Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 20 novembre 2018

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   PALAZZOTTO e FORNARO. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   la notte del 7 novembre 2018 un gommone alla deriva con 95 persone nel Mediterraneo centrale ha lanciato una richiesta di soccorso diretta all’alarm phone, che a sua volta ha contattato l'Imrcc;

   l'Imrcc alle 19.34 comunicava alla Nivin: «A nome della Guardia costiera libica per la salvezza delle vite in mare, per favore, cambiate rotta e dirigetevi a massima velocità alla latitudine indicata». Seguiva l'indicazione di contattare il Jrcc libico attraverso Imrcc, con un numero italiano, coordinando di fatto l'intervento della cosiddetta Guardia costiera libica;

   alle 21.34 la cosiddetta Marina libica via mail comunicava a Nivin, a Eunavformed e alla Marina maltese e italiana: «Come autorità libica vi ordino di recuperare il gommone e provvederemo a dare istruzioni di disimbarco»;

   le persone sono state, quindi, fatte salire a bordo della Nivin, affermando che li avrebbero portati in Italia, e invece sono state portate, sotto scorta libica, presso il porto di Misurata;

   quando i migranti hanno capito che non si sarebbero diretti in Europa ma sarebbero tornati in Libia, ci sono stati momenti di tensione;

   dal 10 novembre 2018 questi profughi si rifiutano di scendere dalla Nivin perché non vogliono essere riportati in un centro di detenzione dove rischierebbero ulteriori torture e violenze, temendo inoltre ritorsioni che metterebbero a rischio la loro vita;

   79 migranti sono ancora a bordo, in condizioni igienico-sanitarie disperate, mentre il comandante libico Anwar El Sharif, che li considera criminali e terroristi – senza alcun riscontro – minaccia azioni di forza;

   organizzazioni governative, come l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, e non governative, come Medici senza frontiere o Mediterranea, chiedono la destinazione dei profughi in un porto sicuro europeo, considerando anche che le operazioni di soccorso e il ritorno nel porto libico configurano nei fatti un respingimento verso un Paese non sicuro;

   le proteste dei migranti dimostrano le condizioni terribili dei centri libici per migranti, in cui torture, stupri, pestaggi sono all'ordine del giorno, come mostrano i segni sui corpi delle stesse persone a bordo del Nivin;

   il Ministro interrogato il 9 ottobre 2018 in una conferenza stampa dichiarava: «In senso stretto e giuridico la Libia non può essere considerata porto sicuro» –:

   come il Governo intenda intervenire per garantire la tutela dei diritti umani di queste persone, di cui a parere degli interroganti ha responsabilità per averne di fatto coordinato il soccorso, garantendo una soluzione diplomatica e l'eventuale destinazione in un porto sicuro europeo.
(3-00336)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   il 10 e l'11 dicembre 2018 i Governi del mondo saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e quello per i rifugiati. I due testi compiono la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione;

   nato sulla spinta della Dichiarazione Onu di New York del 5 agosto 2016, il Global compact mira, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti. A parere degli interroganti, rappresenta l'ennesimo tassello di un progetto volto ad «annientare» i confini, le culture e le sovranità nazionali sul tema dell'immigrazione;

   il Global compact, finanziato da contributi volontari dei Governi, tra cui l'Italia, promuove flussi continui, utilizzando motivazioni sia economiche che demografiche, creando obblighi crescenti verso gli Stati in termini di servizi agli immigrati, a prescindere dal loro status di rifugiato;

   contro l'approccio immigrazionista si sono già schierati: Stati Uniti, Ungheria, Australia e Austria. A questi si aggiunge la Repubblica Ceca, secondo cui il testo «non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale e illegale»;

   nel testo l'immigrazione viene ideologicamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante. Viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie e l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non si potrebbe mai più considerare illegale;

   in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

   si ritiene inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza controllo democratico dei cittadini, né si condivide l'impostazione ideologica che sancisce, di fatto, un «diritto a migrare»;

   l'Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica per la sua posizione al centro del Mediterraneo, in quanto «molo naturale» per le rotte che provengono dall'Africa;

   l'Italia è anche confine meridionale dell'Unione europea e del mondo occidentale, la «porta di accesso» alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri –:

   quali siano gli intendimenti del Governo circa la firma del Global compact alla Conferenza di Marrakech del 10 e 11 dicembre 2018 e quali i costi a carico delle casse dello Stato per dare seguito alla politica di accoglienza ivi prevista e per il contributo al trust fund che finanzia il Global compact.
(3-00337)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCHETTI e BONIARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ormai da troppi giorni specialmente nelle ore serali, i residenti dei comuni di Assago e Buccinasco sono costretti a respirare fumo tossico, per via della stretta vicinanza con l'area milanese, a causa delle conseguenze di episodi di incendi che si verificano al di fuori dei loro territori nella cosiddetta «terra dei fuochi», un'area periferica di Milano che sfiora i comuni di Buccinasco e Assago;

   il parco agricolo sud Milano e il parco delle risaie vengono utilizzati come discariche abusive a cielo aperto di rifiuti vari, alcuni inerti, altri pericolosi come pezzi di automobile, plastica o ancora resti di materiale elettronico, che poi vengono incendiati; il fumo che ne scaturisce pieno di sostanze tossiche, come la diossina, mosso dai venti, in troppe occasioni si è spinto verso Assago, dove è stato respirato all'altezza della Bazzana, ma anche in alcune aree di Buccinasco;

   dopo aver segnalato il problema a più livelli, è iniziata una raccolta firme da parte di diversi comitati di zona per evidenziare, ancora di più, la gravità di questa emergenza ecologica con continue segnalazioni dettagliate di abbandono di rifiuti da parte dei cittadini che si fanno parte attiva in questa battaglia per la salute delle persone e dell'ambiente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza per verificare le problematiche emerse al fine di garantire la salute e la stessa qualità della vita dei cittadini residenti nei comuni di Assago e Buccinasco interessati dai miasmi descritti, promuovendo ulteriori accertamenti e verifiche attraverso il Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
(4-01672)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PICCOLI NARDELLI, ASCANI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 19 ottobre 2015, «Sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura statale», il Ministero ha istituito un «fondo» di solidarietà finanziato da una percentuale pari al 20 per cento degli introiti complessivi annui di ogni istituto e luogo della cultura statale e finalizzato ad assicurare la sostenibilità economico-finanziaria dell'intero sistema museale nazionale;

   grazie a tale meccanismo, il Ministero si è dotato di uno strumento di riequilibrio in grado sia di sostenere gli istituti e i luoghi della cultura che producono minori introiti, sia di permettere a tutti i musei una pianificazione certa della risorse, così superando il precedente sistema basato su prelievi forzosi, estemporanei e casuali, in base alle esigenze del momento, operati dal centro sui bilanci degli istituti di autonomia speciale;

   ciò nonostante, con il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 27 settembre 2018, rep. 414, di riassegnazione del capitolo 7502 PG 1 finalizzato all'equilibrio finanziario, il Ministero ha completamente disatteso il meccanismo di sostegno sopra menzionato, prelevando con atto del Ministro risorse direttamente dagli avanzi di amministrazione di diversi istituti autonomi, quali la Galleria Borghese (per 450.000 euro), le Gallerie estensi (per 300.000 euro) e Villa Adriana e Villa d'Este (per 300.000 euro);

   dette risorse, il cui prelievo ha seriamente minato la certezza nella programmazione delle attività delle istituzioni coinvolte, sarebbero state destinate, a quanto consta all'interrogante, al pagamento del personale di Ales s.p.a. attivo presso il Ministero;

   con tale cambio di strategia, profondamente lesivo dell'autonomia dei musei statali, il Governo a giudizio dell'interrogante, sta mettendo in pericolo il buon andamento dell'intero sistema museale nazionale –:

   se il Governo intenda porre fine a questa sottrazione di risorse dalle istituzioni museali in assenza di una qualsiasi forma di pianificazione e al di fuori del meccanismo generale di sostegno sopra ricordato.
(5-00959)


   BORDO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Foggia è in fase di esecuzione l'appalto pubblico per la realizzazione del parco Campi Diomedei, cofinanziato dal comune di Foggia e regione Puglia, che interessa 23 ettari di suolo pubblico destinati ad ospitare uno dei più grandi parchi urbani d'Italia;

   il soggetto attuatore dell'opera ha vinto una gara appalto/concorso nel novembre 2015 aggiudicata definitivamente il 27 aprile 2016;

   il 16 maggio 2016 è stato redatto il verbale di immissione in possesso dell'area e il 17 giugno, dopo diverse riunioni e carteggi con le Soprintendenze competenti per territorio (Foggia e Barletta Andria Trani), sono state avviate le indagini esplorative finalizzate all'individuazione di reperti archeologici realizzate utilizzando georadar, magnetometro, rilievi Sapr e rilievi in ambiente Gis, utili anche ad acclarare l'assenza di ordigni bellici;

   tali indagini sono terminate il 19 gennaio 2017 e le risultanze sono state trasmesse alla stazione appaltante, il comune di Foggia, e, di conseguenza, alla Soprintendenza competente che, dopo un'ulteriore richiesta d'integrazione documentale avanzata il 23 ottobre 2017 ed evasa dal comune di Foggia il 27 novembre 2017, ha rilasciato il 25 gennaio 2018 l'autorizzazione richiesta;

   il 14 febbraio 2018 sono stati consegnati i lavori e la ditta esecutrice ha informato la Soprintendenza Foggia/Barletta Andria Trani su ogni attività compiuta, scontando gli effetti negativi dell'ulteriore burocratizzazione della procedura;

   in corso d'opera il vertice della Soprintendenza è cambiato e l'autorizzazione rilasciata il 25 gennaio 2018 è stata annullata in autotutela;

   tale provvedimento di annullamento in autotutela, a quanto risulta all'interrogante, non sarebbe stato preceduto da alcuna comunicazione di avvio del procedimento e non risulta cofirmato dal responsabile unico del procedimento, architetto Enza Zullo;

   a motivarlo sono stati i dubbi sulla «fruibilità percettiva» del complesso deposito Cavalli Stalloni descritto come «prezioso edificio di epoca fascista» la cui visuale è attualmente coperta da alberi e da una fatiscente tettoia in lamiera, posta a protezione delle balle di fieno utilizzate per l'alimentazione dei pochi animali (cavalli e asini) ancora custoditi nella struttura, un tempo sede di un prestigioso ippodromo e oggi ridotta a qualche stalla;

   il blocco ai lavori imposto dalla Soprintendenza di Foggia/Barletta Andria Trani ha rallentato l'esecuzione di un progetto strategico, il cui esito atteso è la riqualificazione e il recupero funzionale di un'area degradata –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per verificare la correttezza, sul piano amministrativo, dell'operato della Soprintendenza e per favorire la ripresa delle attività di realizzazione del parco Campi Diomedei.
(5-00960)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   MARIA TRIPODI, FASCINA, GREGORIO FONTANA, PEREGO DI CREMNAGO, RIPANI, SIRACUSANO e VITO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma Mbda Camm Er, presentato il 10 agosto 2018, è stato ritirato dal Governo il 28 settembre 2018, generando numerose difficoltà nel comparto difesa;

   il programma militare citato è necessario al fine di sostituire progressivamente i missili «Aspide» attualmente a disposizione dell'Esercito italiano, che in considerazione della loro vetustà non potranno essere più impiegati a partire dal 2021;

   a ciò si aggiunge che il programma genererebbe un impatto positivo in termini tecnologici e occupazionali, coinvolgendo gli stabilimenti di Mbda Italia, ma anche quelli di Avio per lo sviluppo e la produzione del motore del missile e Leonardo per il radar Kronos;

   le prospettive sembrano però sfumare, alla luce delle improvvise difficoltà per l'approvazione del programma sorte in seno al Governo, poiché, come riportato dalle maggiori agenzie di stampa, si sarebbe sviluppato un vivace confronto tra il Ministro interrogato e il Ministro dello sviluppo economico;

   a ciò si aggiunge che nel disegno di legge bilancio per il 2019 il Governo ha previsto consistenti riduzioni per il settore della difesa (60 milioni di euro a decorrere dal 2019 e ulteriori 531 milioni di euro nel periodo 2019-2031), nonché riprogrammazioni di spese per il programma European fighter aircraft (Efa) e per il programma di sviluppo di unità navali della classe Fremm, senza prevedere ulteriori finanziamenti per un comparto strategico per il Paese, quale quello della difesa;

   quanto appena riportato provoca ingenti difficoltà al comparto dell'aerospazio che, con più di 14 miliardi di euro annui, circa lo 0,8 per cento del prodotto interno lordo, crea occupazione per più di 110.000 unità, con la produzione di un gettito fiscale di circa 4,5 miliardi di euro –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti circa le motivazioni che hanno portato al blocco degli investimenti previsti in merito al programma pluriennale di ammodernamento militare per l'acquisto dei missili Camm Er e, più in generale, dell'intero comparto della difesa.
(3-00334)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


   MAGI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 20 maggio 1985, n. 222, all'articolo 47, comma 3, prevede che le destinazioni dell'otto per mille vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi; in caso di scelte non espresse, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse;

   come rilevato dalla Corte dei conti – che è intervenuta per ben tre volte negli ultimi anni rilevando gli elementi di debolezza della normativa – in virtù di tale meccanismo ognuno è coinvolto, indipendentemente dalla propria volontà, nel finanziamento delle confessioni, dal momento che i soli optanti decidono per tutti, e il riparto anche delle scelte non espresse avvantaggia soprattutto i maggiori beneficiari. «Il sistema, pertanto, risulta non del tutto rispettoso dei principi di proporzionalità, di volontarietà e di uguaglianza» (deliberazione del 23 dicembre 2016, n. 16/2016/G);

   come sottolinea sempre la Corte dei Conti, «in un periodo di generalizzata riduzione delle spese sociali a causa della congiuntura economica, le contribuzioni a favore delle confessioni continuano, in controtendenza, ad incrementarsi senza che lo Stato abbia provveduto ad attivare le procedure di revisione di un sistema che diviene sempre più gravoso per l'erario, tanto più che, negli ultimi anni, si è assistito al sovrapporsi delle assegnazioni previste dal diritto pattizio con quelle – che raggiungono cifre, in taluni casi, ancora più consistenti – di diritto comune. Il progressivo accrescersi di queste ultime fa, in parte, venir meno le ragioni che giustificano il cospicuo intervento finanziario dello Stato disegnato dall'otto per mille, che ha contribuito ad un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana»;

   infatti la Conferenza episcopale italiana, che nel 1990 incassava 210 milioni di euro, a partire dal 2002 riceve un gettito quintuplicato di circa un miliardo di euro, mentre nello stesso periodo le spese per il sostentamento del clero (la principale destinazione cui la legge vincola l'uso dei fondi) sono poco più che raddoppiate –:

   se vi sia un orientamento del Governo volto a trattenere le quote dell'otto per mille con la tecnica del credito in compensazione, al fine di estinguere il debito della Chiesa per l'Ici non versata a seguito della recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, e comunque se non ritenga di formalizzare la richiesta alla Conferenza episcopale italiana di avviare la procedura prevista dall'articolo 49 della legge 20 maggio 1985, n. 222, al fine di ridurre l'aliquota e incidere sul meccanismo delle quote inespresse.
(3-00335)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   FIDANZA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la deliberazione della giunta capitolina n. 189 del 16 ottobre 2018 «Delocalizzazione dell'Autostazione per i mezzi adibiti alle linee di trasporto pubblico interregionali, nazionali ed internazionali all'interno del nodo Anagnina – Approvazione del progetto definitivo per la realizzazione dei lavori dell'autostazione Anagnina – ex articolo 27 del decreto legislativo n. 50 del 2016 così come modificato dal decreto legislativo n. 56 del 2017» stabilisce la delocalizzazione dell'Autostazione TiBus dall'attuale Largo Guido Mazzoni al nodo Anagnina;

   l'autostazione Tibus costituisce il capolinea di tutti i servizi con autobus di lungo raggio che transitano a Roma per esplicita disposizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che rilascia le relative autorizzazioni;

   a causa delle condizioni cui versa la tratta ferroviaria Pescara-Roma i cui tempi di percorrenza sfiorano le quattro ore per 240 chilometri di tracciato, gran parte dei quali su binario unico, il trasporto pubblico su gomma attraverso le Autostrade A24 e A25 risulta il mezzo più veloce per raggiungere la Capitale;

   ogni giorno migliaia di pendolari Abruzzesi si dirigono a Roma per motivi lavorativi e di studio, mentre altri di passaggio, poi proseguono verso altre destinazioni nazionali ed internazionali sfruttando la vicina stazione ferroviaria Tiburtina e i collegamenti per gli aeroporti;

   il tratto urbano dell'Autostrada dei Parchi (Tangenziale est) è adiacente alla Autostazione TiBus a differenza del nodo Anagnina che comporterebbe un incremento di costi e percorrenza temporale per gli utenti provenienti dalla Regione Abruzzo;

   la stazione Tiburtina è servita dalla linea B della metropolitana, come risulta dai dati statistici e dallo storico di ATAC con meno utenti rispetto alla linea A, il cui capolinea è Anagnina, che già oggi prevede il contingentamento degli ingressi in alcune fasce orarie a causa del forte afflusso di passeggeri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e, in caso affermativo, se non ritenga opportuno, alla luce di quanto sopra evidenziato, adottare ogni iniziativa di competenza per evitare la delocalizzazione presso il nodo Anagnina, considerati gli importanti risvolti sul piano del trasporto interregionale nazionale e internazionale.
(5-00961)


   MACCANTI e DONINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Motorizzazione civile di Brescia soffre una grava mancanza di personale, nel senso che il numero di funzionari esaminatori per il conseguimento delle patenti di guida non è sufficiente a coprire le richieste che provengono dal territorio e delle autoscuole bresciane;

   negli ultimi mesi è aumentato il numero di esami non effettuati per la cronica mancanza di un sufficiente numero di esaminatori, con conseguenti disagi per gli aspiranti e per le autoscuole del territorio;

   il foglio rosa ha una validità di 6 mesi, decorsi i quali è necessario il pagamento di un'altra quota di iscrizione, e tale situazione si è verificata più volte nella Motorizzazione civile di Brescia con un conseguente danno economico per le autoscuole e per gli utenti;

   in passato (circa 18 mesi fa), per risolvere il problema esposto si è consentito alle agenzie di pratiche auto di alcune aree della provincia di Brescia, in particolare della Vallecamonica, di presentare le pratiche medesime (per il rilascio del foglio rosa o per il conseguimento della patente di guida) presso la vicina Motorizzazione civile di Sondrio –:

   se il Ministro interrogato, nelle more di una risoluzione definitiva della carenza di organico delle Motorizzazioni civili, non ritenga opportuno – mediante l'adozione di una specifica iniziativa di competenza – consentire nuovamente agli esaminatori della vicina Motorizzazione civile di Sondrio di evadere le pratiche presentate dalle autoscuole della provincia di Brescia, anche al fine di alleggerire la mole di lavoro giacente presso la Motorizzazione di Brescia.
(5-00962)


   MULÈ e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la rete ferroviaria italiana ad alta velocità/alta frequenza (Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca) consta di due principali direttrici nord-sud, e viceversa, che si sviluppano lungo l'asse orientale e quello occidentale con intersezioni varie nelle regioni settentrionali, da Firenze in su, mentre dal capoluogo toscano verso il sud del Paese gli unici tratti, di medesima tipologia, che collegano le dorsali est-ovest, e viceversa, sono quelli di Napoli-Foggia, e ritorno, (Frecciargento) e di Roma-Falconara Marittima (Frecciabianca);

   con particolare riguardo a quest'ultimo tragitto le fermate intermedie sono a Terni e a Foligno mentre Spoleto, con siti Unesco patrimonio dell'umanità, già in lizza per essere Capitale della cultura italiana 2018, e che da oltre 60 anni ospita il Festival dei due mondi di rilievo internazionale, nonostante le sollecitazioni espresse nel corso degli anni dalle associazioni di consumatori e viaggiatori, è esclusa dalle fermate del Frecciabianca che collega Roma alle città della costa adriatica;

   sono già note le ripercussioni a danno dei lavoratori pendolari e della comunità locale che da anni sono impegnati per sensibilizzare l'azienda ferroviaria e la politica locale e nazionale;

   con riguardo ai flussi turistici, seppur non si registrino cali in questo particolare anno, è molto probabile, invece, che sin dal 2019 si corra il rischio di risentire dell'assenza di un collegamento diretto di Spoleto all'alta velocità, considerando che si tratta di una realtà dal chiaro e tradizionale ruolo turistico, centrale per la provincia di Perugia, per l'Umbria e, più in generale, per l'intera area umbro-marchigiana;

   a giugno 2018 regione Umbria e Trenitalia sottoscrivono il contratto di programma, di durata quindicennale, con il quale si prevede, tra l'altro, un impegno delle parti a trovare soluzioni per potenziare i collegamenti tra Spoleto e Roma attraverso due Frecciabianca in orari compatibili con le necessità delle persone e delle imprese;

   il 15 novembre 2018, il quotidiano Il Messaggero pubblicava la notizia dal titolo «Frecciabianca, gelo da Trenitalia “Non ci sono fermate a Spoleto”», nonostante a settembre la stessa Trenitalia annunciasse l'imminente apertura dello scalo di Spoleto per il Frecciabianca Roma-Ravenna, tanto che, riporta il quotidiano, alcuni utenti avrebbero trovato sulla sezione acquisti proprio il treno da Roma Termini per Spoleto (Frecciabianca 8851) –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro intenda adottare purchè sia stabilita effettivamente la fermata del Frecciabianca nella stazione di Spoleto e per tutelare il diritto alla mobilità, anche ad alta velocità/alta frequenza, dei cittadini e pendolari di cui in premessa.
(5-00963)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la S.P. 141, «Manfredonia-Zapponeta», «ex-Saline», collega Manfredonia con le città costiere verso sud della provincia di Foggia, fino alla provincia Barletta-Andria-Trani, tratta fondamentale per le attività sociali ed economiche del territorio;

   il 14 marzo con ordinanza n. 8, la provincia di Foggia, ente proprietario, in corrispondenza del «Ponte Rivoli» sul torrente Carapelle, stabiliva per motivi di sicurezza, un divieto di transito, permanente e comunque fino al ristabilimento delle condizioni di sicurezza, ai veicoli con massa a pieno carico superiore a 7,5 tonnellate;

   la messa in sicurezza del ponte ha interessato solo il ripristino del manto stradale, rendendo agibile la viabilità solo per il «Giro d'Italia»;

   l'ex presidente della provincia di Foggia, Francesco Miglio, il giorno prima del collaudo (6/5/2017), promise ai cittadini che dopo il collaudo il ponte sarebbe stato nuovamente percorribile, eccezion fatta per i mezzi pesanti, ed entro fine maggio sarebbero stati completati i lavori nella parte sottostante ad oggi mai eseguiti, tant'è che il dirigente competente della provincia non ha mai rilasciato l'agibilità, lasciando il suddetto divieto;

   da allora autotrasportatori, pendolari, studenti e cittadini sono costretti ad una deviazione di 20,8 Km percorrendo strade alternative (S.P.73 e S.P.77), che aggirano la S.P.141, con evidenti ritardi sia al lavoro sia a scuola;

   le strade alternative evidenziano, anch'esse, scarsa manutenzione e, in corrispondenza del torrente Carapelle, il ponte sovrastante presenta evidenti distacchi dalla parte corticale di calcestruzzo delle travi: è incerto lo stato degli appoggi;

   regione Puglia e provincia di Foggia, dopo una petizione degli autisti e pendolari, hanno stanziato risorse economiche, in ragione dei chilometri in più percorsi, placando il malcontento delle compagnie del trasporto pubblico locale (tpl), ma non quello degli autisti e dei pendolari;

   è incomprensibile che le compagnie del tpl abbiano lasciato invariati gli orari, senza tener conto dei 20 minuti di ritardo;

   il Governo, dopo il crollo del «viadotto Morandi» a Genova, ha avviato un monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle infrastrutture stradali, con l'acquisizione di elementi e segnalazioni anche da parte delle regioni e degli enti locali –:

   se il Ministro, nell'ambito del citato monitoraggio, abbia ricevuto dalla provincia di Foggia segnalazioni circa le criticità sopra riscontrate e gli interventi necessari a rimuovere la situazione di rischio e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, siano state assunte o programmate al riguardo.
(5-00964)


   PIZZETTI e VERINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in base ad alcune notizie riportate dalla stampa locale, a seguito dell'annuncio da parte di Ferrovie dello Stato italiane circa l'attivazione della fermata del «Frecciabianca» presso Spoleto a partire dal 10 dicembre 2018, la stessa non risultava più presente nel programma invernale consultabile sul sito di Trenitalia, circostanza che faceva ipotizzare un errore informatico nella gestione del sito;

   il 15 novembre 2018 sempre a mezzo stampa veniva riportata una precisazione di Trenitalia in cui si affermava testualmente: «non si tratta di un problema informatico di caricamento: al momento nell'orario invernale la fermata di Spoleto non è inserita»;

   alla richiamata dichiarazione di Trenitalia ha fatto riscontro la immediata protesta delle istituzioni locali e regionali e della comunità umbra coinvolta;

   è del tutto evidente la gravità della vicenda, anche perché i vertici di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana avevano sempre assicurato alle istituzioni umbre un collegamento veloce Spoleto-Roma;

   in data 17 novembre la Divisione frecce e lunga percorrenza di Trenitalia ribadiva che, a partire dal 9 dicembre, sarebbe stata attiva la fermata del Frecciabianca presso Spoleto;

   risultano inspiegabili le contraddittorie dichiarazioni di Trenitalia in merito al presunto errore tecnico successivamente smentito e in seguito ancora ribadito per giustificare la quantomeno bizzarra comparsa, scomparsa e ancora ricomparsa della fermata del Frecciabianca a Spoleto –:

   quali siano state le ragioni di tale disservizio e se risulti confermata la fermata di Spoleto, anche nell'ambito dell'orario invernale, nel quadro dell'obiettivo di un effettivo miglioramento del servizio per l'utenza umbra ed, in particolare, sulla tratta Spoleto-Roma.
(5-00965)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha dichiarato che è stata accolta la proposta del comune di Palermo per l'utilizzo di una villa confiscata come sede per un centro per bambini con disturbi dello spettro autistico;

   la proposta, nata anche da un confronto con l'azienda sanitaria provinciale e dalla volontà di coinvolgimento di associazioni di volontariato che operano nel settore, era stata inviata all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata il 22 ottobre 2018, unitamente a quella che riguarda altri due beni confiscati;

   di questi due beni, uno diventerà la sede della Consulta per la pace del comune e «Centro mediterraneo per lo sviluppo della pace, dell'integrazione e della cooperazione», mentre l'altro sarà assegnato al Cesvop, il Centro di servizio per il volontariato, che coordina una vasta rete di associazioni;

   il 22 ottobre 2018 il sindaco e l'assessore Giuseppe Mattina hanno annunciato un piano di utilizzo di beni confiscati e immobili comunali per finalità sociali, che prevede anche un investimento di circa 700 mila euro per la ristrutturazione di strutture comunali. Si tratta, in particolare, di interventi previsti a Villagrazia, dove sarà realizzato un centro per accoglienza e orientamento di cittadini con disabilità, in via Messina Marine, dove sarà realizzato il terzo dormitorio per cittadini senza dimora e, infine, allo Sperone dove sarà ristrutturato un immobile da destinare ai servizi sociali comunali;

   risulta, inoltre, che si stia lavorando perché si possa arrivare al più presto ad avere la disponibilità di altri beni e di circa 60 appartamenti con caratteristiche tali da poter essere destinati all'emergenza abitativa;

   il Ministro interrogato ha dichiarato: «Questa è l'antimafia dei fatti, quella che mi piace non quella delle parole»;

   si tratta di una conferma sull'importanza dell'utilizzo sociale dei beni confiscati, che tornano a essere beni di tutti a servizio di tutti –:

   quali siano le iniziative normative che si intendono adottare in materia di organizzazione e di potenziamento dell'organico dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
(3-00331)


   NOJA, ROTTA, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, FIANO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI, GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati divulgati dalla Comunità di Sant'Egidio, gli anziani che vivono soli in Italia sono 3,8 milioni, il 33 per cento del totale delle famiglie italiane. Nella fascia con più di 85 anni, è il 52,2 per cento ad abitare sola e, assumendo come punto di riferimento le famiglie composte da persone sole, il 48,7 per cento è rappresentato da anziani di 65 anni e più;

   una parte importante della popolazione italiana esprime, dunque, una domanda di collaboratori e collaboratrici familiari che è destinata ad aumentare; a tale domanda si va ad aggiungere quella delle persone con disabilità non autosufficienti, che necessitano di assistenza personale, e quella delle famiglie con bimbi piccoli;

   pur a fronte della crescente domanda di queste figure professionali, a luglio 2018 il presidente dell'Inps ha denunciato un calo tendenziale del numero di collaboratori e collaboratrici familiari che sono iscritte alla gestione dell'Inps;

   in particolare, gli ultimi dati Inps indicano che negli ultimi cinque anni ci sono 145 mila assistenti familiari in meno. Si stima che, in Italia, tra regolari e non, siano circa 840 mila; il 45 per cento ha un contratto di lavoro, il 35 per cento ne è privo, pur avendo il permesso di soggiorno, e il 20 per cento è irregolare e senza contratto; il 60 per cento convive con la persona non autosufficiente, il 40 per cento lavora a ore;

   nel corso di una recente visita del Presidente del Consiglio dei ministri alla Comunità di Sant'Egidio, il presidente Impagliazzo ha affrontato il problema, dichiarando: «abbiamo proposto di inserire nel “decreto flussi”, che spero sia fatto entro il 2019, non meno di 50 mila visti per motivi di lavoro» riguardanti collaboratori e collaboratrici familiari;

   infatti, le porte per l'ingresso in Italia dei lavoratori extracomunitari si aprono ogni anno solo per un numero fisso di lavoratori, secondo quanto previsto dal «decreto flussi» che, da molti anni, riguarda sostanzialmente solo determinate categorie di lavoratori;

   appare del tutto evidente come la carenza di personale per l'assistenza familiare stia creando notevoli disagi alle famiglie italiane che non trovano corrispondenza di offerta disponibile e sono, spesso, costrette a ripiegare su lavoratori irregolari, con tutti i rischi che tale scelta comporta –:

   quali misure intenda mettere in atto, con particolare riferimento al «decreto flussi», per risolvere un problema drammatico delle famiglie italiane, che hanno la necessità di affidare l'assistenza familiare a personale qualificato ed assunto regolarmente.
(3-00332)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL MONACO, ARESTA, DEL SESTO, ERMELLINO, GRIMALDI, GRIPPA, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 luglio 2002, n. 133, ha rimesso al Ministero dell'interno la competenza ad adottare i provvedimenti e le direttive per tutelare e proteggere le persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato;

   in base a tale normativa, all'interno del dipartimento della pubblica sicurezza, è stato istituito l'Ucis che provvede a disporre le misure di tutela e a gestire l'intero sistema di protezione, raccogliendo e analizzando tutte le segnalazioni provenienti dalle prefetture e relative alle singole situazioni di rischio;

   come ha ricordato recentemente lo stesso Ministro interrogato, il nostro Paese spende circa 250 milioni di euro all'anno per le scorte; le persone sotto tutela sono 585 e 2.072 sono gli uomini in divisa che affiancano quotidianamente politici, sindacalisti, magistrati, giornalisti, collaboratori di giustizia;

   risultano tra coloro che godono di un servizio di scorta numerosi ex Presidenti delle Camere e del Consiglio e numerosi parlamentari ed ex parlamentari (nel settembre 2016, come risulta da un articolo di stampa, tale servizio era garantito a Marcello Pera, Fausto Bertinotti e ai coniugi Mastella-Lonardo); tra i giornalisti usufruiscono di un servizio di scorta Vittorio Feltri, Bruno Vespa, Maurizio Belpietro;

   i livelli di protezione sono quattro:

    le scorte di primo livello (3 auto blindate e una decina di agenti per turno) vengono mobilitate solo per le massime cariche dello Stato e per persone esposte a pericoli straordinari per l'incarico che ricoprono; attualmente ne beneficiano 15 persone tutelate da 171 agenti;

    le scorte di secondo livello (57 persone) hanno a disposizione 2 auto blindate e 6 agenti per turno (383 agenti impegnati);

    le scorte di terzo livello (276 persone) beneficiano di 2 agenti e una vettura blindata (823 agenti impiegati);

    infine, vi sono le scorte di quarto livello (237 persone), con un'auto non blindata e una persona di scorta (695 operatori);

    al contrario, in altri Paesi come gli USA, hanno diritto a una scorta permanente solo Presidente e vicepresidente, in Austria solo il Presidente della Repubblica e il Cancelliere federale, solo per fare alcuni esempi virtuosi;

    l'assegnazione delle scorte in Italia da molti anni ormai è oggetto di polemiche e critiche sia per i costi eccessivi, sia per le procedure di concessione e di revoca;

   infatti, qualora non si tratti delle più alte cariche dello Stato, sottoposte a tutela obbligatoria durante il mandato e per ulteriori 12 o 24 mesi dalla fine dello stesso e dei Ministri con portafoglio, negli altri casi devono sussistere prove conclamate (minacce, telefonate anonime, attentati) per l'assegnazione della scorta;

   la revoca, invece, dovrebbe avvenire quando la persona cambia incarico o il pericolo può dirsi superato, ma l'interruzione del servizio spesso diventa difficile per le resistenze da parte della persona scortata, come denunciato in passato dal sindacato Silp-Cgil, o, quando avviene, desta polemiche, come nel caso della recente revoca della scorta al colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, famoso come Capitano Ultimo per aver arrestato nel 1993 Totò Riina e per questo minacciato di morte dalla Mafia –:

   come siano effettivamente articolati i costi della sicurezza tra macchine blindate e personale;

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per ridurre il costo eccessivo delle scorte e il numero delle stesse, senza privare della protezione necessaria le personalità veramente in pericolo;

   quali iniziative intenda adottare per evitare che le scorte vengano utilizzate da determinati personaggi come un privilegio, piuttosto che come uno strumento di necessaria protezione;

   quali motivazioni abbiano indotto l'Ucis a revocare la scorta al colonnello De Caprio.
(4-01673)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Bagno di Romagna (FC) è privo dal 2007 della sede della scuola secondaria di primo grado a seguito della dichiarazione di inagibilità dello stabile che originariamente la ospitava;

   per far fronte a tale emergenza, l'amministrazione comunale decise di dislocare le classi in un fabbricato a moduli prefabbricati, inizialmente destinato al centro operativo misto della protezione civile;

   si è trattato di una soluzione temporanea che, a causa della mancanza di fondi, negli anni è divenuta stabile, impedendo agli alunni di usufruire di spazi e ambienti adeguati alla loro formazione;

   se si tiene conto che il piano degli investimenti annuale del comune di Bagno di Romagna ammonta a non più di 2,5 milioni di euro e che il costo stimato per la realizzazione dell'opera è pari a circa 6,5 milioni di euro, è evidente come, oltre all'impegno locale, sia necessario un ulteriore sostegno economico;

   a tale scopo, il comune di Bagno di Romagna ha partecipato al bando sull'edilizia scolastica finanziato con mutui della Banca europea per gli investimenti;

   tuttavia, con questo bando, qualora vi fosse esito positivo, si finanzierebbe soltanto un primo stralcio dell'intervento e non la realizzazione del plesso nella sua interezza;

   per questo motivo, è stata anche inoltrata al Ministero dell'interno una richiesta formale per ottenere il finanziamento dell'opera («richiesta di assegnazione contributo anno 2019 per interventi riferiti a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio»), replicando un'analoga richiesta avanzata nel 2017;

   in data 19 ottobre 2018 la giunta comunale di Bagno di Romagna ha deliberato l'avvio di un concorso che, entro il 2019, porterà alla realizzazione di un progetto per la nuova sede scolastica –:

   se il Governo in considerazione della criticità evidenziata in premessa, intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, al fine di supportare l'amministrazione comunale nella realizzazione di un nuovo plesso, rispondendo alla ormai improcrastinabile necessità di assicurare una soluzione strutturale al problema del plesso scolastico della secondaria di primo grado.
(5-00958)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo concorso per i docenti di religione, da cui si è attinto per le assunzioni a tempo indeterminato, risale al 2004;

   in questi anni il numero degli insegnati precari è cresciuto al punto da superare il numero di quelli di ruolo: mentre solo 12.114 sono i docenti con contratto a tempo indeterminato, 15.218 sono i docenti precari;

   i docenti di religione in attesa di stabilizzazione, oltre a portare avanti la loro programmazione, spesso devono sostituire i colleghi assenti, anche nelle materie curricolari, avendone adeguato titolo di studio –:

   se il Ministro interrogato intenda considerare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per aumentare, nell'arco di un triennio, la quota prevista per l'immissione in ruolo dall'attuale 70 per cento al 96 per cento in modo tale da realizzare un graduale assorbimento del precariato di religione;

   se intenda promuovere altre soluzioni al fine di stabilizzare i docenti di religione con almeno 36 mesi di servizio.
(4-01671)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   EPIFANI, PASTORINO e PAITA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio 2018, legge n. 205 del 2017, all'articolo 1, comma 154, è disciplinato il pensionamento anticipato per i lavoratori dei poligrafici. Suddetto comma consente, a determinate condizioni, l'accesso al pensionamento anticipato ai lavoratori dipendenti di aziende editoriali e stampatrici di periodici in crisi, sulla base della disciplina antecedente al decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013;

   nello specifico, la disposizione consente l'accesso al pensionamento anticipato ai lavoratori dipendenti di aziende editoriali e stampatrici di periodici, collocati in cassa integrazione straordinaria, «ancorché, dopo il periodo di godimento del trattamento straordinario di integrazione salariale, siano collocati in mobilità», che abbiano cessato l'attività (anche in costanza di fallimento) e per le quali sia stata accertata la crisi aziendale (ai sensi dell'articolo 35, comma 3, della legge n. 416 del 1981) sulla base di specifici accordi sottoscritti tra il 1° gennaio 2014 ed il 31 maggio 2015. Tali lavoratori possono pertanto avvalersi della normativa previdenziale ad essi applicabile prima dell'adozione del decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013;

   il trattamento pensionistico è riconosciuto dietro domanda all'Istituto nazionale previdenza sociale (Inps), entro il 1° marzo 2018;

   tuttavia, con la circolare n. 89 del 1° agosto 2018, l'Inps ha fornito un'interpretazione restrittiva della suddetta disposizione, asserendo che per accedere al prepensionamento occorre che i lavoratori destinatari della norma «abbiano maturato, entro il periodo di godimento del trattamento straordinario di integrazione salariale, un'anzianità contributiva pari a 32 anni e 3 mesi nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2014 ed il 31 dicembre 2015, ovvero un'anzianità contributiva pari a 32 anni e 7 mesi nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2016 e il 31 maggio 2017, aumentata di un periodo non superiore a tre anni fino ad un massimo di 35 anni»;

   tale esplicazione esclude quanti, dopo il periodo di godimento del trattamento straordinario di integrazione salariale, siano stati collocati in mobilità, criterio invece previsto nel testo della legge n. 205 del 2017 –:

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, intenda adottare al fine di ristabilire la completa e corretta applicazione della disposizione contenuta all'articolo 1, comma 154, della legge di bilancio 2018, anche al fine di salvaguardare i lavoratori che in virtù della stessa hanno presentato all'inizio di quest'anno domanda di prepensionamento vedendosi rigettare la richiesta.
(5-00966)


   FATUZZO, ZANGRILLO, POLVERINI, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, comunemente nota come «legge Fornero» sulle pensioni ha disposto: a) l'incremento dell'età di pensionamento delle donne dal 60esimo al 67esimo anno di età; b) l'aumento dell'età di pensionamento degli uomini dal 65esimo al 67esimo anno di età; c) la cancellazione di tutte le pensioni di anzianità previste dal cosiddetto sistema delle quote che nel 2012 individuava in 96 la quota della combinazione tra età anagrafica e anzianità contributiva; d) l'inasprimento dell'istituto dell'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita; e) il blocco dell'adeguamento dei trattamenti pensionistici su base Istat per gli anni 2012 e 2013 e per gli anni successivi senza previsioni di recupero del maltolto; f) l'aumento dell'età per l'accesso all'assegno sociale da 65 a 66 anni;

   il contratto di Governo sottoscritto dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega al punto 17 recita «Pensioni. Stop legge Fornero» prevedendo «l'abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti» come richiamati nel precedente paragrafo dalle lettere da a) a f), e il pensionamento con la cosiddetta quota 100;

   in campagna elettorale le forze che sostengono il Governo hanno ribadito la promessa di cancellazione della riforma Fornero sulle pensioni –:

   quando e come il Governo preveda di assumere iniziative per dare seguito al superamento degli squilibri di cui alle lettere da a) a f) richiamate in premessa e tutelare il diritto al pensionamento delle lavoratrici e dei lavoratori che non sono interessati dalla cosiddetta quota 100 ma che presentano combinazioni tra età anagrafica e anzianità contributiva corrispondenti a quota 96, 97, 98 e 99.
(5-00967)


   MURELLI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di agitazione presso lo stabilimento Amazon di Castelsangiovanni da parte dei lavoratori nei confronti del colosso americano sembra non placarsi;

   risulterebbe che l'azienda, eludendo i principi che erano alla base dell'intesa siglata la scorsa primavera, con l'approssimarsi del picco di fine anno, abbia di nuovo agito di imperio;

   sono richiesti turni notturni per totalizzare le 40 ore contrattuali, obbligando i lavoratori a lavorare per quattro settimane, sei giorni su sette; la maggiorazione della «volontarietà» sarebbe riconosciuta solo ai chiamati per nove mesi e negata a quelli di tre mesi; sarebbero estromessi anche dalla precarietà e non più richiamati neanche come somministrati i lavoratori che hanno fatto vertenza –:

   se e quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, nei riguardi di Amazon che, alla luce di quanto esposto in premessa, sembra continuare a ignorare le regole della legislazione italiana in materia di diritto e tutela dei lavoratori.
(5-00968)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare 76/31.5.2018 concernente l'aggiornamento del modello organizzativo dell'Inps viene confermato che le direzioni regionali dell'Inps assicurano il governo delle funzioni manageriali per la gestione patrimoniale da reddito;

   le linee guida gestionali 2018 e le più recenti per il 2019 confermano gli obiettivi della progressiva alienazione del patrimonio, ma non si fa cenno alcuno alla esternalizzazione della gestione amministrativa, tecnica e di supporto;

   gli obiettivi di vendita stabiliti dal piano della performance sono rispettati;

   con determina RS 30/503/2018 del 12 ottobre 2018 viene indetta una gara per affidare con lotto unico la gestione, amministrativa, tecnica e di supporto alla valorizzazione del patrimonio immobiliare da reddito dell'Inps, compreso quello dell'ex Inpdap, per un importo di 64 milioni di euro;

   non sono note le valutazioni costi-benefici, né sarebbe stato interpellato il Civ; nessuna valutazione appare negli atti sul destino delle strutture e del personale attualmente dedicato alle funzioni che si intende esternalizzare;

   non sono accessibili le valutazioni del gruppo di lavoro incaricato della fase istruttoria di tale decisione, costituito con ordine di servizio n. 10/20.9.2017 –:

   quale sia, per quanto di competenza, l'orientamento anche in termini di costi e benefici, in merito alla gara per esternalizzare la gestione delle 28.500 unità immobiliari dell'Inps, per un importo di 64 milioni di euro tenendo conto dell'eventuale indirizzo del Civ su tale decisione e delle sorti del personale attualmente destinato a questi compiti.
(5-00969)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E DEMOCRAZIA DIRETTA

Interrogazione a risposta immediata:


   SPADONI, MACINA, DIENI, D'ARRANDO e ASCARI. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. — Per sapere – premesso che:

   il 27 giugno 2013 l'Italia ha ratificato la cosidetta Convenzione di Istanbul con l'intenzione di partecipare con il Consiglio d'Europa alla creazione di una «Europa libera dalla violenza sulle donne e la violenza domestica». Con questa legge l'Italia ha espresso l'impegno alla tutela delle donne su diversi fronti, adottando nuove norme, introducendo modifiche al codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati commessi più frequentemente nei confronti di donne ed adottando un «Piano d'azione contro la violenza sessuale e di genere»;

   il Piano adottato per gli anni 2017-2020 si fonda su quattro linee di intervento (prevenzione, protezione e sostegno, repressione dei reati, assistenza e promozione) e deve considerare le donne vittime di ogni forma di violenza indipendentemente dalla loro condizione sociale o economica, coinvolgendo anche quante vivono situazioni multiple di disagio e violenza, come le donne rom, le migranti, le rifugiate e le richiedenti asilo e disabili. Il Piano dev'essere pertanto volto a contrastare la violenza in ogni sfera e contesto della vita pubblica e privata, personale e professionale, sviluppando misure specifiche in ambiti di particolare criticità, come il luogo di lavoro;

   sono indispensabili delle politiche serie ed efficaci, intese a promuovere un cambiamento culturale profondo, che pongano fine alla drammatica situazione odierna testimoniata dai dati più recenti. Quasi sette milioni di donne hanno subito qualche forma di abuso nel corso della loro vita: violenze domestiche, stalking, stupro, insulto verbale e violazioni della propria sfera intima e personale, fino alla forma più tragica di violenza, il femminicidio, che è ancora oggi a livelli a dir poco preoccupanti: negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9 per cento) in famiglia –:

   quali siano, a seguito della formazione di una cabina di regia politico-programmatica e di un apposito Comitato tecnico e dei recentissimi tavoli intervenuti presso il Dipartimento per le pari opportunità, le iniziative e le azioni di prevenzione e contrasto alla violenza maschile contro le donne che il Dipartimento ha intenzione di adottare e se, nella definizione degli obiettivi strategici antiviolenza, stia prendendo in considerazione i contributi trasmessi il 29 ottobre 2018 dal Grevio (Gruppo esperte sulla violenza del Consiglio d'Europa) e dalle associazioni italiane di esperti in merito ad alcune criticità del «Piano strategico nazionale della violenza maschile contro le donne 2017-2020».
(3-00333)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sul bollettino della regione Campania n. 82 del 12 novembre 2018 è stato pubblicato il decreto del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario regionale Campano n. 87 del 5 novembre 2018, avente per oggetto il piano regionale di programmazione della rete ospedaliera ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015 – Aggiornamento del 5 novembre 2018;

   nel piano si legge che: «Nella Regione sono presenti ancora punti nascita pubblici che nell'anno hanno assicurato meno di 500 parti, dopo le numerose dismissioni già intervenute. Per tale settore di intervento viene programmato un percorso tendente a realizzare entro il 31 dicembre 2019 una rete di offerta costituita da punti parto che assicurano almeno 1.000 parti/anno fatte salve specifiche deroghe. Considerato che le chiusure già intervenute determineranno un migliore afflusso nelle restanti strutture, il percorso nel pubblico non potrà che avere un carattere graduale partendo, salvo le deroghe (zone difficilmente accessibili e isole), dal limite inferiore dei 500 parti»;

   nel decreto regionale sono stati previsti 7 punti nascita in deroga per i quali è stata avviata presso il Ministero della salute la procedura prevista dal decreto ministeriale 11 novembre 2015 con l'invio della documentazione richiesta a corredo dell'istanza di deroga;

   le deroghe chieste hanno riguardato:

   nella provincia di Avellino, il presidio ospedaliero di Ariano Irpino per area disagiata;

   nella provincia di Caserta, il presidio ospedaliero di Piedimonte Matese (194 parti nel 2016), in considerazione della collocazione geografica del comune, della natura del territorio e del ruolo quale ospedale sede di pronto soccorso; e per il presidio ospedaliero di Sessa Aurunca per la carenza di altre strutture nella vasta area di competenza;

   nell'isola di Ischia per la caratteristica disagiata insulare (332 parti nel 2016);

   nella provincia di Salerno il mantenimento dei punti parto di Sapri (296 parti nel 2016), Vallo della Lucania (263 parti nel 2016) e Polla (345 parti nel 2016), per le difficoltà di collegamento che offrono tempi di percorrenza lunghi;

   con nota prot. 24125-P-08082018, la valutazione del Comitato percorso nascita nazionale ha condotto parere sfavorevole alla deroga per Piedimonte Matese, Polla e Sapri;

   con il decreto la regione Campania ha disposto la disattivazione dei punti nascita di Piedimonte Matese, Polla e Sapri con decorrenza dal 1° gennaio 2019;

   si tratta di un'azione, a giudizio dell'interrogante, grave e dannosa per tutto il territorio del Vallo di Diano e del Cilento, contro cui si sta mobilitando l'intera comunità;

   in data 14 novembre 2018, presso la sede della comunità montana Vallo di Diano si è riunita la conferenza dei sindaci, che ha espresso con un documento ufficiale «grande preoccupazione», manifestando l'intenzione di assumere iniziative idonee al mantenimento del punto nascita di Polla;

   analoghe iniziative si stanno attivando per il punto nascita di Sapri, dove sono annunciate le mobilitazioni delle amministrazioni locali e delle comunità di cittadini;

   ci sono ragioni oggettive per il mantenimento dei punti nascita di Sapri e Polla, legate alle evidenti difficoltà di collegamento nell'area del golfo di Policastro e nel Cilento: le distanze, la conformazione del territorio, le condizioni della viabilità che impediscono spostamenti rapidi, sia nei mesi estivi per l'afflusso dei turisti, sia in quelli invernali per le condizioni climatiche, rendono le sedi chiaramente disagiate –:

   se, al fine di garantire la salute delle madri e la possibilità di partorire in sicurezza, tenuto conto delle criticità esposte in premessa, non ritenga necessario assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze e di concerto con la regione Campania, finalizzate alla riconsiderazione della scelta della chiusura dei punti nascita di Polla e Sapri, in provincia di Salerno, conservandone l'operatività.
(4-01670)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2018 si è riunito il consiglio di amministrazione del gruppo Telecom Italia s.p.a. che ha nominato Luigi Gubitosi nuovo amministratore delegato, con i voti dei consiglieri afferenti alla lista del fondo d'investimento statunitense Elliott (che detiene 8,848 per cento delle azioni) e con il voto contrario dei consiglieri eletti dal gruppo francese Vivendi, che tuttavia è il socio di maggioranza relativa (con il 23,943 per cento delle azioni);

   al centro del cambio al vertice vi è lo scontro tra i due principali azionisti sul progetto di scorporo della infrastruttura di rete di Telecom e di separazione societaria, che vede contrario il gruppo Vivendi e favorevole il fondo Elliott, sostenuto da Cassa depositi e prestiti (che detiene il 4,933 per cento);

   tale progetto, da mesi al centro del dibattito tra i diversi attori coinvolti, contemplerebbe tra le varie ipotesi, oltre allo scorporo senza cessione del controllo, quella opposta dell'integrazione tra la rete di Telecom Italia e quella di Open Fiber (società nata appositamente per costruire una rete web ultraveloce e detenuta al 50 per cento dalla stessa Cassa depositi e prestiti al 50 per cento da Enel), eventualmente con la fusione in una nuova società, finalizzata alla creazione di una infrastruttura statale unica per internet;

   il nuovo amministratore delegato ha dichiarato che intende esaminare con attenzione e velocità il progetto per la costituzione di una rete unica;

   il Ministro dello sviluppo economico ha manifestato l'intento del Governo di trasformare Telecom in un player unico che consenta di fare arrivare la connessione a tutti gli italiani;

   l'infrastruttura di rete rappresenta un asset industriale fondamentale per il Paese ed è alla base del complesso aziendale di Telecom Italia, che è il più importante soggetto nel settore delle telecomunicazioni in Italia;

   come dimostra la fusione AT&T e Warner che ha consentito agli Stati Uniti di avere ancora oggi un pezzo di industria sana e competitiva, l'infrastruttura è la sola strada per la generazione di valore in un mercato concorrenziale, globale e digitale, in un tempo in cui le imprese Ott (Over the Top), che forniscono i propri servizi presupponendo l'esistenza delle infrastrutture e dei servizi di connettività di base di un operatore di telecomunicazioni rispetto al quale sono separate, assorbono i mercati nazionali senza generare valore fiscale nei Paesi in cui operano;

   il solo Paese al mondo che ha fatto uno scorporo senza alcuna strategia industriale sull'effetto del capitalismo digitale del campione nazionale delle telecomunicazioni è la Nuova Zelanda, e i pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti;

   in Italia appare sempre più evidente il rischio dello «spezzatino» del complesso aziendale di Telecom Italia con la partecipazione passiva della Cassa depositi e prestiti;

   le incertezze sul futuro, come testimoniano le turbolenze sul mercato azionario, possono danneggiare la società stessa;

   a giugno 2018 è stato concluso l'accordo per la gestione dei 4.500 esuberi individuati da Telecom Italia, evitando la cassa integrazione straordinaria a circa 30 mila lavoratori –:

   quale sia la posizione del Governo, di fronte all'indebolimento del tradizionale settore delle telecomunicazioni e alla prospettiva di volgere le spalle al solo partner industriale europeo credibile per fare un piano di convergenza tra servizi per la telefonia e contenuti media basati in Italia;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla potenziale creazione, a seguito dello scorporo della rete di Telecom Italia, di una nuova società, a controllo pubblico, per la gestione della rete unica, in particolare in relazione alla valutazione della fattibilità, dei costi dell'operazione e delle conseguenze di eventuali operazioni industriali e societarie sul patrimonio industriale e professionale del gruppo Telecom Italia.
(2-00185) «Boccia, Benamati, Rosato, Ubaldo Pagano, Marco Di Maio, De Filippo, Cenni, Bonomo, Enrico Borghi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Fidanza n. 4-01603 del 9 novembre 2018;

   interrogazioni a risposta in Commissione Bucalo n. 5-00933 del 13 novembre 2018.