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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 5 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    la specie Pinna nobilis (meglio conosciuta come nacchera) è il mollusco bivalve endemico più grande del Mediterraneo ed è una specie protetta, non solo dal nostro ordinamento ma, a livello di diritto dell'Unione europea dalla «direttiva habitat» dell'Unione europea (43/92 annesso IV) e a livello di diritto internazionale dalla Convenzione quadro di Barcellona (1995, protocollo Aspim, annesso II), ratificata dallo Stato italiano con la legge n. 175 del 25 maggio 1999;

   la Pinna nobilis, è considerata una specie bandiera, capace di accogliere numerose specie del benthos sessili adese all'esterno delle sue valve e commensali speciali nel suo interno. Per tali motivi, si può considerare la Pinna nobilis come un ecosistema nell'ecosistema;

   l'importanza di questo mollusco non si limita all'ambiente marino, ma si estende ad elementi storici, sociali ed economici radicati sul territorio italiano, e in particolar modo alla Sardegna, basti pensare all'importanza del bisso prodotto dal mollusco utilizzato per la realizzazione di un filato di elevato pregio, meglio noto con il nome di «seta del mare»;

   in seguito al suo inserimento nella succitata convenzione di Barcellona, la specie ha mostrato segni di ripresa, presentando popolazioni numericamente abbondanti e con elevati livelli di variabilità genetica;

   attualmente, così come per altre specie di interesse comunitario, lo stato di conservazione della Pinna nobilis viene valutato attraverso le azioni previste dal programma di monitoraggio per la strategia marina (articolo 11, del decreto legislativo n. 190 del 2010). Tale programma prevede un censimento mediante un protocollo ad hoc per ogni specie in diverse aree a intervalli di tempo regolari, al fine di apprezzare eventuali oscillazioni nella dimensione e/o nell'estensione delle popolazioni. La direttiva su cui si basa la strategia marina ha l'obiettivo di raggiungere entro il 2020 il «buono stato ambientale» (GES, «Good Environmental Status») per le acque marine, che include la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi mantenendo l'utilizzo dell'ambiente marino ad un livello sostenibile;

   tuttavia, negli ultimi mesi, durante i lavori per la strategia marina 2018, in alcune aree marine protette della Sardegna è stata rilevata un'elevata mortalità di esemplari che oscilla tra il 50 per cento e il 90 per cento, al pari di quanto verificatosi in Spagna. Le popolazioni spagnole sono state infettate dal Protista appartenente al genere Haplosporidioum. Inizialmente si pensava che fosse la stessa specie che infetta le ostriche, Haplosporidium nelsoni, ma uno studio appena pubblicato indica che individui già morti e altri morenti campionati nel Mediterraneo occidentale risultano infettati da una nuova specie specie-specifica, Haplosporidium pinnae;

   va tenuto in considerazione il fatto che il rischio di estinzione potrebbe aumentare se, a questa nefasta epidemia, andranno a sommarsi fattori antropici o ulteriori fattori stocastici;;

   poiché la somma di tutti questi fattori può portare alla riduzione del numero di individui in una popolazione fino a causare quella che viene definita perdita di diversità genetica, che come è noto riduce sensibilmente la capacità delle popolazioni di adattarsi a cambiamenti ambientali attraverso la selezione naturale, partendo dal presupposto fondamentale che tutta la diversità genetica ha origine proprio dalle mutazioni e che questa diversità sia alla base della sopravvivenza e dell'evoluzione, si è arrivati alla conclusione che per salvaguardare dall'estinzione questa specie, sia necessario modificare il protocollo nell'ambito del progetto marine strategy (attualmente di controllo e monitoraggio della specie) che a questo stadio dell'epidemia risulta inefficace;

   il primo passo di tale integrazione dovrebbe essere la verifica che tale tasso di mortalità sia interamente attribuibile al protista H. pinnae, come nel caso delle popolazioni spagnole, e che non derivi piuttosto da una serie di concause. Successivamente, è fondamentale risalire all'origine dell'infezione anche per capire se vi siano stati periodi di latenza in popolazioni apparentemente sane;

   parallelamente, risulta irrinunciabile poter monitorare i pochi esemplari sopravvissuti durante l'anno così da poter procedere con un'analisi genetica necessaria per capire se esistano lignaggi resistenti. Nel caso, che tutti si augurano, vengano riconosciuti tali lignaggi, si procederebbe con la loro conservazione in acquario allo scopo di garantirne la riproduzione e scongiurare l'estinzione;

   non solo le norme eurounitarie e internazionali, ma l'impegno che il Movimento ha sempre garantito a tutela dell'ambiente, impongono la massima operatività e attenzione,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative, anche su eventuali indicazioni tecniche da parte dell'Ispra, volte a integrare e aggiornare le procedure previste dal protocollo Marine Strategy affidando ai censimenti anche la caratterizzazione genetica delle popolazioni, così da permettere azioni mirate ed efficaci per la salvaguardia della specie;

   ad assumere le iniziative necessarie a istituire un fondo ad hoc che garantisca la copertura economica delle ricerche scientifiche volte a preservare dall'estinzione la Pinna nobilis.
(7-00065) «Deiana, Alberto Manca, Vianello, Daga, Ilaria Fontana, D'Ippolito, Maraia, Terzoni, Federico, Vignaroli, Licatini, Varrica, Traversi, Rospi, Ricciardi, Zolezzi».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

   la gravissima congiuntura economico-finanziaria in cui versava il Paese, indusse l'allora Governo Monti a varare una ingente manovra finanziaria incentrata, tra l'altro, su una drastica operazione di innalzamento dell'età pensionistica e sull'abolizione delle pensioni di anzianità. Una decisione che, sin dal suo esordio, evidenziò notevoli problemi attuativi su numerosi processi di ristrutturazioni aziendali e sui percorsi di vita lavorativa costruiti sul previgente regime pensionistico;

   già in fase di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, con appositi ordini del giorno, fu segnalata l'esigenza di individuare specifiche soluzioni normative volte a dare una ragionevole e tempestiva risposta ai tanti lavoratori che si sarebbero trovati, a seguito dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza occupazione, senza ammortizzatori sociali e senza trattamento pensionistico;

   il lungo e complesso lavoro normativo che è stato portato avanti in questi anni per risolvere il fenomeno degli esodati, creato dalla «riforma Fornero», si è dovuto scontrare con la difficoltà di accesso a dati attendibili sulle diverse platee dei lavoratori interessati e con evidenti problemi di disponibilità economica per finanziamento di dette misure;

   tale impegno ha portato al varo di ben otto salvaguardie che hanno interessato complessivamente poco più di 142.000 lavoratori che si sono visti accolta la richiesta di pensionamento sulla base delle regole previgenti il citato decreto-legge 201 del 2011, su un totale teorico di oltre 203.000 lavoratori stimati come aventi diritto. Uno scostamento significativo che ha anche comportato ingenti risparmi di spesa, basti pensare che rispetto alla platea di 30.700 unità prevista dall'ottava salvaguardia, è stato riconosciuto il diritto al trattamento pensionistico solo a meno della metà dei richiedenti;

   nonostante lo sforzo per la riduzione del danno, non si è riusciti a concludere definitivamente il processo di salvaguardia di tutti i soggetti interessati. Rimangono ancora esclusi circa sei mila lavoratori che, per varie ragioni, non hanno potuto godere di tale opportunità. In primis ci sono alcune centinaia di ex lavoratrici postali che hanno lasciato il lavoro con un incentivo all'esodo contando di traguardare la pensione entro pochi anni e che, a causa della progressione della speranza di vita, sono rimaste beffate spesso per pochi mesi;

   stante l'esiguità dei casi ancora irrisolti e il sopra evidenziato scartamento tra le previsioni di spesa e le domande effettivamente accolte, si ravvisa tutta la urgenza e la necessità di provvedere all'emanazione di una ulteriore misura che ponga definitivamente fine al problema degli esodati, a valere sulle risorse sin qui risparmiate;

   c'è il rischio che anche la sinora ipotizzata intenzione di reintrodurre il meccanismo delle quote, fissandone la soglia al valore di 100, sebbene tuttora non se ne conoscano gli elementi fondamentali, possa non costituire una soluzione per coloro che sono rimasti esclusi dalle otto salvaguardie ad oggi adottate; soprattutto, essa rappresenterebbe comunque una soluzione discriminante rispetto ai lavoratori che, a parità di condizione sostanziale, ne hanno potuto già beneficiare;

   proprio per il carattere di definitività che il nuovo provvedimento dovrà assumere, appare necessario procedere alla formulazione della nona salvaguardia, previo confronto con le organizzazioni sindacali e con i comitati di rappresentanza degli esodati,

impegna il Governo:

   ad adottare, per quanto di competenza e previo approfondito confronto con le organizzazioni sindacali e i comitati di rappresentanza dei lavoratori esodati, urgenti e circostanziate iniziative per la salvaguardia definitiva dei lavoratori che, pure a parità di condizione sostanziale con chi ne ha già beneficiato, ancora risultano esclusi dalle procedure per l'accesso al trattamento pensionistico con le regole previgenti la riforma introdotta dal citato decreto-legge 201 del 2011;

   ad adottare le iniziative di competenza per la nona salvaguardia assicurando che non rimangano margini interpretativi restrittivi che, per via amministrativa, possano inficiare il carattere di definitività della misura.
(7-00066) «Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    in data 24 settembre 2018 si è verificato un incendio di vaste proporzioni che ha devastato un ampio territorio nei comuni di Vecchiano, Buti, Calci e Vicopisano (provincia di Pisa);

    soltanto l'intervento tempestivo di numerose unità di vigili del fuoco provenienti dalla Toscana e dall'Emilia Romagna, con il supporto della protezione civile, di numerosi volontari e l'utilizzo di Canadair ed elicotteri antincendio ha impedito conseguenze ancora più tragiche;

    l'incendio, che ha causato l'evacuazione di circa 700 persone dalle loro abitazioni, ha interessato circa 1.400 ettari di bosco e coltivazioni, ha distrutto centinaia di ettari di oliveti, quasi tutti coltivati in terrazzamenti, castagneti, minacciato abitazioni rurali e alcuni agriturismi;

    i primi danni ufficiali stimati ad oggi, 4 ottobre, dal centro intercomunale di protezione civile «Monte Pisano» sono i seguenti:

     danni agli immobili abitativi: per gli edifici già ispezionati e danneggiati in modo totale o parziale il danno complessivo è pari a 3.100.000 euro;

     danni a strutture, manto stradale ed impianti pubblici: il totale dei danni stimati è di 228.000 euro;

     danni al patrimonio agricolo: la superficie olivata terrazzata danneggiata dall'incendio è elevatissima per un totale stimato di piante bruciate di circa 400 a ettaro coltivato a oliveto e il danno agronomico a frutti pendenti è stimabile in complessivi 4.500.000 euro; sono circa 1.004 ettari la superficie di bosco distrutta comprendente anche castagni da legno per una stima di danno pari a 2.400.000 euro;

     spese di somma urgenza: la stima dei costi comprende tutte le spese immediate sostenute e stimate in corso di esecuzione, per gli interventi attivati per la rimozione delle situazioni di pericolo in atto per la salvaguardia dell'incolumità della cittadinanza è pari a 135 mila euro;

     danni alle attività economiche: il resoconto sommario dei danni da mancata attività di aziende presenti nelle aree colpite dall'incendio è quantificato in 80 mila euro;

    gli uffici regionali stimano inoltre, sulla base delle rilevazioni satellitari, che per la ricostituzione dei quasi mille, e quattrocento ettari bruciati serviranno 8 milioni e mezzo di euro;

    i risarcimenti dovranno, inoltre, considerare le perdite economiche e di produzione che inevitabilmente si ripercuoteranno nei prossimi anni oltre i gravissimi danni subiti dall'indotto (come ad esempio i frantoi) e relativi alla promozione turistica e ricettiva legata all'olio;

    questa grande emergenza, che ha spinto le istituzioni ad organizzarsi per sostenere i territori colpiti, oggi richiede interventi rapidi per garantire la sopravvivenza di molte aziende agricole, anche attraverso l'adozione di misure straordinarie come il reimpianto delle coltivazioni andate distrutte dal fuoco;

    il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha firmato il decreto che attiva lo stato di emergenza regionale e ha previsto lo stanziamento di 850 mila euro per gli interventi forestali e di ripulitura, e altri 350 mila per i lavori che i consorzi realizzeranno a valle attorno ai corsi d'acqua. Una seconda fase, dopo i rilievi, riguarderà il riassetto idrogeologico e le spese per i lavori di somma urgenza già effettuate dai comuni e il ripristino della strada provinciale sul Monte Serra;

    la regione Toscana ha formalmente avviato la procedura per la richiesta di calamità naturale;

    il Ministro Gian Marco Centinaio, dopo aver effettuato alcuni sopralluoghi nelle zone colpite dall'incendio sui Monti Pisani e dopo aver acquisito le necessarie informazioni, ha assicurato il suo impegno per il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale;

    il 3 ottobre 2018 il Governo, rispondendo all'interrogazione n. 5-00597, relativa agli incendi che hanno colpito i Monti Pisani, dichiarava l'intenzione di attivare in via del tutto eccezionale interventi compensativi a ristoro della produzione perduta a favore delle imprese agricole danneggiate,

impegna il Governo:

   a verificare la necessità di adottare, al più presto, le iniziative normative di competenza, d'intesa con la regione Toscana, ove necessario anche di natura straordinaria e urgente, volte ad assegnare adeguate e sufficienti risorse finalizzate a consentire nell'immediato il necessario sostegno finanziario alle imprese agricole pisane danneggiate dai recenti incendi e per assicurare loro una rapida fuoriuscita dall'emergenza;

   ad attivare specifiche iniziative, in accordo con la regione Toscana e con gli enti territoriali, finalizzate alla messa in sicurezza del territorio rurale, permettendo all'agricoltura pisana di tornare a svolgere la secolare funzione di presidio del territorio, impedendo la sottrazione di superfici fertili alla coltivazione agronomica.
(7-00067) «Cenni, Gadda, Ciampi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT, FRAGOMELI, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, è stata istituita la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), con personalità giuridica di diritto pubblico e piena autonomia nei limiti stabiliti dalla legge;

   la Commissione è composta da un presidente e da quattro membri, scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza, nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso;

   mentre in precedenza i componenti della Consob duravano in carica cinque anni e potevano essere confermati una sola volta, con il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, il mandato è stato prolungato a sette anni senza possibilità di riconferma, al fine di svincolarne l'orizzonte temporale dalle vicende politiche;

   l'ultimo presidente della Commissione, Mario Nava, nominato il 9 aprile 2018, si è dimesso dall'incarico il 13 settembre 2018, a seguito delle richieste fatte in tal senso dai quattro presidenti dei gruppi parlamentari di maggioranza, motivando la sua decisione in ragione del fatto che «il non gradimento politico limita l'azione della Consob in quanto la isola e non permette il raggiungimento degli obiettivi»;

   ad oggi, non solo non è stato nominato un successore, ma il Governo sembra non avvertire la necessità di procedere a tale nomina, resa estremamente urgente anche in ragione degli effetti delle attuali turbolenze finanziarie di questi giorni, largamente causate, a giudizio degli interroganti, dagli intendimenti governativi in materia di finanza pubblica e, più in generale, dall'instabilità che sta caratterizzando il mercato finanziario nazionale fin dall'insediamento dell'attuale esecutivo;

   la Consob e, più in generale, le istituzioni indipendenti sono essenziali per governare i mercati nell'interesse dei cittadini, il cui risparmio è messo a rischio dagli accadimenti di questi giorni e che va, invece, tutelato come da dettato costituzionale –:

   quando intenda il Governo avanzare la proposta del nuovo presidente della Commissione nazionale per le società e la borsa e come ritenga di assicurare le caratteristiche di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza richieste dalla legge.
(5-00656)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   COMENCINI e GRIMOLDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   così come mostrato da testimonianze oculari e fotografiche, in data 5 luglio 2018, presso la residenza demaniale dell'ambasciatore d'Italia a Madrid, Stefano Sannino, è stata esposta accanto al Tricolore e alla bandiera dell'Unione europea la bandiera «arcobaleno», simbolo delle manifestazioni dell'orgoglio omosessuale, in corso in quei giorni nella capitale iberica (28 giugno-2 luglio 2018);

   l'esposizione della bandiera della Repubblica e della bandiera dell'Unione europea negli uffici ed edifici pubblici è disciplinata dalla Costituzione e da altre disposizioni (legge 5 febbraio 1998, n. 22 e decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000, n. 121) e qualsiasi violazione di tale normativa potrebbe integrare il reato di vilipendio alla bandiera nazionale (articolo 292 del codice penale);

   la condotta di cui sopra appare gravemente lesiva dell'immagine e della dignità della bandiera italiana: ciò tanto più tenuto conto che la vicenda è aggravata dalla circostanza che i fatti si sono svolti in un Paese straniero e sono ascrivibili a un funzionario di altissimo livello;

   sulla questione è stata presentata al Senato l'interrogazione n. 4-00410, cui non risulta al momento che il Ministro abbia risposto;

   non risulta altresì agli interroganti che sia stato adottato alcun provvedimento nei confronti dell'ambasciatore Sannino;

   il 2 ottobre 2018 il quotidiano nazionale La Verità ha pubblicato la notizia, con dovizia di fotografie, che l'ambasciatore Sannino ha ospitato presso la Residenza a Madrid il matrimonio omosessuale di due cittadini spagnoli e ha augurato ai nubendi la nascita di figli maschi (evento possibile solo mediante maternità surrogata, pratica vietata dalla legislazione italiana);

   l'articolo in parola non è stato ripreso dalla rassegna stampa ministeriale della Farnesina (tradizionalmente sempre puntuale nel segnalare tutti gli articoli in cui venga citato il Ministero, il Ministro o membri della diplomazia italiana) e, parimenti, non è stato ripreso nemmeno il pezzo pubblicato dallo stesso quotidiano il giorno successivo, stigmatizzante tale omissione, quasi che il Ministero abbia scelto di non dedicare alla vicenda l'attenzione che invece merita;

   tale uso dell'immobile demaniale, a giudizio degli interroganti improprio e probabilmente oneroso (ai danni dei contribuenti), per eventi che non rivestono carattere ufficiale, né tanto meno perseguono finalità pubbliche, contraddice alle norme di custodia e utilizzo delle pertinenze statali;

   già in precedenza l'ambasciatore Sannino aveva ospitato nella residenza eventi che nulla hanno a che fare con la politica estera (si ricorda in particolare la fastosa cerimonia di benvenuto nei saloni della residenza demaniale offerta ai partecipanti al «gay pride» di Madrid nell'estate del 2017) –:

   se sia stata adottata qualche iniziativa in relazione ai comportamenti sopra esposti che, se confermati, dimostrerebbero una condotta a giudizio degli interroganti disinvolta, impropria e di dubbia legittimità dell'ambasciatore Sannino nello svolgimento delle sue funzioni;

   se l'amministrazione abbia provveduto, per quanto di competenza, alle dovute segnalazioni alle competenti autorità giudiziarie;

   nel caso che non sia stata adottata alcuna sanzione, quale sia il motivo per cui il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale continui a mantenere con l'ambasciatore Sannino una tolleranza ingiustificabile, a fronte di quelli che appaiono agli interroganti ripetuti e inqualificabili comportamenti in contrasto con le norme vigenti.
(4-01305)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOBILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 183 del 1989 (Riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo) ha identificato nel «bacino idrografico» l'ambito territoriale di riferimento della difesa del suolo e suddiviso il territorio italiano in bacini idrografici nazionali, interregionali e regionali. La regione Lazio, in attuazione della legge 18 maggio 1989, n. 183, ha istituito, con deliberazione della giunta regionale n. 3734 del 18 maggio 1991, l'autorità dei bacini regionali disciplinata con la legge regionale n. 39 del 1996;

   già dal 21 settembre 2017 l'autorità di bacino ha indirizzato al Campidoglio una lettera di allerta circa le gravi condizioni dei corsi d'acqua, annunciando un «rischio alluvione per 250 mila romani a causa della scarsa e assente manutenzione del reticolo idrografico costituito dai principali tributari del Tevere e dell'Aniene»;

   difatti, su circa 500-70 chilometri di fossi all'interno del raccordo anulare da decenni non si operano lavori di manutenzione e molti di essi risultano pieni di rifiuti, bloccati ed in alcuni tratti intubati. Si tratta di un reticolo che alle prime piogge potrebbe esondare;

   il presidente dell'autorità Erasmo D'Angelis ha spiegato che se non si interviene in tempo, il rischio immediato con l'inverno è quello del moltiplicarsi di inondazioni con pericoli per abitanti e danni alle cose. Roma è la città europea più a rischio di allagamenti per 250 mila persone, dalla strozzatura di Ponte Milvio a Fiumicino e Ostia, per fossi ostruiti da vegetazione e cumuli di rifiuti e perfino piccoli ponticelli interamente bloccati. L'inverno è alle porte. Bisogna intervenire subito;

   per questo motivo, è stato presentato al Campidoglio un piano di intervento, che ora è in via di discussione. Inoltre, è stata consegnata al comune e alla regione una mappa con i cento chilometri di canali più pericolosi;

   l'ingegnere Carlo Ferranti, dirigente dell'ufficio piani e programmi dell'autorità di bacino ha spiegato che «ci sono almeno tredici corridoi ambientali principali di corsi d'acqua, la Rio Galeria e quello di Tor Sapienza, al fosso Vallerano, della Magliana, di Malafede, dell'Orsa, di San Vittorino. (...) Ogni anno per mancanza di manutenzione dei fossi si allagano spesso le zone di Ostia, Vallerano, Tor Sapienza, Infernetto. Noi abbiamo aperto molti tavoli con la Regione spingendo sempre perché si affidi la manutenzione dentro il Raccordo al Comune»;

   invero, ai sensi della legge regionale del 1998, la competenza dei canali e nei fossi fuori dal raccordo è affidata al Consorzio bonifica Tevere agro romano, che pulisce tutti i corsi d'acqua della provincia. La medesima legge stabilisce che la competenza per i circa 1500 fossi e canali all'interno del grande raccordo anulare spetterebbe ai «frontisti», ovvero ai proprietari dei terreni che confinano con il fosso. Tuttavia l'intervento dei frontisti è diventano impossibile, essendo questi migliaia ed essendo le proprietà molto frammezzate –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, un'istruttoria circa le gravi condizioni in cui versa il bacino idrico romano, onde evitare danni a persone e cose nel venturo inverno.
(4-01294)


   NOBILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Sogesid s.p.a. è una società in house del Ministero dell'economia e delle finanze che vede la sua principale attività nell'assistenza tecnica al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Difatti, la legge finanziaria del 2006 ha trasformato Sogesid in società strumentale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   la Sogesid ha ampliato le sue competenze occupandosi di interventi di bonifica nei siti di interesse nazionale (Sin), i principali luoghi che soffrono di inquinamento industriale, e ha esteso la propria azione a tutti i settori di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   per lunghi anni la Sogesid, come altre società, ha prestato personale precario al Ministero. Tale pratica era resa necessaria dalla perenne carenza di organico dell'amministrazione pubblica;

   nel 2015 la società ha usufruito degli sgravi fiscali per assumere circa 400 dipendenti con contratti a tempo indeterminato a tutela crescente. L'assunzione e la selezione sono avvenute attraverso procedure pubbliche. Attualmente, i dipendenti svolgono un ruolo di grande importanza, garantendo il funzionamento degli uffici del Ministero stesso e contribuendo all'attuazione delle politiche ambientali del nostro Paese;

   cinque giorni dopo l'insediamento del Governo Conte, il Ministro Costa ha dichiarato di voler stabilizzare i 400 lavoratori. Ma alla fine di giugno 2018 lo stesso Ministro ha dichiarato di voler reclutare il personale necessario al Ministero tramite concorsi pubblici, ribadendo tali intenzioni davanti alle Commissioni ambiente di Camera e Senato;

   nel decreto di indirizzo del Ministero è stato inoltre specificato che nel 2019 cesserà la collaborazione con la Sogesid. Questo ha chiaramente allertato i lavoratori e le famiglie, che chiedono ragguagli e certezze circa il loro futuro;

   le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero per il 5 ottobre 2018, nel tentativo di ottenere un incontro (ancora non concesso) con il Ministro Costa;

   invero, ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione italiana («L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro»), dell'articolo 4 della Costituzione («La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»), dell'articolo 35 della Costituzione («La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni») è costituzionalmente doveroso che il Governo si preoccupi di tutelare l'efficienza e il buon andamento delle attività istituzionali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, salvaguardando contemporaneamente i posti di lavoro degli oltre 400 dipendenti –:

   se il Governo abbia avviato un'istruttoria sulla delicata vicenda e, in caso affermativo, se intenda fornire elementi al più presto ai soggetti interessati.
(4-01298)


   TESTAMENTO, AZZOLINA, CASA, NAPPI, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Isernia operano da oltre dieci anni due impianti. Si tratta dell'inceneritore Herambiente di Pozzilli, che brucia circa 100 tonnellate di rifiuti all'anno, e il cementificio Colacem di Sesto Campano, nel quale vengono incenerite quasi 25 mila tonnellate di rifiuti ogni anno. Inoltre, a San Vittore del Lazio, comune al confine col Molise, è presente anche l'inceneritore Acea che brucia fino a 400 mila tonnellate di rifiuti all'anno. La loro presenza rende la situazione ambientale e sanitaria in tutta l'area della piana di Venafro molto critica, con continui sforamenti dei parametri delle emissioni inquinanti e un alto indice di malattie tumorali, bronco-polmonari e cardiovascolari diagnosticate alla popolazione residente;

   la preoccupazione per i livelli di inquinamento dell'aria è confermata anche da recentissime fonti di stampa. Sul sito www.primopianomolise.it, infatti, in un pezzo pubblicato il 12 agosto 2018 si riporta che dalle misurazioni effettuate da Arpa Molise, i livelli di Pm2,5, cioè del particolato fine sono tendenzialmente in crescita, quasi oltre i limiti consentiti. A fronte di un valore limite del Pm2,5 stabilito dalla legislazione vigente, di 25 μg/m3 e poi di 20 μg/m3 dal 1° gennaio 2020, il 7 agosto 2018 si è registrato un picco di 22 μ/m3. Le preoccupazioni derivano dal fatto che, a differenza del Pm10, ampiamente rilevato assieme al biossido di azoto NO2 nei controlli precedentemente effettuati, il Pm2,5, non si ferma all'altezza delle via respiratorie superiori, ma è in grado di penetrare facilmente negli alveoli polmonari, con eventuale conseguente diffusione nel sangue;

   questi dati hanno generato e continuano a generare giustificati allarmismi tra la popolazione della Piana di Venafro. I cittadini, infatti, sostengono che la presenza dei citati impianti produca enormi conseguenze sulla loro salute, confermate peraltro dai recenti dati diffusi dall'associazione venafrana «Mamme per la salute e per l'ambiente»: in cui si parla di sensibile incremento di neoplasie, tumori, leucemie e, nella misura di circa il 30 per cento, degli aborti spontanei. Numeri che però sono molto approssimativi, a causa dell'assenza di un registro tumori regionale effettivamente operativo per il quale, da fonti di stampa (www.primonumero.it – 3 agosto 2018), risulta sia stato finalmente approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica. Il registro tumori è fondamentale per costituire una rete oncologica regionale in grado di stabilire eventuali nessi di causa effetto tra inquinamento e malattie ovvero per organizzare una seria azione di prevenzione sanitaria. La non operatività del registro tumori dipende dalla perdurante assenza di un regolamento regionale sul trattamento dei dati personali, nonostante i continui solleciti dei consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle;

   al fine di contrastare il problema dell'inquinamento atmosferico, con deliberazione di giunta n. 345 del 30 giugno 2015, la regione Molise ha definito il «piano regionale integrato per la qualità dell'aria Molise (P.R.I.A.Mo.)» allo scopo di «raggiungere livelli di qualità dell'aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l'ambiente». Tuttavia, a distanza di tre anni, il P.R.I.A.Mo non risulta ancora approvato dal consiglio regionale, accumulando così un ritardo ingiustificato nelle politiche di tutela della salute dei cittadini;

   a peggiorare ulteriormente la situazione ambientale nei comuni della Piana, contribuisce, come detto in premessa, anche l'inceneritore Acea di San Vittore del Lazio, operativo dal 2003, e causa, anch'esso di continui sforamenti di PM10, PM2,5, benzene, nonché della trasformazione di migliaia di tonnellate di rifiuti in polveri fini e ultrafini pericolose per la qualità dell'aria e per la salute della popolazione residente –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, per acquisire un quadro puntuale della situazione di inquinamento ambientale nei comuni della Piana di Venafro, dove si rilevano altissime concentrazioni di polveri sottili e sottilissime, derivanti dalle attività di combustione dei tre impianti di cui sopra;

   quali iniziative il Ministro della salute, nei limiti delle proprie competenze, intenda porre in essere per favorire un tavolo di concertazione, con la partecipazione della regione Molise e della regione Lazio, per l'avvio di uno studio epidemiologico che accerti l'eventuale correlazione tra le altissime emissioni prodotte dagli inceneritori Herambiente e Acea e il cementificio Colacem e la crescita delle patologie tumorali, cardiovascolari e dell'apparato respiratorio tra la popolazione residente nella Piana di Venafro.
(4-01304)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Mauro Felicori, attuale direttore della Reggia di Caserta, si è insediato nell'ottobre del 2015, a seguito di procedura concorsuale prevista nell'ambito della cosiddetta «riforma Franceschini» dell'allora Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che aveva portato alla nomina di 20 direttori (sette di prima fascia, cui appartiene anche la Reggia, e 13 di seconda) a capo di altrettanti musei (o gruppi di musei) statali;

   è noto che la direzione del dottor Felicori ha decisamente rilanciato l'immagine della Reggia sulla scena culturale nazionale: basti pensare che il Palazzo Reale chiuderà il 2018 con un nuovo record di visitatori, toccando quota 900 mila visitatori (a fronte dei 837.848 accessi del 2017, contro i 497.038 del 2015 e 681.101 del 2016);

   tuttavia, in ragione della legge sulla quiescenza obbligatoria per limiti di età dei dipendenti pubblici, l'incarico del dottor Felicori come direttore della Reggia di Caserta cesserà il prossimo 31 ottobre, in anticipo di un anno rispetto alla scadenza originariamente prevista;

   la direzione del Palazzo Reale è stata affidata al dottor Felicori a seguito della emanazione di un bando internazionale rivolto ai massimi esperti in materia di gestione museale, all'esito di procedure molto rigide di selezione da parte di una commissione composta da esperti di chiara fama ed elevato livello scientifico;

   il Ministro interrogato, a giudicare dalle prime dichiarazioni rilasciate anche in sede parlamentare sembrerebbe intenzionato a rivedere l'impianto della «riforma Franceschini», che ha consentito un indiscusso rilancio del patrimonio culturale, in particolare quello statale, in Italia, e questo potrebbe determinare che la nomina del successore di Felicori potrebbe seguire un iter diverso da quello tracciato dall'ex Ministro dei Governi Renzi e Gentiloni, non fosse altro perché i tempi di una nuova procedura di selezione pubblica sono chiaramente inconciliabili con l'imminente scadenza dell'incarico de quo –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno avviare – con la massima urgenza – una procedura di selezione pubblica aperta e trasparente per l'individuazione – su basi di assoluta competenza e qualità manageriali – del nuovo direttore della Reggia di Caserta, al contempo adottando iniziative per la proroga dell'incarico al dottor Mauro Felicori nelle more della nomina del nuovo direttore, onde evitare una pericolosa vacatio nella direzione del Museo e, conseguentemente un danno gestionale per il Palazzo Reale.
(5-00648)


   ASCANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, nel dicembre 2017, la commissione bilancio della Camera ha approvato la proposta emendativa presentata dall'interrogante e riguardante le imprese culturali e creative, la quale ha introdotto, nella legge di bilancio per il 2018, il credito d'imposta nella misura del 30 per cento dei costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi;

   il credito d'imposta è stato previsto nel limite di spesa di 500.000 euro per l'anno 2018 e di un milione di euro per il 2019 e il 2020 e rappresenta un incentivo fondamentale per la crescita del settore;

   l'articolo 1, comma 57, della legge di bilancio per il 2018, dispone che «per imprese culturali e creative» devono intendersi «le imprese o i soggetti che svolgono attività stabile e continuativa, con sede in Italia o in uno degli Stati membri dell'Unione europea o in uno degli Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo, purché siano soggetti passivi di imposta in Italia, che hanno quale oggetto sociale, in via esclusiva o prevalente, l'ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell'ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, alle arti applicate, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all'audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei nonché al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati»;

   la manovra finanziaria specifica, inoltre, che il credito d'imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte dirette e dell'Irap e non rileva ai fini della determinazione: della quota di interessi passivi deducibile dal reddito di impresa, ai sensi dell'articolo 61 del Testo unico delle imposte sui redditi; della quota di spese e altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi, deducibile dal reddito di impresa ai sensi dell'articolo 109, comma 5, del Testo unico delle imposte sui redditi;

   con riferimento all'individuazione dei costi oggetto d'interesse, dei parametri da rispettare, i tempi da seguire e soprattutto i requisiti in termini di tipologia di attività da condurre al fine del riconoscimento dell'agevolazione, è necessario attendere la pubblicazione di un decreto attuativo che dovrà essere emanato dal Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze. Le risorse già assegnate per l'anno 2018 (500.000 euro) e per gli anni 2019 e 2020 (un milione di euro per ciascun anno) sono, infatti, ancora «bloccate» –:

   se e come il Ministro interrogato intenda intervenire in relazione alle questioni rappresentate in premessa.
(5-00651)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la tratta ferroviaria Scicli-Modica-Ragusa attraversa il cuore del Val di Noto; queste città infatti rappresentano il triangolo del Val di Noto, riconosciuto bene dell'umanità, che racchiude un'unica straordinaria opera d'arte;

   la tratta ferroviaria Scicli-Modica-Ragusa ha più di 100 anni e attraversa il più grande sito Unesco al mondo caratterizzato dal fascino del paesaggio ibleo: uliveti, distese di carrubi e l'impareggiabile ragnatela di muri a secco;

   oggi purtroppo la sopracitata tratta è in declino e rischia di morire; considerata un «ramo secco», è dimenticata da tutti anche se attraversa luoghi meravigliosi, pieni di storia, una grande ricchezza italiana che pochi italiani conoscono;

   nel 2007 la tratta ferroviaria in questione fu interessata all'iniziativa MaratonArte organizzata dal Ministero per i beni e le attività culturali in collaborazione con la Rai per raccogliere fondi per recuperare il patrimonio artistico italiano. In totale furono raccolti quasi 3 milioni di euro, tramite le donazioni degli italiani anche via sms, per il restauro e la valorizzazione di sette siti culturali italiani. Di questi fondi però nemmeno un centesimo sarebbe stato speso per la tratta Scicli-Modica-Ragusa;

   con la legge 9 agosto 2017, n. 128 «Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione, situate in aree di particolare pregio culturale, naturalistico o archeologico», sono state istituite in Italia ben 18 linee, di cui quattro in Sicilia: Alcantara-Randazzo; Castelvetrano-Porto Palo di Menfi; Agrigento Bassa-Porto Empedocle; Noto-Pachino –:

   avendo la citata normativa la finalità della salvaguardia e della valorizzazione delle tratte ferroviarie di particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico, che comprendono i tracciati ferroviari, le stazioni e le relative opere d'arte e pertinenze, se non si intendano adottare iniziative per inserire nell'elenco delle linee turistiche da istituire anche quella di Scicli-Modica-Ragusa;

   come siano stati utilizzati i tre milioni di euro raccolti attraverso l'iniziativa MaratonArte del 5-6-7 ottobre 2007 e se e quante risorse siano state destinate alla tratta ferroviaria Scicli-Modica-Ragusa ed eventualmente come siano state utilizzate.
(4-01295)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Corridoio Vasariano a Firenze fu realizzato in cinque mesi per volere del granduca Cosimo I de’ Medici nel 1565 dall'architetto Giorgio Vasari, che già aveva realizzato l'attuale Galleria degli Uffizi;

   il Corridoio Vasariano è un percorso di circa 1 chilometro che collega la Galleria degli Uffizi con Palazzo Pitti. Ad oggi il corridoio ha perso la sua funzione originaria di passaggio interno tra i due edifici ed è un piccolo museo a parte rispetto alla celebre Galleria;

   una delle cose che colpiscono di più del Corridoio Vasariano, oltre alla piacevolezza delle opere che vi sono esposte, è la sua posizione sopraelevata ed assolutamente privilegiata, che consente di attraversare alcuni dei punti più belli del centro storico di Firenze;

   originariamente, infatti, uno dei fini del Corridoio era quello, per la famiglia de’ Medici, di potersi spostare liberamente dalla loro residenza a Palazzo Vecchio in assoluta discrezione e sicurezza, potendo guardare all'esterno senza esser notati;

   preme sottolineare come il Corriere Fiorentino, in data 5 ottobre 2018, abbia definito il Corridoio Vasariano come il «Corridoio degli sfregi». Il quotidiano riporta: «Il loggiato del Corridoio Vasariano, quello che dà su lungarno Archibusieri, è forse l'esempio più impressionante di una sconfitta del vivere civile. Le colonne, oramai, sono completamente ricoperte da migliaia di frasi in diverse lingue (inglese, russo, cinese, tedesco, francese, spagnolo ma soprattutto in italiano), da parolacce, da nomi e cuori, da date (che vanno dal 2016 al 2018) e da disegni talvolta incomprensibili»;

   in merito alle scritte sui muri, riporta sempre il Corriere: «Frasi che in questi anni nessuno ha cancellato perché il loggiato è sotto tutela da parte della soprintendenza e né il Comune né gli Angeli del Bello possono intervenirci, ma solo gli Uffizi che ne sono proprietari»;

   Antonio Godoli, curatore del patrimonio architettonico degli Uffizi e del Vasariano, intervistato sulla questione dal Corriere, rassicura, affermando che: «L'amministrazione degli Uffizi avverte questo problema, per questo finanzierà i progetti per la ripulitura del loggiato che partiranno subito dopo l'intervento al Corridoio, i cui lavori inizieranno a breve»;

   esistono realtà associative a Firenze, come per esempio Angeli del Bello che raccoglie oltre 3000 volontari, che hanno proprio come mission la cura della città, la valorizzazione della bellezza e il recupero del decoro, ma che non possono intervenire nel caso specifico senza particolare autorizzazione da parte della Soprintendenza e della Galleria degli Uffizi –:

   nella speranza che tali atti vandalici possano essere evitati per il futuro anche semplicemente con la sistemazione di telecamere di sorveglianza, tra l'altro già presenti ma a giudizio dell'interrogante mal posizionate, se il Ministro interrogato sia al corrente della grave situazione suesposta, in una delle città d'arte più conosciute al mondo, e come e con quale tempistica intenda ovviare a tale incresciosa situazione;

   se vi sia la volontà di trovare una soluzione, anche dando la possibilità ad associazioni come gli «Angeli del Bello» di poter intervenire.
(4-01303)


   NOBILI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la riserva naturale statale del litorale romano è stata istituita con decreto del Ministro dell'ambiente 29 marzo 1996. Nelle more dell'approvazione del piano, la gestione della riserva è stata affidata al comune di Roma e al comune di Fiumicino, ciascuno per i territori di competenza;

   negli anni successivi, due comuni hanno avviato le procedure di pianificazione e realizzato delle proposte di piano sui territori di loro competenza (comune di Fiumicino D.C.C. n. 3 del 7 febbraio 2008; comune di Roma D.C.C. n. 181 dell'11 ottobre 2004);

   nel 2009 il Tar del Lazio ha ordinato alla regione, di nominare un Commissario ad acta, al fine di attivare tutti gli adempimenti necessari ai fini della conclusione della procedura amministrativa di adozione del piano di gestione e del regolamento attuativo della riserva naturale statale del litorale romano, garantendo il coordinamento della disciplina dei diversi comuni interessati (sentenze nn. 3764/2009 e 12651/2009);

   il 16 dicembre 2014, il presidente della regione Lazio ha emanato il decreto n. T00468 con cui, in ottemperanza alle sentenze Tar Lazio nn. 3764/2009 e 12651/2009 nomina il dottor Vito Consoli, direttore dell'Agenzia Regionale Parchi (A.R.P.), commissario ad acta, con il compito di attivare tutti gli adempimenti necessari ai fini della conclusione della procedura amministrativa di adozione del piano di gestione e del regolamento attuativo della riserva naturale statale del litorale romano;

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede l'obbligo della procedura di valutazione ambientale strategica per piani e programmi relativi ad aree naturali protette, e da questo discende la necessità di avviare la procedura di valutazione ambientale strategica sul piano di gestione, anche in considerazione delle nuove aree inserite nel perimetro della riserva naturale statale del litorale romano con il decreto ministeriale 24 ottobre 2013;

   con nota prot. 0421218 del 16 agosto 2017, il commissario ad acta, in qualità di autorità proponente ha comunicato l'avvio delle consultazioni pubbliche ai sensi degli articoli 13, comma 5 e 14, del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   al termine del periodo valido di pubblicazione della documentazione (60 giorni) sono pervenute 80 osservazioni, di cui l'autorità competente ha dato evidenza pubblicandole integralmente sul portale Via/Vas del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   trascorso il termine di 90 giorni dal termine della fase di consultazione pubblica, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 152 del 2016 e finalizzato alla redazione del parere motivato, il commissario ad acta ha predisposto un contributo contenente una valutazione preliminare delle osservazioni pervenute al rapporto ambientale e al piano all'autorità competente, trasmesso con nota n. 62412 del 5 febbraio 2018;

   la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso il proprio parere in data 13 luglio 2018 n. 2796;

   la direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in data 13 agosto 2018 prot. 18753 ha sollecitato il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo a «voler far pervenire in tempi brevi il previsto parere di competenza, al fine di poter predisporre lo schema di Parere Motivato VAS a firma dei Ministri competenti»;

   analoga sollecitazione sarebbe stata inoltrata successivamente del commissario ad acta –:

   quali siano le ragioni per cui a distanza di due mesi, il Ministero per i beni e le attività culturali non abbia ancora rilasciato il proprio parere, ritardando in tal modo l'adozione del piano di gestione e il regolamento della riserva statale del litorale romano, indispensabili per valorizzare questo straordinario patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese.
(4-01306)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo la Fondazione Migrantes solo nel 2016 sono partiti 124 mila connazionali, e il 39 per cento ha tra i 18 e i 34 anni. Il totale dei registrati all'Aire, l'anagrafe degli italiani all'estero, è di oltre 5 milioni. Mentre tre giovani under 30 su quattro, oggi, lascerebbero l'Italia, stando ad un'indagine pubblicata di recente dal Corriere della Sera;

   la logica che animava il progetto del «controesodo», tradotto otto anni fa con la legge n. 238 del 2010 per richiamare in Italia i talenti che lavorano all'estero, fu quella di agire con la leva di agevolazioni fiscali sulle proprie entrate. Si trattava di un dispositivo inedito che così prevedeva: «I redditi di lavoro dipendente, i redditi d'impresa e i redditi di lavoro autonomo percepiti dalle persone fisiche di cui all'articolo 2 concorrono alla formazione della base imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche in misura ridotta, secondo le seguenti percentuali: a) 20 per cento, per le lavoratrici; b) 30 per cento, per i lavoratori»;

   la novella normativa rappresentata dal decreto legislativo n. 147 del 2015 stravolse l'impianto del citato progetto «controesodo», introducendo il regime speciale per i «lavoratori impatriati», e fu sotto alcuni aspetti meno conveniente rispetto alla legge 238 del 2010, se non altro perché abrogava l'estensione dei benefici fiscali della legge n. 238 del 2010;

   vi è poi una scarsissima conoscenza, come lamenta l’«Associazione Controesodo», di detto strumento normativo anche tra gli addetti ai lavori e sussiste la necessità di agire affinché nuovi strumenti normativi rendano effettiva e radicata la permanenza di chi è ritornato in patria, ovvero per la cosiddetta «retention» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative per sanare, per quanto di competenza, l'annosa questione delle agevolazioni fiscali per i lavoratori e le lavoratrici con riferimento all'anno fiscale 2016, e ripristinare, in occasione del disegno di legge di bilancio per il 2019, per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, e per gli anni successivi, i benefici fiscali per chi desidera rimpatriare già previsti dalla legge n. 238 del 2010, ad oggi parzialmente abrogata, estendendoli con gradualità anche ai cittadini italiani in possesso di diploma di studio di scuola media di II° grado;

   se intendano adottare iniziative per introdurre anche lo strumento del ravvedimento operoso per omessa presentazione della dichiarazione dei redditi – con conseguente riduzione delle relative sanzioni – a favore degli iscritti all'Aire che intendono usufruire delle agevolazioni fiscali in questione.
(5-00646)


   OSNATO e BUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli «esportatori abituali» possono acquistare beni e servizi senza dover corrispondere l'Iva nel limite delle operazioni di esportazione effettuate nel periodo precedente o nei dodici mesi precedenti, il cui ammontare costituisce il cosiddetto plafond;

   l'utilizzo del plafond è sottoposto a taluni adempimenti, tra cui la presentazione di un'apposita dichiarazione d'intento da consegnare, ai sensi del decreto legislativo n. 175 del 2014, all'Agenzia delle entrate che rilascia apposita ricevuta da utilizzare per la compilazione della dichiarazione doganale;

   l'articolo 7 del decreto legislativo n. 471 del 1997 punisce con la sanzione amministrativa dal 100 al 200 per cento dell'imposta dovuta colui che effettua cessioni o prestazioni imponibili senza addebito d'imposta in mancanza della dichiarazione d'intento, disponendo altresì l'obbligo del pagamento del tributo;

   la legge n. 213 del 2000 prevede che dell'omesso pagamento dell'Iva, a fronte di dichiarazione d'intento, «rispondono soltanto i cessionari, i committenti e gli importatori che hanno sottoscritto la dichiarazione d'intento, e non anche lo spedizioniere doganale che l'ha presentata»;

   l'Ufficio delle dogane di Como ha rilevato un'evasione Iva per dichiarazioni doganali di importazione definitiva presentate da diversi operatori doganali per conto di una stessa ditta importatrice: nel caso di specie, è stata sdoganata merce proveniente dalla Svizzera, utilizzando una dichiarazione d'intento con regolare ricevuta ottenuta dall'Agenzia delle entrate, malgrado la mancanza dei presupposti richiesti dalla normativa;

   una non corretta interpretazione del decreto legislativo n. 175 del 2014 ha, secondo gli interroganti, erroneamente indotto gli operatori doganali a ritenere che l'Agenzia delle entrate, prima di protocollare la dichiarazione di intento, procedesse al controllo circa la sussistenza dei requisiti necessari;

   l'Ente preposto al controllo, invece, non effettua verifiche e non si assume alcuna responsabilità atteso che, in caso di falsa dichiarazione, l'Iva evasa potrà essere riscossa anche dall'operatore doganale, obbligato in solido;

   la conclusione a cui è giunto l'ufficio doganale, come rilevato anche dai giudici tributari di Milano, comporta, secondo gli interroganti, un'illegittima estensione di responsabilità del rappresentante indiretto, costretto a subire le conseguenze dell'uso scorretto della dichiarazione d'intento redatta dall'importatore sotto la sua esclusiva responsabilità;

   tale situazione rischia di pregiudicare la prosecuzione dell'attività lavorativa di numerose aziende, con gravi conseguenze sul piano dell'occupazione –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di garantire che dell'omesso pagamento dell'Iva rispondano soltanto i cessionari, i committenti e gli importatori che hanno sottoscritto la dichiarazione d'intento e non anche lo spedizioniere doganale che l'ha presentata.
(5-00653)


   BARATTO, GIACOMONI, MARTINO, BIGNAMI, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la tecnica impositiva in uso negli Stati membri dell'Unione europea prevede che, a seguito di una transazione commerciale o comunque dell'esecuzione di una prestazione e della conseguente emissione di una fattura, l'impresa versi allo Stato l'imposta sul valore aggiunto dovuta (Iva), anche qualora non abbia ancora incassato dal debitore fiscale (il destinatario della prestazione) quanto dovuto;

   al verificarsi di precise condizioni, inoltre, la legge riconosce all'impresa il diritto a portare in detrazione l'Iva versata ma non incassata, attraverso l'emissione di una nota di variazione della propria base imponibile;

   a livello comunitario, l'emissione delle note di variazione è disciplinata dalla direttiva 2006/112/CE (articolo 90), mentre, sul piano nazionale, la fattispecie è regolata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (articolo 26);

   fino ad oggi, l'amministrazione finanziaria ed il Ministero dell'economia e delle finanze, con successivi interventi (circolare del Ministero delle finanze n. 77/E/2000; Agenzia delle entrate: risoluzioni nn. 155/E/2001, 161/E/2001, 89/E/2002 e 195/E/2008), nel caso di mancato pagamento, hanno interpretato le suddette norme nel senso di prevedere che la condizione dell'infruttuosità della procedura concorsuale, cui è assoggettato il debitore, costituisce il presupposto per l'emissione, da parte del creditore, della nota di variazione in diminuzione;

   l'effetto di tale interpretazione ha finora comportato che le imprese anticipano allo Stato l'Iva dovuta fino al suo pagamento o, comunque, alla sua definitiva infruttuosa irrecuperabilità; tuttavia, poiché il tempo medio di una procedura concorsuale in Italia supera – di regola – il decennio, le imprese accordano di fatto in tal modo allo Stato un prestito senza interessi per anni;

   in data 23 novembre 2017 la Corte di giustizia dell'Unione europea, sul caso C 246/16 Enzo di Maura c. Agenzia delle entrate direzione ha chiarito come uno Stato non possa subordinare la riduzione della base imponibile dell'imposta sul valore aggiunto all'infruttuosità di una procedura concorsuale, qualora una tale procedura possa durare più di dieci anni;

   tale interpretazione contraddice, secondo gli interroganti, quanto finora sostenuto dall'Agenzia delle entrate e impone un conseguente allineamento dei criteri interpretativi adottati da quest'ultima;

   ad avviso degli interroganti, dunque, appare quanto mai necessario addivenire quanto prima a un definitivo chiarimento normativo –:

   quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere, alla luce di quanto descritto in premessa, al fine di consentire in tempi rapidi la piena conformità della normativa italiana alla citata pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea ed evitare che imprese, che già versano in crisi di liquidità, continuino ad accordare allo Stato un prestito senza interessi.
(5-00654)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto spesometro, ovvero la trasmissione delle comunicazioni dati fatture emesse e ricevute, introdotto dall'articolo 4 del decreto-legge n. 193 del 2016, è un adempimento che nasce con cadenza trimestrale e la sua comunicazione deve essere trasmessa telematicamente dal soggetto Iva entro e non oltre le scadenze previste;

   l'articolo 21 del decreto-legge n. 78 del 2010, come modificato dal decreto-legge n. 193 del 2016, prevede, infatti, l'obbligo di invio dei dati entro l'ultimo giorno del secondo mese successivo al trimestre, con eccezione del secondo trimestre la cui scadenza era prevista per il 16 settembre 2018;

   con la legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 932) il termine del 16 settembre è stato fissato al 30 settembre;

   la recente legge n. 96 del 2018, di conversione del decreto-legge n. 87 del 2018, il cosiddetto «decreto dignità», ha introdotto la facoltà di invio semestrale oltre che trimestrale;

   pertanto, in un'ottica di semplificazione degli adempimenti, al fine di evitare la sovrapposizione dei medesimi, l'articolo 11 del suddetto decreto-legge, entrato in vigore il 14 luglio 2018, ha disposto che il termine dell'invio dei dati relativi alle fatture messe e ricevute del terzo trimestre è slittato dal 30 novembre 2018 al 28 febbraio 2019, accorpato alla scadenza del 4° trimestre 2018;

   ai sensi dell'articolo 1-ter, comma 2, lettera a), del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, i dati obbligatori delle fatture da indicare nello spesometro sono: partita Iva dei soggetti coinvolti nelle operazioni, o codice fiscale per i soggetti che non agiscono nell'esercizio di imprese, arti e professioni; data e numero della fattura; base imponibile; aliquota applicata; imposta; tipologia dell'operazione ai fini dell'Iva nel caso in cui l'imposta non sia indicata in fattura;

   tuttavia, sembrerebbe ancora vigente l'obbligo di comunicazione di un ulteriore complesso dato relativo all'indicazione della data di registrazione della fattura, per effetto del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 5 febbraio 2018 –:

   se si intenda far chiarezza sulla discordanza di cui in premessa tra la normativa sopra richiamata e la sua applicazione da parte dell'Agenzia delle entrate in vista delle prossime scadenze e se trovi conferma che le medesime scadenze siano le ultime previste alla luce della soppressione definitiva dell'istituto dello spesometro.
(5-00655)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli oltre 600 sfollati dalle case sottostanti il ponte Morandi di Genova, secondo la normativa italiana dovranno continuare pagare il mutuo nonostante siano vittime di un'evacuazione forzata imposta loro per proteggerli dai pericoli che possono derivare da nuovi cedimenti in sede di demolizione completa dell'infrastruttura;

   l'obbligo di restituzione è infatti indipendente rispetto alla perdurante esistenza del bene che si è acquistato, impiegando la somma mutuata. Inoltre, sempre per legge, il mutuatario è tenuto al rimborso del debito anche nell'ipotesi di perimento totale del medesimo bene;

   l'evento costituisce causa di forza maggiore ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 1218 del codice civile;

   allo stato attuale, non tutti gli istituti di credito coinvolti hanno manifestato la disponibilità ad una remissione unilaterale dei mutui accesi sugli immobili ricadenti nella cosiddetta «zona rossa» che verranno dichiarati inagibili, ad eccezione di quelli facenti capo al gruppo «Intesa Sanpaolo» che hanno stanziato un plafond di 4,5 milioni di euro;

   lo stesso gruppo bancario ha manifestato la propria solidarietà mettendo a disposizione di tutte le persone che vivono ed operano all'interno della zona colpita un ulteriore plafond di 50 milioni di euro destinati alla ricostruzione ed al ripristino delle strutture danneggiate, oltre ad una polizza destinata a tutti i minori che nell'evento hanno perso uno od entrambi i genitori;

   anche Deutsche Bank, Unicredit e Carige, hanno annunciato una moratoria di 12 mesi (o comunque fino al perdurare dello stato di emergenza), del rimborso delle rate residue dei mutui, oltre alla possibilità di richiedere la disponibilità di una cassetta di sicurezza a titolo gratuito per un anno presso uno degli sportelli di Genova;

   l'Abi ha precisato che tutte le suddette iniziative sono state assunte: «sia in via autonoma da alcune banche, sia in termini più generali attraverso una apposita ordinanza della Protezione civile del 20 agosto, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 22 agosto»;

   si tratta di iniziative non generalizzate che per l'interrogante generano una odiosa disparità di trattamento tra cittadini già duramente colpiti dal tragico evento –:

   se non si ritenga necessaria l'adozione di un'iniziativa straordinaria che preveda una generalizzata remissione unilaterale da parte dell'intero sistema bancario di tutti i mutui prima casa degli immobili ricadenti nella zona rossa, al fine di garantire per legge parità di trattamento per tutti i clienti mutuatari danneggiati direttamente od indirettamente dal crollo del ponte Morandi.
(5-00657)


   GRIMALDI, RUOCCO, TRANO, APRILE, CABRAS, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GIULIODORI, MANIERO, MARTINCIGLIO, MIGLIORINO, RADUZZI, RUGGIERO, ZANICHELLI e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 49 del decreto legislativo n. 231 del 2007 reca disposizioni volte a limitare l'uso del contante. In particolar modo, al comma 5 si prevede che gli assegni bancari e postali emessi per importi pari o superiori a mille euro debbano prevedere la clausola di non trasferibilità. La violazione di tale previsione, ai sensi dell'articolo 63 del medesimo decreto legislativo n. 231 del 2007, implica l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria variabile da 3 mila euro a 50 mila euro;

   la clausola di non trasferibilità è strumentale ad una corretta applicazione della normativa antiriciclaggio. In seguito a diverse segnalazioni pervenute agli interroganti si rileva che molti cittadini, per meri errori formali, abbiano utilizzato assegni per valori superiori o uguali a mille euro per trasferire le proprie disponibilità tra diversi conti correnti a loro intestati ovvero per effettuare operazioni di pagamento nei confronti di uno specifico beneficiario che ha provveduto direttamente all'incasso senza ulteriori girate (in entrambe le circostanze trattasi del cosiddetto beneficiario originario). In entrambi i casi citati si evidenzia che la normativa antiriciclaggio risulti essere pienamente applicata in quanto l'assenza di ulteriori girate rispetto al beneficiario originario consente di individuare in modo preciso sia il debitore effettivo che il creditore (beneficiario) effettivo;

   in relazione alle motivazioni esposte sarebbe opportuno valutare la possibilità di escludere l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 63 del decreto legislativo n. 231 del 2007 nelle ipotesi in cui gli assegni bancari o postali privi della clausola di non trasferibilità siano portati all'incasso dal beneficiario originario in totale assenza di ulteriori girate –:

   se reputi opportuno assumere iniziative di competenza volte ad escludere l'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 63 del decreto legislativo n. 231 del 2007 nelle ipotesi in cui gli assegni bancari o postali privi della clausola di non trasferibilità siano portati all'incasso dal beneficiario originario – in entrambe le ipotesi richiamate in premessa – in totale assenza di ulteriori girate e se, conseguentemente, reputi opportuno assumere iniziative di competenza volte a revocare o annullare le sanzioni applicate ai cittadini che abbiano emesso assegni bancari o postali privi della clausola di non trasferibilità e portati all'incasso dal beneficiario originario – in entrambe le ipotesi richiamate in premessa – in totale assenza di ulteriori girate.
(5-00658)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza depositata il 3 ottobre 2018 la Corte di Cassazione, respingendo l'istanza di rimessione ha definitivamente stabilito che il processo per il crack della Banca popolare di Vicenza si celebrerà proprio a Vicenza;

   da tempo, l'interrogante, anche in diversa sede istituzionale, ha segnalato la necessità che il tribunale di Vicenza, ufficio giudiziario di medie dimensioni, in vista di un maxi processo, che vede come parte lesa migliaia di risparmiatori, possa usufruire di dotazioni informatiche logistiche e di personale aggiuntive;

   per quanto consta all'interrogante, il Ministero della giustizia non ha finora provveduto a fornire al tribunale interessato le dotazioni richieste;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire, in caso di rinvio a giudizio degli indagati, le dotazioni necessarie a una celere ed efficiente celebrazione presso il tribunale di Vicenza del maxi processo relativo al «crack» della locale Banca popolare.
(3-00217)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Anas s.p.a. è il gestore della rete stradale ed autostradale di interesse nazionale ed è una società per azioni il cui socio unico è il Ministero dell'economia e delle finanze, sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   l'avvocato Claudia Ricchetti, dal 2 novembre 2015, è responsabile della direzione legale di Anas s.p.a;

   non se ne conosce la retribuzione, poiché nessun dato è reperibile sulla sezione «società trasparente» del sito della società;

   risulta che ella sia (anche) componente del consiglio di amministrazione della Gamenet, società concessionaria di scommesse: un incarico autorizzato da Anas s.p.a. (che lo ha ritenuto compatibile con quello di responsabile del contenzioso della società), ma non se ne conosce la retribuzione o il gettone corrisposto;

   risulta che l'avvocato Claudia Ricchetti, cui è affidato il compito di coordinare centinaia di avvocati e che si occupa di un contenzioso che ammonta a diversi miliardi di euro, non è cassazionista, non è abilitata all'esercizio della professione forense davanti alle magistrature superiori;

   l'articolo 19, comma 2, del decreto legislativo n. 175 del 2016, prevede che «Le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità» ed il comma 4 stabilisce che «i contratti di lavoro stipulati in assenza dei provvedimenti o delle procedure di cui al comma 2, sono nulli»;

   all'interrogante non risulterebbe che Anas s.p.a. abbia provveduto ad attivare un iter di selezione per la posizione de qua e per di più attribuendo un incarico di tale rilevanza e molto ben retribuito ad una professionista priva del titolo apicale degli avvocati, e non abilitata a sottoscrivere un atto in Cassazione, Consiglio di Stato, Corte di giustizia europea, tribunale superiore delle acque pubbliche, quando è più che evidente che il più rilevante contenzioso della società sia pendente proprio davanti a queste autorità giudiziarie –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se il Governo ritenga coerente con l'efficace ed efficiente gestione di un contenzioso di diversi miliardi di euro, potenzialmente gravanti sulle casse dello Stato, che la responsabile dell'ufficio legale sia priva del titolo abilitante a patrocinare davanti alle magistrature superiori e cumuli un altro incarico di sicuro rilievo anche economico e per di più come consigliere di amministrazione di una società concessionaria in materia di giochi e scommesse;

   se il Governo sia a conoscenza della entità della retribuzione complessiva corrisposta all'avvocato Claudia Ricchetti con risorse gravanti sull'erario, con indicazione degli incarichi ricevuti e delle indennità percepite, anche al fine di chiarire se sia stato rispettato il tetto stipendiale previsto per incarichi di tale tipologia.
(5-00647)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EMILIOZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto Quadrilatero Marche Umbria prevede la realizzazione di opere infrastrutturali viarie attraverso il completamento e l'adeguamento, tra gli altri, della Pedemontana Fabriano-Muccia/Sfercia, dell'asse Perugia-Ancona (strada statale 76 e strada statale 318) nonché dell'asse Foligno-Civitanova Marche (strada statale 77);

   nell'ambito di quest'ultimo intervento, all'interno del territorio comunale di Civitanova Marche, il progetto prevede la soppressione di tre passaggi a livello tramite la realizzazione di altrettanti sottopassi stradali. Uno dei sottopassi in parola interesserà il chilometro 1+002 di via Martiri di Belfiore (ex strada statale 16) che avrà un'altezza minima di 5 metri, una larghezza di 9,10 metri e una pendenza massima fissata al 12,5 per cento;

   come evidenziato da più parti (residenti, operatori economici e amministrazione locale) la realizzazione di tale sottovia carrabile determinerebbe una sconnessione del tessuto urbano che attualmente insiste sul percorso della ex strada statale 16, mettendo in enorme difficoltà gli insediamenti commerciali e abitativi che beneficiano del collegamento con tale arteria stradale;

   in alternativa al progetto di interramento, nel recente passato anche l'amministrazione comunale ha considerato la possibilità di proporre l'interramento del tratto ferroviario che divide in due il tessuto urbano di Civitanova Marche, ovviando così alla necessità di realizzare il sottovia carrabile della ex strada statale 16. A differenza dell'interramento stradale, l'interramento ferroviario permetterebbe la riconnessione viaria tra le due porzioni di Civitanova Marche determinate dal passaggio ferroviario in superficie: oltre al beneficio di natura ambientale (eliminazione dell'inquinamento acustico e dell'aria) l'attivazione della viabilità secondaria alleggerirebbe in modo significativo il traffico insistente attualmente sulla strada statale 16;

   tra le altre opere previste nell'ambito del progetto Quadrilatero Umbria Marche, sempre all'interno del territorio comunale di Civitanova Marche è prevista la modifica dell'intersezione fra la strada statale 16 e la strada statale 77 attraverso l'eliminazione dell'attuale stazione semaforica e la realizzazione di un importante svincolo rotatorio;

   l'attuale stazione semaforica risulta infatti inadeguata e pericolosa, soprattutto in ragione dell'elevato traffico veicolare, ulteriormente appesantito dal recente potenziamento della strada statale 77 in direzione Foligno, che proprio in tale intersezione si innesta –:

   se il Ministro interrogato non ritenga utile adottare iniziative per valutare la possibilità di interramento della linea ferroviaria Civitanova Marche-Fabriano all'altezza del chilometro 1+002;

   quali altre iniziative il Governo intenda considerare per ovviare alle difficoltà e ai danni economici conseguenti che le attività commerciali e abitative insistenti sul tratto interessato dovranno subire nel caso si decida di proseguire nella realizzazione del sottovia di via Martiri di Belfiore ex strada statale 16;

   se il Ministro interrogato sia in grado di fornire un cronoprogramma relativo alla realizzazione e al completamento della rotatoria tra la strada statale 16 e la strada statale 77, vista l'oggettiva situazione emergenziale dovuta alla pericolosità dell'intersezione fra le suddette strade statali all'interno del comune di Civitanova Marche.
(4-01288)


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che da oltre tre mesi i residenti di Sala Abbagnano (Salerno) hanno segnalato una costante perdita d'acqua nei pressi della tangenziale di Salerno in direzione sud, all'altezza dell'uscita di Sala Abbagnano, al termine del ponte che da viale degli Eucalipti porta all'innesto della principale arteria cittadina;

   i cittadini, allarmati, hanno più volte sollecitato l'intervento delle autorità, senza però ricevere alcuna risposta;

   a causa della mancata considerazione, un'iniziativa importante è stata effettuata dall'avvocato Carlo Correra che ha sottolineato la situazione di pericolo, chiedendo agli enti competenti di voler provvedere al più presto per cercare di scongiurare prevedibili danni per l'incolumità delle persone che transitano quotidianamente sopra e sotto il viadotto;

   a parere dell'interrogante, anche alla luce dell'ultima tragedia avvenuta a Genova, risulta essere quanto mai urgente effettuare dei controlli per rassicurare le popolazioni della provincia di Salerno sulla stabilità del ponte –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti locali interessati, ritenga opportuno adottare per fronteggiare il pericolo derivante dal ponte di Sala Abbagnano, verificando le cause dello stato di abbandono del ponte.
(4-01292)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che in Italia a partire dal 2014 sono sbarcati più di 600 mila immigrati e quasi la totalità di essi richiede asilo;

   nonostante nell'ultimo anno gli sbarchi siano diminuiti (i dati aggiornati del Viminale a maggio 2018 parlano di una diminuzione del 78,7 per cento), gli studi dell'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale, rilevano che l'Italia avrebbe bisogno di almeno un anno senza sbarchi per mettersi in pari con l'esame delle pratiche dei richiedenti asilo;

   infatti, le commissioni territoriali, competenti per l'analisi delle suddette richieste, non risultano essere per nulla celeri nell'esaminare le istanze degli immigrati: i tempi medi di attesa tra la presentazione della richiesta d'asilo e la notifica dell'esito dell'audizione sono di circa 307 giorni;

   inoltre, da fonti giornalistiche si apprende che vi sarebbero divergenti interpretazioni delle norme sulla protezione internazionale da parte delle varie commissioni territoriali sparse su tutta la nazione. Ciò comporta che in alcune città in cui è presente la commissione, la percentuale delle richieste d'asilo negate sia molto alta, mentre, al contrario, in altre città quasi tutte le domande di asilo vengono accettate;

   ad esempio, a Caserta, nel 2016, sono state accolte quasi il 95 per cento delle richieste (sulla stessa scia altre città quali Gorizia, Caltanissetta, Palermo, Siracusa e Roma), mentre in città come Brescia e Bergamo, sono state respinte più dell'87 per cento delle domande;

   a parere dell'interrogante la forte disparità che emerge da questi dati non può passare inosservata alle istituzioni, poiché produce una vera e propria disparità di trattamento e crea incertezza del diritto; quanto accade è oltremodo grave, giacché interessa un settore, quello dell'immigrazione, per il quale la nostra nazione si trova già in uno stato di emergenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare i motivi per i quali alcune commissioni territoriali registrano una percentuale elevata di accoglimento delle richieste d'asilo, mentre al contrario, altre commissioni territoriali, giudicano con maggiore severità, rifiutando la maggior parte delle richieste;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a individuare eventuali responsabilità e se necessario, per fornire l'interpretazione corretta delle norme sulla protezione internazionale.
(4-01289)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ciriè, in provincia di Torino, e più in generale nelle Valli di Lanzo, si registra un crescente problema di sicurezza, posto che si sono verificate una serie di azioni che ricordano nel modus operandi il crimine organizzato;

   in particolare, nella notte del 21 settembre 2018, sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro le vetrine di un'agenzia assicurativa nella cittadina di Ciriè;

   analogo episodio ha coinvolto i locali di una ex pizzeria ormai in disuso e una serie di autovetture;

   lo stesso comune in passato è stato attenzionato per infiltrazioni di organizzazioni mafiose oggetto di procedimenti penali –:

   se sia a conoscenza di tale preoccupante situazione e quali siano le iniziative che ha assunto o che intende assumere, per quanto di competenza, per ristabilire il pieno controllo del territorio e la legalità in questa specifica area.
(4-01296)


   VILLANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica, in data 27 gennaio 2017, è stato disposto lo scioglimento del consiglio comunale di Scafati (Salerno) e la nomina di una commissione straordinaria per la gestione provvisoria del comune;

   la Commissione era composta dal prefetto dottoressa Gerardina Basilicata, dal viceprefetto dottoressa Maria De Angelis e dal dirigente d'area I dottor Augusto Polito;

   in data 12 febbraio 2018, il dottor Giorgio Manari, prefetto a riposo, è stato nominato componente della Commissione straordinaria, in sostituzione della dottoressa Gerardina Basilicata;

   in data 9 aprile 2018, la dottoressa Rosanna Sergio, viceprefetto e il dottor Vincenzo Greco, dirigente di II fascia area I sono stati nominati componenti della commissione straordinaria, in sostituzione della dottoressa Maria De Angelis e del dottor Augusto Polito;

   in data 4 giugno 2018, con decreto del presidente della Repubblica, viene prorogato di altri sei mesi lo scioglimento del comune di Scafati e l'attività della commissione straordinaria;

   una delle principali criticità relative alla gestione commissariale riguarda la gestione del personale dipendente del comune di Scafati;

   i dipendenti del comune, in numero sottorganico rispetto alle necessità, durante tutti i mesi del commissariamento hanno svolto a pieno l'attività lavorativa al fine di raggiungere gli obiettivi amministrativi che la commissione stessa si era prefissata ad inizio mandato;

   in attesa che il Ministero dell'interno si pronunci in merito alla situazione del comune, per i dipendenti comunali è stato previsto il blocco contrattuale e il blocco dei pagamenti delle performance relativi agli anni 2016 e 2017;

   così facendo la commissione commissariale è venuta meno agli accordi presi con i sindacati e i dipendenti durante un incontro tenutosi in prefettura nell'aprile 2018, nel quale erano state date garanzie in merito al pagamento delle performance degli anni 2016 e 2017 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché siano rispettati gli accordi tra la Commissione straordinaria e i dipendenti del comune di Scafati relativi ai pagamenti delle performance degli anni 2016 e 2017.
(4-01302)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   l'articolo 21, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, disciplina i requisiti dimensionali ottimali per l'attribuzione della personalità giuridica e dell'autonomia alle istituzioni scolastiche nonché le deroghe dimensionali, in relazione a particolari situazioni territoriali o ambientali da individuare sulla base delle esigenze delle situazioni locali e della tipologia dei settori di istruzione compresi nell'istituzione scolastica;

   le disposizioni in materia prevedono che le deroghe dimensionali saranno automaticamente concesse nelle province il cui territorio è per almeno un terzo montano, in cui le condizioni di viabilità statale e provinciale siano disagevoli e in cui vi sia una dispersione e rarefazione di insediamenti abitativi;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998 ha individuato quali dimensioni idonee quelle atte a garantire l'equilibrio ottimale fra domanda di istruzione e organizzazione dell'offerta formativa e ha anche stabilito i princìpi per la definizione del dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche;

   l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha introdotto ulteriori norme in materia, prevedendo un piano programmatico per la razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico per l'attuazione del quale occorreva attenersi ai seguenti criteri:

    f-bis) definizione di criteri, tempi e modalità per la determinazione e articolazione dell'azione di ridimensionamento della rete scolastica prevedendo, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, l'attivazione di servizi qualificati per la migliore fruizione dell'offerta formativa;

    f-ter) nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni, lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti;

   la Corte costituzionale è intervenuta in materia, evidenziando che «la preordinazione dei criteri volti alla attuazione di tale dimensionamento ha una diretta ed immediata incidenza su situazioni strettamente legate alle varie realtà territoriali ed alle connesse esigenze socio-economiche di ciascun territorio»;

   i piani di dimensionamento della rete scolastica, definiti in ambito regionale, presentano spesso delle criticità strettamente legate a situazioni e singole situazioni locali, difficilmente individuabili sulla base dei criteri di programmazione generali adottati dalle regioni;

   è competenza dello Stato la definizione dei requisiti che connotano l'autonomia scolastica, mentre appartiene alle regioni la regolamentazione del dimensionamento della rete scolastica, nell'ambito della competenza concorrente;

   il trend negativo dell'andamento delle nascite sta determinando lo svuotamento delle scuole dei piccoli comuni che, in numerosi casi, hanno investito risorse pubbliche in progetti già conclusi di adeguamento degli istituti scolastici alla normativa in materia di sicurezza, antincendio e antisismica;

   la programmazione della rete scolastica deve tener conto delle specificità del territorio italiano e delle singole realtà: i dati dicono che, dal punto di vista delle densità della popolazione, circa il 25 per cento dei comuni, per un territorio totale di circa il 75 per cento, presenta una densità abitativa al di sotto dei 200 abitanti per chilometro quadrato;

   se si considerano invece i dati in termini assoluti, il 20 per cento circa dei comuni italiani, per un territorio maggiore del 50 per cento, ha una popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti;

   esiste nel nostro Paese la tipologia dei comuni cosiddetti polvere, che presentano una popolazione al di sotto dei 500 abitanti, che rappresentano circa il 10 per cento del totale dei comuni;

   a svuotare questi territori e a rendere a rischio altri contribuisce la chiusura dei servizi destinati all'infanzia, tra cui le scuole –:

   se non ritenga urgente assumere le iniziative di competenza al fine di rivedere la normativa in materia di parametri del dimensionamento delle istituzioni scolastiche, evitare la chiusura di plessi scolastici in piccoli o piccolissimi comuni, specie quelli situati in zone interne o in territori montani che hanno già effettuato interventi di ristrutturazione e adeguamento degli edifici adibiti a scuole, a tutela degli alunni e delle famiglie e contribuire ad evitare lo svuotamento di queste località per mancanza di servizi, considerato che taluni piani di «dimensionamento» spesso provocano tagli e accorpamenti inopinati e lesivi delle specificità locali.
(2-00130) «Ruffino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BORDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2018 è stato pubblicato un articolo di stampa (http://www.mosaico-cem.it) in cui si denuncia pubblicamente il mancato svolgimento di un evento culturale dedicato alla memoria delle leggi razziali all'interno del liceo classico «Fiano-Leccisotti» di Torremaggiore (FG);

   stando alle dichiarazioni dello scrittore di dichiarata fede ebraica Roberto Matatia, autore del libro «I vicini scomodi» dedicato alle conseguenze subite dalla sua famiglia a seguito della promulgazione delle leggi razziali durante il ventennio fascista, diversi insegnanti dell'istituto scolastico si sarebbero opposti allo svolgimento di una sua conferenza, perché «invitare un ebreo è una scelta politica e a scuola non si fa politica»;

   tale affermazione, se corrispondesse al vero, sarebbe di enorme gravità, atteso che proprio gli italiani di religione e/o origine ebraica sono state le principali vittime dell'odiosa campagna razzista svolta dal regime fascista a partire dalla promulgazione delle «leggi per la difesa della razza» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere nei confronti della scuola per la decisione assunta e come intenda intervenire al fine di favorire lo svolgimento dell'evento culturale organizzato.
(5-00649)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che nelle scorse settimane le presidi del liceo classico Tasso di Salerno e del liceo Vico di Nocera Inferiore hanno protestato per le precarie condizioni in cui versano gli edifici scolastici e per la mancata emissione dei certificati di agibilità delle scuole da parte della provincia;

   a seguito delle lamentele, l'ufficio edilizia scolastica della provincia di Salerno ha promesso di inoltrare ad almeno 120 presidi di scuole superiori salernitane un attestato di staticità. L'attestato di staticità, però, è cosa ben diversa rispetto a quello di agibilità: la staticità certifica che, da un esame a vista, l'immobile scolastico risulta idoneo dal punto di vista «statico» per carichi verticali e in assenza di evento sismico; l'agibilità invece attesta la conformità degli impianti elettrici con certificato antincendio e adeguamento antisismico. Ad oggi, su 140 scuole superiori solamente 20 possiedono un certificato di agibilità;

   nonostante tale situazione fosse già stata denunciata numerose volte, le problematiche suddette non sono state correttamente gestite da parte dei responsabili. Ed infatti, ad esempio, malgrado la preside del liceo Tasso di Salerno avesse denunciato la mancata manutenzione per il rischio del crollo di una facciata nel cortile interno, l'umidità di alcune aule e l'assenza di impianto elettrico conforme, la situazione a quanto consta all'interrogante non è stata affatto considerata da parte della provincia. Da organi di stampa si apprende che il presidente De Luca ha giustificato l'accaduto imputandolo a «qualche funzionario», aggiungendo solamente che «qualcuno si era dimenticato o impapocchiato»;

   pertanto, le attività didattiche, per i 161 mila studenti salernitani, si svolgono in edifici pericolanti e quindi non agibili;

   quanto sta emergendo nel salernitano, alla vigilia dell'apertura del nuovo anno scolastico, preoccupando studenti e genitori, non è altro che uno degli esempi di quanto sta accadendo nelle province italiane a causa della riforma degli enti locali effettuata con la legge n. 56 del 2014 (legge «Delrio») che ha stabilito riduzioni di spesa per le province, nonostante sia stata mantenuta tra le funzioni la gestione delle scuole superiori. Il presidente dell'Unione province d'Italia, infatti, denuncia che, negli ultimi tre anni, di tutti i fondi stanziati per la messa in sicurezza delle scuole solamente il 14 per cento è stato destinato alle scuole superiori. Pertanto, con i tagli alle province, il 30 per cento della popolazione scolastica italiana è stato penalizzato;

   a parere dell'interrogante il binomio «province senza soldi-scuole senza sicurezza» denota una situazione allarmante che non può più passare inosservata da parte delle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intendano adottare, per quanto di competenza, per verificare lo stato in cui versano le scuole superiori del salernitano, nonché per accertare la reale destinazione dei fondi alle scuole superiori;

   se non ritengano sia necessario adottare iniziative per uno stanziamento straordinario finalizzato alla manutenzione delle stesse.
(4-01291)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Poste Italiane s.p.a. è una società partecipata dallo Stato, con quota del 29,26 per cento controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze del 35 per cento da Cassa depositi e prestiti;

   Poste Italiane è concessionaria del servizio postale universale. Qualificata giuridicamente dall'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con sentenza n. 13 del 2016 che gli ha riconosciuto la funzione di organismo di diritto pubblico, rientra nel novero delle amministrazioni aggiudicatrici ai sensi di quanto previsto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 50 del 2016, in funzione del quale dovrebbe adeguarsi al rispetto del decreto-legge n. 87 del 2018, cosiddetto decreto dignità, contenente «disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese» in quanto tale decreto-legge è diretto a tutelare la dignità dei lavoratori, a garantirli maggiormente e a ridurne il precariato;

   da diversi anni la politica di riduzione del costo del lavoro promossa da Poste Italiane è proseguita senza limitazione. In particolare, negli ultimi 5 anni la forza lavoro occupata è costantemente diminuita. Dal 2012 ad oggi sono 7.000 in meno i lavoratori impiegati; i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono scesi da 144 mila del 2012 ai 135 mila del 2016; i lavoratori a termine sono aumentati sino a superare la soglia di 6 mila occupati;

   in data 13 giugno 2018, Poste Italiane ha sottoscritto con i principali sindacati del settore un accordo per le politiche attive del lavoro con il quale l'azienda, a fronte di una riduzione del personale di circa 15 mila unità entro il 2020, si è impegnata a sviluppare «politiche attive per almeno 6000 FTE complessivi», anche mediante l'assunzione a tempo indeterminato dei dipendenti che hanno lavorato e che lavorano per Poste Italiane con contratti a tempo determinato;

   in data 23 luglio 2018, la redazione del quotidiano on line «Il Desk», a quanto consta agli interroganti sarebbe stata contattata da numerosi lavoratori assunti da Poste Italiane con contratto a tempo determinato che avrebbero segnalato il clima di tensione presente in azienda, poiché in molte filiali sarebbe stato comunicato verbalmente a migliaia di lavoratori titolari di contratti scaduti, l'impossibilità del rinnovo degli stessi, sembrerebbe, a causa del «decreto dignità»;

   la strumentalizzazione del «decreto dignità» effettuata da Poste Italiane, veniva messa in luce dal giornalista del quotidiano «Il Desk» che pubblicava, il 24 luglio 2018, un articolo dal titolo «Siluro contro il decreto dignità, Poste Italiane licenzia 8 mila precari», i quali attualmente lavorano con contratti a tempo determinato nonostante circa 30 mila lavoratori delle Poste, che a settembre diventeranno circa 40 mila, attendano l'assunzione con contratto a tempo indeterminato;

   in data 18 settembre 2018, in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni alla Camera, si è svolta l'audizione dell'amministratore delegato di Poste Italiane, dottor Matteo Del Fante, sulle attività è sulle prospettive del gruppo. Del Fante ha illustrato l'esercizio del 2017 che ha avuto ricavi pari a 10,6 miliardi di euro, in linea con il precedente esercizio, e un utile netto di circa 700 milioni, in crescita dell'11 per cento rispetto al 2016. La raccolta finanziaria dai clienti è arrivata, a fine 2017 a 506 miliardi di euro e al 30 giugno 2018 era già a 510,3 miliardi. Una nota negativa risulta essere la perdita di 1 miliardo/anno per il servizio di posta;

   nonostante i bilanci complessivamente più che in positivo, Del Fante ha spiegato che il gruppo non sta licenziando lavoratori, ma che, anzi, sono previste circa 10 mila assunzioni nel periodo 1018-2022. Non ha però risposto alla domanda specifica riguardante le segnalazioni di numerosi lavoratori di Poste Italiane sugli avvisi, da parte dell'azienda, dei licenziamenti conseguenti al decreto-legge «Dignità»;

   nel corso della stessa audizione è stata rilevata la mancanza di un contratto collettivo nazionale unitario per la categoria dei postali, facendosi riferimento per il settore postale al contratto collettivo nazionale di lavoro Poste Italiane, al contratto collettivo nazionale di lavoro Servizi postali in appalto e al contratto collettivo nazionale di lavoro Distribuzione, recapito e servizi postali. Ulteriori contratti utilizzati dalle imprese del settore sono: il contratto collettivo nazionale di lavoro Servizi ausiliari, fiduciari e integrati, il contratto collettivo nazionale di lavoro servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi, il contratto collettivo nazionale di lavoro Logistica, trasporto merci e spedizioni e il contratto collettivo nazionale di lavoro Servizi ausiliari. La mancanza di una cornice contrattuale unitaria genera rischi di precarizzazione del lavoro, dumping e difetti di concorrenza –:

   se il Governo sia a conoscenza delle sopraindicate segnalazioni espresse da molti lavoratori di Poste Italiane riguardanti gli avvisi di licenziamenti in relazione all'emanazione del decreto-legge «Dignità» e quali spiegazioni abbiano fornito in merito i dirigenti della società;

   qualora le segnalazioni rilasciate dai lavoratori di Poste Italiane risultassero vere, quali siano gli orientamenti del Governo circa la condotta, ad avviso degli interpellanti intollerabile, dell'azienda che, in funzione del fatto di essere una società partecipata dallo Stato, dovrebbe ancor più assicurare il perseguimento dell'interesse pubblico rinvenibile anche nella tutela del diritto all'occupazione stabile dei lavoratori, non ponendosi in netta opposizione rispetto alle direttive dettate dal decreto-legge «Dignità»;

   sempre se le segnalazioni rilasciate dai lavoratori fossero vere, se si intendano adottare iniziative nei confronti dell'azienda per far sì che la stessa si adegui al rispetto del dettato normativo volto a tutela dei lavoratori mediante la loro stabilizzazione e la loro piena occupazione;

   se il Governo, intenda promuovere l'apertura di un tavolo di confronto per la stesura di un contratto collettivo nazionale di lavoro di settore applicabile alla categoria degli operatori postali.
(2-00131) «De Lorenzo, Vizzini, Tripiedi, Cubeddu, Tucci, Davide Aiello, Costanzo, Olgiati, Di Stasio, Caso, Buompane, Grimaldi, Currò, Amitrano, Pignatone, Scagliusi, Gagnarli, Sarli, Sportiello».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI, GUERINI e FRAGOMELI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la giunta del comune di Lodi, guidata dalla sindaca Sara Casanova, ha approvato, nel mese di ottobre 2017, alcune modifiche al regolamento comunale per l'accesso alle prestazioni sociali agevolate, tra cui rientrano anche le riduzioni tariffarie di servizi in ambito scolastico quali mensa e scuolabus, che vengono riconosciute ai richiedenti in base alla situazione reddituale e patrimoniale;

   tali modifiche stabiliscono che, per accedere alle prestazioni, i nuclei familiari che hanno al loro interno anche solo un cittadino straniero, devono presentare oltre all'Isee – unico strumento individuato a tal fine dalla legge nazionale – anche una dichiarazione sulla loro situazione patrimoniale nel Paese di provenienza, prodotta anche in lingua italiana, mediante traduzione legalizzata dall'autorità consolare italiana che ne attesti la conformità, pena il pagamento della tariffa massima;

   l'amministrazione comunale di Lodi, pertanto, chiede solamente ai cittadini stranieri documenti e certificazioni non previsti dalla legge, agendo, a giudizio degli interroganti, in contrasto con il principio del divieto di discriminazione, sancito dall'articolo 3 della Costituzione per il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, lingua, religione;

   i dati da certificare con tali modalità discriminatorie, inoltre, riguardano anche la costituzione della famiglia nel Paese d'origine, benché la normativa indichi chiaramente che, ai fini del calcolo dell'Isee, la composizione del nucleo familiare sia quella risultante all'iscrizione anagrafica nel comune italiano di residenza, concetto ulteriormente ribadito nella Dichiarazione sostitutiva unica, la quale sottolinea che, ai fini del calcolo dell'Isee, non rientrano nella composizione del nucleo familiare i soggetti residenti all'estero, salvo si tratti del coniuge iscritto all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), mentre diversamente anche i coniugi sono esclusi dal nucleo familiare del coniuge residente in Italia;

   il nuovo regolamento comunale demanda alla giunta l'approvazione di un elenco di Paesi in cui è «oggettivamente impossibile» per i cittadini acquisire le certificazioni: a tale proposito, la giunta ha elaborato una lista limitata ad Afghanistan, Libia, Siria e Yemen, basandosi esclusivamente sulla lista della società privata «Ihs Markit», che fornisce analisi socio-politico-economiche alle imprese allo scopo di valutare il rischio di investimento in determinare aree del mondo, strumento che si rivela per gli interroganti inappropriato agli scopi che la lista comunale dovrebbe invece prefiggersi;

   contro il nuovo regolamento comunale, l'Associazione degli studi giuridici sull'immigrazione e l'Associazione volontaria di assistenza socio-sanitaria per i diritti degli stranieri «Naga» hanno presentato un ricorso al tribunale di Milano, sostenendo il carattere «discriminatorio ai sensi del diritto nazionale e del diritto Ue»;

   in base ai dati ufficiali forniti dai competenti uffici del comune di Lodi, su un totale di 259 domande di accesso alle agevolazioni tariffarie, ben 254 sono state, respinte quale effetto diretto delle nuove, restrittive e discriminatorie modalità di certificazione imposte dal regolamento comunale;

   nella giornata del 12 settembre 2018, in cui si è avuta l'apertura del nuovo anno scolastico, oltre 100 famiglie straniere di Lodi hanno deciso di ricorrere a una forte forma di protesta, non portando i figli a scuola;

   a seguito dell'ampio dibattito sviluppatosi sulla questione anche a livello nazionale, l'amministrazione comunale di Lodi ha annunciato un supplemento di istruttoria sulle domande di accesso che erano state respinte, senza tuttavia chiarire quali criteri adotterà concretamente per risolvere il problema;

   nel frattempo, alcune forze politiche e liste civiche rappresentate nel consiglio comunale di Lodi hanno presentato una proposta di delibera di iniziativa consiliare per la revoca delle contestate modifiche del regolamento comunale, che sarà all'esame del consiglio comunale il prossimo 4 ottobre 2018 –:

   se il Governo sia a conoscenza del grave caso esposto, quale sia il suo orientamento in merito e quali iniziative di competenza, anche in sinergia con gli enti locali, intenda intraprendere al fine di chiarire e meglio definire criteri e modalità per accedere a prestazioni sociali agevolate come quelle di cui in premessa che riguardano oltretutto minori.
(5-00650)

Interrogazione a risposta scritta:


   MELICCHIO, TUCCI, AMITRANO, CUBEDDU, PALLINI e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il programma denominato «Garanzia Giovani» (Youth Guarantee) è il piano europeo per la disoccupazione giovanile;

   con questo obiettivo sono stati previsti finanziamenti europei a sostegno dei giovani tra i 18 e i 29 anni, non impegnati in attività lavorative, né inseriti in un percorso scolastico o formativo, (cosiddetti «Neet»);

   nelle inchieste Eumenidi-Sacal, il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, a seguito di alcune ordinanze di custodia cautelare, evidenziò l'esistenza di condotte illecite riguardanti l'irregolare gestione del progetto «Garanzia Giovani», dichiarando che «le emergenze investigative hanno dimostrato che in ragione di pressioni indebite di ogni, tipo, anche perpetrate da politici locali e dirigenti pubblici, siano stati selezionati soltanto amici e parenti degli indagati attraverso interventi artificiosi sulle procedure di selezione previste dal bando pubblico»;

   lo stesso procuratore dichiarò che «le copiose acquisizioni documentali intervenute a seguito delle perquisizioni documentali effettuate a suo tempo presso la Sacal S.p.a., hanno confermato le ipotesi investigative, consentendo di individuare un contesto di malaffare nell'amministrazione della spesa pubblica e, ancora una vota, la gestione clientelare del mercato del lavoro in Calabria, con il consenso e, purtroppo, la connivenza di esponenti della politica locale»;

   nel 2016 la regione Calabria emanò un avviso pubblico «per la costituzione del catalogo unico dell'offerta formativa per i giovani che hanno aderito al programma “Garanzia Giovani” Calabria che prevedeva che tutti i percorsi di formazione avrebbero dovuto concludersi entro giugno 2018»;

   la graduatoria definitiva, approvata con decreto dirigenziale n. 2734 del 30 marzo 2018, è stata pubblicata sul bollettino ufficiale della Calabria del 1° giugno 2018, ragion per cui i percorsi avrebbero dovuto iniziare nello stesso mese previsto per la conclusione;

   l'assessore regionale al lavoro e welfare della regione Calabria, Angela Robbe, in risposta ad una interrogazione (n. 382/2018), afferma che i due anni di ritardi sono dovuti a non meglio precisate «problematiche tecniche relative al sistema operativo sul quale poggia tale progetto», sottolineando al contempo in maniera molto vaga, «che non vi è alcun rischio di perdere i fondi dedicati, né tanto meno risultano compromessi le possibilità di attivare e completare i percorsi di formazione relativi al programma», senza però accennare alcun argomento a sostegno di tali affermazioni;

   nel frattempo, i pagamenti delle mensilità spettanti ai giovani che hanno aderito al programma continuano a subire gravi ritardi;

   i dati della Banca d'Italia, nel suo annuale report, attestano il completo fallimento di «Garanzia Giovani» in Calabria e dal quadro delineato emerge il rischio concreto che, in Calabria, il programma «Garanzia Giovani» non raggiunga gli scopi per i quali era stato ideato, oltre che la perdita dei finanziamenti;

   il «piano di attuazione italiano della Garanzia per i Giovani», al punto 2.2.1., prevede la possibilità di «attività di affiancamento e di intervento in sussidiarietà da parte del Ministero del Lavoro, anche mediante le proprie Agenzie strumentali»;

   lo stesso piano attribuisce al Ministero del lavoro e delle politiche sociali un ruolo di autorità di gestione che assicuri le attività di sistema, il monitoraggio e la valutazione, la comunicazione istituzionale (tavola 2.2), mentre descrive le regioni «come organismi intermedi (ossia gestori “delegati”)» –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda porre in essere le attività di affiancamento e/o di intervento in sussidiarietà, anche a mezzo delle agenzie strumentali quali l'Anpal, nonché della struttura di missione, così come previsto dal piano di attuazione, al fine di scongiurare effetti distorsivi del programma «Garanzia Giovani» o la perdita di finanziamenti a causa nei ritardi della gestione;

   se sia in possesso dei dati ufficiali relativi ai pagamenti effettuati e ai relativi ritardi.
(4-01293)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2018 è stato pubblicato uno studio prodotto dal laboratorio della Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, sulle politiche del personale sanitario, in particolare circa i pensionamenti e le fuoriuscite dal servizio sanitario nazionale di altro tipo che sono avvenute negli anni 2012-2017 e che avverranno fino al 2025;

   esaminando i risultati dello studio ci troviamo di fronte ad un quadro in cui per alcune specializzazioni mediche esiste un deficit e per altre un surplus. Non si è tenuto conto infatti né della riorganizzazione in atto negli ospedali, e quindi dei nuovi standard, né dei nuovi bisogni di salute della popolazione sempre più orientati verso l'assistenza socio-sanitaria territoriale;

   entro il 2022 mancheranno all'appello 11 mila medici nella sanità pubblica: colpa di prepensionamenti, carenza di specializzandi in alcune discipline chiave ed esodo di medici e personale sanitario verso la sanità privata, più appetibile per condizioni di lavoro e trattamento economico;

   i risultati dell'analisi fotografano una realtà preoccupante: entro il 2025, il 93 per cento degli igienisti e l'81 per cento dei patologi clinici italiani attualmente in servizio avrà raggiunto l'età della pensione. Per internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori la percentuale è del 50 per cento, ma è tra anestesisti e rianimatori che si avrà il numero di abbandoni maggiore in termini assoluti: quasi cinquemila da qui a sette anni –:

   come intendano intervenire i Ministri interrogati in relazione al problema, in particolare quali soluzioni da un punto di vista di riorganizzazione del servizio sanitario e del sistema universitario intendano promuovere per arginare le criticità descritte.
(5-00652)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è on line il sito dedicato a ellaOne® (www.ellaone.it), il primo sito internet ad hoc, autorizzato dal Ministero della salute che offrirebbe informazioni scientifiche, dettagliate e chiare sull'apparato riproduttivo della donna, sulla contraccezione in generale e quella di emergenza in particolare, il cui intento secondo quanto dichiarato da James MacDonald, General Manager di HRA Pharma Italia è quello di: «fornire informazioni corrette»;

   a pagina 22 del documento di approvazione della molecola da parte del Comitato per i prodotti medici ad uso umano dell'Emea (Doc.Ref.: EMEA/261787/2009) si legge: «dosi di 10-100 mg di ulipristal acetato hanno causato una soppressione della crescita del follicolo principale e il successivo ritardo nell'ovulazione che era maggiore alle dosi più alte (50 e 100 mg), ma hanno inibito la maturazione endometriale della fase luteale in modo simile a tutte le dosi. La soglia per alterare la morfologia endometriale appare quindi inferiore rispetto all'inibizione dell'ovulazione». Nello stesso documento, alla pagina seguente, è scritto: «il meccanismo d'azione, come affermato al punto 5.1 del SPC “Il meccanismo d'azione primario si pensa sia l'inibizione o il ritardo dell'ovulazione, ma anche le alterazioni dell'endometrio possono contribuire all'efficacia del prodotto”, è sufficientemente documentata»;

   vi sono pubblicazioni su riviste internazionali che mostrano la capacità della molecola di alterare il tessuto endometriale, ostacolando e inibendo l'annidamento dell'embrione e quindi il suo sviluppo;

   la molecola mantiene inalterata la medesima efficacia per assunzioni entro 120 ore dal rapporto sessuale, fatto che avvalora la presenza di meccanismi differenti da quello anti-ovulatorio;

   nello studio che ha valutato in vitro l'adesione dell'embrione ha verificato 5 adesioni su 10 casi in presenza di ulipristal e 7 su 10 casi in presenza di placebo. Similmente nello studio che ha valutato gli effetti di ulipristal somministrato dopo l'ovulazione si sono verificate 7 gravidanze rispetto alle 11 attese. Il fatto che queste differenze non raggiungano la significatività statistica non esclude affatto l'effetto anti-nidatorio, data l'esiguità numerica del campione. Nel commento di due medici esperti, è come «dire che i batteri non esistono perché non li hai visti con la lente contafili»;

   il meccanismo d'azione anche solo possibilmente anti-nidatorio è un elemento che per molte donne rende non sicuro l'impiego del prodotto;

   è necessaria, a parere dell'interrogante, una completa disclosure sul processo decisionale che ha portato a concedere l'avallo del Ministero a una molecola di cui non vi è la minima prova di efficacia in termini di riduzione sia delle gravidanze indesiderate che degli aborti derivanti da una sua diffusione. Infatti, la vendita di pillole del giorno dopo è aumentata di 6 volte in Francia e di 30 volte in Norvegia senza alcuna riduzione degli aborti, ma anzi registrando nello stesso periodo dell'incremento di vendite un aumento degli aborti –:

   se non ritenga necessario, a fronte delle informazioni, a giudizio dell'interrogante, parziali e non esaustive fornite dal sito dedicato a ellaOne®, adottare le iniziative di competenza per ritirare l'autorizzazione concessa al sito internet, provvedendo a diffondere con ogni mezzo le opportune indicazioni medico-scientifiche legate all'assunzione della ellaOne.
(4-01290)


   FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13 della legge 20 novembre 2017, n. 167, detta disposizioni in materia di anagrafe equina per l'adeguamento al regolamento (UE) 2016/429 e al regolamento (UE) 2015/262 e, in particolare, il comma 2 dispone che, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della legge, avvenuta il 12 dicembre 2017, il Ministro della salute adotti un decreto, attraverso il quale sono definite le procedure tecnico-operative per la gestione e il funzionamento dell'anagrafe degli equidi;

   la citata anagrafe rappresenta uno strumento di garanzia per la tutela qualitativa e sanitaria degli equidi, nonché uno strumento utile per la prevenzione di attività illegali, quali le corse clandestine e la macellazione abusiva, fenomeni spesso legati l'uno all'altro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e a che punto sia l’iter di adozione del decreto di cui all'articolo 13 della legge 20 novembre 2017, n. 167;

   quali iniziative intenda assumere per l'adozione, al più presto, di un provvedimento tanto atteso dagli operatori del settore che, peraltro, garantirebbe una maggiore tutela della salute degli animali.
(4-01299)


   VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la rete dell'emergenza-urgenza costituisce per il cittadino la prima e principale risposta di soccorso sanitario;

   il sistema dell'emergenza-urgenza conosce a livello nazionale e locale una fase di profonda difficoltà sul piano organizzativo ed operativo, infatti, negli ultimi anni si è assistito a un continuo e graduale incrementò degli accessi ai pronto soccorso che di fatto hanno congestionato il sistema emergenza-urgenza intraospedaliera; la sanità campana è commissariata dal 2009, e ad oggi è gestita direttamente dal presidente della regione Vincenzo De Luca in qualità di commissario;

   nel sistema dell'emergenza-urgenza dell'Agro Sarnese Nocerino è in atto da diversi anni una profonda fase di crisi per mancanza di idonei requisiti strutturali, organizzativi e assistenziali;

   sul tema sono state presentate diverse interrogazioni in consiglio regionale da parte del gruppo del Movimento 5 Stelle, senza che queste abbiano mai ricevuto riscontro da parte del governo della regione;

   ad oggi la regione, contrariamente a quanto accade in altre regioni italiane, non ha posto in essere alcun programma, nemmeno sperimentale, che avesse come obiettivo finale la riduzione degli accessi inappropriati al pronto soccorso;

   la chiusura di alcuni pronto soccorso ospedalieri ha finito per aumentare il carico di lavoro è congestionare i pronto soccorso di alcune aree densamente popolate quali quelle di Sarno e Nocera Inferiore;

   la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale Mauro Scarlato di Scafati del 2011 ha peggiorato l'afflusso di utenti presso i pronto soccorso degli ospedali di Sarno e di Nocera Inferiore, ora al collasso;

   con il decreto n. 33 del 17 maggio 2016 è stato redatto il nuovo piano per l'emergenza-urgenza nella provincia di Salerno dal Commissario ad acta della sanità in regione Campania;

   il piano oltre alla riapertura del pronto soccorso dell'ospedale Mauro Scarlato di Scafati, prevede inoltre 118 posti letto; tutto ciò significherebbe riportare una boccata di ossigeno al sistema emergenziale/gestionale degli ospedali di Sarno e Nocera;

   la situazione della rete dell'emergenza ha congestionato anche la struttura ospedaliera «Martiri di Villa Malta» di Sarno che nel frattempo è stata depotenziata in maniera molto seria con una drastica riduzione dei posti letto e una carenza di organico specializzato;

   l'11 luglio 2018 il Ministro interrogato ha fatto visita all'ospedale di Scafati e ha dichiarato che la riapertura del pronto soccorso di Scafati non sarà possibile prima di almeno due anni, per garantire la riorganizzazione del presidio per rispondere alle richieste di servizi assistenziali per i cittadini;

   come ribadito dal Ministro interrogato secondo quanto emerge dai dati provvisori del monitoraggio sui livelli essenziali di assistenza (Lea) 2016 del Ministero della salute, contenuti nel rapporto di coordinamento di finanza pubblica 2018 della Corte dei Conti, la Campania non è in grado di erogare quei servizi e prestazioni che devono essere garantiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire un adeguato sistema di emergenze-urgenza per il territorio campano e, in particolare, per il territorio dell'Agro sarnese nocerino.
(4-01301)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni Enel s.p.a. ha intrapreso la strada delle cosiddette «ristrutturazioni organizzative», che hanno progressivamente eroso la capillare diffusione di Enel s.p.a. sul territorio, oltre a comportare la riduzione di circa seimila unità lavorative;

   la politica del contenimento dei costi si è dunque realizzata per via di esternalizzazioni da una parte e di accentramento di servizi dall'altra;

   la capillare presenza di Enel s.p.a. sul territorio è stata in passato uno dei vantaggi competitivi della stessa azienda;

   in particolare, si è provveduto progressivamente alla chiusura e/o accorpamento dei cosiddetti «punti Enel», senza nemmeno il criterio della salvaguardia di un punto Enel per capoluogo di provincia;

   Enel s.p.a. si prepara a nuovi accorpamenti e ridefinizioni di competenze territoriali, che comporteranno ulteriormente l'abbandono del territorio a tutto detrimento degli utenti;

   attualmente è previsto che si proceda all'accorpamento della direzione territoriale e delle unità operative di Novara e Verbania con quelle di Biella e Vercelli, impoverendo ulteriormente il servizio nel quadrante delle predette province –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato promuovere la convocazione di un incontro con Enel s.p.a. per garantire la capillarità di Enel stesso sul territorio e soprattutto per verificare la possibilità di percorsi alternativi all'abbandono del territorio, in particolare laddove, come nel caso delle citate province piemontesi, si verifichino situazioni limite di progressiva dismissione della presenza sul territorio medesimo.
(4-01297)


   CIRIELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che i cittadini della Costiera amalfitana – e soprattutto gli abitanti del comune di Amalfi – riscontrano, ormai da svariati anni, problemi di ricezione dei canali Rai;

   a causa della migrazione dei canali della televisione di Stato su altre frequenze – nonostante le operazioni di rimodulazione degli apparati (la riconfigurazione si è resa necessaria per effetto della richiesta del Ministero dello sviluppo economico che ha imposto alla Rai il cambio della frequenza di trasmissione relativa ad alcuni impianti di diffusione del digitale terrestre in Campania) – parte cospicua degli utenti Rai risultano esclusi o gravemente limitati nella fruizione di un servizio rispetto al quale non hanno la possibilità di sospendere il pagamento del canone;

   tale problematica era già stata portata all'attenzione delle istituzioni: a seguito del passaggio dal VHF al UHF, sindaco di Minori e il sindaco di Ravello hanno scritto una lettera agli uffici della Rai, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e del Ministero dello sviluppo economico per risolvere i problemi di ricezione Rai in maniera tempestiva;

   ad oggi, però, la situazione non sembra essere mutata, malgrado i cittadini continuino a pagare regolarmente il canone Rai;

   a parere dell'interrogante si tratta di una situazione di ingiustizia, poiché il pagamento del canone attribuisce agli utenti di usufruire di un servizio fondamentale che consente loro di essere tempestivamente informati e quotidianamente aggiornati su quanto avviene sul territorio della nostra nazione e non solo;

   per tali ragioni il servizio andrebbe immediatamente ripristinato, al fine di tutelare i cittadini che già da diversi anni non possono usufruire del servizio televisivo pubblico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per risolvere tale disservizio e per consentire agli interessati di poter, all'atto del versamento del prossimo canone Rai, detrarre, dall'importo annuo stabilito, gli importi pro quota calcolati per ogni giorno di mancata ricezione del canone Rai.
(4-01300)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Racchella n. 4-01184, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Andreuzza, Badole, Bazzaro, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Fogliani, Giacometti, Lazzarini, Paternoster, Pretto, Stefani, Turri, Valbusa, Vallotto, Zordan.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza urgente Giannone n. 2-00115 del 25 settembre 2018;

   interrogazione a risposta orale Mollicone n. 3-00214 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Osnato n. 5-00619 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Baratto n. 5-00620 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Centemero n. 5-00621 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Fregolent n. 5-00622 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Pastorino n. 5-00623 del 3 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Grimaldi n. 5-00624 del 3 ottobre 2018.

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Ascani n. 4-01070 del 12 settembre 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00652;

   interrogazione a risposta scritta Ascani n. 4-01172 del 21 settembre 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00651;

   interrogazione a risposta scritta Ascani e altri n. 4-01235 del 28 settembre 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00650.