Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 dicembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 16 settembre 2016, in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stata adottata all'unanimità la Dichiarazione di New York per i migranti e rifugiati;

    la Dichiarazione scaturisce dalla riflessione sulla complessità delle migrazioni quale fenomeno globale da cui deriverebbe l'impossibilità per qualsiasi Stato da solo, di affrontare la questione migratoria. In questo contesto il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (Global Compact) si ripropone di fissare principi e obiettivi generali da raggiungere;

    come stabilito nella Dichiarazione stessa, a partire da aprile 2017 si è aperta una fase di consultazione e successivamente di negoziazione del testo, durata fino a luglio del 2018. La stesura definitiva del Global Compact: stabilisce principi, impegni e intese tra gli Stati membri in materia di migrazione internazionale in tutte le sue dimensioni; offre un contributo alla governance globale e rafforza il coordinamento intergovernativo rispetto ai fenomeni migratori; presenta politiche di cooperazione internazionale in materia di mobilità umana; affronta in maniera congiunta le molteplici dimensioni della migrazione internazionale;

    il Global Compact è un atto che mira ad intensificare la collaborazione internazionale fra tutti gli attori coinvolti e la condivisione a livello multilaterale delle sfide migratorie, pur ribadendo la sovranità degli Stati e la valenza dei loro obblighi in base al diritto internazionale vigente;

    l'opinione pubblica italiana si è divisa sull'opportunità di aderire al Global Compact e il Governo ha deciso di non partecipare alla conferenza di Marrakech per la sua adozione;

    il Global Compact si compone di 54 paragrafi e tratta questioni quali ad esempio la riduzione dei fattori negativi che innescano i processi di migrazione e la ricerca di metodi per fornire vie di accesso legali ai migranti e cercare così di porre fine all'annoso problema della tratta di esseri umani e ridurre le vittime (dal 1993 ad oggi, sono più di 35.000 le persone morte solo nel tentativo di raggiungere l'Europa);

    tuttavia, come specificato nel Global Compact, migranti e rifugiati sono gruppi distinti regolati da quadri giuridici separati. Il Global Compact definisce un quadro di cooperazione che affronta la migrazione in tutte le sue dimensioni (anche quella dei migranti economici), definendola una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile;

    ciascuno Stato manterrebbe il diritto di non prendere parte a qualsiasi disposizione del Global Compact che potrebbe confliggere con i propri interessi nazionali, la legislazione o gli obblighi internazionali presi in altre sedi;

    si osserveranno l'attuazione concreta del meccanismo di follow up e di riesame periodico previsti,

impegna il Governo

1) a rinviare la decisione in merito all'adesione dell'Italia al Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration, in seguito ad una ampia valutazione con riferimento alla sua effettiva portata.
(1-00102) «D'Uva, Molinari».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VII e X,

   premesso che:

    il 27 novembre 2018 il Governo, attraverso il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport e Cipe Giancarlo Giorgetti, ha espresso parere favorevole rispetto alla candidatura della città di Taranto per ospitare i Giochi del Mediterraneo nel 2025, dando così il via ad un percorso che può diventare davvero fondamentale per il rilancio di Taranto e di tutta la regione Puglia;

    è stato stabilito che verrà costituito un comitato promotore per Taranto 2025 al quale parteciperanno i soggetti in grado di mettere a sistema ed investire tutte le risorse che possono essere destinate a questo progetto, affinché questa candidatura possa davvero rappresentare l'occasione giusta per il rilancio e lo sviluppo di una città e di un territorio;

    i Giochi del Mediterraneo sono una manifestazione sportiva multidisciplinare, organizzata sulla falsariga dei Giochi olimpici, cui partecipano le nazioni che si affacciano sul mare Mediterraneo (ad esclusione di Israele e Palestina), più alcune nazioni dell'area mediterranea prive di accesso diretto al mare quali San Marino, Andorra, Repubblica di Macedonia e Serbia;

    i Giochi sono organizzati sotto la supervisione di un Comitato (Cgim, ufficialmente Comité International des Jeux Méditerranéens - Cijm) e sono sempre stati un grande evento di rilevanza mediatica e una grande opportunità di cambiamento per le città ospitanti e al contempo l'occasione di rinascita culturale, economica dei territori ospitanti;

    ai Giochi del Mediterraneo spesso le diverse squadre nazionali hanno presentato elementi delle categorie giovanili pronti a passare nelle formazioni maggiori. L'Italia nelle passate edizioni dei Giochi ha scelto di portare atleti di spicco o che lo sarebbero poi diventati, come i velocisti di atletica leggera Berruti e Mennea, la saltatrice in alto Sara Simeoni, il tennista Nicola Pietrangeli, campioni di canottaggio come i fratelli Abbagnale, il ginnasta Jury Chechi, la nuotatrice Federica Pellegrini e il pugile Roberto Cammarelle. Ciò spiega la grande quantità di medaglie vinte dagli azzurri nelle varie discipline e sovente i primi posti assoluti nei medaglieri delle varie edizioni;

    oltre alla principale valenza sportiva, i Giochi costituiscono un'occasione unica ed irripetibile per integrare temi fondamentali per il futuro sviluppo turistico delle città coinvolte, quali l'accessibilità e la connessione delle infrastrutture di trasporto (porto, aeroporto, viabilità e rete ferroviaria) e la valorizzazione delle bellezze storiche, archeologiche e paesaggistiche, sviluppando l'economia culturale;

    a tal proposito, fondamentale sarà operare in maniera sinergica tra le istituzioni locali, regionali, statali e le forze economiche e sociali per portare Taranto alla conquista dei Giochi del Mediterraneo e far rinascere questi territori rilanciando l'immagine della città «dei due mari»;

    la candidatura ai XX Giochi del Mediterraneo 2025 di Taranto nasce nell'ambito del piano strategico, promosso dalla regione Puglia e dal comune di Taranto, per contribuire a definire una nuova visione di sviluppo turistico ecosostenibile della città e dell'intero territorio jonico-salentino. Come è già successo per altre esperienze positive di riconversione di aree urbane in crisi (Glasgow, Bilbao, Barcellona, Torino);

    saranno 26 i Paesi partecipanti e migliaia gli atleti e i visitatori: la riqualificazione e l'implementazione delle infrastrutture sportive renderanno Taranto capace di assumere questo impegno e di essere all'altezza di un palcoscenico internazionale così rilevante, perché questa città ha voglia di un futuro che passa necessariamente da azioni di bonifica ambientale, dal potenziamento delle infrastrutture, alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale e al potenziamento della ricettività turistica;

    per quanto attiene al miglioramento e all'implementazione dell'impiantistica sportiva di fondamentale importanza sarà l'apporto del Coni Puglia che, a detta del suo presidente, è pronto a fare la sua parte e a mettere in campo tutte le forze. L'amministrazione ha già avviato una prima ricognizione per definire gli interventi di riqualificazione di alcune strutture già esistenti, tra cui il camposcuola, e la realizzazione di nuovi impianti, come la piscina olimpionica;

    va ricordato il notevole successo dell'edizione dei Giochi di Bari ’97, evento che accese i riflettori internazionali sul territorio pugliese, fungendo da volano per accrescere e consacrare un patrimonio sportivo formato da capacità organizzativo-manageriali, dotazioni impiantistiche di grande livello, ricadute turistiche, economiche e di immagine. Risultati raggiungibili grazie al lavoro di squadra messo in campo da tutti gli enti pubblici coinvolti e dal tessuto locale: e anche in questo caso i presupposti ci sono tutti;

    il comune e la regione sono già al lavoro per la redazione di un dossier che dovrà essere presentato all'organizzazione internazionale, entro giugno 2019. Dopo l'incredibile successo della XIII edizione dei Giochi di Bari ‘97, si potrebbero riaccendere i riflettori internazionali sul territorio pugliese. Di recente si è costituito il gruppo di lavoro per il piano regionale dello sport, questo perché il progetto nel suo complesso riguarderà non solo la città di Taranto, ma gran parte dell'arco ionico, il Salento e probabilmente Bari, un evento che richiederà l'utilizzo di circa 60 impianti sportivi. Il piano comprenderà il potenziamento delle infrastrutture, della mobilità, della logistica, della ricettività, temi questi tutti fondamentali per il rilancio turistico e socio-economico del territorio;

    questo prestigioso evento sportivo costituirà uno strumento importantissimo per accelerare la rigenerazione della città, Taranto non sarà più solo un polo siderurgico, visto che ha anche molte altre potenzialità che attendono solo di essere valorizzate in modo adeguato,

impegna il Governo:

   a continuare a sostenere la candidatura di Taranto alla XX edizione dei Giochi del Mediterraneo, attraverso la predisposizione di azioni e risorse adeguate affinché il prestigioso evento sportivo internazionale si inserisca in una più ampia stagione, non soltanto di potenziamento dell'impiantistica sportiva, ma anche di rilancio socio-economico, di immagine e di sviluppo turistico per Taranto;

   a favorire la creazione di un tavolo inter-istituzionale per Taranto con lo sblocco delle risorse da destinare ai vari progetti di riqualificazione della città, ma soprattutto di potenziamento delle infrastrutture e del tessuto imprenditoriale della città, affinché la Città dei «due mari» possa competere con altre realtà turistiche del nostro Paese, inserendosi a pieno titolo tra le attrattive turistiche della regione Puglia;

   ad intraprendere azioni positive volte alla valorizzazione della storia e delle tradizioni, della cultura eno-gastronomica e delle bellezze paesaggistiche del territorio tarantino.
(7-00140) «Sasso, Patassini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   IANARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia è emerso il primo caso di morte imputabile al Fentanyl, farmaco originato dalla morfina, utilizzato come droga, letale per i tossicodipendenti e per le forze dell'ordine. Infatti, negli Usa, Paese di maggior consumo, alcuni agenti sono deceduti in seguito al contatto cutaneo accidentale avvenuto durante le operazioni di sequestro, poiché non consapevoli che l'assorbimento transdermico lo rende biodisponibile in misura superiore al 95 per cento;

   i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie Usa riferiscono un aumento di morti: 49 mila nel 2017. L'affare è gigantesco: un chilogrammo di Fentanyl comprato in Cina per 3.800 dollari e tagliato rende oltre 30 milioni. Un'enormità, considerando che un chilogrammo di eroina acquistata per 50 mila dollari può renderne «solo» 200 mila;

   il maggior produttore illegale è la Cina. Gli Usa hanno chiesto controlli sulla produzione, poiché sono «invasi» di Fentanyl cinese acquistabile online sul «dark web», che provoca overdose nei soggetti con scarsa tolleranza agli oppioidi;

   l’International Journal of Drug Policy, in uno studio ipotizza che ciò sia causato dalla diminuita produzione di oppio, quindi dell'eroina disponibile sul mercato;

   la droga è consumata anche in Europa, soprattutto in Estonia. In 2 Stati membri sono stati segnalati 77 casi di decesso, 13 vittime sono state segnalate in altri 4 Stati e il prodotto è stato individuato in 11 Stati membri, con 44 sequestri totali avvenuti fra giugno e dicembre 2017. L'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze considera il Fentanyl un analgesico narcotico con potenza 80 volte superiore a quella della morfina. Nel giugno 2018 un rapporto congiunto dell'Osservatorio e dell'Europol in materia di allerta precoce ha indicato che, dal 2012, sono giunti 28 nuovi Fentanyl, tutti di provenienza cinese;

   nel marzo 2018 il comitato scientifico dell'Osservatorio europeo ha redatto relazioni di valutazione dei rischi, inviate alla Commissione e al Consiglio. Il Consiglio ha quindi approvato la decisione (UE) 2018/1463, del 28 settembre 2018, con la quale tali sostanze sono state assoggettate a misure di controllo e sanzioni analoghe a quelle previste per le altre sostanze stupefacenti, poco dicendo in tema di prevenzione rispetto agli acquisti in generale e sul «dark web» in particolare, e sui modi per evitare l'importazione clandestina dalla Cina;

   nella decisione si afferma che «L'esposizione accidentale al ciclopropilfentanil può presentare rischi per i familiari e gli amici dell'utilizzatore, per le forze dell'ordine, il personale dei servizi di emergenza, il personale medico e dei laboratori forensi, nonché per il personale addetto alle strutture penitenziarie e quello dei servizi postali»;

   in Italia, la direzione centrale antidroga, nell'ultima relazione annuale, riguardo al fentanyl ha specificato che «non si erano verificate evidenze della loro presenza nelle piazze italiane». Poi, nel settembre 2018, come detto in esordio, si è scoperto tardivamente il primo decesso avvenuto nell'aprile 2017. Inizialmente, si riteneva che la vittima fosse morta per overdose da eroina;

   la comunicazione ritardata non ha consentito di conoscere l'esatta diffusione della droga in Italia, perché mancano dati certi relativi ai decessi avvenuti nell'ultimo anno e mezzo. Il ritardo preoccupa perché l'unico caso accertato potrebbe rappresentare solo la punta dell’iceberg –:

   se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intendano assumere;

   se il Governo intenda investire l'Unione europea, nelle sedi istituzionali competenti, della questione per proporre l'adozione di ulteriori e più efficaci politiche di contrasto alla diffusione del fentanyl e di sostanze similari nel territorio dei Paesi membri;

   se intendano adottare iniziative atte a prevenire morti accidentali di persone non tossicodipendenti, in particolare tra quelle indicate nella decisione dell'Unione europea sopracitata, e delle forze dell'ordine in particolare, esposte al rischio di assorbimento involontario per via transdermica;

   quando intendano assumere le iniziative di competenza per «assoggettare ciclopropilfentanil e il metossiacetilfentanil a misure di controllo e alle sanzioni penali» prescritte nella decisione dell'Unione europea sopracitata;

   se il Ministro dell'interno intenda predisporre un'attenta vigilanza per contrastarne la diffusione illegale, attivando in particolare la polizia postale, e per tutelare gli agenti dal contatto cutaneo;

   se il Ministro della salute intenda promuovere, per quanto di competenza, una indagine ministeriale per accertare eventuali ulteriori casi di morte non ancora individuati;

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale intenda prendere contatti con il Governo cinese avviando le forme di collaborazione necessarie per garantire un efficace contrasto al narcotraffico;

   se il dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, in funzione delle competenze attribuite dalla legge, abbia in programma azioni mirate per prevenire e contrastare il diffondersi di questa specifica sostanza e della relativa tossicodipendenza.
(4-01897)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2018 il comune di Lodi è stato condannato dal tribunale di Milano per aver discriminato i bambini stranieri che chiedevano l'iscrizione al servizio di mensa scolastica;

   il giudice ha ordinato al comune di «modificare» il «Regolamento per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate» in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all'Unione europea di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell'Isee alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e dell'Unione europea residenti;

   la giunta a guida leghista del comune di Lodi aveva infatti introdotto un regolamento che imponeva agli immigrati di far certificare nei Paesi d'origine l'assenza di proprietà immobiliari. Certificazioni in lingua originale che le famiglie avevano ovviamente molta fatica ad ottenere anche solo perché in molti di quei Paesi mancano il catasto e gli uffici pubblici che possono rilasciare la documentazione richiesta;

   la sindaca, nonostante le proteste, ha difeso il regolamento e non ha inteso modificarlo in alcun modo;

   nel giro di pochi giorni il coordinamento «Uguali doveri», nato in sostegno delle famiglie straniere discriminate ha promosso nelle scorse settimane una raccolta di fondi che è riuscita a raccogliere più di 100 mila euro e a garantire il servizio mensa ai circa 200 bambini in questione;

   il giudice, accertata quindi «la condotta discriminatoria del Comune di Lodi», ha condannato l'amministrazione a pagare 5 mila euro per le spese processuali e intimato di cambiare il regolamento stesso che sostanzialmente escludeva i bambini immigrati da mensa e trasporto bus, prevedendo per l'accesso le stesse condizioni richieste per i cittadini italiani. Quel regolamento, secondo il giudice, «introduce una disparità di trattamento emesso da un'autorità che non ha il potere di assumere decisioni in proposito»;

   la decisione del tribunale ripristina la parità di trattamento e le medesime procedure che la legge prevede sia per gli italiani che per gli stranieri residenti per accedere alle prestazioni sociali;

   a parere dell'interrogante è una vittoria contro la discriminazione e una sconfitta per chi testardamente ha creato un caso di discriminazione diventato di interesse nazionale. A tutti i bambini e le bambine deve essere garantito, senza differenziazioni e discriminazioni, il servizio della mensa scolastica, sano e di qualità, magari evitando le condizioni pessime scoperte nei giorni scorsi dai Nas, e quello del trasporto;

   l'amministrazione comunale, anziché attenersi alle decisioni del giudice, a quanto consta all'interrogante pare stia valutando se ricorrere in appello contro la sentenza del tribunale di Milano;

   secondo la Cgil nazionale quello di Lodi non sarebbe nemmeno l'unico caso e anche a Trieste o nel comune bergamasco di Cenate Sotto, per fare due esempi, sembrerebbe siano stati esclusi i bambini stranieri dalla mensa scolastica;

   a questo punto sarebbe opportuno un atto del Governo volto a ribadire come la domanda di accesso alle prestazioni sociali agevolate da parte di cittadini non appartenenti all'Unione europea debba avvenire sempre e soltanto tramite la presentazione dell'Isee, quindi nelle stesse modalità e condizioni previste per i cittadini italiani e dell'Unione europea residenti, al fine di impedire il verificarsi di comportamenti discriminatori nelle scuole e nei confronti di alunni in base alla loro provenienza nazionale o territoriale –:

   se e con quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, anche a seguito della recente sentenza emessa dal tribunale di Milano, intenda ribadire il principio secondo cui il modello Isee è l'unico strumento con il quale si può richiedere l'accesso alle prestazioni sociali agevolate, che tale strumento vale anche per i cittadini non appartenenti all'Unione europea e che ogni altra documentazione richiesta sarebbe da considerarsi discriminatoria.
(4-01902)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Legambiente da molti anni si interessa al problema dei rifiuti industriali prodotti in tutti questi anni dallo stabilimento siderurgico di Piombino e dell'inquinamento prodotto da questi scarti delle lavorazioni dell'acciaio. Il sito di Piombino è stato individuato come sito di bonifica di interesse nazionale (Sin) ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge n. 426 del 1998;

   la superficie del terreno industriale, circa 900 ettari, ha ricevuto, negli oltre cento anni della vita della fabbrica, milioni di metri cubi di rifiuti che sono in parte serviti come materiale per il ritombamento di aree morfologicamente depresse e che ulteriormente è stato ammassato in enormi cumuli nelle aree libere dai capannoni industriali ed infrastrutture;

   le quantità di questi rifiuti sono enormi e l'azienda siderurgica Aferpi sta continuando a produrre rifiuti. Solo come esempio nell'area sequestrata dalla magistratura dopo un'indagine della Guardia di finanza nel 2007 erano stipati oltre 600.000 metri cubi di materiali; sono successivamente seguiti sequestri di altre aree con ingenti quantità di rifiuti speciali;

   si è di fronte ad una enorme quantità di rifiuti che in parte potrebbe essere riciclata con impianti che già esistono sul territorio e che hanno bisogno di essere ristrutturati e adeguati, di proprietà dell'azienda pubblico privata «Rimateria». Altri impianti potrebbero essere realizzati con il fine ultimo di avviare un reale sistema virtuoso di economia circolare;

   quello che non è possibile riciclare potrebbe essere conferito nella discarica sempre di Rimateria posta all'interno del perimetro industriale e i rifiuti pericolosi potrebbero essere trattati per renderli non reattivi e messi in discarica o smaltiti altrove quando non è possibile trattarli;

   a tal proposito, sono importanti l'avvio della bonifica delle aree e la rimozione dei rifiuti, a partire dalle zone a più alto livello di concentrazione di inquinanti (hot spot), la demolizione degli impianti industriali non più utilizzati, la realizzazione di una trincea drenante prevista nel progetto di messa in sicurezza idraulica del Sin, e quant'altro può essere previsto nel progetto;

   la rimozione dei cumuli è però la precondizione necessaria per procedere alla messa in sicurezza di tutta l'area. Occorre pertanto avere rapide rassicurazioni sulle procedure e sulle risorse finalizzate all'eliminazione del problema dei cumuli e soprattutto sui tempi;

   Invitalia, in varie dichiarazioni e documenti, dichiara che la rimozione dei cumuli sia la precondizione per procedere, anche nella disponibilità delle aree, per progettare e attuare la messa in sicurezza;

   dalla relazione dell'ultima riunione del 3 ottobre 2018 della cabina di regia territoriale dell'Adp di Piombino si apprende che sarebbero disponibili 16.400.000 di euro dedicati alla rimozione o messa in sicurezza dei cumuli. Si apprende anche – questo crea preoccupazione se fosse confermato – che Invitalia proporrebbe di optare per la non rimozione dei cumuli, ma per la sola messa in sicurezza di questa enorme massa di rifiuti;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non si è ancora espresso in merito alla relazione tecnica redatta da Invitalia a gennaio 2018, che prevede l'impiego di quei fondi per nuovamente caratterizzare il materiale abbancato, con circa 558 campioni, un progetto di fattibilità per la messa in sicurezza del materiale per poi procedere con la progettazione definitiva ed esecutiva, e la verifica della progettazione. Inoltre, nella relazione, la stessa Invitalia, dichiarerebbe che i fondi stanziati non basterebbero per il completamento degli interventi –:

   se esistano impedimenti e, nel caso, se siano stati superati, per l'avvio dell'appalto per la rimozione dei cumuli di rifiuti e quali siano le intenzioni del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare in merito al risanamento e alla riconversione produttiva del territorio.
(5-01138)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Noe di Campobasso, a seguito di attività ispettiva effettuata, ai sensi dell'articolo 197, comma 4, del decreto legislativo n. 52 del 2006, nella zona industriale di Sessano del Molise presso l'area in uso ad una ditta privata, operante nel settore del recupero di rifiuti pericolosi e trasporto conto terzi, accertava la violazione penale, di cui all'articolo 256, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, per avere realizzato e gestito una discarica non autorizzata di rifiuti speciali non pericolosi costituiti da chilogrammi 521.214 di Pfu (pneumatici fuori uso) e chilogrammi 319.757 di materie plastiche di scarto stoccati illecitamente su una superficie di metri quadrati 1.600 circa, con conseguente sequestro penale della suddetta area adibita a discarica;

   il Noe evidenziava che l'eccessiva quantità di rifiuti stoccati nell'area rappresenta un rilevante pericolo per l'ambiente e per l'incolumità dei cittadini, soprattutto in caso di incendio e anche in considerazione del fatto che nelle immediate vicinanze insiste l'impianto di gas liquido Molisana Gas, una cabina dell'alta tensione e la strada statale 650;

   la discarica insiste su una porzione di territorio che ricade nel sito di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea «IT7212132 Pantano Torrente Molina», appartenente alla rete Natura 2000 istituita ai sensi della difettiva 92/43/CEE «Habitat»;

   il sindaco del comune di Sessano del Molise, con ordinanza sindacale n. 2 del 20 aprile 2018, ed in base all'articolo 192, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, ordinava alla ditta di provvedere alla rimozione dei rifiuti accumulati, allo smaltimento e al recupero degli stessi e al ripristino dello stato dei luoghi;

   i destinatari dell'ordinanza non ottemperavano agli obblighi imposti e il sindaco, con nota del 5 giugno 2018 prot. n. 2665, ne informava la procura della Repubblica presso il tribunale di Isernia, il Noe di Campobasso, l'Arpa Molise, il gruppo carabinieri Forestale e la provincia di Isernia;

   a seguito di ulteriore sopralluogo effettuato in data 9 luglio 2018, i tecnici di Ecopneus stimavano una quantità di Pfu compresa tra 1.500 e 1.800 tonnellate, superiore dunque alle prime stime del Noe. A questi si aggiunga la presenza di rifiuti diversi sversati nel corso del tempo fino ad oggi e di cui non si conosce la quantità;

   nel mese di luglio 2018 il sindaco, facendo seguito ai disposti dell'articolo 192, comma 3, e dell'articolo 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006, acquisiva i preventivi volti a quantificare la spesa da sostenere per realizzare d'ufficio le operazioni di bonifica del sito in luogo della ditta inadempiente. La stima del costo complessivo ammonta a circa 400.000 euro;

   il comune, non disponendo delle risorse necessarie a coprire le predette operazioni, con nota del 23 luglio 2018, chiedeva alla regione Molise di intervenire;

   il decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 250, dispone, infatti, che «(...) le procedure e gli interventi di cui all'articolo 542 sono realizzati d'ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione (...)»;

   ad oggi, il comune di Sessano comunica di non aver ricevuto alcun tipo di riscontro da parte della regione e appare anomalo che l'ente non abbia ancora provveduto ad intervenire –:

   di quali notizie disponga il Governo in merito allo stato della discarica, se intenda adottare iniziative di tipo normativo al fine di prevedere l'esercizio dei poteri sostitutivi dello Stato ove si verifichino anomalie o inerzie come quelle richiamate in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare l'incolumità dei cittadini ponendo in sicurezza il sito nonché per preservare l’habitat naturale e le specie di flora e fauna presenti nel SIC IT7212132 Pantano Torrente Molina.
(5-01145)


   VIANELLO, DEL MONACO, ILARIA FONTANA, GRIPPA, PARENTELA e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:

   con riguardo alla discarica Burgesi a Ugento in provincia di Lecce, nel corso degli anni, è emerso un grave allarme ambientale e sanitario: in questo senso, si ricorda la notizia della scoperta di 600 fusti di rifiuti smaltiti nei pressi della discarica, che dovrebbero trovarsi al di sotto della discarica di rifiuti solidi urbani;

   nel 2017 l'Arpa di Taranto aveva riscontrato livelli di Pcb oltre la soglia e nel marzo 2018 le analisi in uno dei pozzi spia hanno evidenziato una concentrazione di manganese di 80 microgrammi per litro a fronte della soglia di contaminazione di 50 microgrammi fissata dalla legge. A seguito di questi risultati Arpa Puglia, dall'aprile 2018, sollecita affinché sia verificata l'integrità dei sistemi di protezione della discarica. L'allarme sorge dalla circostanza dal fatto che il pozzo è lo stesso in cui il Cnr agli inizi del 2016, su richiesta della procura di Lecce, trovò tracce di policlorobifenili. Da allora la regione Puglia ha approvato una delibera con cui dava mandato per effettuare i sopralluoghi per individuare i fusti di Pcb presenti nella discarica ma che non consta all'interrogante siano mai avvenuti;

   il decreto-legge n. 243 del 2016, convertito dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, all'articolo 3-ter, ha previsto che «al fine di scongiurare l'emergere di criticità ambientali dovute alla presenza dell'impianto di discarica in località Burgesi, nel comune di Ugento, la Regione Puglia, avvalendosi dell'ARPA Puglia e dell'azienda sanitaria locale competente, predispone un piano straordinario di indagine e di approfondimento volto alla verifica dello stato delle matrici ambientali nell'area interessata». Con successive delibere la giunta regionale ha approvato e apportato modifiche al «Piano Operativo di monitoraggio straordinario della falda idrica salentina, della rete di distribuzione potabile e dell'invaso del Locone», prevedendo, tra altri interventi, il monitoraggio della falda idrica e dell'acqua potabile in distribuzione nella rete AQP e un'attività di indagine sulla discarica per la verifica dell'eventuale presenza di fusti ivi abbancati e dell'integrità della barriera di confinamento;

   la medesima normativa, all'articolo 3, istituisce un fondo da 1 milione di euro per l'anno 2017 per finanziare un piano straordinario di indagine. A detti fini il decreto direttoriale n. 492 del 21 novembre 2017;

   del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha autorizzato l'impegno della somma, rappresentando che il trasferimento delle risorse sarà valutato solo successivamente alla definizione del contenzioso avviato dal comune di Ugento nei confronti della regione per l'annullamento delle delibere di giunta regionale 567 del 2017 e 1320 del 2017;

   a tutt'oggi, però, il monitoraggio del percolato dei vari lotti della discarica rivela che tutti i campioni di percolato sono risultati positivi al Pcb, rendendo pertanto necessaria l'adozione di provvedimenti di bonifica del sito alla luce del relativo rischio ambientale e la ricerca di eventuali contaminazioni della risorsa idrica potabile –:

   se al Ministro interrogato risulti che la regione Puglia si stia attivando per fruire delle risorse di cui al fondo istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a norma del citato articolo 3-ter del decreto-legge n. 243 del 2016, convertito dalla legge n. 18 del 2017, e se essa abbia provveduto a soddisfare le condizioni previste per il trasferimento delle risorse che è subordinato alla definizione del contenzioso avviato dal comune di Ugento nei confronti della regione medesima per l'annullamento delle delibere di giunta regionale 567 del 2017 e 1320 del 2017;

   quali iniziative risulti al Governo siano state compiute per la realizzazione del piano di cui in premessa per la cui realizzazione è stato istituito/il suddetto fondo, tenendo conto che dall'esito delle verifiche sul territorio in cui insiste la discarica in località Burgesi dipende la tutela della salute pubblica di centinaia di migliaia di cittadini.
(5-01147)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRATE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la crypta neapolitana o Grotta di Virgilio, è una galleria lunga 711 metri, scavata interamente nel tufo della collina di Posillipo che collega Mergellina (salita della Grotta) e Fuorigrotta (via della Grotta Vecchia). Fu realizzata nel I secolo a.C. da Lucio Cocceo Aucto, anche se la leggenda narra che fu Virgilio a costruirla in una sola notte per agevolare le comunicazioni tra Napoli e Pozzuoli. Il cunicolo è ricco di storia e di beni archeologici culturali: all'ingresso è visibile un affresco della Madonna. Numerosi sono i dipinti e gli affreschi che raccontano la cultura e le tradizioni popolari. Si tratta di un'imponente opera ingegneristica che con il tempo ha acquisito una valenza storica molto significativa. Oggi grazie alla Festa di Piedigrotta, quell'insieme di credenze e pratiche culturali tipiche del folclore popolare vengono celebrate e valorizzate in tutte le sue forme artistico-culturali;

   ebbene, è stato redatto un progetto generale di valorizzazione e di restauro della crypta, suddiviso in tre lotti: il primo lotto ha interessato l'ingresso di Via Grotta Vecchia; il secondo lotto l'accesso dal Parco Virgiliano; il terzo lotto il collegamento Fuorigrotta-Mergellina;

   il restauro del terzo lotto non è mai stato completato. La crypta non è mai stata fruita pienamente dai cittadini ed è lasciata all'abbandono e all'incuria più totale, con gravi problemi di sicurezza;

   il bene è di proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali;

   la valorizzazione e la riqualificazione della crypta potrebbero non soltanto fornire un servizio culturale e turistico alla città, ma soprattutto creare occasioni di lavoro per i giovani che intendono industriarsi, ponendo in essere una serie di attività economiche connesse alla fruibilità del bene –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali siano, per quanto di competenza, i possibili interventi per una riqualificazione e messa in sicurezza del bene.
(5-01141)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con la delibera n. 54 dell'11 ottobre del 2018, il Consiglio comunale di Cerveteri ha approvato, sulla ritenuta sussistenza di un «interesse pubblico», il cambio di destinazione d'uso della cantina sociale di Cerveteri da opificio industriale a centro commerciale;

   avverso tale provvedimento, i consiglieri Aldo De Angelis e Salvatore Orsomando hanno presentato, avverso tale delibera, una pregiudiziale per molteplici profili di illegittimità, chiedendone il ritiro;

   l'edificio e l'area di pertinenza della cantina di Cerveteri, ubicati in Via Aurelia, chilometro 42,700, Cerveteri (Roma), sorgono su un terreno la cui destinazione d'uso, da piano regolatore generale vigente, sembra essere agricola, con svariati vincoli restrittivi e sono ricompresi in zona sottoposta a vincolo militare;

   la variante al piano regolatore generale vigente, in vigore nel comune di Cerveteri prevede una zona artigianale in località Pian del Candeliere, lungo la Via Aurelia, chilometro 42,600, di fronte alla zona militare Centro radiogoniometrico, adiacente alla stessa cantina sociale di Cerveteri;

   con la precedente delibera n. 18 del 2 maggio 2017 il consiglio comunale di Cerveteri aveva precedentemente deliberato un'altra variante al piano regolatore generale che ha stravolto l'area artigianale, prevedendo la realizzazione di un vasto centro commerciale;

   inoltre, tale zona è sottoposta a vincolo militare, in considerazione della presenza del limitrofo ente della difesa, denominata centro radiogoniometrico;

   le competenti autorità militari, insediate in tale area, hanno negato il loro nulla osta a tutela dell'installazione;

   oltre a ciò, la cantina sociale insiste anche su terreni ex Ente Maremma, espropriati per l'assegnazione alla piccola proprietà contadina;

   risulta all'interrogante che i circa 220 coltivatori diretti soci della cooperativa non si siano espressi nelle loro assemblee in merito al cambio di destinazione d'uso;

   sarebbe, dunque, auspicabile che in casi come quello in questione, che impatta fortemente con la elevata vocazione agricola e vitivinicola dell'area interessata e con i livelli occupazionali di considerevole quantità di lavoratori impiegati nell'indotto, il Governo, di concerto con le competenti autorità territoriali e nel rispetto del riparto delle competenze Stato-regioni e del principio di sussidiarietà, intervenisse a tutela di tali territori e dei lavoratori colpiti dall'azione dell'ente locale;

   si evidenzia, peraltro, che il mutamento di destinazione d'uso, anche solo funzionale, comporta un aggravio di carico urbanistico in quanto implica un passaggio tra categorie urbanisticamente differenti (da D1 opificio industriale a C1 commerciale), necessitando, quindi, di essere annoverato tra gli interventi di tipo oneroso –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali ulteriori elementi intenda fornire al riguardo per quanto di competenza, con particolare riferimento al mutamento di destinazione urbanistica di cui in premessa;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere a tutela del vincolo militare dell'area sopra richiamata;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelare i livelli occupazionali dell'area, che è prevalentemente a vocazione agricola, considerato che tali livelli potrebbero risultare fortemente compromessi dagli interventi sopra evidenziati.
(4-01906)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa su Radio Radicale è andata in onda quella che l'interrogante giudica una educativa seduta della Commissione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. Un pubblico ministero era incolpato di essersi «dimenticato» un indagato agli arresti per circa due mesi dopo la scadenza dei termini massimi di custodia;

   il pubblico ministero si è difeso scaricando sul giudice per le indagini preliminari la responsabilità dell'accaduto;

   il giudice per le indagini preliminari a sua volta era stato prosciolto dopo aver scaricato sugli uffici la responsabilità dell'accaduto;

   in conclusione, nessun provvedimento disciplinare è stato emesso;

   tale vicenda, al di là della encomiabile requisitoria del procuratore generale, ad avviso dell'interrogante è emblematica del livello di garanzia che può offrire al cittadino siffatta giustizia disciplinare domestica –:

   in quanti casi e con quali esiti il Ministro interrogato, dalla data del suo insediamento, abbia promosso l'azione disciplinare nei confronti di magistrati.
(3-00400)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI, CATALDI, D'ORSO, GIULIANO, PERANTONI, ASCARI, PIERA AIELLO, DI SARNO, SALAFIA, BUSINAROLO, SCUTELLÀ e PALMISANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'evento sismico dell'aprile 2009 alcune strutture presenti nel complesso demaniale «Luigi Ferrari» di L'Aquila già utilizzate come istituto penale minorile, centro di prima accoglienza, ufficio di servizio sociale, centro per la giustizia minorile, uffici giudiziari minorili e alloggi demaniali, sono state interessate da diverse ristrutturazioni;

   la più importante ristrutturazione, iniziata subito dopo il terremoto, è avvenuta nella zona interna al muro di cinta e ha interessato anche l'edificio dell'istituto Penale Minorile;

   la palazzina dell'Istituto penale minorile, ben delimitata con adeguato muro di cinta, è rimasta nella piena disponibilità della giustizia minorile e si trova in ottimo stato. Tale edificio è stato ristrutturato utilizzando innovative tecnologie per la riduzione dei posti di servizio di sorveglianza fissi e il governo dei movimenti delle persone in sicurezza e da remoto;

   gli spazi utilizzabili di tale palazzina, con una capienza totale di circa 20 minori/giovani adulti, sono: una zona «notte» nella sezione detentiva del primo piano, con caratteristiche di custodia attenuata; una zona «giorno» con spazi attrezzati per la consumazione dei pasti e per il tempo libero (biblioteca, sala per attività ricreative, campo di calcio);

   la riapertura di tale istituto potrebbe essere utile per deflazionare l'Istituto penale minorile di Roma-Casal del Marmo e per poter assicurare la territorialità dell'esecuzione della pena come previsto dall'articolo 22 del decreto legislativo n. 121 del 2018 per i numerosi minori/giovani adulti abruzzesi, che ora sono ristretti a Roma con conseguenti difficoltà ad effettuare colloqui con i familiari;

   attualmente sull'intero versante adriatico l'unico Istituto penale minorile aperto si trova a Bari –:

   quale destinazione, nell'ambito della giustizia minorile, si intenda dare all'edificio dell'ex Istituto penale minorile di L'Aquila e con quali tempistiche.
(4-01900)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   è notizia dello scorso mese la rimozione degli storici filari di pini neri, specie da rimboschimento, costeggianti la Piana abruzzese delle Cinque Miglia, lungo la strada statale n. 17, storicamente conosciuta come «via degli Abruzzi», una delle strade alberate più belle d'Italia. Le alberature costituivano un patrimonio storico e naturalistico di prim'ordine, rimosso senza prevedere alcuna soluzione alternativa o di recupero e soprattutto senza un intervento professionale di controllo fitosanitario, né ulteriori previe approfondite analisi che sarebbero apparse quantomeno doverose prima di azzerare un patrimonio paesaggistico che era parte integrante della storia della regione;

   interpellata, l'Anas, a nome del Responsabile dell'area compartimentale Abruzzo ribatteva in una nota del 14 novembre 2018 che tale scelta è stata imposta dalla necessità di garantire la sicurezza degli automobilisti, con la rassicurazione che gli alberi abbattuti sarebbero stati ripiantati nei territori dei comuni interessati;

   la presenza secolare di tali filari, tuttavia, era stata pensata proprio per rendere visibile il tracciato durante i mesi invernali, contraddistinti da condizioni atmosferiche spesso proibitive che impedivano e impediscono tuttora di scorgere in modo netto la sede viaria in occasione delle frequenti bufere di neve;

   è opportuno inoltre riportare una ulteriore, recente e grave menomazione del patrimonio arboreo abruzzese, sempre ad opera dell'Anas, e nella fattispecie il taglio indiscriminato di tigli nel comune di Villa Rosa, risalenti questi ultimi al lontano 1908 e dunque anch'essi patrimonio storico di grande valore, e quello di lecci secolari lungo la strada statale n. 259 tra Sant'Omero e Nereto, sempre in provincia di Teramo. Alberi che fungevano da importante strumento per il contenimento dell'inquinamento atmosferico grazie alla capacità di contenere eventi meteorici violenti e di costituire un argine contro i processi franosi ed erosivi che si verificano ai bordi delle strade, ma ancora una volta rimossi senza che siano stati approntati né un apposito parere scientifico, né tantomeno adeguati progetti di cura e manutenzione;

   il valore naturalistico del tiglio, in particolare, pianta mellifera per eccellenza, è ampiamente riconosciuto, costituendo ricovero per molte specie di avifauna e rivestendo grande importanza per il suo valore ecologico in quanto pianta creatrice di habitat che incrementano la biodiversità sul territorio. Il tiglio, secondo recenti studi del Cnr-Ibimet di Bologna, è tra i migliori alberi anti-inquinamento, con una grande capacità di sottrazione del PM-10 e di altri gas inquinanti. Inoltre, è anche uno dei migliori alberi sottrattori di CO2;

   i continui abbattimenti sembrano peraltro contrastare con le disposizioni della legge 14 gennaio 2013, n. 10, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani che prevedono esplicitamente, all'articolo 7, «la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei boschi vetusti, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale» –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per evitare l'ulteriore dispersione di un tale patrimonio paesaggistico, che merita tutela ai sensi dell'articolo 7 della suddetta legge, contemperando la necessaria attenzione per la sicurezza con l'ineludibile protezione di un patrimonio dall'alto valore ambientale e storico;

   se il Governo intenda convocare in tempi rapidi un tavolo istituzionale con Anas per affrontare in modo costruttivo il problema, incentivando la graduale sostituzione delle piante realmente malate e stabilendo la manutenzione dei filari, non la loro completa rimozione, anche al fine di garantire un miglioramento della stessa sicurezza viaria e prevedendo al contempo la pronta riqualificazione dei tratti stradali oggetto degli interventi già portati a compimento.
(2-00209) «Corneli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   non sono le autostrade pedemontane e la Tav le vere incompiute italiane; si tratta piuttosto di 26 opere, bloccate e senza risorse, che aiuterebbero invece a migliorare la vita dei pendolari: linee di metropolitane e tram e collegamenti ferroviari di cui potrebbero beneficiare oltre 12 milioni di persone se si investisse in una «cura del ferro» nelle città italiane, in particolare al Sud dove i ritardi sono enormi, e su linee dove da anni si promettono miglioramenti per il trasporto delle persone e delle merci;

   leggendo il dossier «Pendolaria 2018» elaborato da Legambiente si evince che per i pendolari, sulle 10 linee peggiori d'Italia nulla è cambiato rispetto agli anni scorsi. Non c'è nessuna buona notizia da trasmettere rispetto alla situazione che vivono coloro che ogni giorno prendono i treni sulle tratte ferroviarie Roma-Lido, Circumvesuviana, Reggio Calabria-Taranto, Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia e Bari-Corato-Barletta. Stesse linee, stessi treni, stessi disagi, a testimoniare la scarsa qualità del servizio che accomuna diverse aree del Paese;

   le 26 opere incompiute devono diventare la priorità di intervento nei prossimi anni, nelle città e nei territori italiani;

   sono linee di metropolitane e tram indispensabili a recuperare i problemi di congestione del traffico a Roma, Torino, Bologna, Palermo, Cagliari. Linee ferroviarie al Sud che versano in uno stato di degrado senza speranza dalla Calabria alla Sicilia, dal Molise alla Sardegna, alla Puglia. Si tratta di collegamenti ferroviari al Sud come al Nord che risultano fondamentali per le merci, come dal porto di La Spezia al Brennero, o da quello di Ancona a Roma, e per i collegamenti tra tanti centri rimasti in questi anni senza un servizio degno di questo nome;

   si fa riferimento a interventi distribuiti in tutta Italia, che comporterebbero una spesa limitata rispetto alle solite grandi opere, ma che sembrano condannati a non vedere mai la luce, dato che per la loro realizzazione mancano risorse pari a quasi 10,8 miliardi di euro. La ragione è nel fatto che si continua a investire su strade e autostrade. Come dimostrano i dati degli interventi realizzati durante la scorsa legislatura: 3.900 chilometri tra strade provinciali, regionali e nazionali, 217 chilometri di autostrade, 62,6 chilometri di linee ferroviarie ad alta velocità, 58,6 chilometri di metropolitane, 34,5 chilometri di tramvie. Inoltre sono state sospese o cancellate linee ferroviarie per 205 chilometri;

   sul fronte dei tagli ai servizi ferroviari regionali va sottolineato che solo nel Sud Italia, tra il 2010 e il 2018 si è tagliato del 33,2 per cento il numero di treni in circolazione in Molise, del 15,9 per cento quello in Calabria, del 15,1 per cento quello in Campania, del 6,9 per cento quello in Basilicata e del 5,6 per cento quello in Sicilia. La Liguria ha invece il record per l'aumento del costo dei biglietti del 49 per cento, seguono Campania e Piemonte con aumenti rispettivi del 48,4 per cento e del 47,3 per cento;

   l'età media nazionale dei convogli è la buona notizia per i pendolari, secondo un trend iniziato negli scorsi anni con l'immissione di nuovi convogli da parte di Trenitalia, attestandosi sui 15,4 anni, contro i 16,8 anni dell'anno scorso e i 18,6 di tre anni fa –:

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per finanziare le 26 opere prioritarie per i pendolari, oggi ferme e senza risorse sufficienti in modo che diventino la priorità di investimento dei prossimi anni;

   se intenda, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni, adottare iniziative per potenziare il numero di treni in circolazione, in particolare nelle città e al Sud, in modo dare un'alternativa rispetto all'auto ogni giorno a milioni di persone.
(5-01137)

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la velocità della ripresa economica e la competitività del nostro Paese dipende in buona misura anche dalla realizzazione di importanti investimenti pubblici e privati sulle opere infrastrutturali;

   nella provincia di Bergamo è indispensabile che il Governo sia a fianco della regione per un piano straordinario di interventi infrastrutturali di consolidamento e rifacimento. C'è in gioco il cruciale rafforzamento dell'interconnessione con l'Europa: il completamento della Pedemontana lombarda permetterà di raggiungere più agevolmente la Germania, che costituisce il primo mercato di riferimento dell'esportazione bergamasca. È inoltre necessario che il Governo sia presente anche per la concretizzazione della Gronda ferroviaria est, da Seregno a Levante, snodo fondamentale per gli interscambi commerciali da e verso la Lombardia;

   è indispensabile, inoltre, che il Governo non lasci da sola la provincia bergamasca nel fondamentale rafforzamento della viabilità interna, sia su strada che su ferro: la variante di Cisano Bergamasco, la variante di Trescore Balneario, la dorsale dell'Isola, il raddoppio ferroviario tra Ponte San Pietro e Montello, il collegamento tra Calusco d'Adda e Terno d'Isola sono tutte opere che evidenziano l'importanza strategica della connessione ramificata all'interno del territorio;

   inoltre, tra le opere infrastrutturali oggetto di pianificazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nella scorsa legislatura, era annoverata la fondamentale opera di rinforzo sia viario che su ferro dei collegamenti con l'aeroporto di Orio al Serio. Il programma cargo aereo per Bergamo Orio al Serio, che nell'Allegato al Documento di economia e finanze 2017, di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, veniva incluso tra gli interventi volti a sostenere le attività del trasporto aereo di merci con una pianificazione finanziaria programmata fino al 2030, non è attualmente destinatario di ulteriori iniziative normative. Eppure si tratta di un cargo city strategico per il supporto alle attività di export di rilevanza internazionale e un volano fondamentale per l'economia dell'intera regione Lombardia –:

   quali stanziamenti intenda prevedere il Ministro interrogato nella prima iniziativa normativa utile, al fine di portare a compimento quanto programmato nel 2018 per il potenziamento, sia viario che su ferro, dei collegamenti con l'aeroporto per Bergamo Orio al Serio e per il rafforzamento della rete infrastrutturale del territorio bergamasco, come esposto in premessa.
(4-01907)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa si apprende dell’escalation di furti in abitazione a San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna. Qui i cittadini hanno avviato una raccolta di firme per chiedere un maggior presidio delle forze dell'ordine sul territorio;

   i residenti raccontano di come i furti siano ormai una consuetudine e si verifichino anche in pieno giorno. Ha destato inoltre grande preoccupazione l'episodio dell'accoltellamento di un uomo che aveva sorpreso i ladri in azione;

   tali vicende, che coinvolgono sempre più spesso anche le piccole comunità, prima considerate maggiormente sicure e tranquille, non devono a parere dell'interrogante essere, in alcun modo sottovalutate. Così come non va sottovalutata la circostanza relativa al grande allarme sociale che tali episodi creano in interi quartieri o aree cittadine;

   anche nei centri medio piccoli come San Giovanni in Persiceto (circa 28 mila abitanti) si stanno verificando da tempo episodi criminosi evidentemente preoccupanti come quelli descritti. Le forze dell'ordine, sempre impegnate al massimo nel contrasto ai reati predatori, devono essere messe, anche in questi territori di provincia, nelle condizioni di lavorare al meglio, con una maggiore e migliore dotazione di mezzi e di tecnologie oltre che di uomini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto;

   se, per quanto di competenza, si intenda procedere a una verifica puntuale di ciò che sta accadendo nella zona di cui in premessa, al fine di accertare la necessità di potenziare il presidio delle forze dell'ordine come richiesto dei cittadini, in termini sia di organico, sia di dotazione di mezzi e di tecnologie.
(4-01899)


   MORANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un servizio della trasmissione Propaganda Live, in onda su La 7, si apprende che, durante la manifestazione nazionale della Lega di piazza del Popolo a Roma, tenutasi sabato 8 dicembre 2018, Jacopo Valsecchi e Natalia Tatulli, due pacifici cittadini che manifestavano con un cartello recante il messaggio evangelico «Ama il prossimo tuo» sono stati fermati proprio mentre il cartello veniva esposto pacificamente;

   alcuni presunti agenti in borghese, senza identificarsi, li hanno trascinati via a forza per consegnarli alla polizia, utilizzando modi decisamente energici, modi che hanno indotto il ragazzo a gridare e a chiedere aiuto;

   pare anche che Valsecchi a causa degli strattoni e delle spinte ricevute dai tre uomini in borghese, abbia riportato un taglio al labbro;

   alla fine del video si vede Valsecchi che consegna i propri documenti in una camionetta della polizia; l'unica motivazione evidente appare quella di aver esposto un cartello con una frase tratta dai vangeli di Marco e Giovanni, mentre dal palco della manifestazione parlava il leader della Lega che è anche il Ministro dell'interno in carica di questo Paese, che il medesimo messaggio ha, tra l'altro, portato all'attenzione in virtù dei suoi passati giuramenti con il Vangelo e il Rosario tra le mani –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario quanto urgente fornire adeguate spiegazioni in merito alle motivazioni che hanno condotto a un fermo così spropositato nei tempi e nelle modalità, e che ha riguardato due cittadini che manifestavano in modo del tutto pacifico e che stavano liberamente esprimendo un pensiero così come previsto e garantito dalla Carta costituzionale, nonché su chi fossero e quali funzioni esattamente stessero svolgendo i due agenti in borghese che hanno fermato Valsecchi e Tatulli.
(4-01901)


   ORRICO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 2018 ventidue migranti in possesso di regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari – tra cui una coppia con una donna in stato interessante e una bambina di soli 5 mesi, 4 donne vittime di tratta, 6 neo maggiorenni con problemi psichiatrici e un uomo affetto da epatite C – erano costretti ad abbandonare il Cara di Crotone;

   i migranti sono stati trasportati con un mezzo fornito dalla locale prefettura nei pressi della stazione ferroviaria di Crotone ed ivi rimasti privi di assistenza;

   alcuni di questi sono stati accolti dalle associazioni della rete di accoglienza della città di Crotone e, nonostante ciò, molti fra loro sono rimasti privi di una qualsivoglia sistemazione;

   attualmente, presso il Cara di Crotone, sono accolte 1.200 persone, delle quali un centinaio prossime ad essere estromesse dalla struttura visto il completamento dell’iter per il rilascio del permesso di soggiorno;

   il decreto-legge 4 ottobre 2018 n. 113, all'articolo 12, ha introdotto una nuova formulazione del comma 1 dell'articolo 1-sexies, del decreto-legge n. 416 del 1989 che prevede che possano accedere ai servizi di accoglienza anche i titolari dei permessi di soggiorno «speciali» previsti dal testo unico in materia di immigrazione, come ridisciplinati dall'articolo 1 del decreto-legge, a condizione che tali soggetti non accedano a sistemi di protezione specificamente dedicati;

   il decreto-legge 4 ottobre 2018 n. 113, all'articolo 1 abroga la protezione umanitaria e non disciplina in che modo si possano trattare le situazioni di quei soggetti già titolari di permesso umanitario, ossia se questi possano accedere ad una seconda valutazione al fine di verificare se rientrino in uno dei casi speciali come introdotti dal suddetto decreto –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di accertare se i 22 migranti titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e gli altri attualmente presenti presso il Cara di Crotone, ricadano in una delle categorie dei casi speciali di permesso di soggiorno e, quindi, possano rientrare nel sistema di seconda accoglienza onde evitare che, privi di qualsivoglia assistenza e accoglienza, finiscano in stato di necessità assoluta alimentando le maglie della criminalità organizzata;

   quali iniziative intenda intraprendere per definire le procedure da adottare nel periodo transitorio, al fine di evitare che i titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari, attualmente ospitati presso i centri di prima accoglienza su tutto il territorio nazionale, in attesa che si definiscano le procedure alla luce di quanto stabilito dal decreto-legge 4 ottobre 2018 n. 112, rimangano privi di una qualsiasi sistemazione soprattutto con l'incedere della stagione invernale.
(4-01903)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'attuale sindaco di Bellinzago Novarese, avrebbe convocato presso i locali del comune alcuni cittadini che avevano criticato l'operato dell'amministrazione comunale attraverso l'utilizzo di pagine Facebook;

   più nel dettaglio, gli autori dei post non graditi, previo avviso recapitato dalla polizia locale, sarebbero stati convocati in municipio, senza però conoscere il motivo della chiamata;

   i malcapitati si sarebbero recati in comune e, scoperto il motivo della loro convocazione, sarebbero stati interrogati dal sindaco, dagli assessori e dai consiglieri comunali di maggioranza sul contenuto dei post. Gli incontri sarebbero durati anche tre/quattro ore;

   a parere dell'interrogante, quanto appena descritto, se fosse veritiero, denoterebbe un atteggiamento ingiustificabile da parte dell'amministrazione comunale, tant'è che, da fonti giornalistiche, si apprende che i consiglieri del gruppo di minoranza avrebbero intenzione di denunciare al prefetto l'episodio e chiedere ufficiali spiegazioni al sindaco –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se sia stata inoltrata una specifica segnalazione alla prefettura;

   in caso affermativo, quali elementi istruttori la stessa abbia acquisito e se e quali iniziative, per quanto di competenza, siano state assunte in merito.
(4-01904)


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, DONZELLI e VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2018 è stata incendiata un'autovettura, poi risultata rubata, davanti alla casa famiglia gestita dall'associazione volontari Capitano Ultimo, sita alla periferia di Roma;

   a spegnere le fiamme sono stati i vigili del fuoco, fatti intervenire dagli ospiti della adiacente casa famiglia. Sull'episodio indagano i carabinieri (Ansa);

   l'auto era stata posizionata proprio di fronte al cancello di ingresso della falconeria, a ridosso della casa famiglia fondata dal Colonnello De Caprio, dove attualmente si trovano nove minorenni le cui famiglie sono in condizioni di marginalità o in detenzione e il personale che li assiste;

   al Colonnello De Caprio, autore dell'arresto di Totò Riina e di tante operazioni antimafia, e oggetto di ripetute minaccerà parte di Cosa Nostra, in particolare da Leoluca Bagarella, il 3 settembre 2018 è stata revocata la scorta, asseritamente per la «mancanza di segnali di concreto pericolo»;

   a parere degli interroganti l'incendio dell'autovettura davanti alla casa famiglia gestita dall'associazione dei volontari del Capitano Ultimo inquieta e desta preoccupazione a Roma perché parrebbe essere un atto intimidatorio nei confronti di un uomo che ha dedicato la propria vita a combattere la mafia ma che è stato di fatto abbandonato dallo Stato nel momento in cui gli ha revocato ogni servizio di protezione;

   in merito all'ipotesi che l'auto incendiata sia un avvertimento, il colonnello De Caprio ha affermato che «Questo sicuramente lo valuteranno il prefetto di Roma e gli esperti dell'UCIS, che sanno leggere molto bene i segnali concreti di pericolo. Noi, invece, leggiamo chiaramente in quello che è successo un segnale di assenza di sicurezza per i cittadini»;

   durante lo svolgimento dall'interrogazione a risposta immediata presentata nel mese di settembre 2018 da Fratelli d'Italia in seguito alla, notizia della revoca della scorta al Capitano Ultimo, il Governo ha affermato che la misura di protezione «è stata, di recente, riesaminata dal prefetto di Roma che, in esito alla riunione di coordinamento delle Forze di polizia, tenutasi il 31 luglio 2018, rilevando la mancanza di particolari segnali di concreto pericolo, ha avanzato una formale proposta di revoca del vigente dispositivo tutorio e l'UCIS, in data 14 agosto 2018, ha conseguentemente provveduto a disporne la revoca» –:

   quali urgenti iniziative abbia assunto, per quanto di competenza, in relazione ai fatti esposti in premessa, con particolare riguardo al contrasto di episodi come quello richiamato e al rafforzamento dei livelli di sicurezza per i cittadini, e se non ritenga di avviare le procedure necessarie a riassegnare al colonnello De Caprio il servizio di scorta.
(4-01905)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la passata legislatura si è caratterizzata per una serie di importanti iniziative legislative finalizzate a rendere più equo, inclusivo e competitivo il mercato del lavoro italiano e culminata con l'introduzione del cosiddetto «Jobs Act»;

   tra le misure più innovative adottate negli anni scorsi, rientra senza dubbio quella, introdotta in via sperimentale dalla legge di bilancio 2015 – articolo 1, comma 26, della legge n. 190 del 2014 – e avente efficacia dal marzo 2015 al giugno 2018, riguardante la possibilità per i lavoratori dipendenti del settore privato, con un rapporto di lavoro in essere da almeno sei mesi presso il medesimo datore di lavoro, di scegliere di ricevere mensilmente la quota di Tfr maturata, unitamente alla retribuzione in busta paga;

   la facoltà di ricorrere a questa opzione è stata attribuita anche ai lavoratori che stessero già versando il Tfr in un fondo di previdenza complementare;

   la somma percepita dal dipendente non è assoggettata a tassazione separata, come avviene normalmente per il Tfr, ma è soggetta a tassazione ordinaria Irpef; al contempo, tale somma non è imponibile ai fini previdenziali e non va calcolata ai fini della determinazione dell'aliquota per la tassazione separata del Tfr; inoltre, l'importo ricevuto non concorre alla formazione del limite di reddito complessivo da considerare per il riconoscimento del «bonus 80 euro»;

   a distanza di quasi sei mesi dal termine dell'efficacia della disposizione si ritiene opportuno conoscere i dati relativi all'effettivo ricorso alla misura da parte dei lavoratori, al fine di valutarne gli aspetti positivi e le eventuali criticità e, nel caso, disporne la proroga –:

   quale sia il numero di lavoratori dipendenti che abbiano fatto ricorso alla misura di cui alla disposizione richiamata per ogni singolo anno dal 2015 al 2018, con specifico riferimento alle singole regioni, ai settori lavorativi, e alle qualifiche professionali di appartenenza dei lavoratori richiedenti;

   se, sulla base di quanto riportato in premessa, non intenda adottare le iniziative di competenza allo scopo di prorogare la predetta norma, anche tenendo conto di eventuali possibili modifiche normative utili a perfezionarne l'efficacia.
(5-01142)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa (L'Adige del 23 novembre 2018) riportano gravi presunti comportamenti discriminatori nei confronti del vicesegretario della gestione associata dei comuni di Albiano, Lona Lases, Segonzano e Sover, Marco Galvagni. Lo stesso, il 5 novembre 2018, ha ricevuto due sanzioni disciplinari da parte del comune di Sover e del comune di Albiano, con le quali gli sono state contestate due gravi «omissioni», rispettivamente di non aver firmato per il conferimento dell'incarico ad un legale per la difesa del comune in una causa civile promossa da una funzionaria e di non aver partecipato ad una riunione di giunta, causando disagi e ritardi;

   il vicesegretario ha risposto alle contestazioni dichiarando di essere stato impossibilitato a firmare l'incarico poiché chiamato come testimone dalla funzionaria stessa e di non aver potuto prendere parte alla riunione perché impegnato contestualmente in una riunione urgente a Sover;

   il 7 novembre 2018 successivamente all'irrogazione delle sanzioni, il sindaco di Lona Lases, ha dovuto revocare l'incarico di responsabile dell'anticorruzione al vicesegretario Galvagni, già promotore peraltro di diverse segnalazioni in proposito;

   sempre dalle stessa fonte giornalistica si apprende che il vicesegretario Galvagni, oltre alla revoca di responsabile dell'anticorruzione, sia stato oggetto nel tempo di atti discriminatori e vessatori;

   l'impegno lavorativo del vicesegretario Galvagni è peraltro attestato dalle denunce e dalle testimonianze fornite dallo stesso relativamente a diversi casi di malagestio nella pubblica amministrazione;

   la vicenda risulta all'interrogante essere stata ripresa anche dall'interrogazione in consiglio della provincia autonoma di Trento del 26 novembre 2018 n. 86/XVI avente ad oggetto «Misure discriminatorie nei confronti di dipendente pubblico per motivi collegati a segnalazione di illeciti» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza, intenda porre in essere al fine di dare piena attuazione della legge n. 179 del 30 novembre 2017, sul cosiddetto «whistleblowing» e fornire una tutela adeguata ai dipendenti pubblici che procedano a segnalare episodi di corruzione nelle pubblichi amministrazioni.
(5-01146)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 maggio 2018, mediante lettera (protocollo DGISAN 0019335-P-08/05/2018) la direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, del Ministero della salute ha formalmente trasmesso al Consorzio tutela Grana Padano, agli assessorati alla sanità delle regioni, al Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e al Ministero dello sviluppo economico la comunicazione circa la classificazione del lisozima, che nella produzione del Grana Padano Dop è da considerarsi «adiuvante/coadiuvante tecnologico» e non «conservante»;

   il Consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano aveva infatti avanzato la richiesta di modificare la categoria di attribuzione del lisozima da «additivo conservante» a quella di «adiuvante tecnologico»;

   a seguito di tale comunicazione, per quanto riguarda il lisozima, non dovrà più essere indicata la dicitura «conservante» sia sulle confezioni sia nelle brochure descrittive relativamente al Grana Padano Dop;

   in conformità al regolamento Ue n. 1169/2011, permane l'obbligo di indicare in etichetta la presenza del lisozima in quanto estratto dall'albume dell'uovo e per questo potenziale allergene –:

   se il Governo sia a conoscenza del parere formulato dalla direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione e quali iniziative intenda assumere per garantire ai consumatori la massima sicurezza alimentare e trasparenza nell'accesso alle informazioni circa il contenuto dei prodotti alimentari e, in questo caso specifico, del Grana padano che rappresenta una delle principali eccellenze dell'agroalimentare nel mondo.
(5-01136)


   ZOLEZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-13952 e n. 4-14371 presentati dal sottoscritto e dagli altri deputati nella XVII legislatura era stato interrogato il Ministro della salute in merito alle vicende relative alla struttura complessa oncologia dell'ospedale «C. Poma» di Mantova. Il Ministro pro tempore Lorenzin, rispondendo in Aula alla Camera l'8 febbraio 2017 in merito alla somministrazione di farmaci oncologici per via locoregionale, disse che l'Istituto superiore di sanità, Aifa e la Società scientifica nazionale degli oncologi, Aiom, avevano comunicato che le vigenti linee guide nazionali dell'Associazione italiana di oncologia medica e quelle internazionali non considerano una terapia locoregionale uno standard terapeutico in alcuna fase della malattia e che al momento attuale non sussistono evidenze scientifiche che giustifichino l'avvio di studi clinici sui trattamenti chemioterapici per via locoregionale;

   nella citata struttura risultano centinaia di somministrazioni di chemioterapici per via locoregionale (senza finalità di chemioembolizzazione), a quanto consta all'interrogante, senza specificare nel consenso informato che detta metodica non è contemplata nelle linee guida nazionali ed internazionali, né è all'interno di studi clinici consentiti dal Comitato etico. Inoltre, la risposta del Ministro pro tempore Lorenzin di fatto smentisce quanto affermato da un audit aziendale;

   dopo un audit aziendale e un'analisi regionale, il Ministero della salute avviò una ispezione in tale struttura nel settembre 2017. La procura di Mantova (città in cui lavora il dottor Cantore, attuale primario della struttura di Mantova) ha ricevuto esposti sul tema e l'indagine vede la richiesta di rinvio a giudizio per il primario Cantore e 4 medici della struttura per una serie di reati non strettamente connessi alla terapia locoregionale, omicidio colposo, violazione della privacy, falso in atto pubblico, ma che possono rivelare un costume clinico non aderente a quanto riportato nella letteratura scientifica accreditata;

   da notizia di stampa risulta siano 3 i casi sotto indagine per omicidio colposo; non è esplicitato se per aver ricevuto terapie locoregionali fuori dalle linee guida; risulta la pubblicazione su social network di immagini relative ai pazienti peraltro senza consenso, risulta che l'indagine verta anche su «falso in atto pubblico»; il 18 dicembre 2018 si terrà la prima udienza presso il giudice dell'udienza preliminare di Mantova;

   l'assessore regionale al welfare Giulio Gallera è stato riconfermato dopo le elezioni regionali del marzo 2018 e, a quanto consta all'interrogante, non ha preso alcun provvedimento nei confronti del primario Cantore così come nulla si è mosso presso l'Asst di Mantova né in merito alla definizione degli aspetti sanitari né per quanto concerne il rispetto della privacy nei casi documentati in una realtà segnata dal punto di vista ambientale per la presenza di un sito di interesse nazionale che ha determinato l'incremento dell'incidenza della patologia oncologica –:

   se il Ministro interrogato abbia aggiornamenti in merito alla eventuale persistenza dell'utilizzo del trattamento oncologico locoregionale in questione a Mantova, a Massa Carrara e a livello nazionale;

   se ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, una nuova ispezione presso la citata struttura complessa per verificare la situazione anche in merito al rispetto della privacy dei pazienti.
(5-01144)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALANTINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 241 del 1990, come modificata nel 2005, stabilisce tra i princìpi cui deve confermarsi l'attività amministrativa i criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla legge e dalle altre disposizioni che disciplinano i singoli procedimenti, nonché i princìpi dell'ordinamento comunitario;

   la pubblica amministrazione, nell'adozione di atti di natura non autoritativa, agisce secondo le norme di diritto privato salvo che la legge disponga diversamente e i soggetti privati preposti all'esercizio di attività amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei princìpi di cui al comma 1, con un livello di garanzia non inferiore a quello cui sono tenute le pubbliche amministrazioni in forza delle disposizioni di cui alla presente legge;

   l'articolo 22 della legge sopra citata recita testualmente che il «diritto di accesso» è il diritto degli interessati di prendere visione e di estrarre copia di documenti amministrativi;

   per «interessati», si intendono tutti i soggetti privati, compresi quelli portatori di interessi pubblici o diffusi, che abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l'accesso;

   per «controinteressati», si intendono tutti i soggetti, individuati o facilmente individuabili in base alla natura del documento richiesto, che dall'esercizio dell'accesso vedrebbero compromesso il loro diritto alla riservatezza;

   per «documento amministrativo», si intende ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi ad uno specifico procedimento, detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale;

   per «pubblica amministrazione», si intendono tutti i soggetti di diritto pubblico e i soggetti di diritto privato limitatamente alla loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o comunitario;

   l'Universo Salute srl ha acquisito nel mese di febbraio 2017 il complesso della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza relativamente alle sedi di Bisceglie, Foggia e Potenza;

   nel sito del Ministero dello sviluppo economico alla voce registro trasparenza si trova esplicitato quanto segue: «Universo Salute opera in regime di accreditamento con i Servizi Sanitari delle Regioni Puglia e Basilicata ed è presente sul territorio con tre sedi: Foggia, Bisceglie e Potenza. La nuova società, nata nel 2015, è subentrata nel 2017 alla Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza in Amministrazione Straordinaria, nella proprietà dell'Opera Don Uva. Al momento occupa circa 1500 dipendenti per altrettanti posti letto»;

   è stata posta cortese richiesta di volere palesare il piano industriale anche al fine di garantire e offrire tranquillità ai 1500 lavoratori e all'intero territorio interessato;

   la richiesta inoltrata alla società e al commissario straordinario, a quanto consta all'interrogante, avrebbe avuto come esito il rigetto –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se intenda adottare ogni iniziativa di competenza al fine di rendere il pubblico ovvero le parti interessate edotte del piano industriale sopra richiamato, ponendo altresì in essere ogni garanzia per i lavoratori e, di conseguenza, per la presenza attiva degli stabilimenti sull'intero territorio.
(5-01135)


   MORANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016 il noto operatore del turismo italiano Valtur veniva acquisito dal fondo Investindustrial dell'investitore Andrea Bonomi dopo le travagliate vicende ben note che hanno riguardato la famiglia Patti prima e l'imprenditore Franjo Ljuljdjuraj poi;

   nell'autunno 2017 la Valtur raggiungeva un accordo con la Sgr Investimenti Cdp (Cassa depositi e prestiti) per la vendita alla stessa di alcuni villaggi, con un impegno contestuale di investimento sulle strutture per un importo complessivo di 75 milioni di euro;

   nel marzo 2018 Valtur avviava una procedura di concordato liquidatorio presso il tribunale di Milano;

   una settimana prima del deposito della domanda di concordato da parte di Valtur, TH Resorts, operatore turistico partecipato al 46 per cento dalla Cassa depositi e prestiti, annunciava il proprio interessamento alla gestione dei villaggi di proprietà di Cassa depositi e prestiti, dimostrando di essere così informata anticipatamente delle scelte operate da Valtur;

   il piano di liquidazione ha visto la cessione dei singoli villaggi a vari operatori, in primis la stessa TH Resorts, e successivamente, nei primi giorni di luglio 2018, la vendita del solo marchio al gruppo pugliese Nicolaus;

   a nulla sono valsi i tentativi di frenare il piano di liquidazione, operati anche grazie all'attivazione, presso il Ministero dello sviluppo economico, del tavolo di crisi richiesto dalle organizzazioni sindacali, né le iniziative dei lavoratori e delle lavoratrici volte a sottolineare il successo del modello aziendale, al netto dei debiti accumulati dalla cattiva gestione delle proprietà che si sono succedute;

   l'attuale proprietaria del marchio Valtur, il gruppo Nicolaus, ha annunciato un piano di sviluppo del marchio, ma non ha accettato di incontrare le organizzazioni sindacali che chiedevano di avere notizie su tale piano;

   all'esito degli accadimenti sono stati licenziati oltre 100 lavoratori della sede di Milano, il cui rapporto di lavoro è cessato da giugno 2018, tre strutture ricettive ex Valtur risultano ancora chiuse e altre ridimensionate, con un conseguente minor impiego di lavoratori stagionali quantificabili in circa 500 unità –:

   quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere il Ministro dello sviluppo economico nei confronti del gruppo Nicolaus a supporto di una reindustrializzazione del marchio Valtur, anche in ottica di riavvio dei villaggi rimasti chiusi e della rioccupazione degli ex dipendenti;

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per valutare l'impatto degli investimenti di CDPI Sgr sul comparto turistico ricettivo, anche a partire dalla vicenda esposta.
(5-01139)


   BRAGA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Canepa spa, società soggetta ad attività di direzione di Canepa Holding srl, è uno degli storici colossi aziendali del distretto tessile comasco, una realtà d'impresa tra le più rilevanti del made in Como nella produzione serica, attività di cui è diventata leader mondiale di fascia alta di mercato;

   il gruppo Canepa ad oggi conta circa 770 dipendenti: 450 occupati nei poli produttivi di San Fermo della Battaglia e di Cavallasca che costituiscono la casa madre Canepa spa, 112 nella Tessitura del Salento industria di Melpignano in Puglia, la restante parte divisa tra gli stabilimenti comaschi Stili Ink-Jet di Bulgarograsso, Molinelli di Appiano Gentile, Standardfin di Erba, TFA di Montano Lucino;

   a inizio 2018 a causa della crisi economica globale e di una rilevante situazione debitoria maturata in seguito al family buyout Canepa spa ha ceduto la maggioranza (67 per cento) del proprio capitale al Fondo IDeA Ccr del gruppo De Agostini;

   in una nota il Fondo IDeA ha subito precisato di voler «contribuire al rilancio, allo sviluppo e alla valorizzazione dell'azienda» rendendosi disponibile a investire 5 milioni di euro in riorganizzazione aziendale con esuberi di personale fissati in 129 posizioni, poi scesi a 105, e a «finanziare il rilancio di Canepa con un investimento intorno ai 19 milioni di euro» finalizzato a risanare l'azienda entro cinque anni;

   il 10 dicembre 2018, a soli sette mesi dalla presentazione del piano di rilancio, senza dare alcun preavviso e motivazione, i vertici di Canepa spa hanno formalmente depositato la domanda di concordato preventivo con riserva presso il tribunale di Como;

   tale situazione ha preoccupato e messo in agitazione gli oltre 450 dipendenti di San Fermo e Cavallasca che il 14 dicembre 2018 hanno organizzato un primo sciopero di protesta contro l'ingiustificato cambio di strategia adottato dal Fondo IDeA;

   con la crisi di Canepa il territorio comasco rischia di perdere una delle più importanti e innovative industrie della produzione serica di alta gamma e di mettere in grave difficoltà il destino occupazionale e familiare dei 450 suoi dipendenti –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare, per quanto di competenza, iniziative urgenti per affrontare la situazione di Canepa spa, anche con l'attivazione di un tavolo di crisi, per far fronte all'emergenza occupazionale e per valutare ogni possibile soluzione che porti al rilancio dell'attività dell'azienda comasca, chiarendo le motivazioni dell'ingiustificato e repentino cambiamento di strategia adotto dal Fondo IDeA.
(5-01140)


   VIANELLO, DEL MONACO, ILARIA FONTANA, GRIPPA, PARENTELA, PAOLO NICOLÒ ROMANO e CASSESE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 novembre 2018 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di crisi industriale avente ad oggetto la situazione di Italcementi in Italia, ormai di proprietà della Heidelberg Cement;

   alla luce del disegno di riorganizzazione delle attività in Italia conseguenti all'acquisizione del gruppo Italcementi da parte di Heidelberg Cement, con riferimento alla sede di Taranto, era previsto che l'azienda dovesse effettuare le bonifiche della falda e i lavori di ristrutturazione della calata IV del Porto;

   sul punto la situazione appare, per quanto noto agli interroganti, ferma, senza che si sia proceduto in alcuna misura. Anzi si apprende da fonti di stampa che la società avrebbe dichiarato di non esser responsabile dei mancati lavori alla calata IV né di altre condotte, essendosi limitata a intervenire su una zona del sito;

   sul fronte occupazionale, nonostante precedenti impegni per il mantenimento degli stabilimenti, incluso quello di Taranto, si assiste all'avvio della procedura di licenziamento collettivo per cessazione totale di attività, anche presso lo stabilimento di Taranto, a fronte della dichiarata insostenibilità economica di eventuali interventi tecnico-produttivi e commerciali;

   non si sarebbe assistito a investimenti propedeutici alla messa in sicurezza, alla bonifica, al rifacimento della calata IV del porto e al rilancio industriale dello stabilimento di Taranto, ma a ulteriori richieste di finanziamento pubblico, mentre i sindacati richiedono la proroga di un altro anno della cassa integrazione straordinaria per area di crisi complessa per i 67 addetti di Taranto –:

   se i Ministri interrogati, siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e intendano fornire elementi sullo stato delle bonifiche e dei lavori di ristrutturazione della calata IV del porto;

   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, intendano fornire elementi circa la scelta della società di disporre la chiusura dello stabilimento di Taranto e le ragioni addotte dalla medesima, chiarendo gli investimenti societari, se del caso effettuati, e il destino dei lavoratori.
(5-01143)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA e BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 226 del 2011 regolamenta la «Gara per il servizio pubblico di distribuzione del gas naturale», servizio pubblico locale che il cosiddetto «decreto Letta» del 2000 pone in capo ai comuni;

   la vigente normativa contiene un pesante vulnus che non consente il riconoscimento della quota ammortamenti tariffari ai comuni e alle loro società patrimoniali delle reti, nel caso in cui questi soggetti siano proprietari delle reti o di porzioni di rete del gas messe a disposizione del gestore del servizio. Nel caso di Forli-Cesena si parla di una somma annua di circa 5 milioni di euro da moltiplicare per i 12 anni di concessione, per un totale di 60 milioni di euro (link fonte; http://www.sciara.eu);

   la disciplina delle gare per ambito, infatti, prevede fra gli oneri da riconoscere ai proprietari delle reti, oltre alla quota di remunerazione anche la «quota ammortamento» sul valore dei beni affidati per lo svolgimento del servizio. Immotivatamente però tale quota non è riconosciuta dal decreto ministeriale 12 novembre 2011, n. 226, sulle «gare gas», nel caso in cui i beni siano di proprietà dei comuni o delle società delle reti (soggetti di diritto privato partecipati dai comuni). Tale riconoscimento è oggi ingiustamente previsto solo per i beni (le reti) delle società private e delle utility;

   il tema è stato trattato anche in occasione di convegni di settore e risulta che diverse siano state le richieste formali al Ministero dello sviluppo economico che avrebbe dichiarato di recente di voler correggere il testo normativo, confermando tale volontà anche in occasione dell'assemblea nazionale Anci 2017 a Vicenza;

   purtroppo, a quella volontà non è stato ancora dato seguito. In tale sede si porta, ad esempio, il caso di Unica Reti, società a totale partecipazione pubblica di Forlì-Cesena e proprietaria delle reti gas che saranno messe a gara e che, dal 2014, attende che il Ministero dello sviluppo economico approvi il riconoscimento della quota ammortamenti anche ai comuni o loro società delle reti. Intanto, l'Atem Forlì-Cesena non ha ancora potuto bandire la propria «gara gas», già pronta e autorizzata dall'autorità nazionale dal settembre 2016, con conseguente ritardo anche per il complesso di investimenti previsti per il territorio come opere pubbliche e interventi di efficientamento energetico e di innovazione tecnologia –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere per sanare con urgenza il vulnus normativo che non consente il riconoscimento della quota ammortamenti tariffari ai comuni e alle loro società patrimoniali delle reti.
(4-01898)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Lattanzio e altri n. 7-00135, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cassese.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Marco Di Maio ed altri n. 3-00392, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pezzopane, Ciampi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Cancelleri n. 3-00388, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 101 del 13 dicembre 2018.

   CANCELLERI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il primo anello della «catena del soccorso» del Servizio sanitario nazionale è il personale del servizio di emergenza-urgenza, composto sia dal personale sanitario che dall'autista soccorritore, quest'ultimo assumendo un ruolo fondamentale nella catena del soccorso, non può prescindere da un'ottima preparazione basata sulla formazione e l'aggiornamento;

   nell'atto di intesa tra Stato e regioni, al capitolo «mezzi di soccorso», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 17 maggio 1996, «Approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza sanitaria in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992», è stata istituto la figura dell'autista soccorritore;

   con l'atto 22 maggio 2003, n. 1711, la Conferenza Stato-regioni ha approvato l'accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante «Linee guida su formazione, aggiornamento e addestramento permanente del personale operante nel sistema di emergenza/urgenza»;

   in molte aree del Paese, soprattutto nei comuni più piccoli e nelle zone più disagiate, il servizio di assistenza e soccorso è effettuato in gran parte da volontari che assicurano circa il 40 per cento dei servizi di emergenza; tale obbligo — pur nella condivisione della necessità di una formazione di qualità — metterebbe molti volontari nella condizione di non poter ottemperare ad un obbligo formativo di tale entità, producendo forti ripercussioni sui servizi e sulla salute pubblica dei cittadini;

   l'associazione autisti soccorritori italiani ha proposto che le linee di indirizzo formativo, dai requisiti d'accesso all'attività didattica teorico-pratica, siano incentrate maggiormente su attività di educazione alla salute, all'assistenza e al soccorso delle persone, suddivisa su moduli progressivi, da quello base, passando per l'intermedio per arrivare all'avanzato. Una formazione unica di base per tutte le realtà regionali, nonché con la possibilità dell'inserimento di ulteriori moduli supplementari, secondo le specificità individuate dalle singole regioni. Implementando ed uniformando il livello formativo in tutte le regioni, con la conclusione del corso formativo con un esame teorico-pratico ed il rilascio di una certificazione regionale da parte degli enti formatori individuati nelle singole regioni, con valenza su tutto il territorio nazionale; tutto questo per permettere all'utente di ricevere un soccorso omogeneo in tutte le regioni ed agli operatori sia volontari che dipendenti, di avere riconosciuta la propria prestazione di volontariato o di lavoro ovunque in Italia, senza dover ricorrere a nuove certificazioni –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per delineare in modo chiaro la figura del soccorritore, prevedendo uno standard formativo unico a livello nazionale, le attività e le competenze (cognitive, tecniche e relazionali), compresa l'organizzazione didattica della formazione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire una formazione adeguata del personale in servizio come autista soccorritore, ma anche la presenza di un servizio capillare su tutto territorio nazionale.
(3-00388)

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni ed altri n. 4-01880 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 102 del 18 dicembre 2018. Alla pagina 3664, prima colonna, dalla riga trentacinquesima alla riga trentottesima, deve leggersi: «Torrita (sempre ricadente nel territorio comunale di Amatrice), consentirebbe la possibilità di una snella gestione della struttura e delle vie di accesso e la possibilità di», e non come stampato.