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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    la Nigeria è uno stato attraversato da forti conflitti religiosi. La folta minoranza cristiana è spesso oggetto di persecuzioni e attentati da parte delle diverse compagini del terrorismo islamico presenti sul territorio;

    tra queste vi sono i terroristi dello Stato islamico della provincia dell'Africa occidentale (Iswap), un gruppo separato da Boko Haram nel 2016, che aveva rapito quattro persone nei mesi di febbraio e marzo scorso: due donne che lavoravano per il Comitato della Croce rossa internazionale, Hauwa Leman e Saifura Hussaini Ahmed Khors, Alice Loksha e la quindicenne cristiana Leah Sharibu;

    secondo quanto diffuso pochi giorni fa dai terroristi islamici attraverso un comunicato, Saifura è stata uccisa nel mese di settembre, mentre Hauwa è stata uccisa il 16 ottobre. Le due donne sono state giustiziate, perché ritenute apostate, in quanto convertite dall'Islam al cristianesimo a seguito del loro impegno con la Croce Rossa;

    gli jihadisti dello Stato islamico hanno anche diffuso il video dell'uccisione di Hauwa. Nel breve filmato si vede la donna inginocchiata e avvolta in un hijab bianco, mentre un terrorista le spara alla testa da distanza ravvicinata; il Governo nigeriano e la Croce Rossa Internazionale hanno confermato la morte della donna e sembra incapace di reagire di fronte alle continue minacce: «Se vediamo gli operatori della Croce Rossa o dell'Unicef uccideremo gli apostati tra loro, uomini e donne, e sceglieremo chi uccidere e chi tenere come schiavi», hanno dichiarato i terroristi islamici;

    nelle mani dell'Iswap rimangono Alice Loksha e la quindicenne cristiana Leah Sharibu, dichiarata loro schiava a vita. Questa dichiarazione farebbe pensare che i terroristi non abbiano più intenzione di accettare un riscatto per la loro liberazione e che saranno indotte a una conversione forzata all'Islam, ai lavori forzati, probabilmente picchiate e stuprate;

    Leah è l'ultima ragazza rimasta in prigionia delle 112 studentesse del Government Girl Science and Technical College di Dapchi rapite nel mese di febbraio 2018. 6 ragazze sono morte durante il sequestro, 1 è riuscita a scappare, mentre le altre sono state liberate a seguito di una trattativa con il Governo;

    Leah non è stata liberata dai terroristi islamici, perché si rifiuta di ripudiare il Cristianesimo anche davanti alle minacce di morte. Questo gesto eroico ha fatto diventare Leah una fonte di ispirazione per migliaia di cristiani nigeriani che vivono nella paura di essere perseguitati o uccisi per la loro fede. La storia e il coraggio di Leah animano continuamente le prediche che i pastori rivolgono ai loro fedeli e ha unito la popolazione cristiana nel dolore,

impegnano il Governo

a convocare l'ambasciatore nigeriano per chiedere aggiornamenti sullo stato delle trattative e offrire la disponibilità dell'Italia ad accogliere Leah Sharibu e la sua famiglia qualora venisse liberata, riconoscendo loro lo status di rifugiato politico e un posto sicuro dove poter continuare a vivere.
(7-00089) «Delmastro Delle Vedove, Meloni, Deidda».


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    nel 1993, dopo decenni di guerre, l'Eritrea diventava indipendente con un referendum svoltosi sotto l'egida dell'ONU e vedeva instaurarsi come presidente Isaias Afewerki, riconosciuto dalla comunità internazionale «un presidente-padrone»;

    nonostante l'indipendenza, si registrano ancora per tutti gli anni Novanta, conflitti, prima con lo Yemen e poi con lo storico avversario Etiopia per una questione legata ai confini. Fino al 2000 quando viene negoziato un accordo di pace ad Algeri, dopo 42 anni di guerre, lotte armate, devastazioni, rimasta però «lettera morta»;

    l'8 luglio 2018, i leader dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali, e dell'Eritrea, Isaias Afewerki, hanno firmato a Gedda, in Arabia Saudita, un nuovo trattato di pace, con la mediazione del Paese ospitante, dell'Onu, rappresentato dal segretario generale Antonio Guterres, dell'Unione africana e degli Emirati arabi uniti, ponendo fine ad una stagione di guerra durata 20 anni;

    nel 2009 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sanziona l'Eritrea con l'accusa di sostenere i fondamentalisti somali di Al Shaabab: il pacchetto delle sanzioni prevede l'embargo sulla vendita di armi e di qualsiasi equipaggiamento militare e il blocco delle risorse finanziarie dell'Eritrea all'estero;

    secondo alcune dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa da esponenti delle forze di Governo, il nostro paese, insieme alla Russia, vorrebbe sostenere la fine delle sanzioni all'Eritrea da parte dell'Onu;

    il Governo eritreo è stato accusato di repressione e di impedire lo sviluppo della democrazia: le elezioni politiche che, secondo gli accordi Onu, avrebbero dovuto tenersi nel 2001 non sono mai avvenute;

    approfittando della condizione di stato d'emergenza che perdura da circa 20 anni, il presidente Isaias Afewerki ha instaurato nel suo Paese una vera dittatura, con violazioni dei diritti umani denunciate da organizzazioni umanitarie per ben due volte, nel 2015 e nel 2016, dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha sospeso la Costituzione, chiuso la stampa libera e imprigionato migliaia di oppositori;

    nel 2011, quando tutto il Corno d'Africa è stato interessato da una severa crisi alimentare, l'Eritrea, ha rifiutato gli aiuti, e sempre negato la crisi. Il servizio militare è obbligatorio nel Paese per tutti gli uomini e le donne dai 17 anni in poi, a tempo indeterminato; nessuno può avere un passaporto prima dei 60 anni per questo motivo; la popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e lo stipendio medio è di circa 10 euro al mese;

    il rapporto «Service For Life: State Repression and Indefinite Conscription in Eritrea» prodotto da Human Rights Watch nel 2009 ha documentato gravi violazioni dei diritti umani da parte del Governo eritreo, tra le quali arresti arbitrari, tortura, terrificanti condizioni detentive, lavoro forzato e severe restrizioni alle libertà di movimento, di espressione e di culto;

    in un recente rapporto Amnesty International ha denunciato che il Governo eritreo ha sistematicamente utilizzato arresti arbitrari e detenzioni senza processo. Si stima che nel Paese ci siano più di 200 strutture di detenzione che gli ex detenuti hanno descritto come un «inferno», sotto minaccia quotidiana di percosse, punizioni, pochissimo cibo e condizioni igienico-sanitarie al limite. Inoltre, migliaia di prigionieri in Eritrea non riescono ad avere alcun contatto con la famiglia che spesso non sa se sono vivi o morti;

    anche coloro che riescono a fuggire in altri Paesi come Libia, Sudan, Egitto ed Italia continuano a subire minacce e ricatti. Il Governo eritreo ha infatti deciso di tassare, con la «diaspora taxation» tutti i redditi ottenuti all'estero dai propri cittadini per un valore pari al 2 per cento di quanto guadagnato, indipendentemente da quanto i cittadini eritrei versino in termini di imposte nel Paese in cui il reddito è prodotto o dall'esistenza di accordi sulla doppia imposizione,

impegnano il Governo:

   a continuare a seguire con attenzione la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Eritrea, anche a livello multilaterale, in particolare in ambito Onu, e ad attivarsi, anche in sede di rapporti bilaterali, per favorire la promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Eritrea, in particolare adottando iniziative per:

    a) caldeggiare l'attuazione della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;

    b) rappresentare all'Eritrea l'urgenza di modificare la legge sulla coscrizione obbligatoria;

    c) consentire l'accesso nel Paese del Relatore speciale del Consiglio diritti umani e stabilendo con lo stesso una proficua collaborazione;

    d) adottare misure per garantire il diritto di proprietà conformemente agli standard internazionali in materia;

   a sostenere, attraverso gli strumenti della cooperazione, progetti che aiutino le comunità civili eritree nei Paesi confinanti e in Eritrea stessa;

   ad adottare iniziative per garantire il riconoscimento del diritto di asilo in Italia ai cittadini eritrei che ne fanno richiesta fintanto che non venga abolita la coscrizione militare obbligatoria nel Paese.
(7-00091) «Quartapelle Procopio, Migliore, Rosato, Braga, Fassino, Scalfarotto, La Marca».


   Le Commissioni V e VII,

   premesso che:

    in data 23 dicembre 2013, i tecnici della commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale (Copaff), ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 216 del 2010, hanno approvato la nota metodologia «Determinazione dei fabbisogni standard per i comuni, “FC03U”, Funzioni di Istruzione pubblica»;

    tale nota metodologica è stata realizzata dai tecnici della Sose - Soluzioni per il sistema economico spa (società del Ministero dell'economia e delle finanze), con la collaborazione scientifica dell'istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel), ai sensi del decreto legislativo citato concernente disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di province, città metropolitane e comuni pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 17 dicembre 2010;

    il predetto decreto legislativo, così come previsto all'articolo 1, intendeva assicurare la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard per province e comuni, al fine di garantire un graduale e definitivo superamento del criterio della spesa storica nei meccanismi di allocazione delle risorse tra i diversi enti, con particolare riferimento alle funzioni di istruzione pubblica analizzate con il questionario FC03U-Funzioni di istruzione pubblica predisposto per i comuni e le unioni di comuni;

    tuttavia, a pagina 43 del documento, si riportava «da ultimo, è importante sottolineare che, in assenza di specifiche indicazioni relative ai livelli essenziali delle prestazioni, per il calcolo dei Fabbisogni Standard delle Funzioni di pubblica istruzione, in sede di prima applicazione della metodologia, sono stati utilizzati i valori storici delle variabili di output utilizzate per la stima»;

    gli output in questione altro non sono se non i servizi che i comuni garantiscono ai cittadini: quando vengono, offerti vengono considerati un fabbisogno della popolazione, quando vengono offerti in misura ridotta o non vengono offerti per nulla, si considera che quella popolazione non ne abbia di bisogno, ma ciò non corrisponde al vero; semplicemente, i comuni non avevano le risorse necessarie per garantirli;

    in pratica servizi come gli asili nido, il tempo pieno e la mensa scolastica, nonostante siano servizi essenziali, non hanno una diffusione omogenea su tutto il territorio nazionale, ma vengono garantiti e finanziati soltanto dove già esistono, dunque al Centro-nord;

    servizi importanti ma accessori come i campi estivi, oppure l'accoglienza e la vigilanza dei bambini, prima e dopo l'orario scolastico, solo perché storicamente offerti da determinati comuni (principalmente del Centro-nord), sono considerati «fabbisogno standard» e quindi da finanziare a carico di tutta la collettività;

    tali servizi, oltre che garantire il diritto all'istruzione, come nel caso dell'assistenza specialistica per gli alunni con disabilità, rappresentano un importante presidio di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica;

    secondo i recenti dati dell'Istat, che ha preso a riferimento, quale indicatore, la percentuale della popolazione in età 18-24 anni, che non ha titoli scolastici superiori alla licenza media (il titolo di scuola secondaria di primo grado), non è in possesso di qualifiche professionali ottenute in corsi con durata di almeno 2 anni e non frequenta né corsi scolastici né attività formative, il livello di abbandono complessivo della scuola risulta essere pari al 13,8 per cento, con un preoccupante aumento al Mezzogiorno, la cui percentuale raggiunge il 18,4 per cento;

    è emblematico il caso riportato in data 25 ottobre 2014 dal quotidiano la Gazzetta del Sud, laddove si rileva un'indagine contro l'evasione scolastica avviata dal comando provinciale dei carabinieri di Catania che ha portato alla denuncia di 232 genitori di 136 alunni di due scuole dell'obbligo per inosservanza continuata dell'obbligo di istruzione di minorenni;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 29 dicembre 2016, reca disposizioni relative alla revisione della metodologia di determinazione dei fabbisogni standard, nonché il conseguente aggiornamento dei coefficienti di riparto dei fabbisogni standard delle funzioni fondamentali dei comuni delle regioni a statuto ordinario;

    all'articolo 1 del decreto si fa riferimento alle note metodologiche relative alla procedura di calcolo per la determinazione dei fabbisogni standard ed il fabbisogno standard per ciascun comune delle regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica;

    si rileva, tuttavia, come, anche in tale provvedimento per i servizi complementari di istruzione e per il servizio di asilo nido (complessivamente il 18 per cento del fabbisogno standard complessivo), risulti determinante il criterio di determinazione del fabbisogno standard basato sulla moltiplicazione del costo standard per una quantità di servizi effettivamente erogati dai diversi comuni con l'applicazione di soglie minime e massime. Pertanto, le nuove metodologie non assicurano ancora l'auspicata omogeneità delle stesse in tutto il territorio nazionale;

    appare chiaro che è fondamentale tenere in considerazione l'uso di parametri oggettivi per l'allocazione delle risorse, quali la popolazione scolastica, la presenza di alunni con disabilità, il reddito medio disponibile pro capite aggiustato, il livello di dispersione scolastica, al fine di migliorare il livello di istruzione e garantire in maniera ottimale i servizi scolastici;

    è necessario evidenziare, infatti, come, nonostante la loro potenziale rilevanza, tali strumenti risultino non del tutto efficaci a causa delle esigue risorse destinate, determinando così l'impossibilità di dar seguito alle eventuali carenze rilevate, impedendo di fatto la realizzazione dei possibili interventi necessari ad eliminare le eventuali diseguaglianze, rendendosi necessaria, pertanto, l'implementazione delle misure perequative previste;

    si consideri, inoltre, come nell'ambito di tali rilevazioni, necessarie all'applicazione dei fabbisogni standard, solo di recente siano state coinvolte alcune regioni a statuto speciale: la regione siciliana e la regione Sardegna;

    risulterebbe auspicabile prevedere forme più efficaci di inclusione e di collaborazione tra il Sose e le amministrazioni delle regioni a statuto speciale, al fine di assicurare la necessaria trasparenza ed omogeneità delle prestazioni in tutto il territorio dello Stato;

    si ritiene che, di fronte ad una situazione così disomogenea, in riferimento ai criteri direttivi, secondo i firmatari del presente atto disattesi, per l'adozione del decreto legislativo citato, si sarebbe dovuto senza ulteriore ritardo determinare «livello essenziale delle prestazioni» (LEP) così da garantire un livello di servizi standard su tutto il territorio;

    in data 16 gennaio 2017 il Governo trasmetteva al Parlamento lo schema di decreto legislativo recante norme per l'effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale (A.C. 381), in ottemperanza a quanto previsto dalla delega conferita all'Esecutivo dalla legge 13 luglio 2015, n. 107, con particolare riferimento all'articolo 1, comma 181, lettera f), per l'adozione di un apposito decreto legislativo per il riordino, la semplificazione e la codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione, assicurando, l'effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze delle regioni, attraverso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché in considerazione delle previsioni di cui all'articolo 1, comma 181, lettera c), il quale richiede l'introduzione di misure relative alla promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione anche attraverso l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali;

    benché i princìpi e i criteri direttivi prevedessero espressamente l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, l'Esecutivo, ad avviso dei firmatari del presente atto, non ha seguito pienamente tali indicazioni, evidenziando, ancora una volta, la volontà di non provvedere alla loro definizione, e i decreti legislativi 13 aprile 2017, n. 63 e n. 66 risultano, pertanto, sempre a giudizio dei firmatari del presente atto adottati senza una totale conformità alle indicazioni del Parlamento;

    l'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione affida alla competenza dello Stato la «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale», assicurando un collegamento tra la prima e la seconda parte della Costituzione in materia di diritti sociali, rendendo effettivo in tutto il territorio nazionale il principio di uguaglianza;

    tale disposizione, tuttavia, risulta ancora disattesa, dal momento che lo Stato non ha inteso ottemperare al dettato normativo, ritardando la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni ed adottando solo criteri di calcolo dei fabbisogni standard inadeguati al raggiungimento dei fini perseguiti, dalle previsioni costituzionali;

    l'articolo 119, sesto comma, della Costituzione contempla la possibilità di erogare risorse aggiuntive ed effettuare interventi speciali a favore di determinati comuni, province, città metropolitane e regioni, e dunque anche al fine di supportarli qualora siano in ritardo con l'attivazione dei servizi d'istruzione e di asilo nido;

    in considerazione di quanto sin qui rilevato, si ritengono necessari adeguati interventi che assicurino l'effettivo superamento delle disuguaglianze territoriali, sociali ed economiche, attraverso l'erogazione dei servizi in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, così come previsti dall'articolo 117 della Costituzione, anche al fine di applicare in maniera corretta le note metodologiche recentemente elaborate (FC03U e FC10U), garantendo, in tal modo, il definitivo superamento delle influenze relative al criterio di spesa storica per la determinazione dei fabbisogni standard;

   ad assumere iniziative volte a istituire un apposito fondo affinché venga assicurata la corretta ed omogenea erogazione dei servizi in tutto il territorio nazionale, sulla base della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, garantendo così l'effettivo superamento delle diseguaglianze territoriali, sociali ed economiche;

   a promuovere intese tra lo Stato e le regioni a statuto speciale affinché queste collaborino attivamente ai programmi relativi alla definizione dei fabbisogni standard e dei livelli essenziali di prestazione, attraverso la trasmissione e pubblicazione sui siti istituzionali dei dati utili.
(7-00090) «Marzana, Faro, Casa, Testamento, Buompane, Ficara, Alaimo».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;

    il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e oltre otto milioni rischiano di morire di fame; 2.500 bambini sono stati uccisi nel conflitto, mentre, secondo l'organizzazione non governativa Save the Children, nel solo 2017 più di 50 mila bambini sono morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari;

    dal giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah che, secondo Save the Children, è già costata la vita a centinaia di vittime civili, mentre altre centinaia di migliaia risultano sfollate; l'intensificazione dei combattimenti a Hodeidah, che è il porto più importante dello Yemen, compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese; parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha annunciato il pericolo di una imminente carestia in Yemen;

    la campagna guidata dai sauditi e gli intensi bombardamenti aerei hanno colpito anche scuole e ospedali e prodotto, secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 6 mila morti e più di 17 mila feriti tra i civili; alla luce delle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicate il 28 agosto 2018, detti interventi possono costituire crimini di guerra;

    nel settembre 2018 una relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;

    è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran;

    il 26 settembre 2018 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America ha approvato una risoluzione che impegna il Presidente Donald J. Trump a rimuovere le Forze armate degli Stati Uniti dalle ostilità nella Repubblica dello Yemen fino a quando una dichiarazione di guerra o specifica autorizzazione per l'uso delle Forze armate statunitensi non sia stata promulgata in legge,

impegna il Governo:

   ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per il riconoscimento dello stato di conflitto armato in Yemen ai fini del diritto internazionale umanitario e dell'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, della posizione comune 2008/944/PESC e del Trattato internazionale sul commercio delle armi, già ratificato dall'Italia;

   a sostenere gli sforzi profusi dall'inviato speciale per lo Yemen del segretario generale delle Nazioni Unite volti a rilanciare il processo politico e a raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva della crisi, nonché ad assicurare ogni intervento utile per consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità in Yemen al fine di assistere efficacemente la popolazione in stato di bisogno attraverso prioritari programmi di cooperazione internazionale;

   a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00088) «Quartapelle Procopio, Fassino, De Maria, Scalfarotto».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 24, comma 18, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 ha demandato a uno specifico regolamento l'armonizzazione dei requisiti di accesso ai regimi pensionistici e alle gestioni pensionistiche con requisiti diversi da quelli vigenti nell'assicurazione generale obbligatoria, armonizzazione poi effettuata con il decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 2013, n. 157;

    con tale decreto sono stati armonizzati i requisiti di accesso del personale viaggiante del trasporto pubblico locale (autisti di bus, macchinisti della metropolitana e dei treni del trasporto pubblico locale) per i quali è previsto un anticipo di cinque anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia rispetto al requisito generale obbligatorio;

    al contrario, la formulazione del citato articolo 24, comma 18, all'ultimo periodo ha, tuttavia, disposto l'applicazione del nuovo regime previdenziale previsto in via generale dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 anche ai macchinisti e al personale viaggiante dell'ex fondo pensioni del personale delle Ferrovie dello Stato italiane, in servizio anche sui treni ad alta velocità, pertanto escludendoli dal suddetto processo di armonizzazione e applicandogli il requisito generale obbligatorio;

    il trattamento del fondo speciale permetteva particolari requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia ai lavoratori del settore dei trasporti ferroviari, in considerazione della gravosità e della peculiarità del lavoro svolto; in virtù del peculiare trattamento pensionistico riconosciuto dalla previgente disciplina questa categoria di lavoratori è stata esclusa dalla normativa previdenziale prevista per gli addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, regolamentate dalla legge 4 novembre 2012, dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 e dal comma 17 del citato articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011;

    il consistente lavoro di correzione delle diverse antinomie presenti nell'originaria previsione del citato articolo 24 del decreto-legge 201 del 2011, non è riuscito tuttavia a trovare una soluzione normativa alla peculiare condizione dei macchinisti ferroviari;

    come anche sancito da una recente sentenza della Corte dei conti, detto personale si è visto negare l'accesso al regime previgente alla riforma del dicembre 2011, in ragione di quello che appare un evidente errore materiale della disposizione di cui all'articolo 24, comma 18, del citato decreto-legge n. 201 del 2011, nonostante le reiterate segnalazioni e iniziative parlamentari della passata legislatura volte a porre rimedio a tale formulazione del testo ed alla altrettanto fuorviante applicazione da parte dell'ente previdenziale,

impegna il Governo

ad assumere tempestivamente, per quanto di competenza e previo approfondito confronto con le organizzazioni sindacali, urgenti e idonee iniziative normative volte ad assicurare un regime previdenziale per i macchinisti ferroviari che tenga conto della gravosità di tale prestazione lavorativa, in coerenza con quanto a suo tempo disposto dalla disciplina previgente al decreto-legge n. 201 del 2011.
(7-00086) «Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    la riforma delle pensioni Fornero, di cui all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 2147 ha creato, nel nostro Paese, una nuova emergenza sociale, quella dei lavoratori cosiddetti «esodati», ovvero coloro che, a causa del repentino innalzamento del requisito anagrafico per accedere alla pensione, avendo nel mentre sottoscritti accordi di incentivo all'esodo, si sono ritrovati privi di una copertura reddituale ed anche pensionistica, non essendo più occupati ed al tempo stesso impossibilitati ad accedere alla pensione;

   i governi succedutisi al Governo Monti, promotore del cosiddetto «decreto Salva-Italia» contenente la riforma Fornero, dal 2013 al 2017, sono dovuti ricorrere a ripetuti interventi legislativi per arginare gli effetti della riforma Fornero sulla platea dei lavoratori e delle lavoratrici esodati, al fine di consentire a molte migliaia di lavoratori di accedere alle pensioni secondo i requisiti previgenti alla sopraindicata legge n. 214 del 2011;

   nello specifico, sono state attuate ben otto disposizioni di salvaguardia, contenute, in sequenza, nel decreto-legge n. 216 del 2011; nel decreto-legge n. 95 del 2011; nella legge n. 228 del 2012; nel decreto-legge n. 102 del 2013; nella legge n. 147 del 2013; nella legge n. 147 del 2014; nella legge n. 208 del 2015 e, in ultimo, nella legge n. 232 del 2016;

   nonostante i citati otto interventi, permane ancora una platea residuale di lavoratori esclusi dai provvedimenti di salvaguardia che scontano pesantemente gli effetti della riforma Monti-Fornero sulle pensioni,

impegna il Governo

a valutare, nel quadro di una rivisitazione complessiva delle attuali norme in tema di pensionamento, di assumere iniziativa di competenza volta a superare le rigidità introdotte dalla riforma «Fornero», anche attraverso l'introduzione di elementi di flessibilità nell'accesso al trattamento pensionistico, al fine di tutelare tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno subito gli effetti negativi della predetta riforma Monti-Fornero nel rispetto dei principi di equità sociale e di sostenibilità finanziaria.
(7-00087) «Pallini, Murelli, Tripiedi, Tucci, De Lorenzo, Vizzini, Davide Aiello, Perconti, Costanzo, Legnaioli, Invidia, Segneri, Giannone, Cubeddu, Siragusa, Amitrano, Bilotti, Eva Lorenzoni, Bubisutti, Caffaratto, Caparvi, Moschioni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende la notizia del respingimento all'unanimità dal «Comitato percorso nascite nazionali» del Ministero della salute della richiesta della regione Abruzzo di derogare alla chiusura del punto nascite di Sulmona, in provincia dell'Aquila;

   stando al dicastero, l'ospedale peligno non rientrerebbe tra le zone disagiate poiché «il bacino d'utenza non dista più di un'ora dai punti nascita alternativi e il disagio orografico – richiamato dalla regione – sembra contenuto anche nel periodo invernale»;

   viene evidenziata, altresì, la bassa natalità dell'intero comprensorio e il fatto che «alcune donne, nel 2017, hanno già scelto di partorire in punti nascita alternativi», senza contare «le carenze nell'organico sia dei ginecologi che degli anestesisti e dei neonatologi»;

   la Fp Cgil provinciale, in una nota, definisce «inaccettabile» quanto appreso dagli organi di stampa in merito alla «sciagurata chiusura del Punto nascita di Sulmona deliberata da parte del Comitato Percorso Nascite del Ministero della Salute». «A nostro parere – spiega il sindacato – tale decisione configura un vero e proprio attacco non solo al territorio di Sulmona e della Valle Peligna ma a tutte le aree interne dell'Abruzzo»;

   è assurdo e inaccettabile che debbano essere le future madri a recarsi in centri lontani dalle proprie abitazioni e non possa essere il servizio ad avvicinarsi a chi ne ha bisogno, essendo il diritto alla salute inalienabile e di prossimità;

   il punto nascita di Sulmona è prima di tutto una questione di civiltà e sguarnire un territorio così vasto di un presidio fondamentale sarebbe una scelta scellerata;

   si apprende che il suddetto Comitato avrebbe deliberato anche in relazione al numero di parti effettuati, ma tale criterio deve essere analizzato nella sua interezza. Infatti, non possono essere imputati ai cittadini e agli utenti i mancati investimenti, sia in termini di personale che in termini di tecnologie, che avrebbero consentito in questi anni un'inversione di tendenza dell'attrattività del reparto e il rilancio del nosocomio peligno;

   si ritiene strategica e fondamentale la permanenza del punto nascita nel territorio della Valle Peligna, anche in considerazione della qualità del servizio prestato dagli operatori sanitari. Si ricorda che nel 2016 il reparto è stato trasferito nell'ala più sicura dell'ospedale, restituendo così maggiore fiducia alle madri in termini di sicurezza logistica, un sito che ad oggi risulta tra i pochi presidi adeguati alle normative antisismiche;

   appaiono all'interrogante incomprensibili le dichiarazioni del Comitato nell'escludere l'ospedale di Sulmona dalle zone disagiate quando afferma: «il suo bacino di utenza non dista più di un'ora dai punti nascita alternativi» e, nel contempo: «il disagio orografico, anche nel periodo invernale, sembra contenuto»; si tratta di affermazioni che testimoniano, ad avviso dell'interrogante, l'assoluta non conoscenza delle aree interne, territori penalizzati da una scelta che rinnega le necessità di aree svantaggiate; territori che a fronte del «taglio» di un servizio essenziale vedranno inevitabilmente accelerarsi il fenomeno dello spopolamento;

   il diritto alla salute delle donne in gravidanza e dei nascituri non può essere messo in discussione e vivere di due pesi e due misure. Le donne in gravidanza e i loro piccoli devono avere gli stessi diritti alla tutela in ogni angolo del Paese;

   è inaccettabile e gravissimo che in Italia vi siano gravidanze palesemente meno tutelate di altre, perché le donne in attesa di un bimbo sono nate e risiedono in aree svantaggiate;

   è compito della politica tutelare tutte le cittadine e tutti i cittadini, con particolare attenzione per coloro che risiedono in aree svantaggiate del Paese –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.
(3-00275)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa, si apprende la notizia che l'autorità di bacino ha spostato, sull'area metropolitana di Roma capitale, fondi per 10 milioni di euro già destinati alla sistemazione e alla messa in sicurezza dei fiumi dell'Abruzzo e delle altre regioni dell'Appennino centrale, attraverso il piano stralcio 2018;

   tale decisione compromette la sistemazione e la messa in sicurezza idraulica di 9.500 chilometri di fiumi, torrenti, fossi e ruscelli che scorrono sul territorio abruzzese e rivela, per l'interrogante, l'assoluta disattenzione dell'Esecutivo nei confronti della regione Abruzzo;

   l'assessore regionale alle opere pubbliche, Lorenzo Berardinetti, assieme al direttore regionale ai dissesti idrogeologici, Emidio Primavera, ha partecipato alla conferenza istituzionale permanente dell'autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale che si è tenuta martedì, 16 ottobre 2018, nella sede del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a Roma. All'incontro erano presenti anche i rappresentanti istituzionali di Marche e Umbria, assenti invece i delegati per il Lazio. «Le tre regioni hanno manifestato assoluta contrarietà all'approvazione della delibera, anche se, nonostante il voto contrario della regione Abruzzo e il dissenso scritto della regione Umbria, è stata ugualmente approvata», sottolinea Berardinetti, che adesso punta il dito contro «l'atteggiamento gravissimo, totalmente insensibile alle voce degli amministratori locali», invoca l'intervento del ministro dell'Ambiente Sergio Costa e chiede «che i 10 milioni vengano almeno redistribuiti con equità»;

   nell'ambito delle attività di pianificazione, le strutture della regione hanno messo in luce lo stato di rischio e le condizioni critiche di molti corsi d'acqua abruzzesi, individuando alcune priorità d'intervento. Il lungo elenco stilato dai tecnici comprende il torrente Buonanotte nel Vastese, l'Appello ad Atessa e i fiumi Alento e Moro, sempre in provincia di Chieti. Compaiono poi i fiumi Nora e Orta a Pescara e Salinello e Vibrata a Teramo, alcuni corsi d'acqua più piccoli come Fosso Grande e i torrenti Cigno e Arolle, sempre nel Pescarese, e i torrenti del Cerrano e Calvano nel Teramano. Restano poi le necessità di manutenzione del fiume principale della regione, l'Aterno-Pescara. Il fabbisogno complessivo stimato per mettere in sicurezza l'intero reticolo idrico è pari ad almeno 270 milioni di euro, riferito sia al reticolo principale, con sviluppo complessivo di circa 1.000 chilometri, che a quello secondario, con uno sviluppo di 8.500 chilometri;

   risulta urgente che venga riaperta nel merito la discussione, «poiché non solo sono state ignorate le posizioni regionali, ma il metodo usato ha violato – ha dichiarato l'assessore regionale Abruzzo, Lorenzo Berardinetti – quanto disposto dal testo unico ambientale, che impone forme concertate e condivise con le Regioni sulla ripartizione degli stanziamenti autorizzati da ciascun programma di intervento». Da quanto si è appreso, infatti, durante il vertice a Roma, l'Abruzzo ha espresso il proprio dissenso insieme alle Marche, mentre l'Umbria avrebbe inviato una lettera che non sarebbe stata presa in considerazione ai fini del voto della delibera. Infine, anche la posizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risulta all'interrogante incomprensibile, considerata l'assenza di un confronto con le parti –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative intende intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.
(3-00277)


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, DEIDDA e FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 4 novembre, data in cui quest'anno si celebra il centenario della vittoria italiana nella Prima guerra mondiale, giorno dell'Unità nazionale e giornata delle Forze armate, è festeggiato ogni anno ricordando il valore dei militari italiani;

   quest'anno era prevista la messa in onda di un messaggio promozionale, realizzato a cura del Ministero della difesa, teso a celebrare l'impegno delle Forze armate, ma il dipartimento per l'informazione e l'editoria, cui spetta il compito di valutare i messaggi di utilità sociale che il servizio pubblico può trasmettere a titolo gratuito, lo ha «bocciato» perché ritenuto non abbastanza istituzionale e perché non fa appello agli usuali toni propri delle campagne di comunicazione delle amministrazioni dello Stato;

   obiettivo del messaggio, che ha ricevuto il beneplacito di un campione delle forze armate che ha avuto l'opportunità di vederlo in anteprima, è quello di valorizzare i militari italiani e la loro attività, mostrando fasi reali dell'addestramento dei soldati impegnati su molti fronti e le loro esercitazioni;

   il Ministero ha ribadito al dipartimento per l'informazione e l'editoria che la volontà era quella «di stimolare nell'opinione pubblica riflessioni sull'importanza delle attività svolte dalla Difesa italiana a favore della collettività»;

   in accordo con tale volontà il filmato era stato realizzato seguendo il criterio del maggiore realismo possibile, ma poi è stato bloccato da palazzo Chigi, in quanto troppo militaresco e poco improntato a fornire una versione «pacifista» delle Forze armate;

   stando alle notizie riportate dai giornali la campagna pubblicitaria seguiva un doppio binario: una locandina per mettere in risalto il valore più «civile» dell'uso delle Forze armate e uno spot video che restasse più fedele alla vera natura dei soldati, ma il dipartimento sarebbe intervenuto modificando proprio queste ultime scene e mandando in onda uno spot più «edulcorato» –:

   se il Governo non ritenga opportuno, in occasione del centenario della vittoria italiana nella Prima guerra mondiale, che ha visto tanti soldati italiani morire e tante famiglie soffrire, mandare in onda immagini quanto più veritiere possibili, per onorare il valore di chi in quella guerra perse la vita e il coraggio delle Forze armate italiane che ancora oggi sono impegnate in numerosi fronti.
(3-00278)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPERANZA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri senatore Vito Crimi ha pubblicamente annunciato che il Governo provvederà alla soppressione del sostegno economico dello Stato in favore di organi di stampa la cui sussistenza è stata ritenuta essenziale dai Governi sin qui succedutisi per garantire il pluralismo dell'informazione e per questo supportati con fondi pubblici;

   il sostegno in parola non riguarda i grandi organi di informazione capaci di operare sul libero mercato dell'editoria, ma pubblicazioni di rilevante interesse pubblico che non possono sussistere senza il sostegno economico dello Stato ed essenziali per assicurare il pluralismo dell'informazione;

   anche in queste ore il Sottosegretario Crimi avrebbe confermato la decisione della soppressione del menzionato sostegno economico nel corso di una riunione svoltasi al Ministero dell'economia e delle finanze in preparazione del disegno di legge di bilancio per il 2019;

   la soppressione del sostegno in parola riguarderebbe anche il quotidiano della Minoranza nazionale slovena in Italia Primorski Dnevnik che, nelle province di Trieste, Gorizia e Udine, svolge una insostituibile funzione di informazione in favore dei cittadini italiani di lingua e nazionalità slovena;

   il sostegno dello Stato al Primorski Dnevnik è essenziale al fine della tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli Venezia Giulia per la quale la Repubblica si è impegnata con la legge di tutela del 23 febbraio 2001, n. 38;

   per le ragioni di cui sopra la proposta di soppressione del sostegno al Primorski Dnevnik rappresenta una rilevante questione italiana e mette in discussione l'impegno di tutela che la Repubblica si è assunta con il Friuli Venezia Giulia e la minoranza nazionale slovena proprio con la legge n. 38 del 2001;

   la decisione di sopprimere i trasferimenti al Primorski Dnevnik intacca i tradizionali rapporti di fattiva collaborazione tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Slovenia nell'ambito dei quali vi è da sempre l'impegno italiano a tutelare gli sloveni in Italia e l'impegno sloveno a tutelare gli italiani in Slovenia –:

   se il Governo sia a conoscenza delle citate dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi, tenendo anche conto che la soppressione del sostegno statale al Primorski Dnevnik costituisce secondo l'interrogante, un vulnus all'impegno di tutela assunto dalla Repubblica italiana nei confronti della minoranza nazionale slovena in Italia;

   se il Governo non ritenga che, nell'ambito delle relazioni dell'Italia con Slovenia e Croazia finalizzate alla vicendevole tutela delle minoranze del Paese confinante nel proprio territorio, la menzionata soppressione costituisca anche, specularmente, un indebolimento della tutela delle minoranze italiane in Slovenia e in Croazia;

   se il Governo non ritenga che il sostegno statale al Primorski Dnevnik debba essere confermato e quali iniziative intenda adottare a tal fine.
(4-01510)


   CROSETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 ottobre 2018, due agenti della gendarmeria francese hanno sconfinato «per due chilometri» in territorio italiano, per poi «scaricare», verso il bosco, due immigrati, probabilmente di origine nordafricana;

   l'episodio, avvenuto nei pressi di Claviere, sul versante orientale del colle del Monginevro, è stato fotografato da agenti della Digos di Torino e segnalato alla questura;

   la procura di Torino ha aperto un'inchiesta, al momento contro ignoti, per il reato di «trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, con atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso nel territorio dello Stato», ai sensi dell'articolo 12, comma 3, del decreto legislativo n. 286 del 1998, lo stesso contestato agli scafisti;

   contrariamente a quanto sostenuto dalle autorità francesi, non risulta che in occasione degli sconfinamenti, le autorità italiane siano state poste a conoscenza da parte di quelle francesi di controlli preventivi e/o di quanto avvenuto;

   preoccupanti sono le dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell'interno in merito alla sussistenza di altri analoghi episodi inquietanti, come dimostrano le indagini condotte dai pm di Torino su un altro episodio di sospetto sconfinamento in territorio italiano da parte di forze dell'ordine francesi che, nel mese di agosto 2018, avrebbero minacciato e controllato due cittadini residenti a Claviere;

   se i fatti fossero confermati non si tratterebbe più di un episodio isolato, ma di un sistema ormai consolidato;

   la Francia chiude le frontiere, ma «scarica» migranti in Italia come se fossero oggetti e tutto questo accade, ad avviso dell'interrogante, nella più assoluta indifferenza delle istituzioni internazionali e, soprattutto, europee –:

   quali urgenti iniziative il Governo abbia adottato, per quanto di competenza, al fine di chiarire i termini precisi dell'accaduto ed esprimere disapprovazione, a livello internazionale, per l'atteggiamento della Francia, a giudizio dell'interrogante tenuto in spregio a qualunque normativa europea ed internazionale.
(4-01511)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la «Brexit» Michel Barnier e dalle posizioni del Governo britannico, caratterizzate peraltro anche dall'acuirsi delle frizioni politiche interne, vi è la possibilità che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si concludano senza un preciso accordo tra le due parti, ovvero con il cosiddetto «no deal» prima della data del 29 marzo 2019;

   l'attesa riunione del Consiglio europeo del 17 ottobre 2018 sulla «Brexit» ha portato a un altro nulla di fatto. Non si è trovato un compromesso sulle questioni che ancora bloccano un accordo definitivo e che riguardano soprattutto il confine irlandese. La Premier Theresa May ha tenuto un nuovo discorso davanti agli altri 27 Capi di Stato e di Governo dell'Unione, ma ha usato solo 15 dei 30 minuti a sua disposizione e soprattutto non ha proposto nessuna novità concreta risotto alle posizioni già note del suo Governo. Secondo alcune fonti autorevoli citate dal Financial Times, il limite per negoziare un accordo è stato tacitamente posticipato da novembre a dicembre del presente anno;

   questo scenario è estremamente preoccupante, perché l'accordo Unione europea-Regno Unito prevede, tra gli altri temi, la tutela integrale dei diritti acquisiti civili dei cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito, mentre con il «no deal» non vi sarebbero più differenze tra cittadini comunitari ed extracomunitari agli occhi delle autorità britanniche: si tratta di uno scenario preoccupante che prelude a probabili difficoltà per i cittadini italiani ed europei che non saranno in grado di ottenere il «settled status» per risiedere, lavorare e curarsi;

   già da alcuni mesi si registrano, anche in previsione della rivoluzione «Brexit» e nonostante il gran lavoro degli uffici da poco rinforzati in altre unità di personale, lunghe attese e criticità nei servizi consolari, ad esempio per il rilascio di passaporti, documenti d'identità, naturalizzazioni per matrimonio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione e se non ritenga opportuno, in via temporanea, data la straordinarietà e unicità del processo di «Brexit» dall'Unione europea, adottare per il biennio 2019-2020 iniziative per il raddoppiamento, senza ulteriori oneri per lo Stato, di tutto il personale consolare presente in Gran Bretagna per risolvere il problema dell'inevaso e per affrontare le evidenti necessità future.
(4-01501)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i siti d'interesse nazionale (Sin), ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali;

   i siti d'interesse nazionale sono stati individuati con norme di varia natura e di regola perimetrati mediante decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate. La procedura di bonifica dei Sin è attribuita alla competenza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che può avvalersi anche di Ispra delle Arpa/Appa, dell'Istituto superiore di sanità ed altri soggetti qualificati pubblici o privati;

   l'articolo 36-bis della legge 7 agosto 2012, n. 134, ha apportato delle modifiche ai criteri di individuazione dei Sin. Sulla base di tali criteri è stata effettuata una ricognizione dei 57 siti classificati di interesse nazionale e, con il decreto ministeriale 11 gennaio 2013, il numero dei Sin è stato ridotto a 39, mentre la competenza amministrativa sui 18 siti che non soddisfano i nuovi criteri è passata alle rispettive regioni;

   i suddetti 19 siti d'interesse nazionale (Sin) coprono una superficie di circa 42.298 ettari, pari a circa il 3 per cento del territorio italiano;

   ad oggi solo il 15,4 per cento di questi ettari è stato bonificato. In pratica, si procede a bonificare non più dell'1 per cento di terreno all'anno;

   «la lunghezza e complessità procedurale – denuncia Legambiente –, non giustifica 20 anni di ritardi. La politica per quattro lustri non ha voluto affrontare come primaria la questione del risanamento ambientale di questi territori, che poi comporta la destinazione di risorse nel corso degli anni e una dotazione di competenze adeguate a trattare una materia così complessa»;

   come riportato in un articolo pubblicato dal quotidiano Avvenire dal titolo «Vent'anni di eco-“peccati”» pubblicato il 23 ottobre 2018, «vi è un misto di colpe pubblico-privato. Alle responsabilità politiche fanno da contraltare quelle di chi ha approfittato della situazione di stasi pagando poco o niente per l'inquinamento prodotto. La direttiva europea che stabilisce che “chi inquina paga” ha prodotto dei risultati, ma il problema specie in questi casi è andare a individuare chi ha inquinato»;

   nel capitolo dedicato alla «strategia di riforma del Governo» contenuto nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018 non risultano presenti misure o interventi, puntuali e diffusi, sul tema delle «bonifiche dei siti inquinati», lacuna a giudizio dell'interrogante francamente inaccettabile, sia per le ragioni legate alla tutela dell'ambiente e della salute umana, sia per quelle legate al mancato recupero economico produttivo dei siti inquinati in un'ottica di sistema che consente la riduzione del consumo di suolo e il rilancio sociale e occupazionale delle aree interessate;

   alla mancata bonifica dei siti di interesse nazionale sono connesse gravi e impellenti problematiche sanitarie, come riportato anche dall'ultimo rapporto Sentieri (ed. 2018) sullo stato di salute delle popolazioni che vivono nei Sin e nei siti di interesse regionale, redatto dall'istituto superiore di sanità e presentato a giugno 2018 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per realizzare la completa bonifica dei 19 siti di interesse nazionale, specificando se esista una strategia, e quale sia, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel campo delle bonifiche dei siti d'interesse nazionale.
(5-00853)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel 1883, il lago di Paola e un'ampia porzione dell'antico Feudo del Circeo, precedentemente ricompresi nei confini dello Stata Pontificio, sono stati venduti per asta pubblica dallo Stato italiano. Nel 1888 il lago di Paola viene acquistato da Clementino Battista. A partire dal secondo dopo guerra, è stata confermato la sua natura privata, escludendo l'appartenenza del lago di Paola: al demanio idrico, al demanio civico e al demanio marittimo;

   a metà del XX secolo, la famiglia Scalfati riunisce nuovamente proprietà e gestione. Nel settembre 2007, la famiglia Scalfati ha avviato un progetto di riqualificazione ambientale e produttiva del lago di Paola, che prevede interventi volti a ripristinare le attività vallive (acquacoltura e mitilicoltura), nonché a sviluppare nuove attività turistiche compatibili;

   da un punto di vista geografico, il lago di Paola è il più meridionale dei quattro laghi pontini. Si presenta separato dal Mar Tirreno da una duna sabbiosa larga circa 200 metri ed è costituito da un corpo principale, orientato parallelamente alla linea di costa. Il lago è lungo 6,7 chilometri, presenta una superficie di circa 400 ettari, un perimetro di 20 chilometri, un volume di 14.000.000 di metri cubi e una profondità media di 4-4,5 metri con punte massime di circa 10 metri;

   il lago presenta verso l'interno una serie di 5 anse dette «bracci», residui dei letti di antichi corsi d'acqua che vi affluivano;

   lo scambio idrico con l'ambiente marino costiero si realizza attraverso due canali: il primo all'estremo meridionale la foce di Torre Paola, primario collegamento con il mare canalizzato già all'epoca dei romani e ripristinato nel 1721, il secondo all'estremo settentrionale la foce del Caterattino, scavato nel corso della recente bonifica delle paludi pontine;

   per le peculiari e straordinarie componenti ambientali e naturalistiche, tutta l'area è stata disegnata quale zona di protezione speciale, ai sensi della direttiva «uccelli» 79/409/CEE. Con decisione Commissione europea 2006/613/CE del 14 luglio 2006, è stata inclusa nell'elenco dei siti di importanza comunitaria (zona Sic) per la biogeografia mediterranea ai sensi della direttiva «Habitat» 92/43/CEE. Inoltre, il lago di Paola è ricompreso tra le zone umide protette dalla Convenzione internazionale di Ramsar. Dal 1977, tutta la zona nella quale ricade la proprietà Scalfati è stata inserita nella lista delle «Riserve della biosfera» predisposta dalla Unesco. Ampie zone, in particolare il Canale Romano (di epoca augustea), sono soggette a vicolo archeologico, idrogeologico e paesaggistico;

   inoltre si ricorda che il Lago di Paola è stato scelto come il luogo dove si svolgerà la prima prova della coppa del mondo di canottaggio in programma dal 10 al 12 aprile del 2020;

   nel luglio 2010 era stata smantellata una darsena abusiva sul lago di Paola, con 11 pontili per 500 barche a motore. Sembrava solo un brutto ricordo ma oggi forse la situazione si ripete; come riportato da fonti giornalistiche, il lago di Paola, immerso nel parco nazionale del Circeo, rischia una divisione in lotti tutti uguali, che potrebbe far tornare in auge la realizzazione di un approdo per centinaia di barche e l'ipotesi di utilizzare l'antico canale augusteo che dal lago giunge al mare per far transitare anche barche da 40 metri. Ciò è stato denunciato anche in un articolo pubblicato, il 25 giugno 2018, sul sito online «Articolo 21» –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e in sinergia con la regione Lazio, il comune di Sabaudia e il parco nazionale del Circeo, per tutelare un bene così prezioso come il lago di Paola.
(5-00854)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a Genova, nell'area portuale di levante, trova collocazione un complesso industriale dedicato alla riparazione ed alla trasformazione di navi, compresi cinque vecchi bacini di carenaggio;

   si tratta del compendio che raccoglie Calata Boccardo e Calata Grazie, i bacini di carenaggio, lo specchio acqueo ex officine Oarn e le aree di Molo Cagni, del Molo ex superbacino e, in parte, della darsena fieristica;

   le attività svolte nel settore delle riparazioni navali costituiscono una branca dell'industria pesante, ritenuta dal diritto internazionale e comunitario tra quelle di maggiore rischio per la salute umana;

   l'attenzione è rivolta verso operazioni quali saldature elettriche dei metalli, taglio termico con fiamma, lavaggio con solventi, verniciatura di navi, sabbiatura o blasting delle superfici metalliche;

   soltanto a Genova tali attività sono svolte in stretta contiguità con le zone residenziali della città a più elevata densità abitativa, a poche decine di metri dalle abitazioni;

   considerando l'inesistenza di congrue distanze tra le attività e le abitazioni si calcola che circa 280.000 abitanti sono esposti agli effetti dalle emissioni altamente tossiche derivanti dalle sopra citate operazioni;

   il Comitato porto aperto di Genova ha commissionato una relazione tecnica sugli «Insediamenti industriali pesanti nel Centro Storico di Genova» a un autorevole gruppo di esperti affinché analizzasse i dati rilevati da 11 postazioni di deposimetri, sparse per la città (analisi a cura di Eurochem Italia), e ha accertato come le determinazioni quantitative e qualitative della deposizione al suolo delle sostanze contaminanti eseguite nell'anno 2015 evidenziano una situazione ambientale estremamente compromessa dalla presenza di sostanze gravemente nocive per la salute umana, assumendo come riferimento i dati dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente americana E.P.A. (Shipbuilding and Ship Repair Residual Risk) e la relazione dell'Ocse del novembre 2010, trasmessa a tutti i Governi, relativa all'inquinamento dai cantieri di costruzione e riparazione navali;

   in base alle analisi effettuate dal Comitato si evidenziano i livelli di contaminazione di alcune sostanze tossiche nell'agglomerato urbano densamente abitato:

    cadmio 10 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    cromo totale 126 volte superiore ai valori Ispra;

    mercurio 186 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    nichel 4 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    rame 4 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    zinco 75 volte superiore ai limiti di altri Paesi;

    manganese 7 volte superiore ai valori indicati dalla letteratura;

    alluminio 31 volte superiore ai valori indicati dalla letteratura;

   in sostanza, in base ai dati rilevati, come illustrato, il centro storico di Genova ha le caratteristiche di un vero e proprio sobborgo industriale piuttosto che di un centro residenziale densamente abitato (The European Pollutant Release and Transfer Register-E-PRTR);

   È stata inoltre sensibilizzata la direzione «Environment» della Commissione europea che il 3 maggio 2016 ha risposto sull'esigenza che le autorità italiane predispongano adeguati studi di valutazione di impatto ambientale (che in Europa include anche gli effetti sulla salute umana) per i progetti che comportano un significativo impatto, prima del rilascio delle autorizzazione;

   la stessa Arpal Liguria ha pubblicato uno studio nel febbraio del 2017 che evidenzia l'impatto delle emissioni in atmosfera dei porti liguri;

   nelle conclusioni lo studio di Arpal evidenzia la necessità di interventi mirati, quali l'elettrificazione delle banchine per la riduzione degli ossidi di azoto delle emissioni dei motori causate dalla movimentazione delle navi tra le banchine, ma ignora completamente il problema molto più grave, quello delle emissioni tossiche dai bacini di carenaggio e da molte delle attività di riparazione navale, con particolare riferimento alle polveri ultrasottili –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda mettere in atto per garantire la salute degli abitanti di Genova coinvolti dalle emissioni dannose, eventualmente promuovendo una specifica indagine epidemiologica.
(4-01514)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   nel centro storico del comune di Piedimonte Matese (Caserta) si erge un maestoso Palazzo ducale, risalente al secolo XV, già dimora nobiliare della famiglia Gaetani d'Aragona, che rappresenta una delle più significative testimonianze storico-architettoniche della provincia;

   l'immobile, dichiarato di «interesse particolarmente importante» e vincolato con decreto del Ministero per i beni culturali e ambientali dell'8 maggio 1990, veniva alienato con atto pubblico di compravendita del 7 marzo 2003, notificato alla competente Soprintendenza il successivo 1° aprile;

   il comune di Piedimonte Matese, con nota prot. n. 403/U.G.S./8333 del 28 aprile 2003, chiedeva all'amministrazione provinciale di Caserta di esercitare il diritto di prelazione sullo storico edificio ai sensi dell'articolo 61 del decreto legislativo n. 490 del 1999; in tal senso il consiglio provinciale di Caserta deliberava con atto n. 62 del 27 maggio 2003; il competente Ministero assentiva a tale richiesta con decreto del 28 maggio 2003, n. 18149;

   il Palazzo ducale, già in precario stato di conservazione, subiva crolli e fessurazioni per le forti scosse sismiche del 29 dicembre 2013, il cui epicentro veniva localizzato proprio nel comune di Piedimonte Matese, e del 20 gennaio 2014, che provocavano danni, anche al patrimonio monumentale ed abitativo della cittadina;

   la Camera dei deputati nella seduta del 27 marzo 2014 approvava la mozione n. 1-00387 con la quale si impegnava il Governo pro tempore ad adoperarsi affinché, unitamente alla regione Campania, venisse verificata la possibilità di utilizzare adeguate risorse finanziarie al fine di assicurare adeguati interventi di riparazione nelle aree interessate dagli enti sismici;

   a tal proposito, la regione Campania con delibera di giunta regionale n. 344 dell'8 agosto 2014, si assumeva l'impegno a finanziare in overbooking l'intervento di messa in sicurezza e risanamento conservativo del Palazzo ducale per 2,5 milioni di euro, con fondi a valere sull'asse 1 – obiettivo operativo 1.7 del Por Campania, Fesr 2007/2013, approvando lo schema di protocollo d'intesa con la provincia di Caserta, proprietaria del bene, che veniva sottoscritto tra le parti il 20 settembre 2014;

   nonostante le raccolte di firme e le continue sollecitazioni provenienti dai comitati civici sorti spontaneamente per denunciare lo stato di totale abbandono dell'edificio storico, dal 2014 la provincia di Caserta non effettuava alcun tipo di intervento conservativo sull'immobile, il cui degrado è avanzato a tal punto da minacciare il collasso delle murature perimetrali, mettendo a rischio sia il monumento stesso, sia la pubblica incolumità;

   in data 30 gennaio 2018 veniva sottoscritto un protocollo d'intesa per la valorizzazione del Palazzo ducale tra la provincia di Caserta e il comune di Piedimonte Matese, al fine di poter candidare l'immobile, inserito nel piano provinciale di alienazioni, ai finanziamenti previsti dalla mappatura sulla piattaforma i.Ter. Campania, giusta D.D. della regione Campania n. 274 del 27 dicembre 2017; a esso è seguito il decreto del presidente della provincia n. 7/Pres. del 20 febbraio 2018, con il quale si autorizzava il comune a presentare istanza per l'assegnazione di fondi per la riqualificazione e la valorizzazione dell'immobile; con deliberazione n. 18 del 7 maggio 2018 il consiglio provinciale prendeva atto del protocollo d'intesa e del decreto presidenziale sopra citati;

   le già precarie condizioni si sono ulteriormente aggravate a causa dei recenti crolli di parte dei tetti verificatisi nella notte tra il 22 ed il 23 ottobre 2018, in seguito alle abbondanti piogge cadute nei giorni precedente –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di agevolare un intervento di messa in sicurezza del Palazzo ducale di Piedimonte Matese (Caserta) e per sostenere un progetto più ampio di riqualificazione dell'intero edificio storico.
(4-01508)


   MUGNAI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   come apparso sulla stampa locale fiorentina in data 30 ottobre 2018, si evidenzia che dalla fine del 2006 a Firenze fu installata prima una grande gru presso il piazzale degli Uffizi e successivamente a distanza di un anno ne fu installata una seconda a pochi metri di distanza in piazza Castellani, per i noti lavori alla Galleria degli Uffizi, ufficializzati con il primo lotto partito in data 9 ottobre 2006, ma ad oggi mai terminato, nonostante questo lotto dovesse concludere suoi lavori in data 2010;

   sono passati ormai 12 anni da quando sono partiti i lavori ed ancora non si hanno notizie del termine previsto per la conclusione definitiva;

   nell'attesa della fine dei lavori restano comunque installate nella zona della Galleria degli Uffizi due enormi gru che danneggiano pesantemente da più angolazioni della città il suo skyline, causando problemi alla immagine della città medesima ed a coloro che vogliono visitarla e fotografarla –:

   quale sia la situazione dei lavori in corso per la Galleria degli Uffizi e se esista un cronoprogramma dei lavori medesimi che ne stabilisca un effettivo termine finale;

   se le suddette due gru siano in sicurezza, e se siano stati fatti i controlli periodici visto il luogo «delicatissimo» dove esse insistono, caratterizzato da monumenti e opere d'arte di rilevanza artistica mondiale, e da una presenza quotidiana e costante di tantissimi turisti;

   quale sia il costo annuale per la pubblica amministrazione di queste due gru ferme per i lavori suddetti, ma lì presenti da ormai 12 anni.
(4-01509)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   Palazzo Strozzi, straordinaria dimora signorile rinascimentale del 1500, è oggi sede della Fondazione Strozzi: città di Firenze, provincia, camera di commercio e partner privati, sono uniti per creare una società pubblico-privata per gestire e valorizzare al meglio Palazzo Strozzi attraverso l'organizzazione di mostre ed eventi culturali;

   270 mila visitatori annui nel 2017 ed un impatto di 33 milioni di euro, un vero e proprio record, confermano l'importanza di tale location per Firenze;

   dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019, sotto forte spinta del sindaco Nardella, Palazzo Strozzi ospita una grande mostra dedicata a Marina Abramović, una delle personalità più celebri dell'arte contemporanea, che con le sue opere ha rivoluzionato l'idea di performance mettendo alla prova il proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione;

   la Abramović, artista serba, nel corso della sua vita ha ricevuto importanti onorificenze, tra cui la «Medaglia per le scienze e per le arti» (Austria, 2008), il leone d'oro, XLVII Biennale di Venezia (1997), il Niedersächsischer Kunstpreis (2003), il New York Dance and Performance Award (The Bessies, 2003), l'International Association of Art Critics, Best Show in a Commercial Gallery Award (2003), e il Premio alla Carriera «Lorenzo il Magnifico», VIII Biennale di Firenze (2009);

   l'evento a Palazzo Strozzi, dal titolo «The Cleaner», si pone come una straordinaria retrospettiva che riunisce oltre 100 opere dell'artista, offrendo una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri performance attraverso un gruppo di performer specificatamente formati e selezionati;

   naturalmente, l'interrogante valuta anche «Imponderabilia», come una delle performance più celebri della storia dell'arte contemporanea: attraverso la nudità, la Abramović desidera sondare il comportamento umano;

   «Imponderabilia» vede il pubblico costretto a entrare nel museo, oltrepassando i corpi nudi di due artisti, lo spazio è strettissimo e i visitatori non hanno la possibilità di passare, guardando dritti davanti a loro, ma devono per forza scegliere se rivolgersi verso l'uomo o la donna: pertanto, il visitatore è posto di fronte a un dilemma, e non immagina di diventare esso stesso, improvvisamente, attore principale dell'evento. Questo «disagio», questo mettere a nudo i propri istinti e le proprie emozioni, e quindi diventare protagonista esso stesso della performance è per l'interrogante esattamente l'obiettivo della Abramović;

   grande plauso esprime l'interrogante, pertanto, all'amministrazione comunale fiorentina, che dopo altri grandi artisti contemporanei come Bill Viola e Ai Weiwei, decide oggi di scommettere sulla Abramović: una città straordinaria come Firenze, legata al passato in modo unico attraverso le sue opere e i suoi palazzi, che desidera dialogare col presente e attraverso artisti di fama mondiale come la Abramović;

   desta sgomento, pertanto, la decisione che risulta esser stata assunta da alcuni social network, tra cui Instagram e Facebook, di bloccare i video e le foto postate da appassionati di arte riguardanti proprio la mostra di Palazzo Strozzi appena inaugurata;

   rappresenta un interesse collettivo chiedere con urgenza risposte dai social network chiamati in questione che, di fatto, rappresentano un ostacolo alla divulgazione dell'arte, della comunicazione e quindi anche dei flussi turistici legati a tali performance; oltre a porsi l'accento sulla difesa della libertà di espressione artistica, a prescindere dai gusti personali su tali performance, che deve essere sempre tutelata –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti suesposti e se ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza, anche attraverso campagna informativa, volta a promuovere e tutelare la libertà di espressione artistica.
(4-01512)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   RUGGIERO, ANGIOLA, VIANELLO, MACINA, NITTI, ERMELLINO, FARO, MASI, GIANNONE, PALMISANO, DE LORENZIS, DONNO, TRANO, CANCELLERI, RADUZZI, GIULIODORI, CASO, APRILE, GRIMALDI, ZANICHELLI, MARTINCIGLIO, MANIERO, CURRÒ, MIGLIORINO, CABRAS, ZENNARO, RUOCCO, D'AMBROSIO, BATTELLI, TRAVERSI, LEDA VOLPI, D'UVA, LATTANZIO, L'ABBATE e GALIZIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il fermo rifiuto opposto dalla Banca popolare di Bari alle richieste dei soci di liquidazione delle quote e di conoscere il valore effettivo del loro investimento al momento dell'eventuale realizzo ha portato ad azioni legali di singoli gruppi o per tramite di associazioni di consumatori;

   le iniziative promosse dinanzi all'Arbitro per le controversie finanziarie presso Consob ha portato a decisioni orientate al risarcimento degli azionisti perché questi non erano in grado di percepire l'alta rischiosità dell'investimento; le decisioni dell'Arbitro per le controversie finanziarie non sono state accolte dalla banca;

   recenti notizie di stampa – Il Sole 24 ore del 5 ottobre 2018 – segnalano provvedimenti della Consob – approvati a metà settembre 2018 – con sanzioni pecuniarie amministrative a carico dei vertici della Banca popolare di Bari per violazioni relative ad eventi tra il 2014 e il 2016 al momento sospese dalla corte d'appello di Bari per un totale di 1,95 milioni di euro;

   anche per Banca Carige si rileva una situazione altrettanto critica; la procura muove l'ipotesi di reato contro ignoti per abuso di mercato; il sospetto di dichiarazioni infedeli rese al mercato dalla banca sulla condizione patrimoniale e reddituale sembrano confermate da una lettera della Banca centrale europea, resa nota dalla banca stessa, dove la Banca centrale europea – rilevando delle irregolarità sul capitale – chiede un nuovo piano di rafforzamento entro la fine di novembre 2018, indicando come necessaria anche un'aggregazione;

   ad avviso degli interroganti i fatti sopra esposti dimostrano evidenti difficoltà di coordinamento e di controllo da parte degli organi di vigilanza, in primis Banca d'Italia e in secondo luogo Consob;

   eventuali procedimenti giudiziari di condanna delle banche a risarcimenti farebbero emergere una situazione di insolvenza, tale da generare il tracollo degli istituti;

   appare auspicabile sostenere e rafforzare la redditività delle banche al fine di risarcire taluni investitori e convincere altri a mantenere gli investimenti;

   in base all'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE, i sistemi di garanzia dei depositi (sgd) possono essere considerati misure alternative volte a evitare il fallimento di un ente creditizio, se vengono soddisfatte determinate condizioni –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere, nel rispetto dell'articolo 47 della Costituzione, in relazione ai casi in premessa, intervenendo con urgenza a tutela dei risparmiatori e degli investitori truffati, valutando altresì l'opportunità di ricorrere, in via preventiva, ai fondi di garanzia dei depositi di cui all'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE.
(3-00285)


   GELMINI, MUSELLA e PELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il quadrilatero produttivo italo-francese, che si colloca a sud e ad ovest delle Alpi, pesa in Europa più del potente meridione della Germania, il doppio di Londra, 1,7 volte i Paesi Bassi e più di «due Svezie» o di «due Polonie». Il Nord Ovest Italia ha un prodotto interno lordo di 549 miliardi di euro, il Nord Est Italia di 387 miliardi, il Rodano-Alpi di 217 miliardi e l'Alvernia di 39 miliardi. L'area economica che va da Trieste a Lione, passando per Treviso, Padova, Verona, Bologna, Milano, Novara, Torino e Grenoble, nel 2016 ha generato un prodotto interno lordo di 1.191 miliardi di euro, più grande di quello della Spagna (1.118 miliardi) e della somma di Baden-Württenberg e Baviera (1.049 miliardi);

   la macroregione subalpina del Nord Italia e del Centro-Est della Francia è uno snodo cruciale dell'economia continentale e come tale necessita di tutte le opere infrastrutturali, Tav in primis, che possano renderla più competitiva;

   il costo della Torino-Lione, i cui lavori sarebbero dovuti entrare a pieno regime a inizio 2019, è di 8,6 miliardi di euro, di cui il 40 per cento a carico dell'Unione europea, il 35 per cento a carico dell'Italia (circa 3 miliardi di euro), il 25 per cento a carico della Francia. Entro il 2019 è prevista l'assegnazione degli appalti per 81 bandi di gara (43 in Italia) per un totale di 5,5 miliardi di euro;

   questo procedimento è al momento bloccato in quanto la società Tunnel Euralpin Lyon Turin (TELT, promotrice della sezione transfrontaliera), che doveva pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro nell'estate 2018, ha deciso di non farlo, in attesa dell'analisi costi-benefici prevista dal Governo per novembre 2018, due mesi dopo la dead line fissata nel planning dei lavori concordato con l'Unione europea per la concessione dei finanziamenti, con rischio di perdita degli stessi;

   da fonti interne al Governo si apprende che i risultati di questa analisi sono previsti per dicembre 2018 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che la perdita dei finanziamenti comunitari e il mancato avvio di bandi per 2,3 miliardi di euro relativi alla Tav, oltre alle possibili penali, non ponga in discussione le stime di crescita previste dal Governo nel prossimo triennio, considerato peraltro che, proprio alla fine della crescita e dello sviluppo del Paese, la realizzazione della Tav appare prioritaria nell'ambito delle politiche infrastrutturali da perseguire.
(3-00286)


   MARATTIN, BOCCIA, BOSCHI, DE MICHELI, MADIA, MELILLI, NAVARRA, PADOAN, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le banche italiane detengono circa 375 miliardi di euro di titoli di Stato domestici, corrispondente al 10 per cento dei loro asset, e l'impennata dello spread sta intaccando i livelli patrimoniali e creando serie difficoltà agli istituti di credito, che potrebbero comportare, all'esito degli stress test del 2 novembre 2018, la necessità di una ricapitalizzazione per le banche più esposte;

   delle attuali difficoltà sembrerebbero essere consapevoli anche esponenti del Governo, a partire dal Ministro interrogato, che ha recentemente ipotizzato un intervento dello Stato in favore delle banche, senza però esplicitarne le modalità, e dal Vicepresidente del Consiglio dei ministri Salvini, che sembra non avere escluso la possibilità di utilizzare risorse pubbliche per gli eventuali salvataggi delle banche, mentre di avviso opposto sembrerebbe essere l'altro Vicepresidente del Consiglio dei ministri Di Maio, che ha negato qualunque ipotesi di impiego di risorse statali in favore degli istituti di credito;

   la possibilità di un intervento dello Stato in economia si sta prefigurando anche nel settore del trasporto: si apprende, infatti, da notizie di stampa che la società Ferrovie dello Stato italiane s.p.a. intenderebbe presentare un'offerta vincolante in merito alla procedura di cessione delle attività industriali facenti capo all'amministrazione straordinaria di Alitalia-Sai s.p.a.;

   il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista unico della società Ferrovie dello Stato italiane s.p.a., azienda sana ma con un debito di 6,6 miliardi di euro;

   l'acquisto di una quota di maggioranza di Alitalia da parte di Ferrovie dello Stato italiane s.p.a., in un contesto di aumento dei costi di finanziamento sul mercato a causa dell'incremento dello spread e del peggioramento del rating, rischierebbe di vanificare l'azione di risanamento che ha caratterizzato gli ultimi anni e mettere a rischio gli investimenti programmati tra il 2019 e il 2023 per circa 6 miliardi di euro per acquistare nuovi treni regionali –:

   quale sia la strategia del Governo in materia di intervento dello Stato nei due settori citati alla luce di quanto esposto in premessa e, in particolare, sulla base di quali motivazioni intenda intervenire, quali obiettivi intenda raggiungere e quali risorse intenda utilizzare al fine di non peggiorare ulteriormente gli obiettivi di finanza pubblica.
(3-00287)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI, LOLLOBRIGIDA, MOLLICONE, LUCASELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato dagli organi di stampa, la procura di Firenze ha indagato Alessandro, Luca ed Andrea Conticini, quest'ultimo sposato con Matilde Renzi, sorella dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri e segretario del Partito democratico Matteo Renzi;

   secondo i magistrati, i fondi di alcune organizzazioni destinati ai bambini africani grazie alla società «Play Therapy Africa Ltd», ammontanti a circa 6,6 milioni di dollari, sarebbero invece serviti per l'acquisto di quote di alcune società della famiglia Renzi o di persone ad essa vicine;

   Andrea Conticini risulterebbe indagato per riciclaggio per gli acquisti, a nome del fratello Alessandro, di quote di tre società: la «Eventi 6» della famiglia Renzi, la «Quality Press Italia» e la «Dot Media» di Patrizio Donnini e di sua moglie Lilian Mammoliti, legati ai Renzi, operazioni che risalirebbero al 2011;

   tra le organizzazioni che avrebbero destinato fondi alla «Play Therapy Africa Ltd», insieme alla Fondazione Pulitzer, che attraverso l'organizzazione no profit «Operation Usa» ha versato 5,5 milioni di dollari, ed altre organizzazioni umanitarie australiane, americane ed europee, che complessivamente hanno versato quasi 900 mila dollari, c'è anche l'Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, che ha donato 3,8 milioni di dollari;

   recentemente, è stata estesa la procedibilità a querela di parte per reati contro il patrimonio privato, sancita dal decreto legislativo 10 aprile 2018, n. 36, con il quale è stata data attuazione alla legge 23 giugno 2017 n. 103, reato contestato ad uno dei fratelli Conticini, ma finora alcuno dei donatori ha presentato denuncia;

   l'Unicef, in un comunicato pubblicato sul proprio sito web il 27 settembre 2018, ha confermato esplicitamente di non voler procedere con la querela;

   l'Italia risulta nella «top ten» mondiale degli Stati che versano contributi alle Nazioni Unite e, secondo quanto dichiarato recentemente dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, ogni anno l'Italia versa all'Onu circa settecento milioni di euro –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, nelle sedi competenti, per assicurare la correttezza nella destinazione dei fondi in questione, nonché per ottenere i chiarimenti e gli adempimenti necessari sulla richiamata vicenda, anche in relazione alla presentazione della querela, eventualmente rivalutando la quota volontaria delle consistenti contribuzioni versate dall'Italia all'Onu, per la parte destinata all'Unicef.
(4-01516)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della geografia giudiziaria adottata dai precedenti Governi è stata ed è oggetto di lungo dibattito per i risultati spesso poco coerenti con gli obiettivi prefissati e per l'aggravio di inefficienze e costi provocati nei territori, che hanno interessato tutta la penisola;

   la politica di revisione in un contesto di grave crisi del settore giustizia ha ulteriormente aggravato la situazione del sistema;

   si è fatto solo «cassa» nell'immediato per importi modesti, ma non si sono tenuti in debita considerazione i costi del trasferimento del personale e delle risorse materiali, producendo diseconomie di scala dovute alla creazione di macrostrutture di tribunali che risultano dei veri e propri «carrozzoni», tali da compromettere ulteriormente il già carente servizio della giustizia;

   ed ancora: non si è tenuto conto, tra l'altro, dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e al tasso d'impatto della criminalità organizzata;

   è indubbio, infatti, che gli obiettivi di economicità ed efficienza che la riforma voleva centrare sono stati tutti quanti disattesi. Maggiori costi dovuti agli affitti di nuove strutture, allungamento dei tempi di definizione delle cause, chiusura di uffici e di presidi di pubblica sicurezza collegati, impoverimento economico dei territori, declassazione di fatto dei membri locali negli organismi professionali ed altro sono la testimonianza di come la riforma sia stata un vero e proprio fallimento;

   sembra ormai indifferibile la necessità di una rivisitazione della geografia giudiziaria, al fine di riorganizzare gli uffici giudiziari di primo livello secondo criteri oggettivi ed omogenei che tengano conto di parametri che nel tempo spesso sono mutati: l'estensione del territorio, il numero degli abitanti, i carichi di lavoro e l'indice delle sopravvenienze, la specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e al tasso d'impatto della criminalità organizzata –:

   se il Ministro interrogato ritenga di apportare rimedi correttivi alla legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, al fine di assicurare ai territori la presenza di uffici giudiziari di primo livello.
(3-00281)


   LOLLOBRIGIDA, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 30 settembre 2018, in seguito all'arresto del cittadino romeno che cinque giorni prima aveva derubato e stuprato una settantenne a Milano, il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha dichiarato: «Beccato dalla Polizia di Stato lo schifoso che qualche giorno fa aveva rapinato e stuprato una donna di 70 anni in casa sua a Milano. Un recidivo. Era stato già rispedito in Romania per un'altra violenza di dieci anni fa ma, uscito dal carcere, ha pensato bene di tornare subito in Italia! Posto che questo soggetto dovrebbe essere subito restituito alle patrie galere (e questa volta suggerisco di buttare la chiave), confermo l'opportunità della castrazione chimica farmacologica per “curare” questi infami: altri Paesi la sperimentano da anni, perché in Italia no?»;

   nei giorni scorsi il Ministro dell'interno è tornato sulla necessità della «castrazione chimica per gli stupratori», commentando le violenze commesse a danno della sedicenne violentata e uccisa nel quartiere romano di San Lorenzo;

   la castrazione chimica consiste nella somministrazione di farmaci che agiscono sull'ipofisi riducendo la libido ed è stata sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili, soprattutto se recidivi, e potrebbe essere applicata come parte della pena per reati a sfondo sessuale –:

   con quali modalità e con quali tempistiche il Governo intenda adottare iniziative volte a introdurre nell'ordinamento la castrazione chimica.
(3-00282)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   TRANCASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 4 via Salaria che va da Roma ad Ascoli Piceno è interessata da un intenso traffico dovuto a 64 mila pendolari che dal reatino si spostano verso Roma, esclusivamente per mezzo di trasporti su gomma;

   la città di Rieti è, infatti, un capoluogo di provincia relegato a isolamento infrastrutturale a causa della mancanza di collegamenti ferroviari adeguati, di collegamenti veloci con le maggiori città limitrofe e di caselli autostradali;

   Rieti dista 81 chilometri dal centro di Roma, per un tempo di percorrenza di circa 1 ora e 20 minuti dal centro con l'automobile, mentre il tempo stimato di percorrenza per il tragitto Rieti-Roma in treno (in condizioni ottimali) è di 2 ore e 20 minuti, e il tempo di percorrenza in autobus è di circa 2 ore;

   l'unica via percorribile per raggiungere la Capitale è la strada statale 4 via Salaria, è una strada obsoleta e danneggiata dal sisma, e su di essa, nonostante sia a una sola corsia, transitano mezzi pesanti diretti sulla costa adriatica, comportando un aggravio in termini di rallentamenti e di intensità di traffico e di pericolosità, dimostrata, purtroppo, da una lunga sequenza di incidenti anche mortali;

   in particolare, al sessantesimo chilometro della via Salaria si verificano con una frequenza impressionante incidenti stradali, spesso con esiti mortali, e proprio il 28 ottobre 2018 hanno perso la vita quattro persone, tra le quali due giovani di appena 19 e 26 anni;

   il 17 ottobre 2017, nel corso di una conferenza stampa presso la sala del consiglio della provincia di Rieti alla presenza dell'allora Ministro delle infrastrutture e trasporti Graziano Del Rio, del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, del presidente di Anas Gianni Vittorio Armani e dell'amministratore delegato e direttore generale di Rete ferroviaria italiana, Maurizio Gentile, tali aziende, di concerto con il Governo, avevano presentato un piano di ripristino e potenziamento della viabilità delle zone colpite dal sisma;

   nello specifico, il piano prevedeva sulla strada statale 4 «via Salaria» interventi per 650 milioni di euro, così suddivisi: 171 milioni per lavori di manutenzione straordinaria; 354 milioni per opere di potenziamento; 97 milioni per interventi di ripristino dei danni subiti a causa del sisma e 24 milioni per l'introduzione di infrastrutture tecnologiche (smart road);

   Maurizio Gentile, amministratore delegato e direttore generale di Rete ferroviaria italiana, dichiarò che «Ulteriore obiettivo sarà collegare le aree produttive della zona e i territori montuosi con le altre regioni, attraversa sistemi di trasporto collettivo meno inquinanti e sicuri per un maggiore sviluppo delle attività economiche. Per quanto riguarda il collegamento L'Aquila, Rieti, Roma partiremo dal progetto approvato dal Cipe nel 2006 che dovrà essere rivisitato. L'obiettivo è produrre un tracciato che consenta un collegamento con tempi di percorrenza inferiori all'ora» –:

   quali interventi siano previsti per la messa in sicurezza della strada statale Salaria;

   quali siano gli stanziamenti effettuati per la riqualificazione, il potenziamento e l'ammodernamento delle vie di comunicazione del reatino, in particolar modo della via Salaria;

   se il Governo abbia intenzione di portare avanti quanto stabilito dal precedente accordo con Anas e Rete ferroviaria italiana e, qualora vi fosse l'intenzione di sostenere l'impegno di Anas con un piano pluriennale, quali siano i tempi previsti di implementazione, sviluppo e realizzazione di tali lavori.
(3-00276)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'INCÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Padova è attivo dal 2006 un sistema tramviario su monorotaia progettato negli anni ’90 (SIR1) che si sviluppa su un percorso di 10,4 chilometri) da sud a nord della città;

   il costo dell'opera dagli iniziali 58,3 milioni di euro lievitò a 84 milioni, di cui 41 provenienti dal Fondo nazionale trasporti e la differenza a carico dei contribuenti padovani tramite la società APS Holding interamente partecipata;

   il mezzo risale agli anni ’90 e, attualmente, vi sono grosse difficoltà di approvvigionamento dei pezzi di ricambio che sono soggetti a una rapida usura; nel corso degli anni si sono evidenziate numerose criticità: occupazione delle carreggiate con eliminazione dei parcheggi a lato strada e conseguente crisi dei piccoli commercianti che vedono ridursi la clientela; impedimento alla realizzazione di rotatorie con conseguente peggioramento del traffico e dell'inquinamento; elevata pericolosità per moto e biciclette soprattutto quando passano con le ruote sopra alla monorotaia che presenta dimensioni del tutto particolari; costi molto elevati di manutenzione con le carrozze che devono essere accese h24 per caricare le batterie e per non ghiacciare nei mesi freddi; rigidità delle infrastrutture che non consente di modificare il percorso per esigenze sopravvenute;

   nel progetto iniziale, oltre al tracciato della SIR1, era previsto un altro tracciato con una lunghezza di circa 12 chilometri (SIR3) che dalla stazione centrale andava a connettersi con la tangenziale sud di Padova fino a raggiungere Agripolis, il polo universitario degli studi legato all'agricoltura;

   il comune di Padova per acquisire il finanziamento sui fondi per i sistemi di trasporto di massa intende realizzare solo una parte del tracciato SIR3 dalla stazione centrale a Voltabarozzo per un totale di 5,4 chilometri, una tratta ora servita da 4 linee di autobus delle quali soltanto due saranno sostituite dal tram;

   nel 2003 i costi previsti dell'opera ammontavano a 56 milioni di euro che rivalutati corrispondono a circa 70 milioni al quale devono essere aggiunti almeno altri 20 milioni per l'acquisto dei mezzi;

   nella prima parte il percorso attraversa viali a quattro corsie e vie a due corsie a senso unico con molte varianti e vie parallele per una circolazione alternativa: nella seconda parte però non c'è una viabilità dimensionata alla rotaia e il passaggio è previsto su una ciclopedonale (la Sografi-Voltabarozzo) e sul sedime della vecchia tramvia «Veneta», dismessa nel 1954 e oggi divenuta zona residenziale con vie strette limitate al traffico locale ed occupata da giardini e parcheggi privati;

   si tratta di un percorso completamente inadatto al passaggio di un tram che implicherà anni di cantieri con ricadute negative sulle attività commerciali della zona e sulla qualità della vita dei residenti; inoltre, questo percorso andrà a servire l'ospedale S. Antonio (destinato alla dismissione), l'ospedale civile (destinato ad un importante ridimensionamento) ma non il nuovo polo ospedaliero di Padova est –:

   se non si ritenga di promuovere preventivamente, in collaborazione con il comune, una analisi dei costi benefici dell'opera in linea con la strategia che il dicastero adotterò adotta per tutte le opere infrastrutturali del Paese, valutando mezzi alternativi alla rotaia (ad esempio mezzi elettrici per sostituire il vetusto parco mezzi del comune) i quali, oltre a comportare un notevole risparmio economico ed una ottimizzazione dell'investimento, potrebbero evitare la realizzazione di cantieri invasivi e opere irreversibili;

   se non ritenga, conseguentemente, opportuno adottare le iniziative di competenza per sospendere la concessione del finanziamento di 56 milioni di euro per il trasporto rapido di massa fino alla presentazione di un nuovo progetto alternativo al vecchio sistema SIR ormai obsoleto, costoso e pericoloso.
(5-00856)

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Emilia-Romagna da anni vengono promosse manifestazioni che hanno come protagonisti le persone non vedenti, in particolare si svolgono le «pedalate» per disabili in cui vengono utilizzate i tandem;

   le persone che vi partecipano hanno sempre espresso il desiderio di potere ripetere tali iniziative, magari su percorsi più lunghi e attrezzati, dichiarando che per loro si tratta di esperienze bellissime;

   le persone prive della vista oggi possono svolgere attività e compiti in passato impensabili anche grazie allo sviluppo delle tecnologie e dei mezzi per la mobilità indipendente, e ciò vale anche in ambito sportivo dove le competizioni con tandem sono già oggi una realtà;

   nonostante siano migliorate le condizioni che consentono alle persone prive della vista di partecipare attivamente alla vita sociale, sussistono ancora gravi problemi che ne compromettono il corretto e tranquillo svolgimento;

   nel caso specifico dell'utilizzo del tandem, come segnalato «TeleArancione WebTV», uno dei problemi che le persone non vedenti incontrano è l'impossibilità di trasportare tali velocipedi nei mezzi di trasporto pubblici, segnatamente sui treni e sui tram, e analoghe difficoltà sono incontrate dalle associazioni del settore che li spostano per farli poi utilizzare ai disabili –:

   se non intenda adottare – anche ai sensi dell'articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 – le iniziative di competenza affinché nelle autovetture dei convogli tranviari e nelle carrozze ferroviarie vi siano sistemi per il trasporto di velocipedi, tra cui quelli di tipo tandem, utilizzati per usi privati od anche agonistici dai soggetti con impedimenti sensoriali ed, in particolare, dalle persone non vedenti, oltre che dalle associazioni di settore che li spostano per farli utilizzare dagli interessati.
(4-01502)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 6 ottobre 2018, il profilo Facebook del comune di San Vito Chietino ha pubblicato un post nel quale si annunciava la partecipazione dell'assessore Andrea Catenaro alla manifestazione di solidarietà al sindaco di Riace, Mimmo Lucano, indetta dalla galassia della sinistra antagonista e globalista;

   Domenico Lucano (detto Mimmo) è stato arrestato il 2 ottobre 2018, nell'ambito di un'inchiesta avviata dalla procura di Locri diciotto mesi fa, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona;

   dalle foto si può notare che l'assessore Catenaro indossa la fascia tricolore, peraltro al contrario, disonorando la bandiera nazione. Come dispone l'articolo 12 della Costituzione, che ogni cittadino dovrebbe conoscere e – a maggior ragione – un rappresentante delle istituzioni, «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni»;

   l'uso della fascia tricolore è disciplinato dal testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, una legge della Repubblica che ogni amministratore locale che si può definire «adeguato» al suo ruolo dovrebbe conoscere alla perfezione (articoli articolo 50, comma 12 e articolo 53 comma 3);

   tale normativa è integrata dalla circolare del Ministero dell'interno n. 5 del 1998, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 270 del 18 novembre 1998 con la quale si forniscono indicazioni in ordine al corretto utilizzo della fascia tricolore da parte del sindaco;

   nella summenzionata circolare si fa riferimento alla consuetudine che il sindaco indossi la fascia, in tutte le occasioni ufficiali, in qualunque veste intervenga. Per il significato del tricolore statuito dall'articolo 12 della Carta costituzionale, essa richiama tangibilmente il principio costituzionale dell'unità ed indivisibilità della Repubblica; la circolare impone un uso corretto e conveniente della fascia tricolore nell'avvertita consapevolezza della dignità e del decoro della carica;

   politicamente, sarebbe opportuno rilevare come un sindaco rappresenti la comunità locale nella sua interezza, non solo nella parte che lo ha eletto;

   va tenuto presente che l'articolo 54 della Carta costituzionale, nell'imporre a tutti i cittadini il dovere di fedeltà alla Repubblica, statuisce, per gli amministratori, l'ulteriore dovere di adempiere con disciplina ed onore le funzioni pubbliche ad essi affidate;

   a quanto risulta all'interrogante, la manifestazione di solidarietà all'indagato Lucano non ha goduto dell'aurea di ufficialità istituzionale necessaria per consentire l'esibizione della fascia tricolore;

   l'assessore appartiene ad una lista civica espressione di un centro sociale e, come solitamente avviene in quegli ambienti, probabilmente l'assessore Catenaro si ritiene al di sopra della legge –:

   se risulti al Governo che vi fossero i presupposti per indossare la fascia tricolore nel caso di cui in premessa;

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa e se intenda adottare le iniziative di competenza, anche tramite una circolare rivolta a tutte le amministrazioni comunali, per chiarire le circostanze per l'utilizzo della fascia tricolore, in modo tale da evitarne un utilizzo improprio;

   se intenda assumere iniziative volte ad apportare modifiche e integrazioni al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di evitare arbitri e incertezze circa l'utilizzo della fascia tricolore.
(3-00279)


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 ottobre 2018, nell'ambito dell'operazione denominata «Xenia», è stato arrestato dalla Guardia di finanza il sindaco di Riace, Domenico Lucano, diventato negli anni un simbolo dell'accoglienza fino a far parlare di Riace come di un modello da studiare;

   stando a quanto si legge in una nota diffusa dalla procura di Locri, l'ex sindaco di Riace è stato accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti;

   il Ministero dell'interno, inoltre, ha contestato all'indagato Domenico Lucano «palesi irregolarità» nella gestione del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), e questo comporterà il trasferimento di tutti i migranti e la restituzione dei soldi; si parla di centinaia di migliaia di euro, che sarebbero stati utilizzati per scopi diversi da quelli per i quali erano stati stanziati;

   lo stesso Ministro dell'interno ha affermato a mezzo stampa: «Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell'uso di fondi pubblici, nemmeno se c'è la scusa di spenderli per gli immigrati»;

   l'amministrazione comunale della città di Velletri ha convocato una seduta del consiglio comunale per il giorno 31 ottobre: 2018 alle ore 9,30, nell'ambito della quale, al punto 13 dell'ordine del giorno, è prevista la discussione di una mozione relativa all'avvio della procedura per il conferimento della cittadinanza onoraria all'indagato Domenico Lucano ex sindaco di Riace (comune di Velletri, prot. 54668 del 25 ottobre 2018);

   la cittadinanza onoraria è un'onorificenza normalmente concessa da un comune ad un individuo ritenuto legato alla medesima città per il suo impegno o per le sue opere e che si sia distinto particolarmente nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'industria, del lavoro, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico od in opere, imprese, realizzazioni, prestazioni in favore degli abitanti del comune, rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, o in azioni di alto valore a vantaggio della nazione o dell'Umanità intera;

   con riferimento all'ex sindaco di Riace non sembrano all'interrogante allo stato ricorrere i suddetti requisiti per la concessione della cittadinanza onoraria –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda di cui in premessa;

   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di fare definitiva chiarezza sulle ombre organizzative e finanziarie del progetto di accoglienza Sprar di Riace;

   se intenda assumere iniziative normative per stabilire che l'onorificenza della cittadinanza onoraria non possa essere concessa a una persona indagata, considerato che per l'interrogante tale riconoscimento, come nel caso di cui in premessa, risulterebbe lesivo dell'immagine di una città, nel caso di specie Velletri, e delle istituzioni democratiche della nostra Nazione.
(3-00280)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSI e MARATTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato, 20 ottobre 2018, si è svolta nell'ambito della nona giornata di campionato di calcio di serie A, presso lo Stadio Olimpico di Roma, l'incontro Roma-Spal;

   da accreditati organi di stampa si apprende che, durante la manifestazione, sia stato impedito l'accesso nelle aree di filtraggio, da parte dei funzionari della questura romana, ai tifosi della Spal che indossavano delle magliette riportanti l'effige di Federico Aldrovandi, costretti così a rientrare a Ferrara;

   la tragedia che ha coinvolto Federico Aldrovandi nel 2005 è ben viva nella comunità ferrarese;

   nel 2012 la Corte di Cassazione ha chiuso giudizialmente la vicenda rendendo definitiva la condanna dei quattro agenti di polizia coinvolti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e – in tal caso – quali iniziative di competenza intenda avviare per garantire l'esercizio del libero pensiero – attraverso il diritto di libertà di opinione e di espressione – sancito dall'articolo 21 della Costituzione e dall'articolo 19 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, considerato che sulle magliette in questione, erano presenti immagini prive di contenuto violento, ma che al contrario volevano ricordare immagini di pace.
(5-00855)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è tenuta a Savona, sabato 27 ottobre 2018, una manifestazione organizzata dal Coordinamento antifascista cittadino, per ribadire i sentimenti democratici e la profonda storia antifascista della città, oltre alla ferma condanna di alcuni atti che negli ultimi mesi hanno destato seria preoccupazione, come il danneggiamento della lapide di Forte della Madonna degli Angeli, che ricorda il sacrificio di alcuni combattenti partigiani durante la lotta di Liberazione, e l'inserimento delle camicie nere in una lapide nella nuova ala del cimitero cittadino che intendeva ricordare i militari italiani caduti nella seconda guerra mondiale (atto dal quale, dopo un iniziale imbarazzo, ha preso le distanze anche la locale amministrazione comunale di centrodestra);

   la manifestazione, che si è svolta nella massima tranquillità, avrebbe dovuto svolgersi sul tradizionale percorso cittadino, solitamente usato per le celebrazioni pubbliche. Tuttavia, su indicazione del prefetto, gli organizzatori sono stati invitati a cambiare il percorso del corteo, per evitare di passare in via San Lorenzo, dove ha sede la locale sezione di Casa Pound;

   è del tutto inaccettabile che una manifestazione, il cui scopo è ribadire come l'antifascismo sia uno dei valori fondanti della nostra Repubblica, e in una città medaglia d'oro al Valor militare per la Resistenza, sia costretta a cambiare il percorso per la presenza della sede di una organizzazione politica che si richiama esplicitamente al fascismo;

   è grave che si sia impedito a una manifestazione pacifica e democratica, di attraversare una via cittadina, costringendo, con l'utilizzo della forza pubblica, gli oltre mille e cinquecento partecipanti, tra i quali anche il sindaco e alcuni componenti della giunta comunale, a deviare dal percorso programmato;

   già in delle precedenti occasioni si erano svolte delle manifestazioni di questa natura, anche in prossimità della sede di Casa Pound, senza che ci fosse mai stato alcun problema di ordine pubblico. Inoltre, va tenuto conto che le associazioni partecipanti, come l'Arci, la Cgil, l'Anpi, l'Aned, sono tutte organizzazioni di grande fede democratica e di provata affidabilità sul piano dell'ordine pubblico –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza della situazione che si è verificata a Savona e della scelta fatta dal prefetto; se intenda adottare iniziative affinché ciò non abbia a ripetersi, anche in considerazione del fatto che quel percorso sarà riproposto in occasione delle manifestazioni previste per le prossime ricorrenze del 25 aprile, della festa della Liberazione, del primo maggio, della festa del Lavoro, come è sempre stato fatto negli anni precedenti.
(4-01500)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   CAIATA e VITIELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», articolo 1, commi 95 e seguenti, ha disciplinato il piano straordinario di reclutamento del personale docente della scuola pubblica per l'anno scolastico 2015-2016 in base a delle fasi;

   tale piano presenta una manifesta illogicità ed irrazionalità nei confronti dei docenti assunti dalle graduatorie ad esaurimento nella cosiddetta fase B. Infatti ai suddetti docenti, contrariamente alle istruzioni operative che regolamentano ogni anno le immissioni in ruolo, è stato impedito di partecipare e dunque di accettare, nello stesso anno scolastico, un'eventuale altra proposta a tempo indeterminato per altra classe di concorso, posto comune o di sostegno nella provincia di iscrizione in graduatoria ad esaurimento (comma 102);

   l'atteggiamento del precedente Governo a parere degli interroganti è in aperto contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza e di buon andamento della pubblica amministrazione;

   la recentissima sentenza n. 9230 del 2018 del tribunale amministrativo regionale del Lazio ha riconosciuto che la mobilità straordinaria, imposta ai docenti assunti dalla legge n. 107 del 2015 nelle fasi B e C, avrebbe dovuto derogare al vincolo quinquennale e non solo a quello triennale, offrendo così maggiori opportunità di rientrare nella propria regione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare, senza indugio, iniziative normative finalizzate ad individuare una soluzione definitiva per questi docenti, privati della loro professionalità e territorialità lavorativa da un metodo privo di capacità valutazionali, che non offre soluzioni eque e giuste per gli stessi docenti.
(3-00283)


   CONTE e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato sul sito Tecnica della scuola in data 22 ottobre 2018, «le segnalazioni su irregolarità presunte o reali nello svolgimento delle prove del concorso per dirigenti scolastici continuano ad aumentare»;

   secondo quanto riferito dal sito, diversi lettori avrebbero segnalato situazioni significative: durante la prova scritta computerizzata del concorso nazionale per dirigenti scolastici, tenutasi il giorno 18 ottobre 2018, si sarebbero verificati alcuni disservizi tecnici che potrebbero aver pregiudicato la piena regolarità dell'esame;

   in alcuni casi, i candidati avrebbero visto letteralmente «sparire» i testi delle tracce svolte, probabilmente per un malfunzionamento del sistema informatico;

   in particolare, sarebbero letteralmente spariti dalla schermata alcune risposte ai quesiti che erano state già elaborate dai concorrenti, secondo le modalità pubblicate nel regolamento;

   com'è noto, prima della prova, ogni candidato ha estratto il codice personale anonimo, poi inserito nella postazione prescelta, e ha quindi utilizzato il personal computer in dotazione dell'istituto sul quale era stata inserita la piattaforma software selezionata dal Ministero;

   la veridicità dell'inconveniente segnalato, se correlato a una falla del programma o ad altre cause di tenuta del sistema, potrà essere facilmente accertata con gli strumenti informatici di ispezione che il Ministero avrà in dotazione;

   tale incresciosa situazione, se confermata, determinerebbe con tutta evidenza un pregiudizio per la regolarità della prova, che potrebbe avere ripercussioni sulla parità di condizioni che vanno garantite ai candidati alla prova scritta del concorso nazionale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di intervenire con sollecitudine allo scopo di verificare se le anomalie del sistema verificatesi in molteplici casi siano state tali da poter pregiudicare il regolare svolgimento della prova scritta del concorso citato in premessa e gli esiti della stessa.
(3-00284)

Interrogazioni a risposta scritta:


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   se tutto il territorio nazionale numerose istituzioni scolastiche dal 1° settembre 2018 sono prive della figura del direttore dei servizi generali e amministrativi su posto vacante e in particolare in Lombardia si trovano in queste condizioni 13 scuole sia del primo che del secondo ciclo;

   i dirigenti scolastici hanno atteso che venissero espletati i diversi passaggi previsti dalla normativa vigente per la sostituzione dei direttori dei Sga sui posti vacanti, avendo altresì effettuato, senza successo, tutti i tentativi all'interno degli uffici amministrativi delle singole istituzioni scolastiche per verificare le condizioni utili alla raccolta di candidature del personale in servizio;

   le attuali condizioni non rendono possibile la normale gestione degli istituti scolastici, e impediscono di poter assicurare agli studenti, alle loro famiglie e a tutti i dipendenti della scuola che l'anno scolastico possa procedere con un minimo di certezze e che possano andare a buon fine i progetti e le aspettative direttamente collegabili al successo formativo degli studenti, nel rispetto della realizzazione del piano triennale dell'offerta formativa;

   il direttore dei servizi generali ed amministrativi (Dsga), ai sensi del contratto collettivo nazionale di lavoro scuola e del regolamento contabile (decreto-legge n. 44 del 2001) è infatti una figura di vertice della singola istituzione scolastica e svolge un ruolo di notevole complessità ed avente rilevanza esterna, così che la sua assenza determina la paralisi totale di moltissime attività amministrative e contabili legate alla predisposizione del bilancio, ai controlli delle spese, alla tenuta di cassa, alla tenuta dei registri contabili obbligatori e dei relativi adempimenti di legge e fiscali, ai mandati di pagamento;

   la norma prevede la sua firma e la corresponsabilità contabile con il dirigente scolastico, sia per le reversali di cassa che per l'emissione dei mandati di pagamento, per i quali è tenuto ad effettuare il controllo della presenza di tutti presupposti giuridici, prima della loro predisposizione;

   l'assenza del direttore dei servizi generali e amministrativi significa non poter pagare i fornitori e i supplenti, non poter stipulare assicurazioni, gestire finanziamenti, piani di diritto allo studio e progetti, considerato il fatto che per qualsiasi operazione economica è necessaria la firma del direttore scolastico e del Dsga;

   per tale incarico non sono previste supplenze e non esistono di conseguenza graduatorie a ciò finalizzate, non sono previste reggenze, non sono possibili nomine d'ufficio o ordini di servizio del dirigente scolastico in tal senso; ci sono però le figure degli assistenti amministrativi che svolgono di fatto da anni questo incarico su posti vacanti senza che venga loro riconosciuto –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi con urgenza al riguardo e quali iniziative straordinarie intenda assumere, per quanto di competenza, per superare la condizione di paralisi in cui versano molte scuole lombarde, anche prevedendo il ricorso, in ultima analisi, all'istituto della reggenza da parte di Dsga in servizio in altro istituto, assegnando a tal fine risorse specifiche oppure, in alternativa, ricorrere ad eventuali incarichi a soggetti esterni.
(4-01503)


   VILLANI, NESCI, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI, SARLI, SPORTIELLO, TESTAMENTO e TROIANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 8 ottobre 2010, n. 170, riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «Dsa»;

   i Dsa riguardano un insieme di disturbi caratterizzati da significative difficoltà nell'acquisizione e nell'utilizzazione della lettura, della scrittura e del calcolo;

   la principale caratteristica di questa categoria è proprio la «specificità», ovvero il disturbo interessa uno specifico e circoscritto dominio di abilità indispensabile per l'apprendimento, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale;

   nella descrizione del disturbo è necessario, sia nella fase di diagnosi che successivamente nell'arco della vita dell'individuo, indagare gli aspetti neuropsicologi ed emotivi;

   l'aspetto emotivo e comunicativo è forse uno degli aspetti più difficili da affrontare per chi è affetto da dislessia. Proprio a causa dell'aspetto emotivo, un giovane studente di 19 anni dell'università di Salerno, nel maggio del 2017 si è tolto la vita lanciandosi dalle scale dell'ateneo. Il ragazzo, affetto da dislessia, giunto all'università ha evidenziato problemi nel comunicare con i suoi compagni e con i docenti e questa mancanza secondo i primi accertamenti lo avrebbe indotto al suicidio;

   nonostante la legge imponga alle università italiane di prevedere dei percorsi specifici per studenti affetti da Dsa, ancora oggi in molte aule universitarie i professori non riconoscono queste patologie, di fatto ostacolando il percorso formativo degli studenti affetti da Dsa e negando loro il diritto allo studio;

   da quanto si apprende da alcuni social network, esistono anche delle chat dedicate allo scambio di informazioni in merito alla problematica; viene negato allo studente l'utilizzo degli strumenti compensativi e dispensativi, strumenti necessari e fondamentali affinché lo studente possa realizzare il proprio percorso di studi nei tempi previsti, già di per sé più lunghi rispetto a quelli ordinari. Questa negazione fa sì che gli studenti affetti da Dsa si ritrovino indietro con gli esami e impossibilitati a concludere nei tempi previsti il loro percorso di studi, circostanza che in molti casi porta lo studente ad abbandonare anzitempo gli studi universitari –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di porre maggiore attenzione nei confronti degli studenti affetti da Dsa all'interno delle università italiane, affinché venga riconosciuto il diritto allo studio a tutti gli studenti, compresi coloro che sono affetti da Dsa.
(4-01505)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   gli Its – istituti tecnici superiori, sono percorsi di specializzazioni tecnica post diploma, riferiti alle aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese, realizzati secondo il modello organizzativo della fondazione di partecipazione in collaborazione con imprese, università/centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali, sistema scolastico e formativo;

   essi costituiscono un'opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una nuova strategia che unisce le politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le poetiche industriali del Paese;

   mission degli Its è acquisire, dopo il diploma, un'alta specializzazione tecnologica indispensabile per un inserimento qualificato nel mondo del lavoro, formare tecnici superiori in grado di inserirsi nei settori strategici del sistema economico-produttivo del Paese, sviluppare metodi per l'innovazione e il trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese, privilegiare una didattica esperienziale dove l'apprendimento si realizza attraverso l'azione e la sperimentazione di situazioni, compiti, ruoli affrontati in situazioni di incertezza e complessità, simili alla realtà lavorativa di tutti i giorni, orientare i giovani e le loro famiglie verso le professioni tecniche;

   particolare trend positivo ha da sempre accompagnato i 64 Its presenti nel nostro Paese, istituiti con legge n. 144 del 1999; secondo un monitoraggio del 2017 effettuato dall'Indire (Istituto nazionale documentazione innovazione e ricerca educativa) – l'ente che sovraintende e coordina gli Its – il 79,1 per cento delle diplomate e dei diplomati (pari a 1.398, su un totale di 2374, oggi 2774) ha trovato un lavoro entro un anno dalla fine del percorso: impiego che nell'87,5 per cento dei casi risulta coerente con il diploma conseguito;

   trattandosi di un percorso di istruzione post diploma, gli Its dipendono dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   dal 21 agosto 2018 – giusto il bando del 9 agosto 2018 – si rende disponibile il posto di funzione dirigenziale non generale dell'ufficio V – istruzione tecnica superiore – della direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, presso il dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca; tale posto si occupa, tra l'altro, proprio degli Its;

   ad oggi la procedura di selezione pare non conclusa;

   il Governo è in carica da oltre 120 giorni –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sia rispetto al futuro degli Istituti tecnici superiori, al loro sviluppo e alle istanze di modifiche normative sia rispetto alla nomina del dirigente competente per sviluppare il sistema Its.
(4-01506)


   CASA, ALAIMO e AZZOLINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19, «Regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento, a norma dell'articolo 64, comma 4, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133» ha, introdotto la nuova classe di concorso A-65 – teoria e tecnica della comunicazione – presente negli istituti tecnici settore tecnologico – indirizzo grafica e comunicazione;

   la nota (a) della Tabella A allegata al detto decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016 per la classe A-65 consente di nominare in opzione anche i titolari della classe A-18 e dispone che «Ha titolo di accesso in opzione il titolare della classe di concorso A-18; l'opzione è esercitata con precedenza da coloro che abbiano prestato servizio in utilizzazione nel periodo dal 1° settembre 2010 alla data del presente provvedimento per almeno un intero anno scolastico»;

   nelle tre fasce delle graduatorie di istituto valevoli per gli anni 2017/2020 aggiornate ai sensi del decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 374 del 1° giugno 2017, risultano inseriti aspiranti docenti della classe A-65, che hanno titolo ed a questo fine hanno presentato regolare domanda;

   questi docenti, così inseriti, lamentano quanto segue:

    a) essi sarebbero scavalcati sistematicamente nelle operazioni di conferimento degli incarichi a tempo determinato dalle segreterie degli istituti scolastici presso cui presentano domanda, che danno priorità sistematicamente ai docenti inseriti nella classe A-18, rendendo la classe A-65 una classe «fantasma»:

    b) gli stessi istituti che non conferiscono loro l'incarico risulta abbiano attivato l'insegnamento della nuova classe di concorso A-65 – teoria e tecnica della comunicazione;

    c) nonostante questo, risulta che le scuole interessate all'insegnamento della materia teoria e tecnica della comunicazione di cui alla classe A-65, non trovino nel sistema informatizzato traccia della classe A-65;

    d) nell'elenco ufficiale dei libri di testo delle stesse scuole risultano inseriti anche i testi relativi alla classe di insegnamento A-65 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, al fine di favorire una piena realizzazione dei diritti di pari opportunità di accesso al lavoro dei docenti inseriti nelle graduatorie della nuova classe di concorso A-65 di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016 e nelle graduatorie di istituto vigenti ai sensi del decreto ministeriale n. 374 del 2017;

   se il Ministro interrogato abbia diramato o intenda diramare direttive e circolari circa la corretta interpretazione della nota (a) della Tabella A allegata al detto decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016 per la classe A-65, nella parte in cui si parla di «opzione», chiarendo che i docenti della nuova classe di concorso A-65, ove inseriti nelle graduatorie di istituto, debbano avere priorità nelle operazioni di conferimento di incarico di supplenza, essendo essi stessi i primi titolari della classe di insegnamento in questione ex regolamento per le supplenze di cui al decreto ministeriale n. 131 del 2007;

   se, al fine di garantire la corretta applicazione delle prime graduatorie di istituto, sia stata assicurata la diramazione delle direttive connesse alla istituzione della nuova classe di insegnamento A-65 e all'aggiornamento del sistema informatico;

   se, al fine di garantire il regolare e ordinato inizio delle lezioni del corrente anno scolastico, per le operazioni di conferimento delle supplenze sia stata attivata adeguatamente l'apposita procedura informatizzata, affinché al momento della consultazione da parte della scuola interessata venga evidenziata dal sistema informatico la situazione aggiornata della posizione specifica di occupazione, ovvero di inoccupazione da parte degli aspiranti inclusi nella graduatoria medesima A-65, in modo che siano interpellati esclusivamente gli aspiranti che, ai sensi delle disposizioni del regolamento di supplenza, ne abbiano diritto.
(4-01507)


   IOVINO, DEL MONACO, IORIO e GRIMALDI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si è venuti a conoscenza di fatti gravissimi inerenti alla falsificazione dei test di ingresso di tre ragazzi alle facoltà a numero chiuso di medicina e farmacia presso l'università di Salerno;

   l'inchiesta è partita da una segnalazione da parte degli uffici amministrativi dello stesso ateneo che hanno portato all'attenzione della procura della Repubblica di Nocera Inferiore, competente per territorio, delle anomalie che avevano riscontrato a tal proposito. I risultati di accesso di tre studenti universitari, che non avevano superato la prova, sarebbero stati alterati affinché risultassero idonei all'interno della graduatoria per potersi poi immatricolare. Nello specifico si tratta di falsificazione dei dati dei tre ragazzi, i quali sarebbero stati inseriti nelle graduatorie di medicina farmacia, grazie ad un accesso abusivo alla banca dati web dell'ateneo effettuato con la complicità di un dipendente dello stesso. Secondo le indagini svolte dai carabinieri della polizia giudiziaria, gli indagati risultano essere dunque non solo i tre ragazzi ma anche un funzionario amministrativo dell'università e cinque genitori che sarebbero riusciti a mettersi in contatto con l'impiegato, riuscendo ad ottenere poi una presunta alterazione dei risultati conseguiti dai loro figli. Le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, sono quelle di: violazione del sistema informatico, falso, abuso d'ufficio in concorso e truffa. Per di più risulta che gli studenti fossero iscritti senza aver mai concluso positivamente le prove d'ammissione previste e inoltre che nei sistemi informativi dell'università risulta che abbiano anche acquisito crediti formativi per prove ed esami che, in realtà, non hanno mai sostenuto. Infine, i tre studenti, risultano in regola con il pagamento delle tasse, benché non abbiano mai pagato;

   su quanto appena esposto la procura nocerina non esclude, peraltro che, essendo tale segnalazione partita dagli stessi uffici dell'ateneo, la possibile esistenza di casi analoghi, in passato o anche in relazione a studenti ancora iscritti all'università di Salerno;

   pertanto non si comprende come, ad oggi, bisogna ancora sopportare questo tipo di avvenimenti, non solo per la mera ingiustizia insita nella falsificazione informatica di test molto complessi come quelli per le facoltà a numero chiuso, ma anche e soprattutto perché gesti di questo tipo precludono a ragazzi meritevoli di occupare un posto nella facoltà di medicina o farmacia e quindi di farsi valere solo ed elusivamente per le loro capacità;

   è altresì dato incontestabile che trattasi dell'ennesimo evento di cronaca che riporta di numerosi illeciti compiuti al fine di permettere l'immatricolazione a corsi di laurea a numero chiuso e che pongono dubbi sia sulla legittimità delle immatricolazioni sia sui concorsi stessi –:

   di quali elementi disponga circa la vicenda di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere, una volta che le responsabilità siano state accertate, in relazione ai fatti occorsi al fine di prevenire il reiterarsi degli stessi.
(4-01518)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VINCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della Holding Ferrara Servizi srl (HFS), società unipersonale del comune di Ferrara, ha comunicato al Consiglio di amministrazione il 29 marzo 2018 di avviare l’iter finalizzato all'assunzione a tempo indeterminato di un impiegato esperto in comunicazione digitale e il Consiglio di amministrazione ne ha preso atto, pur emergendo da una e-mail della HFS del 19 marzo 2018, quindi precedente alla comunicazione in Consiglio di amministrazione, la volontà di affidare alla Openjobmetis SpA la consulenza circa la selezione;

   l'articolo 25, comma 4, del decreto legislativo n. 175 del 2016 vieta alle società a controllo pubblico di procedere, in via ordinaria, a nuove assunzioni a tempo indeterminato fino al 30 giugno 2018;

   il quinto comma del citato articolo 25, nell'ipotesi di assunzioni di risorse infungibili occorse ante tempus, subordina alla preventiva autorizzazione delle regioni o dell'Anpal la possibilità stessa di avviare le procedure per il reclutamento di nuovo personale;

   il solo avvio della procedura di assunzione, in pendenza delle disposizione citate, avrebbe richiesto la suddetta autorizzazione, a giudizio dell'interrogante, configurandosi illegittimità in carenza di tale condizione;

   il summenzionato divieto è ribadito all'articolo 4 del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 9 novembre 2017 e richiamato dalla nota dell'Anpal n. 3508 del 22 marzo 2018, di cui anche la HFS è stata destinataria;

   l'unica candidata è stata ritenuta idonea l'11 luglio 2018 e assunta il 16 luglio 2018;

   a seguito dell'accesso agli atti al comune di Ferrara in data 28 agosto 2018 P.G. 104821/18 non è stata fornita alcuna documentazione relativa all’iter autorizzatorio previsto dal predetto articolo 25 né se ne fa alcuna menzione sul verbale del Consiglio di amministrazione del 29 marzo 2018 né è riportato nel bando di selezione;

   è prevista dal sesto comma dell'articolo 25 la nullità dei contratti in violazione delle citate norme;

   non appare chiaro, se in presenza di atti e fatti di simile gravità, possa dirsi «trasparente e cristallina», come invece dichiarato in consiglio comunale di Ferrara il 21 maggio 2018 dall'assessore Vaccari, la condotta della HFS, oltre a come possa sussistere «assenza di rilievi verso i soggetti apicali della società da parte degli organi di vigilanza» –:

   di quali elementi disponga in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere, anche sulla base dei dati già segnalati all'Anpal in data 2 ottobre 2018, in relazione alla delibera e al citato contratto di lavoro in un'ottica di corretta gestione delle società partecipate pubbliche.
(5-00852)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, sono organismi di natura associativa, promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle parti sociali, che vengono alimentati con il contributo obbligatorio dello 0,30 per cento della retribuzione di ciascun lavoratore, che i datori di lavoro versano all'Inps;

   negli anni, con atti di sindacato ispettivo, anche a firma dell'interrogante (n. 3-01600 dell'8 luglio 2015 e n. 5-08937 del 3 agosto 2016), sono state segnalate al Governo pro tempore gravi criticità sul funzionamento dei fondi interprofessionali, poiché il sistema di gestione di queste ingenti risorse pubbliche presenta meccanismi e lacune che mettono in serio rischio la trasparenza sull'utilizzo delle stesse, visto che manca un adeguato sistema di rendicontazione e controllo. Alcuni fondi sono stati anche oggetto di commissariamento;

   con la circolare n. 1 del 10 aprile 2018, emanata dall'Anpal, sono state individuate le linee guida sulla gestione delle risorse finanziarie attribuite ai fondi interprofessionali, recependo, sebbene parzialmente, le indicazioni fornite nel 2016, da Autorità garante della concorrenza e del mercato e Anac sul sistema dei fondi interprofessionali. Tuttavia, si evidenzia che la circolare, quale atto di natura interna, seppur utile a fini interpretativi, non è provvedimento idoneo a stabilire degli specifici adempimenti come quelli in questione. Pertanto, si ritiene necessaria una riforma normativa del settore per obbligare i fondi ad adempiere ogni atto necessario, per un trasparente utilizzo delle risorse pubbliche e una corretta gestione dei rapporti con soggetti terzi;

   al riguardo, continua ad essere difficoltoso per le imprese accedere direttamente ai dati di cumulato registrati dall'Inps, poiché l'accesso alla procedura informatica fondi reports è, ad avviso dell'interrogante irragionevolmente, riservato ai soli fondi, sicché le imprese continuano a conoscere l'entità del cumulato solo rivolgendosi ai suddetti senza poter verificare l'effettiva corrispondenza tra versato e cumulato, né l'esatta entità delle somme trattenute per commissioni;

   la circolare precitata dell'Anpal è carente laddove non introduce l'obbligo per i fondi di regolare i rapporti con le imprese attraverso la stipula di contratti; il regolamento contrattuale dovrebbe, infatti, essere un diritto delle imprese, affinché possano manifestare la volontà di iscrizione con firma del legale rappresentante e per la trasparenza di condizioni che la gestione di denaro pubblico implica;

   la circolare ha comunque introdotto importanti innovazioni in termini di trasparenza e contratti a terzi per servizi resi ai fondi. Entro 120 giorni dalla data di pubblicazione della circolare ciascun fondo è stato tenuto a trasmettere ad Anpal, per la necessaria approvazione, il proprio manuale/regolamento aggiornato sulla base della nuova disciplina;

   in materia è necessario colmare le criticità esistenti e monitorare il rispetto della circolare a cui sono sottoposti i fondi, soprattutto, per quanto concerne la predisposizione e il contenuto dei regolamenti, la pubblicità dei bilanci e flussi di cassa, la conformità al codice degli appalti per servizi resi da terzi ai fondi, l'accessibilità diretta per le imprese al cumulato lordo in Inps –:

   se e quali iniziative normative intenda adottare il Ministro interrogato affinché venga stabilita una chiara definizione e assegnazione dei ruoli nel settore, in conformità a princìpi di trasparenza, responsabilità e separazione dei ruoli di valutazione, gestione e controllo delle attività formative, per escludere conflitti di interesse tra controllore e controllato;

   se e quali iniziative intenda porre in essere affinché vengano resi pubblici i bilanci di tutti i fondi sui relativi siti web e venga fornito un rendiconto dei flussi dell'anno precedente, redatto secondo il principio di cassa, per rendere conto dell'effettivo impiego delle risorse incamerate;

   se e quali iniziative intenda adottare affinché sia concretamente garantita l'applicazione del codice degli appalti per la stipula di contratti con terzi, come gli enti formativi, che ad oggi sembra debbano ricorrere alle vie giudiziali;

   se e quali iniziative intenda promuovere affinché siano garantiti l'accesso diretto delle aziende ai dati di cumulato lordo dell'Inps e parallelamente, un contratto che disciplini il rapporto, con obbligo di firma del legale rappresentante, e che affianchi i regolamenti, non sufficienti a dirimere possibili controversie tra fondo e azienda iscritta.
(5-00857)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, FERRO, GEMMATO, CARETTA, RIZZETTO, TRANCASSINI, DONZELLI e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la liquidazione del Trattamento di fine servizio per i dipendenti del comparto difesa e sicurezza, a far data dal 2014, è disposta dall'Inps, nei seguenti termini: a) 105 giorni, in caso di cessazione per inabilità o decesso; b) 12 mesi, in caso di raggiungimento dei limiti di età, o anzianità massima contribuiva, nonché per decorso del termine finale stabilito nel contratto; c) 24 mesi, in caso di dimissioni volontarie, con o senza diritto a pensione, licenziamento o istituzione dall'impiego;

   l'Inps può ritardare, di ulteriori 3 mesi, l'incasso finale del Trattamento di fine servizio, a decorrere dal 1o gennaio 2014, per importi superiori ad euro 50.000,00, deve disporne il pagamento rateale, mentre, precedentemente, ai sensi dell'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 1973, il medesimo trattamento veniva liquidato immediatamente, in unica soluzione, alla cessazione del rapporto di lavoro;

   tutti gli interventi normativi adottati in tale ambito, con la finalità di contenere la spesa pubblica, sono stati sottoposti al vaglio della Corte costituzionale, la quale – pur non pronunciandosi nel merito, esclusivamente perché i ricorrenti si trovavano ancora in servizio – ha comunque sottolineato la rilevanza della questione (cfr. sentenza n. 7 del 2014);

   la Consulta (sentenza n. 178 del 2015) – in tema di congelamento degli adeguamenti retributivi al pubblico impiego – ha sancito l'illegittimità di disposizioni restrittive dei diritti soggettivi dei dipendenti per un tempo esageratamente lungo e/o indefinito, adottate al solo fine del contenimento della spesa pubblica e ha stabilito che, dunque, le stesse disposizioni avrebbero dovuto avere un'efficacia limitata nel tempo, mentre, allo stato, risultano ancora in vigore;

   la citata ratio legis (contenimento della spesa) appare la medesima che ha determinato la modifica della disciplina recante le modalità di pagamento del Trattamento di fine servizio disciplina che, anche in questo caso, avrebbe dovuto essere limitata a un arco temporale ristretto e che, invece, ha assunto il carattere della definitività, con la limitazione dei diritti soggettivi degli appartenenti al comparto difesa e sicurezza, in violazione dei principi sanciti dagli articoli 2, 3, 36, 53 e 97 della Costituzione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per consentire il superamento della disciplina emergenziale, a suo tempo adottata, adeguando la normativa in questione ai principi costituzionali suindicati.
(4-01504)


   SCHIRÒ e UNGARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'audizione tenutasi il 2 agosto 2017 presso il Comitato per le questioni degli italiani all'estero del Senato della Repubblica, il presidente dell'Inps Tito Boeri rimarcava come a partire dal 2015, superato il blocco delle ratifiche delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale che si era protratto per quasi trent'anni, era iniziata una nuova fase che aveva visto l'Istituto notevolmente impegnato a supporto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sia nella fase negoziale, che in quella attuativa degli accordi portati a ratifica. In particolare, il presidente dell'Inps ricordava gli accordi bilaterali, già ratificati dal Parlamento con legge con Turchia, Israele, Canada e Giappone;

   Boeri evidenziava, inoltre, che il Ministero aveva rappresentato l'intenzione di rinegoziare gli accordi bilaterali con Brasile, Australia e Stati Uniti, e di proseguire l’iter di ratifica di quelli con Cile, Nuova Zelanda e Macedonia; il Ministero aveva, altresì, comunicato l'avvio dei negoziati con Serbia, Bosnia Erzegovina e Montenegro, al fine di sostituire, come per la Macedonia, l'attuale convenzione con la ex Jugoslavia risalente al 1957, nonché l'intenzione di verificare la fattibilità di una convenzione con l'Albania;

   giova inoltre ricordare che sono oramai obsolete nello spirito, nei contenuti e nella forma, e che senza aggiornamenti non possono più tutelare adeguatamente diritti e interessi o doveri dei futuri pensionati, le convenzioni di sicurezza sociale con l'Argentina, con l'Uruguay, con il Venezuela e che probabilmente nel prossimo futuro si renderà necessaria, in vista della «Brexit», la stipula di una convenzione bilaterale di sicurezza sociale anche con la Gran Bretagna;

   a tutela di lavoratrici e lavoratori sarebbe necessario procedere in tempi quanto più stretti possibili al rinnovo o alla stipula delle convenzioni citate;

   le convenzioni di sicurezza sociale hanno garantito e garantiscono la parità di trattamento dei lavoratori che si spostavano da un Paese all'altro, l'esportabilità delle prestazioni previdenziali e soprattutto la totalizzazione dei contributi ai fini del perfezionamento dei requisiti contributivi minimi previsti dalle varie legislazioni per la maturazione di un diritto a prestazione –:

   quali iniziative il Governo abbia già intrapreso o intenda intraprendere per verificare, anche a fronte dell'aumentata mobilità internazionale di lavoratori e lavoratrici, sia in uscita, che in ingresso in Italia, la necessità di stipulare nuovi accordi bilaterali di sicurezza sociale, completando il quadro giuridico di salvaguardia dei diritti sociali, e aggiornare quelli in vigore, a garanzia di una più adeguata ed efficace tutela previdenziale.
(4-01513)


   MISITI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi, ancora non è risolta l'annosa vertenza del precariato sanitario calabrese che vede coinvolti 41 operatori attualmente assunti con contratto di fornitura/somministrazione lavoro intercorso tra la Uoc Fornitura servizi e Logistica della ASP di Cosenza e la ditta Servizi Integrati s.r.l. di Roma quale ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento annuale, con opzione di rinnovo per ulteriore anno, dei servizi igienico-sanitari, di trasporto sanitario con gestione amministrativa, e di supporto alle attività sanitarie e territoriali indetta dall'Asp di Cosenza, atto deliberativo n. 2829 del 4 novembre 2013;

   alcuni dei 41 «lavoratori» stanno svolgendo funzioni spettanti a personale di ruolo, senza alcuna garanzia, tutela, inquadramento professionale e a monte, in un rapporto di lavoro diretto con l'Asp di Cosenza che in questi anni, si è anche preoccupata di curarne la formazione con corsi specifici;

   il Ministro per la pubblica amministrazione con circolare n. 3 del 2017, integrata da circolare n. 1 del 2018 ha fornito a tutte le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 indirizzi operativi sull'applicazione di alcuni articoli del decreto legislativo n. 75 del 2017, tra cui l'articolo 20, recante misure volte al superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni e alla valorizzazione dell'esperienza professionale maturata con rapporti di lavoro flessibile;

   nella suddetta circolare si precisa che i commi 1 e 2 dell'articolo 20 prevedono la possibilità per le pubbliche amministrazioni di avviare procedure di reclutamento speciale transitorio per il triennio 2018-2020, con particolar riferimento al comma 2, lettera a), e possibilità di bandire procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al 50 per cento dei posti disponibili, al personale non dirigenziale che «risulti in servizio successivamente alla data di entrata in vigore della legge n. 124 del 2015 con contratti a tempo determinato presso l'amministrazione che procede all'assunzione o, in caso di amministrazioni comunali che esercitino funzioni in forma associata, anche presso le amministrazioni con servizi associati»;

   nella citata circolare n. 3 del 2017, inoltre, al paragrafo 3.2.8, precipuamente dedicato agli enti del servizio sanitario nazionale, si precisa che i commi 1 e 2 dell'articolo 20 si applicano a tutto il personale degli enti del Servizio Sanitario Nazionale con le stesse modalità previste per il restante personale, ma con l'ulteriore precisazione che «per il personale medico, tecnico-professionale e infermieristico del Servizio Sanitario Nazionale, dirigenziale e non, continuano anche ad applicarsi le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 543, della legge n. 208 del 2015 la cui efficacia è prorogata al 31 dicembre 2018 per l'indizione delle procedure concorsuali straordinarie, al 31 dicembre 2019 per la loro conclusione, e al 31 ottobre 2018 per la stipula di nuovi contratti di lavoro flessibile ai sensi dell'articolo 542 della stessa legge; per il suddetto personale, in quanto personale direttamente adibito allo svolgimento delle attività che rispondono all'esigenza, prescritta dalla norma, di assicurare la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari, è consentito il ricorso anche alle procedure di cui all'articolo 20 (...)» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché siano favoriti piani, programmi e interventi intesi ad applicare e/o estendere l'ambito di operatività della valorizzazione dell'esperienza professionale, in cui i 41 operatori interagiscono contestualmente, in virtù di forme contrattuali flessibili e che meritano una corretta collocazione e/o riqualificazione finalizzata alla stabilizzazione, o quanto meno, al corretto inquadramento dei rapporti di lavoro in essere.
(4-01517)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GEMMATO e DEIDDA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, sembra che F.D., militante di Fratelli d'Italia, abbia denunciato, per il tramite di un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto, una presunta illegalità legata all'inquadramento nei ruoli e al trattamento economico di una ex collaboratrice del sindaco di Taranto che sarebbe stata assunta dall'ente senza disporre dei requisiti e dei titoli di studio previsti dalla legge;

   a seguito della presentazione dell'esposto, e secondo quanto si evince da fonti di stampa, il sindaco di Taranto avrebbe contattato i dirigenti di Poste Italiane, società per la quale lavorerebbe F.D., al fine di avanzare «...rimostranze e lamentele...» nei confronti del dipendente che pare sia stato «...convocato dal direttore della Filiale di Taranto G.E. e dalla responsabile regionale P.L...» suscitando addirittura «...l'irritazione dei vertici di Poste a Roma, informati dell'accaduto, che non hanno condiviso e tanto meno apprezzato il comportamento dei propri dirigenti pugliesi...»;

   in particolare, così si legge: «... A nulla sono quindi servite le “pressioni” di Melucci sulla dirigente comunale che successivamente aveva predisposto la determina dirigenziale richiedendo alla Imbimbo la restituzione di 28 mila euro, e neanche le rimostranze e lamentele avanzate dal primo cittadino sulla direzione di Poste Italiane società per cui lavora F.D., che addirittura venne convocato dal direttore della Filiale di Taranto G.E. e dalla responsabile regionale P.L. Inutilmente e causando anche l'irritazione dei vertici di Poste a Roma, informati dell'accaduto, che non hanno condiviso e tanto meno apprezzato il comportamento dei propri dirigenti pugliesi, che peraltro ignoravano persino che F.D. esercitasse le funzioni di sindacalista proprio nel settore delle comunicazioni...» –:

   se il Governo non ritenga opportuno acquisire elementi per verificare, nell'ambito delle proprie competenze, se quanto esposto trovi conferma;

   se i fatti dovessero corrispondere al vero, quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché sia garantito il rispetto di quanto previsto dall'articolo 51-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, Testo unico sul pubblico impiego, in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti, poiché il dipendente ha denunciato all'autorità giudiziaria una condotta illecita di cui è venuto a conoscenza;

   se il Governo non ritenga opportuno intraprendere iniziative di competenza volte a verificare, anche Tramite l'ispettorato per la funzione pubblica, se sia stata garantita l'applicazione dei princìpi di buon andamento e di imparzialità della pubblica amministrazione previsti dall'articolo 97 della Costituzione in relazione alla vicenda di cui in premessa.
(4-01515)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   al centro del dibattito politico delle ultime settimane, un posto in primo piano lo merita sicuramente il reddito di cittadinanza, misura promossa dal M5S;

   nell'anno 2017 il Governo Gentiloni ha varato il reddito di inclusione sociale che ha unificato le diverse misure di contrasto alla povertà già in atto. Durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018 sono emerse altre proposte, come il reddito di dignità del centrodestra, il raddoppio del reddito di inclusione e il citato reddito di cittadinanza;

   il reddito di cittadinanza è, poi, diventato parte del contratto di governo stipulato da Lega e M5S;

   molti sono i dubbi che aleggiano intorno alla suddetta misura promossa dal Governo che, purtuttavia, con ogni probabilità non è stata mai realmente immaginata sotto il profilo dell'applicazione pratica;

   uno degli l'aspetti centrali della questione è rappresentato dalla questione riguardante la platea di beneficiari;

   a dispetto di quanto riportato nel contratto di Governo, infatti, che parla di reddito di cittadinanza solo per i «cittadini italiani», e di quanto affermato recentemente dal Ministro interpellato, nonché dal Ministro dell'interno, la misura relativa al reddito di cittadinanza non potrà escludere gli stranieri, altrimenti secondo l'interpellante si porrebbe un rischio di illegittimità costituzionale;

   a conferma di ciò si evidenzia che nel documento programmatico di bilancio 2019 inviato il 15 ottobre 2018 a Bruxelles si scrive chiaramente che il reddito di cittadinanza riguarderà gli «adulti residenti in Italia da almeno 5 anni, disoccupati e inoccupati (inclusi i pensionati)»;

   l'emergere di questa contraddizione appare evidente, in quanto il Ministro interpellato, in data 2 ottobre, aveva dichiarato alla stampa nazionale che era stata inserita una norma secondo la quale occorre essere «residente da almeno 10 anni all'interno dei confini nazionali»;

   il documento programmatico di bilancio 2019 è molto chiaro sul punto e, come già detto, prevede che il reddito di cittadinanza possa essere riconosciuto a chi non sia «cittadino» ma «risieda» da almeno 5 anni e non 10 anni nel nostro Paese;

   circa per un milione di potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, circa 210.000 sono persone immigrate che risiedono regolarmente nel nostro Paese;

   i numeri parlano chiaro e il reddito di cittadinanza potrebbe spettare ai cittadini italiani solo in minima parte;

   ad avviso dell'interpellante la misura relativa al reddito di cittadinanza altro non è che l'ennesimo bluff da campagna elettorale e l'ennesimo sfregio ai cittadini italiani che lavorano. Sotto tale ultimo profilo altra problematica di rilievo è quella inerente al rischio della cosiddetta «trappola della povertà»: rischio che si traduce nel disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro nel momento in cui si riceve un sussidio;

   il reddito di cittadinanza, nel modo in cui il Governo intende introdurlo, rappresenta uno strumento molto pericoloso soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno dove, stante l'assenza di domanda di lavoro e la progressiva desertificazione industriale del territorio nonché il conclamato malfunzionamento dei centri per l'impiego, rischia trasformarsi piuttosto ad un incentivo al lavoro nero;

   il reddito di cittadinanza ispirato al modello tedesco Hartz introdotto nel 2005 da Scroheder, che in realtà è un reddito minimo condizionato alla prova dei mezzi e all'obbligo di accettare la proposta del centro per l'impiego. Misura che in Germania può funzionare e funziona nella considerazione che in tale Nazione per i centri per l'impiego si investono 3.700 euro per ogni aspirante lavoratore e per il suo tutor. In Italia, invece, si investono appena 100 euro. Nelle regioni del Mezzogiorno, addirittura, il 72 per cento di queste strutture è priva persino delle attrezzature informatiche di base –:

   se il Governo interpellato intenda chiarire le contraddizioni emerse nelle ultime settimane relativamente a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelare concretamente i cittadini italiani che versano in stato di povertà.
(2-00157) «Elvira Savino».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Parentela e altri n. 4-01397, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Nesci.

  L'interrogazione a risposta scritta Romaniello n. 4-01456, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carinelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Nardi e Ferri n. 5-00843, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ascani.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Foti n. 4-01498 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 73 del 29 ottobre 2018. Alla pagina 2738, prima colonna, alla riga decima, deve leggersi: «stessa, ai sensi dell'articolo 134, comma 4,» e non come stampato.