Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    a luglio 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), al fine di ridurre di un terzo entro il 2030 i casi di morte per diabete, cancro e malattie cardiovascolari, avevano dichiarato che nelle diete era necessario ridurre i grassi saturi, il sale, gli zuccheri e l'alcol il cui consumo oltre misura potrebbe avere effetti dannosi per la salute;

    l'obiettivo sarebbe stato raggiunto disincentivando l'uso dei suddetti prodotti adottando, da un lato, una tassazione simile a quella sull'alcol e sul tabacco e su altre sostanze nocive e, dall'altro, apponendo sulle confezioni «avvisi di pericolo»;

    all'uopo, durante l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili del settembre 2018, venne discussa una bozza preliminare di risoluzione che prevedeva misure fiscali penalizzanti ed etichettature per disincentivare l'acquisto di alcuni prodotti del settore agroalimentare;

    dopo un lungo negoziato, il 27 settembre 2018 i capi di Stato e di Governo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, hanno approvato la dichiarazione politica «Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations» dal testo molto bilanciato, asciutto, di ampia portata e senza toni prescrittivi, in linea con gli interessi italiani di tutela della salute e delle eccellenze del made in Italy nel settore agroalimentare;

    il 12 novembre 2018 sette Paesi, guidati da Brasile e Francia, hanno presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, nell'ambito dell'iniziativa «Global Health and Foreign Policy», una risoluzione contenente, sostanzialmente, le misure punitive già proposte nella bozza preliminare. Se approvate, esse danneggerebbero pesantemente il made in Italy agroalimentare, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro export, la nostra agricoltura e la reputazione dei prodotti tipici italiani;

    qualora il nuovo testo presentato fosse approvato, andrebbe a vanificare l'intento della dichiarazione del 27 settembre e tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sarebbero sollecitati ad applicare tasse, etichette dissuasive all'acquisto – come per le sigarette – e restrizioni alla pubblicità e al marketing su gran parte dei prodotti alimentari tipici del made in Italy, i quali verrebbero classificati come nocivi per la salute;

    sembra impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei capi di Stato e di Governo all'Onu. Inoltre, un organismo politico come l'Onu non può approvare indicazioni prescrittive come quelle indicate nel documento del 12 novembre nel quale viene esplicitamente riportata la seguente locuzione «è urgente che gli stati membri approvino»;

    nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il 7 dicembre 2018 dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre prossimo all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri;

    la filiera agroalimentare italiana, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, con un valore di oltre 130 miliardi l'anno, costituisce il 9 per cento del prodotto interno lordo nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori – vale a dire il 13 per cento del totale in Italia – e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;

    secondo i dati diffusi da «Nomisma Agrifood Monitor», nel 2017 l’export agroalimentare italiano ha superato la cifra record di 40 miliardi di euro, trainato soprattutto da prodotti quali: vini, formaggi e salumi, vale a dire categorie merceologiche che verrebbero colpite dai provvedimenti proposti dal gruppo guidato da Francia e Brasile;

    l'applicazione, a livello globale, dei provvedimenti proposti dai citati sette Paesi condurrebbe a una forte contrazione delle vendite dei prodotti agroalimentari italiani all'estero, con la conseguenza di ridurre i margini positivi della bilancia commerciale, nonché di mettere a serio rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di tantissime piccole e medie imprese, tenuto conto che solo il 2 per cento delle aziende alimentari italiane supera i 50 addetti;

    una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle «etichette a semaforo» nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano Dop porzionato;

    le produzioni italiane, per la loro intrinseca peculiarità, sono poste alla base della «dieta mediterranea», riconosciuta dall'Unesco «Patrimonio immateriale dell'umanità» quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e sul consumo diversificato e bilanciato;

    la scienza ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre che aiuta a prevenire malattie croniche come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;

    grazie, infatti, alle abitudini alimentari fondate sulla dieta mediterranea e a uno stile di vita attivo, l'Italia rappresenta il secondo Paese più longevo del pianeta, il terzo meno obeso di tutta l'area Ocse e il più sano al mondo secondo la classifica «Bloomberg Health Index» stilata nel 2017, malgrado condizioni economiche meno favorevoli rispetto ad altre Nazioni;

    secondo i dati del sistema di sorveglianza «OKkio alla Salute», coordinato dal Ministero della salute, l'Italia è tra i pochissimi Paesi il cui tasso di obesità infantile è in calo, con una riduzione del 13 per cento a partire dal 2009;

    provvedimenti coercitivi come quelli suggeriti dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale dell'Onu deresponsabilizzano, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, il consumatore e ne condizionano le scelte, senza indirizzarlo verso una dieta più salutare;

    si ritiene di dover scongiurare la diffusione di sistemi di valutazione dei prodotti agroalimentari unicamente basati sui profili nutrizionali oppure su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustificatamente l'accento sulla composizione del singolo prodotto, a prescindere dalle modalità e dalla frequenza di consumo;

    la modifica degli ingredienti dei prodotti finalizzata a sostituire il sale, i grassi o gli zuccheri, e avviata dalle aziende agroalimentari dei Paesi che hanno applicato provvedimenti simili a quelli invocati dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale, ha condotto alla riduzione delle componenti naturali dei prodotti in favore di additivi chimici;

    la posizione assunta dall'Oms e dall'Onu rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;

    l'applicazione di tasse o etichette discriminanti, ove già in vigore, non ha condotto ad alcun miglioramento dei trend relativi alla diffusione dell'obesità e delle malattie non trasmissibili;

    le imprese del settore agroalimentare e le associazioni di agricoltori hanno manifestato forte preoccupazione per le disposizioni contenute nella risoluzione in discussione all'Assemblea generale dell'Onu,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, il settore agroalimentare italiano in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare all'Onu (e nelle sue agenzie come Oms e Fao) e nell'ambito dell'Unione europea;

2) a porre in essere una pronta e decisa azione diplomatica volta al ritiro o ad una rilevante modifica della risoluzione presentata nell'ambito dell'iniziativa «Global Health and Foreign Politics» in discussione all'Assemblea dell'Onu, al fine di scongiurare le inique conseguenze che l'approvazione di tale documento avrebbe per il settore agroalimentare italiano e in particolare per le esportazioni italiane;

3) ad avviare un confronto, nelle opportune sedi, al fine di chiarire quali siano le finalità che hanno portato la Francia a promuovere questa iniziativa in collaborazione con Paesi extra-Unione europea senza un preventivo accordo con gli altri Stati membri europei, nonostante sia un Paese che, in maniera del tutto analoga all'Italia, vanta numerosi prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea e che con l'approvazione senza modifiche di questo documento rischia di essere essa stessa pesantemente penalizzata.
(1-00083) «Molinari, D'Uva, Viviani, Sabrina De Carlo, Formentini, Ehm, Bubisutti, Cabras, Coin, Cappellani, Gastaldi, Di Stasio, Golinelli, Emiliozzi, Liuni, Olgiati, Lo Monte, Romaniello, Lolini, Gallinella, Vallotto, Cillis, Grimoldi, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Comencini, Ribolla, Caffaratto, Billi, Zoffili».


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Commissario europeo per la sicurezza, Sir Julian King, che nel corso di un evento svoltosi il 22 marzo 2017 a commemorazione degli attentati avvenuti a Bruxelles nel 2016, ha sottolineato la crescente minaccia dell'estremismo violento nel Vecchio continente, che contraddistingue pressoché tutti i Paesi, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione del 25 ottobre 2018 sull'aumento della violenza neofascista in Europa (2018/2869(RSP));

    nel testo approvato, il Parlamento dell'Unione europea condanna in modo netto gli attacchi terroristici, gli assassini, la violenza psicologica, le aggressioni fisiche violente e le marce delle organizzazioni neofasciste e neonaziste che hanno avuto luogo in vari Paesi dell'Unione europea e chiede agli Stati membri di condannare e punire con fermezza tali crimini, adottando misure idonee a prevenire, condannare e contrastare i reati generati dall'odio;

    ogni Paese europeo deve necessariamente ripensare le proprie strategie in materia culturale, educativa e formativa, coinvolgendo le istituzioni, le donne e gli uomini che ricoprono cariche pubbliche;

    un'ipotesi interessante è quella di indirizzare azioni concrete quali viaggi presso i luoghi della memoria, o condurre le giovani generazioni verso un reale sentimento corale nella celebrazione del «Giorno della memoria», in modo che non sia limitato ad un mero rito simbolico, quanto piuttosto un punto di approdo di una ricerca e di un apprendimento che deve attraversare l'educazione scolastica e formativa;

    gli educatori hanno a disposizione un ventaglio ampio di strumenti per perseguire tale obiettivo: l'insegnamento della storia, perché il passato non venga dimenticato e diventi parte integrante del bagaglio culturale delle giovani generazioni; la letteratura, soprattutto quella di natura esperienziale legata alla narrazione della violenza perpetuata storicamente;

    la musica, come veicolo semplice di emozioni; lo sport, inteso come momento di aggregazione, di fratellanza e di complicità; il viaggio come approccio poliedrico e multisensoriale, e legato ad una dimensione di interdisciplinarietà, evitando la retorica che influenza negativamente la curiosità facendo scemare la motivazione;

    occorre intervenire per disciplinare l'utilizzo di internet, in modo da valorizzare le sue enormi potenzialità dal punto di vista della conoscenza ed educare al contempo all'utilizzo saggio della rete, ragionato e critico, così da formare cittadini consapevoli;

    ruolo di grande rilievo riveste, oltre alla già citata cultura, lo sport mainstream, inteso tanto quanto luogo di aggregazione e socializzazione quanto luogo collettivo di esperienza che nella sua fruizione e partecipazione non può più prevedere, come a lungo tollerato, la presenza di sacche di illegalità e mancanze di regole che molto spesso hanno permesso il proliferare proprio di questi comportamenti oltre alla creazione di dinamiche di proselitismo fra i giovani;

    istruzione e formazione rappresentano le colonne portanti del processo di ripensamento di una strategia formativa realmente efficace. Occorre conoscere la violenza del passato, metabolizzarla ed essere dunque aperti ad un processo educativo capace di slegarsi e di emanciparsi da qualsiasi condizionamento sovrastrutturale in grado di sporcare le fasi di crescita e maturazione dei nostri giovani,

impegna il Governo:

1) in linea con quanto definito nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo, a porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a contrastare l'attività delle organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e online, perché si argini in maniera tangibile e concreta la diffusione di narrazioni violente ed astiose, soprattutto su internet;

2) in tale ambito, ad impegnarsi nella diffusione di un chiaro messaggio rivolto al pubblico attraverso un'azione politica orientata a far comprendere che i crimini di odio, l'intolleranza e la discriminazione nei confronti di qualsiasi gruppo costituiscono una minaccia per tutta la società;

3) a incoraggiare e sostenere percorsi comunitari di contrasto ad ogni forma di linguaggio d'odio e di violenza di tutti gli estremismi politici, con particolare riguardo a quelli neofascisti e neonazisti.
(1-00084) «D'Uva, Molinari».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    ogni anno, nell'approssimarsi delle festività natalizie ci si trova di fronte a spiacevoli vicende relative alla celebrazione nelle scuole materne e primarie di questa importante festa;

    si sono spesso verificati casi nei quali si è giustificato il divieto dell'allestimento del presepe o dell'organizzazione di una recita natalizia, quanto verrebbe offesa la sensibilità delle famiglie di bambini provenienti da Paesi con religioni diverse;

    integrazione non significa cancellare i nostri usi e le nostre tradizioni, ma conoscenza reciproca e tolleranza per le diversità, senza imporre alcuna rinuncia, e, questi divieti, risultano essere frutto di una sbagliata e fuorviante interpretazione del principio di integrazione sociale e del rispetto del pluralismo culturale, rischiando così di generare incomprensioni e barriere,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza più opportune volte a garantire che ai bambini delle scuole materne e primarie venga assicurata l'opportunità di celebrare la festività del Santo Natale attraverso l'allestimento del presepe e l'organizzazione di rappresentazioni e canti natalizi di tipo religioso, in maniera tale che in ogni istituto scolastico siano valorizzate le tradizioni culturali italiane, scongiurando in questo modo il rischio di negare ai ragazzi, attraverso imposizioni di astratte e fuorvianti neutralità religiose, l'apprendimento della propria identità e la possibilità di celebrarla nelle forme tipiche della tradizione italiana.
(7-00120) «Frassinetti, Mollicone, Fidanza, Aprea, Saccani Jotti, Belotti».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    con la legge 30 marzo 2004, n. 92, è stato istituito dal Parlamento italiano il «Giorno del ricordo», al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani, giuliani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale;

    tale giornata è dedicata alla celebrazione ed alla memoria della complessa vicenda del confine orientale e, all'interno di questa, del martirio degli italiani infoibati, del loro assassinio di massa organizzato dalle bande comuniste del maresciallo Tito, raccapricciante segno di una pulizia etnica che fu attuata in terre teatro di uno storico e tragico scontro di nazionalismi che durò fino al 1948, provocando l'esilio forzato di 350 mila italiani dall'Istria, da Fiume e da tutta la Dalmazia;

    all'articolo 1, comma 2, della legge n. 92 del 2004 si fa espresso riferimento al fatto che tali commemorazioni debbano essere realizzate per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e che istituzioni ed enti debbano favorire la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende;

    negli ultimi anni tale ricorrenza è stata celebrata da parte delle più alte cariche istituzionali;

    nonostante tutto, purtroppo, oggi in Italia c'è chi tende a minimizzare la tragedia delle foibe e dell'esodo e, paradossalmente, proprio la scuola è l'istituzione che tende a dimenticare maggiormente questa pagina tragica della storia italiana. Infatti, tutti i testi scolastici dovrebbero contemplare questa drammatica vicenda e, invece, in alcuni casi, la stessa non viene nemmeno menzionata, disattendendo in questo modo una delle principali finalità indicate dalla legge n. 92 del 2004;

    da tempo in molte scuole a parlare delle foibe e dell'esodo sono associazioni che il più delle volte tendono a minimizzare l'evento o comunque ad effettuare ricostruzioni negazioniste che non corrispondono alle oggettività storiche, così offendendo i martiri italiani;

    pertanto, pare necessario che, per scongiurare questo pericolo, sia più opportuno che a essere chiamati a ricordare e a spiegare nelle scuole questi tragici eventi siano i testimoni diretti di quei fatti o gli appartenenti ad associazioni di esuli istriano-giuliano-dalmati;

    in occasione della 75esima mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia è stato presentato il film «Red Land-Rosso Istria» sostenuto dalla regione Veneto e patrocinato dai comuni di Padova, Venezia, Abano Terme, Galzignano Terme, Arquà Petrarca, San Polo che ricostruisce in modo storicamente oggettivo ed equilibrato le tragiche vicende delle foibe e in particolare il martirio di Norma Cossetto, medaglia d'oro al merito civile della Presidenza della Repubblica,

impegna il Governo:

   ad incrementare le iniziative nelle scuole sul tema di cui in premessa, avviando anche dei corsi di formazione per docenti e studenti mediante seminari di studio a loro dedicati e affidati a docenti che ne garantiscano il carattere scientifico;

   ad adottare le iniziative di competenza per garantire che, nel rispetto dell'autonomia scolastica, siano i testimoni di quelle vicende o gli appartenenti ad associazioni di esuli istriano-giuliano-dalmati ad incontrare gli studenti, al fine di trasmettere e conservare la memoria della storia e della tragedia dei confini orientali;

   a promuovere, in occasione del «Giorno del ricordo», per gli studenti delle scuole superiori, la visione del film «Red Land-Rosso Istria» che racconta la storia di Norma Cossetto, torturata e infoibata dalle bande titine.
(7-00121) «Frassinetti, Lollobrigida, Fidanza, Rizzetto, Mollicone, Varchi, Foti, Aprea, Saccani Jotti, Belotti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CAON. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il principale strumento tecnico per realizzare una spending review efficace è rappresentato dai costi/fabbisogni standard: misure standardizzate per stabilire quanto un determinato servizio offerto dalla pubblica amministrazione debba costare, tenendo conto delle condizioni di contesto all'interno del quale il servizio è offerto. Nell'applicazione di questo criterio, lo stanziamento per una determinata funzione non sarebbe deciso ex ante e distribuito, ma verrebbe fissato al livello dettato dal costo standard derivato dalla spesa più efficiente. Con tale metodo i risparmi di spesa sarebbero considerevoli e difficilmente contestabili;

   negli scorsi anni il Governo ha progressivamente intensificato l'utilizzo di questo strumento in tre comparti principali: enti locali, sanità e università, anche se permangono vaste aree in cui il criterio prevalente di ripartizione è il costo storico;

   tale è la situazione del comparto sanità dove la sfida dell'autonomia regionale è bloccata dalla distribuzione sbilanciata delle risorse. Nel contratto di Governo il riferimento all'applicazione dei costi standard appare scomparso dall'orizzonte politico, nonostante fosse elemento fondamentale del programma elettorale di una delle sue componenti;

   nel suo recente rapporto sull'economia del Mezzogiorno la Svimez ritiene che, in vista di ulteriori attribuzioni di funzioni alle regioni, qualsiasi decisione concernente le risorse debba corrispondere ai criteri fissati dalla legge n. 42 del 2011 sul federalismo fiscale e che questa rappresenti la base dalla quale partire per realizzare il superamento del criterio della spesa storica. A tal fine — secondo Svimez — andrebbe resa rapidamente operativa la definizione di costi standard e dei livelli essenziali delle prestazioni per la determinazione dei fabbisogni, con il proposito di eliminare le inefficienze manifestatesi nelle differenti regioni italiane;

   la massa aggredibile della spesa pubblica annuale, su un totale di 507 miliardi di euro esclusi interessi e spese inderogabili è di 225 miliardi di euro. Dividendo questa spesa per il numero degli italiani ne deriva che lo Stato spende in media per ciascun cittadino 3.718 euro l'anno. Tuttavia, mentre la Lombardia riesce a spenderne solamente 2.563, il Veneto 2.802 euro e l'Emilia-Romagna 2.839 euro, nel Lazio e nel Molise la spesa pubblica pro capite è altissima: rispettivamente 5.629 e 5.437 euro. La questione dunque è l'efficienza della spesa, perché solo in questo modo si giustificano l'alta qualità dei servizi delle regioni del Nord e la bassa spesa pro capite –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla piena applicazione del criterio dei costi standard relativamente al servizio sanitario nazionale.
(3-00359)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ORLANDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109 recante: «Disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze», all'articolo 41, introduce «disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione»;

   tale disciplina dichiara di intervenire per superare situazioni di criticità nella gestione dei fanghi di depurazione, nelle more di una revisione organica della normativa di settore. Ed innalza i limiti ai fini dell'utilizzo in agricoltura dei fanghi per gli idrocarburi (C10-C40), per gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), per le policlorodibenzodiossine e i policlorodibenzofurani (PCDD/PCDF), per i policlorobifenili (PCB), per Toluene, Selenio, Berillio, Arsenico, Cromo totale e Cromo VI, per i quali i nuovi limiti diventano i seguenti: idrocarburi (C10-C40) ≤ 1.000 (mg/kg tal quale), sommatoria degli IPA elencati nella tabella 1 dell'allegato 5 al titolo V della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ≤ 6 (mg/kg SS), PCDD/PCDF + PCB DL ≤ 25 (ng WHO-TEQ/kg SS), PCB ≤ 0,8 (mg/kg SS), Toluene ≤ 100 (mg/kg SS), Selenio ≤ 10 (mg/kg SS), Berillio ≤ 2 (mg/kg SS), Arsenico < 20 (mg/kg SS), Cromo totale < 200 (mg/kg SS) e Cromo VI < 2 (mg/kg SS). Inoltre per il parametro idrocarburi C10-C40, il limite di 1.000 mg/kg tal quale si intende comunque rispettato se la ricerca dei marker di cancerogenicità fornisce valori inferiori a quelli definiti ai sensi della nota L, contenuta nell'allegato VI del regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008;

   i livelli massimi di presenza di queste sostanze vengono innalzati drammaticamente, consentendo un più libero spandimento dei fanghi nei campi, anche quelli destinati alla produzione di alimenti;

   sino all'approvazione del decreto, lo spandimento di fanghi con questi livelli di sostanze pericolose per la salute umana configurava, se non anche altri, i reati di getto di cose pericolose e di inquinamento ambientale. In vari uffici giudiziari del Paese sono in corso processi per perseguire questi reati, oltre alle attività di indagine delle procure e delle forze dell'ordine;

   il fatto che il «decreto Genova» abbia alzato i limiti, potrebbe rendere vani quei processi e quelle indagini, sanando a posteriori i comportamenti criminali di chi ha smaltito illegittimamente fanghi di depurazione, spandendoli nei campi destinati all'agricoltura –:

   se il Governo abbia effettuato una valutazione precisa rispetto all'impatto e agli effetti che la sopravvenienza della nuova normativa possa avere sui procedimenti in corso e se, in seguito a tale valutazione, emergessero i rischi evidenziati in premessa, quali iniziative intenda assumere al fine di evitare che le nuove norme in materia di gestione di fanghi pericolosi intervengano a «sanare» le situazioni processuali di soggetti imputati di gravi reati contro l'ambiente e la salute umana.
(4-01762)


   PEZZOPANE e D'ALESSANDRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende che «Ball Beverage Packaging», multinazionale, leader nella produzione di contenitori in alluminio per bevande, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, entro fine dicembre 2018; quando, con ogni probabilità, delocalizzerà in Serbia. Nel frattempo l'azienda ha anticipato il «regalo» di Natale con una semplice lettera affissa sulla bacheca aziendale, comunicando agli oltre settanta dipendenti di aver cessato la produzione. A difesa dei lavoratori è intervenuta anche la regione Abruzzo dalla quale si apprende che nella mattina del 26 novembre 2018 l'ente riscontra l'arrivo della lettera di Confindustria Chieti-Pescara, in nome e per conto della propria associata Ball Beverage Packaging Italia srl, con la quale l'azienda dichiara che i termini della trattativa sindacale sono esperiti senza che le parti abbiano trovato una soluzione condivisa della vertenza. L'azienda prosegue quindi sulla strada della sordità ad ogni richiamo di ragionevolezza. Tutta la procedura, fin dall'inizio, si è svolta con modalità e tempi totalmente irrispettosi prima nei riguardi dei lavoratori e delle loro famiglie e poi nei confronti delle istituzioni che avevano chiesto, responsabilmente, tempi necessari per costruire un percorso alternativo che salvasse il futuro dei lavoratori della Ball;

   nel corso dell'ultimo incontro svolto al Ministero dello sviluppo economico il 15 novembre 2018 i rappresentanti dell'azienda si erano impegnati a effettuare ulteriori approfondimenti e a valutare proposte alternative, a partire dalla richiesta di cassa integrazione straordinaria in luogo del licenziamento collettivo. Per tutta risposta, ancor prima della nuova convocazione ministeriale, è arrivata la decisione dell'azienda di portare a termine la procedura di licenziamento collettivo dei lavoratori. La procedura di licenziamento scadrà esattamente il giorno di Natale. Ognuno può valutare «l'etica sociale» di questa azienda. La regione Abruzzo, dal canto proprio, continuerà a mettere in campo tutti gli strumenti oppositivi e di denuncia contro tale scellerato comportamento che lascerà tante persone e relative famiglie senza un reddito adeguato;

   è compito e dovere della politica dare risposte adeguate a cittadini e territori –:

   se il Governo intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, con la massima urgenza, considerate la gravità della posizione assunta dalla multinazionale, quella che appare agli interroganti come un'assoluta mancanza di considerazione da parte della stessa nei confronti dei lavoratori e la negazione di regole e modalità di rapporto con gli attori in campo, e trattandosi di un quadro inaccettabile per lavoratori e istituzioni.
(4-01763)


   BATTILOCCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del 1o maggio 2016, il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha stanziato 150 milioni di euro per progetti di recupero di luoghi culturali in stato di vetustà denominato «Bellezz@ — Recuperiamo i luoghi dimenticati»;

   tale delibera, alla tabella A, ha elencato 310 progetti, individuati tramite segnalazioni provenienti dai cittadini;

   i 150 milioni di euro stanziati sono stati assegnati ai primi 271 luoghi culturali «dimenticati»;

   con decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2018, il progetto di recupero della «Torre Flavia» di Ladispoli, in provincia di Roma, è stato inserito nell'elenco degli interventi finanziabili;

   risulta all'interrogante che il comune di Ladispoli, ente attuatore dell'indicato intervento, abbia tempestivamente inviato alla competente Commissione la documentazione e le informazioni richieste per la stipula della convenzione con il Ministero dei beni e delle attività culturali, strumento per l'accesso al finanziamento, così come previsto dall'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 settembre 2018;

   ad oggi il comune di Ladispoli è in attesa di ricevere riscontri in merito all'erogazione del finanziamento;

   il restauro della Torre Flavia — edificio di nota rilevanza storico-artistica — contribuirebbe all'incremento dell'afflusso turistico, così sostenendo ed implementando l'economia locale in modo diretto ed indiretto, aspetto di grande rilievo in considerazione dell'attuale persistente contingenza economica negativa in cui versa il Paese intero e, segnatamente, il comune interessato;

   peraltro, il valore dell'opera di recupero di tale complesso monumentale, ubicato su una zona della fascia costiera assai prossima alla città di Roma, come agevolmente intuibile, risulta in maggior misura caratterizzato da una forte vocazione turistica dell'area interessata e, dunque, da una ancora maggiore rilevanza finanziaria –:

   se il Governo, alla luce delle funzioni attribuite alla Commissione di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 settembre 2018, sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, quali iniziative intenda intraprendere al fine di addivenire alla stipula della convenzione ex articolo 15 della legge 7 agosto 1990 n. 241, presupposto per l'erogazione del finanziamento, al contempo, indicando specificatamente le ragioni del ritardo di cui in premessa.
(4-01764)


   GOLINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, applicabile in tutti gli Stati membri a partire dal 25 maggio 2018, ha operato una riformulazione in termini sostanziali della disciplina relativa alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, determinando un cambiamento dell'approccio alla materia;

   in data 19 settembre 2018 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 101 del 2018 per l'adeguamento della normativa nazionale (decreto legislativo n. 196 del 2003 - codice in materia di protezione dei dati personali) alle disposizioni del citato regolamento dell'Unione europea. A seguito di tale intervento legislativo, la gran parte delle disposizioni del codice sono state abrogate espressamente per essere risultate incompatibili con quelle recate dal regolamento dell'Unione europea; altra e minore parte è stata modificata in relazione a disposizioni del regolamento non direttamente applicabili e lasciate all'intervento attuativo del legislatore nazionale;

   la disciplina della materia risulta, pertanto, da un complesso quadro normativo, unionale e nazionale, oltreché da una serie di provvedimenti, anche precedenti all'attuale impianto, adottati dal Garante per la protezione dei dati personali;

   con riferimento ai poteri del Garante in materia, l'articolo 154-bis del decreto legislativo n. 196 del 2003, introdotto dall'articolo 14, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 101 del 2018, al comma 1, dispone: «Oltre a quanto previsto da specifiche disposizioni, dalla Sezione II del Capo VI del Regolamento e dal presente codice, ai sensi dell'articolo 58, paragrafo 6, del Regolamento medesimo, il Garante ha il potere di: a) adottare linee guida di indirizzo riguardanti le misure organizzative e tecniche di attuazione dei principi del Regolamento, anche per singoli settori e in applicazione dei principi di cui all'articolo 25 del Regolamento»;

   il comma 4 del citato articolo 154-bis dispone che «In considerazione delle esigenze di semplificazione delle micro, piccole e medie imprese, come definite dalla raccomandazione 2003/361 /CE, il Garante per la protezione dei dati personali, nel rispetto delle disposizioni del Regolamento e del presente Codice, promuove, nelle linee guida adottate a norma del comma 1, lettera a), modalità semplificate di adempimento degli obblighi del titolare del trattamento»;

   detta norma deve essere necessariamente letta in relazione con quanto previsto dall'articolo 22, comma 13, del decreto legislativo n. 101 del 2018 (Altre disposizioni transitorie e finali) secondo cui «Per i primi otto mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Garante per la protezione dei dati personali tiene conto, ai fini dell'applicazione delle sanzioni amministrative e nei limiti in cui risulti compatibile con le disposizioni del Regolamento (UE) 2016/679, della fase di prima applicazione delle disposizioni sanzionatorie»;

   occorrerebbe chiarire se le micro, piccole e medie imprese, nell'attuale contesto di evidente incertezza giuridica, possano subire l'applicazione di sanzioni qualora, nelle more dell'adozione delle linee guida di indirizzo da parte del Garante, dovessero essere assoggettate a controlli da parte delle autorità competenti –:

   se si riconosca opportuno adottare iniziative normative per garantire certezza del diritto rispetto a obblighi, adempimenti, responsabilità, procedure e sanzioni e considerare le esigenze specifiche degli operatori economici più piccoli per garantire loro una reale possibilità di essere in regola, senza aggravi in termini di oneri e costi.
(4-01765)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di maltempo che si è abbattuta in queste settimane su molte regioni del nostro Paese, oltre alla morte di tante persone, ha provocato danni enormi alle infrastrutture, agli immobili e al patrimonio naturale;

   buona parte dei litorali interessati dal maltempo e dalla forza del mare hanno subito danni alle dighe, ai pontili, alle scogliere di protezione;

   è molto grave il bilancio delle mareggiate che hanno distrutto, tra l'altro, le strutture balneari che si trovano fronte mare;

   si tratta di un rischio che è sempre stato presente, ma che negli ultimi anni si è particolarmente aggravato anche in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, che determinano un aumento della violenza dei fenomeni meteorologici;

   in queste settimane gli operatori del settore e le associazioni balneari si sono mobilitati e, a quanto si apprende dagli organi di stampa, hanno rivolto un appello alle istituzioni, denunciando «la forza devastante della natura su aziende già martoriate da una condizione di assoluta precarietà e incertezza normativa, a causa della scelta ingiusta e scellerata di applicare la direttiva Bolkestein a un settore che andrebbe escluso per ragioni giuridiche economiche e sociali», e dichiarando: «è proprio questa attuale assurda condizione di aziende a termine (in quanto le concessioni demaniali sono tutte a scadenza il prossimo 31 dicembre 2020), che impedisce, per le numerosissime aziende colpite, ogni possibilità di investimento per il ripristino della loro funzionalità. Per molte spiagge è persino a rischio l'attività nella prossima stagione estiva. Non chiediamo soldi pubblici ma solo tempo per poter continuare a essere il “fiore all'occhiello” del turismo del nostro Paese e per poter continuare a svolgere il nostro lavoro»;

   è ormai improcrastinabile l'attuazione di un piano nazionale per la protezione delle coste e per la difesa del suolo, finanziato con risorse adeguate a mettere in sicurezza il fragile territorio italiano e le relative coste;

   è, altresì, necessaria una riforma delle concessioni demaniali che restituisca un adeguato orizzonte temporale, al fine di consentire i necessari investimenti alle imprese del settore che rappresentano un fondamentale indotto in termini occupazionali ed economici –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per la messa in sicurezza e la protezione dei litorali e delle fasce costiere del nostro Paese, anche prevedendo l'istituzione di un tavolo di confronto permanente fra comuni, province, regioni e Ministeri;

   quali iniziative si intendano assumere per aiutare le imprese del settore colpite dagli eventi atmosferici delle settimane scorse.
(4-01756)


   CORNELI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2018 venivano rinvenuti privi di vita tre orsi marsicani, due femmine e un maschio, annegati in una vasca per la raccolta delle acque in località «Le Fossette», all'interno di un fondo affittato ad alcuni allevatori nel comune di Villavallelonga (AQ), nella zona di protezione esterna del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise;

   nella medesima cisterna annegarono nel 2010 altri due orsi, una madre e il suo piccolo e, a seguito della vicenda, i relativi interventi di messa in sicurezza, risalenti al 2012, sono risultati totalmente inadeguati a causa della predisposizione di una insufficiente recinzione alta appena 1,5 metri, non adatta in alcun modo a preservare la vasca dall'intrusione di animali o persone;

   il Patom (piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano) e le linee guida dell'Ispra prevedono la necessità di effettuare un censimento genetico degli orsi marsicani ogni tre/quattro anni, ma l'ultimo è stato effettuato nel 2014 e il successivo, previsto prima nel 2017 e poi nel 2018, ha subito una ulteriore dilazione temporale a data da destinarsi, senza sapere al momento se e quando esso verrà svolto;

   l'attuale popolazione di orsi marsicani conta, secondo i dati attualmente a disposizione, tra i 50 e i 60 esemplari, e in questo singolo episodio è scomparso addirittura il 6 per cento dell'intera specie, peraltro attraverso modalità ingiustificabili e il cui reiterarsi rischia di vanificare gli sforzi-finalizzati alla protezione di una preziosa specie a rischio critico di estinzione –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per contrastare tale fenomeno e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere un censimento di tutte le strutture abusive, pericolose e non a norma, per una loro messa in sicurezza, e per chiarire motivi, competenze ed eventuali responsabilità, a partire da quelle dell'Ente Parco, in relazione alla pericolosità della cisterna in questione all'indomani del primo grave incidente e degli ultimi drammatici sviluppi;

   se e quando si preveda di pianificare un nuovo urgente censimento genetico della specie al fine di accertarne il relativo stato di criticità e, se vi sia intenzione, al contempo, di adottare iniziative per dotare di maggiori poteri operativi l'Ente Parco, appuratene previamente eventuali responsabilità e omissioni per quanto già accaduto, anche nelle zone di protezione esterna, laddove i fattori di rischio per l'incolumità delle specie sono presenti in misura maggiore.
(4-01759)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal 1959 la Marina militare italiana assicura la presenza navale continua nelle acque internazionali dello Stretto di Sicilia interessate maggiormente alle attività di pesca delle flotte pescherecce siciliane;

   la vigilanza pesca (Vi.Pe.) ha il compito di assicurare il libero esercizio dell'attività di pesca dai pescherecci nazionali, in acque internazionali, nel pieno rispetto delle leggi nazionali vigenti;

   sembrerebbe che da qualche mese quanto previsto dal Vi.Pe. non succeda più, stando a quanto documentato da un'inchiesta della trasmissione televisiva le Iene pubblicato anche online l'11 novembre 2018;

   quando un peschereccio italiano non è scortato si verificano situazioni come quella del mese di ottobre 2018 quando due pescherecci e relativi equipaggi sono stati sequestrati dai libici in acque internazionali, che hanno aperto il fuoco e rubato il pescato;

   i libici hanno rivendicato quell'intervento, a detta loro in difesa delle acque territoriali libiche;

   la distanza dalla costa che segna il limite delle acque territoriali è uguale in tutto il mondo ed è pari a 12 miglia. La Libia, in modo arbitrario, ha spostato il proprio confine a 74 miglia e per questo attacca i pescherecci italiani;

   a Mazara del Vallo (TP) c'è la più grande flotta di pescherecci d'altura del Mediterraneo che rappresenta un settore economico molto importante per la Sicilia e il tratto di mare davanti la Libia è tra i più pescosi;

   non pescare in quel tratto di mare rappresenta un grosso danno per i pescatori di gambero rosso, dato che il 70 per cento si trova in quelle zone;

   l'interrogante non è a conoscenza se e da quando la marina italiana ha avuto indicazione di depotenziare l'attività di protezione dei pescherecci italiani. Fino ad un anno fa la prassi era quella documentata anche nel video delle Iene: quando una motovedetta libica si avvicina a un peschereccio, questi richiede l'intervento della marina militare italiana che si avvicina e fa alzare in volo un elicottero, mettendo così in fuga i libici;

   in quel video la motovedetta libica messa in fuga è la 654 che risulta essere una delle motovedette che l'Italia ha donato alla Libia per contrastare l'immigrazione e che adesso la Libia utilizza per attaccare i pescherecci italiani;

   ciò si potrebbe configurare come atto ostile nei confronti dell'Italia; una sorta di pirateria di Stato da parte della Libia;

   i pescherecci e gli equipaggi hanno diritto a essere protetti dalla Marina militare così come è sempre avvenuto;

   il legame con il fenomeno immigrazione risulta evidente e sembrerebbe che le navi italiane siano state fatte arretrare volontariamente per non farle più avvicinare in una zona dove alta è la probabilità di dover intervenire per salvare le vite dei migranti in pericolo sui barconi;

   così facendo, si aumenta il rischio delle morti in mare per i migranti che fuggono dalla Libia e non si proteggono più i pescatori e, quindi, gli interessi economici dell'Italia che in questo caso sono milionari in un settore economico che al momento sarebbe in ginocchio proprio a seguito di queste decisioni, lasciando l'Italia ostaggio di uno Stato non sicuro e non sovrano come la Libia che ha deciso, unilateralmente, di spostare in avanti i propri confini, di fatto dichiarando «guerra» ai pescatori di Mazara –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se alla Marina militare italiana siano state fornite indicazioni volte a depotenziare l'attività di protezione dei pescherecci italiani e, in caso affermativo, quali iniziative intenda intraprendere per ripristinare quanto previsto dal Vi.Pe. (Vigilanza Pesca) al fine di garantire la massima sicurezza per i pescherecci italiani che svolgono attività nel Mediterraneo centrale, in acque internazionali.
(4-01761)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e STUMPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste italiane spa circa 8 anni fa ha lanciato il progetto «Mix», con il quale intendeva avviare un turn over dei dipendenti, proponendo ai dipendenti non ancora in età pensionabile di lasciare in anticipo il posto di lavoro, rinunciando a buona parte dell'incentivo riservato a chi opta per il prepensionamento standard, in cambio dell'assunzione di un parente con contratto a tempo indeterminato part time verticale al 50 per cento;

   i primi aderenti al progetto «Mix» hanno ottenuto la conversione del loro contratto da part time a full time già dopo pochi mesi;

   a quanto risulta da circa 7 anni a questa parte le conversioni si sono totalmente fermate;

   l'azienda, nel mese di giugno 2018, attraverso un accordo sulle politiche attive del lavoro siglato con le organizzazioni sindacali nazionali di categoria, ha inteso procedere sia con un piano di conversione di contratti da part time a full time, sia a un piano di stabilizzazione dei precari che si occupano del comparto servizi postali, su scala nazionale, da tempo determinato a tempo indeterminato;

   dai numeri previsti dall'accordo, il Mezzogiorno e, in particolare, la Sicilia verrebbero fortemente penalizzati rispetto ad altre regioni; per la Sicilia risulterebbero solamente 18 conversioni nel comparto aziendale «mercato privati», solo 20 in quello «servizi postali» e nessuna stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato;

   solo in Sicilia ci sono oltre 800 lavoratori part time e risulta essere la regione con più contratti part time attualmente vigenti;

   sul territorio regionale sono attualmente in servizio alcune migliaia di lavoratori a tempo determinato che risultano fondamentali per l'erogazione dei servizi postali;

   le continue difficoltà che si trovano a dover gestire i direttori degli uffici postali e gli stessi lavoratori che suppliscono alle assenze attraverso l'erogazione di un elevatissimo monte ore di prestazioni straordinarie e attraverso numerose sostituzioni, dimostrano come in Sicilia vi sia carenza di personale;

   in ragione anche della funzione sociale di Poste Italiane spa, l'erogazione dei servizi alla clientela deve essere orientata al raggiungimento di elevati standard qualitativi, di efficacia e di efficienza, obiettivo che appare sempre più difficile raggiungere proprio a causa del sotto dimensionamento del personale impiegato in Sicilia;

   una regione come la Sicilia, che conta oltre 5 milioni di abitanti, ha già subito forti ridimensionamenti con l'approvazione del piano di riorganizzazione dei servizi postali e sarebbe utile tornare a potenziare e rafforzare la presenza di Poste Italiane attraverso un maggiore sforzo in termini di risorse umane ed economiche –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per risolvere, definitivamente, la lunga vertenza dei lavoratori precari di Poste italiane in Sicilia che rischiano di continuare a essere pesantemente penalizzati, anche al fine di potenziare il servizio postale in Sicilia;

   se il Governo intenda acquisire da Poste Italiane spa ogni elemento utile a chiarire i motivi per i quali l'azienda ha previsto per la Sicilia la conversione di soli 38 contratti da part time a full time e nessuna stabilizzazione dei precari e se intenda adottare ogni iniziative di competenza affinché la stessa azienda riveda al rialzo tali numeri al fine di garantire livelli di qualità, efficacia ed efficienza superiori a quelli attuali nell'erogazione dei servizi alla collettività.
(4-01755)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRATE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il precedente Governo presentò un progetto del Ministero della giustizia – dipartimento dell'amministrazione penitenziaria finalizzato alla sostituzione degli agenti di polizia penitenziaria, impegnati nel controllo dei varchi di accesso delle cittadelle giudiziarie di Napoli e di Roma, con aziende di sicurezza o vigilanza privati;

   tale decisione sollevò un malcontento e una preoccupazione generale, tale che in seguito a un incontro con le dirigenze dei tribunali di Napoli e di Roma, l'allora Ministro della giustizia Andrea Orlando decise di prorogare tale scelta al 2018;

   l'impiego della vigilanza privata in luogo della polizia penitenziaria mal si concilia, come è stato più volte ribadito in altre sedi, con realtà complesse come quelle di Napoli e Roma, laddove la procedura di un «mero controllo» non sortisce lo stesso effetto deterrente di quello esercitato dalla presenza di una forza di Polizia. Senza contare i limitati poteri della vigilanza privata: anche per una sola perquisizione o sequestro di un oggetto non consentito dovrebbe richiedere l'intervento delle forze dell'ordine;

   è opportuno rammentare che la polizia penitenziaria presidia i locali della procura (direzione distrettuale antimafia annessa) e monitora l'ingresso dei collaboratori di giustizia. Senza contare le migliaia di accessi giornalieri (circa 6000/7000) che si registrano. È di facile intuizione che la gestione di una mole così considerevole risulti più sicura se effettuata da una forza di polizia, non dimenticando che la finanza privata ha requisiti di accesso meno pregnanti e non ha le stesse qualifiche e competenze delle forze di polizia;

   la delicatezza della questione suggerirebbe una completa cessione del servizio a favore dell'unica forza di polizia di cui il Ministero della giustizia dispone, la polizia penitenziaria giustappunto, attribuendo i fondi stanziati per le future gare di appalto per la vigilanza privata in favore dello stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al fine di disporre di maggiore personale con determinati crismi di sicurezza dati dalle modalità di accesso dei pubblici concorsi per le forze di polizia;

   si rammenta, altresì, che la rimodulazione del decreto ministeriale 23 novembre 2016, attualmente allo studio presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, fornisce l'occasione per disciplinare l'intera materia dei nuclei di vigilanza varchi, consentendo una riformulazione che riconosca la dignità lavorativa del personale impegnato –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in ordine a quanto esposto in premessa;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa la sostituzione della polizia penitenziaria con la vigilanza privata, anche a fronte della recente sospensione della gara d'appalto e della prospettata imminente ripresa della stessa.
(5-01030)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 19 novembre 2018 il signor Giuseppe Viola, 42 anni di età, è morto per un infarto all'interno della casa di reclusione di Noto;

   secondo quanto riportato dalla stampa, i familiari temono che i soccorsi siano giunti in ritardo e che per questa ragione il loro congiunto abbia perso la vita;

   in particolare, il quotidiano Il Dubbio, in uh articolo del giornalista Damiano Aliprandi del 28 novembre 2018, evidenzia la discrepanza di versioni fra quanto riferito ai familiari dagli operatori del carcere, che hanno rivelato la prontezza dei soccorsi «giunti nell'arco di pochi minuti», e una lettera di un detenuto testimone del tragico evento, ricevuta dalla moglie alcuni giorni dopo il decesso di suo marito, secondo la quale i soccorsi non sarebbero stati così tempestivi, cosicché Giuseppe Viola, dopo il malore, non sarebbe stato portato immediatamente in infermeria, ma dopo 20 minuti in quanto il medico di turno era impegnato nella visita di un «nuovo giunto» in carcere;

   sempre secondo Il Dubbio, la moglie di Giuseppe Viola, Sara, riferisce di aver ricevuto una chiamata del marito alle ore 10:30 e che al telefono il coniuge sembrava tranquillo; poi dopo qualche ora le è invece giunta la chiamata dal carcere per dirle che Giuseppe era morto di infarto. Lei, accompagnata dai familiari e amici, ha raggiunto il carcere la mattina seguente e ha potuto vedere suo marito, sopra il lettino dell'obitorio del carcere. Gli operatori dell'istituto penitenziario hanno raccontato – per via informale ai familiari – che Giuseppe si è sentito male e a quel punto sarebbe intervenuto prontamente il medico, con massaggi cardiaci e, all'arrivo del 118, con il defibrillatore;

   l'avvocato Silvestro Salvatore, il legale dei familiari di Giuseppe, ha fatto un esposto alla procura di Siracusa, segnalando – attraverso le notizie che gli sono giunte – «la sottovalutazione della sintomatologia del detenuto e che sarebbe stato visitato dopo 25 minuti quando oramai era morto»;

   sempre secondo il legale della famiglia, stando alle notizie riportate dal sito stampalibera.it, sarà richiesta ai magistrati siracusani l'acquisizione del diario clinico della casa circondariale e il registro d'intervento dei medici del 118 che, sempre secondo i congiunti, sarebbero stati allertati in ritardo. Il legale chiederà anche alla procura che sia esumata la salma per l'esecuzione dell'autopsia sul corpo di Viola;

   alla data del 28 novembre 2018, secondo l'aggiornatissimo dossier di Ristretti Orizzonti «Morire di carcere», i morti registrati nell'anno negli istituti penitenziari italiani e nelle Rems sono stati in tutto 135 e fra queste morti si sono verificati ben 61 suicidi;

   i dati riguardanti suicidi e morti in carcere sono in netta ripresa, tanto che a un mese dalla chiusura dell'anno si registrano gli stessi livelli che precedettero la condanna dello Stato italiano da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se, a proposito del decesso di Giuseppe Viola, sia stata ricostruita la tempistica dei fatti e dell'intervento del personale sanitario operante nella casa di Reclusione di Noto;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per accertare eventuali responsabilità del personale operante all'interno del carcere di Noto;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per assicurare il diritto alla salute dei detenuti in carcere;

   cosa si intenda fare per prevenire il fenomeno dei suicidi in carcere.
(4-01757)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCAGLIUSI, LUCIANO CANTONE, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, MENGA, RAFFA, SERRITELLA, SPESSOTTO, TERMINI e TROIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i conducenti di motocicli e ciclomotori sono da considerarsi utenti deboli della strada, soggetti che in caso di collisione, risultano estremamente vulnerabili e come tali è dovere delle istituzioni prevedere per essi forme di tutela;

   in Italia, l'ultimo rapporto Aci-lstat sugli incidenti stradali nel 2017, evidenzia una crescita preoccupante dei morti in moto: nel 2017 sono stati 735 con un incremento dell'11,9 per cento rispetto al 2016, confermando i motociclisti la categoria più a rischio;

   le ragioni principali di vulnerabilità per i conducenti di motocicli e ciclomotori sono tre: l'arredo urbano e le infrastrutture stradali; la tecnologia e la tipologia del mezzo, intrinsecamente meno stabile, meno visibile e meno adatto a proteggere l'incolumità dell'utente; la segnaletica non rispettata dagli automobilisti;

   elemento di particolare pericolosità è costituito dai guardrail (sistema di ritenuta stradale formato da sbarre in lamiera ondulata, nervata e scatolata ai bordi, sorretta da sostegni elastici) posti lungo i bordi delle carreggiate per impedire l'uscita di autoveicoli in seguito a sbandamento;

   questi elementi non sono stati né prodotti né testati prendendo in esame le drammatiche conseguenze a seguito di forti impatti o di gravi sinistri su moto e motociclisti. I pali di sostegno e le lamiere degli attuali guardrail rappresentano infatti degli implacabili killer in caso di urto frontale o laterale;

   da qualche anno il tema della pericolosità dei guardrail interessa l'opinione pubblica; si sono mobilitate numerose associazioni di motociclisti e sono state proposte petizioni per richiedere l'adeguamento dei guardrail esistenti;

   il 25 giugno 2013, è stata approvata una risoluzione in commissione IX conclusiva di dibattito n. 8/00004 che impegnava il Governo pro tempore a dare tempestiva attuazione alla legge n. 120 del 2010, assumendo iniziative per la sostituzione delle barriere obsolete o danneggiate attraverso l'installazione di guardrail di nuova generazione più sicuri per i motociclisti; a prevedere che i decreti attuativi garantissero che una quota parte dei fondi fosse destinata all'adeguamento di guardrail a prova di motocicli almeno nei tratti stradali più a rischio; a dare attuazione all'articolo 47, relativo agli obblighi degli enti proprietari e concessionari delle strade e delle autostrade, utilizzando criteri di individuazione delle tratte maggiormente a rischio così come specificato in apposito provvedimento ministeriale –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per contrastare il fenomeno dei cosiddetti «guardrail killer» e se sia prevista l'emanazione di decreti attuativi in merito alla questione esposta in premessa.
(5-01027)


   SCAGLIUSI, LUCIANO CANTONE, CHIAZZESE, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, RAFFA, SERRITELLA, TROIANO, VIANELLO e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 si sono verificati in Italia 174.933 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.378 e i feriti 246.750;

   il tasso di mortalità stradale passa da 54,2 a 55,8 morti per milione di abitanti tra il 2016 e il 2017, tornando ai livelli del 2015;

   sempre nel 2017, tra le principali violazioni al codice della strada si confermano il superamento dei limiti di velocità previsti dall'articolo 142 del codice della strada, l'inosservanza del rispetto della segnaletica di cui all'articolo 146, il mancato uso di cinture di sicurezza e sistemi di ritenuta per bambini di cui all'articolo 172 e il mancato uso di lenti o l'uso improprio di telefoni cellulari o cuffie ai sensi dell'articolo 173;

   secondo i dati della polizia stradale l'invio di sms aumenta di 8 volte il rischio di incorrere in incidenti stradali; chi li invia distoglie gli occhi dalla strada per circa 4,6 secondi, a una velocità media di 100 chilometri orari;

   l'articolo 173, comma 2, del codice della strada dispone: «È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle forze armate e dei Corpi di cui all'articolo 138, comma 11, e di polizia. È consentito l'uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie, che non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani»;

   il medesimo articolo dispone sanzioni amministrative del pagamento di una somma da euro 161 a euro 647 e la sospensione della patente da uno a tre mesi se il soggetto risulta recidivo nel corso di un biennio. È inoltre prevista la decurtazione di 5 punti della patente;

   nonostante negli ultimi mesi si stia parlando di un maggior inasprimento delle pene, nonché il ritiro della patente per chi venisse fermato con il cellulare alla guida, il codice della strada ad oggi non e stato ancora modificato;

   in attesa di un futuro intervento normativo, le procure di alcune province italiane hanno già assunto iniziative in modo autonomo, autorizzando gli agenti, in presenza di incidenti con vittime, lesioni gravi o gravissime, a sequestrare sul luogo i dispositivi mobili del conducente, e ad accertare l'eventuale attività vocale o tattile al momento del sinistro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per ridurre tempestivamente gli incidenti stradali causati dall'uso del cellulare alla guida.
(5-01028)


   CORTELAZZO, BERGAMINI, BARATTO, BENDINELLI, BOND, BRUNETTA, CAON, MARIN, MILANATO e ZANETTIN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Trenitalia ha annunciato e pubblicato sul proprio sito web il nuovo orario invernale 2018/2019 che avrà decorrenza a partire dal 9 dicembre 2018;

   a decorrere da tale date non risultano prenotabili né acquistabili i biglietti del Frecciarossa 1000 n. 9403 con partenza alle ore 6,06 da Venezia S. Lucia per Roma Termini (arrivo alle ore 9,30) e del Frecciarossa 1000 n. 9444 con partenza alle ore 17,30 da Roma per Venezia S. Lucia (arrivo alle ore 20,54);

   entrambi i treni, ad alta velocità e alta capacità, prevedono fermate intermedie solo nelle stazioni di Venezia Mestre e Padova, rappresentando in tal modo un mezzo di assoluta utilità per i lavoratori che dal Veneto devono dirigersi verso la Capitale e da qui tornare anche in giornata;

   entrambi i Frecciarossa 1000 sopracitati registrano un afflusso consistente di viaggiatori che ne giustifica il mantenimento del servizio con le medesime modalità e i medesimi orari;

   dalla soppressione dei due treni si rileva un duplice disagio, tutto a carico dei cittadini e dei lavoratori che attualmente li utilizzano, in particolar modo da e per la stazione di Padova. Si tratta di un disagio economico, perché le tariffe del Frecciarossa 1000 n. 9403 in partenza da Padova alle 6,32 del mattino risultano solitamente più economiche di quelle dei treni successivi, e si tratta inoltre di un disagio organizzativo e logistico, poiché partendo da Padova a quell'ora, e potendo tornarci entro le 20,30 del medesimo giorno, i viaggiatori del padovano possono beneficiare di una intera giornata lavorativa per svolgere le proprie attività nella capitale (arrivo al mattino alle 9,30 e partenza alle 17,30), coniugando in tal modo un adeguato prezzo di viaggio con una valida durata della permanenza;

   secondo quanto riportato da diverse testate locali (si veda a titolo esemplificativo Il Mattino di Padova del 27 novembre), Trenitalia avrebbe rassicurato sul nuovo piano, ma al momento i due treni richiamati non risultano attivi a partire dal 9 dicembre 2018 –:

   se e quali iniziativa urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire il mantenimento del servizio dei due treni alta velocità/alta capacità richiamati in premessa e di salvaguardare il diritto dei cittadini e dei lavoratori del padovano e più in generale del Veneto di recarsi a Roma con modalità organizzative, logistiche ed economiche, nonché tempistiche, adeguate alle proprie esigenze.
(5-01031)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO e STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore dell'orario invernale, dal 9 dicembre 2018, l'attuale Frecciabianca 8807 Torino-Lecce verrà instradato sui binari dell'alta velocità da Torino a Bologna, che passano anche da Milano. La Freccia, quindi, da «bianca» diventerà «rossa» e non passerà più dalla stazione di Alessandria. Il capoluogo verrà, quindi, tagliato fuori e Alessandria perderà l'ultimo collegamento diretto con la dorsale adriatica;

   si è assistito negli anni al progressivo impoverimento dell'offerta di treni da e per Alessandria;

   è necessario intervenire al fine di sostenere un territorio economico, produttivo e sociale come quello alessandrino che rischia di nuovo di essere tagliato fuori dai collegamenti ferroviari diretti verso i principali centri italiani;

   la decisione di Trenitalia di sopprimere il Frecciabianca Torino-Lecce, l'ultimo collegamento diretto tra Alessandria e la dorsale adriatica, appare inaccettabile, perché potrebbe avere gravissime ricadute anche nel tessuto economico del basso Piemonte;

   scelte come quella operata da Trenitalia, altresì, disincentivano l'uso del treno, e aumentano l'uso dei mezzi privati senza tenere conto del fatto che la Pianura Padana è una delle zone più inquinate;

   rispondendo a una interrogazione del consigliere regionale Ottria del gruppo LeU, l'assessore regionale ai trasporti Francesco Balocco, a quanto consta agli interroganti, ha affermato che «Della modifica siamo stati informati solo due giorni fa con una mail peraltro generica» sottolineando che nel merito delle scelte commerciali di Trenitalia la regione non può intervenire e che l'azienda ha motivato la decisione con l'esigenza di collegare in modo più veloce Torino e la Puglia e le città Adriatiche;

   si deve assolutamente intervenire per sostenere un territorio economico, produttivo e sociale come quello alessandrino che rischia di nuovo di essere tagliato fuori dai collegamenti ferroviari diretti verso i principali centri italiani;

   tenuto conto che la scelta di Trenitalia isola e penalizza il sud del Piemonte ed in particolare le città di Asti e Alessandria, appare necessario un intervento nei confronti di Trenitalia affinché receda dalla decisione assunta –:

   quali siano i dati relativi ai flussi dei viaggiatori sulla tratta soppressa che prevedeva il passaggio per la stazione di Alessandria;

   se non ritenga necessario assumere, per quanto di competenza, una iniziativa nei confronti di Trenitalia al fine di rivedere la decisione, che penalizza il sud del Piemonte, di sopprimere il treno Frecciabianca in servizio tra Torino e Lecce, che rappresentava l'ultimo collegamento diretto tra Alessandria e la dorsale adriatica.
(4-01758)


   TATEO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   Enav Spa, nel piano industriale 2018-2022, ha previsto il consolidamento a regime dei centri di controllo (Acc) di Roma e Milano, e la relativa trasformazione dei centri di Brindisi e Padova in hub per la gestione da remoto di diversi aeroporti;

   i lavoratori attualmente impiegati nell'Area Central Center (Acc) di Brindisi – secondo quanto dichiarato dalla stessa Enav Spa – saranno trasferiti nel centro di Roma;

   tutta la struttura aziendale pugliese (con i suoi 4 aeroporti di Bari, Brindisi, Grottaglie e Foggia) sarà coinvolta nel programma di riorganizzazione aziendale;

   presso l'Acc di Brindisi peraltro insiste – in base al decreto ministeriale del 22 maggio 1982 – il Servizio di coordinamento e controllo dell'Aeronautica militare Italiana, che vede impiegate circa 80 persone tra donne e uomini, che svolgono compiti di air security e di gestione di voli operativi militari e di coordinamento con gli enti della difesa;

   Enav s.p.a. ha ottenuto oltre 7 milioni di euro tra finanziamenti dell'Unione europea, fondo di rotazione e PAC per progetti completati nel 2016, e ha ottenuto anticipi pari a oltre 21 milioni e 500 mila euro a valere sui fondi europei e sul fondo di rotazione per progetti da ultimarsi entro il 31 marzo 2021;

   i predetti finanziamenti sono destinati all'acquisto di nuove forniture di beni, di corsi di formazione, di progettazione e studi, inclusa la realizzazione di applicativi informatici, nonché all'assistenza tecnica per il centro di Brindisi;

   va considerato inoltre, che la decisione di chiudere un Acc spetta a ciascuno Stato membro, stando alla Commissione europea;

   a quanto consta all'interrogante sussisterebbe l'obbligo di mantenere il centro di controllo d'area per almeno 5 anni dal termine dei citati interventi, a pena di restituzione delle somme ottenute, a valere sul Ministero programmatore –:

   se non ritenga più opportuno assumere iniziative per il «consolidamento» o il potenziamento del Centro di controllo salentino, che ha consentito ad Enav S.p.A, alla luce della sua posizione geografica, di risparmiare ingenti somme di denaro, attingendo a fondi riservati al Mezzogiorno per progressi tecnologici che poi risulterebbe all'interrogante aver riversato sulle altre strutture nazionali;

   quali iniziative intenda intraprendere a tutela dei posti di lavoro, civili e militari, di alta specializzazione.
(4-01760)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019, il Governo riduce significativamente le ore di alternanza scuola-lavoro (Asl) nelle superiori;

   l'Asl nasce per portare anche in Italia la metodologia didattica duale con la quale gli studenti di ogni indirizzo. Una metodologia didattica differente dalla classica lezione frontale ma che rappresenta scuola a tutti gli effetti e per questo valutata e monitorata;

   nonostante varie criticità, l'Asl ha dimostrato la sua utilità, perché ha aperto le porte della scuola al mondo esterno, mostrando che il lavoro oggi richiede non solo conoscenze disciplinari, ma anche competenze trasversali;

   si riportano alcuni dati utili: hanno partecipato all'Asl il 90 per cento degli studenti dell'ultimo triennio delle scuole statali e il 76 per cento delle paritarie. Sono stati attivati ben 76.246 percorsi, coinvolgendo 6.000 scuole al 3°, 4° e 5° anno di corso statali e paritarie. Le imprese hanno ospitato il 43 per cento degli studenti in Asl, seguite da enti del terzo settore (11 per cento) e università (7 per cento). Ci sono state esperienze nelle stesse scuole (10 per cento). Alcuni casi di sfruttamento lavorativo degli studenti hanno avuto molta eco sui media, ma per fortuna il numero, secondo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sarebbe molto limitato. È possibile scaricare ogni dato dal focus del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca riferito all'anno scolastico 2016/2017;

   il Governo, invece di continuare in questo percorso che ha avuto un trend positivo, sia qualitativamente che quantitativamente, ha previsto un taglio delle ore minime: 90 ai licei (erano 200), 150 ai tecnici e 180 ai professionali (erano 400 per entrambi). Il calo del 58 per cento del monte-ore si applica anche ai fondi stanziati, con una riduzione pari a 56,5 milioni di euro dal 2019;

   dopo l'anno scolastico 2017-2018 era previsto un bilancio del primo triennio, da cui ricavare dati oggettivi per migliorare un'esperienza che ha già coinvolto circa 1.400.000 studenti e molti loro docenti. Per farlo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca aveva creato un Osservatorio nazionale dell'Asl. Il Governo sembra fino ad ora ignorare i dati del monitoraggio. Invece di completare i monitoraggi, incoraggiare le migliori esperienze, isolare quelle che si limitano ai meri adempimenti formali, si è ingranata la retromarcia, cancellando pure l'espressione «alternanza scuola-lavoro»; d'ora in poi si parlerà di «percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento»;

   la scelta lascia estremamente perplessi: si premia chi ha ignorato le norme, mortificando invece l'impegno di chi si è dato da fare per rispettarle. Ci si chiede quale messaggio si stia dando agli studenti impegnati in quei percorsi;

   le competenze trasversali, ormai fondamentali in un qualunque percorso educativo formativo richiedono una maturazione che naturalmente ha tempi lunghi e chiama in causa l'intera struttura curricolare. Non è con l’«elemosina» di meno di un'ora alla settimana ai licei che si vince la sfida oggi più complessa per i sistemi educativi. Il passo indietro del Governo sull'Asl sembra non solo un brutto segnale per gli studenti e i docenti che avevano provato ad alzare lo sguardo oltre le mura scolastiche e a dialogare con oltre 208 mila strutture ospitanti. È un indizio dell'assenza di una visione chiara di scuola del futuro per i nostri figli alla quale ispirare le politiche –:

   quali siano i risultati del monitoraggio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca relativi all'anno scolastico 2017/2018 e quale percorso il Ministro intenda seguire alla luce dei dati del monitoraggio.
(5-01032)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIZZINI, COSTANZO, TRIPIEDI, PERCONTI, DAVIDE AIELLO, DE LORENZO, INVIDIA, CUBEDDU, SEGNERI, PALLINI, SIRAGUSA, TUCCI, GIANNONE e AMITRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il marchio Piaggio rappresenta un marchio storico dell'industria italiana. La Piaggio & C., attiva già nel 1884, è oggi controllata dalla holding industriale Immsi Spa e quotata in borsa;

   il gruppo Piaggio opera nel settore scooter, moto e ciclomotori con i marchi Piaggio, Vespa, Gilera, Aprilia, Moto Guzzi, Derbi e Scarabeo;

   negli anni ’80 la Piaggio aveva circa 12.000 operai, a cui vanno aggiunti quelli che lavoravano per le imprese dell'indotto; attualmente nello stabilimento di Pontedera risultano occupati circa 2.700 operai;

   a parere degli interroganti, nel tempo, in seguito agli accordi sindacali, avallati dalle forze politiche, si è creato un percorso che ha portato alla perdita di posti di lavoro, oltre alla diminuzione dei diritti dei lavoratori;

   la Piaggio è attualmente oggetto di una profonda trasformazione che ha condotto a una graduale e progressiva delocalizzazione degli impianti di produzione all'estero in India e in Vietnam. In Italia la riduzione della produzione è stata pagata attraverso il ricorso a Cassa integrazione guadagni, contratti di solidarietà e mobilità;

   nello stesso tempo allo stabilimento di Pontedera la Piaggio ha progressivamente aumentato i ritmi di lavoro e fatto ricorso a un incremento della stagionalità della produzione, nonché dell'uso di contratti precari e part time stagionali (7 mesi su 12);

   da quello che si evince dagli ultimi due bilanci consolidati pubblicati, riferiti agli anni 2016 e 2017, l'azienda è in costante crescita sia per quello che riguarda il risultato operativo e netto sia per i ricavi netti e i volumi di vendita dei prodotti;

   lo scopo e le finalità dei contratti di solidarietà dovrebbero essere quelli di tutelare i lavoratori dipendenti di fronte a situazioni di crisi tali da compromettere il livello occupazionale di un'azienda;

   la richiesta del contratto di solidarietà al Ministero del lavoro e delle politiche sociali viene fatta dall'azienda con la firma dei sindacati maggiormente rappresentativi sul territorio nazionale. In questa fase non vengono mai affrontati e analizzati a fondo né i motivi né le cause alla base della richiesta aziendale di ricorso a questi sussidi né tanto meno c'è un impegno delle parti a trovare soluzioni alternative al ricorso a un ammortizzatore sociale che comporta un contributo oneroso da parte pubblica. Tale contributo finisce in gran parte nelle tasche delle aziende attraverso uno sgravio contributivo che va dal 25 al 35 per cento, mentre ai lavoratori arrivano piccolissime parti dell'intero ammontare –:

   quali iniziative intenda intraprendere per verificare l'effettiva sussistenza dei presupposti che consentono alla Piaggio di ricorrere all'istituto della Cassa integrazione guadagni e ai contratti di solidarietà, in considerazione della crescita esponenziale dei relativi fatturati e dei dati di vendita del gruppo aziendale;

   se sia stata compiuta, per quanto di competenza, una verifica in merito al rischio che tali strumenti siano configurabili come aiuti di Stato;

   quali iniziative intenda adottare per scongiurare il ripetersi di casi simili e fare in modo che gli sgravi e gli ammortizzatori sociali siano effettivamente destinati ad aziende che comprovino lo status di crisi aziendale.
(5-01029)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, ANNIBALI, ANZALDI, ASCANI, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BOSCHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARDINALE, CARÈ, CARNEVALI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, COLANINNO, CRITELLI, DAL MORO, D'ALESSANDRO, DE FILIPPO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DE MICHELI, DEL BARBA, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, MARCO DI MAIO, FASSINO, FERRI, FIANO, FRAGOMELI, FRANCESCHINI, FREGOLENT, GADDA, GARIGLIO, GENTILONI SILVERI, GIACHETTI, GIACOMELLI, GIORGIS, GUERINI, INCERTI, LA MARCA, LIBRANDI, LOSACCO, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MARATTIN, MARTINA, MAURI, MELILLI, MICELI, MIGLIORE, MINNITI, MOR, MORANI, MORASSUT, MORETTO, MORGONI, NARDI, NAVARRA, NOBILI, NOJA, ORFINI, ORLANDO, PADOAN, PAGANI, UBALDO PAGANO, PAITA, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PORTAS, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSATO, ROSSI, ROTTA, SCALFAROTTO, SCHIRÒ, SENSI, SIANI, TOPO, UNGARO, VAZIO, VERINI e ZARDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   una inchiesta della trasmissione televisiva «Le Iene» sta rivelando, nel corso degli ultimi giorni, una serie di irregolarità riguardanti l'azienda edile «Ardima costruzioni», di proprietà prima di Antonio Di Maio e poi di Paolina Esposito, genitori del Ministro interrogato, e donata nel 2014 alla Ardima srl, di cui sono soci, al 50 per cento ciascuno, lo stesso Ministro e la sorella, Rosalba, mentre il terzo fratello, Giuseppe, riveste il ruolo di amministratore;

   anche dalla documentazione patrimoniale depositata presso la Camera dei deputati dall'Onorevole Di Maio, emerge la titolarità di una partecipazione nella società Ardima s.r.l.; tuttavia, dalla suddetta partecipazione formalmente non risultano derivare redditi;

   «Le Iene» hanno contattato, tra gli altri, Domenico Sposito, un lavoratore della Ardima costruzioni che dichiara di aver svolto in azienda, per diversi anni, attività lavorativa senza regolare contratto di lavoro, cui ha fatto seguito, nel 2013, l'instaurazione di un contenzioso ancora pendente presso la corte di appello di Napoli;

   alla richiesta di chiarimenti dei giornalisti della trasmissione tv, il Ministro ha dichiarato di essere all'oscuro della vicenda;

   tale affermazione necessita, a parere degli interroganti, di una verifica scrupolosa, stante la delicatezza del caso e la perplessità generata dal fatto che, al momento dell'acquisizione della proprietà dell'azienda, uno dei due soci potesse essere all'oscuro della predetta controversia giudiziale;

   oltre a questa specifica situazione, sono stati segnalati altri tre casi di operai, Salvatore Pizzo, «Giovanni» e «Stefano», che dichiarano di aver lavorato presso la medesima azienda in «nero» o in condizioni di irregolarità contrattuale e contributiva;

   all'inchiesta televisiva sta facendo seguito una serie di approfondimenti da parte delle maggiori testate giornalistiche italiane; anche la posizione del Ministro interrogato necessita di chiarimenti in merito all'attività svolta nel corso degli scorsi anni nell'azienda di famiglia, relativamente alla propria condizione contrattuale e contributiva, al fine di fugare possibili dubbi sulla regolarità della prestazione lavorativa svolta –:

   se non intenda con la massima urgenza fornire ogni utile informazione riguardante la posizione lavorativa e contrattuale dei lavoratori che nel corso degli ultimi 10 anni abbiano prestato attività presso le società Ardima costruzioni e Ardima s.r.l. e quali siano le attività svolte dalla Ardima s.r.l. dalla data della sua costituzione ad oggi;

   se il Ministro interrogato non intenda rendere pubblica l'intera documentazione inerente al suo rapporto di lavoro con la Ardima costruzioni, con particolare riguardo all'estratto conto contributivo, nonché chiarire se sia stato percettore di trattamenti di indennità legati allo stato di disoccupazione o di altri redditi per gli anni a decorrere dal 2008;

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di consentire agli organismi preposti all'attività ispettiva di svolgere il proprio compito senza condizionamenti.
(5-01033)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO e GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il caglio animale è utilizzato da più di quattromila anni per coagulare il latte e produrre il formaggio;

   in alcuni Stati europei è obbligatorio utilizzare il caglio naturale animale, estratto da abomasi di vitello lattante, per produrre i formaggi tipici protetti, quali, ad esempio, quelli di «denominazione di origine protetta» italiani, parmigiano reggiano, grana padano, gorgonzola;

   al contempo, tuttavia, si pone la problematica che in Europa oggi non ci sono sufficienti stomaci di vitello lattante per estrarre il caglio da destinare alla produzione dei formaggi tipici, mentre esistono molti Stati extraeuropei, quali ad esempio gli stati Uniti o il Canada, nei quali ve ne sono ingenti quantità a causa delle forti macellazioni di tali animali e non ci sono produttori locali di caglio animale naturale;

   la naturale conseguenza di questo stato di cose è che la maggior parte degli Stati europei importa gli abomasi al fine di estrarre il caglio animale, mentre in Italia ciò è impedito a causa dell'interpretazione restrittiva delle norme europee al riguardo sinora seguita dal Ministero della salute che determina il blocco delle importazioni di abomasi e costringe le aziende italiane ad acquistare il caglio a prezzi molto più elevati da Stati quali Francia e Danimarca che importano gli abomasi e ne estraggono il caglio;

   gli Stati europei che acquistano gli abomasi sul mercato extraeuropeo lo fanno di fatto in regime di monopolio, a prezzi molto contenuti, mentre rivendono il caglio a prezzi elevati, determinando una grave perdita di competitività dell'industria italiana;

   inoltre, l'interpretazione del Ministero della salute comunque non impedisce l'utilizzazione finale in Italia del caglio derivante da abomasi provenienti da Stati non sottoposti alle normative comunitarie, e, infatti, già oggi la produzione dei formaggi Dop italiani è fatta almeno al 50 per cento con il caglio derivato da stomaci animali provenienti da Usa e Canada –:

   se non ritengano di adottare iniziative per rivedere l'interpretazione data sin qui delle normative comunitarie in materia di importazione di abomasi, al fine di evitare disparità di trattamento tra le aziende italiane e quelle di altri Stati europei e garantire la loro competitività sul mercato e quella di tutte le produzioni nazionali.
(4-01754)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, meglio nota con l'acronimo AIRE, è il registro dei cittadini italiani che risiedono all'estero. È stata istituita con la legge n. 470 del 27 ottobre 1988;

   sono pervenute all'interrogante segnalazioni dalle quali emergerebbe, per gli italiani trasferitisi in Paesi europei criticità nel rilascio della Team (tessera sanitaria europea);

   ai cittadini bolognesi iscritti all'Aire, gli uffici estero dell'Ausl di Bologna avrebbero indicato che, ogni volta che tornano in Italia, partendo dalla loro località estera di residenza, devono richiedere un certificato provvisorio;

   in particolare, il modello S1 darebbe diritto, per i titolari di pensione contributiva italiana che hanno trasferito la residenza in uno stato dell'Unione europea, all'assistenza sanitaria all'estero con le stesse modalità previste per l'assistito locale con oneri a carico dello Stato italiano; se, però, un titolare di modello intende rientrare o soggiornare in altro Stato europeo diverso da quello di residenza, per un periodo superiore a 30 giorni, occorre chiudere il modello S1 per poi emetterlo nuovamente al rientro nello Stato di residenza e farsi rilasciare un certificato provvisorio della validità massima di sei mesi;

   in altre parole, la procedura burocratica consiste nel richiedere, prima di partire, un certificato provvisorio (valido per un periodo massimo di 6 mesi e in un solo Paese dell'Unione europea), previa restituzione all'Italia del Modello S1 (col quale si ha l'assistenza sanitaria nel Paese estero di residenza ma la si perde in Italia), ottenibile solo dopo che si sia fatta debita richiesta al Ministero della salute del Paese estero di residenza; tale situazione arrecherebbe disagi, non solo per accedere alle cure, ma anche di natura procedurale e burocratica ogni volta che ci si reca in un Paese europeo diverso da quello di residenza, Italia compresa –:

   se al Governo risultino le criticità di cui in premessa, inerenti alle procedure di rilascio della Team per cittadini italiani residenti all'estero;

   se il tesserino in questione copra anche l'assistenza nei Paesi europei attraversati durante il viaggio e prima di arrivare a destinazione;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per semplificare l’iter burocratico sopracitato evitando criticità per gli italiani residenti all'estero;

   se il Governo intenda attivarsi presso le istituzioni europee per consentire a un cittadino italiano, residente all'estero, di possedere un tesserino sanitario europeo valido a tempo indeterminato e in tutti i Paesi dell'Unione europea, emesso dall'Italia o dal Paese estero di residenza e utilizzabile in caso di necessità, senza dover ricorrere a continue procedure burocratiche.
(4-01766)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE e ROSTAN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Lla (ex iribus) è un'azienda fondata nel gennaio 2015 dal gruppo Leonardo-Finmeccanica e dal gruppo Del Rosso, attivo nella distribuzione in Italia degli autobus della cinese King Long Automotive;

   la nuova azienda ha ereditato l'impianto produttivo della BredaMenarinibus, a Bologna, e ha rilevato lo stabilimento ex-Irisbus di Valle dell'Ufita situato a Flumeri, in provincia di Avellino;

   la Lla è partecipata all'80 per cento dall’ex King Long Italia e al 20 per cento da Leonardo-Finmeccanica; in questa partnership pubblico-privata rientrano soci minori, tra cui l'azienda turca Karsan con una quota del 5 per cento;

   successivamente è stato stipulato un accordo con la Rampini Carlo spa, azienda umbra, che produce con successo autobus di lusso e autobus per trasporto pubblico urbano ed extra-urbano ed è impegnata anche nello sviluppo della mobilità elettrica e nella progettazione di componentistica;

   la nuova azienda ha incassato aiuti di Stato attraverso Invitalia per avviare la produzione: ha acquistato altresì aree ex-Fiat nella Valle Ufita per circa 500 mila metri quadrati ad un costo simbolico;

   la produzione, però, è stata spostata per buona parte in Turchia, dove per ogni autobus prodotto si ricavano circa 40 mila euro, con il risultato di contare oggi, per i 290 lavoratori di Avellino e per i 150 lavoratori di Bologna un sistematico ricorso agli ammortizzatori sociali;

   l'azienda, intanto, è giunta sull'orlo del fallimento e prospetta la necessità di una ricapitalizzazione con il possibile ingresso di Ferrovie dello Stato italiano, la conferma dell'impegno di Leonardo e l'interesse di un socio privato, cioè i turchi della Karsan, che già detengono il 5 per cento del capitale attuale;

   proprio Karsan ha prodotto gli autobus delle commesse italiane, mentre i due stabilimenti in Italia non producono nulla e i lavoratori e le lavoratrici, restano appesi a un filo;

   la ratifica della ricapitalizzazione si spera possa avvenire nel corso del prossimo Consiglio di amministrazione di Lla previsto l'11 dicembre; oltre alla struttura societaria e organizzativa, è necessario però un piano industriale credibile e sostenibile, con una chiara prospettiva e visione futura;

   la zona industriale della Valle Ufita, dove risiede lo stabilimento ex-Iribus di Flumeri, è stata classificata Zona economica speciale con tutti gli sgravi fiscali associati, e avanza l'idea che potrebbe essere più conveniente vendere i lotti dell'area a imprenditori attratti e realizzare una sorta di «spezzatino» in cui ricollocare gli attuali lavoratori in Cassa integrazione guadagni straordinaria, piuttosto che dare vita a un settore produttivo di autobus per il Sud;

   in questi giorno la regione Campania ha rescisso il contratto con Lla per la fornitura loggione Campania ha rescisso il contratto con Lla per la fornitura di 47 autobus a causa delle inadempienze da parte del costruttore;

   l'idea della vendita «a pezzi» va considerata sbagliata, poco percorribile nei tempi e alquanto riduttiva per il destino produttivo della zona e per la salvaguardia dei livelli occupazionali;

   al 31 dicembre scadono i termini degli ammortizzatori sociali, da prolungare in attesa degli indispensabili interventi di ristrutturazione dei siti e della riorganizzazione sia societaria e sia industriale;

   tutta la vicenda Lla ex-Iribus sembra costituire il paradigma della politica industriale nel Paese, con interventi a orizzonte limitato nel breve periodo e con forti penalizzazioni delle aree interne e delle zone periferiche dove spesso l'insediamento produttivo costituisce l'unica prospettiva e fonte di sviluppo e crescita occupazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non intenda assumere una iniziativa, per quanto di competenza, al fine di tutelare produttività e competitività dell'insediamento industriale di cui in premessa e di proteggerne i livelli occupazionali.
(4-01767)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Meloni e altri n. 1-00080, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zucconi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-00925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Nardi.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Sisto n. 5-00999, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Calabria.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Meloni n. 1-00080, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 85 del 16 novembre 2018.

   La Camera,

   premesso che:

    il Global compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentata come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede ONU il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

    il Global compact è finanziato da contributi volontari dei governi a UN Trust Fund, e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    i Governi del mondo saranno chiamati a sottoscrivere il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e per i rifugiati che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

    il Global compact, nella sostanza, è un'iniziativa volontaria di adesione a un insieme di principi giuridici e nasce dalla volontà di promuovere flussi continui, utilizzando motivazioni sia economiche sia demografiche;

    il Global compact inoltre crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione;

    appare evidente, quindi, come il Global compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture ed in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione;

    contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale;

    Stati Uniti, Australia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Polonia hanno già dichiarato di non voler firmare il Global compact sulle migrazioni, precisando che il documento non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale ed illegale;

    la soverchia valenza ideologica e politica del Global compact è evidente laddove nei paragrafi 7, 8 e 9 l'immigrazione viene apoditticamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante;

    l'inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie;

    allo stesso modo è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

    in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

    è inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico dei cittadini dei singoli Stati;

    oltremodo non può essere condivisa l'impostazione prettamente ideologica del Global compact che sancisce di fatto una sorta di «diritto a migrare»;

    l'Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni per la sua posizione al centro del Mediterraneo che la configura fatalmente come gigantesco «molo naturale» per le rotte che provengono dall'Africa;

    l'Italia è, oltretutto, uno dei confini meridionali dell'Unione europea e, in senso lato, del mondo occidentale, e possiamo, quindi, considerare l'Italia la «porta di accesso» alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri;

    affermare il principio che chiunque possa venire liberamente nella nostra Nazione, quindi in Europa, comporterebbe una vera e propria mutazione genetica della dimensione funzionale del confine «il limes degli antichi romani» inteso non solo come linea di demarcazione dell'ambito territoriale nel quale si esercita la sovranità di uno Stato ma anche come linea di demarcazione tra due civiltà diverse, con i rispettivi tratti caratteristici e le necessarie differenze,

impegna il Governo:

1) a non sottoscrivere il Global compact for migration;

2) a promuovere sempre e comunque un approccio integrato delle politiche dell'immigrazione, dell'asilo, della gestione delle frontiere esterne e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale volto a difendere i confini, l'identità e i valori delle Nazioni d'Europa e della Civiltà Occidentale;

3) a non partecipare al Trust fund che finanzia il Global compact.
(1-00080) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Zucconi».