Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la provincia di Brescia, una delle più grandi d'Italia e a forte vocazione industriale, con una popolazione di circa 1,2 milioni di abitanti, da decenni subisce una condizione ambientale ed ecologica di particolare delicatezza per la presenza e la conseguente attività di centri di raccolta di rifiuti non riciclabili;

    i dati che emergono dal rapporto dell'Ispra, redatto nel 2106 e da quest'ultimo resi pubblici, attestano che la provincia di Brescia è il primo territorio italiano per lo stoccaggio di rifiuti in proporzione alla popolazione e, sempre nella detta provincia, vi sono ad oggi circa 35 milioni di metri cubi di rifiuti;

    Brescia è il luogo dove si smaltisce oltre un quarto dei rifiuti speciali italiani (il 28 per cento) che corrisponde al primato italiano e le discariche attualmente funzionanti hanno accolto nel 2016 2,57 milioni di tonnellate. Dati che, di fatto, determinano per quella provincia un rapporto di 12.500 metri cubi di rifiuti per ogni chilometro quadrato;

    nel 1998, con l'attivazione del termovalorizzatore più grande d'Italia (726 mila tonnellate trattate nel 2016), Brescia ha risolto il problema dei rifiuti urbani e, da allora, non è stata più aperta una discarica per i rifiuti solidi urbani, nonostante siano ancora pendenti richieste in tal senso;

    sono molti i siti già bonificati nella provincia, ma per molti altri si è in attesa di adeguati finanziamenti pubblici che consentano di completare le opere necessarie;

    dai mesi scorsi sono numerose le indagini avviate dall'autorità giudiziaria volte ad individuare la presenza di discariche abusive e che comunque operano al di fuori della normativa vigente con possibili danni per l'ambiente e la salute dei residenti che dette strutture potrebbero produrre,

impegna il Governo:

1) ad attivare immediatamente un tavolo permanente con regione Lombardia, provincia di Brescia, comune di Brescia, associazioni di categoria, associazioni sindacali, Ats, università, al fine di definire con le realtà del territorio una politica volta a favorire il risanamento ambientale;

2) a collaborare con gli enti preposti affinché sia posta in essere ogni utile iniziativa volta ad attuare una sorta di moratoria che non consenta, per almeno due anni, il rilascio di nuove autorizzazioni per qualsiasi attività di discarica e ciò in attesa che il suddetto tavolo tecnico (che terrà conto delle diverse esigenze) si esprima in merito alle problematiche qui evidenziate;

3) a favorire le politiche virtuose messe in campo da alcune istituzioni, soggetti privati ed imprenditoriali che possano migliorare la sensibilità ambientale in tutta la provincia.
(1-00076) «Fidanza, Lollobrigida, Foti, Trancassini, Butti, Frassinetti, Osnato».


   La Camera,

   premesso che:

    la provincia di Brescia vive una condizione ambientale ed ecologica di particolare delicatezza;

    il Rapporto 2018 dell'Ispra ci dice che nel 2016 la provincia di Brescia gestisce tanti rifiuti speciali come Lazio e Marche messi insieme. Complessivamente la Lombardia produce da sola il 21,8 per cento di questi rifiuti: 29,4 milioni di tonnellate su 135 milioni;

    Brescia è il luogo dove si smaltisce oltre un quarto dei rifiuti speciali italiani (il 28 per cento). Primato italiano;

    la maggior parte dei rifiuti speciali, intorno ai cinque milioni, viene trattata in trecento fra impianti di recupero di materia, strutture di autodemolizione/rottamazione o frantumazione di veicoli, nell'inceneritore, negli impianti di trattamento chimico-fisico biologico o di compostaggio. Ma la restante parte finisce ancora in una delle dieci discariche presenti sul territorio bresciano;

    le dieci discariche, nel 2016 hanno accolto 2,57 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, quasi il 90 per cento «non pericolosi». Numeri che non hanno uguali in Lombardia. Per fare un solo esempio, Milano mette in discarica quantitativi di rifiuti speciali nove volte inferiori a Brescia;

    nel bresciano c'è oltre un terzo delle discariche attive in regione (10 su 28), che si sommano alle 128 già chiuse. Delle dieci discariche regolari tre ancora attive, due in fase di chiusura, cinque già esaurite. Tuttavia, c'è chi – considerando gli ampliamenti e i raddoppi – calcola in sedici gli impianti esistenti;

    è necessario riconoscere l'eccezionalità di questo territorio, che nel solo comune di Montichiari stocca in discarica qualcosa come 12-15 milioni di metri cubi di rifiuti;

    la realizzazione nel 1998 del termovalorizzatore più grande d'Italia (726 mila tonnellate incenerite nel 2016) ha risolto il problema dei rifiuti urbani e non si è più aperta una discarica per i rifiuti civili, mentre non ha risolto il problema dei siti per lo smaltimento di rifiuti industriali;

    peraltro si evidenzia che l'inceneritore di Brescia è l'impianto lombardo che smaltisce la quantità maggiore di rifiuti speciali. Così come tutt'altro che trascurabile la materia trattata e recuperata presso 84 attività produttive: oltre 2 milioni di tonnellate (72 mila tonnellate, in sei siti, producono energia). Anche in questo caso Brescia detiene il primato in Lombardia. Vale pure per gli impianti di trattamento chimico-fisico biologico: diciotto (99 in tutta la Lombardia), che trattano quasi 438 mila tonnellate. Numeri che fanno di Brescia uno dei poli italiani principali dello smaltimento e del recupero dei rifiuti speciali;

    un territorio dove comunque, si evidenzia positivamente, siano circa 130 i siti già bonificati e tra questi ci sono anche grandi industrie: dalle acciaierie Falck di Vobarno alla ex Rivadossi di Agnosine, dall'ex ferriera Predalva di Pian Camuno alla Frendo di Orzinuovi fino all'Italfond di Bagnolo Mella;

    la provincia di Brescia sopporta un quantitativo molto alto di rifiuti che vengono conferiti nel territorio, per la gran parte provenienti da fuori i confini bresciani e regionali. Sotto questo aspetto bisognerebbe valutare il principio dell'autosufficienza regionale;

    peraltro la regione Lombardia nel 2014, ha introdotto il cosiddetto «fattore di pressione» ossia il criterio escludente per impedire la realizzazione di nuove discariche nelle aree in cui siano già stoccati più di 160 mila metri cubi di rifiuti per ogni chilometro quadrato, e limitare il quantitativo massimo di rifiuti conferibili in un sito già esistente in un determinato territorio;

    la situazione sopra esposta si innesta in un territorio, quale quello della provincia di Brescia, che rappresenta una delle realtà economiche e industriali di maggiore rilievo a livello nazionale ed internazionale: Brescia è la prima provincia industriale di Europa, sia per valore aggiunto che per numero di occupati, superando diversi distretti industriali della Germania; il valore aggiunto del settore manifatturiero bresciano si colloca al terzo posto in Italia, dopo Milano e Torino;

    con una realtà industriale e imprenditoriali così sviluppata, una ipotesi di moratoria di nuove autorizzazioni per nuove discariche e del conferimento dei rifiuti speciali destinati all'incenerimento o alla discarica non può che tener conto anche delle esigenze produttive del territorio e delle conseguenti difficoltà per i sensibili aumenti degli oneri a loro carico a seguito del trasferimento all'estero di parte dei rifiuti prodotti,

impegna il Governo:

1) ad attivare fin da subito un tavolo permanente di confronto con la regione, quale istituzione centrale per la pianificazione della gestione dei rifiuti, nonché con gli enti locali interessati, con le associazioni industriali e di categoria più rappresentative, con quelle sindacali e con l'Agenzia regionale per l'ambiente, al fine di individuare, anche alla luce delle peculiarità economiche e industriali del territorio, le iniziative più idonee a favorire il risanamento ambientale e una gestione dei rifiuti maggiormente sostenibile, nel necessario ineludibile rispetto delle esigenze delle imprese e delle tante realtà produttive e imprenditoriali, che fanno di Brescia, la prima provincia industriale di Europa;

2) ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito delle proprie competenze, di concerto con la regione, e solo a seguito delle risultanze e di soluzioni concordate nell'ambito del suddetto tavolo tecnico, che tengano conto delle diverse esigenze, la moratoria e la sospensione di nuove autorizzazioni all'apertura di nuove discariche.
(1-00077) «Gelmini, Labriola, Cortelazzo, Casino, Gagliardi, Giacometto, Mazzetti, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    la crescente minaccia dell'estremismo di destra, accompagnato da crescenti fenomeni di violenza, razzismo, xenofobia e intolleranza che si sta verificando in tutta Europa negli ultimi anni, obbliga il Parlamento europeo e ciascun Parlamento degli Stati membri ad assumere le dovute iniziative per contrastare tali fenomeni, compresa una reale volontà e capacità di individuare, indagare e punire gli autori di tali reati;

    il Parlamento europeo, con la risoluzione 2018/2869, approvata il 25 ottobre 2018, ha preso atto che la mancanza di una seria azione nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti sta provocando un'allarmante e crescente normalizzazione del fascismo, del razzismo, della xenofobia e di diverse forme di intolleranza nei Paesi dell'Unione europea, con colpevoli «collusioni di leader politici, partiti politici e forze dell'ordine con neofascisti e neonazisti in alcuni Stati membri»;

    l'incitamento all'odio e alla violenza che i gruppi e partiti politici apertamente neofascisti, neonazisti, razzisti e xenofobi praticano sistematicamente nella società, attraverso azioni sul territorio e on line attraverso i social network, determinano un aumento della violenza verbale e spesso anche fisica nei confronti di tutte le minoranze;

    occorre un reale coordinamento tra tutti gli Stati membri dell'Unione europea per individuare, adottare e condividere le migliori soluzioni per indagare, perseguire e punire tali reati legati al razzismo e alla xenofobia e prevedere forme di sostegno sia per le vittime di tali reati che per i testimoni che denunciano i responsabili;

    nessun Paese europeo è rimasto immune dal dilagare dei fenomeni di razzismo, xenofobia e intolleranza promossi da gruppi neofascisti e neonazisti; basti ricordare il terribile massacro dei giovani laburisti del 2011 in Norvegia, l'assassinio della deputata Joe Cox in Gran Bretagna e i tanti attacchi ai centri per l'asilo e ai luoghi di culto, come le sinagoghe e le moschee, avvenuti in tutta Europa;

    anche in Italia si assiste ad una preoccupante escalation di episodi di intolleranza, razzismo e xenofobia, promossi da organizzazioni e gruppi politici di estrema destra che si richiamano esplicitamente al fascismo e al nazismo, sia nelle idee e nei valori che nelle pratiche, spesso violente, che accompagnano l'iniziativa politica di queste organizzazioni;

    tale sentimento di odio e di discriminazione verso tutte le minoranze sta permeando i gangli della società e comincia ad influenzare, in modo preoccupante, anche l'attività delle istituzioni;

    infatti, sempre più frequenti sono le iniziative che organizzazioni di destra e neofasciste compiono indisturbate e con un senso di impunità che dovrebbe destare allarme in tutte le istituzioni democratiche, mentre al contrario in alcuni casi vedono la partecipazione di appartenenti a tali istituzioni o addirittura il coinvolgimento delle stesse, come sono sempre più frequenti episodi di apologia del fascismo e del nazismo, di cui si riportano solo gli esempi più eclatanti riferiti al 2018:

     a) nella giornata della Festa di Liberazione, il 25 aprile 2018, alcune decine di militanti della comunità militante nazionalsocialista dei «Dodici Raggi» si sono presentati al cimitero Belforte di Varese per rendere omaggio ai caduti nazifascisti della Repubblica di Salò, con tanto di saluto romano e rito del «Presente!» da parte degli esponenti di un'organizzazione che già in passato è stata oggetto di operazioni delle forze dell'ordine e dell'antiterrorismo, coordinate dalla procura di Busto Arsizio, senza che gli organi preposti abbiano ritenuto doveroso vietare tale tipo di manifestazione, svoltasi nella ricorrenza della Liberazione;

     b) l'amministrazione comunale di Cascina (Pisa) ha organizzato per il 27 aprile 2018 l'iniziativa pubblica «1944 – Quando Passò il Fronte...», promossa insieme all'associazione «Ultimo Fronte 1945»; tale iniziativa prevedeva anche una parata di mezzi e figuranti di reparti delle SS;

     c) il 28 maggio 2018 a Padova, una decina di militanti di Forza Nuova ha improvvisato un presidio davanti alla libreria Feltrinelli contro il giornalista de la Repubblica e autore del libro «NazItalia – Viaggio in un Paese che si è riscoperto fascista», Paolo Berizzi, in occasione di una presentazione dello stesso; introdottisi nella libreria sono rimasti tutti schierati a braccia conserte e uno di loro, con evidente scopo intimidatorio, ha scattato alcune foto ai relatori;

     d) il 15 maggio 2018, durante la notte, sul cavalcavia dello svincolo di Buguggiate era già apparso uno striscione contro lo stesso giornalista de la Repubblica che recitava testualmente: «NazItalia: Paolo Berizzi camerata» a firma dei Do.Ra., neonazisti della comunità militante dei ’Dodici Raggi’ che ha base nel Varesotto e di cui, grazie a diverse inchieste giornalistiche, è emerso l'intento, attraverso appositi raduni, di riorganizzare il disciolto partito fascista;

     e) nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2018 i militanti del movimento di estrema destra Forza Nuova Lario hanno affisso uno striscione con la scritta «Berizzi: infamitalia» sulla facciata del cinema Gloria, dove la sera del 22 giugno 2018 il giornalista avrebbe tenuto la presentazione del suo libro;

     f) al supermercato Top Market di Lido Jesolo (Venezia) vengono esposte e vendute bottiglie di vino con effigi naziste e fasciste e fotografie di Hitler e Mussolini; sulle etichette delle stesse bottiglie compaiono le scritte «Sieg heil», «Mein Kampf», «Führer», «Ein Volk, ein Reich, ein Führer» («un popolo, un Reich, un Führer»), «Deutschland erwache!» («Germania svegliati!»), «Blut und Ehre» («Sangue e onore»); nello stesso supermercato si trovano in vendita anche tazze con l'immagine di Hitler e il simbolo della croce di ferro nazista;

     g) il 6 e 7 luglio 2018 si è tenuta l'edizione 2018 della Festa del Sole, tradizionale appuntamento di Lealtà Azione, movimento neofascista e antisemita, che si ispira al generale nazista delle Waffen SS Leon Degrelle e a Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena, formazione militare ultranazionalista e antisemita attiva negli anni Trenta e Quaranta; dietro Lealtà Azione opera il circuito Hammerskin, movimento skinhead nato da una scissione del Ku Klux Klan negli Stati Uniti; in chiusura si è tenuto anche un concerto nazi-rock con band che esaltano il suprematismo bianco, i pogrom antiebraici e la Repubblica di Salò; a tale «Festa» hanno partecipato due assessori regionali lombardi, deputati e illustri esponenti di partiti politici nazionali;

     h) dal 5 al 9 luglio 2018 militanti di Forza Nuova e Onr, movimento di estrema destra polacco, hanno pattugliato le spiagge di Rimini in un'operazione definita «per la sicurezza» e «conclusa con successo» secondo gli stessi esponenti di Forza Nuova, che hanno rivendicato il merito di aver fatto sentire qualcuno «più sicuro e per un attimo padrone a casa propria»;

     i) nel mese di agosto 2018 il giornalista Enrico Nascimbeni, militante dei movimenti antirazzisti e antiomofobi e vicino ai «Sentinelli di Milano», è stato aggredito davanti alla propria abitazione da due soggetti che lo hanno colpito con un coltello, urlandogli contro frasi ingiuriose; lo stesso giornalista era stato oggetto, nei mesi precedenti l'agguato, di numerose minacce giunte via mail e via social network, dopo la partecipazione a manifestazioni antifasciste e antirazziste;

     l) all'istituto comprensivo Luisa Levi di Mantova, alcuni docenti alla fine dello scorso anno scolastico hanno assegnato ai loro alunni un tema sull'amor di patria e inviato poi gli elaborati al concorso annuale indetto dalla Piccola Caprera di Ponti sul Mincio, che sul proprio sito web si presenta come «Museo Reggimentale Giovani Fascisti di Bir el Gobi» e sulla homepage espone orgogliosamente il simbolo del «Battaglione Volontari Giovani Fascisti»; le famiglie dei ragazzi non sarebbero state informate e solo a pochi giorni dalla premiazione i genitori dei vincitori avrebbero appreso della partecipazione dei loro figli a tale concorso;

     m) il 21 settembre 2018 a Bari, una trentina di militanti di CasaPound ha aggredito, ferendoli, alcuni manifestanti, al termine della manifestazione antifascista e antirazzista che si è tenuta in città; tra i manifestanti aggrediti figura anche il parlamentare europeo Eleonora Forenza; dopo l'aggressione, sui social network è partita una campagna vergognosa con commentatori seriali e menzogne volte ad accusare gli aggrediti e non gli aggressori, fino al post di un operatore della polizia di Stato che, sull'accaduto, ha manifestato godimento e soddisfazione per l'aggressione;

     n) l'organizzazione neofascista Forza Nuova a Mestre ha annunciato di aver svolto nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 settembre 2018 le «passeggiate per la sicurezza» tra la stazione ferroviaria, piazzale Roma e ronde su alcune corse notturne degli autobus;

     o) ad ottobre 2018 a Pavia CasaPound ha organizzato e svolto delle vere e proprie ronde per le strade della città, denominate «passeggiate contro il degrado», con il dichiarato scopo di liberare la città dalla «feccia»;

     p) il 28 ottobre 2018 per l'anniversario della Marcia su Roma, circa duemila neofascisti sono arrivati da tutta Italia per radunarsi a Predappio e dirigersi in corteo verso il cimitero di San Cassiano per rendere omaggio alla tomba di Mussolini; durante il corteo è stato inneggiato al fascismo e al nazismo e una manifestante ha indossato e mostrato orgogliosa ai fotografi presenti una maglietta con la scritta «Auschwitzland»;

     q) il 3 novembre 2018 si è svolto a Trieste un corteo nazionale di CasaPound, il quale, nel ricordo strumentale dell'anniversario del 4 novembre, ha rappresentato il tentativo di radicarsi nel territorio e di acquisire consensi e simpatie, diffondendo le sue parole d'ordine di odio e apologetiche del fascismo, in una città in cui nel 1938 vennero annunciate le leggi razziali e in cui sorse il lager della Risiera di San Saba;

    l'attivismo di organizzazioni neofasciste e neonaziste e il moltiplicarsi delle loro iniziative anche nel nostro Paese si diffondono anche grazie ad un clima di tolleranza e sottovalutazione dei fenomeni della xenofobia e della intolleranza; le aggressioni, almeno quelle divenute note, a sfondo razzista a danno di migranti in Italia, nel periodo che va da giugno a novembre 2018, ammontano a poco meno di settanta e hanno attraversato tutto il Paese, dalla Val di Susa a Enna, a Trento, Varese, Padova, Venezia, Bari, Brindisi, Palermo;

    le violenze sono state troppo spesso derubricate, anche da autorevoli esponenti politici e di Governo, a fatti di cronaca o a gesti di pochi e isolati individui «problematici», senza che si colga la pericolosa matrice razzista e xenofoba che lega tutti questi episodi, dimostrando come si sia perso quel senso di responsabilità sociale, cosa che ha permesso lo sdoganamento di linguaggi e azioni violente, come quelle di gruppi neofascisti e neonazisti, razzismo e xenofobia alla base di azioni come quella del 3 febbraio 2018, quando Luca Traini, già appartenente ad organizzazioni neofasciste, a Macerata ha esploso alcuni colpi di pistola nel centro cittadino da una vettura in movimento, ferendo sei persone, tutti immigrati di origine sub-sahariana; Luca Traini, dopo il raid che solo per caso non ha avuto conseguenze ancora più gravi, è sceso dall'auto con il tricolore legato al collo, ha fatto il saluto romano e gridato "Viva l'Italia" davanti al monumento ai Caduti, prima di arrendersi alle forze dell'ordine; nella sua casa sono stati rinvenuti elementi riconducibili all'estrema destra, tra cui una copia del Mein Kampf e una bandiera con la croce celtica; il movente sarebbe stato quello di «vendicare» la morte di Pamela Mastropietro, vittima di un atroce delitto che vedeva coinvolto un immigrato;

    le istituzioni democratiche hanno il dovere di garantire la piena attuazione e la tutela della libertà, dei diritti e dignità della persona e, quindi, contrastare ogni forma di ideologia fascista e/o di discriminazione razziale, etnica, nazionale, di orientamento sessuale, religiosa o nei confronti di persone con disabilità;

    nell'ordinamento già esistono numerose disposizioni volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza, come nel caso della cosiddetta legge Mancino o del codice penale che puniscono l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazioni razziali, etniche e religiose, le quali dovrebbero trovare una più rigorosa applicazione;

    vi è la necessità di iniziative normative dirette a rendere più efficaci le attività di contrasto e sanzione delle manifestazioni e delle apologie del fascismo e del razzismo, oltre a strumenti di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, come quello proposto dalla senatrice Liliana Segre, con l'istituzione di un'apposita Commissione parlamentare e l'istituzione di un osservatorio nazionale sul web con il compito di monitorare i fenomeni connessi all'uso del web aventi finalità manifestamente fasciste o discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, di orientamento sessuale, religiosi o nei confronti di persone con disabilità, anche al fine di accogliere e valutare le segnalazioni inviate da enti, associazioni e singoli cittadini,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e sul web e per vietare i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova il fascismo o il nazismo;

2) ad adottare iniziative di competenza per prevenire la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza, con particolar riguardo alla sua diffusione attraverso il web, predisponendo sistematiche campagne informative ed educative in ambito scolastico e sui media ed istituendo un osservatorio nazionale sul web con il compito di monitorare in tale ambito i fenomeni aventi finalità manifestamente fasciste o discriminatorie per motivi razziali, etnici, nazionali, di orientamento sessuale, religiosi o nei confronti di persone con disabilità, nonché di accogliere e valutare le segnalazioni inviate da enti, associazioni e singoli cittadini, nonché a contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza, nei confronti di qualunque minoranza, riconducibile alla ricostituzione di organismi politici-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o con altre formazioni politiche analoghe;

3) ad adottare ogni iniziativa di competenza perché trovino effettiva applicazione le disposizioni già presenti nell'ordinamento volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza, come nel caso della cosiddetta legge Mancino, e ad adottare apposite iniziative normative volte a sanzionare ogni forma di manifestazione ideologica e apologetica del fascismo anche attraverso il mero utilizzo della simbologia e della gestualità fascista, anche laddove non sia strettamente riconducibile alla ricostituzione del partito fascista.
(1-00078) «Fornaro, Boldrini, Conte, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo, Bersani».

Risoluzioni in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    il problema della crisi idrica della Val d'Enza, tra le provincie di Parma e Reggio Emilia, risulta essere concreto e accentuato in particolar modo dalle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto a livello globale ormai da diversi anni;

    associazioni di categoria e amministratori hanno più volte presentato la necessità di trovare soluzioni in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze della produzione agricola del territorio d'eccellenza, bacino del Parmigiano reggiano;

    in risposta a tale necessità, esistevano progetti di sbarramento del fiume Enza risalenti ormai, a più di 150 anni fa; l'ultimo progetto esecutivo risale ai primi anni ’80 del secolo scorso;

    la validazione del progetto della diga (cosiddetto «Marcello») è avvenuta con precise prescrizioni di natura economica (certezza della sostenibilità economica), idrogeologica (stabilità dei versanti, trasporto solido, alimentazione delle falde della conoide), ambientale (rispetto del contesto naturalistico;

    la regione Emilia-Romagna, nell'ultimo piano di tutela delle acque, non ha previsto la realizzazione di uno sbarramento sul fiume Enza;

    l'area individuata per la realizzazione di un eventuale sbarramento è, per un lungo tratto, sito di interesse comunitario all'interno della rete Natura 2000, vincolo europeo istituito successivamente alla validazione del progetto «Marcello»;

    a giugno 2018 sono stati resi pubblici i risultati del tavolo tecnico promosso dalla regione Emilia-Romagna sulla stima dei fabbisogni idrici per i comparti agricolo, industriale, civile;

    tale documento demanda a uno studio di fattibilità dell'autorità di bacino del fiume Po la risoluzione del problema;

    permane il problema della necessità idrica per importanti realtà economiche della Val D'Enza alla quale le istituzioni devono dare risposta,

impegna il Governo:

   a promuovere, presso autorità di bacino del fiume Po, iniziative volte a verificare, di concerto con la regione, ferme le competenze di quest'ultima, la possibilità di ulteriori miglioramenti nella gestione delle risorse idriche da destinarsi all'irriguo, nell'area in questione;

   ad adottare le iniziative di competenza, anche normative, per affidare ai consorzi di bonifica compiti di «Water Service Company» sul modello delle Energy Service Companies, coinvolgendo le principali associazioni di categoria.
(7-00107) «Ilaria Fontana, Zanichelli, Varrica, Vignaroli, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Vianello, Zolezzi, Vinci, Cavandoli, Tombolato, Lucchini, Badole, Benvenuto, Binelli, D'Eramo, Gobbato, Parolo, Raffaelli, Valbusa».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    secondo i dati forniti dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica, in un report pubblicato nel mese di settembre 2018, il mercato italiano dell'auto avrebbe subito un forte calo (-25 per cento), dopo le crescite registrate a luglio (+5 per cento) e ad agosto (+10 per cento) – con una moderata crescita che ha coinvolto soltanto le vendite di auto ibride ed elettriche, con un aumento del 13,4 per cento della quota delle vetture green – determinato dall'introduzione, a partire dal 1° settembre – delle nuove normative sulle emissioni e, quindi, dell'obbligo di immatricolare esclusivamente vetture dotate di un propulsore Euro 6C e 6D temp;

    tale andamento decrescente delle vendite e contestualmente dell'attività produttiva nel settore automobilistico nazionale, sembra prospettare uno scenario di crisi simile a quello verificatosi in seguito al ciclo recessivo che ha avuto inizio nel 2008, con le relative conseguenze sul piano occupazionale. Infatti, gli addetti alla produzione di automobili che nel 2008 ammontavano a 68.500 unità, oggi sono scesi a meno di 66.000 unità;

    il comparto della filiera automobilistica – in Italia – occupa 252 mila addetti, e lo stesso rappresenta un tassello fondamentale per la crescita del Paese sia in termini di produzione industriale (7 per cento del settore manifatturiero), sia per l'occupazione nelle imprese dei settori dell'industria, del commercio e dei servizi (7 per cento);

    Fiat Chrysler Automobiles (Fca) – noto gruppo che opera nel mercato automotive con i marchi Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Dodge, Fiat, Fiat Professional, Jeep, Lancia, Ram, Maserati e Mopar – che lavora anche in Italia attraverso 35 stabilimenti produttivi, a settembre ha riportato, sul territorio nazionale, un forte calo delle immatricolazioni (-40,33 per cento) e un calo delle vendite, nei nove mesi precedenti, di circa il 10,56 per cento, situazione che mette sicuramente a rischio i tassi occupazionali;

    l'effetto domino della riduzione dei volumi produttivi, colpisce anche i lavoratori Alfa Romeo di Cassino; infatti, le notizie relative all'attuale situazione dello stabilimento cassinate Fca non sono positive. L'arrivo della cassa integrazione per oltre 4 mila lavoratori per tre settimane, dal 25 ottobre a metà novembre va ad aggiungersi al calo produttivo registrato nel terzo trimestre di questo anno, fattori questi che destano preoccupazione tra operai e impiegati. La riduzione dei volumi tra l'altro ipoteca negativamente anche il rientro in fabbrica dei giovani precari lasciati a casa dall'azienda;

    l'andamento dell'occupazione negli stabilimenti italiani di Fca non ha fino ad ora avuto margini di ripresa, nonostante tra gli obiettivi del completamento del piano 2014-2018 vi fosse l'azzeramento dell'uso degli ammortizzatori sociali;

    in questi ultimi mesi, i lavoratori si sono mobilitati in tutti gli stabilimenti Fca e Magneti Marelli per avere un confronto sugli investimenti, l'occupazione e la contrattazione. In particolare, si registra una forte preoccupazione laddove non si sono ancora avute garanzie circa la ripresa produttiva a regime ordinario né tanto meno la prosecuzione dell'attività produttiva oltre il 2018: è il caso della carrozzeria di Mirafiori, dello stabilimento Maserati di Grugliasco e dell'impianto di Pomigliano d'Arco;

    dal 2008 lo stabilimento di assemblaggio motori di Fiat Chrysler Automobiles (FCA, ex Fma) di Pratola Serra (Avellino) sta attraversando una grave crisi produttiva che restituisce i seguenti dati allarmanti: 1.400 giornate tra cassa integrazione guadagni ordinaria, cassa integrazione guadagni straordinaria e contratti di solidarietà per ogni lavoratore, con una perdita salariale che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 50.000 euro di media pro capite. Ad oggi, tra addetti alle aziende terziarizzate e Fca si contano circa 400 posti di lavoro in meno e gli impianti continuano a essere sottoutilizzati. Quella della Fca di Pratola Serra rientra nella generale crisi di mercato che sta riguardando il motore diesel, motore che rappresenta il 99,5 per cento di produzione dello stabilimento, irpino e che, a partire dal gennaio 2022, non sarà più prodotto senza, al momento, sapere da cosa sarà sostituito;

    è prossimo il termine di scadenza del contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) vigente negli stabilimenti del gruppo Fca;

    l'interesse da parte del Ministero dello sviluppo economico alla questione della produzione auto in Italia, concretizzatosi in una convocazione degli attori in campo e degli esperti del settore il 30 ottobre 2018, è significativo e concreto,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa di competenza, in linea con quanto disposto dalla normativa europea, al fine di assicurare la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali;

   a verificare e monitorare, in sinergia con le parti sociali, il ricorso agli ammortizzatori sociali e la loro efficacia per i lavoratori del settore nelle realtà produttive del comparto e, se necessario, ad adottare le iniziative di competenza per garantire percorsi di riqualificazione professionale a tutela dei livelli occupazionali.
(7-00108) «Segneri, Cubeddu, De Lorenzo, Vizzini, Perconti, Costanzo, Siragusa, Tucci, Giannone, Amitrano, Tripiedi, Pallini, Caffaratto, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Murelli, Caparvi, Moschioni, Bubisutti».

ATTI DI CONTROLLO

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2016, era presentata alla Commissione nazionale italiana dell'Unesco una proposta di candidatura seriale denominata «Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell'Italia meridionale» per l'inserimento nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco delle abbazie benedettine italiane;

   in tale progetto non erano presenti l'abbazia benedettina della SS. Trinità di Corpo di Cava de’ Tirreni (SA) e quella di Montevergine (AV);

   la proposta era recepita nel marzo 2016 e inserita ufficialmente nella «tentative list» italiana;

   l'Abate di Cava de’ Tirreni e l'amministrazione comunale sottoscrivevano un documento di intenti per formalizzare la volontà di intraprendere il percorso amministrativo necessario a inserire l'abbazia nell'ambito di tale candidatura seriale, poi formalizzata in apposita delibera di giunta (delibera n. 216 del 30 novembre 2017);

   nel dicembre 2017 la richiesta di candidatura era formalizzata presso l'ufficio coordinamento Unesco del Mibact con il responsabile della Fondazione Lecchese e alla presenza dell'assessore regionale al turismo della Campania;

   successivamente, veniva formalizzata alla Fondazione comunitaria del Lecchese la richiesta delle motivazioni a sostegno dell'esclusione dei siti in oggetto –:

   se presso gli uffici competenti del Ministero per i beni e le attività culturali siano state avviate le procedure istruttorie finalizzate a una valutazione complessiva della candidatura in questione, alla luce delle istanze prodotte dalla regione Campania e dal comune di Cava de’ Tirreni per inserire nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco anche i siti di Cava de’ Tirreni e Montevergine e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire la massima trasparenza e imparzialità, quali principi del corretto funzionamento della pubblica amministrazione, nella valutazione delle candidature di cui sopra.
(4-01638)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, COSTANZO, PALLINI, DAVIDE AIELLO, PERCONTI, TUCCI, SEGNERI, INVIDIA, AMITRANO, ZANICHELLI, OLGIATI, DE LORENZO, VIZZINI, CUBEDDU, GIANNONE e TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   STMicroelectronics, multinazionale italo-francese con sedi in Italia ad Agrate Brianza (MB), Aosta, Arzano (NA), Bologna, Catania, Cornaredo (MI), Lecce, Marcianise (CE), Palermo, Pavia e Torino, è uno dei più grandi produttori mondiali di componenti elettronici, usati soprattutto nell'elettronica di consumo, nell'automotive, nelle periferiche per computer, nella telefonia cellulare e nel settore industriale;

   fra gli azionisti, con una paritetica ma significativa partecipazione, vi sono il Ministero dell'economia e delle finanze per l'Italia e il suo omologo per la Francia;

   il portafoglio prodotti della società e il know how aziendale, oltre a essere di elevato valore economico e sociale, hanno rilevanza strategica per l'Italia in quanto abilitano tecnologie nel campo delle telecomunicazioni, della gestione dei dati, della telefonia mobile, dell'automazione industriale, dell'elettrificazione delle auto, della guida autonoma, del settore militare e di quello medicale, prodotti con un grande potenziale di crescita e che fanno di STM uno dei protagonisti mondiali della rivoluzione digitale dell'industria 4.0;

   in data 1o giugno 2018, il supervisory board è passato dalla guida italiana di Maurizio Tamagnini a quella francese di Nicolas Dufourcq, mentre ad inizio 2018 è stato deciso il cambio del Ceo (ChiefExecutiveOfficer) italiano, Carlo Bozotti, al quale è subentrato il Ceo francese, Jean Marc Chery. Tali decisioni hanno rappresentato, per la prima, una normale alternanza su base triennale per l'azienda e, per la seconda, un cambio dopo quasi 30 anni di guida italiana;

   contestualmente a questi cambiamenti, su proposta del Ceo uscente, Bozotti, e del nuovo Ceo, Chery, e con l'avallo del supervisory board, nel management team è stata eliminata la figura del Coo (ChiefOperatingOfficer), scelta disegnata e imposta dai francesi come elemento di bilanciamento da utilizzare durante il periodo di guida italiana;

   STM è quotata in borsa a New York, Parigi e Milano e ha una patrimonializzazione di circa 21 miliardi di dollari, nonché un tasso di vendita proiettato verso i 10 miliardi di dollari all'anno. Alla borsa di Milano, il titolo STM ha perso il 33 per cento del proprio valore negli ultimi 6 mesi;

   a giudizio degli interroganti, in una congiuntura che vede la Francia in posizione di guida, l'Italia ha di fatto rinunciato ad un bilanciamento a tutto favore delle politiche aziendali da sempre volute, ed ora ottenute, dalla gestione francese dell'azienda –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione dell'elevato potenziale economico, strategico e sociale che l'azienda rappresenta per il nostro Paese, intenda chiarire quali siano stati i motivi per cui l'azionista italiano ha rinunciato a tutelare i propri interessi;

   considerando anche le ricadute negative nel medio termine nel campo industriale, sociale e accademico visto il grande numero di contatti e interazioni che l'azienda ha con numerosi atenei italiani, se il Ministro intenda chiarire quali siano le ragioni per cui l'Italia abbia, di fatto, deciso di cedere il controllo dell'azienda STMicroelectronics a favore della Francia;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per il superamento dell’executive committee e il ritorno alla nomina di un ChiefOperatingOfficer di comprovata esperienza e conoscenza, capace di coniugare la gestione della società con la salvaguardia e la tutela degli interessi finanziari, strategici e sociali per il nostro Paese.
(5-00936)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Sessa Cilento, in provincia di Salerno, il servizio pubblico relativo al ciclo di smaltimento rifiuti, fino all'anno 2013, è stato effettuato a totale carico dell'amministrazione comunale;

   nel 2014, l'amministrazione, con a capo il sindaco Francesco Lombardo, decideva (delibera n. 89/2014) di affidare parte del servizio (in particolare il servizio trasporti per lo smaltimento presso i siti di stoccaggio) ad un soggetto giuridico privato, la Nappi Sud spa, per un importo pari a 105.000 euro + Iva annui. All'interno della delibera, l'offerta della Nappi Sud spa veniva presentata come la migliore ricevuta dal comune;

   alla scadenza dell'affidamento, in data 4 settembre 2015, la ditta Nappi inviava un'offerta di euro 95.400 oltre Iva che veniva sottoscritta e autorizzata dal sindaco;

   nel giugno 2016 subentrava la nuova amministrazione. Il 31 agosto 2016, il responsabile del servizio, predisponeva affidamento temporaneo (tre mesi), per esigenze di continuità del servizio, alla ditta Nappi;

   con determina a contrarre dal responsabile del servizio (n. 38/2017), in seguito a ricerche di mercato, veniva predisposto affidamento alla ditta Mabert srl, per l'intero anno 2017, per euro 36.186 +Iva;

   a febbraio 2016 un consigliere del comune di Sessa Cilento azionava un esposto alla procura di Vallo della Lucania, evidenziando l'illegittimità degli affidamenti alla ditta Nappi perché il contrasto con le norme del codice degli appalti, ma nel dicembre 2017 a quanto consta all'interrogante, la procura avrebbe disposto l'archiviazione del caso;

   in riferimento agli affidi alla Nappi (2014-2015/2015-2016), la normativa da considerare – ratione temporis – è il vecchio codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 163/2006) e più nel dettaglio gli articoli 27, 121, 124 e 125 del codice, disciplinanti nello specifico questa tipologia di contratti. È opportuno evidenziare che, secondo la normativa riportata, l'affidamento diretto (e, quindi, senza gara) può essere effettuato solamente se l'importo sia inferiore alla soglia di euro 40.000. Inoltre, l'affidamento deve avvenire nel rispetto dei princìpi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamenti trasparenza, proporzionalità, rotazione e deve essere preceduto da invito ad almeno cinque concorrenti;

   a parere dell'interrogante, i due affidamenti alla ditta Nappi sembrerebbero in contrasto con la disciplina, di riferimento. Infatti, in primis l'affidamento risulterebbe essere sopra la soglia di euro 40.000, ma non risulterebbero, agli atti, essere pervenute altre offerte da parte di altri concorrenti; in secundis, l'esternalizzazione del servizio non avrebbe comportato alcuna diminuzione di spesa né, tantomeno miglioramenti dal punto di vista organizzativo. Per di più, il comma 3 dell'articolo 107 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (TUEL) prevede che siano i dirigenti ad occuparsi della stipulazione dei contratti, mentre in questo caso sembrerebbe che il sindaco e la giunta si siano occupati direttamente dell'approvazione e della stipulazione del contratto in questione;

   alla luce di quanto evidenziato, non si comprenderebbe per quali ragioni un servizio che la successiva amministrazione avrebbe affidato per una cifra sotto la soglia di euro 40.000, sia stato affidato precedentemente per un importo superiore di oltre la metà della cifra e senza la valutazione di altri operatori del settore –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Sessa Cilento in ordine alle importanti criticità che, sul piano amministrativo e finanziario, possono derivare dalla vicenda di cui in premessa.
(4-01637)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta agli interroganti nel 2010 sono state stipulate delle convenzioni dalle amministrazioni giudiziarie con province e regioni per l'avvio di tirocini finalizzati al supporto del personale amministrativo degli uffici giudiziari;

   la legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228 del 2012), con l'articolo 1, comma 25, lettera c), novellando l'articolo 37, comma 11, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, ha previsto, per il 2013, uno stanziamento di fondi destinati in via prioritaria al completamento della formazione dei tirocinanti presso gli uffici giudiziari, «per consentire ai lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili e ai disoccupati e agli inoccupati, che a partire dall'anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari, il completamento del percorso formativo entro il 31 dicembre 2013», nel limite di spesa di 7,5 milioni di euro;

   anche la legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), l'articolo 1, comma 344, modificando l'articolo 37, comma 11, ha disposto un ulteriore stanziamento di fondi, originariamente solo per l'anno 2014, per il perfezionamento della formazione dei tirocinanti, «per consentire a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari a norma dell'articolo 1, comma 25, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, lo svolgimento di un periodo di perfezionamento da completare entro il 31 dicembre 2014», nel limite di spesa di 15 milioni di euro;

   le amministrazioni giudiziarie hanno di fatto prorogato per 7 anni migliaia di tirocinanti presso le cancellerie dei tribunali italiani, senza procedere alla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori; dopo il maggio 2015, il Ministero della giustizia ha indetto una selezione riservata a tali tirocinanti, tesa ad individuare una platea di 1.502 soggetti da inserire nell'ufficio del processo. La selezione si è basata sull'età anagrafica e titoli di studio;

   i tirocinanti hanno lavorato per 7 anni venendo retribuiti con una borsa di studio «nei limiti delle risorse destinabili e, in ogni caso, per un importo non superiore a 400 euro mensili» (articolo 16-octies introdotto dall'articolo 50, comma 1, del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014);

   la capacità professionale di questi tirocinanti è stata più volte evidenziata dai presidenti di procure, corti di appello e tribunali, con missive indirizzate ai Ministri, in cui si auspicava l'ipotesi di procedere ad una stabilizzazione dei medesimi nelle modalità consentite dalla legge –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di stabilizzare e valorizzare la pluralità di conoscenze e di competenze acquisite nel corso di questi anni dai tirocinanti all'interno degli uffici giudiziari, che termineranno la loro attività nel dicembre 2018.
(3-00328)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOMETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema autostradale tangenziale di Torino (Satt) è attualmente regolato da una concessione, che si trova in regime di proroga dalla fine del 2016, in capo ad Ativa spa, società di cui la città metropolitana di Torino detiene una quota azionaria pari a circa il 18 per cento;

   la nuova concessione dovrebbe contemplare oltre alla gestione della Satt, anche la diramazione Torino-Pinerolo, l'asse autostradale Torino-Moncalieri, l'A5 Torino-Ivrea e la bretella A4-A5 Ivrea-Santhià con la Torino-Piacenza;

   è stato formalmente richiesto dalla città metropolitana di Torino di tenere separati i due affidamenti per poter valutare la gestione singola della tangenziale di Torino da parte di un ente locale;

   da organi di stampa si è recentemente appresa la notizia secondo cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe affidato ai propri tecnici la redazione di uno studio di fattibilità finalizzato alla «pubblicizzazione» di Satt, secondo due ipotesi: la gestione diretta da parte dello stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti o da parte della città metropolitana di Torino attraverso una società «in house» da costituire «ad hoc»;

   la gestione pubblica, in ogni forma, secondo i fautori di questa modalità, consentirebbe di mantenere sul territorio gli introiti derivanti dai pagamenti dei pedaggi per destinarli alla manutenzione delle strade e al miglioramento della viabilità, modalità che peraltro è stata garantita anche dalla concessione attualmente in essere –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato rispetto alla possibilità di tenere divisi i due affidamenti e procedere con la «pubblicizzazione» della gestione di Satt; quali siano gli scenari contenuti nello studio di fattibilità redatto dai tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quando ne verranno rese note le modalità operative, compreso il valore degli investimenti, e le conclusioni, anche con riferimento agli impatti di natura economica sul bilancio pubblico di tale nuova modalità di gestione del sistema autostradale tangenziale di Torino.
(5-00938)

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2017 durante il Governo Gentiloni, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stanziato 396,15 milioni di euro per la città metropolitana di Milano per il sistema di trasporto pubblico, permettendo così di andare avanti nei progetti di miglioramento delle infrastrutture e rendendo Milano, anche da questo punto di vista, una città al pari delle altre capitali europee;

   una parte di questi fondi è stata destinata esclusivamente per interventi riguardanti l'impianto di segnalamento, armamento e adeguamento antincendio della linea M2, da anni indietro sotto l'aspetto della modernità, con l'obiettivo di aumentare del 20 per cento le corse negli orari di punta, incrementando notevolmente il numero di viaggiatori trasportato ogni ora;

   come denunciato anche dall'assessore all'urbanistica di Milano Pierfrancesco Maran, i lavori per il rinnovo sono però a rischio, poiché il Governo Conte non erogherà i finanziamenti fino a quando Atm non avrà siglato la convenzione con il Ministero e il comune per lanciare la gara, prevista dai piani aziendali entro fine anno;

   inoltre, ammesso che il finanziamento statale venga sbloccato, questo iter prevedrebbe l'aggiudicazione dell'appalto a metà del 2019, un anno per la progettazione esecutiva, 24 mesi per la posa dei cavi e degli apparati che dialogheranno in tempo reale con i 40 nuovissimi Leonardo, lavori notturni per non interferire sul regolare svolgimento del servizio, arrivando fino al 2024, quando è atteso il debutto della nuova tecnologia –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di riattivare un finanziamento che genera efficienza e sicurezza per la città di Milano, creando al tempo stesso nuovi posti di lavoro, e quali iniziative intenda mettere in atto per velocizzare la firma della convenzione con Atm, evitando così di prolungare ulteriormente i lunghi e complessi tempi tecnici.
(4-01635)


   FIORINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada regionale Cispadana è la nuova infrastruttura che dovrebbe collegare il casello Reggiolo-Rolo dell'A22 alla barriera di Ferrara sud sull'A13. Il progetto, ipotizzato per rispondere alla richiesta di mobilità dell'area nord orientale della regione, dovrebbe diventare un'alternativa al corridoio della via Emilia (A1-A14) e intercettare le direttrici A1-A15 (Autocisa) dell'A22 e dell'A13, portando benefici ai viaggiatori in termini di percorrenza, costi e viabilità;

   l'opera, di valenza strategica per il territorio, attraverserebbe le province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia e andrebbe ad alleggerire il traffico sulla via Emilia e sull'Autostrada del Sole, quotidianamente congestionate oltre l'accettabile, asciugando una parte del traffico per il quale non è necessario passare da Bologna;

   i comuni interessati direttamente dall'asse autostradale sarebbero 13: Reggiolo (Reggio Emilia), Rolo (Reggio Emilia), Novi (Modena), Concordia (Modena), San Possidonio (Modena), Mirandola (Modena), Medolla (Modena), San Felice sul Panaro (Modena), Finale Emilia (Modena), Ferrara, Cento (Ferrara), Sant'Agostino (Ferrara) e Poggio Renatico (Ferrara); invece, 7 sarebbero quelli coinvolti dalla viabilità complementare: Parma, Torrile (Parma), Sorbolo (Parma), Mezzani (Parma), Luzzara (Reggio Emilia), Brescello (Reggio Emilia) e Bondeno (Ferrara);

   l'infrastruttura, lunga 67 chilometri, dovrebbe avere due corsie per senso di marcia più una di emergenza per tutta la lunghezza, con inizio nel comune di Reggiolo e termine in quello di Ferrara e comprenderebbe 4 autostazioni e 2 aree di servizio;

   l'uso del condizionale è d'obbligo considerando che il progetto è stato pianificato dalla regione nel lontano 1986 – non è questa la sede per analizzare nei particolari tutte le varie fasi dell’iter procedurale – ma si vuol solamente ricordare che nel 2010 si concluse l’iter di gara con l'aggiudicazione della concessione al promotore. La procedura stabilì, da quello che risulta all'interrogante, la concessione per 49 anni, una partecipazione finanziaria pubblica della regione di 179.700.000 euro e l'esecuzione dei lavori in 44 mesi per un ammontare complessivo di investimento di 1.158.720.000 euro; inoltre, venne costituita la società di progetto Autostrada regionale cispadana spa che subentrò all'Associazione temporanea di imprese che si era aggiudicata la gara;

   oggi la Cispadana dovrebbe essere una realtà se gli annunci, gli impegni e le promesse fossero stati onorati nell'arco di questi anni, considerando che la società ha un consiglio di amministrazione in carica;

   il presidente della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in data 15 giugno 2018, ha sottoposto all'attenzione del Ministro una serie di priorità infrastrutturali per la regione alla luce delle dichiarazioni del Sottosegretario Michele Dell'Orco, apparse a mezzo stampa, con le quali si evidenziava la volontà di contrastare e fermare una serie di infrastrutture tra cui l'Autostrada Cispadana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se il Ministro non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di chiarire, nel più breve tempo, quale sia l’iter dei lavori dell'infrastruttura e/o l'ostacolo che blocca il prosieguo dell'opera;

   quali iniziative di competenza si intendano mettere in campo per valutare soluzioni infrastrutturali alternative, sia in termini di costi che di benefici per i cittadini;

   se si sia a conoscenza di quante volte il consiglio di amministrazione si è riunito negli ultimi due anni.
(4-01636)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Pernigotti è una delle principali aziende dolciarie italiane ed è attiva dal 1860 con lo stabilimento di produzione a Novi Ligure;

   nel 2013 il gruppo turco Toksoz ne ha rilevato il marchio, ricco di storia e fascino e che identifica nel mondo il gianduia e il torrone italiano, e lo stabilimento, nel quale erano occupate 150 persone, prefigurando un progetto di sviluppo dell'attività in nuove e interessanti aree geografiche, tra cui la Turchia;

   da fonti di stampa si apprende che nell'incontro tenutosi il 6 novembre 2018 presso la sede Confindustria di Alessandria, la proprietà ha annunciato la volontà di chiusura dello stabilimento produttivo di Novi, che ancora occupa 100 persone, per trasferire all'estero la produzione, e di aver presentato istanza di ammissione alla procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria per 100 dipendenti nel periodo compreso tra il 3 dicembre 2018 e il 2 dicembre 2019, a seguito della parziale cessazione dell'attività aziendale;

   le motivazioni di tale decisione sarebbero legate alla situazione di crisi che Pernigotti s.p.a. sta attraversando, determinata dal calo dei volumi di vendita e dal correlato decremento del fatturato che l'azienda non sarebbe riuscita a contrastare nonostante le azioni finora implementate a sostegno del business;

   è evidente l'urgenza di affrontare la questione attraverso l'attivazione degli strumenti più utili a salvaguardare il futuro lavorativo delle circa cento persone coinvolte e la permanenza dell'azienda nel nostro Paese –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda mettere in atto per scongiurare la chiusura dello stabilimento e la delocalizzazione della produzione che rappresenterebbero un duro colpo per la città e l'economia della provincia.
(5-00937)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Carfagna e altri n. 1-00075, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pentangelo, Scoma, Squeri e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Carfagna, Gelmini, Versace, Zanella, Marrocco, Bartolozzi, Siracusano, Aprea, Bergamini, Calabria, Fascina, Fiorini, Gagliardi, Labriola, Mazzetti, Milanato, Polidori, Porchietto, Ravetto, Ripani, Rossello, Ruffino, Saccani Jotti, Santelli, Elvira Savino, Spena, Tartaglione, Maria Tripodi, Vietina, Occhiuto, Mulè, Bagnasco, Battilocchio, Cappellacci, Casciello, D'Attis, Fasano, Fatuzzo, Germanà, Giacometto, Marin, Napoli, Nevi, Novelli, Palmieri, Pella, Perego Di Cremnago, Pettarin, Pentangelo, Pittalis, Rosso, Rotondi, Ruggieri, Sarro, Scoma, Silli, Squeri».