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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 17 settembre 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ROSSELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il disastro che ha colpito la città di Genova nel mese di agosto 2018 con la morte e il ferimento di tante vittime innocenti, colpendo mortalmente il cuore della città di Genova, l'intera regione Liguria, ma anche il Paese intero, ha segnato un altro momento doloroso per la nostra nazione;

   si impone ora una seria riflessione che non appare svolta a fondo dal «decreto urgenze» messo in atto per Genova;

   occorre cercare di arginare prima possibile i disagi subiti da tutti coloro che sono stati coinvolti in prima persona;

   appare necessario valutare il riconoscimento di una Zes, cioè di una «zona economica speciale», per la città di Genova, colpita dal disastro del crollo del «ponte Morandi», valutandone l'estensione anche nelle zone colpite nei collegamenti strategici;

   è innegabile ammettere che si è di fronte a una catastrofe umana, economica e sociale, e qualsiasi misura sia utile per accelerare la ricostruzione del ponte e, soprattutto, dare la forza per la ripresa alle persone così colpite, è da accogliere immediatamente;

   è fondamentale dare segnali più forti, da parte del Governo e delle istituzioni, a tutte le vittime che, a qualsiasi titolo, sono state colpite dalla tragedia;

   sarebbe pertanto il caso di creare con una certa urgenza una serie di zone «tax free» o di «zone economiche speciali» (Zes), con l'obiettivo di facilitare l'insediamento di imprese italiane e di attrarre imprese estere, e ovviamente la scelta delle aree dovrebbe essere supportata dalla presenza di snodi infrastrutturali da mettere in atto subito, anche con la condivisione dell'Europa e dei Paesi membri, per favorire i processi intermodali, come proprio il caso di Genova ha tragicamente insegnato;

   a tal proposito, esiste già uno schema di riferimento normativo, perché il decreto n. 91 del 2017 ha previsto la costituzione nelle regioni del Sud di zone economiche speciali;

   le Zes hanno come obiettivo quello di attrarre investimenti esteri o extra-regionali, attraverso incentivi, agevolazioni e deroghe normative;

   è importante sottolineare che nel mondo ne esistono circa 2.700; Cina e Dubai ne sono gli azionisti di maggioranza in termini quantitativi, nel sistema dell'Unione europea sono circa 70 e, guarda caso, le più numerose si trovano nei Paesi dell'Unione europea emergenti a livello industriale, come la Polonia;

   è importante, inoltre, aggiungere che in Italia, si sta già lavorando su Gioia Tauro, la zona di Napoli-Salerno e quella dell'Abruzzo-Molise, e nel 2017 è stato emanato il decreto-legge che ha istituito e regolamentato le zone economiche speciali, con particolare riferimento alle aree portuali in cui le grandi aziende possono godere del credito d'imposta per investimenti fino a 50 milioni di euro; queste aree sono al momento solo due: l'area Napoli-Salerno e la zona portuale di Reggio Calabria –:

   se ritengano di valutare con favore la possibilità di adottare iniziative per estendere alle aree portuali danneggiate in Liguria e a quelle via via interessate la creazione di zone economiche speciali con finanziamenti utili a ricostruire il «ponte Morandi» nonché, con una gradazione rispetto al danno subito, alle aree limitrofe che, a seguito del crollo, hanno comunque subìto danneggiamenti;

   se ritengano di dover adottare ogni altra iniziativa tributaria e di agevolazione fiscale per la zona di Genova, preliminarmente, e per le aree territoriali liguri interessate dal tragico evento.
(3-00171)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa (Il Resto del Carlino 23 maggio 2018) si apprende dell'incredibile quanto inaccettabile episodio occorso in una classe delle scuole primarie Croce Coperta a Bologna dove sono state servite carote marce e maleodoranti nell'orario di merenda. Era già capitato con le albicocche qualche giorno prima ed episodi analoghi si erano verificati anche nelle primarie Casaralta, sempre a Bologna, come debitamente riportato dagli organi di stampa locali (Il Resto del Carlino 28 febbraio 2018);

   le merende monoporzione, a base di frutta e verdura, sono parte del programma finanziato – con fondi dell'Unione Europea – dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali denominato «Frutta e verdura nelle scuole»;

   sul sito web dedicato www.fruttanellescuole.gov.it è allegato un documento denominato «Monitoraggio Frutta e Verdura nelle scuole – anno scolastico 2016-2017» nel quale, a pagina 15, pur evidenziandosi un gradimento complessivo della qualità dei prodotti, viene riportato: «Non sono mancate, tuttavia, scuole (intorno al 6 per cento) che hanno parlato di scadente qualità della frutta e della verdura, magari in avanzato stato di maturazione o troppo acerba, in alcuni casi non utilizzabile. Altre hanno dichiarato che sarebbe opportuno fornire alle classi i prodotti locali, a km zero»;

   a pagina 22 del medesimo report si legge che: «La relazione fra scuola e fornitori è giudicata molto positiva nel 25 per cento dei casi, abbastanza positiva nel 62 per cento. È una situazione che può essere associata all'assenza di problemi nella distribuzione, evidenziata dal 64 per cento degli istituti rispondenti. Non è tuttavia da sottovalutare il 36 per cento di scuole che ha invece posto in risalto l'esistenza di problemi, con quote più marcate nelle zone di fornitura Trentino-Alto Adige-Veneto ed Emilia-Romagna-Friuli-Venezia Giulia-Marche (...). Le principali difficoltà fanno riferimento, in ordine di importanza, alla qualità delle singole forniture, alla puntualità delle consegne, alla corretta quantità delle forniture» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se abbia notizie aggiornate al riguardo;

   se risultino eventualmente verifiche in corso anche da parte del comando carabinieri per la tutela della salute;

   quali iniziative si intendano promuovere al fine di avviare una verifica puntuale in relazione alla qualità dei cibi proposti;

   quali forme di controllo siano previste sulla qualità dei cibi offerti agli alunni e, in caso di carenze o mancanze da parte dei fornitori, quali provvedimenti possano essere assunti;

   se si intenda fornire un quadro riepilogativo dei provvedimenti effettivamente assunti in relazione alla scarsa qualità dei prodotti proposti e delle iniziative intraprese per risolvere tali criticità.
(3-00172)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   le Universiadi 2019 sono una manifestazione sportiva corrispondente ai giochi olimpici che coinvolge atleti universitari provenienti da ogni parte del mondo, e rappresenta per la città ospitante una enorme occasione di rilancio economico e d'immagine;

   in data 5 marzo 2016 la regione Campania ha ottenuto la designazione di Napoli quale sede delle Universiadi 2019, da svolgersi dal 28 giugno al 15 luglio 2019;

   in data 24 aprile 2016 è stato sottoscritto il patto per lo sviluppo della regione Campania, dalla regione medesima e dal Presidente del Consiglio dei ministri che prevede il finanziamento delle attività necessarie alla realizzazione delle Universiadi 2019 per l'importo complessivo di 150 milioni di euro;

   il 17 giugno 2016 è stato sottoscritto tra la Federazione internazionale universitaria dello sport e la giunta regionale della Campania il contratto per l'assegnazione dell'edizione 2019 dell'Universiade a Napoli e ad altre città della Campania;

   il piano degli interventi per l'Universiade 2019 prevede per la parte infrastrutturale 57 impianti sportivi;

   l'organizzazione dell'evento è stata inizialmente demandata all'Agenzia Aru dall'aprile 2016 fino all'8 marzo 2018;

   in considerazione dei ritardi accumulati nella prima fase organizzativa, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha disposto, all'articolo 1, commi 375-384, le misure necessarie prevedendo la nomina di un commissario, con il compito di provvedere all'attuazione del piano di interventi connessi allo svolgimento della manifestazione;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 febbraio 2018 è stato nominato come commissario straordinario il prefetto Luisa Latella;

   sin dall'insediamento del commissari straordinario sono emerse gravi criticità in ordine all'alloggiamento degli atleti impiegati nelle competizioni da tenersi nella città di Napoli, inizialmente prevista a bordo di navi da crociera a noleggio ancorate nel porto, sicché si valutavano soluzioni alternative, quali la realizzazione di «casette» all'interno della mostra d'Oltremare;

   nell'ambito della cabina di regia, si sono riscontrati gravi problemi operativi tra enti locali e commissario straordinario di nomina governativa che hanno determinato gravissimi ritardi nella gestione degli appalti e delle procedure amministrative, tanto da far avanzare l'ipotesi di uno slittamento dell'evento;

   nel Consiglio dei ministri del 24 luglio 2018 si è deciso di delegare interamente al territorio la gestione dell'evento, nominando un commissario espressione della regione di concerto con il comune;

   l'articolo 117 della Costituzione stabilisce che l'ordinamento sportivo è un ambito di competenza legislativa concorrente. In tal senso la regione ha competenza legislativa e di programmazione in materia di promozione dell'attività sportiva (impiantistica sportiva) mentre gli enti locali sono responsabili per la progettazione e costruzione degli impianti sportivi;

   l'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, ha prorogato dal 30 aprile al 31 maggio 2019 il termine per la consegna delle opere previste nel piano degli interventi. Inoltre, ha disposto che il direttore dell'Agenzia regionale Universiade 2019 assuma il ruolo di commissario straordinario per l'attuazione del piano degli interventi necessari;

   l'articolo 1, comma 379, della legge n. 205 del 2017, nel testo modificato dal menzionato articolo 10 del decreto-legge n. 91 del 2018, prevede che il commissario, previa intesa con il sindaco del comune interessato, in caso di interventi da realizzare nell'ambito territoriale del comune di Napoli, assicura la realizzazione degli interventi di cui al comma 375. A tale scopo è costituita una cabina di coordinamento di cui fanno parte i principali soggetti istituzionali coinvolti, i vertici della Fisu, del Cusi, del Coni e dell'Anac;

   a meno di 10 mesi dalla data di inizio di una manifestazione internazionale, nulla si sa di certo né sullo stato di avanzamento dei lavori né sulle soluzioni previste per l'alloggiamento degli atleti impegnati nella città di Napoli;

   in data 3 agosto 2018 si è appreso che gli studenti con regolare concessione all'alloggio universitario nei plessi residenziali di Napoli dovrebbero cedere, per la durata della manifestazione, il loro alloggio agli atleti ospiti –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione attuale circa l'avanzamento dei diversi aspetti organizzativi delle Universiadi 2019, con particolare riferimento allo stato dei lavori di ristrutturazione degli impianti e alle soluzioni intraprese per l'alloggiamento degli atleti impegnati nelle competizioni nella città di Napoli;

   in quale modo il Governo, per quanto di competenza e d'intesa con le istituzioni coinvolte, intenda vigilare sui lavori e sui relativi cronoprogrammi, al fine di rispettare la scadenza, non più prorogabile, del 31 maggio 2019.
(4-01116)


   PASTORINO e FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo dei vigili del fuoco ha sempre svolto un ruolo di primaria importanza nelle operazioni di soccorso in occasione delle catastrofi, naturali e non, che purtroppo hanno colpito il territorio nazionale; la tragedia che il 14 agosto 2018 ha sconvolto la città di Genova ne è la riprova;

   a seguito del crollo del ponte Morandi, i vigili del fuoco hanno ancora una volta fornito sul campo una dimostrazione di straordinaria capacità di reazione sia dal punto di vista operativo sia da quello della vicinanza e della comprensione dei disagi e dei bisogni della popolazione colpita dal disastro;

   tuttavia, il dramma genovese ha anche portato agli occhi di tutti i problemi che i vigili affrontano quotidianamente e che da anni lamentano: in Italia c'è un vigile ogni 16 mila abitanti, in Europa uno ogni mille. Nel caso specifico, il distaccamento di Genova ha una carenza di organico di 130 unità, ovvero di oltre il 12 per cento contro la media nazionale che si attesta sul 7 per cento;

   l'emergenza ha lasciato sguarniti ben 16 comandi liguri e ha evidenziato la criticità relativa all'età avanzata di molti operatori; infatti, l'età media del personale in servizio è di 46-47 anni e non sempre l'esperienza può sopperire alle carenze fisiche, tanto che si assiste a un continuo aumento delle esposizioni agli infortuni;

   con l'occasione sono stati, inoltre, sottolineate le problematiche legate alle possibili patologie che si presentano durante il corso dell'attività lavorativa dei vigili del fuoco e la necessità di far seguire all'operato di soccorritore anche un percorso di controllo riguardante lo stress da lavoro correlato;

   altro problema centrale emerso riguarda i mezzi di soccorso che nell'emergenza sono stati dislocati a Genova ma che di fatto non avendo scorte, hanno lasciato sprovvisti moltissimi territori della regione. Infatti, i vigili del fuoco liguri presentano carenza di mezzi e di strutture e di particolare gravità è il fatto che la sede di La Spezia sia attualmente sprovvista dell'autoscala, dunque impossibilitata a intervenire in caso di emergenze;

   i vigili del fuoco stanno impegnando nella vicenda del «ponte Morandi» un enorme dispendio di energie psico-fisiche in una situazione di grave difficoltà, in quanto si stima che ogni lavoratore impegnato abbia già accumulato, dal giorno del disastro, centinaia di ore di straordinario. Inoltre bisogna tener conto delle diverse condizioni organizzative a cui oggi si devono attenere i vigili del fuoco considerate la complicata mobilità della città di Genova e la necessità di essere sempre presenti, quando viene richiesto il loro tempestivo intervento –:

   considerato lo stato di emergenza in cui versa la città di Genova e che, stante la persistente gravità della situazione, è destinato a durare ancora a lungo, quali iniziative urgenti, nell'ambito delle sue competenze, il Governo intenda adottare per colmare la carenza di personale descritta in premessa e tristemente messa in risalto dal crollo del Ponte Morandi e se, al fine di permettere una pronta, necessaria, efficace e lucida gestione della crisi in corso, ritenga opportuno valutare sia nuove assunzioni sia il rientro presso la sede del capoluogo ligure di lavoratori in dotazione organica a Genova ma attualmente in servizio presso altre sedi;

   quale sia l'orientamento del Governo rispetto all'evidente necessità di incremento dei mezzi e delle risorse destinate al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenendo conto delle gravi carenze, evidenziatesi da ultimo a seguito della tragedia di Genova, cui il Corpo deve quotidianamente far fronte per portare a compimento il prezioso lavoro di salvaguardia dell'incolumità dei cittadini e dell'integrità dei beni.
(4-01117)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FUSACCHIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Tripolitania, regione della Libia governata da Fayez Al-Sarraj, è sotto l'assedio delle milizie ribelli Salah Badi e Al-Kikli Gnewa dal 26 agosto 2018. L'offensiva guidata da Abdel Rahim Al-Kani, comandante della Settima Brigata, ha prodotto incessanti scontri a fuoco nella zona metropolitana di Tripoli e il suo contingente militare ha annunciato di «essere posizionato lungo la strada per l'aeroporto, pronto ad attaccare il quartiere la sede delle forze di sicurezza centrale di Abu Salim sino alla base navale di Abu Sitta» e che «combatterà fino a quando le milizie avversarie non lasceranno la capitale»;

   presso l'aeroporto di Mitiga sono in atto combattimenti;

   nei combattimenti hanno perso la vita almeno cinquanta persone;

   nel deposito di petrolio nei pressi di aeroporto e carcere di Mitiga è divampato un grande incendio;

   negli scorsi giorni l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone è stato definito dal generale Khalifa Haftar che controlla l'area della Cirenaica come «ospite indesiderato»;

   il 1o di settembre 2018 un mortaio ha sfiorato la sede dell'ambasciata italiana a Tripoli;

   il 3 settembre 2018 la prigione di Ain-Zara, nei sobborghi meridionali di Tripoli, è stata teatro di combattimenti tra milizie ribelli e, durante gli scontri armati, circa quattrocento detenuti sono riusciti ad evadere;

   Giulio Lolli, cittadino italiano fuggito in Africa settentrionale per sottrarsi a un mandato internazionale d'arresto a seguito dello scandalo Rimini Yatch, arrestato il 29 ottobre 2017 dalle forze speciali di deterrenza (Rada), è da allora detenuto nella prigione di Mitiga, situata in prossimità dell'aeroporto e del deposito di petrolio, senza le garanzie del giusto processo;

   lo stesso Lolli è recentemente sopravvissuto a una sommossa armata in carcere;

   durante la rivoluzione, Lolli ha guidato la milizia navale che ha contribuito alla liberazione del Paese dal regime di Gheddafi trasportando aiuti umanitari, farmaci e feriti –:

   se il Governo abbia notizie sulla detenzione del connazionale Giulio Lolli e sulle sue eventuali condizioni e se intenda adoperarsi per ottenere la sua immediata estradizione in Italia e fare in modo che venga assicurato alla giustizia italiana.
(5-00444)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 621, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), ha istituto un fondo per l'Africa con una dotazione di 200 milioni di euro volta a finanziare interventi straordinari di cooperazione allo sviluppo al fine di «rilanciare il dialogo e la cooperazione internazionale con i paesi africani di importanza prioritaria per le rotte migratorie», il cui decreto attuativo è stato emanato il 1° febbraio 2017 dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e successivamente rinnovato con decreto datato 12 febbraio 2018;

   le disponibilità del detto fondo per l'Africa per il 2018 ammontano a 55 milioni di euro avanzati dal bilancio 2017 e riportati sul 2018 dalla legge di bilancio 2018, a cui si aggiungono 30 milioni di euro a valere sul 2018, per un totale di 85 milioni di euro, e 50 milioni a valere sul 2019 –:

   quante risorse a valere sul fondo per l'Africa per il 2018 siano state al momento oggetto di deliberazione e in quale misura esse siano state destinate a interventi di cooperazione allo sviluppo tramite l'Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo (Aics) secondo la programmazione e le modalità previste dalla legge 11 agosto 2014, n. 125, per favorire la lotta alla povertà e alle diseguaglianze e quali siano gli enti attuatori;

   quante risorse a valere sul fondo per l'Africa per il 2018 siano state al momento assegnate e per quali progetti dalla direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie al Ministero dell'interno e/o al fondo fiduciario europeo per l'emergenza in Africa (Eutf) e quali siano gli enti attuatori in relazione al loro impiego;

   in quale misura tali risorse concorrano alla valutazione comparata della performance dell'Italia come Paese donatore conformemente ai criteri individuati dal Comitato di aiuto allo sviluppo (Dac) dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse);

   quale sia il risultato del monitoraggio e della valutazione degli interventi previsto dall'articolo 6, comma 1, del decreto istitutivo del fondo per l'Africa, e quali altri strumenti siano stati messi in atto nel 2018 per assicurare un utilizzo trasparente del fondo per l'Africa;

   quali meccanismi di dialogo politico e di monitoraggio finanziario siano stati messi in atto per valutare ex ante ed ex post l'impatto dei finanziamenti del fondo per l'Africa sui diritti umani di migranti e comunità ospitanti nei Paesi di origine e di transito, anche alla luce delle gravi preoccupazioni sollevate da organizzazioni della società civile, da organismi multilaterali e dalla stampa rispetto a violazioni avvenute sulla rotta del Mediterraneo centrale, nonché dei ricorsi presentati al Tar Lazio relativamente all'utilizzo del fondo per la fornitura di attrezzature e attività da destinare al rafforzamento delle autorità libiche.
(5-00445)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-10884 presentata dall'interrogante e altri deputati il 27 ottobre 2015 si affrontava il tema del virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile Virus, WNV); dal 2008 (primo focolaio endemico in Italia con due casi) quest'anno si è registrato un incremento importante del numero dei casi; gli ultimi dati comunicati dall'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sono allarmanti e riportano circa 300 nuovi casi di contagio del virus nell'area geografica europea e l'Italia, è risultata il Paese maggiormente colpito dalla febbre West Nile con 144 casi accertati e 7 decessi;

   secondo lo studio di Sanford e altri, pubblicato sul J. Med. Entomol nel 2005, le aree umide e i corsi d'acqua arricchiti di azoto (fertilizzanti azotati e altre sorgenti azotate antropiche) costituiscono un habitat favorevole per specie nitrofile come le zanzare Culex, il conteggio delle larve è di 9,4 volte superiore rispetto alle stesse aree prima del trattamento azotato o altre aree con valori di componenti azotati nella norma, per un potere trofico verso le larve e per l'ipossia e la soppressione dei predatori delle zanzare, come alcuni pesci. Alcune aree segnalate per West Nile sono tipiche per spandimenti azotati, come Castelletto Borgo (Mantova) con digestati di impianto a biogas, e Adria (RO) con fanghi e altro;

   le uniche misure proposte sono state finora relative a trattamenti larvicidi senza pensare a monitorare la correlazione con spandimenti, già sotto osservazione per le emissioni in atmosfera. La Lombardia importa oltre 600 mila tonnellate di fanghi di depurazione ogni anno;

   a inizio settembre 2018 è stata resa nota un'epidemia di polmonite fra le provincie di Mantova e Brescia: 250 casi. Il germe responsabile di alcuni casi è la legionella. Il batterio Legionella pneumophila si annida nell'acqua e si trasmette attraverso l'acqua nebulizzata, per inalazione. Il batterio penetra attraverso le mucose delle vie respiratorie e raggiunge i polmoni. La formazione di biofilm batterico può essere favorita da condizioni chimiche come la presenza di nutrienti (fosforo, azoto, carbonio), ferro, manganese e altri metalli pesanti, anioni e fisiche (temperatura ambientale e altro). Nell'articolo «Biofilms: The Stronghold of Legionella pneumophila» di Mena Abdel-Nour e altri pubblicato su Int J Mol Sci nel 2013 si trovano spunti in merito. Le aree colpite dall'attuale epidemici di polmonite, nella bassa bresciana, intorno a Lonato, Montichiari (BS), Asola e Castiglione delle Stiviere (MN), sono caratterizzate da una elevatissima pressione ambientale, presenza di discariche e spandimenti di fanghi ed effluenti azotati anche da fuori regione, con la presenza di nitrati anche in acqua potabile ai limiti della norma (50 mg/litro) e talvolta superiori (provincia di Brescia), e nitrati in falda fino a 120 mg/litro (provincia di Mantova). Il decorso del fiume Chiese sembra accomunare i casi di polmonite. L'acqua contaminata da eventuali spandimenti potrebbe entrare a contatto con la popolazione, perché captata per irrigazione e altri usi. È stata aperta un'inchiesta dalla procura di Brescia –:

   se i Ministri interpellati intendano assumere iniziative per migliorare lo studio dei rapporti fra ambiente e salute, anche con ulteriori strutture dedicate;

   se intendano studiare la correlazione fra spandimenti azotati e West Nile virus e assumere iniziative per porre limiti precauzionali agli spandimenti nelle aree colpite dal virus come già avviene per il superamento di PM10;

   se intendano adottare le iniziative di competenza per studiare la possibile concausa ambientale o fattore facilitante nello sviluppo della legionellosi, provvedere alla bonifica e all'eliminazione dell'agente eziologico e limitare le pressioni ambientali su acqua, suoli e aria del territorio citato delle provincie di Mantova e Brescia, nonché pubblicare puntuali dati epidemiologici relativi ai territori interessati dall'epidemia;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare iniziative per modificare il decreto legislativo n. 99 del 1992 sulla gestione dei fanghi in un'ottica di maggiore sostenibilità.
(2-00098) «Zolezzi».

Interrogazione a risposta orale:


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel 2014, nell'ambito delle attività di competenza del commissario nominato ad hoc, ha preso il via un piano di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di un'area complessiva di 500 chilometri quadrati, che riguarda i comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montesemola, classificata come una delle più inquinate d'Europa a causa delle numerose fonti di inquinamento che hanno gravato su di essa per decenni e che hanno deteriorato la qualità dell'aria, del suolo, dell'acqua;

   per quanto riguarda nello specifico il Mar Piccolo di Taranto, l'intervento di bonifica ha comportato interventi per la rimozione di 180 fonti inquinanti, più di 500 oggetti depositati sul fondale compresi elettrodomestici, scooter, auto abbandonate, pneumatici;

   il mar Piccolo rappresenta un ecosistema unico nel quale vivono specie animali di particolare interesse, alcune delle quali in pericolo o in via d'estinzione;

   per valutare concretamente il tipo di intervento da avviare sono state effettuate analisi biologiche delle aree da trattare e predisposto, con il supporto dell'università di Bari e la collaborazione di Arpa e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, un piano di azione che ha previsto la traslocazione delle specie animali a rischio o di particolare valore faunistico, al fine di una loro salvaguardia;

   le specie non traslocate sono costantemente monitorate;

   non è dato al momento di conoscere dati e modalità relativi a questi spostamenti né, tantomeno, quali misure precauzionali siano state prese per scongiurare la contaminazione del delicato ecosistema a causa del rilascio di sostanze tossiche o altamente inquinanti, quali, a mero titolo esemplificativo, oli lubrificanti, combustibili, liquidi per batterie –:

   quali siano le quantità e le qualità di specie prelevate e la destinazione degli spostamenti e se questi saranno di natura permanente o solo temporanea; se nel corso delle procedure di trasferimento, si siano registrati danni anche irreversibili alle specie animali.
(3-00169)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   FOTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   «Villa Verdi» – residenza di Giuseppe Verdi, posta in località Sant'Agata Verdi, nel comune di Villanova sull'Arda (provincia di Piacenza) – di proprietà degli eredi del grande compositore, è soggetta a vincolo del Ministero dei beni culturali che ha sancito l'inscindibilità della predetta «Villa» e dei beni in essa contenuti;

   il 10 gennaio 2017, con provvedimento della Soprintendenza archivistica e della direzione generale archivi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, veniva disposto il prelievo di alcuni documenti storici (raccolti in 17 cartelle, relative ad opere del Maestro), e agli eredi veniva formalizzato, da parte della Soprintendenza regionale, il deposito degli stessi presso l'Archivio di Stato di Parma, al fine di provvedere alla «archiviazione e digitalizzazione» degli stessi;

   in ordine alla detta vicenda, il 21 settembre 2017, l'Assemblea legislativo dell'Emilia-Romagna (commissione V) approvava la risoluzione n. 5301, di cui era primo firmatario l'interrogante (Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 308 del 15 novembre 2017), che impegnava il presidente della giunta regionale «a voler chiedere al signor Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, a disporre una volta ultimate le procedure avviate di digitalizzazione e archiviazione dei documenti oggetto di “custodia coattiva” temporanea, che i documenti originali, di proprietà privata, facciano ritorno alla famiglia Carrara Verdi presso la casa di Giuseppe Verdi, in località Sant'Agata nel Comune di Villanova ed in Provincia di Piacenza, consentendo che la consultazione da parte di ricercatori e studiosi avvenga in tal modo nella sede propria di origine, a garanzia e tutela dei diritti degli eredi compreso il legittimo uso dei diritti di pubblicazione e di riproduzione»;

   nel corso di un recente sopralluogo (il 7 maggio 2018) effettuato a Villa Verdi, gli ispettori della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia Romagna hanno stabilito l'inadeguatezza della conservazione dei «Carteggi» verdiani, disponendo, seduta stante, il trasferimento degli stessi;

   a giudizio dell'interrogante è opinabile la nota della Soprintendenza che evidenzia la possibilità di trasferire la documentazione presso un istituto culturale al fine di agevolare l'opera degli studiosi, con ciò contraddicendo quanto disposto dal sopra citato vincolo di inseparabilità tra la «Villa» e i beni mobili;

   nel caso in cui la Soprintendenza, per entrare in possesso dei carteggi verdiani e della corrispondenza Verdi-Ghislanzoni, avesse inteso procedere all'espropriazione del bene, non è chiaro se abbia rispettato i procedimenti e le tempistiche di legge (articoli 95, 98 e 99 del decreto legislativo n. 42 del 2004). Al tempo stesso, essendo i carteggi nelle medesime modalità di conservazione da decenni, risulta quanto mai incomprensibile la decisione di trasferirli in altra sede;

   tra questi vi è anche un carteggio, che è stato oggetto di lunga corrispondenza, cui la Soprintendenza avrebbe potuto avere accesso ai sensi dell'articolo 127 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni –:

   quali siano le ragioni per le quali, a tutt'oggi, non risultino erogati i fondi previsti dalle due convenzioni stipulate nel 2000 e nel 2015 tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la proprietà di Villa Verdi per il restauro dell'immobile in questione e il miglioramento delle modalità di conservazione dell'archivio;

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per verificare il rispetto delle procedure e delle norme vigenti, da parte della Soprintendenza in questione, rispetto ai fatti evidenziati in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a garantire la piena tutela del diritto di proprietà degli eredi del compositore Giuseppe Verdi, oltre alla tutela del vincolo di inscindibilità tra Villa Verdi e i beni in essa contenuti.
(3-00170)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti notizie di stampa, gli agenti ausiliari di pubblica sicurezza che operano a Zingonia, in provincia di Bergamo, avrebbero avanzato richiesta alla prefettura locale di ottenere il porto d'armi per l'uso della pistola d'ordinanza anche quando non sono in servizio;

   la richiesta, che tuttavia è stata negata, nasce da esigenze di tutela personale determinate dal territorio particolarmente critico, che espone gli agenti locali a situazioni di minaccia costante;

   una situazione del territorio da tempo denunciata dall'interrogante, che si potrebbe ovviare se solo si elevasse la Stazione dei carabinieri di Zingonia a tenenza, al fine di permettere all'Arma di coadiuvare gli agenti della polizia locale nelle situazioni di tensione;

   anche a seguito di numerosi atti di sindacato ispettivo dell'interrogante e delle numerose richieste degli amministratori locali di Forzai Italia, il Ministero della difesa sembra aver avviato le pratiche per il potenziamento della stazione a tenenza. Potenziamento che tuttavia avrebbe la sua utilità solo se non comportasse un demansionamento delle stazioni limitrofe –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno procedere quanto prima alla conclusione dell’iter per l'elevazione della stazione dell'Arma dei carabinieri di Zingonia, alla luce dei sempre più ricorrenti problemi di sicurezza e ordine pubblico riscontrati nell'area, che necessitano di un deciso rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine sul territorio al fine di assicurare, secondo la tradizione dell'Arma dei carabinieri, una presenza capillare e diffusa delle forze dell'ordine in un territorio afflitto da persistenti e diffuse criticità in materia di sicurezza e di ordine pubblico.
(4-01120)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recenti fonti giornalistiche (vedasi www.giustizianews.it del 16 luglio 2018) riportano all'attenzione dell'opinione pubblica le difficili condizioni in cui è costretto a lavorare il personale del tribunale di Vicenza, a causa della persistente carenza di cancellieri, con evidenti conseguenze, tra cui i gravi ritardi nelle notifiche dei decreti e lo smarrimento di fascicoli, rinvenuti dopo settimane o addirittura mesi, che hanno contribuito a un significativo rallentamento evidente dell'intero sistema processuale;

   la situazione, resa nota dal presidente degli avvocati vicentini, Anna Pase, e da Patrizia Corona, presidente dell'Unione Triveneta avvocati, con circa 16.500 iscritti, risulta alquanto critica: l'organico dei cancellieri, secondo i dati emersi nel corso di un'assemblea degli avvocati vicentini, è attualmente ridotto del 34 per cento dispetto al fabbisogno, quindi di oltre un terzo, con gravi ripercussioni soprattutto ai danni dei cittadini, penalizzati dalla forzata riduzione dell'orario di apertura degli sportelli loro riservati e l'inevitabile formazione di lunghe code di attesa;

   analoghe difficoltà sono state riscontrate anche in altri sedi giudiziarie venete, tra cui la corte d'appello di Venezia, in cui il problema maggiore è legato al lavoro dei magistrati, in servizio nel capoluogo della regione e collegato con le altre province venete, con notevoli lungaggini nello smaltimento dell'ingente mole di lavoro o a Rovigo, che presenta principalmente un problema di edilizia giudiziaria, legato alla mancanza di stanze e uffici per lo svolgimento dell'attività dei giudici;

   è opportuno sottolineare che l'Unione europea, nell'ultimo «Quadro di valutazione Ue della giustizia», monitorando attentamente il nostro Paese a causa della farraginosità dei tribunali italiani, ha evidenziato che: «(...) Giustizia tardiva equivale a giustizia negata», attestandosi l'Italia nelle posizioni più basse dell'eurozona e confermando il suo primato nella lunghezza dei processi civili con oltre 500 giorni per ottenere un giudizio di primo grado, rispetto ai parametri presi in considerazione dall'Unione europea nelle proprie valutazioni, tra cui l'efficienza, che ha come indicatori la durata dei procedimenti, il tasso di ricambio e il numero di cause pendenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, un'iniziativa di carattere normativo, diretta a risolvere l'annosa problematica legata alla carenza di personale di cancelleria nelle sedi giudiziarie e, nello specifico, in quelle del Veneto, che si aggiunge alle altre criticità, tra cui l'indisponibilità di adeguati uffici per l'espletamento delle attività lavorative degli operatori e l'insufficienza di risorse economico-finanziarie necessarie al miglioramento dell'intero sistema giudiziario.
(5-00446)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ, SOZZANI, BERGAMINI, BALDELLI, GERMANÀ, ROSSO, ZANELLA e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle audizioni del Ministro interrogato svolte presso le Commissioni VIII e IX della Camera lo stesso ha più volte sottolineato l'intenzione dell'Esecutivo di svolgere un'analisi costi/benefici delle opere, più specificatamente dichiarando in una delle occasioni: «Per le maggiori opere figlie della legge obiettivo, infatti, l'intendimento del Governo è quello di sottoporle a un'attenta analisi costi/benefici, intendimento sul quale c'è piena condivisione all'interno della maggioranza e che rappresenta ancora una volta l'esito razionale dell'accertato fallimento del passato, più che uno stravolgimento inatteso e imprevedibile dell'azione di Governo. [...] L'analisi costi/benefici è una tecnica di valutazione utilizzata per prevedere gli effetti di un progetto, di un programma o di un investimento, verificando se con la realizzazione dell'intervento la società ottenga un beneficio o un costo netto. A differenza dell'analisi finanziaria, questo tipo di analisi basa il suo giudizio anche su criteri sociali e ambientali, calcolati a partire dai risultati dell'analisi finanziaria, ma soggetti alle correzioni che si rendono necessarie per derivare il complesso dei costi e dei benefici legati all'opera sottoposta all'esame»;

   il vaglio richiamato è stato affidato ad una commissione composta da quattordici esperti esterni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da inserire nella struttura tecnica di missione dello stesso Ministero;

   i quattordici componenti, come comunicati dallo stesso Ministro, sono i seguenti: Paolo Beria, associato di economia applicata al Politecnico di Milano; Pierluigi Coppola, docente gestione ed esercizio dei sistemi di trasporto Università di Tor Vergata; Maurizio Di Stefano, docente presso la facoltà di architettura dell'università Mediterranea di Reggio Calabria; Matteo Dondè, architetto; Alfredo Drufuca, esperto di pianificazione traffico e trasporti; Gaetano Intrieri, economista, professore di controllo di gestione, presso l'Università Tor Vergata; Francesco Parola, docente di economia e gestione delle imprese di trasporto presso l'Università di Genova; consigliere Tammaro Maiello, vice procuratore generale del Lazio della Corte dei conti; Giovanni Palatiello avvocato dello Stato; Riccardo Parolin, consulente di economia dei trasporti; Cristian Pettinari, magistrato della Corte dei conti; Pasquale Pucciariello, avvocato dello Stato e professore di diritto processuale, Luiss; Marco Ponti (a titolo gratuito), professore in quiescenza di economia dei trasporti; Francesco Ramella Pezza, professore di trasporti e logistica al Politecnico di Torino;

   secondo quanto rilevato dall'articolo «Un condannato tra gli esperti di Toninelli» pubblicato da La Verità in data 14 settembre 2018, Gaetano Intrieri sarebbe stato condannato il 26 ottobre 2017 dalla Corte di Cassazione a tre anni e sei mesi, poi ridotti a due anni e quattro mesi, per aver sottratto dalle casse della compagnia aerea Gandalf, di cui era amministratore delegato nel 2013, ben 429 mila euro impiegati per saldare i propri debiti personali, come egli stesso ammetteva nell'interrogatorio del 13 maggio 2015;

   sul proprio profilo Twitter Intrieri pubblica il 14 settembre 2018 una lunga dichiarazione in cui sostiene che «non ha mai nascosto a nessuno e sottolineo a nessuno questa condanna» e poi ancora «non certo mi nascondo, come chi patteggia condanne con pene più alte o peggio ancora si inventa lauree mai prese. Se il suo giornalista con la stessa solerzia facesse una ricerca scoprirebbe che tali personaggi li può certamente trovare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con posizioni ben più importanti della mia» –:

   se il Ministro interrogato, al momento della designazione, fosse a conoscenza della condanna del professore Intrieri, se abbia svolto le opportune verifiche sulle posizioni degli altri esperti designati e se, alla luce di quanto dichiarato dallo stesso Intrieri sul proprio account Twitter, non ritenga opportuno avviare puntuali verifiche interne al proprio Dicastero.
(5-00443)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, Anfs, costituita con il decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 165, con sede a Firenze, riveste un ruolo fondamentale nell'ambito della sicurezza ferroviaria con compiti normativi, autorizzativi e di controllo per l'intero sistema ferroviario nazionale in attuazione della direttiva 2004/49/CE;

   con direttiva del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di cui al decreto ministeriale 169T del 31 ottobre 2007, veniva indicata la necessità di definire puntualmente la struttura, l'organizzazione e il funzionamento dell'agenzia rispondendo alle esigenze di efficienza ed efficacia e di dotare l'Agenzia di tutti i necessari strumenti operativi, scientifici e consultivi tali da garantire, non solo l'osservanza dei princìpi che regolano l'attività dell'Agenzia stessa ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 162 del 1997, ma anche l'assolvimento dei relativi compiti istituzionali, con particolare riferimento alla regolazione tecnica, avvalendosi delle necessarie professionalità e competenze tecnico-scientifiche;

   all'articolo 4 del succitato decreto ministeriale veniva stabilito un ampliamento della dotazione organica inizialmente prevista nel numero di 205 unità a numero 300 unità a regime;

   al termine delle prime procedure di reclutamento completate in applicazione degli articoli 17 e 18 del decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 2011, n. 224 (regolamento concernente il reclutamento del personale da parte dell'Ansf), l'Agenzia, invece, dispone attualmente soltanto di circa 110 unità di personale nei propri ruoli di cui 60 a Firenze e i rimanenti nelle due sedi periferiche romane;

   l'Agenzia in questi anni ha svolto migliaia di audit e accertamenti, in particolare nell'ambito dell'attività svolta sull'infrastruttura ferroviaria, che ha riguardato tutte le strutture territoriali di Rete ferroviaria italiana, e sulla «trazione» che riguarda, in particolare le norme di sicurezza sui treni e sulle carrozze non solo di Trenitalia e NTV ma di tutte le altre imprese che svolgono il servizio per viaggiatori e trasporto merci;

   si evince, dal quadro fin qui delineato, l'importanza di continuare a vigilare sulle imprese ferroviarie, in particolare nel campo della manutenzione delle infrastrutture e del materiale rotabile in generale, e, pertanto, l'importanza del lavoro svolto dall'Agenzia nel settore della sicurezza e dei controlli; lavoro realizzabile soltanto attraverso il supporto di figure ad alta professionalità e specializzazione;

   la dotazione organica strutturata è organizzata negli uffici di Firenze in circa 60 tecnici e impiegati, formati negli anni in particolare da ingegneri tecnici e professionisti; tale dotazione va mantenuta e sviluppata, anche per il forte radicamento sul territorio e per le collaborazioni con le strutture proposte oggi in essere;

   si apprende, invece, che in data 13 settembre 2018, in Consiglio dei ministri sia stato approvato il testo di un decreto-legge, «Disposizioni urgenti per la città di Genova, per la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, per il lavoro e per le altre emergenze», che, al Capo II, prevede la soppressione dell'Ansf e la conseguente attribuzione delle relative funzioni ad una nuova agenzia denominata Ansfisa, con sede a Roma;

   se tale informazione, reperibile anche da vari siti web, fosse confermata, ci si chiede quale sia la logica nel sopprimere un'agenzia per la sicurezza ferroviaria che nel corso degli anni ha raggiunto una professionalità e una competenza che tutt'al più andrebbero potenziati e nell'istituire una nuova agenzia che parte da zero e che, inoltre, accorpa al controllo della sicurezza ferroviaria anche quello della sicurezza stradale e autostradale –:

   se corrisponda al vero quanto riportato in premessa relativamente all'istituzione di una nuova agenzia per la sicurezza con la conseguente soppressione dell'Anfs; come si intenda rispondere alle ovvie preoccupazioni dei lavoratori dell'Anfs di Firenze; se saranno previsti distaccamenti territoriali, salvaguardando così le professionalità e le sedi attuali come quelle dell'Anfs.
(4-01119)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in coincidenza con il periodo estivo, nell'area carsica a ridosso del confine con la Slovenia e quindi nella stessa città di Trieste, è stato riscontrato un aumento del numero dei migranti;

   il prefetto di Trieste, il 28 agosto 2018, a margine dell'audizione della VI commissione in consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, sulla modifica del piano immigrazione 2018, ha affermato che «in questo momento non c'è una reale emergenza» e che «stiamo subendo quello che accade tutte le estati, cioè ci sono degli arrivi in più rispetto a quello che avviene nel periodo invernale», precisando che è stata messa in atto «una, gestione che era prevista», cioè i trasferimenti;

   tra gli episodi che hanno fatto più clamore, l'intervento personale e diretto del vicesindaco di Trieste, Paolo Polidori, il quale nella notte di venerdì 25 agosto ha cacciato un gruppetto di migranti che dormivano sulle «Rive» ubicate in centro città, senza coinvolgere, se non in un secondo tempo, le forze dell'ordine;

   una settimana dopo, una decina di militanti di Forza Nuova sono scesi in pattuglia, indossando delle pettorine rosse, nei pressi della stazione di Trieste, come gli stessi esponenti del movimento di estrema destra hanno riferito e come è stato riportato dalla stampa;

   un esponente del movimento neofascista, che è anche consigliere comunale a Trieste, ha definito la squadra «un gruppetto di pugili e picchiatori con la tessera di Forza Nuova»;

   ancor più di recente sono state annunciate dal coordinatore regionale di Forza Nuova delle «perlustrazioni» in un'area del carso triestino prossima al confine con la Slovenia, identificata come corridoio di passaggio di migranti, suscitando preoccupazioni espresse dal sindaco del comune di San Dorligo della Valle;

   le uniche attività consentite sono quelle degli «Osservatori volontari della sicurezza» previste e disciplinate esclusivamente nelle forme e con le modalità stabilite dalle norme vigenti (decreto del Ministro dell'interno dell'8 agosto 2009 e successive modificazioni e integrazioni): ogni tipologia di organizzazione diversa da quel modello dovrebbe rendere tali attività fuori norma;

   le attività di pattugliamento non possono essere auto-organizzate e devono essere richieste dai sindaci dopo un'intesa con le prefetture; i volontari possono agire al massimo in gruppi di tre persone, mentre, anche in base a documentazione fotografica, si è mosso un gruppo composto di almeno una decina di persone –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli episodi avvenuti a Trieste e, in caso positivo, se abbia, in merito, diramato specifiche direttive alle strutture territoriali del Governo e alle forze dell'ordine della provincia di Trieste;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa le iniziative dei movimenti politici di cui in premessa, se esse siano conformi alla normativa vigente e se non possano risultare pericolose per chi le compie (mancando di requisiti soggettivi e di formazione professionale, nonché del coordinamento con la polizia locale), e tali da poter degenerare in episodi violenti.
(4-01121)


   ROTTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie apparse sulla stampa e dalle dichiarazioni pronunciate da alcuni esponenti della Lega Nord, si apprende che il gruppo parlamentare abbia partecipato a una festa organizzata dal Ministro dell'interno in una residenza di proprietà del dicastero, per festeggiare i successi raggiunti e ideare nuove strategie comunicate;

   le notizie riportano che l'utilizzo di un palazzo istituzionale si sia reso necessario per organizzare un evento di partito che motivasse il gruppo parlamentare per raggiungere i prossimi obiettivi;

   nei giorni scorsi, il tribunale del riesame di Genova ha confermato il sequestro dei 49 milioni di euro della Lega, disponendo il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta delle somme di denaro che sono state depositate o verranno depositate sui conti correnti e depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord;

   il leader della Lega Nord e Ministro dell'interno, ha dichiarato che i 49 milioni di euro «non ci sono più», «sono stati spesi in dieci anni»;

   pare, dunque, difficile che tale iniziativa di partito sia stata organizzata con risorse iscritte ai bilanci del partito –:

   se, per organizzare questa festa, siano stati utilizzati fondi pubblici.
(4-01122)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LEGNAIOLI e ZIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da oltre 9 mesi si protrae il presidio dei lavoratori Tmm di Pontedera, azienda dell'indotto che ha chiuso oramai i battenti lasciando per strada circa 85 dipendenti;

   26 di loro, in realtà, hanno deciso di unirsi in cooperativa, costituendo ufficialmente il 2 agosto 2018 la «Presidio Metalmeccanico Pontedera», con l'intento di ripartire con corsi di formazione e aggiornamento professionale nella prospettiva di una ricollocazione lavorativa;

   costoro si ritrovano, ora, nella situazione paradossale di essere stati destinatari di un atto di citazione presso il tribunale di Pisa, depositato dai legali del liquidatore della società Tmm, con richiesta di risarcimento danni per un ammontare di circa un milione di euro;

   ai lavoratori si contesta l'aver impedito, con il presidio, il libero accesso allo stabilimento;

   secondo gli esponenti sindacali del territorio trattasi di «un fatto gravissimo, inaudito», posto che i dipendenti non hanno mai impedito a nessuno di entrare o uscire dallo stabilimento, né ci sono stati sconfinamenti fisici, essendo peraltro sempre presenti le Forze dell'ordine a garanzia di tutti;

   sembrerebbe addirittura che il liquidatore, in un primo momento, avesse adottato un comportamento discriminatorio, retribuendo soltanto i lavoratori che non partecipavano al presidio;

   tutti i rappresentanti delle istituzioni locali si sono schierati a favore dei lavoratori, ritenendo l'azione intrapresa dall'assetto proprietario uno schiaffo alla dignità dei lavoratori, la cui unica colpa è soltanto quella di non essersi arresi in silenzio a una decisione unilaterale — il licenziamento — che avrebbe cambiato profondamente la vita propria e delle rispettive famiglie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per una positiva soluzione della vicenda e a tutela della dignità dei lavoratori Tmm, affinché, oltre al danno di aver perso il lavoro non debbano anche subire la beffa di dover pagare per aver esercitato un diritto costituzionalmente garantito.
(5-00447)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il programma «Frutta nelle scuole», è un progetto introdotto dal regolamento (CE) n. 1234 del Consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento (CE) n. 288 della Commissione del 7 aprile 2009, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini con uno stanziamento importante (per il 2017/2018 Ansa.it parla di circa 31 milioni di euro);

   come si apprende dal sito www.fruttanellescuole.gov.it il progetto è stato confermato anche per l'anno scolastico 2018/2019 ed è possibile ad oggi per gli istituti scolastici partecipare allo stesso tramite sottoscrizione;

   tra le iniziative, oltre alla distribuzione di prodotti ortofrutticoli e all'informazione rivolta a genitori e insegnanti, erano previste visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multilingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti;

   il programma «Frutta nelle scuole» in Italia è gestito dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e fino ad oggi ha coinvolto decine di migliaia di studenti, ma i risultati sono ancora lontani dal poter essere considerati soddisfacenti, a fronte di una ingente somma di denaro pubblico investito;

   sono stati molti i casi in cui insegnanti e genitori si sono lamentati per la qualità discutibile dei prodotti distribuiti: acerbi, troppo maturi, fuori stagione (e quindi di provenienza estera) o addirittura ammuffiti;

   uno dei casi sopracitati è stato posto il 15 maggio 2018 all'attenzione dell'interrogante, al quale è stato segnalato che sul proprio territorio di residenza sarebbe stata servita, nell'ambito del già citato programma «Frutta nelle scuole», frutta acerba, marcescente o prossima a tale stato;

   il tema è stato affrontato anche con diversi atti di sindacato ispettivo dalla collega Chiara Gagnarli durante la XVII legislatura, tra cui l'interrogazione n. 5-04671, oltre che dalla stampa di settore, come il sito Il Fatto Alimentare mediante diversi articoli tra cui si segnala quello dal titolo «“Frutta ammuffita” acerba o immangiabile: il progetto “Frutta nelle scuole” è un fallimento»;

   passati 3 anni dall'articolo sopracitato, pare che le segnalazioni sulle problematiche già esposte permangano, come è possibile leggere dall'articolo pubblicato sul sito www.ilfattoquotidiano.it del 30 gennaio 2018 dal titolo «Frutta e verdura agli alunni. Le denunce: arrivano “sporche” o “con la muffa”» –:

   come tale stato di degrado si concili con la promozione della qualità dei prodotti ortofrutticoli;

   se non si ritenga di aumentare i controlli di qualità sui prodotti destinati agli istituti scolastici nell'ambito del programma «Frutta nelle scuole».
(3-00168)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   FORNARO e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il grano Cappelli è una varietà di grano duro molto antica, risalente al 1915. Negli ultimi 20, 25 anni è stato usato soprattutto in agricoltura biologica, in quanto sembra che il seme si adatti molto bene a questa tecnica;

   fino al 2016 gli agricoltori interessati al grano Senatore Cappelli acquistavano il seme presso due ditte sementiere italiane che si occupavano della sua moltiplicazione, quindi lo coltivavano e il grano ottenuto veniva o venduto come prodotto a società di trasformazione o trasformato in altri prodotti;

   il Cappelli è iscritto nel registro delle varietà di specie agrarie (codice Sian 1297) tenuto presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, mentre i diritti patrimoniali derivanti dallo sfruttamento della varietà sono riconosciuti al Crea;

   a luglio 2016 il Crea, con un bando pubblico, ha affidato la licenza esclusiva per 15 anni alla Società italiana sementi (Sis) che ha quindi ora i diritti di moltiplicazione e commercializzazione del seme, che vende agli stessi agricoltori;

   sembrerebbe che la Sis abbia stipulato con gli agricoltori accordi che prevedono precisi obblighi a carico dei coltivatori relativamente alla consegna della totalità della granella prodotta, la quale verrebbe, secondo tali accordi, destinata, in quota parte, alla riproduzione in purezza e, in quota parte, al mercato della trasformazione;

   il Cappelli, con ben oltre 1.000 ettari coltivati nel nostro Paese, è la qualità di grano duro antico più seminato in Italia con una produzione, nel 2017, di circa 2,5 milioni di chilogrammi;

   l'eventuale monopolio di questo importante alimento conosciuto e usato da persone con intolleranze al glutine potrebbe far lievitare di molto il prezzo e di fatto non renderlo accessibile a tutti;

   è pertanto necessario trovare urgentemente una soluzione a questa mancanza di semente ed evitare che, per il terzo anno consecutivo, le imprese siano poste nelle condizioni di non poter realizzare o continuare le filiere volte alla produzione di pasta grano duro Cappelli –:

   in vista delle prossime semine di ottobre/novembre 2018, se il Ministro interrogato non intenda assumere urgentemente iniziative, per quanto di competenza, per permettere a tutti gli agricoltori di accedere alle sementi di grano Cappelli ed evitare per il terzo anno consecutivo un grave danno economico per centinaia di agricoltori, e in particolare per quelli biologici, con una conseguente insoddisfazione per i consumatori.
(5-00448)


   VIVIANI, LOLINI, COIN, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LO MONTE, VALLOTTO e ZANOTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il riso d'importazione soprattutto quello proveniente dal Sud Est Asiatico, non sempre è di ottima qualità e molto spesso non è commercializzabile, perché rovinato o conservato in condizioni pessime;

   da recenti notizie stampa si apprende che l'Icqrf, il dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo insieme con le capitanerie di porto, l'Agenzia delle dogane e la Guardia di finanza nei mesi di luglio e agosto 2018 ha effettuato una straordinaria attività di controlli sui risi provenienti da Paesi del Sud Est asiatico che sono risultati irregolari sia per rotture e grani danneggiati superiori a quelli consentiti per legge sia per falsa indicazione di provenienza italiana di riso in realtà di importazione asiatica;

   il comparto risicolo italiano già soffre degli effetti derivanti sia dalle importazioni di riso a dazio zero, proveniente da Cambogia e Myanmar, che dal prezzo sceso ai minimi storici (fino al 60 per cento in meno nell'ultimo triennio per il carnaroli) che rischiano di causare danni rilevanti ai risicoltori italiani;

   molto spesso il riso che proviene dai Paesi asiatici contiene sostanze considerate pericolose per la salute che nel nostro Paese o sono proibite, mentre in questi Paesi se ne fa un largo uso in quanto non esiste una legislazione in fase di produzione, o hanno una concentrazione che va ben oltre la soglia consentita dalla normativa europea vigente;

   per tutelare la salute dei cittadini è prioritario sostenere la produzione di qualità anche tramite l'incremento dei controlli sui prodotti offerti al consumatore. Infatti, l'attività di controllo è fondamentale per la tutela del made in Italy e per la certezza della qualità di ciò che arriva sulle tavole e pertanto va intensificata e migliorata, perché sia efficace, in quanto è primario salvaguardare l'agricoltura italiana –:

   alla luce dei controlli effettuati dall'Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari, quali iniziative intenda adottare e come intenda procedere nei confronti del riso di provenienza asiatica che entra nel nostro Paese, che risulta essere di scarsa qualità e non sicuro, al fine di tutelare i produttori di riso italiani nonché salvaguardare la salute dei consumatori.
(5-00449)


   GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 141 del 2015 ha introdotto nell'ordinamento la definizione giuridica, il ruolo e le pratiche dell'agricoltura sociale e ha individuato nell'attività agricola una efficace misura di inclusione, di recupero sociale verso le diverse forme di disagio nonché di educazione per le nuove generazioni;

   l'agricoltura sociale ha dimostrato di essere un grande laboratorio per un welfare di comunità capace di favorire l'inclusione socio-lavorativa delle fasce più fragili della popolazione ed è un esempio virtuoso del ruolo multifunzionale dell'impresa agricola, chiamata a fornire servizi socio-sanitari nelle aree rurali, dando in tal modo applicazione all'articolo 117 della Costituzione che garantisce su tutto il territorio nazionale livelli essenziali di prestazioni concernenti diritti civili e sociali;

   a tal fine, la legge n. 141 del 2015 definisce l'agricoltura sociale attraverso un elenco di attività svolte dall'operatore agricolo che prevedono l'erogazione di servizi con finalità sociale, quali ad esempio: l'inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, disabili e minori in età lavorativa, i servizi a vantaggio delle comunità locali, tra i quali agriasili e servizi di accoglienza di persone in condizioni di disagio fisico e psichico, l'affiancamento alle terapie mediche anche attraverso l'ausilio di animali e la coltivazione delle piante, nonché le iniziative di educazione ambientale ed alimentare, di salvaguardia della biodiversità animale, attraverso l'organizzazione di fattorie sociali e didattiche;

   tuttavia la legge n. 141 del 2015 necessita, per una sua piena attuazione del decreto ministeriale attuativo previsto all'articolo 2, comma 2, la cui definizione è frutto di un intenso confronto all'interno dell'Osservatorio nazionale dell'agricoltura sociale istituito presso il Ministero per le politiche agricole alimentari, forestali e del turismo nel gennaio 2017, secondo quanto disposto dalla stessa legge n. 141, all'articolo 7;

   la versione definitiva del suddetto decreto è stata approvata con parere favorevole dalla Conferenza Stato-regioni il 21 dicembre 2017. Allo stato attuale il decreto ministeriale necessita del vaglio e della firma del Ministro interrogato;

   risulta quanto mai urgente procedere con l'emanazione del sopra citato decreto per fornire agli operatori le necessarie linee guida, e anche per evitare l'eventuale perdita di linee di finanziamento per l'agricoltura sociale previste dai piani di sviluppo regionali della Psr e della politica agricola comune 2014-2020 –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato, considerata la rilevanza di tali misure per il comparto agricolo e per le comunità locali, procederà con urgenza all'adozione del suddetto decreto.
(5-00450)


   NEVI, ANNA LISA BARONI, BRUNETTA, CAON, FASANO, SANDRA SAVINO e SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Egitto è il secondo esportatore mondiale di arance e invia verso il territorio dell'Unione molti altri prodotti ortofrutticoli: è pertanto un importante competitor per i Paesi produttori di ortofrutta dell'Unione europea;

   gli elevati standard richiesti per la sicurezza nei luoghi di lavoro, i notevoli costi dei fattori di produzione, la limitata disponibilità di agro-farmaci consentiti nelle coltivazioni, incidono in maniera determinante sulla redditività delle aziende europee rendendole meno competitive;

   le produzioni europee, a volte, non vengono adeguatamente tutelate dal pericolo di importare fitopatie non presenti nel territorio dell'Unione europea, fitopatie che potrebbero mettere a rischio l'esistenza di interi comparti a livello europeo;

   per gli imprenditori agricoli è indispensabile che si tenga conto delle differenze di cui sopra e si operi per un'armonizzazione delle normative, prevedendo l'utilizzo degli stessi agro-farmaci sui prodotti importati nell'Unione europea, gli stessi trattamenti obbligatori ed il rafforzamento del «principio di precauzione» e del «principio di reciprocità»;

   al fine di salvaguardare le produzioni italiane è opportuno prevedere un'accurata revisione degli accordi euro-mediterranei in essere e, realizzare delle puntuali e preventive valutazioni di impatto sul mercato dell'Unione europea prima che qualsiasi accordo venga esteso o un nuovo accordo venga ratificato –:

   se ritenga opportuno affrontare, nella dovuta sede, i problemi commerciali ancora irrisolti negli accordi che riguardano i prodotti agricoli provenienti da Paesi come il Marocco e l'Egitto, rispondendo alla forte preoccupazione dei produttori italiani per l’import di agrumi e ortaggi da Paesi in cui sono presenti «malattie di quarantena» che potrebbero causare ingenti danni all'agrumicoltura, e in merito al quale gli stessi produttori chiedono interventi finalizzati all'adozione di diversi standard sanitari dei fitofarmaci utilizzati.
(5-00451)


   PARENTELA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, CUNIAL, DEL SESTO, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARAIA, MARZANA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 2 agosto 2018 la direzione competente del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo con nota prot. n. 56944, ha informato tutti gli organismi di controllo dei prodotti Dop e Igp che le diciture «Certificato da organismo di controllo autorizzato dal Mipaaf» e «Certificato da autorità pubblica designata dal Mipaaf» da riportarsi obbligatoriamente sulle etichette dovranno essere sostituite dalle diciture «Certificato da organismo di controllo autorizzato dal Mipaaft» o da «Certificato da autorità pubblica designata dal Mipaaft»;

   il 9 agosto 2018 la medesima direzione generale per il riconoscimento degli organismi di controllo e certificazione e tutela del consumatore, con nota prot. n. 12297, ha informato tutti i 16 organismi di controllo del settore biologico che la dicitura da riportare obbligatoriamente in etichetta «Organismo di controllo autorizzato dal Mipaaf» in vigore dal 2009 dovrà essere sostituita da «Organismo di controllo autorizzato dal Mipaaft»;

   sebbene le note citate precisino che è consentito l'impiego delle etichette già realizzate fino al loro esaurimento, la reazione di produttori e associazioni a tale iniziativa è stata fortemente negativa;

   le aziende interessate da questo «nuovo obbligo» lo hanno stigmatizzato come una «tassa speciale» che colpisce migliaia di aziende agricole, imprese di trasformazione e distribuzione, tutte eccellenze italiane dell'agroalimentare che, anziché vedersi agevolate dall'amministrazione, incappano nella ennesima, inutile e per di più costosa complicazione burocratica;

   l'autorizzazione agli organismi di controllo è stata a suo tempo rilasciata con decreti del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Sotto un profilo strettamente giuridico e formale, desta perplessità la richiesta del Ministero: il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo «esiste» con questa denominazione e con le relative competenze solo dal 13 luglio 2018, data di entrata in vigore del decreto-legge n. 86 del 2018, e da allora non ha ancora autorizzato un solo organismo di controllo;

   nessun regolamento europeo prescrive indicazioni quali «Certificato da organismo di controllo autorizzato dal Mipaaft»;

   per garantire il funzionamento del mercato unico, la facoltà dello Stato membro di prevedere proprie disposizioni aggravanti gli obblighi delle imprese e degli operatori è strettamente limitata a ragioni specifiche in situazioni di particolari gravità, non ravvisabili nel caso di specie –:

   se ritenga percorribili iniziative di indirizzo agli uffici competenti perché rivalutino la determinazione assunta e già formalizzata, che, per le ragioni esposte, secondo gli interroganti, oltre a non avere un fondamento giuridico e una stretta giustificazione in termini di interesse pubblico, è gravemente dannosa per l'economia e la vita delle imprese coinvolte.
(5-00452)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dal 30 agosto 2018 l'Istat è privo del suo presidente, nonché rappresentante legale. Infatti, per Giorgio Alleva, chiamato alla guida dell'Istituto nazionale di statistica quattro anni fa, si sono esauriti anche i 45 giorni di tempo che la legge (ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 1994, n. 444) prevede con riferimento alla proroga degli organi;

   inoltre, si evidenzia che, con riferimento al regime degli atti, nel periodo in cui sono prorogati, gli organi scaduti possono adottare esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione, nonché gli atti urgenti e indifferibili con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità. Gli atti non rientranti fra quelli indicati, adottati nel periodo di proroga, sono nulli;

   l'onere di presentare una proposta formale è in capo al Ministro per la pubblica amministrazione che il 27 luglio 2018 ha indetto una call pubblica tra esperti e tecnici allo scopo di trovare una figura idonea;

   la nomina del presidente dell'Istat richiede poi diversi passaggi formali: dalla scelta del Governo, formalizzata in Consiglio dei ministri, al previo parere favorevole delle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, espresso dalle stesse a maggioranza dei due terzi dei componenti (ai sensi dell'articolo 5 della legge 31 dicembre 2009, n. 196) al decreto del Presidente della Repubblica –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al riguardo, alla luce degli importanti appuntamenti nell'agenda economica di settembre a partire dalla revisione del Pil 2017 e dal conseguente aggiornamento delle stime per l'anno in corso ai fini della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, alle audizioni in Parlamento per l'esame del prossimo disegno di legge di bilancio;

   quale sia l'esito della call pubblica con i soggetti che hanno partecipato alla stessa, considerato che il termine per presentare le manifestazioni di interesse è scaduto il 16 agosto 2018 e la stessa procedura è stata contraddistinta, ad avviso dell'interrogante, da una oggettiva scarsa trasparenza.
(4-01118)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'area produttiva ecologicamente attrezzata (Apea) rappresenta un nuovo modello di insediamento produttivo, particolarmente strategico e adatto a uno sviluppo rivolto al futuro, con la presenza di un gestore dell'area produttiva, che lavori per mantenerla efficiente creando al contempo sinergie tra le varie aziende presenti sul territorio, con benefici diffusi dal punto di vista ambientale ed economico, oltre che sociale;

   la regione Toscana è tra le regioni che possono vantare un'Apea grazie all'inserimento nella banca dati provinciale dell'insediamento industriale di Ponte a Egola nel comune di San Miniato (Pisa), primo esempio regionale di sviluppo territoriale rispondente ai criteri di sviluppo ecologico attrezzato;

   nello stesso territorio opera l'azienda Tecnoambiente spa impiegata nel settore dello stoccaggio dei rifiuti, che si occupa in particolare di smaltimento e inertizzazione;

   secondo recenti notizie riportate sulla stampa locale di Pisa la ditta ha presentato mesi fa un progetto per la costruzione di un nuovo fabbricato industriale, con superficie lorda pari a circa 2.975 metri quadrati e un'altezza media di circa 13,8 metri; a fronte di ciò, il comune di San Miniato, ove l'opera insiste, incasserà, come previsto dalla normativa, circa 100 mila euro per gli oneri di urbanizzazione;

   la preoccupazione per l'impatto del previsto ampliamento ha indotto alcuni abitanti della zona a raccogliere firme di protesta dopo avere costituito un comitato, mentre alcuni imprenditori sono pronti a presentare un ricorso al Tar per bloccare il nuovo deposito;

   rappresentanze sindacali del territorio, sempre a mezzo stampa, hanno riferito come «L'impatto per la salute rischia di essere dirompente per la moltiplicazione degli agenti inquinanti dei volumi dei rifiuti pericolosi, trattati con il nuovo deposito, dei metri cubi di acqua contaminata che sarà scaricata nella fogna pubblica e infine per l'incremento dei mezzi dedicati al trasporto di queste sostanze, sia in arrivo che in uscita in questa area che incideranno negativamente sulla qualità dell'aria aumentando le polveri sottili che respireremo»;

   la relazione territoriale sulla regione Toscana, redatta ed approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati e comunicata alle Presidenze della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica il 1° marzo 2018, riporta come l'azienda Tecnoambiente spa, operando per conto di alcune cartiere di Lucca, «effettua un trattamento di miscelazione con altri rifiuti (...) diversamente da quanto previsto dall'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 36 del 2003, che vieta la diluizione o la miscelazione di rifiuti al solo fine di renderli conformi ai criteri di ammissibilità in discarica» e che in questo modo l'azienda che effettua lo smaltimento finale non riceve il rifiuto prodotto dalla cartiera «bensì una miscela e non può quindi attestarne l'effettivo smaltimento»;

   la medesima relazione precisa altresì come «sono stati richiesti accertamenti al dipartimento ARPAT di Pisa presso la Tecnoambiente spa, allo scopo di verificare le modalità di trattamento dei fanghi ricevuti e la loro destinazione finale, pur se le ditte contestano le osservazioni di ARPA Toscana, in quanto non ravvedono alcuna irregolarità nella loro condotta»;

   in un'intervista riportata su il Tirreno di Pisa del 12 luglio 2018 ad un rappresentante sindacale del territorio, viene riportato come l'azienda TecnoAmbiente spa avrebbe partnership con la società consortile cooperativa di raccolta e trasporto di rifiuti Modus, il cui presidente del consiglio di amministrazione è il figlio del sindaco di San Miniato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non si ritenga altresì opportuno adottare iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di verificare, anche per il tramite del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato dei luoghi e il livello di inquinamento nell'area sopra indicata in relazione all'attività di trattamento di rifiuti svolta dalla società Tecnoambiente.
(4-01115)

Cambio del presentatore di una mozione.

  La mozione n. 1-00034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2018, è da intendersi presentata dal deputato Delmastro Delle Vedove, già cofirmatario della stessa e, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Delmastro Delle Vedove, Silvestroni, Meloni, Prisco, Lollobrigida, Donzelli».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Novelli n. 2-00088 dell'11 settembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00397 dell'11 settembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-00405 dell'11 settembre 2018.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Labriola n. 4-00147 del 7 maggio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00169;

   interrogazione a risposta in Commissione Gagnarli e Crippa n. 5-00023 del 5 giugno 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00168;

   interrogazione a risposta scritta Bignami 4-00359 del 5 giugno 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00172;

   interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-00033 del 6 giugno 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00170.