italiani, che in sostanza si troveranno ad essere mantenuti dallo Stato italiano anche a scapito dei cittadini italiani in stato di bisogno, considerato che da varie fonti di stampa è emerso che a fronte di un numero di domande superiore a quello previsto sarà ridotta l'entità del beneficio economico;

   paradossalmente, al contrario, la formulazione del testo del decreto-legge richiede il requisito della residenza anche in capo ai cittadini italiani ed esclude, quindi, quei soggetti che essendo senza fissa dimora non potranno dimostrare né una residenza decennale, né, tantomeno, una residenza continuativa di due anni nel periodo antecedente la presentazione della domanda per il reddito di cittadinanza;

   il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno economico e volta al reinserimento lavorativo che – come dice in teoria lo stesso nome – dovrebbe aiutare e tutelare quegli 1,8 milioni di italiani che vivono in stato di povertà assoluta e non diventare una misura di assistenza per immigrati e nomadi non italiani –:

   quanti tra i soggetti e nuclei familiari che riscuoteranno il reddito di cittadinanza siano immigrati e nomadi non italiani e se il Ministro interrogato non ritenga di prevedere che, invece, il reddito di cittadinanza sia concesso solo ai cittadini italiani.
(3-00456)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA, NESCI e SCUTELLÀ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con propria determinazione n. 150 del 30 novembre 2018, il presidente dell'Inps, professor Tito Boeri, ha adottato il modello organizzativo dell'area medico-legale secondo l'articolazione descritta e rappresentata nell'allegato 1; il predetto modello organizzativo è partitamente definito nel suddetto allegato, vista anche la determinazione presidenziale n. 59 del 14 febbraio 2017 con cui è stata rideterminata la dotazione organica del personale dell'Istituto, approvata dal precedente Ministro del lavoro e delle politiche sociali con nota del 29 marzo 2017 prot. n. 5706; nella determinazione presidenziale n. 150 del 2018 si prende atto che «alla data del 1° novembre 2018, rispetto alle 539 unità attualmente previste dalla dotazione organica, la copertura effettiva di medici in servizio è pari a 464 unità, ma tale numero è destinato a diminuire ulteriormente»; ivi si rileva che «l'assolvimento delle accresciute competenze istituzionali ha richiesto, a fronte del permanere del blocco del turn-over per i medici dipendenti, l'apporto sempre più consistente di medici esterni in rapporto convenzionale con l'istituto»; ivi si prende altresì atto «della necessità di adeguare l'assetto organizzativo dell'Area medico legale al fine di conseguire una razionalizzazione delle strutture centrali e territoriali medico legali sulla base al momento della dotazione organica di cui alla determinazione n. 59 del 14 febbraio 2017», come pure della circostanza che «rispetto alle n. 118 Unità Operative Complesse previste nella determinazione presidenziale n. 82 del 5 agosto 2010, sono titolari di incarico soltanto 59 medici e che per le restanti 59 UOC gli incarichi sono attribuiti ad interim»; ivi si rileva, poi, che «in base a quanto stabilito dalle determinazioni n. 108 e 231 del 2009 e n. 82 del 2010 il modello organizzativo vigente dell'Area medico legale è articolato in strutture denominate Unità Operative Complesse (UOC) e Unità Operative Semplici territoriali (UOST) e funzionali (UOSF) attribuite, rispettivamente, alla responsabilità di medici di 2a fascia e di 1a fascia», aggiungendo che, in ragione dell'allargamento della platea di cittadini afferenti ai centri medico legali dell'Istituto, dell'assoluta oggettività rappresentata dal dato di popolazione residente e considerate le peculiarità legate ai carichi lavorativi, «è stato condotto uno studio in base ai coefficienti di ripartizione di popolazione a livello provinciale, ponderati con il coefficiente di ripartizione regionale, tenuto conto, ove possibile, anche delle sedi capoluogo di Regione (dati Istat al 1o gennaio 2018)»; sulla base dei predetti parametri ivi si giustifica «un cambiamento nell'assetto organizzativo», di seguito riassunto; ivi si rileva, poi, che, «nel nuovo assetto, le posizioni organizzative di UOST e di UOSF costituiscono unità indispensabili anche in considerazione della prospettata riduzione delle Unità Operative Complesse», nonché «la congruità della valorizzazione del ruolo delle UOS territoriali volta ad assicurare la funzione di coordinamento in quelle realtà in cui manca la figura di un responsabile di UOC» –:

   di quali elementi disponga in merito a quanto esposto in premessa e quali effetti pratici avrà per l'utenza il nuovo assetto organizzativo dell'area medico-legale dell'Inps, se cioè in concreto essa sia costretta a gravosi spostamenti in virtù di un processo di centralizzazione dei servizi spesso determinato da prevalenti esigenze di contenimento della spesa pubblica a discapito dei cittadini, e, nel caso, quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare che gli stessi non siano obbligati al pendolarismo per la definizione delle pratiche di loro interesse.
(4-02042)


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014, articolo 1, comma 118 e seguenti) introduceva l'esonero dei contributi previdenziali, in favore delle assunzioni a tempo indeterminato effettuate, dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015, dai datori di lavoro imprenditori e non, per un periodo massimo di 36 mesi e nel limite di 8.060,00 euro su base annua;

   giungono all'interrogante diverse segnalazioni relative alle vicissitudini di aziende che vedono disconoscersi i benefici della predetta norma anche per irregolarità contabili di poche centinaia di euro, a seguito delle quali risulta un documento unico di regolarità contributiva negativo;

   tali disconoscimenti verrebbero effettuati in virtù dell'articolo 1, comma 1175, della legge n. 296 del 2006, che afferma che, «A decorrere dal 1° luglio 2007, i benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale sono subordinati al possesso, da parte dei datori di lavoro, del documento unico di regolarità contributiva, fermi restando gli altri obblighi di legge ed il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, laddove sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale»;

   tali situazioni pongono il tema di una necessaria semplificazione in relazione al documento unico di regolarità contributiva, in primo luogo rispetto alla proporzionalità tra l'infrazione commessa e la relativa sanzione. Non è affatto proporzionale la sanzione relativa alla perdita di benefici per decine di migliaia di euro a fronte di irregolarità di poche centinaia di euro;

   altro tema rilevante riguarda la necessità di notificare, all'azienda, entro un termine congruo, le irregolarità che possano dar luogo alla perdita dei benefici stessi –:

   se risultino al Ministro interrogato le criticità di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per risolvere e superare le criticità oggetto di segnalazione.
(4-02044)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   FORNARO e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il caporalato è una piaga che continua ad affliggere il settore agricolo italiano, strettamente connesso al fenomeno delle migrazioni;

   il caporalato è reato dal 2011, quando l'articolo 12 del decreto n. 138 del 2011 ha introdotto una pena che va dai 5 agli 8 anni di reclusione. Successivamente, la legge n. 199 del 2016 ha introdotto nuovi strumenti penali, come la confisca dei beni, come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l'arresto in flagranza e la responsabilità del datore di lavoro;

   secondo le stime dell'ultimo «Rapporto agromafie e caporalato» pubblicato nel luglio 2018 dall'Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil, il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura vale 4,8 miliardi di euro, mentre 1,8 miliardi sono di evasione contributiva;

   il protocollo contro il caporalato, firmato il 27 maggio 2016, e che aveva come finalità principale quella di sostenere e rafforzare gli interventi di contrasto al caporalato e allo sfruttamento su tutto il territorio nazionale anche attraverso politiche di accoglienza e integrazione, è scaduto, con le sue relative risorse, il 31 dicembre 2017;

   nel decreto n. 119 del 2018 è stata prevista l'istituzione del «Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura»;

   il 17 gennaio 2019 la squadra mobile di Latina ha arrestato sei italiani per violazione della normativa sul caporalato. Circa 400 stranieri, prevalentemente romeni e nordafricani, erano finiti nella rete di sfruttamento della Agri Amici Società Cooperativa di Sezze, una cooperativa di copertura, che nascondeva in realtà una vera e propria organizzazione di schiavitù. A notte fonda i braccianti stranieri venivano ammassati anche in venti in furgoni adibiti al trasporto di otto o dieci persone, poi venivano portati nei campi del Pontino a raccogliere kiwi o prugne per otto o dieci ore consecutive per una paga di 4,50 euro rispetto ai 12 euro previsti dal contratto per un numero di ore dichiarato di molto inferiore a quelle effettive;

   il Governo ha emanato un avviso pubblico in cui si stanziano 23 milioni di euro per la lotta allo sfruttamento in agricoltura –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, di concerto con gli altri Ministeri interessati e con le regioni, per combattere il caporalato, investendo, in particolar modo, nella prevenzione del fenomeno.
(5-01276)


   SPENA e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), istituita con decreto legislativo n. 165 del 1999, svolge funzioni di organismo pagatore dei contributi stabiliti dalla politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea;

   in attuazione dell'articolo 15 della legge n. 154 del 2016, con decreto legislativo n. 74 del 2018, si è proceduto al riordino dell'Agea e alla soppressione di Agecontrol spa;

   tra le priorità indicate dal Ministro interrogato nelle linee programmatiche presentate alle Commissioni agricoltura di Camera e Senato il 5 luglio, è stata evidenziata la semplificazione delle procedure, la riduzione dei costi della burocrazia e la revisione complessiva dell'organizzazione del Ministero e degli organismi ad esso collegati;

   nel rispondere ad un'interrogazione, il 1° agosto 2018 sulle difficoltà di pagamento di Agea, il Governo ha fatto riferimento agli obiettivi finanziari (cosiddetto N+3) e di performance che il programma di sviluppo rurale e quelli delle regioni con organismo pagatore Agea sono chiamati a raggiungere entro il 2018;

   nei primi giorni di novembre 2018 Agea ha annunziato di aver avviato il pagamento degli anticipi 2018 della Pac – per la campagna 2018 – in favore di 500 mila aziende, per un importo totale di oltre 900 milioni di euro;

   il 20 dicembre il Ministro interrogato ha dichiarato raggiunto l'obiettivo finanziario fissato per il 31 dicembre 2018 per tutte le tredici regioni Agea;

   tuttavia, sono ricorrenti le notizie, anche di questi giorni, di gravi ritardi nei pagamenti relativi alle ultime annate agrarie che mettono in crisi la sopravvivenza delle imprese agricole: il sostegno comunitario, in particolare, equivale mediamente a circa il 28 per cento del reddito dell'agricoltore;

   oltre a ciò, occorre sottolineare negativamente la mancanza di comunicazione diretta tra Agea e aziende agricole. Gli imprenditori agricoli si vedono accreditare con periodicità discontinua e imprevedibile delle cifre, non hanno facile contezza né degli esiti delle loro richieste, né a quale annualità imputare le somme ricevute. Ne consegue l'estrema difficoltà a proporre rettifiche. La richiesta generale del mondo agricolo è che Agea dovrebbe avere degli sportelli provinciali per gestire i pagamenti e uno sportello telematico per dialogare direttamente con le imprese –:

   se non ritenga opportuno avviare un'analisi sulle problematiche evidenziate in premessa in merito all'attività di Agea, con riferimento all'eccesso di burocrazia già da tempo denunciato dalle associazioni di categoria, che rallenterebbe in maniera incisiva l’iter delle procedure e dei pagamenti, al fine di avviare rapidamente una profonda riforma.
(5-01277)


   CENNI e GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   i danni causati all'agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita hanno assunto dimensioni allarmanti, con gravi ripercussioni che incidono inevitabilmente sulla pubblica sicurezza oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole, compromettendo in vaste aree interi raccolti e l'equilibrata ed integrata coesistenza sostenibile tra attività umane e specie animali;

   il numero di cinghiali in Italia sembra secondo alcune stime addirittura raddoppiato negli ultimi 10 anni, superando ad oggi il milione di unità, mentre si è notevolmente estesa l'area in cui questi animali arrivano a spingersi in cerca di cibo;

   le associazioni agricole di categoria hanno stimato in 300 milioni di euro all'anno i danni provocati ogni anno dalla fauna selvatica;

   la legge n. 157 del 1992 attribuisce alle regioni la competenza in materia di normativa, di programmazione e gestione dell'attività venatoria;

   questi strumenti normativi non si sono però rilevati sufficientemente efficaci, facendo ricadere spesso i costi relativi alla prevenzione dei danni esclusivamente sulle attività agricole, mentre l'attività venatoria, negli ultimi anni in sensibile diminuzione nel nostro Paese, non ha potuto contrastare l'aumento del numero di animali selvatici e contribuire al ripristino dell'equilibrio dell'ecosistema naturale;

   il 4 dicembre 2018, il Governo, rispondendo alla Camera dei deputati all'interrogazione n. 5-01041, riguardante il risarcimento dei danni al settore agricolo, dichiarava di aver notificato alla Commissione europea uno schema di decreto interministeriale che disciplina le modalità di concessione degli aiuti per le misure preventive e per gli indennizzi;

   lo stesso Ministro interrogato il 9 gennaio 2019, rispondendo nell'Aula della Camera ad un'interrogazione a risposta immediata, dichiarava la generica disponibilità ad «agire in maniera coordinata su tutto il territorio e impostare interventi di gestione che risultino efficaci a breve termine» senza indicare misure volte a rendere più incisivi gli strumenti di contrasto all'incremento della popolazione dei cinghiali –:

   quali siano i tempi di emanazione del provvedimento e quali i contenuti dell'annunciato schema di decreto interministeriale che andrebbe a disciplinare le modalità di concessione degli aiuti per le misure preventive e per gli indennizzi dei danni provocati da fauna selvatica omeoterma alle produzioni agricole e se non ritenga altresì necessario, considerata l'urgenza e la particolare attualità della tematica, adottare, in accordo con le regioni, iniziative d'urgenza.
(5-01278)


   GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, DEL SESTO, GAGNARLI, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARAIA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il fermo pesca «volontario» o non obbligatorio è stato introdotto nel 2017 dal decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, che ha aggiunto all'articolo 1, comma 346, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, i seguenti periodi: «Per l'anno 2017 e nel limite di spesa di 7 milioni di euro per il medesimo anno, a ciascuno dei soggetti di cui al presente comma (ciascun lavoratore dipendente da impresa adibita alla pesca marittima, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250) è altresì riconosciuta la medesima indennità giornaliera onnicomprensiva pari a 30 euro nel periodo di sospensione dell'attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo non obbligatorio, per un periodo non superiore complessivamente a quaranta giorni in corso all'anno»;

   risulta che quei 7 milioni di euro, nel 2017, non siano stati utilizzati per la finalità voluta dal legislatore, a vantaggio del settore della pesca: sono stati infatti re-incamerati dal Ministero dell'economia e delle finanze dal momento che il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e quello del lavoro e delle politiche sociali non hanno adottato nel termine utile, ovvero entro l'anno in corso, il decreto interministeriale con il quale avrebbero dovute essere dettagliate le ipotesi legittimanti l'erogazione della nuova indennità;

   risulta agli interroganti che il 1° ottobre 2018 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha inviato all'ufficio legislativo del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo la bozza del decreto, per l'assenso di competenza, precisando di avere già avuto il concerto tecnico della competente direzione del Ministero medesimo;

   è ormai trascorso tempo e non risulta che da allora vi siano stati ulteriori passaggi, mentre il settore e gli operatori sono preoccupati per il reiterarsi di una situazione che rischia di fare nuovamente perdere risorse importanti ai pescatori, che costituiscono un ammortizzatore sociale indispensabile –:

   se siano conoscenza di quanto esposto in premessa e se intendano fornire rassicurazioni circa la positiva conclusione dell’iter procedimentale di adozione del decreto citato entro il 31 dicembre 2018.
(5-01279)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAGLIONE, CADEDDU, CILLIS, DEL SESTO, GAGNARLI, GALLINELLA, ALBERTO MANCA e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato abbia fatto pervenire al competente ufficio del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo una richiesta di elementi informativi e chiarimenti in ordine ai temi della normativa sulla riproduzione animale e sui registri genealogici;

   in particolare, ciò che interessa all'Autorità, per quanto nella sua competenza, risulta essere la questione del rispetto, in quell'ambito normativo e nella sua concreta applicazione, dei princìpi della libera concorrenza;

   sotto il profilo della disciplina di legge, l'Autorità è interessata a sapere in che misura il decreto legislativo da ultimo approvato (n. 52 del 2018) sia idoneo ad apportare una sostanziale modifica del contesto organizzativo preesistente, connotato da una già precedentemente censurata carenza di una effettiva possibilità di sviluppo di attività in concorrenza reale (si fa riferimento ad una segnalazione della medesima Autorità risalente al 10 marzo 2010);

   inoltre, oggetto della richiesta di chiarimenti è l'iniziativa organizzativa dell'Associazione italiana allevatori che risulta essere stata assunta successivamente all'adozione della riforma legislativa: se ne richiedono dettagli e si domanda se vi sia sostanziale compatibilità tra detta iniziativa e i princìpi del decreto legislativo suddetto, improntati al rispetto della specializzazione delle attività, della separazione delle stesse, in un'ottica di tutela della libera concorrenza e della eliminazione di anche potenziali conflitti di interesse –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se abbia dato riscontro alla richiesta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

   se e, in caso positivo, in che termini il Ministro abbia adottato iniziative o provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 52 del 2018 per renderlo operativo e concretamente applicabile.
(5-01256)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MADIA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   tra quelle che appaiono all'interrogante come le tante contraddizioni che hanno caratterizzato l'operato del Governo rispetto alle enunciazioni programmatiche, si segnala senz'altro l'atteggiamento assunto nei confronti del personale della pubblica amministrazione e, più in particolare, del ricambio generazionale e dello sblocco totale del turn over, che i governi a guida PD avevano avviato e strutturato, prevedendo, tra l'altro, l'assunzione di 50 mila dipendenti precari;

   la Ministra interrogata aveva a più riprese affermato che tale virtuoso processo di rinnovamento sarebbe stato mantenuto, se non rafforzato, e che le assunzioni del prossimo triennio sarebbero state anticipate al 2019;

   al contrario, con una norma inserita, in fase di discussione parlamentare, nella legge di bilancio 2019, si smentiscono tali propositi e, a seguito dell'esito del confronto con la Commissione europea e della conseguente necessità di reperire risorse al fine di dare copertura economica ad alcune controverse misure, si stabilisce il divieto per la Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri, gli enti pubblici non economici e le agenzie fiscali, di effettuare, in riferimento alle ordinarie facoltà assunzionali per l'anno 2019, assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019, ovvero proprio quelle amministrazioni che dal 1° gennaio 2019 avrebbero potuto beneficiare dello sblocco del turn over;

   tale disposizione arreca un gravissimo danno alle migliaia di precari storici della pubblica amministrazione, che, in base ai requisiti della riforma della scorsa legislatura, avevano acquisito il diritto di essere assunti immediatamente e pregiudica il futuro umano e professionale dei tanti giovani che dopo anni di sacrifici e di studio hanno vinto un concorso pubblico ed erano in graduatoria pronti a essere assunti a tempo indeterminato;

   altrettanto scoordinata appare all'interrogante la previsione contenuta nel decreto-legge, al momento solo varato dal Consiglio dei ministri, in materia di reddito di cittadinanza e quota cento, laddove si dispone che la nuova disciplina pensionistica si applichi ai dipendenti pubblici a decorrere dal prossimo 1° agosto. È di tutta evidenza lo sfasamento temporale tra le due richiamate disposizioni ed il conseguente rischio di disfunzioni operative nelle pubbliche amministrazioni che ne potranno discendere –:

   come si intenda intervenire al fine di scongiurare i richiamati rischi organizzativi nelle amministrazioni interessate dalle suddette disposizioni e affinché non vengano frustrate le legittime aspettative delle migliaia di lavoratori precari che avevano, fino all'entrata in vigore del richiamato blocco delle assunzioni, la possibilità di essere stabilmente inseriti nella pubblica amministrazione.
(5-01266)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la Repubblica Italiana, come recita l'articolo 32 della Carta Costituzionale, tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti;

   le malattie rare necessitano di un importante impegno del sistema sanitario nazionale, in quanto richiedono un approccio multidisciplinare, di alta specialità e lo sviluppo di percorsi assistenziali personalizzati;

   gli obiettivi del piano nazionale per le malattie rare per gli anni 2013-2016 sono stati disattesi e vi è la necessità di una rivalutazione complessiva. L'aggiornamento dovrà tenere conto dei nuovi livelli essenziali di assistenza, della ricognizione dei centri di riferimento del nostro Paese mediante l'individuazione di criteri e indicatori per la competenza e per il monitoraggio, della creazione delle reti di riferimento europeo (Ern), della definizione di modelli di integrazione delle reti con il supporto del Centro nazionale delle malattie rare dell'Istituto superiore di sanità, anche per monitorare il flusso dei dati clinico-epidemiologici dai registri regionali al registro nazionale, della promozione del confronto con i professionisti esperti e con i rappresentanti delle associazioni, facilitando l'accesso alle cure innovative, anche con il supporto del Centro nazionale ricerca e valutazione preclinica e clinica dei farmaci;

   in particolare, il farmaco è definito orfano quando, sulla base di quanto previsto dal regolamento (CE) n. 141/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1999, risponde ai seguenti criteri: deve essere indicato per una patologia che mette in pericolo la vita o sia debilitante in modo cronico; deve essere indicato per una condizione clinica rara, definita da una prevalenza di non più di 5 soggetti ogni 10 mila individui, calcolata a livello della Unione europea; non devono essere disponibili trattamenti validi o, se sono già disponibili dei trattamenti, il nuovo farmaco deve rappresentare un beneficio clinico significativo;

   nella legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 è stato approvato un emendamento che modifica la legge n. 167 del 2016 in materia di accertamenti diagnostici neonatali e, in particolare: lo screening neonatale è esteso anche alle malattie neuromuscolari genetiche, alle immunodeficienze congenite severe e alle malattie da accumulo lisosomiale e prevede l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza della diagnosi precoce di queste patologie genetiche; questo consentirà terapie precoci che modificheranno l'andamento della malattia;

   sempre nella legge di bilancio 2019, all'articolo 1, comma 515, per gli anni 2020 e 2021, l'accesso delle regioni all'incremento del livello del finanziamento rispetto al valore stabilito per l'anno 2019 è subordinato alla stipula, entro il 31 marzo 2019, di una specifica intesa in sede, di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per il Patto per la salute 2019-2021 che contempli misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi;

   all'articolo 1, comma 516, è previsto che le misure di cui al comma 515 devono riguardare, in particolare: b) il rispetto degli obblighi di programmazione a livello nazionale e regionale in coerenza con il processo di riorganizzazione delle reti strutturali dell'offerta ospedaliera e dell'assistenza territoriale, con particolare riferimento alla cronicità e alle liste d'attesa; d) l'implementazione di infrastrutture e modelli organizzativi finalizzati alla realizzazione del sistema di interconnessione dei sistemi informativi del servizio sanitario nazionale che consentano di tracciare il percorso seguito dal paziente attraverso le strutture sanitarie e i diversi livelli assistenziali del territorio nazionale tenendo conto delle infrastrutture già disponibili nell'ambito del Sistema tessera sanitaria e del fascicolo sanitario elettronico; e) la promozione della ricerca in ambito sanitario;

   la legge di bilancio 2019, inoltre, elimina l'anomalia generata dalla presenza di due liste per i medicinali orfani, quella europea e quella italiana. La distribuzione del ripiano dell'eccedenza di spesa viene ripartita su tutte le aziende farmaceutiche che concorrono alla spesa degli acquisti diretti sulla base delle quote di mercato –:

   se, nell'ambito della riorganizzazione delle reti strutturali, il Patto per la Salute 2019-2021 si occuperà della rete delle malattie rare per l'accesso alla diagnosi, al trattamento, alla presa in carico omogenea sul territorio, allo sviluppo della ricerca, all'inserimento lavorativo;

   se, nell'ambito delle nuove disposizioni di politica farmaceutica sui farmaci orfani, siano previste modifiche relativamente all'accesso ai farmaci per i pazienti.
(2-00229) «Bologna, D'Arrando, Lorefice, Massimo Enrico Baroni, Lapia, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto, Battelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZANICHELLI, GRIPPA, PARENTELA, SPADONI e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   risale all'8 maggio 2018 la nota prot. 19335 (inviata a tutte le regioni e al consorzio Grana Padano), mentre era ancora Ministro della salute Beatrice Lorenzin, in cui si dichiara che il lisozima non è più considerato un «additivo conservante», ma un «coadiuvante tecnologico», permettendo così di non riportare più in etichetta sulle varie confezioni del formaggio Grana Padano, la parola «conservante»;

   ciò varrebbe esclusivamente per il Grana Padano solamente, perché, secondo quando emerso dalla ricerca citata nella nota, il lisozima (codice E1105) cessa la propria azione dopo 6/7 mesi, mentre il Grana Padano viene marchiato dopo 9; infatti, se fino al 1991 il Grana Padano usava per la produzione il conservante (antefermentativo) formaldeide (dichiarato cancerogeno dal centro Lare di Lione), successivamente è passato a utilizzare il lisozima dell'uovo come conservante antibatterico;

   tale decisione, sembrerebbe contravvenire a quanto disposto sia dal decreto ministeriale del 27 febbraio 1996, n. 209, recante il «Regolamento concernente la disciplina degli additivi alimentari consentiti nella preparazione e per la conservazione della sostanze alimentari, che dal regolamento (CE) n. 1333/2008 del 16 dicembre 2008 relativo agli additivi alimentari» (articolo 9 in particolare). Per tali ragioni il parere del dirigente del Ministero della salute dell'8 maggio 2018 non avendo alcuna valenza né primaria (qual è la fonte del regolamento comunitario), né secondaria (qual è la fonte del decreto ministeriale) non può avere l'effetto di abrogare la loro efficacia normativa, motivo per cui il lisozima rimarrebbe un additivo alimentare con funzionalità di conservante a tutti gli effetti;

   il Consorzio del Parmigiano Reggiano, sentitosi coinvolto in quanto il proprio prodotto è privo totalmente di conservanti, posto che necessita esclusivamente di latte, sale e caglio (ed è un primato dell'Emilia-Romagna nel settore del cibo qualità), ha inviato il 18 giugno 2018 una «istanza di accesso», al Ministero della salute per conoscere il contenuto degli atti del procedimento che ha condotto all'elaborazione della nota. Il 20 luglio il Ministero della salute ha risposto al Consorzio che ha «riscontrato negativamente» la richiesta di conoscere gli atti del procedimento;

   il Consorzio reggiano ha presentato allora un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per l'annullamento del parere del Consiglio superiore della sanità (i cui membri non di diritto sono stati revocati nel dicembre 2018);

   a seguito della nota ministeriale, con la circolare n. 139 inviata successivamente ai consorziati padanisti, il direttore generale del Grana Padano ha indicato di far scomparire (da etichette, volantini e altro) la parola «conservante» consigliando la dicitura: «ingredienti: latte, sale, caglio, lisozima dell'uovo»; da ciò ne consegue quindi che il Grana Padano potrebbe essere venduto senza dichiarare che l'ingrediente lisozima è un conservante;

   secondo quanto riportato in una nota del 18 dicembre 2018 la provincia di Reggio Emilia dichiara di sostenere il ricorso al Tar presentato da parte del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano sulla nuova classificazione del lisozima, consapevole che il cambio non consentirebbe ai consumatori di comprendere a pieno le differenze, rischiando una riduzione del contenuto informativo per i consumatori, oltre che un possibile danno commerciale per chi produce formaggi con criteri e disciplinari maggiormente rigorosi –:

   come il Ministro interrogato intenda procedere in merito alla questione;

   se si abbia l'intenzione di identificare il lisozima come conservante (dati i presupposti normativi indicati dal decreto ministeriale 27 febbraio 1996, n. 209 e dal regolamento (CE) n. 1333/2008) per tutti i formaggi che lo contengano, nel rispetto del principio di trasparenza, della tutela e della consapevolezza dei consumatori che hanno il diritto di essere informati correttamente di ciò che acquistano e mangiano.
(5-01258)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   statistiche recenti pongono il gioco d'azzardo tra le dipendenze giovanili in continuo aumento. Nel 2017 il 49 per cento dei giovani italiani tra i 14 e i 19 anni ha giocato al lotto almeno una volta, il 20 per cento dei giovanissimi tra i 10 e i 17 anni ha frequentato le sale scommesse e il 25 per cento dei bambini tra i 7 e i 9 anni ha acquistato i tagliandi «gratta e vinci». Inoltre, le nuove tecnologie aumentano il rischio di dipendenza. Ci sono programmi per smartphone e tablet, le cosiddette app, che imitano in ogni dettaglio il funzionamento delle slot, ma che sono espressamente indirizzate a un pubblico di bambini, che non prevedono vincite in denaro, ma la pericolosità sociale è evidente. Riproducendo in tutto le slot il minore si abitua alla confidenza con lo strumento accompagnandolo, in modo subdolo, quasi senza accorgersene, al passaggio verso i giochi, nelle sale gioco oppure online, che prevedono vincite in denaro. Il mercato digitale propone moltissime app categorizzate «slot machine» e la maggior parte sono destinate ai minori tra i 4 e gli 8 anni. Altre insidie contribuiscono a diffondere la dipendenza da gioco d'azzardo. Esistono, infatti, apparecchi per giochi di abilità cui si accompagna un sistema di vincita basato, invece che sul denaro, sulla destituzione di un ticket per giocare nuovamente o, se accumulati, danno diritto a premi di diversa natura. In questo caso, l'analogia con l'azzardo è più sottile e la pericolosità sociale è minore ma non trascurabile. La legislazione vigente vieta ai minori di partecipare a giochi d'azzardo con premi in denaro, ponendo delle sanzioni sui gestori, nel caso di scommesse sportive giocate online, nelle ricevitorie, nei casinò e nel caso del poker online, al fine di limitare l'utenza ai soli soggetti maggiorenni. Il Codacons lamenta una grave falla nel sistema di tutela, rilevando, infatti, come anche i «gratta e vinci» siano da considerare in tutto e per tutto appartenenti alla categoria dei giochi d'azzardo: questo gioco è quindi vietato ai minori, ma è facile reperire i tagliandi, nelle edicole, nelle tabaccherie, nei bar e nei distributori automatici. I controlli sono inesistenti, come nel caso dei distributori automatici, o non effettuati dai gestori che, a volte per semplice ignoranza della legge e non rendendosi conto che anche i «gratta e vinci» siano gioco d'azzardo, non si preoccupano di accertare la maggiore età degli acquirenti. È altissimo il rischio tra i giovanissimi di sviluppare dipendenza dal gioco d'azzardo e la ludopatia è una patologia che causa gravi problemi sociali e affettivi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della diffusione del gioco di azzardo tra i minorenni e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano avviare e attuare per contrastare la diffusione delle applicazioni di gioco d'azzardo per bambini e giovanissimi;

   quali iniziative si intendano adottare per tutelare i minori ed evitare che possano essere soggetti a forme compulsive di gioco e investire in campagne di comunicazione sia nelle scuole sia sui media, al fine di rendere i giovani consapevoli e responsabili relativamente ai rischi connessi al gioco d'azzardo.
(4-02028)


   TRANO, ILARIA FONTANA e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 gennaio 2019, secondo quanto riportato dal giornale telematico Latinaquotidiano.it, presso l'ospedale Santa Maria Goretti di Latina risultavano accessi per 133 pazienti «di cui 40 in attesa, 57 in trattamento, 29 in attesa di ricovero o trasferimento e 7 in osservazione breve intensiva»;

   secondo l'articolista tale numero di accessi pone il nosocomio di Latina al quarto posto nella classifica regionale (i primi tre si trovano a Roma);

   la professionalità del personale sanitario si confronta quotidianamente con pazienti costretti sulle barelle, su letti di fortuna e in ambienti promiscui;

   pur considerando il particolare periodo di picco influenzale, tale situazione ad avviso degli interroganti può essere ulteriormente aggravata e ripercuotersi anche sugli altri ospedali della provincia a causa della trasformazione dei 7 punti di primo intervento (Ppi) presenti nel territorio provinciale in ambulatorio di cure primarie specializzate (Acps);

   gli esami clinici e i tempi di attesa rappresentano un rebus irrisolto come evidenziato da visita conoscitiva effettuata dal primo firmatario del presente atto presso il nosocomio Dono Svizzero di Formia insieme alla deputata Ilaria Fontana e al vice presidente della commissione regionale sanità Loreto Marcelli e dal successivo accesso agli atti da cui risultava che a distanza di 6 anni dall'acquisto e 39 passaggi burocratici la risonanza magnetica non è stata ancora installata e per una situazione simile presso Sezze è in corso un secondo accesso agli atti –:

   quali iniziative il Ministro intenda porre in essere, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, considerato che, nonostante il livello dei livelli essenziali di assistenza dichiarato dalla regione Lazio, la provincia di Latina risulta penultima a livello sanitario nella recente statistica nazionale pubblicata dal quotidiano «Italia Oggi».
(4-02037)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale 10 agosto 2018, che prevede «Limiti massimi di spesa per l'erogazione dei prodotti senza glutine, di cui all'articolo 4, commi 1 e 2, della legge 4 luglio 2005, n. 123, recante: “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”» è stato abrogato il precedente decreto ministeriale del 4 maggio 2006 e sono stati approvati nuovi tetti massimi mensili di spesa e relative fasce di età per l'erogazione dei prodotti senza glutine ai soggetti in possesso di esenzione per celiachia;

   i nuovi tetti di spesa, che si riducono rispetto al decreto precedentemente in vigore sono di: 56 euro mensili per maschi e femmine dai 6 mesi a 5 anni, 70 euro mensili per maschi e femmine dai 6 ai 9 anni, 100 euro mensili per i maschi dai 10 ai 13 anni e 90 euro per le femmine della stessa fascia di età, 124 euro per i maschi dai 14 ai 17 anni e 99 euro per le femmine della medesima fascia, 110 euro per i maschi e 90 euro per le femmine nella fascia dai 18 ai 59 anni, 89 euro per i maschi e 75 euro per le femmine sopra i 60 anni;

   il precedente decreto prevedeva per maschi e femmine dai sei mesi a un anno l'erogazione di 45 euro mensili, fino ai 3,5 anni un importo di 62 euro, fino ai 10 anni un importo di 94 euro e per l'età adulta un importo di 140 euro per i maschi e di 99 euro per le femmine;

   se per alcuni importi si è effettivamente verificato un aumento, colpisce tuttavia la riduzione per i maschi in età adulta che appare piuttosto significativa, passando da 140 a 110 euro e introducendo una ulteriore differenziazione per gli over 60 che vedono ulteriormente ridursi il contributo che passa dai 140 euro agli 89 per i maschi e dai 140 euro ai 75 per le donne;

   ciò inevitabilmente comporterà difficoltà per le persone coinvolte dalla riduzione che vedranno sensibilmente diminuire il contributo: anche se la riduzione è di qualche decina di euro, per gli effetti da celiachia il contributo stesso appare fondamentale per l'acquisto di prodotti che sul mercato hanno costi notevoli –:

   quali siano le ragioni alla base di tali scelte;

   se si intendano adottare iniziative per ripristinare il contributo iniziale per i maschi e le femmine in età adulta e, in caso affermativo, con quali tempistiche.
(4-02043)


   FRAGOMELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il presidio ospedaliero «San Leopoldo Mandic» di Merate è parte integrante dell'azienda socio-sanitaria territoriale di Lecco. Nonostante le riforme che hanno riguardato il sistema sanitario regionale lombardo riducendo e tagliando alcuni servizi minori presso il «Mandic», la stessa struttura è riuscita a far crescere diverse specialità, restando così un punto di riferimento ospedaliero non solo per la prossimità ma per la qualità del servizio ospedaliero;

   nel corso degli anni sono state ipotizzate diverse chiusure di servizi; tra le ultime, in ordine di tempo, è il punto nascite con le attuali 600/700 nascite annue e il pronto soccorso;

   nei giorni scorsi infatti, il direttore generale della struttura dottore Favini, ha addirittura prospettato una possibile chiusura notturna del pronto soccorso, un servizio di primaria necessità;

   il bacino d'utenza del «Mandic» comprende buona parte della Brianza lecchese che, oltre ad essere un territorio ad alta densità abitativa, ha al suo interno comuni collinari e collegati con una viabilità non particolarmente veloce: pertanto, si rischia di compromettere la tempestività di interventi sanitari in casi di particolare gravità e in cui è a rischio la vita;

   tutto ciò sta evidentemente comportando grande sconcerto e preoccupazione sia da parte degli operatori del settore, sia da parte della popolazione del bacino, sia da parte delle istituzioni e delle associazioni del territorio;

   è auspicabile un riesame della situazione descritta in premessa, tenendo conto delle legittime istanze di un territorio tra i più ricchi di Italia ma che rischia di vedere messo in discussione il diritto alla salute e a un servizio ospedaliero efficiente ed efficace per i suoi abitanti –:

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento alla compatibilità delle soluzioni adottate con il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza, in un'area densamente abitata e con peculiari caratteristiche orografiche ed esigenze di viabilità.
(4-02050)


   SURIANO, D'ARRANDO, NAPPI, SARLI e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 178 del 2012, recante «Riorganizzazione dell'Associazione italiana della Croce Rossa a norma dell'articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 18», all'articolo 1, comma 4, prevede: «l'Associazione è autorizzata ad esercitare (...) attività d'interesse pubblico»;

   l'articolo 7, comma 2, sancisce: «I compiti di vigilanza (...) possono essere esercitati anche attraverso ispezioni e verifiche disposte dal Ministro della salute o dal Ministro della difesa, nonché mediante richiesta di atti, documenti e ulteriori informazioni su specifiche materie di particolare rilevanza»;

   il giornale online «Sudpress» del 7 gennaio 2019, nell'articolo dal titolo «La Croce Rossa, il Pronto Soccorso dell'aeroporto di Catania e l'appalto annullato, raddoppiato, sospeso e prorogato...senza i requisiti», ha descritto la situazione della Croce Rossa italiana di Catania, in particolare ha evidenziato che la Croce Rossa di Catania gestisce da anni, senza alcun appalto e, a quanto pare senza neanche averne i requisiti minimi, il Pronto Soccorso presso l'aeroporto etneo;

   per questo «servizio» la Croce Rossa ha ricevuto negli anni milioni di euro, si parla di circa 1,2 milioni l'anno e assunto, a rotazione ed a piacere decine e decine di medici e assistenti con stipendi interessanti, in alcuni casi addirittura assunti appena laureati ma con l'indiscutibile atout di essere, appunto, «figli di», come si legge nell'articolo sempre di Sudpress del 20 giugno 2017 con il titolo «Croce Rossa Catania tra giri milionari, carte prepagate, forniture misteriose, appalti prorogati, assunzioni, nomine e stipendi record»;

   il 29 marzo 2016 Società Aeroporto Catania s.p.a. (Sac), che gestisce l'aeroporto di Catania, pubblica un bando per un importo di 1,5 milioni di euro e la durata di tre anni;

   il 20 aprile 2016 SAC pubblica un avviso: il responsabile unico del procedimento Antonio Palumbo informa che «a seguito di determinazione n. 61 AD del 19 aprile 2016, si comunica l'annullamento del bando di gara»;

   non si ha notizia del contenuto della determinazione n. 61 del 19 aprile 2016;

   il 17 agosto 2017 Sac pubblica un bando, con un importo raddoppiato e dove si mette come requisito l'iscrizione alla camera di commercio che CRI di Catania a quella data non possedeva;

   l'11 ottobre 2017, il responsabile unico del procedimento della nuova gara emana un comunicato con cui informa della sospensione della gara, chiedendo un «parere» all'Anac, si blocca il bando per altri 14 mesi;

   in ultimo il 13 novembre 2018, con effetto dall'11 ottobre, Sac pubblica l'avvenuta proroga con la cifra di 220 mila euro a Croce Rossa italiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda richiedere alla Croce Rossa italiana notizie in merito all'organigramma del personale, alle mansioni assegnate e alle retribuzioni annesse per le attività del comitato provinciale di Catania, riguardanti il primo soccorso dell'aeroporto di Catania;

   se sia a conoscenza dello stato dei bilanci degli ultimi 5 anni della Croce Rossa italiana di Catania;

   se le assunzioni dei medici impiegati nei vari servizi curati dalla Croce Rossa di Catania siano conformi alla normativa vigente;

   se si intendano adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a far luce sulla gestione da parte di Sac dei contratti in proroga e dei bandi legati al «servizio di presidio sanitario aeroportuale e delle attività di primo soccorso in caso di emergenze»;

   se ritenga di chiedere chiarimenti sulla gestione del Comitato Croce Rossa italiana di Catania.
(4-02052)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la Femca e la Flaei Cisl sono intervenute in merito all'articolo 177, comma 1, del codice degli appalti che non trova alcun fondamento nella normativa europea di riferimento e che stabilisce che i titolari di concessioni già in essere al 18 aprile del 2016, che abbiano ricevuto l'affidamento «senza gara», dovranno affidare una quota pari all'80 per cento dei propri contratti relativi alle concessioni, di importo pari o superiore a 150.000 euro, mediante procedura di evidenza pubblica e, per il restante 20 per cento, potranno ricorrere a controllate e collegate;

   a detta delle organizzazioni sindacali, secondo il parere del Consiglio di Stato, l'articolo 177, comma 1, del codice degli appalti diventerà inevitabilmente lo strumento utile a distruggere quell'importante tessuto economico e occupazionale che sono le aziende partecipate che operano nel settore della distribuzione elettrica e del gas;

   questo significherebbe, a detta del sindacato Cisl, che società come Enel Distribuzione, Snam, Italgas, Hera, Iren, A2a, Acea Distribuzione (Areti) e altre si trasformerebbero in un sol colpo in semplici «adesivi» da incollare alle miriadi di piccole e medie società appaltatrici che dequalificherebbero servizi essenziali per la comunità, senza poter fare quegli investimenti necessari per modernizzare le infrastrutture energetiche;

   i concessionari sarebbero sostanzialmente espropriati delle attività inerenti alla concessione, divenendo delle mere stazioni appaltanti prive di ruoli operativi e gestionali, e si determinerebbe una polverizzazione a favore di terzi;

   Utilitalia ha dichiarato che il processo di esternalizzazione avrebbe un costo economico e sociale elevato con la perdita tra i 145.000/170.000 posti di lavoro nel breve periodo;

   in una lettera inviata al Ministro dello sviluppo economico la Cisl ha affermato che lo stesso «ha accennato in diverse sue dichiarazioni, ad una preferenza per processi di riacquisizione da parte del sistema pubblico di grandi imprese di questo Paese. Non le sfuggirà che una interpretazione così autorevole del Consiglio di Stato di una legge scritta male, avrà come conseguenza la distruzione della presenza del sistema pubblico nei grandi servizi del nostro paese e la messa a rischio di decine di migliaia di posti di lavoro accompagnati dalla più grande destrutturazione del sistema delle utility mai avvenuto»;

   è di tutta evidenza che si tratti di un tema assai delicato che ha bisogno di un intervento immediato che preveda la non applicazione dell'articolo 177, comma 1, del codice degli appalti al settore di distribuzione elettrica, del gas e del teleriscaldamento al pari di quanto già previsto per il servizio idrico;

   è altresì auspicabile e utile affrontare tale situazione istituendo un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico che veda la partecipazione delle organizzazioni sindacali e delle forze datoriali, al fine di porre rimedio al più presto ad una situazione altrimenti non sanabile –:

   se sia a conoscenza della questione illustrata in premessa;

   se non ritenga necessario procedere alla istituzione di un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico con le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali interessate al fine di trovare una soluzione adeguata;

   se non intenda promuovere un'immediata iniziativa normativa che preveda la non applicazione dell'articolo 177, comma 1, del codice degli appalti al settore della distribuzione elettrica, del gas e del teleriscaldamento al pari di quanto già previsto per il servizio idrico.
(2-00228) «Occhionero, Fornaro».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, – all'esame della Camera dei deputati per la sua conversione – introduce misure urgenti a sostegno della Banca Carige s.p.a. – Cassa di risparmio di Genova e Imperia, a tutela della clientela e dei risparmiatori. Le misure previste nel decreto dovrebbero consentire ai commissari di assumere le iniziative utili a preservare la stabilità e la coerenza del Governo della società e di completare il rafforzamento patrimoniale dell'istituto, nonché di proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati e perseguire un'operazione di aggregazione;

   la Banca è caratterizzata da una rilevante presenza sul territorio ligure, in cui la sua attività è stata rafforzata attraverso la fusione per incorporazione della Cassa di risparmio di Savona, ma anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Sardegna e Sicilia;

   gli interpellanti intendono quindi conoscere le iniziative che il Governo intende intraprendere per la tutela della competitività del sistema imprenditoriale nei territori ove la banca è particolarmente attiva, quindi principalmente in Liguria, a seguito della significativa riduzione e inasprimento delle condizioni dell'offerta di credito derivanti dalla crisi di Banca Carige, in grado di accentuare la fase recessiva già in atto;

   in particolare, pare opportuno conoscere le iniziative che si intendono porre in essere per ridurre l'impatto che la crisi di Banca Carige avrà nei confronti delle micro, delle piccole e delle medie imprese, che verosimilmente rappresentano i soggetti maggiormente esposti alla stretta del credito –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, di carattere ordinario e straordinario, anche attraverso l'utilizzo, ad esempio, del Fondo centrale di garanzia e/o altri strumenti di supporto alle piccole e medie imprese a disposizione del Ministero dello sviluppo economico o da prevedere in via straordinaria, per ridurre l'impatto negativo che la crisi di Banca Carige e gli interventi per la risoluzione della stessa inevitabilmente avranno nei confronti delle micro, piccole e medie imprese, nonché dei professionisti che verosimilmente rappresentano i soggetti maggiormente esposti agli effetti negativi della crisi della banca in parola, quale ad esempio una restrizione del credito disponibile nei diversi mercati rilevanti col rischio di possibili crisi di liquidità e fallimenti delle imprese di dimensioni contenute, dei professionisti e delle famiglie debitrici;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per assicurare, anche attraverso una maggiore trasparenza, che le ingenti risorse pubbliche già messe a disposizione, e quelle ulteriori che dovessero rendersi opportune, non siano in alcun modo utilizzate a vantaggio di soggetti che hanno colpevolmente contribuito al dissesto della banca o si siano resi colpevoli di mendacio bancario, anche alla luce delle ricadute che impattano sul sistema economico e produttivo locale;

   se possano sussistere, in seguito alla cogente situazione della banca Carige, impreviste ricadute di carattere occupazionale.
(2-00230) «Zanichelli, Ruocco, Trano, Currò, Giuliodori, Grimaldi, Maniero, Martinciglio, Migliorino, Ruggiero, Zennaro».

Interrogazione a risposta orale:


   PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 24 gennaio 2018 presso il Consiglio di Stato si discuterà in merito al progetto di autorizzazione dell'impianto di stoccaggio di 9 mila metri cubi di Gpl in territorio di Chioggia in provincia di Venezia;

   l'Avvocatura di Stato si pronuncerà a difesa dell'impianto e per la sua realizzazione;

   tale posizione oggettivamente stride con il recentissimo comunicato stampa congiunto rilasciato dai Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti e per i beni e le attività culturali che si sono dichiarati contrari all'opera;

   il ricorso al Consiglio di Stato giunge dopo il pronunciamento del Tar che ha dato ragione alla Costa Bioenergie che ha impugnato la delibera di «stop» all'impianto e al ripristino dei luoghi dell'amministrazione comunale di Chioggia;

   appare quanto mai maldestro, ad avviso dell'interrogante, il tentativo degli esponenti dell'Esecutivo di scaricare le responsabilità sulla precedente amministrazione comunale, poiché la condotta del Governo appare più funzionale alla ricerca di alibi che non ad affrontare il merito della vicenda;

   il 24 gennaio 2018 si svolgerà proprio in concomitanza con la riunione del Consiglio di Stato una mobilitazione a Roma delle popolazioni locali contrarie all'opera;

   è stata promossa una «Carta di Chioggia» per chiedere al Governo di non autorizzare l'impianto articolata in sei punti argomentati, documento oggetto di ampi dibattiti a livello territoriale –:

   quale sia la posizione ufficiale del Governo sulla questione e quali iniziative intenda assumere al riguardo, anche rispetto alla posizione assunta dall'Avvocatura dello Stato, al fine di non procedere all'autorizzazione per la realizzazione di suddetto impianto nel territorio di Chioggia.
(3-00452)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si ritiene necessario prorogare la scadenza per l'inserimento dei dati relativi alle ristrutturazioni edilizie comportanti una riduzione dei consumi energetici, sul nuovo portale web Enea, per potere accedere alle detrazioni fiscali riconosciute dalla normativa in materia;

   ciò a salvaguardia degli interessi di imprenditori e utenti privati sui quali grava l'obbligo di dovere inserire, entro 90 giorni, tutti gli interventi degli undici mesi precedenti, poiché solo il 21 novembre 2018 è stato reso disponibile il sito internet per l'inserimento di dati e interventi di ristrutturazione edilizia;

   si evidenzia che tale adempimento suppletivo non esisteva sino al 31 dicembre 2017 ed è stato reso noto con una comunicazione, carente e imprecisa, solo nel corso del 2018, pur prevedendo un'efficacia retroattiva al 1o gennaio 2018;

   l'Enea ha reso possibile l'accesso al proprio portale web per tale adempimento, come predetto, solo dal 21 novembre 2018, ossia con un inammissibile ritardo in danno a coloro che vi sono tenuti;

   pertanto, l'inefficienza di programmazione e comunicazione da parte delle istituzioni che hanno previsto detto adempimento obbligatorio ha generato un ingiusto disagio a molti cittadini, mettendo a rischio la possibilità di vedere riconosciute le detrazioni fiscali a coloro che ne hanno diritto;

   si tratta di una situazione mal gestita che non solo fa venir meno la fiducia nel sistema, ma potrebbe compromettere l'efficacia futura dei bonus fiscali, il cui fine è incentivare interventi virtuosi sugli immobili, nonché dare impulso a un settore ad alta intensità di manodopera;

   tra l'altro, le problematiche descritte si vanno a inserire in un momento che è già di forte disagio per le aziende a causa dell'introduzione della fatturazione elettronica –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano assumere iniziative affinché venga prorogata, almeno al 31 maggio 2019, la scadenza per l'inserimento dei dati relativi alle ristrutturazioni edilizie sul nuovo portale web dell'Enea per poter accedere alle detrazioni fiscali.
(5-01264)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 33 del 2016, attuazione della direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, recante misure volte a ridurre i costi dell'installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità prevede che le infrastrutture pubbliche di qualunque natura devono essere messe a disposizione per la posa di infrastrutture in fibra ottica al fine di velocizzare la realizzazione delle reti in modo da soddisfare gli obiettivi comunitari e statali per la velocità delle connessioni Internet;

   gli operatori che devono portare le fibre ottiche nelle alture delle città hanno la possibilità di:

    fare gli scavi con un preavviso di un giorno senza chiedere il permesso;

    non pagare la Tosap;

    avere disponibilità gratuita di tutti gli edifici della pubblica amministrazione;

    fare qualunque tipo di intervento senza avere nessun tipo di autorizzazione preventiva;

   questa libertà totale per gli operatori che devono realizzare le infrastrutture può essere fonte di alcune problematiche già riscontrate sul territorio quali, ad esempio, cantieri che partono senza che gli abitanti vengano pre-avvertiti, cantieri non regolati da cartellonistica idonea per definire le aree utilizzate dalle ditte appaltatrici, problemi di sicurezza per occupazioni di aree senza alcun controllo, materiali scadenti che richiedono manutenzioni successive a carico degli enti locali;

   si porta a titolo esemplificativo il caso di Genova, via Vesuvio, dove i consiglieri municipali del municipio I centro est del Movimento 5 stelle hanno segnalato con interrogazione i problemi emersi a seguito di questi cantieri, ma, trattandosi di competenza legata alla norma in questione, non hanno ricevuto soddisfacente risposta –:

   se il Governo sia a conoscenza di questa situazione derivante dalla norma in questione;

   come il Governo intenda intervenire, anche adottando iniziative volte a modificare la norma, al fine di garantire maggiori controlli sui cantieri per l'installazione di infrastrutture per le fibre ottiche e di tutelare i cittadini che vivono nelle aree interessate dai cantieri stessi.
(4-02031)


   MURONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 402 del 30 giugno 2014 è stato concesso all'impresa A.Ci.F. Servizi s.r.l. di Scicli un finanziamento a valere sulle risorse previste dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 29 luglio 2013 – Investimenti innovativi nelle regioni convergenza «macchinari»;

   con provvedimento n. 7836 del 21 dicembre 2015, la ditta Acif ha ottenuto in via definitiva una sovvenzione parzialmente rimborsabile di 1.245.849 euro, di cui 872.094,30 euro da rimborsare in 14 rate semestrali; e 373.754,70 euro a titolo di contributo in conto impianti;

   con provvedimento registro interno n. R0000157 del 16 gennaio 2018 tale finanziamento è stato revocato nella parte relativa al prestito, per il mancato versamento delle rate dovute, a parte la prima;

   Legambiente ha richiesto al Ministero dello sviluppo economico l'annullamento, perché l'impresa, in contrasto da quanto autocertificato dal titolare, non appare in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia ed urbanistica, nonché della prevenzione degli infortuni, disposizioni tutte essenziali per il rilascio del finanziamento;

   in merito alla regolarità in materia di normativa edilizia, si evidenzia che in data 7 maggio 2018 il genio civile di Ragusa ha emesso il verbale di contravvenzione n. 11290, avendo riscontrato nella struttura dell'impianto Acif abusi di vario genere, e la realizzazione di costruzioni in zona sismica; in data 18 maggio 2018 ha ordinato l'immediata sospensione dei lavori e ha inviato denuncia alla procura della Repubblica di Ragusa;

   in merito alla regolarità in materia di normativa urbanistica, già con note del 3 novembre 2010 e del 13 dicembre 2010, l'Utc di Scicli dichiarava la «non conformità urbanistica» delle nuove lavorazioni richieste ed effettuate (trattamenti rifiuti pericolosi) dalla ditta rispetto a quelle in precedenza autorizzate, perché in contrasto con le norme del piano regolatore generale, che vietano lavorazioni di materiali di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 nelle zone agricole del comune. Peraltro, quanto richiesto era in netto contrasto con il decreto legislativo n. 4 del 2008 (obbligo di procedura di Autorizzazione integrata ambientale nei casi di trattamento rifiuti pericolosi);

   tale situazione non era modificata al momento della presentazione della domanda di sovvenzione. Solo successivamente, nel marzo 2016, l'assessorato all'energia della regione siciliana, concedendo, «in variante al PRG» l'Aia n. 218 del 2016 alla richiesta di ampliamento dell'impianto, ha trasformato l'area di sedime da agricola in industriale;

   riguardo agli aspetti relativi alla prevenzione degli infortuni, da un sopralluogo del 2009 da parte della provincia di Ragusa, risulta un'attività aziendale in corso nell'ambito di edifici oggetto di lavori di ristrutturazione eseguiti senza l'autorizzazione del Genio civile per i calcoli strutturali (vedi certificato n. 18 del 2013 del 16 settembre 2013);

   in definitiva, alla luce di quanto rappresentato, l'autocertificazione rilasciata dal titolare della ditta, essenziale per ottenere il finanziamento del Ministero dello sviluppo economico, al momento della richiesta appare in contrasto con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia, urbanistica e della prevenzione degli infortuni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e del citato esposto di Legambiente; e se intenda assumere iniziative per la revoca del decreto ministeriale n. 402 del 2014 e del provvedimento n. 7836 richiamati in premessa anche al fine di evitare qualsiasi rischio di danno erariale.
(4-02048)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  La interrogazione a risposta scritta Spena e altri n. 4-02018, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marrocco.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Buompane n. 2-00180, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 82 del 13 novembre 2018.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si sono verificati una serie di incendi che hanno interessato i siti di stoccaggio dei rifiuti della provincia di Caserta;

   il 1° luglio 2018 un incendio era scoppiato nel cortile dell'Ecologia Bruscino di San Vitaliano;

   il 25 luglio 2018 un incendio si è sviluppato alla Di Gennaro di Caivano;

   il 23 agosto 2018 un incendio ha interessato lo Stir di Casalduni;

   a fine settembre un altro incendio si era sviluppato nella zona industriale di Pignataro;

   il 26 ottobre 2018 era andata in fumo anche un'azienda di Marcianise che tratta rifiuti, la Lea srl;

   l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della regione Campania (Arpac) ha rilevato, nel giorno dell'incendio che si è sviluppato alla Lea srl di Marcianise, una concentrazione di diossina 160 volte superiore ai limiti di riferimento;

   nella serata del 1° novembre 2018, è scoppiato un incendio di grandi dimensioni, all'interno del Cdr di Santa Maria Capua Vetere, impianto di tritovagliatura e imballaggio dei rifiuti;

   il rogo ha coinvolto un capannone contenente tonnellate di rifiuti pronti per essere trasferiti al termovalorizzatore di Acerra;

   il fumo ha invaso tutta la zona circostante, coinvolgendo soprattutto le prime case dell'abitato di Santa Maria Capua Vetere e parte del comune di Marcianise;

   stando ad una prima ricostruzione dei vigili del fuoco, il rogo sarebbe di natura dolosa;

   il 2 novembre 2018 un incendio ha distrutto i capannoni della Ex Matese, a Santa Maria a Vico, ora deposito di rifiuti;

   il fenomeno in crescita negli ultimi mesi, sembra essere la prova di un'attività criminale dotata di notevoli capacità operative ed organizzative;

   la lunga serie di incendi sembrerebbe essere l'ennesimo atto che attesta la presenza della criminalità organizzata in un settore delicato ed importante;

   il 19 novembre 2018 il Governo ha approvato un protocollo che mira a tutelare la salute delle popolazioni che vivono su questo territorio;

   il piano d'azione coinvolge sette Ministeri e il presidente della regione Campania;

   il Ministro della difesa ha recentemente confermato la disponibilità a supportare, con un incremento di unità operative, eventuali rimodulazioni delle attività di prevenzione e controllo nel Casertano –:

   se, alla luce della gravissima situazione che interessa i suddetti ambiti territoriali, dopo due mesi dalla firma del protocollo, il Governo non intenda adottare iniziative straordinarie, per quanto di competenza, al fine di rendere più sicuri la gestione ed il controllo dei siti di stoccaggio dei rifiuti.
(2-00180) «Buompane, Maraia, Del Monaco, Grimaldi, Iorio, Del Sesto, Giovanni Russo, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Masi, Melicchio, Migliorino, Misiti, Nitti, Olgiati, Orrico, Pallini, Papiro, Paxia, Penna, Perconti, Raduzzi, Rizzo, Romaniello, Roberto Rossini, Ruggiero, Ruocco, Scanu, Scerra, Segneri».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Montaruli n. 4-00508 del 20 giugno 2018;

   interpellanza urgente Magi n. 2-00196 del 5 dicembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-01116 del 13 dicembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Perconti n. 5-01153 del 28 dicembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Magi n. 5-01206 del 15 gennaio 2019.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Covolo e Pretto n. 4-00777 del 24 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00447.