Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 17 gennaio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e X,

   premesso che:

    la presente risoluzione intende portare all'attenzione del Governo il problema della mancanza di adeguato sostegno nell'ambito della ricerca aerospaziale italiana;

    il settore della ricerca aerospaziale, che interessa sia il mondo dell'università che quello dell'impresa e dei centri specializzati privati, vale da solo un importante indotto e porta il nome dell'Italia in giro per il mondo, come dimostrano le diverse tecnologie provenienti dal nostro Paese, che sono utilizzate per numerose missioni spaziali internazionali. Si pensi alla recente missione che sta continuando a vedere la navicella «Trace Gas Orbiter» in orbita attorno a Marte (per raccogliere dati sull'eventuale presenza di gas organici nell'atmosfera marziana), a cura dell'Agenzia spaziale europea (Esa), oppure al progetto «Athena Fidus» (2014): un'infrastruttura per i servizi di telecomunicazione a banda larga, per usi militari e governativi, sviluppata in collaborazione con i partner francesi;

    l'Italia conta dal 1988 un'Agenzia spaziale italiana che ha sede a Roma e un altro centro di ricerca a Matera, che occupa circa 200 persone, la cui missione viene svolta in sinergia con gli Atenei italiani – ed anche con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – ed ha permesso di portare avanti il know-how italiano in materia di tecnologie aerospaziali;

    quello aerospaziale è un settore ad altissima qualità e professionalità, strategico per il presente ed il futuro del nostro Paese;

    si stima che l'indotto del settore aerospaziale e dell'elettronica high-tech collegata valga circa l'1 per cento del prodotto interno lordo, con oltre 50 mila addetti nel comparto, dei quali 20 mila ingegneri e persone ad altissima qualificazione professionale operanti in centri di ricerca, laboratori e impianti produttivi, e che le aziende operanti nel settore dell'elettronica high-tech valgano circa 7 miliardi di esportazioni all'anno. Un indotto importante, quindi, che però viene dimenticato quando si mettono a confronto altri settori produttivi dal momento che la ricerca aerospaziale prevede dei tempi mediamente più lunghi per il suo completamento (5-6 anni, con il rischio di raggiungere un equilibrio finanziario a seguito di investimenti dopo 10-15 anni);

    anche nel settore privato, l'Italia vanta una realtà importante e consolidata quale è, ad esempio, la società Thales Alenia Space, attiva da noi, come in Svizzera, Francia, Spagna e Germania, che consente di sviluppare importanti applicazioni utilizzate per la ricerca scientifica, ma anche per la difesa, per la sicurezza ed in ambito commerciale e delle telecomunicazioni, settore, quest'ultimo, nel quale l'Italia è presente sin dal 1977, dal lancio del satellite Sirio. Senza contare il programma portato avanti in fatto di cambiamenti climatici (Monitoring for Environment and Safety – GMES) che vede questa realtà attiva, come per gli studi oceanografici e il settore (in crescita) dei trasporti spaziali. Inoltre il programma, attivo principalmente per la fornitura alla Stazione spaziale internazionale, nel prossimo futuro potrebbe allargarsi (qui, come in Usa, Cina, India e Giappone) anche all'esplorazione del cielo in chiave turistico-commerciale;

    la sola società Thales Alenia Space conta, in Italia, un organico costituito da circa 2.300 addetti, distribuiti fra le sedi di Roma, Torino, L'Aquila e Milano;

    appare fondamentale non disperdere, a causa della carenza di investimenti nel settore, il know-how faticosamente costruito nel tempo e costituito anche da personale con contratto a termine, che rischia di vedere compromessa la propria carriera lavorativa e di dover interrompere le ricerche intraprese nel nostro Paese, per doversi eventualmente trasferire all'estero,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative volte a stanziare adeguate risorse per continuare ad investire nel settore aerospaziale italiano, partendo dai centri quali il Cnr, l'Agenzia spaziale italiana (Asi), il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (Cira) e le Università del territorio nazionale, al fine di stabilizzare i ricercatori precari che si stanno occupando di importanti studi in ambito scientifico-tecnologico;

   ad adottare iniziative per incentivare, mediante bandi ministeriali, la sinergia tra le realtà di ricerca nazionali e l'ambito privato, al fine di favorire la diffusione delle conoscenze e di continuare a sviluppare nel nostro Paese importanti tecnologie da poter utilizzare nei diversi ambiti di applicazione afferenti al settore aerospaziale;

   ad assumere iniziative per favorire il processo di applicazione delle tecnologie sviluppate in ambito aerospaziale ad altri ambiti della società civile e imprenditoriale italiana.
(7-00154) «Piastra, Belotti, Saltamartini, Andreuzza, Bazzaro, Binelli, Colla, Dara, Patassini, Pettazzi, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso».


   Le Commissioni XII e XIII,

   premesso che:

    la legge n. 242 del 2 dicembre 2016, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», ossia la cannabis sativa, ha introdotto una disciplina del comparto con lo scopo di rilanciare la relativa filiera e il settore primario. La canapa può, tra l'altro, contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e alla perdita di biodiversità, nonché fungere come coltura da rotazione;

    l'articolo 1, comma 2, della citata legge, precisa che la stessa si applica alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell'articolo 17 della direttiva 2002/53 CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell'ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;

    ai sensi dell'articolo 2, comma 1, rubricato Liceità della coltivazione, la coltivazione di tali varietà è quindi consentita senza necessità di autorizzazione. Il commercio e consumo di infiorescenze a basso contenuto di d9-THC non è espressamente vietato dalla medesima legge n. 242;

    con la suddetta normativa non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2 per cento, fatto salvo l'obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate; la percentuale di Thc nelle piante analizzate può inoltre oscillare dallo 0,2 per cento allo 0,6 per cento senza comportare alcun problema per l'agricoltore;

    la legge n. 242 del 2016: se, da un lato, tutela la condotta dell'agricoltore che detenga piante di canapa risultate ai controlli con un contenuto di Thc superiore allo 0,2 per cento ed entro il limite dello 0,6 per cento, dall'altro, nulla dispone in merito all'eventuale destinazione d'uso delle stesse;

    da una parte, la natura della legge è solo per fini agricoli e gli stessi rivenditori lo sanno, con tanto di etichette sulle bustine nelle quali si specifica che si tratta di un prodotto non adatto alla combustione, dall'altra in questi ultimi anni si registra un boom di punti vendita di prodotti derivati;

    tra le finalità della coltivazione della canapa industriale, previste dal comma 2 dell'articolo 2 della legge n. 242 del 2016, infatti non è espressamente inclusa la produzione di infiorescenze né la libera vendita al pubblico e, pertanto, la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichettatura la presenza di «cannabis» o «cannabis light» o «cannabis leggera», solleva da tempo motivi di preoccupazione;

    questi prodotti – per quanto offerti al pubblico – come vagamente riconducibili agli impieghi previsti dalla legge n. 242 del 2016 e in quanto non bisognevoli delle autorizzazioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, sono venduti senza che ne sia indicata alcuna modalità di utilizzo o di assunzione;

    la legge, se da un lato infatti individua alcune destinazioni d'uso, quali alimenti e cosmetici, semi-lavorati per applicazioni industriali, prodotti per la bio-edilizia, e altro, dall'altra non dice nulla circa la possibilità di commercializzare le infiorescenze per uso ricreativo, consentendo in tal modo a molte rivendite, di commercializzare le infiorescenze ottenute;

    in pratica, successivamente all'entrata in vigore della legge n. 242 del 2016, in Italia diverse aziende si sono proposte sul mercato con prodotti a base di «cannabis» con percentuali del principio attivo psicotropo d9-THC tali da rendere il prodotto commerciale «legale», ritenendo che la liceità della coltivazione di questo tipo di prodotto ne comportasse ipso facto la libera vendita sul mercato;

    si tratta di un fenomeno ormai diffusissimo in ogni parte d'Italia, che ha inevitabilmente creato non pochi problemi per gli operatori a vario titolo coinvolti nell'azione di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti (forze di polizia, autorità giudiziaria, tecnici di laboratorio), improvvisamente trovatisi a fronteggiare la presenza sul mercato di un prodotto apparentemente identico allo stupefacente ma – per la prima volta – posto in vendita in regolari esercizi commerciali;

    in più di un anno sono stati aperti circa 1.000 negozi (online o in luoghi fisici) in tutto il Paese con un giro di affari in costante crescita, ed è quanto mai urgente e necessario fare chiarezza e prevedere degli opportuni paletti alla commercializzazione. Si ricorda che nel 2018 la coltivazione di canapa, dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. Dal 2013 al 2018 sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa;

    la vendita di derivati e infiorescenze di Cannabis sativa L. sta crescendo in modo esponenziale, avvalendosi di una «apparente zona franca» in cui il commercio e consumo di infiorescenze a basso contenuto di d9-THC non è testualmente vietato dalla legge n. 242 del 2016;

    peraltro, un'aumentata presenza di cannabis legale e la difficoltà di distinguerla da analoga sostanza avente effetto stupefacente perché con Thc superiore allo 0,6 per cento (e dunque illegale) sta comportando numerose difficoltà per la polizia giudiziaria operante che, a fronte di un reperto di dubbia liceità, è costretta a procedere al sequestro, al fine di effettuare le analisi tecniche necessarie a stabilire se si tratti di sostanza detenuta lecitamente o illecitamente;

    riguardo al proliferare dei cosiddetti «cannabis shop» che vendono prodotti cosiddetti light, il farmacologo Silvio Garattini, aveva evidenziato come «questa vendita libera dà l'idea che questa droga possa circolare tranquillamente, ma il limite del Thc fissato dalla legge non esclude affatto che ci possano essere effetti psicotropi: anche con un Thc molto basso bastano due o tre spinelli per “sballare”, specie per i più giovani con il cervello in fase di sviluppo. Secondo me bisogna intervenire e regolamentare il fenomeno»;

    il 19 febbraio 2018, il segretariato generale del Ministero della salute, ha chiesto al Consiglio superiore di sanità un parere sulla commercializzazione di prodotti contenenti Thc, al fine di stabilire se si tratti di prodotti pericolosi per la salute umana dei quali va impedita la vendita o se essi possano essere immessi in commercio e a quali condizioni;

    la V Sezione del Consiglio superiore di sanità (CSS), ai fini dell'espressione del suddetto parere, ha tra l'altro acquisito ulteriori elementi e indicazioni utili dall'Agenzia del farmaco (Aifa) e della direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, circa la necessità che i prodotti contenenti cannabidiolo siano autorizzati all'immissione in commercio (Aic) da parte dell'Aifa ai sensi dell'articolo 6, del decreto legislativo n. 219 del 2006, e circa la regolarità e la sicurezza dei prodotti risultati contenere il d9-THC superiore allo 0,2 per cento, ovvero se gli stessi prodotti debbano o meno essere assoggettati al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope (decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990);

    il 10 aprile 2018, nel parere conclusivo formulato dal Consiglio superiore di sanità, si raccomanda la necessità «che siano attivate, nell'interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei prodotti» contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa. Questo perché il limite di Thc previsto dalla legge (0,2-0,6 per cento) «non è trascurabile», e gli effetti psicotropi possono comunque prodursi, magari aumentando le dosi. Peraltro con un consumo «al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che possa produrre». Insomma, non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa;

    nel parere si rileva, inoltre, come tra le finalità della coltivazione della canapa industriale, previste al comma 2, dell'articolo 2, della legge n. 242 del 2016 non è inclusa la produzione di infiorescenze né la libera vendita al pubblico. Inoltre, la vendita e il consumo di tali preparati avvengono con modalità che non permettono di escludere un'assunzione in quantità significative da un punto di vista psicotropo e stupefacente, dei principi attivi e in particolare di Thc;

    il Consiglio superiore di sanità ricorda che nei prodotti in vendita al pubblico non dovrebbero essere presenti sostanze stupefacenti o psicotrope tabellate, quali il d9-THC;

    non è stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni (età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione e altro) così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come «sicura» e «priva di effetti collaterali» si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, guida in stato di alterazione). Peraltro, dalla documentazione disponibile emerge che la farmacocinetica di Thc è estremamente variabile da individuo a individuo e a seconda della via di somministrazione;

    il 22 giugno 2018, la Ministra della salute, Giulia Grillo, in un'intervista a La Stampa, a fronte del citato parere del Consiglio superiore di sanità, dichiarava con una certa superficialità: «Il Css è un organo consultivo, chi decide è il governo. Non c'è emergenza o prova di nocività che giustifichi le chiusure»,

impegnano il Governo:

   a predisporre le opportune iniziative normative volte a vietare la vendita di prodotti contenenti infiorescenze di canapa anche in presenza di limiti di principio attivo psicotropo d9-THC consentiti dalla legge, come peraltro raccomandato dallo stesso Consiglio superiore di sanità nel suo parere del 10 aprile 2018;

   ad adottare iniziative volte a riconoscere, quali prodotti contenenti sostanze stupefacenti, quelli derivati dalla canapa industriale a base di infiorescenze;

   a prevedere, nelle more delle iniziative normative volte a escludere la vendita di prodotti contenenti infiorescenze di canapa, opportune e mirate iniziative finalizzate ad agevolare le attività di ispezione e di controllo nei confronti del rivenditore al dettaglio, al fine di escludere la vendita di prodotti contenenti sostanza stupefacente penalmente rilevante ai sensi dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990;

   ad adottare tutte le iniziative utili a sostenere la produzione agricola della canapa coltivata per la produzione di fibre, e utilizzata per scopi industriali, escludendo i prodotti a base di infiorescenze fresche ed essiccate per scopo floreale o erboristico;

   a incrementare le risorse previste dall'articolo 6 della legge n. 242 del 2016, e destinate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo a incentivare la filiera della canapa e al miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore.
(7-00155) «Pedrazzini, Nevi, Mugnai, Anna Lisa Baroni, Novelli, Bagnasco, Spena, Mandelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la fibrosi cistica è la più comune fra le malattie genetiche gravi presente dalla nascita in quanto dovuta a un'alterazione genetica;

   la fibrosi cistica altera le secrezioni di molti organi che, risultando più dense, disidratate e poco fluide, contribuiscono al loro danneggiamento e, a subire la maggiore compromissione, sono sia i bronchi che i polmoni: al loro interno il muco tende a ristagnare, generando infezione e infiammazione ingravescenti, situazioni che con il trascorrere del tempo tendono a portare all'insufficienza respiratoria;

   i sintomi sono anche a carico del pancreas, che non svolge l'azione normale di riversare nell'intestino gli enzimi; ne deriva un difetto di digestione dei cibi, diarrea, malassorbimento, ritardo di crescita nel bambino e scadente stato nutrizionale nell'adulto e il progredire del danno pancreatico porta spesso con l'età a una forma di diabete;

   si rimarca la gravità della situazione dei soggetti affetti da patologia-fibrosi cistica-seguiti presso il centro regionale fibrosi cistica del Lazio;

   sussiste la necessità di dare seguito, in tempi relativamente brevi, al reparto dedicato a un'utenza adulti e di procedere all'affidamento e alla ristrutturazione dello stesso;

   vi è la necessità di predisporre un nuovo reparto dedicato a «transitional care» per i pazienti adulti affetti da fibrosi cistica, nella fase pre e post trapianto;

   note sono le difficoltà e le criticità che da tempo investono il programma trapianti di polmone presso il policlinico «Umberto I» di Roma;

   la regione Lazio è una delle regioni italiane con il maggiore numero di pazienti affetti da fibrosi cistica; la mancanza di un reparto dedicato è una lacuna da colmare con celerità al fine di garantire un servizio sanitario ottimale per i residenti adulti e affetti da tale patologia;

   le risorse volte alla realizzazione del reparto trovano l'interessamento e la disponibilità all'investimento da parte della Lega italiana fibrosi cistica Lazio –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione e come e con quali tempistiche intenda affrontarla, per quanto di competenza;

   di quali elementi disponga il Governo circa le iniziative che sono in cantiere da parte dell'azienda policlinico «Umberto I» nello specifico volte a dare avvio alla realizzazione del reparto adulti affetti da fibrosi cistica e in merito alle relative tempistiche.
(3-00440)


   MULÈ, BIANCOFIORE, CASSINELLI, FATUZZO, FIORINI, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI, NAPOLI, PELLA, PETTARIN, POLIDORI, PORCHIETTO, RAVETTO, ROSSO, ROSSELLO, ROTONDI, RUFFINO, SACCANI JOTTI, ELVIRA SAVINO, SCOMA, SOZZANI, MARIA TRIPODI e ZANGRILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la città di Spoleto ha un'enorme vocazione culturale e turistica, dovuta alla sua importantissima storia e alle manifestazioni che vi si svolgono durante l'anno (tra le più importanti, oltre al Festival dei due mondi, la settimana di studi sull'alto medioevo, convegni medici, convegni dell'Accademia dell'olivo, dell'antichissima Accademia degli Ottusi, la stagione del Teatro lirico sperimentale «Belli», oltre molti altri);

   sulla via Matteotti, di accesso alla centralissima piazza Libertà, sorge, a circa 100 metri da questa, un enorme fabbricato, oggi di proprietà dell'Inps, già sede di un convitto femminile Enpas/Inpdap per orfane di impiegati civili dello Stato, che si trova in stato di abbandono da oltre trent'anni e costituisce, per chi arriva in città da Roma, un pessimo biglietto di presentazione della città: ancor più rimarchevole perché in stridente contrasto con i lavori di abbellimento e funzionalizzazione delle strade del centro storico in corso di esecuzione da parte del comune;

   detto fabbricato risulta circondato da un complesso ponteggio da molto tempo sistemato sui marciapiedi pubblici, su un giardino comunale già destinato all'infanzia, e sulle pubbliche vie circostanti, in ordine al quale non risultano neppure interamente pagate le tasse comunali, tanto da essere stato oggetto di accertamento fiscale nei confronti dell'Inps per oltre 800.000 euro in riferimento agli ultimi cinque anni a causa della prescrizione dell'importo dovuto per gli anni precedenti;

   l'Inps avrebbe recentemente ceduto il complesso al Fondo i3-Silver gestito dalla società per azioni Invimit SGR (con capitale interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze) che avrebbe manifestato l'intento di riconvertirlo a senior housing. Nel novembre 2018, il dirigente dell'Inps Fiorino sarebbe stato ricevuto dal sindaco di Spoleto, al quale non avrebbe dato risposta in merito alla sanatoria delle irregolarità del passato (oggi l'occupazione arbitraria di suolo pubblico è un reato per il quale sono state inasprite le sanzioni ai sensi del decreto-legge n. 113 del 2018 cosiddetto «decreto sicurezza»), né in merito alla rimozione della complessa impalcatura che, per la parte denunciata dall'Inps, paga, in ogni caso, da alcuni decenni un'imposta;

   come se ciò non bastasse, a quanto consta agli interroganti, la stessa Inps, raccogliendo un'eredità Inpdap, è proprietaria sul terreno comunale anche di un immobile sito in località Monteluco, circondato da un imponente bosco, già adibito a «colonia estiva». Anche tale fabbricato versa da circa venti anni in stato di totale abbandono e, a quanto risulta, avrebbe dovuto essere ceduto al comune in dipendenza del fatto che la destinazione sociale da parte dell'Enpas/Inpdap è stata completamente abbandonata –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, sia nei confronti dei responsabili di una simile incredibile situazione, sia in relazione al futuro dei due fabbricati, sia in relazione alla conclamata situazione di illegittimità e danno per l'erario.
(3-00441)


   PORCHIETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2018 è stata annunciata la creazione di una commissione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il compito di effettuare una valutazione costi-benefici per ciascuna delle grandi opere infrastrutturali, in progetto e già in esecuzione;

   il 9 novembre 2018 il professor Marco Ponti, che partecipa e presiede tale commissione, ha dichiarato che non esiste un atto ufficiale di nomina, la commissione è un gruppo di consulenti della struttura tecnica di missione;

   del professor Ponti sono noti l'avversione alla Tav, la contrarietà al trasporto merci su rotaia e il favore per quello su gomma;

   rispondendo a interrogazioni in proposito, il Ministro Toninelli il 28 novembre 2018 ha reso nota la composizione della Commissione, peraltro pubblicata appena qualche giorno prima sul sito del Ministero, nonostante fosse operativa da mesi. Questa, secondo quanto riferito dal Ministro, è composta dal l'ingegner Alberto Chiovelli, quale coordinatore della struttura tecnica di missione; dall'avvocato di Stato Giovanni Palatiello; dal consigliere della Corte dei conti Tammaro Maiello; dal consigliere della Corte dei conti Cristian Pettinari; dal professore Marco Guido Ponti; dal professore Paolo Beria; dall'architetto Riccardo Parolin; dal professore Francesco Ramella Pezza; dall'ingegnere Alfredo Drufuca; dal professore Pierluigi Coppola; dal professore Maurizio Di Stefano;

   già a metà dicembre del 2018, la stampa, con riferimento all'analisi costi benefici operata dalla suddetta commissione sul Terzo Valico dei Giovi, aveva reso noto che il Ministro aveva giudicato «opinabili» le risultanze di tale analisi, procedendo all'autorizzazione del Terzo Valico;

   dalla stampa risulta che anche per la TAV Torino-Lione il parere della citata commissione sia contrario. Palazzo Chigi ha lasciato però intendere che non basta, infatti, il «no» della commissione tecnica sui costi-benefici a rimettere in discussione la tratta ferroviaria, ma che si dovrà tenere conto delle valutazioni legali, degli effetti cioè sul bilancio pubblico di un eventuale «stop». L'Avvocatura dello Stato avrebbe paventato un costo delle penali per lo «stop» all'opera, pari a 3,4 miliardi di euro;

   il 16 gennaio 2019, si è appreso dalla stampa che da Palazzo Chigi è trapelato che i componenti della commissione tecnica guidata dal professor Marco Ponti, ricevono un compenso annuale di 50 mila euro ciascuno per i loro studi, con «contratto rinnovabile alla scadenza e non decadono con il governo». Insomma, una task force in qualche misura blindata e che ha già espresso le sue valutazioni, «bocciando» di fatto tutte le grandi opere avviate, anche se di documenti ufficiali, almeno per ora, non c'è ancora nessuna traccia. Il 15 gennaio 2019 il professor Ponti avrebbe detto che sarebbero servite più risorse e più tempo per le valutazioni –:

   con quali modalità la citata commissione esplichi le sue valutazioni circa i costi-benefici delle opere se non siano considerate tra i «costi» le penali derivanti dall'interruzione di lavori e contratti già sottoscritti;

   se non ritengano opportuno effettuare una valutazione circa l'efficacia e l'economicità del lavoro della commissione costi-benefici, ove si consideri l'elevato costo di risultati che poi si rivelano opinabili.
(3-00443)


   LOSACCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 dicembre 2018 nel corso dell'esame della legge di bilancio per l'anno 2019 la Camera dei deputati respingeva l'ordine del giorno n. 9/1334-B/71 a firma dell'interrogante che impegnava il Governo in merito alla situazione della Gazzetta del Mezzogiorno ad attivare in tempi rapidissimi un tavolo istituzionale di confronto con l'amministrazione giudiziaria e le organizzazioni di rappresentanza della stampa e dei lavoratori interessati per assicurare il prosieguo dell'attività della testata per l'importanza che essa riveste da trenta anni nell'ambito del panorama dell'informazione territoriale e nazionale e per la salvaguardia dei livelli occupazionali;

   si tratta di una scelta incomprensibile anche in relazione all'acuirsi della crisi che attanaglia una delle testate giornalistiche più importanti del Mezzogiorno e sul piano nazionale;

   a seguito delle vicende giudiziarie sulle attività dell'editore, nel pieno e assoluto rispetto dell'azione della magistratura, si evidenzia la necessità di scongiurare il rischio di chiusura di realtà editoriali importantissime per il Mezzogiorno;

   ha ottenuto un grandissimo successo la campagna di prenotazione di una copia in più del giornale in edicola per il 29 dicembre 2018 con oltre 50 mila copie in più acquistate a testimonianza di una vicinanza del giornale al territorio e di una solidarietà dei lettori verso la testata; nell'ambito delle iniziative assunte dal comitato di redazione per tre giorni il quotidiano non sarà nelle edicole;

   gli amministratori giudiziari hanno prospettato nei giorni scorsi un accordo biennale con un pesantissimo taglio lineare del costo del lavoro al 50 per cento ed è stato interrotto al momento il pagamento di stipendi e tredicesime;

   tale piano è stato contestato dai sindacati e dal comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno i quali chiedono il rispetto degli obblighi previsti dal contratto e dalla legge sulle retribuzioni e di cercare una soluzione per il futuro dei 200 posti di lavoro di una testata giornalistica che ha 130 anni di storia;

   i giornalisti della Gazzetta hanno inviato una lettera-appello ai più alti livelli istituzionali, evidenziando come «i tempi della Giustizia possano essere diversi, molto più lunghi, da quelli necessari ad uscire dallo stato di impasse nel quale il quotidiano si trova in questi giorni» e chiedendo semplicemente di «poter continuare a svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi, possibilmente con la garanzia di una prospettiva che consenta di aggiungere ancora molti altri anni a quei centotrenta fin qui raggiunti» –:

   quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza al fine di convocare un tavolo istituzionale di confronto per assicurare il prosieguo dell'attività de La Gazzetta del Mezzogiorno e garantire i diritti dei lavoratori e dei giornalisti della prestigiosa testata.
(3-00444)


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 dicembre 2018, nel corso di una fase parlamentare molto delicata concernente le votazioni finali del disegno di legge di Bilancio per l'anno 2019 in terza lettura alla Camera dei deputati, il «Blog delle stelle», organo ufficiale del Movimento 5 stelle, ha pubblicato un post che ha accostato il lavoro del Parlamento e della libera stampa addirittura al «terrorismo», lanciando un'accusa a giudizio dell'interrogante infamante, diffamatoria e delegittimante contro i pilastri della democrazia parlamentare;

   successivamente, il testo è stato rimosso dal sito, secondo la stampa su indicazione del leader M5s Luigi Di Maio e del Presidente del Consiglio Conte, espressione anche lui del Movimento 5 stelle;

   secondo quanto riportato da diversi organi di informazione, responsabile editoriale del «Blog delle stelle» sarebbe il signor Pietro Dettori, assunto presso la Presidenza del Consiglio con contratto dirigenziale da centotrentamila euro annui come responsabile social del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio; peraltro quest'ultimo avrebbe chiesto conto di quanto accaduto proprio al signor Dettori;

   tal Dettori risulterebbe essere, sempre secondo notizie di stampa, il responsabile editoriale del «Blog delle stelle» fin da quando era dipendente della società Casaleggio Associati;

   il Dettori avrebbe, fin quando sotto contratto della Presidenza del Consiglio dei ministri, da dipendente pubblico, l'obbligo di rispettare il codice etico come tutti i dipendenti pagati dallo Stato –:

   se al Presidente del Consiglio risulti che a redigere il citato articolo contro il Parlamento e a pubblicarlo su un blog di partito politico sia stato davvero il consulente Dettori, e se, ove ciò sia confermato, il Presidente del Consiglio non ritenga incompatibile la sua permanenza presso gli uffici di Palazzo Chigi, procedendo al licenziamento con immediata risoluzione del contratto, sempre possibile trattandosi di persona assunta in un ufficio di diretta collaborazione.
(3-00445)

Interrogazione a risposta scritta:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'autismo (dal greco αυτός – stesso) è un disturbo del neuro sviluppo caratterizzato dalla compromissione dell'interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi;

   è un disturbo dello sviluppo neurologico altamente variabile che inizialmente appare durante l'infanzia e in genere segue un percorso costante senza che vi sia una remissione; i soggetti autistici possono avere alcuni aspetti della propria vita gravemente compromessi, ma altri possono essere normali o addirittura migliori;

   i sintomi iniziano lentamente a manifestarsi a partire dall'età di sei mesi, fino ad essere più espliciti dall'età di due o tre anni continuando ad aumentare fino all'età adulta, anche se spesso in una forma meno evidente dove la condizione si distingue non da un singolo sintomo, ma da una triade di sintomi caratteristici: deficit nell'interazione sociale, deficit nella comunicazione, interessi e comportamenti limitati e ripetitivi;

   i soggetti affetti da autismo presentano difficoltà sociali e spesso non hanno gli stessi comportamenti che molte persone danno per scontati;

   lo sviluppo sociale insolito diventa evidente nella prima infanzia quando i bambini autistici mostrano meno attenzione agli stimoli sociali, sorridono e osservano gli altri meno spesso e rispondono meno frequentemente al proprio nome; infatti, bambini dai tre a cinque anni con autismo hanno meno probabilità di comprendere le dinamiche sociali, di avvicinare gli altri spontaneamente, di imitare e rispondere alle emozioni, di comunicare non verbalmente e alternarsi in una discussione;

   i bambini con autismo ad alto funzionamento soffrono di una solitudine più intensa e frequente rispetto ai coetanei non-autistici, nonostante l'erronea credenza comune che i bambini con autismo preferiscano essere soli, poiché crearsi amicizie e coltivarle si rivela spesso difficoltoso ma la qualità delle amicizie e non il numero di amici influisce maggiormente sulla solitudine e amicizie funzionali, quali quelle che scaturiscono da inviti alle feste o da attività sociali, possono influire più incisivamente sulla qualità della vita;

   una parte importante degli individui affetti da autismo non è in grado di sviluppare un linguaggio sufficientemente naturale in grado di soddisfare le proprie esigenze di comunicazione quotidiana; i bambini con autismo hanno un utilizzo di consonanti, di parole, di combinazioni di parole e di lallazione, meno frequente e meno diversificata; i loro gesti sono meno frequentemente integrati con le parole, sono meno inclini a fare richieste o a condividere esperienze e sono più propensi a ripetere semplicemente le parole degli altri o ricorrere all'inversione dei pronomi;

   i maltrattamenti documentati dai Carabinieri nel centro di riabilitazione «Istituto Sant'Agostino» di Noicattaro, un centro privato convenzionato con il servizio sanitario nazionale, per bambini affetti da autismo, grazie all'indagine della procura di Bari, hanno portato all'arresto di 4 persone, tre educatrici e una insegnante di sostegno, tra i 28 e i 42 anni;

   nelle intercettazioni audio-video, gli inquirenti hanno immortalato episodi di bambini spinti contro il muro o tra il muro e il banco e di altri bambini con la testa pressata sul pavimento; nei bagni della struttura hanno documentato il suono di schiaffi sulla pelle nuda e i pianti dei piccoli –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali ulteriori elementi intenda fornire al riguardo e se ritenga di adottare le iniziative di competenza, anche normative, per rendere più stringenti i criteri di individuazione del personale educativo e assicurare la restituzione delle risorse pubbliche eventualmente percepite da strutture che si rendono responsabili di comportamenti come quelli sopra descritti;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per intensificare i controlli nei centri per disabili.
(4-02013)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da numerosi organi stampa nazionali e internazionali che in Cecenia, Repubblica della Federazione russa, sono in corso operazioni di polizia volte all'identificazione, al fermo, all'arresto e alla deportazione di persone ritenute omosessuali;

   secondo fonti appartenenti ad associazioni locali per la tutela dei diritti umani e Igbt, le persone arrestate sarebbero poi trasferite in un campo di prigionia ad Argun, sottoposte a tortura, fino anche all'eliminazione fisica;

   il quotidiano Novaja Gazeta, tra gli ultimi indipendenti in Russia, ha confermato gli arresti di decine di persone e l'uccisione di due uomini, in quanto omosessuali;

   già nella primavera del 2017 erano state denunciate dalla stampa alla comunità internazionale sistematiche persecuzioni in Cecenia contro la comunità Igbt, ordinate direttamente da Ramzan Kadyrov (presidente ceceno che ha di fatto reso la regione una dittatura islamica), il cui portavoce aveva smentito tali operazioni con la frase «non si possono arrestare o reprimere persone che non esistono nella repubblica cecena», negando quindi l'esistenza stessa delle persone omosessuali;

   a parere dell'interrogante, i fatti descritti rappresentano una gravissima violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) di cui la Federazione russa e quindi anche la Repubblica Cecena sono firmatarie;

   secondo l'interrogante è urgente un intervento della Repubblica italiana nelle opportune sedi internazionali per verificare i fatti e, nel caso, ripristinare lo stato di diritti e il pieno rispetto dei diritti umani, oltre che dovere del Governo italiano applicare il comma 3 dell'articolo 10 della Costituzione italiana e garantire dunque immediato asilo alle persone attualmente perseguitate –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per far cessare queste sistematiche violenze contro la comunità Igbt cecena e garantire in futuro piena la piena libertà e il pieno rispetto dei diritti umani nella Repubblica cecena.
(4-02010)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a seguito degli eventi atmosferici del 30 ottobre 2018 che si sono abbattuti sul golfo di Rapallo oltre 200 imbarcazioni, nel porto Carlo Riva, sono state affondate rilasciando presumibilmente gasolio in mare e detriti derivanti dai danni alle imbarcazioni stesse;

   il porto di Rapallo è classificato come porto di 2a categoria IV classe ai sensi dell'articolo 2 del regio decreto 2 aprile 1885, n. 3095, e successive modificazioni e integrazioni. Al suo interno la diga foranea e rispettivo specchio acqueo sono in concessione demaniale marittima alla società «Porto turistico internazionale Carlo Riva», mentre il residuale specchio acqueo è in parte pubblico e in parte in concessione a terzi. La straordinaria manutenzione risulta essere suddivisa tra regione, comune e concessionari secondo casistiche individuate dalla legge regionale n. 13 del 1999 (come recentemente emendata dalla legge regionale n. 29 del 2018) e atti di concessione;

   gli eventi eccezionali verificatisi il 30 ottobre 2018 hanno presumibilmente creato danni all'ambiente marino di tutto il golfo e non solo dello specchio portuale;

   gli interventi della Guardia costiera sono stati tempestivi nel mettere in sicurezza le aree e garantire le procedure per la rimozione dei natanti, ma ancora non sembrano essere chiari la dimensione dei danni ambientali nel golfo e le modalità di accertamento degli stessi messe in atto dalle autorità competenti;

   non ci sono evidenze di analisi ambientali effettuate a tutt'oggi né di una quantificazione del problema né di attività di bonifica programmate;

   l'area è a forte ricettività turistica e vive di presenze stagionali che garantiscono il lavoro ad oltre 1.500 persone. La qualità del mare e delle spiagge è fondamentale per la sopravvivenza di questo paese e delle località limitrofe;

   in questi mesi poche informazioni sono giunte ai cittadini sulle problematiche di inquinamento e le presenze turistiche nel mese di dicembre 2018 hanno visto un calo del 40 per cento come si evince dalla stampa locale –:

   se il Governo sia a conoscenza di attività di monitoraggio e controllo ambientale effettuate nel golfo di Rapallo per lo sversamento di idrocarburi e presenza di detriti;

   se il Governo sia a conoscenza delle attività in atto o programmate per la bonifica ambientale del golfo di Rapallo.
(4-02004)


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le fonti di rumore nei porti, come confermano le indagini del sistema Arpa, sono molteplici e questo spiega la difficoltà a misurare e valutare l'impatto acustico dalle attività portuali: i motori delle navi (compresi gli impianti di ventilazione) durante la fase di ricovero ai moli, gli altoparlanti per le segnalazioni connesse alle operazioni di imbarco-sbarco dei passeggeri del terminal traghetti e turistico, la movimentazione di auto rimorchi e mezzi operativi di trasbordo container, movimentazione di container con particolare riferimento agli urti durante il posizionamento, i dispositivi di segnalazione acustica delle gru e dei mezzi operativi e le operazioni di picchettaggio degli scafi nei bacini di carenaggio e non;

   questo comporta che, a seconda dell'attività prevalente nei porti in rapporto alla zona residenziale contermine, la percezione del rumore cambia, ma cambia anche la fonte che lo produce;

   la rumorosità delle infrastrutture di trasporto è disciplinata dagli specifici regolamenti di esecuzione ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 447 del 1995, legge quadro sull'inquinamento acustico;

   il decreto legislativo 17 febbraio 2017, n. 42, modifica l'articolo 11 della legge sopracitata prevedendo: «All'articolo 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447, sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) il comma 1 è sostituito dal seguente: “1. Con uno o più decreti del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri della salute, delle infrastrutture e dei trasporti, della difesa, dei beni e delle attività culturali e del turismo e dello sviluppo economico, secondo le rispettive competenze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono adottati uno o più regolamenti, distinti per sorgente sonora relativamente alla disciplina dell'inquinamento acustico avente origine dal traffico marittimo,...”»;

   per i porti il decreto attuativo che prevede opportune fasce di pertinenza è l'unico che non è ancora stato emanato, pertanto esiste gran confusione, in quanto i limiti risultano spesso aggirati per l'esistenza di classificazioni acustiche non adeguate alla reale attività che si svolge in porto e per il più che probabile superamento del criterio differenziale nelle abitazioni prospicienti gli approdi –:

   quali tempi preveda per l'emanazione del regolamento per la disciplina dell'inquinamento acustico avente origine dal traffico marittimo.
(4-02005)


   MELONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel 1970 è stata aperta la discarica di Villa Carmine, la quale nel quindicennio successivo patisce continue chiusure e riaperture, poiché mal utilizzata anche dagli stessi privati che contribuivano ad aumentare l'inquinamento con il conferimento di rifiuti «inadeguati» (metalli e idrocarburi), e nel 1986 è stato costruito il depuratore di Montesilvano;

   in data 5 agosto 1987 il comune di Montesilvano ha presentato il progetto di chiusura e bonifica della discarica di Villa Carmine, chiusura poi avvenuta nel 1998, dopo che già nel 1994 erano state emesse alcune ordinanze di tutela ambientale del comune di Montesilvano;

   in data 27 maggio 2003 è stato istituito il sito di interesse nazionale (SIN) «Fiumi Saline e Alento», che interessa le province di Pescara e Chieti e i comuni di Montesilvano, Città Sant'Angelo, Collecorvino, Moscufo, Cappelle sul Tavo, Francavilla al Mare, Torrevecchia Teatina e Ripa Teatina;

   con il decreto del Ministero dell'ambiente 3 marzo 2003 sono stati regolamentati gli «Accordi di programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel sito di interesse nazionale Fiumi Saline e Alento»;

   nel 2007 alla presentazione dei risultati della caratterizzazione eseguita dall'Arta, è emerso che su otto siti del fiume Saline esaminati tutti quanti sono risultati appartenere alla categoria più alta per l'inquinamento dei fiumi, come da verbale della conferenza di servizi decisoria, convocata, ex articolo 14 della legge n. 241 del 1990, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 7 marzo 2007;

   in data 1° aprile 2008, il depuratore è diventato di competenza della azienda comprensoriale acquedottistica (ACA Spa) ma nel successivo mese di novembre — e fino al 19 dicembre dello stesso anno, è stato sequestrato dal Corpo forestale per scarichi inquinanti;

   il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, all'articolo 36-bis, detta criteri per la razionalizzazione di siti di interesse nazionale, e in attuazione degli stessi il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato il decreto 11 gennaio 2013 con il quale ha provveduto a escludere il Sin «Fiumi Saline e Alento» dall'elenco dei siti di interesse nazionale, prevedendo che «La competenza per le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica all'interno dei siti di cui all'elenco dell'Allegato 1 viene trasferita alle Regioni territorialmente interessate che subentrano nella titolarità dei relativi procedimenti»;

   con delibera di giunta regionale del 19 maggio 2014, n. 404, l'area che costituiva il sito di interesse nazionale «Fiumi Saline e Alento» è stata convertita in sito di interesse regionale (Sir);

   le aree interessate dal sito vivono una drammatica emergenza ambientale che deve essere risolta con tempestività e decisione, accelerando e potenziando le operazioni di bonifica con mezzi e risorse finanziarie –:

   se non ritenga di adottare con urgenza le iniziative di competenza volte a trasformare il Sir «Fiumi Saline e Alento» in sito di interesse nazionale, al fine di garantire la rapida bonifica dei territori e restituirli allo sviluppo imprenditoriale e turistico.
(4-02012)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il direttore generale per i beni e le attività culturali – direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio – dottor Gino Famiglietti ha indirizzato al comune di Vicenza e alla regione Veneto istanza di annullamento in autotutela di titoli abilitativi per l'attuazione del Programma integrato di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale (Piruea) «Cotorossi» datata 11 dicembre 2018;

   il Ministero per i beni e le attività culturali prospetta la sussistenza di un vincolo paesaggistico nelle aree ricomprese nel perimetro del Piruea «Cotorossi» e la conseguente necessità che gli interventi edilizi previsti dallo stesso siano preceduti dal rilascio dell'autorizzazione paesaggistica;

   su tale prospettazione fonda una richiesta di avviare il procedimento per l'annullamento in autotutela dei titoli abilitativi già rilasciati;

   la questione è invero sorta in ragione delle difficoltà interpretative che contraddistinguono il rapporto tra le disposizioni che stabiliscono i vincoli paesaggistici ex lege e gli strumenti urbanistici comunali;

   va ricordato che l'articolo 142, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 42 del 2004 assoggetta al vincolo paesaggistico i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico 11 dicembre 1933, n. 1775;

   al vincolo tuttavia restano sottratte le zone che erano già edificate all'entrata in vigore dei decreti «Galasso»;

   è proprio questo il caso delle aree in questione, per le quali il piano regolatore generale di Vicenza stabiliva una nomenclatura «mista»;

   la questione non è certamente nuova ed è stata oggetto di inchieste penali;

   la locale procura della Repubblica ha contestato ad alcuni dirigenti comunali il reato di abuso di ufficio per costruzione in assenza di autorizzazione paesaggistica (articolo 181, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004) per un intervento edilizio eseguito in una zona che classificata come z.t.o. B, mentre la «sottoclassificazione» utilizzata nelle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale la classificava tra le aree «P.E.C.»;

   il tribunale di Vicenza, con sentenza 04/08.04.2008, n. 250 (divenuta definitiva) ha tuttavia dichiarato infondata tale contestazione proprio in ragione della ricordata «duplice classificazione» derivante dalla variante generale al piano regolatore generale di Vicenza approvata nel 1983;

   inoltre, in data 5 maggio 2017, il tribunale di Vicenza, in qualità di giudice del riesame, escludendo la configurabilità di una lottizzazione abusiva, ha rigettato l'appello della procura della Repubblica relativo al rigetto di una richiesta di sequestro preventivo dell'area;

   la Corte di Cassazione, sezione terza, ha confermato tale decisione con sentenza del 24 ottobre 2017, rigettando il ricorso della procura della Repubblica;

   la questione oggi posta dal Ministero non tiene, infine, conto della autorizzazione paesaggistica datata 14 luglio 2010 rilasciata, ai sensi dell'articolo 146 del decreto-legge 22 gennaio 2004, n. 42, e del parere favorevole e condizionato del Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, espresso in data 13 aprile 2011;

   come noto, l'annullamento in autotutela di una concessione edilizia può essere disposto solo in presenza di tre condizioni: la sussistenza di ragioni di interesse pubblico, la comparazione tra il suddetto interesse pubblico e gli interessi dei destinatari del provvedimento e l'esercizio del potere entro un termine ragionevole;

   pare evidente che nel caso di specie difettino tutte e tre le condizioni;

   è sufficiente considerare che l'area del Piruea Cotorossi è da anni pressoché integralmente edificata, ed in essa è anche insediato il palazzo di giustizia –:

   quale interesse pubblico giustifichi la richiesta di annullamento delle concessioni edilizie in questione;

   se il Governo sia consapevole che all'interno del Piruea Cotorossi è edificato e funzionante il tribunale di Vicenza;

   se dell'iniziativa in questione sia stato informato il Ministro della giustizia.
(3-00446)

Interrogazione a risposta scritta:


   SGARBI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il patrimonio artistico italiano è difeso da una precisa e consolidata normativa che, in base all'articolo 4, comma 2, del decreto-legge 22 gennaio 2004, n. 42, attribuisce al Ministero la funzione di tutela e, con l'articolo 5, comma 1, prescrive che le regioni, i comuni, città metropolitane e le province, cooperino con il Ministero con concorde spirito;

   inoltre, l'oggetto della tutela è definito dall'articolo 10, comma 1, e l'articolo 20, comma 1, recita: «i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico e artistico oppure tale da recare pregiudizio alla loro conservazione»;

   l'articolo 26 e l'articolo 29, comma 4, indicano i limiti della conservazione e del restauro in operazioni «finalizzate all'integrità materiale e al recupero del bene medesimo»;

   il comune di Ferrara ha, ad avviso dell'interrogante indebitamente, proceduto a indire un concorso non per il restauro ma per l’«ampliamento di Palazzo dei Diamanti», con l'obiettivo concreto di realizzare il progetto vincitore, per precedenti garanzie e complicità politiche, nonostante i principi e le norme sopra ricordati –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché gli uffici competenti, vigilino sul rispetto della legge che non consente, e non ve ne sono precedenti, per edifici del valore universale di Palazzo dei Diamanti, in una città del Rinascimento dichiarata patrimonio mondiale dell'Unesco, manomissioni, alterazioni, integrazioni, ampliamenti, che ne compromettano la secolare «integrità materiale», come hanno richiamato luminari della tutela come Christoph Frommel, Arturo Carlo Quintavalle, Andrea Emiliani, Eugenio Riccomini, Giuseppe Cristinelli, Vittorio Emiliani, Elio Garzillo, Luigi Malnati, Massimo Osanna, alcuni dei quali sovrintendenti emeriti del Ministero per i beni e le attività culturali.
(4-02021)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Medaglia Mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare è concessa agli ufficiali e ai sottufficiali delle Forze armate, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza ed è essenzialmente subordinata al possesso, da parte dei richiedenti, di dieci lustri di servizio, calcolati con il metodo previsto dalla direttiva «norme applicative per la concessione della Medaglia Mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare» edita dal segretariato generale della Difesa;

   con modalità del tutto analoghe, per il personale del Corpo forestale dello Stato, oggi come noto assorbito dall'Arma dei carabinieri, era prevista fino al predetto assorbimento, la concessione della cosiddetta Medaglia Gualbertiana al merito;

   risulta all'interrogante che al personale dell'Arma dei carabinieri, precedentemente facente parte del disciolto Corpo forestale dello Stato e in possesso dei requisiti necessari per entrambe le citate onorificenze, in caso di richiesta di conferimento al momento è possibile essere insigniti della sola Croce di anzianità, ma non della Medaglia Mauriziana né di quella Gualbertiana e che le richieste potranno essere valutate solo previa modifica delle norme di riferimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per modificare l'obsoleta normativa relativa ai conferimenti delle ridette onorificenze, ovviando alla irragionevole disparità di trattamento creatasi in seguito allo scioglimento del Corpo forestale dello Stato.
(4-02015)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sussiste una anomalia fiscale consistente in una doppia imposizione fiscale sulle case affittate in Francia con perdita di agevolazione «prima casa» in Italia;

   secondo la Convenzione sulle doppie imposizioni tra Italia e Francia, l'immobile locato posseduto in Francia deve essere dichiarato anche in Italia, ma, in base a un calcolo proporzionale italiano, il credito d'imposta concesso sulle tasse pagate all'estero, commisurato al rapporto tra reddito estero e reddito complessivo, copre solo parzialmente l'Irpef scaturita in Italia, mentre le addizionali comunali e regionali rimangono integralmente scoperte e, in presenza dell'abitazione principale, questa situazione fa perdere una parte dell'esenzione prevista per legge (articolo 10, comma 3-bis, del TUIR);

   uno dei contribuenti penalizzati da questa anomalia ha inviato istanza di interpello all'Agenzia delle entrate e ha segnalato l'anomalia al dipartimento delle finanze del Ministero. Entrambi hanno risposto convalidando e confermando quanto sostenuto, ma aggiungendo che, per risolvere il problema di questa doppia imposizione fiscale vietata dalla legge, è necessario un intervento legislativo;

   la vicenda ha avuto molta visibilità ed è stata riportata nel mese di settembre 2018 su diverse importanti testate giornalistiche, tra le quali Il Sole 24 Ore nella sezione Norme e Tributi, nonché sul Secolo XIX, sul Quotidiano del Diritto e su Confedilizia.it;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la stessa amministrazione finanziaria avrebbe riconosciuto l'esistenza di un effetto distorsivo del tutto in contrasto con la vigente normativa fiscale, tanto da attivarsi per risolvere la problematica che interessa centinaia di contribuenti italiani, approntando la norma correttiva, corredandola della relativa relazione illustrativa e della relazione tecnica, contenente la stima degli effetti sui conti pubblici e inviando il tutto all'ufficio legislativo finanze, al fine di verificare la possibilità di inserire la disposizione in sede di conversione del decreto-legge fiscale, ovvero nella legge di bilancio per il 2019;

   tuttavia, sempre secondo la stampa, la proposta dell'amministrazione finanziaria dello Stato avrebbe cozzato contro il veto politico, perché, come scrive il direttore della direzione legislazione tributaria e federalismo fiscale nello scambio di comunicazione con il contribuente di cui sopra, il Governo non ha ritenuto di inserire l'intervento tra quelli costituenti priorità da risolvere con la manovra di bilancio, pur assicurando che provvederà a riproporre la norma di correzione nelle prossime occasioni in cui si verificherà la disponibilità di un veicolo legislativo;

   interpellata sulla questione un'agenzia immobiliare francese, in merito alla presenza di italiani con case in Francia, essa avrebbe chiarito che per quanto riguarda la zona di Mentone la percentuale si aggirerebbe sul 30 per cento, mentre a livello nazionale sul 4-5 per cento. La questione, quindi, riguarda probabilmente migliaia di cittadini –:

   se trovi conferma quanto esposto in premessa circa l'esistenza di effetti distorsivi derivanti dal venire meno della doppia imposizione sugli immobili detenuti in Francia da cittadini italiani;

   se convenga con l'interrogante circa la necessità di adottare al più presto iniziative per sanare la situazione venutasi a creare, accelerando il prima possibile la presentazione di un'iniziativa fiscale idonea a risolvere il problema ammesso dalla stessa amministrazione fiscale che ha già proposto la soluzione.
(3-00442)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   numerosi nuclei familiari residenti presso il quartiere residenziale di Pisticci Scalo, comune di Pisticci, in provincia di Matera, si sono visti recapitare, a partire dal mese di novembre 2018, una serie di cartelle esattoriali, da parte della amministrazione comunale, riguardanti il servizio idrico per gli anni 2013-2014-2015 e 2016;

   l'importo delle citate cartelle risulta essere molto elevato anche di diverse migliaia di euro e, sulla base di alcuni controlli effettuati a campione, esse sono contestate in quanto non corrisponderebbero ai consumi oggetto della cartella;

   inviare quattro anni di fatture con data di scadenza addirittura antecedente al recapito delle cartelle stesse mina ogni forma di corretto rapporto tra amministrazione pubblica e utenza;

   all'interno della fattura si legge testualmente che «in caso l'omesso pagamento di quanto dovuto si procederà alla riscossione coatta mediante iscrizione a ruolo ai sensi della vigente normativa in materia»;

   in verità, l'amministrazione comunale per quattro anni non ha provveduto a verificare consumi e inviare per tempo le corrispondenti fatture;

   i cittadini che non hanno mai detto di non voler pagare il servizio erogato contestano, invece, con forza questa modalità vessatoria e si sono attivati conseguentemente anche per le vie legali;

   è stato chiesto all'amministrazione comunale il ricalcolo dei consumi con dettaglio delle fatture, una rateizzazione degli importi, una revisione della «quota fogne», poiché si tratta di un onere che non corrisponde al servizio erogato, una modalità più corretta per la fatturazione dei consumi futuri, nonché un abbattimento dell'importo delle fatture quadriennali recapitate anche in relazione alle oggettive responsabilità della amministrazione comunale;

   a fronte delle richiamate richieste formulate dai cittadini ad oggi non è stata data alcuna risposta –:

   se il Governo, alla luce delle criticità che sono emerse nel caso richiamato, intenda adottare iniziative normative volte a definire maggiori garanzie per il cittadino in ordine ai procedimenti di esazione di tributi e tasse relativi all'erogazione di servizi pubblici.
(5-01253)


   GIANNONE, SIRAGUSA, INVIDIA, AMITRANO, PALLINI, SEGNERI, TRIPIEDI, COSTANZO, VIZZINI, PERCONTI e DE LORENZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la società Enav s.p.a. garantisce i servizi di navigazione aerea in Italia tramite i 45 aeroporti e i 4 centri di controllo dislocati sul territorio nazionale;

   così come riportato dallo statuto, la sua principale missione è: «Garantire la sicurezza e la puntualità ai passeggeri che volano nei cieli italiani. Contribuire alla crescita del trasporto aereo nazionale ed europeo con efficienza e innovazione. Costruire, sui pilastri della sicurezza, una strategia sempre più orientata al cliente che modernizzi i sistemi, crei valore e fortifichi ancor di più la presenza di ENAV nel contesto internazionale»;

   nel giugno del 2016, attraverso una offerta pubblica di acquisto, il 46,6 per cento del capitale sociale di Enav s.p.a. fino ad allora completamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, veniva collocato in borsa, primo fornitore di servizi alla navigazione aerea ad essere quotato;

   nel prospetto informativo depositato dalla società Enav s.p.a. nel luglio del 2016, viene riportata la politica dei dividendi che si intende attuare; nella fattispecie, si riporta l'integrale versione estrapolata dal già citato prospetto:

    «In data 8 giugno 2016, il Consiglio di Amministrazione della Società, ha approvato una politica dei dividendi nella quale si prevede che:

     (iii) per l'esercizio che si chiuderà il 31 dicembre 2016 il Consiglio di Amministrazione intende proporre la distribuzione di un dividendo pari a 95 milioni di Euro, nei limiti previsti dalla normativa vigente e salva la necessaria approvazione da parte dell'Assemblea degli Azionisti; e

     (iv) per gli esercizi successivi, Enav prevede una politica di distribuzione dei dividendi basata su una percentuale non inferiore all'80 per cento del flusso di cassa normalizzato, definito come l'utile netto consolidato con l'aggiunta degli ammortamenti (al lordo dei contributi in conto impianti) e al netto degli investimenti normalizzati (escludendo quindi gli investimenti finanziari) espressi al lordo dei contributi in conto impianti»;

   quindi, la società Enav s.p.a. ha provveduto a distribuire per l'esercizio finanziario 2016 dividendi per 95 milioni di euro, per l'esercizio 2017 dividendi per 101,5 milioni di euro, e per l'esercizio finanziario 2018 si prevede di distribuire dividendi dello stesso importo;

   con la presentazione del piano industriale Enav s.p.a., ha previsto di aumentare la distribuzione di un dividendo in crescita del 4 per cento annuo, a partire dal dividendo 2018, pari a 101 milioni di euro –:

   quale posizione il Governo intenda assumere nell'assemblea degli azionisti affinché, avendo la maggioranza del capitale sociale di Enav s.p.a., si possa deliberare una politica dei dividendi meno performante, privilegiando, anche a fronte degli impegnativi scenari con i quali la società dovrà confrontarsi, la destinazione delle risorse verso maggiori investimenti in tecnologia, verso l'aumento delle risorse umane necessarie ad affrontare l'aumento del traffico aereo e, pertanto, verso la creazione di valore della società.
(5-01254)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, denominata «Invitalia», fondata nel 1999 e successivamente rilanciata nel 2008 e partecipata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha tra i suoi principali obiettivi quello di «dare impulso alla crescita economica del Paese puntando su settori strategici per lo sviluppo e l'occupazione»;

   la stessa Agenzia ha altresì l'importante compito di «rilanciare le aree di crisi» operando come «centrale di committenza e stazione appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio»;

   il territorio di Livorno, in particolare nella sua zona costiera, è risultato particolarmente colpito dalla crisi economica del 2008 che ha determinato ripercussioni profondamente negative sul suo tessuto economico, produttivo, occupazionale e sociale;

   il polo produttivo dell'area costiera livornese, coincidente con i comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo è stato riconosciuto, già dall'anno 2015, come un «area di crisi industriale complessa»;

   la crisi economico-produttiva ha coinvolto tutti i settori industriali locali ed in particolare, data la sua centralità nel sistema economico locale, l'importante snodo infrastrutturale rappresentato dal porto di Livorno;

   in data 20 ottobre 2016 è stato sottoscritto un accordo di programma, tra tutti gli attori istituzionali e locali coinvolti, al fine di attuare un «progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi industriale complessa del Polo produttivo» (Prri) finalizzato «al rilancio delle attività industriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale»;

   l'attuazione del Prri, in base alla vigente normativa in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa, è stato affidato all'Agenzia «Invitalia»;

   in data 5 giugno 2018, mediante la circolare direttoriale n. 222539 e ai sensi della legge n. 181 del 1989 è stato attivato l'intervento finalizzato «al rafforzamento del tessuto produttivo locale e all'attrazione di nuovi investimenti». La dotazione finanziaria di tale intervento ammonta a dieci milioni di euro ai fini della concessione di agevolazioni. La facoltà di soggetto gestore, incaricato di occuparsi della ricezione e della valutazione delle domande di accesso alle agevolazioni, è stata attribuita all'Agenzia «Invitalia»;

   l'Agenzia «Invitalia», o membri appartenenti ad essa, sono stati coinvolti in passato in diverse inchieste e l'operato dell'Agenzia è stato spesso oggetto di critiche: si faccia riferimento, a titolo esemplificativo, alle vicende riguardanti l'area industriale di Termini Imerese, o al caso che ha riguardato la rete Infratel Italia spa controllata al 100 per cento da «Invitalia», che avrebbe utilizzato fondi pubblici, senza un indirizzo progettuale chiaro –:

   quali tempestive e idonee iniziative intenda intraprendere il Governo al fine di esercitare un attento monitoraggio e un particolare controllo sull'operato dell'Agenzia «Invitalia» sul territorio livornese, favorendo, altresì, l'accesso agli atti, riguardanti l'operato della stessa «Invitalia» sul territorio di Livorno, da parte delle amministrazioni pubbliche o degli enti locali coinvolti che ne facciano correttamente richiesta;

   se si intenda considerare la possibilità di adottare iniziative per vincolare l'Agenzia «Invitalia» a degli obblighi di risultato ed effettuare un controllo ex post, controllo che tenga conto, in particolare, della valenza della sostenibilità ambientale, dei tempi di realizzazione, dell'evoluzione dei costi e della manutenzione delle opere.
(4-02008)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Civitavecchia, già leader nazionale nel settore crocieristico, è in forte espansione anche sui volumi di merci dichiarate che sono passate da 37.823 bollette doganali contabilizzate nel 2015, alle 42.036 del 2016, per salire a 44.347 nel 2017 e, ultimo dato del 2018 aggiornato a novembre, 48.225, confermando il dichiarato e costante incremento di traffico commerciale che si è sviluppato negli ultimi anni;

   dopo anni di stallo l'interporto di Civitavecchia è stato acquistato da una solida società multinazionale già operante nel porto nel settore orto-frutticolo, circostanza che fa prevedere un'ulteriore impennata dei traffici commerciali nella zona portuale;

   l'ufficio delle dogane di Civitavecchia, unitamente alla dipendente sezione operativa territoriale di Viterbo, considerando esclusivamente i tributi doganali ed escludendo completamente il settore delle imposte di consumo, vanta delle performance importanti per volumi di incassi doganali, pari ad oltre 200 milioni di euro nel 2018;

   tra gli uffici non aeroportuali della direzione interregionale di competenza, l'ufficio di Civitavecchia effettua controlli che per numerosità, disomogeneità e caratteristiche sono decisamente superiori alle altre strutture dipendenti dalla citata direzione;

   l'ufficio delle dogane di Civitavecchia è l'unico a effettuare controlli scanner su mezzi pesanti e container nell'ambito della direzione interregionale di competenza, svolgendo tale attività anche su richiesta di forze dell'ordine ubicate fuori provincia;

   l'espansione in atto dell'economia portuale e dei relativi necessari controlli è tale da imporre nella revisione dell'architettura organizzativa del dispositivo territoriale della Guardia di finanza che ha previsto la costituzione del gruppo di Civitavecchia e del gruppo di Viterbo in aggiunta agli attuali comandi di compagnia;

   il 17 dicembre 2018, l'Agenzia dogane e monopoli ha pubblicato la determinazione prot. n. 136643/RU con la quale è stata fissata la graduazione della retribuzione di posizione (parte variabile) corrispondente alle posizioni dirigenziali di livello non generale dell'Agenzia. La determinazione, ha classificato su cinque livelli – di cui gli ultimi due essenzialmente residuali – l'importanza degli uffici in cui si struttura l'Agenzia; risulta all'interrogante che, sulla base della citata graduazione, l'ufficio di Civitavecchia è stato parificato al livello degli uffici di Gaeta, Frosinone, Porto Empedocle, Messina, Cagliari e Arezzo, solo per citarne alcuni, che hanno una valenza tributaria ampiamente inferiore, non registrano traffici merci, traffici passeggeri di natura extracomunitaria, nonché traffici passeggeri crocieristi paragonabili a quelli dell'ufficio di Civitavecchia;

   ad avviso dell'interrogante da quanto precede emerge una valutazione complessivamente iniqua del livello di importanza in relazione alla graduazione della posizione assegnata all'ufficio delle dogane di Civitavecchia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di adeguare la graduazione della posizione assegnata all'ufficio delle dogane di Civitavecchia, tenendo conto delle informazioni e dei dati suesposti.
(4-02009)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera inviata il 2 gennaio 2019, tra gli altri, ai parlamentari veneti, dal presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è stata evidenziata la grave situazione in cui versa la corte d'appello di Venezia, legata alla carenza di organico, come evidenziato anche dal recente studio pubblicato dall'ufficio studi della Cgia di Mestre, dal titolo «Il Veneto nel sistema delle Corti di Appello», in collaborazione con la corte di appello di Venezia, da cui è risultato, per quest'ultima, un carico di pendenze molto elevato, superiore rispetto alla media nazionale, con 529 per magistrato onorario a fronte delle 439 della media nazionale;

   tale situazione, legata principalmente a una carenza di organico, produce pesanti ripercussioni con un rallentamento a livello produttivo, scoraggiando gli imprenditori locali e disincentivando quelli stranieri verso un territorio, come quello veneto, che nel 2017 ha prodotto 150 miliardi di euro;

   occorre sottolineare che la corte di appello di Venezia, terza in Italia per popolazione di riferimento, è quella però in cui il rapporto tra magistrati e abitanti è molto al di sotto della media nazionale e che, negli ultimi anni, i giudizi sopravvenuti sono aumentati quasi del doppio –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato, sulla base di quanto descritto in premessa, intenda porre in essere al fine di ristabilire condizioni adeguate per lo svolgimento dell'attività lavorativa dei magistrati e del personale amministrativo della corte di appello di Venezia e della relativa procura, anche al fine di tutelare i cittadini e fornire loro un apparato giudiziario efficiente.
(5-01243)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il raccordo autostradale RA3 «Siena-Firenze» definita «Autopalio» (gestito da Anas, società interamente partecipata da Ferrovie dello Stato italiane a sua volta partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze) ha una estensione complessiva di circa 56 chilometri;

   tale infrastruttura attraversa il territorio delle due province di Firenze e di Siena, collegando le due città capoluogo e rappresentando quindi un'arteria fondamentale per lo sviluppo della Toscana del sud;

   la situazione complessiva di tale raccordo presenta da sempre caratteristiche strutturali di forti criticità dal punto della stessa funzionalità tecnica;

   nel corso degli ultimi anni le istituzioni locali, di concerto con la regione Toscana e assieme ai cittadini e ai soggetti economici e sociali del territorio, hanno portato avanti con forza la richiesta di investimenti non più rinviabili per l'ammodernamento e la messa in sicurezza dell'arteria;

   in particolare nel 2016, in seguito ad una iniziativa della regione, Anas ha assunto ulteriori impegni, rispetto a una serie di primi investimenti, per un piano di interventi per migliorare le condizioni dell'Autopalio; secondo quanto affermato da Anas in totale sono stati 26,6 i milioni di euro investiti sul raccordo autostradale negli anni 2015-2017, oltre ai 20 milioni già stanziati nel triennio 2012-2014, mentre nel 2018 sono state programmate azioni di risanamento della pavimentazione con asfalto drenante per un importo complessivo pari a 4,7 milioni di euro; tali interventi riguardano la manutenzione ordinaria e straordinaria, come ad esempio: lavori di pavimentazione, allargamento banchine e opere d'arte, barriere di sicurezza e protezione, gallerie e loro illuminazione;

   nonostante siano state poste opere importanti per migliorare tale arteria, risultano persistere ancora alcune criticità principali, in particolare:

    il cantiere sul «Viadotto ai Falciani» presenta notevoli ritardi e blocchi dei lavori e la sua permanenza inattiva crea disagi eccessivi per gli utenti;

    anche laddove sono stati fatti recenti lavori di sostituzione del manto stradale, sono riapparsi, dopo poco tempo, buche e avvallamenti, con la necessità di nuovi cantieri che provocano problemi rilevanti a chi percorre l'Autopalio;

    permane l'esigenza su alcuni tratti di ulteriori interventi per promuovere l'adeguamento e la messa in sicurezza del tracciato;

   un collegamento stradale sicuro a quattro corsie tra Firenze e Siena rappresenta, infatti, un elemento essenziale per lo sviluppo sociale dei territori interessati e un vantaggio competitivo per l'intera area della Toscana del sud, garantendo una moderna connettività tra due città patrimonio Unesco, considerate tra le principali mete turistiche regionali e nazionali, e un territorio che vede la presenza di rilevanti presidi produttivi;

   gli interventi già attuati da Anas sul raccordo autostradale RA3 «Siena-Firenze» hanno contribuito al miglioramento della sicurezza stradale e della connettività della provincia di Siena e del sud della Toscana, ma occorrono ulteriori azioni al fine di garantire un'arteria moderna, sicura e affidabile e, al contempo, ridurre al minimo la presenza di cantieri in tale viabilità –:

   quale sia lo stato di avanzamento dei lavori lungo il «viadotto ai Falciani» del raccordo stradale Firenze-Siena e quando gli interventi programmati verranno conclusi;

   per quali motivi, anche laddove sono stati eseguiti lavori al manto stradale, si siano già determinate situazioni di deterioramento dell'asfalto e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di risolvere tale criticità;

   quali ulteriori interventi siano programmati per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo stradale Siena-Firenze.
(5-01242)


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'edizione del quotidiano la Repubblica del 16 gennaio 2018 riporta una notizia che merita un necessario approfondimento;

   la notizia riguarda la multa che, domenica sera 13 gennaio 2018 un giovane musicista genovese, Francesco Raspaolo, avrebbe ricevuto di ritorno da Portogruaro dove frequenta la Fondazione musicale santa Cecilia sul treno Intercity, il 687, in partenza da Milano centrale alle 21,20 per Genova;

   la multa di importo di 50 euro sarebbe stata comminata per l'ingombro dovuto allo strumento musicale che portava con sé, un violoncello, troppo voluminoso;

   addirittura, come riporta il quotidiano i controllori gli avrebbero intimato di scendere alla prima fermata;

   lo stesso regolamento sulle condizioni generali di trasporto prevede una tolleranza per bagagli e oggetti trasportati che superino il limite di volume stabilito, a condizione che non rechino disturbo o ostacolo al personale e agli altri viaggiatori e non danneggino le vetture –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza e in relazione alle vigenti disposizioni che regolamentano il contratto di servizio con Trenitalia, per un accertamento dei fatti e se trovi conferma a quanto riportato in premessa circa un eccesso di zelo dei controllori nei confronti del menzionato viaggiatore, al fine, anche, di riconsiderare la multa comminata.
(5-01246)


   CARNEVALI e MARTINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende con preoccupazione, da articoli di stampa, che il raddoppio della tratta ferroviaria «Ponte San Pietro-BG-Montello» è rimesso in discussione, nella sua completa realizzazione, da parte della regione Lombardia;

   ciò rischia di pregiudicare un pezzo importantissimo e strategico della infrastruttura, quello da Ponte San Pietro alla futura fermata di Curno, che resterebbe a binario unico;

   suddetta preoccupazione è scaturita dalle parole, riportate a mezzo stampa, dell'assessore alle infrastrutture della regione Lombardia, Claudia Terzi, la quale ha affermato che superare il territorio di Mozzo in trincea — con conseguenti costi — renderebbe insufficiente il budget disponibile di 70 milioni di euro;

   pertanto, secondo l'assessore regionale della Lombardia, il raddoppio della tratta ferroviaria andrebbe da Montello a Bergamo e dalla città capoluogo fino a Curno, mentre poi la linea proseguirebbe con l'attuale binario unico;

   il contratto di programma Mit-Rete ferroviaria italiana parte investimenti 2017-2021, sulla base delle risorse stanziate dal Governo Gentiloni, prevede 70 milioni di euro, già disponibili;

   nello stesso contratto di programma si legge testualmente che «l'intervento è volto a assicurare elevati standard di qualità dei servizi ferroviari, incrementando la frequenza, migliorando la puntualità, la regolarità e la sicurezza dell'esercizio, con particolare riferimento al traffico pendolare nell'ambito tra il capoluogo lombardo, la città di Bergamo ed i centri limitrofi. L'intervento è inoltre funzionale al potenziamento dei collegamenti verso l'aeroporto di Bergamo Orio al Serio»;

   la previsione di binario unico è palesemente insufficiente per una rete ferroviaria all'altezza dei servizi per i viaggiatori e pendolari, insicura e inadeguata alla competitività di questo territorio, rimette in discussione la realizzazione dell'interscambio e non genera la necessaria funzionalità della tratta ferroviaria oggi vetusta;

   ove dovesse prevalere la soluzione annunciata dall'assessore regionale, si rischierebbe di creare una incomprensibile strozzatura, vanificando gli obbiettivi sopraenunciati perseguiti da tempo, andando a ledere la portata dell'investimento e la funzionalità stessa della infrastruttura e mortificando la provincia di Bergamo;

   non è dato sapere sulla base di quali valutazioni siano state formulate le considerazioni dell'assessore regionale Terzi ne quali costi aggiuntivi siano stati stimati;

   il territorio della provincia di Bergamo, le forze economiche e sociali chiedono con forza la conferma dell'investimento e l'ammodernamento nel suo complesso della suddetta tratta –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per confermare il raddoppio della tratta ferroviaria Ponte San Pietro-Bergamo-Montello, scongiurando qualsiasi ridimensionamento del progetto che rischia di pregiudicare una modernizzazione indispensabile per la mobilità del territorio in questione.
(5-01247)


   STUMPO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Techno Sky è una società partecipata al cento per cento da Enav, responsabile della gestione assistenza, manutenzione, piena efficienza operativa e disponibilità ininterrotta degli impianti, dei sistemi e dei software utilizzati per il controllo del traffico aereo nazionale;

   Enav ha ricevuto licenza di Ansp da Enac con la responsabilità della salvaguardia della sicurezza operativa del traffico aereo inclusi i servizi tecnici dell'assistenza al volo forniti dalla controllata Techno Sky gestendone attività interne e servizi;

   il 19 luglio 2018 il sindacato Usb ha proclamato uno sciopero nazionale per il 15 agosto 2018, in piena franchigia stabilita dalla legge sull'esercizio dello sciopero nei servizi pubblici essenziali, che si è svolto con i dipendenti dei centri strategici di controllo del traffico aereo del nord Italia di Milano e dell'aeroporto di Malpensa che hanno abbandonato il servizio per l'intera giornata;

   la conflittualità interna a Techno Sky ha prodotto negli anni numerosi scioperi nei quali il personale tecnico ha abbandonatogli impianti in tutta Italia anche per 24 ore, senza che sia stato mai assunto alcun provvedimento di limitazione del traffico a salvaguardia della sicurezza degli utenti e anche per questo sciopero Enav, opportunamente avvertita da Techno Sky, non ha assunto limitazioni al traffico aereo, escludendo di fatto ogni impatto sulla sicurezza;

   la società Techno Sky ha comunque chiesto, come in precedenza, alla Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, di sanzionare il sindacato ritenendo esservi stata la violazione dei diritti costituzionali degli utenti previsti dalla legge «alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione»;

   pur non essendovi stato alcun impatto per l'utenza e il servizio di trasporto ad esso funzionale, il 26 novembre 2018 la Commissione di garanzia ha effettivamente sanzionato il sindacato –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, finalizzate a verificare se durante le iniziative di sciopero del personale operante in Techno Sky siano effettivamente salvaguardati i diritti degli utenti, con particolare riferimento alla loro sicurezza ovvero se si siano verificate negligenze in conflitto di attribuzioni da parte delle società Enav;

   se durante lo sciopero del personale tecnico Techno Sky del 15 agosto 2018 si sarebbero dovuti assumere provvedimenti di limitazione del traffico a salvaguardia della sicurezza dei passeggeri e, più in generale, se tali provvedimenti si rendano necessari in occasione di scioperi del citato personale e, in tal caso, quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo;

   quali siano le informazioni e gli orientamenti in ordine ai fatti descritti in premessa e, più ampiamente, in relazione alla posizione di Enav nell'ambito di tale vicenda.
(5-01252)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MICELI e NAVARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Troina è un comune in provincia di Enna, nel parco dei Nebrodi, nel cuore della Sicilia, il cui sindaco, Fabio Venezia, ha, negli anni, cercato di agire per la legalità in un territorio a rischio, denunciando gli affari illeciti della mafia, annullando gare d'appalto opache, accompagnando imprenditori a denunciare e sottraendo migliaia di ettari di terreni demaniali dalla gestione di famiglie contigue alla criminalità organizzata, che per anni nei Nebrodi hanno lucrato ottenendo ingenti fondi europei destinati all'agricoltura, e ricevendo, per questo, minacce e intimidazioni che lo hanno costretto a vivere sotto scorta;

   in una lettera-denuncia inviata al Presidente della Repubblica, il sindaco Venezia descrive la recente assegnazione a una cooperativa di giovani del luogo di un lotto di terreni demaniali sottratti in seguito a misura interdittiva antimafia, arrivata a seguito di innumerevoli denunce e di serrate indagini da parte delle autorità competenti, e che ha creato grande entusiasmo sulla possibilità di valorizzare un immenso patrimonio boschivo, coinvolgendo forze imprenditoriali fresche e sane del territorio;

   la lettera prosegue, però, con la denuncia della scoperta, e dell'immediata, conseguente, informazione dell'autorità giudiziaria, che alcuni dei medesimi soggetti raggiunti dalla misura interdittiva antimafia continuano impunemente a far pascolare i propri armenti nei boschi di proprietà del comune;

   i metodi utilizzati sono gli stessi delle ’ndrine calabresi, che esercitano l'oppressione mafiosa nel territorio facendo pascolare indisturbate le loro «vacche sacre» nei terreni a loro interdetti, e rappresentano un vero schiaffo alle istituzioni e alla legalità nonché un serio ostacolo alla battaglia per la legalità;

   nella stessa lettera, il sindaco ha annunciato che, in assenza di soluzioni, intende dimettersi, consegnando la fascia tricolore al prefetto e di aver provato «sconforto e paura, specie all'indomani dell'attentato nel maggio 2016, al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dovere adottare con urgenza le necessarie iniziative per far sì che venga ripristinata la legalità in un territorio martoriato nel quale è in corso una enorme battaglia contro la criminalità organizzata;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative straordinarie, nell'ambito del Pon legalità, per assicurare idonee condizioni di sicurezza nei terreni demaniali sottratti a seguito di interdittive antimafia, al fine di incoraggiare percorsi nuovi di valorizzazione all'insegna della legalità;

   se non ritenga anche necessario adottare iniziative per intensificare la presenza delle forze dell'ordine, aumentando le dotazioni organiche da destinare al territorio dei Nebrodi e, in particolare, nel comune di Troina.
(5-01245)


   FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 14 gennaio 2019, è stata data alle fiamme l'autovettura di Francesco Coco, consigliere comunale ed ex sindaco del comune di Roccabernarda, in provincia di Crotone, nonché maresciallo in pensione dell'Arma dei carabinieri;

   trattasi dell'ennesimo atto intimidatorio ai danni del consigliere Coco;

   il consigliere Coco è, infatti, da anni, al centro di una lunga e persistente serie di atti intimidatori tra i quali si annoverano l'incendio dell'attività commerciale della moglie e numerose minacce di morte sui social network;

   il consigliere Coco profonde il proprio impegno civile e politico contro la criminalità organizzata tanto nel comune di Roccabernarda quanto nel territorio della presila crotonese –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere a tutela del consigliere Francesco Coco e per contribuire a fare luce sui citati atti intimidatori;

   quali iniziative urgenti intenda adottare per fronteggiare la presenza criminale che condiziona la vita sociale, politica ed economica a Roccabernarda e nella presila crotonese.
(5-01249)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane è cresciuta la preoccupazione tra i cittadini delle comunità che risiedono nei comuni del «Melandro», in provincia di Potenza, a causa del crescente numero di furti che si registrano purtroppo con crescente frequenza;

   particolarmente colpiti risultano i territori dei comuni di Vietri di Potenza, Picerno e Tito dove i ladri hanno messo a segno una serie di furti a danno di abitazioni e attività economiche;

   la peculiare caratteristica di queste comunità è quella di avere numerose abitazioni in zone rurali, fattore che rende molto complessa l'azione di controllo del territorio;

   suddetta azione non può prescindere da un indispensabile potenziamento delle forze dell'ordine in servizio in questi territori, a partire dal rafforzamento degli organici delle locali stazioni dell'Arma dei carabinieri;

   vi è la assoluta necessità da parte delle istituzioni competenti di farsi carico delle legittime preoccupazioni dei cittadini –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di procedere in tempi rapidi ad un potenziamento in termini di organici e mezzi dell'Arma dei carabinieri presso le stazioni dei comuni del Melandro.
(5-01250)


   RIZZETTO, BUCALO, BUTTI, CIABURRO, FOTI, ROTELLI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli interroganti ritengono necessarie urgenti iniziative per riparare alle gravi conseguenze determinatesi con la pubblicazione di un video da parte del Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, sul proprio profilo Facebook, in cui si riprendono le varie fasi dell'arrivo in Italia dell'ex latitante Cesare Battisti, comprese le procedure di fotosegnalamento effettuate negli uffici della questura della Capitale e quelle relative alle impronte digitali;

   detto video ha messo a rischio l'identità degli agenti delle forze di polizia che eseguivano il proprio lavoro; infatti, durante le riprese, si vede un poliziotto, probabilmente sotto copertura, che giustamente si copre il volto per non essere esposto;

   bisogna tutelare le forze dell'ordine in servizio garantendone estremo rispetto e riservatezza durante l'esercizio delle loro rilevanti funzioni;

   ebbene, è davvero inconcepibile che siano proprio esponenti del Governo che mettono a rischio dei poliziotti mostrandoli al pubblico durante le operazioni in questione, tra l'altro, con un video montato con modalità che sviliscono la delicatezza di tale ruolo –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative intendano adottare per riparare alle gravi conseguenze determinatesi con la pubblicazione del video, anche disponendo la rimozione dello stesso.
(5-01255)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che qualche giorno fa un noto imprenditore della città di Cava de’ Tirreni, Antonio Della Monica, sarebbe stato aggredito assieme ad altre due persone in uno stabile di corso Mazzini;

   più nel dettaglio, l'imprenditore si sarebbe recato in loco unitamente a un agente immobiliare e a un tecnico incaricato da un istituto di credito che avrebbe dovuto effettuare una perizia estimativa di tre immobili in vendita, quando sarebbero stati circondati e aggrediti da un gruppo di persone (all'incirca cinque o sei) armati di spranghe. Alle tre vittime sarebbe stata bloccata ogni via di fuga dall'edificio, sarebbero state costrette, quindi, a subire una vera e propria aggressione anche con l'uso di armi improprie. I malcapitati avrebbero, poi, raggiunto l'ospedale di Cava de’ Tirreni riportando gravi lesioni alla testa, agli arti superiori ed inferiori e alla schiena, come denunciano gli organi di stampa;

   l'imprenditore avrebbe affermato – alle fonti giornalistiche locali – che quanto accaduto non sarebbe altro che un vero e proprio agguato e che le conseguenze avrebbero potuto essere anche più gravi;

   la tenenza dei Carabinieri di Cava de Tirreni starebbe indagando per lesioni aggravate. Se le indagini confermassero l'episodio appena descritto, si tratterà di una situazione che merita la massima attenzione evidenziando in concreto una situazione di serio pericolo per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per fronteggiare questi episodi di criminalità, per garantire la sicurezza del territorio e dei cittadini.
(4-02011)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 104 del 2013 convertito dalla legge n. 128 del 2013, aveva previsto l'emanazione del regolamento sul reclutamento nelle istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale – Afam – di cui all'articolo 2, comma 7, lettera e), della legge n. 508 del 1999, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione;

   lo stesso decreto-legge, per garantire il regolare avvio dell'anno scolastico, aveva inoltre disposto la trasformazione delle graduatorie, in cui confluivano i docenti precari con un servizio di 360 giorni nelle istituzioni Afam in graduatorie nazionali ad esaurimento utili anche per l'attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo determinato;

   oltre a ciò, nella graduatoria di cui allo stesso decreto, è stato inserito in subordine – fino all'emanazione del regolamento di cui all'articolo 2, comma 7, lettera e), della legge n. 508 del 1999 – il personale docente che non era titolare di contratto a tempo indeterminato nelle istituzioni Afam, che aveva superato un concorso selettivo per l'inclusione nelle graduatorie di istituto e che aveva maturato almeno tre anni accademici di insegnamento presso le citate istituzioni;

   con sentenza pubblicata il 26 luglio 2017 (8968/2017), il Tar del Lazio ha accolto il ricorso promosso da alcuni docenti (titolari di cattedre attraverso contratti di supplenza presso i conservatori italiani) che agivano per «l'accertamento e declaratoria dell'inadempimento del MIUR all'emanazione del regolamento di cui all'articolo 2, comma 7, lettera e) della legge 508/1999» nonché per il loro inserimento «in coda alla graduatoria nazionale di cui alla legge 128/2013 utile per l'attribuzione degli incarichi di insegnamento con contratto a tempo determinato». Il provvedimento ordinava al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca l'emanazione del suddetto regolamento entro un termine perentorio, trascorso il quale il prefetto di Roma o un funzionario da quest'ultimo delegato avrebbe dovuto provvedere in tal senso;

   il regolamento di cui all'articolo 2, comma 7, lettera e) della legge n. 508 del 1999 non è stato emanato, ma, sul tema, è intervenuta da ultimo la legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) la quale ha disposto che, a decorrere dall'anno 2018, le graduatorie di cui al decreto-legge n. 104 del 2013 sono trasformate in graduatorie nazionali ad esaurimento per l'attribuzione degli incarichi di insegnamento con contratto a tempo determinato e indeterminato e ha istituito ulteriori graduatorie in cui rientra il personale docente non già titolare di contratto a tempo indeterminato che ha superato un concorso selettivo per l'inclusione delle graduatorie di istituto ed ha maturato almeno tre anni accademici di insegnamento presso le istituzioni Afam;

   a parere dell'interrogante, la situazione appena delineata farebbe comprendere che la disposizione di cui al decreto-legge n. 104 del 2013, da soluzione temporanea, si sarebbe trasformata con modalità di dubbia legittimità in disciplina definitiva, precludendo l'ingresso nella graduatoria ai docenti che hanno maturato i requisiti necessari in epoca successiva: questi ultimi, infatti, possono essere scelti per l'affidamento di un incarico a tempo indeterminato solamente nel caso in cui vi siano posti vacanti derivanti dalle assegnazioni ai docenti inclusi nelle graduatorie nazionali ex legge n. 143 del 2004 e legge n. 128 del 2013 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per colmare il vuoto normativo derivante dalla mancata emanazione del regolamento di cui alla legge n. 128 del 2013 e se non ritenga opportuno ottemperare a quanto già disposto dalla sentenza n. 8968/2017 del Tar Lazio.
(4-02006)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   POLVERINI, GIACOMONI, FATUZZO e ZANGRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 100 del decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 1964, n. 237 recante norme in materia di leva e reclutamento obbligatorio nell'Esercito, nella Marina e nell'Aeronautica, è stata prevista la dispensa dal servizio di leva in occasione della chiamata alle armi di ogni classe di leva, qualora si prevedano eccedenze rispetto al fabbisogno quantitativo e qualitativo del personale da incorporare, sono fissati;

   la disposizione abrogata successivamente solo in occasione della riforma del servizio di leva militare con l'articolo 12 del decreto legislativo 30 dicembre 1997, n. 504, ha comunque interessato numerosi giovani in particolar modo nelle classi di età tra il ’50 e il ’60 che, pur essendo giudicati abili al servizio militare obbligatorio, dopo più di un anno dalla data presunta per la chiamata, sono stati congedati proprio ai sensi del richiamato articolo 100 del decreto del Presidente della Repubblica n. 237 del 1964;

   in tal modo sono stati costretti a rimanere a disposizione dello Stato, e delle sue Forze armate, per almeno 12 mesi, poiché in sovrannumero con la conseguenza di una impossibilità sostanziale di accedere regolarmente al mondo del lavoro, in considerazione del fatto che nel periodo di attesa non risultavano né esentati dal servizio di leva né congedati;

   quei giovani di allora, oggi ormai prossimi alla pensione, in virtù del peggioramento dei requisiti pensionistici di cui alla cosiddetta legge Fornero, e in assenza di interventi migliorativi da parte dell'attuale Governo, si trovano attualmente con un «buco» contributivo di almeno dodici mesi contro la propria volontà e privati della possibilità di versarli volontariamente, come segnalato dalla stessa Inps ai diretti interessati;

   si tratta di fatto di un ulteriore caso di ingiustizia sociale che colpisce chi ha lavorato e costantemente versato i necessari contributi per la pensione e che invece si trovano ostaggi del lavoro, nonostante l'età anagrafica avanzata;

   la legge recante il bilancio di previsione per l'anno 2019 e il bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, n. 145 del 2018, reca disposizioni volte a istituire il fondo per gli interventi in materia pensionistica; alla luce delle affermazioni rilasciate dai suoi stessi esponenti, il Governo sarebbe in procinto di adottare un decreto-legge recante le disposizioni in materia previdenziale a valere sulle risorse del richiamato fondo –:

   quali iniziative urgenti, anche di natura normativa, il Ministro interrogato intenda assumere per tutelare il diritto alla pensione dei soggetti di cui in premessa, riconoscendo loro i periodi contributivi non riconosciuti in attesa di essere chiamati alla leva obbligatoria.
(5-01251)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO e DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni giorni l'Istituto nazionale di previdenza sociale si trova privo del sistema di comunicazione telefonica, con gravissime ripercussioni sia nei confronti dell'utenza, che per la gestione delle attività quotidiane, compromesse dall'impossibilità di collegamento tra le diverse sedi provinciali, o perfino tra i diversi stabili della medesima sede;

   tale situazione sarebbe stata determinata, in particolare, dalla sostituzione del vecchio sistema telefonico Nec, con uno nuovo, denominato Wildix: sostituzione che non è stata preventivamente segnalata neppure ai dipendenti, impedendo, così, ai medesimi, impiegati nelle sedi periferiche dell'istituto, di dare ogni necessaria comunicazione all'utenza;

   al di là delle problematiche insorte con il gestore dell'appalto del nuovo sistema telefonico – il quale, da quel che risulta, non avrebbe rispettato i termini e i tempi di consegna previsti dal contratto – appare del tutto incomprensibile e inaccettabile che l'Istituto non abbia messo in campo tutte le misure necessarie al fine di evitare una falla organizzativa di queste dimensioni;

   le problematiche connesse al cambio di piattaforma erano già state rese palesi dalla scelta dei dispositivi forniti al personale, in alcuni casi, assolutamente inidonei al tipo di attività svolta;

   a fronte di un programma di ridimensionamento delle sedi territoriali messo in campo dall'Istituto – già fatto oggetto di apposite contestazioni – l'amministrazione non può certo permettersi un tale disservizio, ciò anche perché, in alcune realtà, l'utenza è costretta a comunicare con il medesimo istituto unicamente attraverso l'utilizzo del telefono, trovandosi a notevole distanza dalla sede di propria competenza –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza si intendano adottare sia al fine di intervenire urgentemente per ripristinare il normale servizio, sia al fine di individuare le responsabilità di quanto sta accadendo, con conseguente proposizione delle necessarie azioni giudiziarie.
(4-02019)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'organizzazione sindacale Or.s.a., uno tra i maggiori sindacati nazionali del settore ferroviario, ha commissionato al Censis, nel corso del 2017, uno studio scientifico concernente l'aspettativa di vita di macchinisti e capitreno;

   la ricerca ha la finalità di valutare le condizioni di lavoro, di salute, nonché gli effetti e le ricadute delle ultime riforme previdenziali dei lavoratori addetti alle professioni sopracitate;

   lo studio è stato commissionato con regolare contratto e versamento di acconto;

   pochi mesi dopo l'incarico, il Censis ha comunicato al sindacato Or.s.a. l'impossibilità di portare a termine il lavoro affidato per la «sopravvenuta difficoltà di ottenere l'accesso al data base previdenziale dell'Inps necessario per procedere al calcolo dell'aspettativa di vita, che prima era stato assicurato dallo stesso ente nell'ambito dell'accordo in atto tra Insp e Ceis sull'utilizzo delle banche dati dell'Inps per scopi di ricerca scientifica. Il motivo principale di tale sopravvenuta difficoltà è l'apertura di un tavolo tecnico istituzionale che ha lo scopo, tra gli altri, di calcolare l'aspettativa di vita di varie categorie di lavoratori e che vede coinvolti Inps, Mef e varie organizzazioni sindacali» –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di verificare quanto riportato in premessa e, fatte salve le disposizioni legislative vigenti, garantire l'accesso alle banche dati anche per quanto riguarda quelle dell'Inps per studi scientifici e attività di ricerca.
(4-02020)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale 23 gennaio 2013 autorizza l'utilizzo terapeutico, non solo del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), iscritto, ai sensi del decreto del Ministero della salute 18 aprile 2007, nella tabella II, sezione B, di cui all'articolo 14 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope e di prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, ma anche i medicinali di origine vegetale a base di cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture);

   nel 2014, con l'accordo di collaborazione tra il Ministero della salute e il Ministero della difesa per l'avvio del progetto pilota per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis, visto anche l'accordo di collaborazione tra l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Agenzia industrie difesa (Aid) del 30 marzo 2012, finalizzato alla tutela del diritto alla salute e agli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico, è stato individuato lo Stabilimento chimico farmaceutico quale sito per la coltivazione e fabbricazione della sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis;

   ai sensi della normativa vigente lo Stabilimento chimico farmaceutico, dal 2014, è l'unico in Italia ad occuparsi della coltivazione e del confezionamento della stessa cannabis in imballi da distribuire, su richiesta delle regioni e province autonome, alle farmacie territoriali e/o alle farmacie ospedaliere, che poi le dispensano dietro ricetta medica non ripetibile, al fine di soddisfare il fabbisogno della popolazione assistita;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, e confermato anche dal direttore dello Stabilimento, colonnello Antonio Medica, l'attuale produzione di cannabis a scopo terapeutico è insufficiente per far fronte fabbisogno nazionale, e la crescente richiesta dei pazienti in questi anni ha imposto l'acquisto della produzione di altre Nazioni, prima tra tutte l'Olanda;

   nonostante le difficoltà che l'istituto ha incontrato a causa di un drastico calo di organico dovuto al turnover e dell'insufficienza delle risorse economiche, lo stesso, in meno di quattro anni, ha raggiunto i migliori standard di qualità al mondo nella produzione di cannabis;

   appare doveroso che il Governo italiano intervenga con un nuovo piano di investimenti pubblici per potenziare la produzione di cannabis ad uso terapeutico, mettendo in produzione i quattromila metri quadri già disponibili presso lo Stabilimento e, al contempo, aprirsi all'esportazione –:

   a quanto ammonti il quantitativo di cannabis che si dovrebbe produrre presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare, nel 2019 e 2020, e quale sia la tipologia e la quantità di cannabis che sarà commercializzata, nonché la quantità di pianta di cannabis non utilizzata che dovrà essere smaltita;

   se esistano le condizioni per soddisfare la richiesta interna di cannabis e quella commerciale verso nazioni estere, mediante la produzione e il trattamento da effettuare presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare, così da intensificare la produzione del vegetale;

   quale congruo investimento pubblico si intenda assicurare e quale sia il piano di ammortamento in caso di necessità di maggiore produzione e, specificatamente, il costo di produzione e vendita per ciascun grammo di sostanza commercializzata, le parti della pianta da impiegare e la «forma» di commercializzazione (infiorescenze, olio, pasticche e altro).
(3-00439)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANDELLI, MUGNAI e PEDRAZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'eccessivo accumulo di grasso corporeo, quando anomalo ed eccessivo, può avere effetti negativi sulla salute, con una conseguente riduzione dell'aspettativa di vita;

   sovrappeso e obesità rappresentano uno dei maggiori fattori di rischio per la salute e sono causa di disabilità fisica, di ridotta capacità lavorativa e predispongono all'insorgenza di numerose altre patologie croniche, le più importanti delle quali sono le malattie cardiovascolari, quelle metaboliche e il cancro;

   tale condizione patologica ha origine principalmente in fattori alimentari e comportamentali; in Italia, secondo l’«Italian barometer diabetes report 2017» è in sovrappeso oltre una persona su tre (36 per cento, con preponderanza maschile: 45,5 per cento rispetto al 26,8 per cento nelle donne), obesa una su dieci (10 per cento), diabetica più di una su venti (5,5 per cento) e oltre il 66,4 per cento delle persone con diabete di tipo 2 è anche molto in sovrappeso o obeso;

   l'obesità e il sovrappeso affliggendo principalmente le categorie sociali svantaggiate, che hanno minor reddito e istruzione, oltre che maggiori difficoltà di accesso alle cure, accompagnano il proliferare delle disuguaglianze;

   l'obesità, considerata l'anticamera del diabete, in associazione con quest'ultima patologia comporta un aumento del rischio di morte e rappresenta un problema di salute pubblica, nonché di spesa per il Servizio sanitario nazionale; il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica, che necessitano di strategie in termini sia di alimentazione, sia di promozione dell'attività fisica, si può conseguire solo attraverso adeguate politiche di prevenzione non disgiunte da una programmazione appropriata di gestione della malattia;

   in Italia i costi legati alla cura dell'obesità e delle altre patologie ad essa correlate sono altissimi, con un trend in costante crescita;

   l'obesità è una patologia che riguarda, in vario modo, tutte le fasce di età, di sesso e di ceto sociale; occorrerebbe promuovere adeguate campagne di sensibilizzazione rivolte sia agli operatori sanitari, e particolarmente ai medici di famiglia, che a tutti i cittadini, nelle diverse fasce di età, incentrate sulla divulgazione dei fattori di rischio legati all'obesità e sui comportamenti da adottare attraverso corretti stili di vita e percorsi di educazione alimentare soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado;

   l'Italia ha sottoscritto nel 2013 la dichiarazione di Vienna con la quale si è impegnata a ridurre la diffusione dell'obesità, a monitorare il sovrappeso tra la popolazione e a contrastare la diffusione di pubblicità rivolte ai minori finalizzate al consumo di alimenti e bevande grassi o ricchi di zuccheri; anche il Parlamento europeo era intervenuto ponendo il veto sul progetto di norme europee che permettevano agli alimenti per bambini di continuare a contenere fino a tre volte la quantità di zucchero raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità in diversi; in diversi Paesi europei è già presente una specifica tassazione che riguarda i prodotti alimentari ad alto contenuto di grassi e le bevande analcoliche con aggiunta di zucchero e anidride carbonica; l'adozione in Italia di misure similari potrebbe indurre le aziende a produrre e promuovere alimenti e bevande più «sani» e consentirebbe di poter usufruire dell'eventuale maggior gettito fiscale per adottare nuove politiche per il contrasto dell'obesità; l'adozione di politiche mirate allo sviluppo dell'attività fisica, infine, potrebbe riguardare anche i luoghi di lavoro che sono diventati i luoghi in cui i lavoratori «sostano» per la maggior parte del tempo –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere al riguardo e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere per approntare una politica di prevenzione e contrasto dell'obesità, in grado di rispondere alle diverse esigenze dei cittadini che soffrono di questa patologia o che sono a rischio di contrarla.
(4-02014)


   MANDELLI, MUGNAI e PEDRAZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'impossibilità per i medici di medicina generale di prescrivere i farmaci innovativi procura danni incalcolabili alla salute di larga parte dei pazienti cui è precluso l'accesso a una cura adeguata per patologie importanti;

   i pazienti affetti da diabete sono tra i più colpiti dalla vigente modalità di accesso alle cure e spesso, non potendo ricorrere allo specialista sono costretti a rinunciare a curarsi o a curarsi con farmaci meno efficaci ma prescrivibili dal medico di base;

   i farmaci antidiabetici orali maggiormente prescritti in Italia, nonostante numerosi studi scientifici che ne evidenziano i limiti di sicurezza e tollerabilità, risultano essere le Su/Glinidi; le ragioni di questo dato sono da ricercarsi nel fatto che ai medici di medicina generale, in Italia, è preclusa la prescrizione delle terapie innovative e di comprovata efficacia e sicurezza come i DPP-4, i GLP1 e gli SGLT2;

   l'Italia è l'unico Paese europeo in cui non è consentita la prescrizione dei farmaci incretino-mimetici di nuova generazione da parte dei medici di medicina generale;

   le ragioni di maggior sicurezza, efficacia e disponibilità dei farmaci innovativi, particolarmente di quelli per la cura del diabete, nonché gli evidenti vantaggi economici e gestionali, rendono non più differibile un intervento immediato per consentire la prescrizione di detti farmaci ai medici di medicina generale;

   nella primavera 2017 è ripreso il confronto fra i rappresentanti dei medici di medicina generale e l'Aifa;

   l'Aifa ha convenuto sulla necessità di coinvolgere i medici di medicina generale nel trattamento delle patologie croniche in sinergia con i medici specialisti;

   l'articolo 8, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge n. 347 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 405 del 2001, individua due particolari modalità di distribuzione dei medicinali: la distribuzione diretta e la distribuzione per conto;

   i medicinali erogabili attraverso la distribuzione diretta da parte delle strutture pubbliche sono inclusi nel cosiddetto Pht;

   l'articolo 1, comma 426, della legge n. 147 del 2013 prevede che il Pht sia aggiornato con cadenza annuale dall'Aifa, che deve individuare un elenco di medicinali che possono essere dispensati attraverso la distribuzione per conto;

   l'Aifa, contestualmente, deve assegnare alla distribuzione attraverso le farmacie aperte al pubblico i medicinali non coperti da brevetto e quelli per i quali siano cessate le esigenze di controllo ricorrente da parte della struttura pubblica;

   sarebbe opportuno consentire il ricorso alla dispensazione per conto anche per i farmaci innovativi che lo consentono, affidando ad Aifa il compito di individuare quelli che devono essere esclusi;

   la dispensazione attraverso le farmacie di detti medicinali consentirebbe, infatti, di ridurre i costi sostenuti dalle strutture ospedaliere, nonché quelli a carico dei cittadini e i disagi da questi sopportati;

   la medicina di famiglia e la farmacia del territorio sono fondamentali punti di riferimento del servizio sanitario nazionale;

   consentire ai medici di medicina generale di effettuare la prescrizione di farmaci innovativi regolarmente reperibili presso le farmacie del territorio permetterebbe anche ai cittadini che vivono in aree periferiche, interne o disagiate di avere accesso ai farmaci innovativi;

   inoltre, si limiterebbero le visite specialistiche all'effettivo bisogno clinico; tale opzione garantirebbe la riduzione dei tempi di attesa e dei costi a carico di ciascun paziente e, da ultimo, assicurerebbe prossimità e continuità alla presa in cura dei pazienti medesimi;

   è necessario rivedere gli attuali percorsi assistenziali per rafforzare il ruolo della medicina generale e della farmacia del territorio –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato riguardo alle problematiche esposte e quali iniziative intenda intraprendere per consentire una revisione degli attuali percorsi assistenziali.
(4-02016)


   SPENA, PEDRAZZINI, MUGNAI, BAGNASCO, NOVELLI e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 12 gennaio 2019 sono state poste agli arresti domiciliari delle educatrici di un centro di riabilitazione a Noicattaro, nella città metropolitana di Bari, per maltrattamenti e violenze su bambini autistici;

   il centro di riabilitazione, l'istituto Psicomedico S. Agostino, è un istituto privato convenzionato con il Servizio sanitario nazionale;

   stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal pubblico ministero Michele Ruggiero, e ai video messi agli atti come emerge dai mezzi di informazione, le educatrici avrebbero preso i bambini per capelli, li avrebbero schiaffeggiati e li avrebbero legati alle sedie, occludendogli bocca e naso con fazzoletti e bloccandoli contro il muro;

   la ricostruzione delle violenze si è avvalsa dei video girati con telecamere nascoste che hanno permesso di verificare circa 100 episodi di violenze fisiche e psichiche, verificatisi nel tempo, ai danni di nove minori di età compresa tra i 7 e i 15 anni;

   tre delle quattro educatrici finite ai domiciliari, hanno risposto al giudice per le indagini preliminari durante l'interrogatorio di garanzia negando maltrattamenti e violenze: «Sui bimbi nessuna violenza, solo tecniche terapeutiche di distrazione e contenimento» per calmare e contenere i piccoli bimbi disabili; ciò avrebbero sostenuto davanti al giudice del tribunale di Bari;

   quanto riportato è purtroppo solo l'ultimo di una serie infinita di fatti di cronaca che raccontano di violenze fisiche e psicologiche perpetrate ai danni di soggetti fragili quali bambini, disabili e anziani, in scuole dell'infanzia, strutture socio-assistenziali e sanitarie;

   all'esame del Parlamento c'è una proposta di legge che introduce misure per consentire la videosorveglianza presso quelle strutture dove si trovano gli utenti più indifesi. Un provvedimento importante che si spera venga approvato al più presto –:

   di quali elementi disponga circa le iniziative che si intendono adottare per garantire la piena continuità assistenziale e di riabilitazione di tutti gli utenti dell'istituto di cui in premessa, anche in considerazione di una riduzione di organico conseguente alle misure cautelari disposte nei confronti delle quattro operatrici;

   quali iniziative di competenza si intendano avviare per contrastare i casi di violenze fisiche e psichiche ai danni di soggetti particolarmente fragili quali bambini, disabili e anziani, spesso utenti di strutture sanitarie e socio-sanitarie;

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere che tra le figure professionali che operano con mansioni di assistenza diretta presso strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, vi sia un soggetto preposto alla prevenzione nonché al controllo della eventuale reiterazione di condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in particolar modo nei confronti di coloro che non hanno la possibilità di esprimersi e comunicare in quanto colpiti da gravi disabilità fisiche o cognitive.
(4-02018)

SUD

Interrogazione a risposta scritta:


   FICARA, D'ARRANDO, DEL MONACO, LICATINI, MARZANA, NAPPI, PARENTELA e SCERRA. — Al Ministro per il sud, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 1998 è stato elaborato per il territorio della provincia di Ragusa un progetto per l'ampliamento del collegamento stradale tra Ragusa e Catania;

   il progetto riguarda l'ammodernamento a quattro corsie della «strada statale 514 di Chiaramonte» e della «strada statale 194 Ragusana» nel tratto compreso fra lo svincolo con strada statale 514, in prossimità di Comiso, e il nuovo svincolo di Lentini dell'asse autostradale Catania-Siracusa, e conferisce all'arteria le caratteristiche della categoria B extraurbana principale. Il tracciato, di circa 68 chilometri complessivi, in alcuni tratti riutilizza il tracciato esistente e definisce un sistema di viabilità complementare e accessoria, in parte di nuova costruzione e in parte oggetto di adeguamento, per ulteriori 40 chilometri circa;

   l'opera è stata inserita sia nel programma delle infrastrutture strategiche adottato dal Cipe con la delibera n. 121 del 2001, emanata a sua volta in attuazione della legge n. 443 del 2001 («Legge Obiettivo»), sia nel documento «infrastrutture prioritarie» redatto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e pubblicato nel novembre 2006;

   il 10 maggio 2007 l'Anas ha deliberato la pubblicazione dell'avviso per la selezione del promotore al fine di realizzare l'opera mediante il ricorso alla finanza di progetto e, scaduti i termini per la presentazione delle domande, su tre proposte ricevute ha dichiarato il pubblico interesse per quella presentata da Ati Silec-Egis Projects-Maltauro Consorzio Stabile-Tecnis;

   il 7 novembre 2014 è stata firmata la convenzione di concessione tra Sarc srl (società di progetto per la Ragusa-Catania) e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e nel marzo 2016 è stato sottoscritto il decreto interministeriale di attuazione della convenzione;

   dal giornale on linemeridionews.it del 13 febbraio 2018 si apprendeva che per la vice-ragioniera generale dello Stato Alessandra Dal Verme il progetto doveva ancora passare dalla Commissione superiore nazionale dei lavori pubblici e poi, essendo un project financing, validato dal Ministero dell'economia e delle finanze e solo a quel punto sarebbe potuto andare al Cipe;

   nell'aprile del 2018, come riportato da numerose testate giornalistiche on line (ragusanews.it tra le altre), il Consiglio superiore dei lavori pubblici avrebbe rilasciato parere positivo in relazione al progetto della Ragusa-Catania;

   ad oggi l’iter risulterebbe bloccato a causa della mancanza del parere finale del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Il passaggio al Cipe per suggellare, con un ultimo e definitivo parere, l'inizio dell’iter che nel giro di qualche mese avrebbe consentito l'avvio dei lavori si dava per certo già a fine dicembre 2017, poi a gennaio 2018, e da ultimo a febbraio;

   a seguito di un incontro con i sindaci delle zone interessate, in data 28 agosto 2018, il Ministro per il sud ha proposto la costituzione di un tavolo di concertazione con la partecipazione di tutti gli enti coinvolti in modo da superare alcune criticità e giungere al via libera dei lavori di realizzazione dell'opera in questione;

   ogni ulteriore ritardo sulla procedura di approvazione rischierebbe di far perdere parte del finanziamento pubblico di fonte europea in capo alla regione siciliana –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di sbloccare le procedure per dare avvio ai lavori relativi all'ampliamento del collegamento stradale tra Ragusa e Catania ed evitare il rischio della perdita del finanziamento pubblico di fonte europea in capo alla regione siciliana.
(4-02007)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASSESE, CADEDDU, CILLIS, DEL SESTO, GAGNARLI, MAGLIONE, MARZANA, ORRICO, PARENTELA, RIZZONE e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il settore alimentare è tornato ai livelli di produzione del 2007 ed è fra quelli che stanno trainando la ripresa italiana: nei primi due mesi del 2018 l'industria alimentare italiana è cresciuta del 4,9 per cento, contro un aumento della produzione totale nazionale del 3,4 per cento;

   non cresce solo la produzione ma cresce anche l’export vero motore dello sviluppo del settore, il quale dopo aver registrato un aumento del 6,3 per cento nel 2017, nei primi sette mesi del 2018 ha visto crescere del 3,3 per cento (oltre 20 miliardi di euro) la vendita di prodotti made in Italy rispetto allo stesso periodo dello scorso anno;

   principali mercati di sbocco dei prodotti agroalimentari italiani sono quelli dell'Unione europea, mentre per quanto riguarda i principali comparti produttivi i risultati migliori sono stati riportati dalle vendite all'estero dei settori «vino e mosti» e «latte e derivati»;

   l'Italia è il secondo produttore al mondo di uva da tavola dopo la Cina;

   la produzione di uva da tavola nel nostro Paese si è assestata, al netto di un lento trend decrescente, su circa un milione di tonnellate provenienti in gran parte dalla Puglia e dalla Sicilia;

   si sta assistendo a una ripresa delle esportazioni, che nell'ultimo anno hanno superato le 480 mila tonnellate di uva da tavola (dati Eurostat), dirette principalmente verso i mercati di Germania, Francia e Polonia;

   nella legislazione cinese in materia di importazione, in particolare nel settore ortofrutticolo, permangono molteplici divieti e limitazioni;

   nel quadro di una progressiva apertura del gigante asiatico agli stili di vita occidentali il Governo ha in più occasioni operato ai fini del superamento delle barriere non tariffarie per l’export;

   si tratta di un ostacolo che occorre superare per proseguire nel percorso di riequilibrio dei rapporti commerciali nell'agroalimentare dove le importazioni dalla Cina hanno superato del 29 per cento il valore delle esportazioni che nel 2017 erano state pari a 448 milioni di euro, anche per effetto delle barriere commerciali;

   anche alla luce dell'aumento degli scambi commerciali tra Cina e Paesi dell'Unione europea nel settore agroalimentare negli ultimi anni esalta firma di numerosi protocolli tra lo Stato asiatico ed i Paesi dell'Unione europea sarebbe auspicabile un accordo tra Italia e Cina per l'esportazione di uva da tavola;

   in occasione dell'approvazione in prima lettura alla Camera del disegno di legge di bilancio 2019, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1334-AR/31 con il quale si è impegnato a intraprendere ogni utile iniziativa per favorire accordi negoziali con la Cina finalizzati alla esportazione dell'uva da tavola italiana al fine di ampliare i mercati di riferimento nel settore agroalimentare –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per favorire l’export dell'uva da tavola italiana verso la Cina.
(5-01244)


   GEMMATO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le saline di Margherita di Savoia sono di proprietà del demanio dello Stato e la concessione è in capo all'Atisale s.p.a. fino al 2029. Grazie alla rilevante dimensione del suo bacino di estrazione le saline di Margherita di Savoia sono le più grandi d'Europa e le seconde nel mondo e rappresentano per il Paese una realtà aziendale importante e strategica;

   nello stabilimento di produzione sono occupati circa 120 lavoratori e l'economia locale è prevalentemente basata sulla gestione della salina e su tutte le attività correlate;

   l'Atisale è controllata al 100 per cento dalla società Salapia Sale, mentre il pacchetto di maggioranza (80 per cento) della Salapia Sale è detenuto dalla società Saline Italiane;

   il gruppo avrebbe accumulato una posizione debitoria nei confronti della banca Monte dei Paschi di Siena pari a circa 16.000.000 di euro e ad aprile 2018 pare che abbia proposto a Mps di estinguere il debito contratto, ma non avrebbe mai ricevuto alcuna risposta in merito;

   Mps avrebbe deciso di procedere alla cessione del suo credito a terzi mediante una gara vinta poi dal gruppo francese Salins;

   pare che i sindacati, in una nota a firma delle rappresentanze sindacali unitarie aziendali inviata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell'interno, abbiano evidenziato forti preoccupazioni per una eventuale e, secondo loro, possibile instabilità dei livelli occupazionali dello stabilimento a seguito della cessione dei crediti vantati da Mps alla società Salins. Infatti, secondo quanto si afferma nella nota, i crediti acquisiti potrebbero consentire al gruppo francese di assumere il controllo della società Atisale, di effettuare la lavorazione del prodotto in altri stabilimenti strategicamente più convenienti e logisticamente più adeguati a perseguire gli obiettivi francesi e di conseguenza di ridurre drasticamente la funzionalità dello stabilimento pugliese nonché il numero dei lavoratori impiegati;

   secondo quanto si evince dal documento delle rappresentanze sindacali unitarie aziendali, pare non risultino chiari i motivi che avrebbero spinto non solo Mps a non valutare le proposte di risanamento del debito inoltrate a suo tempo dal gruppo italiano ma anche a considerare le offerte di competitor stranieri, nonostante fossero evidenti le credenziali di società italiane disposte ad avanzare proposte di acquisizione del credito altrettanto congrue;

   appare evidente ai rappresentanti sindacali che il controllo delle saline e la gestione del relativo prodotto da parte del gruppo francese, in luogo di società italiane, potrebbero determinare l'instabilità dei livelli occupazionali dell'attuale stabilimento, causare danni all'immagine del prodotto notoriamente «made in Italy» di Margherita di Savoia, in quanto alimento di eccellenza italiano venduto con marchio italiano, e favorire una posizione di monopolio della società francese nello specifico settore di mercato –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di tutelare i livelli occupazionali relativi agli stabilimenti di produzione delle saline di Margherita di Savoia nonché le economie di tutte le attività correlate;

   se il Governo non intenda favorire la costituzione di un tavolo ministeriale che preveda la partecipazione dei rappresentanti dei vertici delle aziende coinvolte, dei sindacati e delle istituzionali locali finalizzato al coordinamento di ogni possibile azione volta a scongiurare eventuali licenziamenti o delocalizzazioni che potrebbero determinare una ulteriore depressione nel mercato del lavoro in una zona già ampiamente colpita dalla crisi economica;

   se il Governo non intenda acquisire, per quanto di competenza, elementi volti a verificare se la scelta di Mps di procedere a una gara per poi cedere crediti vantati nei confronti della società Salapia-Atisale al gruppo francese Salins sia stata opportuna ovvero la migliore possibile dal punto di vista industriale per tutelare i livelli occupazionali e la stabilità dell'economia aziendale.
(5-01248)

Interrogazione a risposta scritta:


   TARTAGLIONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise ha dovuto affrontare negli ultimi anni un'emergenza socio-economica mai affrontata prima;

   la piccola regione, da decenni sede di una delle più grandi aziende tessili italiane, che rappresentava un fiore all'occhiello per tutto il Centro-sud e che dava lavoro a centinaia di famiglie, la maggior parte monoreddito, ha subito con la chiusura dello stabilimento della Ittierre s.p.a., con sede in Pettoranello del Molise (IS), un'inesorabile inversione di rotta dello sviluppo economico locale, con una conseguente ricaduta sul benessere sociale ed economico dell'intera popolazione;

   questa azienda, infatti, dal 1986 orgogliosa espressione del made in Italy di numerosi brand nazionali di alta moda come Versace, Dolce e Gabbana, Cavalli, Ferrè e altri, ha sempre rappresentato per i molisani e per le regioni limitrofe, una realtà di successo che dava lavoro ad oltre 1.000 dipendenti e circa 8.000 persone dell'indotto;

   dal 2009 lo smembramento della società ha portato alla chiusura dello stabilimento industriale;

   i dipendenti, parte integrante e determinante del successo della Ittierre e partecipi di una storia che il Molise racconta, dopo innumerevoli proposte di reinserimento nel settore, hanno perso il loro lavoro;

   i suddetti, nonostante il provvedimento del Governo, con il quale si autorizza la proroga della mobilità in deroga, a quanto consta all'interrogante, non riceverebbero le spettanze dal mese di luglio 2018. La suddetta proroga prevedeva l'erogazione in due tranche differenti, la prima di cinque mesi e relativa all'anno 2018, la seconda di mesi dodici relativa invece al 2019;

   dopo numerosi tavoli, riuniti su richiesta di confronto con le istituzioni dagli stessi ex dipendenti Ittierre, il presidente della giunta regionale, Donato Toma, ha annunciato lo stanziamento all'interno del documento di economia e finanza nazionale di 177 milioni di euro per le «aree di crisi complessa»;

   la regione e gli enti locali hanno bisogno di un impegno concreto e di soluzioni certe per affrontare un'emergenza di tale portata; situazione analoga è infatti rappresentata nella regione Molise anche dagli ex dipendenti del comparto avicolo Gam e dello Zuccherificio del Molise;

   la consigliera regionale del Molise Filomena Calenda, appartenente al gruppo consiliare «Lega Salvini Molise», ha inoltrato nei giorni scorsi una lettera di richiesta urgente di intervento sulla questione al Presidente Conte e ai Ministri Di Maio e Salvini –:

   se e in che modo il Ministro interrogato intenda adoperarsi per far fronte all'emergenza citata in premessa;

   se il Ministro interrogato ritenga concretamente che sia possibile attuare, in tempi molto brevi, la soluzione prospettata assumendo iniziative per lo stanziamento dei fondi sopra menzionati;

   quali iniziative intenda adottare per fronteggiare l'emergenza socio-economica citata.
(4-02017)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-01036, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mollicone.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sozzani e altri n. 5-01219, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ruffino, Napoli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Nardi n. 5-01229, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fregolent.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Polverini n. 5-01216 del 15 gennaio 2019;

   interpellanza Silli n. 2-00224 del 16 gennaio 2019.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Migliore e altri n. 5-01227 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 109 del 16 gennaio 2019. Alla pagina 3960, seconda colonna, alla riga quarta, deve leggersi: «nella notte tra il 15 e il 16 gennaio», e non come stampato.