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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 19 novembre 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno dell'abbandono di immobili o di interi edifici ha dimensioni importanti nel nostro Paese; secondo una stima di Legambiente, sarebbero oltre 5 milioni gli edifici abbandonati, innumerevoli quelli di proprietà privata situati nei centri abitati e in stato di grave deficit strutturale;

   l'inerzia e il disinteresse dei soggetti proprietari, molto spesso irreperibili, rendono necessario l'intervento pubblico. I comuni, per garantire l'incolumità pubblica e la salute dei cittadini, devono adottare tutte le misure necessarie per la messa in sicurezza degli edifici in pessime condizioni statiche e strutturali;

   al momento, non esiste un'organica e coerente mappatura di questi immobili abbandonati, anche al fine di poterne conoscere la consistenza, lo stato e le potenzialità economiche;

   secondo un articolo della testata on line «le formiche»: i conti dei comuni italiani sono sempre più precari, mettendo a rischio i livelli essenziali di assistenza ai cittadini. Il quadro di crisi che emerge da un documento pubblicato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili è complesso e preoccupante; nel 2017 sono: 67 gli enti locali deficitari, 151 in «pre-dissesto», e 107 in dissesto. Le statistiche dicono che negli ultimi anni sta crescendo il numero dei comuni in dissesto; sono i piccoli comuni quelli più a rischio, specialmente in alcune zone del paese: Campania, Calabria e Sicilia;

   il programma operativo nazionale «Legalità» 2014-2020 è stato approvato il 20 ottobre 2015 con una dotazione complessiva di 377,6 milioni di euro. Il 9 gennaio 2018 è stata approvata la riprogrammazione del Pon. La nuova dotazione finanziaria ammonta a 610,3 milioni di euro. Una delle direttrici principali su cui si fonda la strategia del programma è il miglioramento delle condizioni di sicurezza di aree particolarmente vulnerabili e strategiche per lo sviluppo delle attività produttive –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative urgenti di competenza, anche normative, per intervenire, anche attraverso la protezione civile, nei casi inerzia delle amministrazioni comunali, al fine di garantire l'incolumità pubblica quando persiste il pericolo grave e attuale di crollo degli edifici abbandonati in pessime condizioni statiche e strutturali;

   se attraverso il programma operativo nazionale «Legalità» 2014-2020 possano essere finanziati progetti per la messa in sicurezza di edifici abbandonati siti in aree particolarmente vulnerabili;

   se il Governo intenda adottare iniziative per la definizione di linee guida al fine di promuovere il censimento e la mappatura degli immobili e delle unità immobiliari abbandonate.
(4-01664)


   BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, LATINI, PATELLI, RACCHELLA e SASSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la candidatura di Roma come sede per i giochi olimpici del 2020 è stata bloccata dal Governo Monti nel febbraio 2012, quando il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore non ha ritenuto di firmare la necessaria lettera di impegno economico da parte del Governo, anche per non gravare sui contribuenti, mentre si approntavano misure restrittive in termini di tasse, di lavoro e di pensioni;

   in tema di eventi sportivi internazionali, era ancora forte il brutto ricordo dell'organizzazione nella capitale dei mondiali di nuoto 2009, dove a un ingente impegno finanziario non è corrisposta alcuna eredità di strutture sportive, né infrastrutture;

   la candidatura della città di Roma era apparsa da subito alquanto velleitaria, considerando la situazione finanziaria del comune;

   a seguito della nomina (articolo 78 del decreto-legge n. 112 del 2008) di un commissario straordinario del Governo per la ricognizione della situazione economico-finanziaria del comune di Roma e delle società da esso partecipate, nel 2010 era stato accertato un debito fuori bilancio pari a 22,4 miliardi di euro. Al 31 dicembre del 2012 il debito lordo del comune di Roma risultava di 16,8 miliardi di euro, di cui 4 miliardi e 432 milioni di oneri non finanziari e 12 miliardi e 370 milioni di debiti finanziari; con il decreto-legge n. 78 del 2010 (articolo 14) era stato definito un contributo a carico del bilancio dello Stato a decorrere dall'anno 2011 di 500 milioni di euro all'anno, fino al completo ripianamento del debito e dei relativi oneri finanziari; di questi, 300 milioni di euro risultavano essere a carico dell'erario, 200 milioni di euro a carico di Roma capitale, che, però, avrebbe dovuto recuperarli con l'aumento delle addizionali comunali Irpef e dell'addizionale sui diritti d'imbarco per i passeggeri degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino;

   si ricorda, altresì, che è stata aperta un'inchiesta per danno erariale da parte della Corte dei conti nei confronti del Comitato a sostegno della candidatura di Roma ai giochi olimpici 2024;

   anche al Coni, alla cui presidenza era stato appena riconfermato per il secondo quadriennio Giovanni Malagò, i conti sembravano non tornare; circolavano cifre folli: undici milioni di euro la crescita dei debiti dal 2015 al 2016, 18 milioni per sole forniture, metà da parte dei Comitati territoriali –:

   se il Governo non ritenga doveroso assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare come e per cosa siano stati spesi i fondi pubblici, nonché per acquisire elementi in ordine alla regolarità delle procedure di gara o di affidamento diretto;

   quale sia la puntuale e dettagliata rendicontazione del Comitato olimpico nazionale con riguardo alle spese sostenute.
(4-01669)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCALFAROTTO, ZAN e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che Felix Cossolo, cittadino italiano regolarmente in possesso di documenti di identità validi per l'ingresso in Egitto, sia stato respinto dall'ufficio visti dell'aeroporto de Il Cairo;

   all'arrivo all'aeroporto egiziano, infatti, dopo aver effettuato il pagamento della tassa per il visto turistico, Cossolo sarebbe stato riaccompagnato all'area partenza in quanto cittadino non gradito a causa di alcuni articoli usciti a sua firma in Italia sulle condizioni dei componenti della comunità Lgbt in Egitto;

   sempre da organi di stampa si apprende delle difficili condizioni di vita per le persone gay, lesbiche, bisex e transessuali in Egitto –:

   se tale diniego di soggiorno in Egitto rientri in una prassi di ulteriore restrizione su base discriminatoria estesa anche a cittadini non egiziani e se le autorità italiane competenti in materia intendano richiedere informazioni sul caso alle omologhe autorità egiziane al fine di fare chiarezza sulla vicenda esposta.
(5-00952)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, commi 6-7, del decreto-legge n. 1 del 2015, ha introdotto una presunzione di liceità delle condotte poste in essere in attuazione del cosiddetto piano ambientale Ilva. Il successivo decreto-legge n. 98 del 2016 ha esteso all'affittuario o all'acquirente l'esclusione dalla responsabilità penale o amministrativa, con il limite temporale delle condotte poste in essere fino al 30 giugno 2017 ovvero fino all'ulteriore termine di 18 mesi eventualmente concesso. Il decreto-legge n. 244 del 2016 ha ulteriormente prorogato il termine di esonero;

   a tutt'oggi, la Corte costituzionale non si è espressa sulla legittimità dell'esonero da responsabilità prevista dai citati decreti, ma è noto che il sindacato potrebbe entrare nel merito della scelta legislativa di disporre un'esimente solo nel caso in cui la discrezionalità del legislatore sia stata esercitata in modo manifestamente irragionevole;

   si nota, tuttavia, che, a mente dell'articolo 3 del codice penale (e dell'articolo 112 della Costituzione), si afferma il principio di obbligatorietà dell'azione penale nei confronti di «tutti coloro che, cittadini o stranieri si trovano nel territorio dello Stato, salve le eccezioni stabilite dal diritto pubblico interno o dal diritto internazionale», legittimando l'introduzione di esenzioni dalla legge penale solo per via del diritto internazionale ovvero del diritto pubblico interno (intendendo la Costituzione e le leggi costituzionali). Residua l'ipotesi di (legittima) esenzione mediante legge ordinaria nel solo caso in cui si tratti di organi di rango costituzionale;

   diversamente opinando, a giudizio dell'interpellante potrebbe violarsi il principio costituzionale di uguaglianza;

   si rileva altresì una possibile antinomia della suddetta esimente con il disposto di cui all'articolo 15, comma 4, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 di approvazione delle modifiche al piano ambientale che dispone che «il gestore resta l'unico responsabile degli eventuali danni arrecati a terzi o all'ambiente in conseguenza dell'esercizio dell'installazione»;

   formulate dette premesse giuridiche, la questione si pone vieppiù dopo la cessione dello stabilimento al gruppo ArcelorMittal che ha presentato un piano industriale e ambientale che, però, può essere posto in essere, usufruendo dell'immunità penale e amministrativa sancita dalla legge, mentre occorre prioritariamente garantire la salvaguardia della salute e dell'ambiente a Taranto, dove numerose zone circostanti l'area industriale risultano contaminate dagli inquinanti provenienti dall'impianto di agglomerazione dell'ex Ilva e che dati anche recenti descrivono in termini di grave emergenza sanitaria;

   da fonti di stampa si apprende che la regione Puglia avrebbe inviato una nota sul tema alla Commissione europea che, in risposta, avrebbe a sua volta affermato la permanenza della responsabilità (penale e amministrativa) della società con riferimento al rispetto dei requisiti dichiarati nell'autorizzazione integrata ambientale-:

   se il Governo intenda adottare iniziative di rango normativo tese a modificare quanto disposto dall'articolo 2 del decreto- legge n. 1 del 2015, e successive modificazioni e integrazioni.
(2-00184) «Vianello, Ilaria Fontana, Ermellino, Galizia, De Lorenzis, Cassese».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI e EPIFANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   si parla attualmente di un mega impianto capace di accogliere un quarto dei rifiuti prodotti in Sicilia, con la vasca più grande mai esistita nell'isola. Si presenta così l'iniziativa di Oikos, la società di proprietà della famiglia Proto che ad agosto 2018 ha presentato agli uffici del comune di Centuripe, in provincia di Enna, la proposta di realizzazione di una piattaforma per la valorizzazione dei rifiuti. Il sito scelto dagli imprenditori catanesi, che a Motta Sant'Anastasia gestiscono un'altra discussa discarica, ricade in contrada Muglia, a tre chilometri dal centro di Catenanuova, in una zona agricola. Circa 150 ettari acquistati in estate, per i quali i Proto sperano di ottenere una variante al piano regolatore;

   se si leggono le oltre cento pagine di relazione tecnica, prodotte da Oikos insieme al Centro studi di ingegneria sanitaria ambientale, a colpire sono le caratteristiche dell'impianto. Il sito, infatti, potrebbe ricevere mille tonnellate al giorno di rifiuti che sarebbero oggetto di trattamento meccanico-biologico, utile a stabilizzare la frazione organica dell'indifferenziato, con una vasca da due milioni e 800 mila metri cubi – quasi tre volte la settima in corso di realizzazione nella discarica palermitana di Bellolampo – e la possibilità di gestire 300 metri cubi al giorno di percolato. Il progetto, inoltre, prevede la costruzione di un impianto di compostaggio da 110 tonnellate quotidiane, e la possibilità di produrre combustibile solido secondario (Css);

   tutto questo ricadrebbe su un'area decisamente «fragile» sia dal punto di vista ambientale che archeologico, per la presenza di decine di microzone, e non solo, con caratteristiche di pregio le cui comunità, da anni, hanno individuato un proprio percorso di sviluppo sostenibile che vede il suo punto di forza nell'attuazione della «Strategia nazionale per le aree interne»;

   il sindaco di Centuripe non chiude al progetto della megadiscarica anzi afferma: «Potrebbe portare benefici in termini occupazionali». Anche se poi aggiunge: «Se vogliono fare una gigantesca discarica, il tema neanche in consiglio comunale arriverà»;

   sulla questione è intervenuta anche la Legambiente Sicilia che ha espresso una forte contrarietà alla paventata possibilità di realizzazione di una piattaforma di gestione e valorizzazione dei rifiuti nel territorio di Centuripe e paesi limitrofi;

   si tratta di un assoluto passo indietro, sempre secondo la Legambiente Sicilia, rispetto gli attuali orientamenti dei Governi, a tutti i livelli, che sono quelli del mantenimento di sistemi circolari e chiusi che tendano a soddisfare direttamente sul territorio i fabbisogni dello stesso e all'impegno, ormai decennale, di associazioni e comitati che cercano di costruire, su quel territorio e comunque in tutta l'isola, un ciclo virtuoso dei rifiuti basato sulla sostenibilità e sull'economia circolare;

   inoltre si parla di un impianto la cui tecnologia risulta all'interrogante obsoleta e superata e in netto contrasto con il nuovo pacchetto europeo sull'economia circolare che modifica la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE, specialmente per la previsione, tutta italiana, di produzione di Css (combustibile solido secondario);

   il tutto aggravato dal fatto che la megadiscarica insisterebbe, come detto su un'area decisamente «fragile» sia dal punto di vista ambientale che archeologico –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative normative, con il coinvolgimento delle regioni, al fine di prevedere prescrizioni e limiti più stringenti in tema di realizzazione di impianti per il trattamento dei rifiuti fortemente invasivi, specialmente con riferimento ad aree fragili dal punto di vista ambientale e di grande rilevanza sul piano archeologico, storico e paesaggistico come nel caso sopra richiamato.
(5-00954)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la strategia energetica nazionale, approvata nel 2017, propone una forte accelerazione dell'uscita completa dal carbone degli impianti termoelettrici nel 2025 e traccia la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere, rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39 per cento al 2030 e del 63 per cento al 2050;

   per far questo bisogna, però, che vengano emanati i relativi decreti attuativi. Ad oggi questi decreti sono ancora ai «blocchi di partenza»;

   a tal proposito, si ricordano le dichiarazioni dell'allora Ministro dello sviluppo economico, riportate anche dal sito online del «Sole24ore»: (...) per «uscire dal carbone», ha aggiunto Calenda, «occorrono infrastrutture il cui elenco condivideremo con la conferenza unificata e lo recepiremo in un decreto del Presiedente del Consiglio dei ministri perché non ci possiamo permettere di cominciare a lavorare su un processo accelerato e avere regioni e comuni che bloccano ogni infrastruttura in Italia». Per il Ministro pro tempore, dunque, il programma di decarbonizzazione «si può fare se c'è il convincimento degli enti locali a chiudere il piano infrastrutturale che è parte integrante di questa decisione»;

   il fatto che questo decreto del Presiedente del Consiglio dei ministri non sia stato ancora approvato forse spiega il ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi. Però questo inspiegabile ritardo rischia di rallentare, se non perfino bloccare, l'uscita del nostro Paese dal carbone. Tutto questo è per Brindisi ancora più pericoloso, perché si rischia che sia il mercato a chiudere definitivamente la centrale di Brindisi sud;

   è importante invece condurre l'Enel, e questo si potrà fare solo nel momento in cui saranno stati emanati i decreti attuativi, verso la realizzazione a suo carico della bonifica del sito industriale;

   al tempo stesso, si dovrà avviare con tutte le parti coinvolte, attraverso importanti investimenti e sinergie, il necessario processo di tutela e di valorizzazione delle risorse naturali agronomiche e turistico-culturali del territorio brindisino;

   parallelamente si dovrà incentivare la nascita di insediamenti produttivi innovativi ad alto valore aggiunto, quali ad esempio Enel Green power –:

   quali siano le modalità e i tempi per l'emanazione dei decreti attuativi sulla de-carbonizzazione, come stabilito dalla Strategia energetica nazionale del 2017.
(5-00955)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da anni il mondo scientifico, stimando un raddoppio del numero di alluvioni entro il 2050 e perdite economiche di circa 24 miliardi di euro l'anno, chiede alla politica di intervenire per mitigare i rischi collegati al cambiamento climatico in Europa. Se il 2050 può apparire ancora lontano, di certo nell'ultimo anno le alluvioni in Italia sono raddoppiate;

   negli ultimi 30 giorni in Sicilia hanno perso la vita 13 persone, il patrimonio culturale ha subito danni irreversibili, sono stati spesi fondi pubblici per lavori urgenti per la messa in sicurezza di scuole e altri edifici di interesse collettivo, ma si continua ad aspettare la prossima tragedia per piangere ulteriori vittime;

   la scorsa settimana, ancora una volta in Sicilia, è toccato alla provincia di Trapani, dove il proprietario delle Terme di Montevago chiede aiuto allo Stato per evitare di chiudere e licenziare quindi 40 persone;

   se si allargasse questo bilancio a tutta Italia ci si renderebbe conto di quanti morti sono stati pianti e quanti se ne potrebbero piangere ancora quest'anno, delle tante aziende costrette a chiudere e di quanti ecosistemi naturali sono andati distrutti per sempre;

   nel 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva avviato la redazione del «piano nazionale di adattamenti ai cambiamenti climatici», strumento irrinunciabile e, oggi più che mai, urgente per il Paese;

   in un comunicato del 2 agosto 2017, ancora presente sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si legge che a partire da quella data il Ministero avrebbe chiamato a confronto cittadini e istituzioni su una prima stesura del piano che l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare definiva un «Documento strategico per un Paese che vive ogni giorno gli effetti dei mutamenti climatici»;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiamato sul suo sito cittadini e istituzioni, mondo della ricerca, associazioni e in generale tutti i portatori d'interesse a confrontarsi sul testo del piano, in vista dell'elaborazione della versione finale del documento;

   adattare per tempo il territorio non significa solo scongiurare costi umani e naturali molto pesanti, ma anche renderlo più resiliente e competitivo sotto il profilo economico, annunciava l'ex Ministro;

   il piano, nelle intenzioni del Ministero, si sarebbe dovuto integrare coerentemente con le altre strategie in campo: dalla Strategia energetica nazionale alla strategia per lo sviluppo sostenibile, da quella sull'economia circolare al piano clima-energia. Tutte insieme avrebbero indicato un vero e proprio orizzonte eco-industriale per il Paese;

   elaborato dal lavoro del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, il piano costituisce il quadro aggiornato delle tendenze climatiche in atto a livello nazionale e sugli scenari climatici futuri, individuando possibili azioni di adattamento e relativi strumenti di monitoraggio e valutazione dell'efficacia;

   il testo analizza gli impatti e le vulnerabilità territoriali, evidenziando quali aree e settori siano maggiormente a rischio. Attraverso un set di indicatori, definisce le macro-regioni climatiche e le cosiddette «aree climatiche omogenee»: le prime vivono e hanno vissuto condizioni climatiche simili, le seconde sono caratterizzate da uguale condizione climatica attuale e da una stessa proiezione climatica di anomalia futura;

   consultando il sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ci si rende facilmente conto di come tutto si sia fermato al 2017, tanto che campeggia ancora la seguente dicitura: «Il termine per partecipare alla consultazione è stato prolungato fino al 31 ottobre 2017». Da quel momento in poi sembra essersi fermato tutto –:

   se il Governo intenda fornire chiarimenti circa lo stato dei lavori per la redazione del «piano nazionale di adattamenti ai cambiamenti climatici» e se esso rientri nelle priorità del Ministro, essendo uno strumento irrinunciabile e urgente per il Paese.
(4-01667)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   attualmente presso il Museo civico archeologico di Bologna si sta tenendo la mostra che ospita le opere dei due più grandi maestri del «Mondo fluttuante»: Katsushika Hokusai (1760-1849) e Utagawa Hiroshige (1797-1858);

   la mostra Hokusai Oltre l'onda espone una selezione di circa 270 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston e si terrà a Bologna dal 12 ottobre 2018 al 3 marzo 2019;

   nella Gazzetta ufficiale n. 145 del 23 giugno 2016 sono indicati coloro che sono esenti dal pagamento del biglietto per visite museali e, precisamente, l'articolo 4 dispone: «È consentito l'ingresso gratuito agli istituti ed ai luoghi della cultura di cui all'articolo 1, comma 1, ivi inclusi, in assenza di un percorso espositivo separato e di un biglietto distinto, gli spazi in cui sono allestite mostre o esposizioni temporanee» mentre il comma 3 lettera I recita quanto segue: «i) ai portatori di handicap e ad un loro familiare o ad altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza socio-sanitaria»;

   sono pervenute segnalazioni all'interrogante dalle quali emergerebbe che alcune persone con handicap, le quali hanno chiesto informazioni ai curatori della mostra in merito alle modalità di accesso al Museo archeologico di Bologna, avrebbero ottenuto come risposta, mediante posta elettronica, la seguente frase: «Per ciò che concerne l'ingresso delle persone disabili, usi e consuetudini garantiscono l'applicazione della gratuità all'accompagnatore per il servizio reso al disabile che altrimenti non potrebbe godere della mostra»;

   tale risposta, qualora effettivamente fornita, parrebbe incongruente con la normativa in materia, poiché la gratuità dell'accompagnatore non è garantita da «usi e consuetudini» ma da norme chiare e non interpretabili;

   anche il decreto ministeriale 14 aprile 2016 n. 111 articolo unico, comma 2, lettera d) di aggiornamento al decreto ministeriale n. 507 del 1997, dispone l'ingresso gratuito ai monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali «ai portatori di handicap e ad un loro familiare o ad altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza socio-sanitaria»;

   tale normativa è disponibile, inoltre, sulla pagina del sito del Ministero dei beni e delle attività culturali dedicata alle agevolazioni per l'ingresso negli enti museali –:

   se risultino al Ministro interrogato i fatti di cui in premessa e se intenda promuovere un approfondimento al riguardo;

   quali ulteriori iniziative intenda eventualmente adottare per il puntuale rispetto della normativa di cui in premessa;

   se, in linea generale, abbia ricevuto segnalazioni di situazioni dalle quali emergerebbe il mancato rispetto della normativa citata in materia di esonero dal pagamento del biglietto per mostre museali a portatori di handicap ed accompagnatori; in caso di risposta affermativa, quante siano state tali segnalazioni nell'ultimo quinquennio.
(4-01665)


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'incarico di dirigente di seconda fascia nelle soprintendenze del Ministro per i beni e le attività culturali viene assegnato in base alle disposizioni impartite nell'interpello redatto dalla direzione generale archeologia belle arti e paesaggio ogni qual volta si renda vacante tale posizione lavorativa di livello dirigenziale nelle amministrazioni periferiche;

   l'interpello è rivolto al personale appartenente alla carriera dirigenziale in servizio al MIBAC che in base all'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, invia la propria candidatura;

   risulterebbe all'interrogante l'assegnazione di un incarico di Soprintendente, presso la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio, Emilia e Ferrara, a funzionaria di area III F4 che risulterebbe essere stata già funzionaria archeologa assunta nell'anno 2003 presso l'allora direzione regionale della Lombardia fino al 14 marzo 2012, proveniente da incarico «Enti locati» presso il comune di Forlì;

   risulterebbe inoltre all'interrogante che ad inoltrare richiesta di candidatura siano stati almeno altri due dirigenti in ruolo, di cui uno di questi, ha presentato richiesta di accesso agli atti evidenziando il potenziale contrasto dell'assegnazione dell'incarico in questione con le disposizioni di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che, al comma 6, ammette tale possibilità solo qualora non sia rinvenibile nei ruoli dell'amministrazione, personale con altrettanta comprovata qualificazione professionale –:

   se al Ministro interrogato risulti quanto in premessa;

   se risulti, al Ministro interrogato, la presentazione di ricorsi in relazione alla nomina di cui in premessa;

   in caso affermativo, quali siano le motivazioni per le quali sia stata assegnata a tale incarico una funzionaria di area III F4, già fuori dell'organico Ministro per i beni e le attività culturali da almeno 6 anni, in base al comma 6 dell'articolo 19 citato in premessa, escludendo a priori i dirigenti che hanno presentato istanza di copertura del ruolo dirigenziale di seconda fascia per la sede di Bologna, avendo gli stessi i pieni requisiti per la copertura del ruolo dirigenziale per il posto messo a bando;

   se siano state valutate, per l'assegnazione dell'incarico in questione, le comprovate esperienze nell'ambito gestionale di una pubblica amministrazione specialistica, come una soprintendenza che, oltre ad avere un territorio molto vasto di ben quattro province, ha una notevole mole di lavoro legata alla ricostruzione post sisma.
(4-01668)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia, presso contrada Ulmo territorio di Niscemi (Caltanissetta), è attiva ed operativa l'installazione militare Muos ad esclusivo uso della Marina militare degli Stati Uniti D'America;

   tale struttura è regolarmente operativa dopo un lungo e controverso iter legale che ha visto, in ultima istanza, il parere del Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo che, con sentenza 113/16 emessa in data 6 maggio 2016, si è espresso favorevolmente alle deduzioni del Ministero della difesa in merito alla mancanza di vincoli di inedificabilità presso l'area tutelata di contrada Ulmo;

   a tale decisione è seguita una procedura di ricorso presenta da Legambiente, comune di Niscemi e altri, mirante alla revoca della sentenza 113/16;

   si apprende da fonti di stampa che il Ministero della difesa, con nota del 26 ottobre 2018, avrebbe richiesto all'avvocatura dello Stato la possibilità di recedere dalla posizione processuale di difesa della sentenza, anche attraverso il ritiro della memoria già depositata;

   sempre da fonti di stampa si apprende come tale procedura non sia stata, nei fatti, realmente praticata e, a dimostrazione di ciò, si sottolinea l'assenza dell'Avvocatura dello Stato all'apertura dell'udienza davanti al Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) di Palermo che si è tenuta il 14 novembre 2018, lasciando così depositata la memoria precedente con cui ci si opponeva alle richieste avanzate dai Comitati; presentandosi all'udienza, l'Avvocatura dello Stato probabilmente avrebbe potuto chiedere di non tenere conto della memoria già presentata, dando così seguito alla lettera di rinuncia alla difesa del Muos del 26 ottobre a firma del Ministero della difesa già richiamata;

   recentemente si è fatto anche riferimento al coinvolgimento dei Ministeri della difesa e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'avvio di una campagna di monitoraggio delle onde elettromagnetiche prodotte dalle parabole del Muos;

   alla luce degli atti, il Governo non ha mai ritirato l'opposizione fatta al Consiglio di giustizia amministrativa da parte dei ricorrenti e la Ministra interrogata, a quanto consta all'interrogante, non ha mai fatto dichiarazioni esplicite in merito, così come il Governo non ha mai detto che il Muos verrà effettivamente smantellato –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito all'installazione militare Muos presente in Sicilia e se e quali iniziative intenda adottare per bloccare le attività svolte dentro la base militare di Niscemi;

   se il Governo intenda fornire informazioni più dettagliate in merito alla campagna di monitoraggio delle emissioni delle parabole richiamata in premessa e, eventualmente, con quali interventi e fondi intenda avviare la suddetta campagna;

   se siano stati prodotti dal Governo atti che possano testimoniare una reale presa di posizione in opposizione all'attività svolta nella base militare di Niscemi.
(4-01666)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Enel ha deciso una pesante ristrutturazione nella regione Friuli Venezia Giulia;

   a quanto si apprende, Enel è intenzionata a chiudere tutti i punti Enel che sono sempre stati i punti di contatto diretto con il cliente;

   tale decisione provocherà ripercussioni negative per l'utenza sul territorio che sarà così privata di qualsiasi interlocuzione e costretta a rivolgersi a siti on-line, con un aggravio di difficoltà soprattutto per le persone anziane;

   anche E-distribuzione (società controllata da Enel che gestisce le reti di distribuzione fino al contatore dell'utente), ha avviato una pesante ristrutturazione aziendale, come denuncialo le organizzazioni sindacali di categoria, che hanno già dichiarato lo stato di agitazione;

   negli ultimi nove anni, nel Friuli Venezia Giulia si è riscontrato per Enel un calo della manodopera superiore al 30 per cento, in particolare di addetti dell'area tecnica, tant'è che l'azienda è stata costretta a introdurre una nuova figura ibrida dell'operaio-tecnico;

   in un primo momento, la nuova ristrutturazione di Enel, presentata ufficialmente a Roma nel luglio 2018, comportava nella regioni Friuli Venezia Giulia la chiusura della zona di Pordenone, il superamento dell'unità operativa di Maniago, il superamento delle unità operative di Monfalcone;

   dopo l'intervento delle organizzazioni sindacali, è stata scongiurata la chiusura del presidio del territorio dell'alta pordenonese, ma l'azienda sembra intenzionata a chiudere l'unità operativa di Monfalcone, che sarà accorpata con la già esistente unità operativa Cervignano-Latisana;

   sono altresì previste le chiusure delle attuali sedi di Tolmezzo e Tarcento, i cui tecnici e operativi saranno dirottati in un'unica sede a Gemona del Friuli, abbandonando così le aree montane con un'ulteriore contrazione degli organici;

   i mutamenti climatici stanno sconvolgendo sempre di più le regioni italiane e in particolare il territorio montano;

   la regione Friuli Venezia Giulia, per la sua orografia, presenta criticità a cominciare dal vasto territorio della Carnia che proprio recentemente è stato bersagliato da eventi calamitosi eccezionali; l'energia elettrica è un bene pubblico essenziale ed E-distribuzione è concessionario del servizio fino al 2029 –:

   se il Governo sia a conoscenza di questo piano aziendale che penalizza fortemente il Friuli Venezia Giulia e se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per assicurare in questa regione il mantenimento di un servizio essenziale che garantisce l'effettiva accessibilità e qualità della presenza di Enel sul territorio;

   quali iniziative il Governo intenda conseguentemente assumere, per quanto di competenza, per avviare un confronto con l'azienda concessionaria e con i sindacati, inteso a rivalutare il processo di ristrutturazione di Enel.
(4-01653)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Conferenza permanente dei sindaci del Meratese ha inviato una lettera alle istituzioni competenti chiedendo l'interruzione della sperimentazione avviata nel giugno 2017 e del conseguente impatto dei sorvoli a bassa quota degli aeromobili da e per l'aeroporto di Orio al Serio, sul territorio meratese;

   si tratta di 15 comuni, Airuno, Brivio, Cernusco Lombardone, Calco, Imbersago, La Valletta Brianza, Lomagna, Merate, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d'Adda, Robbiate, S. Maria Hoè, Verderio, con una popolazione complessiva di circa 80 mila abitanti;

   i sindaci chiedono l'immediata cessazione della sperimentazione di nuove rotte aeree a causa dei forti disagi arrecati alla cittadinanza sotto il profilo acustico, dovuti a un forte e crescente impatto dei sorvoli a bassa quota sul territorio, che nel corso del 2018 hanno fatto registrare un preoccupante aumento, soprattutto per quanto riguarda le rotte di atterraggio lungo la direttrice ovest-est;

   vi è preoccupazione anche per la qualità dell'aria, visti il maggior consumo di carburante e le relative immissioni in atmosfera; si sorvolano oltretutto aree urbane e naturalistiche che sono in buona parte tutelate dal parco Adda Nord, dal parco di Montevecchia e del Curone e dalla riserva naturalistica del lago di Sartirana;

   nel corso dei lavori della commissione aeroportuale di Orio al Serio, nella seduta del 9 novembre 2018, è emerso, da una ricerca appositamente effettuata nell'estate 2018 da Arpa Lombardia sulla sperimentazione delle nuove rotte aeree introdotte dal 22 giugno 2017, come si registri addirittura un peggioramento in termini di impatto di rumore sulla popolazione delle aree più vicine all'aeroporto;

   la suddetta commissione, a cui i sindaci hanno potuto prendere parte come uditori, ha deciso di riunirsi nuovamente a breve per esprimere un parere ufficiale sulla ricerca effettuata da Arpa e sulle sperimentazioni di nuove rotte in atto –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, con tempestività, per quanto di competenza, anche in vista della prossima riunione della commissione aeroportuale, per porre termine, come richiesto dalla Conferenza dei sindaci del meratese, alle sperimentazioni di nuove rotte da e per Orio al Serio, ripristinando in toto la situazione esistente prima del 22 giugno 2017 ed evitando in ogni modo i sorvoli a bassa quota.
(5-00956)


   SPENA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tratto autostradale sull'A24, gestione Autostrada dei Parchi, compreso tra il casello di Tivoli e quello di Roma est per l'immissione nel tratto urbano della capitale è pari a 4,5 chilometri di lunghezza. Il relativo pedaggio ammonta attualmente a 2,20 euro;

   puramente a titolo esemplificativo si segnala che per il tratto autostradale sull'A1, gestione Autostrade per l'Italia, compreso tra il casello di Monteporzio Catone e Roma sud pari a 4,7 chilometri di lunghezza, il pedaggio ammonta a 0,70 euro; inoltre per il tratto compreso tra il casello di San Cesareo e quello di Roma sud pari a 9,9 chilometri di lunghezza il pedaggio ammonta a 1,20 euro;

   a fronte di tali costi, i cittadini e le imprese che vivono, lavorano e svolgono le proprie attività nel territorio della città metropolitana di Roma e che si trovano a dover raggiungere o uscire dalla capitale attraverso i tratti autostradali subiscono, in base al punto di partenza o di arrivo e a parità di distanza percorsa, un trattamento altamente discriminatorio che appare all'interrogante totalmente inaccettabile;

   basti pensare, prendendo una situazione tipica dell’hinterland romano, agli oltre 56 mila residenti del comune di Tivoli che rappresentano, insieme a quelli del comune di Zagarolo e degli altri comuni dell'area nordorientale della capitale, una parte consistente del flusso pendolare da e verso Roma;

   tutti questi cittadini e tutte queste imprese subiscono, quindi, un trattamento peggiore rispetto ad altri cittadini e ad altre imprese della medesima città metropolitana, che normalmente viene giustificato dal concessionario autostradale con i lavori di manutenzione, in particolare, per viadotti e ponti, lungo l'intero tratto autostradale e, in particolare, sulle tratte abruzzesi dell'A24-A25. Cionondimeno i pendolari e le imprese dell’hinterland romano, pur non usufruendo nel loro tragitto quotidiano di quelle tratte dell'A24-A25, ne devono pagare ugualmente i costi di manutenzione complessivi;

   come rilevato dall'interrogante, Autostrade dei Parchi ha annunciato che il pedaggio sulla tratta Tivoli-Roma est rimarrà fermo a 2,20 euro fino al 31 novembre 2018 per poi essere incrementato, come precedentemente previsto, a 2,50 euro a decorrere dal 1° dicembre 2018 con un inaccettabile ulteriore aggravio sulle tasche dei cittadini e delle imprese delle aree interessate –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e quali iniziative ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare il diritto dei cittadini alla mobilità e alla parità di accesso alle infrastrutture e di equiparare le tariffe di pedaggio autostradale, fermo restando il mantenimento delle tariffe più economiche rispetto, a quelle indicate;

   se e quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, per evitare l'incremento del pedaggio autostradale già annunciato da Autostrada dei Parchi a decorrere dal 1° dicembre 2018.
(5-00957)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 6 agosto 2018 sull'autostrada A14 in località Borgo Panigale a Bologna si è verificato un gravissimo incidente automobilistico che ha coinvolto camion adibiti al trasporto di materiali pericolosi quali Gpl e prodotti chimici;

   l'incidente automobilistico si è verificato a causa di una distrazione del conducente del camion che trasportava Gpl causando il tamponamento del camion che trasportava prodotti chimici solventi;

   il tamponamento ha provocato due esplosioni sia del camion che trasportava prodotti chimici (prima esplosione) e successivamente del camion che trasportava Gpl (seconda e ben più grave esplosione), causando 2 morti e danneggiando 615 persone danneggiate per una stima complessiva di circa 10 milioni di euro di danni a cose e persone;

   il camion non risultava essere dotato dei più moderni sistemi di assistenza alla guida Adas che avrebbero potuto evitare Terrore umano dovuto a distrazione e resi obbligatori dal 2015 sui camion di nuova immatricolazione come previsto dal regolamento (CE) 661/2009;

   nel nostro Paese i camion con targa italiana, autorizzati al trasporto di materiali pericolosi, potenzialmente letali sono circa 78 mila; ogni giorno sulle autostrade italiane circolano circa 10 mila mezzi a rischio e, considerando che l'età media dei veicoli pesanti è di circa 14 anni, molti di questi non risultano essere dotati di sistemi di assistenza alla guida divenuti obbligatori a partire dal 2015;

   sono disponibili sul mercato dei sistemi di assistenza alla guida «retrofit» e «aftermarket» che i camion adibiti al trasporto di materiali pericolosi possono montare per evitare che errori umani dovuti a distrazione dell'autista o uso dello smartphone durante la guida possano causare incidenti di tale gravità e mettere a rischio le vite di così tante persone sulle strade italiane;

   lo stesso Ministro interrogato durante la sua informativa al Senato del 7 agosto 2018 riferiva della volontà di agire incentivando l'installazione, sui mezzi che trasportano merci pericolose, di presidi di guida assistita, «dispositivi anticollisione, frenata automatica, controllo predittivo della velocità» cioè «ritrovati ormai abbastanza comuni nelle nostre auto più nuove e che non possono non corredare questi mezzi pesanti che rischiano ogni momento di trasformarsi in ordigni ambulanti» –:

   se il Ministro interrogato, passati due mesi dal grave incidente, abbia adottato iniziative al riguardo e individuato incentivi per i sistemi di assistenza alla guida; quali iniziative intenda intraprendere per mettere in sicurezza i camion adibiti al trasporto di materiali pericolosi ed evitare che gravi incidenti come questo si possano nuovamente verificare, mettendo in pericolo la vita di altri automobilisti sulle strade italiane.
(4-01658)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   gli Its – Istituti tecnici superiori danno luogo a percorsi di specializzazione tecnica post diploma, riferiti alle aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese, realizzati secondo il modello organizzativo della fondazione di partecipazione in collaborazione con imprese, università/centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali, sistema scolastico e formativo;

   essi costituiscono un'opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una nuova strategia che unisce le politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali del Paese;

   mission degli Its è: acquisire, dopo il diploma, un'alta specializzazione tecnologica indispensabile per un inserimento qualificato nel mondo del lavoro; formare tecnici superiori in grado di inserirsi nei settori strategici del sistema economico-produttivo del Paese; sviluppare metodi per l'innovazione e il trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese; privilegiare una didattica esperienziale dove l'apprendimento si realizza attraverso l'azione e la sperimentazione di situazioni, compiti, ruoli affrontati in situazioni di incertezza e complessità, simili alla realtà lavorativa di tutti i giorni; orientare i giovani e le loro famiglie verso le professioni tecniche;

   particolare trend positivo ha da sempre accompagnato i 64 Its presenti nel nostro Paese istituiti con legge n. 144 del 1999; secondo un monitoraggio del 2017 effettuato dall'Indire (Istituto nazionale documentazione e innovazione e ricerca educativa) – l'ente che sovraintende e coordina gli Its – il 79,1 per cento delle diplomate e dei diplomati (pari a 1.398, su un totale di 2374, oggi 2774) ha trovato un lavoro entro un anno dalla fine del percorso: impiego che nell'87,5 per cento dei casi risulta coerente con il diploma conseguito;

   trattandosi di un percorso di istruzione post diploma, gli Its dipendono dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   dal 21 agosto 2018 – giusto il bando del 9 agosto 2018 – si rende disponibile il posto di funzione dirigenziale non generale dell'ufficio V – istruzione tecnica superiore – della direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, presso il dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; tale posto si occupa, tra l'altro, proprio degli Its;

   ad oggi la procedura di selezione pare non conclusa;

   il Governo è in carica da oltre 120 giorni –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sia rispetto al futuro degli istituti tecnici superiori, al loro sviluppo e alle richieste in merito a possibili modifiche normative, sia rispetto alla nomina del dirigente competente in relazione all'obbiettivo di sviluppare il sistema degli istituti tecnici superiori.
(5-00953)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in base alle disposizioni del decreto n. 1085 del 18 ottobre 2018, l'ufficio scolastico regionale, dell'Emilia-Romagna ha autorizzato il funzionamento in deroga di 406 posti di sostegno: tali posti risultano dalla compensazione dei posti derivanti della proposta della commissione tecnica con i posti restituiti dagli uffici di ambito territoriale, poiché non utilizzati a seguito del trasferimento degli alunni per i quali sono stati autorizzati;

   il decreto legislativo n. 66 del 2017, attuativo della legge n. 107 del 2015, detta esplicitamente nuove disposizioni per conseguire il titolo d'accesso all'insegnamento di sostegno presso la scuola dell'infanzia e primaria, superando quanto previsto, sostanzialmente, dal decreto ministeriale n. 249 del 2010;

   pertanto, per fare l'insegnante di sostegno, è richiesta una determinata e specifica preparazione e i seguenti requisiti: laurea in scienze della formazione primaria; Ssis (per la scuola secondaria); Cobaslid (per la scuola secondaria); diplomi accademici di II livello rilasciati dalle istituzioni Afam per l'insegnamento dell'educazione musicale o dello strumento; diploma di didattica della musica (legge n. 268 del 2002); concorsi per titoli ed esami indetti antecedentemente al Ddg n. 82 del 2012; concorso per titoli ed esami indetto con Ddg n. 82 del 2012 (esclusivamente all'atto della costituzione del rapporto di lavoro); sessioni riservate di abilitazione (decreto ministeriale n. 85 del 2005, decreto ministeriale n. 21 del 2005, decreto ministeriale n. 100 del 2004, ordinanza ministeriale n. 153 del 1999, ordinanza ministeriale n. 153 del 1999, ordinanza ministeriale n. 33 del 2000, ordinanza ministeriale n. 3 del 2001, e altri); titoli professionali conseguiti all'estero e riconosciuti abilitati all'insegnamento con apposito decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca; tecnico formativo attivo; percorsi abilitanti speciali; diploma magistrale, diploma triennale di scuola magistrale ovvero titoli sperimentali ad esso equiparati e conseguiti entro l'anno scolastico 2001/02;

   oltre ai 406 posti sopracitati, con decreto n. 480 del 24 luglio 2018, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna ha autorizzato il funzionamento in deroga di 3.395 posti di sostegno per le scuole dell'Emilia-Romagna;

   considerato l'elevato numero dei posti autorizzati in deroga e tenuto conto di alcune segnalazioni pervenute all'interrogante, potrebbero esservi docenti non del tutto in possesso dei requisiti di formazione e specializzazione per operare con alunni affetti da disabilità –:

   se intenda verificare la situazione di cui in premessa ed eventualmente con quali tempistiche e modalità;

   se intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a stabilire criteri di selezione e requisiti maggiormente stringenti per gli insegnanti chiamati a operare con alunni che necessitano di sostegno.
(4-01662)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   in attuazione dell'articolo 1-bis, comma 2, decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, è stato emanato del decreto ministeriale 24 aprile 2013, recante disposizioni volte a stabilire i criteri metodologici utili per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario (di seguito, Vds) da riferirsi alla tutela della salute e dell'ambiente in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (quindi, ora l'ex Ilva di Taranto);

   si ritiene, ad avviso dell'interrogante, con il conforto di esperti della materia, che il decreto ministeriale citato, in ragione di una serie di difficoltà interpretative e applicative, sia nel metodo che nel merito, non risolva la marginalizzazione della componente sanitaria in procedure autorizzatorie come l'autorizzazione integrata ambientale limitate dall'orizzonte prescrittivo delle riduzioni delle emissioni in ragione della garanzia ambientale (e non degli aspetti sanitari). In particolare, non si procede alla Vds nel caso le autorità di controllo non riscontrino un superamento dei valori soglia prescritti dalla normativa per ciascuno degli inquinanti considerati dalla normativa secondaria (neanche per tutti quelli rilevanti);

   il decreto ministeriale, inoltre, priva di efficacia l'attività di analisi svolta da Arpa Puglia, in forza di una metodologia e di criteri che possono definirsi del tutto differenti previsti dalla legge regionale Puglia del 24 luglio 2012, n. 21, del relativo regolamento n. 24 del 2012 recante le linee guida di attuazione, finalizzati alla verifica della sussistenza del danno sanitario anche in funzione preventiva;

   le risultanze sono del tutto differenti: in forza dei criteri che possono definirsi «Arpa» la valutazione del rischio cancerogeno inalatorio ha evidenziato una probabilità aggiuntiva di sviluppare un tumore nell'arco dell'intera vita superiore a 1:10.000 rispettivamente per una popolazione di circa 22.500 residenti a Taranto per il quadro emissivo 2010 pre-AIA e per una popolazione di circa 12.000 post-AIA; mentre la Vds muta radicalmente in applicazione dei criteri indicati dal citato decreto ministeriale essendo la medesima basata esclusivamente su dati e misure ambientali attuali (condizionate dalla chiusura di molti impianti). Ne consegue la vanificazione della funzione preventiva della Vds dovendosi attendere dati successivi all'adeguamento alle prescrizioni dell'Aia e considerato il paradosso di un esito rassicurante non indicativo dell'efficacia delle prescrizioni Aia;

   vale la pena di rimarcare che, ai sensi dell'articolo 29-octies, comma 4, del codice dell'ambiente, gli esiti della procedura di valutazione del danno sanitario incidono direttamente sull'Aia e sulla possibilità di un riesame della medesima proprio al fine di una più ampia garanzia delle tutele ambientali e sanitarie –:

   se i Ministri interpellati intendano valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per una modifica del citato decreto ministeriale, prescrivendo una valutazione preventiva, che prescinda del mero rispetto dei valori soglia previsti, per realizzare una tutela sanitaria e ambientale conforme agli imperativi costituzionali, e non da ultimo al principio di precauzione.
(2-00183) «Vianello, De Lorenzis, Ermellino, Galizia, Cassese».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende dell'incremento dei casi di scabbia nella regione Emilia-Romagna. Anche se la scabbia si cura con farmaci a uso topico la sua diffusione, a parere dell'interrogante, non deve essere assolutamente sottovalutata, ma, anzi, occorre indagare le motivazioni per le quali tale infezione della pelle si stia diffondendo in maniera così evidente;

   stanti i dati riportati, solamente nella provincia di Forlì, in un anno sarebbero stati venduti 316 prodotti antiscabbia;

   nel modenese, tra il 2017 e l'anno corrente, sarebbero in progressivo aumento i focolai di scabbia segnalati all'Ausl locale e recentemente sono stati riscontrati casi di scabbia in alcune scuole d'infanzia della zona medesima;

   i casi di scabbia segnalati al dipartimento della sanità pubblica dell'azienda Usl di Romagna riguarderebbero minori – sovente sarebbero extracomunitari – che frequentano la scuola primaria e secondaria ma anche richiedenti asilo, ospiti delle strutture di accoglienza del territorio e provenienti da Paesi dove questa malattia è più diffusa –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda acquisire dati e documentazione in merito ai focolai di scabbia che sono emersi in Emilia-Romagna, in particolare per capire quante persone siano state effettivamente contagiate, quanti siano i minori e quanti gli adulti e quale sia la loro provenienza;

   se intenda porre in essere iniziative di competenza, come la redazione di linee guida aggiornate, volte a contrastare e prevenire efficacemente e in modo capillare, mediante profilassi e controlli, la diffusione della scabbia;

   se, per quanto di competenza, intenda verificare che, con riferimento alla situazione della regione Emilia-Romagna, siano stati posti in essere gli adeguati trattamenti di profilassi e di prevenzione.
(4-01654)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la fibromialgia è una malattia reumatica a genesi multifattoriale altamente invalidante provocata da un'alterazione dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale;

   secondo le ultime stime le persone affette da questa patologia sarebbero comprese fra l'1,5 per cento e il 2 per cento della popolazione italiana;

   la vita lavorativa e sociale delle persone colpite da questa malattia è notevolmente compromessa, in quanto i sintomi principali, quali dolore costante e diffuso in tutto il corpo e stanchezza cronica, sono normalmente accompagnati da disturbi non meno lesivi, quali rigidità muscolare, formicolii e diminuzione della sensibilità, disturbi del sonno, male alla testa e al volto, alterazioni dell'equilibrio, acufeni, tachicardia, disturbi cognitivi, allergie, ansia e depressione;

   contrariamente a quanto accadeva qualche anno fa, quando questa malattia era raramente diagnosticata anche perché ritenuta di origine psicosomatica, oggi molti studi affermano che essa possa essere curata con successo, sia attraverso l'utilizzo di farmaci, sia mediante trattamenti non farmacologici;

   ciò nonostante la fibromialgia rimane una malattia non riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale con conseguenti spese mediche e di cura a carico dei malati;

   sia a livello nazionale che regionale sono state avanzate numerose richieste, affinché questa malattia possa essere inclusa nell'elenco delle patologie croniche e quindi nei Lea (livelli essenziali di assistenza);

   il Consiglio superiore di sanità si è già espresso favorevolmente in merito all'inserimento della sindrome fibromialgica nell'elenco delle patologie croniche invalidanti, ritenendola quindi meritevole dell'esenzione del ticket –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per il pieno riconoscimento della fibromialgia tra le malattie invalidanti croniche e come tale dunque meritevole di esenzione del ticket, nonché per il riconoscimento di tutte le conseguenti doverose agevolazioni in relazione alle spese sanitarie per chi ne è affetto.
(4-01655)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che l'Italia ha ratificato con legge n. 176 del 1991, sancisce, all'articolo 24, il diritto del minore di beneficiare di servizi medici, nonché il dovere degli Stati di garantire che nessun minore sia privato del diritto di avere accesso a tali servizi. In particolare, gli Stati aderenti sono tenuti ad adottare ogni adeguato provvedimento per assicurare a tutti i minori l'assistenza medica e le cure sanitarie necessarie, con particolare attenzione per lo sviluppo delle cure sanitarie primarie;

   in Italia, il ticket sanitario è la quota di compartecipazione diretta dei cittadini alla spesa pubblica per l'assistenza sanitaria fornita dallo Stato e dalla regione;

   nella regione Lombardia sono soggetti al pagamento del ticket tutti gli assistiti ad eccezione di quelli in possesso di un'esenzione per ragioni di reddito, per patologia, o per appartenenza a particolari fasce o condizioni sociali (ad esempio donne in stato di gravidanza, donatori di sangue e di midollo, soggetti minori di anni 14 e altri, indipendentemente dal reddito familiare);

   in particolare, l'esenzione del ticket in Lombardia riguarda tutti i minori di 14 anni, indipendentemente dal reddito: in altre regioni tale esenzione riguarda solo i minori di sei anni e sotto una certa soglia di reddito;

   la regione Lombardia, mediante una nota diffusa in data 24 maggio 2012, ha confermato l'esenzione dal pagamento del ticket sanitario per tutti i bambini fino a 14 anni senza limiti di reddito (E11);

   i più recenti dati resi noti dall'Istat evidenziano il permanere di un elevato e preoccupante livello di povertà assoluta tra le famiglie con minori (12,1 per cento, pari a 1,2 milioni di bambini) –:

   quali tempestive iniziative intenda assumere – nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto di quelle attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente – al fine di garantire ai minori di anni 14 l'effettivo godimento del diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per tutte le prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza (Lea);

   se intenda promuovere un tavolo tecnico con le regioni al fine di introdurre l'esenzione dal pagamento del ticket sanitario per i bambini di età inferiore a 14 anni, così come già attuato dalla regione Lombardia.
(4-01656)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il centro di neuroscienze dell'ospedale Bellaria di Bologna nasce oltre due lustri fa da un'azione condivisa tra la Ctss della provincia di Bologna, l'azienda Usl Bologna e l'associazione AssiSLA onlus;

   tale centro, inizialmente legato all'unità operativa di Neurologia, ha avuto riconoscimenti per essersi intitolato il primo Pdta nazionale dedicato alla sclerosi laterale amiotrofica ed è un elemento di eccellenza nel panorama sanitario dell'Emilia-Romagna;

   il centro di neuroscienze dell'ospedale Bellaria a preso in carico oltre duemila cittadini da quando è nato: il team medico è multidisciplinare e si occupa di pazienti affetti da sclerosi multipla, da atassia, da miastenia, da amiloidosi, sarcodiosi e da sclerosi laterale amiotrofica;

   i cittadini assisti dal citato centro si sono organizzati in numerose associazioni legate alle patologie in questione, al fine di sensibilizzare le differenti realtà sul territorio;

   la Fondazione «il Bene onlus» ha raccolto la grande imprenditorialità bolognese ed emiliano-romagnola attorno a queste associazioni e sostiene le attività del centro «il BeNe» (acronimo di Bellaria e Neuroscienze); a oggi sarebbero stati raccolti circa duecentomila euro tradottisi in investimenti tra strumentario e personale altamente qualificato;

   questi ultimi sono stati concessi all'azienda Usl Bologna e al neonato Irccs delle leuroscienze di Bologna e si sono così aggiunti agli investimenti effettuati dalle singole associazioni;

   la fondazione il BeNe avrebbe con tali istituzioni convenuto la costruzione del Pdta sclerosi multipla;

   tuttavia, l'Azienda Usl vorrebbe realizzare un centro unificato per la sclerosi multipla e, correlato, un programma per le malattie neurologiche rare;

   le associazioni, in diverse sedi, sarebbero state rassicurate a vario titolo e in differenti occasioni sul mantenimento delle attività del centro il BeNe, comprendendo la presa in carico delle persone colpite da sclerosi multipla, lo sviluppo di Pdta specifici per atassia miastenia, l'acquisizione di un ulteriore dirigente neurologico e il raddoppio delle attività del team Sla;

   le modalità con il quale è stato realizzato il Pdta sclerosi multipla, stanti le segnalazioni pervenute, sarebbero state piuttosto sbrigative e senza un adeguato coinvolgimento del centro il BeNe;

   dalle segnalazioni pervenute emergerebbe che il centro il BeNe, insieme ad un altro centro, sarebbe stato escluso, dalla regione Emilia-Romagna, dall'accesso alla sperimentazione farmacologica, della quale era titolare per tutta la regione medesima;

   allo stesso tempo, dalle segnalazioni pervenute, il team Sla non avrebbe ricevuto alcun incremento numerico e nemmeno di spazi come dall'assessorato regionale alla sanità sarebbe stato promesso;

   il programma per le malattie neurologiche rare, ufficialmente presentato oltre 12 mesi fa, non avrebbe ricevuto dall'azienda Usl di Bologna alcun potenziamento sotto l'aspetto del personale, degli spazi, di funzione, a giudizio dell'interrogante risultando sin qui una mera operazione di facciata;

   sarebbe opportuno sollecitare l'assegnazione di un neurologo esperto in affiancamento ed alle dipendenze del responsabile, e l'assegnazione di almeno tre medici specializzandi in neurologia;

   occorrerebbe inoltre la revisione del Pdta sclerosi multipla volta a garantire la possibilità per il cittadino di compiere in perfetta autonomia la scelta di essere preso in carico presso il centro il BeNe ovvero qualunque altro centro l'azienda preveda in alternativa –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per sostenere, favorire e valorizzare, anche operando in sinergia con le regioni, l'attività delle strutture e degli enti di eccellenza nel panorama nazionale che vantano competenza ed esperienza nel settore delle malattie neurologiche rare e neuroimmuni, a partire dal Centro il BeNe di Bologna.
(4-01659)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i livelli essenziali di assistenza (Lea) sono le prestazioni e i servizi che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket);

   è stata costituita, con decreto ministeriale del 16 giugno 2016, la commissione di aggiornamento dei Lea, parzialmente modificata con decreto ministeriale 17 ottobre 2016;

   tale commissione ha il compito di garantire il costante aggiornamento dei Lea attraverso una procedura semplificata e rapida;

   la sarcoidosi è una malattia infiammatoria che può colpire diversi organi, ma principalmente i polmoni e le ghiandole linfatiche (dette linfonodi). Nei pazienti con sarcoidosi si formano dei noduli anomali, detti granulomi, che consistono in tessuto infiammatorio caratteristico della malattia presente in varia misura negli organi colpiti. Si tratta di una malattia che si può manifestare in modi e gravità molto diverse, secondo gli organi colpiti e l'intensità dell'infiammazione;

   sulla base dei dati a disposizione tale patologia colpirebbe tra le 100 e 1100 persone per milione di abitanti, ovvero circa 7.000 famiglie in Italia;

   la Gazzetta ufficiale (serie generale n. 65 del 18 marzo 2017 – supplemento ordinario n. 15) ha pubblicato il testo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017. Il decreto regola la «definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza»;

   tale decreto classifica la sarcoidosi come malattia rara e riconosce l'esenzione dal ticket sanitario per patologia, indipendentemente dalla forma e dallo stadio della malattia;

   pertanto, con il riconoscimento di malattia rara, ai pazienti che ne sono affetti devono essere garantiti (in coerenza con i principi e i criteri indicati dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833, e dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502) i seguenti livelli essenziali di assistenza: prevenzione collettiva e sanità pubblica; assistenza distrettuale; assistenza ospedaliera;

   tuttavia, la situazione da regione a regione è eterogenea, sia sul piano strettamente clinico, sia sul piano socio-assistenziale. Numerose realtà regionali non avrebbero ancora raggiunto gli obiettivi fissati dai nuovi Lea per le malattie rare;

   pertanto, nelle regioni dove i livelli assistenziali non sono adeguati agli obiettivi fissati dai nuovi Lea per le malattie rare, un paziente affetto da sarcoidosi potrebbe attendere mesi prima di avere una diagnosi, oppure essere sottoposto a esami, terapie e interventi chirurgici non risolutivi –:

   se sia a conoscenza della situazione;

   se sia stato posto in essere un adeguato monitoraggio in merito al raggiungimento degli obiettivi fissati dai nuovi Lea per le malattie rare con particolare riferimento alle procedure assistenziali per i pazienti affetti da sarcoidosi;

   se si disponga di dati in merito alla situazione relativa al raggiungimento degli obiettivi stessi;

   se si intenda promuovere un tavolo tecnico con le regioni, coinvolgendo anche i massimi esperti di sarcoidosi e il presidente della Associazione nazionale per la ricerca e l'assistenza integrata alla sarcoidosi, volto al conseguimento dei citati obiettivi;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per il pieno raggiungimento su tutto il territorio nazionale degli obiettivi fissati dai nuovi Lea per le malattie rare, con particolare riferimento all'assistenza e alla cura dei pazienti affetti da sarcoidosi.
(4-01660)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di recente, a mezzo stampa, sono emerse anticipazioni in merito ad alcune proposte del Ministero della salute per la riforma del sistema dell'emergenza. Per il pronto soccorso i colori del triage sarebbero eliminati e arriverebbero nuovi codici numerici da 1 a 5, con attesa massima di quattro ore (fonte: http://www.quotidianosanita.it)

   le linee portanti del progetto sarebbero già contenute in due documenti della direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute, datati 27 settembre 2018. Si tratterebbe in realtà solo di proposte che non sono ancora state inviate alle regioni;

   pur comprendendo la necessità e la rilevanza di tale proposta, volta a contrastare il fenomeno delle lunghe attese al pronto soccorso, permangono, ad avviso dell'interrogante, ancora dubbi e perplessità in relaziona ai ruoli assegnati, con riguardo alle funzioni proprie del personale infermieristico e del personale medico. Sulla base delle proposte in questione, la funzione del triage verrebbe attribuita in via esclusiva al personale infermieristico, di fatto potenziando ulteriormente le funzioni del personale stesso, in particolare nei pronto soccorso con più di 25 mila accessi l'anno. Per quanto attiene alle grandi strutture ospedaliere, si prevedrebbe, inoltre, un'unità infermieristica addetta alla rivalutazione e alla sorveglianza della sala d'attesa post triage, che svolga attività di monitoraggio sulla potenzialità evolutiva;

   posto che in questa sede non si intende in alcun modo sminuire l'importantissimo ruolo degli infermieri e nemmeno si intende sottrarre loro competenze e responsabilità, si pone indubbiamente il tema di una definizione chiara delle competenze che serve proprio per tutelare le rispettive professionalità che devono essere messe al riparo da potenziali rischi circa l'esercizio della professione in un settore delicatissimo, nel quale, soprattutto per quanto attiene l'emergenza, le competenze possono inevitabilmente sovrapporsi;

   il tema, del resto, è stato più volte posto all'attenzione non solo dell'opinione pubblica ma del Ministero stesso da parte dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Bologna. Di recente, l'Omceo ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dell'assessore regionale alla sanità, Sergio Venturi, per aver emanato la delibera di giunta regionale (datata 11 aprile 2016) nella quale si affiderebbero agli infermieri competenze mediche nell'ambito del sistema dell'emergenza;

   tale delibera conferisce agli infermieri la possibilità di svolgere le seguenti funzioni: 1) sottoporre il paziente ad elettrocardiogramma in presenza di dolore toracico; 2) ottenere referti ecg a distanza dal medico (con problemi sui criteri per definire «diretta» la constatazione del problema di salute); 3) somministrare precocemente farmaci salva-vita in caso di sindromi coronariche acute (o da abuso di oppiacei, o di ipoglicemia grave); 4) effettuare manovre salva-vita anche su pazienti in arresto cardiaco; 5) somministrare antidolorifici a pazienti con dolore severo, misurato tramite scale «analogico-visuali» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità evidenziate in premessa;

   se, alla luce di quanto esposto, il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per ripensare la riforma nel suo complesso, con particolare riguardo alle specifiche competenze del personale infermieristico;

   se, in particolare, intenda attivare iniziative di carattere normativo volte a chiarire, definitivamente, le competenze del personale infermieristico, con particolare riguardo, al sistema dell'emergenza, anche alla luce delle vicende che stanno interessando la regione Emilia-Romagna riportate in premessa.
(4-01661)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da tempo, anche a mezzo stampa, si è acceso il dibattito in merito alla fusione tra le camere di commercio di Ravenna e di Ferrara non senza polemiche da parte delle imprese;

   tali fusioni hanno suscitato polemiche in tutta Italia: sarebbero infatti almeno sei le istanze presentate dalle camere di commercio al Tar del Lazio e che hanno provocato, per il momento, la sospensione del processo di accorpamento di circa 12 enti camerali;

   tra i ricorsi che hanno avuto esito sfavorevole alla fusione vi è quello della camera di commercio di Rieti. Il ricorso è stato accolto, infatti, dal Consiglio di Stato: il giudizio di merito spetterà invece al tribunale amministrativo del Lazio che dovrebbe pronunciarsi a gennaio. Dal punto di vista giuridico, sono stati sollevati dubbi di costituzionalità e dubbi in relazione alla garanzia della rappresentatività nei nuovi enti;

   tale riforma deriva dalla precedente legislatura: nel caso di Ravenna e Ferrara, gli stessi presidenti di provincia, appartenenti al Pd, hanno contestato l'accorpamento. La critica, a parere dell'interrogante, è senz'altro tardiva. Tuttavia non ci si può esimere dal considerare i risvolti critici di tale fusione che sembra non tenere conto delle esigenze e delle specificità territoriali;

   la riforma, infatti, non sembra mettere al centro le identità territoriali e la necessità di fornire a cittadini e imprese servizi efficienti –:

   se si abbia conoscenza dei fatti esposti;

   se intendano assumere le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per sospendere, anche in attesa dei pronunciamenti in merito ai ricorsi di cui in premessa, l'accorpamento delle camere di commercio, con particolare riguardo al procedimento di fusione tra quella di Ravenna e di Ferrara;

   se intenda, in via generale, adottare le iniziative di competenza per ripensare l'attuale impianto normativo in merito all'accorpamento delle camere di commercio, impianto che, così come strutturato, non sembra garantire il rispetto delle identità e delle peculiarità territoriali.
(4-01657)


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Cassa di risparmio di Forlì e della Romagna, filiale di Bagno di Romagna, in data 10 ottobre 2018 ha comunicato l'imminente chiusura della filiale medesima ubicata presso il paese di Bagno di Romagna del medesimo comune;

   tale filiale rappresenta un punto di riferimento di primaria importanza per i residenti del comune di Bagno di Romagna: infatti, è l'unico sportello bancario presente nel paese di Bagno di Romagna da oltre 60 anni;

   la chiusura della filiale arrecherebbe notevoli disagi per i cittadini della zona, circa 1.200 persone, per le attività commerciali, alberghiere, termali e per tutti i turisti. Infatti, a Bagno di Romagna vi è una delle più grandi stazioni termali, costituita da tre stabilimenti e seconda classificata nella regione Emilia-Romagna per numero di presenze, con capacità ricettiva superiore a circa 1.500 posti letto;

   a seguito della chiusura, tutti i clienti e turisti, che usufruiscono dei servizi della filiale in questione, sarebbero costretti per qualsiasi esigenza a percorrere alcuni chilometri di strada per eseguire le loro operazioni presso la filiale di San Piero in Bagno;

   tale situazione potrebbe causare numerosi disagi soprattutto alle persone anziane sprovviste di automezzo e con difficoltà motorie;

   tale contesto è aggravato dal fatto che non esistono mezzi pubblici di collegamento e, stanti le segnalazioni pervenute, i clienti e i turisti, che possono spostarsi con mezzi propri, dovranno confrontarsi con la mancanza di parcheggi presso la nuova filiale;

   nel paese di Bagno di Romagna è già presente uno sportello postale: tuttavia, quest'ultimo ha servizi totalmente differenti sotto molteplici aspetti rispetto ad uno sportello bancario;

   la chiusura della Cassa di Risparmio di Forlì e della Romagna, filiale di Bagno di Romagna, penalizzerebbe la comunità medesima e rappresenterebbe un elemento di impoverimento per il territorio;

   nella vicenda, ad avviso dell'interrogante, emerge inoltre l'incapacità dell'attuale amministrazione comunale di pervenire a una risoluzione definitiva del problema, costringendo così i cittadini a rivolgersi al livello parlamentare. Peggio ancora sarebbe se l'apertura dello sportello venisse prolungata solo fino alla prossima primavera (per poi procedere alla chiusura definitiva), traducendosi il tutto solo in quello che, secondo l'interrogante, sarebbe uno «spot elettorale» per l'amministrazione uscente in vista delle prossime elezioni di maggio-:

   se il Ministro interrogato intenda porre in essere iniziative, per quanto di competenza, volte a evitare la chiusura della filiale bancaria in questione, aprendo un tavolo tecnico con la regione Emilia-Romagna e altre istituzioni e soggetti coinvolti, in modo da salvaguardare i livelli occupazionali ed evitare ripercussioni sul tessuto produttivo, economico e sociale considerato che la Cassa di risparmio di Forlì e della Romagna rappresenta un punto di riferimento per i residenti ed i turisti;

   se intenda porre in essere le iniziative di competenza volte ad introdurre una normativa che tuteli il mantenimento delle filiali bancarie presenti nei comuni periferici, ubicati nelle zone montane e di pianura, in particolar modo in casi come quello in esame.
(4-01663)