Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 21 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    con la legge n. 833 del 1978 nasce in Italia il Servizio sanitario nazionale, con l'obiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi in tal senso come uno strumento di giustizia e di coesione sociale;

    negli ultimi anni, tuttavia, un insieme di fattori politici, economici e organizzativi hanno determinato il consolidamento di una condizione di frammentazione e difformità territoriali in cui, a regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia, se ne affiancano altre in cui è difficoltoso garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza e le disuguaglianze tra le persone si sono fatte sempre più evidenti, con la conseguenza che non tutti riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;

    quindi, affinché il Servizio sanitario nazionale rappresenti invece una garanzia reale del diritto alla salute e perché risponda in pieno alle ragioni e ai bisogni per cui è nato, bisogna fare in modo che ciascuno di noi, ovunque si trovi, possa ricevere le stesse cure e godere degli stessi diritti;

    come evidenziato anche dal documento approvato dalla Commissione igiene e sanità del Senato nella passata legislatura, a conclusione dell'indagine conoscitiva sul sistema sanitario italiano, nel suo complesso esso non solo è in sofferenza, ma i singoli sistemi sanitari regionali registrano rilevanti differenze di qualità ed efficienza rispetto alla garanzia dei livelli essenziali d'assistenza. Infatti, in base alla certificazione finale per l'anno 2012 dei livelli essenziali d'assistenza nelle regioni italiane, elaborata dal Ministero della salute, 7 regioni, tutte del Sud (ad eccezione della Basilicata), si posizionano al di sotto della «soglia di adempienza» (160 punti), là dove tra le migliori regioni si segnalano: Emilia Romagna (prima con 210 punti), Toscana e Veneto (entrambe con 193 punti) e Piemonte (con 186 punti);

    infine, come evidenzia sempre il documento conclusivo, si deve considerare che le regioni – in particolar modo quelle del Mezzogiorno –, costrette ad aumentare le aliquote per ripianare i deficit della sanità, sono esposte ad un maggior rischio di deprimere ulteriormente la propria economia;

    tali dati sono confermati anche nel rapporto di Osservasalute 2017, che fotografa, ancora una volta, una sanità italiana a diverse velocità dove aumentano le disuguaglianze di salute tra le regioni – soprattutto tra quelle del Nord e quelle del Sud –, dove aumentano i malati cronici e diminuiscono medici e infermieri, dimostrando in parte il fallimento delle politiche sanitarie federalistiche e aziendalistiche;

    queste disuguaglianze in materia sanitaria tra regioni del Nord e quelle del Sud sono messe in evidenza anche nel rapporto Gimbe 3/2018, «La mobilità sanitaria interregionale nel 2017», dove, mettendo a confronto l'indice di attrazione e quello di fuga, si fornisce un quadro sia dell'efficacia che d'efficienza di ciascun Servizio sanitario regionale nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione residente, quadro dal quale emerge che quasi tutte le regioni del Sud hanno elevati indici di fuga;

    da un punto di vista economico, la mobilità attiva, ossia l'indice di attrazione di una regione, identificando le prestazioni sanitarie offerte a cittadini non residenti, rappresenta per le regioni una voce di credito, mentre quella passiva una voce di debito, rispetto al saldo sulla mobilità 2017 le regioni, possono essere suddivise in quattro categorie:

     saldo positivo rilevante (oltre 100 milioni di euro): Lombardia (808,7 milioni di euro), Emilia Romagna (357,9 milioni di euro), Toscana (148,3 milioni di euro) e Veneto (161,4 milioni di euro);

     sostanziale equilibrio o saldo positivo (inferiore a 20 milioni di euro): Molise, Umbria, Friuli Venezia Giulia;

     saldo negativo (inferiore a 6 milioni di euro): Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d'Aosta, Provincia Autonomia di Trento;

     saldo negativo moderato (da euro 38 milioni a euro 72 milioni): Basilicata, Liguria, Piemonte, Marche, Sardegna, Abruzzo;

     saldo negativo rilevante (oltre 100 milioni): Puglia (-181 milioni di euro), Sicilia (-239,8 milioni di euro), Lazio (-289,2 milioni di euro), Campania (-302,1 milioni di euro), Calabria (-319,5 milioni di euro);

    dalla valutazione comparativa dei saldi regionali emerge in maniera inequivocabile che le regioni con saldo positivo maggiore di 100 milioni di euro sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo inferiore ai 100 milioni di euro tutte del Centro-Sud;

    la legge statale determina annualmente il fabbisogno sanitario, nazionale standard, cioè il livello complessivo delle risorse del Servizio sanitario nazionale (Ssn) al cui finanziamento concorre lo Stato. Il fabbisogno sanitario nazionale standard è determinato, tramite intesa, in coerenza con il quadro macroeconomico complessivo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall'Italia in sede comunitaria, coerentemente con il fabbisogno derivante dalla determinazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) erogati in condizioni di efficienza ed appropriatezza;

    all'inizio, il riparto regionale del finanziamento sanitario pubblico avveniva sulla base della spesa storica, ossia sulla base della popolazione residente pesata, con pesi che tenevano conto del profilo dei consumi sanitari della popolazione residente, suddivisa per classi di età e sesso;

    il decreto legislativo n. 68 del 2011 su costi e fabbisogni standard in sanità introduce, rispetto al sistema di riparto fra le regioni delle risorse destinate ai livelli essenziali di assistenza in vigore dagli anni novanta, due innovazioni: il depotenziamento della ponderazione della quota capitaria per (sole) classi di età della popolazione e la individuazione di regioni benchmark,

impegna il Governo:

  ad adottare le iniziative di competenza per predisporre e presentare al Parlamento una relazione, almeno biennale, da pubblicare sul sito del Ministero della salute, relativa ai dati sulla mobilità sanitaria trasmessi dalle regioni pubblicamente in un report;

  ad assumere iniziative di competenza che favoriscano la creazione di un sistema sanitario più equo che dia alle regioni maggiormente in difficoltà, in particolare quelle del Sud, adeguati strumenti volti a fronteggiare le difficoltà strutturali e il gap di risorse che tali regioni scontano rispetto a quelle del Nord, per porre fine al meccanismo per cui le regioni più ricche, avendo maggiori possibilità di investimento, sono anche più virtuose, e ricevono quindi maggiori risorse, a scapito di quelle più povere, che vengono ancor più depauperate;

  ad assumere iniziative di competenza affinché vi sia un nuovo e aggiuntivo criterio di riparto del Fondo sanitario nazionale, quale il criterio di deprivazione economica, con un suo peso ponderato non inferiore al 10 per cento a valere sull'intera quota al fine di non perseverare nella penalizzazione delle regioni del Sud.
(7-00110) «Ubaldo Pagano, De Filippo, Pini, Schirò, Carnevali, Siani, Campana, Rizzo Nervo».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    nella seduta del 25 ottobre 2018 in Commissione affari sociali il Sottosegretario di Stato per la salute, professor Bartolazzi, rispondeva all'interrogazione a risposta immediata presentata dalla prima firmataria del presente atto in merito ai contenuti del decreto ministeriale 10 agosto 2018 in materia di «Determinazione degli standard di sicurezza e impiego per le apparecchiature a risonanza magnetica»;

    nell'interrogazione la prima firmataria del presente atto evidenziava tutte le criticità e le incongruenze contenute nel decreto ministeriale, con particolare riguardo al mancato e necessario coinvolgimento di tutti i soggetti che operano all'interno degli ambienti di risonanza, considerata la mancata citazione nel testo del decreto ministeriale del tecnico sanitario di radiologia medica (Tsrm), ovvero proprio del professionista sanitario formato, qualificato e abilitato dallo Stato a svolgere tutti gli interventi che richiedono l'uso delle apparecchiature di risonanza magnetica;

    si precisava in aggiunta che la mancata citazione della figura professionale del Tsrm nel testo del decreto ministeriale non solo determina l'inaccettabile esenzione di responsabilità dei soggetti che sono concretamente chiamati a garanzia della sicurezza del paziente, di fatto paralizzando l'operatività dell'attuale sistema sanitario nazionale, ma sottintende principi diametralmente opposti e anacronistici, in base ai quali si tende a far ricadere le responsabilità del sistema solo su alcune professioni, generando un vuoto formale di responsabilità che si pone chiaramente in contrasto con la realtà di fatto vissuta all'interno dei siti di risonanza magnetica e si genera un vuoto operativo che di fatto, da un lato, impedisce ai Tsrm di continuare ad operare e, dall'altro, sottrae circa 1500-2000 medici radiologi dalla refertazione per destinarli alla compilazione dei questionari preliminari agli esami;

    nella risposta resa in Commissione il Sottosegretario Bartolazzi precisava che la mancata citazione della figura professionale del Tsrm nel testo era stata determinata dalla considerazione che «le loro rispettive funzioni secondo le precipue competenze professionali svolte nella gestione del paziente durante la prestazione RM, derivano già agli stessi dalla professionalità insita nel loro ruolo, dovendosi pertanto ritenere implicite rispetto al documento in questione»;

    nel 2015 l'Inail ha emanato indicazioni operative per la gestione della sicurezza e della qualità in risonanza magnetica auspicando «che anche il Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (TSRM), che più degli altri può contribuire ad evidenziare in modo efficace e immediato il verificarsi di situazioni di emergenza o comunque anomale che insorgano nel corso dell'ordinaria attività diagnostica, venga direttamente coinvolto nella messa in atto delle strategie prevenzionistiche e protezionistiche di sicurezza individuate dal MR e dall'ER», in quanto «la sicurezza, riferita sia al paziente che all'operatore, è un obiettivo indifferibile e irrinunciabile, che diventa tanto più realizzabile quanto più viene perseguito, non tanto dal singolo professionista opportunamente incaricato ai sensi di legge, ma piuttosto da un team multidisciplinare coordinato dal MR e dall'ER, nel quale sarebbe quindi fortemente consigliato il riconosciuto coinvolgimento di quelle figure professionali che abbiano titolo e competenze per contribuire nell'ambito delle proprie specifiche attribuzioni»;

    in sede di replica la prima firmataria del presente atto esortava il Ministero della salute per il tramite del Sottosegretario ad esplicitare ciò che viene considerato implicito, onde evitare tutte le inevitabili succitate conseguenze negative;

    tra l'altro, il decreto ha evidenziato ulteriori criticità che hanno portato il Tar del Lazio, in seguito ad un ricorso presentato, a sospenderne l'efficacia fino all'udienza nel merito,

impegna il Governo

ad assumere con urgenza le iniziative di competenza per modificare il decreto ministeriale 10 agosto 2018 in modo da chiarire esplicitamente che la figura professionale del tecnico sanitario di radiologia medica rientra tra quelle preposte a garantire l'utilizzo sicuro delle apparecchiature a risonanza magnetica, secondo le competenze e le responsabilità definite dalle leggi dello Stato.
(7-00111) «Bellucci, Gemmato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INVIDIA, OLGIATI e ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel 1970, i comuni di Busto Arsizio, Gallarate, Legnano, Nerviano e Samarate hanno dato vita al consorzio Accam (Associazione comuni comprensorio alto milanese) programmare e costruire impianti di smaltimento rifiuti alternativi alle discariche;

   l'inceneritore sito nel territorio di Busto Arsizio ha una capacità medio/piccola (circa 100.000 tonnellate annue) per un bacino di utenza di circa 440.000 cittadini dei 27 comuni soci insistendo su un'area di oltre 700.000 abitanti;

   l'impianto, in particolare le due linee forno, dal 1984 al 1994, ha mostrato diversi malfunzionamenti, finché nel 1994 è stato chiuso in seguito alle rilevanti emissioni di polveri totali (36mg/Nmc) e di mercurio (0,54mg/Nmc). Dal 1997 è stata rimessa in funzione una linea e nel 2000 si è provveduto ad un ammodernamento dell'impianto. Negli anni successivi vi sono stati altri casi di sforamenti dei limiti emissivi tra cui recentemente quelli del 15 marzo 2018, con blocco dei forni da parte degli organi di controllo (Arpa Lombardia ha disposto un vincolo giornaliero di allerta più stringente e ha chiesto interventi per scongiurare ulteriori emissioni incontrollate); va ulteriormente precisato che le polveri emesse derivano direttamente dal processo di combustione senza nessun tipo di trattamento (bicarbonato e carboni attivi) per l'abbattimento sia dei microinquinanti, che dei metalli pesanti;

   da quanto si apprende da diversi organi di stampa (fra cui anche «La Provincia di Varese» del 16 ottobre 2016), i sindaci dei comuni interessati hanno deciso di far concludere l'attività della società Accam spa nel 2017 con la conseguente liquidazione della società e dei dipendenti;

   nell'Allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016 è espressamente riportato che «Per rimpianto di Busto Arsizio (VA), la società ACCAM spa ha comunicato – giusta nota prot. n. U2512 del 9 novembre 2015 – che “a seguito dell'Assemblea dei Soci di ACCAM spa [...] i comuni Soci hanno deliberato nell'atto di indirizzo programmatico la data improrogabile di spegnimento dell'impianto di incenerimento entro e non oltre il 31 dicembre 2017”»;

   si segnala, tuttavia, che nell'assemblea dei soci che si è tenuta il 27 ottobre 2016, alcune settimane prima del termine indicato per la liquidazione della società, gli stessi soci del consorzio hanno preso atto delle difficoltà economiche di Accam spa rilevando che l'unico modo per chiuderla in bonis era posticiparne la chiusura di 4 anni, quindi nel 2021. I sindaci/soci hanno così votato per il prolungamento dell'attività;

   dopo quasi 2 anni da tale decisione, il consiglio di amministrazione della Accam spa si dichiara incapace di portare a liquidazione la società e, di conseguenza, di chiudere l'impianto in bonis. I motivi addotti in merito sono le peggiorate difficoltà finanziarie, dovute alla sempre maggiore raccolta differenziata effettuata sul territorio e al mancato conferimento di 7 comuni soci, oltre alla mancanza di fondi accantonati per la bonifica –:

   se il Governo ritenga di assumere iniziative normative affinché il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2016, in tema di individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili, tenga conto dell'intervenuta variazione nella data di cessazione dell'attività dell'impianto e delle connesse criticità ambientali;

   se il Governo intenda attivare il comando carabinieri per la tutela ambientale per accertare l'eventuale sussistenza di un danno ambientale.
(5-00971)


   ZANELLA e D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'emittenza radiotelevisiva privata locale è un comparto che, oltre a rappresentare un essenziale baluardo per quanto concerne il pluralismo dell'informazione, dà lavoro a circa 5000 persone tra cui tanti giornalisti;

   il Ministro Di Maio si è più volte espresso contro tale categoria, auspicando altresì la fine di molte realtà editoriali e dimostrando, a giudizio degli interroganti, evidente fastidio per il pluralismo di cui sopra e per la libertà di stampa che, tuttavia, ci si permette di ricordare è sancita dall'articolo 21 della Costituzione. Vale pertanto la pena chiedersi se le manovre in atto, successivamente illustrate, non siano volte proprio a eliminare una parte di quella libera informazione che evidentemente infastidisce, perché non può essere gestita né sottomessa;

   il dibattito relativo alla liberazione delle frequenze della banda 700 in relazione all'asta per l'aggiudicazione delle frequenze 5G, conclusasi il 2 ottobre 2018, è esclusivamente incentrato sulla ipotesi di soppressione della riserva di un terzo della capacità trasmissiva assicurata per legge alle emittenti locali;

   in merito a questo punto il sottosegretario per lo sviluppo economico delegato ha confermato, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo (n. 5-00600), che il Governo è intenzionato a rivedere detta riserva, senza ulteriori specifiche;

   va ricordato che la suddetta asta ha garantito un introito di ben 4 miliardi di euro in più rispetto alla stima minima indicata nella legge di bilancio 2018, ma, nonostante questo, il Governo, ad avviso degli interroganti, non mostra alcuna intenzione né di ristorare in maniera più adeguata la perdita di capacità trasmissiva per quanto concerne le tv locali, né di reimpiegare tali risorse per interventi mirati e concreti, oltre che adeguatamente finanziati sul settore, e si limita invece a impiegare queste risorse per l'abbattimento del debito;

   a tutto questo si aggiunge la volontà dichiarata di rivedere, quantomeno, se non proprio eliminare completamente, quanto previsto dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) che regola l'impiego del cosiddetto extra gettito Rai, cioè le eventuali maggiori entrate derivanti dal canone, prevedendo un finanziamento fino a 125 milioni di euro annui al fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, destinato al sostegno dell'editoria e dell'emittenza radiofonica e televisiva locale;

   tutto quanto sopra riportato è fortemente discrasico, come accade spesso, secondo gli interroganti, per quanto concerne le dichiarazioni del Ministro Di Maio, con quanto asserito dallo stesso durante l'audizione del 26 luglio 2018, unica nella quale è intervenuto in IX Commissione trasporti e telecomunicazioni, dove ha posto la necessità di accelerare l'erogazione dei contributi relativi alle annualità 2017/18 poiché fondamentali per la sopravvivenza di molte realtà radiotelevisive locali di cui sottolineava l'importanza –:

   quali siano le intenzioni del Governo in relazione alla soppressione della riserva di un terzo della capacità trasmissiva a favore delle emittenti locali e se si ritenga con essa di risolvere il problema del rilascio della banda 700; quali siano le intenzioni del Governo in relazione ai finanziamenti pubblici all'editoria radiotelevisiva locale privata e come intenda garantire, in termini economici e di capacità trasmissiva, la continuità aziendale e il futuro delle televisioni locali, anche in seguito al rilascio della banda 700.
(5-00974)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORANI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   una cooperante italiana di 23 anni, Silvia Romano, è stata rapita ieri a Chakame, un piccolo villaggio in Kenya, a circa 80 chilometri da Malindi da una banda di uomini, armata di kalashnikov, che nell'assalto ha ferito anche 5 persone, tra le quali un ragazzino di 12 anni in modo grave;

   la ragazza lavora per la onlus marchigiana Africa Milele, che opera in Kenya da diversi anni con progetti di sostegno all'infanzia;

   secondo la polizia keniota, non è chiaro il motivo dell'attacco, né chi se ne sia reso responsabile, ma recentemente, nella zona ci sono stati rapimenti di stranieri da parte di fondamentalisti islamici con base in Somalia;

   i sospetti si sono concentrati da subito sugli islamisti somali shebab, terroristi passati dall'affiliazione ad al Qaeda alla compagine Isis; alcuni testimoni hanno detto che gli assalitori vestivano alla maniera somala e parlavano in somalo. Gli shebab avevano intensificato gli attentati sul territorio kenyano dopo l'offensiva militare lanciata da Nairobi in territorio somalo nell'ottobre 2011, mirata proprio contro di loro;

   la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione al rapimento, nel quale si ipotizza il reato di sequestro di persona per finalità di terrorismo –:

   di quali notizie disponga il Ministro interrogato riguardo al rapimento di Silvia Romano e, ove risulti confermata l'ipotesi del rapimento da parte di un gruppo jihadista, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per liberare tempestivamente la nostra concittadina.
(5-00973)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica Unita di Tanzania prevede nella propria legislazione penale il reato di omosessualità, punibile fino a 25 anni di carcere;

   a tale norma, fa seguito una vera e propria campagna di discriminazione e di persecuzione da parte delle autorità istituzionali della Tanzania contro i cittadini appartenenti alla comunità lgbt;

   in tempi recenti il presidente John Magufuli ha decretato la chiusura di 40 strutture sanitarie impegnate nella cura del virus dell'Hiv, con l'accusa di promuovere relazioni omosessuali e ha minacciato l'espulsione di qualsiasi cittadino straniero impegnato nella tutela dei diritti lgbt nel Paese, limitando di fatto le attività delle numerose associazioni umanitarie operanti nel territorio tanzaniano;

   il 29 ottobre 2018 Paul Makonda, governatore della ragione di Dar es Salaam e strettamente legato politicamente al presidente Magufuli, ha dichiarato in una conferenza stampa di voler iniziare una campagna di arresti per tutti coloro che sono sospettati di omosessualità, minacciando di torturare i sospettati per la verifica del loro orientamento sessuale, tramite test anali;

   è comprovato da svariate fonti (organizzazioni non governative e associazioni per la tutela dei diritti umani) che in Tanzania sistematicamente vengono arrestate in modo arbitrario persone ritenute omosessuali;

   queste vere e proprie persecuzioni fanno seguito a numerosi provvedimenti che hanno di fatto azzerato la libertà di pensiero e di espressione in Tanzania delle persone lgbt;

   tuttavia, tali persecuzioni avvengono nonostante la Tanzania abbia sottoscritto e ratificato la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che dovrebbe impegnare lo Stato a tutelare ogni cittadina e ogni cittadino;

   la ministra del Regno di Danimarca per la cooperazione allo sviluppo Ulla Pedersen Tørnæs ha già annunciato il 15 novembre 2018 di sospendere tutti gli aiuti previsti per la Tanzania, per protesta a quanto sta accadendo nel Paese africano contro le persone lgbt;

   l'alta rappresentante Federica Mogherini ha dichiarato, in nome dell'Unione europea, che «L'UE è seriamente preoccupata del deteriorarsi della situazione delle persone LGBTI. In questo contesto le autorità tanzaniane hanno considerevolmente aumentato le pressioni sull'ambasciatore dell'UE, provocandone alla fine la partenza forzata e il richiamo a Bruxelles per consultazioni. Questo atteggiamento senza precedenti non è in linea con la tradizione consolidata di dialogo bilaterale e di consultazione tra le due parti, una situazione per cui l'UE esprime profondo rammarico. L'UE invita le autorità tanzaniane ad astenersi dall'esercitare limitazioni e pressioni indebite sulle missioni diplomatiche».

   a parere dell'interrogante, è dovere del Governo applicare il comma 3 dell'articolo 10 della Costituzione italiana e garantire dunque immediato asilo alle persone attualmente perseguitate in Tanzania –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per far cessare le violazioni dei diritti umani sopra descritte e per concedere immediato asilo e protezione alle persone attualmente perseguitate in Tanzania.
(4-01675)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il ciclo dell'azoto è il primo ciclo planetario sovvertito a livello mondiale, secondo Steffen, con particolare riguardo all'Italia; l'incremento di nitrati in acqua può provocare riduzione dello sviluppo dei bambini e della biodiversità e incremento di specie aliene. Si verificano effetti simili al sovvertimento del ciclo del fosforo, con un record mondiale nel nostro Paese. Una falda compromessa è difficile da bonificare, contamina velocemente un ecosistema;

   la direttiva 2000/60 prevede il rispetto dello stato chimico delle acque superficiali (Scas) in tempi brevi; molte regioni italiane hanno chiesto una proroga dei tempi previsti per raggiungere un buono stato chimico delle acque superficiali;

   sono allo studio le cause ambientali dell'epidemia di polmonite fra Alto Mantovano e bassa Bresciana, con oltre 868 casi. Vengono sparse nella zona rossa oltre 360 mila tonnellate di fanghi di depurazione all'anno. Si potrebbe supporre una triplice eziologia: l'eccesso di nutrienti in falda derivante dalla presenza di discariche e spandimenti agrozootecnici (sedimenti che nutrono germi come la legionella), lo spandimento di fanghi al suolo (metalli pesanti e geni di resistenza antibiotica), eventi meteorologici estremi. La resistenza antibiotica uccide in Italia oltre 10 mila persone all'anno. Gli spandimenti di vari effluenti sono associati a modifiche del «resistoma», la resistenza agli antibiotici dei germi contenuti in suoli e falde, con possibile effetto sulla salute umana;

   nel recente studio cinese di Q.-L. Chen e altri/Science of the Total Environment 645 (2018) 1230-1237 e nello studio statunitense di Burch, Environ. Sci. Technol., 2017 si mettono in evidenza lo stimolo all'incremento della resistenza antibiotica per effetto genico nella fillosfera (suolo in cui sono immerse le piante) e il possibile contagio umano dovuto a contaminazione di ortaggi dopo spandimento; l'analisi quantitativa vede il dimezzamento del rischio in particolare mediante compostaggio dei fanghi di depurazione rispetto a spandimento diretto di fanghi, letame e struvite. La riduzione del rischio si associa a latenza del raccolto di 6 mesi dallo spandimento. Secondo lo studio di Dengmiao Chenga e altri pubblicato su Journal of Environmental Management la riduzione di antibiotico resistenza si associa a una fase di compostaggio a elevata temperatura (maggiore di 55° C, termofilia), pH, ed elevato rapporto C/N per il letame;

   i suoli di buona parte dell'Europa mediterranea sono poveri di carbonio e in progressiva desertificazione;

   non sarebbe possibile spandere digestati o reflui liquidi del biometano in molte aree nazionali per la direttiva 2000/60 che impone di non peggiorare lo stato chimico delle acque superficiali, ma si moltiplicano le richieste autorizzative di impianti di gestione di rifiuti organici, in particolare in Pianura padana, con l'asserita volontà di produrre biometano, nonostante l'assenza di tali rifiuti in loco, determinando il possibile incremento del turismo dei rifiuti e un ciclo di vita palesemente negativo in termini di produzione energetica netta;

   addirittura si segnalano le prime richieste di autorizzare impianti che non prevedono compostaggio dei digestati come l'impianto di Revere in provincia di Mantova, che prevede appunto una fase di spandimento (R10) diretta dei digestati (oltre 50 mila t annue) che arriveranno a temperatura massima 38° C in fase di digestione; recenti sperimentazioni nazionali stanno mostrando notevoli complessità nella raffinazione e nella filiera del biometano, che sembra proposta come una scappatoia per impianti a biogas al termine dell'incentivazione;

   i fattori del duplice binario patologico, sovvertimento dei cicli geochimici di fosforo e azoto e spandimento di fanghi in zone ristrette con modalità ad alto rischio di stimolo all'antibiotico-resistenza, potrebbero potenziarsi a vicenda in termini ecosistemici e di impatto sulla salute umana;

   per quanto riguarda i reflui idrici da strutture ospedaliere, si segnalano gli studi di Kaitlyn R. Kelly e altri su Progress in Molecular Biology and Translational Science, ove si segnala l'abbondanza di antibiotici e geni di resistenza antibiotica nei reflui ospedalieri non depurati –:

   se intenda adottare iniziative per rivedere la normativa sugli spandimenti, con particolare riguardo al compostaggio dei fanghi, alla separazione dei reflui idrici da strutture ospedaliere e alla prescrizione di tempistiche minime in agricoltura di raccolto postspandimento di fanghi di depurazione;

   se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per limitare la produzione di energia da fonti cosiddette «rinnovabili» in caso di «turismo dei rifiuti» con passaggio interregionale dei rifiuti stessi, anche interfacciandosi con altre strutture ministeriali per «tarare» gli incentivi;

   se intenda adottare iniziative per porre specifici limiti normativi per quanto riguarda spandimenti di rifiuti azotati, in particolare in aree caratterizzate da matrici ambientali impattate (aree con superamenti dei PM10 in aria, aree caratterizzate da Scas scarso o suoli sensibili ai nitrati), prevedendo perlomeno l'obbligo di compostaggio dei digestati;

   se intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, affinché sia valutata la desertificazione di alcuni suoli nazionali e, in particolare, la povertà di carbonio in relazione all'esigenza di limitare l'autorizzazione in tali località di impiantistica che determini spandimento di reflui poveri di carbonio, come gli impianti a biogas e biometano per gestione di rifiuti organici e verdi che vedono alternative gestionali più sostenibili come il compostaggio;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per implementare il ruolo della «piattaforma del fosforo» in relazione allo studio del ciclo del fosforo, e al recupero di fosforo dagli effluenti civili, industriali e agrozootecnici.
(2-00186) «Zolezzi, Ilaria Fontana, Parentela».

Interrogazione a risposta orale:


   ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   vanno assunte iniziative in coerenza con gli obiettivi del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1° giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell'aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani;

   va garantita l'ottemperanza degli obblighi previsti dalla legge 14 gennaio 2013, n. 10, tra i quali vi è quello di porre a dimora un albero per ogni neonato residente od ogni minore adottato per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti;

   con la legge 14 gennaio 2013, n. 10, la Repubblica italiana ha riconosciuto il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» con lo scopo di realizzare, sotto la guida del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, varie iniziative legate alla promozione e alla conoscenza dell'educazione civica, ambientale e dell'ecosistema boschivo, tra cui la piantumazione di piantine arboree da parte degli alunni di istituti scolastici in aree pubbliche individuate, d'intesa con ciascun comune con modalità definite con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo dell'istruzione e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   l'ondata di maltempo, caratterizzata da venti e piogge che ha colpito duramente tutto il territorio italiano fra la fine di ottobre e l'inizio di novembre di quest'anno, da portato ad un disastro ambientale senza precedenti. Secondo le stime di Confagricoltura i danni al settore agricolo e forestale ammontano a circa 2 miliardi di euro;

   l'Italia è afflitta da un problema ambientale ed idrogeologico strutturale che va al più presto risolto al fine di evitare che tragedie come quella di Belluno si ripetano in futuro. Secondo l'ultimo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico infatti, il 91 per cento dei comuni italiani (7.275) è a rischio per frane e/o alluvioni, il 16,6 per cento del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità; 1,28 milioni di abitanti sono a rischio frane e oltre 6 milioni di abitanti a rischio alluvioni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se abbia intenzione di attivare un piano straordinario nazionale di piantumazione degli alberi che coinvolga fattivamente gli studenti degli istituti scolastici di ogni ordine grado.
(3-00338)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto di depurazione delle acque reflue situato ad Anagni (FR), concesso dalla regione Lazio con delibera della giunta n. 93 del 2017 al Consorzio per lo sviluppo industriale di Frosinone (ASI) e gestito da AeA srl, è stato recentemente oggetto di finanziamenti erogati al fine di garantire il completamento dei lavori, ma risulta ancora non essere a servizio del relativo agglomerato urbano;

   l'agglomerato di Anagni, con carico generato pari a 20.267 abitanti equivalenti, è interessato dalla procedura di infrazione dell'Unione europea di cui al parere motivato 2014/2059, emessa a marzo 2015. Ai fini dell'aggiornamento sullo stato di attuazione degli interventi relativi agli agglomerati oggetto di contenzioso che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare periodicamente invia alla Commissione europea, la regione Lazio, con una nota del 9 agosto 2016, ha comunicato che è prevista la realizzazione di fognature e collettamento di tutto l'agglomerato presso il depuratore, realizzato con fondi regionali ma inattivo;

   nel mese di marzo 2018, regione Lazio e il Consorzio Asi di Frosinone risultavano essere in procinto di operare il collaudo operativo e la messa in funzione del depuratore di Anagni, con termini previsti entro la fine del 2018;

   l'accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche (APQ8), del 23 dicembre 2002, prevede l'attuazione coordinata di un sistema integrato di interventi funzionalmente collegati per la tutela ambientale e per l'attivazione, implementazione ed adeguamento dei depuratori;

   successivamente, nell'ambito del II atto integrativo del citato accordo sottoscritto il 2 maggio 2006, è stato finanziato l'intervento che prevede il completamento della rete fognaria e dei collettori nella vasta maglia comunale del centro storico di Anagni e delle frazioni limitrofe. Tale intervento ha un costo complessivo di 8,2 milioni di euro di cui circa 5,7 milioni carico dei fondi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (articolo 144, comma 17, della legge n. 388 del 2000) e 2,5 milioni a carico della tariffa del servizio idrico integrato;

   a norma del Capo VIII del decreto legislativo n. 300 del 1999 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono attribuite la tutela delle risorse idriche e la relativa gestione, sorveglianza, monitoraggio e recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e all'impatto sull'ambiente, con particolare riferimento alla prevenzione e alla repressione delle violazioni compiute in danno dell'ambiente –:

   quale sia l'attuale stato di avanzamento lavori nel rispetto del cronoprogramma fornito.
(5-00970)


   MURONI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 novembre 2018 i carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ed ecologico delle province di Lecce, Roma, Milano e Padova, assieme ai colleghi del comando provinciale del capoluogo salentino, hanno eseguito un decreto di perquisizione e sequestro emesso dal procuratore capo della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris e dal sostituto procuratore Valeria Farina Valaori;

   in particolare, le perquisizioni sono scattate all'interno delle sedi legali, operative, uffici e cantieri della società «Trans adriatic pipeline» sia sul territorio di Melendugno, sia a Roma, Lecce e Villafranca Padovana, dove ha sede il laboratorio di analisi «Sgs Italia sa», il centro utilizzato dalla multinazionale del gasdotto per effettuare le indagini ambientali sui vari cantieri della maxi infrastruttura;

   la struttura veneta ha consegnato tutto il materiale a disposizione agli investigatori dell'Arma. Al termine di questa prima fase investigativa, risultano indagati, con l'accusa di carico abusivo di sostanze pericolose, l'ex rappresentante legale di Tap, Clara Risso, 58enne; il country manager per l'Italia, Michele Mario Elia, di 72 anni e il project director per l'Italia Gabriele Paolo Lanza, di 55 anni;

   durante il blitz dei militari, è stata rinvenuta e posta sotto sequestro una corposa mole di documenti e dati a partire dal mese di novembre del 2017, ora al vaglio dell'Arma. Le informazioni, registrate anche su supporti informatici, sono quelle relative ai campionamenti eseguiti sulle falde acquifere sottostanti il cantiere di San Basilio. Un punto in cui, stando alle indagini eseguite dal Noe leccese, coordinate dal maggiore Dario Campanella e da Arpa Puglia, è stato riscontrato un superamento della soglia di contaminazione da parte di alcune sostanze, tra le quali il cromo esavalente;

   inoltre, sembrerebbe che i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico avrebbero riscontrato il superamento della concentrazione della soglia di contaminazione (Csc) di alcuni parametri tra cui il cromo esavalente in vari cantieri della Tap;

   ora tutti gli atti a disposizione degli uomini del Noe, sin dalle prossime ore saranno consegnati ai magistrati del capoluogo salentino, per la successiva analisi. L'indagine è partita a seguito di un esposto presentato in Procura dai tecnici del comune di Melendugno, in occasione della prima conferenza dei servizi in provincia, sul tema dei superamenti dei metalli pesanti nella falda. Ne è seguita anche un'ordinanza sindacale di Marco Potì, per bloccare lavori ed emungimento delle acque dal cantiere di San Basilio, a fine luglio 2018. A tutto questo è stata data ampia diffusione dagli organi di informazione sia nazionali che locali;

   a tal proposito si ricorda, che dal primo firmatario del presente atto era stata presentata un'interrogazione a risposta immediata in commissione, la n. 5-00186, con la quale si chiedeva al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di «...valutare urgentemente l'assunzione delle iniziative di competenza per la sospensione della realizzazione del progetto Tap fino a quando non si conosceranno le effettive ricadute ambientali sul territorio interessato dall'opera.»;

   sostanzialmente, il Ministro aveva risposto che i cantieri non si sarebbero fermati, né si sarebbero sospesi i lavori perché grazie alle stringenti prescrizioni imposte, gli impatti ambientali della Tap sarebbero non significativi. Quello che oggi sta accadendo rischia di smentire quanto dichiarato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   si rileva che il suddetto Ministro di recente ha anche affermato che «... le prescrizioni possono essere aggiornate via via che in tale ultima fase dovessero emergere nuove e mutate situazioni...» –:

   se il Governo non intenda, in attesa della conclusione delle indagini in corso da parte dei carabinieri del nucleo operativo ecologico sulla TAP, avviare urgentemente un'istruttoria finalizzata alla revoca della valutazione di impatto ambientale, anche in considerazione delle ultime dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sopra richiamate.
(5-00972)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i recenti e gravissimi episodi di dissesto idrogeologico verificatisi in Veneto e in Sicilia rendono indispensabile e urgente una riflessione sulla corretta gestione e manutenzione del territorio, affinché simili situazioni non si ripetano più;

   i dati dell'ultimo monitoraggio (2017-2018) effettuato dall'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sono preoccupanti per la Campania: il 60,2 per cento del territorio regionale è a rischio frana, contro una media nazionale del 19,9 per cento; il 19,6 per cento presenta un livello di pericolosità da frana elevato o molto elevato;

   sempre secondo l'Ispra, le province di Avellino e Salerno sono tra quelle maggiormente esposte a rischio con il 23,3 per cento e il 22,5 per cento del territorio;

   Salerno e Genova sono le province italiane che presentano il numero più elevato di edifici a rischio di frane;

   in Campania 90.789 edifici sono in zone a rischio molto elevato ed elevato, l'8,6 per cento del totale: a Caserta il 5,7 per cento, a Benevento l'11,2 per cento, 1 a Napoli 16.032, a Salerno 19.373;

   dagli organi di stampa si apprende che, come denunciato anche dal presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi, i fondi europei disponibili per fronteggiare l'emergenza non sono stati ancora totalmente utilizzati dalla regione Campania;

   nella programmazione Por-Fesr 2014-2020 ci sono risorse per 1,4 miliardi di euro che possono essere appostate su interventi di mitigazione del rischio idrogeologico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare – per quanto di competenza – per consentire un pieno e corretto utilizzo dei suddetti fondi comunitari;

   se e in quali tempi il Governo intenda promuovere un piano straordinario, finanziato con risorse adeguate, per la messa in sicurezza e un efficace contrasto al dissesto idrogeologico in Campania e nel resto del Paese.
(4-01677)


   SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 31 dicembre 2018 scade il periodo in cui non si applicano le sanzioni per omessa utilizzazione del sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi denominato Sistri, in base alla disposizione contenuta nella legge di bilancio 2018 (articolo 1, comma 1134, della legge 27 dicembre 2017, n. 205);

   in assenza di altra disposizione normativa i gestori dei rifiuti pericolosi – produttore, trasportatore su strada e impianto finale di ricezione – saranno obbligati ad applicare soltanto il menzionato sistema;

   il Ministro interrogato ha dichiarato ai mezzi di informazione che il Sistri chiuderà entro il 31 dicembre 2018;

   in un convegno pubblico, tenutosi alla Fiera Ecomondo di Rimini l'8 novembre 2018, una dirigente della direzione generale rifiuti industriali del Ministero, dottoressa Ilde Guadiello, ha ribadito che il Sistri chiuderà entro il citato 31 dicembre 2018 –:

   se effettivamente sia intenzione del Governo adoperarsi affinché il sistema di tracciabilità dei rifiuti pericolosi denominato Sistri termini entro il 31 dicembre 2018 e quali siano le opportune iniziative normative amministrative a tal fine necessarie.
(4-01678)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   PINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 novembre 2018 alle 09,47 il Ministro interrogato, sulle proprie pagine ufficiali di Facebook e Twitter ha postato una foto di tre ragazze con la didascalia «Poverette, e ridono pure...»;

   le ragazze nella foto sulla pagina pubblica di Facebook del Ministro interrogato sono ritratte senza nessun tipo di forma grafica che ne tuteli la privacy, e sono delle studentesse minorenni;

   la foto sulla pagina pubblica di Facebook del Ministro interrogato è stata oggetto di numerosi commenti, oltre 12 mila;

   nei commenti le tre ragazze sono state bersagliate da minacce e innumerevoli insulti, anche e direttamente nella pagina ufficiale del Ministro dell'interno, senza che questi fossero cancellati o moderati;

   secondo gli ultimi dati dell'Istat il 31,5 per cento delle 16-70enni (6 milioni e 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Ha subìto minacce il 12,3 per cento delle donne;

   sul sito del Ministero dell'interno nella sezione «Violenza di genere» è riportata la dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne che è stata adottata da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993. Si legge: «È violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'articolo 1 della dichiarazione Onu sull'eliminazione della violenza contro le donne»;

   il 25 novembre cade la Giornata internazionale per eliminazione violenza contro donne proclamata dalle Nazioni Unite. L'Onu promuove iniziative e convegni dedicati alle donne che hanno subìto o subiscono ancora una violenza fisica o psicologica;

   la prima sezione penale della Corte di cassazione con la sentenza n. 42727, pubblicata il 23 ottobre 2015 stabilisce, tra l'altro, che «Facebook è una gigantesca piazza immateriale con oltre cento milioni di utenti nel mondo, che comunicano in settanta lingue diverse: la community internet, dunque, ben può rientrare nella nozione di “luogo pubblico” ex articolo 660 Cp»;

   la quinta sezione della Corte di cassazione con la sentenza n. 4873 del 1° febbraio 2017 ha stabilito che la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l'uso di una bacheca «Facebook» integra un'ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell'articolo 595, comma 3, codice penale, poiché questa modalità di comunicazione di un contenuto informativo suscettibile di arrecare discredito alla reputazione altrui, ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone; attraverso tale piattaforma virtuale, invero, gruppi di soggetti valorizzano il profilo del rapporto interpersonale allargato ad un numero indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione;

   tra i compiti del Ministero dell'interno c'è la sicurezza del cittadino, la tutela dell'incolumità e delle libertà individuali garantite dalla Costituzione;

   l'11 ottobre 2018 Luca Morisi, responsabile social network del Ministro interrogato ha dichiarato che esiste un solo spin doctor di Salvini ed è Salvini stesso –:

   se il Ministro interrogato abbia pubblicato direttamente la foto delle tre ragazze minorenni;

   per quale motivo non abbia operato per cancellare e limitare le minacce e gli insulti nei confronti delle tre minorenni;

   se non ritenga opportuno, per quanto tardivo, adottare iniziative per rimuovere gli insulti e le minacce alle ragazze dalla sua pagina;

   se non ritenga, come Ministro dell'interno, di dover adottare iniziative per tutelare l'incolumità delle tre ragazze minorenni nelle forme e nelle modalità previste dalla legge.
(3-00339)


   LIUZZI, ROSPI e CILLIS. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il quinquennio della legislatura del consiglio regionale della Basilicata è spirato il 18 novembre 2018 e a norma dell'articolo 5 della legge n. 165 del 2004 le elezioni del presidente della regione e per il rinnovo del consiglio regionale si sarebbero dovute svolgere non oltre il 20 gennaio 2019;

   in data 20 novembre 2018 la vice presidente della giunta regionale facente funzioni a causa dell'impedimento del presidente ha indetto con proprio decreto le elezioni per il 26 maggio 2019;

   l'atto della vicepresidente della giunta regionale si configura, secondo gli interroganti, come un'evidente infrazione della normativa elettorale regionale vigente, nonché della normativa nazionale in materia dettata dalla legge n. 165 del 2004. Ma soprattutto si configura come un'inaccettabile lesione dei più elementari principi democratici e del diritto dei cittadini lucani ad eleggere i propri rappresentanti nel consiglio regionale, ponendo in essere una situazione nella quale il presidente della regione e il consiglio verranno eletti ben sei mesi dopo la scadenza del loro mandato naturale;

   in tale periodo, tanto spropositato quanto inaccettabile, di prorogatio la giunta regionale sarà costretta a limitarsi alla gestione degli affari correnti, dunque con l'impossibilità di governare in maniera concreta e adeguata la regione in un periodo cruciale come i primi sei mesi dell'anno nella quale la città di Matera sarà capitale della cultura europea;

   tale decisione appare ancora più criticabile e, a giudizio degli interroganti, foriera di discredito nei confronti della regione e dei cittadini lucani alla luce della condizione giudiziaria in cui versa il presidente della regione, prima arrestato nell'ambito di una grave inchiesta giudiziaria in materia sanitaria e successivamente impedito a svolgere le sue funzioni istituzionali e politiche;

   la decisione assunta dalla vice presidente della regione richiama, secondo gli interroganti, in maniera assolutamente impropria il comma 2 dell'articolo 7 del decreto-legge n. 98 del 2011 e il precedente delle elezioni regionali dell'Abruzzo svolte nel 2014;

   come risulta in maniera solare dalla risposta fornita dall'allora vice ministro dell'interno senatore Filippo Bubbico, nella seduta della Camera dei deputati del 10 dicembre 2013, ad alcuni atti di sindacato ispettivo, in quell'occasione, in base al parere espresso dall'Avvocatura dello stato, la regione Abruzzo adeguò la propria legislazione interna con un esplicito richiamo volto al recepimento dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 98 del 2011 inserito nell'articolo 33, comma 12-bis, della legge regionale n. 68 del 2012, e ciò consenti di indire le elezioni oltre il termine previsto dalla legge n. 165 del 2004 senza entrare in conflitto con l'articolo 122 della Costituzione;

   tale recepimento dell'articolo 7 del decreto-legge n. 98 del 2011 è assolutamente assente nella normativa elettorale della regione Basilicata, la quale è stata recentemente modificata con la legge regionale 20 agosto 2018, n. 20. In tale legge il comma 1 dell'articolo 5 dispone che il termine ultimo per lo svolgimento delle elezioni è quello di cui all'articolo 5 della legge n. 165 del 2004;

   alla luce di ciò ed anche alla luce del fatto che, a quanto risulta agli interroganti, la regione aveva prospettato per vie informali l'ipotesi del voto a maggio 2019 agli uffici del Ministero dell'interno ricevendone risposta negativa, la decisione assunta dalla regione Basilicata appare agli interroganti del tutto irragionevole e in contrasto con la normativa vigente –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al riguardo, anche promuovendo una revisione dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 98 del 2011, volta a chiarire, in modo univoco, la corretta applicazione della disciplina in esso contenuta, nel rispetto dei principi fissati dall'articolo 122 della Costituzione e in coerenza con quanto stabilito dall'articolo 5 della legge n. 165 del 2004.
(3-00340)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARTOLOZZI, PRESTIGIACOMO, GERMANÀ, MINARDO, SCOMA e SIRACUSANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alla luce degli innumerevoli danneggiamenti e attentati incendiari, che negli ultimi mesi, stanno dilaniando la città di Gela e mettendo in serio pericolo la sicurezza dei cittadini, la prima firmataria del presente atto il 9 novembre 2018 ha riportato, attraverso l'interpellanza urgente indirizzata al Ministro dell'interno n. 2-00167, scene di guerra con carcasse di auto bruciate e ridotte a cenere, prospetti anneriti, serrande sciolte, balconi danneggiati, situazioni in relazione alle quali risulta necessario e improcrastinabile l'invio sul posto di un adeguato contingente delle forze dell'ordine;

   la situazione allarmante era stata altresì già denunciata, il 22 ottobre 2018, dalla prima firmataria del presente atto, attraverso un'interrogazione a risposta scritta (n. 4-01445), senza ricevere alcuna risposta da parte del Ministro interrogato;

   il sottosegretario per l'interno, Sibilia, in risposta all'interpellanza urgente appena citata, dopo i gravi fatti criminali che hanno sconvolto la città di Gela e che hanno spinto migliaia di cittadini a scendere in piazza, si è semplicemente limitato ad annunciare numeri e statistiche, rappresentando in qualche modo la città di Gela come «omertosa»;

   lo stesso Sottosegretario ha altresì fatto riferimento al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è riunito una sola volta, non considerando che, per far fronte alla situazione di allarme descritta, è necessario un comitato provinciale permanente sul territorio al fine di fornire misure concrete per la città di Gela;

   ad aggravare la situazione, il Sottosegretario ha altresì sostenuto che «la prefettura, fin dallo scorso maggio, ha sottoscritto con l'amministrazione comunale di Gela un protocollo per la sicurezza urbana che individua come obiettivo prioritario, per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, l'installazione di videosorveglianza (...)»;

   purtroppo, il Sottosegretario non sembra essere a conoscenza del fatto che nella graduatoria dei finanziamenti previsti dal decreto del Ministero dell'interno, pubblicata il 23 ottobre 2018, Gela non è tra i comuni assegnatari: sono stati 428 i comuni d'Italia a beneficiarne sui 2.246 che hanno presentato i progetti e la città di Gela si colloca al 1392° posto, nonostante figuri tra i comuni a elevatissima incidenza di fatti criminali;

   alla luce di quanto appena riportato e soprattutto dell'indifferenza da parte del Governo su una questione di primaria urgenza che, soprattutto nel 2017, ha fatto registrare un'impennata del numero degli attentati incendiari in città, risulta necessario e improcrastinabile l'invio sul posto di un contingente adeguato delle forze dell'ordine, al fine di evitare il reiterarsi dei tragici eventi, di impronta criminale, appena citati –:

   se, in che modo e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, per potenziare il necessario e imprescindibile presidio delle forze dell'ordine e gli strumenti necessari a rafforzare le attività investigative, di prevenzione e di repressione della criminalità organizzata a Gela;

   se, con quali tempistiche e con quali iniziative di competenza intenda assicurare l'istituzione di un Comitato provinciale permanente nella città di Gela, da presenziare, che sia appositamente dedicato al monitoraggio delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio gelese;

   se non ritenga opportuno intraprendere le opportune iniziative, per quanto di competenza, al fine di procedere tempestivamente alla realizzazione di un sistema efficiente di videosorveglianza per la città di Gela per garantire misure concrete per i cittadini del territorio interessato.
(4-01674)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 novembre 2018, secondo quanto si riferisce sul sito internet Arpat Toscana, è divampato un incendio in un'area vicina al campo della comunità rom di Ospedaletto a Pisa. Nella zona interessata erano stati depositati rifiuti ingombranti di varia tipologia, elettrodomestici, pneumatici, sfalci e potature. Il personale dell'Arpat, intervenuto sul luogo, ha segnalato all'amministrazione comunale la necessità di ripristino dello stato dei luoghi a seguito dell'incendio, oltre all'adozione di provvedimenti per contrastare il ripetersi di tali episodi –:

   se risultino al Governo essersi verificati episodi simili nelle aree attigue;

   se siano state effettuate verifiche, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, sui rischi ambientali e per la salute pubblica arrecati dal succitato episodio ed altri simili eventualmente verificatisi;

   se, considerati la pericolosità dell'evento e i danni ambientali provocati dall'abbruciamento, ove l'incendio risulti collegato alla presenza del campo rom si intenda adottare ogni iniziativa di competenza per sgomberare la comunità rom di Ospedaletto.
(4-01676)


   MICELI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da quanto è dato evincere da un articolo pubblicato dal quotidiano «la Repubblica», edizione di Palermo, del 17 ottobre 2018, a firma di Antonio Fraschilla, la società «Nuova Poseidonia» si sarebbe aggiudicata, ad un'asta fallimentare, uno «scheletro di cemento», un «ecomostro» che insiste lungo un incontaminato tratto di costa ricadente nella frazione di Aspra del comune di Bagheria (Palermo);

   l'attuale sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, unitamente a una deputata, a suo marito e ad altre persone, sarebbe socio della società «Nuova Poseidonia»;

   l'acquisto del manufatto in cemento sarebbe finalizzato alla trasformazione dell’«ecomostro» in struttura alberghiera;

   la presenza di un sindaco in carica, peraltro – secondo quanto riportato dagli organi di stampa – rinviato a giudizio per «falso ideologico, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio» per vicende di abusivismo edilizio, tra i soci di una società che, sul territorio dello stesso comune, ha in progetto un'importante opera di trasformazione edilizia a fini «speculativi», solleva non poche preoccupazioni e dubbi su eventuali sostanziali conflitti di interesse del sindaco stesso;

   la situazione è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano promuovere, al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per l'eventuale attivazione della procedura di cui all'articolo 142 del TUEL e, in ogni caso, per la salvaguardia ambientale di un litorale straordinario per bellezza e storia.
(4-01680)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   date le peculiarità del tessuto economico nazionale è diffuso il ricorso alle assunzioni di lavoratori stagionali, in particolare nei settori turistico e alberghiero;

   la legislazione italiana prevede sussidi di disoccupazione per i lavoratori privi di impiego per ragioni indipendenti dalla loro volontà – salvo alcune eccezioni – che dichiarano al dentro per l'impiego la propria immediata disponibilità allo svolgimento dell'attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro;

   ne consegue che, in ordine all'ottenimento dell'assegno sociale per l'impiego o delle altre forme di sostegno, oltre ai requisiti espliciti – stato di disoccupazione involontario, requisito contributivo, requisito lavorativo – vi sono anche requisiti impliciti, tra cui la territorialità, poiché pare evidente che è impossibile rendersi immediatamente disponibili per eventuali offerte di lavoro e partecipare alle misure di politica attiva del lavoro qualora ci si trovi all'estero per lunghi periodi;

   nei sopracitati settori è frequente l'assunzione di lavoratori stranieri;

   gli organi di stampa hanno riportato casi di lavoratori stagionali stranieri del settore turistico che, al termine della stagione, rientravano nei loro Paesi per restarci uno o più mesi, talvolta sino alla nuova chiamata, percependo così indebitamente l'indennità di disoccupazione –:

   quanti siano, secondo gli ultimi dati disponibili, i lavoratori stagionali nel settore turistico-alberghiero, quanti di essi siano italiani, quanti stranieri comunitari, e quanti extracomunitari;

   se vi siano state, dal 2014 ad oggi, indagini o verifiche sui casi di lavoratori stagionali stranieri del settore turistico-alberghiero che hanno percepito indebitamente l'indennità di disoccupazione poiché non presenti sul territorio nazionale durante il periodo di erogazione; quanti siano stati i casi accertati, suddivisi per nazione di provenienza, e le regioni nelle quali si sono verificati; a quanto ammontino le somme indebitamente percepite e quante di queste siano state restituite;

   se il Governo intenda adottare iniziative per introdurre norme più stringenti affinché simili casi non si ripetano.
(4-01679)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Eva Lorenzoni n. 5-00457, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Patassini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Spadoni e altri n. 3-00333, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dadone.

ERRATA CORRIGE

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Spadoni e altri n. 3-00333 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 87 del 20 novembre 2018. Alla pagina 3161, seconda colonna, dalla riga ventiquattresima alla riga ventisettesima deve leggersi: «stia prendendo in considerazione i contributi trasmessi il 29 ottobre 2018 al Grevio (Gruppo esperte sulla violenza del Consiglio d'Europa) dalle associazioni italiane» e non come stampato.