Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 2 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2018 ricorre il centenario della conclusione della prima guerra mondiale, scoppiata nel luglio del 1914 e protrattasi per oltre quattro anni, che ha coinvolto buona parte dei Paesi del continente europeo, tra cui l'Italia, nonché diversi Paesi extraeuropei;

    inizialmente, il conflitto era circoscritto alle principali potenze europee, come conseguenza della forte conflittualità che si era creata tra gli Stati appartenenti agli Imperi centrali – la cosiddetta Alleanza, formata da Germania, Austria-Ungheria e Impero turco-ottomano – e quelli dell'Intesa, formata da Francia, Regno Unito, Impero Russo e successivamente dall'Italia, ma successivamente andò ad interessare Paesi extraeuropei quali Stati Uniti e Giappone;

    secondo alcuni dati, il conflitto ha coinvolto oltre 70 milioni di uomini in tutto il mondo, di cui 60 milioni solo nel continente europeo, con una perdita di circa 10 milioni di vite umane, oltre a diversi altri milioni di vittime civili causate da operazioni di guerra e da carestie ed epidemie;

    il conflitto non aveva inizialmente toccato il nostro Paese, che nel 1914 decise di scegliere una strategia di neutralità, sia poiché gli accordi attraverso cui l'Italia aveva aderito alla Triplice Alleanza avevano un impianto difensivo e contenevano delle clausole che vincolano gli alleati ad informare il Governo italiano prima di adottare iniziative militari, contrariamente a quanto accaduto, sia perché il Governo in carica ritenne tale strategia maggiormente funzionale agli obiettivi di completamento dell'unità territoriale nazionale, acquisendo attraverso la diplomazia le terre ancora soggette al dominio straniero;

    l'anno successivo, nonostante la neutralità dichiarata pochi mesi prima, il Governo italiano decise di prendere parte alle operazioni belliche, entrando nell'Intesa e dichiarando guerra agli Imperi centrali;

    la partecipazione alla guerra mondiale ha senza dubbio contribuito a formare una coscienza civile e politica, che gli italiani non avevano ancora dimostrato di aver conseguito nonostante l'unificazione politica fosse stata raggiunta da oltre mezzo secolo;

    durante le operazioni, i soldati dimostrarono grande coraggio e difesero strenuamente l'integrità del territorio, nonostante la guerra di posizione e gli inverni trascorsi nelle trincee avessero messo duramente alla prova le forze dei militari italiani;

    la guerra portò nondimeno alla perdita di un ingente numero di vite umane, a moltissimi casi e forme di invalidità, a danni materiali dal valore incalcolabile;

    la legge 27 dicembre 2013, n. 147, ha assicurato una serie di adempimenti necessari per la realizzazione del programma e degli interventi connessi alla commemorazione del centenario della prima guerra mondiale;

    in particolare, sono stati stanziati dei fondi per la realizzazione di interventi urgenti per la messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei «luoghi della memoria» nel quadro degli eventi programmati per la celebrazione del centenario della prima guerra mondiale;

    sono stati stanziati ulteriori fondi per promuovere la conoscenza degli eventi della prima guerra mondiale e preservarne la memoria in favore delle future generazioni attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, pubblicazioni e percorsi di visita, anche prevedendo il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado;

    in attuazione delle disposizioni richiamate, è stato approntato un programma di interventi volto, tra l'altro, al recupero dei «luoghi della memoria», alla valorizzazione di quelli già inseriti in circuiti museali e turistici, alla creazione di una rete nazionale per lo sviluppo culturale, didattico e turistico sostenibile, rivolto anche a visitatori stranieri;

    è stato, altresì, predisposto un articolato progetto di restauro dei sacrari e dei cimiteri militari maggiormente legati alla prima guerra mondiale, in particolare quelli di Bari e Oslavia, già conclusi, e di Redipuglia, ancora in fase di completamento;

    sono state promesse numerose iniziative per la commemorazione della prima guerra mondiale, attraverso un piano articolato di attività volte a incentivare lo sviluppo di una coscienza storica e critica da parte degli studenti verso gli orrori del conflitto;

    la struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale ha emesso un avviso pubblico per la selezione di iniziative culturali commemorative della prima guerra mondiale, che ha visto la partecipazione di più di 800 soggetti in ambito pubblico e privato ed il finanziamento di 45 progetti su tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo

1) ad assumere tutte le iniziative necessarie per commemorare adeguatamente l'anniversario della conclusione della prima guerra mondiale, anche attraverso lo svolgimento di iniziative di carattere culturale ed educativo atte a sensibilizzare le giovani generazioni verso gli avvenimenti più rilevanti della storia politica del nostro Paese.
(1-00054) «Molinari, D'Uva».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    la prossima fase del processo di allargamento dell'Unione, come ribadito in più occasioni dalle istituzioni europee, dovrebbe riguardare i Paesi dei Balcani occidentali;

    tra i Paesi coinvolti nel processo di allargamento dell'Unione europea oltre a quelli dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Serbia, Montenegro, ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e Kosovo), c'è anche la Turchia con lo status di Paese candidato e per la quale al momento i negoziati di adesione (avviati nel 2005) sono sospesi per la situazione politica interna di forte criticità; il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata a larga maggioranza (479 voti a favore, 37 contrari e 107 astensioni) il 24 novembre 2016, ha chiesto il congelamento dei negoziati con la Turchia;

    il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, all'inizio del suo mandato nel 2014, aveva escluso la possibilità di nuove adesioni all'Unione europea nel breve e nel medio periodo; nel suo discorso sullo stato dell'Unione 2017 al Parlamento europeo il 13 settembre 2017, pur escludendo ulteriori allargamenti durante il proprio mandato (che scade a ottobre 2019), ha indicato, tuttavia, la necessità di mantenere una prospettiva di allargamento credibile per i Balcani occidentali, chiedendo ai Paesi candidati la massima priorità nei negoziati allo Stato di diritto, alla giustizia e ai diritti fondamentali;

    nell'annuale «Comunicazione 2016 sulla politica di allargamento dell'Unione europea» (COM(2016)715) la Commissione europea aveva tracciato un bilancio dei progressi compiuti nel processo di allargamento e formulato raccomandazioni per ciascun Paese con riferimento a tematiche specifiche. Nonostante il persistere di carenze strutturali, in particolare negli ambiti fondamentali dello Stato di diritto e dell'economia, e il parziale venir meno dell'attrattiva dell'Unione europea a causa della tendenza depressionaria dell'economia e lo scetticismo verso il progetto europeo, nel contempo, si ribadiva come il processo di allargamento restasse uno strumento insostituibile per rafforzare tali Paesi e sostenerli nella loro modernizzazione, attraverso riforme politiche ed economiche, in linea con i criteri di adesione;

    nel febbraio 2018 la Commissione europea ha adottato una strategia intitolata «Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell'Unione europea per i Balcani occidentali», nella quale si ribadisce il futuro europeo della regione come investimento geostrategico in un'Europa stabile, forte e unita, fondata su valori comuni, e delinea una strategia per la positiva conclusione del processo di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali, in particolare dei candidati più avanzati (Serbia e Montenegro) con la prospettiva di una loro adesione all'UE nel 2025;

    tra i Paesi dei Balcani occidentali, l'unico che ha già aderito all'Unione europea è la Croazia dal 1° luglio 2013, mentre Albania e Macedonia hanno avuto luce verde da Bruxelles per avviare i trattati di adesione e tali Paesi (secondo i piani delineati dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini) dovrebbero essere i capofila del nuovo allargamento ad est;

    attualmente, le relazioni tra l'Unione europea e i Paesi dei Balcani occidentali si svolgono prevalentemente nel quadro del processo di stabilizzazione ed associazione (Psa), istituito nel 1999. I tempi per il futuro allargamento sono lunghi, non prima del 2025. Ma nel frattempo c'è il rischio che l'instabilità politica possa riprendere il sopravvento nei Paesi della regione, da sempre instabile, anche per l'aggravamento e la spinta dei flussi migratori dalla Siria;

    dopo il primo summit di Salonicco nel 2003, si è svolto il recente vertice europeo a Sofia nel maggio 2018, in cui i leader della Unione europea e dei suoi Stati membri (in consultazione con i partner dei Balcani occidentali e in presenza degli attori coinvolti a livello regionale) hanno ribadito il sostegno alla prospettiva europea dei Balcani occidentali. Nelle dichiarazioni finali nel programma delle priorità di Sofia rilevano i seguenti impegni:

     rafforzare il sostegno allo stato di diritto e alla buona governance;

     rafforzare l'impegno comune sulla sicurezza e la migrazione;

     sostenere lo sviluppo socioeconomico con particolare attenzione ai giovani;

     incrementare i progetti connettività e l'estensione dell'Unione dell'energia al mercato regionale, attraverso investimenti nelle infrastrutture e trasporti;

     varare un'agenda digitale per i Balcani occidentali;

     sostenere la riconciliazione e le relazioni di buon vicinato;

    in seguito al vertice di Sofia che ha formulato la nuova strategia dell'Unione europea sull'allargamento ai Balcani occidentali è necessario ridefinire il ruolo dell'Italia nell'ambito di tale processo;

    nel corso degli anni l'Italia ha ripetutamente confermato il pieno sostegno al processo di integrazione dei Balcani occidentali, sia mediante il lancio della Strategia macroregionale per la regione adriatico-ionica (Eusair) durante il semestre europeo di Presidenza italiana, sia nel vertice di Trieste del cosiddetto processo di Berlino (nel luglio 2017) che ha rappresentato il coronamento degli sforzi dell'Italia per rilanciare il processo di integrazione dei Balcani occidentali;

    molte sono le ragioni strategiche per cui l'Italia dovrebbe essere protagonista della europeizzazione dei Balcani occidentali, in primo luogo per la sua radicata presenza economica, sia in termini di investimento che di interscambio commerciale: l'Italia è il secondo partner dopo la Germania, il primo per stock di investimenti esteri (concentrato in Albania, Slovenia e Serbia), avendo nel 2016 il volume di export italiano verso la regione raggiunto i 6 miliardi di euro; inoltre, va tenuto conto della presenza di consistenti comunità di immigrati provenienti dalla regione balcanica e del numero crescente di italiani che si trasferiscono in quei Paesi, in particolare in Albania;

    tuttavia, il contesto in cui la politica comune dell'allargamento si inserisce attualmente, vede ancora molti ostacoli, sia per il processo in atto di ri-nazionalizzazione degli Stati membri e il prevalere di interessi nazionali che rischiano di mettere in pericolo lo stesso processo di integrazione, sia per il crescere del fronte dei dissidenti al processo di allargamento, in cui figurano anche la Francia e la Germania; una diffidenza e un rallentamento che si sono evidenziati nello stesso vertice europeo di Sofia in cui è stata sì confermata la «prospettiva europea» promessa, ma evitando di impegnarsi per un'esplicita «adesione» e un nuovo «allargamento». Se da una parte vengono paventati rischi che un'Europa a 33 (con l'adesione immediata di alcuni degli stati balcanici) funzioni con maggiore difficoltà aprendo alla deriva verso la Russia e la Turchia, dall'altra c'è chi vede proprio nel rallentamento dei negoziati per l'integrazione europea con la regione balcanica un motivo in più per favorire alcune potenze globali nei loro intenti egemonici nell'area;

    allo stato attuale nei Balcani occidentali molti sono i player che si contendono il primato nell'area: principalmente Europa e Russia, ma anche Cina e Turchia; in particolare, Mosca sta assumendo un ruolo sempre più di primo piano e per la posizione geopolitica ritenuta determinante di alcuni Paesi della ex-Jugoslavia c'è il rischio che questi se ne servano quale strumento di pressione nei confronti dell'occidente e dell'Unione europea per rallentare le riforme interne improntate a un maggiore sviluppo delle istituzioni democratiche;

    i Paesi dei Balcani occidentali — come anche ribadito il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in occasione del recente vertice di Sofia – «sono indissolubilmente legati alla Ue dalla geografia, dalla storia e dall'economia; sono già all'interno delle nostre frontiere e il processo di integrazione europeo non può essere completato senza di loro; occorre dare loro una prospettiva europea certa, per stabilità, sicurezza e prosperità di tutta l'area e dunque affermare con chiarezza l'irreversibilità del processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea»;

    in tale direzione occorre che il processo di integrazione sia sostenuto anche finanziariamente, con lo sviluppo di reti indispensabili all'interconnessione e agli scambi e dunque predisporre, nell'ambito del bilancio pluriennale europeo, un fondo ad hoc volto a stimolare gli investimenti nei Balcani occidentali;

    il prossimo vertice dell'Unione europea-Balcani occidentali dovrebbe tenersi in Croazia, durante la sua prossima presidenza nel 2020,

impegnano il Governo:

   a proseguire e a incrementare, sia a livello bilaterale con alcuni Paesi dei Balcani occidentali particolarmente strategici anche per gli interessi italiani, sia nelle sedi competenti europee, tutte le necessarie azioni volte a favorire il processo di adeguamento interno allineato all’acquis comunitario, al fine di non rallentare il processo di allargamento dell'Unione ai Balcani occidentali e accrescere il loro senso di appartenenza alla famiglia europea;

   ad attivarsi in tutte le sedi competenti affinché l'Italia svolga il suo tradizionale ruolo di ponte e di facilitatore nell'Unione, con altri Paesi membri e nell'ambito del processo di Berlino, al fine di favorire processi di stabilizzazione, in favore dell'integrazione dei Balcani occidentali quale priorità dell'Unione, tenendo conto che tale processo ha rilevanza strategica sia per l'Unione europea che per i Paesi dei Balcani, in quanto la crescita e lo sviluppo, il consolidarsi dei valori democratici, il contrasto di flussi migratori incontrollati e il controllo delle enclave di stampo criminale e terroristico, sono tutte condizioni atte a evitare il ritorno di conflitti e guerre nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intera Unione europea.
(7-00062) «Pettarin, Valentini, Rossello, Battilocchio, Ruggieri, Sandra Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    l'amianto è comunemente riconosciuto come sostanza particolarmente insidiosa, il cui contatto, anche indiretto, può provocare due diverse malattie: l'asbestosi, frutto dell'accumulo nell'organismo di fibre del materiale, altamente invalidante, e il mesotelioma pleurico, tumore maligno per la cui insorgenza, anche a distanza di decenni dall'esposizione, è sufficiente l'azione addirittura di pochissime fibre;

    l'uso massiccio di amianto negli anni ’60/’70 nell'industria e nell'edilizia e la conseguente esposizione alla fibra hanno fatto registrare nel nostro Paese, nel periodo 1988-1997, 9094 morti per tumore maligno della pleura (5942 uomini, 3152 donne);

    la pericolosità dell'amianto, difatti, colpisce non soltanto l'ambiente di lavoro e i soggetti che vi prestano attività, ma anche l'intero territorio, atteso che nelle città ove sono ubicati stabilimenti contenenti amianto i tassi di mortalità per malattie causate da tale fibra si sono rivelati, nel tempo, sedici volte superiori alla media, restando coinvolti non solo i lavoratori direttamente esposti, ma anche le famiglie che hanno respirato le fibre portate a casa con gli abiti da lavoro e i cittadini che si sono ritrovati ad inalare le fibre aerodisperse nell'ambiente;

    con il riconoscimento, dunque, che l'esposizione all'amianto è altamente nociva per la salute dell'uomo e dell'ambiente, la legge 27 marzo 1992, n. 257, ha disciplinato la cessazione dell'impiego di amianto nelle attività produttive di qualsiasi tipo, vietandone in Italia l'estrazione, il commercio, l'importazione e l'esportazione di amianto e/o materiali contenti amianto;

    il principale problema è attualmente rappresentato da due fattori: una significativa presenza di prodotti in amianto installati o costruiti in passato e ancora presenti negli ambienti di vita e di lavoro e il lungo periodo di latenza che caratterizza le malattie asbesto correlate;

    nonostante la cosiddetta «fibra killer» sia stata messa al bando oramai da oltre un quarto di secolo, il nostro Paese, purtroppo, conta ancora una significativa presenza di materiale in cemento amianto (le stime Cnr-Inail del 2015 quantificavano 32 milioni di tonnellate per circa 75 mila ettari di territorio);

    per quanto concerne la tutela delle vittime dell'amianto, sono riconosciuti benefici previdenziali ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 457 del 1992 e dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269; una prestazione aggiuntiva per le vittime dell'amianto che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax» e, in caso di premorte del lavoratore, in favore degli eredi è erogata dal fondo vittime per l'amianto istituito presso l'Inail (articolo 1, comma 241, della legge n. 244 del 2007). Il finanziamento di tale fondo è per un quarto a carico delle imprese e per tre quarti a carico del bilancio dello Stato;

    ad oggi ci sono ancora casi di lavoratori esposti all'amianto, affetti da patologie asbesto-correlate ma non rientranti nell'ambito del riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente in materia e, dunque, colpiti da una diseguaglianza di trattamento alla quale deve essere posto rimedio;

    il 19 giugno 2018 è stato pubblicato il libro bianco delle morti di amianto in Italia, di cui è autore il presidente dell'associazione ONA onlus (Osservatorio nazionale amianto); secondo l'associazione ogni anno si registrano circa 6 mila decessi in Italia e si prevede un aumento delle malattie dell'85 per cento entro il 2025,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per quantificare la platea dei lavoratori affetti da patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto oggi esclusi dai benefici previdenziali previsti dalla legge n. 257 del 1992, nonché le risorse occorrenti, al fine di valutare l'opportunità di adottare le appropriate iniziative di carattere normativo e finanziario per estenderne l'ambito di applicazione.
(7-00060) «Murelli, Caparvi, Bubisutti, Caffaratto, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Moschioni».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    il gruppo JDE, multinazionale leader nella produzione del caffè, è presente in Italia, con i marchi storici Hag e Splendid, attraverso la società Jde Ops It srl, con sede ad Andezeno (TO), la quale impiega 57 dipendenti e svolge esclusivamente attività di tostatura, macinazione e confezionamento di caffè verde;

    la società ha comunicato la definitiva cessazione di ogni attività svolta nello stabilimento produttivo di Andezeno, per trasferire la produzione nelle altre fabbriche europee e, con la conseguente apertura della procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti, per cessazione di tutte le attività, a partire dal primo gennaio 2019;

    tale scelta aziendale è un duro colpo per il territorio interessato e a livello nazionale, trattandosi di uno stabilimento che produce due prodotti storici per il mercato italiano, come il caffè Splendid e Hag. Ma, soprattutto, il licenziamento di tutti i dipendenti lascerà improvvisamente queste persone senza lavoro e reddito, mettendo in difficoltà gli stessi e le loro famiglie, anche considerando la difficile ricollocazione in un territorio che ha già problemi occupazionali;

    i sindacati hanno chiesto l'immediato ritiro dell'apertura della procedura di licenziamento collettivo e l'apertura di un tavolo sindacale per individuare soluzioni che consentano il mantenimento dello stabilimento produttivo di Andezeno in Italia e degli attuali livelli occupazionali;

    è d'obbligo evidenziare il susseguirsi di società che, nel tempo, hanno avuto la proprietà dello stabilimento in questione e che produce caffè da oltre 60 anni. Lo stesso, infatti, ha iniziato la propria attività come "Società del caffè", successivamente «Procter & Gamble», «Kraft», «Mondelez», fino ad essere acquisito dal gruppo JDE. I prodotti, invece, sono stati sempre i medesimi: «caffè splendid» e «caffè hag», che costituiscono la storia di Andezeno come unico stabilimento produttivo in Italia e fino ad adesso nel mondo;

    ebbene, sembra si tratti dell'ennesima multinazionale che, da un giorno all'altro, esporta dall'Italia un rinomato marchio nazionale, famoso anche grazie al lavoro dei dipendenti di Andezeno, che non solo stanno per essere licenziati ma per i quali non è previsto un adeguato ammortizzatore sociale, a fronte del licenziamento, considerando che la volontà aziendale è quella di chiudere definitivamente il sito produttivo,

impegna il Governo:

   ad istituire un tavolo negoziale tra le parti sociali e la proprietà aziendale, affinché sia adottata ogni misura necessaria tutelare i 57 lavoratori ed evitare la procedura di licenziamento;

   a porre in essere ogni iniziativa che escluda che i lavoratori in questione restino senza alcun adeguato e congruo sostegno economico, qualora purtroppo non si riesca a scongiurare la chiusura del sito produttivo di Andezeno.
(7-00061) «Rizzetto, Montaruli, Bucalo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT e FRAGOMELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95, convertito, con modificazioni dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, è stata istituita la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob), con personalità giuridica di diritto pubblico e piena autonomia nei limiti stabiliti dalla legge;

   la Commissione è composta da un presidente e da quattro membri, scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza, nominati con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso;

   mentre in precedenza i componenti della Consob duravano in carica cinque anni e potevano essere confermati una sola volta, con il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, il mandato è stato prolungato a sette anni senza possibilità di riconferma, al fine di svincolarne l'orizzonte temporale dalle vicende politiche;

   l'ultimo presidente della Commissione, Mario Nava, nominato il 9 aprile 2018, si è dimesso dall'incarico il 13 settembre 2018 a seguito delle richieste fatte in tal senso dai quattro Presidenti dei gruppi parlamentari di maggioranza, motivando la sua decisione in ragione del fatto che «il non gradimento politico limita l'azione della CONSOB in quanto la isola e non permette il raggiungimento degli obiettivi»;

   ad oggi, non solo non è stato nominato un successore, ma il Governo sembra non avvertire la necessità di procedere a tale nomina, resa estremamente urgente anche in ragione degli effetti delle attuali turbolenze finanziarie di questi giorni, a giudizio dell'interrogante largamente causate dagli intendimenti governativi in materia di finanza pubblica e, più in generale, dall'instabilità che sta caratterizzando il mercato finanziario nazionale fin dall'insediamento dell'attuale esecutivo;

   la Consob e, più in generale, le istituzioni indipendenti sono essenziali per governare i mercati nell'interesse dei cittadini, il cui risparmio è messo a rischio dagli accadimenti di questi giorni e che va, invece, tutelato come da dettato costituzionale –:

   quando intenda il Governo avanzare la proposta del nuovo presidente della Commissione nazionale per le società e la borsa e come ritenga di assicurare le caratteristiche di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza richieste dalla legge.
(5-00604)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione di Monfalcone (Go), come riportato da alcuni servizi di stampa, ha deciso di tagliare dalla «mazzetta» dei quotidiani per il servizio emeroteca della biblioteca comunale le testate di Avvenire e de Il Manifesto;

   il sindaco avrebbe motivato tale scelta «perché troppo onerosa rispetto al numero ristretto di lettori»;

   all'indomani della decisione dell'amministrazione comunale, un gruppo di cittadini, spontaneamente e autonomamente, decide di autofinanziarsi e di fare una donazione alla stessa biblioteca, ripristinando gli abbonamenti ai due quotidiani, consentendo in tal modo ai cittadini-utenti di riavere il servizio precedentemente tagliato, senza alcun onere a carico del comune;

   inspiegabilmente, nonostante tale atto spontaneo da parte della comunità monfalconese, i quotidiani, seppur recapitati correttamente presso la biblioteca, non vengono però messi a disposizione del pubblico, in quanto abbonamento non sarebbe stato sottoscritto con l'amministrazione comunale;

   l'associazione «Articolo 21» ha commentato tale decisione come un atto di intolleranza grave e negazione della libertà di stampa come prevista dalla Costituzione «che si fonda proprio sulla libera circolazione delle opinioni e delle idee»;

   il direttore di «Avvenire» parla apertamente di «censura» sostenendo che non è un caso che vengano presi di mira questi due quotidiani che sono quelli che contrastano maggiormente lo spirito dei tempi;

   il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti parla di «episodio oscurantista che mette i brividi... così è proprio voler “bruciare” i giornali»;

   per il presidente dell'Assostampa del Friuli Venezia Giulia «se un'istituzione pubblica si mette a censurare dei giornali, andando a decidere cosa il cittadino può e deve leggere, è un ulteriore segnale di una stagione brutta che stiamo vivendo»;

   secondo il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti «tagliare l'informazione non è mai una cosa positiva, tanto più da parte di una biblioteca che dovrebbe avere il compito di favorire la cultura e l'informazione»;

   anche per l'interrogante la decisione del sindaco di Monfalcone, non nuovo a trovate inquietanti, risulta essere deplorevole e arbitraria, figlia di un clima grave nei confronti della libertà di stampa e di informazione che non va sottovalutato –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per favorire la libertà di stampa e il pluralismo dell'informazione.
(4-01258)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa legislatura si è caratterizzata, tra l'altro, per l'approvazione e l'attuazione della riforma del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo (legge 11 agosto 2014, n. 125) con la creazione della nuova Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e un sensibile aumento delle risorse destinate alla cooperazione; nel quinquennio 2013-2018, l'Italia ha raddoppiato la quota del prodotto interno lordo dedicata all'aiuto pubblico allo sviluppo, passando dallo 0,14 per cento del 2012 al 0,29 per cento del 2017;

   il sistema della cooperazione italiana allo sviluppo, così come definito all'articolo 23 della legge di riforma della cooperazione, riconosce come attori per la realizzazione dei programmi e dei progetti le amministrazioni dello Stato, le università e gli enti pubblici, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, le organizzazioni della società civile e gli altri soggetti senza finalità di lucro, nonché i soggetti con finalità di lucro, qualora agiscano con modalità conformi ai principi della presente legge, aderiscano agli standard comunemente adottati sulla responsabilità sociale e alle clausole ambientali, e rispettino le norme sui diritti umani per gli investimenti internazionali;

   dal rapporto 2017 dell'Aics, si può desumere che nello scorso anno circa 60 milioni di euro siano stati messi a disposizione delle organizzazioni della società civile, del settore privato e degli enti locali; considerata la proiezione sugli anni successivi, si può stimare che siano state avviate attività per circa 150 milioni di euro per il triennio 2017-2019;

   dal mese di marzo 2018, anche in ragione del lungo periodo di ricostituzione di una nuova formazione di governo, incluso il ruolo di vice ministro per la cooperazione, e della vacatio per la posizione di direttore dell'Aics a seguito delle dimissioni della dottoressa Laura Frigenti, alcune organizzazioni non governative lamentano il rischio di un rallentamento del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo;

   in particolare, le organizzazioni non governative associate alle reti operanti nell'area mediorientale comunicano ritardi nella pubblicazione di iniziative d'emergenza per i rifugiati siriani in Libano e Giordania, annunciate nella primavera scorsa dalle sedi Aics di riferimento; inoltre, a tre mesi dalla chiusura dell'esercizio 2018, oltre al bando per iniziative di educazione alla cittadinanza globale per circa 7 milioni di euro, non risulta agli interroganti che siano stati attivati altri bandi o procedure comparative –:

   in quale misura le risorse stanziate per le attività di cooperazione da realizzare da parte dei soggetti di cui all'articolo 23 della legge 11 agosto 2014, n. 125, siano state effettivamente impegnate e quali urgenti iniziative intenda assumere per scongiurare il rischio di perenzione di tali risorse.
(5-00588)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO, SCHIRÒ e CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le elezioni europee del 2019 avranno luogo nei 27 Stati membri dell'Unione europea tra il 23 e il 26 maggio 2019, come deciso unanimemente dal Consiglio dell'Unione europea nel gennaio 2018: esse rappresenteranno la nona tornata elettorale per il Parlamento europeo, tenendosi ininterrottamente dal 1979;

   per la prima volta al voto continentale non parteciperà il Regno Unito a causa dell'esito del referendum del 2016 sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione europea, conclusosi con un voto favorevole all'uscita dalla Unione europea, la cosiddetta Brexit, con il 51,9 per cento, contro il 48,1 per cento che ha votato per rimanere nell'Unione europea;

   la legge n. 459 del 2001 sull'esercizio del diritto di voto all'estero non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive modificazioni. Alle elezioni europee non si applica, pertanto, il sistema del voto per corrispondenza: gli elettori italiani aventi diritto e stabilmente residenti nei Paesi dell'Unione europea, possono infatti recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite in loco dalla rete diplomatico-consolare italiana;

   si stima attualmente che siano più di 700 mila i connazionali che vivono nel Regno Unito. Se a questi si aggiungono i circa 300 mila italiani in Svizzera, sono più di un milione gli aventi diritto al voto italiani che risiedono nello spazio geografico europeo che non potranno votare il prossimo anno a meno di non intraprendere uno «scoraggiante» – in termini di propensione alla partecipazione al voto – viaggio nella Penisola per esercitare questa importantissima prerogativa –:

   se i Ministri interrogati, anche a fronte del grande impatto socio-politico della «Brexit» e di una recente disaffezione dei cittadini verso le istituzioni comunitarie che va combattuta anche con l'esercizio dei diritti fondamentali, non intendano adottare iniziative per prevedere forme transitorie di allestimento dei seggi elettori nei citati Paesi per permettere e favorirsi la partecipazione al voto degli italiani residenti in Gran Bretagna e nella Conferenza elvetica presso le locali sedi consolari.
(4-01255)


   BILLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   una dichiarazione sull'istituzione di un partenariato europeo per la blockchain è stata firmata nel mese di aprile 2018 da 22 Stati europei, ai quali se ne sono aggiunti altri quattro nei mesi di maggio e giugno;

   il 27 settembre 2018, l'Italia ha aderito a tale partenariato, che potrebbe avere come conseguenza la definizione di una legge europea sull'utilizzo della tecnologia blockchain, utilizzabile in futuro dai servizi pubblici e privati;

   la dichiarazione prevede che ogni Paese nomini un rappresentante che lavori con la Commissione europea al fine di portare avanti il partenariato stesso e condurne a termine i provvedimenti indicati;

   la blockchain è una tecnologia che permette la creazione di un registro aperto e distribuito per memorizzare transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente tramite crittografia, e può essere utilizzata per gestire scambi commerciali elettronici, come per esempio l'acquisto di prodotti on line, la creazione e l'utilizzo di criptovalute oppure crowdfunding per la promozione e lo sviluppo di start-up innovative;

   la Commissione europea prevede di investire 300 milioni di euro per lo sviluppo di tale tecnologia nei prossimi anni –:

   quando verrà nominato il rappresentante dell'Italia per questo partenariato e quali siano le competenze professionali che vengono vagliate al fine di effettuarne la selezione, in modo da nominare un professionista di chiara competenza che possa difendere al meglio gli interessi dell'Italia.
(4-01257)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione comunale di Firenze ha avviato da qualche mese un'opera di sostituzione del lastricato in pietre di alcune vie del centro storico con asfalto bituminoso. Fra le strade interessate si rammentano via Micheli, via Venezia, via Modena, via Cherubini, via della Colonna, via Niccolini;

   le pietre rimosse sono di epoca ottocentesca e costituiscono un patrimonio artistico innegabile per Firenze, contribuendo alla peculiare bellezza della città –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, tramite la soprintendenza per i beni culturali, per tutelare il patrimonio storico architettonico rappresentato dalle pietre rimosse.
(4-01249)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   Mauro Felicori, dopo appena 4 anni dalla sua nomina a direttore della Reggia di Caserta, il prossimo 31 ottobre 2018 sarà costretto a lasciare il suo prestigioso incarico che lo ha visto ideatore di un importante successo nella promozione della Reggia: come dallo stesso riportato al quotidiano «Il Mattino» del 7 agosto 2018, gli incassi sono stati più che raddoppiati (da 250 mila a 600.000 euro l'anno), i visitatori sono passati da 430.000 a 830.000 nel 2017 e probabilmente 900.000 nel 2018. Importanti anche le sue battaglie contro un dilagante assenteismo dei dipendenti della Reggia: lo stesso Felicori era stato accusato dai sindacati di «lavorare troppo»;

   il direttore Felicori, nella sua pagina Facebook scrive: «In ragione della legge sulla quiescenza obbligatoria per limiti di età dei dipendenti pubblici, il mio contratto con lo Stato come direttore della Reggia di Caserta cesserà con il prossimo ottobre, in anticipo di un anno rispetto alla scadenza indicata. Peccato»;

   rispetto al momento della nomina di Felicori a dirigente, oggi c'è un nuovo Governo e un nuovo Ministro per i beni e le attività culturali che, a giudicare dalle prime azioni, non pare voler mantenere per intero l'impianto della «riforma» del predecessore – che ha ridisegnato la geografia dei beni culturali di Stato in Italia – intervenendo in maniera anche decisa su alcune tematiche, come quella degli ingressi gratis nei musei. La nomina del successore di Felicori, dunque, potrebbe seguire un iter diverso da quello tracciato dal Ministro pro tempore Franceschini. Per cui tutte le opzioni sono apertissime e molto presto dovranno esser prese delle decisioni per non lasciare la gestione della sontuosa residenza borbonica senza un dirigente;

   quasi certamente secondo l'interrogante i provvedimenti che il Ministero per i beni e le attività culturali prenderà per sostituire Felicori avranno ripercussioni anche altrove, in particolare sulla Galleria degli Uffizi di Firenze;

   nominato nell'agosto del 2015, il direttore della Galleria, Eike Schmidt, nel settembre del 2017 annunciò, che, al termine dei suoi primi quattro anni di mandato, quindi alla fine del 2019, non avrebbe chiesto di rinnovare l'incarico poiché nel frattempo aveva partecipato a una selezione per la guida del Kunsthistorisches Museum di Vienna, vincendola;

   dalla fine del 2019 Schmidt lascerà pertanto la dirigenza della Galleria degli Uffizi: un altro importante dirigente lascia l'incarico e poco si sa di cosa e come il Ministro interrogato e il Ministero per i beni e le attività culturali intenda proseguire per l'assunzione delle nuove figure museali apicali;

   è sotto gli occhi di tutti un trend di crescita dei visitatori, particolarmente positivo negli ultimi anni, nei principali musei italiani; nel 2017, si è arrivati alla cifra di 51,5 milioni di visitatori, numero particolarmente positivo se si considera che nel 2013 si era arrivati ad un totale di 38,5 milioni;

   certamente, la riforma in tale ambito promossa dal Ministro pro tempore Franceschini ha valorizzato tante eccellenze e introdotto nuovi criteri di assunzione dei direttori, basati esclusivamente sul merito e sulle loro capacità manageriali e questo ha portato frutti immediati;

   a questo punto risulta difficile immaginare per l'interrogante che le procedure per la ricerca del successore di Felicori non vengano utilizzate anche per stabilire chi succederà al primo direttore tedesco della Galleria degli Uffizi. Mancano ancora più di 16 mesi alla scadenza del mandato, ed è per questo che occorre da subito capire come il Ministro interrogato intenda procedere rispetto alle tante nuove e importanti assunzioni apicali dei nostri amati musei;

   per stabilire il «come» si arriverà al passaggio di testimone tra Schmidt e il suo successore, il pensionamento di Mauro Felicori probabilmente aiuterà a capire le intenzioni del Ministro interrogato in merito al cambio alla guida di alcuni dei principali musei statali italiani –:

   come si intenda procedere alle prossime nomine ai vertici dei più importanti musei italiani e quali requisiti saranno considerati per la scelta dei nuovi dirigenti.
(4-01253)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI, SGARBI, MULÈ, PENTANGELO, CASCIELLO, SQUERI, COSIMO SIBILIA, FITZGERALD NISSOLI, FERRAIOLI, CASINO, FASANO, SISTO, D'ATTIS, LABRIOLA, CASSINELLI e FIORINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il signor Armando Verdiglione, di anni 74, condannato in via definitiva per reati fiscali, il giorno 5 settembre 2018 si è costituito al carcere di Bollate (Milano);

   a seguito del rigetto delle richieste di detenzione domiciliare presentate in data 4 settembre 2018 e 11 settembre 2018 e, in ultimo della richiesta di differimento della pena presentata in data 28 settembre 2018 il signor Verdiglione risulta ancora detenuto presso la struttura carceraria di Opera in cui era stato trasferito in data 15 settembre 2018;

   in data 26 settembre 2018 l'interrogante si recava personalmente in visita al carcere di Opera dove rilevava il grave stato di prostrazione del detenuto, nonché le sue preoccupanti condizioni fisiche dovute alla perdita di circa 20 chilogrammi di peso in 20 giorni, e alla probabilità di seri problemi organici alla gola in ragione della quale si ravvisa l'impossibilità per il soggetto di alimentarsi autonomamente;

   a seguito di due perizie effettuate da medici del detenuto che lo hanno visitato presso il carcere di Opera nei, giorni scorsi, risulta all'interrogante che sia stata avanzata la richiesta di ricovero immediato presso una struttura ospedaliera idonea e successivamente la previsione della detenzione domiciliare per interrompere «la catena patogena derivata dalla carcerazione»;

   i mezzi di informazione diffondono non di rado notizie relative a casi di malasanità nelle carceri italiane;

   il diritto alla salute è costituzionalmente garantito dall'articolo 32 della Costituzione come fondamentale nell'interesse dell'individuo e della collettività e, in nessun caso, è consentito di violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana –:

   se siano a conoscenza della gravità della situazione riportata in premessa;

   se abbiano contezza del numero delle morti in carcere per malattia, suicidio o cause non meglio chiarite e non riconducibili al decesso naturale avvenute nello scorso anno e nell'anno corrente;

   con riguardo al caso in questione, quali iniziative siano state poste in essere o si intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire il diritto alla salute del signor Armando Verdiglione.
(4-01262)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   in data 28 ottobre 2016 ad Annone in provincia di Lecco si è verificato il crollo di un ponte lungo la strada provinciale n. 49 sovrastante la strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga contestuale al passaggio di un tir trasporto eccezionale;

   il crollo determinava la morte del signor Claudio Bertini di Civate la cui auto è stata schiacciata dal cavalcavia;

   purtroppo, non è stato l'unico caso e il ripetersi di questi tragici eventi è la dimostrazione che in materia autorizzatoria si intrecciano competenze statali e locali che rendono poco chiara la normativa di riferimento e permettono trasporti sulle infrastrutture stradali ben al di sopra dei carichi di progetto e della loro resistenza;

   proprio a seguito di quell'evento nella scorsa legislatura è stata approvata in data 24 maggio 2017, la risoluzione n. 7-01218 presso la IX Commissione trasporti che impegnava il Governo pro tempore: «a promuovere entro sessanta giorni i tavoli tecnici in ambito regionale che coinvolgano gli enti territoriali interessati al fine di produrre entro un anno un sistema digitalizzato su base regionale, supervisionato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che raccolga i dati del censimento delle infrastrutture viarie sospese, quali ponti viadotti e cavalcavia, in particolare prevedendo che sia riportato l'anno di costruzione, la portata dell'infrastruttura, lo stato e lo storico degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nonché a prevedere una struttura telematica cosiddetta “open data” che permetta l'inserimento di informazioni in tempo reale quali la possibilità di interventi emergenziali o programmati di manutenzione che riducano e temporaneamente la portata dell'infrastruttura, e consenta la consultazione e la condivisione delle medesime informazioni da parte degli enti territoriali e degli altri soggetti interessati»;

   con decreto ministeriale protocollo n. 293 del 15 giugno 2017 sono state definite misure in tema di autorizzazioni alla circolazione dei veicoli eccezionali e dei trasporti in condizioni di eccezionalità;

   la direttiva, adottata in base all'articolo 5.1 del codice della strada e della normativa vigente del settore, affronta i temi della realizzazione e pubblicazione del catasto delle strade con le informazioni necessarie a caratterizzare la percorribilità delle stesse, le modalità con cui deve essere svolta l'istruttoria preventiva sulle richieste di autorizzazione, la necessità di coordinamento tra gli enti proprietari delle strade e delle opere d'arte interessate dal transito, le eventuali prescrizioni e/o le particolari cautele ed accorgimenti tecnici da imporre nell'autorizzazione ai fini della tutela e della salvaguardia del patrimonio stradale e della sicurezza della circolazione;

   quando gli enti proprietari o gestori di strade risultano essere diversi da quelli che autorizzano il trasporto e nel caso in cui non siano disponibili e pubblicate le indicazioni aggiornate di percorribilità di cui al catasto delle strade è stato escluso il principio del silenzio/assenso –:

   quale sia lo stato di realizzazione del catasto delle strade in riferimento ai manufatti viari sospesi per il transito di trasporti eccezionali, quali saranno i tempi per la piena operatività della struttura telematica «open data» finalizzata a raccogliere in tempo reale informazioni sulle infrastrutture interessate e se siano in previsione interventi anche per quel che concerne il processo di autorizzazione del transito dei suddetti trasporti con l'obiettivo di rafforzare la sicurezza sulle strade.
(2-00125) «Fragomeli, Carnevali, Rossi, Nobili, Ubaldo Pagano, Pagani, Anzaldi, Del Basso De Caro, Miceli, Ferri, Losacco, Raciti, Colaninno, Mancini, Paita, Bruno Bossio, Berlinghieri, Mor, Ceccanti, Gavino Manca, Siani, Mura, Scalfarotto, Librandi, Gariglio, Piccoli Nardelli, Moretto, Quartapelle Procopio, Giacomelli, Benamati, Migliore».

Interrogazioni a risposta immediata:


   CATTANEO, GELMINI, MULÈ, GAGLIARDI, BAGNASCO, CASSINELLI, OCCHIUTO, CORTELAZZO, GIACOMETTO, RUFFINO, CASINO, LABRIOLA, MAZZETTI e SOZZANI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   questi primi mesi di legislatura si stanno purtroppo caratterizzando, ad avviso degli interroganti, per una totale indeterminatezza e per continue contraddizioni del Governo e, in particolare, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, circa le scelte da compiere e le decisioni da prendere sui principali e più importanti interventi infrastrutturali: Terzo Valico, alta velocità Torino-Lione, ricostruzione del ponte di Genova, la Gronda ed altro;

   questo atteggiamento dell'Esecutivo vede coinvolta anche la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi, con il MoVimento 5 Stelle, che sostiene il Governo, che da sempre vede la sua realizzazione come inutile se non dannosa;

   si ricorda che il Terzo Valico rientra tra le grandi opere che sono soggette all'analisi costi-benefici imposta dal Ministro interrogato;

   il Terzo Valico, che rientra tra le opere strategiche di interesse nazionale, è una linea ferroviaria in costruzione fra Genova e Tortona, lunga 53 chilometri. Governo permettendo, dovrebbe entrare in funzione entro il 2023, consentendo così di potenziare i collegamenti merci tra la Liguria, il Nord Italia e l'Europa, nonché di rendere più veloci i collegamenti passeggeri fra Genova, Torino e Milano;

   il trasferimento di un'importante quota di traffico dalla strada alla ferrovia produrrà un vantaggio competitivo per i porti e un sicuro vantaggio dal punto di vista ambientale;

   la nuova linea costituisce la parte terminale del corridoio europeo Reno-Alpi, che collega il Mediterraneo con il Nord Europa, e rappresenta per il triangolo Genova-Torino-Milano un'opportunità di sviluppo;

   la contrarietà all'infrastruttura di una parte dell'attuale maggioranza che sostiene l'Esecutivo sembra essersi concretizzata nella mancata assegnazione di 791 milioni di euro necessari al finanziamento per il sesto lotto. Un mancato stanziamento che tradisce una miopia, una cultura anti impresa, anti crescita, anti sviluppo;

   detto finanziamento era presente in una delle ultime bozze del decreto-legge «emergenze», mentre è stato eliminato nel testo definitivo;

   peraltro, risulterebbe che anche il finanziamento di circa 1 miliardo di euro del quinto lotto, che è già stato approvato dal Cipe e bollinato dalla Corte dei conti, è ancora fermo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in attesa della famosa analisi costi-benefici –:

   se il Governo intenda garantire la realizzazione completa dell'opera nei tempi previsti, quale opera strategica di interesse nazionale, sbloccando le risorse già approvate e stanziando con urgenza le risorse necessarie al finanziamento dell'infrastruttura.
(3-00211)


   GRIPPA, SCAGLIUSI, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO, TERMINI, COLLETTI, TORTO, CORNELI, ZENNARO, BERARDINI e DEL GROSSO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   i tratti autostradali della A24 L'Aquila-Roma e della A25 Pescara-Roma rappresentano due tratti strategici del Centro Italia, poiché collegano l'Abruzzo con la città di Roma;

   la gestione dei suddetti tratti è regolata per mezzo della convenzione unica tra lo Stato e la società Strada dei Parchi s.p.a., oggi interamente controllata dalla holding del gruppo Toto, datata 18 novembre 2009, che tra le varie disposizioni prevede l'obbligo in capo al concessionario di provvedere alla manutenzione dei tratti;

   dall'inizio del 2018 si è verificato, a seguito dell'approvazione del relativo decreto interministeriale alla fine del 2017 da parte del Governo Gentiloni, un aumento tariffario del 12,89 per cento, laddove l'aumento medio sull'intera rete autostradale risulta essere pari all'incirca al 2,74 per cento;

   a fronte di questa situazione del tutto anomala sul piano tariffario, numerose segnalazioni provenienti da enti pubblici, soggetti istituzionali e singoli cittadini hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica una situazione molto preoccupante relativamente alle condizioni dei piloni di ponti e viadotti, in particolare sulle condizioni del ferro e del calcestruzzo e il rischio di deterioramento dei viadotti Santacroce, Palazzo, Cocullo e Isola del Gransasso;

   il territorio nel quale sorgono i viadotti facenti parte dei tratti autostradali in questione è notoriamente a grave rischio sismico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire la sicurezza sui suddetti tratti autostradali, nonché in particolare dei ponti e dei viadotti che attraversano la penisola italiana, per giungere finalmente ad una logica di prevenzione costante.
(3-00212)


   LORENZIN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel presentare la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza il Governo ha enfaticamente annunciato, per dichiarazione del Presidente del Consiglio dei ministri, «un piano per gli investimenti pubblici per un importo pari a 38 miliardi di euro nei prossimi quindici anni e altri 15 nel prossimo triennio»;

   ad oggi non è ancora chiaro su quali infrastrutture il Governo intenda intervenire quando dichiara ancora di voler «realizzare il più grande piano di investimenti mai progettato in Italia e il più grande rafforzamento mai pensato del nostro sistema di infrastrutture materiali e immateriali»;

   risulta che il presidente della regione Emilia-Romagna avrebbe richiesto, con propria lettera del 15 giugno 2018, un incontro urgente al Ministro interrogato per presentare il piano degli investimenti di quella regione, a partire dagli interventi più importanti, quali la realizzazione della bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo, la realizzazione della nuova autostrada regionale Cispadana, il potenziamento del passante autostradale di Bologna;

   tale richiesta sarebbe rimasta ad oggi inevasa, dopo oltre tre mesi e mezzo, mentre sono numerose le dichiarazioni rese alla stampa nel frattempo da parte di esponenti del Governo che manifestano l'intenzione di bloccare o modificare radicalmente tali interventi, che pure sono condivisi con il sistema delle autonomie locali e con tutte le rappresentanze sociali del territorio;

   gli investimenti richiamati risulterebbero ad oggi già progettati, finanziati e complessivamente cantierabili in tempi assai ridotti, consentendo di mobilitare alcuni miliardi di euro di lavori (oltre 2,5 solo per le tre opere richiamate) e soprattutto di ammodernare il sistema infrastrutturale di una regione prima per crescita economica, export e occupazione –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di rispondere alle legittime aspettative della regione Emilia-Romagna e delle istituzioni locali, delle rappresentanze sociali e dei cittadini di quel territorio, al fine di assicurare una tempestiva realizzazione delle infrastrutture richiamate.
(3-00213)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sulla base delle importanti performance economiche fatte registrare nel corso degli ultimi anni e anche in previsione l'Emilia-Romagna si conferma una delle regioni più dinamiche della intera Europa;

   il traino dell’export fa sì che la Emilia-Romagna risulti essere la prima regione italiana per saldo commerciale con +13,4 miliardi di euro e prima nella classifica regionale per export per occupato;

   la presenza di fondamentali distretti industriali strategici per l'intero made in Italy in settori chiave dell'economia testimoniano la vivacità del tessuto imprenditoriale;

   il tasso di disoccupazione in soli due anni è passato dal 9 al 6,6 per cento;

   la sua posizione geografica e la sua interconnessione territoriale la rendono, nella mobilità di persone e merci, una regione cerniera tra il Nord e il Sud, non solo per l'Italia ma per l'Europa, crocevia di importanti collegamenti infrastrutturali continentali;

   nel corso degli anni è stato effettuato un importante lavoro di pianificazione e compartecipazione tra enti locali e parti sociali che hanno sottoscritto il patto del lavoro, attraverso tavoli di confronto in cui si è condivisa l'urgenza di tali investimenti infrastrutturali, considerati indispensabili per rafforzare lo sviluppo e la competitività del territorio emiliano romagnolo;

   il presidente della regione Emilia-Romagna, nonché presidente della Conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini in data 15 giugno 2018 con lettera protocollo n. 2018/0443760 ha sottoposto all'attenzione del Ministro una serie di priorità infrastrutturali per la regione;

   nella lettera testualmente viene affermato che: «Crediamo sia davvero urgente un confronto con lei, anche in relazione alle dichiarazioni del neo sottosegretario Michele Dell'Orco, apparse a mezzo stampa, con le quali si evidenziava la volontà di contrastare e fermare il Passante autostradale metropolitano bolognese, l'Autostrada Cispadana e la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo»;

   si tratta di opere infrastrutturali, come del resto l'autostrada Cispadana, il passante di Bologna, e la bretella, considerate imprescindibili dalla comunità regionale tenuto conto di dati richiamati –:

   per quali ragioni alla richiesta di interlocuzione istituzionale di cui in premessa non sia mai stata data risposta;

   quali siano le ragioni che impediscono l'attivazione di un tavolo istituzionale di confronto e se da parte del Ministro esistano dei motivi ostativi di merito sulle singole opere citate, che rendono particolarmente difficoltoso, improbabile o addirittura impossibile la concretizzazione del confronto richiesto.
(5-00586)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2011, Santa Benessere & Social srl presenta, al comune di Santa Margherita (GE) istanza, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997, per ottenere la concessione demaniale marittima per 90 anni di un complesso demaniale di 136.453 metri quadri (19.740 metri quadri di aree emerse e 116.713 metri quadri di specchio acqueo), con oggetto «progetto di messa in sicurezza e di adeguamento funzionale del porto con riqualificazione ormeggi e litorale sud», inclusa la realizzazione di attività connesse, parcheggi e altri servizi;

   il comune, con delibera di Consiglio comunale n. 15 del 2015 e con determinazione dirigenziale n. 108 del 2015, conclusa la conferenza di servizi, ammetteva la Santa Benessere alle successive fasi della procedura. La concessione avrà durata di anni 35 per l'area del porto e di anni 20 per il retroporto;

   la Santa Benessere & Social spa dal 2011 ha più volte modificato il suo assetto societario. L'azionariato è distribuito sul territorio internazionale (Maltese e Nigeriano), con un sistema di partecipazioni a cascata e forme di controllo diretto e indiretto;

   alla data di presentazione dell'istanza e del progetto preliminare Santa Benessere aveva forma di società di capitali a responsabilità limitata con capitale ripartito tra Rochester Holding S.A. (società anonima Lussemburghese) e altre società;

   non risultano all'interrogante autorizzazioni comunali, né comunicazioni dell'aggiudicataria sull'avvicendamento societario;

   nel 2017, la controllante Rochester Holding S.A. cede le azioni alla Recina Invest S.A., nuova società anonima lussemburghese controllata da Sera Foundation di Malta;

   oggi, Santa Benessere è soggetta a direzione di Recina Invest S.A. (Lussemburgo), controllata da Betacorp International LTD (Malta), controllata da Sera Foundation (Malta), tutte società «schermate» che riferiscono a Gabriele Volpi, che risulterebbe indagato per riciclaggio internazionale;

   il progetto depositato il 29 dicembre 2017 risulterebbe ancora incompleto e non definitivo;

   con riferimento al porto di Lavagna, il più grande porto turistico del Mediterraneo, la concessione viene affidata alla porto di Lavagna spa nel 2000, con sede a Milano e titolare il defunto Mazreku e ora in capo al figlio Jack Mazreku;

   il padre è oggetto di «rapporti» della Guardia di finanza (27 novembre 2002) e numerosi processi: contrabbando, trasferimento fraudolento di valori, evasione fiscale;

   nel 2000 la capitaneria di porto di Genova dava in concisione alla porto di Lavagna spa il porto. A firmare per la porto di Lavagna spa è Mazreku Jack Rocco, in qualità di amministratore delegato di Monaco;

   la concessione è confermata nel 2003 dal comune di Lavagna con la sola firma del dirigente dell'ufficio demanio e rinnovata fino al 2024 alla stessa società di cui è presidente il figlio di Mazreku;

   il comune di Lavagna è stato commissariato per infiltrazioni mafiose –:

   se il Governo ritenga conforme alla normativa che le concessioni demaniali siano rilasciate a società con proprietà estere, con amministratori oggetto di indagini o sotto processo e di cui è difficile ricostruire la provenienza e il controllo;

   se si intendano assumere iniziative normative volte a rivedere la disciplina delle concessioni demaniali al fine di garantire aderenza al quadro giuridico, anche europeo;

   se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di avviare un monitoraggio sul rispetto del principio di trasparenza e sulla normativa di contrasto al riciclaggio per evitare di incorrere in potenziali rapporti con soggetti/società non legittimati a contrarre con la pubblica amministrazione.
(4-01256)


   MAGLIONE, IANARO, PALLINI e MARAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Valle Caudina è un'area territoriale della Campania che insiste su due province: Benevento e Avellino;

   la stessa è interessata da importanti fenomeni di pendolarismo verso la città di Benevento e, in particolare, verso il capoluogo regionale Napoli;

   l'unica linea ferroviaria che collega le città di Benevento e Napoli e che serve l'area della Valle Caudina è la linea suburbana Benevento-Cancello-Napoli di proprietà dell'Ente autonomo Volturno (Eav srl) il cui socio unico è la regione Campania;

   detta linea ferroviaria è interconnessa con la Rete ferroviaria italiana (Rfi) spa nelle stazioni di Benevento e Cancello;

   detta linea ferroviaria è chiamata ad assorbire la gran parte del pendolarismo di cui sopra;

   detta linea ferroviaria risulta essere non omologata agli attuali standard di sicurezza e a causa di ciò il 6 agosto 2018 la velocità di percorrenza del materiale rotabile non può superare il limite di 50 km\h con sensibili ripercussioni sul tempo di percorrenza della tratta;

   per l'ammodernamento dei sistemi di sicurezza sulla suddetta linea ferroviaria e sulla Piedimonte Matese-Santa Maria Capua Vetere sono stati stanziati con decreto ministeriale 46 milioni di euro;

   il comma 1 dell'articolo 47 del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 individua Rfi spa quale unico soggetto responsabile della realizzazione dei necessari interventi tecnologici da realizzarsi sulle linee regionali affinché vengano uniformati gli standard di sicurezza;

   il comma 3 dell'articolo 47 del citato decreto-legge permette allo Stato di destinare finanziamenti alle linee regionali purché individuate con appositi decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base di criteri che tengano conto delle esigenze di mobilità dei viaggiatori e delle merci, di ampliamento della connettività della rete ferroviaria, di integrazione con il territorio e le aree metropolitane, di potenziamento delle connessioni verso i sistemi portuali ed aeroportuali;

   il comma 4 dello stesso articolo 47 permette alle regioni territorialmente competenti, ai gestori delle linee regionali e a Rete ferroviaria italiana s.p.a. di concludere accordi e stipulare contratti per disciplinare il subentro nella gestione a favore della medesima Rete ferroviaria italiana s.p.a. delle reti ferroviarie regionali, ivi comprese quelle classificate di rilevanza per la rete ferroviaria nazionale ai sensi del comma 3, definendo gli oneri contrattuali e individuando le necessarie risorse di copertura;

   i pendolari lamentano da tempo un deperimento del servizio offerto a causa di continui disservizi –:

   se si intendano adottare iniziative affinché Rfi, in virtù delle competenze conferite dal decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017, subentri nell'esecuzione degli interventi di messa in sicurezza della suddetta rete ferroviaria già finanziati con decreto ministeriale così come indicato in premessa;

   se si intendano assumere iniziative affinché Rfi, in virtù delle competenze conferite dal decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 convertito dalla legge n. 96 del 21 giugno 2017 e in base a quanto riportato nel decreto ministeriale del 16 aprile 2018 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2018 recante indicazioni sull'individuazione delle linee ferroviarie regionali di rilevanza per la rete ferroviaria nazionale, subentri, così come già avvenuto per le regioni Puglia e Umbria, nella gestione della suddetta rete ferroviaria attualmente al 100 per cento di proprietà della regione Campania attraverso la controllata EAV.
(4-01261)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   preme agli interpellanti sottolineare le ricadute derivanti dallo smembramento del corpo forestale dello Stato – recato con i provvedimenti attuativi della cosiddetta delega Madia, che aveva espressamente disposto, tra l'altro, la sua riorganizzazione e l'eventuale assorbimento del medesimo in altra forza di polizia – il cui personale risulta attualmente, in gran parte transitato nell'Arma dei carabinieri, nella restante parte suddiviso tra vigili del fuoco, polizia di Stato, Guardia di finanza e Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, oltre ad una percentuale minore in mobilità presso altre strutture dello Stato;

   in questa sede si segnala, in particolare:

   la situazione di quanti, tra il personale appartenente al Corpo forestale dello Stato obbligatoriamente transitato nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si trovano, insieme con le loro famiglie, ad essere nella condizione di sfrattati dagli stabili in cui alloggiavano, a fronte di un'intimazione di rilascio degli alloggi di servizio, in quanto gli stabili medesimi sono stati trasferiti dal Corpo forestale dello Stato all'Arma dei carabinieri;

   i firmatari segnalano che abitare negli alloggi di servizio significa anche, per lo Stato, presidio e conduzione di strutture abitative con oneri a carico del personale e, dunque, introiti per l'erario;

   si segnala altresì che risultano in corso numerosissimi contenziosi conseguenti ai trasferimenti del personale del Corpo foresta le dello Stato, per molti dei quali è da ritenere che le pubbliche amministrazioni risultino soccombenti;

   nelle basi operative aeromobili del Corposo forestale dello Stato, fino al 31 dicembre 2016, erano dislocati stabilmente elicotteri e personale aeronavigante, cioè piloti e tecnici specialisti, ridotti oggi a meno della metà in virtù delle disposizioni recate dalla suddetta delega Madia, che ha disposto la spartizione di un reparto volo d'eccellenza tra l'Arma dei carabinieri ed il Corpo dei vigili del fuoco, senza riguardo alla salvaguardia delle professionalità e delle esperienze maturate nello spegnimento aereo degli incendi boschivi e con gli enormi aggravi di spesa delle regioni con la stipula di onerose convenzioni sostitutive al servizio specifico fornito dal reparto volo della Forestale;

   lo stato in cui versa attualmente la flotta antincendi, carente della quota transitata nei carabinieri, ove non esercita funzioni antincendio, non reca benefici, non genera risparmi, ha causato e continua a determinare inefficienze, sprechi e danni al nostro ambiente e ai cittadini, tra i quali gli incendi malamente domati dell'estate 2017 e la tragedia del Monte Serra di Pisa che sta ancora bruciando dopo aver devastato oltre 1000 ettari di bosco –:

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché per il personale dei vigili del fuoco alloggiato negli stabili attualmente nel possesso dell'Arma dei carabinieri sia disposta una proroga finalizzata al mantenimento degli alloggi di servizio;

   a fronte della necessità di un generale ripensamento in ordine alle competenze disperse, in particolare volte al soccorso ed alla protezione ambientale, se non intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di recuperare mezzi, risorse, personale e competenze dedicate al soccorso antincendio.
(2-00124) «Maurizio Cattoi, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Brescia, Corneli, D'Ambrosio, Dadone, Dieni, Forciniti, Macina, Parisse, Francesco Silvestri, Davide Aiello, Elisa Tripodi, Bella, Berardini, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Caso, Cassese».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo dei vigili del fuoco ha sempre svolto un ruolo di fondamentale importanza, in particolare nelle operazioni di soccorso pubblico, di prevenzione incendi e di lotta attiva agli incendi boschivi che purtroppo hanno colpito il territorio nazionale;

   in ultimo, il tragico evento che il 14 agosto 2018 ha sconvolto la città di Genova ha dimostrato, se ce ne fosse mai stato bisogno, la professionalità, tempestività e generosità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche in riferimento alla comprensione dei disagi e dei bisogni della popolazione colpita dal disastro;

   in Italia c'è un vigile del fuoco ogni 16 mila abitanti, in Europa la media è di uno ogni mille. In particolare, a titolo di esempio, il distaccamento di Genova ha una carenza di organico di 130 unità, ovvero di oltre il 12 per cento, contro la media nazionale che si attesta sul 7 per cento;

   affrontare l'evento a Genova ha significato lasciare sguarniti ben 16 comandi liguri e ha evidenziato la criticità relativa all'età avanzata di molti operatori; infatti, l'età media del personale in servizio è di 46-47 anni e non sempre l'esperienza può sopperire alle carenze fisiche, tanto che si assiste a un aumento degli infortuni;

   sono, altresì, conosciute le problematiche legate alle possibili patologie che si presentano nel corso dell'attività lavorativa dei vigili del fuoco e la necessità di far seguire ai vigili del fuoco anche un percorso di controllo riguardante lo stress da lavoro correlato;

   altro problema riguarda i mezzi di soccorso, evidenziatosi nel tragico evento di Genova, dove affrontare i soccorsi ha significato, non avendo scorte, lasciarne sprovvisti moltissimi territori della regione. Infatti, i vigili del fuoco liguri presentano anche una grave carenza di mezzi e di strutture –:

   considerato che lo stato di emergenza in cui versa la città di Genova si protrarrà nel tempo, stante la persistente gravità della situazione, destinata a durare ancora per anni, se non intenda procedere a nuove assunzioni finalizzate al rafforzamento del distaccamento di Genova dei vigili del fuoco, anche in termini di mezzi e strutture, tenendo conto delle attuali gravi carenze di organico, evidenziatesi da ultimo a seguito della tragedia del crollo del ponte Morandi.
(3-00207)


   FIANO, GRIBAUDO, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI e ENRICO BORGHI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il 21 settembre 2018 un gruppo di cinque persone inermi e assolutamente disarmate, che tornava a casa intorno alle 22 dopo aver partecipato alla manifestazione «Mai con Salvini», è stato brutalmente aggredito, con cinghie e tirapugni, da un gruppo di appartenenti alla vicina sede di Casapound;

   le vittime dell'aggressione, che si sono limitate a cercare di evitare i colpi e che sono state inseguite e picchiate tra passeggini e bambini, hanno presentato immediata denuncia alla questura di Bari;

   sempre da notizie a mezzo stampa si è appreso che dopo le prime indagini una trentina di militanti di CasaPound, che la sera dell'aggressione erano davanti alla loro sede in via Eritrea, sarebbero stati identificati in questura e almeno cinque di loro, armati con mazze e cinghie, avrebbero preso parte attiva all'aggressione;

   tale aggressione di matrice squadrista è avvenuta peraltro in un quartiere popolare di Bari, il quartiere Libertà, che proprio recentemente ha avuto la visita del Ministro interrogato e dove è stata avviata una raccolta firma per «cacciare gli immigrati che hanno invaso il quartiere», raccolta sostenuta anche dagli esponenti locali del Carroccio;

   desta viva preoccupazione l’escalation di atti di aggressione, razzismo e vandalismo che si è registrata negli ultimi mesi da parte di esponenti od organizzazioni di estrema destra, quasi a testimoniare una nuova presunta legittimazione a compiere tali atti da parte dei loro autori –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di impedire il ripetersi di fatti analoghi e per assicurare la piena tutela dei cittadini italiani e del loro diritto a manifestare, nonché per contrastare con fermezza le aggressioni ad opera di gruppi neofascisti di estrema destra.
(3-00208)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle iniziative poste in essere dall'attuale Governo fin dal suo insediamento, la necessità di predisporre e attuare azioni concrete e più incisive, in un'ottica non più emergenziale bensì strutturale, per il contenimento e la regolamentazione dei flussi migratori si è finalmente posta al centro del dibattito politico, sia a livello europeo che internazionale;

   nell'ambito di tale dibattito l'Italia ha finalmente assunto un ruolo propositivo e attivo anche per colmare le evidenti lacune delle politiche finora attuate nell'ambito dell'Unione europea in materia di immigrazione e asilo, che hanno, di fatto, portato all'attuale situazione di grave emergenza;

   al fine di combattere in modo efficace la tratta degli esseri umani gestita dalle organizzazioni criminali che lucrano sui flussi migratori e di gestire in modo coerente la questione della verifica e del ricollocamento degli effettivi rifugiati che giungono in Europa, risulta prioritario adottare misure di tutela dei confini dell'Italia, in particolare marittimi per la loro maggiore permeabilità, i quali confini sono anche le frontiere esterne dell'Europa;

   secondo i dati resi noti dal Ministero dell'interno, dal 2013 al 2017 su oltre seicentomila arrivi registrati solo via mare in Italia, le domande di asilo complessivamente presentate sono in numero inferiore (429.195) e di quelle esaminate oltre la metà hanno ricevuto un diniego dalle commissioni territoriali;

   dal 2013 al 2018 la media delle domande di protezione internazionale accolte a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato è stata del 7 per cento, la protezione sussidiaria del 15 per cento e quella umanitaria del 25 per cento;

   sebbene negli ultimi mesi si sia registrata una notevole riduzione degli sbarchi sulle coste italiane (da 43.000 a 7.000 rispetto al 2017) e secondo quanto riportato dal dossier Viminale del Ministero dell'interno (1° agosto 2017-31 luglio 2018) risultino 160.458 presenze nel sistema di accoglienza, in netto calo rispetto alle circa 190.000 presenze a fine 2017, tuttavia da recenti rapporti sull'immigrazione in Italia risulta in aumento il numero degli stranieri in posizione irregolare, stante anche la sostanziale mancata applicazione da parte degli ultimi Governi della normativa disposta, altresì, dalla direttiva 2008/115/UE, specificatamente in materia di trattenimento e accordi coi Paesi di origine ai fini del rimpatrio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere in materia di immigrazione, in particolare per contrastare sia l'immigrazione irregolare che il traffico degli esseri umani ad esso conseguente.
(3-00209)


   LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   tra le conclusioni adottate dal Consiglio europeo nella riunione del 28 e 29 giugno 2018, vi è la previsione che «nel territorio dell'Unione europea coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri (...) qui un trattamento sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell'Unione europea, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà»;

   coerentemente con tale impostazione alcuni Stati membri hanno istituito i centri sorvegliati e, in particolare, in Germania il Ministro dell'interno ha istituito i «centri di ancoraggio», dove i migranti vengono detenuti fino a diciotto mesi nell'attesa che sia decisa la loro richiesta di asilo;

   l'ingresso di immigrati illegali, dei quali non solo è spesso difficile accertare le generalità ma anche determinare con certezza il Paese di origine, rappresenta un serio pericolo per la sicurezza degli Stati europei, anche in considerazione delle notizie più volte pervenute dall’intelligence di alcuni Stati membri, che segnalavano il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti;

   ad oggi il Governo italiano non ha ancora istituito i centri sorvegliati e, pertanto, in virtù di questa mancanza, chi continua ad arrivare illegalmente in Italia, come nel caso degli immigrati arrivati a bordo della nave «Diciotti» (molti dei quali sono ancora irreperibili sul territorio nazionale), non sono trattenuti, ma vengono lasciati liberi di muoversi senza limitazioni di libertà sul territorio nazionale, non essendo sottoposti alla sorveglianza dello Stato –:

   se non ritenga di adottare iniziative volte a dare immediata applicazione alle citate previsioni del Consiglio europeo, attivando immediatamente i centri sorvegliati nei quali trattenere chi entra illegalmente in Italia nelle more del vaglio della domanda di protezione e al fine di eseguire tutti gli opportuni accertamenti di sicurezza, rispettando il principio che, per chi entra illegalmente in uno Stato europeo, non possa essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma effettiva di controllo o restrizione.
(3-00210)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'organizzazione neofascista Forza Nuova a Mestre ha annunciato di aver svolto nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 settembre 2018 le «passeggiate per la sicurezza» tra la stazione ferroviaria, piazzale Roma e in alcune corse notturne degli autobus;

   il coordinatore provinciale di Forza Nuova ha spiegato che continueranno a viaggiare sugli autobus di linea per garantire la sicurezza dei passeggeri, estendendo la vigilanza a tutte le corse da loro ritenute più a rischio;

   l'azienda di trasporti, Actv, ha già detto di non condividere tale iniziativa sottolineando che garantire la sicurezza dei passeggeri è compito dell'azienda e che nessuno è autorizzato ad autonominarsi «squadra di controllo»;

   come già sottolineato da diversi prefetti di altre realtà dove si sono verificati episodi simili, la vigilanza del territorio spetta esclusivamente alle forze dell'ordine. È il principio di base che deve essere rispettato. Le forze dell'ordine si muovono in un contesto fatto di regole, che non possono essere soppiantate dallo spirito d'iniziativa di ognuno;

   le «passeggiate per la sicurezza» organizzate da Forza Nuova, dunque, ad avviso dell'interrogante sono illegittime, perché si collocano al di fuori dell'assetto normativo vigente. Non è ammissibile che esponenti di organizzazioni politiche si sostituiscano alle forze dell'ordine arrogandosi il diritto di svolgere funzioni di controllo e vigilanza. Tutto ciò desta forte preoccupazione e richiede un intervento deciso delle istituzioni a tutti i livelli per impedire che tali azioni si possano ripetere, tanto più se a compierle è una forza politica che si richiama apertamente al fascismo e che fa dell'intolleranza e della discriminazione i propri princìpi, ponendosi così in palese contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale;

   i metodi utilizzati da Forza Nuova non fanno altro che diffondere e alimentare un clima di paura e violenza al fine di strumentalizzare l'insicurezza delle persone sperando di ottenere così del consenso. La loro presenza sugli autobus cittadini in forma organizzata e propagandistica può solo creare ulteriori inutili tensioni e mettere a rischio davvero la sicurezza e l'incolumità dei cittadini che utilizzano i mezzi per spostarsi liberamente e raggiungere i luoghi di lavoro e di svago e non hanno bisogno di improvvisate ronde di «pseudo vigilanti autonominati» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, attraverso la questura e la prefettura di Venezia, per monitorare e impedire iniziative come quelle descritte in premessa, che, a giudizio dell'interrogante, si pongono al di fuori di qualsiasi norma di legge e rischiano di rappresentare un pericolo per la collettività.
(4-01251)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   i genitori degli alunni della primaria di Careri paesino dell'Aspromonte calabrese hanno promosso una mobilitazione per difendere il diritto alla scuola per i propri figli;

   si oppongono alla chiusura della scuola e al trasferimento dei 35 alunni a distanza di 11 chilometri con una viabilità complessa piena di tornanti che farebbe giungere a scuola i bambini già provati dal viaggio;

   purtroppo il calo demografico e lo spopolamento dei paesi dell'Aspromonte sta determinando situazioni di estrema criticità;

   a Roccaforte del greco, paese dell'area grecanica, così come a Canolo, le scuole sono state già chiuse infliggendo un duro colpo alle comunità locali;

   alcuni intellettuali a partire dallo scrittore Gioacchino Criaco hanno promosso un appello per chiedere che le scuole nei piccoli comuni in particolare, dell'Aspromonte, possano rimanere aperte come presidio dello Stato;

   la legge 158 del 2016 comunemente conosciuta come legge dei piccoli comuni ha anche nella digitalizzazione l'opportunità di scongiurare trasferimenti e disagi ai bambini assicurando il diritto all'istruzione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere per rispondere alla mobilitazione dei genitori di Careri scongiurando la soppressione della scuola dell'obbligo ed evitando di infliggere disagi a bambini e famiglie.
(5-00592)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dalla Cgil regionale del Friuli Venezia Giulia, nella regione vi sono troppe classi a orario ridotto e con soluzioni di fortuna per supplire alla mancanza di insegnanti;

   secondo i dati diffusi dalla stessa Cgil, sul personale ausiliario servono 150 addetti di cui 80 da destinare alle segreterie per rimediare alla carenza di direttori amministrativi. Sui 172 istituti di questa regione, un centinaio opera senza un dirigente scolastico titolare e 50 senza un direttore dei servizi amministrativi;

   occorre inoltre ottenere nuovi posti per docenti di sostegno, in deroga alle dotazioni già assegnate, anche alla luce delle ripetute sentenze dei Tar in materia di diritto allo studio degli alunni diversamente abili o con difficoltà di apprendimento;

   l'ultima riforma, cosiddetta della «buona scuola», non ha risolto tali criticità, ma anzi le ha aggravate, soprattutto ma non soltanto con riferimento ai meccanismi di selezione dei docenti, in particolare su alcune classi di concorso, come la matematica e le lingue, e nelle scuole di lingua slovena;

   a questo proposito emblematico è il caso dell'istituto comprensivo di Meduno, in provincia di Pordenone dove la scuola, dal 1° settembre 2018 è priva del dirigente reggente e solo negli ultimi giorni, con un unico amministrativo in organico negli uffici. Rimangono vacanti una quindicina di classi e posti per bidelli. L'istituto comprensivo Andreuzzi di Meduno va avanti da un mese con il volontariato dei docenti;

   tanti servizi sono paralizzati, come il sito internet, fermo perché i docenti hanno esaurito gli incarichi di manutenzione del sito il 31 agosto e nessuno ha firmato quelli per l'anno 2018/2019 –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, in tempi celeri, per rispondere alle carenze registrate e denunciate dalle organizzazioni sindacali in Friuli Venezia Giulia e per consentire il regolare svolgimento dell'anno scolastico in tutte le scuole della regione.
(4-01248)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su Il Gazzettino di Treviso si apprende che alle elementari di un istituto comprensivo di Villorba e di Povegliano, la scuola ha chiesto ai genitori degli alunni di versare un contributo di 25 euro per l'assicurazione, il diario e lo sviluppo dell'offerta formativa;

   un genitore si è rifiutato di pagare, ritenendo quei fondi non dovuti;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca gli ha risposto che il contributo in questione ha natura esclusivamente volontaria, quindi i genitori non sono tenuti a versare nulla per far andare a scuola i propri figli, a meno che non lo desiderino;

   anche se la scuola nella circolare aveva specificato che il contributo era volontario, alle famiglie ha poi presentato il conto completo: 9,50 euro per la quota assicurativa obbligatoria per tutti, 5 euro per il diario scolastico, anche questo obbligatorio, e 10,50 euro per l'ampliamento dell'offerta formativa. Il tutto senza specificare che poteva essere pagato solo una parte;

   la dicitura usata nella circolare è dunque da ritenersi ingannevole, perché viene affermato che la soluzione di pagamento è unica, senza meglio specificare la volontarietà di una parte del contributo;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, attraverso il vice capo di gabinetto del Ministero ha risposto alla segnalazione affermando che le famiglie devono essere informate dagli istituti della differenza tra contributi volontari e tasse scolastiche, che sono invece obbligatorie e che le risorse raccolte mediante il versamento dei contributi volontari dovranno essere utilizzate dagli istituti scolastici per ampliare l'offerta formativa e culturale e non per il funzionamento ordinario o amministrativo dello stesso istituto –:

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Ministro interrogato, sentiti gli uffici scolastici regionale e provinciale, nei confronti dei responsabili dell'errata informazione alle famiglie rispetto alla differenza tra tasse scolastiche e contributi volontari.
(4-01254)


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che la convenzione vigente fino allo scorso anno accademico tra Stp (Società di trasporto pubblico) di Brindisi e l'Università del Salento non è stata rinnovata;

   la citata convenzione garantiva sconti di circa il dieci per cento agli studenti universitari sugli abbonamenti per il trasporto pubblico;

   il costo del servizio di trasporto pubblico locale dai comuni della provincia di Brindisi alle sedi universitarie di Lecce e della Cittadella della ricerca di Brindisi rischia di divenire un salasso insostenibile per le famiglie degli studenti iscritti ai corsi di laurea di Unisalento;

   la convenzione fra la Stp Brindisi e l'ateneo leccese non sarebbe stata rinnovata a causa di «incomprensioni» tra i due enti e, in particolare, per la mancata disponibilità dell'Università del Salento a continuare ad accollarsi i maggiori oneri derivanti dalle tariffe agevolate applicate per il trasporto degli studenti;

   gli studenti saranno chiamati a pagare per intero gli abbonamenti mensili che oscillano da un minimo di 30 a un massimo di circa 80 euro a seconda delle località di provenienza;

   sono circa 300 gli universitari della provincia di Brindisi che frequentano i corsi di laurea tenuti presso la Cittadella della ricerca, mentre altre centinaia di giovani brindisini frequentano i corsi universitari con sede a Lecce;

   costringere gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti a rinunciare alla frequenza delle lezioni a causa dell'alto costo delle trasferte sarebbe una lesione del diritto allo studio, tra i cui costi va annoverato anche quello necessario a raggiungere le sedi universitarie –:

   se sia intenzione del Governo, in collaborazione con le regioni, gli enti locali e le università di tutto il Paese, adottare iniziative affinché le agevolazioni per il trasporto pubblico degli studenti universitari siano regolate secondo norme omogenee in tutto il territorio nazionale, evitando che possano prodursi situazioni come quella di cui in premessa.
(4-01259)


   FIORINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Serramazzoni (Modena), a 4 giorni dall'inizio dell'anno scolastico, il tribunale di Modena ha messo sotto sequestro la scuola media e un'ala dell'infanzia, perché nel primo caso la struttura di natura temporanea, un prefabbricato, era stato collocato su una zona franosa e, nel secondo, la vulnerabilità sismica è ritenuta troppo alta; le uniche aule agibili sono quelle delle primarie che dovranno essere usate per i doppi turni pomeridiani dei 160 studenti delle medie con difficoltà ingenti sia per gli alunni che per le famiglie nella gestione della vita quotidiana; le scuole Casolari e Cavani nell'estate 2017 erano state dichiarate inagibili in base alle nuove norme sulla sicurezza antisismica e al coefficiente ritenuto troppo basso rispetto a quanto stabilito dalla nuova classificazione sismica del territorio nazionale – aggiornata in seguito al sisma di San Giuliano di Puglia del 2002 – in riferimento e agli edifici pubblici e strategici; gli studenti erano conseguentemente stati trasferiti in container;

   l'amministrazione – che subito dopo l'insediamento, a giugno 2018, aveva ipotizzato la realizzazione del polo scolastico provvisorio e la realizzazione di uno definitivo in tempi più lunghi – aveva avviato tutte le necessarie verifiche tecniche, ambientali, sismiche, compreso il monitoraggio in continuo della frana, per garantire l'avvio regolare del nuovo anno;

   l’iter delle verifiche avrebbe dovuto concludersi prima della ripresa dell'attività scolastica ricevendo il «via libera» dei vigili del fuoco. Un «via libera» che non ci sarà, non per mancanza delle condizioni, ma perché l'ordinanza di sequestro del Gip ha bloccato tutto;

   l'amministrazione presenterà un'istanza di riesame per la scuola materna, visto che sulla base delle procedure attuate ci sarebbero le condizioni di sicurezza che eviterebbero disagi agli studenti e alle loro famiglie, e una richiesta di dissequestro per la scuola media;

   inoltre, risulta indagato per omissioni di atti d'ufficio l'attuale sindaco (insieme al predecessore e all'ex vicesindaco) per l'inchiesta legata alla sicurezza antisismica degli edifici che l'amministrazione ha ereditato;

   il caso della sicurezza scolastica di Serramazzoni non è isolato né in Emilia-Romagna né su tutto il territorio nazionale, considerando che la maggioranza degli edifici pubblici italiani e, nello specifico, le scuole sono stati costruiti prima della normativa tecnica oggi vigente e prima dell'attuale classificazione sismica del territorio nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative abbia assunto e intenda assumere per prevedere un piano di interventi per la mitigazione del rischio sismico da eseguirsi, nel più breve tempo possibile, realizzando anche una mappatura degli edifici a rischio in tutto il territorio nazionale per evitare danni a persone e cose o per non trovarsi costretti a chiudere all'improvviso altri edifici scolastici;

   quali iniziative di competenza si intendano mettere in campo per trovare soluzioni infrastrutturali più consone alle esigenze degli alunni delle scuole di Serramazzoni e degli altri istituti che versano in simili condizioni;

   quali iniziative si intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per fornire ai sindaci e alle giunte gli strumenti adatti a fronteggiare la criticità generalizzata sul territorio nazionale, evitando che essi debbano rispondere per le inadempienze di precedenti amministrazioni.
(4-01260)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo le norme pubblicistiche che disciplinano il nulla osta (regio decreto n. 653 del 4 maggio 1925) e l'azione amministrativa (legge n. 241 del 7 agosto 1990) e quelle civilistiche che disciplinano la responsabilità genitoriale (legge n. 54 dell'8 febbraio 2006), il trasferimento dell'alunno da un istituto a un altro richiede l'accordo tra i genitori, quale che sia il regime giuridico dei rapporti genitori-figli. Orientamento confermato anche dal tribunale per i minorenni di Ancona secondo cui, in caso di affidamento condiviso, «l'istituzione scolastica cui sia richiesto da uno solo dei genitori affidatari il nulla osta al trasferimento in altro istituto deve acquisire l'opinione sul punto dell'altro genitore, non concedendo il nulla osta ove il riscontro non sia positivo» (decreto n. 9 del 7 gennaio 2008);

   a Firenze nel mese di giugno del 2018, il dirigente scolastico Salmoiraghi della scuola primaria Torrigani Ferrucci, appartenente all'istituto comprensivo Oltrarno, ha autorizzato il trasferimento di un alunno presso altro plesso scolastico sulla base di una richiesta di nulla osta avanzata unilateralmente dalla madre;

   la domanda in questione, approvata con bollo dalla dirigente, veniva presentata per iscritto esclusivamente dalla madre che però contestualmente firmava a suo nome anche la parte del modulo espressamente dedicata, nei casi di richiesta formulata da uno solo dei genitori, all'apposizione del consenso alla scelta di trasferimento del minore da parte dell'altro genitore, in questo caso il padre –:

   quali effetti produca la richiesta di nulla osta al trasferimento da un plesso scolastico a un altro di un minore avente i genitori separati, se la domanda venga compilata solo da uno dei due genitori, senza quindi la firma dell'altro esercente la responsabilità genitoriale.
(4-01263)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono in scadenza gli ammortizzatori sociali molte imprese; i rischi connessi coinvolgono circa 189.000 lavoratori, di cui 140.000 nel settore metalmeccanico in stato di crisi;

   alla fine del 2018, 30.000 di questi lavoratori potrebbero essere licenziati, poiché per loro sono terminati sia la cassa integrazione che i contratti di solidarietà;

   in Friuli Venezia Giulia sono 3.500 i lavoratori interessati dalla crisi e di questi circa 2000 nel settore metalmeccanico. Al momento, non si tratta di esuberi, ma, se il Governo non assume iniziative, potrebbero esserci dei tagli. Queste solo alcune delle imprese interessate da tale emergenza in Friuli Venezia Giulia: Electrolux, Nidec Sole Motors, Imat Marcegaglia, Lavinox;

   è necessario trovare una soluzione per questi lavoratori che potrebbero nel breve periodo trovarsi senza reddito, con il dramma che ne consegue per gli stessi e le loro famiglie –:

   se e quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per fronteggiare l'emergenza che consegue alla scadenza degli ammortizzatori sociali e tutelare i lavoratori coinvolti.
(5-00589)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è condizione sistemica l'abuso dello strumento delle partite Iva al fine di mascherare rapporti di lavoro subordinato;

   in Italia, infatti, sono, in particolare, gli studi professionali, di piccole e grandi dimensioni e dei più svariati settori, nonché le multinazionali della consulenza, che procedono regolarmente all'ingaggio di giovani laureati e di professionisti esperti tramite l'apertura di partita Iva, ma, di fatto, tali lavoratori diventano dei veri e propri dipendenti sottoposti alle direttive del datore, a un orario e sede di lavoro: condizioni che inquadrano il rapporto di lavoro subordinato;

   al riguardo, infatti, è bene ricordare che il rapporto di lavoro subordinato è delimitato dall'articolo 2094 del codice civile e dall'articolo 49 del Tuir. Elementi cardine di tali disposizioni normative sono: dipendenza e direzione del lavoratore da parte di un imprenditore; corresponsione di una retribuzione fissa sulla base dei contratti collettivi nazionali; obbligo assicurativo e previdenziale da parte dell'imprenditore; applicazione di tutti i restanti elementi inderogabili dei contratti collettivi nazionali come orario di lavoro, ferie, malattie, maternità e altro. Di contro, il lavoro autonomo è disciplinato dall'articolo del codice civile 2222 e dall'articolo 53 del Tuir. Elementi cardine di tali disposizioni sono: assenza del vincolo di subordinazione nei confronti del committente; prevalenza dei mezzi propri; assenza di retribuzione fissa; autonomia organizzativa e mancanza di una struttura gerarchica;

   la legge n. 92 del 2012 è intervenuta per contrastare e normare l'istituto delle cosiddette «false partite Iva». Tuttavia, tale provvedimento è discriminante, nonché contrario al principio di uguaglianza, laddove esclude dal concetto di falsa partita Iva i lavoratori autonomi titolari della stessa, iscritti ad albi professionali, impegnati in attività ad alto contenuto specialistico;

   in tal modo, le strutture sopracitate, procedono ad un finto ingaggio di consulenti a partita Iva che in realtà sono sottoposti ad attività di lavoro subordinata, ma in assenza delle tutele previste dalla legge in materia;

   tra l'altro, molto spesso, la finta assunzione riguarda giovani volenterosi di iniziare l'attività professionale, poiché vengono pagati meno di un professionista esperto, ma la problematica riguarda anche consulenti di alto profilo, che diventano lavoratori subordinati, sottopagati rispetto alle loro competenze;

   in definitiva, dunque, un lavoratore a partita Iva operante, nei luoghi citati non è niente altro che un dipendente, sottoposto a doveri e responsabilità inverosimili, che illecitamente non gode dei diritti riconosciuti dalla normativa che regola il rapporto di lavoro subordinato;

   l'assurdità di tale situazione è ancora più evidente quando si valutano i contratti della stessa multinazionale o studio professionale in contesti europei differenti, poiché il medesimo soggetto-datore, in sostanza, inquadra diversamente due lavoratori svolgono le medesime mansioni. Sicché, mentre in Italia si richiede al lavoratore la partita Iva, all'estero viene stipulato un regolare contratto di lavoro dipendente, con l'evidente discriminazione che ne consegue per il lavoratore italiano;

   tale vergognoso costume delle cosiddette false partite Iva costituisce chiaramente un illecito, poiché viola la normativa in materia di lavoro, ma non è stato mai idoneamente contrastato. Ciò permette a società e studi professionali di servirsi del lavoro di valide risorse, in dispregio dei loro diritti di lavoratori;

   negli ultimi anni, nonostante le proteste da parte degli organismi rappresentativi degli albi professionali, che hanno denunciato questa situazione, nulla è mutato –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti espressi in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare urgentemente per impedire definitivamente l'illecita prassi di reclutare lavoratori attraverso lo strumento delle partite Iva, mascherando rapporti di lavoro subordinato, per sostenere un costo del lavoro inferiore.
(5-00590)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   FORNARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'allevamento di lombrichi è un'attività molto utile che permette di trasformare scarti vegetali in fertile humus, ma può trasformarsi in un lavoro a tempo pieno o in una integrazione di reddito. Inoltre, ciò che la rende interessante sono in primo luogo i bassissimi costi di avviamento;

   tuttavia, la lombricoltura da alcuni non è riconosciuta come attività agricola, ma ha un codice Ateco generico (014990 Allevamento di altri animali non classificati altrove) con relativa mancanza di tabella Ula (unità lavorative in agricoltura); per altri invece è attività agricola a tutti gli effetti (come previsto dal comma 1 dell'articolo 2135 del codice civile, modificato dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228);

   per la lombricoltura ad oggi si ammette soltanto l'iscrizione in qualità di impresa agricola, mentre a livello di iscrizione alla gestione Inps vi è il riconoscimento di un'attività commerciale. Tuttavia, l'attività svolta nella lombricoltura è quella di allevamento e vendita dei prodotti ottenuti, richieste per lo svolgimento dell'attività agricola. Pertanto, le questioni che creano difficoltà nell'inserimento previdenziale dell'impresa riguardano: per quanto concerne la gestione agricoltori la mancanza di possibilità di iscrizione, in quanto l'attività di lombricoltura non rientra nelle attività agricole; per la gestione commercianti l'impossibilità di iscrizione con il codice attività dichiarato, ma la necessaria dichiarazione di un codice Ateco per un'attività commerciale non svolta; infine, per la gestione separata, pur comprendendo nelle attività previste per l'iscrizione il codice citato prima, l'attività dovrebbe essere svolta in forma professionale con la cancellazione nel registro delle imprese;

   inoltre, l'iscrizione al registro dei fabbricanti di fertilizzanti e successiva registrazione del prodotto nel registro dei fertilizzanti (humus come vermicompost da letame considerato ammendante) è complicata e i tempi di conferma dell'iscrizione sono lunghissimi. Occorre poi confermare l'iscrizione entro fine anno, altrimenti bisogna rifare tutto l’iter burocratico. In fase di registrazione del prodotto, non si deve allegare il documento comprovante le analisi di laboratorio accreditato (Accredia) che ne certifichi l'effettiva esecuzione con i valori riscontrati. Ciò potrebbe dare adito a frodi che minano la corretta competizione nel mercato –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di definire una normativa chiara sulla lombricoltura, al fine di favorire lo sviluppo e la diffusione di questa attività, anche in relazione alla sua positiva valenza ambientale.
(5-00594)


   GAGNARLI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, DEL SESTO, GALLINELLA, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARAIA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 24 settembre 2018, intorno alle ventidue, sul Monte Serra si è sviluppato un incendio, probabilmente doloso che, complice il forte vento, si è rapidamente esteso verso le località limitrofe;

   sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando di Pisa, dall'Emilia-Romagna, ed altre regioni assieme a varie squadre di volontari. Sono entrati in servizio quattro Canadair, due elicotteri della flotta nazionale antincendio, un chinook e un S64;

   per facilitare le operazioni di spegnimento è stato deciso di chiudere l'aeroporto Galileo Galilei di Pisa, operativo solo per i mezzi di soccorso;

   la regione Toscana ha dichiarato lo Stato d'emergenza regionale per far fronte alle prime operazioni di soccorso;

   la procura di Pisa ha deciso di aprire un fascicolo che configuri l'ipotesi di reato di incendio doloso, ipotesi alquanto attendibile visto che le prime fiamme sono state avvistate alle 22 di sera;

   i numeri attuali parlano di circa settecento persone sfollate tra comuni di Calci e Vicopisano, ed una superficie di millequattrocento ettari di vegetazione andati in fumo, tra i quali 400 ettari di superficie agricola utile, quasi tutta coperta da uliveti. Gli uliveti colpiti erano tutti secolari, molti dei quali risalenti alla costruzione della certosa e del convento di Nicosi; pertanto, una semplice stima basata sul numero di alberi, tra l'altro difficile perché per la maggioranza appartenente a hobbisti, non terrebbe conto del patrimonio storico, sociale, culturale e paesaggistico perso;

   secondo un primo bilancio, tra uliveti, vigne, castagneti, e alcuni agriturismi costretti ad evacuare, il danno stimato all'agricoltura si attesterebbe attualmente tra i 4 ed i 6 milioni di euro –:

   quali siano le iniziative ad oggi messe in atto e le azioni che si intendono intraprendere, per quanto di competenza, nel prossimo futuro per dare sostegno agli agricoltori colpiti.
(5-00595)


   VIVIANI, GASTALDI, COIN, GOLINELLI, LIUNI, LO MONTE, LOLINI, VALLOTTO e ZANOTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il «tarlo asiatico del fusto» (anoplophora glabripennis) è un insetto innocuo per uomo e animali. Può attaccare tutte le specie di piante, dagli alberi da frutto come meli, peri e pesche alle piante ornamentali, sia coltivate come gli aceri sia selvatiche come le betulle e i salici. Questo insetto è classificato come «nocivo da quarantena» e appartiene alle cosiddette specie «killer delle foreste»;

   la provenienza di questo insetto è incerta, ma si può dire che sia originario dell'Oriente, forse da Cina o Giappone, e quasi certamente è entrato in Italia all'interno di bancali di legno, pedane o altri legnami da imballaggio;

   questo insetto è dannoso per il verde urbano, in quanto le larve del tarlo asiatico rovinano il legno e possono provocare la morte degli alberi, scavando profonde gallerie all'interno dei tronchi e delle radici. Gli adulti sono visibili proprio nei mesi estivi e sono riconoscibili per le grosse dimensioni e lunghe antenne. Questi nuovi parassiti grazie ai cambiamenti climatici, trovano anche alle nostre latitudini le condizioni ideali per riprodursi;

   il tarlo asiatico ha fatto la sua comparsa in passato anche nelle Marche, in Veneto e in Lombardia, mentre in Piemonte è stato segnalato un primo caso a luglio 2018 in Val di Susa e un secondo, su aceri, e betulle, a metà settembre in provincia di Cuneo;

   la regione Piemonte ha già attivato il protocollo previsto dall'Unione europea, infatti sembra che siano state già abbattute le prime piante ed effettuati i trattamenti insetticida;

   in caso di espansione del tarlo asiatico su tutto il territorio nazionale, i rischi riguarderebbero non solo le imprese agricole, ma anche, indirettamente, la popolazione, poiché le piante colpite dal tarlo, debilitate e fragili, sotto la pressione di eventi atmosferici rilevanti rischierebbero di crollare;

   visto che è stata scoperta in tempo la presenza del tarlo asiatico e il focolaio è ancora abbastanza ristretto è necessario debellare sul nascere quella che potrebbe trasformarsi in una pericolosa infestazione sia per il territorio piemontese che per altre zone del nostro Paese;

   è importante che si intensifichino i controlli sulle importazioni dall'estero di piante ed essenze vegetali, per scongiurare che diventino il vettore di diffusione per insetti alieni –:

   quali iniziative intenda mettere in atto affinché il tarlo asiatico non si diffonda su tutto il territorio nazionale, in quanto potrebbe causare danni incalcolabili al comparto agricolo e forestale, se non adeguatamente confinato e debellato.
(5-00596)


   GADDA, CENNI e CIAMPI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 settembre 2018 si è verificato un incendio di vaste proporzioni che ha devastato un ampio territorio nei comuni di Vecchiano, Buti, Calci e Vicopisano (provincia di Pisa);

   soltanto l'intervento tempestivo di numerose unità di vigili del fuoco provenienti dalla Toscana e dall'Emilia-Romagna, con il supporto della Protezione civile, di numerosi volontari e l'utilizzo di Canadair ed elicotteri antincendio, ha impedito conseguenze ancora più tragiche;

   l'incendio, che ha causato l'evacuazione di circa 700 persone dalle loro abitazioni, ha interessato circa 1.000 ettari di bosco e campi, ha distrutto centinaia di ettari di oliveti, vigneti e castagneti minacciato abitazioni rurali e alcuni agriturismi con una stima salita ad oltre 6 milioni di euro di danni solo nel comparto agricolo;

   questa grande emergenza, che ha spinto le istituzioni a organizzarsi per sostenere i territori colpiti, oggi richiede interventi rapidi per garantire la sopravvivenza di molte aziende agricole anche attraverso l'adozione di misure straordinarie come il reimpianto delle coltivazioni andate distrutte dal fuoco;

   il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha il firmato il decreto che attiva lo stato di emergenza regionale e stanziato 200 mila euro per coprire le spese di soccorso e assistenza e per avviare i primi interventi necessari per ricostruire il quadro idrogeologico;

   Il Ministro interrogato, dopo aver effettuato alcuni sopralluoghi nelle zone colpite dall'incendio sui Monti Pisani e dopo aver acquisito le necessarie informazioni, ha assicurato il suo impegno per il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale –:

   se, e con quali iniziative il Ministro interrogato intenda intervenire affinché sia assicurato in tempi certi il necessario sostegno alle aree agricole devastate dagli incendi boschivi descritti in premessa.
(5-00597)


   NEVI e BRUNETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nella XVII Legislatura, il Senato della Repubblica, in sede di esame della proposta di legge n. 1328-B (poi legge n. 154 del 2016 – collegato agricolo), ha approvato, il 6 luglio 2016, l'ordine del giorno G1.101 che impegnava il Governo pro tempore a prevedere che la qualifica di imprenditore agricolo professionale – IAP, di cui al decreto legislativo n. 99 del 2004, non possa subire limitazioni territoriali nel suo utilizzo;

   il decreto legislativo n. 99 del 2004, all'articolo 1, comma 1, che definisce in maniera esplicita la figura dell'imprenditore agricolo professionale ai fini dell'applicazione della normativa statale, dispone che «è imprenditore agricolo professionale (IAP) colui il quale, in possesso di conoscenze e competenze professionali ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (CE) n. 1257/1999 del 17 maggio 1999, del Consiglio, dedichi alle attività agricole di cui all'articolo 2135 del codice civile, direttamente o in qualità di socio di società, almeno il cinquanta per cento del proprio tempo di lavoro complessivo e che ricavi dalle attività medesime almeno il cinquanta per cento del proprio reddito globale da lavoro»;

   il chiarimento si è reso necessario, in quanto in sede giurisprudenziale si sta affermando il principio in base al quale le certificazioni rilasciate dalle regioni relative all'accertamento del possesso dei requisisti necessari ai fini della qualifica di Iap, esercitano i loro effetti solamente in ambito regionale, con conseguente disconoscimento di tale «status» soggettivo degli imprenditori agricoli che operano anche in altre regioni;

   detti orientamenti vengono a minare un principio di unitarietà del sistema normativo, laddove si riconosce che i diritti soggettivi legati ad uno status (Iap) devono ricevere applicazione su tutto il territorio nazionale per evitare la frammentazione dell'ordinamento civile, materia che rientra nella competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell'articolo 117, comma 2, lettera l), della Costituzione –:

   se non ritenga di dover prendere posizione al riguardo e assumere le iniziative di competenza in materia di intervenuto accertamento regionale della qualifica di imprenditore agricolo professionale – Iap, di cui al decreto legislativo n. 99 del 2004, affinché tale riconoscimento non subisca limitazioni territoriali nel suo utilizzo, dando vita in tal modo a un trattamento differenziato sul territorio nazionale per gli imprenditori agricoli in possesso della qualifica di imprenditore agricolo professionale.
(5-00598)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Coldiretti ha denunciato l'ennesimo caso di falso made in Italy. Sul punto, si apprende che ai numerosi prodotti esteri, che sfruttano illecitamente la nota qualità di quelli agroalimentari italiani, si aggiunge il «Pecorino friulano» diffuso sul mercato in Canada con una produzione di ben 364 mila chili;

   detto formaggio di friulano non ha nulla, ma è stato indebitamente identificato come prodotto della regione Friuli Venezia Giulia sui mercati canadesi e in questo modo sta riscontrando molto successo;

   al riguardo, si mette in evidenza che, ad un anno dall'entrata in vigore in via provvisoria del trattato di libero scambio con il Canada, cosiddetto Ceta, la Coldiretti ha registrato una brusca frenata nella crescita delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada, rimaste pressoché ferme nel primo semestre 2018, con un aumento del 2,3 per cento, dopo il +28,7 per cento dello stesso periodo dell'anno precedente;

   tale diminuzione delle esportazioni sta interessando l'intero comparto dei formaggi e dei latticini italiani;

   pertanto, si ripropone il forte dubbio sulla convenienza per l'Italia di procedere alla ratifica del Ceta. La Coldiretti è decisamente contraria all'accordo in questione e, in occasione dell'ennesimo caso di italian sounding, ha rilanciato la campagna contro tale provvedimento affermando che contribuisce a diffondere il falso made in Italy, poiché non impedisce in Canada il proliferare di marchi che richiamano ingannevolmente i prodotti dell'agroalimentare italiano, come nel noto caso del «Parmesan» e adesso del «Pecorino friulano» –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e se e quali iniziative intenda adottare per contrastare la diffusione dei fenomeni di falso made in Italy nel settore agroalimentare;

   se e quali iniziative siano state poste in essere al fine di verificare l'impatto delle disposizioni del Ceta sul comparto agricolo e agroalimentare italiano e con quali strumenti si intenda procedere nell'eventualità che tale accordo possa in concreto danneggiare il comparto nazionale.
(5-00593)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 124 del 2015, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», all'articolo 8, comma 1, lettera a), reca la delega al Governo per adottare decreti legislativi in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, dettando principi e criteri direttivi relativi al complessivo riordino delle forze di polizia, alla razionalizzazione, al potenziamento dell'efficacia delle richiamate funzioni, al transito del personale del Corpo forestale dello Stato nella forza di polizia, che assorbe il medesimo corpo;

   l'articolo 4 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, adottato al fine, di dare attuazione del citato articolo 8, comma 1, lettera a), reca la soppressione delle squadre nautiche della polizia di Stato e dei siti navali dell'arma dei Carabinieri, fatto salvo il mantenimento delle moto d'acqua per la vigilanza dei litorali e delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori, ove, per esigenze di ordine e sicurezza pubblica, è già dislocata una unità navale, nonché dei siti navali del corpo di polizia penitenziaria, ad eccezione di quelli dislocati a Venezia e Livorno;

   le squadre nautiche della polizia di Stato garantiscono il controllo delle acque territoriali marine e di quelle interne, nonché la vigilanza delle coste, per prevenire e contrastare diversi reati;

   le stesse contribuiscono, altresì, all'attività di ricerca e soccorso dei natanti e delle persone in difficoltà e nell'azione di controllo delle attività nautiche e della circolazione delle navi;

   attualmente, l'organico in forza alle squadre nautiche ammonta a circa 350 operatori;

   la chiusura dei predetti uffici comporterebbe a parere dell'interrogante, oltretutto, un evidente passo indietro sul fronte della sicurezza e controllo del territorio, in quanto in molte realtà d'Italia scomparirebbero uffici, che attualmente rappresentano l'unico presidio delle rispettive questure nel raggio di decine e decine di chilometri; in particolare, nel caso della squadra nautica di Talamone (Grosseto), non si avrebbe più la presenza di alcun ufficio di polizia sul litorale, da Livorno a Civitavecchia, per un totale di 220 chilometri completamente scoperti e l'intera provincia di Grosseto non avrebbe più a disposizione alcun ufficio né mezzo nautico per espletare i propri servizi;

   nel caso specifico, la squadra nautica di Talamone insiste su uno specchio di mare, che è caratterizzato dalla presenza di diverse isole facenti parte dell'arcipelago toscano (Giglio, Giannutri, Formiche di Grosseto, eccetera) e, nella competenza di quest'articolazione, da Follonica alla foce del Chiarone, esistono altre importanti località di mare (Monte Argentario, Ansedonia, Capalbio, eccetera) che non possono essere private di questo importante presidio di Polizia;

   nella rada di Talamone avvengono importanti operazioni di imbarco e sbarco di armi e munizioni dirette e provenienti da numerosi Paesi del mondo, operazioni che vengono effettuate lungo tutto l'arco dell'anno e per le quali, oltre alla vigilanza, si rende spesso necessario l'intervento di sommozzatori del Cnes (centro nautico e sommozzatori) di La Spezia della polizia di Stato per gli interventi di ispezione e bonifica delle carene, interventi che vengono effettuati in collaborazione con il personale della squadra nautica di Talamone, dotata di una motovedetta d'altura classe «Intermarine», di un gommone costiero e di 2 moto d'acqua assegnate a febbraio 2016 –:

   alla luce delle criticità esposte in premessa, se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano assumere iniziative normative finalizzate alla modifica del citato articolo 4 del decreto legislativo n. 177 del 2016, per evitare la soppressione dei suddetti organi, ai fini di un'efficace azione di controllo del territorio.
(4-01250)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con nota del 19 febbraio 2018, la deputata Dalila Nesci ha diffidato il presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, e il commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione, Massimo Scura, ad adempiere al dettato dell'articolo 14, comma 5, della legge regionale n. 11 del 2004, che prevede la decadenza automatica dei direttori generali delle aziende del servizio sanitario regionale che non abbiano raggiunto l'equilibrio di bilancio, sul presupposto che per 7 dei 9 complessivi si configura tale fattispecie, debitamente argomentata con i dati ufficiali;

   l'articolo 1, comma 734, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, prevede che non «può essere nominato amministratore di ente, istituzione, azienda pubblica, società a totale o parziale capitale pubblico chi, avendo ricoperto nei cinque anni precedenti incarichi analoghi, abbia chiuso in perdita tre esercizi consecutivi»;

   nella predetta ipotesi, sembrerebbe rientrare l'attuale direttore generale dell'azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini» di Catanzaro, Antonio Belcastro, sulla scorta dei risultati di bilancio conseguiti negli anni dal 2011 al 2014;

   con esposto del 12 aprile 2018, il primo firmatario del presente atto ha rappresentato alla competente magistratura penale e contabile la mancata attivazione della procedura per la decadenza automatica da parte del governatore della Calabria, sulla scorta della situazione già riassunta nella suddetta nota della deputata Nesci;

   con nota del 15 maggio 2018, il primo firmatario del presente atto ha invitato il commissario Scura all'applicazione di quanto previsto dal comma 5 dell'articolo 12 del «Patto per la salute 2014-2016», secondo cui il «Commissario ad acta qualora, in sede di verifica annuale ai sensi dell'articolo 2 comma 81, della legge n. 191 del 2009, riscontri il mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro, così come specificati nei singoli contratti dei direttori generali, propone, con provvedimento motivato, la decadenza degli stessi, dei direttori amministrativi e sanitari degli enti del servizio sanitario regionale»;

   la suddetta nota non ha ad oggi trovato risposta né seguito e i summenzionati 7 direttori generali del servizio sanitario regionale della Calabria sono rimasti al loro posto;

   la relazione, dell'aprile 2008, della commissione ministeriale inviata in Calabria a seguito della morte, nel 2007, dei minori Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio, ha evidenziato, tra le criticità del servizio sanitario regionale una diffusa illegalità di gestione;

   ciononostante, la sanità calabrese è ancora segnata da provvedimenti in contrasto con le norme vigenti, per esempio con riferimento alla vicenda delle procedure concorsuali per 14 nuovi primari nell'Asp di Cosenza, infine revocate dopo formale diffida del primo firmatario del presente atto al direttore generale Raffaele Mauro, oppure all'assegnazione di un incarico nell'Asp di Crotone a dirigente che aveva presentato la domanda fuori termine o alla vicenda della nomina del direttore generale facente funzioni della stessa Asp da parte del direttore del dipartimento amministrativo dell'azienda o, ancora, al decreto del commissario ad acta n. 166/2018, con cui il commissario Scura si è attribuito le funzioni di direttore generale dell'Asp di Reggio Calabria, Asp peraltro al momento oggetto di accesso ai sensi degli articoli 143 e 146 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni;

   nell'elenco degli idonei alla carica di direttore generale di azienda sanitaria pubblicato dal Ministero della salute il 30 luglio 2018, non compaiono i direttori delle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria Sergio Arena e Frank. A. Benedetto, quest'ultimo già oggetto di una contestazione, da parte della Regione Calabria, relativa ai requisiti posseduti –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per l'attivazione della procedura di decadenza dei suddetti 7 direttori generali;

   se non ritenga di promuovere iniziative normative atte a consentire l'esercizio del potere sostitutivo del Governo nelle procedure di nomina, decadenza o sostituzione dei vertici delle aziende del servizio sanitario regionale, in caso di inadempienza da parte dei commissari delle regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario;

   se non ritenga di promuovere iniziative normative affinché i direttori generali delle aziende del servizio sanitario regionale non siano nominati dalla politica ovvero siano individuati attraverso procedure trasparenti e imparziali.
(2-00123) «Sapia, Nesci, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Provenza, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Volpi, Acunzo, Adelizzi, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto, Battelli».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il Marrelli hospital, del «gruppo Marrelli» di Crotone, è una clinica privata ad indirizzo polispecialistico medico-chirurgico ed è, da ottobre 2016, una struttura accreditata presso il servizio sanitario nazionale;

   già nei mesi scorsi, un gruppo di dipendenti (medici, infermieri, operatori socio-sanitari, amministrativi) del Marrelli Hospital aveva occupato gli uffici del commissario alla sanità Massimo Scura, in conseguenza del fatto che per il 2018 il budget per la specialistica ambulatoriale è rimasto uguale a quello riconosciuto nel 2017: 147 mila euro. Con la differenza che nel 2017 doveva coprire 45 giorni di attività ambulatoriale, mentre per il 2018 le medesime risorse dovrebbero coprirne 365. La realtà è che la clinica nei primi sei mesi del 2018 ha prodotto 6.000 prestazioni, di cui circa 1.000 coperte dal budget;

   l'insufficiente budget per il 2018 assegnato al Marrelli Hospital, è stato deciso dal commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario della regione Calabria, Massimo Scura, e questo è causa delle difficoltà in cui versa la clinica, alle prese con una forte crisi finanziaria che rischia di portare alla sospensione di tutte le attività assistenziali fino al 31 dicembre 2018;

   a seguito delle proteste dei lavoratori e del management della clinica, era stato quindi convocato in prefettura un incontro con il prefetto Cosima Di Stani alla presenza – tra gli altri – del commissario al piano di rientro sanitario Massimo Scura e del direttore generale dell'Asp Sergio Arena. L'incontro sarebbe dovuto servire per tentare una mediazione che consentisse al Marrelli Hospital di continuare la sua mission aziendale: ossia curare i malati. La clinica ha infatti terminato il budget assegnato dal servizio sanitario regionale per le prestazioni. Come riporta «lacnews24.it» del 27 settembre 2018, Massimo Marrelli confermava «la completa chiusura da parte del commissario Scura, il quale ha dichiarato a chiare lettere che non è interessato alle liste d'attesa del territorio crotonese, e che non gli interessa l'erogazione di prestazioni quali Apa e Pac»;

   nonostante ciò, la totale mancanza di disponibilità del commissario ad acta, Massimo Scura, a trovare una soluzione e rivedere i fondi regionali per il Marrelli, sta mettendo fortemente a rischio il posto di lavoro per oltre 300 dipendenti e operatori della struttura. Il gruppo Marrelli, cui fanno capo tra le altre le cliniche Marrelli Hospital e Calabrodental, si appresta a inviare alle organizzazioni sindacali oltre trecento lettere di licenziamento per altrettanti dipendenti;

   vale la pena ricordare che il Marrelli Hospital in meno di due anni di attività ha erogato prestazioni sanitarie producendo mobilità attiva per la Calabria. Un terzo dei pazienti ricoverati tra il 2017 e il 2018 risiede infatti fuori dalla regione Calabria;

   quanto suesposto è ancora più paradossale alla luce del fatto che il Marrelli Hospital è un fiore all'occhiello della sanità calabrese, e che la regione Calabria spende fino a 300 milioni di euro l'anno per curare fuori regione i propri pazienti, che per carenze generali di servizi devono usufruire di altre strutture;

   il 2 ottobre 2018, una delegazione di dipendenti del Marrelli Hospital ha manifestato in piazza Montecitorio, a Roma, per denunciare quanto sta succedendo e per avere riconosciute economicamente le prestazioni della specialistica ambulatoriale eseguite da gennaio a giugno scorsi, e scongiurare il rischio licenziamenti;

   come hanno dichiarato alle agenzie stampa i dipendenti del Marrelli, durante la manifestazione a Roma, di fatto l'ospedale ha erogato prestazioni per 806 mila euro «che non ci vogliono riconoscere». L'azienda ha finito il budget 2018 lo scorso 30 settembre e dunque contava sull'erogazione di queste prestazioni per andare avanti fino a dicembre e mantenere le maestranze –:

   se non si ritenga urgente attivarsi, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi sanitari della regione Calabria, per l'immediata apertura di un tavolo tecnico tra i Ministeri e i soggetti interessati, al fine di dare rapida soluzione a quanto esposto in premessa e consentire alla Marrelli Hospital di poter continuare a svolgere la sua attività, nonché per impedire che centinaia di persone e famiglie possano perdere il posto di lavoro.
(2-00126) «Maria Tripodi, Cannizzaro, Santelli, Occhiuto».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   BERGAMINI, SOZZANI, ZANELLA, PENTANGELO e ROSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo della tecnologia 5G è fondamentale per il Paese per fronteggiare l'evoluzione digitale che interessa il mercato globale;

   il 5G combinato con altre tecnologie (blockchain e intelligenza artificiale) può rappresentare la via per fare dell'Italia una smart nation;

   in audizione il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Cardani, ha chiarito come la strategia commerciale di Iliad si basi su tariffe estremamente competitive grazie al fatto che il nuovo operatore «ha tagliato tutti i costi di personale, usa delle specie di macchine» tanto che, con riguardo alla certificazione dell'identità, lo stesso Cardani ha specificato che «è qualcosa che richiede non solo la normativa delle telecomunicazioni, ma anche le norme di sicurezza della Repubblica»;

   per affrontare la spinta competitiva di Iliad gli altri operatori, secondo le rilevazioni di SosTariffe.it, avrebbero calato di circa il 20 per cento le tariffe dei servizi mobili;

   l'asta per le frequenze 5G il 27 settembre 2018, a conclusione della dodicesima giornata di rilanci, ha chiuso con incassi provvisori del valore complessivo di 6 miliardi di euro, ben 3,5 miliardi in più rispetto alla previsione iniziale di 2,5 miliardi;

   gli operatori «tradizionali» si stanno aggiudicando i lotti di frequenze in base alle offerte più alte, mentre per Iliad considerato «nuovo entrante» è previsto, ai sensi della delibera n. 89/18/CONS, la riserva di un lotto al fine di garantire un'idonea disponibilità di risorse spettrali «complementari»;

   la riserva per nuovi entranti non appare di per sé criticabile, fermo restando che da un certo punto di vista ogni operatore rispetto alla tecnologia 5G potrebbe essere considerato «nuovo entrante», come segnalato dagli stessi operatori tradizionali;

   considerate le ingenti risorse impegnate nell'asta e i futuri investimenti per le reti e i servizi appare plausibile prevedere che gli operatori dovranno intervenire su tariffe o su servizi. Il rischio è che i nuovi clienti, in particolare di nuovi operatori come Iliad, avranno migliori tariffe e i vecchi clienti, in particolare degli operatori tradizionali, rischieranno di veder aumentare i costi e dover scegliere tra restare e pagare di più oppure migrare verso le offerte più competitive dei nuovi operatori, con un'evidente sperequazione di mercato –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per tutelare effettivamente la concorrenza del mercato italiano di telefonia mobile e in particolare salvaguardare le condizioni di accesso ai servizi di rete degli utenti.
(5-00599)


   LIUZZI, SCAGLIUSI, BARBUTO, BARZOTTI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2018 ha dettato una serie di disposizioni finalizzate al conseguimento di una gestione efficiente dello spettro e di favorire la transizione verso la tecnologia 5G. In quest'ambito è esplicitamente prevista l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze in banda 694-790 MHz, con disponibilità a far data dal 1° luglio 2022, e delle bande di spettro 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz agli operatori di comunicazione elettronica a banda larga senza fili, assegnazione per la quale proprio in questi giorni si stanno svolgendo le gare pubbliche previste dalla legge;

   sempre la legge di bilancio 2018 ha disposto il contestuale abbandono della cosiddetta banda 700 da parte degli operatori televisivi, transizione che dovrà realizzarsi nell'ambito del nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, denominato Pnaf 2018, realizzato dalla l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

   l'attuale normativa vigente in materia di sistema dei servizi di media audiovisivi, a norma dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 177 del 2005, riserva un terzo della capacità trasmissiva totale a favore dell'emittenza locale;

   in merito a quest'ultimo aspetto l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in una segnalazione inviata al Governo, ha sottolineato come la riserva a favore dell'emittenza locale non sembra tener conto dell'effettivo fabbisogno di capacità di trasmissione a fronte della riorganizzazione dell'intero sistema, ponendosi in contrasto con un uso efficiente dello spettro radioelettrico e l'impiego di tecnologie avanzate, ricordando come più volte in passato avesse sollecitato un intervento del legislatore finalizzato a una rimodulazione della citata riserva;

   il Ministro interrogato ha costituito, con proprio decreto il tavolo denominato TV 4.0, finalizzato a favorire la transizione da parte degli operatori televisivi dalla banda 700 ad altra modalità di trasmissione, tavolo che ha svolto la sua prima riunione in data 25 settembre 2018 –:

   se, nell'ambito della transizione verso la tecnologia 5G e del conseguente piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, anche alla luce delle segnalazioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, tra le iniziative allo studio del Governo in materia vi sia anche quella di un intervento finalizzato a una revisione della riserva di capacità trasmissiva attualmente prevista a favore dell'emittenza locale dall'articolo del decreto legislativo n. 177 del 2005.
(5-00600)


   PIZZETTI, BRUNO BOSSIO, CANTINI, GARIGLIO, GIACOMELLI, NOBILI, PAITA e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2015, il Governo ha approvato, in coerenza con l'Agenda europea 2020, la Strategia italiana per la banda ultralarga con l'obiettivo di coprire, entro il 2020, l'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100 Mbps garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l'accesso alla rete internet ad almeno 30Mbps ed assicurare 100Mbit/s nelle sedi ed edifici pubblici (scuole, ospedali e altro), nelle aree di maggior interesse economico e concentrazione demografica, nelle aree industriali, nelle principali località turistiche e negli snodi logistici;

   i dati Digital Scoreboard rivelano una forte accelerazione dell'Italia passando dal 36,29 per cento di Nga del 2014 all'86,79 per cento del 2018, evidenziando nello sviluppo dell'infrastruttura fissa di telecomunicazioni;

   molto meno entusiasmanti risultano i dati relativi all'utilizzo dei servizi digitali da parte di cittadini e imprese italiani che evidenziano un ritardo;

   nel 2017 il 22 per cento di italiani non ha mai utilizzato internet e il 68 per cento lo ha utilizzato ogni giorno;

   in Lussemburgo e Danimarca, infatti, ben il 91 per cento degli individui la utilizzato internet ogni giorno nel 2017 e solo il 2 per cento non lo ha mai utilizzato;

   nel 2017, secondo i dati Eurostat, la percentuale di individui che ha compiuto acquisti online è stata pari al 32 per cento a fronte di una media europea del 57 per cento, mentre il 31 per cento ha fatto ricorso all’internet banking a fronte di una media europea del 51 per cento;

   risulta pertanto indispensabile concentrare, come già aveva iniziato a fare il precedente Governo, l'attenzione sull'ampliamento della fascia di utilizzo da parte dei cittadini;

   va tenuto anche della necessità di stimolare una rapida maturazione della domanda senza la quale gli investimenti in infrastrutture, servizi e tecnologie diventano difficilmente sostenibili –:

   quali siano gli interventi che il Governo intende porre in essere per supportare un'ulteriore e indispensabile crescita della domanda da parte dei cittadini che finora non utilizzano tali strumenti.
(5-00601)


   MACCANTI e CAPITANIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 3 marzo 2015 il Governo, per soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», che prevede la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari o superiori a 100 Mbps, garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l'accesso ad Internet ad almeno 30Mbp;

   a tal proposito, Infratel Italia ha bandito due gare pubbliche per il cablaggio di 271 città dei cluster A e B, nonché dei 6.753 comuni inclusi ad oggi nelle aree bianche dei cluster C e D;

   Open Fiber è risultata vincitrice di entrambe le gare e, in particolare, ha firmato il contratto di concessione per tutti i lotti oggetto della prima gara e ha ricevuto dalla stazione appaltante la comunicazione di aggiudicazione per tutti i lotti della procedura relativa al secondo bando;

   Open Fiber ha recentemente ottenuto un project financing da 3,5 miliardi di euro per lo sviluppo del network ultrabroadband completamente in fibra (Ftth) che coprirà 19 milioni di unità immobiliari su tutto il territorio nazionale;

   il programma di Open Fiber prevede il cablaggio di circa 4 milioni di abitazioni entro la fine del 2018 –:

   quale sia il livello di copertura raggiunto oggi da Open Fiber sul territorio nazionale e quale sia l'orientamento del Governo rispetto allo sviluppo industriale della concessionaria Open Fiber.
(5-00602)


   FIDANZA e ROTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Tim Sparkle spa è un'azienda italiana di telecomunicazioni controllata da Telecom Italia, di cui gestisce la rete di tipo Tier-1;

   attraverso Seabone, la dorsale in fibra ottica basata su tecnologia Dwdm, in Europa, in America, in Asia e nel resto del mondo, Telecom Italia Sparkle provvede a fornire il routing internazionale per la maggior parte del traffico telefonico e dati generato dall'utenza di Telecom;

   Tim Sparkle spa detiene una rete di 560 mila chilometri in fibra ottica, con una capacità di trasmissione di 24 terabit (due milioni di volte di più delle fibre urbane), estesa dal Mar Mediterraneo all'Oceano Atlantico e Indiano, ceduta a 500 clienti, tra i quali Google e Facebook;

   attraverso la rete di Tim Sparkle spa transita una quantità ingentissima di dati sensibili, anche ai fini della sicurezza nazionale e internazionale;

   negli ultimi tre anni Tim Sparkle ha rallentato la sua crescita: da 198 miliardi di ebitda nel 2015 è sceso a 154 milioni nel 2017, e le previsioni per il 2018 non superano i 110-120 milioni;

   in data 7 settembre 2018 il presidente di Tim ha annunciato a mezzo stampa l'avvio delle procedure per la vendita di Tim Sparkle spa, ma il Ministro interrogato ha, invece, dichiarato in un'intervista al Sole 24 Ore che il Governo non avrebbe permesso la vendita della società;

   sull'azienda insiste la cosiddetta golden power;

   a seguito della procedura avviata a inizio settembre si è svolto il «beauty contest» tra le principali banche interessate, ma, a quanto si apprende, il consiglio di amministrazione di Telecom, convocato il 24 settembre 2018, ha ritenuto di non conferire il mandato ad alcun advisor preferendo rimandare ad ulteriori approfondimenti con il Governo;

   ipotizzando l'intervento di soggetti a maggioranza pubblica, da più parti si è fatto esplicito riferimento alla possibile acquisizione di Tim Sparkle spa da parte di Cassa depositi e prestiti;

   a questo punto si attendono le determinazioni del Governo circa l'eventuale vendita dell'azienda sul mercato o, al contrario, la cessione a un soggetto a maggioranza pubblica –:

   se il Governo consideri strategica Tim Sparkle spa e, di conseguenza, sia confermata l'intenzione di assumere iniziative per bloccarne la vendita, se sia prevista l'acquisizione dell'azienda da parte di un soggetto a maggioranza pubblica o, diversamente, quali siano gli intendimenti del Governo per il futuro dell'azienda e della rete da essa gestita.
(5-00603)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI e MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 4 agosto 2017, n. 124 (legge annuale per il mercato e la concorrenza), entrata in vigore il 29 agosto 2017, prevede, all'articolo 1, commi 59 e 60, la cessazione del regime «di maggior tutela» nel settore del gas naturale e dell'energia elettrica, con la finalità di estendere il mercato libero favorendo regimi di sana concorrenza tra gli operatori, obbligandoli a fornire offerte trasparenti e «certificate», e di mettere i consumatori nella condizione di scegliere in maniera chiara e consapevole, tra le offerte luce e gas, quelle che siano ritenute più vantaggiose e affidabili;

   il mercato elettrico nazionale è contraddistinto da una grande frammentarietà di venditori attivi che risultano essere 410 (la classifica dai primi venti gruppi per vendite nel mercato libero è esposta nella tavola 2.47 estratta dalla relazione annuale dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) con il gruppo Enel in prima posizione e il gruppo Eni in seconda;

   sempre dalla relazione dell'Autorità il grado di concentrazione nazionale nel mercato libero appare ancora basso, ma in aumento: nel 2017 l'indice HHI (indice di concentrazione di un settore) è sì salito da 623 a 806, ma rimane lontano dalla soglia di 1.500 a partire dalla quale il mercato viene giudicato moderatamente concentrato;

   la legge sulla concorrenza prevede, al comma 80 dell'articolo 1, che al fine di garantire la stabilità e la certezza del mercato dell'energia elettrica, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, venga istituito presso il Ministero dello sviluppo economico l'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica a clienti finali e che a decorrere dalla data dell'istituzione di tale elenco, le condizioni necessarie per lo svolgimento delle attività di vendita di energia elettrica a clienti finali sono l'inclusione e la permanenza nell'elenco stesso;

   ai due commi successivi, si prevede inoltre che il Ministro dello sviluppo economico, su proposta dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, stabilisca con decreto, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, i criteri, le modalità e i requisiti tecnici, finanziari e di onorabilità per l'iscrizione nell'elenco stesso che deve essere pubblicato nel sito internet del Ministero dello sviluppo economico e aggiornato mensilmente;

   l'Autorità, con delibera 762/2017/I/eel del 16 novembre 2017, ha approvato la proposta al Ministro dello sviluppo economico in merito ai criteri, requisiti e modalità per l'ammissione dei soggetti esercenti la vendita di energia elettrica nell'elenco previsto dalla legge sulla concorrenza, ai fini della successiva predisposizione del relativo decreto ministeriale;

   dopo la redazione del decreto da parte del Ministero, questo è stato inviato al Consiglio di Stato il quale ha espresso un parere positivo con poche osservazioni al riguardo;

   le previsioni incluse in tale decreto sono fondamentali per il corretto funzionamento del libero mercato e per la tutela dei consumatori da soggetti non qualificati e senza i necessari requisiti di serietà e onorabilità;

   il provvedimento risulta ancora fermo al Ministero dello sviluppo economico, nonostante fosse prevista la sua emanazione entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge sulla concorrenza, ovvero entro il mese di novembre 2017 –:

   se il Governo abbia intenzione di proseguire nel percorso delineato dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, indicando tempi certi per l'emanazione del decreto citato in premessa per garantire che tutti gli adempimenti di sua competenza previsti dalla legge stessa siano portati a termine.
(5-00587)


   GARIGLIO e FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che il gruppo Jde avrebbe deciso di chiudere il sito produttivo di Andezeno, (Torino) l'unico in Italia, e trasferire la produzione nelle altre fabbriche europee;

   l'impianto in questione è quello del caffè Hag che dal giugno 2015 è di proprietà della Jacobs Douwe Egberts (Jde), dopo diverse successioni di proprietà;

   la società che risulta essere presente sul mercato italiano con un altro marchio storico, quello del caffè Splendid, ha comunicato di aver avviato la procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti;

   fino a una decina di anni fa nello stabilimento italiano alle porte di Torino si producevano 5 mila tonnellate di decaffeinato e le stime dell'azienda prevedevano addirittura un incremento;

   la fabbrica di Andezeno è stata fondata nel 1920 e mai fino ad oggi era stata oggetto di crisi;

   le organizzazioni sindacali hanno proclamato due giornate di sciopero e respingono la scelta di chiudere il sito produttivo di Andezeno per spostare le produzioni negli altri stabilimenti europei –:

   se il Governo, sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di procedere all'attivazione di un tavolo di confronto in sede ministeriale per scongiurare la chiusura del citato impianto e garantire la prosecuzione dell'attività lavorativa e la conseguente salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-00591)

Interrogazione a risposta scritta:


   GUERINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'11 settembre 2018 la società Abb ha comunicato alle organizzazioni sindacali la decisione di chiudere lo stabilimento di San Martino in Strada (Lodi), facente parte della divisione Sace specializzato nella produzione di quadri di sistema per bassa tensione;

   entro gennaio 2019 la produzione e i 76 lavoratori saranno trasferiti presso l'altro stabilimento della divisione Sace, sito in Dalmine (Bergamo), a 50 chilometri di distanza, dove si producono interruttori a bassa tensione;

   il 13 settembre l'assemblea dei lavoratori ha deciso la proclamazione dello stato di agitazione, con il blocco degli straordinari e un pacchetto di 20 ore di sciopero, articolato in un'ora di sciopero al giorno a partire dal 21 settembre;

   lo stesso 13 settembre, l'azienda ha reso nota pubblicamente la decisione di chiudere lo stabilimento di San Martino, attraverso nota stampa;

   il 14 settembre il sindaco di San Martino in Strada, Luca Marini, ha inviato una lettera all'azienda per chiedere un incontro, esprimendo forte preoccupazione per l'annunciato trasferimento e chiedendo disponibilità a rivedere la decisione, senza ricevere riscontro;

   il 27 settembre, presso la sede dell'Associazione industriali del Lodigiano, si è aperto il confronto tra le organizzazioni sindacali e l'azienda, che si è però immediatamente interrotto a seguito del rifiuto da parte aziendale di ammettere all'incontro come uditore il sindaco di San Martino in Strada;

   il 28 settembre, attraverso un comunicato, l'azienda ha auspicato che nel rispetto della normativa e in dialogo con le rappresentanze sindacali, venga presto definita la nuova data per la convocazione del tavolo di confronto sindacale, dicendosi inoltre aperta al confronto con le istituzioni e, in particolar modo, con le istituzioni locali con le quali è si è già dichiarata disponibile ad un incontro;

   le rappresentanze sindacali hanno fatto rilevare come con la chiusura dell'impianto di San Martino in Strada vi sia anche il rischio di disperdere un patrimonio di professionalità e di competenze specialistiche;

   il gruppo Abb è presente a Lodi con un altro stabilimento, con oltre 200 addetti, dove si producono apparecchiature ad alta tensione, in una struttura in affitto, mentre lo stabilimento di San Martino in Strada è di proprietà dell'azienda;

   al tavolo è stata avanzata la proposta di dare vita a un grande polo produttivo unitario a San Martino, che consentirebbe una razionalizzazione gestionale senza penalizzare il territorio lodigiano;

   nel frattempo, presso lo stabilimento di Dalmine sono stati avviati i lavori di adeguamento delle strutture finalizzati a consentire il trasferimento delle produzioni da San Martino in Strada, mentre sarebbero già in preparazione le lettere di trasferimento dei lavoratori, con inizio programmato per il 15 ottobre 2018;

   si tratterebbe di una decisione penalizzante per i lavoratori con disagi logistici ed economici;

   il trasferimento avrebbe inoltre conseguenze anche per l'indotto, circa 50 addetti, con alcune realtà ubicate proprio a San Martino in Strada;

   si apprende della costruzione di un nuovo stabilimento Abb a Petrich, in Bulgaria, con produzione identica a quella di San Martino in Strada per un investimento di 4,2 milioni di euro con la previsione di un organico di 420 addetti;

   la preoccupazione è quindi quella di una possibile delocalizzazione all'estero nel breve periodo –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda avviare iniziative per acquisire informazioni puntuali e dettagliate sulle reali intenzioni del gruppo Abb e promuovere soluzioni come quelle avanzate da sindacati ed enti locali che consentano il mantenimento in attività dello stabilimento di San Martino in Strada.
(4-01252)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Rossello e altri n. 3-00171, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gagliardi.

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Billi n. 7-00034 del 30 luglio 2018.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fiano n. 5-00573 del 28 settembre 2018.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2018 il giudice Antonio Picardi e il collegio composto da Michele Breggia e Michela Grillo del tribunale di Arezzo hanno decretato la fine della storica azienda «Cantarelli» di Terontola. Il magistrato del tribunale fallimentare aveva concesso anche i «tempi supplementari» prima di pronunciare il verdetto finale e un'offerta per l'acquisto della storica azienda è stata attesa fino all'ultimo;

   la procedura di amministrazione straordinaria, scattata con la dichiarazione di insolvenza del titolare Alessandro Cantarelli, è durata due anni e mezzo senza che il commissario straordinario Leonardo Romagnoli e il Ministero dello sviluppo economico trovassero un compratore;

   con il fallimento dell'azienda si è chiusa la storia durata oltre mezzo secolo di una realtà industriale della moda che per decenni ha prodotto lavoro e benessere nel territorio tra Arezzo e la provincia di Perugia, negli stabilimenti di Rigutino e Terontola, fino ad occupare nei momenti di gloria anche ottocento dipendenti;

   si è aperto così un dramma sociale ed occupazionale, con il paradosso di un fallimento che è arrivato nonostante l'alta qualità dei prodotti richiesti per la manifattura, impeccabile espressione del vero made in Italy;

   il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, ha informato agli inizi di giugno 2018 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali della difficile realtà che stanno vivendo le maestranze e tutto l'indotto della Cantarelli, auspicando il suo interessamento affinché vengano messe in atto tutte quelle forme di sostegno e di tutela nei confronti del grande patrimonio umano coinvolto nella vicenda;

   «Insieme a me tutta la Giunta è fortemente preoccupata per i dipendenti, e tutto quell'indotto che intratteneva rapporti con la Cantarelli, un brand manifatturiero importante a livello nazionale e non solo» ha dichiarato il sindaco Agnelli che ha aggiunto: «ho incontrato alcuni dipendenti durante le varie assemblee e manifestazioni pubbliche e lo sconforto oltre alla legittima preoccupazione è stampata sui loro volti, mista alla più che comprensibile rabbia per quanto è accaduto. Ed è per questo che nutriamo forti dubbi anche sulla fase di conduzione commissariale della crisi dell'azienda. Siamo pertanto intenzionati ad andare in fondo alla vicenda pur di avere tutti i necessari chiarimenti, in tutte le sedi, oltre quelle politiche»;

   in data 28 giugno 2018 il Corriere di Arezzo ha pubblicato un articolo informando che il Ministro ha comunicato, tramite la segreteria ministeriale, l'impossibilità di avere un incontro a causa dell'agenda troppo fitta –:

   quanto e in che modo il Governo intenda intervenire sul caso.
(4-00650)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste nell'atto in discussione, le quali concernono la crisi industriale dell'azienda SS71 (ex Cantarelli), considerata da sempre un'eccellenza aretina nell'ambito della produzione e della vendita di abiti sartoriali nonché volano occupazionale con centinaia di addetti, si riporta quanto segue.
  La citata società, avente sede in Cortona, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria nel gennaio 2016 ed occupava, alla data di apertura della menzionata procedura, circa 240 dipendenti.
  Nel mese di settembre 2016, a seguito dell'approvazione del programma predisposto dal commissario straordinario (avvocato Leonardo Romagnoli) ed in attuazione dello stesso, sono stati svolti ben cinque tentativi di vendita del complesso aziendale facente capo alla SS71, in esito ai quali non è stato possibile finalizzare la vendita del complesso medesimo.
  Considerato che la legge prevede che, nell'ipotesi in cui la vendita non sia realizzata in tutto o in parte, il tribunale dichiara la conversione della procedura in fallimento, si fa presente che il tribunale di Arezzo, ha rinviato più volte – anche su richiesta del Ministero dello sviluppo economico – la data dell'udienza in cui vi sarebbe stata la conversione della procedura in fallimento, fino al 4 maggio 2018.
  Di conseguenza, al commissario è stato riconosciuto un maggior arco temporale per proseguire le trattative finalizzate alla vendita del complesso aziendale.
  Tuttavia, il commissario, con comunicazione del 3 maggio, riportava che le verifiche svolte sulle uniche due proposte di acquisto pervenute, dalle società Men's Fashion Group srl e BLS Group s.r.l., non avevano avuto un esito positivo e, pertanto, non era stato possibile concludere la procedura di cessione dell'azienda.
  Con decreto del 16 maggio 2018, il tribunale di Arezzo, a seguito della chiusura infruttuosa dell'amministrazione straordinaria, ha disposto la conversione della procedura medesima in fallimento, provvedendo alla nomina dei curatori. A tal ultimo proposito si evidenzia che non è stato autorizzato l'esercizio provvisorio.
  Lo stesso tribunale di Arezzo ha confermato che i curatori, in data 24 maggio 2018, hanno chiesto al giudice delegato l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo dei dipendenti della Cantarelli, cui ha fatto seguito l'autorizzazione del 25 maggio 2018, attesa l'incertezza del piano finanziario.
  Da ultimo, il tribunale ha informato che, con istanza dell'11 luglio 2018, i curatori hanno chiesto la proroga del termine per il deposito della relazione prevista dall'articolo 33 della legge fallimentare. Si potrà di conseguenza operare solo all'interno della procedura fallimentare, la quale, come noto, potrà sfociare sia nella vendita dell'azienda che ad in un affitto della stessa.
  Invero, i fatti descritti hanno indotto questo Governo a porre attenzione alla vicenda e a valutare tutte quante le possibili e future iniziative da intraprendere riguardo alla delicata vicenda Cantarelli.
  A tal proposito, come già evidenziato in una recente interrogazione avente ad oggetto la società Cantarelli, faccio presente che presso il Ministero dello sviluppo economico è aperto un tavolo di crisi, che si è riunito più volte durante la procedura in amministrazione straordinaria (da ultimo il 28 marzo 2018). E, pertanto, ribadisco la piena disponibilità alla convocazione di un tavolo tecnico di confronto tra le parti sociali, qualora venisse richiesto.
  In conclusione, il Ministero dello sviluppo economico conferma il proprio impegno al fine di addivenire ad una soluzione della vicenda, anche attraverso il confronto con le autorità locali, che sia in grado di garantire e riposizionare sul territorio questa importante realtà produttiva, tutelandone anche l'occupazione.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Davide Crippa.


   GUERINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si registra una forte preoccupazione in questi giorni in merito al futuro dei tremila dipendenti del gruppo Mercatone Uno, attualmente in cassa integrazione;

   in data 21 maggio 2018 i commissari straordinari di Mercatone Uno, in amministrazione dal 2015, presso il Ministero dello Sviluppo economico hanno informato che risultano essere due gli acquirenti individuati a conclusione della procedura di vendita con la prospettiva di salvaguardare circa 2000 posti di lavoro;

   55 punti vendita, più la sede, il marchio e la logistica, saranno acquisiti da Shemon Holding mentre altri 13 punti vendita saranno acquisiti dal marchio «Globo» attraverso Cosmo;

   il 22 maggio (le associazioni sindacali hanno reso noto che le «garanzie sull'occupazione offerte dai commissari straordinari riguarderebbero 2063 dipendenti su 2745 complessivamente riferiti agli attuali punti vendita». Per i sindacati quindi «per troppi lavoratori, attualmente alle dipendenze del Gruppo Mercatone Uno, si profila la prospettiva della disoccupazione»;

   oltre infatti ai 6 punti vendita esclusi dall'aggiudicazione, emergerebbero infatti forti perplessità sui 13 stabilimenti che non manterranno il brand «Mercatone Uno»;

   nei punti vendita acquisiti dal marchio «Globo» gli impegni occupazionali garantiti dalla concessionaria nel prossimo biennio produrranno una sensibile riduzione degli attuali livelli occupazionali ed il ricorso al part time (da 566 lavoratori attuali ai prospettati 196 di cui 144 full time);

   i punti vendita acquisiti dal marchio «Globo» sono i seguenti: Altopascio (prov. di Lucca); Biella; Castelfranco Veneto (prov. di Treviso); Colle Val d'Elsa (prov. di Siena); Genova; Lucca; Misterbianco (prov. di Catania); Palermo; Parma; Pieve Fissiraga (prov. di Lodi); Tavemerio (prov. di Como); Castelfranco Emilia (prov. di Modena); Cerasolo di Coriano (prov. di Rimini);

   i lavoratori degli stabilimenti sopracitati hanno già attuato scioperi e forme di protesta mentre gli enti territoriali interessati hanno sollecitato regioni, ministeri e istituzioni competenti a mettere in campo iniziative urgenti ed efficaci per salvaguardare livelli occupazionali e professionalità;

   nei giorni scorsi in conseguenza di una messa in vendita promozionale di tutta la merce al 70 per cento con probabile intento di svuotamento dei magazzini, i dipendenti, preoccupati anche per la mancanza di informazioni in merito, hanno attuato una immediata mobilitazione e risultano tuttora in sciopero a tutela del loro posto di lavoro –:

   quale sia l'effettivo stato della vertenza e quali siano le garanzie di rispetto dei profili professionali in un quadro di possibile mutamento merceologico delle attività; se i piani industriali dei soggetti acquirenti, e in particolare del gruppo Cosmo spa, consentiranno la continuità dei livelli occupazionali prospettati; se vi siano in previsione da parte del Governo anche di concerto con le amministrazioni locali e regionali interessate, iniziative volte a garantire misure di sostegno al reddito e la ricollocazione occupazionale dei lavoratori che verrebbero messi in mobilità a seguito della chiusura della procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Mercatone Uno.
(4-00382)

  Risposta. — In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente le vicende della cessione del gruppo Mercatone Uno, si rappresenta quanto segue.
  In data 7 aprile 2015 è stata aperta la procedura di amministrazione straordinaria riguardante il succitato gruppo e sono stati altresì nominati i commissari straordinari (l'avvocato Stefano Coen, il dottore Vincenzo Tassinari e il dottore Ermanno Sgaravato).
  Le Società ammesse in procedura sono sei:

   1. M. Estate s.p.a. (holding);

   2. Mercatone Uno Services s.p.a. (subholding, servizi commerciali);

   3. M. Business s.r.l. (società operative del gruppo);

   4. Mercatone Uno Finance s.r.l. (finanziaria);

   5. Mercatone Uno Logistics s.r.l. (logistica e magazzino);

   6. M. Uno Trading (commercio all'ingrosso).

  Il tribunale di Bologna ha accertato l'insolvenza delle società indicate in data 8 – 10 aprile 2015.
  In data 14 gennaio 2016, è stato autorizzato il programma predisposto dai commissari secondo l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali per le società M. Estate s.p.a., Mercatone Uno Services s.p.a., M. Business s.r.l., Mercatone Uno Finance s.r.l., Mercatone Uno Logistics s.r.l. e M. Uno Trading s.r.l.
  Con riferimento alla procedura di cessione svolta in esecuzione del programma approvato si deve in primo luogo evidenziare che la vendita delle attività aziendali di Mercatone Uno si è rivelata particolarmente sofferta, a causa di una debolissima risposta da parte del mercato.
  È stato, infatti, necessario svolgere tre successivi esperimenti di vendita che hanno impegnato la procedura dal giugno 2016 fino al maggio 2018.
  Di seguito si illustrano le procedure svolte:

   in data 7 giugno 2016 è stato autorizzato il primo procedimento di vendita avente ad oggetto la procedura di vendita in blocco dell'intero Perimetro costituito da 61 punti vendita operativi (58 operativi + 3 punti in corso di riattivazione) e 18 punti vendita non operativi, unitamente ai relativi immobili (ove di proprietà del gruppo) oltre al marchio Mercatone Uno, alla sede operativa di Imola e alle sedi logistiche. Il disciplinare prevedeva l'accettazione di offerte non inferiori al prezzo di 280 milioni di euro come risultante dalla perizia di stima reddituale. Alla scadenza del termine per la presentazione di offerte vincolanti, prevista in data 7 settembre 2016, non sono state presentate offerte.

  Con successivo provvedimento del 10 febbraio 2017, è stato autorizzato l'avvio di un secondo esperimento di vendita con modalità più flessibili rispetto al primo, in grado di permettere anche la presentazione di offerte non riguardanti l'intero perimetro definito con il programma di cessione. In particolare, il nuovo disciplinare prevedeva la possibilità di presentare tre tipologie di offerte relative a perimetri differenti, definibili rispettivamente:

   1) ottimali (intero perimetro);

   2) preferenziali (offerta per i 62 punti vendita «core» ed i relativi immobili ove di proprietà);

   2) subordinate, pertinenti a perimetri diversi rispetto ai perimetri previsti per le offerte ottimali e per le offerte preferenziali.

  Il valore complessivo dell'azienda (78 punti vendita di cui 62 in attività, gli immobili di proprietà, il marchio, la struttura logistica e la sede centrale di Imola) si attestava, sulla base di un aggiornamento di perizia acquisito dai commissari per tenere conto dell'evoluzione del piano operativo come predisposto dal management, sui 220 milioni di euro (di cui 159 milioni di euro per gli immobili); il valore dei soli 62 punti vendita «core» era stimato invece in 200 milioni di euro (comprensivi degli immobili ove di proprietà). In tale esperimento il prezzo indicato nella perizia non veniva posto come base d'asta ma costituiva un valore di riferimento.
  Alla scadenza del termine, 16 giugno 2017, sono pervenute tre proposte non conformi alle prescrizioni del bando di gara.
  Infine, in seguito ad autorizzazione ministeriale in data 11 luglio 2017 e 10 novembre 2017, i commissari hanno dato avvio ad un terzo esperimento di vendita a trattativa privata, a conclusione del quale sono pervenute, alla scadenza prevista in data 14 dicembre 2017, offerte da parte delle società Shemon Holding srl, Cosmo spa, Max Factory srl, Dolif srl e Fas srl/Umuve srl.
  Come previsto dal medesimo disciplinare di gara, sono state avviate ulteriori trattative con gli offerenti, al fine di ottimizzare le offerte ricevute e le combinazioni tra le stesse.
  Tale disciplinare prevedeva l'attribuzione dei seguenti punteggi: 50/100 al prezzo offerto; 30/100 ai livelli occupazionali garantiti e 20/100 al piano industriale presentato.
  All'esito delle predette trattative, nel corso dei mesi di marzo e di aprile 2018, i Commissari hanno proceduto alla valutazione delle offerte ed alla attribuzione dei punteggi alle singole offerte pervenute, predisponendo una graduatoria complessiva e hanno quindi formalizzato istanza per l'aggiudicazione ritenendo preferibile tra le possibili opzioni per la cessione dei complessi aziendali (offerta unitaria, offerta frazionata, offerta combinata) lo (scenario della continuità aziendale combinato con la vendita frazionata, componendo l'offerta migliore per la vendita unitaria alla Shemon (con 65,3 punti) e quella migliore per il perimetro residuale alla Cosmo (con 79,8 punti).
  In particolare, la combinazione delle suddette offerte ha consentito di raggiungere la ricollocazione del maggior numero di punti vendita, a fronte di un corrispettivo complessivamente di oltre 83 milioni di euro e con il mantenimento di n. 2.063 posti di lavoro, di cui 1.438
full time (n. 1263 in quota Shernon e n. 175 in quota Cosmo).
  In particolare:

   a) l'offerta della Shernon Holding srl prevede oltre all'acquisizione di 55 punti vendita (di cui 8 da riaprire), la sede centrale e il marchio (Mercatone Uno) anche il mantenimento per almeno un biennio di n. 1.867 (di cui 171 full time e 1.696 part time nella misura di 20, 24 e 28 ore) su 2.179 occupati nel perimetro (delta negativo n. 312 lavoratori).

  Il piano industriale Shemon punta a dare visibilità e identità al brand «Mercatone Uno» mediante una netta differenziazione dell'offerta (arredamento, casalinghi, tessile ed elettrodomestici) rispetto ai competitors, ponendosi al mercato come un multispecialista della casa.
  Nel periodo 2018-2022 sono previsti investimenti per 20,6 milioni di euro alimentati dai flussi di cassa generati dalla gestione corrente, in grado di permettere un aumento medio del fatturato del 14 per cento annuo (da 430 milioni previsti per il 2019 fino a 550 milioni nel 2022).
  L'operazione è fondata anche sull'impegno della più grande industria del mobile in Polonia (gruppo BRW) insieme ad altri
partner commerciali/industriali (Dogtas Kelebek Mobilya Sanayi Ve Ticaret A.S. e 13Casa.COM Ltd) a supportare il progetto di rilancio del gruppo Mercatone Uno attraverso la fornitura di merci a condizioni di estremo favore (prevedendo l'esclusiva per Shemon sul mercato italiano), consentendo in tal modo l'integrazione verticale della filiera produttiva.
  L'offerta della Cosmo s.p.a. prevede, invece, l'acquisizione di 13 punti vendita (per 6 dei quali anche le mura) e il mantenimento di n. 196 dipendenti (di cui 144
full time e 52 part time nella misura di 20, 24 e 28 ore) su 566 occupati nel perimetro (delta negativo n. 370).
  Cosmo s.p.a. operatore nazionale di rilievo con il marchio Globo nel settore del commercio di calzature e abbigliamento, ha come obiettivo quello di ampliare gli attuali volumi di fatturato, pari a 452,00 milioni nel 2017 e fino ad euro 613,00 milioni nel 2021, attraverso lo sviluppo della rete commerciale e l'acquisizione di punti vendita con superfici sempre più ampie.
  Il piano economico e finanziario inserito nel piano industriale del gruppo mostra che la società è in grado, con il capitale proprio, di finanziare sia l'acquisizione del ramo aziendale di pertinenza di Mercatone Uno, sia gli investimenti necessari al
ri-layout defunti di Vendita oggetto di offerta. Dal lato degli investimenti, il piano in questione prevede di impegnare nel periodo 2018-2021, risorse pari circa euro 51,2 milioni.
  D'altro canto la scelta dei commissari è apparsa obbligata in assenza di soluzioni alternative che potessero garantire risultati reddituali, occupazionali e patrimoniali migliori di quelli raggiunti ad esito della procedura.
  Pertanto, con provvedimento del 17 maggio 2018, previo parere favorevole del comitato di sorveglianza in data 26 aprile e 9 maggio 2018, è stata autorizzata la vendita e conseguentemente, sono state avviate le consultazioni sindacali
ex articoli 63 e 47 della legge n. 428 del 1990.
  In particolare, tali consultazioni sono iniziate il 1o giugno 2018 e si sono concluse positivamente, con la sottoscrizione di separati verbali di accordo, rispettivamente in data 29 giugno 2018 e 5 luglio 2018, e precisamente:

   1) Shemon Holding s.r.l. – L'accordo sindacale, relativo al perimetro di cessione, composto da 55 punti vendita, di cui 8 attualmente sospesi, distribuiti su tutto il territorio nazionale nonché dalla sede di Imola e dalle società di logistica, servizi, trading e acquisiti, prevede la salvaguardia di 2019 posti di lavoro con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante (1867 unità), di n. 152 lavoratori sui 2179 presenti nel perimetro di cessione.

  Per i lavoratori che, all'atto dell'acquisizione, non passeranno alle dipendenze della Shernon Holding s.r.l., è riconosciuta un'estensione a 36 mesi, rispetto ai 12 previsti dal citato articolo 47 (comma 6), del diritto di precedenza nelle assunzioni che la cessionaria effettuerà entro tre anni dalla data del trasferimento.
  Shernon Holding s.r.l. ha, altresì, formulato una previsione di assunzione di ulteriori 300 lavoratori nei prossimi 48 mesi.

   2) Cosmo s.p.a. – L'accordo sindacale, relativo al perimetro di cessione, composto da 13 punti vendita, prevede la salvaguardia di 285 posti di lavoro, con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante (196 unità), di n. 89 lavoratori sui 566 presenti nel perimetro di cessione.

  Per i lavoratori che, all'atto dell'acquisizione, non passeranno alle dipendenze della Cosmo s.p.a., è riconosciuto, sempre ai sensi dell'articolo 47 (comma 6), il diritto di precedenza nelle assunzioni che la cessionaria effettuerà entro 12 mesi dalla data del trasferimento e di 24 mesi per i lavoratori che saranno assunti da terzi locatari di spazi all'interno dei punti di vendita del perimetro.
  Cosmo s.p.a. ha, altresì, formulato una previsione di assunzione, da parte di terzi locatari di spazi all'interno dei punti di vendita del perimetro, di circa 100 lavoratori nei prossimi 24 mesi.
  Sono stati, pertanto, complessivamente tutelati, nell'immediato, 2.304 lavoratori sui 3.049 in forza alle società in amministrazione straordinaria che potrebbero salire, in forza delle ulteriori disponibilità manifestate in sede di accordo sindacale da entrambe le società aggiudicatarie, a 2.704 posti di lavoro pari a circa il 90 per cento degli attuali occupati.
  La prosecuzione dell'esercizio dell'impresa da parte dei commissari Straordinari, autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico fino al 13 gennaio 2019, data di scadenza del programma di cessione, consentirà di dar corso alle ulteriori dismissioni, volte anche a trovare una soluzione occupazionale per i lavoratori non ricompresi nei perimetri di cessione che, sino a tale data, potranno fruire della Cigs.
  E, a tal fine, sono stati avviati contatti con l'Anpal – Agenzia nazionale per le politiche del lavoro – per favorire la ricollocazione di questi lavoratori.
  In conclusione, si coglie l'occasione per ribadire il massimo impegno del Governo nel trovare una possibile soluzione volta a soddisfare la primaria esigenza di garantire la continuità dei livelli occupazionali nonché di salvaguardare le competenze acquisite nel tempo dai lavoratori.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Davide Crippa.


   PATERNOSTER, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, COMENCINI, BILLI, CAFFARATTO, COIN, RIBOLLA, ZOFFILI, ANDREUZZA, BAZZARO, BISA, COLMELLERE, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, GIACOMETTI, LAZZARINI, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI e VALLOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani residenti in Venezuela lamentano lunghi tempi di attesa per ottenere il rilascio dei passaporti che consentirebbe loro il raggiungimento del nostro Paese;

   l'Italia, con il suo consolato generale a Caracas ed altri consolati onorari, si ritrova a dover far fronte a centinaia di migliaia di richieste di cittadinanza, passaporti e documenti in generale;

   in particolare, i consolati italiani in Venezuela impiegano fino a tre anni per il rilascio dei passaporti e fino a sette mesi per emettere le «dichiarazioni di valore», ovvero i documenti necessari al fine del riconoscimento degli studi compiuti per potere esercitare una professione in Italia;

   qualora venisse attuata la paventata «chiusura delle frontiere venezuelane» i connazionali sarebbero impossibilitati ad emigrare –:

   se il Ministro intenda assumere iniziative per accelerare quantomeno l'evasione delle pratiche riguardanti i passaporti, anche tramite un potenziamento eccezionale degli organici dei due consolati;

   se non sia opportuno trasferire al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, momentaneamente, le attività di valutazione delle «dichiarazioni di valore», sollevando in tal modo i due consolati in Venezuela dai carichi di lavoro che potrebbero essere svolti altrove;

   se il Governo sia a conoscenza delle circostanze esposte in premessa e quali iniziative intenda assumere per ovviare alla situazione di grave disagio e pericolo venutasi a creare per i nostri connazionali.
(4-00887)

  Risposta. — Per poter rispondere sul caso specifico delle pratiche riguardanti i passaporti è le dichiarazioni di valore dei titoli di studio nei consolati italiani in Venezuela, si ritiene opportuno svolgere alcune premesse di carattere generale sulla situazione del personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  La pesante riduzione del personale di ruolo che ha interessato la Farnesina a seguito dei provvedimenti di contenimento della spesa pubblica ha determinato un ridimensionamento del 30 per cento delle unità appartenenti alle aree funzionali rispetto al 2006, causando un drastico innalzamento dell'età media del personale a 56 anni. Tutto questo comporta una crescente difficoltà ad assicurare un livello di servizi adeguato alle esigenze dei cittadini e delle imprese all'estero (esempio cittadinanza, visti, passaporti, sicurezza), in particolare nelle aree geografiche caratterizzate da rilevanti difficoltà ambientali, rischi sanitari e condizioni di sicurezza precarie, In particolare dalle 3882 unità di personale in servizio il 31 dicembre 2007, si è scesi alle 2767 di fine 2017.
  Al contempo, la Farnesina è stata chiamata a realizzare negli ultimi anni un limitato (ma pur sempre impegnativo, date le scarse risorse a disposizione) piano di aperture di nuovi uffici in Paesi emergenti o di forte interesse strategico per l'Italia (Niamey, Conakry, Ulaanbaatar, Erbil, Chongging, Ho-Chi-Min City è, prossimamente, Quagadougou), cui si è fatto fronte con un'ulteriore redistribuzione delle risorse.
  La carenza di personale necessario per il corretto funzionamento delle nostre strutture all'estero, sia sotto il profilo consolare che amministrativo-contabile, e quindi al momento preoccupante ed è solo parzialmente arginata dalle incisive riforme recentemente introdotte per favorire la mobilità del personale di ruolo e la flessibilità del suo impiego sulla rete (introduzione del profilo unico amministrativo, contabile e consolare; formazione e aggiornamento professionale multi-disciplinare; revisione degli organici e ri-orientamento del personale verso Paesi di crescente priorità per gli interessi nazionali) e dalla prossima immissione di nuove risorse umane al termine delle procedure concorsuali avviate per la selezione e l'assunzione di 177 funzionari amministrativi e consolari nel biennio 2018-2019, nonché di 44 funzionari appartenenti all'area della promozione culturale. Le nuove assunzioni andranno ad aggiungersi alle 100 unità di personale a contratto che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è stato autorizzato ad assumere, sempre lo scorso anno, per intervenire sulle situazioni più critiche, tra cui sicuramente quella degli uffici consolari. Pur ravvisando l'importanza e urgenza di tali innesti, non si tratta di misure complessivamente in grado di invertire la preoccupante tendenza di assottigliamento degli organici.
  Nel difficile contesto sopra delineato, l'organico dei due consolati in Venezuela, non subisce riduzioni dal 2016, proprio in considerazione della delicatezza della situazione
in loco. In particolare, il consolato generale a Caracas opera con dieci dipendenti delle aree funzionali di ruolo – oltre al console generale – di cui nove adibite ai servizi consolari e una al settore amministrativo. Inoltre, al fine di rispondere alle delicate esigenze della numerosa collettività residente, l'amministrazione si è avvalsa – di misure di rafforzamento delle risorse a disposizione del consolato generale sia temporanee (con l'assegnazione di una unità in più per sei mesi, che si intende prorogare fino al massimo previsto), sia di natura permanente, con la messa in pubblicità di un ulteriore posto consolare.
  Per il consolato di Maracaibo, l'amministrazione si sta impegnando per destinarvi unità aggiuntive di personale di ruolo, in netta controtendenza rispetto al resto delle strutture consolari in America Latina.
  Quanto al personale con contratto regolato dalla legge locale, è stata recentemente autorizzata l'assunzione di quattro unità temporanee presso il consolato generale a Caracas e di tre unità a Maracaibo, di cui due a tempo determinato, a ulteriore consolidamento dei servizi consolari.
  Per quanto concerne il rilascio dei passaporti, l'attività dei consolati di Caracas e Maracaibo è sensibilmente aumentata per venire incontro ai disagi dei connazionali dovuti alla crisi venezuelana. I passaporti rilasciati dal consolato a Caracas nel 2017 sono stati 12.063 mentre al 31 luglio 2018 si è già registrato un totale di 9.527 rilasci. Tali dati lasciano prevedere per il 2018 un aumento percentuale del 5 per cento per giunta a fronte di una diminuzione della popolazione residente (circa 1.000 connazionali in meno rispetto al 2018). Il trend per il Consolato a Maracaibo è stabile con 1.884 passaporti rilasciati nel 2017 e 987 al 31 luglio 2018.
  Nell'ottica di favorire i connazionali residenti in aree distanti dalle due sedi venezuelane, sono stati inviati due dispositivi mobili per la rilevazione delle impronte digitali e l'invio telematico agli uffici consolari per il rilascio del passaporto in favore del vice consolato onorario di Porlamar e dell'agenzia consolare onoraria di Barinas. I connazionali residenti nelle predette aree possono ora recarsi presso gli uffici consolari onorari per la richiesta di passaporto, senza affrontare il viaggio per il consolato di riferimento, dal momento che i dati vengono inviati telematicamente al consolato, che procede all'emissione e all'invio postale del passaporto.
  Con riferimento alle dichiarazioni di valore, risulta che il consolato generale a Caracas, nel primo semestre del 2018, ha rilasciato 659 dichiarazioni di valore e legalizzazioni di titoli di studio. Ben 564 pratiche relative ai predetti documenti sono state evase in soli due mesi, dal 1o luglio del 2018 ad oggi, nonostante le difficoltà legate al perdurare della situazione di instabilità politica ed economica del Paese. Inoltre, presso il consolato a Maracaibo, al 31 agosto 2018 sono state emesse 104 dichiarazioni di valore, a fronte delle 165 complessive rilasciate nel corso del 2017.
  Infine, in merito al quesito circa l'opportunità di trasferire al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, momentaneamente, le attività di valutazione delle «dichiarazioni di valore», occorre sottolineare che il rilascio delle dichiarazioni di valore è una competenza esclusivamente consolare, prevista dal decreto legislativo 3 febbraio 2011 n. 71, articolo 52, comma f. Tale norma, tra le funzioni consolari in materia di documentazione amministrativa, annovera «la legalizzazione di atti rilasciati dalle autorità locali, secondo quanto previsto dall'articolo 33, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, avvalendosi di ogni mezzo utile di accertamento».
  La Farnesina seguirà attentamente gli sviluppi della questione, continuando a mettere a punto interventi mirati a sostegno degli uffici della rete in situazione più critica dal punto di vista della dotazione di risorse umane.
  In tale ottica è essenziale assicurare ogni sforzo per il buon esito delle proposte che la Farnesina si accinge a presentare nella prossima legge di bilancio 2019-2021, finalizzate all'ampliamento delle facoltà assunzionali del Ministero, allo scopo di poter garantire risorse umane sufficienti alle nostre rappresentanze diplomatico-consolari e, di conseguenza, un livello di servizi in linea con le esigenze dei cittadini e delle imprese all'estero.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di due anni dall'accaduto, l'interrogante intende conoscere lo stato delle indagini relative all'attentato terroristico, avvenuto a Dacca (Bangladesh) il 1° luglio 2016, in cui si verificò un atroce eccidio, commesso da un commando di terroristi, i quali, dopo avere fatto irruzione in un locale frequentato dalla comunità internazionale, massacrarono dopo terribili sofferenze ventidue persone, tra le quali vi erano nove italiani;

   l'attentato in questione è il più grave tra gli attacchi di matrice jihadista che abbiano colpito l'Italia, a fronte del suo impegno contro il terrorismo internazionale; si ricorda che addirittura è rimasta vittima, tra i nostri connazionali, anche una donna incinta;

   ad oggi, si sa ancora molto poco su quanto accadde quel giorno e, soprattutto, sui responsabili; pertanto, è necessario che il Governo confermi il proprio prioritario impegno, affinché sia fatta luce sulla strage, interloquendo con le istituzioni competenti a sollecitare la rogatoria internazionale sul caso e richiedere lo stato delle indagini sul commando di jihadisti e sul processo a carico degli imputati individuati –:

   quali siano gli orientamenti del Governo su quanto esposto in premessa e se e quali iniziative intenda adottare, affinché si conoscano tutte le informazioni necessarie sulle motivazioni e sui responsabili dell'attentato ed ogni altro fatto che possa fare luce per ottenere giustizia, per le vittime e i loro familiari.
(4-01078)

  Risposta. — L'attentato terroristico compiuto presso il ristorante «Holey Artisan Bakery», situato nel quartiere diplomatico di Dacca, il 1° luglio 2016 ha provocato la morte di 22 persone, tra le quali nove connazionali (in prevalenza imprenditori del settore tessile), sette giapponesi, un americano ed un indiano oltre a quattro bangladesi.
  Durante l'attacco e nei giorni successivi, l'unità di crisi della Farnesina ha stabilito e mantenuto i contatti con le famiglie di tutti i connazionali coinvolti. Ha inoltre organizzato e finanziato il rimpatrio delle salme delle vittime (ricevute in Aeroporto a Roma alla presenza del Presidente della Repubblica rientrato, per l'occasione, anticipatamente da una missione in America Latina) e l'accoglienza a Roma dei familiari, accompagnandoli anche durante le procedure medico-legali.
  Secondo le indagini, responsabile dell'attacco fu un gruppo di cinque terroristi appartenenti alla formazione estremista islamica locale «Jamaat-ul-Mujahideen», verosimilmente in contatto con gli ambienti del terrorismo internazionale. L'intervento delle forze di polizia e dell'esercito del Bangladesh portò all'uccisione dei membri del commando terrorista ed alla liberazione di tredici ostaggi.
  Una serie di operazioni di polizia effettuate nei mesi successivi all'attacco ha portato all'arresto o all'uccisione di numerosi elementi fondamentalisti considerati a vario titolo responsabili della strage. In una di tali operazioni veniva ucciso il cittadino canadese di origine bangladese Tamin Ahem Chowdhury, considerato la mente dell'attentato nonché «anello di congiunzione» tra le organizzazioni estremiste locali ed il terrorismo internazionale.
  È del 23 luglio 2018 l'emissione dei capi di accusa da parte delle autorità inquirenti del Bangladesh nei confronti di otto sospetti appartenenti al «Jamaat-ul-Mujaheddin», considerati tra i responsabili dell'attacco al «Holey Artisan Bakery». I relativi fascicoli sono stati trasmessi al magistrato capo della Corte metropolitana di Dacca, che dovrà istruire il processo. Si è in attesa della fissazione delle date del procedimento stesso.
  Va notato altresì che la nostra ambasciata a Dacca ha inoltrato alle autorità bangladesi – il 15 maggio 2017 – la richiesta di rogatoria internazionale effettuata dalla procura della Repubblica di Roma con lo scopo di acquisire gli atti giudiziari relativi all'attentato di Dacca. Il Ministero della giustizia interpellato al riguardo dalla Farnesina, sottolinea come in assenza di trattati internazionali bilaterali in materia di cooperazione giudiziaria, la richiesta (che finora non ha avuto seguito) è stata fondata sul principio di cortesia internazionale. Pertanto abbiamo sollecitato nuovamente, le autorità del Bangladesh e continueremo a farlo, se necessario, anche per onorare la memoria delle vittime di questo tragico attentato.
  Si segnala che il 9 maggio 2017 i familiari delle vittime hanno partecipato alla celebrazione del «Giorno della Memoria delle Vittime del Terrorismo» tenutasi a Palazzo Madama (per la prima volta esteso alle vittime del Terrorismo internazionale), mentre il 9 maggio 2018, sono stati nuovamente invitati al Quirinale, per la celebrazione della medesima ricorrenza.
  In precedenza, in occasione del primo anniversario della strage, nel luglio 2017, si era svolta presso l'ambasciata italiana a Dacca una commemorazione alla quale erano stati invitati i familiari delle vittime, mentre il 13 luglio 2017, il Presidente della Repubblica aveva ricevuto gli stessi familiari al Quirinale in un incontro a loro dedicati.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   ROSTAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la direzione centrale per gli affari generali – ufficio II – affari concorsuali e contenzioso – ufficio per la gestione dei concorsi d'accesso comunica che nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale concorsi ed esami – del 15 novembre 2016, ha pubblicato il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti nella qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   per partecipare al concorso per vigili del fuoco sopra citato è stato necessario aver conseguito il titolo di studio della scuola dell'obbligo (ossia la 3a media). Si otteneva un ulteriore punteggio, nella fase di valutazione dei titoli, se si era in possesso di: un diploma di istruzione tecnica/professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 5 anni; un diploma di qualifica professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 4 anni; un attestato di qualifica professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 4 anni;

   paradossalmente se è stato invece conseguito un diploma al liceo scientifico tradizionale o addirittura con l'opzione scienze applicate non si ottiene un ulteriore punteggio;

   il liceo scientifico con opzione scienze applicate è una scuola un po’ diversa dal liceo scientifico propriamente detto (liceo scientifico tradizionale), in quanto, oltre al maggior peso delle discipline scientifiche e all'assenza del latino, prevede un notevole numero di ore di laboratorio;

   questa caratteristica fa del liceo scientifico con questa opzione una scuola intermedia tra un liceo (perché non ha una finalità pratica immediata) e un istituto tecnico, perché prevede appunto una considerevole attività di laboratorio per le scienze sperimentali tipo informatica, scienze naturali e chimica;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca consente che nelle graduatorie per l'accesso al profilo di tecnico di laboratorio nella scuola secondaria di secondo grado venga richiesto il diploma di liceo scientifico;

   appare evidente una discrepanza tra la valutazione che viene attribuita nel bando per il concorso a 250 vigili del fuoco (valutazione 0) e una valutazione tecnico-pratica a pieno titolo nella scuola; inoltre, nel sistema formativo attuale, l'obbligo scolastico è stato elevato al 16° anno di età per cui i primi due anni della scuola superiore concorrono tutti in uguale misura alla formazione dello studente;

   si tratta di una situazione grave che sta impedendo in diversi casi a moltissimi giovani risultati idonei e in possesso del titolo sia del diploma di liceo scientifico tradizionale che con l'opzione scienze applicate, di conseguire un punteggio utile ai fini della graduatoria finale, così come già previsto per il diploma di istruzione tecnica al termine di un percorso della durata di cinque anni –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di risolvere immediatamente le anomalie denunciate, affinché situazioni analoghe non si ripresentino più, rispettando un criterio di ragionevolezza e parità con riferimento al percorso di istruzione dei giovani interessati, rivedendo i criteri previsti per i titoli e considerando a parità di titolo con il diploma tecnico anche il conseguimento del diploma di liceo scientifico, sia di tipo tradizionale che con l'opzione scienze applicate.
(4-00898)

  Risposta. — In merito alle perplessità manifestate dall'interrogante in ordine all'esclusione di alcuni diplomi di liceo scientifico dal novero dei titoli valutabili con un ulteriore punteggio nell'ambito del concorso pubblico per l'accesso a 250 posti di vigile del fuoco del Corpo nazionale, si fa presente quanto segue.
  Va precisato, innanzitutto, che il bando di concorso a 250 posti di vigile del fuoco, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale – IV Serie speciale concorsi ed esami – del 15 novembre 2016, ha previsto due prove di esame. La prima prova motorio-attitudinale, la seconda costituita da un colloquio, seguite poi da una fase di valutazione dei titoli di istruzione è formazione professionale triennali e quadriennali e di istruzione secondaria di II grado di durata quinquennale.
  I titoli valutabili dalla Commissione esaminatrice sono stati indicati, fin dal principio, nell'allegato C, che costituisce parte integrante del bando di concorso, nel rispetto dei principi di trasparenza e
par condicio tra i candidati.
  Nella scelta dei diplomi, cui attribuire punteggio, sono stati (presi in considerazione gli indirizzi di qualifica professionale e di istruzione tecnica e professionale considerati attinenti alle funzioni dei vigili del fuoco e, all'interno di essi, sono stati individuati i titoli di studio connessi con le attività tecnico operative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  Nella sostanza, quindi, si è voluto privilegiare, nella formazione della graduatoria finale, coloro i quali siano stati in possesso, alla data di scadenza del termine stabilito nel bando di concorso per la presentazione delle domande di partecipazione, di qualifiche professionali, diplomi professionali e diplomi di istruzione tecnica e professionale di base già correlati con i compiti operativi dei vigili del fuoco.
  Va evidenziato che la selezione dei titoli operata dall'Amministrazione è stata, inoltre, conforme al principio secondo cui una procedura pubblica deve essere orientata alla scelta dei soggetti che presentino la maggior attitudine al profilo messo a concorso, sia dal punto di vista psicofisico, che culturale e professionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.