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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 31 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'Italia per le sue caratteristiche climatiche, bio-geografiche, geo-morfologiche registra sul proprio territorio una grande ricchezza di forme endemiche che, in alcune zone del Paese, presenta punti ad alta densità di biodiversità che assurgono a importanza planetaria;

    si assiste da anni, con un costante aumento di intensità del fenomeno, al proliferare di numerose fitopatie anche aggressive dovute principalmente all'introduzione di specie aliene – cosiddette «specie esotiche invasive» – che risultano essere tra le principali cause di estinzione di specie endogene e la cui introduzione determina danni ingenti sia dal punto di vista della difesa dei territori e della biodiversità che da quello economico e provoca importanti ricadute su alcuni prodotti simbolo del made in Italy;

    sono numerose le nuove specie che minacciano la biodiversità presente sul territorio nazionale e che provocano danni all'agricoltura nazionale per cifre molto ingenti e tra queste si colloca la halyomorpha halys – la cimice asiatica – proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea, che sta determinando ormai da anni una vera e propria situazione di emergenza;

    la prima segnalazione di presenza della cimice marmorata asiatica si è avuta in Emilia-Romagna nel 2012, ma negli anni scorsi la sua presenza si è velocemente diffusa in tutto il Nord Italia, dove si ripropone ogni anno la situazione emergenziale derivante dall'invasione di questo insetto particolarmente infestante che, pur non essendo nocivo per l'uomo, risulta invece estremamente pericoloso per l'agricoltura;

    la cimice asiatica non ha trovato fattori naturali di contrasto, non risultano specie antagoniste e non si conoscono strumenti di contenimento validi, in quanto anche interventi con prodotti insetticidi non riescono ad ottenere risultati per la grande mobilità di questo insetto che si sposta facilmente da una coltura a un'altra;

    la conseguenza è quella di milioni di euro di danni per gli agricoltori e pesanti ripercussioni sugli habitat e sul paesaggio agrario di vaste aree, in quanto la cimice asiatica è un insetto polifago, attacca qualsiasi tipo di raccolto tra luglio e settembre e si moltiplica velocemente deponendo le uova anche due volte l'anno; inoltre, l'esemplare adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e presenta una elevatissima capacità di adattamento all'ambiente, con conseguente aumento della tendenza a diffondersi anche in altri territori;

    la cimice asiatica, che rappresenta soltanto l'ultimo in ordine temporale dei parassiti inediti arrivati in Italia, ha manifestato una elevata capacità di diffusione nel Mediterraneo e nell'areale europeo, ma non è stato incluso tra gli organismi nocivi da quarantena per l'Unione;

    nell'ottobre 2016, nell'ottica di individuare misure di contrasto alla diffusione dell'insetto, sono state sviluppate linee guida operative approvate dal Comitato nazionale per l'applicazione di buone prassi per la movimentazione intracomunitaria e internazionale delle merci di natura non vegetale;

    per l'individuazione di sostanze in grado di contenere il fenomeno è stata avviata una stretta collaborazione operativa tra Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo i servizi fitosanitari regionali e il Ministero della salute in seguito alla quale è stata avviata una sperimentazione che ha portato, in prima battuta, alla concessione da parte del Ministero della salute di autorizzazioni provvisorie all'uso di prodotti fitosanitari, in deroga all'articolo 53 del regolamento comunitario (CE) n. 1107/2009, recante disposizioni in merito a «Situazioni di emergenza fitosanitaria» e, nei mesi di giugno e luglio 2017, sono state rilasciate autorizzazioni definitive di prodotti a base delle sostanze attive «acetamiprid» e «clorpirifos» per combattere la cimice asiatica in alcune colture agricole (melo, pero, pesco);

    il Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria – è stato inoltre autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo a condurre una sperimentazione in condizione di quarantena per verificare l'efficacia di un insetto indicato quale antagonista naturale della cimice, il Trissolcus Japonicus, detto anche la «Samurai Wasp», proveniente dalla Cina;

    della vespa samurai si sa che, come la cimice asiatica, non è nociva per l'uomo, ma, essendo comunque una specie alloctona, non si conoscono le possibili conseguenze derivanti da una sua introduzione nell'ecosistema italiano ed europeo;

    intanto, il caldo anomalo di questi giorni sta favorendo ulteriormente lo sviluppo e il diffondersi di questo insetto: nell'alto Piemonte si segnalano danni fino al 30 per cento nella produzione della soia derivanti dalla presenza della cimice;

    la presenza di questo parassita è stato segnalato nei giorni scorsi nel centro di Palermo dimostrando ancora una volta la grande mobilità di questa specie;

    questi insetti costituiscono un grave pericolo per le colture specifiche italiane, sia del comparto della frutticoltura che per l'orticoltura, e per la tenuta del tessuto agricolo locale,

impegna il Governo:

   ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie a prevedere e sostenere a livello europeo, nazionale e regionale l'adozione di misure straordinarie per supportare le imprese agricole che hanno subito danni a causa dell'invasione della cimice asiatica e a potenziare gli strumenti di risarcimento;

   ad intervenire a livello europeo al fine di prevedere l'inserimento degli interventi a sostegno degli agricoltori colpiti dal fenomeno della cimice asiatica, nell'ambito degli interventi a valere sul fondo nazionale di solidarietà di cui al decreto legislativo n. 102 del 2004;

   ad adottare iniziative volte al potenziamento della ricerca e alla diffusione di tecniche di difesa adeguate, dal maggior controllo internazionale sugli scambi, al miglioramento della capacità di intervento nelle fasi di emergenza;

   ad assumere le iniziative di competenza per istituire un fondo ad hoc finalizzato a far fronte alle situazioni di emergenza determinate dalla presenza di specie esotiche invasive, la cui presenza determina gravi danni alle colture e alla economia del settore agricolo.
(7-00092) «Sandra Savino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   l'ondata di maltempo abbattutasi sulla Penisola nelle giornate del 28 e del 29 ottobre 2018, tra gli innumerevoli altri danni ha provocato la disalimentazione delle linee di alta tensione nell'area di Belluno. La società Terna spa non ha un quadro preciso delle interruzioni del servizio, a danno di famiglie e imprese;

   la rete elettrica nazionale, gestita dalla società Terna spa, è in uno stato di grande inefficienza, con pesanti perdite di carico nella trasmissione elettrica ed elevati costi generali a carico dei cittadini. In particolare, nelle aree montane della provincia di Belluno le linee aeree sono costantemente soggette all'aggressione degli elementi atmosferici e soffrono di continui sbalzi di tensione e interruzioni;

   l'operato di Terna spa è stato più volte messo in discussione; la società elettrica è stata accusata di non riuscire a garantire in maniera efficace la sicurezza, l'affidabilità e l'efficienza delle reti a causa dell'incapacità di progettare reti elettriche a basso impatto ambientale;

   fin dal 2003 il progetto proposto da Terna, relativo alla «razionalizzazione e sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) nella media valle del Piave», che interessa il territorio dei comuni di Belluno è stato aspramente contestato dalla regione Veneto e dalle amministrazioni locali interessate, in quanto il lungo tratto di linee elettriche in aerea, deturpa pesantemente il paesaggio circostante;

   inoltre, la struttura non risponde alle nuove evoluzioni tecnologiche introdotte nei sistemi di gestione delle reti. Gli enti territoriali, in tal senso, hanno chiesto una revisione totale del progetto proposto;

   nel febbraio 2018 il Governo Gentiloni, nonostante non fosse nella pienezza dei suoi poteri, ha approvato il sopracitato progetto di Terna, facendo proprio il parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e non quello del Ministero per i beni e le attività culturali, che contemplava la necessità di interrare i cavi lungo le strade esistenti e sotto i ponti e per ridurre i tempi di attesa per eventuali riparazioni di utilizzare il doppio cavo. Tale decisione è stata oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo dei parlamentari di riferimento dei territori interessati, in particolare della mozione n. 1-0004 (Bond ed altri) dell'11 maggio 2018 –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza affinché Terna spa modifichi il progetto individuato in premessa nel senso di prevedere l'interramento del cavi e l'adozione delle migliori tecnologie disponibili, come indicato dal Ministero per i beni e le attività culturali;

   se non ritenga necessario adottare iniziative normative che prevedano l'obbligo a carico di Terna spa di depositare specifiche cauzioni a ristoro dei danni prodotti ai territori dalle difficoltà gestionali sopra evidenziate;

   per quali motivi Terna spa non impieghi su tutto il territorio le tecnologie ormai consolidate per l'interramento delle reti elettriche, le quali, oltre a non generare conflitti con i territori interessati, determinano anche una velocizzazione dell'iter autorizzativo e un beneficio in termini di minor impatto ambientale e paesaggistico.
(2-00158) «Bond».

Interrogazione a risposta scritta:


   MORANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il social manager del Ministro dell'interno, Luca Morisi, ha pubblicato un post nel quale evidenzia una presunta «follia sinistra» intorno all'orribile omicidio di Desirée Mariottini, avvenuto nel quartiere San Lorenzo a Roma, rilanciando lo status di un tale Armando Schiaffini, il quale nel suo post dice che «il delitto è terribile», eppure è anche «doveroso immedesimarsi nei panni di quei poveri ragazzi che, dopo aver visto la violenza razzista di questo governo, hanno espresso tutta la loro depressione abbandonandosi a questi orribili fatti». E ancora «Gli assassini di #Desirée erano “depressi” a causa del “razzismo” del governo italiano, “delitto terribile” ma serve “immedesimarsi nei panni di quei poveri ragazzi”»;

   ovviamente il messaggio, che a giudizio dell'interrogante di fatto giustifica gli assassini stupratori di Desirée, pubblicato da questo profilo ha creato i presupposti per polemiche, insulti e commenti di odio;

   alcuni siti internet, tra i quali «Vice», «La Valigia Blu», «TPI NEWS», hanno svolto inchieste che dimostrerebbero la falsità del profilo «Armando Schiaffini», attivo da circa un anno e mezzo, che incarna lo stereotipo della sinistra «radical-chic» secondo l'accezione grottesca della destra, molto attivo nell'esasperare il clima e avvelenarlo con affermazioni esasperate e un linguaggio improbabile;

   peraltro, come risulta da varie fonti di stampa, spesso Luca Morisi è stato accostato a vario titolo a vicende relative a «fake news» –:

   di quali elementi disponga il Governo e se non ritenga necessario adottare iniziative in relazione ai contorni della vicenda esposta, che, se rispondesse al vero, a parere dell'interrogante farebbe emergere gravissime responsabilità legate alla diffusione di «fake news», all'alterazione della realtà e all'alimentazione di un clima di odio a fini politici in capo a chi gestisce l'immagine pubblica del Ministro dell'interno, il che non può che riverberarsi sulla figura del Ministro stesso.
(4-01537)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, SCALFAROTTO, DE FILIPPO, UNGARO, BRUNO BOSSIO, MARCO DI MAIO, VISCOMI, CRITELLI, CARNEVALI, BORDO, ZARDINI, PEZZOPANE, NOJA, CARLA CANTONE, GIACHETTI, CIAMPI, SCHIRÒ, GAVINO MANCA, ROSATO e ROTTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un missionario italiano, padre Pierluigi Maccalli, della Società delle missioni africane (Sma), è sparito nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre 2018, nella missione di Bomoanga, a 120 chilometri a ovest di Niamey, la capitale, e molto vicino alla frontiera con il Burkina Faso;

   Padre Maccalli, originario della diocesi di Crema, opera in Niger dal 2007, sempre con attenzione non solo all'evangelizzazione, ma anche alle problematiche legate alle culture locali, come ad esempio, le pratiche tradizionali dell'infibulazione delle ragazze;

   la missione cattolica dei padri Sma si trova in zona Gourmancé (Sud-ovest) alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey. Il popolo Gourmancé è interamente dedito all'agricoltura e stimato intorno a 30 mila abitanti. La missione è presente dagli anni ’90, e i villaggi visitati dai missionari sono più di 20, di cui 12 con piccole comunità cristiane, distanti dalla missione anche oltre 60 chilometri;

   attualmente la zona è in stato di emergenza a causa della presenza di terroristi e di gruppi estremisti provenienti dal Mali e dal Burkina Faso;

   secondo notizie a mezzo stampa provenienti dal Niger, il religioso è stato rapito da un gruppo di jihadisti maliani, ma sarebbe ancora vivo –:

   di quali notizie disponga il Ministro interrogato riguardo a Padre Marcalli e, se confermata l'ipotesi di rapimento da parte di un gruppo jihadisti, quali iniziative intenda intraprendere per liberare il nostro concittadino.
(5-00859)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMENTINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Nigeria, il 25 ottobre 2018, cinque suore delle missionarie di Marta e Maria, appartenenti alla diocesi di Issele-Uku, nel sud-est del Paese, sono state rapite nello Stato del Delta da uomini armati;

   lo Stato del Delta non è nuovo a rapimenti di questo genere, tanto che nel mese di gennaio 2018 i vescovi nigeriani hanno lamentato il fatto che «la piaga dei rapimenti a scopo di estorsione abbia raggiunto proporzioni inimmaginabili»;

   secondo notizie pervenute all'agenzia di stampa Fides, durante il rapimento, banditi avrebbero sparato dei colpi d'arma da fuoco ferendo due suore alle gambe –:

   se il Governo sia a conoscenza della vicenda riportata in premessa e come intenda dare un contributo, in ambito nazionale e internazionale, per cercare di porre fine a questa inaudita violenza e per restituire la libertà alle religiose.
(4-01530)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il progetto di linea alta velocità/alta capacità Torino-Venezia, tratta Milano Verona, proponente Italferr s.p.a. è stato sottoposto a valutazione d'impatto ambientale per quanto riguarda la tratta Brescia est-Verona;

   nella relazione istruttoria è stato rilevato: per quanto riguarda l'ambiente idrico, un preesistente cattivo stato delle acque superficiali intercettate dall'opera per una elevata pressione antropica (agrozootecnica e industriale); per quanto riguarda il suolo, fra gli aspetti idrogeologici, sono stati rilevati tre distinti acquiferi intercettati dai 110 chilometri di opera, in continuità idraulica. Si rileva la presenza nelle acque di ammoniaca, acido solfidrico, ferro e manganese. Nella prima parte del tracciato si riscontrano condizioni di vulnerabilità molto alta ed elevatissima. Gli acquiferi interessati dal tracciato presentano uno stato ambientale quali-quantitativo scadente (classi 2-C e 3-C della Tab. 22 dell'allegato 3 al decreto legislativo n. 152 del 1999);

   per quanto riguarda le interferenze con la circolazione idrica sotterranea e stata identificata una sensibilità molto alta in corrispondenza di alcuni tratti in galleria che può portare ad alterazioni dell'assetto idrodinamico attuale (variazioni di portata dei pozzi o dei corsi d'acqua). La risorsa potrebbe risultare temporaneamente compromessa da inquinamento connesso alle fasi esecutive. Tutto questo, come si è detto, si cumulerebbe con un preesistente stato ambientale scadente. Gli impatti a livello della galleria di Lonato e della Galleria Madonna del Frassino sarebbero elevati in fase costruttiva e non del tutto reversibili; la relazione è datata 28 agosto 2003;

   lo strumento di pianificazione sovraordinata costituito dal nuovo programma di tutela e uso delle acque (Ptua 2016), approvato con delibera di giunta regionale n. X/6990 del 31 luglio 2017 nella Tavola n. 11A evidenzia come il territorio dell'Alto Mantovano rivesta significato di «zona di ricarica», «zona di riserva» ed «area designata per l'estrazione di acqua per il consumo umano», tanto per l'idrostruttura sotterranea superficiale (ISS) che per l'idrostruttura sotterranea intermedia (ISI);

   lo studio del marzo 2018 eseguito da Atlantide studio commissionato dal gestore idrico Sicam s.p.a. rileva come le falde dell'Alto Mantovano forniscano acqua a oltre 100 mila persone;

   la «Galleria Lonato» comporterà attività di escavazione fino a profondità di 40,00-50,00 metri localmente anche di 80,00 metri, in funzione della conformazione della superficie topografica. Nell'Anfiteatro Morenico del Garda e nell'Alta Pianura mantovana l'azione di filtro si realizza unicamente nella zona insatura;

   compresa fra il piano campagna e il pelo libero di falda; qualsiasi intervento che riduca lo spessore di detto franco e conseguentemente il tempo necessario al suo attraversamento causa una permanente diminuzione della protezione naturale nei confronti di potenziali agenti inquinanti esterni, possibili anche nel lungo periodo a seguito di svariate tipologie di attività antropiche che hanno già in passato cagionato rilevanti fenomeni di contaminazione delle acque sotterranee. Lo stesso «Studio geologico-idrogeologico di dettaglio Galleria Lonato», allegato al progetto definitivo dell'opera e datato 1° luglio 2014, recita a pagina 45: «Si dovranno adottare opportune soluzioni progettuali volte ad impedire che: a) le riserve idriche sotterranee subiscano un depauperamento; b) la qualità delle acque in circolazione negli acquiferi intercettati subisca delle alterazioni; c) l'intersezione del tracciato con il condotto del Lavagnone provochi modifiche nel sistema idrologico Stagno Lavagnone - Rio Venga»;

   le «opportune soluzioni progettuali» di cui sopra non risultano tuttavia fino ad oggi definite concretamente. Gli ultimi studi piezometrici risalgono al 2005;

   lo studio «plume» eseguito sulle falde dei comuni dell'Alto Mantovano fra il 2012 e il 2016 ha mostrato la presenza di nitrati fino a 120 mg/litro in falda profonda, con tendenza all'incremento anche in falda idropotabile (a Castiglione delle Stiviere per esempio;

   la recente epidemia di polmonite fra Alto Mantovano e Bassa Bresciana con oltre 700 casi non può essere al momento scollegata dalle pessime condizioni ambientali del fiume Chiese e della falda superficiale, dove è stato isolato il germe, e dei corsi d'acqua limitrofi, che verrebbero intercettati dall'opera con possibile ulteriore peggioramento. Sono in corso indagini delle procure di Mantova e Brescia;

   il progetto non sembra infine affatto tenere conto dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3519 del 28 aprile 2006, con la quale è stata presentata una nuova mappa di pericolosità sismica di riferimento per il territorio nazionale: quest'ultima è stata recepita dalla regione Lombardia con D.G.R. n. X/2129 del 1° luglio 2014 ed è entrata definitivamente in vigore in data 10 aprile 2016;

   a titolo di esempio, i comuni di Lonato del Garda e Desenzano del Garda sono passati dalla classificazione in zona sismica 3 («bassa sismicità»), come da precedenti, ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 20 marzo 2003 e D.G.R. n. VII/14964 del 7 novembre 2003, a quella in zona sismica 2 («media sismicità») –:

   se il Governo intenda rivedere per quanto di competenza, le autorizzazioni all'opera in vista di possibili danni ambientali e sanitari, non ultimo il rischio di riduzione dell'erogazione idrica a oltre 100.000 persone;

   se il Governo intenda rivedere il rapporto fra costi e benefici di quest'opera e di opere analoghe anche in relazione a eventuali valutazioni obsolete da un punto di vista temporale, normativo e ambientale.
(2-00159) «Zolezzi, Cunial, Vignaroli».

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 29 ottobre 2018 il maltempo ha investito molte regioni d'Italia; a La Spezia in Liguria si è verificata una forte mareggiata che ha provocato molti danni al porto, alle strade, alle ferrovie, ai commercianti e ai cittadini;

   a La Spezia hanno sede molte attività della Marina militare ed, in particolare, nella zona di Marola dove si trova l'arsenale militare della Marina con numerosi capannoni caratterizzati dalla presenza di numerose coperture, in eternit;

   il Comitato cittadini di Marola da tempo segnala la presenza di eternit sui capannoni dell'arsenale, tanto che, è stata cura dell'interrogante richiedere alla stessa Marina militare (Maricommi) informazioni sullo stato di conservazione dell'amianto sui capannoni;

   dopo la tromba d'aria del 29 ottobre 2018 gli stessi cittadini del Comitato di Marola segnalano la «frantumazione» di diverse parti delle coperture con presunta dispersione di fibre di amianto –:

   se il Governo non intenda mettere in atto tutte le iniziative di competenza volte a promuovere la verifica dello stato dei capannoni citati, facendo sì che il comando militare della Marina insediato a La Spezia proceda agli accertamenti del caso e alla eventuale bonifica delle coperture in eternit.
(3-00288)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORASSUT, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI, PEZZOPANE, BERLINGHIERI, CRITELLI, ZARDINI, D'ALESSANDRO, BRUNO BOSSIO, RIZZO NERVO, PAGANI, NARDI, DEL BARBA, SIANI, GADDA, GIACHETTI, CARNEVALI, GAVINO MANCA, NOJA, CANTINI, MARCO DI MAIO, FRAGOMELI, ROSATO e ROTTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (bilancio 2018) il Parlamento ha destinato 70 milioni di euro l'anno per il finanziamento degli interventi compresi nel piano stralcio aree metropolitane e aree urbane, con alto livello di popolazione esposta al rischio di alluvione, individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 settembre 2015 e degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nelle regioni del Centro-nord, da individuare mediante un programma nazionale approvato dal Cipe su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri – struttura di missione – Italia Sicura – contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, sulla base di un accordo di programma da stipulare e sottoscrivere dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal presidente della regione o provincia autonoma interessata al programma di investimento;

   il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, ha attribuito al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i compiti in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo e di sviluppo delle infrastrutture idriche esercitati dalla suddetta struttura di missione – Italia Sicura – che è stata di fatto soppressa;

   il mero passaggio al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle competenze esercitate dalla struttura di missione è una scelta secondo gli interroganti miope per un Paese ad elevato rischio idrogeologico che in tale gestione aveva individuato un modello operativo per accelerare gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico;

   la scelta, fatta senza un'adeguata valutazione, si conferma un errore rilevante, perché sottrae uno strumento essenziale per la pianificazione unitaria e la gestione degli investimenti finalizzati alla realizzazione degli interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico e per fronteggiare le situazioni di criticità ambientale delle aree metropolitane e in molti altri contesti territoriali interessati da fenomeni di esondazione e alluvione come sta avvenendo in queste ore;

   è molto pericoloso fermare, o rallentare, il lavoro di contrasto e di prevenzione del rischio anche solo per alcuni mesi in attesa che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si attrezzi con le necessarie competenze tecniche e faccia tesoro dell'esperienza accumulata in questi quattro anni –:

   a che punto sia l'attuazione del piano di investimenti previsto dai commi 1073 e 1074 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (bilancio 2018).
(5-00862)


   DE MENECH e BOND. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra domenica 28 e martedì 30 ottobre 2018 una fortissima ondata di maltempo, con forti piogge e trombe d'aria, si è abbattuta in tutto il territorio Veneto, facendo registrare la più grave situazione degli ultimi decenni. La regione ha decretato lo stato di crisi;

   la provincia di Belluno ne esce devastata. Ad oggi ci sono ancora grandi parti del territorio non raggiungibili, paesi isolati, senza corrente, a causa della caduta dei tralicci tranciati dal vento o dagli alberi caduti sui fili, senz'acqua, perché le frane hanno scardinato le reti idriche dei paesi, rimasti senza linee telefoniche e radiofoniche;

   il fiume Piave ha raggiunto il massimo della piena in provincia. Nella notte tra lunedì e martedì, tra la mezzanotte e l'una, il fiume è transitato a Busche con una portata di 2.500 metri cubi di acqua al secondo. A Belluno, alle 23 di lunedì, è arrivato a un livello di 5,16 metri. La pioggia scesa ha raggiunto un record storico: quello dei 667,4 millimetri per metro quadro rilevati a Soffranco;

   il sistema idraulico sull'asta del Piave ha retto; il fiume è esondato al parco di Lambioi a Belluno, cancellandolo completamente; il Cordevole ha distrutto invece un'azienda al Mas;

   le piste ciclabili sono state quasi totalmente cancellate dall'acqua, molte case sono state allagate, le auto si sono riempite di fango e ghiaia;

   da tre giorni sono al lavoro migliaia di persone, la protezione civile, vigili del fuoco, il soccorso alpino, volontari, operai dei comuni, di Veneto Strade, di Anas, di Enel e di Terna. È arrivata anche la colonna mobile nazionale Ana, e da oggi è operativo nel territorio provinciale il Genio militare;

   non essendoci la possibilità di garantire la sicurezza durante e dopo il maltempo delle scuole di ogni ordine e grado, il prefetto ha ordinato la sospensione delle attività didattiche per i tre giorni;

   gli edifici scolastici sono serviti anche come luoghi di raccolta e dislocazione logistica delle forze che stanno operando e degli sfollati;

   a causa della grave emergenza in tutta la provincia, il prefetto di Belluno ha disposto anche la chiusura degli uffici pubblici per le giornate del 29 e del 30 ottobre 2018;

   ad oggi ci sono ancora 55 mila utenti al buio e si stima che per riparare l'80 per cento dei guasti ci vorranno altre 16-18 ore; dieci cabine primarie sono fuori uso e questo comporta l'interruzione non solo della linea di media tensione ma anche quella di alta tensione;

   i due ospedali di Agordo e Pieve di Cadore sono alimentati con generatori a carburante che hanno un'autonomia di 20 ore;

   si registrano due vittime in provincia: nel feltrino un ingegnere è stato colpito da un albero mentre rientrava a casa e a Falcade un operaio è annegato in un torrente ingrossato; risulta inoltre in gravi condizione un uomo che stava aiutando i soccorsi nel capoluogo;

   sono oltre duecento gli sfollati in tutto il territorio provinciale; sono numerose le zone evacuate tra cui la zona industriale di Longarone; sono molte le aziende che hanno subito danni;

   la linea ferroviaria ha subito danni a causa dei numerosi alberi finiti sui binari. Un treno è rimasto bloccato poco lontano dalla stazione di Quero-Vas;

   la viabilità, principale e secondaria, ha subito gravi danni, sono molti i tratti stradali e i ponti ancora chiusi; nella parte alta del Bellunese molte zone sono ancora off limits –:

   se il Governo intenda adottare ogni iniziativa di competenza per una risoluzione imminente dei problemi delle linee elettriche e di tutti i collegamenti, stradali, ferroviari, telefonici, radiofonici e dati;

   se una volta determinati i danni si intendano adottare iniziative per prevedere stanziamenti adeguati già nel disegno di legge di bilancio.
(5-00866)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il castello ducale di stile normanno-svevo-aragonese è il simbolo della città di Ceglie Messapica;

   eretto alla fine del XIV secolo nel luogo in cui sorgeva l'acropoli dell'antica Caelium, il castello è costituito da una serie di piccole torri;

   la torre normanna, che costituisce la parte originaria del castello, risalente al 1.070-1.100, di forma quadrata, è il simbolo tradizionale della città di Ceglie Messapica. Alta 34 metri, conserva ancora tracce del suo carattere militare;

   attualmente, oltre la metà del castello è di proprietà pubblica. Proprio la torre del castello, acquisita alla proprietà comunale nel 2015, versa in una situazione di particolare criticità statica come attestato da relazione tecnica del professor ingegner Pietro Monaco, ordinario di tecnica delle costruzioni al Politecnico di Bari;

   il comune ha palesato alla regione Puglia e alla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio regionale di Bari la necessità e l'urgenza di procedere a interventi finalizzati a preservare la struttura, anche al fine di garantire la pubblica incolumità che potrebbe essere causata da crolli delle coperture e delle murature verticali, già oggi fortemente lesionate;

   l'amministrazione comunale è dotata di progetto esecutivo per l'intervento complessivo relativo agli interventi conservativi e funzionali del castello ducale, con i già acquisiti pareri della Soprintendenza, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro;

   il comune, già nel dicembre 2017, ha chiesto alla regione Puglia un contributo straordinario pari a circa 2 milioni di euro per un intervento urgente e straordinario per la messa in sicurezza e la salvaguardia della torre del castello ducale, senza però ricevere riscontri positivi –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se sia intenzionato ad assumere le iniziative di competenza, anche tramite un sostegno economico, per rendere possibile la realizzazione degli interventi necessari alla messa in sicurezza e alla conservazione del castello ducale di Ceglie Messapica.
(4-01532)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca, dopo 13 anni, ha costituito un tavolo istituzionale con l'intento di lavorare a un nuovo concorso per gli insegnanti di religione, ferma restando l'esigenza di interloquire con la Cei;

   gli insegnanti di religione rappresentano una risorsa educativa fondamentale per la scuola italiana;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca, nel 2018, ha annunciato che il concorso sarebbe stato predisposto con le regole precedenti alla legge n. 107 del 2015 e al decreto-legge n. 59 del 2017 (nuovo reclutamento di insegnanti nella scuola secondaria);

   l'ufficio di gabinetto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in un incontro del 28 settembre 2017, ha precisato, i termini entro i quali il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca intendeva avviare l’iter di immissione in ruolo, considerando che ciò potesse avvenire solo attraverso un nuovo concorso ordinario;

   infatti, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca riteneva possibile lo scorrimento della graduatoria del 2004, che avrebbe richiesto un intervento legislativo, stante la sua validità limitata per legge a un triennio, né l'applicazione di una riserva di posti nel concorso per coloro che avevano conseguito idoneità concorsuale sia l'idoneità conseguita nel 2004. Potevano invece essere valorizzati, in sede concorsuale, sia l'idoneità conseguita nel 2004, sia il servizio prestato come incaricato di religione;

   veniva infine esclusa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca anche l'ipotesi di un concorso riservato, così come quella di un «corso-concorso», richiamando il fatto che la legge n. 186 del 2003 stabilisce espressamente che soltanto il primo concorso bandito dopo la sua approvazione possa essere «riservato», mentre per quelli successivi occorre seguire una procedura ordinaria;

   i posti da mettere a disposizione per il concorso dovevano essere quelli utili per la copertura del 70 per cento dei posti vacanti, come indicato dalla legge n. 186 del 2003, ossia circa 4.600 posti;

   nel merito è intervenuta anche la Cei facendo sapere che potranno partecipare al concorso coloro che, oltre al titolo di studio, saranno in possesso di un certificato di idoneità rilasciato appositamente ai fini del concorso, che sarà, si ricorda, su base regionale e poi articolato secondo i numeri necessari in ciascuna diocesi –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito al concorso per gli insegnanti di religione e le relative tempistiche.
(4-01533)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONZELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Reggello è il secondo comune per estensione della provincia di Firenze;

   fino al 2006 la frazione di Tosi nel comune di Reggello poteva vantare la presenza di una caserma dei carabinieri operativa nelle 24 ore che fu chiusa però «per esigenze di un impiego più efficace del personale disponibile e per le eccessive spese di gestione»;

   a oggi l'attività di controllo del territorio comunale è meramente circoscritta alla fascia oraria diurna, essendo interamente demandata al presidio dei Carabinieri che opera su Reggello con orario di ufficio 08:00-18:00. Non esiste quindi nel comune di Reggello un presidio notturno di pubblica sicurezza. Le richieste di intervento dopo le 18 vengono prese in carico dal comando di Figline Valdarno (Firenze);

   la distanza che separa Figline Valdarno dalle frazioni più distanti del comune di Reggello è pari a 25 chilometri. I tempi medi di attesa che si fanno registrare, nella fascia oraria notturna, fra una chiamata al 112 e l'intervento di una volante sono di 50 minuti in tutta la parte occidentale del comune di Reggello. Il comando di stazione di Reggello è sotto organico di 4/5 unità e anche il comando di stazione di Figline Valdarno si trova in una situazione di carenza di personale –:

   se sia possibile riattivare il presidio dei carabinieri nella frazione di Tosi;

   se il Governo intenda adottare le iniziative necessarie quantomeno per riportare in organico la caserma dei carabinieri di Reggello, di modo da assicurare anche un servizio notturno.
(5-00861)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEL MONACO, GALANTINO, IORIO, IOVINO, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI, TROIANO, VILLANI e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a quanto consta agli interroganti risulterebbe la concreta impossibilità, per l'amministrazione del Ministero della difesa di sostenere regolarmente le spese per i pagamenti delle ore di lavoro straordinario del personale militare, nonostante il fatto che gli appartenenti alle Forze armate vengano impiegati in attività che si protraggono ben oltre il normale orario di servizio;

   per la soluzione di tale grave problematica è stato proposto anche in sede parlamentare un ampliamento del fondo per il pagamento del lavoro straordinario;

   recentemente, inoltre, i Co.Ce.R. di Esercito, marina e aeronautica, in una nota ufficiale, hanno lamentato che nel decreto «sicurezza-immigrazione», non vi è traccia di stanziamenti per soddisfare le attività operative condotte dal personale militare nell'ambito della sicurezza del Paese, compresa quella relativa all'immigrazione. Per di più, vengono stanziati i fondi per gli straordinari del personale, ma solo per le forze di polizia, mentre per gli straordinari dei militari si dovrà attingere, come per il passato, alle poche risorse già a disposizione;

   è ben noto anche il caso del file audio, circolato alcune settimane fa sui social riguardante il 62° reggimento Fanteria «Sicilia» dell'Esercito italiano, di stanza a Catania. Come dichiarato in una nota ufficiale, «l'episodio è a conoscenza dei vertici militari e politici del Ministero della Difesa e, rispetto ai toni censurabili, è già stata avviata una indagine interna per appurare responsabilità ed eventuali profili disciplinari»;

   è meno noto, invece, il criterio di ripartizione delle ore di straordinario in base alle risorse disponibili che sembrerebbe non essere equo. L'attuale situazione permette ai dirigenti di gestire le modalità e le percentuali per il pagamento degli straordinari effettuati. Spesso, la discrezione dei comandanti in detta decisione risulta doppiamente sbilanciata verso i gradi alti del reparto: da un lato, per la differenza sostanziale in termini di maggiore costo di un'ora di straordinario di un ufficiale superiore rispetto a quella di un volontario e, dall'altro, per il più alto numero di ore riconosciute a vantaggio della categoria degli ufficiali rispetto alle altre –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza per rivedere la gestione degli straordinari, stabilendo una disciplina più precisa in merito e rendendo pubblici i criteri e le modalità per una gestione equa e trasparente delle risorse economiche messe a disposizione, i cui dati potrebbero essere pubblicati sui siti dei singoli reparti al fine di conoscere con esattezza l'ammontare degli straordinari percepiti dagli appartenenti agli stessi.
(4-01535)


   BRAGA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Turate, in provincia di Como, ha sede la «Casa militare Umberto I», costituita in ente morale con il regio decreto n. 187 del 23 giugno 1898, che, per molti anni, ha svolto la funzione di casa di riposo per i veterani e i reduci di guerra e al cui interno è ancora presente un museo nel quale sono raccolti cimeli, ricordi e reperti documentali che costituiscono un patrimonio storico-testimoniale della vita e dell'attività militare dalle guerre d'indipendenza alla Seconda guerra mondiale;

   nel 2004 la Casa militare ha terminato la sua attività di accoglienza e oggi è una Fondazione sotto la giurisdizione del Ministero della difesa. L'ente è retto da un consiglio di amministrazione composto da un presidente nominato dal Ministero della difesa e da cinque consiglieri indicati dal comune di Milano, dalla regione Lombardia, dalla fondazione Cariplo, dalla prefettura di Como e dal distretto militare di Como;

   la Casa militare, con la sua presenza e attività, svolge una funzione storico-culturale fondamentale per Turate e per l'intero Paese, contribuendo, anche attraverso l'organizzazione di celebrazioni, manifestazioni ed eventi commemorativi, alla conservazione della memoria storica dei caduti di guerra per la libertà e la democrazia del nostro Paese;

   nei giorni scorsi è stato diffuso anche attraverso la pagina web http://arditi-anai-milano.blogspot.com/2018/, un volantino informativo su carta intestata dell'Associazione nazionali arditi d'Italia (Anai) nel quale è illustrato il programma dettagliato di alcuni eventi commemorativi dal 20 ottobre al 24 novembre 2018 a Turate e in altre città d'Italia, tra i quali spicca in particolare la manifestazione che si è svolta domenica 28 ottobre 2018 a Predappio per rendere omaggio, come è riportato testualmente nel volantino, al «Caporale d'Onore e Duce, Benito Mussolini nel ricordo della marcia su Roma», nel corso della quale neofascisti e nostalgici hanno indossato magliette nere con la scritta «Auschwitz Land» con la sagoma del noto campo di sterminio;

   l'evento descritto, più che commemorativo dei caduti di guerra, si configura, ad avviso dell'interrogante, marcatamente e inequivocabilmente come apologetico del fascismo e quindi in assoluto contrasto con i valori e i principi della Costituzione;

   nel volantino diffuso l'Associazione nazionale arditi d'Italia riporta esplicitamente come sede dell'associazione stessa la Casa militare Umberto I di Turate, struttura pubblica di proprietà del Ministero della difesa, gestita da una fondazione sotto la giurisdizione del medesimo Ministero –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'iniziativa riportata in premessa e quali iniziative intendano adottare per evitare il ripetersi in futuro di manifestazioni che paiono di chiara matrice fascista;

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere per impedire che all'interno della Casa militare Umberto I di Turate, sotto la giurisdizione del Ministero della difesa, abbia sede un'associazione la cui attività, anche secondo quanto segnalato a livello locale, si configurerebbe palesemente apologetica del fascismo.
(4-01536)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSSELLO, MANDELLI, ZANELLA, SQUERI, PALMIERI, APREA, MUSELLA, FATUZZO, CANNATELLI e GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in Italia il valore complessivo degli immobili pubblici è stimato in 385 miliardi di euro, circa 215 miliardi sono di proprietà dei comuni;

   il nostro Paese possiede 1.600 miliardi di beni non finanziari (edifici, terre, risorse del sottosuolo); privatizzarli potrebbe rappresentare un passo importante per sanare il debito pubblico e, secondo alcune valutazioni recenti, solo gli immobili potenzialmente liberi, appartenenti alle amministrazioni pubbliche, valgono circa 42 miliardi di euro, ovvero oltre 2,5 punti di prodotto interno lordo;

   con l'entrata in vigore del «codice Urbani», che abroga il decreto del Presidente della Repubblica n. 283 del 2000 (regolamento recante disciplina delle alienazioni di beni immobili del demanio storico e artistico), l'autorizzazione a vendere viene data dove sia garantita la conservazione e la corretta destinazione d'uso del bene;

   al di fuori delle categorie di beni culturali per cui è espressamente prevista l'inalienabilità dall'articolo 54, gli articoli 55, 56 e 57 del codice dei beni culturali e del paesaggio predispongono per gli altri beni pubblici un regime di alienabilità «controllata», che vede come momento regolativo fondamentale l'autorizzazione ministeriale (Cfr. articolo 55, comma 1);

   a tal proposito, banche, fondazioni e fondi pensione potrebbero avere un ruolo diretto: la proprietà delle quote del fondo, e quindi degli immobili, potrebbe essere in larga parte dei cittadini residenti nel territorio;

   il loro acquisto, infatti, potrebbe essere incentivato da esenzioni fiscali modello Pir e in tal modo si investirebbe in uno strumento poco rischioso e con un discreto reddito, oltre a godere di servizi locali migliori grazie alla riqualificazione degli edifici garantita da una gestione professionale;

   in una prima fase il valore degli immobili oggetto dell'operazione, perché si instauri un circolo virtuoso, dovrebbe essere di circa 100 miliardi di euro da collocare in 3 anni, con l'idea di arrivare anche a 200 miliardi;

   mettendo a punto tale operazione, i mercati finanziari percepirebbero che si è avviato un processo virtuoso di rientro del debito e sconterebbero il minor rischio; si realizzerebbe così anche uno stimolo all'economia indotto dalla crescita degli investimenti locali, con particolare beneficio per l'edilizia –:

   se il Governo sia al corrente della situazione illustrata in premessa e se non ritenga, al fine di contribuire a un'opera di risanamento finanziario del Paese, di adottare le iniziative di competenza affinché si possa dare vita a una serie di «fondi comunali aperti» con l'obiettivo di acquistare e valorizzare una parte di quegli immobili, così da permettere agli enti territoriali di ridurre il proprio debito, disponendo subito di risorse fresche per effettuare nuovi investimenti.
(5-00863)


   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 2013, n. 63, ha previsto delle agevolazioni fiscali, note come «sisma bonus», per chi riqualifica con misure antisismiche il patrimonio immobiliare delle zone sismiche dal 2018 a dicembre 2021;

   nello stesso provvedimento, il legislatore ha stabilito anche la possibilità di cessione del credito in luogo della detrazione per i soggetti che hanno effettuato tali interventi;

   le circolari successive dell'Agenzia delle entrate, in particolare la 11/E del 18 maggio 2018 e la 17/E del 23 luglio 2018, hanno in parte risposto ad alcune problematiche relative all'ambito soggettivo e agli adempimenti necessari alla cessione del credito, in luogo della detrazione, ai fornitori che hanno effettuato gli interventi ovvero ad altri soggetti privati, ma manca tuttavia, ad oggi, una ricognizione completa sulla materia;

   nella guida «Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali», pubblicata dall'Agenzia delle entrate a febbraio 2018, veniva annunciata un'apposita guida riguardante le agevolazioni per le spese sostenute con interventi di adozione di misure antisismiche che ancora ad oggi non risulta essere pubblicata –:

   se e quando sarà pubblicata la guida specifica annunciata dall'Agenzia delle entrate;

   quale sia l'ambito dei soggetti interessati alla cessione del credito;

   se il credito in questione possa essere utilizzato in compensazione con qualsiasi credito fiscale;

   quali iniziative intenda intraprendere per chiarire e semplificare gli adempimenti burocratici del «sisma bonus» che stanno creando difficoltà applicative anche nelle zone colpite dal terremoto del Centro Italia.
(5-00864)


   DADONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   all'interrogante risulta che il dottor Genta Giandomenico, presidente della Fondazione Cassa di Cuneo, ricopra al momento 14 cariche sociali in 12 diverse società compresa una in cui risulta rappresentante dell'impresa;

   in data 19 settembre 2018 con l'interrogazione n. 4-01157 l'interrogante chiedeva chiarimenti sulla possibile incompatibilità dell'incarico di presidente della fondazione CRC con altri incarichi ricoperti dal dottor Genta;

   a parere dell'interrogante, risulta complicato svolgere tutte le attività correlate a queste cariche in conformità ai codici etici e di comportamento; va inoltre considerata la possibilità che questo «intreccio di responsabilità» possa portare a situazioni di possibile conflitto di interessi;

   appare inoltre difficile all'interrogante che lo stesso dottor Genta possa coniugare al meglio la funzione di presidente della Fondazione crc con tutte le altre cariche ricoperte, alcune delle quali richiedono sicuramente un dispendio di tempo notevole. Risulta ad esempio che egli sia sindaco della Società Italgas spa, società quotata sulla borsa di Milano ed avente una capitalizzazione di oltre 3,5 miliardi di euro oppure che sia presidente del consiglio di amministrazione di Satispay spa;

   in data 9 ottobre 2018 il consigliere generale della Fondazione CRC Antonio Degiacomi ha rassegnato le proprie dimissioni dal consiglio generale motivandole, con una conduzione della Fondazione personalistica, insofferente alla critiche, poco sensibile a possibili conflitti di interessi o comunque a inopportuni cumuli e intrecci di cariche;

   sul alcune testate giornalistiche locali si fa riferimento a contestazioni al dottor Genta proprio per il fatto di essere stato nominato presidente del collegio sindacale di Autostrade per l'Italia dopo l'acquisto delle azioni di Atlantia;

   lo stesso assessore regionale Valmaggia, ex sindaco di Cuneo, in una intervista, ha dichiarato «C'è un rischio connesso ad una conduzione poco trasparente, senza un adeguato esercizio collegiale e con uno scarso coinvolgimento del territorio. L'emersione del caso Atlantia/Fondazione CRC, in occasione del crollo del ponte Morandi a Genova, ha svelato intrecci o interessi che, quand'anche non configurassero conflitti giuridicamente perseguibili, sollevano pesanti interrogativi di natura etica e di opportunità, aggravati da cumuli di incarichi e di compensi che esigono chiarimenti sulla governance della nostra fondazione. Sono chiamati a dare questi chiarimenti insieme al Presidente e al Consiglio di Amministrazione della Fondazione, anche i membri del Consiglio Generale e dell'organo di vigilanza stimolati dalle motivazioni non banali delle dimissioni di Degiacomi»;

   le dimissioni del dottor Degiacomi e le dichiarazioni di politici locali (successive all'interrogazione presentata dalla sottoscritta) lasciano trapelare in maniera evidente come la Fondazione CRC sia in una situazione di malcontento e di incertezza sull'operato del dottor Genta –:

   se, alla luce dei fatti esposti e dei poteri di vigilanza in materia di fondazioni bancarie, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, anche promuovendo un'ispezione ministeriale ove ne sussistano i presupposti, per verificare la compatibilità dell'incarico di presidente della Fondazione Crc con le altre cariche ricoperte dal dottor Genta.
(5-00871)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 settembre 2019 l'assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica della regione Sardegna, Cristiano Erriu, inseriva l'amministrazione comunale di Nuoro tra quelle destinatarie del decreto n. 12 protocollo n. 4374 18 settembre 2018, contenente l'intimazione a «deliberare l'approvazione del rendiconto di gestione dell'esercizio finanziario 2017, entro venti giorni decorrenti dalla data di ricevimento del presente decreto. Decorso tale termine, per ciascun ente inadempiente, sarà nominato un commissario ad acta che provvederà in via sostitutiva e nel contempo saranno avviate le procedure per lo scioglimento dei rispettivi organi assembleari ai sensi del combinato disposto dell'articolo 141, commi 2 e 8, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e degli articoli 2 e 5-bis, della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13»;

   nella seduta del consiglio comunale dell'8 ottobre 2018 il punto relativo alla presentazione dello schema di rendiconto della gestione 2017 non veniva trattato per mancanza del numero legale di consiglieri. Si rendeva pertanto necessario lo svolgimento della seduta il giorno successivo, ma la stessa si concludeva alle ore 22:00 senza che si procedesse all'illustrazione dello schema citato;

   in data 29 ottobre 2018 l'assessore Erriu (decreto n. 14 protocollo 5125), in modo irrituale e in palese contrasto con quanto precedentemente decretato, oltre che, ad avviso dell'interrogante, con la normativa vigente, trasmetteva all'amministrazione comunale di Nuoro una nuova ed espressa diffida ad adempiere, fissando in data 8 novembre 2018 il nuovo termine per l'approvazione del rendiconto di gestione dell'esercizio finanziario 2017, a pena di commissariamento e scioglimento dell'ente nei modi precedentemente illustrati;

   il parere positivo sullo schema del rendiconto, emesso dal collegio dei revisori dei conti, veniva rilasciato solamente in data 27 ottobre 2018: tenuto conto di quanto disposto dal comma 2 dell'articolo 227 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Tuel), tale documento è da considerarsi parte integrante della proposta di delibera che, ai sensi della medesima disposizione, deve essere «messa a disposizione dei componenti dell'organo consiliare prima dell'inizio della sessione consiliare in cui viene esaminato il rendiconto entro un termine, non inferiore a venti giorni, stabilito dal regolamento di contabilità». Per tali ragioni non si ritiene possibile addivenire ad una deliberazione entro il termine stabilito dal summenzionato decreto assessoriale n. 14, se non attraverso una lesione alle prerogative istituzionali del mandato consiliare, essendo tale termine previsto per consentire ad ogni consigliere di esercitare al meglio una funzione di controllo politico-istituzionale sull'azione amministrativa dell'ente;

   inoltre, l'articolo 227, comma 2-bis, del Tuel, i citati articoli 141 del Tuel e gli articoli 2 e 5-bis della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13 in caso di mancato adempimento dell'approvazione entro i 20 giorni dagli stessi stabiliti, non attribuiscono all'ente regionale di controllo la facoltà di interrompere la procedura di sostituzione dell'amministrazione inadempiente e successivo scioglimento dell'ente, come invece si ritiene essere avvenuto con l'emanazione del secondo dei due decreti assessoriali summenzionati –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda di cui in premessa e se intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere apposite verifiche, per quanto di competenza, da parte dei servizi ispettori di finanza pubblica presso il comune di Nuoro in relazione alla citata situazione finanziaria e contabile dell'ente.
(4-01526)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   presso il distretto della corte di Appello di Venezia, a quanto consta all'interrogante, ormai da diversi mesi, i giudici onorari non stanno percependo le indennità di funzione;

   il gravissimo inconveniente (alcuni di essi non hanno altre fonti di reddito) è determinato dal mancato accredito dei fondi ministeriali, che peraltro sono stati già richiesti e sollecitati dagli uffici della suddetta corte –:

   quale iniziative di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere per garantire una tempestiva e puntuale erogazione delle indennità di funzione ai giudici onorari che operano nel distretto della corte d'appello di Venezia.
(3-00290)


   DONZELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-00161 era stato affrontato il caso di un blitz antidroga delle forze dell'ordine in uno stabile abbandonato in località Candeli a Poggio a Caiano (Prato); in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tirreno in data 28 ottobre 2018 si riferisce che la Corte di cassazione ha accolto il ricorso della procura di Prato contro la decisione del tribunale di scarcerare i tre accusati –:

   se i tre responsabili siano stati rintracciati;

   per quale motivo se erano clandestini e pregiudicati si trovassero ancora sul suolo italiano;

   se intenda adottare iniziative normative per inasprire la disciplina vigente in materia in modo da evitare che si ripetano episodi di scarcerazione come quello riportato in premessa.
(3-00291)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di maltempo abbattutasi sulla Penisola nelle giornate del 28 e 29 ottobre 2018 tra gli innumerevoli altri danni ha provocato il blocco della tratta ferroviaria Padova-Feltre a causa della caduta di alberi sulla linea. Le autorità competenti hanno fatto sapere che la linea rimarrà bloccata sino al 2 novembre 2018;

   questo stato di cose ha provocato disagi e indignazione tra i cittadini dell'area interessata, che già soffrono di una complessiva situazione di degrado delle tratte ferroviarie regionali;

   da anni sono costituiti comitati spontanei composti da cittadini e amministratori locali che, oltre alle numerose soppressioni, lamentano ritardi, sovraffollamento, sporcizia, nonché scarsissima velocità media dei treni su gran parte delle tratte regionali e locali, in particolare sulle tratte tra Padova e Feltre, Padova e Rovigo, Trento-Bassano del Grappa-Padova;

   il progetto di elettrificazione delle tratte del sistema ferroviario padano che ancora operano con locomotori diesel, che nel 2016 sembrava finalmente avviato, è in una situazione di stallo: la regione in quell'anno aveva chiesto a Rete ferroviaria italiana di inserire nel piano di elettrificazione delle linee ferroviarie venete il cosiddetto «anello basso» del Bellunese, vale a dire il percorso Vittorio Veneto-Ponte nelle Alpi-Belluno-Feltre-Montebelluna, e le tratte Vicenza-Schio, Padova-Feltre tra le priorità nell'opera di modernizzazione complessiva della rete ferroviaria del Veneto;

   la rete ferroviaria regionale veneta, allo stato attuale, non è più servizio pubblico, ma, per somma di disagi e mancanze, è ostacolo allo sviluppo economico e del turismo in Veneto, in quanto lascia scollegate molte realtà provinciali e si ripercuote anche sui collegamenti per e dal Friuli-Venezia Giulia. È piuttosto un danno sociale e non certo strumento positivo di welfare, come avviene nei Paesi europei più evoluti –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dell'attuale sconfortante situazione della rete ferroviaria regionale veneta;

   se siano previsti fondi per la modernizzazione e l'elettrificazione della rete ferrata veneta e di quale entità;

   se non ritenga di dover promuovere, per quanto di competenza e in tempi strettissimi, un incontro con le autorità regionali e locali venete per definire, di concerto con le stesse, un piano che garantisca ai cittadini veneti e ai tanti turisti che quotidianamente visitano questi luoghi un servizio dignitoso, civile e adeguato alle esigente della regione.
(3-00289)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale degli aeroporti qualifica lo scalo aeroportuale di Salerno-Pontecagnano (Costa d'Amalfi), tra quelli di «interesse nazionale», purché si realizzino le condizioni di specializzazione dello scalo e del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario;

   attualmente la pista non è in grado di consentire l'atterraggio agli aeromobili comunemente utilizzati per il traffico civile e cargo, poiché necessiterebbe di una pista di almeno 2.000 metri, mentre l'attuale lunghezza è di soli 1.756 metri;

   in data 19 luglio 2017 è stato sottoscritto il «Protocollo d'intesa tra Regione Campania – Soc. GESAC – Soc. Aeroporto di Salerno-Pontecagnano per la creazione di una rete integrata degli aeroporti campani», finalizzato a verificare la fattibilità di un percorso di integrazione societaria e di gestione unitaria tra l'Aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino, gestito da GESAC, e l'aeroporto di Salerno-Pontecagnano, gestito da AdS, per addivenire alla costituzione di una Rete aeroportuale campana idonea a capitalizzare e valorizzare la complementarità degli scali stessi, in un'ottica di pianificazione integrata di attività e servizi e del relativo sviluppo;

   con legge regionale n. 38 del 2017 la Regione Campania ha previsto che «nel rispetto delle norme di settore e della disciplina in materia di aiuti di Stato, assicura gli investimenti necessari all'attuazione della rete aeroportuale campana ai sensi dell'articolo 74, comma 1 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012 n. 27, così come previsto dal piano industriale integrato nel rispetto dell'articolo 108 paragrafo 3 del Trattato di funzionamento Unione Europea»;

   in data 16 gennaio 2018, AdS ha presentato ad Enac (n. prot. 49/21) un'integrazione all'istanza già formulata in data 22 febbraio 2000 – per il rilascio del decreto interministeriale (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Ministero dell'economia e delle finanze) per la gestione totale dell'aeroporto di Salerno (ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 12 novembre, 1997, n. 521), nelle more del perfezionamento della fusione delle società di gestione degli scali campani e per un periodo venticinquennale, secondo la durata dell'analoga concessione vigente sull'aeroporto di Napoli in capo a Gesac;

   la direzione generale di Enac ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'istruttoria propedeutica al rilascio del decreto interministeriale per la gestione totale dell'aeroporto di Salerno, fornendo altresì tutti i chiarimenti richiesti, a seguito anche di un incontro di approfondimento a cui hanno partecipato AdS e Gesac;

   l'Enac ha dato parere favorevole con prescrizioni anche al progetto definitivo di ampliamento infrastrutturale dell'aeroporto di Salerno;

   a oggi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze, nonostante il parere di Enac a quanto consta all'interrogante non hanno ancora provveduto al rilascio del decreto interministeriale per la gestione totale dell'aeroporto di Salerno;

   il mancato rilascio del suddetto decreto interministeriale impedisce di fatto la pubblicazione della gara per l'allungamento della pista e l'ampliamento infrastrutturale dello scalo salernitano entro il termine perentorio del 31 dicembre 2018, rischiando di far perdere il finanziamento di 40 milioni di euro già assegnato dal Governo;

   l'emanazione del decreto interministeriale è pertanto assolutamente cruciale per garantire il futuro di un'infrastruttura strategica per lo sviluppo economico e la valorizzazione del territorio legato ai flussi turistici del comune capoluogo, della costiera amalfitana, dell'area cilentana e della Basilicata –:

   se ed entro quali tempi il Governo intenda emanare il decreto interministeriale di cui in premessa per la gestione totale dell'aeroporto di Salerno, ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 12 novembre 1997, n. 521, scongiurando il rischio di perdere il finanziamento di 40 milioni di euro destinato all'adeguamento della pista e assicurando la piena valorizzazione di un'opera infrastrutturale strategica per la Campania e il Mezzogiorno.
(5-00860)


   BUCALO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° ottobre 2018, il servizio di collegamento con mezzi veloci dell'ex Ustica Lines spa, ora Liberty Lines per la tratta Messina-Reggio Calabria è stato interrotto;

   lo svolgimento del suddetto servizio era stato aggiudicato con decreto direttoriale n. 46 del 4 giugno 2015, a seguito, di regolare procedura di affidamento ad opera del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con bando di gara del 31 maggio 2015;

   a perfezionamento dell’iter amministrativo di affidamento del servizio veniva sottoscritto in data 24 giugno 2015 alla presenza del Notaio Rosa Gallelli di Roma, opportuno contratto repertorio n. 16108, raccolta 5428, tra il Ministero e la società Ustica Lines spa;

   nel contratto firmato, della durata di 3 anni, era prevista la possibilità di un rinnovo per una volta e per la durata di 12 mesi, e un eventuale rinnovo successivo subordinato alla disponibilità delle risorse finanziarie per la prosecuzione del servizio e all'interesse per l'amministrazione alla continuazione del medesimo;

   il Ministero, alla scadenza, non ha pubblicato un nuovo bando e, in una nota dello stesso, ha comunicato l'affidamento alla Blueferries controllata di Rete ferroviaria italiana a prosecuzione del servizio;

   con l'interruzione del servizio, circa ottanta famiglie tra marittimi, operatori di biglietteria, impiegati amministrativi, e altri rischiano di perdere il lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e, in caso affermativo, se non ritenga opportuno, assumere le iniziative di competenza per evitare il licenziamento dei circa ottanta lavoratori che erano impiegati nell'espletamento della tratta.
(5-00869)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2016 il settimanale «il Salvagente» pubblicava un articolo che si riferiva alla questione sfratti e alla scarsa presenza in Italia di edilizia residenziale pubblica, denunciando che sul c/c 28128 della Cassa depositi e prestiti (Cdp), vi sarebbero stati oltre 2 miliardi e mezzo di euro;

   il citato conto corrente è un fondo vincolato, che dovrebbe essere utilizzato solo per l'edilizia residenziale pubblica, ma ingenti risorse pari a oltre 2,5 miliardi di euro risultavano congelate e non utilizzate da quasi 20 anni;

   una tale mole di risorse inutilizzate era un paradosso inaccettabile e inspiegabile tenuto conto della vasta precarietà abitativa che opprime centinaia di migliaia di famiglie (650.000 sono i nuclei famigliari collocati nelle graduatorie comunali) e che si tratta di fondi che i lavoratori hanno versato di tasca propria, nella busta paga, fino al 1996;

   conoscere l'ammontare aggiornato ad oggi di queste risorse, giacenti ma non impegnate o non utilizzate sarebbe utilissimo; esse servirebbero per tamponare una situazione di grave precarietà abitativa ma anche per definire piani di recupero di immobili inutilizzati da assegnare a famiglie in disagio economico e sociale e quindi anche come volano occupazionale ed economico;

   dalla ricognizione effettuata nel 2016 dal settimanale «Il Salvagente» in Cassa depositi e prestiti figuravano giacenze per 1.017.779.954 di euro e risorse assegnate ma non spese per 1.347.168.302 euro; a queste si devono aggiungere i «girofondi» – da acquisire dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – che sono altri 356 milioni di euro; si arriva a una cifra impressionante che supera i 2,5 miliardi di euro;

   tra le regioni che il settimanale «Il Salvagente» citava nel 2016, figurano: la Puglia con quasi 313 milioni di euro da spendere e in termini di competenza, ovvero impegnati ma non utilizzati altri 329 milioni di euro; la Sicilia con 231 milioni fermi in giacenza, e altri 234 in competenza; il Lazio ha 198 milioni «congelati» e altri 256 milioni virtualmente assegnati ma, nel 2016, non spesi, mentre altri 30 milioni devono tornare dal GiroFondi, con un totale per il Lazio di quasi 500 milioni di euro; l'Abruzzo ha 16 milioni di giacenza fermi e altri 25 milioni di competenza; aggiungendo 9 milioni dal GiroFondi del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si arriva a un totale 50 milioni di euro circa inutilizzati, nonostante il grave terremoto che ha colpito tale regione;

   tale situazione andrebbe aggiornata per capire a quanto ammontino ad oggi le eventuali risorse derivanti ancora dall'ex Gescal che risultino non impegnate ovvero impegnate ma non utilizzate, comprensive di quelle derivanti dal Girofondi, con un monitoraggio regione per regione –:

   quale sia ad oggi l'ammontare delle giacenze presso il c/c 28128 della Cassa depositi e prestiti per quanto riguarda sia le somme non impegnate, che quelle impegnate ma non utilizzate, nonché l'ammontare delle risorse che dovrebbero essere rimborsate attraverso il «girofondi»;

   quale sia la suddivisione di tali somme per regione e, infine ma non di minore importanza, per quali programmi, e in quali regioni, siano state finalizzate le eventuali risorse utilizzate dal 2016 ad oggi e se queste abbiano comportato un aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
(4-01519)


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono ancora troppo le stazioni ferroviarie che non consentono una accessibilità a soggetti con disabilità motoria e/o visive, in particolare le piccole e medie stazioni ferroviarie;

   solo a titolo di esempio gli abitanti di Chiavari (Genova) da anni fanno richiesta di abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione senza ottenere risultati;

   tutte le stazioni, compatibilmente con la fattibilità architettonica delle opere dovrebbero essere dotate di sportelli biglietteria e servizi igienici adeguati, ascensori, piattaforme elevatrici, tappeti mobili per gli affetti da disabilità motoria;

   i marciapiedi dovrebbero essere portati a 55 centimetri per consentire una maggiore facilità nell'accedere ai treni; per le disabilità visive dovrebbero essere creati percorsi tattili e per le disabilità uditive dovrebbero essere sempre fornite informazioni acustiche;

   considerando che Ferrovie dello Stato Italiane s.p.a. affida la riqualificazione delle stazioni alle società del gruppo aventi specifico mandato operativo (Grandi Stazioni, Rete Ferroviaria Italiana) diventa complesso ottenere una mappatura dei programmi in atto e degli investimenti futuri –:

   se esista un censimento di tutte le stazioni ferroviarie italiane in relazione alla presenza di barriere architettoniche;

   se esista un piano delle Ferrovie dello Stato Italiane s.p.a. per la riqualificazione delle stazioni ferroviarie e l'abbattimento delle barriere architettoniche.
(4-01521)


   VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la mobilità in Sicilia, soprattutto nell'entroterra, si basa in buona parte sul sistema di strade provinciali con una rete di oltre 26.000 chilometri;

   l'esperienza normativa regionale con riferimento alla riforma degli enti di area vasta, unitamente all'importante prelievo di risorse da parte dello Stato per il risanamento della finanza pubblica, ha creato una profonda crisi finanziaria e istituzionale per le ex province;

   tale crisi ha compromesso, tra le altre cose, lo stato di manutenzione delle infrastrutture viarie provinciali, come facilmente riscontrabile analizzando le risposte inviate per il tramite del provveditorato delle opere pubbliche della Sicilia e della Calabria al Ministero da parte degli enti di area vasta siciliani sulle emergenze infrastrutturali di ponti è viadotti;

   sussiste una carenza crescente per gli enti di area vasta siciliani in termini di personale tecnico e risorse finanziarie;

   è stata diffusa la notizia dalla regione siciliana di un imminente accordo con l'Anas per il monitoraggio di ponti e viadotti e delle situazioni più critiche rilevate nelle strade provinciali;

   va tenuto conto delle competenze tecniche e della mission di Anas e dell'esperienza del protocollo tra la regione Marche e l'Anas per la gestione delle strade provinciali –:

   se e in che maniera il Governo intenda favorire, per quanto di competenza, la sigla di un protocollo tra la regione siciliana e Anas per la gestione di una porzione della sua rete di strade provinciali.
(4-01525)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data sabato 20 ottobre 2018, intorno alle ore 5 del mattino, gli operatori addetti al ricevimento dei treni dello stabilimento Cereal Docks di Portogruaro in provincia di Venezia hanno trovato, all'interno di un carro silos per il trasporto dei cereali proveniente dalla Serbia, sette persone di nazionalità straniera;

   gli addetti hanno allertato le forze dell'ordine che si sono immediatamente recate sul posto;

   dopo i controlli sulle condizioni di salute di tali persone, per alcune di loro in ospedale, esse sono state condotte all'ufficio stranieri del commissariato di Portogruaro;

   non è la prima volta che si verificano episodi del genere, anche culminati, nell'aprile 2017, con il ritrovamento di un cadavere all'interno di un vagone ferroviario;

   cresce la preoccupazione degli stessi operatori economici, che si trovano coinvolti loro malgrado in queste tristi vicende –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di rafforzare il personale in servizio presso la polizia ferroviaria di Portogruaro e dell'intero Nord-est e di potenziare i controlli sulla cosiddetta «rotta balcanica», per evitare che le rotte relative allo spostamento delle merci diventino potenziali percorsi di morte per le persone.
(5-00868)


   NESCI, SAPIA, PARENTELA e D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-16060 del 27 marzo 2017, si rappresentava che, nel gennaio 2017, Pietro Dattilo iniziò ad Amantea (Cosenza) l'attività da revisore dei conti municipali, prendendo cognizione, per quanto apparso in un articolo del gennaio 2017 sulla testata web «Tirreno news», «delle riserve poste dalla Corte dei conti sui bilanci consuntivi del 2011-2012», in cui si legge – a pagina 5 – di uno stato di «deficitarietà strutturale», che il ripetuto e ampio ricorso all'anticipazione di cassa «rivela una situazione patologica che deve essere affrontata e risolta senza indugio e che non può protrarsi a tempo indeterminato» e che, «anche in sede di controllo sui rendiconti 2008 e 2009, sono emerse criticità in merito al riconoscimento di ingenti debiti fuori bilancio dal parte del Comune» amanteano, per il quale, con successiva deliberazione commissariale, è stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario;

   tali accertamenti della Corte rivelano una gestione nebulosa, anche per quanto riguarda il personale, si legge a pagina 17 della relativa deliberazione n. 293/2012;

   nella citata interrogazione si riassumeva che, da atti della regione Calabria e del comune di Amantea, risultano, rispettivamente, liquidazioni e pareri favorevoli per attività di volontariato dell'associazione «Il sorriso», colpita da informazione antimafia che ne ipotizza possibili condizionamenti mafiosi e influenze di Franco La Rupa, già sindaco di Amantea, su cui il provvedimento riporta un quadro indiziario di suggellato rapporto con l'organizzazione criminale;

   in un articolo del 17 ottobre 2018, apparso sulla testata on lineCorriere della Calabria, si riferisce di sei sequestri di beni per un valore totale di oltre 14 milioni di euro, 9 dei quali sarebbero riconducibili all'ex consigliere regionale ed ex sindaco di Amantea Franco La Rupa, condannato per scambio elettorale politico-mafioso;

   le suddette misure patrimoniali hanno riguardato complessivamente sedici persone, tra esponenti di spicco e soggetti considerati contigui alle cosche di ’ndrangheta dei Cerra-Torcasio-Gualtieri e dei Giampà di Lamezia Terme, ai Gallace-Gallelli di Guardavalle e agli Anello di Filadelfia;

   nel giugno 2017, il consigliere comunale di Amantea, Marcello Socievole, fu arrestato, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Paola che ottenne la stessa misura cautelare per lo stesso La Rupa, per voto di scambio, tentata estorsione e tentata violenza privata, sicché il sindaco Mario Pizzino gli ritirò la delega speciale ai fondi comunitari, alle energie rinnovabili, ai mercati e alle infrastrutture sportive, che gli aveva affidato;

   in un corposo dossier – predisposto dalle consigliere comunali di Amantea del Movimento 5 Stelle, Francesca Menichino e Francesca Sicoli, e trasmesso alla prefettura di Cosenza in data 22 agosto 2017 – sulle difficoltà di bilancio del comune di Amantea, pure contenente elementi sui rapporti politici locali, emerge, stando a un appello elettorale ivi contenuto, che la «Lista Azzurra» a sostegno del candidato sindaco Mario Pizzino, attuale primo cittadino del comune di Amantea, fu ispirata dal suddetto La Rupa, il che appare confermato da ricostruzioni giornalistiche presenti nello stesso dossier;

   stando agli elementi qui riassunti e alla luce dei provvedimenti riguardanti il La Rupa, a giudizio degli interroganti appare urgente verificare, tramite accesso ex articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, se sussistano elementi tali da valutare lo scioglimento dell'ente per eventuali infiltrazioni mafiose –:

   se il Governo non intenda promuovere d'urgenza l'accesso al comune di Amantea ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e apposite verifiche, per quanto di competenza, sulla situazione finanziaria dell'ente, alla luce del dissesto in atto.
(5-00870)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOBILI, MELILLI, BRUNO BOSSIO, MADIA, SERRACCHIANI, PEZZOPANE, GIACHETTI, SIANI, NOJA, FIANO, DEL BARBA, GAVINO MANCA, ASCANI, MARCO DI MAIO, FRAGOMELI, ROSATO e ROTTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 Desirèe Mariottini è stata drogata, violentata ed uccisa nel quartiere di San Lorenzo. Il corpo della sedicenne è stato rinvenuto in via Lucani in uno stabile abbandonato;

   gli accertamenti sono ancora in corso, ma quattro uomini con precedenti sono già stati arrestati per violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario;

   resta ancora molta incertezza sui fatti. Eppure l'area «San Lorenzo 2» rileva un sistema di telecamere collegate alla sala sistema Roma, la centrale operativa da 5.400 occhi elettronici, interconnessa con la municipale. Se non fossero state coperte dagli alberi, le telecamere di via dei Sabelli, nel tratto compreso tra via dei Sardi e via degli Ausoni, avrebbero potuto riprendere tutto. I vigili urbani chiedono da quasi tre anni di potare questi rami che interferiscono anche sul collegamento radio. Almeno quattro dispositivi sui 14 di San Lorenzo sono fuori servizio;

   da anni le lettere dei vigili urbani segnalano queste criticità al dipartimento ambiente del comune e al Simu, reiterando già dal 12 dicembre 2017 la «richiesta di intervento di potatura degli alberi tra via dei Sabelli e via degli Ausoni, per il malfunzionamento dell'impianto di videosorveglianza di San Lorenzo 2». Richiesta rimasta inevasa nel giro degli ultimi anni in cui non è cambiato nulla;

   nelle più recenti comunicazioni scambiate tra gli uffici competenti, i vigili urbani hanno ricordato che San Lorenzo è «un quartiere sensibile» per questioni di ordine pubblico e che quegli impianti vanno ripristinati prima possibile;

   invero, già da tempo le associazioni del territorio, i residenti, l'amministrazione del II municipio hanno mandato appelli, esposti, allarmi al sindaco e al prefetto per segnalare una zona d'ombra, di pericolo, di violenza, di degrado inaccettabile –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di questo allarme che va avanti da mesi e delle telecamere inutilizzabili per la mancata potatura degli alberi e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-01520)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle strutture site in via Corelli a Milano è attualmente attivo un centro di accoglienza che ospita circa 420 richiedenti asilo che partecipano attivamente a percorsi di integrazione, fra i quali spiccano quelli relativi a corsi di formazione professionale, svolgimento di tirocini presso aziende del territorio, attività di inserimento al lavoro, frequenza a scuole dell'area interessata;

   nel mese di luglio 2018, il Ministro interrogato ha annunciato che le strutture saranno ridestinate a un centro di permanenza per i rimpatri che comporterebbe un ulteriore afflusso a Milano da tutto il territorio nazionale di soggetti in attesa di rimpatrio, senza che sia stato previsto il trasferimento dei richiedenti asilo attualmente ospitati nel centro di accoglienza verso altre località;

   la chiusura del centro di accoglienza rischia di generare un impatto negativo sul territorio, non soltanto a danno dei richiedenti asilo ivi ospitati, ma anche dei cittadini, avendo la struttura stessa offerto un sostegno in termini di integrazione per evitare tensioni sociali; le attività di accoglienza e d'integrazione attualmente operate presso il centro di via Corelli hanno infatti avuto complessivamente riscontri positivi; la brusca chiusura avrebbe l'effetto di appesantire ulteriormente il sistema di accoglienza nel comune di Milano, con il rischio di vanificare lo sforzo del comune per una gestione ordinata dei richiedenti asilo e per evitare il fenomeno dei senzatetto e le situazioni di degrado in città;

   pochi giorni dopo l'annuncio della chiusura del centro, che non è stata accompagnata da un piano per la gestione e il ricollocamento dei migranti ivi ospitati, a quanto consta all'interrogante, circa 50 richiedenti asilo hanno volontariamente abbandonato il centro, e sono presumibilmente tornati a occupare spazi pubblici in precarie situazioni igienico-sanitarie –:

   se non intenda chiarire le tempistiche relative alla chiusura del centro d'accoglienza di cui in premessa, indicando in quali altre strutture saranno trasferiti i migranti in attesa dell'esito del procedimento di riconoscimento della protezione internazionale.
(4-01522)


   ORFINI, PEZZOPANE, ROSATO, GIACHETTI, RIZZO NERVO, ASCANI, FRAGOMELI, CARNEVALI, ROTTA e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2018 si svolge una riunione dell'Osservatorio sicurezza macroarea I, durante la quale la presidente del municipio II di Roma Capitale, Francesca Del Bello, porta all'attenzione dei vice prefetti di Roma, Nicola Di Matteo e A. Fabio Murano, la questione dell'occupazione abusiva in via dei Lucani e si decide di convocare una riunione dedicata;

   il 10 e il 24 aprile 2018 si svolgono due riunioni sulla questione di via dei Lucani cui partecipano i rappresentanti dell'amministrazione e i tecnici interessati del municipio, il commissariato San Lorenzo, i funzionari della polizia locale, la proprietà di parte dell'immobile, dove tutte le parti evidenziano la situazione di illegalità e di rischio per la sicurezza dei cittadini;

   il 2 maggio 2018 si riunisce l'Osservatorio sicurezza macroarea I dove la presidente Del Bello dichiara che è previsto un sopralluogo nell'insediamento di via dei Lucani con le forze dell'ordine, come deliberato nella riunione del 24 aprile;

   il 4 maggio 2018 si svolge il suddetto sopralluogo alla presenza del commissariato San Lorenzo, della polizia locale II Gruppo Parioli, dei rappresentanti dell'amministrazione e dei tecnici del municipio II, in seguito al quale vengono verbalizzate alcune criticità, il suggerimento delle forze dell'ordine di un coinvolgimento della prefettura e la decisione di scrivere alla prefettura stessa, chiedendo la convocazione di un tavolo tecnico;

   il 10 maggio 2018 presidente e assessore all'ambiente del municipio II di Roma Capitale scrivono al prefetto di Roma, dottoressa Basilone, chiedendo, «riscontrati i seri motivi di ordine e sicurezza pubblica», la convocazione urgente di un tavolo tecnico per pianificare ed organizzare gli interventi di bonifica dell'area. Il prefetto non ha mai risposto alla lettera, né convocato la riunione;

   il 29 maggio 2018, in assenza di convocazioni dalla prefettura, si svolge una riunione convocata dal direttore del municipio II di Roma Capitale – della quale la presidente Del Bello aveva informato i membri dell'Osservatorio sicurezza riuniti il 22 maggio – dove si concorda di chiudere gli accessi dei suddetti siti in data 6 giugno 2018;

   il 6 giugno 2018 ha luogo l'intervento di chiusura degli accessi e di sgombero dei senza fissa dimora in via dei Lucani e via degli Anamari. Il 12 e 15 giugno 2018 si svolgono ulteriori operazioni di sgombero e muratura;

   il 19 giugno 2018, il 17 luglio 2018, il 4 e 25 settembre 2018 si svolgono nuove riunioni dell'Osservatorio sicurezza durante le quali è affrontato, tra gli altri, il tema di via dei Lucani;

   da quanto sopra riportato e dai verbali delle suddette riunioni, si evince che più volte l'amministrazione del municipio II di Roma Capitale abbia portato all'attenzione della prefettura la grave situazione di degrado ed illegalità dello stabile occupato di via dei Lucani e delle zone limitrofe, anche dopo gli interventi di giugno concordati e messi in atto dalle forze dell'ordine, senza che ci siano stati nuovi interventi né si sia assegnato all'area il presidio fisso delle forze dell'ordine chiesto dall'amministrazione municipale;

   nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 avviene l'omicidio di Desirèe Mariottini nell'edificio oggetto delle precedenti denunce e segnalazioni –:

   se il Ministro interrogato sia stato informato tempestivamente dal prefetto di Roma della situazione dell'area di via dei Lucani o ne sia venuto a conoscenza solo in seguito alla drammatica vicenda della ragazza uccisa;

   quali iniziative urgenti intenda avviare il Ministro interrogato per verificare l'operato del prefetto di Roma sulla vicenda di via dei Lucani, anche alla luce dei suoi mancati riscontri alle costanti sollecitazioni dell'amministrazione municipale.
(4-01534)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 novembre 2018 è in programma un corteo nazionale di CasaPound a Trieste, in ricordo della Grande Guerra;

   il fascismo in Friuli Venezia Giulia ha praticato tra le peggiori azioni di violenza e intolleranza e il fatto che un movimento neofascista come CasaPound scelga Trieste come luogo della manifestazione non va sottovalutato;

   Trieste, suo malgrado, nel 1938 divenne il megafono attraverso il quale il fascismo rese pubbliche le odiose le leggi razziali. È la città della Risiera, dove tanti hanno sofferto i crimini del fascismo e del nazismo. Già questo sarebbe sufficiente a far dire alle istituzioni democratiche di questo Paese che in quegli stessi luoghi non si può svolgere una marcia di nostalgici di quell'epoca buia;

   CasaPound con questa iniziativa, a giudizio dell'interrogante, strumentalizza un evento tragico della storia italiana, come la Grande guerra, per tentare di radicarsi nel territorio acquisendo consensi e simpatie diffondendo, con le sue parole d'ordine, paura e odio;

   contro lo svolgimento del corteo si sono espressi il sindaco della città e il comitato «Trieste Antifascista-Antirazzista» formato da un gruppo di singoli cittadini, comitati, associazioni, movimenti e rappresentanze sindacali;

   i rappresentanti delle comunità ebraica, cristiana, musulmana e buddista hanno voluto lanciare un messaggio «per far riflettere la popolazione sul clima che si respira nella società di oggi», attraverso una lettera aperta alla cittadinanza e alle istituzioni. Una nota comune pensata come grido d'allarme sull’escalation di ideologie che in passato sono state causa di odio e discriminazione, e invito a tenere alta l'attenzione sul corteo organizzato dall'associazione di estrema destra;

   il prefetto di Trieste ha concesso l'autorizzazione al corteo fornendo la seguente spiegazione: «finché siamo,in democrazia non si può decidere chi può sfilare o meno»;

   a parere dell'interrogante sono più condivisibili le ragioni di chi sostiene invece che il corteo di CasaPound andrebbe vietato, come l'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (Irsrec Fvg), l'Anpi nazionale, regionale e provinciale di Trieste, le Acli regionali e provinciali di Trieste, l'Associazione nazionale ex deportati (Aned), il Circolo della stampa di Trieste, il Circolo Che Guevara, il Centro studi Dialoghi Europei, la Narodna in študijska knjinica, la Nuova Alabarda, la rivista «Il Ponte Rosso» e la Slovenska Kulturno Gospodarska Zveza (Skgz) firmatari di una lettera al prefetto dove si dice che la città, medaglia d'oro della Resistenza, non può tollerare e subire questo sfregio ed oltraggio da questi epigoni del fascismo che in queste terre ha seminato, dall'incendio del Narodni dom del 1920, violenza, odio, persecuzione e discriminazione delle genti di lingua slovena, ha distrutto il tessuto multietnico e religioso e collaborato con i suoi organi di Stato (ispettorato, banda Collotti) all'eliminazione fisica di ebrei, zingari e resistenti italiani, sloveni e croati in Risiera;

   organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo come Casapound, per le idee che diffondono, i metodi violenti che utilizzano, che fanno dell'intolleranza e della discriminazione i propri princìpi, secondo l'interrogante andrebbero sciolte, poiché si pongono al di fuori dei dettami costituzionali e in contrasto con la «legge Mancino» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche attraverso precise indicazioni alle prefetture, per vagliare, anche per i profili di ordine pubblico, eventi e manifestazioni in luoghi pubblici da parte di tutti quei movimenti d'ispirazione neofascista, come CasaPound, che a giudizio dell'interrogante non si riconoscono nella Costituzione, ponendosi in palese contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale, a partire dal corteo nazionale previsto il 3 novembre 2018 a Trieste, città che più di altre ha subito la violenza, l'odio, la persecuzione e la discriminazione del regime fascista.
(4-01538)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   per l'anniversario della Marcia su Roma, circa duemila neofascisti sono arrivati da tutta Italia per radunarsi a Predappio e dirigersi in corteo verso il cimitero di San Cassiano per rendere omaggio alla tomba di Mussolini;

   questi nostalgici della dittatura mussoliniana, durante il corteo, hanno urlato frasi come «Duce duce», «Camerata Mussolini, presente!», «Boia chi molla», accompagnando tutto con saluti romani, tipici degli anni del fascismo. Durante il tragitto sono stati cantati anche cori contro i partigiani, ai quali si deve la liberazione dell'Italia da quell'odioso regime;

   tra accendini col volto di Mussolini, cappellini della Decima Mas, fez e camicie nere a Predappio domenica 28 ottobre è andata in scena una disgustosa celebrazione della Marcia su Roma, del fascismo e dell'antisemitismo. La cosa che appare più incredibile è che tutto fosse assolutamente prevedibile e nonostante ciò le autorità lo hanno permesso. Gli apparati dello Stato repubblicano hanno, cioè, permesso quella che l'interrogante giudica una manifestazione pubblica di esaltazione del fascismo;

   il punto di non ritorno è stato l'agghiacciante maglietta offensiva verso 6 milioni di vittime della Shoah: «Auschwitzland». Un campo di sterminio paragonato al parco giochi della Disney. Anche su questo nessuno ha battuto ciglio, mentre una signora andava liberamente in giro con quella maglietta addosso. A parere dell'interrogante tutto ciò è inaccettabile;

   la Costituzione italiana e le leggi della Repubblica sono molto chiare nel vietare il professare e il fare propaganda di ideologie fasciste e naziste, e il diffondere messaggi di odio razziale. A Predappio evidentemente di tutto ciò non se ne è tenuto conto;

   organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo come Forza Nuova e tutte le altre sigle presenti a Predappio, per le idee che diffondono, i metodi violenti che utilizzano, che fanno dell'intolleranza e, della discriminazione i propri princìpi, a giudizio dell'interrogante andrebbero sciolte poiché si pongono al di fuori dei dettami costituzionali e in contrasto con la «legge Mancino» –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa i fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere anche attraverso le prefetture, per monitorare attentamente iniziative come quelle esposte in premessa, nonché manifestazioni in luoghi pubblici da parte di tutti quei movimenti d'ispirazione neofascista che non si riconoscono nella Costituzione, valutando se sussistano i presupposti per impedire tali eventi, ove ricorrano ragioni di ordine pubblico;

   se e quali iniziative intenda promuovere nei confronti del prefetto e del questore di Forlì in relazione allo svolgimento, nonostante fosse tutto abbastanza prevedibile, di una manifestazione d'ispirazione neofascista durante la quale si è anche arrivati a paragonare un campo di sterminio ad un parco giochi, ritenendo l'interrogante auspicabile, dopo ciò che è successo, la rimozione degli stessi da quella realtà, dal momento che atteggiamenti e posizioni come quelli dei partecipanti al corteo di domenica a Predappio, non hanno niente a che vedere con la libertà di pensiero.
(4-01539)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   su tutto il territorio nazionale numerose istituzioni scolastiche dal 1° settembre 2018 sono prive della figura del direttore dei servizi generali e amministrativi su posto vacante e in particolare in Lombardia si trovano in queste condizioni 13 scuole sia del primo che del secondo ciclo;

   i dirigenti scolastici hanno atteso che venissero espletati i diversi passaggi previsti dalla normativa vigente per la sostituzione dei direttori dei Sga sui posti vacanti, avendo altresì effettuato, senza successo, tutti i tentativi all'interno degli uffici amministrativi delle singole istituzioni scolastiche per verificare le condizioni utili alla raccolta di candidature del personale in servizio;

   le attuali condizioni non rendono possibile la normale gestione degli istituti scolastici, e impediscono di poter assicurare agli studenti, alle loro famiglie e a tutti i dipendenti della scuola che l'anno scolastico possa procedere con un minimo di certezze e che possano andare a buon fine i progetti e le aspettative direttamente collegabili al successo formativo degli studenti, nel rispetto della realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa;

   il direttore dei servizi generali ed amministrativi (Dsga), ai sensi del contratto collettivo nazionale di lavoro scuola e del regolamento contabile (decreto-legge n. 44 del 2001) è infatti una figura di vertice della singola istituzione scolastica e svolge un ruolo di notevole complessità ed avente rilevanza esterna, così che la sua assenza determina la paralisi totale di moltissime attività amministrative e contabili legate alla predisposizione del bilancio, ai controlli delle spese, alla tenuta di cassa, alla tenuta dei registri contabili obbligatori e dei relativi adempimenti di legge e fiscali, ai mandati di pagamento;

   la norma prevede la sua firma e la corresponsabilità contabile con il dirigente scolastico, sia per le reversali di cassa che per l'emissione dei mandati di pagamento, per i quali è tenuto ad effettuare il controllo della presenza di tutti presupposti giuridici, prima della loro predisposizione;

   l'assenza del direttore dei servizi generali e amministrativi significa non poter pagare i fornitori e i supplenti, non poter stipulare assicurazioni, gestire finanziamenti, piani di diritto allo studio e progetti, considerato il fatto che per qualsiasi operazione economica è necessaria la firma del direttore scolastico e del Dsga;

   per tale incarico non sono previste supplenze e non esistono di conseguenza graduatorie a ciò finalizzate, non sono previste reggenze, non sono possibili nomine d'ufficio o ordini di servizio del dirigente scolastico in tal senso; ci sono però le figure degli assistenti amministrativi che svolgono di fatto da anni questo incarico su posti vacanti senza che venga loro riconosciuto –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi con urgenza al riguardo e quali iniziative straordinarie intenda assumere, per quanto di competenza, per superare la condizione di paralisi in cui versano molte scuole lombarde, anche prevedendo il ricorso, in ultima analisi, all'istituto della reggenza da parte di Dsga in servizio in altro istituto, assegnando a tal fine risorse specifiche oppure, in alternativa, ricorrere ad eventuali incarichi a soggetti esterni.
(5-00865)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della Holding Ferrara Servizi srl, società unipersonale del comune di Ferrara, ha comunicato il 29 marzo 2018 al consiglio di amministrazione, nelle «varie ed eventuali» dell'ordine del giorno, di avviare l'iter finalizzato alla copertura della posizione a tempo indeterminato di un impiegato esperto in comunicazione digitale interna ed esterna – strategica e digitale e il consiglio di amministrazione ne ha preso atto;

   in realtà già il 19 marzo 2018, prima della comunicazione in Consiglio di amministrazione, la Holding Ferrara Servizi srl, manifestava la volontà, con una e-mail, di voler affidare ad un'agenzia interinale la consulenza per selezione di un impiegato esperto in comunicazione da assumere;

   l'articolo 5, comma 4, del decreto legislativo n. 175 del 2016, in materia di disposizioni transitorie del personale, statuisce che fino al 30 giugno 2018 le società a controllo pubblico non possano procedere, in via ordinaria, a nuove assunzioni a tempo indeterminato;

   il comma 5 del citato articolo 25, nell'ipotesi di assunzioni di risorse cosiddette «infungibili» occorse ante tempus, subordina alla preventiva autorizzazione delle regioni o dell'Anpal (o del Ministero dell'economia e delle finanze per le società a controllo pubblico statale) la possibilità stessa di avviare le procedure per il reclutamento di nuovo personale;

   nel caso in questione, quindi, il solo avvio della procedura di assunzione richiederebbe la suddetta autorizzazione, a giudizio dell'interrogante configurandosi illegittimità in carenza di tale condizione;

   il summenzionato divieto è ribadito anche dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 9 novembre 2017, che all'articolo 4 dispone che «dalla data di pubblicazione del presente decreto e fino al 30 giugno 2018, le società a controllo pubblico non possono procedere a nuove assunzioni se non attingendo agli elenchi dei lavoratori eccedenti [...]» e che «ove le società a controllo pubblico abbiano la necessità di a tempo indeterminato lavoratori con profilo professionale infungibile in relazione alle specifiche competenze richieste, non individuabili tra i lavoratori iscritti negli elenchi, chiedono all'Ente che gestisce l'elenco [...] l'autorizzazione ad assumere senza attingere dagli elenchi»;

   sette giorni prima della comunicazione del presidente al Consiglio di amministrazione era inviata una nota dall'Anpal n. 3508 del 22 marzo 2018, indirizzata alle società a controllo pubblico, quindi anche alla Holding Ferrara Servizi srl, avente ad oggetto le indicazioni operative per le richieste di autorizzazione all'avvio di procedure di assunzione, in deroga al divieto di cui all'articolo 25, comma 4, del decreto legislativo n. 175 del 2016;

   detta selezione del personale è stata avviata in pendenza delle disposizioni citate, che avrebbero dovuto essere conosciute anche dagli organi della società;

   all'interrogante non appare chiaro se, in presenza di atti e fatti di simile gravità, portati alla luce in diverse occasioni anche dalla stampa locale, possa dirsi «trasparente e cristallino» come invece dichiarato in consiglio comunale di Ferrara il 21 maggio 2018 dall'assessore Luca Vaccari, la condotta della governance della Holding Ferrara Servizi srl, oltre che sussistere «assenza di rilievi verso i soggetti apicali della società da parte degli organi di vigilanza» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, già segnalati all'Anpal in data 2 ottobre 2018;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire il rispetto della legge e la corretta gestione delle procedure di assunzione da parte delle società partecipate pubbliche.
(4-01524)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BUOMPANE, AMITRANO, ANGIOLA, DEL MONACO, DEL SESTO, FICARA, GRIMALDI, GRIPPA, IORIO, LOMBARDO, MAGLIONE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI, SAPIA, TRIZZINO, VILLANI e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 il saldo tra export e import per i prodotti dell'industria alimentare risulta essere in positivo, con un valore di circa 2,8 miliardi di euro;

   tuttavia, per l'agricoltura il dato è negativo, avendo fatto registrare un disavanzo pari a 7,3 miliardi di euro;

   l'Italia è stata per anni leader indiscussa e punto di riferimento per il settore olivicolo-oleario a livello mondiale;

   tra i tanti problemi che affliggono il settore oleario, uno dei più significativi risulta essere l'eccessiva instabilità delle quotazioni sul mercato, fattore che non consente una programmazione e una gestione serena delle attività aziendali;

   i prezzi, inoltre, sembrano non attestarsi su livelli stabili;

   a maggio 2016 la quotazione media di un quintale di olio d'oliva era di 356 euro, nello stesso mese del 2017 era di 605 euro, mentre a maggio 2018 è tornata a 407 euro;

   un'azienda con 10 ettari di oliveto, in pratica, vendendo l'intera propria produzione annuale di olio a maggio 2017 avrebbe incassato 36.000 euro, mentre la stessa produzione quest'anno avrebbe garantito 25.000 euro, cioè 11.000 euro in meno;

   l’import di olio di oliva è ormai una costante dell'economia italiana;

   l'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) calcola che nelle ultime quattro annate agrarie, a fronte di una produzione nazionale di 328.000 tonnellate di olio d'oliva, l'Italia abbia importato qualcosa come 588.000 tonnellate, favorendo il mercato dei principali competitor del nostro Paese, come Spagna, Grecia, Tunisia e Portogallo;

   questo rende il prezzo italiano all'origine molto esposto alla concorrenza internazionale, a fronte di una produzione primaria molto frammentata e poco competitiva;

   nella scheda di settore dell'Ismea sul settore olivicolo-oleario pubblicata a giugno 2018 si evince come delle 825.000 aziende olivicole presenti in Italia, solo il 37 per cento risulta essere in grado di sostenere la competitività del mercato;

   in base all'indagine eseguita dagli osservatori di mercato di Italia Olivicola nell'ultima settimana di settembre, emerge una previsione di produzione pari al 50 per cento in meno rispetto alle 429.000 tonnellate dello scorso anno;

   ad incidere negativamente sulla campagna olivicola sono le condizioni meteorologiche altalenanti con gelate, grandinate, bombe d'acqua e venti intensi che hanno prodotto danni considerevoli alle piante;

   la fioritura risulta gravemente compromessa in regioni come la Campania, con perdite stimate tra il 40 ed il 50 per cento;

   negli ultimi anni si è registrata una costante crescita delle importazioni in tutti i Paesi maggiormente industrializzati;

   l'Italia si trova quindi nella drammatica situazione di avere floride prospettive di mercato ma nessun prodotto da vendere –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato per invertire la tendenza e rilanciare un settore fondamentale per il nostro Paese.
(4-01527)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALLINELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia è presente l'unità spinale unipolare (Usu), aperta nel 1998, che rappresenta un'eccellenza in Italia. Esistono infatti solamente 11 strutture di questo genere in Italia;

   l'unità spinale unipolare di Perugia è un centro ad alta specializzazione, con un’équipe che assiste persone con lesione al midollo spinale di origine traumatica e non, sin dal momento dell'evento lesivo. Inoltre, permette alle persone, con mielolesione, di raggiungere sia il miglior stato di salute, sia il più alto livello di autonomia nelle attività della vita quotidiana, compatibili con la lesione stessa e il reinserimento nel contesto sociale. La Usu si occupa infatti anche del ciclo di riabilitazione e del post degenza che può durare anche 4 o 5 mesi;

   a quanto si apprende da diverse fonti stampa, nonché da atti parlamentari depositati nella scorsa legislatura, la piscina di riabilitazione per i pazienti, di cui è dotata l'Usu suddetta, è inagibile e quindi inutilizzata da oltre 10 anni;

   l'uso della piscina nel percorso di riabilitazione è fondamentale, ma nonostante la unità spinale unipolare di Perugia sia un'eccellenza non è riuscita in questi anni a rimetterla a norma e a permettere ai circa 100 pazienti ricoverati di poterne usufruire;

   si apprende inoltre che la piscina è stata realizzata in maniera non conforme alle sue funzioni e che ci vorrebbero circa 70-80 mila euro per renderla agibile;

   tra le altre cose, quella dell'ospedale Santa Maria della Misericordia è l'unica piscina ad oggi esistente per questa tipologia di uso e doveva servire, così come l'intera Usu, a riabilitare anche pazienti provenienti da altre regioni, in particolare le Marche;

   molte associazioni regionali, tra cui il comitato paraolimpico umbro, si sono attivate per offrire soluzioni, stanziando fondi che permetterebbero una cogestione del centro riabilitativo, anche perché l'azienda ospedaliera regionale ha dichiarato di non avere risorse finanziarie sufficienti per rendere fruibile la piscina e gestirla;

   in questi giorni si apprende che anche una nota trasmissione televisiva sta sollevando il caso della piscina riabilitativa abbandonata a Perugia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non intenda, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto dell'autonomia regionale in materia sanitaria, valutare la possibilità di adottare iniziative, anche mediante la destinazione specifiche risorse, volte ad assicurare i livelli di assistenza, favorendo la completa efficienza della Usu di Perugia, considerando anche che è una delle poche presenti sul territorio nazionale e che la tutela della salute, e in questo caso la garanzia di un ciclo riabilitativo completo, è una priorità per lo Stato.
(4-01523)


   ACQUAROLI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il sistema sanitario nazionale ha negli ultimi anni manifestato una netta flessione del rapporto percentuale tra la popolazione assistita e il personale medico, sia di base (medici di famiglia) che in ambito ospedaliero, dove al dato strutturale della carenza di personale infermieristico si è aggiunta ora la preoccupante mancanza di personale medico rilevata in maniera pressoché uniforme in tutte le regioni;

   le cause che possono essere poste a spiegazione di questi dati sono molteplici, a partire da quella della innegabile contrazione del numero dei neo laureati e degli specializzandi, significativamente diminuiti negli anni dopo l'introduzione del numero chiuso nelle facoltà di medicina;

   altro innegabile elemento è stato quello del blocco del turn over che ha riguardato anche le piante organiche del comparto sanità, che hanno avuto nel tempo e in particolare da ultimo evidenti contrazioni;

   è un fatto incontestabile l'aumento della età media degli operatori sanitari attualmente attivi;

   le recenti proposte di riforma anche parziale del sistema pensionistico, in particolare con la cosiddetta quota 100, potrebbero far avvicinare se non raggiungere l'età pensionabile a un gran numero di detto personale attualmente in servizio, creando le condizioni per una uscita contemporanea dal lavoro di migliaia di medici;

   detta uscita, se effettuata con i numeri sopra accennati appare difficilmente colmabile nell'immediato, e alcuni studi e proiezioni di recente pubblicazione lo hanno affermato in maniera netta e con toni di preoccupazione per la tenuta del sistema nel suo complesso (medici di famiglia e personale sanitario ospedaliero);

   non contestandosi aprioristicamente la legittimità di una riforma a breve del sistema pensionistico, si deve però agire sull'incremento dei numeri di coloro che aspirano alla professione medica, offrendo in entrata un giusto e proporzionale ricambio –:

   quale sia l'attuale rapporto tra la popolazione assistita e il personale medico attivo, con particolare riferimento agli operatori sanitari di base (medico di famiglia) e alle piante organiche previste nei piani sanitari regionali, in riferimento al personale medico ospedaliera nelle sue diverse specialità;

   se trovino conferma i dati appresi da studi e proiezioni statistiche da ultimo pubblicate che riferiscono di una possibile uscita di personale sanitario attualmente in servizio pari a circa 24/25.000 unità in ambito nazionale nell'arco dei prossimi due anni, tra il 2019 e l'anno 2020;

   quali siano i dati relativi ai medici di famiglia in età pensionabile nel prossimo biennio nel caso di riforma del sistema pensionistico e di introduzione della cosiddetta quota 100;

   quale sia lo stesso dato riferito al personale sanitario in servizio nell'ambito ospedaliero;

   se sia vero che nella sola regione Marche la sommatoria dei due dati di personale medico di base e di quello ospedaliero in uscita per pensionamento sia di 2000 unità circa, che potrebbero essere concentrate tra l'anno 2019 e l'anno 2020;

   come si intenda affrontare la eventualità di una uscita così massiva del personale medico attualmente in servizio, che creerebbe una obiettiva situazione di vera e propria emergenza nella offerta dei servizi e delle prestazioni di assistenza di base e ospedaliera;

   quali siano gli intendimenti del Governo riguardo alla possibilità di una riforma dell'attuale sistema di ingresso alle facoltà universitarie di medicina.
(4-01528)


   BUOMPANE, D'ARRANDO, DEL MONACO, DEL SESTO, FARO, GRIMALDI, GRIPPA, IORIO, LOMBARDO, MAMMÌ, MANZO, MENGA, NAPPI, PARENTELA, VILLANI, ZENNARO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Caserta presenta una situazione di allarmante preoccupazione in merito all'assistenza sanitaria ospedaliera;

   a fronte di una popolazione censita di quasi 1 milione di abitanti, la provincia di Caserta presenta ufficialmente un valore di 2,9 posti letto ogni 1000 abitanti;

   quest'ultimo dato a giudizio dell'interrogante è falsato dal conteggio di circa 500 posti letto previsti per il nuovo policlinico di Caserta, i cui lavori di realizzazione stanno proseguendo a rilento;

   si può stimare l'offerta di posti letto della provincia di Caserta attualmente ben al di sotto di 2 posti letto per ogni 1000 abitanti;

   il decreto del commissario ad acta n. 8 del 2018, prevede di ricollocare l'integrazione dell'offerta sanitaria pubblica nei presidi già disponibili, con qualche intervento di potenziamento strutturale e recupero di stabilimenti ospedalieri;

   si sta verificando un processo costante di smantellamento delle strutture pubbliche presenti sul territorio in conseguenza della attuale fase di rientro dai disavanzi di bilancio della regione Campania;

   contemporaneamente, si assiste infatti al potenziamento delle strutture private accreditate, in alcuni casi quasi in concerto con la «demolizione» del pubblico, come ad esempio nell'area ovest della provincia, teatro della «demolizione» di tre ospedali pubblici (Teano, Roccaromana e Capua) a fronte di tre strutture convenzionate in piena espansione; oppure ad est dove sono stati ridimensionati il presidio di S. Felice a Cancello e quello di Maddaloni;

   emergono perplessità sull'attuale situazione dei reparti di emergenza/urgenza, del presidio ospedaliero San Giuseppe e Melorio di Santa Maria Capua Vetere;

   da settembre 2018 il laboratorio di analisi è aperto solo la mattina (8-14), mentre per le urgenze si provvede con appositi macchinari self service;

   l'attività notturna viene spostata alternativamente verso i presidi di Marcianise e di Aversa con non poche ripercussioni organizzative e cliniche;

   il presidio San Giuseppe e Melorio rischia la chiusura, non programmata a livello legislativo ma consequenziale a una concatenazione apparentemente casuale di eventi (pensionamento del personale senza reintegro, deterioramento e usura di attrezzature e strumenti non adeguatamente reintegrati, trasferimento progressivo delle attività notturne e festive presso altri nosocomi vicini, avvicendamenti dirigenziali interni dell'Asl);

   è da segnalare inoltre l'enorme discrepanza tra quanto previsto dall'ultimo piano ospedaliero della regione Campania 2016-2018, in cui è previsto un corposo potenziamento della struttura, e quanto in realtà si sta verificando;

   le problematiche del presidio San Giuseppe e Melorio sembrano frutto di una poco accorta e ancor meno trasparente gestione;

   il Commissario ad acta, in visita presso una struttura sanitaria privata di Capua, «Villa Fiorita», ha espresso la necessità di implementare un pronto soccorso presso la predetta clinica, a causa delle criticità dall'ospedale «San Giuseppe e Melorio» di Santa Maria Capua Vetere;

   il commissario ad acta sembra all'interrogante voglia affrontare le criticità che si riscontrano ormai da tempo in Campania, spostando dal pubblico al privato l'assistenza sanitaria;

   analizzando i dati del rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti, si evince come la regione Campania è l'unica regione tra quelle in piano di rientro ad essere inadempiente sui livelli essenziali di assistenza;

   la Costituzione italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di porre rimedio all'enorme discrepanza tra quanto previsto dall'ultimo piano ospedaliero della regione Campania e quanto in realtà si sta verificando, nell'intera provincia di Caserta e più specificamente nell'ospedale di Santa Maria Capua Vetere nonché per scongiurare l'interruzione della continuità assistenziale e di emergenza data dalla carenza di personale.
(4-01529)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo del 6 settembre 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico tra AM InvestCo Italy S.r.l., (Ilva) s.p.a. e le organizzazioni sindacali prevede un piano occupazionale che impegna ArcelorMittal all'assunzione a tempo indeterminato di 10.700 lavoratori già alle dipendenze Ilva e garantisce l'amministrazione straordinaria fino al 2023 per i restanti;

   il 30 ottobre 2018, Am Investco, società di ArcelorMittal, sta trasmettendo a 8.200 lavoratori la proposta di assunzione per conto della nuova proprietà;

   diversi organi di stampa e organizzazioni sindacali, in data 30 ottobre 2018, riferiscono l'emergere di gravissime anomalie rispetto all'applicazione dei criteri di selezione concordati nel predetto accordo, ciò determinando situazioni in totale contraddizione con quanto concordato in quella sede;

   in particolare, le organizzazioni sindacali sottolineano molteplici incongruenze sull'applicazione del criterio della mansione, della professionalità, dell'anzianità e dei carichi familiari, rendendo manifesto, secondo l'opinione delle organizzazioni sindacali, il fatto che la selezione sia stata operata dall'azienda attraverso criteri unilaterali e, dunque, al di fuori di quanto previsto dall'accordo –:

   se il Governo ritenga di verificare, per quanto di competenza, l'operato di ArcelorMittal rispetto alla prima fase di realizzazione del piano occupazionale e il rispetto dei termini dell'accordo del 6 settembre 2018;

   se, in contraddizione con l'accordo del 6 settembre 2018, ArcelorMittal abbia agito unilateralmente, ignorando l'ordine di priorità dei criteri di selezione del personale;

   se il Governo intenda adoperarsi al riguardo e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire l'applicazione dei criteri di individuazione dei lavoratori cui destinare la proposta di assunzione a tempo indeterminato presso ArcelorMittal come indicati dall'accordo siglato dalla stessa e dalle organizzazioni sindacali presso il Ministero dello sviluppo economico in data 6 settembre 2018.
(5-00858)


   PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la stazione di servizio di Bazzera lungo la tangenziale di Mestre in direzione Trieste si caratterizza per un'opera architettonica conosciuta come «Cubo»;

   suddetto manufatto è stato realizzato nel 1971 da un giovane architetto, Costantino Dardi, allievo di Giuseppe Samonà dello Iuav, istituto universitario di architettura di Venezia;

   il «Cubo» avrebbe dovuto avere la funzione di sostenere cartelloni pubblicitari, ma poi rimase un nudo telaio in ferro;

   il Cubo nel corso degli anni è diventato un elemento caratterizzante del paesaggio urbano di questa parte del Nordest ed è punto di riferimento per i viaggiatori;

   come riportano alcuni articoli di stampa locale che hanno avuto anche eco su quella nazionale, l'Eni proprietaria della stazione di servizio avrebbe ipotizzato la sostituzione del «Cubo» con una nuova stazione di servizio più moderna ed efficiente;

   la sola ipotesi di una cancellazione del «Cubo» ha sollevato la protesta di automobilisti e autotrasportatori e persino lo Iuav ha assunto iniziative pubbliche a difesa del manufatto –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza, in sinergia con Eni, al fine di riconoscere suddetto manufatto come bene culturale anche per il valore che ha assunto nel paesaggio e nel sentimento delle comunità di riferimento e di scongiurarne l'abbattimento.
(5-00867)

Interrogazione a risposta scritta:


   ACQUAROLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2014, la storica azienda marchigiana Indesit spa, fino ad allora di proprietà della famiglia Merloni di Fabriano, veniva ceduta al gruppo americano Whirlpool Corporation;

   la notizia, di rilievo internazionale, ebbe un impatto fortissimo sul territorio marchigiano, diviso tra sorpresa per la scelta dei Merloni di uscire dalla realtà produttiva e industriale del Paese dopo esserne stati protagonisti di primo piano per generazioni, e la preoccupazione per il futuro;

   in questo quadro, fu siglato un accordo, nel luglio 2015, sul piano industriale 2015-2018 richiesto molto fortemente dal territorio e dalle parti sociali e conclusosi con la mediazione dei due Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico;

   in detto accordo, la nuova proprietà assunse impegni sul nuovo assetto organizzativo del gruppo in Italia dopo l'acquisizione di Indesit Company spa;

   in sostanza la proprietà Whirlpool si impegnò a creare un unico centro di riferimento per tutte le attività commerciali in Italia e a consolidare le attività di Indesit Company e Whirlpool Europa, sempre di più da integrarsi nel processo di produzione da svolgersi in Italia ed in particolare negli stabilimenti marchigiani di Indesit;

   nel maggio 2018, l'azienda Whirlpool, pubblicando i dati relativi al piano industriale 2015-2018, denunzia risultati negativi, e comunque al di sotto degli obiettivi previsti da detto piano, riaprendo la discussione sul futuro aziendale del gruppo in Italia e ingenerando così e, nuovamente, forti preoccupazioni tra le maestranze, gli operatori economici, il territorio;

   all'annuncio di un nuovo piano industriale 2019-2021, il Ministro dello sviluppo economico ha attivato un tavolo di confronto tra l'azienda e le parti sociali che, da quanto appreso, è sfociato in una intesa;

   l'accordo con le parti sociali dovrebbe prevedere la conferma delle linee strategiche del precedente piano 2016-2018, 250 milioni di euro circa di investimenti da parte di Whirlpool con l'impegno di mantenere produzioni e livelli occupazionali attuali, anche facendo uso degli ammortizzatori sociali «conservativi» che il Governo ha garantito di mettere a disposizione –:

   se sia stato definitivamente siglato e quale sia, in termini puntuali, il contenuto dell'accordo raggiunto tra Whirlpool Company e parti sociali in merito al piano industriale 2019-2021;

   in particolare, se trovi conferma l'impegno da parte del Governo di favorire l'utilizzo dei cosiddetti ammortizzatori sociali «conservativi», cioè volti al mantenimento degli attuali livelli di occupazione, a fronte di 250 milioni di euro di nuovi investimenti da parte dell'azienda;

   se il Governo non ritenga più efficace assumere iniziative affinché l'azienda Whirlpool fornisca un preciso cronoprogramma degli investimenti, a partire dalla specificazione degli stessi investimenti già per l'anno 2019, e così di seguito per gli anni a venire, e ciò prima dell'avvio dell'applicazione degli eventuali ammortizzatori;

   se non ritenga di adottare iniziative per acquisire la garanzia di investimenti certi, a fronte dell'attivazione degli strumenti di difesa dell'occupazione con risorse pubbliche, che devono essere messi in campo solamente nel caso di avvio parallelo e contemporaneo del piano di investimenti;

   quali siano stati gli impegni in relazione al mantenimento della continuità della produzione attuale negli stabilimenti marchigiani del gruppo Whirlpool Company – Indesit Company.
(4-01531)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Galantino n. 5-00778, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giovanni Russo.

  L'interrogazione a risposta scritta Villani e altri n. 4-01505, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giovanni Russo.

  L'interrogazione a risposta scritta Del Sesto e altri n. 4-01508, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gallo.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Vinci n. 5-00852 del 30 ottobre 2018.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Aprea n. 4-01503 del 30 ottobre 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00865.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Del Sesto e altri n. 4-01508 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 74 del 30 ottobre 2018. Alla pagina 2765, prima colonna, alla riga ventottesima, deve leggersi: «provocano danni anche al patrimonio», e non come stampato;

  Alla pagina 2765, prima colonna, alla riga trentottesima, deve leggersi: «nelle aree interessate dagli eventi sismici», e non come stampato;

  Alla pagina 2765, seconda colonna, alla riga diciannovesima, deve leggersi: «sulla piattaforma i.Ter Campania», e non come stampato;

  Alla pagina 2765, seconda colonna, alla riga trentaseiesima, deve leggersi: «giorni precedenti –:», e non come stampato.