Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 1 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    ottant'anni fa le leggi razziali del 1938 fecero entrare a pieno titolo l'Italia dentro una delle pagine di storia più terribili, da cui ebbe inizio il percorso degli ebrei italiani verso la tragedia della Shoah, tra la colpevolezza netta e incancellabile di chi decise e con la complicità o l'indifferenza colpevole della maggioranza;

    la memoria delle persecuzioni e degli orrori che ne seguirono deve costituire, dunque, un monito perenne affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica;

    da quasi dieci anni la società sta attraversando una difficilissima crisi economico-finanziaria che ha prodotto maggiore diseguaglianza, maggiore impoverimento, maggiore rabbia nella società, maggiori fenomeni di allontanamento dalla politica. Ed è questo il terreno più fertile perché oggi rinascano e si moltiplichino quelle ideologie di morte, di violenza, di discriminazione razziale o di genere sessuale, religiosa o per il colore della pelle che si credevano sopite;

    desta preoccupazione la crescente spirale di fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo che si accompagnano sia con atti e manifestazioni esplicite di odio e persecuzione nei confronti di singoli e di intere comunità, sia con la diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione, tra i quali, soprattutto, il web;

    il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo nel nostro Paese dalla legge 25 ottobre 1977, n. 881, prevede che vengano espressamente vietati da apposita legge qualsiasi forma di propaganda a favore della guerra, ma anche ogni appello all'odio nazionale, razziale o religioso che possa costituire forma di incitamento alla discriminazione o alla violenza, ossia tutti quei fenomeni oggi meglio noti come hate speech;

    il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa definisce gli hate speech come le forme di espressioni che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo o più in generale l'intolleranza, ma anche i nazionalismi e gli etnocentrismi, gli abusi e le molestie, gli epiteti, i pregiudizi, gli stereotipi e le ingiurie che stigmatizzano e insultano;

    l'Unione europea, con l'adozione della decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio del 28 novembre 2008, impone agli Stati membri di garantire che siano punibili i discorsi di incitamento all'odio, intenzionali e diretti contro un gruppo di persone o un membro di essi, in riferimento alla razza, al colore, alla religione o all'etnia e che deve essere punibile l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio, quale che sia la forma di diffusione: scritti, immagini o altro materiale. La stessa cosa può valere per l'apologia o la negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e di quelli di guerra e, infine, quanto ai comportamenti atti a turbare l'ordine pubblico o minacciosi, offensivi e ingiuriosi;

    anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (Osce) si è impegnata, con la decisione 9/2009 «Combating hate crimes», a riconoscere e sanzionare i crimini dell'odio in quanto tali, cioè basati su motivi razzisti o xenofobi;

    in Italia, la legge 25 giugno 1993, n. 205, cosiddetta legge Mancino, reprime l'incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

    nel corso della XVII legislatura il Partito democratico è stato in prima fila nella lotta all'antisemitismo, sia nella «cura» della memoria della Shoah e nel sostegno di chi la promuove, sia nel contrasto in generale ad ogni possibile nuova forma di antisemitismo, di razzismo, di odio e di intolleranza;

    numerose sono le iniziative legislative approvate per la prevenzione e la repressione dei crimini dell'odio e per la diffusione di una cultura della tolleranza e del reciproco rispetto;

    particolarmente significativa è stata l'adozione del decreto legislativo 1° marzo 2018, n. 21, che, dando attuazione al principio della riserva di codice nella materia penale, per la prima volta, ha inserito nel codice penale tutte le fattispecie criminose che hanno per oggetto diretto la tutela di beni di rilevanza costituzionale;

    in particolare, tra le norme ricondotte all'interno del codice penale vi è il delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa (articolo 604-bis) e la relativa aggravante (articolo 604-ter), che aumenta la pena fino alla metà per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità;

    la legge 16 giugno 2016, n. 115, per il contrasto del reato di «negazionismo» sanziona chi, in nome di teorie di questo tipo che negano la realtà storica della Shoah, nonostante i documenti, le testimonianze e le prove materiali del tutto evidenti e inoppugnabili, istiga alla violenza o commette atti di violenza, sulla base del convincimento che colpire il negazionismo significa prevenire e contrastare meglio fenomeni dell'oggi, non di settantacinque o ottant'anni fa;

    per quanto riguarda il sostegno di chi promuove il lavoro della memoria, invece, sono stati destinati, per citare solo l'ultima legge di bilancio per il 2018, 1 milione e 250 mila euro, nel triennio 2018-2020, per le spese di funzionamento del Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah. È stata anche autorizzata, a decorrere dal 2018, la spesa di 1,5 milioni di euro annui a favore della Fondazione Graziadio Isaia Ascoli per la formazione e la trasmissione della cultura ebraica;

    il 12 gennaio 2018 è stato inoltre firmato dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo pro tempore un decreto che stanzia 3 milioni di euro per il finanziamento del progetto di recupero e valorizzazione del Binario 21 della Stazione centrale di Milano, che, tra il 1943 e il 1945, fu il punto di partenza dei deportati verso i tre campi di concentramento e, al di sotto della stazione ferroviaria, si trova ora il Memoriale della Shoah, luogo di memoria, di studio e di ricerca aperto alla collettività;

    sempre su iniziativa del Partito democratico si è arrivati all'approvazione della legge 18 luglio 2017, n. 114, che ha conferito la medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica, formazione militare costituita nel 1944, inquadrata nell'esercito britannico e attiva nei combattimenti che portarono alla Liberazione del nostro Paese;

    altrettanto importante, infine, è stato l'impegno del nostro Paese anche a livello internazionale che, nel 2018, ha portato l'Italia ad assumere la presidenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 con l'obiettivo di promuovere l'educazione, il ricordo e la ricerca sull'Olocausto;

    sempre nella XVII legislatura la Camera dei deputati ha istituito una Commissione sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo intitolata alla parlamentare del Regno Unito Jo Cox, uccisa nel 2016 per motivi di odio e intolleranza, composta da parlamentari e non, con la quale si è inteso corrispondere all'invito del Consiglio d'Europa ad una sempre maggiore sensibilizzazione dei Parlamenti nazionali in fatto di conoscenza e contrasto di tutte le forme di intolleranza e razzismo,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le iniziative utili a proseguire il lavoro avviato nella XVII legislatura nella lotta all'antisemitismo, sia preservando la memoria della Shoah e sostenendo chi la promuove, sia nel contrasto, in generale, ad ogni possibile nuova forma di antisemitismo, di razzismo, di odio e di intolleranza;

2) a contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza rivolta nei confronti dei cittadini ebrei o di altre minoranze etniche e religiose riconducibili alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe;

3) ad adottare ogni iniziativa volta a prevenire e contrastare, con particolare riferimento all'antisemitismo, la diffusione di propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza attraverso il web, predisponendo sistematiche campagne informative ed educative in ambito scolastico e sui media.
(1-00050) «Fiano, Migliore, Ceccanti, Marco Di Maio, Giorgis, Pollastrini».


   La Camera,

   premesso che:

    le comunità ebraiche europee sono state investite nell'arco della storia da molteplici forme di antisemitismo: dall'antisemitismo religioso cristiano a quello politico, sociale ed economico dell'Illuminismo e dell'Europa post-illuministica che causò i pogrom dell'Europa orientale e del Nord, a quello razziale del XIX secolo, che culminò con le persecuzioni naziste e le leggi razziali anche nell'Italia fascista, la repressione religiosa e le «purghe» nell'Unione sovietica, fino all'antisemitismo contemporaneo che assume forme variegate;

    l'antisemitismo si manifesta in diverse forme, a volte difficilmente individuabili da un osservatore non esperto, e a questo si aggiungono la scarsità di dati certi e omogenei sul fenomeno, che rendono complicato stimarne la reale dimensione;

    i recenti tristi fatti di cronaca, quali gli attacchi alle sinagoghe in Svezia, gli attentati in Francia, l'impennata dei crimini d'odio contro gli ebrei in Gran Bretagna, ma anche in Germania e in Austria, indicano una pericolosa ripresa dell'antisemitismo presso le comunità europee;

    contro queste vere e proprie manifestazioni di odio razziale, il Consiglio d'Europa svolge un'attività costante di prevenzione e sensibilizzazione, mentre il Parlamento europeo, in data 1° giugno 2017, ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri a potenziare il sostegno finanziario per iniziative e progetti educativi volti a sviluppare e consolidare partenariati con le comunità ed istituzioni ebraiche e ad incoraggiare gli scambi tra bambini e giovani di fedi diverse mediante attività in comune, varando e sostenendo adeguate campagne di sensibilizzazione;

    l'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea ha avviato, per il 2018, una nuova indagine sulle percezioni e sulle esperienze di antisemitismo fra gli ebrei in Europa, coinvolgendo tredici Paesi europei, tra cui l'Italia;

    il Centro studi Machiavelli ha pubblicato e divulgato, in data 22 settembre 2018, il rapporto «L'antisemitismo nell'Europa contemporanea» realizzato da Fiamma Nirenstein – giornalista, scrittrice, membro dell’Israeli council of foreign relations del World Jewish council – nel quale, tra l'altro, viene sottolineato come a pesare, oggi, sia soprattutto «l'antisemitismo di matrice islamica, la cui origine affonda nell'odio religioso e si nutre dell'ideologia islamista»;

    nel medesimo rapporto è specificato che, mentre in Europa «le forze di destra e populiste hanno di fatto escluso le frange estreme», nello spettro politico attuale da un lato permangono «piccoli movimenti antisemiti di stampo neonazista», ma dall'altro è altresì evidenziato che oggi la sinistra radicale, partendo dalla contestazione dello Stato d'Israele, «in molte sue frange si presenta ormai come una forza antisemita»;

    in Italia, come riportato da diversi quotidiani nazionali, atteggiamenti antisemiti provenienti da aree dell'estrema sinistra si sono verificati, ad esempio, in occasione del corteo del 25 aprile 2018 quando è stata platealmente contestata la Brigata ebraica da parte di gruppi riconducibili all'estrema sinistra, creando momenti di altissima tensione;

    l'antisemitismo è, quindi, un fenomeno mai sopito in Italia e nel resto d'Europa e, come evidenzia ancora il rapporto del Centro studi Machiavelli, «ai vecchi stilemi antisemiti» del passato «se ne sono aggiunti oggi di nuovi, travestiti da critiche a Israele ma in realtà motivati da odio verso gli ebrei in quanto tali», e attualmente riconducibili a tre matrici:

     a) il fondamentalismo islamico;

     b) alcune frange di estrema sinistra;

     c) alcuni movimenti di estrema destra;

    tra queste matrici quella connessa al fondamentalismo islamico rappresenta quella più pericolosa e più diffusa e, pertanto, quella che desta maggiore allarme;

    è innegabile, infatti, che molti degli atti antisemiti siano commessi in Europa da persone di fede musulmana e la forza dell'antisemitismo islamico non risente affatto del dialogo fra religioni, né riesce a suscitare una reazione adeguata da parte delle autorità europee, che continuano a negare la prevalente matrice islamica;

    il 21 aprile 2018 in Francia, a conferma di questa tesi, è stato presentato il «Manifesto contro il nuovo antisemitismo», pubblicato sul quotidiano Le Parisien, sottoscritto da politici sia di destra che di sinistra (come l'ex Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy e l'ex Primo Ministro socialista Manuel Valls), da rappresentanti di diverse religioni e da intellettuali e artisti come Gérard Depardieu, Charles Aznavour, Françoise Hardy, Alain Finkielkraut o Bernard-Henri Lévy; il manifesto denuncia il crescente antisemitismo in Francia, portato avanti, secondo i firmatari, non dall'estrema destra ma dalle comunità musulmane, e il mancato riconoscimento da parte di media e istituzioni di questo crescente «antisemitismo musulmano»;

    è di tutta evidenza, quindi, che un'azione rivolta a contrastare l'antisemitismo in Italia e in Europa debba affrontare questa emergenza, non trascurando le principali cause del fenomeno, identificate secondo i massimi esperti nell'antisemitismo islamico,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le opportune iniziative per promuovere campagne di sensibilizzazione e creare piani nazionali contro l'antisemitismo ed in genere l'odio razziale e religioso, atti a garantire la sicurezza dei cittadini ebrei e degli edifici religiosi, scolastici e culturali ebraici, in accordo con le comunità ebraiche, le organizzazioni della società civile e le organizzazioni non governative impegnate contro la discriminazione;

2) ad assumere iniziative concrete per contrastare tutte le forme di antisemitismo presenti in Italia, sia quello di stampo religioso islamico sia quello politico da qualunque parte provenga;

3) ad assumere iniziative normative volte a introdurre, nell'ordinamento italiano, il reato di integralismo islamico, con particolare riferimento alla commissione di atti antisemiti;

4) ad assumere iniziative normative volte a punire coloro che raccolgono, erogano denaro o mettono a disposizione beni destinati a essere in tutto o in parte utilizzati per sostenere organizzazioni che svolgono, anche nell'ambito di luoghi di culto, attività dirette a commettere atti di antisemitismo e «chiunque riceva, da uno Stato straniero o da un'organizzazione o soggetti stranieri, beni o denaro destinati a essere in tutto o in parte utilizzati» a tali fini.
(1-00051) «Lollobrigida, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    è sempre più preoccupante la recrudescenza di atteggiamenti di odio ed intolleranza che la cronaca riporta giornalmente, anche agevolata dai social network che diffondono velocemente messaggi e linguaggi che incitano al pregiudizio e alla paura verso la diversa etnia, orientamento sessuale o religioso, disabilità, appartenenza culturale, sociale o economica;

    oggetto di particolare attenzione è il fenomeno, sempre più crescente, dell'antisemitismo, che preoccupa le istituzioni, anche per i risvolti a cui il recente passato ha fatto tristemente assistere, nonché per i recenti episodi che risultano significativamente aumentati;

    contrastare i fenomeni di antisemitismo è responsabilità e dovere dell'intera società nel suo complesso, ma anche di ogni suo singolo membro, poiché vengono minacciati i pilastri fondanti dei valori su cui si basa la civiltà della nazione e della Costituzione;

    il Parlamento europeo ha votato il 1° giugno 2017 una risoluzione con la quale non solo si invitano tutti gli Stati membri, le istituzioni e le agenzie dell'Unione ad adottare e ad applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), ma si incoraggiano anche i medesimi Stati membri a promuovere l'insegnamento sull'Olocausto (la Shoah) nelle scuole e a garantire che gli insegnanti siano adeguatamente formati a tale compito e dispongano degli strumenti per affrontare in classe la questione della diversità. Gli Stati membri vengono, inoltre, incoraggiati a prendere in considerazione una revisione dei libri di testo per far sì che la storia ebraica e la vita ebraica contemporanea siano presentate in modo esaustivo ed equilibrato, evitando qualsiasi forma di antisemitismo;

    l'Italia ha già da tempo attivato molteplici strategie per tenere sempre viva la memoria dell'Olocausto ed infatti con la legge 20 luglio del 2000, n. 211, il Parlamento italiano ha riconosciuto il 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, «Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», specificando, all'articolo 2, che in occasione di tale giorno «sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere»;

    il 2018 è l'ottantesimo anniversario dell'emanazione, in Italia, delle «leggi antiebraiche» del 1938. Con quelle leggi è iniziato, di fatto, un processo che dalla discriminazione e negazione dei diritti ha portato alla deportazione e allo sterminio;

    pertanto, lo studio della Shoah è occasione, nel contesto educativo delle istituzioni scolastiche, di riflessione comune e confronto su tematiche importanti, quali quelle del pregiudizio che spinge all'offesa gratuita e insensata, anche attivando proficui scambi culturali affinché si possa conoscere l'altro ed intessere così proficue relazioni interpersonali che sensibilizzino alla «diversità», non come fonte di separatezza, ma di arricchimento del proprio bagaglio esperienziale, storico e culturale;

    è spesso proprio il linguaggio lo strumento utilizzato per esprimere odio ed intolleranza ed il fenomeno è così radicato da essere stato categorizzato come «incitamento all'odio» (hate speech). Il linguaggio in questo caso si estrinseca in deprecabili modalità di manifestazione del pensiero spesso diffuse e reiterate attraverso internet, che producono l'effetto di alimentare i pregiudizi, consolidare gli stereotipi e rafforzare l'ostilità nei confronti di un gruppo di persone;

    l'Unione europea è intervenuta svariate volte sul tema, disciplinandolo nel 2016 attraverso un codice di condotta rivolto prioritariamente alle grandi multinazionali del tech (Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft); queste aziende sono riuscite a rimuovere in media il 70 per cento dei messaggi illegali di incitamento all'odio che sono stati notificati loro, ma il percorso è ancora ben lontano dall'essere concluso in quanto permangono difficoltà di armonizzazione delle legislazioni nazionali essendo diversificato il concetto stesso di «linguaggio d'odio»,

impegna il Governo:

1) ad incoraggiare iniziative orientate a favorire un ambiente educativo che sia capace di educare anche le nuove e future generazioni ad un diffuso sentimento di contrasto all'antiebraismo, soprattutto attraverso lo scambio e la diffusione del racconto storico e culturale;

2) a promuovere ogni tipo di attività educativa e culturale che abbia come perno di riferimento il principio riconosciuto del contrasto ad ogni forma di diffusione – soprattutto attraverso le parole ed il linguaggio – dell'odio razziale, in linea con quanto si fa già in ambito europeo;

3) a incoraggiare e sostenere percorsi comunitari di contrasto ad ogni forma di linguaggio d'odio, con particolare riferimento all'antisemitismo.
(1-00052) «Carbonaro, Belotti, Gallo, Latini, Acunzo, Patelli, Azzolina, Bella, Casa, Frate, Lattanzio, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Torto, Tuzi, Villani».


   La Camera,

   premesso che:

    la prima guerra mondiale rappresentò uno scontro feroce tra nazionalismi che non avevano saputo trovare nella politica e nella diplomazia la via della conciliazione tra interessi divergenti e spesso contrapposti: un fallimento della comunità internazionale che si tradusse in un'orrenda strage di quasi venti milioni di morti e che chiese all'Italia l'altissimo tributo di oltre un milione di vittime tra civili e militari (pari a circa il 3 per cento della popolazione italiana dell'epoca);

    le conseguenze di quella catastrofe politica e culturale segnarono in profondità la storia europea e mondiale del ventesimo secolo, lasciando una scia di contrapposizioni nazionalistiche, intolleranze etniche e tensioni sociali che avrebbe aperto la strada sia ai totalitarismi nazifascisti sia alla dittatura staliniana e che avrebbe condotto di lì a poco ad un nuovo e ancora più devastante conflitto mondiale;

    negli anni del conflitto l'eroismo civile e militare della nazione italiana si mostrò appieno nelle trincee di combattimento (dove soldati e ufficiali seppero difendere l'integrità territoriale italiana nonostante i numerosi e devastanti errori dei vertici politici e militari) con l'impegno costante e sempre più gravoso di milioni di donne e di uomini sui luoghi di lavoro;

    in occasione del centenario della prima guerra mondiale i Paesi allora coinvolti nelle ostilità, tra cui l'Italia, tenuto conto della valenza sovranazionale e della dimensione europea dell'evento, hanno deciso di dare avvio ad un percorso di commemorazioni che ha avuto inizio nel 2014 e terminerà tra pochi mesi;

    per coordinare la pianificazione e l'organizzazione degli eventi connessi alla realizzazione di tale percorso di memoria comune, il 6 giugno 2013 è stato istituito, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il Comitato interministeriale per il centenario della prima guerra mondiale;

    successivamente con la legge 27 dicembre 2013, n. 147, meglio nota come legge di stabilità per il 2014, è stata autorizzata la spesa di «8 milioni di euro per il 2014 e 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, al fine di realizzare interventi urgenti per la messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei “Luoghi della memoria”» e di 1,5 milioni euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016 per promuovere la conoscenza degli eventi dalla prima guerra mondiale e preservarne la memoria in favore delle future generazioni, attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole;

    l'obiettivo è stato quello di dare vita ad un percorso storico, culturale e didattico finalizzato a ricordare, soprattutto nelle nuove generazioni, avvenimenti e momenti drammaticamente significativi per la storia del nostro Paese;

    tra le iniziative già svolte, si ricordano sicuramente le attività coordinate dalla struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della stessa Presidenza del Consiglio dei ministri: gli interventi infrastrutturali per la realizzazione di un «memoriale diffuso» che hanno interessato i principali sacrari italiani: Redipuglia, Cima Grappa, Asiago, Caduti d'Oltremare, Oslavia e Tempio Ossario di Bassano del Grappa, oltre al Cimitero dei Caduti di Aquileia; come i progetti rivolti alle scuole, come «Memorie d'Italia», «Grande Guerra 100», «Il punto di vista degli eroi», «Soldato su Facebook» e «Cultura della pace»; il coinvolgimento diretto di oltre 1.500.000 di studenti delle scuole secondarie di primo grado; l'avviso pubblico per le iniziative culturali commemorative sulla grande guerra per un totale di ottocento soggetti beneficiari e quasi due milioni di euro assegnati;

    l'allestimento diffuso, su tutto il territorio nazionale, della mostra dedicata alla prima guerra mondiale, organizzata presso il complesso del Vittoriano, a cura dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, un progetto non oneroso che, con una felice combinazione di supporti multimediali, fotografici e documentali, ha offerto una panoramica sulle cause e sulle conseguenze del conflitto, affrontato sotto molteplici punti di vista: il fronte interno, la devozione popolare, i gesti di autolesionismo dei soldati, la questione femminile;

    l'allestimento diffuso della mostra ivi descritta, come anche altri progetti relativi alla prima guerra mondiale, potrebbero vedere, nei prossimi mesi, la partecipazione o il coinvolgimento diretto delle scuole, soprattutto secondarie, nelle fasi di elaborazione e realizzazione di progetti didattici, in modo tale da far conoscere ai giovani di oggi non solo i fatti riportati sui libri di storia, ma le testimonianze dirette, le storie concrete, a volte tristi, ma spesso eroiche dei loro coetanei di allora, dei propri avi e i valori che ispirarono molte delle loro azioni;

    nella medesima prospettiva, merita apprezzamento il progetto nazionale curato dal Ministero per i beni e le attività culturali «14-18 Documenti e immagini della Grande Guerra» (www.14-18.it), volto a creare un grande archivio di immagini di particolare interesse storico, documentario ed artistico sulla prima guerra mondiale, integrato nel portale Europeana (http://www.europeana.eu) attraverso il progetto «Europeana collections 1914-1918» (http://www.europeana-collections-1914-1918.eu/) rivolto, in particolare, alle giovani generazioni;

    è stata, tra l'altro, depositata la proposta di legge, già presentata nella XVII legislatura, volta ad attivare il procedimento per la riabilitazione del personale militare italiano condannato alla pena capitale per la violazione di disposizioni previste dall'allora codice penale militare, restituendo così dignità a quei militari che furono vittime dei metodi repressivi con i quali si voleva mantenere la disciplina nei ranghi dell'esercito durante il primo conflitto mondiale,

impegna il Governo

1) a favorire, nei prossimi mesi, la realizzazione di iniziative didattiche relative alla memoria della prima guerra mondiale e allo studio delle ragioni che condussero al conflitto, con particolare riferimento al ruolo distruttivo avuto dai nazionalismi europei e alla differenza tra patriottismo ed etnonazionalismo, al ricordo della partecipazione di milioni di lavoratrici e lavoratori allo sforzo economico e produttivo italiano, alle conseguenze che la strage della prima guerra mondiale comportò per la storia italiana e per l'ascesa della dittatura fascista, attraverso il coinvolgimento diretto delle scuole, soprattutto secondarie, nelle fasi di elaborazione e realizzazione di progetti didattici, in modo tale da far conoscere ai giovani di oggi le testimonianze dirette di quell'epoca e le più efficaci opere storiografiche e letterarie in grado di mantener viva nelle nuove generazioni la consapevolezza dell'altissimo costo umano, civile e culturale che viene ogni volta dal fallimento della politica e dallo scontro tra etnonazionalismi.
(1-00053) «Ascani, Andrea Romano, Migliore, Lotti, Pagani, Fiano, Anzaldi, Ciampi, Di Giorgi, Franceschini, Piccoli Nardelli, Prestipino, Rossi».

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    l'amianto, o asbesto, è un minerale naturale a struttura fibrosa. In passato, come noto, questo materiale fibroso è stato diffusamente impiegato in svariati settori, da quello edile a quello lavorativo, grazie alle sue peculiari caratteristiche: resistenza al fuoco e al calore, agli agenti chimici e biologici, all'abrasione e all'usura. Si lega facilmente con materiali da costruzione e con la gomma e il Pvc;

    proprio per la consistenza fibrosa e per le caratteristiche tecnologiche richiamate l'amianto rappresenta una sostanza altamente nociva per l'uomo, all'origine di gravi patologie che spesso conducono al decesso;

    la pericolosità, in particolare, deriva dalla capacità dei materiali con amianto di rilasciare fibre facilmente inalabili, che restano nel corpo umano con immutate caratteristiche;

    la pericolosità e la nocività dell'amianto sono conosciute da tempo, basti pensare che già nel 1962 la Commissione europea rivolgeva ai sei Stati membri (Italia, Germania, Francia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi) una raccomandazione accompagnata da un elenco di malattie professionali e dei rischi derivanti dall'esposizione all'asbesto. Ciononostante solo nel 2005 è entrata in vigore la disposizione che ne vietava totalmente l'uso in Europa;

    il nostro Paese, fino alla fine degli anni ’80, ha rappresentato uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto, secondo solo all'Unione Sovietica. Al tempo stesso, è stato anche uno dei primi Paesi a dotarsi di una normativa di contrasto;

    con ordinanza 26 giugno 1986 del Ministero della sanità si recepiva la direttiva europea 83/478/CEE, limitando l'immissione di amianto nel mercato: fu questa la prima misura del nostro Paese sul tema;

    è solo con la legge n. 257 del 1992, però, che l'Italia adotta disposizioni per la messa al bando di tutti i prodotti contenenti asbesto, vietandone l'estrazione, l'importazione, la produzione e la messa in commercio di amianto e di prodotti contenenti amianto, prevedendo un programma di dismissione il cui termine ultimo veniva fissato al 28 aprile 1994;

    il processo di dismissione, regolato nella medesima legge, riporta inoltre i criteri per il riconoscimento di finanziamenti diretti alle imprese interessate alla riconversione produttiva, nonché risorse finalizzate al riconoscimento di benefici previdenziali in favore di lavoratori occupati nella produzione dell'amianto. Con la legge n. 271 del 1993, veniva successivamente estesa la platea dei soggetti cui è riconoscibile il beneficio previdenziale, includendo quanti fossero stati esposti all'amianto per ragioni lavorative e professionali;

    nella stessa norma richiamata il legislatore non si è limitato ad affrontare il tema dell'amianto sui luoghi di lavoro, ma ampliava il raggio d'azione ai fini della tutela della salute pubblica, richiamandosi alla presenza nell'ambiente di prodotti con asbesto liberamente commercializzati ed installati in precedenza;

    a tal fine, infatti, la normativa individua specifiche misure per il controllo delle imprese impegnate nelle attività di lavorazione, manutenzione, bonifica e smaltimento dell'amianto, prevedendo la trasmissione con cadenza annuale di una relazione tecnica alle regioni e alle aziende sanitarie locali, nonché l'emanazione di disciplinari tecnici per gli interventi di bonifica. Viene introdotto altresì l'obbligo, per coloro che operano nel settore dello smaltimento e della rimozione dell'amianto di iscriversi a una speciale sezione dell'albo delle imprese esercenti servizi di smaltimento dei rifiuti, ai sensi del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22;

    l'Italia, oltre a essere stata la prima in Europa a dotarsi di disposizioni volte in qualche modo a contrastare l'impiego dell'amianto è tristemente nota per essere anche il Paese del caso Eternit: prima con la storica sentenza emessa dal tribunale di Torino, prima sezione penale, il 13 febbraio 2012, con la quale venivano condannati la multinazionale svizzera Eternit e i suoi vertici per disastro ambientale, poi con la pronuncia di conferma della corte d'appello conclusasi addirittura con una condanna più pesante, per finire secondo i firmatari del presente atto indegnamente con la prescrizione dei reati decisa dalla Corte di cassazione nel novembre 2014;

    nonostante la normativa e la dottrina, resta ancora il fatto che l'esposizione al materiale altamente nocivo anche di soggetti e di intere comunità fuori dal luogo di lavoro, ha disseminato il nostro Paese di numerosi casi di malattia e decesso;

    secondo i dati pubblicati nel libro bianco delle morti di amianto in Italia dall'Osservatorio nazionale amianto (Ona) a metà 2018, i morti per patologie legate all'amianto sono aumentati nel 2017, raggiungendo 6.000 casi in totale: 3.600 per tumore polmonare, 1.800 per mesotelioma e 600 per asbestosi. Secondo le rilevazioni il trend sarebbe in aumento dalla fine degli anni ’80 e l'Ona stima che continuerà nei prossimi anni raggiungendo il picco negli anni 2025-2030;

    lo stesso Osservatorio denuncia l'esistenza di 40 milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare e circa un milione di siti contaminati, relativi sia a edifici privati che pubblici: 2.400 scuole, 250 ospedali e oltre mille tra biblioteche e altri edifici culturali;

    i dati rilevati da Ona sono ancora più preoccupanti se si considerano alla luce di quelli resi noti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che per lo stesso anno 2017 ha contato in tutto il mondo, solo per origine professionale, ben 104 mila decessi legati all'amianto;

    d'altro canto, nella primavera del 2018 anche Legambiente ha pubblicato i dati della propria rilevazione nel dossier «Liberi dall'amianto?» secondo cui risultano censite 370 mila strutture dove è presente amianto. Di queste quasi 51 mila sono edifici pubblici e 215 mila privati, mentre sono poco oltre 20 mila i siti industriali. Dalla ricerca risulta altresì il grave ritardo accumulato sui piani regionali amianto (Pra), volti al censimento, alla mappatura e alla bonifica di siti ed edifici con materiali di amianto;

    nel dossier di Legambiente appare evidente che lo smaltimento rappresenta il punto debole principale del sistema di prevenzione e di contrasto alle patologie asbesto correlate: sugli oltre 265 mila edifici, tra pubblici e privati, da bonificare solo 6869 sarebbero quelli effettivamente bonificati;

    con la predetta legge n. 257 del 1992 con riferimento ai benefici riconosciuti in favore dei lavoratori esposti all'amianto sono stati definiti i criteri per il riconoscimento dell'uscita anticipata dal lavoro;

    con la legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) presso l'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (Inail) è stato istituito un fondo per le vittime dell'amianto divenuto operativo nel gennaio 2011. Il fondo eroga una prestazione economica per il sostegno dei lavoratori affetti da una patologia asbesto-correlata o dei loro superstiti ed è finanziato per un quarto dalle imprese e per tre quarti dallo Stato. Le risorse del fondo ammontano per ciascuno degli anni 2008 e 2009 a 40 milioni di euro e con decorrenza dal 2010 a 29,3 milioni di euro;

    nel corso dell'ultimo decennio si sono registrati numerosi interventi in materia, ma tutti gli sforzi per quanto necessari e fondamentali rischiano di essere in buona parte vanificati se non si provvede tempestivamente a portare a conclusione il piano di bonifiche degli edifici e dei siti contaminati e se non si provvede ad ampliare la platea dei soggetti che possono accedere ai benefici previdenziali previsti dalla normativa vigente,

impegna il Governo:

   con riguardo al fondo vittime dell'amianto, ad adottare iniziative per garantire il tempestivo e regolare pagamento delle quote di spettanza per l'anno in corso e per quelli futuri, in considerazione dei ritardi subìti dai soggetti interessati;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per definire una diversa regolamentazione dello stesso fondo, affinché vengano superate le incertezze sui tempi di erogazione delle prestazioni economiche aggiuntive alle indennità Inail;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per riconoscere i benefìci di maggiorazione figurativa della contribuzione, previsti in favore dei lavoratori esposti all'amianto, anche ai soggetti che hanno avuto accesso a trattamenti pensionistici di vecchiaia o di anzianità con decorrenza anteriore all'entrata in vigore della legge n. 357 del 1992, e finora esclusi;

   ad assumere tempestivamente, già a partire dalla prossima sessione di bilancio, ogni iniziativa normativa utile a incrementare le risorse destinate alle vittime dell'amianto, estendendone i benefici e la copertura pensionistica anche ai soggetti colpiti da patologie asbesto-correlate che non rientrano nei criteri della normativa vigente.
(7-00059) «Polverini, Zangrillo, Cannatelli, Fatuzzo, Musella, Rotondi, Scoma».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, commi 974-978, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, (legge di stabilità 2016), il Governo Renzi ha istituito un programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, il cosiddetto «bando periferie», con uno stanziamento iniziale di 500 milioni di euro;

   al fine di assicurare il finanziamento di tutti i progetti ammessi in graduatoria, sono stati successivamente destinati al «bando periferie» ulteriori 800 milioni di euro con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017 di riparto del fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese istituito dall'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), nonché 798,17 milioni di euro del fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per il periodo di programmazione 2014-2020, assegnati con delibera del Cipe n. 2 del 3 marzo 2017;

   l'articolo 13, comma 02, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018 n. 108, ha differito al 2020 l'efficacia delle convenzioni concluse sulla base di quanto disposto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017 e delle delibere del Cipe n. 2/2017 e n. 72/2017, in tal modo, secondo l'interrogante, ledendo il rapporto di leale collaborazione tra enti costitutivi della Repubblica come da dettato costituzionale e i diritti dei 19.803.099 cittadini dei 96 enti beneficiari diretti (87 comuni capoluogo e 9 città metropolitane, per un totale di 326 comuni) che non vedranno la realizzazione dei 1.625 interventi, nonché dei progettisti e delle imprese che avrebbero dovuto realizzare i 2,7 miliardi di euro di investimenti previsti;

   la città di Verona, in particolare, perderà modo 18 milioni di euro relativi al progetto di riqualificazione della zona cosiddetta Veronetta, intervento atteso da anni da residenti e cittadini;

   il comma 04 del citato articolo 13 istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un apposito fondo da utilizzare per favorire gli investimenti delle città metropolitane, delle province e dei comuni da realizzare attraverso l'utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti, con una dotazione pari a 140 milioni di euro per l'anno 2018, a 320 milioni di euro per l'anno 2019, a 350 milioni di euro per l'anno 2020 e a 220 milioni di euro per l'anno 2021 –:

   come sarà data attuazione alla misura tesa a favorire l'utilizzo degli avanzi di amministrazione citata in premessa e, in particolare, quanti e quali siano i comuni che ne beneficeranno e quante risorse saranno effettivamente a loro disposizione.
(5-00577)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che, sulla base di un decreto regionale della regione siciliana, in territorio di Terrasini, in provincia di Palermo, è stata autorizzata la realizzazione di un sito privato di stoccaggio e compostaggio di rifiuti da 60 tonnellate al giorno;

   suddetto decreto autorizzativo assessoriale e dirigenziale escluderebbe il parere della Commissione di Valutazione di impatto ambientale e consentirebbe di realizzare questo impianto a poca distanza da una discarica chiusa nel 2003;

   vi è molta preoccupazione da parte degli abitanti che si sono costituiti in comitato e che hanno presentato legalmente la diffida alla regione a procedere nell'attuazione del progetto;

   vi è una legittima preoccupazione per la salute delle persone perché, addirittura, verrebbero trattati rifiuti pericolosi a differenza del progetto originario che invece escludeva tale ipotesi;

   il comune di Terrasini si è espresso più volte in maniera contraria al progetto;

   il territorio è a forte vocazione turistica, con importanti strutture ricettive, le più attrattive per Palermo, che vedrebbero compromessa la propria attività, nonché quella di diverse realtà agricole di qualità, dalla presenza di un impianto con tale profilo;

   l'area si trova inoltre in un territorio inserito tra due siti di interesse comunitario: il piano denominato «Cala Rossa e Capo Rana», il secondo «Montagna Longa, Pizzo Montanello» e in prossimità dell'area archeologica lungo il fiume Nocella –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di tutelare un territorio di importante interesse ambientale prossimo a due siti di interesse comunitario e ad un'area archeologica, anche alla luce dell'esigenza di tutelare prioritariamente la salute dei cittadini di Terrasini, che potrebbe essere compromessa con la realizzazione dell'impianto di cui in premessa.
(5-00578)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   PELLICANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ha destato molta indignazione e una grande eco mediatica, il grave atto vandalico che ha interessato il Leoncino di marmo di San Marco a Venezia, nonché di un ponte, imbrattato anch'esso con vernice rossa;

   l'atto vandalico è accaduto in piena notte e i responsabili sono stati già individuati;

   purtroppo non è la prima volta che accadono episodi simili e che la città è oggetto di atti di vandalismo non solo nei confronti dei monumenti, ma anche di attività economiche ed esercizi commerciali;

   da tempo si pone un problema di sicurezza complessiva per quel che riguarda la tutela del patrimonio artistico-monumentale e del contrasto al degrado che vengano considerati una priorità da parte dei residenti e delle associazioni di categoria;

   il tema è stato rilanciato con forza anche dal Primo Procuratore di San Marco, che ha lanciato un vero e proprio grido d'allarme condiviso dall'interrogante circa la pesante situazione che vive Venezia che mette a rischio la tutela dei monumenti, particolare in Piazza San Marco, nell'area della Basilica;

   una preoccupazione comune, esplicitata anche dall'Associazione di Piazza San Marco, che chiede interventi urgenti e non più rinviabili per il ripristino del decoro in città;

   è fondamentale che i responsabili di tali atti vengano non solo puniti, ma anche vincolati alle azioni di ripristino come risarcimento nei confronti della città –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di provvedere a tutelare maggiormente il patrimonio artistico della città e contrastare in maniera più efficace, in particolare nella zona di Piazza San Marco, il continuo ripetersi di atti vandalici, rafforzando i presidi di sicurezza e dei corpi specializzati delle forze dell'ordine;

   anche in considerazione della specialità del patrimonio culturale di Venezia, se intenda assumere iniziative normative per aggravare le pene relative a siffatti episodi di vandalismo, con l'obiettivo di una effettiva deterrenza.
(3-00206)

Interrogazione a risposta scritta:


   MORETTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale 19 febbraio 2018, ai sensi dell'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, il comitato tecnico-scientifico del Ministero per i beni e le attività culturali ha approvato un piano di investimenti per il patrimonio culturale nazionale dell'ammontare di 597.058.875 euro, realizzando il più importante progetto antisismico finora finanziato per i musei statali, che prevede una serie di azioni per la riqualificazione delle periferie urbane e numerosi restauri di beni culturali segnalati dal territorio;

   il piano, che attinge al Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito dalla legge di bilancio 2017, risponde a una visione organica che considera strategico il ruolo del patrimonio culturale nelle politiche di tutela, sviluppo e promozione dei territori;

   fra i progetti finanziati dal piano di cui all'allegato 2 del citato decreto, con un'assegnazione di 4.200.000 euro, fa parte l'intervento finalizzato alla verifica del rischio sismico, alla riduzione delle vulnerabilità e al restauro della Torre del Duomo di Sant'Andrea Apostolo di Portogruaro;

   tale intervento offre una soluzione finalmente operativa per far fronte ad un problema irrisolto da anni, mettendo in sicurezza e valorizzando un bene simbolo del comune di Portogruaro; il campanile del Duomo di Sant'Andrea è, infatti, interessato da un progressivo cedimento fondazionale che nel tempo ne sta compromettendo gravemente la stabilità;

   per i contributi, interamente a fondo perduto, destinati al restauro della Torre del Duomo, si rilevano però dei ritardi nell'individuazione del soggetto beneficiario, dal momento che diversi sono i soggetti istituzionali interessati, a vario titolo, direttamente ed indirettamente, dall'intervento;

   da recenti fonti stampa, si è appreso che le risorse sarebbero state assegnate dal Ministero per i beni e le attività culturali alla Soprintendenza competente, che risulterebbe dunque il soggetto titolato all'intervento e che pare intenda avvalersi della collaborazione del comune e delle sue strutture per la realizzazione dell'impegnativo intervento di restauro e di messa in sicurezza della struttura –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza dei ritardi nell'individuazione del soggetto beneficiario del finanziamento di 4.200.000 euro per la verifica del rischio sismico, la riduzione delle vulnerabilità e il restauro della Torre del Duomo di Sant'Andrea Apostolo di Portogruaro e come intenda procedere per garantire che si avviino celermente i lavori di ristrutturazione per la salvaguardia di un bene storico artistico pubblico e per la sicurezza dei cittadini.
(4-01244)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Bacoli, a seguito della deliberazione 196/2015/PRSP della sezione di controllo per la Campania della Corte dei conti, aveva aderito alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, con delibera consiliare n. 73 del 2015 ed approvato un piano di riequilibrio con delibere consiliari n. 20 del 2016 e n. 40 del 2016;

   con atto 233/2017/PRS, la suddetta sezione ha deliberato «il diniego del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Bacoli valutandone la non congruenza ai fini del riequilibrio», confermando le criticità rilevate dagli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze nella loro relazione del 19 ottobre 2016;

   in particolare, tali criticità, riguardavano la crescita del debito strutturale (secondo la Corte dei conti, «a fronte di un fabbisogno di cassa medio di 50.969.257,59 euro, l'Ente realizza entrate di cassa proprie per 43.553.974,88 euro, con una differenza media di 7.415.282,71 euro»), l'errata quantificazione del Fondo dei crediti di dubbia esigibilità gravemente sottostimato, l'inefficacia della riscossione dei residui attivi; essendo questa progressivamente diminuita, scendendo al 10,44 per cento (anno 2015) ed al 7,67 per cento (anno 2016), gli scarsi effetti della lotta all'evasione e l'impossibilità di vantare un credito del comune verso il «Centro Ittico Campano» una società per azioni, a capitale interamente comunale, messa in liquidazione nel 2015;

   in considerazione di questa situazione, il commissario prefettizio, subentrato all'ultima amministrazione comunale, ha dichiarato, il 19 giugno del 2018, il dissesto del comune di Bacoli in quanto «l'Ente, a causa della situazione economica-finanziaria, non può garantire l'assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili»;

   le conseguenze della dichiarazione di dissesto del comune di Bacoli, causato dalla crescita incontrollabile del debito, dall'inefficace riscossione dei residui attivi e dei tributi evasi, dall'inesigibilità di crediti avanzati verso il «Centro Ittico Campano» e dalla sottostima dei residui attivi che ha, secondo l'interrogante, reso i bilanci – dal 2014 al 2017 – erronei e non veritieri, graveranno anzitutto sui cittadini per il pericolo che l'alienazione di beni comunali privi il paese di fonti di ricchezza e sviluppo, per i limiti all'autonomia finanziaria dell'ente che incideranno necessariamente sulle gestioni delle future amministrazioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative normative intendano intraprendere per rafforzare le sanzioni e rendere più celere l'applicazione delle stesse già previste dall'ordinamento per gli amministratori ritenuti responsabili di aver contribuito, con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al dissesto finanziario degli enti locali.
(5-00579)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2018 la direzione interregionale per l'Emilia-Romagna e le Marche – Ufficio delle dogane di Bologna, avrebbe adottato alcune modifiche organizzative e procedurali per tutti gli operatori che vincolano la merce al regime di transito (T2-T1) operando in dogana a seguito di criticità emerse in occasione della visita dell'Unione europea in Italia e degli esiti del programma di vigilanza del dipartimento delle finanze per il 2017;

   in particolare, ci si riferisce a esportazioni verso la Svizzera e la Norvegia e ai trasporti aerei che vengono indirizzati via gomma agli aeroporti internazionali europei attraverso la Svizzera;

   la nuova procedura riguarderebbe il termine di presentazione a destino del documento emesso (per il T2 veniva solitamente concesso il termine di 8 giorni) con indicazione del mezzo di trasporto sul documento stesso e identificazione delle merci con sigilli speciali. Tale procedura sembrerebbe creare criticità per chiunque operi presso le dogane interne (non di confine), rendendo di fatto impossibile emettere documenti di transito T2 per piccole partite di merce operate direttamente presso il produttore/esportatore;

   tale problematica sembrerebbe essersi verificata quasi esclusivamente a Bologna e in relazione alla esportazione di piccole partite di merce in partenza da aziende di Bologna e zone limitrofe;

   la questione appare particolarmente rilevante sotto il profilo delle commesse per piccole partite di merce anche perché sembrerebbe che solo poche altre dogane abbiano recepito la segnalazione del Ministero relativa a questa nuova procedura e dunque si assiste, potenzialmente, a deviazioni di traffico su altre dogane –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se tale procedura sia attualmente in atto solo a Bologna e in poche altre dogane e, in caso affermativo, per quale motivo;

   se per le aziende che in precedenza avevano richiesto il «luogo di partenza autorizzato» sia temporaneamente consentito di emettere i documenti T2, in attesa che il Ministero chiarisca i contenuti e le modalità della nuova procedura;

   se si intenda valutare di adottare iniziative per la rimozione dell'obbligo di comunicazione del numero di targa dei mezzi in relazione ai documenti T2 per semplificare la procedura per il trasporto di piccole partite.
(4-01240)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LUCCHINI, BADOLE, GOBBATO, BINELLI, PAROLO, D'ERAMO, RAFFAELLI e VALBUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la galleria di Coltrondo, comunemente conosciuta come galleria di Comelico, è un'opera indispensabile per garantire la sicurezza della viabilità di Comelico (BL) ed è di fondamentale importanza per evitare l'isolamento di un'area vasta, costituita da più comuni;

   infatti, l'attuale strada principale di accesso è interessata da continui movimenti franosi che comportano continui rischi di carattere idrogeologico e pericoli di transito per la popolazione;

   per la realizzazione della galleria, c'è già stato uno stanziamento di 55/milioni di euro, approvato dal Cipe, che improvvisamente, come riportato dai media (Corriere delle Alpi del 3 luglio 2017), è stato dirottato su altri interventi stradali di ordinaria e straordinaria manutenzione, legati ai lavori di miglioramento delle infrastrutture in vista dei prossimi mondiali di sci di Cortina 2021;

   tali interventi si ritengono tutti necessari, stante lo stato di abbandono da anni delle strade in provincia di Belluno, ma la galleria di Coltrondo risulta un'opera ritenuta da più enti come prioritaria; infatti, la stessa regione Veneto ha indicato la galleria quale priorità veneta e questa posizione è sostenuta da tutti gli amministratori del luogo, dalla stessa popolazione nonché dall'Anas come da documentazione intercorsa da anni ed in particolare dall'ultimo evento franoso avvenuto l'11 agosto 2014 –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito alla realizzazione della galleria di Coltrondo.
(5-00580)


   CORTELAZZO, MULÈ, SOZZANI, BERGAMINI, BALDELLI, GERMANÀ, ROSSO, ZANELLA, PENTANGELO, CASINO, GAGLIARDI, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle audizioni del Ministro, svolte presso le Commissioni VIII e IX della Camera, lo stesso ha sottolineato l'intenzione del Governo di svolgere un'analisi costi/benefici delle opere, dichiarando in una delle occasioni: «Per le maggiori opere figlie della legge obiettivo, l'intendimento del Governo è quello di sottoporle a un'attenta analisi costi/benefici (...) e che rappresenta ancora una volta l'esito razionale dell'accertato fallimento del passato, più che uno stravolgimento inatteso e imprevedibile dell'azione di Governo. (...) L'analisi costi/benefici è una tecnica di valutazione utilizzata per prevedere gli effetti di un progetto, di un programma o di un investimento, verificando se con la realizzazione dell'intervento la società ottenga un beneficio o un costo netto. (...) Questo tipo di analisi basa il suo giudizio anche su criteri sociali e ambientali, calcolati a partire dai risultati dell'analisi finanziaria»;

   il vaglio richiamato è stato affidato a una commissione composta da quattordici esperti esterni al Ministero;

   i quattordici componenti sono i seguenti: Paolo Beria; Pierluigi Coppola; Maurizio Di Stefano; Matteo Dondè; Alfredo Drufuca; Gaetano Intrieri; Francesco Parola; consigliere Tammaro Maiello; Giovanni Palatiello; Riccardo Parolin; Cristian Pettinari; Pasquale Pucciariello Marco Porti; Francesco Ramella Pezza;

   come riporta La Verità del 14 settembre 2018, Gaetano Intrieri sarebbe stato condannato il 26 ottobre 2017 dalla Corte di Cassazione a tre anni e sei mesi, ridotti a due anni e quattro mesi, per aver sottratto dalle casse della compagnia aerea Gandalf, di cui era amministratore delegato nel 2013, 429 mila euro per saldare i propri debiti, come dal lui ammesso nell'interrogatorio del 13 maggio 2015;

   sul proprio profilo Twitter, Intrieri il 14 settembre 2018 dichiara che «non ho mai nascosto a nessuno e sottolineo a nessuno questa condanna» e poi ancora «non certo mi nascondo, come chi patteggia condanne con pene più alte o peggio ancora si inventa lauree mai prese. Se il suo giornalista con la stessa solerzia facesse una ricerca scoprirebbe che tali personaggi li può certamente trovare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con posizioni ben più importanti della mia» –:

   se il Ministro alla luce di quanto dichiarato dallo stesso Intrieri sul proprio account Twitter, al momento della designazione, fosse a conoscenza della condanna del professore Intrieri e se abbia svolto o intenda svolgere opportune verifiche sulle posizioni degli altri esperti designati interne al proprio Dicastero.
(5-00581)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Bretella autostradale Campogalliano Sassuolo, pensata per collegare Sassuolo con l'Autobrennero è un'opera la cui inutilità trasportistica è per l'interrogante, evidente;

   la progettazione della Bretella è antecedente alla realizzazione della recente strada statale Modena-Sassuolo, costruita sulla stessa direttrice. Due corsie per senso di marcia già esistenti, che di fatto hanno garantito il collegamento rapido tra i due centri;

   è del tutto evidente l'importanza di favorire lo scambio di merci del distretto ceramico con l'Europa, ma la risposta a questa necessità è il potenziamento del ferro e l'efficientamento della logistica, completando i raccordi tra i poli logistici esistenti ed allo stesso tempo lavorando sull'intermodalità. In quest'ottica, il solo 1° stralcio della Bretella — per collegare il polo logistico di Campogalliano col nuovo scalo ferroviario di Marzaglia — avrebbe ragione d'essere ai fini della competitività dell'industria;

   si ricorda che, sullo stesso tracciato, esiste una linea ferroviaria oggi sottodimensionata rispetto alle esigenze, anche del trasporto pendolare. Inoltre sull'arco alpino e al Brennero, sono attualmente in atto politiche di disincentivo del passaggio merci su camion;

   la nuova autostrada non ha niente a che vedere con le esigenze del territorio, se non continuare a perorare gli interessi del cemento, a scapito di ambiente e vero sviluppo economico e sociale;

   si evidenzia come nella regione Emilia Romagna già esiste un'opera inutile che nessuno ha voluto fermare e che, oggi è una ferita aperta: la TI-BRE nel parmense, che è per l'interrogante un segno evidente dell'assurdità delle scelte infrastrutturali che si ereditano dal passato;

   si ricorda che Legambiente e i movimenti cittadini, in data 11 luglio 2018, hanno inviato, insieme ad altre associazioni una lettera al Ministro interrogato nella quale si denunciava l'inutilità della opera e il suo forte impatto ambientale –:

   se non ritenga di valutare la possibilità di assumere iniziative per spostare i fondi statali disponibili per questa opera su un nuovo concreto progetto di mobilità in linea con le sfide di oggi.
(5-00582)


   TERZONI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del progetto denominato «Quadrilatero Umbria-Marche» era previsto un piano di area vasta (Pav) su 8 aree come indicato dalla delibera del Cipe n. 101/2006;

   di conseguenza, le aree interessate sono state gravate da vincolo preordinato all'esproprio, reiterato in ultimo con delibera del Cipe n. 89 del 17 dicembre 2013 (Gazzetta ufficiale n. 81 del 7 aprile 2014). In particolare, tale delibera ha previsto la reiterazione del vincolo apposto con la delibera n. 101 del 2006 per le seguenti aree leader: Serrapetrona-Caldarola, polo turistico commerciale; Falconara Marittima-Chiaravalle, polo fieristico direzionale; Valfabbrica, attività produttive nel settore del tessile e servizi alle imprese; Muccia, polo produttivo agroalimentare; Fabriano, centro di innovazione; Fabriano, piastra logistica; Gualdo Tadino, area di sosta bifronte;

   nella medesima delibera si era stabilito che gli oneri per gli indennizzi dovuti a favore dei proprietari degli immobili gravati dal vincolo, allora stimati in 1,25 milioni di euro, fossero comunque fronteggiati dal soggetto aggiudicatore con mezzi propri, anche in caso di superamento dell'importo suddetto;

   nelle premesse della delibera del Cipe n. 64 del 2016, prendendo atto che non erano stati pubblicati i bandi di gara per tali aree e che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva rilevato la permanenza di criticità e incertezze «che non consentirebbero allo stato l'attivazione delle successive fasi procedurali», si specificava che il Ministero intendeva «rinunciare al progetto del PAV»;

   la società Quadrilatero, alla richiesta del comune di Fabriano circa lo stato del vincolo preordinato all'esproprio, in considerazione dell'intenzione prospettata dal Ministero di stralciare le aree Pav, ha risposto al comune, sostenendo di non aver alcuna legittimazione e potere attuativo circa il Pav e, suggerendo di rivolgersi ai soggetti istituzionali competenti in merito alla sussistenza degli effetti prodotti dalla delibera del Cipe n. 89 del 2013;

   il comune di Fabriano il 2 maggio 2018, a quanto consta agli interroganti, con nota 18656, non ancora riscontrata, ha chiesto allora delucidazioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, circa il perdurare o meno degli effetti vincolanti sulle aree un tempo interessate dal Pav, anche al fine di poter eventualmente rilasciare certificati di destinazione urbanistica secondo le destinazioni previste ante delibera del Cipe n. 101 del 2006 –:

   se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come richiesto anche dai diversi comuni ricadenti nelle aree (Pav), intenda fornire indicazioni in merito allo stato delle aree interessate dal vincolo preordinato all'esproprio, permettendo il ripristino delle pregresse destinazioni urbanistiche.
(5-00583)


   BUTTI, FOTI e TRANCASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stato chiuso, ovviamente per lavori urgenti di manutenzione, il ponte sull'Adda che, attraverso i comuni di Paderno d'Adda e Calusco, unisce, di fatto, le province di Lecco e Bergamo e collega il territorio a Milano e alla vasta Brianza;

   su quell'arteria transitano merci, anche di peso consistente, in quanto prodotte e lavorate dalle aziende manifatturiere lecchesi, che ora intaseranno percorsi alternativi assolutamente insufficienti e già congestionate;

   i lavori previsti dovrebbero durare due anni, un'eternità se si considerano le mirabolanti promesse di rimettere in piedi ex novo il «ponte Morandi» in meno di un anno;

   esiste, come già detto per la peculiarità della produzione industriale della zona, un problema molto serio di restrizioni e limitazioni di carico per i mezzi che transitano sui numerosi ponti e cavalcavia. Tali limitazioni comportano un penalizzante allungamento dei tempi di percorrenza per la consegna della merce e un appesantimento del traffico «tradizionale»;

   nel lecchese sono attive più di 25 mila imprese delle quali parecchie rappresentano un'autentica eccellenza nei settori di competenza. Aziende che risentono molto meno che nel resto della regione e del Paese del problema occupazionale e che producono quote sostanziose di prodotto interno lordo;

   negli anni scorsi, le istituzioni del territorio e le categorie avevano presentato ipotesi di nuovi interventi infrastrutturali, alternativi rispetto agli attuali, per rendere più agevole il collegamento viario tra la provincia di Lecco e le attigue province di Bergamo, Como e Monza Brianza –:

   quale sia l'intenzione del Ministro interrogato, per quanto di competenza, in ordine alla necessità di accelerare i lavori di manutenzione del ponte sull'Adda e, in particolare, in merito alle proposte, avanzate da più parti, di realizzare infrastrutture alternative, anche stradali, che consentano, da un lato, la soluzione del problema dell'isolamento del territorio lecchese e, dall'altro, la «sopravvivenza» del traffico merci e pendolari anche in situazioni, come questa, di assoluto disagio.
(5-00584)


   ORLANDO e BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di realizzazione del terzo lotto della variante Aurelia Spezia, interamente finanziati e dal valore di circa 120 milioni di euro, sono fermi; il cantiere è oggi uno scheletrone che deturpa il paesaggio e crea enormi disagi alla città, attualmente realizzato per circa il 40 per cento;

   centinaia di lavoratori hanno perso il lavoro e le ditte dell'indotto sono in enorme difficoltà finanziaria e sociale;

   è bloccata un'opera che garantirebbe sollievo dal traffico urbano in un'area di enorme rilevanza strategica economica, logistica e turistica; il porto di La Spezia è in sofferenza, perché una via d'accesso fondamentale per il traffico merci è rimasta incompiuta;

   si è aperta una polemica feroce tra la Toto e l'Anas riguardante varianti al progetto che sarebbero necessarie per mettere in sicurezza idrogeologica l'abitato di Carozzo, interessato dallo scavo di una galleria;

   la trattativa tra le parti circa gli interventi necessari e il loro costo si è trascinata per un anno e ha portato alla rottura del contratto da parte della Toto, con conseguente abbandono del cantiere e apertura del contenzioso;

   la Toto sostiene che sia bloccata dal 2016 la definizione del protocollo tra Anas Rete ferroviaria italiana relativo alla galleria Fornaci 1 e che ciò paralizzi il prosieguo dei lavori, causando disagi e traffico ai quartieri della Pieve e del Favaro, sommati a quelli delle zone di Buonviaggio e Melara;

   nel dicembre 2017 il capo dipartimento dell'Anas Liguria dichiarò che i lavori sarebbero ripartiti a strettissimo giro, poiché era stata concordata una soluzione tra Anas e Toto;

   nella legge di bilancio per il 2018 il primo firmatario del presente atto si è impegnato per reperire 20 milioni di euro per il 2019 e per il 2020 per l'ulteriore raccordo dell'opera con gli accessi al porto e all'autostrada;

   l'annuncio della volontà di rescindere il contratto da parte di Toto costruzioni nel giugno 2018 ha portato alla totale paralisi del cantiere;

   dopo tale decisione l'Anas ha proceduto alla risoluzione del contratto per grave inadempimento, oltre a richiedere i danni e avviare le procedure per il riappalto dei lavori al fine di rendere fruibili i tratti di volta in volta completati –:

   se si stia procedendo al riappalto dell'opera per stralci funzionali e, con quali garanzie di rioccupazione per i lavoratori e quali siano i tempi previsti, per la procedura di appalto di ciascun lotto e per il termine dei lavori.
(5-00585)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a maggio 2018 è iniziato il processo per il fallimento di Aeradria, la società che gestiva l'aeroporto riminese «Federico Fellini»;

   l'aeroporto internazionale Federico Fellini rappresenta un punto strategico per il Paese ed è un'infrastruttura profondamente radicata nel distretto industriale e turistico;

   nel settembre del 2015 il tribunale di Rimini ha decretato il fallimento della società di gestione Aeradria, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione nell'aprile 2018, nonostante gli 8,3 milioni di euro di risorse fresche racimolate in extremis dai curatori con la speranza di chiudere il concordato di continuità aperto nel 2014;

   l'ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) è deputata al controllo amministrativo, gestionale e finanziario degli aeroporti italiani;

   l'Enac, in qualità di autorità tecnica di settore, è deputato a curare l'istruttoria e la definizione dei contratti di programma, effettuandone la vigilanza con particolare riguardo all'attuazione degli interventi di sviluppo degli aeroporti;

   con riferimento all’iter procedurale volto alla stipula dei contratti di programma ex decreto-legge n. 133 del 2014, gli stessi sono stipulati in esito a un processo in cui l'attività di aggiornamento dei corrispettivi aeroportuali rientra nella sfera di competenza dell'articolo, mentre la valutazione dei programmati interventi infrastrutturali, dell'evoluzione del traffico e del miglioramento delle performance qualitative e ambientali dei servizi resi in aeroporto, permane quale esclusiva prerogativa dell'Enac che si esprime con un nulla osta preventivo, affinché la società di gestione possa presentare all'utenza, in sede di consultazione, i piani tecnici;

   l'approvazione definitiva dei menzionati piani ha luogo solamente al termine delle consultazioni e dopo che l'Ente ha svolto le proprie valutazioni in merito alle eventuali richieste e/o osservazioni avanzate dall'utenza;

   i suddetti piani, aventi come oggetto lo sviluppo e il mantenimento delle infrastrutture aeroportuali, nonché la qualità dei servizi offerti e l'attenzione a una maggiore tutela ambientale, rappresentano un adempimento obbligatorio anche ai fini dell'elaborazione della dinamica pluriennale dei corrispettivi aeroportuali, attraverso il quale il gestore è legittimato a recuperare i costi, operativi e di capitale, connessi agli investimenti realizzati e alla conduzione delle attività aeroportuali regolamentate;

   sarebbe opportuno, ad avviso dell'interrogante, che il Ministero facesse chiarezza in merito ai fondi che l'Enac, con relativi progetti ed obiettivi infrastrutturali, ha messo a disposizione dell'aeroporto di Rimini nel periodo in cui vi era la gestione di Aeradria spa –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   di quali informazioni disponga in merito ai fondi, con relativi progetti e obiettivi infrastrutturali, che l'Enac ha messo a disposizione dell'aeroporto di Rimini durante la gestione della società Aeradria spa;

   se l'Enac abbia posto in essere controlli sulle modalità, sulle tempistiche e sull'effettivo utilizzo dei fondi assegnati, mediante i piani di potenziamento dei servizi e interventi infrastrutturali dell'aeroporto di Rimini, durante la gestione di Aeradria spa;

   se l'Enac abbia posto in essere controlli o verifiche periodiche in merito alle modalità e ai criteri di utilizzo dei fondi stanziati per Aeradria spa;

   se, alla luce di quanto accaduto, intenda adottare le iniziative di competenza per verificare l'operato di controllo e vigilanza dell'Enac nel periodo in cui l'aeroporto di Rimini era gestito da Aeradria spa.
(4-01239)


   CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del crollo del «ponte Morandi» a Genova ha certo creato una criticità enorme alla città di Genova, ma sta creando gravi problemi viari in molti valichi alpini di collegamento con la Costa Azzurra;

   moltissimi autotrasportatori stanno utilizzando il valico internazionale del Colle della Maddalena sulla strada statale 21, sito nel comune di Argentera (CN) che collega il Piemonte di sud-ovest con lo snodo autostradale di Gap (Francia) che consente l'accesso sia a Parigi sia alla Spagna;

   si è registrata una crescita esponenziale di transito nelle prime settimane del mese di settembre 2018. Gli autotrasportatori utilizzano questo valico per evitare le centinaia di chilometri che dovrebbero guidare per accedere al tunnel del Frejus in Valle di Susa, oltre che per risparmiare il gravoso pedaggio ivi dovuto in caso di transito;

   il valico internazionale del Colle della Maddalena è da epoche immemori un transito privilegiato per il collegamento con la costa di Marsiglia, ma quello che si sta verificando con la chiusura dell'autostrada A10 a Genova sta creando gravissimi problemi a tutta la viabilità sulla strada statale 21. Sulla medesima arteria, che attraversa un'intera valle alpina, la Valle Stura, si riversa, oltre al traffico residenziale di migliaia di residenti, tutto il traffico commerciale creato dalla azienda di imbottigliamento dell'acqua Sant'Anna, una delle più grandi d'Italia: nei fine settimana vi è un ulteriore incremento di auto dato dalla gran massa di turisti che utilizza le strutture sportive dell'alta valle e ne percorre le cime alpine;

   inizierà a breve la stagione sciistica con, si spera, delle abbondanti nevicate che porteranno alle stazioni sciistiche di sci di fondo e di sci alpino migliaia di sciatori che giungono dall'intero Piemonte;

   si parla da tempo, della nuova infrastruttura denominata «circonvallazione di Demonte» e di tale nuova viabilità, che a parere dell'interrogante non risolverà se non in parte i disagi, ma ormai essa è divenuta imprescindibile, in quanto è seriamente a rischio la salute di migliaia di cittadini della valle –:

   quale sia lo stato attuale della nuova infrastruttura denominata «circonvallazione di Demonte»;

   se non ritenga necessario verificare le condizioni delle altre due opere indispensabili alla viabilità della strada statale 21, ovvero la «circonvallazione di Aisone» e l'intervento di messa in sicurezza con i paravalanghe del tratto finale della strada sino al confine di Stato con la Francia.
(4-01242)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende dell'indagine a carico del viceprefetto di Bologna nell'ambito di una inchiesta legata alla gestione dell'accoglienza dei migranti. Il prefetto di Bologna, invece, pur non essendo indagata; è finita al centro delle polemiche e delle cronache nazionali per via di una intercettazione telefonica, sempre nell'ambito del medesimo filone di indagini. Tali vicende sono ampiamente riportate dalla stampa locale e nazionale a qualunque livello;

   si precisa, in tale sede, con riguardo in particolare alla posizione del viceprefetto di Bologna, come operi indubbiamente la presunzione di innocenza e che pertanto sia doveroso attendere l'esito dell'accertamento giudiziale per esprimere valutazioni certe sulla vicenda;

   tuttavia, a fianco della indiscutibile tutela garantista che anche in questo caso contraddistingue la posizione dell'interrogante, si ritiene necessario evidenziare un profilo di opportunità sulla permanenza dei vertici della prefettura nel proprio incarico. Ciò soprattutto in considerazione dell'ambito in cui matura l'inchiesta, ovvero la gestione dei migranti che da tempo è al centro di numerose polemiche anche a Bologna e che tanti ed evidenti problemi sta creando nella città stessa;

   è opportuno, inoltre, evidenziare come, a parere dell'interrogante, i vertici di una prefettura debbano essere serenamente ed esclusivamente concentrati sul territorio e sulle esigenze della città di competenza e non essere invece distratti da vicende personali rispetto alle quali ci si può solo augurare che possa essere accertata l'estraneità dai fatti contestati –:

   se, alla luce dei fatti esposti in premessa, il Ministro interrogato non ritenga di dover valutare se l'eventuale adozione delle iniziative di competenza per rimuovere dal loro incarico gli attuali vertici della prefettura bolognese.
(4-01246)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   ha particolarmente colpito e indignato la pubblica opinione la denuncia del Garante per infanzia della regione Calabria di un bambino della scuola primaria di Crotone tenuto di faccia al muro e con le spalle ai compagni;

   la notizia dell'episodio citato ha avuto vasta eco sui media e sui social network;

   le insegnanti, alla domanda del genitore, in base alla ricostruzione riportata dai media, sulle ragioni di tale «postura» in classe, avrebbero risposto che si trattava di «un esperimento della maestra di sostegno»;

   il Garante ha affermato che intende relazionare degli accadimenti le autorità competenti;

   ove confermato, si tratterebbe di un episodio gravissimo accaduto in una scuola che invece dovrebbe essere il luogo della educazione alla integrazione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di accertare quanto realmente accaduto e scongiurare il ripetersi di simili episodi, assicurando nella regione Calabria la piena presa in carico degli studenti con disabilità in termini di integrazione e formazione.
(5-00575)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'inizio dell'anno scolastico rappresenta un momento di riflessione in merito alle problematiche che, ormai da anni, affliggono il sistema scolastico italiano: carenza di personale docente, presidenze degli istituti scolastici coperte da reggenze, mancanza di una equa ripartizione tra alunni stranieri e italiani e, infine, la questione inerente alla sicurezza e alla manutenzione degli edifici scolastici;

   dalla stampa locale emergerebbe che, nella realtà scolastica riminese, sussistano alcune delle problematiche sopracitate legate, principalmente, alla mancanza di docenti e di presidi;

   malgrado l'intenso lavoro dell'ufficio scolastico territoriale nei mesi di luglio e agosto 2018 risulterebbero ancora numerosi posti vacanti al termine delle operazioni per l'immissione in ruolo, a causa dell'esaurimento delle graduatorie e del mancato decollo delle procedure concorsuali;

   nella realtà scolastica di Rimini mancherebbero 63 collaboratori scolastici e oltre 30 assistenti amministrativi;

   inoltre, sarebbe ancora più critico il dato che riguarda i dirigenti scolastici: 17 scuole su 39 sono in reggenza e sussisterebbero ancora numerose cattedre vacanti;

   dati critici giungerebbero anche sotto il profilo degli insegnanti di sostegno: tra infanzia e primaria sono oltre 120 i posti disponibili che andranno assegnati a incarichi annuali;

   pertanto, si andrebbe a configurare un altro anno di supplenze, che impedirebbe la garanzia della continuità didattica in un segmento particolarmente delicato come quello degli alunni affetti da disabilità certificata –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   quanti e quali istituti scolastici di Rimini presentino le criticità di cui in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, nel più breve tempo possibile, per colmare le carenze strutturali a livello di personale docente e amministrativo;

   se sia a conoscenza delle criticità presenti in alcuni istituti di Rimini e per quale motivo non abbia posto in essere iniziative, con ampio anticipo, per una programmazione volta a evitare una partenza «in salita» all'anno scolastico riminese;

   quali iniziative intenda porre in essere onde evitare che, all'inizio di ogni anno scolastico, si verifichino le medesime e annose problematiche e se intenda promuovere una programmazione pluriennale volta ad assicurare continuità didattica e amministrativa agli istituti scolastici riminesi.
(4-01241)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dalla stampa locale si apprende che, nella realtà scolastica ravennate, sussisterebbero diverse problematiche legate, principalmente, alla mancanza di docenti di ruolo e alla carenza di questi ultimi;

   inoltre, sussisterebbero situazioni in cui le presidenze degli istituti scolastici sono state coperte da reggenze, malgrado il concorso per i presidi sia ormai stato compiuto da oltre un anno;

   stante quanto emerge ancora dalla stampa locale, nella realtà scolastica ravennate vi sarebbe una costante mancanza di docenti di ruolo;

   tale situazione appare ulteriormente amplificata nelle scuole dell'infanzia e primaria sulle quali continua ad insistere la sentenza del Consiglio di Stato che ha escluso i diplomati magistrali dalle graduatorie;

   pertanto, la situazione in alcuni istituti scolastici di Ravenna permane strutturalmente carente dal punto di vista dell'organigramma scolastico –:

   se abbia conoscenza dei fatti esposti;

   di quali informazioni disponga in merito alla situazione del concorso nazionale per dirigenti scolastici, tenutosi da oltre un anno e al relativo esito;

   quanti e quali istituti scolastici di Ravenna e della relativa provincia abbiano dirigenze in condizioni di reggenza e quali iniziative intenda porre in essere per avviare un percorso di stabilizzazione di una figura fondamentale nell'organigramma scolastico;

   se sia a conoscenza delle criticità presenti in alcuni istituti ravennati in merito al personale docente e quali iniziative intenda adottare al fine di accertare una copertura completa di tutte le cattedre.
(4-01245)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FATUZZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pensione di inabilità è una prestazione economica, erogata a domanda dall'Inps in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa;

   la predetta prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda qualora risultino soddisfatti i requisiti richiesti in termini sanitari e amministrativi;

   i pensionati di inabilità, che si trovano nell'impossibilità di deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore o che non sono in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, possono presentare domanda per ottenere l'assegno per l'assistenza personale e continuativa;

   all'interrogante risulterebbe, secondo denunce ricevute direttamente da soggetti interessati, che vi sono casi di mancata percezione da parte di persone inabili, come accertato dalle competenti commissioni;

   a titolo esemplificativo, si segnala il caso di un pensionate nato il 6 agosto 1938 a Piove di Sacco e residente a Lentate sul Seveso il cui status di inabilità è stato accertato pari al 100 per cento dalla competente commissione della Asl Milano 3 in data 4 aprile 2003. Il soggetto percepirebbe poco più di 600 euro di reddito mensile, ciononostante non risulta all'interrogante abbia mai percepito dall'Inps, nell'arco degli ultimi quindici anni, l'assegno mensile spettante, pari a circa 450 euro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di situazioni analoghe a quelle richiamate in premessa;

   quanti siano, ad oggi, i ricorsi pendenti all'Inps e a quanto ammonti la spesa dell'istituto per interessi relativi ai casi di mancata o ritardata erogazione delle prestazioni economiche di cui in premessa e di quelle di invalidità sanate in seguito a ricorsi;

   se il Ministro intenda far luce sui casi richiamati e quali siano le cause della mancata erogazione della prestazione al soggetto interessato nello specifico caso illustrato in premessa.
(5-00576)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le condizioni meteorologiche dell'ultima decade di giugno 2018 con piogge eccezionali e grandinate devastanti hanno determinato gravissimi danni all'intero comparto agricolo delle province di Caltanissetta ed Enna;

   particolarmente colpita è la cerealicoltura con raccolti infestati di muffe e bianconature ed una conseguente speculazione al ribasso del prezzo del grano che penalizza l'intera filiera;

   sono stati colpiti anche i frutteti e le colture stagionali e vi sono ingentissimi danni a tutto il sistema di viabilità interpoderale e secondario;

   nei comprensori di Mussomeli, Milena, Vallelunga, Villalba, nonché di San Cataldo e di Caltanissetta si sta procedendo ad una rapida conta dei danni;

   le organizzazioni di categoria del comprensorio hanno avanzato la richiesta alle istituzioni di riconoscimento dello stato di calamità naturale;

   si sa che deve essere la regione a comunicare la richiesta corredata dalla stima dei danni;

   molte imprese rischiano il collasso poiché con i raccolti contavano di poter rientrare dalle esposizioni con le banche e questo potrebbe comportare il loro fallimento;

   occorre accelerare i tempi al fine di evitare che le conseguenze siano irreversibili per il comparto agricolo delle aree interne delle due province siciliane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere non appena riceverà la richiesta della regione del riconoscimento in tempi rapidi dello stato di calamità per i territori colpiti dalla anomala e persistente ondata di maltempo che sta flagellando i territori in questione.
(4-01243)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo iniziale della loro istituzione, le sedi degli istituti di ricerca e di cura a carattere scientifico (Irccs) erano ospedali del sistema sanitario nazionale (sia pubblici che privati convenzionati) dedicati alla ricerca scientifica monotematica nel campo di loro competenza;

   gli Irccs sono stati poi regolati con il decreto legislativo n. 288 del 16 ottobre 2001. L'intento era di identificare misure idonee di collegamento e sinergia con le altre strutture di ricerca, assistenza e formazione. Con queste norme si è allargata la possibilità di trasformarsi in Irccs a istituti operanti nel settore delle aree biomediche integrate, con la formazione di Irccs politematici;

   ad oggi ci sono già 49 Irccs in Italia, di cui 21 pubblici e 28 privati. Gli Irccs godono di un finanziamento dedicato da parte del Ministero della salute;

   vi è inoltre un secondo sistema pubblico dedicato alla ricerca: è il sistema universitario, che trova nella ricerca scientifica una delle sue missioni istituzionali;

   fino a poco tempo fa i sistemi di finanziamento dei due sistemi erano in qualche maniera separati. Gli Irccs del sistema sanitario nazionale venivano finanziati dal Ministero della salute; le università potevano godere dei fondi per la ricerca messi a disposizione dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   le difficoltà finanziarie del sistema sanitario nazionale hanno portato le amministrazioni degli ospedali pubblici a ricercare fonti aggiuntive di finanziamento. Fra le tante, una delle soluzioni praticate è stata quella di riconvertire in Irccs grandi ospedali pubblici polispecialistici, anche quelli con sede universitaria;

   in Emilia-Romagna vi è ora la proposta di istituire un Irccs in «attività medico-chirurgiche e tecniche interventistiche multi-specialistiche di alta complessità», accorpando un ospedale generale con un policlinico universitario;

   una tale tendenza parrebbe stravolgere il concetto stesso di Irccs. Si sta, infatti, conferendo questa denominazione anche ad enti (le università) che non solo già fanno attività di ricerca, ma che sono la sede stessa della ricerca. Si creano in tale maniera, delle strutture assai diverse dagli Irccs originali del sistema sanitario nazionale. Gli Irccs creati in strutture universitarie potranno accedere anche ai fondi e ai bandi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   il rischio potrebbe essere quello di assistere a una competizione resa impari già alla partenza per la diversità delle risorse economiche a disposizione degli uni e degli altri;

   nella recente proposta istitutiva dell'Irccs che è stata avanzata dalla regione Emilia-Romagna, viene fatto un calcolo puntiglioso quanto preciso di quanti fondi potrebbero derivare alle aziende sanitarie locali di provenienza dalla ricerca;

   è noto che i fondi di finanziamento di tutti gli Irccs (pubblici e privati, del sistema sanitario nazionale o delle università) provengano dal fondo sanitario nazionale, fondo che non risulta essere espandibile;

   potrebbe accadere dunque che le università che diventeranno sede di Irccs potranno aumentare le loro possibilità di finanziare le attività di ricerca potendo godere di fondi provenienti da due differenti ministeri (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Ministero della salute). Gli Irccs del servizio sanitario nazionale potranno accedere solo ai fondi del Ministero della salute, riducendo, nei fatti, la loro capacità competitiva –:

   se non si ritenga di dover adottare da subito iniziative per sospendere, almeno temporaneamente, l'attribuzione della qualifica di Irccs a nuovi ospedali italiani, in particolare se grandi policlinici a vocazione generalista e se già sedi universitarie;

   se non si ritenga di dover adottare iniziative per riconsiderare i criteri di attribuzione del titolo di Irccs, in particolare se i richiedenti già svolgono istituzionalmente attività di ricerca e possono godere di fondi al di fuori del sistema sanitario nazionale;

   se, in sede di valutazione della conferma della denominazione di Irccs, non si ritenga di dover riconsiderare la struttura attuale di ricerca medica del sistema sanitario nazionale.
(4-01247)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Carfagna e altri n. 1-00045, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Battilocchio, Cattaneo, Orsini.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ungaro e Quartapelle Procopio n. 5-00568, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: La Marca, Carè, Schirò.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Mulè n. 5-00443 del 17 settembre 2018.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Cardinale n. 5-00072 del 4 luglio 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01243.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Ungaro e altri n. 5-00568 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 52 del 28 settembre 2018. Alla pagina 2073, prima colonna, dalla riga ottava alla riga nona deve leggersi: «secondo quanto si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la» e non come stampato.