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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 5 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni II e III,

   premesso che:

    Cesare Battisti nel 1993 fu condannato in contumacia all'ergastolo dalla giustizia italiana per quattro omicidi, due commessi materialmente, per gli altri due in concorso, durante gli anni di piombo del terrorismo;

    il brigatista rosso si è rifatto una vita in Brasile confidando nella protezione del Governo brasiliano che non ha mai estradato il predetto;

    il terrorista è stato arrestato nell'ottobre 2017 al confine tra Brasile e Bolivia perché sorpreso con una somma in contanti superiore al consentito e sospettato di tentare la fuga dal Brasile per evitare la possibile estradizione;

    a fronte della formale accusa di contrabbando di valuta e riciclaggio di denaro e al relativo arresto, Cesare Battisti è stato destinatario di misure cautelari e segnatamente della misura del braccialetto elettronico;

    nell'aprile 2018 le misure applicate a Cesare Battisti sono state revocate dalla Suprema Corte di Giustizia del Brasile;

    la procura generale del Brasile, in passato, ha ribadito che, relativamente alla consegna del terrorista dei Proletari armati per il Comunismo, «la decisione è esclusivamente del Presidente della Repubblica»;

    il Supremo Tribunale Federale brasiliano si era già pronunciato a favore dell'estradizione, poi improvvidamente negata dal Presidente Lula nel 2010;

    Jair Bolsonaro, eletto Presidente del Brasile, proprio il 28 ottobre 2018, ha sempre precisato di voler instaurare nuovi rapporti con l'Italia anche per il tramite della consegna del brigatista rosso, come sempre richiesto dalle autorità competenti,

impegna il Governo:

   ad attivarsi immediatamente per richiedere al neo eletto Presidente Jair Bolsonaro l'estradizione del brigatista rosso Cesare Battisti, trattandosi di atto politico e discrezionale;

   in ogni caso, a chiedere immediatamente alle autorità brasiliane l'attivazione di ogni necessaria misura affinché Cesare Battisti non tenti, come già in passato, la fuga in altri Paesi dell'America Latina.
(7-00093) «Delmastro Delle Vedove, Varchi, Meloni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCAGLIUSI, GRIMOLDI, INVIDIA, RIBOLLA e BILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la biometria è uno strumento tecnologico in grado di identificare qualcuno che utilizza caratteristiche fisiche umane, come il riconoscimento facciale e oculare;

   poiché le impronte digitali e altre informazioni biometriche possono essere utilizzate per convalidare l'identità dei viaggiatori e dei loro documenti di viaggio, la risoluzione 2396 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite impone che tutti gli Stati inizino a raccogliere informazioni biometriche per individuare responsabilmente i terroristi e altri criminali seri. Li incoraggia anche a condividere questi dati con altri Stati, con Interpol e con altri organismi internazionali competenti;

   la raccolta e lo scambio di dati biometrici dovrebbero essere effettuati in conformità con le leggi nazionali e internazionali sui diritti umani –:

   quali iniziative normative e operative abbia intrapreso il Governo per sviluppare e implementare sistemi di raccolta di dati biometrici per identificare responsabilmente i terroristi eguali criticità stia affrontando nell'impostare tale capacità;

   se sussista una condivisione di questi dati con altri Stati, con Interpol e con altri organismi internazionali pertinenti e come sia garantito che la raccolta e lo scambio di dati biometrici siano effettuati in conformità con le leggi nazionali e internazionali sui diritti umani.
(5-00875)


   SCAGLIUSI, GRIMOLDI, INVIDIA, RIBOLLA e BILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   un sistema Api (Advance Passenger Information) è un sistema di comunicazione elettronica mediante il quale i dati biografici provenienti dal passaporto di un passeggero vengono raccolti dalle compagnie aeree al momento del check-in e trasmessi alle agenzie di controllo di frontiera prima della partenza o dell'arrivo di un volo all'aeroporto di destinazione;

   se confrontati con elenchi di controllo e indicatori di rischio, i dati Api consentono ai funzionari delle forze dell'ordine di sapere, in anticipo, se gli Ftf e altri individui sospetti stanno tentando di entrare nei loro Paesi;

   l'Unsc ha invitato gli Stati a raccogliere dati Api dal 2014 (risoluzioni n. 2178 e n. 2309) e l'Osce ha adottato una decisione del Consiglio ministeriale politicamente vincolante nel 2016;

   dal 23 febbraio 2018, l'istituzione di sistemi nazionali Api è anch'essa obbligatoria per tutti i membri dell'organizzazione dell'aviazione civile internazionale (Icao);

   con la risoluzione n. 2396, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite obbliga gli Stati a stabilire sistemi Api e richiedere alle compagnie aeree che operano nei loro territori di fornire Api alle autorità nazionali competenti. Inoltre, invita gli Stati a riferire tempestivamente e condividere eventuali azioni con gli Stati e le organizzazioni competenti e ad assicurare che i dati Api siano analizzati da tutte le autorità competenti, nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali –:

   quali iniziative normative e operative il Governo abbia intrapreso per stabilire un Api system (Advance Passenger Information), se un tale sistema sia già stato messo in atto e quanti casi siano stati rilevati e tempestivamente notificati finora alle autorità competenti di altri paesi e organizzazioni internazionali;

   se un Api system non sia ancora stato messo in atto, in che modo il Governo intenda renderlo operativo rapidamente e garantire che con la raccolta, l'analisi e la condivisione dell'Api non vengano violati i diritti umani e le libertà fondamentali.
(5-00876)


   SCAGLIUSI, GRIMOLDI, INVIDIA, RIBOLLA e BILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i dati Pnr (Passenger Name Record) sono le informazioni, raccolte dai passeggeri, da parte dei sistemi di gestione dei viaggi al momento della prenotazione di un volo, compresi i dettagli di contatto e le informazioni di pagamento;

   sono utili per analizzare pattern sospetti o hit associati a questi dettagli, oltre a evidenziare connessioni nascoste tra minacce conosciute e associati sconosciuti;

   la risoluzione n. 2396 del 2017 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso che gli Stati sviluppino la capacità di raccogliere, elaborare e analizzare i dati Pnr al fine di prevenire, individuare e indagare su reati di terrorismo e relativi viaggi;

   la risoluzione impone, inoltre, l'uso e la condivisione di queste informazioni sui passeggeri da parte di tutte le autorità nazionali competenti nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Infine, invita le organizzazioni regionali e internazionali come l'Osce a fornire assistenza tecnica e strumenti per lo sviluppo delle suddette capacità agli Stati –:

   quali iniziative normative e operative abbia intrapreso il Governo per sviluppare la capacità del nostro Paese di raccogliere, elaborare e analizzare i dati del Pnr, nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, al fine di prevenire, individuare e investigare in relazione ai reati di terrorismo e ai relativi viaggi e condividere tali dati con gli Stati interessati e quali criticità stiano affrontando nell'impostare tale capacità;

   in che modo il Governo garantisca che la raccolta, l'analisi e la condivisione dei Pnr non violino i diritti umani e le libertà fondamentali.
(5-00877)


   PAGANI e CARÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018 Stefano Gualandris è stato nominato consigliere in materie giuridico economiche per il settore aerospaziale del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che, tra le altre deleghe, ha ricevuto a luglio anche quella sul settore aerospazio e ha assunto la presidenza del neonato Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio, i cui indirizzi politici devono essere seguiti dall'Agenzia spaziale italiana (Asi);

   secondo notizie a mezzo stampi Gualandris ricopre importanti ruoli in aziende che operano nel settore spaziale: è amministratore delegato, nonché «presidente dell'organo di gestione con firma individuale», della Tss Innovations Projekte GmbH, società svizzera, anch'essa operativa nel settore aerospaziale, che lo stesso Gualandris definisce come l'associata elvetica della Technosprings Italia srl. In quest'ultima società Gualandris è consigliere delegato e ne possiede il 10 per cento delle quote, mentre il restante delle azioni è posseduto dai fratelli e dal padre. La Technosprings — in uno dei suoi progetti principali può vantare come partners l'Unione europea, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la regione Lombardia e Leonardo — e nel ruolo di campaign manager del settore elicotteri (attivo anche nell'aerospaziale), vede la presenza di Francesco Giorgetti, fratello del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. La Technosprings è socia del distretto aerospaziale Lombardo e della Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad); è presente nel distretto virtuale dell'Asi, ovvero le società che partecipano ai bandi dell'Agenzia spaziale italiana. Lo stesso Stefano Gualandris, ha scritto su un social network che la Tss Innovations Projekte GmbH ha firmato un contratto per lo sviluppo di un sistema tecnologico innovativo con l’Estec, il principale centro dell'Agenzia spaziale europea per i veicoli spaziali e per la tecnologia spaziale in genere;

   contattato da un quotidiano nazionale, Gualandris ha risposto che «il conflitto d'interesse è solo potenziale perché prima della nomina ho sospeso qualsiasi tipo di bando con gli enti statali, Asi e Miur compresi. E ovviamente non potrò partecipare a nessun concorso pubblico in materia di aerospazio»;

   tuttavia, l'articolo 1, comma 41, della legge 190 del 2012 in materia di «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione» ha introdotto l'articolo 6-bis nella legge 241 del 1990, rubricato «Conflitto di interessi». La disposizione stabilisce che «Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti procedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale». La norma va letta in maniera coordinata con la disposizione inserita nel decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 (codice di comportamento dei dipendenti pubblici), il cui articolo 7 prevede, infatti, che «Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado...»;

   il settore dell'aerospazio riveste una importanza prioritaria per il Paese, sia per l'aspetto geopolitico che, soprattutto, per quello economico, tanto che per il 2018 si stimano 760 milioni di euro di finanziamenti pubblico/privati, che diventeranno 880 per il 2019 e 885 per il 2020 –:

   se non ritengano sussistano i presupposti per una potenziale condizione di conflitto di interessi del Gualandris nel suo ruolo pubblico di consigliere in materie giuridico-economiche per il settore aerospaziale del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
(5-00879)

Interrogazione a risposta scritta:


   MELONI, LOLLOBRIGIDA e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azzeramento di ogni tipo di contributo all'editoria, annunciato da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, rappresenta un rischio reale per il pluralismo dell'informazione e il diritto dei cittadini di essere informati correttamente, così come sancito anche dall'articolo 21 della Costituzione;

   la Federazione nazione della stampa italiana (Fnsi) e il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, in una nota congiunta, hanno definito di «inaudita gravità» la decisione del sottosegretario Crimi «di inserire il taglio dei contributi all'editoria nello schema della legge di bilancio»;

   l'editoria attraversa un momento di grande difficoltà, dovuta anche all'avvento dell'informazione on-line e alla diffusione dei modelli digitali. I tagli annunciati, se realmente applicati causerebbero un grave danno a un settore, già sufficientemente provato e che rappresenta un fondamento per la democrazia;

   occorrono misure a tutela della libertà e del pluralismo dell'informazione, in grado di agevolare il lavoro di chi favorisce un'informazione trasparente e di qualità e per la realizzazione di ciò i preannunciati tagli costituirebbero un deterrente;

   i tagli all'editoria si ripercuoterebbero soprattutto sui piccoli editori e sulle testate giornalistiche locali, uniche in grado di dare uno spaccato puntuale e veritiero delle realtà territoriali, altrimenti ignorate a livello nazionale –:

   quali urgenti iniziative intendano attuare per garantire il diritto dei cittadini ad avere un'informazione, libera, trasparente e autonoma, anche attraverso interventi di sostegno.
(4-01540)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI, LOTTI e DI GIORGI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 agosto 2017 a Lloret de Mar, una località balneare sulla costa di Barcellona, Niccolò Ciatti, un giovane 22enne di Scandicci, provincia di Firenze, veniva ucciso a calci e pugni in una discoteca; il decesso avveniva dopo che il giovane era rimasto in coma per un giorno in un ospedale di Girona, città della Catalogna;

   la polizia spagnola arrestava tre giovani ceceni di 20, 24 e 26 anni, fuggiti dopo il pestaggio ma subito fermati sul lungomare; uno dei tre ragazzi, che dai filmati risulta aver sferrato il colpo mortale, si trova attualmente in carcere a Girona in attesa dell'inizio del processo, mentre gli altri due sono stati arrestati e poi rilasciati, ma risultano ancora indagati per concorso in omicidio volontario;

   non si conoscono ancora i motivi della colluttazione e la magistratura spagnola deve ancora interrogare due funzionari del comune di Lloret de Mar sulla regolarità delle autorizzazioni alla discoteca;

   la città metropolitana di Firenze ha annunciato che intende costituirsi parte civile nel processo;

   il processo dovrebbe iniziare in Spagna nei primi mesi del 2019 alla presenza di una giuria popolare, ma non si conosce ancora la data di inizio precisa;

   non bastano, secondo gli interroganti, le recenti rassicurazioni del Ministro della giustizia che ha garantito la massima attenzione e l'impegno da parte del Governo spagnolo sulla vicenda;

   occorre dare risposte immediate alla famiglia Ciatti, che, dopo oltre un anno dalla morte di Niccolò, non ne ha ancora ricevute. Serve chiarezza e accelerare il prosieguo del procedimento allo scopo di garantire lo svolgimento di un giusto processo, per ottenere verità e giustizia sui fatti e accertare le responsabilità;

   infine, è fondamentale garantire la sicurezza e la tutela di tutti i giovani italiani che ogni anno si recano in vacanza all'estero –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'evoluzione delle indagini e del procedimento in corso e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per fare chiarezza sui fatti e dare giustizia a Niccolò e ai suoi familiari.
(5-00873)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione dei campi elettromagnetici a radiofrequenza (Rf-Emf) sta aumentando e gli effetti sulla salute sono ancora sotto esame;

   l'Rf-Emf promuove lo stress ossidativo, una condizione implicata nell'insorgenza del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell'omeostasi vascolare;

   sebbene alcune evidenze siano ancora controverse, l'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato Rf-Emf come «possibile cancerogeno per l'uomo» e studi più recenti hanno suggerito effetti riproduttivi, metabolici e neurologici di Rf-Emf, che sono anche in grado di alterare la resistenza agli antibiotici batterici;

   uno degli studi più ampi, a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National Toxicology Program), ha dimostrato un aumento significativo dell'incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelle di cui alle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp);

   anche recenti studi dell'istituto Ramazzini evidenziano un aumentato rischio sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco. Tali risultati, basati sulla sperimentazione animale, insieme agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari dell'oncologo Lennart Hardell, fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarg. Al momento, infatti la Iarg classifica la radiofrequenza come «possibile cancerogeno per l'uomo», perché si basa solo su risultati epidemiologici ma non su studi in vivo, che oggi fanno propendere per la classificazione «probabile cancerogeno» di classe 1A o, come suggerito da Hardell, «cancerogeno certo» di classe 1;

   in questo scenario in evoluzione, anche se gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G sono scarsamente studiati, è iniziato un piano di azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G;

   osservazioni preliminari hanno mostrato che il Mmw aumenta la temperatura della pelle, altera l'espressione genica, promuove la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, nonché processi infiammatori e metabolici, può generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari (Di Ciaula, Int. J. Hyg. Environ. Health, Epub 2018);

   secondo diversi scienziati sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute di Rf-Emf in generale e di Mmw in particolare. Tuttavia, i risultati disponibili sembrano sufficienti per dimostrare l'esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti (Di Ciaula, Epub 2018);

   oltre 170 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle istituzioni dell'Unione europea per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l'aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute a cui sono sottoposti i cittadini europei;

   ai sensi dell'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la responsabilità primaria di proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici appartiene agli Stati membri, inclusa la scelta delle misure da adottare in base a età e stato di salute;

   la tutela e la salvaguardia della salute umana e la tutela ambientale sono valori di rilievo costituzionale, nonché beni inalienabili (articolo 9, secondo comma e articolo 32, primo comma) –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per evitare che l'esposizione superi i nuovi standard di esposizione massima totale dell'Unione europea su tutti i campi elettromagnetici per proteggere i cittadini, in particolare i neonati, i bambini e le donne in gravidanza;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per definire standard di esposizione massima totale sicuri per la salute dei cittadini.
(3-00293)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PLANGGER e BENEDETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   un sacchetto di plastica può impiegare fino a 1000 anni per decomporsi e, considerando che solo tra Europa e Usa vengono utilizzati circa 100 miliardi di sacchetti di plastica all'anno, è facilmente comprensibile la gravità del problema ambientale che deriva dalla dispersione dei sacchetti nell'ambiente;

   nell'agosto 2014, l'Italia è stata il primo Paese europeo a vietare la commercializzazione di sacchetti non biodegradabili per l'asporto delle merci, facendo da virtuoso apripista in Europa;

   nel 2015 l'Unione europea ha varato la direttiva 2015/720/UE — modellata sull'esperienza italiana — che contiene una serie di modifiche alla direttiva 94/62/CE (cosiddetta direttiva imballaggi) finalizzate alla riduzione dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero; con la direttiva viene uniformato anche lo standard tecnico europeo (UNI EN 13432) per certificare la plastica biodegradabile;

   con il decreto-legge n. 91 del 2017 l'Italia ha recepito la direttiva 2015/720/UE e ha inoltre introdotto dal 1° gennaio 2018 l'uso esclusivo di plastica biodegradabile per i sacchettini «ultraleggeri» sotto i 15 micron di spessore, con i quali si pesano e si prezzano i prodotti sfusi come ortaggi e frutta; viene poi esteso a tutte le borse date ai consumatori per l'asporto di merci e prodotti il divieto di cessione gratuita (cosiddetto pricing);

   secondo un'analisi di Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro, ormai più di tre italiani su quattro (76 per cento) hanno ridotto l'impiego di sacchetti di plastica. Si tratta di un comportamento virtuoso diffuso in tutta l'Unione europea, dove la percentuale media sale all'80 per cento;

   in Italia, però, secondo un'indagine di Altroconsumo, la metà dei sacchetti in circolazione sarebbe «fuori legge», non rispetterebbe cioè i requisiti di biodegradabilità, compostabilità e di utilizzo di almeno il 40 per cento di materia prima rinnovabile per quelli monouso per alimenti;

   dati recenti dell'Osservatorio di Assobioplastiche mostrano come in Italia circolino 50.000 tonnellate di shopper «fuori legge» per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro, ossia quanto il fatturato di tutte le aziende del settore delle bioplastiche in Italia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare la preoccupante diffusione nel nostro Paese di shopper non conformi ai requisiti di legge anche effettuando, su tutto il territorio nazionale, un accurato monitoraggio, con il supporto del nucleo operativo ecologico dei carabinieri (Noe), sia sui siti di produzione che di vendita al dettaglio.
(5-00880)


   MAZZETTI, SILLI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a Prato, il viale Leonardo Da Vinci, comunemente denominato «declassata», è la viabilità principale in direzione est-ovest e divide in due l'intera città. All'altezza del Soccorso, è presente un restringimento della sede stradale, che provoca rallentamenti della circolazione ed evidenti disagi;

   nel 2014 l'amministrazione comunale decise di eseguire, in quel punto, il raddoppio delle carreggiate realizzando un sottopasso di circa 700 metri;

   nel 2016 il comune ha siglato un accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione e l'Anas. Nell'accordo vi è la richiesta di statalizzazione del citato viale, affidando ad Anas la progettazione del sottopasso;

   tra le tante criticità legate alla realizzazione dell'opera, e segnalate da Arpat e Autorità di bacino, si segnalano: a) l'allarme relativo alla falda, in quanto non c'è garanzia che le operazioni di costruzione vengano svolte sopra il livello della falda, con rischi idraulici e di contaminazione degli inquinanti contenuti in essa. A questo contribuisce il livello medio alto di permeabilità degli inquinanti. L'Arpat sottolinea che non sono stati considerati i pozzi ad uso acquedottistico presenti nella zona e che non sono escluse contaminazioni; b) l'effetto barriera o diga; c) gli accertamenti sul rumore a tunnel aperto non sono stati fatti considerando tutti i ricettori, e la stima dei livelli sonori ha considerato solo la fascia di pertinenza dell'infrastruttura di 100 metri di ampiezza. L'Arpat ne indica almeno 150. Inoltre, va considerata la presenza di insediamenti produttivi e industriali; d) la gestione materiali di scavo e di demolizione. Sotto questo aspetto l'Arpat ha segnalato che la discarica di Prugnana non è attiva e non è prevista la sua attivazione; per quella di Serravalle Pistoiese va verificata la disponibilità a raccogliere tali materiali. Peraltro, circa le terre da smaltire, la relazione tecnica parla di 270 mila metri cubi, mentre nello studio preliminare si parla di 160 mila;

   in conseguenza di ciò il comune ha deciso che il progetto di interramento venga sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Una valutazione di impatto ambientale nazionale in quanto tra poche settimane sarà formalizzato il passaggio di competenza del viale dal comune ad Anas, che realizzerà l'intervento di interramento –:

   se non ritenga di prevedere tempi certi per l'esame della valutazione di impatto ambientale, anche in considerazione delle criticità idriche, valutando, di concerto con gli enti territoriali, il ripristino del progetto preliminare a suo tempo approvato, di viadotto in elevazione.
(5-00881)


   D'IPPOLITO, PARENTELA, VIGNAROLI, DAGA, DEIANA, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dall'insediamento del presidente della giunta regionale calabrese Mario Oliverio sono state fino ad oggi, undici ordinanze contingibili e urgenti, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 per il conferimento dei rifiuti solidi urbani;

   il Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato con deliberazione n. 156 del 19 dicembre 2016, evidenzia la «necessità di incidere significativamente sull'adeguamento dell'attuale sistema impiantistico regionale in maniera tale che lo stesso sia orientato a quelle necessarie attività di supporto alla raccolta differenziata e, attraverso l'impiego di tecnologie di recupero spinto, possa ulteriormente incidere sul recupero di quelle materie riciclabili ancora contenute nei rifiuti urbani indifferenziati a valle della raccolta differenziata», nell'ottica di ridurre drasticamente la dipendenza del sistema regionale dalle discariche o dalla combustione;

   le ordinanze contingibili e urgenti, ai sensi del già richiamato articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, in base, al comma 1, possono essere emesse — qualora si verifichino situazioni di eccezionale e urgente necessità — per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti anche in deroga alle disposizioni vigenti nel rispetto comunque delle disposizioni contenute nelle direttive dell'Unione europea e hanno efficacia per un periodo non superiore a sei mesi;

   il potere di ordinanza presenta numerose problematicità legate soprattutto all'adozione di provvedimenti che, a giudizio degli interroganti, si pongono in contrasto con il principio di legalità in senso sostanziale. In tale ambito il diritto ambientale è intriso di norme — nella forma di regole ovvero di princìpi — di origine comunitaria, la cui derogabilità da parte di un atto amministrativo è difficilmente ammissibile, e anzi dovrebbe essere esclusa;

   a tal proposito, la norma introduce, accanto al presupposto della «eccezionale ed urgente necessità» di tutela della salute e dell'ambiente, la precisazione che ai provvedimenti derogatori è possibile ricorrere solo qualora «non si possa altrimenti provvedere», introducendo un termine massimo di sei mesi all'efficacia dei provvedimenti ed un limite alla possibilità di reiterazione;

   la riformulazione attuata con il decreto-legge n. 80 del 2008, a modifica del comma 4 dell'articolo 191, ha eliminato ogni possibile incertezza interpretativa, perché specifica inequivocabilmente che nessuna forma speciale di gestione dei rifiuti può legittimamente protrarsi per più di 18 mesi, salvo intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per evitare la reiterazione delle ordinanze contingibili e urgenti nonché per far fronte all'emergenza riguardante la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in Calabria.
(5-00882)


   BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORASSUT, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia nel mese di ottobre 2018 è stata devastata da intensi fenomeni meteorologici che hanno provocato purtroppo vittime, facendo registrare la più grave situazione degli ultimi decenni. Dalla Liguria alla Calabria, dalla Sardegna al Lazio, per finire agli ultimi giorni con il territorio veneto flagellato dal maltempo e in Sicilia con l'esondazione di fiumi e torrenti che hanno causato la morte di dodici persone;

   il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, ha attribuito al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i compiti in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche esercitati dalla suddetta struttura di missione — Italia Sicura — che è stata di fatto soppressa;

   il mero passaggio al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle competenze esercitate dalla struttura di missione è una scelta, secondo gli interroganti, miope per un Paese a elevato rischio idrogeologico;

   la scelta, fatta senza un'adeguata valutazione, si conferma un errore rilevante, perché sottrae uno strumento essenziale per la pianificazione unitaria e la gestione degli investimenti finalizzati alla realizzazione degli interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico e per fronteggiare le situazioni di criticità ambientale in molti altri contesti territoriali interessati da fenomeni di esondazione e alluvione come sta avvenendo in queste ore;

   con la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (bilancio 2018), il Parlamento aveva destinato 800 milioni di euro mediante mutui con la Banca europea per gli investimenti per il finanziamento degli interventi contro il dissesto idrogeologico;

   si apprende con preoccupazione da notizie stampa che il Ministro non intende utilizzare le risorse di cui in premessa;

   sarebbe molto pericoloso fermare, o rallentare, il lavoro di contrasto e di prevenzione del rischio anche solo per alcuni mesi in attesa che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si attrezzi con le necessarie competenze tecniche e faccia tesoro dell'esperienza accumulata in questi quattro anni –:

   a che punto sia l'attuazione del piano di investimenti previsto dalla citata della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018) e se davvero sia intenzione del Governo rinunciare ai mutui con la Banca europea per gli investimenti.
(5-00883)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   da diversi giorni sulla stampa locale (Il Resto del Carlino – Bologna) si leggono notizie relative alla vicenda della «Capannina» di Bologna, immobile ospitante la storica discoteca bolognese e che la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio competente ha annunciato di voler demolire;

   l'intera vicenda in realtà appare quantomeno bizzarra: la Soprintendenza aveva inizialmente rilasciato parere di conformità paesaggistica, parere che il 30 ottobre 2018 è stato poi annullato in autotutela;

   sulla stampa locale del 1° novembre 2018 (Il Resto del Carlino – Bologna), la società proprietaria dell'immobile annuncia danni per 4,1 milioni di euro al comune di Bologna in caso di demolizione;

   secondo i legali dell'imprenditore il «pasticcio» sarebbe stato creato dal comune che, dopo la richiesta di condono edilizio del 1985, concesse il condono stesso nel 1995 senza motivarlo in modo sufficiente rispetto al vincolo che dal 1955 tutela i Colli bolognesi. Dettaglio che non è sfuggito alla Soprintendenza che, già nel 1995, annullò il via libera del comune e aprì un contenzioso con il Tar conclusosi nel 2016;

   è indubbio, tuttavia, a parere dell'interrogante, che il parere favorevole della Soprintendente, del 10 ottobre 2018, sulla compatibilità dell'immobile rispetto al contesto paesaggistico di riferimento, abbia creato ulteriore confusione, se non addirittura un danno in relazione a ulteriori ricorsi che si profilano da parte della società, anche verso il Ministero per i beni e le attività culturali a causa del ripensamento sul parere stesso;

   il parere vincolante e favorevole recitava: «poiché trattasi di opere consistenti prevalentemente in strutture nel sottosuolo e, in parte, in alzato, ma con volumi di minimo impatto e comunque siti in un contesto in cui la cortina verde alberata su ogni lato rende pressoché non visibili le strutture di forma semplice regolare e di “natura” costruttiva tradizionale»;

   il parere stesso è stato poi ribaltato con la pronuncia del 30 ottobre 2018 e il relativo annullamento in autotutela –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare di assumere iniziative per la rimozione del Soprintendente di cui in premessa vista l'ampia confusione generata;

   se intenda acquisire dati e documentazione volti ad accertare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità del Soprintendente sopra richiamato ed assumere le conseguenti iniziative di competenza nei suoi confronti;

   se il Ministro intenda porre in essere iniziative normative volte alla soppressione delle soprintendenze, il più delle volte enti inutili, a parere dell'interrogante, e che costituiscono un appesantimento burocratico assolutamente pleonastico.
(4-01549)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le prove attitudinali previste nei concorsi delle forze dell'ordine e delle Forze armate sono test per valutare la capacità e il grado di conoscenza di un candidato nel campo della logica numerica, matematica, della comprensione verbale e della linguistica in genere;

   tra le prove previste il colloquio con lo psicologo è uno dei passaggi nei test concorsuali che maggiormente preoccupa i concorrenti; l'indagine psicologica a cui tutti i candidati ai concorsi di selezione vengono sottoposti è piuttosto dura;

   lo psicologo, che è sempre uno dei membri della commissione esaminatrice chiamata a giudicare i concorrenti in ogni fase dell'iter concorsuale, ha il compito di mettere i giovani candidati in difficoltà a livello psicologico, per capire le reali attitudini e inclinazioni di ogni individuo e, dunque, per fare una diagnosi sull'idoneità o sull'inidoneità di ognuno;

   sono centinaia, a ogni concorso, i ricorsi presentati al Tar del Lazio per contestare il giudizio di inidoneità psicologica al fine di ottenere l'ammissione alla prova orale ed è reale il rischio di incorrere in erronee valutazioni e ingiuste inidoneità che precludono la possibilità di prosecuzione dell’iter di concorso –:

   se i Ministri interrogati intendono avviare iniziative per rivedere la formula delle prove attitudinali e, nello specifico, dell'indagine psicologica, affinché non sia vincolante ai fini del concorso;

   se i Ministri interrogati intendano valutare la possibilità di far svolgere l'indagine psicologica a tre specialisti diversi in modo da avere un grado di giudizio finale più corrispondente alle attitudini del candidato.
(4-01542)


   GRIPPA e SCAGLIUSI. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che è in atto una razzia silenziosa, una pratica illegale e immorale che minaccia laghi e fiumi abruzzesi. Preda è il Cyprinus carpio, pesce d'acqua dolce conosciuto da tutti come carpa, ricercato molto nei Paesi balcanici, come Romania e Bulgaria, dove questa specie ittica, a differenza che in Italia, è molto apprezzata e costosa ed è alla base di piatti tradizionali;

   tale pratica, se fino a pochi anni fa si è concentrata soprattutto al nord del Paese ed in special modo lungo i fiumi Po e Lambro, dove si sono verificati sequestri anche superiori alla tonnellata di pescato, ora interessa in maniera preoccupante anche le acque dolci della regione Abruzzo;

   l'allarme viene riportato in un recente articolo pubblicato dal giornale online www.ilmessaggero.it dal titolo «I bracconieri ittici che vengono dall'est: pesca selvaggia di carpe nei fiumi e nei laghi abruzzesi» in cui si porta a conoscenza della denuncia del dirigente della Guardia nazionale ambientale abruzzese Luigi Di Benedetto, pescarese, ex ispettore capo della polizia di Stato, che coordina circa 25 volontari. Il dirigente dichiara: «I bracconieri ittici sono quasi tutti rumeni e bulgari. Arrivano qui appositamente per periodi in media di una settimana, campeggiano nei pressi dei laghi e fiumi, accendendo pericolosi fuochi. Di giorno, anche senza licenza, pescano con le normali canne. La razzia vera e propria avviene però di notte, quando utilizzano reti a strascico, reti da posta lunghe anche cento metri, e addirittura bombe carta e reti elettriche realizzate con batterie dei camion ed elettrodi immersi in acqua, che stordiscono e fulminano i pesci, non solo le carpe che a loro interessano. Metodi barbari, ovviamente vietati, che devastano il fragile ecosistema fluviale e la sua biodiversità»;

   le Guardie nazionali ambientali, assieme a carabinieri forestali, Guardia di finanza e polizia provinciale, sono già a conoscenza del fenomeno e numerosi sono i controlli effettuati per contrastare il fenomeno;

   la natura dell'illecito di pesca in frodo è amministrativa e quando gli operatori riescano a fermare chi la esercita è consentito loro solo sequestrare le attrezzature e il pescato, ributtandolo in acqua se ancora vivo, ed elevare una multa che può arrivare a circa 2.600 euro;

   il vero problema però è che queste persone rientrano nei loro Paesi, le multe non le pagano, ed è estremamente difficile costringerli a farlo;

   sarebbe opportuna, a parere dell'interrogante, una legge ad hoc che trasformi l'illecito da amministrativo a penale e che preveda il rafforzamento dei controlli;

   la legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017) ha istituito – all'articolo 1, comma 125 – presso il Ministero della difesa, il «Fondo antibracconaggio ittico», con una dotazione di un milione di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020, destinato a potenziare i controlli delle acque interne da parte del comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell'Arma dei carabinieri (Cutfaa) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se corrispondano al vero;

   di quali ulteriori dati sia in possesso il Governo e se intenda fornire un report aggiornato sul numero degli illeciti accertati e delle sanzioni elevate, specificando quante di queste ultime siano a carico di persone aventi la nazionalità dei sopra citati Paesi balcanici;

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative urgenti per provvedere a contrastare tale fenomeno rendendo l'illecito della pesca di frodo di natura penale e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per la riscossione delle sanzioni amministrative elevate a persone con nazionalità diversa da quella italiana.
(4-01551)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, ANGIOLA, BUOMPANE, CARABETTA, CASA, RAFFA e ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per sostenere il sistema produttivo nazionale e l'occupazione, soprattutto giovanile, sul territorio nazionale, è necessario creare un sistema amministrativo e burocratico maggiormente favorevole all'attività lavorativa autonoma e imprenditoriale, in particolare anche alla nascita di nuove imprese, innovative e con forti potenzialità di crescita, in grado di attrarre investimenti nel nostro Paese;

   oggi, i giovani che decidono di investire nel proprio territorio, avviando un'attività lavorativa autonoma, di tipo commerciale, agricolo, artigianale o una propria attività imprenditoriale, si ritrovano a dover affrontare dei costi notevoli per adempiere a tutte le pratiche burocratiche e procedurali richieste;

   i costi sono onerosi per le pratiche connesse all'inizio dell'attività intrapresa da un giovane, come l'iscrizione alla camera di commercio e presso l'ufficio iva, per le pratiche comunali di avvio attività o per consulenze specifiche e per ulteriori adempimenti obbligatori, quali l'assistenza contabile, gli oneri assicurativi Inail e Inps, l'affitto di beni mobili e immobili, i consumi di luce, acqua e gas, e non per ultimo, le tasse comunali annuali;

   pertanto, l'avvio di una nuova attività sia lavorativa autonoma sia imprenditoriale, per un giovane che dispone di capitali limitati, è sempre troppo onerosa: secondo alcune stime si aggira intorno ai 17.000-20.000 euro e i costi di inizio attività ammonterebbero a circa 3.500-4.000 euro annui, riconducibili, per la gran parte, a quelle voci di costo fisse che, soprattutto per i primi anni dell'attività, mettono in massima difficoltà molti giovani lavoratori autonomi i quali spesso si vedono costretti, dopo un breve periodo e a fronte di entrate molto ridotte, a chiudere l'attività appena intrapresa;

   esiste una disparità di trattamento in forza della normativa vigente tra un giovane che viene assunto in qualità di lavoratore dipendente da un'impresa già ben avviata e un giovane che intraprende un'attività autonoma o che si affaccia al mondo dell'imprenditoria –:

   se i Ministri interrogati ritengano opportuno adottare iniziative di natura normativa per abbassare il carico fiscale a favore dei giovani lavoratori autonomi e dei giovani imprenditori che hanno difficoltà nel coprire i costi iniziali e di esercizio e se intendano avviare iniziative volte a limitare le incombenze burocratiche, in particolar modo per le imprese giovanili appena avviate.
(4-01552)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto pubblico locale si configura come prestazione sociale «essenziale», a norma della costituzione (articolo 117, comma secondo, lettera m);

   la ferrovia Roma-Albano Laziale è una linea ferroviaria locale del Lazio, denominata FL4, ed è una delle tre ferrovie regionali operanti nel nodo di Roma che servono il vasto bacino dei Castelli Romani a sud della Capitale: oltre al ramo per Albano Laziale, vi sono quelli per Frascati e Velletri; ancora oggi, i convogli percorrono in comune il tratto tra Roma e Ciampino e da quest'ultima località si dirigono rispettivamente per Frascati, Albano Laziale e Velletri;

   la linea, in considerazione delle precarie e obsolete condizioni infrastrutturali che caratterizzano il tratto tra Ciampino e Albano Laziale, è considerata una delle tratte più difficili e problematiche dell'intera regione Lazio: binario unico, presenza di innumerevoli passaggi a livello e possibilità d'incrocio dei convogli; essa è assolutamente non adeguata agli standard europei;

   la città di Roma ha il tasso di motorizzazione più alto rispetto alle altre capitali europee (Berlino, Copenaghen, Londra, Madrid, Parigi, Vienna) con 670 autovetture ogni mille abitanti e la percentuale più elevata di spostamenti con mezzi privati;

   a Roma i chilometri di rete metropolitana ogni centomila abitanti non arrivano a due, contro i quasi 9 chilometri di Madrid, i 5 di Londra e i 3,97 di Parigi;

   per quel che riguarda l'offerta di trasporto pubblico misurata in metro per abitante, Roma registra circa 14 vetture-chilometro per abitante contro le quasi 60 di Madrid e le circa 50 di Parigi e Londra;

   le aree urbane sono riconosciute da tutti gli organismi internazionali come responsabili di circa il 23 per cento di tutte le emissioni di Co2, peraltro in gran parte prodotte dal settore dei trasporti;

   l'Europa, nel libro bianco «tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti – per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile», ha indicato come obiettivo per il 2050 la riduzione del 60 per cento delle emissioni di gas serra nel settore dei trasporti;

   è opinione dell'interrogante, che la rivisitazione del progetto della metropolitana leggera dei castelli romani, inserita nel piano di mobilità regionale, in particolare con riferimento alla linea Genzano-Ariccia-Albano L.-Castel Gandolfo-Marino-Squarciarelli-Frascati-FL Tor Vergata (nodo multimodale)-policlinico Tor Vergata-innesto metro C via Casilina loc. Tor Vergata – progetto già approvato regione Lazio e legge obiettivo 2002, costituirebbe un enorme contributo in termini ambientali e influenzerebbe positivamente l'intera mobilità verso la Capitale per un bacino di utenza di mezzo milione di abitanti;

   è altresì convinta opinione dell'interrogante che la trasformazione e l'adeguamento della tratta ferroviaria già esistente per la linea Albano Laziale-Ciampino e un nuovo innesto con la linea metropolitana a di Roma per il tramite di una metropolitana leggera di superficie, siano la soluzione per tutelare l'ambiente e le fasce più deboli e meno tutelate della popolazione, garantendo la sicurezza e l'incolumità dei pendolari, soprattutto delle donne, dei ragazzi e delle persone anziane –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto con la regione Lazio, i comuni interessati e la città metropolitana di Roma Capitale e i comitati dei pendolari, non reputi opportuno promuovere specifiche iniziative tese a superare i disagi denunciati e che possano favorire un rapido e concreto miglioramento dell'offerta e delle condizioni di trasporto sulla linea ferroviaria FL4 e, in particolare, sulla tratta Albano Laziale-Roma.
(3-00292)


   D'INCÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   la storia della «Variante Vittorio Veneto — S. Augusta» inizia nel maggio 2009 con l'approvazione da parte di Anas di un progetto di variante alla strada statale n. 51 «Alemagna» suddivisa in due stralci: la Sega-Rindola, attualmente in costruzione e Rindola-ospedale di Vittorio Veneto che non ha avuto ancora alcuna copertura finanziaria; il progetto prevedeva la realizzazione di una, tangenziale esterna al centro di Vittorio Veneto e di una galleria (galleria S. Augusta) di 1,5 chilometri che, secondo Anas avrebbe liberato il centro storico (borgo antico di Serravalle) dal traffico, fluidificando, nel contempo, la viabilità lungo la strada statale 51;

   nel 2009 Anas dichiarava la pubblica utilità, avviava le procedure espropriative e bandiva la gara per l'appalto integrato dell'opera che veniva aggiudicata il 25 marzo 2011;

   nel 2013, dietro ricorso di alcuni abitanti di Vittorio Veneto, il Consiglio di Stato dichiarava nulli alcuni atti approvativi del progetto, rilevando la necessità di acquisire la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) e la relazione geologica relativa al rischio sismico;

   nonostante ciò l'Anas, dopo tre mesi dal pronunciamento del Consiglio di Stato, ripresentava e approvava il progetto esecutivo, a cui si opposero alcuni proprietari che si rivolsero al Tar che riconobbe le loro ragioni, bloccando di fatto l'opera perché l'Anas non aveva più diritto di passare su quei terreni;

   l'Anas approvava quindi una nuova variante che porterà la tangenziale a correre a qualche decina di metri, evitando i terreni non espropriabili, passando sotto in galleria tra due scuole, costeggiando il cimitero ed il parco cittadino lungo il fiume Meschio con un ponte, per infilarsi in pieno centro, con una rotatoria prevista in origine, a poca distanza di un incrocio semaforico importante e non eliminabile;

   con il nuovo tracciato, la tangenziale riverserebbe quindi un elevato volume di traffico, anche quello pesante, direttamente all'interno della città di Vittorio Veneto, con tutto quello che ne conseguirebbe per un centro storico di grande pregio in termini di impatto ambientale;

   dal punto di vista economico, inoltre, l'opera registra un costante aumento dei costi passati da 49 milioni di euro nella previsione iniziale, agli odierni 64 milioni di euro;

   esisterebbero, peraltro, progetti alternativi funzionali che eviterebbero le criticità esposte in premessa, a minor impatto ambientale, più economici e di ben più rapida realizzazione;

   in particolare, sarebbe opportuno valutare una uscita diversa dallo sbocco sulla sola e insufficiente strada comunale, Via Carso, come proposto dall'amministrazione attuale, senza galleria sotto le scuole, ma spostata di 500 metri più a sud dell'attuale rotatoria, all'uscita del tratto in galleria e in trincea, su di un incrocio più ampio, con tre vie di deflusso (Via Vittorio Emanuele, Via Carso, Via Dalmazia), sistemando un incrocio che comunque andrebbe ridefinito e messo in sicurezza per il passaggio di una nuova strada statale;

   inoltre, il secondo stralcio dell'opera, al momento solo ipotizzato, ed inutile ad avviso dell'interrogante in quanto opera già servita dalla viabilità esistente in uscita, prolungherebbe la variante con tunnel per una spesa ulteriore di 60 milioni di euro –:

   se il Governo non ritenga procedere ad una nuova analisi e verifica di un'opera interamente finanziata con risorse, pubbliche e se, alla luce delle criticità esposte in premessa in materia di acquisizione dei terreni, di impatto ambientale e di effettiva funzionalità dell'opera, intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rivedere il progetto di cui in premessa, alla luce delle soluzioni alternative avanzata dai comitati presenti nella città di Vittorio Veneto e per bloccare la realizzazione del secondo stralcio che si rivelerebbe inutile in quanto l'area è già servita dalla viabilità esistente in uscita dalla città in direzione Sud o verso l'Ospedale.
(3-00294)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA, CHIAZZESE, D'ORSO, GRIPPA, LOREFICE, MARZANA e RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento europeo in data 4 febbraio 2016 ha approvato la risoluzione che riconosce la «condizione di insularità» per la Sicilia e la Sardegna;

   la Commissione europea, in risposta a una interrogazione parlamentare depositata in data 9 maggio 2016 dall'eurodeputato Ignazio Corrao, avente come oggetto «insularità, continuità territoriale e tariffe per aree agevolate in Sicilia» ha risposto, in data 27 giugno 2016, che «la Commissione è consapevole della necessità di assicurare un'adeguata connettività nell'UE, in particolare con e dalle regioni remote, come ad esempio le isole. Se le autorità italiane ritenessero che il mercato non soddisfacesse appieno i bisogni di connettività dell'Italia su certe tratte, anche per quanto concerne i prezzi, esse hanno la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico (OSP) su tali tratte in base alla procedura di cui al regolamento (CE) n. 1008/2008. Attualmente, sono stati imposti OSP su quattro tratte che collegano Lampedusa e Pantelleria alla Sicilia. La Commissione non ha ricevuto di recente nessuna nuova proposta o modifica di OSP da parte delle autorità italiane. Se ciò dovesse avvenire in futuro, la Commissione pubblicherà note informative sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea conformemente al disposto del regolamento n. 1008/2008»;

   nel mese di febbraio del 2018 l'Assemblea regionale siciliana ha approvato una mozione, primo firmatario On. Giovanni Carlo Cancelleri, con cui si è impegnato il governo della regione e, nello specifico, il presidente della regione «ad avviare un'urgente interlocuzione presso le Istituzioni competenti, affinché siano poste in essere tutte le iniziative necessarie, fra cui la promozione di una Conferenza dei servizi da indire presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di ottenere agevolazioni per gli spostamenti aerei, marittimi e ferroviari, acquisendo in tal modo un regime di continuità territoriale per tutta la Sicilia»;

   in data 25 luglio 2018, all'esito di un incontro svoltosi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione siciliana si è impegnata a inviare al Ministero entro il 27 luglio le proposte operative da sottoporre alla Commissione europea per l'individuazione delle rotte e delle misure specifiche per il riconoscimento del principio di insularità;

   nel corso del suddetto incontro la regione siciliana, l'Enac, e la direzione generale del trasporto aereo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, hanno inoltre individuato l'ammontare delle risorse disponibili a carico dello Stato, pari ad oltre 31,5 milioni di euro, per l'attivazione dei nuovi collegamenti con gli aeroporti di Comiso e Trapani –:

   se, ad oggi, la regione siciliana ha inviato al Ministero le proposte operative da sottoporre alla Commissione europea e quelle per l'individuazione delle rotte e delle misure specifiche per il riconoscimento del principio di insularità;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per sbloccare l'eventuale fase di stallo nell’iter di riconoscimento del regime di continuità territoriale per tutta la Sicilia in modo da porre rimedio a una condizione che rischia di gravare pesantemente sulla situazione socio-economica della Sicilia.
(5-00874)


   ANZALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Roma mediante apposita delibera del 17 ottobre 2018, avrebbe deciso la delocalizzazione dell'autostazione per i mezzi adibiti alle linee di trasporto pubblico interregionali, nazionali e internazionali all'interno del nodo di Anagnina;

   il terminal bus di Tiburtina, secondo i dati forniti dalla Tibus, vede transitare otto milioni di passeggeri l'anno, 103 vettori, di cui 33 stranieri, 600 autobus giornalieri tra arrivi e partenze;

   la localizzazione presso Anagnina evidenzia una scelta, a giudizio dell'interrogante, del tutto penalizzante per l'utenza dei bus provenienti da fuori regione;

   l'area dell'Anagnina è priva di adeguati collegamenti intermodali e con il resto della città ed è inadatta ad ospitare un terminal della portata di Tiburtina anche sotto il profilo della sicurezza, considerato il degrado che attanaglia l'area in prossimità del capolinea della metro A;

   la Tibus, società proprietaria dell’hub, ha deciso di impugnare la delibera al Tar e così anche gli operatori del settore e i comitati di cittadini, utenti e di quartiere;

   la zona tiburtina è prossima all'università La Sapienza e molti studenti fuori sede sono tra i principali utenti delle autolinee provenienti da fuori regione, anche perché abitano in zona;

   si tratta di una scelta penalizzante anche per gli utenti provenienti da regioni come Abruzzo, Molise, Campania che quotidianamente si spostano per lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale decisione e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per l'apertura di un tavolo di confronto che scongiuri il trasferimento del terminal bus da Tiburtina, a tutela dei milioni di utenti che annualmente transitano da questo sito strategico per la mobilità di studenti e lavoratori che accedono a Roma e in considerazione della rilevanza della questione per il trasporto interregionale e nazionale.
(5-00878)

Interrogazione a risposta scritta:


   GEMMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle continue denunce relative alla conclamata emergenza sicurezza nella città di Lecce, evidenziata a più riprese dagli organi di stampa, dai rappresentanti politici e dai cittadini, è stata più volte sottolineata la situazione di degrado relativa alla stazione ferroviaria che nel corso del tempo è divenuta insostenibile a causa di carenze strutturali, di insufficiente qualità del servizio e di problemi legati alla sicurezza;

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, pare che le strutture della stazione versino in condizioni inadeguate, siano fatiscenti, non sicure e non più adeguate a garantirne la corretta funzionalità; la segnaletica sembra sia quasi del tutto assente, i binari sembrano essere sprovvisti di pensiline e quindi non protetti in caso di avversità atmosferiche, l'illuminazione appare scarsa, mancherebbero ascensori che potrebbero essere utili soprattutto agli anziani e ai disabili; sarebbe assente il servizio di facchinaggio, sarebbero evidenti diverse barriere architettoniche che impediscono la fruizione della struttura ai disabili e le sale di attesa sembrerebbero insufficienti ad ospitare il flusso di passeggeri che, pertanto, sarebbero spesso costretti a lunghe attese all'aperto dovute a ritardi e coincidenze;

   appare chiaro che l'economia del turismo di questa splendida città risenta non solo della scarsa qualità del servizio offerto ma anche e soprattutto del ritorno negativo in termini di immagine;

   questo stato di fatto contribuisce, in maniera determinante, disegnare il complessivo quadro di degrado urbano dell'intera zona che necessita evidentemente di provvedimenti volti non solo alla sua riqualificazione ma anche alla messa in sicurezza;

   nel corso della seduta di consiglio monotematica in materia di sicurezza tenutasi al comune di Lecce, il prefetto è intervenuto proprio per riferire sugli interventi relativi alla sicurezza urbana e ha così definito le condizioni della stazione: «...non è quella di una città con un flusso turistico così importante. Mi vergogno.»;

   il prefetto ha sottolineato che la sicurezza urbana non si raggiunge solo con il controllo delle forze dell'ordine, ma anche attraverso la garanzia di determinate condizioni di civiltà come quella relativa al decoro della stazione di Lecce. Al riguardo ha sottolineato che «...La frequento spesso, da privato cittadino, e devo dire che mi vergogno. Ho visto persone anziane camminare sole, trascinarsi valigie pesanti. Scendendo dal treno non si trova un'indicazione, non si capisce che direzione prendere per uscire, non ci sono ascensori. In altre città del Sud non è così. Ho chiesto a Ferrovie dello Stato di intervenire...»;

   la mancanza di corretta manutenzione dell'intera sede ferroviaria e di messa in sicurezza dell'area sulla quale insiste sommata allo scarso stato di sicurezza dei luoghi e al degrado urbano delle zone immediatamente limitrofe (queste ultime già oggetto dell'interrogazione a risposta scritta n. 4-01269), configura uno scenario con caratteristiche adeguate allo sviluppo di fenomeni di microcriminalità posti in essere da soggetti che si muovono troppo spesso indisturbati e consapevoli di restare impuniti –:

   se non intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative volte alla manutenzione della sede della stazione ferroviaria di Lecce e alla messa in sicurezza dell'area sulla quale insiste nonché al ripristino degli standard di qualità del servizio offerto, prevedendo, in particolar modo, la rimozione delle barriere architettoniche, l'ampliamento delle sale di attesa, l'integrazione degli ascensori, dell'illuminazione e del servizio di facchinaggio.
(4-01550)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

  l'assessore all'istruzione di Scandicci Djye Ndiaye ha posato per uno spot pubblicitario del marchio Benetton utilizzando nella fotografia la fascia tricolore; ad avviso dell'interpellante, questo modo di «utilizzare» le istituzioni e la fascia tricolore è indegno e dimostra una grave mancanza di senso dello Stato e di rispetto delle istituzioni; il gruppo Benetton è stato al centro del dibattito politico per le concessioni autostradali a condizioni particolarmente agevolate; proprio in questi giorni ricorre il centenario della vittoria della prima guerra mondiale –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, volte a prevedere una disciplina più stringente dell'uso della fascia tricolore che consenta di evitare situazioni inopportune come quella di cui in premessa.
(2-00160) «Donzelli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Briosco, comune della Brianza di 6.035 abitanti, è stato predisposto dai residenti in data 16 luglio 2018 un picchetto per la notizia dell'arrivo di 14 presunti profughi che la prefettura di Monza manderà nei prossimi giorni dal centro di smistamento di Correzzana in una palazzina di Briosco, in via Verdi 19;

   le ventidue famiglie residenti, tutte con minori a carico, hanno avuto notizie contraddittorie dall'Amministrazione comunale e hanno avviato un picchetto preventivo per evitare l'insediamento;

   la casa è di quattro piani e i richiedenti asilo sarebbero collocati in tre alloggi del secondo piano di proprietà di un seregnese;

   in una intervista rilasciata a un settimanale locale il sindaco di Briosco, Anna Casati, ha dichiarato: «Possiamo semplicemente dire che il legale rappresentante della Cooperativa Sociosfera-Onlus di Seregno, da anni gestore dei CAS-Centri di Accoglienza Straordinaria, ci ha comunicato che è prevista a Briosco l'apertura di 3 appartamenti destinati ad accogliere 14 richiedenti protezione internazionale provenienti da Correzzana dove risiedono da due anni. Gli appartamenti sono stati resi disponibili dalla proprietà. Quanto sto precisando fa seguito i soli contatti tra la Cooperativa e la Prefettura di Monza, in esecuzione dell'accordo sottoscritto dal Ministero dell'interno, ANCI e Alleanza Cooperative Italiane. Precisiamo inoltre, che il Comune di Briosco non ha alcuna competenza in merito, né ha mai dato alcuna disponibilità – ha precisato la sindaca –. Abbiamo chiesto alla Prefettura di Monza di individuare un contesto più idoneo e meno penalizzante per i comproprietari del condominio interessato»;

   la «palazzina» a quanto risulta all'interrogante non è strutturata per ospitare un così ampio numero di profughi, in quanto non c'è sistema di videosorveglianza, mancano scala antincendio, uscite di sicurezza, maniglioni antipanico, strutture per disabili e altro ancora;

   in questi ultimi giorni si è tenuto un incontro tra la Cooperativa Sociosfera-Onlus di Seregno che ha in gestione gli appartamenti, l'amministrazione comunale e il prefetto per discutere la situazione –:

   se non ritenga di promuovere una verifica per accertare l'idoneità della struttura individuata dal prefetto e, in caso di non idoneità, di assumere iniziative per sospendere il trasferimento dei migranti nel piccolo comune di Briosco
(4-01546)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del Consiglio dei ministri del 4 ottobre 2018 è stato approvato il decreto legislativo recante «Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 97, modificativo del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, concernente le funzioni e i compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche»;

   nella ratio del decreto vi è anche la valorizzazione del personale specialista dei vigili del fuoco, dotato di particolari capacità tecniche altamente professionali (aeronaviganti, nautici e sommozzatori), attraverso l'inquadramento in appositi ruoli con specifiche dotazioni organiche e uno sviluppo di carriera più articolato;

   in questi giorni è stato inviato dal dipartimento dei vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile alle organizzazioni sindacali il testo definitivo del decreto, e si evidenzia in esso la totale assenza di alcun riferimento atto alla valorizzazione del personale operativo del servizio telecomunicazioni (TLC) del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, istituito con decreto ministeriale 5 gennaio 1974, n. 4015;

   inoltre, a quanto risulta all'interrogante è emerso che non è stato dato seguito all'osservazione della I commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, espressa il 27 settembre 2018, secondo la quale «appare necessario riconoscere al personale operativo appartenente al settore delle telecomunicazioni e radioriparatori dei vigili del fuoco la specialità riconosciuta anche altri settori specialisti del Corpo, quali elicotteristi e piloti di aereo, sommozzatori e nautici»;

   il nuovo decreto ha assegnato parzialmente la funzione di radioriparatore alla nuova componente tecnica, la cui istituzione è prevista dall'articolo 70 del medesimo decreto, a giudizio dell'interrogante, in contrasto con la normativa sulla sicurezza e salute dei luoghi di lavoro, in quanto per l'installazione e la manutenzione di attrezzature, apparecchiature e impianti radio e telecomunicazioni servono in diverse occasioni specifiche professionalità, come lavoratori esperti in lavori in quota e lavoratori addetti ai sistemi di accesso e posizionamento mediante funi, non presenti al momento nel Corpo, se non nel solo settore operativo-emergenziale –:

   quali siano le motivazioni per le quali il personale specialista radioriparatore delle telecomunicazioni non sia stato inserito nell'ambito del provvedimento di riforma dell'ordinamento dei vigili del fuoco, e quali iniziative intendano mettere in atto per non penalizzare questo settore nevralgico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   quali siano le motivazioni per le quali non sia stata recepita l'osservazione di cui al citato parere parlamentare, nelle parti in cui si chiedeva di riconoscere al personale operativo appartenente al settore delle telecomunicazioni e radioriparatori dei vigili del fuoco la specialità riconosciuta anche altri settori specialisti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nonché un'indennità di specializzazione.
(4-01548)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa, è emersa la notizia che, negli istituti scolastici bolognesi sono coperte, con docenti in possesso del previsto titolo di specializzazione, appena il 30 per cento delle ore spettanti per il sostegno agli alunni con autismo;

   tante famiglie con figli con autismo, all'inizio di ogni anno scolastico, affronterebbero molteplici disagi e difficoltà anche per via della mancanza di specifica preparazione da parte del personale di sostegno;

   la problematica in questione deriverebbe dal sistema delle graduatorie nazionali che vincolano i territori. Conseguentemente, chi è in cima alla lista sceglie per primo, anche se non ha seguito nessuna formazione specifica per la tipologia di handicap o di condizione dell'alunno con cui deve relazionarsi;

   le ore di cattedra che rimangono scoperte competono al comune, in questo caso di Bologna, che si «appoggia» alla cooperativa dei servizi, o altro soggetto gestore, e tutto dipenderebbe dal budget e da come viene gestito o dalle difficoltà a reperire educatori che siano disponibili a coprire alcune ore nelle zone meno facilmente raggiungibili, come quelle appenniniche;

   sarebbe pertanto opportuno, ad avviso dell'interrogante, che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca effettuasse una revisione del sistema delle graduatorie nazionali, al fine di agevolare la reperibilità di insegnanti preparati e con una formazione specifica per operare con alunni con autismo –:

   sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se ed entro quali termini intenda assumere iniziative affinché l'ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna agisca per garantire una maggiore copertura dell'orario scolastico per gli alunni con autismo nella realtà scolastica bolognese;

   se intenda porre in essere iniziative normative al fine di effettuare una revisione del sistema delle graduatorie nazionali e agevolare la reperibilità di insegnanti sempre più specializzati in relazione alla certificazione dell'alunno;

   se fosse a conoscenza, prima dell'inizio dell'anno scolastico, della situazione nella realtà scolastica bolognese inerente alle difficoltà a coprire tutte le ore scolastiche spettanti per il sostegno;

   se disponga di dati relativi alla criticità di cui in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per superare le citate criticità.
(4-01547)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SPERANZA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ancora una volta i lavoratori che operano alla costruzione del sito della Total a Corleto, sia quelli delle aziende elettromeccaniche che dei servizi, stanno presidiando in modo permanente il cantiere, alla luce di responsabilità riconducibili all'assenza di un'intesa, finalizzata, in occasione del cambio di azienda, a garantire il passaggio della forza lavoro, come asseriscono i sindacati;

   sembrerebbe che l'atteggiamento delle aziende subentranti determini contrapposizioni fra lavoratori di diversi territori;

   è stato richiesto alla regione Basilicata di convocare d'urgenza le parti, coinvolgendo anche gli enti locali della zona;

   inoltre, si ricorda che il territorio si è fatto carico, con la sottoscrizione dei due accordi con Eni e Total, delle esigenze del Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e quali siano i suoi orientamenti in merito;

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di tenere conto degli accordi citati in premessa, nonché per favorire il rispetto dei livelli occupazionali e garantire il prosieguo del rapporto di lavoro dei lavoratori già occupati, a partire da quelli lucani.
(4-01543)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'insediamento e la diffusione del batterio «Xylella fastidiosa» in Puglia si configura non solo come disastro agricolo, ma anche come grave danno sociale, ambientale e culturale;

   è urgente mettere in atto ogni iniziativa utile a contenere la diffusione della fitopatologia e a sostenere le imprese agricole e vivaistiche danneggiate –:

   quali risorse finanziarie il Governo intenda destinare alle attività agricole e vivaistiche colpite dalla diffusione della fitopatologia;

   se si intendano adottare iniziative per rendere operative le misure, le attività e i provvedimenti già entro il mese di gennaio del 2019, così da intervenire prima dello sviluppo dei vettori della nuova annata;

   se si intendano adottare iniziative normative per consentire la piena e immediata applicazione di tutta la disciplina di quarantena fitosanitaria e modificare la legge n. 144 del 1951, derogando alla disciplina per quanto concerne le zone infette;

   se si intendano adottare iniziative per fornire alla regione adeguate risorse economiche affinché avvii le attività di pulizia della vegetazione e di sfalcio delle erbe ed arbusti presenti su tutte le aree pubbliche, nella zona corrispondente agli ultimi 20 chilometri dell'area delimitata verso la zona infetta;

   se si intendano adottare iniziative per sospendere, nella zona corrispondente agli ultimi 20 chilometri dell'area delimitata verso la zona infetta e per la zona cuscinetto, l'attività di agricoltura biologica con un'efficace azione fitosanitaria finalizzata ad abbattere gli insetti vettori, prevedendo un adeguato indennizzo agli operatori agricoli danneggiati;

   se si ritenga opportuno adottare iniziative per assicurare, nella zona corrispondente agli ultimi 40 chilometri verso la zona infetta, nel periodo primaverile ed entro il 15 di aprile, l'eliminazione delle erbe infestanti nei casi di utilizzo dello sfalcio, e nei casi in cui ciò sia impossibile, tra il 15 aprile ed il 30 aprile, effettuare un trattamento fitosanitario al fine di abbattere allo stadio giovanile i vettori, favorendo compensazioni economiche adeguate per i comuni e per gli agricoltori del biologico;

   se si intenda, nella zona corrispondente agli ultimi 40 chilometri verso la zona infetta, per le superfici coltivate a colture erbacee eduli, promuovere uno specifico piano di trattamenti fitosanitari per salvaguardare le produzioni edule e comunque abbattere la popolazione dei vettori;

   se si intendano adottare iniziative, con riferimento alla zona corrispondente agli ultimi 40 chilometri verso la zona infetta, sempre per arginare il trasporto dei vettori, per vietare il transito e la sosta degli animali allo stato brado e al pascolo nel periodo compreso tra il 15 aprile e il 15 novembre;

   se si intendano adottare iniziative per provvedere, su tutte le strade pubbliche, a segnalare il passaggio da zone infette con apposite segnaletiche e/o bacheche informative ove indicare gli obblighi e le precauzioni da adottare per evitare il trasporto dei vettori;

   se si intendano adottare iniziative per regolamentare con apposite e speciali misure il transito di mezzi tra la zona infetta e la zona cuscinetto, al fine di evitare il trasporto di vettori, intensificando i controlli da parte degli organi di polizia;

   se si intendano adottare iniziative per sottoporre gli obblighi derivanti dalle norme di lotta obbligatoria contro la «Xylella fastidiosa» al regime di condizionalità, come previsto per il settore zootecnico;

   se si ritenga opportuno adottare iniziative per ridefinire la disciplina relativa alle attività vivaistiche al fine di renderle più efficaci e di più facile applicazione, prevedendo, nello specifico, l'eliminazione del buffer dei 100 metri intorno al vivaio in quanto di difficile monitoraggio, l'introduzione dell'obbligo di installare reti di protezione contro l'ingresso dei vettori su due livelli, il primo perimetrale al vivaio atto a non far entrare i vettori nel vivaio, il secondo intorno alle serre per ulteriore sicurezza e protezione, nonché l'introduzione dell'obbligo di installare una protezione fisica con sistemi di lavaggio, soffiatura e disinfestazione contro l'introduzione dei vettori nei confini dell'attività, al fine di evitare l'introduzione inconsapevole dei vettori da parte di persone, animali e mezzi.
(5-00872)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO, D'ATTIS, GIACOMETTO, PELLA, ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 19 ottobre 2018 stato annullato il convegno di trotto in programma ad Agnano;

   la cancellazione della gara è stata determinata dallo sciopero indetto dai dipendenti per protestare contro il mancato pagamento dagli stipendi;

   il comunicato diramato dalla rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori dell'ippodromo di Agnano attribuisce il motivo «al ritardo di 10 mesi del versamento dei corrispettivi dovuti alle Società di Corse da parte del Mipaaft, e alla mancanza del contratto per l'anno 2018 tra ministero ed ippodromi»;

   la situazione ha creato grande disagio tra partecipanti e addetti ai lavori giunti a Napoli per l'occasione;

   nelle ultime ore anche altre competizioni sono state cancellate a Roma e a Taranto;

   l'ippica rappresenta un comparto di eccellenza nazionale intorno al quale ruotano 50 mila famiglie –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per risolvere la situazione e per consentire a tanti padri di famiglia di superare l'oggettiva condizione di difficoltà che inevitabilmente si ripercuote negativamente sull'intero settore, con implicazioni anche sul turismo e sulle attività agricole.
(4-01541)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 febbraio 2018, che ha recepito l'Accordo Stato-regioni del 23 novembre 2017, ha individuato il nuovo profilo professionale dell'assistente di studio odontoiatrico (Aso);

   pur essendo atteso da molti anni, il testo presenterebbe alcune criticità e incongruenze, stando a quanto emerge da dichiarazioni della categoria datoriale degli odontoiatri;

   tra le criticità vi è il fatto che sia stata introdotta una rigidità nel mercato del lavoro con il rischio di vedere applicate differenze sostanziali, tra regione e regione, al momento del recepimento dell'accordo stesso;

   il rischio di creare disparità di trattamento per una figura riconosciuta a livello nazionale non sembra pertanto andare nella direzione di semplificare e facilitare i livelli occupazionali del settore odontoiatrico;

   fra le proposte avanzate vi è dunque la revisione di tali meccanismi in un'ottica di un riconoscimento diretto delle competenze da parte del datore di lavoro, il quale deve avere un ruolo attivo anche rispetto alla formazione. Inoltre, la categoria propone che la formazione sia effettuata attraverso il sistema Fad, la formazione a distanza che renderebbe il sistema formativo economicamente meno oneroso e più sostenibile;

   il fatto di individuare, inoltre, un'unica figura professionale, in grado di assistere l'odontoiatra, in un settore già in difficile ripresa, potrebbe rappresentare una ulteriore rigidità che non facilita l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e neppure si può ipotizzare che studi professionali privati o strutture pubbliche possano interrompere un servizio sanitario quando non possano reperire sul mercato del lavoro una figura come quella dell'Aso;

   secondo la categoria, dunque, l'istituzione della nuova figura dell'Aso non deve determinare una preclusione alla presenza di altre figure professionali nel settore quale, ad esempio, l'operatore alla poltrona odontoiatrica –:

   se risultino al Ministro interrogato le criticità di cui in premessa;

   quali iniziative, anche di carattere normativo intendano assumere per superare le criticità rappresentate in premessa;

   quali iniziative di competenza, nel complesso, si intendano assumere per superare eventuali rigidità, per favorire l'accesso alla formazione anche attraverso il sistema Fad e per non escludere, a priori, altre figure professionali ugualmente adeguate, come l'assistente alla poltrona odontoiatrica.
(4-01544)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è noto al primo firmatario del presente atto che ha effettuato un sopralluogo presso l'ospedale «Paolo Dettori» di Tempio Pausania (Sassari), in data 28 ottobre 2018, e ha incontrato i cittadini che, da più di 10 giorni, tale edificio è presidiato;

   i cittadini stanno occupando 24 ore su 24 l'ingresso, in quanto l'ospedale sta subendo un graduale depotenziamento;

   sono infatti già stati tolti servizi sanitari essenziali per la popolazione che, soprattutto per le pessime condizioni delle strade e dei collegamenti, ha serie difficoltà a raggiungere altri ospedali;

   a fine settembre 2018 si è avuta una manifestazione organizzata dal comitato delle neo-madri, che da oltre un anno e mezzo guida in prima linea le proteste contro la politica sanitaria regionale. Oltre una trentina di madri si sono presentate davanti all'ospedale in segno di protesta contro le scelte che hanno colpito soprattutto i piccoli presìdi;

   la portavoce del comitato promotore ha lamentato che la situazione è peggiorata e non solo relativamente al punto nascita e alla pediatria, ma anche ad altri servizi sanitari per le comunità interessate; in Gallura, ad esempio, ci sono più centri diving che in tutta la Sardegna e la camera iperbarica dell'ospedale non gestisce più le emergenze;

   i cittadini giustamente preoccupati rivendicano servizi sanitari adeguati che riguardano anche il pronto soccorso e non vogliono essere abbandonati dalle istituzioni; a Tempio Pausania, l'ospedale civile «Paolo Dettori» è fondamentale e serve alla sua gente –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare tempestivamente ogni iniziativa di competenza per tutelare i livelli essenziali di assistenza e per trovare una soluzione alternativa al depotenziamento degli ospedali in Sardegna, così come quello di Tempio Pausania, ospedale civile «Paolo Dettori», ripristinando con urgenza i servizi erogati.
(4-01553)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 13 giugno 2018 le organizzazioni sindacali hanno siglato un accordo con Poste Italiane per la trasformazione nel corso dell'anno 2018 di una parte dei rapporti di lavoro dei dipendenti attualmente in part time in full time nonché per l'assunzione di oltre 1.000 addetti al recapito;

   da questo accordo purtroppo la Sicilia non trarrà alcun beneficio nonostante i sistematici disservizi che si registrano;

   solo 38 lavoratori sui 1.126 contratti che saranno trasformati in full time saranno assegnati alla Sicilia e nemmeno uno dei 1.080 nuovi addetti al recapito;

   si segnala l'oggettiva criticità in cui versa il servizio in provincia di Caltanissetta con oltre 30 zone di recapito con carenze strutturali;

   nella città di Gela, fatta eccezione per l'ufficio del centro, tutti gli altri fanno registrare un solo dipendente allo sportello con enormi disagi per l'utenza e un carico insopportabile per gli stessi dipendenti;

   le organizzazioni sindacali territoriali hanno avviato una mobilitazione in tutta la Sicilia evidenziando le carenze, soprattutto per le aree interne, che rischiano di pregiudicare un servizio essenziale per le comunità –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare l'effettiva declinazione pratica dell'accordo siglato il 13 giugno 2018, con l'obiettivo di assicurare alla Sicilia un congruo numero di dipendenti per consentire un miglioramento del servizio postale nei confronti dell'utenza siciliana ed, in particolare, della provincia di Caltanissetta.
(4-01545)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio e altri n. 7-00091, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Di Maio.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Mazzetti n. 4-01447 del 23 ottobre 2018.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta del presentatori:

  interrogazione a risposta orale Cardinale n. 3-00029 del 20 giugno 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01545.

  Interrogazione a risposta orale Frassinetti n. 3-00101 del 24 luglio 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01546.

  Interrogazione a risposta in Commissione D'Incà n. 5-00324 del 3 agosto 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00294.

  Interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-01151 del 19 settembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00293.