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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 16 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni IV e VII,

   premesso che:

    in Italia una fascia estesa di popolazione meno abbiente è ancora lontana dalla piena fruizione di spettacoli teatrali e dal vivo, a causa della scarsità di idonee strutture operative, ma soprattutto per i costi elevati e per le difficoltà logistiche (accessi scomodi per scarsità di collegamenti, mancanza di parcheggi e altro);

    è ormai riconosciuto e provato che il teatro nelle sue molteplici forme, ha una grande valenza educativa e sociale, e quindi va valorizzato e aiutato;

    esistono alcune strutture dello Stato al momento poco utilizzate e/o riservate ad un numero esiguo di persone che ne usufruiscono per esigenze istituzionali;

    in questo quadro fa eccezione il caso della sala polifunzionale-teatro dell'Aeroporto militare di Capodichino (Napoli), pioniere in una iniziativa, ideata e portata avanti da una associazione artistica campana, che da circa dieci anni ha ottenuto grande successo e, grazie alla quale, su designazione dei comandanti, sono state realizzate stagioni teatrali di caratura nazionale, con attori prestigiosi tra cui Claudia Cardinale, Pino Caruso, Carlo Buccirosso, Carlo Croccolo, Maurizio ed Antonio Casagrande, Biagio Izzo ed altri;

    da questa esperienza si intende partire per far decollare un progetto pilota, e generare un modello da applicare in altre strutture d'Italia;

    tali manifestazioni sono state rese possibili grazie a una direzione culturale accurata e di alto profilo, che ha saputo coniugare liturgia militare e professionalità artistica;

    l'esperienza maturata a Capodichino ha avuto una ricaduta positiva notevole sull'intero comprensorio sul cui sedime opera l'Aeronautica militare,

impegnano il Governo:

   a promuovere e realizzare un progetto pilota che renda strutturale questa collaborazione tra il Ministero della difesa e il Ministero per i beni e le attività culturali, aprendo alla fruizione cinque sale polivalenti, selezionate tra le circa cinquanta esistenti in Italia appartenenti al Ministero della difesa;

   a continuare, nel contempo, nel processo di apertura delle istituzioni alla società civile, favorendo l'accesso delle fasce sociali meno abbienti, con grande beneficio culturale e sociale, a cartelloni teatrali di livello nazionale, e dando la possibilità alle produzioni teatrali di allargare il loro raggio d'azione e la loro attività a costi contenuti.
(7-00072) «Acunzo, Iovino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo per sapere – premesso che:

   sono passati solo dieci anni dall'alluvione che interessò il territorio di Capoterra che scaricò in poche ore milioni di metri cubi d'acqua provocando una frana di terra e detriti nel sud orientale della Sardegna, nella quale persero la vita quattro persone. Il territorio a sud-est della Sardegna qualche giorno fa è stato nuovamente interessato da una violenta ondata di maltempo che ha provocato anche delle vittime; una giovane madre di 45 anni Tamara Maccario è deceduta e a tutt'oggi risulta disperso un giovane pastore di 38 anni Nicola Campitello;

   nel cagliaritano i centri abitati più interessati sono stati quelli di Cagliari, Capoterra, Assemini, Decimomannu, Uta, Castiadas, Muravera, San Vito e Tertenia, mentre nella zona del Sarrabus i centri maggiormente colpiti sono Muravera, San Vito, Villaputzu e Castiadas. Oltre ai tredici comuni colpiti direttamente si aggiunga anche che i danni ingenti provocati da questo evento meteorologico producono disagi che inevitabilmente si riflettono su tutta l'isola;

   difatti l'alluvione ha fortemente compromesso la viabilità di tutta l'area. Strade, statali e non, risultano ancora impercorribili, ponti e collegamenti con la zona dell'agro sono difficilmente praticabili. La strada statale 195 «Sulcitana», che collega tutti i principali centri abitati del sud-ovest della Sardegna, ha subito vari danni tra i quali il crollo di una parte di un ponte. Gli interventi cosiddetti a tampone già praticati su questo tratto di strada hanno dimostrato di essere poco efficaci nel medio periodo. Si ricorda infatti come nel 2008 un'insegnante perse la vita proprio sulla strada statale 195, nel tratto in cui sfocia il rio San Girolamo;

   da notizie di stampa si rileva, inoltre, che i danni non si limitano a strade e ponti, quella che è stata messa in ginocchio è l'economia agropastorale. Il comparto agropastorale, secondo una stima fatta da Coldiretti, avrebbe subito danni per svariati milioni di euro; inoltre, la conta dei danni totali, secondo una prima stima destinata a crescere, oscilla tra i 70 e i 100 milioni di euro;

   da ultimo, a tutto ciò si sono aggiunte preoccupanti notizie circa un possibile inquinamento marino causato dallo sversamento in mare di idrocarburi provenienti dalla raffineria Saras;

   la giunta regionale ha dichiarato di recente lo stato di calamità naturale –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per fronteggiare l'attuale stato di emergenza infrastrutturale in cui versa tutto il territorio interessato dal nubifragio del 10 ottobre 2018 e per sostenere la compromessa economia agropastorale.
(2-00144) «Marino, Cabras, Scagliusi, Barbuto, Barzotti, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Liuzzi, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Cadeddu, Corda, Deiana, Lapia, Alberto Manca, Perantoni, Scanu, Vallascas, Giarrizzo, Giordano, Giuliano, Giuliodori, Grimaldi, Gubitosa, Ianaro, Iorio, Iovino, L'Abbate, Lattanzio, Licatini, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Maglione, Maniero, Manzo».

Interrogazione a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato sconcerto e anche indignazione la notizia apparsa sui principali organi di informazione circa un episodio di discriminazione razziale che ha visto, nell’hinterland barese, come vittima un bimbo di otto anni e mezzo;

   il bimbo in questione di nazionalità italiana con madre italiana e padre di origine ivoriana sarebbe stato vittima di una aggressione da parte di alcuni di alcuni ragazzini poco più grandi lui;

   l'aggressione sarebbe scaturita a seguito di un diverbio degenerato poi in un attacco con tanto di bomboletta spray e con una frase inquietante pronunciata in dialetto e riportata negli articoli di questo tenore «Sei nero, ora ti facciamo diventare bianco»;

   i familiari del bimbo sono preoccupati a tal punto dal non volere denunciare l'episodio, ma ritengono che non si tratti di semplice bullismo;

   è evidente che il clima di crescente razzismo rischia di ripercuotersi a danno dei più fragili e indifesi come i bambini;

   questo episodio rappresenta una offesa non solo al bambino ma al buonsenso e si tratta di episodi che non possono essere sottovalutati o derubricati –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziativa di competenza intenda assumere con la massima urgenza per contrastare questi sentimenti di pericoloso odio sociale che purtroppo vede come vittime anche bambini.
(3-00242)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, RIZZO NERVO, PINI, CARNEVALI e DE FILIPPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera d), del decreto-legge 12 luglio 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, al Ministro per la famiglia e le disabilità sono state conferite prioritariamente le competenze di indirizzo e coordinamento in materia di politiche in favore delle persone con disabilità, anche con riferimento a quelle per l'inclusione scolastica, l'accessibilità e la mobilità, fatte salve, le competenze dei Ministri interessati, nonché le funzioni di competenza statale attribuite al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dall'articolo 46, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, in materia di coordinamento delle politiche volte a garantire la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità e a favorire la loro partecipazione e inclusione sociale, nonché la loro autonomia;

   la suddetta decisione ha originariamente sollevato diversi dubbi e preoccupazioni in alcune associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità e in alcuni esperti del settore;

   a tutt'oggi, consultando il sito istituzionale di riferimento del Ministro interrogato (www.politichefamiglia.it), nella pagina relativa all'organizzazione, risultano essere istituiti ed operativi solo l'ufficio – interventi per la conciliazione, comunicazione e gestione e l'ufficio – politiche per la famiglia. Al contrario, nessuna struttura risulta essere istituita con riferimento alla competenza in materia di disabilità;

   nel corso dell'audizione, sulle linee programmatiche del Ministro interrogato, tenutasi il 26 luglio 2018, presso la Commissione affari sociali della Camera dei deputati, il Ministro ha lamentato la mancanza di una regia complessiva delle politiche in materia di disabilità;

   la mancanza di una struttura ministeriale operativa su un tema di tale rilevanza sociale rischia di determinare gravi ritardi e disfunzioni nella gestione di istituti e risorse di primaria rilevanza per i cittadini con disabilità –:

   quali siano le ragioni della mancata istituzione delle strutture operative che fanno capo al Ministro interrogato relativamente alle competenze in materia di disabilità;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di superare siffatta disfunzione organizzativa.
(5-00736)

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   i violenti nubifragi che hanno colpito la Sicilia in questi giorni sono stati particolarmente violenti la sera del 14 ottobre 2018 e hanno messo in ginocchio molte città della provincia di Ragusa;

   l'eccezionale ondata di maltempo ha lasciato solo macerie e detriti, un quadro della situazione devastante. Il violento temporale ha particolarmente colpito le frazioni di Cava D'Aliga e Donnalucata, nel comune di Scicli, dove si è abbattuta una tromba d'aria provocando notevoli danni alle aziende agricole. Sono state divelte le panchine dei lungomari e le coperture delle serre. Nella città di Pozzallo preoccupano le condizioni delle strade, alcune di queste compromesse da importanti crepe nell'asfalto. Notevoli danni si registrano anche nelle città di Modica e Ragusa, anche qui risultano compromesse diverse strade, dove si sono verificati allagamenti; molte sono inagibili, c'è il pericolo di caduta di massi e vi sono muri di contenimento crollati;

   non solo le infrastrutture sono gravemente compromesse e distrutte ma anche l'agricoltura ha avuto l'ennesimo colpo di grazia; nella maggior parte dei casi molti agricoltori hanno perso l'intera produzione che aveva richiesto investimenti e lungo lavoro. I danni all'agricoltura sono ingenti, le serre e le colture a pieno campo sono completamente azzerate, distrutte dall'abbondante pioggia. A tutto ciò si aggiungono i danni subiti dai privati cittadini –:

   se il Governo intenda dedicare immediata attenzione a questi territori per i quali già gli uffici competenti stanno procedendo all'accertamento e alla quantificazione dei danni, affinché si possano subito ripristinare i luoghi fortemente a rischio e danneggiati, accogliendo celermente le richieste degli enti locali per la dichiarazione dello stato di emergenza.
(4-01396)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   l'Ema, European medicine agency, creata nel 1992, è responsabile della valutazione scientifica, della supervisione e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali nell'Unione europea, ed è essenziale per il funzionamento del mercato unico dei medicinali al suo interno;

   l'agenzia è uno snodo cruciale per la vita dell'industria e dei cittadini europei. Secondo Farmindustria, il settore italiano, con la Lombardia come primo centro propulsore, ha – fra personale diretto e indiretto – 130 mila addetti, 30 miliardi di euro di produzione (di cui 21 miliardi di export) e 2,7 miliardi di euro di investimenti (1,5 sul versante della ricerca e sviluppo e 1,2 sul lato produttivo). Il settore farmaceutico in Italia può essere considerato la prima industria europea per crescita cumulata dell’export (dal 2010 al 2016, +52 per cento), a una pochissima distanza da quella tedesca per ordine di grandezza complessiva;

   il capoluogo lombardo è, a tutti gli effetti, una città dal respiro internazionale (grazie anche agli investimenti fatti per Expo 2015), presenta una posizione ideale sotto il profilo logistico, ha ottimi indici di sicurezza e vanta strutture formative di eccellenza in ambito europeo;

   la scelta di assegnare con il sorteggio l'Agenzia europea del farmaco, l'Ema, ad Amsterdam si sta rivelando deleteria per il funzionamento della stessa agenzia, per via di ostacoli logistici, legati alla lentezza dei lavori infrastrutturali per dotare l'Ema di una nuova sede ancora interamente da costruire nella capitale olandese, ma anche per via di problemi burocratici e fiscali;

   il trasloco ad Amsterdam sta comportando un'emorragia di personale, quantificata in circa il 30 per cento di funzionari e addetti che non vogliono trasferirsi in Olanda per ragioni fiscali (perderebbero un quarto dello stipendio e avrebbero un costo della vita più alto rispetto a Londra, a cominciare dalle abitazioni), ed un rallentamento delle attività dell'Ema. E ci sono annessi problemi per il trasferimento delle circa 2.500 società satellite dell'Ema –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente riproporre a livello europeo la questione del trasferimento dell'Ema a Milano, al fine di assicurare la piena ed immediata funzionalità dell'agenzia, che nel capoluogo lombardo troverebbe una sede già pronta ad accoglierla e una serie di componenti logistiche e amministrative che faciliterebbero il trasferimento del personale e delle società satellite da Londra.
(3-00250)


   FUSACCHIA. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   quello di Ministro per gli affari europei è un ruolo di particolare rilevanza per quanto riguarda la manovra finanziaria, che prevede passaggi e interlocuzioni formali con le istituzioni europee;

   è comprovato, in particolare, il ruolo che il Ministro interrogato sta avendo a riguardo, come confermato dalla sua presenza in Aula – in rappresentanza del Governo e al posto anche del Ministro dell'economia e delle finanze – l'11 ottobre 2018 in occasione della votazione della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza;

   la sensibilità dei mercati alle dichiarazioni e alle azioni del Ministro interrogato è particolarmente sviluppata, considerate anche le vicende intercorse nelle settimane precedenti alla formazione del Governo e il ruolo influente riconosciuto dalle forze di maggioranza e dagli altri Ministri del Governo al professor Paolo Savona in merito alle questioni economiche e monetarie e ai possibili scenari legati alle azioni dell'Esecutivo e della stessa maggioranza;

   sembrerebbe che il professor Paolo Savona risultasse – al momento dell'assunzione del suo attuale incarico di Governo e del giuramento sulla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica – presidente dell’hedge fund Euklid;

   il Ministro interrogato avrebbe dichiarato di essersi dimesso dal fondo nel mese di maggio 2018, ma risulterebbe che le dimissioni siano in realtà state comunicate al registro delle imprese britannico solo il 13 ottobre 2018, con valore retroattivo, utilizzando una facoltà prevista dal diritto inglese;

   ad avviso dell'interrogante permane un serio rischio di conflitto di interessi, non potendosi peraltro oggettivamente escludere l'eventualità di vantaggi indebiti a favore di un hedge fund, anche per effetto delle recenti oscillazioni di spread, borsa, mercato dei titoli –:

   se da quando è diventato Ministro ci siano stati contatti di qualsiasi natura e genere, diretti o indiretti, con gli operatori del fondo, considerati i rischi sopra evidenziati e il rapporto che il Ministro interrogato ha avuto con il fondo in termini di cariche, promozione, portafoglio ed investimenti.
(3-00251)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO e TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, denominata direttiva «habitat», contribuisce a salvaguardare la biodiversità e prevede la costituzione della rete ecologica europea «Natura 2000». In Italia, il rilevamento degli habitat è stato avviato, in via ricognitiva per gli habitat prioritari, dalla Società botanica italiana e completato dalle regioni per i territori di loro specifica competenza. Attualmente il censimento effettuato in Italia ha portato al riconoscimento di 2.283 siti di interesse comunitario che possiedono i requisiti previsti nella direttiva;

   ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 1, della direttiva, «in base ai criteri di cui all'allegato III (fase 1) e alle informazioni scientifiche pertinenti, ogni Stato membro propone un elenco di siti, indicante quali tipi di habitat naturali di cui all'allegato I e quali specie locali di cui all'allegato II si riscontrano in detti siti»;

   ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, di recepimento della direttiva citata, «le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano individuano i siti in cui si trovano tipi di habitat elencati nell'allegato A ed habitat di specie di cui all'allegato B e ne danno comunicazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ai fini della formulazione alla Commissione europea, da parte dello stesso Ministero, dell'elenco dei proposti siti di importanza comunitaria (pSic) per la costituzione della rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione denominata “Natura 2000”»;

   all'uopo, il menzionato decreto, all'articolo 2, comma 1, lettera m), stabilisce cosa sia un sito di importanza comunitaria e, alla lettera m-bis), un proposto sito di importanza comunitaria (pSic) quale sito individuato dalle regioni e province autonome, trasmesso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio alla Commissione europea, ma non ancora inserito negli elenchi definitivi dei siti selezionati dalla Commissione europea;

   nel nostro Paese, tuttavia, si registra una mancanza di entità ed habitat meritevoli di conservazione. Non risulta ancora aperta, anche se prevista, la fase di integrazione degli allegati. Inoltre, in alcuni casi, sarebbe necessario rivedere l'attribuzione dello status di «prioritario»;

   a tal fine, è stato realizzato un nuovo «Manuale di interpretazione degli habitat di interesse comunitario presenti in Italia», strumento determinante per analizzare e descrivere lo straordinario patrimonio naturalistico italiano, sia per fini conoscitivi che per obiettivi applicativi, quali la definizione delle azioni di gestione degli habitat e dei siti e le eventuali valutazioni di incidenza. Nel manuale si è proceduto alla redazione della lista degli habitat presenti in Italia in base a quanto previsto nell'allegato I della direttiva, nelle Reference List e nel manuale europeo (EUR 27) e alla definizione di una «scheda tipo» da utilizzare per la descrizione di ciascun habitat;

   nella scheda tipo 11: acque marine e ambienti a marea, recante codice Natura 2000 n. 1110; banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina, si riferisce che la tutela dovrebbe estendersi quando si presentano biocenosi delle sabbie fini a bassa profondità, biocenosi delle sabbie fini ben calibrate, biocenosi delle sabbie fangose superficiali in ambiente riparato, ciascuna di queste in associazione a Cymodocea nodosa e in associazione a Cymodocea nodosa su sabbie infangate superficiali in acque riparate: tali zone sono da considerarsi habitat da proteggere e per esse occorre l'inserimento tra i proposti siti di importanza comunitaria (pSic) – marini – per la costituzione della rete ecologica europea, coerente di zone speciali di conservazione, denominata «Natura 2000» –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno, sulla base delle evidenze di cui in premessa, adottare le iniziative di competenza nelle opportune sedi affinché nelle regioni interessate dalla presenza di zone rispondenti alle condizioni di cui alla citata scheda tipo n. 11 si provveda alla corretta individuazione e proposta in tempi congrui dei siti di importanza comunitaria per la costituzione della rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione denominata «Natura 2000» di modo che quelle zone siano considerate come siti di interesse comunitari marini;

   se, alla luce delle specifiche del «manuale di interpretazione degli habitat di interesse comunitario presenti in Italia», non ritengano di promuovere un aggiornamento delle mappature e delle cartografie.
(5-00733)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 7 di mattina del 7 ottobre 2018 in condizioni meteorologiche marine ottimali, la nave tunisina Ulysse, partita da Genova e diretta a Tunisi, si è schiantata contro la portacontainer cipriota Cls Virginia, ancorata alla fonda, nel Mar Tirreno, tra la Corsica e l'isola di Capraia;

   le cause dell'incidente sono ancora tutte da accertare e tra le ipotesi su cui pare stiano indagando le autorità corse potrebbe esserci un guasto al radar, l'errore umano, oppure una velocità troppo elevata che non ha permesso alla Ulysse di cambiare rotta ed evitare l'impatto;

   più della dinamica dell'incidente quello che più preoccupa adesso è l'allarme inquinamento causato dallo sversamento in mare di almeno 600 metri cubi di olio carburante fuoriuscite dai serbatoi delle navi. Una chiazza, ora dopo ora, si è estesa fino ad arrivare a coprire circa venti chilometri quadrati, più o meno le dimensioni di Capraia, l'isola dell'arcipelago toscano che dista poco più di 40 chilometri dal punto dell'impatto, a 14 miglia a nord ovest di Capo Corso;

   come ha spiegato anche il direttore delle campagne di Greenpeace Italia, si tratta di combustibile navale - in particolare, della portacontainer cipriota - che usualmente contiene elevati quantitativi di sostanze tossiche e cancerogene (idrocarburi policiclici aromatici e altro). Questo incidente conferma la vulnerabilità dell'area, soggetta a intenso traffico navale e funestata da ripetuti incidenti;

   occorre constatare come, nonostante gli appelli lanciati dalle associazioni ambientaliste, poco sia stato fatto in questi anni per garantire la sicurezza dei trasporti in quell'area che, tra l'altro è il cuore del santuario dei cetacei;

   a parere degli interroganti se la collisione fosse avvenuta all'interno dello Stretto di Bonifacio, un'area estremamente fragile che continua a essere esposta ad un traffico estremamente elevato, si sarebbe quasi sicuramente avuto un disastro ambientale in grado di mettere a rischio uno dei patrimoni naturali del nostro Paese, compresa l'area marina de La Maddalena;

   l'area delle Bocche di Bonifacio è tra le zone paesaggisticamente più belle e ricche di biodiversità del Mediterraneo, con caratteristiche naturali di assoluta rilevanza ed unicità, come viene testimoniato dalla stessa istituzione della area marina protetta de La Maddalena;

   si tratta, però, anche di una zona di navigazione molto pericolosa, con un volume elevato di traffico di navi di ogni genere, comprese navi con carichi pericolosi (petrolio e sostanze chimiche);

   in media ogni anno attraversano lo stretto di Bonifacio 3.500 navi di cui (10 per cento francesi, il 26 per cento italiane e il 64 per cento battenti altre bandiere). Ogni anno sono circa cinquanta le navi alle quali viene contestata la mancata osservanza delle misure di protezione ambientale –:

   quali iniziative abbia assunto il Governo per evitare un disastro ambientale di tale portata le cui conseguenze sono difficilmente immaginabili, a causa dello sversamento in mare di olio carburante dopo l'incidente descritto in premessa;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire la sicurezza dei trasporti in questo tratto di mare che è il cuore del santuario dei cetacei.
(4-01393)


   FERRO, TRANCASSINI, BUTTI e FOTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i siti di interesse nazionale (Sin) sono attualmente 39 e coprono una superficie corrispondente a circa il 3 per cento del territorio italiano;

   i procedimenti finalizzati alla bonifica dei Sin sono ben lontani dall'essere completati, così come rilevato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella propria relazione di fine mandato sulle «Bonifiche nei siti di interesse nazionale»;

   nella succitata relazione, la Commissione permanente ha ribadito, riprendendo gli esiti dei lavori depositati il 12 dicembre 2012 dalla precedente Commissione parlamentare, che: «Un dato emerso in maniera evidente e che sin d'ora può essere sottolineato è quello concernente l'estrema lentezza, se non la stasi, delle procedure attinenti alla bonifica dei siti di interesse nazionale»;

   nel capitolo dedicato alla «strategia di riforma del Governo» contenuto nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018 agli interroganti non risultano presenti misure o interventi, puntuali e diffusi sul tema delle «bonifiche dei siti inquinati», lacuna francamente inaccettabile, sia per le ragioni legate alla tutela dell'ambiente e della salute umana, sia per quelle legate al mancato recupero economico produttivo dei siti inquinati in un'ottica di sistema che consente la riduzione del consumo di suolo e il rilancio sociale e occupazionale delle aree interessate;

   alla mancata bonifica dei siti di interesse nazionale sono connesse gravi e impellenti problematiche sanitarie, come riportato anche dall'ultimo rapporto Sentieri (ed. 2018) sullo stato di salute delle popolazioni che vivono nei Sin e nei Siti di interesse regionale, redatto dall'Istituto superiore di sanità e presentato a giugno 2018 presso lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per dare impulso alla bonifica dei siti di interesse nazionale, specificando se esista e quale sia la strategia del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel campo delle bonifiche, anche con riferimento alla bonifica e alla messa in sicurezza delle aree ricomprese all'interno del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara.
(4-01395)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:


   ASCANI, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PRESTIPINO, ROSSI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. – Per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, venendo incontro ai rilievi espressi dal Consiglio di Stato, ha esteso ai soggetti che compiono diciotto anni nel 2018 l'assegnazione della carta elettronica per i giovani – la cosiddetta card cultura – introdotta dalla legge di stabilità per il 2016;

   la procedura di registrazione per i ragazzi nati nel 2000 alla piattaforma www.18app.italia.it non risulta ancora attiva e, soprattutto, non vengono date indicazioni sui tempi di erogazione;

   dal sito ufficiale, l'unica informazione utile è per i nati invece nel 1999, che avranno tempo fino al 31 dicembre 2018 per spendere il proprio bonus di 500 euro;

   dall'attivazione, 3 novembre 2016, ad oggi, risultano spesi circa 220 milioni di euro in libri, quasi l'80 per cento dei totali 268 milioni di euro spesi in cultura. Un successo per un Paese come il nostro, dove si legge poco;

   inoltre, i ragazzi hanno acquistato musica registrata per il 12,42 per cento: in soli otto mesi, dall'ottobre 2017 a maggio 2018, gli acquisti di musica tramite 18app hanno realizzato consumi per oltre 12 milioni di euro, sensibilizzando così i giovani all'acquisto di contenuti legali sul web e allo stesso tempo stimolandoli all'utilizzo delle nuove tecnologie;

   anche in Francia, si sta per introdurre uno strumento simile alla 18app: ad annunciare la misura è stato il Primo Ministro francese Édouard Philippe, dando seguito a quanto promesso in campagna elettorale dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron –:

   quali siano i tempi certi di attivazione della card cultura destinata ai giovani nati nell'anno 2000.
(3-00252)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   Banca Popolare di Bari e Banca Carige hanno assunto da oltre un anno diverse misure al fine di raggiungere una maggiore patrimonializzazione;

   recenti notizie di stampa – il Sole24Ore del 5 ottobre – segnalano provvedimenti della Consob – approvati a metà settembre – con sanzioni pecuniarie amministrative a carico dei vertici della Banca Popolare di Bari per violazioni relative ad eventi tra il 2014 e il 2016;

   le violazioni riguardano: le modalità di determinazione del prezzo degli aumenti di capitale tra il 2014 e il 2015 e omissioni di informazioni relative a tali modalità nei prospetti informativi; irregolarità nella profilatura dei clienti, ai quali sono stati venduti strumenti altamente rischiosi nonostante la bassa propensione al rischio; gravi ritardi ed errori nella gestione degli ordini di vendita dei titoli della Banca, il cui inserimento tardivo non ha consentito di rispettare la sequenza temporale di arrivo degli ordini;

   i risparmiatori che detengono azioni della Banca Popolare di Bari stanno tentando di realizzare lo smobilizzo del loro investimento senza alcun risultato;

   secondo notizie di stampa (Il Fatto Quotidiano del 16 marzo 2018) la Banca Popolare di Bari è stata oggetto di indagine per truffa, ostacolo alla vigilanza, falso in bilancio e maltrattamenti; il tribunale di Bari ha archiviato l'indagine relativa alla presunta esistenza di un'associazione per delinquere finalizzata a truffare i correntisti; la richiesta di archiviazione è stata motivata dall'assenza di una regia comune che avesse pianificato le condotte illecite contestate, conclusione accolta dal Gip Pellecchia; sono rimasti in piedi, tuttavia, altri filoni d'indagine; tra gli indagati ci sono il responsabile della linea contabilità e bilancio, il dirigente dell'ufficio rischi, il presidente, l'allora direttore generale; i fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2013 e il 2016; il sospetto degli inquirenti baresi è che la banca abbia comunicato alla Consob bilanci non veritieri e poco chiari, soprattutto con riferimento alla qualità dei crediti; oggi il continuo deprezzamento delle azioni rileva una quotazione inferiore a 3,00 euro;

   il fermo rifiuto opposto dalla banca alle richieste dei soci di liquidazione delle quote e di conoscere il valore effettivo del loro investimento, al momento dell'eventuale realizzo, ha portato ad azioni legali di singoli gruppi o per tramite di associazioni di consumatori; le iniziative promosse presso l'Arbitro per le controversie finanziarie (ACF) presso Consob hanno portato a decisioni orientate al risarcimento degli azionisti perché questi non erano in grado di percepire l'alta rischiosità dell'investimento;

   eventuali procedimenti giudiziari di condanna della banca a risarcimenti, farebbero emergere una situazione di insolvenza tale da generare il tracollo dell'istituto; appare auspicabile sostenere e rafforzare la redditività della banca al fine di risarcire taluni investitori e convincere altri a mantenere gli investimenti;

   anche per Banca Carige, per cause diverse dalla Banca di Bari, si rileva una situazione altrettanto critica; la procura muove l'ipotesi di reato contro ignoti per abuso di mercato; a giudizio degli interpellanti i sospetti sulla condizione patrimoniale e reddituale sembrano confermati da una lettera della BCE resa nota dalla banca stessa dove la Banca centrale – rilevando delle irregolarità sul capitale – chiede un nuovo piano di rafforzamento entro la fine di novembre, indicando come necessaria anche un'aggregazione; il sito Finanza OnLine, il 24 luglio 2018, segnala in banca Carige anche un conflitto nel management che ha portato alle dimissioni prima del presidente e poi del suo vice insieme ad altri due consiglieri in disaccordo con l'amministratore delegato; la Guardia di finanza ha notificato alla direzione della banca un atto della procura con la richiesta di acquisizione delle lettere inviate dagli organi di vigilanza della Bce e della documentazione relativa alle sedute del consiglio di amministrazione e delle assemblee degli azionisti;

   i fatti suesposti dimostrano evidenti difficoltà di coordinamento e di controllo da parte degli organi di vigilanza, in primis Banca d'Italia e in secondo luogo Consob;

   urgente appare rendere cogenti gli obblighi relativi alla trasparenza contabile e alla comunicazione tempestiva dei tempi e dei contenuti delle attività di deprezzamento e svalutazione delle azioni, essenziale per stabilire il valore dell'azione al momento della richiesta di smobilizzo da parte dei singoli soci;

   si rileva assenza di controlli e accertamenti sulla condotta dei funzionari bancari in merito all'assegnazione di un corretto profilo bancario dell'investitore, anche al fine di distinguere il vero truffato dall'operatore finanziario disposto ad accollarsi il rischio;

   ai sensi dell'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE, gli SGD – i Sistemi di garanzia dei depositi – possono essere considerati misure alternative volte a evitare il fallimento di un ente creditizio, se vengono soddisfatte determinate condizioni;

   la direttiva 2014/59/UE, all'articolo 32, paragrafo 4, prevede che al fine di evitare o rimediare a una grave perturbazione dell'economia e preservare la stabilità finanziaria, è possibile ricorrere ad un sostegno finanziario pubblico straordinario, se vengono soddisfatte determinate condizioni –:

   in considerazione delle iniziative assunte nelle recenti liquidazioni coatte amministrative di istituti di credito ed in particolar modo delle trasformazioni operate, anche per legge, nell'assetto societario di tali banche, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, nel rispetto dell'articolo 47 della Costituzione, in relazione ai casi in premessa, intervenendo con urgenza a tutela dei risparmiatori e degli investitori truffati e valutando altresì l'opportunità di ricorrere, in via preventiva, ai fondi di garanzia dei depositi di cui all'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE o al sostegno finanziario pubblico straordinario a norma dell'articolo 32, paragrafo 4, della direttiva 2014/59/UE.
(2-00147) «Ruggiero, D'Uva, Angiola, Vianello, Macina, Nitti, Ermellino, Raduzzi, Giuliodori, Caso, Aprile, Grimaldi, Zanichelli, Martinciglio, Faro, Maniero, Masi, Currò, Cancelleri, Giannone, Migliorino, Trano, Cabras, Zennaro, Ruocco, Palmisano, De Lorenzis, Donno, D'Ambrosio, Battelli, Rizzone, Traversi, Volpi».

Interrogazione a risposta orale:


   MUSELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'impossibilità per gli enti locali di effettuare, utilizzando gli avanzi di amministrazione, interventi di manutenzione e realizzazione di opere pubbliche per le città ha assunto aspetti di drammaticità reale per i cittadini. Si tratta di un tema di forte attualità che il Centrodestra ha sempre propugnato durante l'ultima campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo 2018;

   due sentenze della Corte costituzionale (sentenza n. 247 del 2017 e sentenza n. 101 del 2018) hanno affermato che «l'avanzo di amministrazione, una volta accertato nelle forme di legge, è nella disponibilità dell'ente che lo realizza»;

   appare inaccettabile che si continuino a penalizzare gli enti locali sotto il profilo della capacità di spesa e di investimento, ledendone di fatto l'autonomia finanziaria, in quanto questo si traduce nella rinuncia da parte dei cittadini a infrastrutture e servizi cruciali, come nel caso dell'area metropolitana di Milano che, in seguito alle gravi incongruenze contenute nella legge n. 56 del 7 aprile 2014, la cosiddetta «legge Delrio», è stata ulteriormente messa in discussione;

   la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza prevede che la strategia del Governo in ambito infrastrutturale sia rivolta a dare priorità a una rete di piccole opere diffuse, che in genere sono nella gestione degli enti locali, per riparare o sostituire le opere esistenti, avviando in tempi rapidi un grande piano nazionale di ristrutturazione finanziaria e valorizzazione degli enti locali, a partire dagli enti cosiddetti «virtuosi»;

   il 3 ottobre 2018, una circolare della ragioneria dello Stato, la n. 25, in materia di utilizzo degli avanzi di amministrazione per investimenti da parte degli enti locali per l'anno 2018, basandosi anche e soprattutto sulle due sentenze della Corte Costituzionale summenzionate (sentenza n. 247 del 2017 e sentenza n. 101 del 2018) e dall'interrogante già richiamate nell'interrogazione n. 4-00878 del 1° agosto 2018, chiarisce che, sia città metropolitane, che province e comuni virtuosi, già nel corso del 2018 «possono utilizzare il risultato di amministrazione per investimenti...»;

   trovandosi l'interrogante concorde nella direzione di marcia impressa da tale circolare, seppur comprendendo che i tempi siano estremamente ristretti per utilizzare i fondi nel 2018, si resta particolarmente perplessi in relazione alle parole del Ministro Tria che in data 9 ottobre 2018, nel corso dell'audizione in Commissione bilancio presso la Camera dei deputati, proprio in merito allo sblocco di tali fondi, ha espresso molte criticità legate al fatto, a parer suo, che non si tratta di un problema economico, ma legato alla totale mancanza di progettualità di investimenti nelle varie realtà comunali e di enti territoriali;

   in tal senso, ha aggiunto il Ministro Tria, il Governo sta esaminando la possibilità di costruire strutture centralizzate di supporto ai possibili ed eventuali progetti degli enti territoriali tutti;

   come ribadito dall'interrogante in data 26 settembre 2018, presso le Commissioni riunite lavoro e affari costituzionali, di fronte al Ministro Bongiorno, preme sottolineare l'importanza di una necessaria valorizzazione dell'autonomia degli enti locali e di una maggiore fiducia ai territori: non è plausibile ritornare ad una centralizzazione dei poteri –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, alla luce di quanto descritto in premessa e anche con riferimento alla nuova circolare della ragioneria dello Stato n. 25 del 3 ottobre 2018, al fine di rispondere alle esigenze più volte manifestate dagli enti locali, ed in particolare dagli enti locali virtuosi, in relazione al rispetto della loro autonomia finanziaria, considerato che tali enti rappresentano la base su cui poggia la piramide istituzionale del nostro Paese;

   se e quali iniziative saranno assunte da parte del Governo in tal senso nell'ambito del disegno di legge di bilancio anche per l'anno 2019.
(3-00245)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da oltre due anni la sede della commissione tributaria provinciale di Brindisi è stata trasferita presso gli uffici dell'Agenzia delle entrate di Ostuni;

   il provvedimento è stato preso a causa delle condizioni di inagibilità del palazzo delle finanze di via Nazario Sauro – Brindisi – dove, fino al 2015, aveva sede anche l'Agenzia delle entrate cittadina, poi trasferita in via Tor Pisana;

   il trasloco forzato della sede della commissione tributaria provinciale da Brindisi a Ostuni continua a creare fortissimi disagi ai contribuenti e ai professionisti, costretti a doversi spostare per discutere le cause;

   il trasferimento a Ostuni doveva avere carattere provvisorio e temporaneo, ma dopo oltre due anni la commissione tributaria provinciale brindisina continua ad operare in spazi ridotti, inadeguati e soprattutto distanti dal capoluogo;

   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 545 del 1992 dispone che le commissioni tributarie provinciali debbano avere sede nei capoluoghi di provincia;

   la situazione in essere quindi – oltre a non agevolare il lavoro dei dipendenti e la fruizione dei servizi da parte degli utenti – ad avviso dell'interrogante si configura come contraria alla legge;

   il collocamento di un organo della giustizia tributaria negli uffici dell'Agenzia delle entrate, inoltre, potrebbe minare l'immagine di terzietà dei giudici. L'amministrazione tributaria, infatti, nelle cause tributarie, è parte resistente contro il cittadino ricorrente. Un giudice ospite di una delle parti coinvolte in giudizio non è certo segno di imparzialità;

   da circa un anno è stata reperita in Brindisi, nei pressi del tribunale, una sede adeguata e funzionale alle esigenze della commissione, di proprietà della Cassa nazionale dei ragionieri, ma per incomprensibili lentezze burocratiche il Ministro dell'economia e delle finanze e la Cassa ragionieri ancora non sono pronti alla sottoscrizione del contratto di locazione –:

   se il Governo sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e quali siano le soluzioni ipotizzate, e in quali tempi si potranno realizzare, per riportare la sede della commissione tributaria provinciale oggi dislocata nel comune di Ostuni presso la città di Brindisi.
(4-01390)


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), il 20 settembre 2017, ha deliberato che alcune pratiche poste in essere dalle società Intermarket Diamond Business s.p.a., IDB Intermediazioni s.r.l. e Diamond Private Investment s.p.a., attraverso l'intermediazione bancaria di diversi primari istituti di credito quali Unicredit, Banco BBPM, Intesa San Paolo, Banca Monte dei Paschi di Siena fossero pratiche commerciali scorrette, con violazione di molteplici norme del codice del consumo e, pertanto, gravemente lesive per gli investitori;

   in tale occasione l'Agcm alla luce della gravità delle condotte poste in essere e della durata delle violazioni ha irrogato, ai sensi dell'articolo 27, comma 9, del codice del consumo (che vieta la pratica commerciale scorretta) pesanti sanzioni alle banche coinvolte;

   in data 13 giugno 2018 l'Agcm ha contestato a Diamond Private Investment l'ulteriore violazione dell'articolo 27, comma 12, del codice del consumo, per non aver ottemperato alla precedente delibera dell'Autorità del 20 settembre 2017 con la quale era stata irrogata la sanzione di euro 1.000.000;

   tali forme di investimento sono state considerate scorrette, in quanto realizzate attraverso modalità ingannevoli, omissive e lesive del diritto del consumatore a ricevere adeguata informazione sul diritto al ripensamento e sulle modalità di esercizio nonché relativamente al foro competente in ipotesi di insorta controversia;

   le modalità ingannevoli e omissive si sono sostanziate nell'aver fornito una rappresentazione fuorviante delle caratteristiche dell'investimento in diamanti, descritti alla clientela come «beni rifugio» in grado di mantenere (ed anzi accrescere) il proprio valore nel tempo;

   l'Autorità ha rilevato che il materiale illustrativo fornito dalle banche rappresentava una realtà distorta, al fine di suggestionare l'investitore affinché si determinasse alla stipula;

   il prezzo dei diamanti era descritto come allineato alle quotazioni di mercato, facendo intendere che esso fosse calcolato in maniera oggettiva;

   in realtà, tali «quotazioni» altro non erano se non il prezzo determinato unilateralmente dalle stesse IDB/DPI, progressivamente aumentato nel corso degli anni e svincolato da qualsivoglia valore reale del bene;

   le risultanze a cui è pervenuta l'Agcm a seguito di istruttoria hanno dimostrato come il prezzo pagato dall'investitore per l'acquisto del bene fosse così costituito: 40 per cento valore del diamante, 10 per cento servizi accessori e di gestione, 5 per cento commissioni bancarie e margini delle società commerciali;

   IDB e DPI, tra i servizi offerti agli investitori, tra i quali, per esempio, la custodia del diamante in propri caveau e/o la consegna a domicilio del bene, offrivano il servizio di disinvestimento che è naturalmente imploso nel momento in cui l'offerta ha superato la domanda;

   le sopra enucleate condotte sono state realizzate principalmente grazie all'intermediazione degli istituti bancari, ai quali è imputabile una responsabilità concorrente. IDB e DPI avevano stipulato con le banche sopraddette accordi commerciali che hanno interessato l'operatività di tutta la rete agenziale di tali istituti e prevedevano un ritorno economico per le banche parametrato ai volumi di vendita. Gli istituti di credito, attraverso tale «sinergia» soddisfacevano, inoltre l'esigenza di fidelizzare la clientela nel lungo periodo –:

   se sia a conoscenza del numero di investitori coinvolti nella vicenda e l'ammontare investito dagli stessi;

   se sia a conoscenza di prassi risarcitorie non uniformi poste in essere dai sopra menzionati istituti di credito e se intenda porre in essere iniziative, per quanto di competenza, anche normative, volte a rendere uniformi ed omogenei i rimborsi/risarcimenti in favore degli investitori;

   se intenda adottare iniziative normative volte a prevenire, circoscrivere e contrastare fattispecie come quelle sopra descritte.
(4-01399)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni orsono, nel carcere di Sanremo si è verificato l'ennesimo episodio di violenza in un istituto di pena;

   la causa è stata attribuita al sovraffollamento: una decina di detenuti della prima sezione hanno iniziato la loro rimostranza lanciando suppellettili e bombolette di gas accese all'interno del cortile;

   la rivolta è stata sedata dal personale della polizia penitenziaria che, dopo ore di trattative, è riuscita a riportare in condizioni di sicurezza il carcere, ma questo non senza danni: due agenti sono stati feriti;

   dai dati del Ministero della giustizia risulta che tale istituto abbia una capienza regolamentare di 228 persone e, da fonti di stampa, emerge che al momento della ribellione ve ne fossero 270;

   inoltre, a fronte di 201 unità di polizia penitenziaria previste, ve ne siano effettive soltanto 175 (dati Ministero della giustizia al gennaio 2018);

   pare che il recentissimo disastroso crollo del «ponte Morandi» abbia contribuito a implementare le condizioni di sovraffollamento, impedendo i trasferimenti dei detenuti verso Genova;

   questo drammatico evento è soltanto l'ultimo dei segnali critici che giungono da un sistema penitenziario che sta, ormai, deflagrando;

   vittime ne sono non soltanto i detenuti, ma soprattutto gli operatori del Corpo della polizia penitenziaria i quali svolgono un durissimo lavoro in condizioni di endemica carenza di organico;

   la funzione polisemica della pena, retributiva, general-preventiva, special-preventiva deve tener conto, nella sua esecuzione da parte dell'amministrazione penitenziaria, dell'obiettivo rieducativo, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 27 della Costituzione;

   i numerosi interventi legislativi che hanno seguito la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul famoso caso «Torreggiani», volti a risolvere lo stato di sovraffollamento delle carceri italiane, si sono rivelati a giudizio dell'interrogante inutili oltre che dannosi;

   il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ha messo in essere prassi, consistenti, da un lato, nel regime delle «celle aperte», con conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» con l'intenzione di introdurre sistemi compensativi alle condizioni di sovraffollamento e conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» ed essere esposti alle personalità più criminali all'interno delle sezioni detentive, dall'altro, nella «sorveglianza dinamica», che rappresenta secondo l'interrogante un mero tentativo di mascherare le citate carenze di organico del Corpo della polizia penitenziaria, in forza della quale un unico agente di polizia penitenziaria è responsabile di posti anche distanti tra loro, pur rimanendo responsabile di quanto avviene nei diversi luoghi;

   le condizioni descritte tratteggiano, ad avviso dell'interrogante, un inquietante scenario di aperta rinuncia dello Stato all'esercizio di una effettiva potestà punitiva;

   ciò che emergere è un «sistema penitenziario» assolutamente fuori dal controllo della polizia penitenziaria e degli organi ad esso preposti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali siano i suoi orientamenti riguardo all'attuale funzionamento del sistema dell'esecuzione penale, e se e quali iniziative ritenga necessario intraprendere a salvaguardia del medesimo.
(3-00243)


   BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   qualcosa di surreale, ma purtroppo non infrequente nella realtà dei tribunali italiani, si sta verificando in questi giorni a Palermo;

   i magistrati dell'ufficio gip-gup del capoluogo siciliano attualmente in servizio sono solo 13: meno della metà dei 28 previsti dalla pianta organica. Nonostante il lodevole impegno profuso, questo sparuto presidio di giudici non è oggettivamente in grado di far fronte alla mole di lavoro enorme, e sempre crescente, che si riversa sugli uffici del giudice per le indagini preliminari e del giudice dell'udienza preliminare i quali, come noto, assolvono funzioni fondamentali nell'architettura del procedimento penale e della tutela dei diritti. Per capire la sproporzione, basta evidenziare che i 13 giudici devono far fronte alle istanze e ai fascicoli che, uno dietro l'altro, provengono dai circa 80 pubblici ministeri della procura. Un rapporto di quasi 1 a 8, fra magistrati giudicanti e magistrati requirenti;

   in tali condizioni di manifesta e insostenibile carenza di effettivi, per governare il profluvio di lavoro il presidente dell'ufficio Cesare Vincenti ha dovuto inviare una circolare ai colleghi, stabilendo di dare priorità agli atti urgenti, rinviando tutti gli altri;

   benché si tratti di una scelta ovvia, e certo non censurabile, dato il contesto emergenziale, è altrettanto ovvio che, nella materia penale – vengono in causa i diritti fondamentali delle persone e i beni giuridici essenziali della comunità – è arduo abbandonare al loro destino misure e sequestri, bollandole come non urgenti. L'interrogante si riferisce al rinvio di misure cautelari reali come i sequestri, ma anche le archiviazioni, i decreti penali e le liquidazioni; salteranno però anche i processi, le inchieste e le misure cautelari per i reati ritenuti di minore allarme sociale, dunque truffe, furti, rapine;

   si è convinti che il Ministero non possa abbandonare i magistrati dell'ufficio gip-gup di Palermo al loro destino, lasciando – se si consente la metafora – un pugno di uomini a presidiare disperatamente un fortino sotto l'assalto di una vera e propria marea di assedianti. La vera vittima di questa situazione sono i diritti fondamentali dei cittadini e l'effettività della pretesa punitiva dello Stato: due fronti sui quali non si può abdicare –:

   quali iniziative immediate e urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per far fronte alle carenze organiche dell'ufficio gip-gup di Palermo.
(3-00244)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con circolare 9/E del 7 maggio 2018 l'Agenzia delle entrate ha indicato le nuove modalità di fatturazione dei compensi dei consulenti tecnici d'ufficio (ctu) (articolo 4.2. Oneri Ctu a carico di soggetti split payment). Da tale interpretazione emerge che tutte le fatture emesse dal Ctu per il pagamento degli onorari stabiliti dal giudice, sia a società ed enti pubblici sia a privati, devono essere intestate all'amministrazione della giustizia (il tribunale di riferimento), committente non esecutrice del pagamento, con «solutio» a carico della parte onerata dal giudice, quale parte esposta all'onere economico del pagamento quale titolare passivo del rapporto di debito;

   con nota del 28 settembre 2018 avente ad oggetto «Liquidazione de compensi dovuti ai Ctu nell'ambito del procedimento civile – esclusione dello split payment – Circolare Agenzia delle Entrate n. 9 del 7 maggio 2018 e articolo 12 decreto-legge 12 luglio 2018 n. 87 convertito in legge 9 agosto 2018 – Modalità di trasmissione delle fatture intestate al Ministero della Giustizia» il Ministero della giustizia si esprimeva in merito alle segnalazioni pervenute sia da parte degli uffici giudiziari che dei Ctu, con riferimento alle criticità nella gestione delle fatture elettroniche emesse dai Ctu nei confronti degli uffici giudiziari;

   alla luce delle vigenti disposizioni, la parte obbligata deve continuare a effettuare il pagamento del compenso liquidato dal giudice in favore del Ctu il quale deve però emettere la fattura nei confronti della amministrazione, evidenziando di aver ricevuto il pagamento dalla parte obbligata e non dall'amministrazione;

   dalle segnalazioni pervenute al Ministero della giustizia, risulta che tali modalità stiano creando numerose criticità, in quanto tali fatture, che pervengono agli uffici giudiziari con sistema di gestione contabile Sicoge, risultano come crediti inestinti, poiché pagate da terzi. Il sistema Sicoge consente, infatti, la chiusura automatica delle fatture pagate, ma non per quelle non pagate le quali devono essere chiuse tramite operazione manuale. Ciò affinché il relativo credito possa risultare estinto sulla piattaforma del credito (Pcc) gestita dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   il Ministero afferma dunque di aver avviato «un'interlocuzione con l'Agenzia delle Entrate al fine di verificare la possibilità di individuare soluzioni operative in grado di non aggravare ulteriormente le complesse attività degli Uffici giudiziari in tema di pagamento delle spese di giustizia» –:

   quali siano le tempistiche per risolvere le criticità di cui in premessa;

   quali siano le soluzioni operative individuate per superare tali evidenti criticità.
(4-01391)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2017 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato il bando per la fornitura e la manutenzione biennale di due banchi prova per etilometri. Nelle settimane precedenti l'Asaps aveva segnalato la carenza di etilometri a causa del fermo per la revisione che si protraeva dall'ottobre 2016. Della vicenda si era occupata anche la nota trasmissione «Striscia la notizia» con un servizio girato presso la sede Asaps di Forlì;

   nel luglio 2018, tuttavia, un nuovo allarme veniva lanciato a mezzo stampa sulla carenza degli etilometri, a causa dei lunghissimi tempi di revisione. Tale problema riguarderebbe, oltre a tutte le forze dell'ordine dello Stato, principalmente polizia stradale, carabinieri, guardia di finanza, anche le polizie locali di seimila municipi in tutta Italia. L'alcoltest omologato è infatti l'unico strumento utile per poter contestare su strada, a livello amministrativo e penale, chi guida in stato di ebbrezza;

   a titolo di esempio, in data 3 marzo 2018 sono stati spediti alla ditta Recom Industriale srl di Genova 3 etilometri marca Seres, in dotazione all'Unione di comuni della Romagna forlivese; in data 7 agosto 2018 chi di competenza ha contattato la ditta in questione per avere notizie in merito ai tempi di riconsegna (che solitamente si aggirano sui 4 mesi);

   sarebbe stato riferito, a quanto consta all'interrogante, che a Roma i banchi di prova sono ancora fuori uso e pertanto i tempi di attesa per effettuare una visita periodica sono di circa 8/9 mesi, perché tutte le visite periodiche verrebbero effettuate a Milano;

   gli etilometri, infatti, vengono inviati alle ditte esclusiviste che, dopo aver effettuato i relativi interventi, le inviano al Ministero per la verifica periodica annuale obbligatoria;

   nel frattempo, per l'Unione di comuni della Romagna forlivese sono scadute le omologazioni anche di altri tre etilometri in dotazione che sono stati spediti per il previsto collaudo; pertanto, non è più possibile eseguire prove alcolemiche durante i servizi di controllo stradale;

   appare quindi evidente la forte criticità, considerato che l'Unione in questione è formata da 15 comuni e copre un territorio molto ampio sul quale non potranno essere effettuate prove alcolemiche fin tanto che gli etilometri non saranno riconsegnati con la prevista omologazione –:

   quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per risolvere le criticità di cui in premessa e per accelerare le tempistiche di riconsegna degli etilometri agli enti locali.
(4-01394)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   al Ministero dell'interno si starebbe lavorando a un piano di riorganizzazione della polizia che prevedrebbe una redistribuzione sul territorio delle forze dell'ordine, in modo da seguire l'andamento delle emergenze criminali delle diverse zone;

   nel piano citato verrebbe confermata la priorità di città (Roma, Milano e Napoli) che dovranno ottenere un contingente di personale superiore a quello attuale, mentre per le altre questure viene fissata una quota limite sotto la quale non si può scendere, ma senza escludere la possibilità che vengano effettuati tagli;

   quanto appena riportato causerebbe dei notevoli disagi nelle zone in cui si registrano già episodi di criminalità e che, in questo modo, resterebbero del tutto prive di un piano sicurezza adeguato per reprimere e combattere tali episodi;

   a ciò si aggiunge che il documento di economia e finanza (Def) per il 2018, ossia la base economica da cui si parte per elaborare la legge di bilancio per il prossimo anno, ha in parte dimenticato le Forze armate, di polizia e vigili del fuoco;

   il Ministro interpellato ha annunciato a Bari che nel «decreto sicurezza» ci sarebbero state le assunzioni straordinarie di uomini nelle forze dell'ordine, 2.500 poliziotti e 1.500 vigili del fuoco, quando poi è stato smentito nei fatti, poiché nel decreto citato non è prevista alcuna spesa aggiuntiva;

   proprio sulle assunzioni emergono evidenti perplessità, poiché, come riportato dai maggiori organi di stampa, sarebbe stata diramata una nota dal Ministero dell'interno nella quale è stabilito che le assunzioni nel comparto sicurezza sono da considerarsi come un obiettivo «da raggiungere»;

   oltre alle mancate assunzioni, ad avviso degli interpellanti, il Governo non ha fatto altrettanto per valorizzare economicamente il lavoro svolto dagli oltre 470 mila operatori del comparto sicurezza e difesa che ogni giorno sono al servizio del Paese per la tutela dell'incolumità dei cittadini e del territorio;

   nel Def 2018, infatti, non sono previste risorse per far partire la nuova stagione contrattuale vista la scadenza ormai prossima del contratto in essere e non solo; a dispetto delle promesse fatte nelle scorse settimane, nel Def non ci sono le risorse per procedere ad un nuovo riordino delle carriere attraverso il quale rivedere le storture provocate dal precedente;

   nel decreto «sicurezza» è prevista l'istituzione di un nuovo fondo per i «correttivi» relativi al riordino interno delle carriere, alimentato da risorse già disponibili per le forze di polizia (30 milioni per il 2017 e 15 milioni dal 2018) e da ulteriori 5 milioni di euro a decorrere dal 2018 per le Forze armate;

   si tratta dunque di un fondo di appena 20 milioni di euro per l'anno in corso che risulta costituito per tre quarti da risorse già stanziate dal precedente Governo che potrebbero essere utilizzate al massimo per qualche piccola miglioria e, in ogni caso, serviranno una nuova legge delega e dei nuovi decreti legislativi;

   il 10 ottobre 2018 la Ministra per la pubblica amministrazione, rispondendo alla Camera dei deputati all'interrogazione a risposta immediata dell'On. Molinari ed altri n. 3-00229 in merito al piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego, ha affermato che vi sarà un potenziamento delle forze di polizia con un piano straordinario nel triennio 2019-2023 senza fornire alcun dettaglio quanto alle risorse stanziate nonché sulle tempistiche di realizzazione –:

   se il Ministro interpellato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alla posizione del Governo circa i termini e le risorse stanziate per le assunzioni di personale nel comparto sicurezza;

   se e quali iniziative intenda assumere al fine di scongiurare un ridimensionamento delle forze dell'ordine che stanno prestando servizio nelle città italiane, di assicurare un più efficace controllo del territorio e di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini.
(2-00146) «Siracusano, Occhiuto, Aprea, Biancofiore, Barelli, Bartolozzi, Bignami, Carrara, Casciello, Cattaneo, Fatuzzo, Fiorini, Germanà, Marrocco, Minardo, Pella, Porchietto, Napoli, Novelli, Polidori, Polverini, Rotondi, Ruggieri, Sarro, Scoma, Spena, Squeri, Versace, Zanettin, Zangrillo».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   in Italia la protezione civile è organizzata in «servizio nazionale» e l'articolo 11 della legge n. 225 individua come strutture operative del servizio nazionale il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, quale componente fondamentale della protezione civile, Corpo noto a tutti per l'encomiabile lavoro svolto sul territorio nazionale in tutti gli ambiti e le funzioni attribuitigli per legge, non ultimo l'impegno straordinario profuso nella tragedia del «ponte Morandi» di Genova;

   il progetto per il riordino delle strutture centrali e territoriali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco del 2014 ha evidenziato l'insufficiente presenza di unità di vigili del fuoco sul territorio genovese e non solo. Anche l'attribuzione di nuove competenze quali quelle della lotta agli incendi boschivi e della salvaguardia del patrimonio non ha corrisposto ad un aumento del personale per farvi fronte. Dalla soppressione del Corpo forestale dello Stato, infatti, sono stati trasferiti ai vigili del fuoco di Genova solo 5 operatori. Questo considerato che nel 2017, 3.924 ettari di vegetazione sono andati distrutti contro i 1.187 ettari del 2016;

   Genova presenta secondo dati dell'Ispra 2018 i valori più elevati di area urbana a rischio di frana. La città è tristemente nota per le alluvioni che si sono susseguite (88 morti in 47 anni) e i gravi problemi di dissesto idrogeologico;

   Genova è, inoltre, la seconda città nel nostro Paese per presenza di aziende a rischio di incidente rilevante (Seveso 3) sono infatti almeno 15 gli impianti classificati Seveso 3 e tutti o quasi a distanza ravvicinata da abitazioni e attività urbane. Si tratta per lo più di depositi chimici o petroliferi che arrivano a Genova via mare e ripartono con ferrocisterne o in oleodotti che attraversano una parte della città interrati o negli alvei dei torrenti;

   non occorre sottolineare la situazione attuale della città di Genova dopo la tragedia del «ponte Morandi» e la continua situazione di congestione del traffico che rende difficoltosa qualsiasi operazione di soccorso, anche per la impraticabilità delle strade;

   i vigili del fuoco nella legge n. 225 del 1992 rappresentano l'organo principale della protezione civile e, in caso di emergenza, sono i primi soccorritori chiamati a intervenire, elemento confermato anche dall'ultima tragedia che ha colpito la città;

   un impegno e una dedizione quotidiana per un totale di circa 600 vigili del fuoco, suddivisi in quattro turni di 12 ore, di cui a Genova circa 64 impiegati H24 nell'operatività sul territorio; gli altri sono suddivisi tra aree aeroportuali, nautici, sommozzatori ed elicotteristi a fronte di circa 880.000 abitanti della città metropolitana con un rapporto medio di soccorritore/cittadino pari a 1/13.968 e un'età media del comando di Genova pari a circa 48 anni;

   si evidenzia, in particolare, la difficoltà per il comando di Genova di essere presente sul territorio del Levante, «coperto» da un unico distaccamento, con 5 persone sempre presenti H24, in zona Gavette. Questo distacco dovrebbe coprire dall'entroterra di Genova (strada statale 45 Gorreto) fino a Pieve Ligure (Levante della città metropolitana) la zona Foce di Genova e parti del centro città;

   il rapporto che il dipartimento dei vigili del fuoco si era prefissato per un soccorso massimo in 20 minuti, non si è mai avverato. L'entroterra spesso è servito da sedi distanti e il soccorso può tardare fino anche a raggiungere l'ora; per il Levante di Genova si presenta lo stesso problema. Il distaccamento di Gavette è collocato nella Val Bisagno a circa 8,5 chilometri dalla zona di Quarto situata sull'Aurelia, 10 chilometri da Nervi e 14 chilometri da Bogliasco, ultimo comune levantino di Genova; Pieve Ligure, presidiata dallo stesso distacco, è a circa 17 chilometri;

   per quanto detto, risulta estremamente importante intervenire con forza per il potenziamento dei vigili del fuoco di Genova –:

   se non intenda assumere iniziative perché sia previsto, nel più breve tempo possibile, un nuovo distaccamento per i vigili del fuoco di Genova in zona Levante e il conseguente aumento del personale SD3, ovvero una squadra di intervento e un servizio di supporto di mezzi speciali assicurando una composizione minima del dispositivo di risposta di 7 unità.
(2-00143) «Traversi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   SISTO e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella periferia sud-est di Milano, ai confini con le campagne di San Donato e Poasco, un terreno comunale di 65 ettari, tristemente noto come «Boschetto della droga» di Rogoredo, è divenuto una dimora di trafficanti, spacciatori e tossici, dove almeno 1.000 persone al giorno comprano e consumano droga;

   si tratta della prima piazza di spaccio italiana, tra le più grandi europee, un vero e proprio porto franco della droga, che sfrutta i canali dell'alta velocità per il transito diabolicamente efficiente di persone e merci;

   la «location» ben si presta a questa spirale di degrado: non sorvegliata, non recintata, non presidiata con tossici e spacciatori che, ad ogni ora del giorno e della notte, «invadono» gli ingressi liberi per entrare nel bosco, commercializzare droga, accamparsi;

   da tempo, Forza Italia, sia sul territorio sia a livello nazionale, conduce una battaglia per sanare il degrado dell'area, anche tramite una efficace e continuativa presenza delle forze dell'ordine;

   attualmente, la polizia locale effettua un servizio diurno, a turni, con una pattuglia che ruota attorno ai soli giardini pubblici di via Rogoredo; di notte il quartiere è scoperto; ma soprattutto è assente un presidio costante della Polfer nella stazione ad alta velocità di Rogoredo, che fungerebbe da forte deterrente a quella che è diventata de facto la prima centrale di spaccio; da anni, infatti, detto presidio è stato smantellato, e, nonostante numerose e reiterate istanze, non è mai stato ripristinato;

   gli interroganti hanno accolto con entusiasmo, sulla base delle più recenti linee espresse dal Governo, l'impegno a congelare il progetto del precedente Esecutivo di chiudere uffici di polizia e, anzi, a potenziare numerosi reparti d'eccellenza, come la polizia postale, la polizia stradale, la Polfer, in un piano di complessivo rafforzamento di personale e di dotazioni delle forze dell'ordine;

   se quanto testé riportato corrispondesse al vero, fatto che si auspica, trattandosi di uno dei punti fondamentali del programma di Centro-destra sulla base del quale ci si è presentati agli elettori, gli interroganti non nutrono dubbi circa il fatto che la situazione verrà tempestivamente affrontata e risolta –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per ripristinare, in via indifferibile e urgente, il presidio della Polfer all'interno della stazione di Rogoredo, quale primo passo per contrastare la spirale del degrado, ormai intollerabile per i cittadini, e che desta gravissimo allarme sia sul territorio, che a livello nazionale.
(5-00737)


   MIGLIORE e PIZZETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della giunta regionale della Lombardia, Attilio Fontana, secondo le notizie diffuse in questi giorni dagli organi di stampa, avrebbe segnalato al Ministro dell'interno alcune tratte ferroviarie che necessitano di un maggior presidio delle forze dell'ordine, perché ritenute più a rischio dal punto di vista della sicurezza;

   le tratte segnalate sono la S9 Saronno-Albairate, la S7 Milano-Monza-Molteno-Lecco, la Milano Porta Genova-Mortara, la Bergamo-Treviglio e la Milano-Carnate-Lecco;

   l'indicazione di queste tratte ferroviarie giunge dopo che, venerdì 28 settembre 2018, il Ministro interrogato, partecipando a Milano al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, aveva chiesto di conoscere le linee ferroviarie gestite dalla società Trenord interessate dalla più alta pericolosità, in modo tale da «poter organizzare dei pattuglioni di uomini e donne in divisa per garantire più sicurezza», secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministro a conclusione dei lavori del Comitato, durante la sua conferenza stampa in prefettura –:

   se il Ministro interrogato abbia effettivamente ricevuto dalla regione Lombardia la segnalazione delle tratte ferroviarie, come riportato dagli organi di stampa, e se non ritenga necessario estendere questo tipo di intervento a garanzia della sicurezza dei cittadini anche su convogli che percorrono il tratto ferroviario Milano-Cremona-Mantova interessato da episodi ripetuti di violenza e microcriminalità.
(5-00738)


   MACINA, DIENI e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge regionale 13 dicembre 2013, n. 43, approvata dalla regione Puglia, in tema di «Contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico», ha emanato norme efficaci contro la diffusione del disturbo da gioco d'azzardo, quadro clinico così definito dall'articolo 9, comma 1-bis, della legge n. 96 del 2018;

   il 27 settembre 2018, i lavori della commissione sanità del consiglio regionale della Puglia, hanno visto varie componenti dell'assemblea manifestare l'intento di evitare l'entrata in vigore dall'articolo 7 della richiamata legge regionale;

   tale articolo prevede il diniego di esercizio di sale da gioco e scommesse, nonché dell'installazione di apparecchi da gioco in un raggio inferiore a cinquecento metri dai luoghi sensibili (quali istituti scolastici, centri giovanili, tra gli altri), nonché la cessazione di tutte le attività di esercizio dei giochi, già autorizzate, in caso di non adeguamento, entro cinque anni, alla norma de qua;

   è stata annunciata, con ampia convergenza, una proposta di legge che prevede la moratoria dell'entrata in vigore di tale articolo, prorogandone i termini «alla data di emanazione del Testo Unico in materia di prevenzione e trattamento del gioco d'azzardo patologico, previa delibera di recepimento adottata dalla Giunta regionale»;

   la circolare del dipartimento della P.S. n. 557/PAS/U/003881/12001(1) alle questure prescrive che, in caso di richiesta di autorizzazione a nuove sale da gioco è assimilate, questa non debba essere rilasciata qualora l'ubicazione degli esercizi contrasti con i divieti introdotti con leggi regionali e atti dei comuni –:

   quali direttive intenda emanare, per prefetti e questori, al fine di fronteggiare i rischi di un eventuale doppio messaggio normativo nella regione Puglia, in caso di emanazione della moratoria illustrata in premessa, nonché quali direttive e circolari del dipartimento della pubblica sicurezza ritenga di promuovere per controlli amministrativi più efficaci e, più in generale, quale disciplina intenda promuovere rispetto al rilascio o al diniego delle autorizzazioni richieste.
(5-00739)


   DONZELLI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 333-B/12P.1.13 del 24 settembre 2013 veniva indetto il concorso a 1400 posti per l'accesso al corso di formazione per la nomina alla qualifica di vice ispettore del ruolo degli ispettori della polizia di Stato;

   in data 8 giugno 2017 veniva approvata la graduatoria definitiva del concorso e venivano ammessi a frequentare il corso di formazione semestrale 1874 unità;

   l'articolo 11, comma 12, del bando di concorso prevedeva che «Verrà data la precedenza assoluta, fino ad esaurimento dei posti previsti in ogni provincia, a coloro che indichino come prima provincia di preferenza quella di provenienza, tenuto sempre conto della posizione degli stessi nella graduatoria finale del concorso»;

   nei casi in cui tale criterio non veniva rispettato sono stati presentati numerosi ricorsi al Tar, tutti accolti e passati in giudicato;

   la prescrizione di cui al citato articolo 11 deve essere intesa come riconoscimento di un titolo di precedenza a parità di posizione in graduatoria, ma non certo come precedenza assoluta anche in spregio alla posizione in graduatoria, come, a giudizio degli interroganti, inammissibilmente, ritenuto dall'amministrazione;

   una simile interpretazione, infatti, oltre che essere contraria ai principi generali, è chiaramente contraddetta dal tenore letterale della disposizione laddove prevede, con norma di chiusura specifica, che ciò deve avvenire «tenuto sempre conto della posizione degli stessi nella graduatoria finale del concorso»;

   all'amministrazione, dunque, non residuava alcun potere di gestire a suo piacimento l'assegnazione delle sedi, prescindendo dall'ordine della graduatoria;

   la polizia di Stato non bandiva concorsi per il ruolo da ispettori dal 1999, per cui sono pervenute circa 30.000 domande;

   essendo un concorso interno era prevista un'anzianità di servizio minima di 7 anni, riservando inoltre i 2/3 dei posti al ruolo sovrintendi; l’iter procedurale è durato 5 anni prima di iniziare il relativo corso di formazione, di conseguenza il personale selezionato aveva una media anagrafica superiore ai 40 anni e già molti anni di servizio prestati nell'amministrazione;

   il capo della polizia in varie occasioni pubbliche aveva espresso la volontà di trasferire entro il 2018 presso le sedi di provenienza tutti i perdenti sede, motivo per cui molti neo ispettori, pur sapendo che era possibile instaurare un ricorso amministrativo, hanno lasciato i propri affetti –:

   se e quando il Governo intenda dare seguito a quanto giustamente atteso entro il 2018 per il trasferimento presso le sedi di provenienza di tutti i perdenti sede.
(5-00740)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l’hub regionale Emilia-Romagna per la primissima accoglienza dei migranti e il loro successivo smistamento ha sede a Bologna, in via Mattei. Dal mese di luglio 2014 la società-cooperativa Lai-momo è stata incaricata, insieme ad altre cooperative e associazioni, della gestione dell'accoglienza in questa struttura che un tempo ospitava il centro di identificazione ed espulsione. Tali informazioni si rilevano dal sito web della cooperativa stessa;

   come noto, a seguito delle mutate politiche in fatto di gestione dei flussi migratori, gli sbarchi di migranti su suolo nazionale si sono notevolmente ridotti. Pertanto, è verosimilmente ipotizzabile che le presenze stesse all'interno dell’hub si stiano gradualmente riducendo. Il trend in forte decrescita degli arrivi lo si rileva anche dal sito «Bologna cares»;

   stanti le informazioni rilevabili dal sito «Bologna cares», secondo i dati aggiornati al 30 giugno 2018, forniti dal comune di Bologna, all’hub di via Mattei sono arrivate, nel 2018, 596 persone e i trasferimenti sono stati 428. Gli allontanamenti sono stati 214; 6 sono state le rinunce all'accoglienza e 9 i decreti di decadenza dell'accoglienza;

   nel 2017 i giorni di permanenza media nell’hub erano 41, 20; nel 2018 sono saliti a 95,35;

   la funzione dell’hub è quella di transito e smistamento dei migranti nei Cas (centri di accoglienza straordinaria). Stante la diminuzione degli arrivi, appare opportuno interrogarsi anche sulle motivazioni per le quali i giorni medi di permanenza nell’hub siano di fatto più che raddoppiati;

   il decreto-legge sull'accoglienza n. 142 del 2015 prevede, all'articolo 9, che il richiedente asilo è accolto nei centri di prima accoglienza per il tempo necessario all'espletamento delle operazioni di identificazione, alla verbalizzazione della domanda e all'avvio della procedura di esame nonché all'accertamento delle condizioni di salute –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se disponga di dati in merito ai tempi di permanenza dei migranti nell’hub di via Mattei e in relazione alle motivazioni per i quali tali tempi medi siano raddoppiati dal 2017 al 2018 nonostante la notevole diminuzione degli arrivi;

   se si disponga di dati in merito al numero di migranti ospitati nell’hub di via Mattei;

   se si abbiano dati relativi alla permanenza degli stessi, in particolare se si abbia conoscenza di quanti migranti siano arrivati all’hub da un mese, quanti da due mesi, quanti da tre mesi e quanti da oltre tre mesi;

   se, alla luce del notevole ridimensionamento degli arrivi, non si ritenga opportuno anche adottare iniziative per rivedere le modalità di gestione nonché le risorse stanziate per l'accoglienza all'interno dell’hub;

   se, alla luce di quanto esposto, si intendano avviare le verifiche di competenza per accertare la sussistenza delle criticità di cui in premessa, adottando eventuali conseguenti provvedimenti.
(4-01392)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'INCÀ. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Pieve di Soligo presentava domanda per interventi adeguamento sismico dell'istituto comprensivo statale «G. Toniolo» a valere sulle risorse così come ripartite ex decreto ministeriale n. 511 del 20 luglio 2017 relative alle annualità 2016 e 2017;

   alla fine del 2017 la regione veneto comunicava al comune di Pieve di Soligo (TV) di essere al primo posto della graduatoria per un finanziamento di 526.342 euro su un importo di progetto esecutivo di 900.000 euro e, a tal fine, era stata fatta una integrazione alla documentazione già a suo tempo presentata;

   la richiesta della regione era a seguito di una nota del 27 novembre 2017 inviata dalla direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, ufficio III;

   da allora il comune non ha ricevuto più alcuna comunicazione e si trova nell'impossibilità di programmare l'esecuzione dell'opera e inserire correttamente le somme a bilancio;

   l'intervento è necessario per garantire l'incolumità degli alunni e degli studenti dell'istituto comprensivo statale «G.Toniolo» –:

   se il citato contributo sia confermato e se, conseguentemente, ci siano ulteriori scadenze per l'esecuzione e la rendicontazione dell'opera.
(5-00734)

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA, SAPIA e D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a parere degli interroganti, il mancato accreditamento della scuola di specializzazione in ortopedia e traumatologia dell'università «Magna Graecia» di Catanzaro è dovuto a due criticità, entrambe relative alla non aderenza da parte della struttura di sede (AOU Mater Domini) a due dei parametri imposti dal decreto-legge n. 402 del 2017;

   si tratta, per gli interroganti, dell'insufficiente numero di interventi annui, condizionato dal sottodimensionamento della unità operativa di ortopedia e traumatologia che annovera solo 3 dirigenti medici (di cui 2 di ruolo universitario), che dispone di soli 6 posti letto (a fronte degli 8 previsti dal DCA 64/2016) e che usufruisce di accessi operatori limitati (circa 20 ore alla settimana), nonché della mancanza del dipartimento di emergenza e accettazione (dea) di 1° o 2° livello;

   la scuola di specializzazione di ortopedia e traumatologia dell'università Magna Graecia di Catanzaro è l'unica della Calabria;

   l'intera regione, che peraltro soffre da tempo di una pesante carenza di ortopedici, è attualmente privata di una fonte autonoma di ricambio di specialisti nella disciplina;

   le 15 unità operative di ortopedia e traumatologia afferenti al servizio sanitario regionale sono da tempo penalizzate da una cronica carenza di personale;

   5 reparti su 15 (Vibo Valentia, Castrovillari, Soverato, Melito Porto Salvo e Gioia Tauro) sono addirittura chiusi per mancanza di specialisti ortopedici;

   con il piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, infatti, le assunzioni sono state bloccate per anni, mentre la carenza di ortopedici diventava progressivamente sempre più grave, al punto che troppi malati calabresi sono stati costretti, con sacrificio proprio e delle famiglie, a curarsi fuori regione e con ingenti costi per il servizio sanitario regionale;

   nel tempo, si è alimentato il fenomeno dell'emigrazione sanitaria, anche, e in maniera significativa, per i problemi ortopedici;

   intanto i nuovi specialisti ortopedici calabresi sono stati costretti a emigrare per trovare una collocazione professionale in altre regioni, il che, loro malgrado, ha privato la Calabria di preziose risorse professionali;

   da molto, infatti, nella regione i concorsi per specialisti in ortopedia e traumatologia vanno semideserti;

   si ritiene pertanto necessario e non procrastinabile mettere in atto tutti i provvedimenti atti a garantire la riattivazione della scuola di specializzazione in ortopedia e traumatologia, attraverso il potenziamento dell'unità operativa di ortopedia e traumatologia dell'Aou Mater Domini, cioè con aumento consistente dell'organico, dei posti letto e degli accessi operatori;

   purtroppo, ad oggi mancano risposte nell'ambito delle competenti strutture regionali;

   in un articolo pubblicato il 6 agosto 2018 su Catanzarotv.net, si riferisce di una riunione presso la sede della regione Calabria al fine di valutare la possibilità di un'integrazione tra le ortopedie dell'azienda ospedaliera e dell'azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro, che, per quanto ivi riassunto, sarebbe già stata definita e che il professor Giorgio Gasparini, direttore della cattedra e della scuola di specializzazione in ortopedia e traumatologia dell'Università «Magna Graecia» di Catanzaro, ha ritenuto, con specifici argomenti, «irricevibile nella forma e nella sostanza»;

   da tempo il commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, Massimo Scura, porta avanti un progetto di integrazione tra le due suddette aziende, che gli interroganti hanno contestato a più riprese, anche alla luce della grave vicenda del surplus di finanziamento regionale all'Università di Catanzaro, da ultimo riassunta nell'interpellanza urgente n. 2-00123, svolta alla Camera il 5 ottobre 2018 –:

   quali iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, intendano promuovere per favorire l'accreditamento della suddetta scuola di specializzazione in ortopedia.
(4-01397)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la determinazione presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018 – piano delle performance 2018-2020 – interessante i medici Inps ha introdotto le revoche di disabilità tra gli obiettivi di performance dei medici dell'Inps;

   in particolare, il piano individua gli obiettivi da raggiungere per i dipendenti dell'Inps per accedere ad alcune forme integrative/aggiuntive di salario, tra i quali gli incentivi; nell'allegato tecnico (pagina 101 dell'allegato) nel paragrafo «Obiettivi produttivi ed economico finanziari dei professionisti e medici» si legge: «In particolare, sono compresi i seguenti obiettivi per il cui raggiungimento professionisti legali e medici svolgono un ruolo decisivo: (...) per i medici: annullamento prestazioni dirette malattia; revoche prestazioni invalidità civile»;

   questo provvedimento non serve ad incentivare il giusto e necessario impegno di tutti gli operatori del settore atto ad individuare i falsi invalidi né si possono legare degli incentivi di performance al numero di revoche di invalidità e creare quindi un interesse economico che si scontra con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza;

   inoltre, non si possono mettere in difficoltà i medici che lavorano come esterni a partita Iva, nelle commissioni di invalidità sui quali il dirigente medico Inps dipendente strutturato a fine anno deve esprimere un parere;

   è necessario e doveroso che l'attività dei medici Inps risponda solo ed esclusivamente ai criteri del rigore clinico-obiettivo e dell'appropriatezza scientifica della valutazione medico-legale, in particolare in materia di invalidità civile, adeguandosi scrupolosamente alle Tabelle di legge (decreto ministeriale 5 febbraio 1992) e alle linee guida per l'accertamento degli stati invalidanti che lo stesso Istituto, attraverso la sua componente tecnica, si è data;

   la stessa Ministra della salute Giulia Grillo ha sottolineato come il revocare prestazioni per raggiungere obiettivi economici violi il codice di deontologia medica, i cui principi devono venire prima di ogni ragione di bilancio;

   tale determina ha suscitato le reazioni sia dei sindacati quali Cisl Medici Lombardia, USB pubblico impiego, delle associazioni quali Fand e Anmic nonché degli stessi medici attraverso l'Omceo e la Fnomceo –:

   se i Ministri interpellati non ritengano doveroso ed urgente adottare iniziative per stralciare dal piano 2018-2020 delle performance di Inps la parte in cui si prevede un incentivo economico agli stessi medici Inps in base a quante prestazioni per malattia e invalidità riescono a revocare;

   quale sia il numero di visite mediche di controllo relative a «prestazioni dirette malattia» e «prestazioni invalidità civile», divise per regione e per provincia, effettuate negli ultimi 7 mesi in tutta Italia, quante di queste prestazioni risultino revocate nello stesso periodo e quante, in seconda battuta, a seguito dei ricorsi siano state poi riconosciute.
(2-00145) «Carnevali, Rotta, De Filippo, Campana, Pini, Rizzo Nervo, Schirò, Siani, Lepri, Viscomi, Annibali, Ascani, Bazoli, Boccia, Bonomo, Enrico Borghi, Boschi, Cardinale, Carè, Cenni, Ciampi, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Luca, De Maria, De Micheli, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Franceschini, Gadda, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lotti, Madia, Martina, Mauri, Melilli, Minniti, Morani, Morgoni, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pellicani, Pizzetti, Pollastrini, Prestipino, Andrea Romano, Rosato».

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di recente la stampa nazionale ha reso nota la notizia di un presunto incentivo che l'Inps vorrebbe introdurre a fronte di prestazioni per malattie negate e invalidità revocate; ciò sarebbe inserito tra i criteri di valutazione utili alla retribuzione di risultato dei medici, senza riferimento – tra l'altro – alle prestazioni indebitamente riconosciute;

   la delibera sarebbe stata firmata direttamente dal presidente Boeri a marzo 2018. Stante il «Piano delle performance» dell'ente, da tale attività deriverebbero minori prestazioni per 10 milioni di euro;

   comprensibilmente si è scatenata un'accesa polemica, in primis da parte del presidente dell'Ordine dei medici Filippo Anelli che ha definito tale criterio una «aberrazione professionale»;

   Anelli ha anche sottolineato come l'obiettivo dell'Inps non possa essere quello del risparmio «ma quello del riconoscimento o meno di un giusto diritto»;

   anche il Ministro della salute ha preso posizione al riguardo parlando di «violazione al codice deontologico» –:

   di quali elementi dispongono sui fatti esposti;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere, il Governo per far sì che l'Inps revochi o modifichi la delibera di cui in premessa relativamente al piano delle performance dei medici, cassando il riferimento all'incentivo per malattie negate e invalidità revocate.
(4-01389)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   sul mercato agroalimentare sta emergendo la commercializzazione di prodotti che si richiamano ad altri universalmente conosciuti come sinonimo di qualità, genuinità e provenienza localizzata;

   di recente, si è sviluppato un fenomeno nuovo, il cosiddetto meat sounding, vale a dire la commercializzazione di prodotti vegetali o per vegani che si presentano assumendo una denominazione commerciale che si richiama a prodotti costituiti con materie diverse;

   in sostanza, si assiste alla commercializzazione di prodotti di origine vegetale che richiamano quelli carnei quali: il salame vegano, le bistecche di tofu, le scaloppine, cotolette o spezzatini di soia, hamburger vegetali, ma anche il latte di soia, il latte di riso, che dovrebbero essere invece denominati succhi;

   sia sotto l'aspetto commerciale che nutrizionale dell'alimento risulta fuorviante per il consumatore presentare un prodotto vegetale come fosse un alimento di origine animale, con caratteristiche nutrizionali, metodi di produzione e provenienza localizzata completamente diversi;

   la normativa dell'Unione europea relativa alla fornitura di informazioni sugli alimenti prevede che le informazioni sugli alimenti non debbano indurre in errore il consumatore e non debbano essere ambigue né confuse;

   sulla vicenda si è espressa la Corte di giustizia europea che ha chiarito che determinate denominazioni relative a prodotti di origine animale non possono essere utilizzate per prodotti diversi, al fine di non indurre in errore il consumatore –:

   se sia conforme alla normativa e alla finalità della tutela del consumatore, in riferimento alle caratteristiche e alla natura del prodotto offerto, la commercializzazione di prodotti vegetali con denominazioni di prodotti carnei o comunque animali, anche alla luce della normativa dell'Unione europea e delle pronunce della Corte di giustizia dell'Unione europea in materia.
(5-00741)


   FORNARO e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'aumento della mortalità delle colonie di api mellifere è stato attribuito a diversi fattori, ma non è stato ancora completamente compreso;

   tra i principali accusati ci sono alcuni pesticidi neonicotinoidi, tre dei quali sono stati vietati dall'Unione europea. Sinora, tra i prodotti chimici usati in agricoltura nessuno aveva puntato l'attenzione sull'erbicida più venduto nel mondo e sotto accusa per i suoi possibili effetti cancerogeni, il glifosato;

   infatti, sinora si era ritenuto che esso non fosse tossico per gli animali, dato che interferisce con un importante enzima presente solo nelle piante e nei microrganismi;

   ora uno studio condotto negli Usa da ricercatori dell'università di Austin indica che il glifosato ha anch'esso responsabilità nel declino delle colonie di api, perché altera il loro microbioma intestinale, cioè l'ecosistema di batteri che vivono nel loro tratto digestivo, compresi quelli che lo proteggono dai batteri nocivi, esponendo le api ad un maggior rischio di infezioni;

   nel corso della ricerca, pubblicata dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, alcune api mellifere sono state esposte a livelli di glifosato analoghi a quelli usati nei campi coltivati e sui cigli stradali, dopo aver colorato il loro dorso per renderle riconoscibili e poterle riprendere. Tre giorni dopo, i ricercatori hanno osservato che l'erbicida riduceva significativamente il microbiota intestinale sano;

   di otto specie dominanti di batteri benefici, nelle api esposte al glifosato quattro sono risultate essere meno abbondanti. La specie batterica più colpita è risultata essere la Snodgrassella alvi, un importante batterio che aiuta le api a metabolizzare il cibo e a difendersi dagli agenti patogeni;

   i ricercatori hanno rilevato che le api con microbiomi intestinali alterati avevano molte più probabilità di morire se esposte a un agente patogeno opportunistico, la Serratia marcescens, un agente patogeno diffuso che infetta le api in tutto il mondo. Circa la metà delle api con un microbioma sano era ancora in vita otto giorni dopo l'esposizione al patogeno, mentre solo circa un decimo delle api i cui microbiomi erano stati alterati dall'esposizione al glifosato era ancora vivo –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per emanare nuove linee guida per l'uso del glifosato in agricoltura e, in particolare, per quanto riguarda l'esposizione delle api alla luce del grave danno economico per migliaia di produttori di miele.
(5-00742)


   DEL SESTO, CILLIS, GAGNARLI, MAGLIONE, L'ABBATE, CASSESE, LOMBARDO, CADEDDU, CUNIAL, GALLINELLA, PARENTELA, CIMINO e MARZANA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   fino ad una decina di anni fa, la Campania vantava oltre il 50 per cento della produzione nazionale di castagne. Dal suo territorio proveniva il 10 per cento di quella mondiale e il 20 per cento del prodotto trasformato dall'industria alimentare;

   la filiera castanicola dell'alto Casertano – e dell'areale vulcanico di Roccamonfina, in particolare – ha rappresentato una delle realtà più importanti del distretto castanicolo europeo per volumi prodotti, per qualità e per fatturato in rapporto all'estensione territoriale. In questo areale venivano raccolti circa 120 mila quintali di castagne con una produzione lorda vendibile pari a circa 20 milioni di euro;

   dal 2008, è iniziato un netto calo della produzione, a causa della massiccia infestazione delle superfici da parte del cinipide galligeno del castagno, contro il quale è stata messa in campo una lotta biologica attraverso l'utilizzo di un antagonista naturale;

   ciò nonostante, per le annate 2012, 2014 e 2016, a causa di un calo medio del 90 per cento è stato, infatti, dichiarato per tre volte lo stato di calamità naturale. Anche il calo previsto per il 2018 appare superiore al 90 per cento;

   il cinipide, infatti, ha determinato danni irreversibili, con perdite rilevanti per quanto riguarda la produzione dei frutti e agli accrescimenti legnosi, a seguito del forte depauperamento delle strutture vegetative della pianta, oltre a ingenerare uno stato di stress che ha predisposto il castagno all'attacco di altre malattie endemiche e non (mal dell'inchiostro, cancro corticale, cydia intermedia e precoce, marciume delle castagne e altro);

   inoltre, condizioni climatiche avverse e sempre più frequenti – come gelate tardive primaverili ed abbondanti piogge durante la fioritura – hanno spesso causato notevoli riduzioni del raccolto;

   al danno socio-economico rischia di aggiungersi, nei prossimi anni, anche quello ambientale ed idrogeologico;

   le numerose aziende agricole stanno subendo un considerevole danno economico, che potrebbero non superare se le condizioni complessive della filiera non miglioreranno e se non vi saranno interventi strutturali e organici di sostegno –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di sostenere e agevolare la ripresa del settore castanicolo nazionale, e della regione Campania in particolare, indispensabile per la sopravvivenza delle aziende impegnate nella produzione e dei numerosi addetti dell'indotto.
(5-00743)


   GADDA e MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   al 20 settembre 2018, in relazione al periodo 2015-2017, risultano erogati da parte di Agea circa 266 milioni di euro rispetto ai 639 milioni di euro previsti;

   nonostante il piano di accelerazione dei pagamenti previsto dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e le procedure di semplificazione emanate da Agea, risultano anomalie e ritardi nei pagamenti ad esempio delle rese sui piani assicurativi individuali (pai), con particolare riferimento a quelle del 2015;

   non risulta essere stata avviata alcuna procedura per giungere al superamento dei citati ritardi e al pagamento dei sostegni previsti;

   i ritardi dei pagamenti del periodo 2015-2016-2017 si riflettono pesantemente sulla situazione economica dei Condifesa che anticipano, in nome e per conto dei propri associati, il premio alle compagnie di assicurazione con le quali sottoscrivono i contratti agevolati e attendono l'erogazione degli aiuti comunitari per chiedere il rientro ai propri soci;

   il ritardo nell'erogazione dei contributi determina una esposizione dei Condifesa nei confronti delle banche che li finanziano;

   ad oggi risultano, quindi, esposti per tre anni e questo impedisce l'anticipo del finanziamento per il 2018, ponendo vincoli sempre più stringenti e condizioni peggiorative;

   gli istituti di credito, conseguentemente, non hanno più fiducia nel sistema di erogazione pubblico e stanno obbligando i Condifesa a chiudere le linee di credito pregresse;

   come conseguenza vengono chiesti i fondi alle aziende agricole senza che abbiano ricevuto il contributo con il rischio di default delle aziende stesse e di conseguenza anche dei Condifesa che faticano ad incassare dai propri associati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga di intervenire al più presto al fine di procedere alla erogazione dei contributi per le annualità di cui in premessa, scongiurando in tal modo il rischio di default per le imprese agricole e per i Condifesa.
(5-00744)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROSTAN, FORNARO, OCCHIONERO, CONTE, MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia 11 milioni di persone rinunciano alle cure per motivi economici; il Paese è diviso in due e l'aspettativa di vita e l'accesso alle prestazioni sanitarie sono date dall'insieme di luogo di residenza, capacità economica e livello di istruzione;

   tali evidenze emergono dalla lettura del rapporto dell'Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane, che ha redatto un focus dedicato alle disuguaglianze sanitarie in Italia;

   a essere penalizzato è il Mezzogiorno, in particolare la Campania, dove gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella provincia di Trento l'età media degli uomini è 81,6 anni e 86,3 anni è l'età media delle donne;

   in generale, la maggiore possibilità di vita si registra nelle regioni del Nord-Est, dove la speranza per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; mentre nelle regioni del Mezzogiorno essa si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne;

   tali differenze riguardano la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, il Molise, la Basilicata, che restano al di sotto della media nazionale. La Campania, la Calabria e la Sicilia peggiorano persino la loro posizione nel corso degli ultimi anni;

   nelle province di Caserta e Napoli la speranza di vita è di oltre 2 anni inferiore a quella nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa;

   nel Meridione le persone che dichiarano di non aver soldi per pagarsi le cure è assai elevata. Si tratta di una persona su cinque, quattro volte la percentuale osservata nelle regioni settentrionali. Gli esiti di salute, in particolare la mortalità prevenibile attraverso adeguati interventi di sanità pubblica, sono drammaticamente più elevati nelle regioni meridionali. La Campania e in, particolare, la Calabria sono le regioni che nel quadro complessivo delineato dagli indicatori selezionati mostrano il profilo peggiore;

   non è da sottovalutare che la rinuncia per motivi economici avviene tra il 69 per cento delle persone con livello di studio basso;

   la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, approvata dal Parlamento la settimana scorsa, prevede tagli lineari ai Ministeri dello 0,2 per cento del prodotto interno lordo e non prefigura un intervento nella direzione dei temi posti in premessa –:

   quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, affinché sia assicurato in maniera uniforme sul territorio nazionale l'accesso alle cure, alle prestazioni sanitarie con pari livello di efficienza, intervenendo soprattutto sulle forti discriminazioni tra Nord e Sud.
(3-00246)


   MENGA, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, D'ARRANDO, LOREFICE, MAMMÌ, NAPPI, NESCI, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, LEDA VOLPI e TUZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, il Ministero della salute ha aperto un tavolo di confronto con le parti sindacali coinvolte per lavorare ad un intervento in materia di fabbisogno di risorse umane nel servizio sanitario nazionale, in particolare in materia di accesso alla professione di medico di medicina generale;

   da notizie scaturite da tale confronto emerge la possibilità, per gli iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, di concorrere per l'assegnazione degli incarichi convenzionali previsti dall'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, in via subordinata rispetto all'assegnazione degli incarichi ai medici già in possesso del relativo diploma e agli altri medici già aventi, a qualsiasi titolo, diritto all'iscrizione alla graduatoria regionale, e che la conferma di tale incarico sarebbe comunque vincolata al conseguimento del diploma di formazione specifica, entro il termine previsto dal corso di rispettiva frequenza, pena la decadenza dall'incarico;

   tale possibilità andrebbe, altresì, ad applicarsi ai medici che abbiano partecipato al concorso per l'ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale e siano risultati idonei, in conformità ai principi fondamentali contenuti nel decreto ministeriale emanato in attuazione dell'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, senza collocarsi utilmente in graduatoria per il conseguimento della relativa borsa di studio, qualora gli stessi stiano ricoprendo a titolo provvisorio incarichi convenzionali tra quelli previsti nel suddetto accordo collettivo nazionale;

   quest'ultima ipotesi ha suscitato non poche preoccupazioni in seno ai sindacati interlocutori e, soprattutto, in tanti giovani medici vincitori di concorso regionale, attualmente iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, nonché negli studenti di medicina che intendono intraprendere questo percorso formativo post laurea e che temono di vedersi precluso l'accesso alla convenzione negli anni a venire, superati per punteggio nelle graduatorie regionali della medicina generale da colleghi, attualmente precari e non in possesso dell'attestato di formazione, che sarebbero oggetto, secondo la loro interpretazione, di una vera e propria «sanatoria» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quali siano, nell'ipotizzato intervento, le modalità e gli strumenti utili per escludere ogni ingiusta preclusione nell'accesso alla convenzione, come temuto dai sindacati, dai giovani medici e dagli studenti in medicina.
(3-00247)


   BERGAMINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018 la procura della Repubblica di Massa ha iscritto nel registro degli indagati, ipotizzando il reato di omicidio colposo plurimo, il dottor Alessandro Pampana, primario del reparto di medicina del Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa;

   l'inchiesta era stata aperta dopo l'esposto presentato a inizio 2018 dal presidente del consiglio comunale, Stefano Benedetti. In soli 21 giorni, infatti, tra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018, sono morti 33 pazienti, tutti ricoverati nel medesimo reparto, per lo più anziani di 70, 80 e 90 anni, ma anche un sessantenne e due cinquantenni, affetti da varie patologie;

   le morti registrate sarebbero – secondo l'esposto – riconducibili a possibili infezioni contratte in reparto: i 33 pazienti, entrati in ospedale con patologie diverse, a parere di Benedetti sarebbero infatti morti per aver «contratto batteri intestinali all'interno della struttura»;

   il procuratore della Repubblica, Aldo Giubilaro, ha precisato che l'iscrizione del primario Pampana nel registro degli indagati è «un atto puramente formale»; ci sarà una consulenza di un perito e nei prossimi giorni si deciderà se archiviare o continuare le indagini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere perché sia fatta luce sulla vicenda e se non ritenga urgente avviare un'ispezione che coinvolga la struttura del Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa, volta a chiarire i reali motivi di una casistica così drammatica.
(3-00248)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016, ultimo dato ufficiale disponibile risultante dalla relazione che annualmente il Ministro della salute trasmette al Parlamento «sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza», in Italia quasi 85.000 donne hanno deciso di non far nascere il proprio figlio;

   nonostante le cifre dimostrino un leggero calo, attestato intorno al 3 per cento, del ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza, il numero continua a essere tragicamente alto, soprattutto se considerato a fronte della pesantissima crisi demografica che affligge l'Italia ormai in modo cronico;

   la legge 22 maggio 1978, n. 194, attraverso la quale è stata introdotta nell'ordinamento la possibilità per le donne di ricorrere, con tempi e modalità determinate, all'interruzione volontaria di gravidanza, lo ha fatto sancendo, all'articolo 1, che «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio», e che le norme introdotte devono garantire in primo luogo la tutela della maternità;

   l'articolo 2 della legge definisce il ruolo dei consultori, ai quali è assegnato, in particolare, il compito di «contribuire a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza», informando le donne sui loro diritti e sui servizi di sostegno disponibili, nonché di formulare proposte agli enti locali per il sostegno alle maternità contrassegnate da particolari problematiche;

   nell'applicazione della legge n. 194 del 1978 permangono, tuttavia, forti criticità sia sotto il profilo della prevenzione e della comunicazione, in particolare tra le più giovani e nelle fasce sociali più deboli e disagiate, sia sotto il profilo delle possibili alternative per le donne che pensano di ricorrere all'aborto, laddove, invece, il legislatore voleva esaltare proprio questo ruolo dissuasivo rispetto al non portare a termine la propria gravidanza;

   in Italia quasi il 70 per cento dei ginecologi sono obiettori di coscienza, un numero in aumento nel 2016 rispetto agli anni precedenti –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere perché sia data applicazione alle norme della legge n. 194 del 1978 relative alla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza, garantendo l'autodeterminazione della donna, potenziando i centri di aiuto alla vita e realizzando interventi di solidarietà, anche sotto forma di sostegno economico, per aiutare le donne in difficoltà, che intendano farlo, a portare a termine la gravidanza.
(3-00249)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ, UBALDO PAGANO, PINI, SIANI, RIZZO NERVO e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità in Italia hanno contratto il virus dell'Hiv nell'ultimo anno rilevato circa 500 ragazzi, con un'incidenza maggiore della sindrome nei giovani, con un'età compresa tra i 25-29 anni, senza escludere che il virus possa essere stato contratto quando erano ancora minorenni;

   l'Istituto superiore di sanità segnala che gli adolescenti non ricorrono al test dell'HIV in modo tempestivo anche a causa delle restrizioni di legge relativi ai limiti di età, dal momento che in Italia occorre essere maggiorenni a differenza di altri Paesi europei;

   la maggior parte delle domande rivolte ai centralini dedicati riguarda le modalità di trasmissioni del virus (32,1 per cento), seguite da quelle relative al test stesso (27,3 per cento), mentre il 4,8 per cento riguarda le modalità di prevenzione della malattia. Nel 2017 sono stati 1.217 i giovani che si sono rivolti al numero Verde Aids e Ist, per lo più maschi (86,8 per cento). Nel 74,3 per cento si è trattato di eterosessuali, mentre gli omosessuali sono stati l'8,8 per cento. Quanto a distruzione geografica, il 47,3 per cento si trovava al Nord Italia, il 23 per cento al Centro e il 22,1 per cento al Sud;

   l'Italia si è dotata di un «piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS» (Pnaids/Hiv);

   il Pnaids/Hiv ha evidenziato come una proporzione elevata delle nuove diagnosi venga effettuata tardivamente e stabilisce tra i principali obiettivi del programma quello di rimuovere le barriere che ostacolano l'accesso al test per proteggere la salute dei singoli e consentire un accesso tempestivo alle cure;

   il Pnaids/Hiv individua tra le principali cause del fenomeno delle diagnosi tardive:

    l'insufficiente sensibilizzazione della popolazione;

    la non omogenea organizzazione dei servizi sul territorio nazionale;

    l'assenza o limitata presenza di «servizi non sanitari» community-based calibrati per popolazioni target;

    la mancanza di politiche e programmi continuativi di accesso al test;

    ostacoli di varia natura all'esecuzione del test rapido in contesti non sanitari, differentemente da quanto accade in altri Paesi;

   dai dati citati risulta la necessità di una maggiore informazione sull'infezione da Hiv. Le campagne di comunicazione fin qui attivate su Hiv/Aids hanno evidenziato molte criticità ed in particolare:

    mancanza di continuità temporale;

    scarsità di azioni di monitoraggio e valutazioni pre e post per verificare impatto ed efficacia;

    scarsità di risorse investite utili a ottenere dei risultati efficaci nell'ambito della comunicazione –:

   quali iniziative si intendano adottare per attuare gli interventi stabiliti dal piano (Pnaids/Hiv) in materia di prevenzione dell'infezione da Hiv e delle Ist tra la popolazione giovanile;

   quali iniziative urgenti siano state intraprese per apportare modifiche normative volte a permettere l'accesso al test ai minori, senza obbligo di richiesta del consenso da parte dei genitori, come suggerito dal Pnaids/Hiv;

   quali iniziative siano state intraprese per realizzare un programma complessivo di educazione alla salute e alla responsabilità nell'ambito dell'esistente protocollo Ministero della salute/Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in cui le tematiche della prevenzione di Hiv e Ist siano inserite in un contesto più ampio di educazione alla salute;

   se intenda promuovere iniziative volte favorire l'inserimento nel curriculum formativo scolastico delle tematiche di prevenzione e di educazione alla salute e alla sessualità;

   quali iniziative si intendano adottare per dotare il sito del Ministero della salute di aggiornamenti e informazioni specificatamente indirizzati all'utenza giovanile in materia di prevenzione di Hiv e Ist;

   cosa si intenda fare per la promozione e la diffusione di checkpoint community based, orientati a target specifici, come in tante esperienze europee di successo, che in Italia hanno un solo esempio nella città di Bologna.
(5-00735)

Interrogazione a risposta scritta:


   SIANI e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il grave rischio per la salute derivante dall'uso improprio di alcool denaturato confezionato in contenitori di plastica morbida, è evidenziato dall'alto numero di incidenti causati dall'imprudenza nell'accendere caminetti, barbeque, stufe e altro con questo prodotto altamente infiammabile e facilmente reperibile in commercio;

   il contenitore in commercio a causa del foro di uscita, atomizza le molecole di alcool etilico, miscelandole con l'ossigeno dell'aria ambiente. Questo «mix» estremamente infiammabile, quando è innescato da fiamma libera, causa l'esplosione del contenitore con gravissimi danni;

   un'indagine condotta nel 2015 dalla Siust (Società scientifica dei centri grandi ustionati italiani) e promossa dall'A.o.r.n. «A. Cardarelli» di Napoli, ha evidenziato che, a causa dell'uso improprio dell'alcool etilico, si sono verificati 222 casi di ricovero (nei soli centri grandi ustionati) con 7 decessi;

   nonostante gli interventi volontari espletati dalle aziende produttrici e distributrici di alcool etilico denaturato, a seguito delle disposizioni amministrative del Ministero della salute (DGPRE 13761-P-18 maggio 2016), si segnalano ancora molteplici casi di ustioni per uso improprio di alcool etilico su fiamma libera;

   le misure volontarie hanno portato alla parziale modifica del prodotto per evitare gli effetti di ritorno di fiamma accompagnata da adeguata etichettatura della nuova confezione, nonché da cartellonistica nei punti vendita sul corretto uso, per permettere lo smaltimento delle vecchie confezioni presenti sul mercato;

   le attività di monitoraggio sull'applicazione delle disposizioni impartite, condotte dai Nas nell'arco di tempo 2016-2018, hanno portato alla raccolta di varie confezioni di campioni presenti sul mercato nazionale sottoposte a verifica del Centro sostanze chimiche (Csc) dell'Istituto superiore di sanità; per quanto riguarda l'etichettatura di avvertenza e la conformità del foro d'uscita di almeno 3 mm sono risultati conformi a quanto prescritto, anche se non si può escludere che in commercio sia ancora possibile la presenza di confezioni di alcool etilico non conformi;

   bisogna ricordare che per limitare l'uso improprio di alcool etilico su fiamma libera vi è anche sul portale dell'Istituto superiore di sanità una specifica informativa dedicata a tale problematica, così come nelle scuole il Ministero opera tramite accordi finanziati e in concorso con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, esplicando attività educativa ed informativa in campo Reach sui prodotti chimici;

   in conclusione, nonostante le migliorie apportate alle confezioni di alcool etilico per eliminare/ridurre gli incidenti da ustioni per uso improprio, alcuni incidenti ancora accadono per presenza di alcune confezioni nuove, o vecchie in uso, che non offrono direttamente l'apertura del foro da 3 mm e, quindi, è necessario proseguire e implementare il monitoraggio dei prodotti in vendita sul mercato nonché predisporre nuove indicazioni alle aziende;

   nella maggior parte dei Paesi dell'Unione europea l'alcool è commercializzato solo in gel e non in soluzione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario, per dare nuovo vigore alle iniziative intraprese in passato dal Ministero della salute, promuovere iniziative, anche amministrative, che incentivino azioni volontarie integrative da parte delle ditte per superare le criticità evidenziate nella pronta disponibilità del foro di 3 mm garantita direttamente all'apertura della confezione, senza richiedere l'uso di ausili da parte del consumatore;

   se i Ministri interrogati non ritengano, al fine di tutelare la salute degli acquirenti, in caso di inerzia da parte delle ditte produttrici, di adottare iniziative per definire disposizioni per il confezionamento e la vendita dell'alcool, impedendone il commercio in contenitori di plastica morbida e obbligando all'uso di un contenitore rigido con un foro di almeno 1-2 cm, che non consenta di spruzzare la soluzione e che abbia un tappo di sicurezza anti-bambino;

   se i Ministri interrogati non ritengano utile predisporre campagne educative nazionali, soprattutto nel periodo estivo, contro l'uso improprio di alcool etilico e sulle possibili conseguenze.
(4-01398)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Lattanzio e altri n. 7-00071, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Nitti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Lattanzio n. 4-01378, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Nitti.