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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 13 settembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 4 novembre 1918 l'Italia vinceva la prima guerra mondiale, dopo 42 mesi di combattimenti che portarono a oltre seicentomila morti soltanto tra i soldati, senza contare i civili, il cui numero di vittime fu di poco inferiore;

    si tratta di un'immane tragedia, come tutte le guerre, ma anche di una grande vittoria, frutto dell'eroismo dei nostri soldati che, accorsi da tutta Italia, dalle terre irredente e perfino da oltre mare, fecero sì che uno Stato appena formato diventasse davvero nazione;

    il passato è parte integrante dell'identità di un popolo e, in questo spirito e per tenere viva la memoria collettiva, nel giugno 2013 è stato istituito il Comitato interministeriale per il centenario della prima guerra mondiale e la legge di stabilità per il 2014, legge 27 dicembre 2013, n. 147, ai commi 308 e 309 dell'articolo 1, ha stanziato fondi per la messa in sicurezza, il restauro dei «luoghi della memoria» e per promuovere la conoscenza degli eventi dalla prima guerra mondiale, preservarne la memoria in favore delle future generazioni, attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole;

    nonostante le intenzioni lodevoli, gli interventi previsti non sembrano aver raggiunto il loro scopo;

    proprio i lavori di ristrutturazione dei monumenti, certamente necessari, paradossalmente rendono difficoltosa e talvolta impossibile la fruizione dei sacrari, proprio nell'anno della celebrazione del centenario della vittoria;

    tutta l'attività celebrativa è praticamente concentrata nel restauro, mentre risulta assolutamente trascurato l'aspetto culturale e informativo, cosicché questo anniversario, fondamentale per la nostra storia, sta, di fatto, passando in sordina;

    sul sito ufficiale del centenario le attività del Governo sono ferme agli anni scorsi e le attività patrocinate, gratuitamente, sono pochissime spesso e frutto dell'impegno di meritorie ma piccole associazioni, generalmente dedicate agli specialisti, mentre manca completamente la diffusione verso il grande pubblico;

    il calendario delle attività di ottobre e novembre 2018 presenta solo 7 eventi, mentre le attività più importanti, quelle cioè per le scuole, sono ferme al 2015;

    fondamentale, per la formazione dei giovani, è comprendere il significato di quella vittoria, non sotto il profilo militare, ma soprattutto sotto quello culturale, perché essa rappresentò il compimento del processo risorgimentale, facendo sentire per la prima volta gli italiani come un vero popolo sotto la stessa bandiera;

    a parere dei firmatari del presente atto vi è stata una sorta di rimozione dell'evento della vittoria, frutto di un clima culturale che, purtroppo, deprezza valori fondamentali, come l'orgoglio e l'amore patrio, condannando apoditticamente i valori militari in nome di una malintesa ideologia «pacifista», in ragione della quale ci si dovrebbe quasi vergognare di aver combattuto e persino vinto una guerra, tanto è che, in Italia, il 4 novembre (giorno in cui fu firmato l'armistizio siglato con l'impero austro-ungarico) non è più un giorno festivo, e tantomeno una festa della vittoria, quanto la giornata dedicata alle forze armate;

    i soldati sul Carso e sul Piave, i marinai nell'Adriatico e nei sommergibili, gli avventurosi pionieri dell'aviazione meritano l'attenzione, il riconoscimento e la celebrazione di tutti gli italiani,

impegna il Governo

1) ad assumere tutte le iniziative necessarie per celebrare degnamente il centenario della vittoria, anche con il coinvolgimento delle istituzioni culturali del Paese, delle regioni e dei comuni;

2) a promuovere e a sostenere iniziative, anche presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, volte a favorire lo studio e la conoscenza di quel che significò per gli italiani combattere la grande guerra, al fine di recuperare la memoria storica della nazione.
(1-00033) «Lollobrigida, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Deidda, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    il piano nazionale industria 4.0 (ridenominato Impresa 4.0) intende promuovere le imprese italiane attraverso la previsione di un insieme di misure organiche e complementari in grado di favorire gli investimenti e lo sviluppo tecnologico del tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato in prevalenza da realtà produttive piccole e medie;

    la modernizzazione dei processi produttivi è, infatti, uno strumento essenziale attraverso cui le piccole e medie imprese possono guadagnare competitività sui mercati internazionali;

    in particolare, le misure adottate con la legge di bilancio 2018 e il cosiddetto «decreto fiscale» (decreto-legge n. 148 del 2017) fanno leva prevalentemente su incentivi automatici a vantaggio delle piccole e medie imprese che investono e che ogni azienda può attivare senza ricorrere a bandi o sportelli e, soprattutto, senza vincoli dimensionali, settoriali o territoriali;

    secondo i dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico, nel 2017 le imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo sono più che raddoppiate (+104 per cento rispetto al 2016); gli ordinativi interni dei beni 4.0 sono incentivati da super e iperammortamento; il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese ha garantito 17,5 miliardi di euro di crediti aggiuntivi; i contratti di sviluppo hanno attivato 4 miliardi di euro di investimenti creando o salvaguardando 58 mila posti di lavoro e l'export è cresciuto dell'8 per cento, più di Francia e Germania;

    alla fine del 2018 tali incentivi scadranno, o resteranno comunque senza risorse;

    l'attuale Governo non è andato oltre dichiarazioni generali a sostegno del programma Industria 4.0 e una generale incertezza al momento caratterizza il futuro delle politiche industriali, così come emerge dallo stesso contratto di Governo: si parla di favorire nuove competenze e si prevedono generiche «misure di sostegno alle micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi», anche per favorire la diffusione delle tecnologie avanzate;

    già in vista della manovra in autunno, però, bisognerà passare dai principi ai fatti: se si volesse lasciare intatto l'attuale quadro di policy per l'industria, alla fine dell'anno andrebbero rifinanziate misure per circa 3 miliardi di euro;

    l'iperammortamento e il superammortamento fiscale, cuore del piano Industria 4.0, valgono da soli 1,1 miliardi di euro l'anno di impegno per le casse pubbliche e in entrambi i casi gli investimenti in beni e macchinari dovranno essere effettuati entro il 31 dicembre 2018;

    è vero che l'ultima legge di bilancio ha previsto una proroga fino al 2019, al 30 giugno per il superammortamento e al 31 dicembre per l’«iper», ma tale previsione vale solo per le consegne effettuate se, comunque, si è versato un acconto pari ad almeno il 20 per cento entro il 2018;

    l'impatto sulla crescita è stato stimato nell'ultimo documento di economia e finanza (Def): considerando la parte centrale del capitolo Impresa 4.0, quindi le misure per gli investimenti innovativi e le competenze, il Ministero dell'economia e delle finanze ha calcolato un potenziale scostamento del prodotto interno lordo dello 0,7 per cento in cinque anni;

    l'Istat stima invece che «super» e «iperammortamento», uniti al credito di imposta per la ricerca (coperto finanziariamente fino al 2020) producano una crescita complessiva degli investimenti dello 0,1 per cento annuo;

    i risultati raggiunti fin qui sono positivi, anche a livello microeconomico, ma si è soltanto all'inizio di un percorso che deve portare a dove l'Italia era prima della crisi e a migliorare: oggi la produzione industriale è in ritardo rispetto al fatturato, segnale del fatto che finora si sono abbattute le scorte, e questo vuol dire che gli spazi di miglioramento ancora ci sono,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative per confermare e rifinanziare il piano nazionale impresa 4.0, al fine di stabilizzare i segnali di crescita dell'economia e scongiurare una frenata degli investimenti già all'inizio del 2019.
(1-00034) «Silvestroni, Meloni, Delmastro Delle Vedove, Prisco, Lollobrigida, Donzelli».


   La Camera,

   premesso che:

    il Consiglio europeo (a 27 Stati membri) riunitosi a Bruxelles il 28 e 29 giugno 2018, ha discusso temi inerenti: la sicurezza e la difesa, l'occupazione, la crescita e la competitività, l'innovazione e il digitale, il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 e le relazioni esterne. Inoltre, è stato, tra gli altri, affrontato il dibattito sulla migrazione, argomento tra i più accesi e dibattuti degli ultimi mesi;

    nel corso della relazione conclusiva, in tema di migrazione è stato fortemente ribadito che il buon funzionamento della politica dell'Unione europea si basa sulla giusta combinazione tra il controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Unione europea e il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori;

    grazie ai controlli efficaci, posti sin dal 2015, alle frontiere esterne dell'Unione europea, in particolare nel Mediterraneo orientale e lungo la rotta balcanica, si è ottenuto un calo del 95 per cento del numero di attraversamenti illegali delle frontiere verso l'Unione europea, rispetto al picco registrato nell'ottobre 2015, anche se i flussi hanno ripreso a crescere di recente sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale;

    le conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018 hanno stabilito la volontà di un più efficace controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea, del contrasto all'immigrazione irregolare e promosso il principio che chi entra illegalmente in uno Stato europeo debba essere trasferito in centri sorvegliati;

    tutto ciò, se correttamente applicato, rappresenterebbe una svolta importante per l'Unione europea rispetto agli anni in cui prevalevano le posizioni filo-immigrazione e a favore di una accoglienza indiscriminata;

    nello specifico, nel documento finale del Consiglio europeo, è stato stabilito che, nel territorio dell'Unione europea, coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria, dove un trattamento sicuro consentirebbe di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà;

    coerentemente con quanto stabilito nel Consiglio europeo del 28 giugno, altri Paesi hanno istituito centri sorvegliati e, in particolare, in Germania, una soluzione in merito ai centri sorvegliati e di ricollocazione è stata individuata. Il Ministro dell'interno Horst Seehofer ha istituito i «centri di ancoraggio», dove i migranti vengono detenuti fino a 18 mesi nell'attesa che la loro richiesta di asilo venga decisa. Il progetto pilota è partito a maggio in Baviera e sta andando avanti. Solo i migranti con buone possibilità di restare in Germania possono uscire dal centro, secondo le dichiarazioni del Ministro;

    in merito al caso della nave Diciotti, la portavoce della Commissione europea per la migrazione, Tove Ernst, il 6 settembre 2018 ha dichiarato che si può usare la detenzione per identificare i migranti ed evitare la fuga, ricordando che i migranti, non hanno diritto di scegliere a quale Stato chiedere protezione internazionale. Quindi è preoccupazione condivisa, anche in altri Paesi dell'Unione europea, che si tratta di individui di cui non si hanno certezze in merito all'identità e non possono essere lasciati completamente liberi di muoversi;

    i centri sorvegliati, nei quali gli, immigrati entrati illegalmente nel Paese vengono trattenuti, sono tenuti al rispetto della normativa degli Stati europei. È necessario stabilire regole precise e far valere, in maniera stringente, quelle già esistenti, soprattutto per chi entra illegalmente in uno Stato, anche se richiedente asilo e con la documentazione in regola per ottenerlo. Al momento dell'entrata illegale di un immigrato in uno Stato è necessario prendere tutte le opportune precauzioni ed effettuare i necessari controlli per ovvie ragioni di sicurezza dello Stato di arrivo, non potendo passare il principio che per chi entra illegalmente in uno Stato europeo sia sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma di controllo o restrizione;

    l'ingresso illegale di immigrati, di cui spesso non si conoscono le generalità, rappresenta un forte pericolo per la sicurezza degli Stati europei, anche alla luce delle segnalazioni più volte pervenute dall’intelligence di altri Stati europei, sulla possibilità di infiltrazioni terroristiche tra i migranti;

    ad oggi, il Governo italiano non ha istituito centri sorvegliati per immigrati illegali e, pertanto, in virtù di questa mancanza, chi continua ad arrivare illegalmente in Italia, come nel caso degli immigrati della nave Diciotti (molti dei quali sono ancora irreperibili sul territorio nazionale), non è trattenuto, ma viene lasciato libero di muoversi senza limitazioni di libertà sul territorio nazionale, non essendo sottoposto alla sorveglianza dello Stato,

impegna il Governo:

1) a promuovere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, a garanzia della sicurezza pubblica sul territorio nazionale, con particolare riguardo alle comunità ove è maggiore la concentrazione di immigrati;

2) a predisporre iniziative atte a contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti, così come stabilito dal Consigli europeo;

3) a dare immediata applicazione a quanto stabilito dal Consiglio europeo riunitosi il 28 e 29 giugno 2018 in tema di immigrazione, attivando immediatamente i centri sorvegliati per immigrati illegali dove trattenere chi entra illegalmente in Italia e dove valutare la domanda, affinché sia sottoposto a tutti i controlli necessari in termini di sicurezza per il Paese di arrivo, rispettando il criterio per cui, per chi entra illegalmente in uno Stato europeo, non possa in alcun modo essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna effettiva forma di controllo o restrizione.
(1-00035) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    il mar Piccolo di Taranto è un bacino costiero che si estende a Nord della città di Taranto e riveste l'importanza centrale sia dal punto di vista ambientale (è ambiente prioritario per la direttiva Habitat, direttiva europea 92/43/CEE del 21 maggio 1992) sia economico, ed è caratterizzato da comunità di specie animali e vegetali varie e complesse che determinano un elevato livello di biodiversità, anche per le peculiari caratteristiche idrogeologiche;

    il mar Piccolo ha rilevanti potenzialità produttive, naturalistiche e paesaggistiche meritevoli di essere sviluppate anche dal punto di vista economico;

    il bacino in questione nel corso degli anni, è stato fortemente condizionato dall'intenso processo di industrializzazione che ha interessato la città di Taranto ed è tra le prime quindici aree classificate «ad alto rischio ambientale» (decreto ministeriale n. 349 dell'8 luglio 1998);

    questo intenso processo di industrializzazione con la produzione massiva di reflui e rifiuti che, a causa di inadeguate gestioni passate, ha determinato urta rilevante e profondi contaminazione dei fondali e delle acque del mar Piccolo, in particolar modo da Ipa, metalli pesanti e Pcb;

    va detto che, nel corso degli ultimi anni, da qualità delle acque del mar Piccolo, dal punto di vista microbiologico, è notevolmente migliorata; molti degli scarichi urbani che venivano immessi nel bacino senza depurazione sono stati avviati ad impianti di trattamento, mentre, purtroppo, ancora non si registra un miglioramento per quanto concerne la contaminazione di tipo chimico;

    nel luglio 2012 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero per la coesione territoriale, la regione Puglia, la provincia di Taranto, il comune di Taranto e il Commissario straordinario del Porto di Taranto hanno sottoscritto un Protocollo d'Intesa finalizzato a fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale, sanitaria e socio-economica dell'area di Taranto, con una serie di azioni per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione;

    al fine di assicurare l'attuazione degli interventi previsti dal protocollo d'intesa, il decreto-legge n. 129 del 2012, convertito senza modifiche dalla legge n. 171 del 2012, ha definito l'area di Taranto come Sito di interesse nazionale (Sin) e ha disposto la nomina di un Commissario straordinario con l'obiettivo di fronteggiare e superare le gravi situazioni di criticità ambientale e sanitaria accertate in relazione al sito di Taranto;

    il decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito con modifiche dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, all'articolo 5, comma 1, ha previsto che l'attuazione degli interventi funzionali a risolvere le situazioni di criticità ambientale, socio-economica e di riqualificazione urbana, riguardante la città e l'area di Taranto, sia disciplinata da uno specifico Contratto istituzionale di sviluppo (Csi);

    il Governo, preso atto del lavoro svolto dal tavolo, ha promosso la stipula dell'intesa propedeutica alla firma del Contratto istituzionale di sviluppo e ha sottoposto al Comitato interministeriale per la programmazione economica la proposta di assegnazione di 38,7 milioni di euro, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per il finanziamento di un Piano stralcio di interventi di immediata attivazione per l'area di Taranto (delibera del Cipe dicembre 2015, n. 100), coerente con l'obiettivo della legge n. 20 del 2015 di consolidare e rafforzare il processo di definizione e coordinamento della riqualificazione ambientale e delle strategie per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'area;

    il contratto è stato sottoscritto in data 30 dicembre 2015;

    la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione del mar Piccolo di Taranto e delle aree prospicienti è stata avviata a settembre 2014, con una fase di analisi in cui sono state individuate e censite 180 fonti inquinanti di diversa natura;

    grazie all'apporto della Guardia di finanza è stata individuata la provenienza degli scarichi abusivi e sono state chiuse 90 fonti inquinanti su 180 mappate. La bonifica vera e propria, completata al 60 per cento, prevede la rimozione e lo smaltimento dei materiali di natura antropica presenti in gran quantità;

    la presenza del Commissario straordinario a Taranto ha permesso, negli scorsi tre anni, di raggiungere significativi risultati tra cui: la messa in sicurezza dei terreni e della falda dell'area PIP del comune di Statte, dove si trova il sito della ex-Cemerad; la bonifica e messa in sicurezza dello stesso sito, dove il 16 maggio 2017 sono iniziati i lavori di rimozione e allontanamento dei 16 mila fusti contenenti materiale radioattivo; l'avvio di tre interventi nel porto di Taranto di cui uno, l'ammodernamento della banchina di ormeggio, è stato completato nel luglio 2017; l'intervento di bonifica del delicato ecosistema del mar Piccolo;

    il 20 dicembre 2017 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa che prevede interventi per 40 milioni di euro per il risanamento ambientale di Taranto, dal mar Piccolo al quartiere Tamburi. I fondi, che saranno utilizzati per proseguire nel programma ambientale della città pugliese, vengono dalla ripartizione delle risorse del «Piano Operativo Ambiente», nell'ambito della programmazione del fondo di sviluppo e coesione 2014-2020: nello specifico, 34 milioni di euro sono destinati a finanziare il primo e il secondo stralcio degli interventi di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione del bacino del mar Piccolo;

    nelle operazioni di pulizia dei fondali del mar Piccolo sono stati impiegati anche 145 ex lavoratori della fallita società in house della provincia di Taranto Isola Verde, grazie a un accordo di collaborazione tra il Commissario straordinario, la regione Puglia e il comune di Taranto che hanno avviato il progetto «Verde Amico»;

    il 1° giugno 2018 è stata avviata la procedura internazionale per l'instaurazione di un partenariato per l'innovazione, finalizzato all'affidamento della progettazione definitiva ed esecutiva, e alla realizzazione degli interventi di risanamento ambientale nelle aree prioritarie del mar Piccolo di Taranto (seno I). Il valore totale stimato dell'intervento è di 32 milioni e 276 mila euro. Gli interventi da realizzare nel seno I del mar Piccolo hanno come obiettivo l'abbattimento del livello di contaminazione riscontrato nei sedimenti marini mediante l'applicazione di tecnologie innovative;

    di fronte al lungomare di Taranto affiorano due isole, le Cheradi, di esclusiva pertinenza della Marina militare;

    l'importanza scientifica delle Cheradi è emersa con forza dai rilievi e dalle considerazioni svolte da vari ricercatori che, negli anni, hanno ripetutamente auspicato una tutela e una valorizzazione integrata nei diversi aspetti geologici, naturalistici, ambientali e storico archeologici;

    gli interventi di valorizzazione e salvaguardia delle isole Cheradi, attraverso accordi e protocolli di intesa, potrebbero incrementare in maniera significativa l'offerta e l'attrattività del territorio, contribuendo al rilancio e allo sviluppo economico dell'intero territorio ionico-tarantino;

    va considerato il ruolo della regione Puglia di programmazione e pianificazione delle attività di bonifica sul territorio pugliese, salvo quanto previsto dalla normativa nazionale vigente in materia di bonifica dei siti di interesse nazionale;

    il sito di Taranto sta vivendo un periodo di forte incertezza e criticità che potrebbe condizionare e rallentare le azioni di risanamento ambientale;

    relativamente al Sin di Taranto si registra una forte connessione e complementarietà tra riqualificazione industriale ed esigenze di tutela e risanamento ambientale dell'area del mar Piccolo;

    si ritiene necessario procedere ad accelerare il risanamento e la riqualificazione ambientale del bacino del mar Piccolo, anche attraverso l'individuazione di misure volte al potenziamento dei livelli occupazionali, garantendo lo sviluppo sostenibile dell'area,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative, anche nell'ambito del Tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto (Tip), e per il tramite del Commissario straordinario per la bonifica di Taranto, volte a completare il risanamento ambientale dell'intera area del mar Piccolo e a potenziare le misure per lo sviluppo economico e produttivo dell'area;

   ad assumere iniziative per individuare, a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio per l'anno 2019, nuove risorse finalizzate ad implementare il plafond finanziario a disposizione degli interventi di riqualificazione ambientale e in particolare a favore del mar Piccolo per proseguire nell'azione di tutela delle aree in questione;

   ad incentivare gli attuali accordi di collaborazione istituzionale con enti pubblici, associazioni di impresa, centri di ricerca e università, nonché a favorire la partecipazione delle forme associative civiche, al fine di attrarre nuovi investimenti necessari alla completa riqualificazione e rigenerazione ambientale dell'area vasta di Taranto;

   ad assumere iniziative, anche normative, d'intesa con la regione Puglia, al fine di rafforzare la tutela delle isole Cheradi, considerato che si tratta di un'area comprendente le isole (riserva naturale) ed i fondali prospicienti (riserva marina), promuovendone inoltre una maggiore fruibilità anche sotto il profilo turistico.
(7-00049) «Braga, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Orlando, Pellicani, Pezzopane, Moretto».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la scuola, per essere al passo con le esigenze degli studenti, per prepararli adeguatamente ad affrontare il futuro, deve puntare costantemente a migliorare se stessa, deve avere una visione internazionale ad essere sempre al passo con le innovazioni, usare al meglio le tecnologie ed essere al passo con i cambiamenti culturali e sociali;

    per avere la certezza di cosa e come migliorare bisogna, innanzitutto, conoscere il livello di preparazione oggettivo raggiunto dagli studenti su tutto il territorio nazionale, con metodi di valutazione omogenei da Palermo a Bolzano, da Aosta a Lecce, insomma con regole uguali in tutto il Paese;

    per creare e formare un corpo docente appropriato, rispetto alle esigenze dei ragazzi, affinché nessuno sia penalizzato e tutti possano crescere in conoscenza e competenze, bisogna farlo uniformemente in tutto il Paese;

    il test Invalsi – o prova nazionale – è un esame scritto che ha lo scopo di valutare i livelli di apprendimento in italiano, inglese e matematica degli studenti, elaborato in modo tale per avere dati generali sul sistema formativo e indicare eventuali criticità;

    tali test introdotti con la legge 25 ottobre 2007, n. 176, sono stati somministrati per la prima volta a scopo puramente statistico, nell'esame di Stato 2007/2008. Dal 2009 fino al 2017, la prova ha concorso nella valutazione finale dell'esame del primo ciclo di istruzione e, dal 2018, ne costituiscono un requisito di ammissione all'esame di Stato conclusivo del primo ciclo d'istruzione; dopo un periodo sperimentale, le suddette prove sono entrate strutturalmente nel percorso scolastico;

    i contenuti dei test, suddivisi in due parti – prova di matematica, prova d'inglese e prova di italiano – sono stati realizzati dall'Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione – Invalsi – ente di ricerca, soggetto alla vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur), che si occupa del rilevamento dell'apprendimento e dell'efficacia del percorso scolastico;

    le prove sono standard per tutto il territorio nazionale e sono costituite da domande chiuse, con risposte a scelta multipla e domande aperte, nonché da esercizi di matematica e linguistici. Hanno caratteri di standardizzazione e sono svolte in un tempo che va dai 45 ai 90 minuti;

    le domande sono redatte da docenti localizzati su tutto il territorio nazionale e preparati attraverso appositi seminari. Queste vengono sottoposte ad un'analisi qualitativa da gruppi di esperti disciplinari, al fine di selezionare e rivedere quelle da inviare al pretest. Le domande selezionate vengono, infatti, testate su campioni di alunni per verificarne la validità e la stabilità sulla base di elaborazioni statistiche e caratteristiche psicometriche;

    i criteri secondo i quali sono preparate le prove Invalsi sono quattro: a) standardizzazione; b) corrispondenza con le indicazioni nazionali; c) accessibilità – i test devono essere accessibili a tutti, in base al grado di sviluppo cognitivo dell'età –; d) diversificazione dei livelli di difficoltà delle domande. In questo modo si distinguono non solo gli alunni bravi e meno bravi, ma anche quelli molto bravi;

    lo stesso Ministro Bussetti ha dichiarato che le prove Invalsi servono, ma vanno migliorate e resteranno come strumento di valutazione dell'intero sistema scolastico. Non si esclude la loro revisione con strumenti in grado di misurare, oltre all'apprendimento, anche le capacità personali dello studente nell'affrontare le situazioni di criticità, come fanno già molti Paesi dell'Ocse;

    il rapporto 2018 dell'Invalsi, che è soprattutto uno strumento messo a disposizione dei decisori politici, mette bene in luce il fatto che un intervento di riequilibrio e prevenzione della dispersione scolastica non sarebbe efficace se non partisse già dalla scuola elementare, se non addirittura ancora prima: molti studiosi sostengono che, a 6/7 anni, i giochi sono in buona parte già fatti;

    negli anni, le prove Invalsi hanno messo a disposizione dati omogenei per analisi di comparazione a livello nazionale, consentendo di mettere a fuoco meglio, con opportune basi statistiche, quello che tutti sappiamo: la grande disomogeneità dei livelli di istruzione sul territorio nazionale;

    è noto da anni che il sistema scolastico italiano soffre di un deficit di qualità e di quantità: studiare a Caltanissetta non offre, purtroppo, le stesse opportunità che a Trento. In tale sistema esiste una forte disparità di valutazione, altrimenti non ci si riuscirebbe a spiegare perché a Milano solo un maturando su 381 è valutato meritevole di lode, e a Crotone uno ogni 35,

impegna il Governo

a proseguire nell'azione di valutazione del sistema dell'Invalsi, a migliorare le attività di istruzione e la preparazione degli studenti, anche attraverso il monitoraggio costante e continuo, prevedendo, nel percorso valutativo, anche l'inserimento di altre competenze come soft skills, al fine di avere, sull'intero territorio nazionale, un sistema di istruzione omogeneo e al passo con gli altri Paesi dell'area Ocse.
(7-00050) «Toccafondi, Fusacchia».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   a partire dalla notte tra il 14 e il 15 agosto 2018 oltre 110 scosse sismiche si sono registrate in Molise e, di queste, oltre 80 sono avvenute dopo la scossa più forte, quella di magnitudo 5,1 delle 20.19 del 16 agosto 2018, che ha avuto come epicentro una zona a 4 chilometri a sud-est di Montecifone (Campobasso), secondo quanto comunicato in quei giorni e quanto indicano i dati rilevati finora dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv);

   i comuni maggiormente interessati dagli eventi sismici sono stati Guglionesi, Castelmauro, Acquaviva, Palata, Montecilfone, Tavenna, Guardialfiera, Larino;

   si è trattato di un terremoto simile a quello avvenuto nel novembre 2002 a San Giuliano di Puglia e la sequenza sismica avvenuta potrebbe essere dovuta all'attivazione di più faglie; questa è una delle ipotesi avanzate dagli esperti dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv);

   a detta dell'interrogante è necessario capire i motivi della frequenza dei terremoti avvenuti nel Molise e da qui vi è la necessità in primis di strumentazioni sul territorio che aiutino a capire se come detto dagli esperti dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ci si trovi di fronte all'attivazione di più faglie, anche in relazione alla messa in opera di tutte le attività di prevenzione per la stabilità degli immobili, delle infrastrutture presenti sul territorio e soprattutto della incolumità della popolazione;

   le scosse di terremoto che hanno colpito il Molise, ad agosto 2018, sono solo le ultime di una serie di terremoti che, dal 2009, si susseguono con un ritmo sostenuto, sicuramente più intenso rispetto a quello osservato fra il 1990 e il 2009;

   il Consiglio dei ministri, nella riunione svoltasi il 6 settembre 2018 ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eventi sismici che hanno colpito i comuni della provincia di Campobasso nel mese di agosto 2018 con una dotazione di alcuni milioni di euro, insufficienti rispetto a quanto richiesto dalla regione Molise;

   con la dichiarazione di emergenza si potranno completare le azioni di assistenza alle popolazioni colpite, che consentiranno di passare dalla sistemazione provvisoria nelle tende ad una seconda che dovrà ovviamente prevedere alloggi, così come si potrà procedere alla messa in sicurezza delle strutture pubbliche, dando priorità assoluta alle scuole che hanno subìto danni dal terremoto, tenuto conto dell'avvio del nuovo anno scolastico;

   tenuto conto del susseguirsi preoccupante di scosse sismiche nel Molise si deve tenere in considerazione la presenza di dighe e di gasdotti, nonché del fatto che le aree collinari della citata regione sono interessate da progetti per nuove opere o ampliamento di quelle esistenti; presenze che ora andranno adeguatamente monitorate o progetti la cui attuazione sarebbe bene valutare in maniera approfondita, tenuto conto del fatto che il territorio molisano è vulnerabile per il rischio sismico e idrogeologico –:

   quali siano stati gli effetti delle scosse sismiche che hanno interessato il Molise dal 14 agosto 2018 e nei giorni seguenti e se siano stati rilevati eventuali danni e di quale entità e se, nel caso si siano riscontrati danni a immobili, quali iniziative di sostegno siano state assunte;

   se, tenuto conto dell'ipotesi avanzata dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) relativa alla possibile attivazione di più faglie, e dell'aumento delle scosse sismiche che si sono susseguite, il Governo non ritenga necessario prevedere ulteriori forme di monitoraggio attraverso stazioni sismiche su tutto il territorio della regione Molise con postazioni fisse, dotate di strumenti che rilevino ogni attività sismica, in modo da acquisire le necessarie informazioni e la mappatura delle aree a rischio sismico basilari per tutelare la popolazione, nonché immobili e infrastrutture;

   quali siano gli ultimi dati aggiornati relativi ai comuni che in Molise hanno attivato i centri operativi comunali, al fine di organizzare le attività di protezione civile, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66, nonché quanti siano i dati relativi alle richieste di sopralluogo degli edifici in tutti i comuni interessati dagli eventi sismici avvenuti dal 14 agosto 2018 ai giorni seguenti, quanti siano i sopralluoghi effettuati e i risultati dei sopralluoghi;

   alla luce del registrato aumento dell'attività sismica nella regione Molise se siano state attivate, e in caso affermativo quali, iniziative di monitoraggio delle infrastrutture presenti quali dighe e gasdotti e in tale contesto se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché siano opportunamente valutati progetti per nuove opere o ampliamenti che interessano tale territorio, anche in riferimmo all'aumento registrato di eventi sismici avvenuti in regione, tenuto conto degli allarmi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia relativi all'attivazione di nuove faglie che potrebbero dare vita ad altri successivi eventi sismici;

   tenuto conto che la dichiarazione di stato di emergenza si limita ad interventi relativi alla prima assistenza alle popolazioni e alla messa in sicurezza delle strutture pubbliche, se non ritenga necessario prevedere lo stanziamento di ulteriori finanziamenti al fine di permettere l'avvio di ulteriori ed onerosi interventi strutturali per mettere in sicurezza le infrastrutture dell'area.
(2-00096) «Occhionero».

Interrogazioni a risposta orale:


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   diverse norme, sia nazionali che regionali, promuovono la partecipazione delle donne alla politica e all'accesso alle cariche elettive, in attuazione degli articoli 51, primo comma, e 117, settimo comma, della Costituzione;

   nello specifico l'articolo 51 della Costituzione afferma la parità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive tra uomini e donne e prevede che la Repubblica promuova con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. L'articolo 117, settimo comma (introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 2001), afferma che «le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive»;

   l'articolo 6 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al comma 3 dispone che gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna e per garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali non elettivi del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti;

   la legge n. 215 del 2012 ha introdotto per tutti i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, la cosiddetta doppia preferenza di genere, che consente all'elettore di esprimere due preferenze (anziché una, come previsto dalla normativa previgente), purché riguardanti candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della seconda preferenza. L'altra misura introdotta dalla legge – per tutti i comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti – è la cosiddetta quota di lista: nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi; peraltro, solo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti il mancato rispetto della quota può determinare la decadenza della lista;

   la legge n. 20 del 15 febbraio 2016 prevede che le regioni a statuto ordinario, nel disciplinare con legge il proprio sistema elettorale, promuovano le pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure specifiche a seconda dei diversi sistemi elettorali regionali, quali: le quote di lista, l'espressione della cosiddetta «doppia preferenza» e l'alternanza di genere;

   con le modifiche introdotte, la legge statale non si limita pertanto a prevedere tra i principi, come disposto dalla legge 23 novembre 2012, n. 215, la «promozione della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive», ma indica anche specifiche misure promozionali, declinandole sulla base dei diversi sistemi elettorali per la scelta della rappresentanza dei consigli regionali;

   alcune regioni italiane, nello specifico Calabria, Piemonte, Puglia, Marche, Friuli Venezia Giulia e Valle D'Aosta non hanno ancora adeguato la legge elettorale alle disposizioni introdotte dalla citata legge n. 20 del 2016, in merito alle quote di lista e all'alternanza di genere –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di dare immediata applicazione alla normativa vigente in materia di quote di lista, di cosiddetta «doppia preferenza» e di alternanza di genere, così come disposto dalla legge n. 20 del 2016 e valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative, ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 131 del 2003, con l'assegnazione di un termine ai fini dell'adeguamento.
(3-00166)


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione italiana biliardo sportivo (Fibis), con il nuovo regolamento tecnico unico per omologazioni, ha stabilito di riservarsi una sorta di esclusiva nella gestione del biliardo sportivo (sezione stecca in primis) limitando l'accesso all'attività del libero mercato a soggetti non iscritti all'albo dei fornitori ufficiali;

   gli affiliati e i tesserati della Federazione non sono infatti legittimati all'acquisto di materiali tecnici (stecche da biliardo) e tantomeno all'uso delle stesse, se prodotte da ditte non iscritte nell'albo dei fornitori ufficiali. Gli affiliati e tesserati che violino le disposizioni del regolamento delle omologazioni possono essere addirittura deferiti agli organi di giustizia per illecito sportivo, ai sensi dell'articolo 9 del regolamento;

   per fare richiesta di omologazione del materiale tecnico le aziende interessate devono vincolarsi attraverso la sottoscrizione di un contratto, il tutto naturalmente accompagnato da un congruo corrispettivo a favore della Federazione (2.100 euro + Iva annuo con impegno di 4 anni);

   pare all'interrogante che l'applicazione di tale normativa determini una grave lesione delle regole del libero mercato, determinando un abuso di posizione dominante e una distorsione della libera concorrenza fra operatori economici –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare, ferma restando l'autonomia dell'ordinamento sportivo nella definizione delle regole del gioco, affinché siano salvaguardate condizioni di effettiva concorrenza nel mercato in questione.
(3-00167)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno sono state introdotte misure finalizzate al rilancio dell'economia del Sud, tra cui l'istituzione di zone economiche speciali (Zes);

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 25 gennaio 2018 è stato varato il regolamento recante istituzione di zone economiche speciali individuando i criteri per l'identificazione e la delimitazione del aree in esse ricadenti;

   in Campania in base a tale misura, per il rilancio degli scali marittimi e delle aree retro-portuali, sono state perimetrale le aree di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia;

   la regione Campania il 28 marzo 2018 ha approvato il Piano di sviluppo strategico della Zes indicando, contestualmente, il componente, in propria rappresentanza, nel «comitato di indirizzo», l'organismo chiamato ad occuparsi della gestione operativa della Zes, così come previsto dalla normativa richiamata;

   in data 11 maggio 2018 il Governo ha emanato due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per la istituzione delle Zes della Campania e della Calabria;

   tuttavia, il «comitato di indirizzo» è, a tutt'oggi, nell'impossibilità di insediarsi in quanto non sono ancora state effettuate le designazioni del rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   il «Comitato di indirizzo» della Zes della Campania per entrare nel pieno delle sue funzioni ha quindi la necessità divengano effettuate le richiamate nomine del Governo, essendo già previsto che il presidente dell'autorità di sistema portuale Tirreno Centrale sia, per legge il presidente del Comitato di indirizzo della Zes Campania;

   questa criticità va ad aggiungersi alla mancata emanazione da parte del Governo del provvedimento concernente le semplificazioni amministrative e burocratiche riservate alle imprese che decideranno di insediarsi nelle perimetrate aree ricadenti nella prevista Zes –:

   quali siano le ragioni di questo ritardo e quali iniziative intendano assumere al fine di superare questo grave impasse, in tempi rapidi, considerato che tale ritardo sta determinando la paralisi della zona economica speciale della Campania quale strumento strategico per rilanciare le aree retro-portuali di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, territori dove permangono gravi problematiche occupazionali e che invece attraverso la Zes potrebbero richiamare investimenti a supporto delle ottime perfomance degli scali marittimi interessati.
(5-00428)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   costantemente la Corte dei conti e, non di rado, anche l'Autorità di regolazione per l'energia di regolazione reti e ambiente, evidenziano l'inefficienza nella programmazione, i ritardi nelle attività di disattivazione delle installazioni nucleari e la poca chiarezza nella gestione interna della società gestione impianti nucleari;

   l'interrogante ha, più volte, evidenziato le criticità che interessano detta società in atti di sindacato ispettivo e di indirizzo promossi nella presente e nelle precedenti legislature. Ulteriori elementi degni di chiarimento sono emersi da approfondimenti effettuati sulla materia –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere sia per assicurare una governance adeguata per la conduzione della società di cui in premessa a livello industriale, sia per garantire che venga predisposto un programma di attività e di spesa secondo logiche completamente nuove, in modo da rivedere l'intera connotazione della stessa società e segnare una forte discontinuità gestionale rispetto agli andamenti del passato;

   se non si ritenga di dovere verificare le ragioni per cui all'interno della società continuino ad avere potere di comando gli stessi dirigenti che hanno predisposto i programmi nel 2007 e che – ancora oggi – li elaborano, benché, ad avviso dell'interrogante, siano acclarati gli insoddisfacenti risultati di programmazione e controllo conseguiti, con una generale mortificazione delle altre competenze tecniche e manageriali della società;

   quali strategie si intendano adottare per ridurre il costo di stoccaggio all'estero del combustibile nucleare;

   se, nell'ambito dell'auspicato riassetto gestionale e organizzativo, si intendano assumere iniziative volte a prevedere l'istituzione di un polo unico nazionale nel settore del decommissioning nucleare e delle bonifiche ambientali, accorpando sotto un unico soggetto giuridico tutte le società pubbliche operanti nel settore;

   se risulti essere stato modificato o sostituito il piano industriale fatto predisporre dall'ex amministratore delegato nel 2011/2012 e, in caso contrario, se detto piano risulti ancora utilizzato;

   se al Governo risulti che la società abbia – o meno – intenzione di sviluppare il centro di formazione sulla sicurezza nucleare e sulla gestione dei rifiuti radioattivi, istituito oltre 10 anni fa a Caorso (in provincia di Piacenza), anche in collaborazione con università pubbliche e private, e se il consiglio di amministrazione della società abbia approvato indirizzi al riguardo;

   se risulti nel 2017 che sia stato assegnato dalla società che qui interessa un incarico di collaborazione al dottor Alessandro Castiglia per la durata di mesi sei e per un importo di 30.000 euro e se si tratti della stessa persona che ha ricoperto in precedenza l'incarico di consigliere del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri (del Governo pro tempore Gentiloni), con delega alle politiche europee;

   se l'amministratore delegato di Sogin, Luca Desiata, che dal curriculum diffuso risulta, nel 2014, essere stato fondatore della start-up pptArt®, prima piattaforma di crowdsourcing di arte, ricopra attualmente cariche all'interno della predetta e se siano, o meno, intercorsi rapporti di lavora tra quest'ultima e Sogin;

   se il Governo intenda verificare, attesa la natura di società pubblica di Sogin, se siano in vigore all'interno della stessa disposizioni riguardanti l'utilizzo di autovetture della società e, in caso affermativo, se i preposti uffici interni abbiano effettuato, negli ultimi tre anni, controlli al riguardo e quali ne siano stati i risultati.
(5-00432)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il problema della sicurezza degli edifici scolastici si pone drammaticamente all'attenzione dell'Italia da diverso tempo, ma non è chiaro se i numerosi interventi che si sono succeduti negli anni abbiano portato ad un effettivo miglioramento della sicurezza nelle scuole; .

   il controllo e la corretta manutenzione delle strutture pubbliche adibite a scuole sono di fondamentale importanza, in quanto trattasi di edifici «strumentali» all'assolvimento di funzioni pubbliche essenziali, come l'istruzione, e frequentati abitualmente da bambini e ragazzi, a cui è necessario garantire standard di sicurezza superiori alla norma;

   sono diversi i rapporti di ricerca e le indagini di settore in cui si evince che in Italia sarebbero circa 21 mila le scuole sottoposte ad elevato «rischio sismico», mentre circa 3500 quelle realizzate in zone ad alto rischio idrogeologico, di cui una altissima percentuale al Sud, dove si riscontrano le maggiori criticità, in particolare in Sicilia, Campania e Calabria;

   la condizione degli edifici scolastici in Sicilia è a dir poco allarmante. Dai dati raccolti dall'Asael, associazione che riunisce gli amministratori locali siciliani, li edifici scolastici siciliani dotati di certificazione antincendio sono appena il 14 per cento, di cui il 10 per cento, con nulla osta provvisori;

   il dato arriva dall'assessorato regionale alla pubblica istruzione, da cui emerge inoltre che il 56,2 per cento degli edifici adibiti a funzioni scolastiche è privo di certificato di collaudo e che il 65,6 per cento non è adeguato alle normative antisismiche. Il 45,8 per cento invece, risulta costruito tra il 1946 e il 1975 mentre l'85 per cento degli edifici scolastici ricade in zona sismica di secondo grado –:

   se il Governo sia a conoscenza delle condizioni strutturali dell'edilizia scolastica in Sicilia e dell'elevato indice di pericolosità sismica della stessa;

   se il Governo ritenga opportuno, anche al fine di favorire un più rapido adeguamento agli standard europei, procedere, nell'ambito delle proprie competenze, a una mappatura delle aree e degli edifici pubblici maggiormente a rischio sismico e idrogeologico sul territorio siciliano, quale strumento di supporto per la definizione delle priorità di intervento;

   se ritenga possibile, in relazione all'elevato rischio sismico e idrogeologico presente in Sicilia, promuovere, in collaborazione con la regione e gli enti locali interessati, un potenziamento dei controlli in ordine all'agibilità e alla conformità alla normativa vigente delle strutture scolastiche insistenti sul territorio regionale e favorire la riqualificazione degli stessi, anche attraverso lo stanziamento di forme aggiuntive e straordinarie di finanziamento;

   quale sia lo stato di attuazione del programma straordinario per l'edilizia scolastica e quando il Governo intenda definirlo;

   quali iniziative urgenti e indifferibili il Governo intenda porre in atto nel deciso intento di accrescere le garanzie di sicurezza degli edifici scolastici e in particolare, quali specifici investimenti intenda tempestivamente prevedere per questo obiettivo.
(4-01080)


   STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 luglio 2004, n. 165, in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali, così come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20, prevede tra l'altro, al fine di ottenere un riequilibrio nella rappresentanza politica dei due sessi, che le leggi regionali, in materia di elezione del presidente della giunta regionale e dei consiglieri regionali, debbano disciplinare l'espressione delle preferenze e/o la composizione delle liste dei candidati in modo tale che nelle liste quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale;

   la sua finalità è quella di ottenere un riequilibrio nella rappresentanza politica dei due sessi al fine di favorire l'aumento della presenza delle donne anche nelle istituzioni regionali, in osservanza sia delle norme costituzionali, sulle quali tra l'altro sono in questi anni intervenute modifiche dirette a garantire l'effettiva parità tra i sessi, sia con la legislazione dell'Unione europea;

   la stessa Corte Costituzionale, investita più volte sulla legittimità di interventi normativi sulla formazione delle liste ha sempre ribadito il principio che i vincoli alla formazione delle liste non incidono sul diritto fondamentale del cittadino alla libertà del voto, ma solo sulla formazione delle scelte dei soggetti che formano e presentano le liste elettorali (sentenza 49 del 2003) e che in relazione alla previsione della doppia preferenza, questa previsione non è in alcun modo idonea a prefigurare un risultato elettorale o ad alterare artificiosamente la composizione della rappresentanza consiliare (sentenza 4 del 2010), nonché la precettività delle norme in materia di parità di genere (sentenza 81 del 2012);

   nel 2016 la presenza di donne nei consigli regionali ancora rappresentava solo il 18 per cento circa, di poco superiore al dato totale del 2013 pari al 13,9 per cento circa;

   nonostante tale quadro normativo e costituzionale ispirato al principio fondamentale dell'effettiva parità tra i due sessi nella rappresentanza politica, nazionale e regionale, alcune regioni italiane, nello specifico Calabria, Piemonte, Puglia, Marche, Friuli Venezia Giulia e Valle D'Aosta non hanno adeguato la legge elettorale alle disposizioni di cui alla legge 2 luglio, n. 165, così come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20, inserendo gli strumenti di riequilibrio di genere nella composizione delle liste elettorali –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per il pieno rispetto delle normative vigenti, alla luce del mancato adeguamento delle leggi elettorali regionali alle disposizioni di cui alla legge 2 luglio 2004, n. 165, così come modificata dalla legge 15 febbraio 2016, n. 20.
(4-01093)


   SANDRA SAVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   per il superamento delle situazioni di particolare degrado di determinate aree caratterizzate da una massiva concentrazione di cittadini stranieri, nell'agosto 2017, ai sensi del decreto-legge n. 91 del 2017, sono stati nominati commissario straordinario ai migranti per l'area del comune di Castel Volturno il prefetto Francesco Antonio Cappetta, commissario straordinario per l'area del comune di San Ferdinando nel territorio di Reggio Calabria, il prefetto Andrea Polichetti, commissario straordinario per l'area di Manfredonia il prefetto Iolanda Rolli;

   questi territori sono caratterizzati da una massiccia presenza ormai strutturale di cittadini extracomunitari anche perché questi, in quelle zone, prestano la loro opera stagionalmente presso le numerose aziende agricole attive sul territorio;

   con distinti decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 agosto 2018, il Governo, ha ritenuto di non confermare l'incarico ai tre commissari straordinari ai quali, con decisione del Consiglio dei ministri del 6 luglio 2018, su proposta del Ministro dell'interno, era già stato assegnato un ulteriore incarico con evidente e conseguente depotenziamento del loro impegno nei territori nei quali ricoprivano il ruolo di commissari straordinari;

   l'incarico di commissario straordinario per l'area del comune di San Ferdinando (Reggio Calabria) è stato assegnato al prefetto pro tempore di Reggio Calabria dottor Michele Di Bari; al prefetto pro tempore di Foggia dottor Massimo Mariani è stato assegnato l'incarico per l'area del comune di Manfredonia e al prefetto pro tempore di Caserta dottor Raffaele Ruberto l'incarico per l'area di Castel Volturno;

   aver nominato come commissari straordinari tre prefetti già impegnati sui loro territori testimonia, secondo l'interrogante, la scelta del Governo di disinvestire sugli interventi nei territori citati, in quanto, senza nulla togliere al valore delle persone neonominate, non potranno certo destinare la stessa attenzione dovendosi dividere su più incarichi;

   i progetti di intervento in aree così fortemente caratterizzate dal disagio avrebbero richiesto, da una parte, che fosse confermata la scelta di nominare soggetti con impegno esclusivo, dall'altra una più lunga presenza dei soggetti istituzionali già inseriti nel territorio, al fine di assicurare una reale e concreta continuità degli interventi e dei progetti già avviati, così come richiesto dai cittadini residenti;

   erano già stati avviati dai precedenti commissari interventi finalizzati a ripristinare la legalità, condurre la lotta al caporalato e riqualificare e valorizzare i territori; a tal fine erano, in alcuni casi, state individuate anche le risorse e definiti piani di intervento, anche con altri soggetti attivi sul territorio –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Governo per assicurare la continuità dei progetti già messi in opera dai precedenti commissari e per garantire la validità e la corretta gestione degli interventi finalizzati a ripristinare la legalità e la tranquillità dei cittadini in merito alla concreta presenza delle istituzioni nei territori di cui in premessa.
(4-01095)


   GERMANÀ e SOZZANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal gennaio 2018 è stato formalizzato il passaggio della società delle strade italiane Anas al gruppo Ferrovie dello Stato italiane, ossia il trasferimento dell'intera partecipazione della società al gruppo che gestisce la rete ferroviaria, e la conseguente nascita del primo polo integrato di ferrovie e strade in Europa;

   il gruppo Ferrovie dello Stato italiane ha creato un buco patrimoniale per acquisire e non sarebbero state rispettate le regole poste dal decreto-legge n. 50 del 2017, nelle previsioni dell'articolo 49, laddove vengono disciplinate le condizioni su debiti di Anas per il passaggio; mentre non risulterebbe adeguatamente considerato il complessivo valore delle transazioni Anas tuttora in corso. Si è peraltro dimostrata, secondo gli interroganti, l'incapacità del Governo pro tempore di vigilare sulle ingiustificate transazioni sui contenziosi nel 2017, che hanno spinto l'Autorità anticorruzione ad aprire un fascicolo sulla questione con la delibera n. 643 del 2017;

   già dal 14 giugno 2017, infatti, con la delibera n. 643 del 2017, l'Anac è intervenuta in ordine all'utilizzo, da parte di Anas, dell'istituto della transazione e dell'accordo bonario, relativamente all'attività negoziale preordinata all'acquisizione di lavori, servizi e forniture con riferimento alla fase di esecuzione del contratto. Si tratta del risultato dell'attività ispettiva avviata per «operare una puntuale ricognizione sul contenzioso risolto e/o pendente presso l'Anas, al fine di valutare il rispetto delle norme in materia, con riferimento agli strumenti stragiudiziali (accordi bonari e transazioni), attivati in fase di esecuzione dei lavori dal 2012 all'ottobre 2015»;

   nella citata delibera, l'Anac ha sottolineato la necessità di approfondire «le ragioni e le specifiche motivazioni alla base delle vertenze instauratesi in corso d'opera con le imprese esecutrici», ha chiesto la trasmissione di una «relazione di aggiornamento sullo stato del contenzioso pendente e definito al 31 dicembre 2017» e «dispone l'invio della medesima deliberazione alla Procura della Corte dei conti e alla Procura presso il Tribunale di Roma per i profili di eventuale competenza»;

   si rileva inoltre che, tra dicembre 2017 e gennaio 2018, gli organi di vertice di Ferrovie dello Stato italiane e di Anas sono stati riconfermati prima del tempo stabilito e soprattutto prima dell'approvazione del bilancio 2017, da cui emergerebbero le suesposte criticità;

   il 10 settembre 2018, non attendendo i pronunciamenti della Corte dei Conti, l'assemblea degli azionisti di Anas (Gruppo Ferrovie dello Stato italiane), ha approvato il bilancio consolidato 2017;

   l'approvazione del citato bilancio 2017, ad avviso degli interroganti si traduce di fatto in una sorta di «condono» relativamente alle suesposte anomalie evidenziate dall'Anac –:

   se, alla luce delle forti criticità esposte in premessa, non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per pervenire alla revoca dell'amministratore delegato dell'Anas e del relativo consiglio di amministrazione.
(4-01113)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIMOLDI, BIANCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la recente elezione del nuovo premier etiope Abiy Ahmed ha costituito un elemento di svolta positivo per il miglioramento dei rapporti tra Etiopia, Eritrea e Somalia. Ahmed e Isaias Afewerki, presidente dell'Eritrea, hanno firmato congiuntamente, in data 9 luglio 2018, una dichiarazione di pace e di amicizia basata sulla formalizzazione della fine del conflitto e la promozione di una stretta cooperazione in ambito culturale, sociale, economico, politico e di sicurezza, con l'obiettivo di riagganciare i rapporti diplomatici e ripristinare il commercio, le comunicazioni e i collegamenti;

   tale dichiarazione di pace è motivo sufficiente per attivarsi al fine di cessare le sanzioni indette nel 2009 e nel 2011, peraltro motivate da presunte interferenze eritree in Somalia;

   tali sanzioni sono estremamente severe e impediscono una qualsiasi fattiva collaborazione fra Eritrea, in primo luogo, e l'Europa, e a maggior ragione l'Italia, non solo in materia di cooperazione economica o di commercio, ma anche e soprattutto di controllo del fenomeno migratorio;

   il 70 per cento di coloro che giungono nell'Unione europea dichiarandosi eritrei, in realtà, provengono soprattutto da altri Paesi limitrofi (Etiopia, Somalia e Sudan), ciò in conseguenza proprio delle sanzioni del 2009 e 2011, perché sulla loro scia l'Unione europea ha attuato una politica di «fare i ponti d'oro» a qualsiasi eritreo che abbandonasse il Paese, promettendogli rifugio politico e incentivando così la migrazione di giovani eritrei verso l'Europa, in particolare l'Italia, ma soprattutto di cittadini di Paesi limitrofi che, in assenza di documenti, sanno d'aver tutto da guadagnare a dichiararsi cittadini eritrei –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere e promuovere riguardo a quanto esposto in premessa, sia in ambito nazionale che europeo e internazionale.
(5-00441)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PARENTELA, VIGNAROLI, CILLIS, GAGNARLI, DEL SESTO, PIGNATONE, CIMINO, LOMBARDO, CADEDDU, L'ABBATE, CASSESE e MARZANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come noto, lo scopo della direttiva 92/43/CEE, anche detta «Direttiva Habitat», è la salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato;

   per il raggiungimento di questo obiettivo, la direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati;

   le introduzioni di antagonisti naturali, indispensabili per la lotta biologica, debbono seguire le indicazioni previste dallo standard EPPO PM 6/1(1) - First import of exotic biological control agents for research under contained conditions e PM 6/2(1) - Import and release of exotic biological control agents;

   lo stesso articolo 22 della direttiva in parola indica chiaramente che gli Stati membri «controllano che l'introduzione intenzionale nell'ambiente naturale di una specie non locale del proprio territorio sia disciplinata in modo da non arrecare alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale, né alla fauna e alla flora selvatiche locali, e, qualora lo ritengano necessario, vietano siffatta introduzione»;

   il legislatore italiano, nel recepimento di tale direttiva, con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, aggiornato e coordinato con il decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003 n. 120, non ha tuttavia previsto alcuna possibilità di deroga e non ha delineato nessun percorso autorizzatorio, bloccando di fatto ogni intervento di lotta biologica con utilizzo di antagonisti naturali introdotti da altri areali;

   il disposto di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 si limita, infatti, a vietare la reintroduzione, l'introduzione e il ripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone, specificando i termini di «introduzione» e «di non autoctona» –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per rivedere urgentemente il quadro normativo vigente al fine di introdurre deroghe che consentano, ancorché in modo da non arrecare alcun pregiudizio agli habitat naturali interessati, né alla fauna né alla flora selvatiche locali, interventi mirati di lotta biologica con l'utilizzo di antagonisti naturali provenienti da altri areali.
(5-00433)


   VIANELLO, ALBERTO MANCA e TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come noto, l'articolo 272-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, modificato dal decreto legislativo 15 novembre 2017, n. 183, sancisce la competenza legislativa (e quella amministrativa di rango autorizzatorio) regionale in ordine alle misure, per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene degli stabilimenti autorizzati ai sensi della parte V del decreto citato. Dette misure possono consistere in valori limite di emissione, espressi in concentrazione volumetrica, nonché specifiche portate massime e concentrazioni massime da definire in sede di autorizzazione. Possono, inoltre, comprendere prescrizioni relative agli impianti aventi un potenziale impatto odorigeno, incluso l'obbligo di attuazione di piani di contenimento, così come procedure volte a definire, in sede di autorizzazione, i criteri localizzativi in funzione della presenza di ricettori sensibili intorno agli stabilimenti;

   il secondo comma della citata disposizione prevede che il Coordinamento previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, possa elaborare indirizzi in relazione alle misure previste. Possono essere previsti, anche sulla base dei lavori del Coordinamento, valori limite e prescrizioni per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene degli stabilimenti autorizzati, inclusa la definizione di metodi di monitoraggio e di determinazione degli impatti;

   a fondamento della visione, vi è la difficoltà di stabilire limiti identici rispetto a realtà industriali assai differenti; ne deriva una normativa per certi versi carente, senza che sia previsto alcun obbligo in materia per quanto riguarda gli impianti dotati di autorizzazione integrata ambientale, spesso anche di grandi dimensioni o di notevoli capacità di esercizio, che restano affidati, se del caso, soltanto a prescrizioni specifiche all'interno dei singoli procedimenti;

   talune modifiche risulterebbero, ad avviso degli interroganti, opportune prevedendo tempistiche puntuali per l'adozione della normativa regionale sulle emissioni odorigene e i limiti per gli impianti autorizzati di cui alla parte V del suddetto decreto; l'introduzione delle emissioni odorigene nell'elenco degli inquinanti di cui tener conto nell'espletamento delle procedure di valutazione di impatto ambientale; l'introduzione di piani di monitoraggio delle emissioni odorigene;

   a titolo esemplificativo, la regione Puglia si è dotata di una legge per le emissioni odorigene (legge regionale 22 gennaio 1999, n. 7), nel tempo sottoposta a riforme (prima con legge regionale 22 gennaio 2007 n. 17 e poi con legge regionale 16 aprile 2015 n. 23), fino all'adozione della nuova legge regionale 16 luglio 2018, n. 32. Ne deriva che, a livello regionale, sono diffusi grandi impianti di compostaggio concentrati in alcune zone che, non avendo limiti territoriali, possono riempirsi di Frazione organica del rifiuto solido urbano (Forsu) extra regionale. Si pensi che l'impianto di compostaggio Aseco Spa tratta annualmente circa 80 mila tonnellate di rifiuti organici: ne deriva, come segnalato dalla cittadinanza dei territori di Ginosa e Castellaneta, nonché dai sindaci dei medesimi comuni, la presenza, persistente ed intollerabile, di uno sgradevole odore proveniente dall'impianto di compostaggio –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative normative atte a dirimere le criticità poste dalla disciplina vigente di cui in premessa, se del caso, proponendo misure tese, nello specifico, alla riduzione dei conferimenti di rifiuti depositati all'interno degli impianti autorizzati.
(5-00440)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARAIA, VIGNAROLI, MAGLIONE e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella discarica di rifiuti solidi urbani sita in località Difesa Grande ad Ariano Irpino (Avellino), gestita dalla Asi-Dev Ecologia S.r.l. ed attualmente dismessa, sono stati sversati abusivamente fanghi tossici industriali, come accertato dalla sentenza n. 241/2013 del tribunale di Ariano Irpino;

   malgrado ciò la discarica è stata dichiarata sito non inquinato dal verbale della conferenza di servizi dell'11 dicembre 2014 della regione Campania, che ha recepito le valutazioni dell'analisi di rischio redatta l'11 ottobre 2014 dall'Asi-Dev;

   ciò nonostante, la presenza nel sito di elevate concentrazioni di sostanze inquinanti;

   l'aver dichiarato la discarica «sito non inquinato» sembrerebbe essere frutto di quelle che appaiono agli interroganti violazioni della normativa di settore:

    1) l'Asi-Dev, nel valutare il rischio derivante dalle sostanze tossiche all'interno della discarica, secondo gli interroganti ha erroneamente applicato i parametri normativi relativi ai siti a destinazione d'uso industriale-commerciale di cui alla colonna B della tabella 1 dell'Allegato 5 al Titolo V, parte quarta del decreto legislativo n. 152 del 2006. Ciò avveniva nonostante la discarica non sia considerabile sito industriale, perché destinata a rifiuti solidi urbani ed insiste su un'area destinata dal piano urbanistico comunale all'uso di attrezzature eco-ambientali. L'Asi-Dev doveva applicare i più restrittivi parametri di cui alla colonna A della citata tabella 1, rispetto ai quali si sarebbero evidenziati sforamenti di quasi tutte le sostanze inquinanti;

    2) l'Asi-Dev, per dimostrare la non contaminazione da ferro e manganese della zona esterna alla discarica, ha applicato un parametro di confronto basato sul cosiddetto «valore di fondo naturale» senza argomentare l'esistenza di fattori antropici o naturali che abbiano alterato, a prescindere dalla discarica, la conformazione chimica del terreno. Inoltre, il valore del fondo naturale è stato calcolato sulla base di analisi condotte su campioni verosimilmente già inquinati, perché prelevati nello stesso sito della discarica; in tale modo la società Asi-Dev Ecologia S.r.l. agirebbe incontrastato con il protocollo dell'Ispra dell'aprile 2009 e la delibera dell'Ispra n. 20/2017 che prescrivono che le campionature del fondo naturale devono essere effettuate in zone limitrofe e distanti dai fattori di inquinamento;

    3) l'analisi di rischio non sembra tener conto del fatto che il sito della discarica è stato dichiarato ad «elevata pericolosità di frana» dall'Autorità di bacino della Puglia, con nota dell'11 dicembre 2014, la quale evidenzia che la discarica è attualmente interessata da un fenomeno franoso. Tale profilo di rischio non è stato preso in considerazione dalla conferenza di servizi della regione Campania, circostanza che potrebbe comportare un danno ambientale in caso di cedimento della discarica con conseguente fuoriuscita del suo contenuto;

   infine, si evidenzia che la discarica, con accordo operativo del 18 luglio 2011 è stata ammessa ad un progetto di bonifica finanziato dal Governo per 6.480.000,00 euro nell'ambito del programma strategico per le compensazioni ambientali nella regione Campania, somma attualmente congelata per espressa richiesta del comune di Ariano Irpino avanzata il 18 dicembre 2012 nell'ambito di una riunione del comitato di controllo dell'accordo –:

   quale sia l'orientamento del Ministro, per quanto di competenza, rispetto alle anomalie contenute nell'analisi di rischio Asi-Dev e nel verbale della conferenza di servizi dell'11 dicembre 2014;

   se il Governo intenda sbloccare il finanziamento di 6.480.000,00 euro stanziato con l'accordo di programma, e vincolare la sua spesa esclusivamente alla realizzazione della bonifica della discarica, escludendo progetti diversi;

   se non si ritenga opportuno, al fine di evitare un possibile danno ambientale, valutare se sussistono i presupposti per l'invio del comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente presso la discarica di Difesa Grande, anche nell'ottica di effettuare nuove analisi, in particolare sul percolato della discarica che ancora adesso viene costantemente prelevato e portato nei depuratori delle limitrofe aree industriali.
(4-01089)


   CONTE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da decenni si assiste «inermi», quasi fosse un evento ineluttabile, allo scempio di boschi e montagne, in particolare nel Centro-Sud d'Italia, a causa degli incendi boschivi;

   lo Stato affronta il fenomeno con strumenti che, alla luce dei fatti, si dimostrano poco efficaci e anche poco trasparenti;

   il servizio antincendio boschivo (aib), è svolto secondo le seguenti modalità:

    a) sul piano nazionale, i mezzi pubblici di spegnimento, essenzialmente gli aerei canadair, sono affidati a società private attraverso un appalto dal costo di diverse centinaia di milioni di euro, oltre al costo per ogni ora di volo, che è di circa 15.000 euro;

    b) sul piano regionale, invece, sia i mezzi (elicotteri), sia il personale sono forniti da società private attraverso appalti che ciascuna regione effettua autonomamente, per diversi milioni di euro, oltre al costo per ogni ora di volo, quantificabile dai 2.000 ai 5.000 euro a seconda del tipo di velivolo;

   sul suolo, gli interventi di spegnimento sono affidati a operai idraulici forestali molto spesso assunti con contratti a termine e impegnati solo in caso di necessità, in una assurda e controproducente situazione di precarietà;

   da tempo, associazioni ambientaliste, testate giornalistiche e anche forze politiche hanno posto l'accento in modo critico sul sistema del «servizio aib», in particolare per quanto riguarda gli appalti ai privati, sottolineando con forza che si tratta di un meccanismo poco efficiente e poco trasparente;

   giova ricordare che una recente inchiesta giudiziaria della procura di Catanzaro ha portato all'arresto, oltre che di amministratori e dirigenti pubblici, anche di un manager della ditta beneficiaria dell'appalto per la gestione degli elicotteri, la Babcock Mission Criticai Services Italia SpA, la stessa società che negli ultimi sei anni, anche se in precedenza con la denominazione di Inaer Aviation Italia Spa, ha gestito i canadair dello Stato;

   alla stessa società il Ministero dell'interno, in data 2 febbraio 2018, cioè lo stesso giorno in cui scadeva l'appalto precedente, ha appaltato nuovamente il servizio di gestione di detti velivoli, per una dorata di quattro anni (anziché tre come in precedenza), rinnovabili, al costo base di 359.251.110,80 euro (Gazzetta ufficiale 5a Serie speciale, anno 159o, n. 24 del 26 febbraio 2018), oltre il prezzo delle ore di volo;

   sulla vicenda degli appalti dei mezzi aerei del «servizio aib», nel 2017 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un'inchiesta, che dovrà concludersi entro l'ottobre di quest'anno, al centro della quale è il sospetto di pratiche monopolistiche per spartirsi le aggiudicazioni;

   non si può non rilevare che, viste le dinamiche con cui si sviluppano i roghi, quella degli incendi boschivi estivi si connota come una vera e propria industria del fuoco, alla cui sommità esiste una strategia criminale finalizzata a ottenere profitti illeciti;

   un incendio boschivo è distruzione di ecosistemi e rappresenta un vero e proprio attentato alla pubblica incolumità, in quanto diventa la precondizione per ulteriori disastri ambientali, quali i dissesti idrogeologici, oltre a essere causa di gravissime compromissioni delle attività umane e degli interessi diffusi presenti in un territorio;

   i costi per riparare i disastri ambientali sono notoriamente molto più onerosi rispetto a quelli della corretta prevenzione e manutenzione del territorio –:

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze, per riformare il servizio antincendio boschivo (aib) al fine di portarlo totalmente sotto il controllo pubblico, per porre fine alla precarietà oggi esistente nel settore degli idraulici forestali e per aumentare le pene per i colpevoli di incendio boschivo doloso.
(4-01096)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 luglio 2018 la testata Alganews.it pubblicava un lungo approfondimento dedicato al tema della superstrada pedemontana veneta;

   in quel servizio si ipotizzava che la superstrada pedemontana veneta non avrebbe completato la procedura di assoggettamento alla Commissione via;

   nel servizio, inoltre, erano riportati ampi passaggi di un esposto inviato alla presidenza della regione Veneto nel quale venivano segnalati diversi possibili illeciti di natura penale e amministrativa tra i quali la «inesistenza dei requisiti di qualificazione tecnico-professionali in capo all'attuale direttore dei lavori» della superstrada pedemontana veneta;

   nei confronti della medesima opera sono stati altresì, redatti pareri assai poco lusinghieri da parte dell'Anac nonché dalla Corte dei conti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se attualmente nell'ambito delle attività in corso presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare siano state poste in essere verifiche circa l'attuazione delle «direttive Via» o l'assoggettamento alla valutazione di impatto ambientale delle procedure, anche progettuali, riferibili alla superstrada pedemontana veneta e se queste siano o meno ad evidenza pubblica;

   se si ritenga di dovere chiedere al concessionario di produrre un reale documento relativo alla esplicitazione del rapporto costi-benefìci che, è bene ricordarlo, non riveste un semplice aspetto economico bensì, economico, sociale e ambientale;

   se si ritenga di dovere attivare un'azione di controllo affinché, secondo le proprie competenze, vengano valutate eventuali difformità di legge;

   se il Governo ritenga di dover assumere le iniziative di competenza per sospendere i lavori in ragione della mancata verifica di ottemperanza allo studio di impatto ambientale effettuata dalla commissione nazionale Via.
(4-01100)


   RICCIARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio tra i comuni di Montignoso e Pietrasanta è situata una discarica denominata Cava Fornace, gestita da Programma ambiente Apuane spa, del Gruppo Alia Spa;

   nasce come discarica di inerti per poi essere riclassificata nel 2007 e oggi ospita anche rifiuti pericolosi contenenti amianto, nonché diverse tipologie di «codici a specchio»;

   il frazionamento del progetto di discarica e il progressivo aumento dei rifiuti conferibili hanno impedito una valutazione complessiva di impatto ambientale e dell'impatto cumulativo dell'impianto, a giudizio dell'interrogante depotenziando le istruttorie svolte in successivi procedimenti autorizzativi;

   una valutazione di impatto ambientale ab origine avrebbe inequivocabilmente stabilito come emerso nell'inchiesta pubblica conclusasi nel 2009, l'inidoneità del sito rispetto ai criteri del decreto legislativo n. 36 del 2003, in quanto si tratta di sito carsico, sismico, ad alta pericolosità geomorfologica, con sorgenti sottostanti, adiacente al Sir-Zps «Lago e Rupi di Porta», nonché l'inadeguatezza sotto il profilo urbanistico rispetto all'attività svolta;

   le molteplici attività di controllo effettuate da Arpat sovente sfociano in segnalazioni all'autorità giudiziaria per violazioni al codice ambientale o alle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale;

   le analisi effettuate hanno evidenziato una progressiva degradazione dell'ecosistema circostante;

   la procura di Massa Carrara ha avviato un'inchiesta per il reato di inquinamento ambientale;

   nel 2014, fino al 2016, fu emesso un provvedimento interdittivo antimafia da parte della prefettura poi revocato dopo un rinnovamento della compagine societaria;

   i comuni di Montignoso, Pietrasanta, Seravezza e Forte dei Marmi hanno approvato di recente atti di indirizzo per chiedere la chiusura dell'impianto;

   il consiglio regionale della Toscana ha fatto proprie le preoccupazioni delle comunità locali e impegnato la giunta alla rapida chiusura dell'impianto e a una contestuale realizzazione di un piano di messa in sicurezza e bonifica dell'area;

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si espresse contrariamente alla riclassificazione dell'originaria discarica di inerti, con nota del 19 settembre 2007, vista la vulnerabilità del sito, che ricade parzialmente in una zona di protezione speciale;

   è imminente l'inizio lavori per portare l'abbancamento dei rifiuti a 98 metri di altezza con una grave e irreparabile compromissione del sito e dei territori limitrofi;

   sussistono implicazioni di certo interesse pubblico, di tutela ambientale e della salute pubblica di oltre 50 mila abitanti –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per tutelare le aree di cui in premessa che costituiscono zone di protezione speciale e se ritenga di accogliere le istanze delle comunità locali, promuovendo la costituzione di un tavolo interistituzionale per scongiurare l'aggravarsi di una già preoccupante situazione.
(4-01103)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la gestione dell'ente parco nazionale dell'Appennino Lucano-Vai d'Agri-Lagonegrese è al centro di una serie di contestazioni sul suo operato da parte della Corte dei Conti, oltre che protagonista di altri casi giudiziari e abusi gestionali;

   dalle lettere inviate al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 17 luglio e 24 agosto 2018 da parte dell'associazione «Ambiente e Legalità», si apprende come la determinazione e relazione n. 66 del 27 giugno 2018, curata dalla sezione del controllo sugli enti della Corte dei Conti per gli anni 2014/2016 abbia evidenziato che: l'incarico di direttore, nel periodo in esame e fino all'attualità è stato espletato da un soggetto esterno a seguito di delibere più volte reiterate. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha fatto presente di avere (con nota del 1° febbraio 2018 n. 2218) «inviato l'Ente alla sollecita regolarizzazione di tutte le situazioni di rilievo emerse, con particolare riferimento a quelle relative alla figura del direttore dell'Ente»;

   nel 2016 un'indagine della Guardia di finanza di Potenza ha portato all'atto di citazione in giudizio emesso dalla procura presso la sezione giurisdizionale per la regione Basilicata della Corte dei Conti per 14 persone tra dipendenti, membri del Consiglio direttivo e del collegio dei revisori dei conti del parco Nazionale dell'Appennino-Lucano;

   la delibera n. 28 dell'8 giugno 2018 del consiglio direttivo del parco ha individuato i nomi dei 3 candidati, sulla base della quale il Ministro ha la facoltà di scegliere il candidato più idoneo a ricoprire la carica di direttore del parco;

   si sottolinea che il precedente procedimento di nomina per la figura di direttore è stato annullato dal Ministero, perché nessuno in quella terna, possedeva i requisiti necessari;

   l'unico nominativo rimasto anche nella nuova terna è quello dell'architetto Vincenzo Fogliano, attuale direttore facente funzione, nel frattempo inserito nell'albo dei direttori grazie ai 10 anni di direzione – sembrerebbe illegittima – del parco nazionale dell'Appennino-Lucano e destinatario anche lui dell'atto di citazione in giudizio, nel quale, oltre all'incarico dirigenziale che risulterebbe illegittimo e dannoso e sul quale è già intervenuto più volte il Ministero – senza risultato – affinché il medesimo direttore cessasse dall'incarico, sono evidenziati: indebita liquidazione di rimborsi e ferie non godute, indebita corresponsione di buoni pasto, rimborso spese di missione e spese di carburante;

   gli altri due nominativi presenti nella terna farebbero risultare quasi blindata la nomina di Fogliano a direttore, dato che si tratta di due direttori di parco in carica;

   a parere dell'interrogante sarebbe necessario evitare tale situazione, non fosse altro che per ragioni di opportunità, vista anche la spada di Damocle del giudizio della Corte dei Conti che pende sui vertici dell'ente parco e su Fogliano in particolare, per danno erariale;

   occorre dare un taglio netto con tutta la recente gestione de'ente e probabilmente la nomina di un commissario, in attesa che rapidamente si nomini un presidente di alto profilo, potrebbe interrompere il vortice in cui si sta avviluppando l'ente, intorno ad un direttore il cui incarico parrebbe essere considerato illegittimo. Nel frattempo il parco ha bisogno di un direttore che garantisca una guida stabile, corretta e sicura che indirizzi la vita del parco. Il Ministro interrogato deve assumersi la responsabilità politica della scelta in tempi brevi e certi –:

   se il Ministro intenda verificare se sussistano o meno le condizioni per giungere al commissariamento dell'Ente parco nazionale appennino Lucano-Val D'Agri-Lagonegrese e contestualmente procedere alla nomina, in tempi rapidi e certi, del nuovo direttore del parco, al fine di ripristinare regolarità e trasparenza nella gestione dell'ente nell'esclusivo interesse di un intero territorio.
(4-01106)


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, VINCI, MURELLI, PIASTRA, CESTARI, TONELLI, GOLINELLI, TOMASI e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione del piano aria integrato regionale 2020, la regione Emilia-Romagna ha stabilito che dal 1° ottobre 2018 al 31 marzo 2019 si applicheranno limitazioni alla circolazione di veicoli, con la novità che il divieto di circolare nei centri urbani dei comuni con più di 30.000 abitanti sarà esteso anche agli autoveicoli diesel Euro 4 (la cui vendita è vietata dal 1° settembre 2009), conformemente al «Nuovo accordo per la qualità dell'aria nel bacino padano» (sottoscritto il 9 giugno 2017 dalle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), che tuttavia prevede tempi più lunghi e ragionevoli per i veicoli Euro 4, il cui divieto di circolazione dev'essere introdotto entro il 1° ottobre 2020;

   le limitazioni alla circolazione degli autoveicoli diesel Euro 4 riguardano un numero elevato di privati cittadini, la gran parte dei quali rientra in fasce di reddito basse e dunque ha maggior difficoltà a cambiare l'autoveicolo;

   la maggior parte dei veicoli adibiti al trasporto pubblico attualmente in uso nella regione Emilia-Romagna risulta paradossalmente molto più inquinante rispetto agli standard imposti per i veicoli privati;

   i veicoli impiegati per il trasporto pubblico nelle città dell'Emilia-Romagna sono obsoleti e il servizio reso non è in grado di soddisfare le reali esigenze di trasporto e — allo stato attuale — non è previsto il completo ricambio della flotta né il potenziamento delle linee;

   alcune città dell'Emilia-Romagna (tra le quali spicca Parma) hanno caratteristiche geotopografiche tali che divieti particolarmente stringenti, come quelli da ultimo introdotti dalla regione Emilia-Romagna, potrebbero potenzialmente paralizzare la circolazione dei cittadini residenti e non residenti, con gravi ripercussioni sul regolare svolgimento delle loro attività quotidiane e con effetti negativi sulle attività turistico-commerciali e produttive –:

   se non si ritenga opportuno promuovere una revisione dell'accordo al fine di pervenire a una più equilibrata ponderazione dei contrapposti interessi di circolazione dei cittadini e di riduzione dell'inquinamento (indi di una maggiore salubrità dell'aria), anche in ragione di quanto esposto in premessa;

   quali siano gli orientamenti del Governo rispetto a questo divieto che appare agli interroganti troppo penalizzante per le fasce di popolazione meno abbienti che non possono acquistare un veicolo meno inquinante.
(4-01107)


   VILLANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il piano regolatore generale del comune di Scafati (Salerno) destina alle attività produttive la zona D del territorio scafatese;

   il vigente piano regolatore generale, inerente alle sottozone D4 prevede che le aree prevalentemente inedificate già in parte occupate da sedi di attività industriali, siano destinate alla realizzazione di un insieme di sedi produttive per attività non nocive né inquinanti;

   attraverso il decreto dirigenziale 355 del 7 dicembre 2010 la regione Campania approvava e autorizzava alla società Igiene Urbana S.r.l. il progetto per la realizzazione di un impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, in un'area interna alla zona Pip del comune di Scafati sita alla via Galileo Ferraris per una quantità massima stoccabile di rifiuti di metri cubi 1562.50;

   nel 2011 il comune di Scafati attraverso il permesso a costruire 04/11 dell'8 febbraio 2011 ha autorizzato la ristrutturazione e l'ampliamento dell'impianto;

   il 21 ottobre 2011, la regione Campania con decreto dirigenziale n. 211 concedeva all'igiene Urbana s.r.l. l'autorizzazione all'esercizio dell'impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi;

   il 5 novembre 2012 con il decreto dirigenziale n. 194, la regione Campania autorizzava la ditta l'igiene Urbana S.r.l. ad effettuare un ampliamento della superficie dello stabile fino ai 13.927 metri quadrati e una quantità massima di stoccaggio di rifiuti pericolosi e non di 3481,75 metri cubi;

   la regione Campania con il decreto dirigenziale n. 79 del 30 aprile 2013 concedeva alla società l'igiene Urbana s.r.l. l'autorizzazione all'esercizio dell'impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi;

   la regione Campania con altri due provvedimenti, il decreto dirigenziale n. 148 del 31 luglio 2013 e il Decreto dirigenziale n. 81 del 6 maggio 2013, sentenziava il passaggio dello stabilimento dalla società l'igiene Urbana s.r.l. ad altra società del medesimo gruppo denominata Helios;

   con decreto dirigenziale 2 del 12 gennaio 2015 veniva autorizzato un ulteriore ampliamento di metri quadri 3170.46, portando così l'autorizzazione a 17097,46 metri quadri per una quantità massima stoccabile di rifiuti pericolosi e non di 4274,36 metri cubi;

   con il decreto dirigenziale 94 del 27 aprile 2015 alla società Helios veniva concessa la messa in esercizio dell'impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi per una superficie finale di 17097,46 metri quadri e per una quantità massima stoccabile di 4274,36 metri cubi;

   la zona Pip di Scafati non è completa neanche al 50 per cento non risulta avere i servizi e i sottoservizi adeguati per ospitare in sicurezza ambientale una ditta di questo tipo;

   sin dal suo insediamento, l'impianto ha arrecato enormi disagi non solo alle abitazioni nelle sue immediate vicinanze, ma anche alla viabilità spingendo i cittadini a presentare numerose denunce e diffide;

   il tribunale di Nocera Inferiore, in data 11 ottobre 2016 ha disposto il sequestro preventivo delle quote sociali, dei beni patrimoniali e strumentali, nominando contestualmente un amministratore giudiziario atto a far proseguire l'attività per salvaguardare i livelli occupazionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra descritti, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di promuovere una verifica anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, su una situazione definita come «pericolosa la salute» e tale da suscitare le condizioni di una emergenza sanitaria, e da richiedere una delocalizzazione dell'attività.
(4-01108)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGNARLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   fino alla riforma attuata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014 e relativi decreti ministeriali attuativi, la struttura del Ministero per i beni e le attività culturali era costituita da un segretario generale, da nove direzioni generali, da strutture di coordinamento regionale che, a seconda dell'Esecutivo in carica, erano Soprintendenze regionali, direzioni regionali, segretariati regionali. Inoltre vi erano strutture con competenze scientifiche e di indirizzo settoriale. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014, si è voluto riorganizzare il Ministero per i beni e le attività culturali, separando la fruizione e valorizzazione dalla tutela;

   secondo alcune voci critiche, la riforma sta portando nelle regioni alla costituzione di nuove strutture e ad accorpamenti senza criterio, con competenze totalmente diverse, che stanno minando la stessa funzionalità istituzionale;

   con il decreto ministeriale del gennaio 2016 sono state sciolte le Soprintendenze archeologiche e sono trasferite le competenze alle Soprintendenze belle arti e paesaggio, ma la riforma, in sostanza, sembra aver aumentato i costi, pur diminuendo il personale;

   in Toscana, con l'attuale riforma, la ex Soprintendenza ai beni storici artistici di Firenze è stata ripartita in tre strutture dirigenziali, di cui una guidata da un dirigente generale (Uffizi) e due da un dirigente non generale (Accademia e Bargello). Inoltre, è stato creato il Polo museale toscano, struttura dirigenziale non generale, a cui sono stati trasferiti i vari musei, laboratori di restauro e la quasi totalità delle aree archeologiche, con vari decreti ministeriali;

   alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, territorio dell'interrogante, è stata accorpata la ex Soprintendenza di Arezzo, ad avviso dell'interrogante sacrificata per mero interesse politico, benché ricchissima di patrimonio storico, artistico, architettonico ed archeologico;

   quest'ultima struttura è soggetta a un continuo assottigliamento d'organico: gli archeologi preposti al territorio provinciale aretino erano cinque/sei, con l'accorpamento c'è un solo archeologo per tutta la provincia. Gli architetti aretini prima erano quattro per tutta la provincia, oggi coprono anche parte delle competenze territoriali delle altre due provincie, Siena e Grosseto. Diversi dipendenti in organico ad Arezzo, per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014, hanno aderito alla mobilità verso il Polo museale toscano (struttura «figlia» del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri), in quanto garantiva la permanenza lavorativa nel territorio. L'organico prima della riforma era di circa cinquanta unità, oggi è meno di venticinque, e non è da escludere, vista la soglia di età di diversi lavoratori, un ulteriore assottigliamento –:

   a quale livello di attuazione si può considerare oggi la riforma del Ministero per i beni e le attività culturali, avviata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014 e quali siano i principali obiettivi ad oggi raggiunti e le principali criticità riscontrate in corso di attuazione della riforma.
(4-01097)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da quanto emerge da organi di stampa locali l'ufficio dell'Agenzia delle entrate del comune di Ovada (Alessandria) è aperto soltanto due mattine alla settimana dalle ore 9 alle 13;

   tale spazio temporale risulta essere insufficiente per le esigenze dei cittadini, con conseguenti disagi per l'utenza;

   in risposta a questa situazione il sindaco del comune di Ovada, Paolo Lantero, ha scritto nel mese di luglio 2018 al direttore regionale e provinciale dell'Agenzia delle entrate, nonché a quello di Acqui Terme per porre alla loro attenzione l'insostenibilità della questione che si è venuta a creare, ma, a quanto risulta all'interrogante, non ha ricevuto una risposta in merito;

   sempre da quanto emerge dagli organi di stampa locali l'accordo per mantenere l'ufficio di Ovada è stato rinnovato nel mese di giugno 2018 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di assicurare una ordinata e puntuale erogazione del fondamentale servizio gestito dall'Agenzia delle entrate in favore dei cittadini, dei professionisti e delle imprese di Ovada e dei comuni dell'Ovadese.
(4-01082)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2010, nascono, inizialmente nel Lazio e a seguire in tutta Italia, con protocolli di intesa locali tra regioni e tribunali, progetti formativi con la partecipazione di lavoratori in ammortizzatori sociali e disoccupati;

   nel giugno 2011, i progetti vengono rinnovati per il secondo anno di formazione presso il medesimo ufficio giudiziario, con lo stesso ente utilizzatore, con un rimborso spese;

   nei primi due anni di attività, i presidenti dei tribunali, nonché i funzionari e dirigenti hanno sottolineato ripetutamente la indispensabilità di questi lavoratori per mantenere in vita alcuni uffici e i relativi servizi che altrimenti sarebbero costretti a chiudere;

   nel dicembre 2012, con la legge n. 228, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicembre 2012, si sancisce che i lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili, disoccupati, inoccupati, che a partire dall'anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari, continuino il loro percorso formativo per un anno ancora, con uno stanziamento di 7,5 milioni di euro;

   al 2013, sono 3100 i lavoratori impegnati in tali progetti su tutto il territorio nazionale e sopperiscono all'endemica carenza di personale;

   nel 2013, nella legge di stabilità 147 del 2013, all'articolo 1, comma 344, il finanziamento per i progetti viene raddoppiato, prevedendo uno stanziamento di circa 15.000.000 euro;

   per non disperdere le professionalità acquisite, alla luce della mancanza di personale riscontrato da più parti e delle note di merito ricevute da più presidenti di corte di appello per il pregevole lavoro svolto, oltre che per una più efficiente organizzazione della giustizia in risposta alle nuove esigenze, è stato istituito nel 2014, l'ufficio per il processo (articolo 50 del decreto-legge n. 90 del 2014), inserendo tali lavoratori a pieno titolo nell'organizzazione;

   con decreto 20 ottobre 2015, il Ministero della giustizia ha bandito una selezione pubblica per strutturare effettivamente l'ufficio per il processo riservandolo a sole 1502 unità a fronte del bacino complessivo nel frattempo ridottosi a circa 2500 unità;

   dal dicembre 2015 ad oggi, la platea si è ridotta ulteriormente a circa 900 unità a livello nazionale ancora inquadrati con un semplice progetto formativo e chiamata con l'appellativo di «precari della giustizia»;

   a questa prima categoria (precari della giustizia) se ne è aggiunta una seconda, con il decreto-legge n. 69 del 2013 che ha istituito, con l'articolo 73, la figura del «tirocinante» presso gli uffici giudiziari;

   con tale istituto, i migliori laureati in giurisprudenza d'Italia avrebbero potuto svolgere un tirocinio formativo di 18 mesi nei tribunali in affiancamento ai magistrati;

   il tirocinio nasce senza la previsione di un pagamento al tirocinante, né di un rimborso spese;

   a partire dal 2015, però, si è cominciato a fornire ai tirocinanti ex articolo 73 una borsa di studio del valore di 400 euro al mese;

   i fondi stanziati sono stati via via crescenti, ma non si è mai riusciti a fornire la borsa di studio a tutti, escludendo dalla graduatoria coloro che avevano redditi al di sopra di una certa soglia;

   da molti anni ormai gli uffici giudiziari sono sensibilmente ridotti nel proprio organico e l'endemica carenza di personale si ripercuote su molti servizi, rendendo indispensabile il ricorso a figure di precariato come quelle riportate in premessa –:

   come intenda attivarsi rispetto al tema complessivo dei «precari della giustizia» e dei tirocinanti che, con vari profili e svariati progetti, da molti anni, stante la loro indispensabilità, tengono in piedi il sistema giustizia in Italia e nutrono legittime aspettative sia di rinnovo del loro impegno, per i tirocinanti, sia di stabilizzazione, per i precari.
(5-00435)


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2016 è stato indetto un concorso per il profilo di 800 assistenti giudiziari che si è svolto, tra maggio e ottobre del 2017;

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha autorizzato l'assunzione di un contingente massimo di 1.400 unità di personale amministrativo non dirigenziale;

   in data 28 dicembre 2017 è stata disposta ai sensi dell'articolo 3-bis, lettera a), del decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, del 21 aprile 2017, l'assunzione quindi di ulteriori 600 unità in aggiunta agli 800 posti messi a concorso, mediante scorrimento della graduatoria;

   rispondendo nell'Aula di Montecitorio a un question time dell'interrogante, nel luglio 2018, il Ministro interrogato, dava garanzie di imminente immissione in ruolo, così come deciso dal precedente Ministro, di ulteriori 420 unità mediante scorrimento graduatoria degli idonei;

   il Ministero della giustizia, con un provvedimento del direttore generale del personale e della formazione, ha dato effettivamente il via all'assunzione dei 420 idonei, convocando gli interessati per la scelta delle sedi e la firma del contratto, il 1° e il 2 agosto scorso;

   nel mese di maggio 2018, l'ex Ministro Orlando avanzò richiesta formale al Dipartimento della funzione pubblica per ulteriore scorrimento per 200 posti; questi, al momento, non risultano ancora convocati;

   sui 4.915 idonei al concorso per assistenti giudiziari, sono stati finora reclutati poco più di 3 mila persone; restano a disposizione 1.860 idonei (dato comprensivo delle rinunce) che confidano nello scorrimento della graduatoria, in linea con quanto già avvenuto negli scorsi mesi;

   numerosi sono gli appelli da parte di magistrati, presidenti di tribunali, camere penali e operatori della giustizia in favore dello scorrimento della graduatoria di idonei, in ragione delle gravi carenze di organico, dei problemi di efficienza legati al mancato ricambio generazionale;

   la Ministra per la pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, in un'intervista al quotidiano Il Messaggero, il 21 agosto, ha annunciato un maxi-piano di reclutamento per 450 mila assunzioni per il triennio 2019-2021, con lo sblocco totale del turnover;

   in questo ambito, naturale sarebbe predisporre già dalla prossima legge di bilancio, la dotazione economica per lo scorrimento dell'intera graduatoria di idonei al concorso per assistente giudiziario, assorbendo tutti gli idonei;

   i numerosi scorrimenti della graduatoria al concorso per assistente giudiziario ha generato anche un'altra questione, segnalata dai sindacati, riguardo all'assegnazione delle sedi: i primi arruolati hanno scelto in ordine di graduatoria le sedi sull'elenco di 1.400 reso disponibile dal Ministero; per la maggior parte erano sedi dislocate al Nord con idonei che erano in grande numero provenienti dal Sud; i successivi hanno potuto scegliere, invece, su nuovi elenchi di sedi disponibili, con molte al Sud, con il paradosso che chi è arrivato dopo in graduatoria ha potuto individuare luoghi più conformi alle proprie necessità rispetto a chi è arrivato prima;

   lo stesso paradosso rischia di verificarsi con gli ulteriori, auspicati, scorrimenti della graduatoria di idonei;

   dai sindacati, per rimediare a questa disparità, arriva la richiesta di un interpello straordinario di mobilità interna riservato solo agli assistenti giudiziari neoassunti per una complessiva riassegnazione delle sedi secondo la graduatoria di merito –:

   se siano state attivate le procedure per l'immissione in ruolo di ulteriori 200 idonei dell'ultimo concorso per assistente giudiziario;

   se sia intenzione del Governo assumere iniziative, fin dal prossimo disegno di legge di bilancio, per procedere allo scorrimento totale della graduatoria di cui in premessa;

   se si intenda valutare una iniziativa, come indicato in premessa, per una complessiva riassegnazione delle sedi secondo la graduatoria di merito.
(5-00439)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la situazione dei ponti della Milano-Meda desta preoccupazione per via di alcune segnalazioni emerse attraverso i principali organi di stampa;

   la provincia di Monza e Brianza, dopo un complesso iter articolato, si è fatta carico della gestione e della manutenzione della struttura della Milano Meda che, ad oggi, doveva essere superata, perché inclusa nel sistema viabilistico pedemontano;

   il 5 maggio 2017 è stato sottoscritto con il presidente della regione Lombardia Maroni il protocollo d'intesa tra provincia e regione in merito alla gestione della rete stradale ad elevato flusso di traffico in Brianza (cosiddette strada ex Anas). Rispetto alla rete stradale provinciale, che conta complessivamente 238 chilometri, entro la fine del 2017 doveva essere ceduto poco più del 10 per cento pari a 35,1 chilometri complessivi, distribuiti tra i 26,2 chilometri della Milano-Meda ex SS35 Dei Giovi, compresi svincoli e relative pertinenze, 6,3 chilometri della Rho-Monza ex SS527 Bustese e 2,6 chilometri complessivi tra la ex SS342 Briantea e la SP41 Agrate Brianza-Usmate;

   il 17 luglio 2018 la regione Lombardia ha riassegnato la competenza della tratta brianzola della Milano-Meda alla provincia Monza e Brianza;

   dopo anni senza alcun intervento da parte della provincia di Milano, la provincia di Monza e Brianza ha messo in campo un progetto di manutenzione straordinaria, attualmente in corso, per 1,8 milioni di euro e nel novembre 2016 è partita la campagna ispettiva di primo livello sui 36 ponti, che attraversano la tratta di competenza della provincia di Monza e Brianza della Milano-Meda;

   una prima verifica ispettiva per i 36 ponti della Milano-Meda, effettuando analisi complete e alcune indagini più approfondite, tra cui anche prove di carico, sulle quattro situazioni più critiche, è costata oltre 72.000 euro. A fronte di ciò è ora in corso la progettazione esecutiva degli interventi di rinforzo strutturale e di ripristino tecnologico per un totale di 70.000 euro;

   in base alle prime risultanze emerse – nelle quali i periti hanno confermato lo stato di particolare usura dei ponti, anche considerando i volumi di traffico della strada che conta il transito di più di 100.000 veicoli al giorno – la provincia ha disposto la chiusura precauzionale dello scavalcamento di via Maestri del Lavoro a Bovisio Masciago e disposto limitazioni di peso al transito su altri due. Saranno effettuate chiusure notturne finalizzate anche a consentire l'esecuzione di ulteriori indagini tra cui prove dinamiche, di carico e di caratterizzazione dei materiali e del loro stato, in base alle quali si potrà stabilire anche la tipologia di eventuali interventi necessari per rendere i ponti nuovamente transitabili;

   in attesa dei report finali, e in base ai primi risultati emersi, i tecnici della provincia stimano di dover intervenire prioritariamente su tre ponti segnalati: ponti di via Manzoni e via S. Benedetto a Cesano Mademo e svincolo di via Tre Venezie a Meda, mentre altri lavori di minore impatto dovranno essere programmati anche sul resto dei manufatti dove – in ogni caso – sono state rilevate anomalie;

   la situazione attuale su 4 ponti considerati più «critici» risulta la seguente:

    quanto al ponte di via Maestri del Lavoro (Bovisio Masciago) è utilizzato solo per transito di mezzi agricoli e chiuso cautelativamente da oltre 1 anno e mezzo;

    quanto al ponte di Binzago (Cesano Maderno) vige, in via precauzionale, una limitazione al transito ai veicoli di massa > a 3,5 tonnellate;

    quanto al ponte sulla Milano-Meda all'altezza di via San Benedetto (Cesano Maderno), la certificazione della società 4EMME Service s.p.a. che ha rilasciato una dichiarazione di idoneità ai transiti previsti per i ponti di 1a categoria circ. 14 febbraio 1962, n. 384, è valida fino a gennaio 2019, quindi tuttora vigente;

    quanto al ponte svincolo di Meda, la dichiarazione del tecnico non cita la dichiarazione di transitabilità prevista per i ponti di 1a categoria circ. 14 febbraio 1962, n. 384 effettuata da 4EMME Service s.p.a., tuttora valida ed in scadenza nel mese di gennaio 2019. Sono attualmente in corso le prove di ispezione materica e stanno per partire le prove di carico –:

   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato e quali iniziative e quali risorse straordinarie si intendano mettere in campo.
(2-00093) «Mandelli, Gelmini, Saccani Jotti, Rossello, Della Frera».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la regione Liguria è caratterizzata da un territorio impervio; il recente crollo del «Ponte Morandi» dimostra fra l'altro la non semplice coesistenza di attività produttive, aree urbane e infrastrutture in questo territorio. Il piano rifiuti regionale prevede, per la gestione dell'organico impianti di digestione anaerobica, sebbene non esista nel territorio possibilità di spandimento degli effluenti solidi (digestati), destinati verosimilmente a discarica (non chiudendo quindi la filiera), come nel caso dell'impianto Ferrania Ecologia s.r.l. a Cairo Montenotte (SV), balzato agli onori delle cronache per una recente inchiesta per reati ambientali; la necessaria depurazione degli effluenti, liquidi si inserisce poi in un contesto che vede ancora molti agglomerati urbani oggetto di procedura di infrazione europea e altri in pre-infrazione. Una gestione sostenibile e di prossimità dell'organico in Liguria potrebbe passare per esempio da impianti di compostaggio;

   criticità importanti e apposizione dei residenti si sono riscontrate per il paventato impianto di Taggia (IM) e per quello di Isola del Cantone (GE). Quest'ultimo impianto, tecnicamente definito: «impianto per la produzione di energia elettrica da biogas derivante dal trattamento anaerobico della frazione organica dei RSU (FORSU) e speciali non pericolosi», dovrebbe sorgere in località Camposaragna;

   è caratterizzato da un digestore dove viene prodotto bio gas utilizzato in loco per alimentare un motore a combustione interna finalizzato alla generazione di energia elettrica (998 KW elettrici) per immissione in rete. I volumi di materiale-trattato sono 90 tonnellate al giorno di rifiuti (33.000 tonnellate/anno rifiuti) a fronte di una produzione di frazione organica di rifiuto solido urbano (FORSU) in alta valle Scrivia di sole 10 t/giorno;

   la ditta proponente è la società ENERGA srl. Tale ditta ha come soci principali DOCKS LANTERNA SPA operante nello smaltimento rifiuti in Liguria e Domino srl operante nel settore/immobiliare;

   si segnalano alcune criticità autorizzative: il progetto ha ricevuto una Via regionale positiva con delibera di giunta regionale n. 1319 del 30 dicembre 2016. La procedura di Via è stata preceduta da una inchiesta pubblica che, ad avviso dell'interrogante, non ha tenuto in considerazione i motivi tecnici, ambientali, socio economici di contrasto con il progetto, di tutta la comunità territorialmente interessata sia a livello di istituzioni locali, associazioni e comitati civici. È stata avviata, presso la città metropolitana di Genova, la procedura di rilascio della autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003. Attualmente la procedura è ferma in attesa del pronunciamento del Tar Liguria sul ricorso promosso del comune di Isola del Cantone e da altri comuni territorialmente interessati dall'impianto compresa la provincia di Alessandria;

   l'impianto, ad avviso dell'interrogante è assoggettabile oltre che a Via anche ad autorizzazione integrata ambientale (punti 7 e 8 dell'allegato VIII alla Parte II del decreto legislativo 512 del 2006), invece la procedura scelta ad oggi è quella della autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003;

   la valutazione ambientale strategica sul progetto di biodigestore è stata chiusa senza un provvedimento espresso come richiesto dalla legge;

   non sussiste la completa disponibilità dei terreni da parte della società, proponente il progetto di biodigestore come invece previsto dalla normativa in materia (articolo 12 del decreto legislativo 387 del 2003). Inoltre, nessuna verifica in ordine alla disponibilità dei terreni veniva effettuata e in data 12 luglio 2017, con nota prot. 17373, la competente Soprintendenza esprimeva parere di competenza favorevole in ordine all'intervento de quo proprio sul presupposto dell'acquisita proprietà dei terreni interessati dall'intervento. In data 28 luglio 2017 veniva, pertanto, rilasciata l'autorizzazione paesaggistica;

   in data 20 marzo 2018 c'è stato il riavvio, presso città metropolitana di Genova, dell'istruttoria dell'autorizzazione unica: nella prima seduta di Conferenza di servizi RFI manifesta parere contrario sulla fascia di rispetto di 30 metri (decreto del Presidente della Repubblica 753), l'istruttoria verrà svolta dalla sede centrale; viene affermato: «l'impianto ricade in parte in quella fascia (15 metri) e non concediamo deroghe». L'impianto dovrebbe sorgere a 70 metri dal fiume Scrivia e a 15 metri dalla linea ferroviaria (sopraelevata rispetto all'impianto), incassato a minima distanza da rilievi collinari;

   si sottolinea il rischio di esplosione del digestore contenente materiali infiammabili collegato non solo a deragliamenti ferroviari ma anche al lancio di pietrisco e di scintille che normalmente avviene al passaggio dei treni, arrivando al possibile passaggio di treni carichi di materiale infiammabile; così si ritorna all'incipit del presente atto ossia al rischio di eventi esiziali come il crollo del ponte –:

   se i Ministri interrogati per quanto di competenza intendano assumere ogni iniziativa di competenza per garantire una sicura coesistenza delle infrastrutture con le attività produttive, in particolare facendo sì che Rfi confermi l'opposizione alla costruzione di un impianto del genere in tale sede;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda assumere iniziative normative o promuovere linee guida più stringenti in merito alla gestione di «organico e verde», in relazione a possibilità di spandimento a filiera corta e depurazione idrica in caso di digestione anaerobica, anche, alla luce delle innumerevoli criticità del caso in esame.
(2-00095) «Zolezzi».

Interrogazione a risposta orale:


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 1983 l'allora Cassa per il Mezzogiorno finanziò con 503 miliardi di lire la realizzazione della diga del Melito (Catanzaro);

   i lavori hanno subito notevoli rallentamenti a causa di diversi contenziosi instauratisi con gli appaltatori dei lavori, nonché delle problematiche di carattere progettuale emerse nel corso del tempo;

   il completamento dell'opera rappresenta una grande opportunità per la Calabria, concretizzandosi in lavori di adduzione e derivazione dei fiumi, realizzazione di una centrale idroelettrica, opere di derivazione a valle per i fabbisogni potabili, irrigui ed industriali, nonché un'enorme risorsa dal punto di vista della produzione di energia elettrica;

   l'articolo 1, comma 516, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede l'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con altri Ministri, per la definizione del Piano nazionale di interventi nel settore idrico, articolato in due sezioni: sezione «acquedotti» e sezione «invasi»;

   ai fini della definizione della sezione «invasi», il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti deve definire l'elenco degli interventi necessari e urgenti;

   per la definizione delle priorità da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in data 23 febbraio 2018, il consorzio di bonifica Ionio Catanzarese ha trasmesso la documentazione e i documenti necessari per l'inserimento della diga sul Melito nell'elenco di cui al primo periodo del comma 518 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017;

   nel corso della recente audizione presso la Commissione ambiente della Camera dei deputati sulle linee programmatiche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro interrogato ha dichiarato, in merito al Piano «invasi», che «A oggi le proposte pervenute dal territorio ammontano a oltre 3 miliardi. Si tratta, salvo alcuni casi, di interventi di piccola rilevanza, in termini di fabbisogno finanziario, ma con una forte ricaduta economica: sono in grado di creare forte consenso locale, in quanto forniscono l'acqua alle città e all'agricoltura; non hanno impatto ambientale, ma, semmai, sono diretti alla conservazione della risorsa naturale; in alcuni casi, servono a mitigare il rischio alluvioni; hanno un iter procedurale molto contenuto rispetto ad altre opere pubbliche; soprattutto, possono essere cantierabili in poco tempo e realizzabili, per l'importo contenuto, dalle imprese locali. Interventi, quindi, che presentano le caratteristiche proprie dell'ottica dell'indirizzo politico del ministero» –:

   se la diga del Melito rientri nel Piano nazionale di interventi nel settore idrico, nonché quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito al completamento dei lavori di realizzazione della diga del Melito e quali siano le risorse finanziarie destinate al suo completamento.
(3-00164)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalle denunce della sezione del Wwf di Foggia, pubblicate in un articolo de «La Gazzetta del Mezzogiorno» dell'11 settembre 2018, sembrerebbero sussistere da anni alcune problematiche che attengono al servizio di trasporto pubblico ferroviario sulla tratta Foggia-Manfredonia e che sono causa di disagi per la cittadinanza;

   in particolare, secondo quanto denunciato dal Wwf agli organi di stampa, sembrerebbe che il trasporto sulla tratta citata dovrebbe avvenire via ferrovia, proprio come pare sia disposto dal contratto di servizio tra regione Puglia e Trenitalia. Quest'ultima, a fronte del servizio reso, dovrebbe incassare dall'amministrazione pugliese il pagamento relativo al costo chilometrico;

   nonostante le disposizioni della sopra citata disciplina di servizio, pare che per nove mesi all'anno, e secondo presunti accordi tra la regione Puglia e Trenitalia, il trasporto sia effettuato tramite un servizio sostitutivo di autobus e con costi invariati per l'amministrazione;

   secondo quanto testualmente esposto dalla sezione del Wwf di Foggia agli organi di stampa, infatti, sembrerebbe che Trenitalia, adducendo motivazioni di scarso utilizzo del servizio ferroviario offerto «(...) per 9 mesi all'anno, d'accordo la Regione, sostituisce le corse dei treni con i più economici autobus, incassando però la tariffa delle corse ferroviarie (...)»;

   pare che la predetta modalità di gestione operativa sia stata confermata anche nel nuovo contratto di servizio 2018-2032, siglato il 14 giugno 2018, e sembra prevalere l'integrazione quotidiana di sei corse sostitutive di Trenitalia con 11 corse di autobus garantite dalla Sita;

   il servizio di trasporto programmato così come descrive il Wwf nel suo comunicato alla stampa sembrerebbe non essere conforme ai principi di efficacia, efficienza ed economicità del servizio pubblico e pare non sia utile a soddisfare le esigenze della cittadinanza, sia perché i tempi di percorrenza della tratta interessata sarebbero aumentati del 50 per cento, sia perché l'integrazione dei servizi resi da Trenitalia e Sita apparirebbe logisticamente poco funzionale a causa della capienza dei mezzi nettamente inferiore rispetto a quella dei treni;

   inoltre, secondo quanto riportato dall'articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, pare che il progetto di elettrificazione e ammodernamento della tratta ferroviaria Foggia-Manfredonia, da due anni inserito nel «Patto per la Puglia», e che prevede una dotazione di 50 milioni di euro, risulterebbe ancora non operativo. Il potenziamento di questa linea ferroviaria potrebbe, invece, rivelarsi determinante proprio per migliorare l'attuale offerta di trasporto ferroviario a beneficio della cittadinanza che certamente preferirebbe utilizzarlo sostituendolo all'uso dell'auto privata o degli autobus con evidenti ricadute positive sull'impatto ambientale –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;

   se i fatti esposti in premessa dovessero corrispondere al vero, quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di ricondurre il servizio di trasporto pubblico offerto sulla tratta Foggia-Manfredonia verso standard di maggiore efficienza, efficacia ed economicità tali da poter soddisfare le esigenze della cittadinanza ed in particolar modo adeguati a garantire in maniera prevalente il servizio di trasporto ferroviario che soddisfa maggiormente i principi di mobilità sostenibile e le necessità di riduzione degli impatti negativi sull'ambiente;

   di quali notizie il Governo disponga in merito al citato progetto di elettrificazione e ammodernamento della tratta ferroviaria Foggia-Manfredonia, inserito nel «Patto per la Puglia», quale sia il relativo stato di attuazione e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare lo sviluppo del progetto, eliminando, al contempo, eventuali ostacoli che ne inficiano la progressione.
(5-00429)


   FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la velocità della ripresa economica e la competitività del nostro Paese dipende anche dalla realizzazione di investimenti pubblici e privati nel settore delle infrastrutture. Sulle grandi opere si misura la capacità di guardare al futuro e di dotare l'Italia di un sistema connesso, capace di creare crescita e di evitare l'isolamento dal resto dell'Europa;

   il 20 dicembre 2016 è stata approvata la legge 5 gennaio 2017, n. 1, recante «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015, e del protocollo addizionale, con allegato, fatto a Venezia l'8 marzo 2016, con annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016»;

   il Ministro interrogato in numerose occasioni, ha annunciato che la realizzazione della Tav sarà rivista in base ad una analisi su costi e benefici; tale indagine sarà pronta, sempre secondo il Ministro, entro il mese di novembre 2018;

   sarebbe gravissimo se venisse assunta la decisione di fermare la realizzazione di opere in corso di realizzazione o già finanziate, per le quali sono state impegnate e spese ingenti risorse economiche; in alcuni casi, oltretutto, si tratta di opere che investono la responsabilità internazionale del nostro Paese sulla base di accordi internazionali;

   lo «stop» alla Tav causerebbe inoltre penali rilevanti: quelle per i mancati utili e quelle relative alle opere per ripristinare il territorio. Un costo complessivo per l'Italia di miliardi di euro, nonché un ritardo della rete infrastrutturale;

   nella XVII legislatura sono già stati compiuti importanti percorsi istituzionali, da parte del Governo pro tempore, per promuovere la maggiore condivisione possibile della suddetta opera, con l'obiettivo di disinnescare le tensioni presenti con sensibilità maggiormente refrattarie alla loro realizzazione;

   sulla Tav, in particolare, con il rapporto «Verifica del modello di esercizio per la tratta nazionale lato Italia», si è attuata la revisione del progetto da parte del Ministro pro tempore Delrio che, per la tratta nazionale, ne ha dimezzato i costi, riutilizzando una parte rilevante della linea storica, come certificato anche dai documenti ufficiali dell'Osservatorio che ha dimostrato l'oggettiva validità della Tav, soprattutto se inserita nel contesto delle reti europee;

   è emerso che Marco Ponti, docente universitario da sempre contrario alla Tav ed al trasporto su ferro, coordinerà la struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per realizzare l'analisi costi-benefici della Torino-Lione;

   in una recente trasmissione televisiva lo stesso Marco Ponti ha dichiarato, rispetto alla realizzazione della Tav ed al conseguente spostamento di ingenti volumi di traffico e merci da gomma a ferro,: «Valuteremo se investire pacchi di miliardi per spostare poca roba»;

   appare evidente all'interrogante come l'analisi costi-benefici rischi di essere imparziale e non obiettiva, alimentata da pregiudizi e non da dati e valutazioni oggettive –:

   per quali motivi il Ministro interrogato abbia ritenuto opportuno affidare una indagine sui costi-benefici della Torino-Lione ad una figura professionale da sempre contraria alla Tav e al trasporto ferroviario e quali siano i criteri ed i parametri con cui viene effettuata tale indagine.
(5-00431)

Interrogazione a risposta scritta:


   GOBBATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono oggi presenti più di 4.500 passaggi a livello sulla rete ferroviaria, l'attraversamento dei quali è regolato dall'articolo 147 del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285);

   i passaggi a livello si caratterizzano per la presenza di apparecchiature elettromeccaniche a protezione dei punti di attraversamento, che sono regolate da apparati delle stazioni o da automatismi gestiti dal treno in avvicinamento, presegnalato in forma sonora e visiva;

   molto spesso i dispositivi di segnalazione o gli stessi congegni elettromeccanici non entrano in funzione, mettendo a repentaglio l'incolumità dei soggetti che attraversano l'intersezione: da ultimo, nei comuni di Capralba e Castelleone (provincia di Cremona) in più passaggi a livello le barriere del passaggio a livello non si sarebbero abbassate al passaggio del treno, costituendo un serio pericolo per i soggetti in transito (in un caso addirittura uno scuolabus);

   negli ultimi anni Rete ferroviaria italiana ha avviato un programma di realizzazione di opere sostitutive, cavalcavia o sottovia dei predetti passaggi a livello –:

   se il programma di dismissione e conseguente sostituzione dei passaggi a livello (a cura di Rete ferroviaria italiana) continuerà e se, nelle more della sua completa realizzazione, non sia opportuno avviare, con una certa sollecitudine, un programma di verifica e controllo dei passaggi a livello oggi esistenti su tutta la linea ferroviaria nazionale.
(4-01085)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   Sara Dallabora e Irene Ferramondo sono una coppia di Piacenza unita civilmente e sono le mamme di Alessio e, da un mese, di Ilaria; quando a partire dal mese di maggio 2018 Sara si è informata sulla possibilità che nell'atto di nascita della secondogenita venisse scritto che Ilaria era figlia sua e della compagna, il comune di Piacenza ha respinto la richiesta e sostenuto che l'unica strada percorribile era quella di dichiarare che il concepimento era frutto di un rapporto sessuale con un uomo non parente né affine;

   poiché Sara è unita civilmente, questo avrebbe significato dichiarare una condotta extraconiugale in violazione del dovere di reciproca lealtà che è proprio anche degli uniti civilmente;

   Sara si è dunque vista costretta a dichiarare che Ilaria era figlia sua e di un altro uomo, in quanto anche non dichiarare la nascita di un nato è reato, e in assenza di atto di nascita il nome e il cognome viene attribuito dal comune e non dai genitori, con conseguente segnalazione da parte del comune alla procura dei minori per l'avvio di indagini per minore abbandonato;

   successivamente alla sottoscrizione della dichiarazione, Sara si è recata alla locale stazione dei carabinieri e si è denunciata per dichiarazioni non veritiere a pubblico ufficiale;

   le norme in vigore in Italia vietano al personale medico di realizzare la fecondazione eterologa a coppie omosessuali o donne single, mentre la coppia personalmente non è punibile e non compie alcun illecito;

   la modulistica è contenuta nel decreto del Ministero dell'interno del 5 aprile 2002 e prevede una madre e un padre che conferisce il cognome, oppure una madre e un padre ignoto non consanguineo questa seconda condizione è l'unica che consenta ad una donna di dare ai propri figli esclusivamente il proprio cognome;

   tali formule sono manifestamente inadeguate a rispecchiare la verità dei fatti quale è una nascita da fecondazione assistita e l'Italia rimane l'unico Paese nel mondo occidentale nel quale non venga prevista la possibilità di dichiarare nell'atto di nascita la verità su come un bambino è stato concepito, ammettendosi solo il concepimento tramite un rapporto sessuale;

   altri comuni, come Torino, Milano e Bologna, formano invece atti di nascita adeguati alla realtà e sono intervenute in tal senso sentenze dei tribunali di Pistoia e Bologna, corroborate da altre decisioni, quali quelle delle corti di appello di Napoli e di Perugia e del tribunale di Torino;

   sulla base di consolidata giurisprudenza, e in particolare della sentenza n. 162 del 2014 della Corte Costituzionale, è stata riconosciuta la piena e pari dignità alla filiazione da fecondazione assistita rispetto a quella da unione naturale e da adozione, sicché alla luce della legge n. 40 del 2004, sopravvenuta alle formule ministeriali anzidette, l'ordinamento italiano espressamente riconosce tale condizione quale fatto che determina lo stato di figlio;

   quindi, se il diritto italiano riconosce la fecondazione assistita in una legge e riconosce gli effetti della stessa quale fatto che determina i rapporti di filiazione, allora quel rapporto che i registri dello stato civile sono chiamati ad attestare formalmente non può ignorare o imporre una falsa rappresentazione di quella modalità procreativa; appare abnorme imporre alle persone, siano esse di orientamento eterosessuale o omosessuale, single o in coppia, quale condizione per riconoscere i figli, di dover dichiarare ad un pubblico ufficiale un fatto pacificamente non veritiero quale un rapporto sessuale («unione naturale» nella terminologia adottata nelle formule ministeriali) con un uomo, atto mai realizzatosi –:

   se non intenda assumere le iniziative di competenza eventualmente adottando apposita circolare, affinché non vengano più utilizzate nella modulistica rivolta agli ufficiali dello stato civile formule non veritiere, le quali, non contemplando la fecondazione assistita, obbligano alcuni cittadini a dichiarare il falso di fronte agli ufficiali di stato civile e ad alterare lo stato dei nati.
(2-00094) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2018 come riportato dagli organi di informazione, in un appartamento alla periferia di Milano, un giovane di 14 anni è stato trovato senza vita;

   l'adolescente secondo quanto riferito dal padre, in una drammatica e dolorosa ricostruzione, si è soffocato con una corda da roccia;

   le autorità hanno dapprima parlato di suicidio per poi invece rivedere tale ipotesi poiché per il genitore non si tratterebbe di questo;

   il ragazzo secondo i genitori potrebbe aver partecipato ad un «gioco» in rete conosciuto come «blackout»;

   tra le ultime pagine della rete visitate dal 14enne e rimaste memorizzate nella cronologia di navigazione vi è proprio una che parla proprio di questo «blackout», o gioco del soffocamento, una sorta di sfida estrema che consisterebbe nello sperimentare una carenza di ossigeno, fin quasi allo svenimento;

   la procura di Milano, secondo quanto riportano i media avrebbe disposto «il sequestro preventivo e d'urgenza dei siti dove vengono pubblicati video, tutorial e messaggi» che il 14enne ha guardato prima di impiccarsi;

   nel frattempo i genitori hanno rivolto proprio in rete un appello agli altri genitori a vigilare sui propri figli in relazione ai rischi che i ragazzi corrono anche in rete e a non sottovalutare qualsiasi elemento, perché non si ripetano tragedie come quella che ha colpito la loro famiglia –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di contrastare questi fenomeni e per attivare un'adeguata campagna di informazione sui rischi derivanti da questi pericolosissimi giochi.
(3-00165)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come denunciarla mezzo stampa da diverse organizzazioni sindacali il comando del Corpo dei vigili del fuoco di La Spezia risulta essere attualmente privo di mezzo «autoscala»;

   quella in dotazione la VF 21636 è in riparazione presso una ditta specializzata;

   anche l'autoscala messa a disposizione dal comando di Savona (VF 26758) non ha risolto il problema, perché questo automezzo è fuori servizio;

   questa criticità rischia di pregiudicare la piena operatività del comando, tant'è che, a seguito del fulmine che ha colpito seguito del fulmine la Chiesa di Beverino, è stato necessario rivolgersi ai vigili del fuoco di Chiavari –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative intenda assumere al fine di superare suddetta criticità assicurando la dotazione di una nuova autoscala e rispondendo alle sollecitazioni rappresentate, anche per via istituzionale, dalle organizzazioni sindacali del Corpo dei vigili del fuoco di La Spezia.
(5-00426)


   FIANO, MIGLIORE, MARTINA, ORFINI, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS e POLLASTRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nel corso della notte fra mercoledì 12 e giovedì 13 settembre 2018 alcuni striscioni, scritti con caratteri runici e in cui si accusa il Pd di essere «complice e mandante» di crimini commessi in Italia da minoranze etniche, sono stati affissi sulla facciata della palazzina che ospita il circolo Pd di Ponte Milvio in via della Farnesina 37 a Roma, mentre al cancelletto dal quale si accede alla sede del circolo è stato appeso un fantoccio avvolto nel tricolore, dalle sembianze di un impiccato;

   pur non essendo la prima volta che i circoli sono oggetto di aggressione e di atti vandalistici da parte dell'estrema destra, desta viva preoccupazione l’escalation di atti di aggressione, razzismo e vandalismo che si sono registrati negli ultimi mesi da parte di esponenti od organizzazioni di estrema destra, quasi a testimoniare una nuova presunta legittimazione a compiere tali atti da parte dei loro autori;

   in attesa degli esiti delle indagini in corso da parte della Digos, impegnata a visionare i filmati delle telecamere di sicurezza per risalire agli autori dei fatti denunciati, appare dunque indispensabile agli interroganti una condanna ferma e inequivoca dei fatti denunciati da parte di tutte le forze politiche, anche quelle impegnate a sostenere l'attuale Governo in carica –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la piena sicurezza di tutte le sedi del Pd e dei suoi militanti, anche adottando le iniziative di competenza volte al contrasto dei gruppi neo-fascisti di estrema destra.
(5-00434)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi a Modena sono aumentati gli episodi di aggressioni, violenze e risse a causa della micro criminalità sempre più diffusa e del dilagante degrado legato, tra l'altro, allo spaccio della droga;

   in particolare, durante la scorsa estate la situazione è diventata insostenibile tra le vie Sant'Eufemia e Carteria allargandosi anche ad altri tratti, dal vicolo Coccapani a via Malatesta, all'area Santa Chiara e a viale Gramsci dove le varie bande di spacciatori nordafricani cercano di affermare ognuna la propria supremazia;

   ciò ha creato gravi problemi nell'ordine pubblico e ha aumentato le insicurezze, le paure e la rabbia nei residenti e negli esercenti della zona. I cittadini sono ormai esausti ed esasperati fino al punto che, soprattutto, gli anziani, i disabili e le famiglie con bambini hanno addirittura paura a uscire di casa non solo di notte ma anche di giorno;

   in merito, come riportato dalle cronache, il 18 agosto 2018, intorno alle ore 23,30, si è verificato uno dei tanti episodi di violenza che ha visto coinvolto un gruppo di sei o sette magrebini;

   la rissa a colpi di bottigliate tra bande di spacciatori, avvenuta in pieno centro davanti a commercianti e cittadini, è solo uno degli ultimi episodi di una lunga scia. Modena non può accettare che questa diventi la normalità e, allo stesso tempo, è impossibile non associare questi episodi, che terrorizzano i passanti e la gente che lavora in zona, alla presenza di stranieri che molto spesso sono irregolari;

   l'episodio di via Sant'Eufemia è, purtroppo insieme a molti altri, lo specchio della deriva totale nella quale si è scivolati, una situazione ormai insostenibile. Il degrado in cui sono precipitate non solo Modena e provincia ma anche tanti altri centri dell'Emilia-Romagna ha raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno fa. La vivibilità e la sicurezza di questo territorio sono ormai pari a zero: reati contro il patrimonio e contro la persona, fenomeni di vandalismo, spaccio e prostituzione sono diventati la triste realtà quotidiana –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative il Governo abbia assunto e intenda assumere per garantire adeguati standard di sicurezza non solo a Modena ma nell'intera provincia, valutando anche la possibilità di istituire un nuovo presidio dell'Arma dei carabinieri a Mirandola;

   se si ritenga, alla luce di quanto illustrato, di prevedere un piano di potenziamento delle assunzioni che comprenda anche le forze dell'ordine per coprire le zone violente più a rischio e se si ritenga opportuno inviare l'Esercito, in breve tempo, per far fronte all'urgenza;

   se si intendano assumere iniziative per estendere l'utilizzo sperimentale del Taser, oltre che alle dodici città già individuate, anche a Modena, insieme allo stanziamento di maggiori risorse per potenziare le indagini e la videosorveglianza.
(4-01081)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sempre più spesso si verificano casi di maltrattamenti su minori negli asili nido, riportati da tutti i quotidiani di cronaca nazionale;

   come dimostrano i casi, esemplificativi e non esaustivi, della scuola di infanzia di Varedo, della scuola di infanzia di Alessandria e dell'asilo Papero Giallo di Roma, i maltrattamenti vengono scoperti grazie all'utilizzo di telecamere all'interno delle aule;

   la presenza di telecamere negli asili, così come nelle case di riposo di anziani, avrebbe un effetto deterrente, oltre a consentire l'immediato intervento delle forze dell'ordine in caso di maltrattamenti;

   diversi esponenti del Governo hanno espresso pubblicamente la loro disponibilità riguardo alla possibilità di dotare le scuole dell'infanzia e le case di riposo di impianti di videosorveglianza –:

   quali iniziative si intendano adottare per ripristinare la sicurezza in tutti gli asili e nelle case di riposo, a cui milioni di italiani quotidianamente affidano i loro affetti più cari, i propri figli e i propri genitori anziani.
(4-01084)


   NOVELLI, BIANCOFIORE, MUGNAI, PETTARIN e RIPANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'appuntato scelto L. C. partecipava con il reggimento MSU alla missione Antica Babilonia in Iraq;

   nel corso della missione si verificava, in data 12 novembre 2003, il drammatico attentato di Nassiriya che cagionava la morte di 19 connazionali di cui 12 carabinieri, 5 soldati dell'Esercito e 2 civili;

   la potenza esplosiva devastava il campo base italiano e, in particolare, la base Maestrale occupata dall'unità di manovra del reggimento MSU, e danneggiava gravemente anche la base Libeccio distante circa 200 metri, sede del comando di Reggimento, del battaglione e delle componenti logistiche;

   al momento dell'attentato avvenuto a ore 10,40 locali, il signor L. C., in attesa di prendere servizio presso la base Maestrale, si trovava sulla porta di accesso a uno degli edifici dislocati nella base Libeccio e veniva investito dall'onda d'urto che lo sbalzava per oltre 6 metri contro la parete interna dello stabile;

   dalla relazione redatta in data 13 novembre 2003 dal comandante colonnello dei carabinieri Georg di Pauli, responsabile della missione, risulta il coinvolgimento diretto dei militari presenti al momento del fatto alla base Libeccio;

   nel giugno 2014 il suddetto appuntato scelto L. C., a causa del crollo psicologico patito, presentava istanza per la concessione dei benefici di cui alla normativa in favore delle «Vittime del dovere e del terrorismo» (legge n. 206 del 2004);

   la documentazione medica rilasciata da diversi specialisti tra i quali il dottor Luca Brambullo, psicologo, psicoterapeuta specialista in psicologia clinica, consulente psicologo psicoterapeuta XIII legione carabinieri FVG reparto comando accertava, inequivocabilmente, un disturbo post traumatico da stress cronico, secondo i criteri DMS-IV-TR e individuava, senza ombra di dubbio, il nesso causale nei fatti occorsi al militare durante la missione «Antica Babilonia» del 2003;

   inspiegabile risulta quindi il parere negativo espresso dal comitato di verifica per le cause di servizio, la cui motivazione viene smentita dalla documentazione in atti;

   è ben noto quanto l'attentato di Nassiriya abbia segnato l'intero Paese e sconvolto le coscienze dei cittadini;

   non si può dimenticare che i sopravvissuti alla devastante esplosione, con enorme spirito di sacrificio, forza di volontà ed eroismo, si sono adoperati, tra i corpi straziati dei compagni, per soccorrere i feriti e hanno resistito, nonostante il trauma patito, la stanchezza e le condizioni precarie, per mesi in una area sotto attacco. Il rigetto preannunciato dal Ministero dell'interno, laddove confermato, rappresenterebbe uno spregio alla memoria di chi è caduto e alla dignità di chi, in nome della Patria, ha proseguito con fierezza la missione in Iraq –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno effettuare tutte le verifiche necessarie e fornire spiegazioni in ordine al parere negativo espresso dal comitato di verifica per le cause di servizio operante presso il Ministero dell'economia e delle finanze, e al preannunciato diniego della domanda per il riconoscimento dei benefici delle vittime del dovere e terrorismo presentata dal citato signor L. C.
(4-01090)


   BALDINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, «Il prefetto, nella determinazione delle modalità esecutive di provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria concernenti occupazioni arbitrarie di immobili, (...) impartisce, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, disposizioni per prevenire, in relazione al numero degli immobili da sgomberare, il pericolo di possibili turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica e per assicurare il concorso della Forza pubblica all'esecuzione di provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria concernenti i medesimi immobili»;

   il comma 2 della predetta disposizione stabilisce che «le disposizioni di cui al comma 1 definiscono l'impiego della Forza pubblica per l'esecuzione dei necessari interventi, secondo criteri di priorità che, ferma restando la tutela dei nuclei familiari in situazioni di disagio economico e sociale, tengono conto della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica negli ambiti territoriali interessati, dei possibili rischi per l'incolumità e la salute pubblica, dei diritti dei soggetti proprietari degli immobili, nonché dei livelli assistenziali che devono essere in ogni caso garantiti agli aventi diritto dalle regioni e dagli enti locali»;

   con la direttiva del capo di gabinetto del Ministro dell'interno, del 1° settembre 2018, prot. uscita n. 0059445, il prefetto, Matteo Piantedosi, ha richiamato l'orientamento giurisprudenziale con il quale il Ministero dell'interno è stato condannato a risarcimenti molto gravosi, il cui fondamento sarebbe costituito dalle omissioni delle autorità amministrative, quali la mancata prevenzione dell'occupazione e la sua mancata repressione;

   nella medesima direttiva vengono rassegnate alle prefetture una serie di indicazioni volte ad «assicurare la massima tempestività nell'iter istruttorio preordinato all'esecuzione dello sgombero, che segue oggi procedure sovente farraginose»;

   fermo restando che le ragioni della proprietà devono ovviamente trovare risposte adeguate e che i fenomeni di occupazioni senza titolo, così come altri fenomeni di illegalità, non possono essere giustificati, al contempo si ritiene indispensabile attivare tutti gli strumenti necessari a garantire, soprattutto a chi versa in condizioni di fragilità economica e sociale, idonee soluzioni abitative alternative;

   si ritiene che gli enti locali, e in particolare le amministrazioni di livello comunale, cui spettano le spese di attivazione degli interventi e dei servizi sociali a favore della persona e della comunità, abbiano bisogno del sostegno da parte dell'amministrazione centrale al fine di poter erogare efficaci interventi a sostegno delle fragilità e del disagio abitativo –:

   con quali modalità il Governo intenda intervenire al fine di dare immediato sostegno e supporto agli enti locali nello svolgimento di funzioni legate al superamento del disagio abitativo.
(4-01092)


   GERMANÀ, PRESTIGIACOMO, BARTOLOZZI, LABRIOLA, MINARDO, SIRACUSANO, SISTO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle più importanti realtà per la sicurezza della collettività che risponde quotidianamente con impegno straordinario alle attese dei cittadini, in tutti i compiti di prevenzione, vigilanza e soccorso tecnico urgente ai quali esso è preposto, rivelandosi spesso decisivo per la salvezza di numerose vite umane;

   nonostante la grave carenza strutturale di personale in cui versa il Corpo nazionale dei vigili del fuoco stimata in circa 4.000 unità rispetto a quella che dovrebbe essere la dotazione della pianta organica, esso negli ultimi anni ha realizzato uno sforzo enorme per garantire un servizio efficiente alla popolazione. Tale carenza, inevitabilmente, è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni, a causa dell'elevato numero dei pensionamenti del personale operativo e soprattutto a seguito delle nuove competenze Aib (anti incendio boschivo) attribuite al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per effetto del decreto legislativo n. 177 del 2016, il quale ha disposto la soppressione del Corpo forestale dello Stato;

   con riferimento al concorso pubblico per titoli ed esami per l'accesso al ruolo iniziale di vigile del fuoco per 814 posti bandito con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, è stata emanata la graduatoria definitiva nell'ottobre 2010; essa è composta da 7.599 candidati idonei comprendenti civili (10 per cento), volontari in ferma breve o in ferma prefissata delle tre forze armate (45 per cento), personale discontinuo (25 per cento), coloro che avevano prestato servizio civile presso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (20 per cento) e che hanno superato n. 3 prove molto selettive durate 30 mesi su un bacino di ben 123.000 candidati (1 preselettiva – 4 motorio-attitudinali – 1 orale);

   lo scorrimento della graduatoria ha subìto troppe battute d'arresto dovute ai tagli del Governo Monti, al «blocco totale delle assunzioni per l'anno 2012» e al «blocco del turn over»;

   la «legge Fornero» ha impedito a numerosi vigili del fuoco di andare in pensione (il cosiddetto turn over) con conseguente stallo di ricambio generazionale che gli idonei in questione avrebbero invece potuto garantire;

   la divisione delle assunzioni al 50 per cento con una vecchia procedura di stabilizzazione di personale, dal 2013 al 2016, ha impedito di fatto l'esaurimento della graduatoria del suddetto concorso;

   l'esaurimento della graduatoria citata permetterebbe, da un lato, di abbassare l'età media del personale del Corpo dei vigili del fuoco, attualmente di 49 anni, in quanto la graduatoria degli idonei in questione ha una età media di 33 anni e, dall'altro, di evitare la grave disparità di trattamento con riguardo all'ultima graduatoria di stabilizzazione esaurita appunto nel 2016 –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le opportune iniziative al fine di procedere all'esaurimento della graduatoria degli idonei del concorso 814 vigili del fuoco;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le opportune iniziative al fine di reperire in tempi rapidi i fondi necessari per ulteriori assunzioni, attingendo esclusivamente dalla sopracitata graduatoria, quantificate in almeno 600 unità, al fine di incrementare il già previsto corso di dicembre di sole 96 unità (saldo turnover).
(4-01094)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   quasi quattrocentomila abitanti in città, un milione nell'area metropolitana e circa 14 milioni di turisti ogni anno costituiscono i numeri con cui si devono confrontare gli uomini delle forze dell'ordine – carabinieri, polizia, e guardia di finanza, che sono impegnati quotidianamente nella città di Firenze;

   nonostante queste cifre, il capoluogo toscano storicamente è stato sempre considerato come una delle città più sicure, al riparo della criminalità organizzata e anche della delinquenza comune;

   secondo quanto riportato da una ricerca su internet, la questura e il comando provinciale dei carabinieri di Firenze godono di una pianta organica che oscilla tra 1.500 e 1.800 uomini. In tutta la provincia, la guardia di finanza ha un organico di circa 500 persone;

   possono sembrare numeri altissimi, ma lo sono apparentemente, dato che molti sono impegnati in attività spesso fondamentali ma confinate nelle stanze degli uffici che svolgono attività regionale: ci sono gli investigatori impegnati nelle intercettazioni telefoniche e ambientali. Non solo, molto spesso sono impegnati in «missioni» in altre regioni, oltre che per spettacoli, manifestazioni sportive, appuntamenti internazionali e visite di capi di Stato o ambasciatori stranieri;

   da anni i sindacati di polizia si lamentano della carenza organica in una città come Firenze;

   in questi ultimi anni si è inoltre deciso di convogliare più forze dell'ordine nei punti di maggiore interesse della città: sono così nati i presìdi fissi che, per tre mesi, hanno tenuto sotto osservazione le piazze principali come Santo Spirito e le Cascine, dove si concerta la movida notturna;

   al centro dei suddetti presìdi, la tutela della sicurezza dei cittadini e il crescente degrado, a detta anche dei sindacati delle forze dell'ordine, è strettamente connesso, almeno nella maggioranza dei casi, a cittadini extracomunitari irregolari;

   le recenti dichiarazioni del Ministro dell'interno Matteo Salvini sulla questione sicurezza vanno in tal senso: «non è impresa facile. Il personale è carente perché nel corso degli anni i concorsi non sono stati fatti in tempo e il personale oggi in servizio non è sufficiente»;

   progetti sperimentali come il rafforzamento dei «vigili di quartiere» hanno preso piede: l'intenzione è quella di arrivare, magari di concerto con lo stesso Ministero dell'interno e sentite le prefetture e le questure, a un «disciplinare» che contempli la figura del vigile, «anche a sostegno delle forze dell'ordine»;

   estremamente importanti risultano essere le parole del capo della polizia, Franco Gabrielli che, con la sua consueta franchezza, ha messo il dito nella piaga in occasione dell'inaugurazione della questura di Rovigo: «Il vero problema è che siamo invecchiati». Per Gabrielli «da qui al 2030 andranno in pensione circa 40 mila persone nella sola Polizia di Stato (....), chiederemo al Governo che c'è e a quelli che verranno di analizzare il problema degli organici, ma se la matematica non è un'opinione, 40 mila persone in pensione in 12 anni significa 3-4.000 persone all'anno». Come se ciò non bastasse, sempre Gabrielli ricorda che: «Siamo passati da 117 mila dell'89 ai 98 mila di oggi, il 20 per cento in meno», e che la media di età ad oggi dei poliziotti è di 49-52 anni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quale sia esattamente l'organico di tutte le forze dell'ordine – carabinieri polizia e guardia di finanza – impiegati nella città di Firenze e provincia, e se si ritenga tale organico appropriato rispetto alle problematiche suesposte, tenendo presente che Firenze è una città metropolitana, oltre ad essere una delle mete turistiche di maggior prestigio del nostro Paese.
(4-01099)


   MURONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Lecce sette persone sono state arrestate e 46 indagate. Sono ex amministratori comunali, consiglieri – alcuni dei quali ancora in carica – e dirigenti, tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d'ufficio e falso ideologico, come riportato in un articolo sul sito online del Il Fatto Quotidiano pubblicato il 7 settembre 2018;

   l'accusa nei confronti delle persone arrestate e degli indagati è di voto di scambio attraverso alloggi popolari. Sono finiti ai domiciliari l'ex assessore e attuale consigliere comunale Attilio Monosi (centrodestra), il consigliere comunale Pd Antonio Torricelli, l'ex assessore della giunta Perrone Luca Pasqualini (oggi consigliere di centrodestra), il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro. Interdittiva invece per i dirigenti e funzionari dell'ufficio casa Piera Perulli, Giovanni Puce, Paolo Rollo e Luisa Fracasso. Tra gli indagati c'è anche un parlamentare, ex assessore leccese, il cui nome era emerso già oltre un anno fa in un altro filone dell'inchiesta sulle case popolari, secondo quanto riportato nel citato articolo sul sito online del Il Fatto Quotidiano pubblicato il 7 settembre 2018;

   l'inchiesta principale, aperta tre anni fa, aveva conosciuto una prima svolta nel pieno della campagna elettorale 2017, quando emersero i nomi di ex sindaci della città di Lecce, di ex assessori alle politiche giovanili e al welfare e di alcuni dirigenti comunali;

   intere palazzine di via Potenza, via Pistoia, piazzale Cuneo e piazzale Genova sarebbero state assegnate con criteri poco trasparenti, tra il 2006 e il 2016. Per almeno 28 appartamenti si sospettano attribuzioni senza requisiti, a colpi di sanatorie, di occupazioni abusive, semplici delibere, passaggi indebiti dalle case parcheggio agli alloggi. Il tutto con la presunta influenza degli amministratori e con la commistione dei dipendenti di Palazzo Carafa, per agevolare precisi gruppi di inquilini. Tra questi figurerebbero persone ritenute vicine ai clan della Sacra corona unita, come riportato nell'articolo citato;

   da queste notizie emergerebbe un legame tra la politica locale e clan della criminalità organizzata, già segnalato dal prefetto di Lecce alla Commissione parlamentare antimafia nel febbraio 2016;

   in quella audizione il prefetto Palomba ha parlato delle zone d'ombra evidenziate dall'inchiesta «Eclissi» della direzione distrettuale antimafia. Inchiesta nell'ambito della quale è emerso anche come 5 dei 79 imputati siano stati assegnatari di un alloggio popolare. Inoltre, nella sua relazione alla commissione, il prefetto Palomba ha, altresì, evidenziato che nelle elezioni comunali del 2012 i clan della Sacra corona unita avrebbero garantito il loro appoggio a un partito e ad alcuni candidati in particolare e che alla prassi dell'assegnazione temporanea degli alloggi spesso non seguisse quella definitiva, come riportato in un articolo sul sito online del «Il Nuovo Quotidiano – Lecce» pubblicato il 13 settembre 2018 –:

   di quali notizie disponga il Ministro interrogato Ministro interrogato in relazione ai fatti citati in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere o abbia già assunto al fine di garantire alla città di Lecce la presenza dello Stato.
(4-01101)


   DE LORENZO, MACINA, PALLINI, TRIPIEDI, VIZZINI, INVIDIA, CUBEDDU, COSTANZO, DAVIDE AIELLO, AMITRANO e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   forte è la preoccupazione degli interroganti per la crescita esponenziale di fenomeni di criminalità nei territori di Napoli, nei quartieri di Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli interessati da quotidiani episodi di delinquenza e da recenti cruente aggressioni alle forze dell'ordine che riaccendono preoccupazione nei cittadini;

   il fenomeno della microcriminalità e quello delle cosiddette «stese» rappresentano, ormai, non più episodi rari e isolati, ma costituiscono piuttosto espressione di pericoli costanti che ricadono negativamente sulla città e sulla sicurezza dei cittadini che vivono nella paura, invocando aiuti da parte delle istituzioni;

   l'opera e l'impegno delle forze dell'ordine presenti sul territorio non sono sufficienti ad arginare fenomeni delinquenziali che aumentano sempre più e avvengono a tutte le ore del giorno sotto gli occhi della cittadinanza inerme, con gravi ripercussioni sull'ordine e sicurezza pubblica;

   è lamentata dai cittadini l'esigua presenza numerica della polizia municipale nella città di Napoli;

   l'articolo 1 del regio decreto n. 773 del 1931, Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza stabilisce che: «l'autorità di pubblica sicurezza veglia al mantenimento dell'ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità e alla tutela della proprietà»;

   l'ordine pubblico e la sicurezza sono materie di rilievo costituzionale;

   il Titolo V, Libro II, del codice penale punisce i delitti contro l'ordine pubblico al fine di assicurare una convivenza pacifica priva di violenza e di disordini che mettono in serio pericolo la sicurezza dell'intera collettività e la pubblica incolumità dei cittadini;

   l'articolo 17, comma 1 della legge n. 128 del 2001, che disciplina gli interventi legislativi in materia di tutela della sicurezza dei cittadini, prevede che: «il Ministro dell'interno impartisce e aggiorna annualmente le direttive per la realizzazione, a livello provinciale e nei maggiori centri urbani, di piani coordinati di controllo del territorio da attuare a cura dei competenti uffici della Polizia di Stato e comandi dell'Arma dei carabinieri e, per i servizi pertinenti alle attività d'istituto, del Corpo della Guardia di finanza, con la partecipazione di contingenti dei corpi o servizi di polizia municipale, previa richiesta al sindaco»;

   la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza è materia in cui si è avvertita la necessità di un coordinamento tra le istituzioni centrali e quelle locali;

   l'articolo 7 della legge n. 125 del 2008 stabilisce che: «i piani coordinati di controllo del territorio di cui al comma 1 dell'articolo 17 della legge 26 marzo 2001, n. 128, che possono realizzarsi anche per specifiche esigenze dei comuni diversi da quelli dei maggiori centri urbani, determinano i rapporti di reciproca collaborazione fra i contingenti di personale della polizia municipale e provinciale e gli organi di Polizia dello Stato. Con decreto da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia, con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della difesa, determina le procedure da osservare per assicurare, nel corso dello svolgimento di tali piani coordinati di controllo del territorio, le modalità di raccordo operativo tra la polizia municipale, la polizia provinciale e gli organi di Polizia dello Stato»;

   sussiste la necessità di adottare misure adeguate ad assicurare un pieno controllo del territorio da parte delle autorità competenti e delle istituzioni –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di prevenire e reprimere fenomeni delinquenziali che minacciano costantemente la sicurezza sul territorio della città di Napoli;

   quali iniziative si intendano adottare per controllare l'adeguatezza del coordinamento tra la polizia municipale, la polizia provinciale e gli organi di polizia dello Stato.
(4-01111)


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato anche dalla stampa, da qualche tempo nel comune di Parma sono state avviate dall'amministrazione comunale una serie di iniziative per l'impiego dei richiedenti protezione internazionale in attività di volontariato, alcune delle quali a stretto contatto con soggetti di minore età;

   in particolare, già durante l'anno scolastico 2017/2018 alcuni richiedenti asilo erano stati coinvolti nel servizio di vigilanza scolastica, da sempre effettuato da Auser, nei pressi degli istituti scolastici della città;

   successivamente, il comune di Parma ha deciso di avvalersi dei richiedenti asilo, a supporto di tirocinanti e insegnanti, nel centro estivo per ragazzi affetti da disabilità di età superiore ai quattordici anni organizzato dal comune di Parma nell'estate 2018;

   i genitori dei ragazzi interessati da tale servizio sono stati informati dal comune dell'iniziativa solo tramite un messaggio di posta elettronica nel quale è stato semplicemente loro comunicato dell'inserimento nel servizio, oltre ai giovani tirocinanti delle scuole superiori parmigiane, anche di alcuni richiedenti asilo – ovviamente non dotati di alcuna preparazione specifica e probabilmente nemmeno linguistica – senza la possibilità di esprimere un parere su tale decisione;

   peraltro, nell’e-mail inviata per spiegare ai genitori chi erano i «richiedenti asilo» coinvolti, veniva data una definizione molto generica, se non errata e fuorviante, in quanto gli stessi erano descritti come «giovani uomini e donne in protezione umanitaria che affinano il loro percorso di integrazione in terra straniera attraverso il coinvolgimento in attività strutturate come il nostro Centro estivo», sebbene, secondo gli interroganti, la realtà sia ben diversa, trattandosi di soggetti che hanno presentato domanda di protezione internazionale e in attesa di risposta, che nella stragrande maggioranza dei casi, come attestato dai dati, è negativa;

   tale decisione ha suscitato notevoli preoccupazioni da parte dei genitori dei ragazzi, stante altresì l'assenza di qualunque precisazione in merito alla preparazione, anche linguistica, dei richiedenti asilo chiamati ad accudire soggetti bisognosi di attenzioni specifiche, come i loro figli disabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, e se intenda assumere iniziative normative volte a limitare o comunque disciplinare l'impiego di persone richiedenti asilo, nell'ambito di progetti come quello di cui in premessa, con particolare riguardo a quelli che prevedono attività di volontariato che comportino contatti con minori, specialmente se affetti da disabilità.
(4-01112)


   STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 settembre 2018, da numerose fonti di stampa si è appresa la notizia che a Catanzaro è avvenuto un episodio analogo a quello accaduto nei giorni precedenti a Sassari durante i funerali del docente universitario Gianpiero Todini;

   anche i funerali di Ferdinando Giardini, detto «Nando», infatti, che si sono svolti a Catanzaro sabato 8 settembre, si sono conclusi con il saluto fascista e il rito del «presente» con lo scopo di rendere omaggio a un personaggio che è stato un esponente storico della Destra in Calabria e che fu tra i fondatori del Movimento sociale italiano;

   per tre volte, nel momento in cui il feretro usciva dalla chiesa, i partecipanti hanno risposto «presente», con tono militaresco, al grido «Camerata Nando Giardini», come prevede il classico rituale in simili occasioni;

   un momento che avrebbe dovuto essere soltanto religioso e di riflessione è stato trasformato in una «parata» politica rappresentando, a parere dell'interrogante, un capitolo tutt'altro che edificante per la città di Catanzaro;

   senza nessuna esitazione alcune decine tra i partecipanti al funerale hanno esibito il braccio alzato richiamando la tetra simbologia del fascismo e del lugubre rituale del «camerata presente», tutti comportamenti che, a parere dell'interrogante, sono vietati espressamente dalla legge, perché si possono configurare come apologia del fasciano, vietata dalla XII disposizione transitoria della Costituzione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, considerato che all'interrogante il comportamento tenuto da quei partecipanti al funerale che hanno inteso rendere omaggio a Ferdinando Giardini con il rito del «presente» si pone in aperta violazione della Costituzione della Repubblica italiana;

   quali iniziative intenda assumere, in accordo con le prefetture, per impedire un’escalation di manifestazioni ispirate alla simbologia fascista come quella avvenuta a Catanzaro, non essendo peraltro l'unica avvenuta nel nostro Paese.
(4-01114)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale — serie concorsi n. 25 del 27 marzo 2018, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto un concorso pubblico, per esami, per l'assunzione di duecentocinquantatré funzionari, nel profilo amministrativo-giuridico-contabile, area III, posizione economica F1, da destinare agli uffici dell'amministrazione centrale e periferica;

   l'11 settembre 2018 sono stati pubblicati gli elenchi delle sedi d'esame, con l'indicazione della destinazione relativa ad ogni singolo candidato per lo svolgimento della prova preselettiva prevista dal bando in questione: prova che si terrà a livello nazionale in due differenti turni, il primo, il 27 settembre 2018, ed il secondo, il 28 settembre 2018;

   dall'esame dei suindicati elenchi, i candidati vengono invitati a presentarsi nelle diverse sedi individuate per la prova, ubicate su tutto il territorio nazionale, nella stragrande maggioranza dei casi nella stessa regione d'appartenenza, senza però tener conto minimamente del criterio della residenza o perlomeno del luogo di nascita;

   sono state create classi di candidati di ridottissime dimensioni — peraltro omogeneizzate, in modo inopportuno, sul solo criterio anagrafico — e le probabili rinunzie di un cospicuo numero di candidati, dovuto alla difficoltà di raggiungimento della specifica sede d'esame, determineranno lo svolgimento della prova in presenza di pochissimi candidati per ogni sede, a svantaggio, anche, dei principi di buon andamento, trasparenza ed economicità dell'azione amministrativa;

   l'elevato numero di istituti scolastici coinvolti determina, a carico dello Stato, una spesa eccessiva, in termini logistici e di sicurezza, che avrebbe potuto essere limitata dall'individuazione di due sedi uniche regionali, evitando, conseguentemente, di sottoporre i concorrenti a spostamenti complicati ed onerosi, in alcuni casi, finanche determinanti ai fini della partecipazione alla medesima prova –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e dei criteri utilizzati per l'individuazione delle sedi e per la convocazione dei concorrenti nelle diverse sedi, nonché delle ragioni di una simile decisione.
(4-01086)


   FASANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'inizio del nuovo anno scolastico ha fatto emergere che la sicurezza di numerosi istituti della provincia di Salerno continua a versare in una situazione di estrema incertezza;

   secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Mattino», in data 6 settembre 2018, «ad oggi su 140 scuole superiori, ben 120 non hanno l'agibilità, mentre solo 20 sono ok». Le scuole, inoltre, secondo il quotidiano avrebbero aperto «senza agibilità, senza impianti elettrici conformi, senza certificato antincendio e senza adeguamento antisismico»;

   i dirigenti di diversi istituti scolastici del Salernitano hanno manifestato pubblicamente le proprie preoccupazioni, ribadendo la necessità di effettuare interventi strutturali urgenti per rimediare alle carenze che riguardano le proprie scuole;

   le criticità hanno creato grande apprensione tra i dirigenti scolastici, preoccupati per i rischi a cui potrebbero andare incontro gli alunni e per le responsabilità che sono chiamati ad assumersi benché non competa al loro ruolo;

   nel gennaio del 2015 il terzo piano dell'Istituto nautico Giovanni XXIII di Salerno fu interessato dal crollo parziale del solaio in una classe in orario non scolastico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per aumentare la sicurezza delle scuole nel Salernitano;

   quali e quante risorse verranno stanziate per consentire i lavori di adeguamento delle strutture maggiormente a rischio.
(4-01088)


   FERRI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del consiglio provinciale di Cosenza veniva approvato il nuovo piano degli indirizzi scolastici, tra cui quello musicale presso il liceo scientifico «Galileo Galilei» di Paola (Cosenza), delibera in seguito regolarmente ratificata dalla regione Calabria;

   veniva, quindi, formata la classe con 17 alunni, tra i quali uno diversamente abile;

   la dirigere scolastica procedeva, nei termini previsti dalla normativa, precisamente in data 7 aprile 2018 all'inserimento nel sistema informatico Sidi (Sistema informativo dell'istruzione) del numero degli alunni iscritti. Si tratta di un'area riservata in cui sono disponibili le applicazioni (e relative comunicazioni) per le segreterie scolastiche e gli uffici dell'amministrazione centrale e periferica che hanno il compito di acquisire, verificare e gestire i dati che il sistema informativo raccoglie ed elabora;

   a quanto consta all'interrogante, da un controllo effettuato sul medesimo sistema informatico in data 29 maggio 2018, si constatava che i dati inseriti risultavano non più presenti con la conseguenza della mancata attivazione del corso –:

   se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza sulla mancata attivazione del corso che ha comportato notevoli disagi per gli alunni, i genitori e più in generale per l'intero territorio.
(4-01098)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica di Torino del 9 settembre 2018, si apprende che la madre di un'alunna disabile dell'istituto Colombatto di Torino, l'anno scorso, ha trascorso tutti i giorni a scuola della figlia disabile, in corridoio fuori dall'aula, pronta a intervenire se la ragazza si fosse sentita male, poiché nessuno era abilitato a soccorrerla. Per la donna sono stati dieci mesi surreali, senza poter lavorare e avere una vita normale; la ragazza, un anno fa, all'età di diciassette anni è stata colpita da un ictus proprio mentre stava uscendo da scuola. Una patologia gravissima e invalidante, scatenata probabilmente da un pacemaker difettoso che le era stato installato pochi mesi prima. Le conseguenze di quel colpo apoplettico sono state molto serie soprattutto perché il fisico di Valentina è già stato segnato da numerose malattie, a partire dalla meningite che l'ha colpita quando era in fasce e che ha avuto diverse ripercussioni nel corso della vita. Alcuni anni fa sono sopraggiunte delle crisi epilettiche e ha iniziato a soffrire di momenti di assenza e per questo è affiancata a scuola da un'insegnante di sostegno. Il punto è che dopo l'ictus è diventato più complicato gestire un'eventuale crisi. Questo è il motivo per cui la madre l'anno scorso è stata d'accordo a essere presente praticamente ogni giorno dell'anno fuori dalla porta dell'aula, nel malaugurato caso che ci fosse bisogno di un suo intervento;

   la studentessa, infatti, avrebbe diritto ad un'insegnante di sostegno preparata per intervenire quando ha delle crisi ma non c'è la copertura per tutto l'orario scolastico nonostante l'indicazione della neuropsichiatra sia quella di un rapporto tra allievo e docente di uno a uno. Nonostante il potenziamento del sostegno ottenuto dalla scuola e benché le ore siano arrivate a 18, rimangono comunque scoperte molte ore. In più quest'anno, a differenza dell'anno scorso, la madre non potrà neanche più presidiare la scuola quando la docente dedicata a sua figlia non è in servizio, perché ha trovato un nuovo lavoro, che garantisce un secondo stipendio in casa, indispensabile per mantenere una famiglia di cinque persone. Valentina, questo il nome della ragazza, ha diritto anche ad un educatore che tuttavia la può aiutare a casa, ma non può andare a scuola;

   nonostante la massima disponibilità manifestata dalla scuola per venire incontro alle esigenze di questa ragazza e della sua famiglia, a parere dell'interrogante, è incredibile che nelle scuole italiane si verifichino situazioni di tale gravità senza che ci sia un deciso impegno del Governo a rimuovere tali ostacoli e garantire agli studenti disabili tutta l'assistenza di cui necessitano durante le ore di lezione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere affinché gli studenti disabili abbiano garantita tutta l'assistenza di cui necessitano mentre sono a scuola, senza che si verifichino più situazioni come quella esposta in premessa.
(4-01109)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende attraverso un articolo pubblicato il 9 settembre 2018 dal Corriere del Veneto, il liceo Cornaro di Padova (scientifico, linguistico e scienze applicate) da quest'anno, viste le troppe domande di iscrizione, avrebbe deciso di escludere dalla frequenza gli alunni bocciati l'anno prima;

   l'anno scorso infatti il Consiglio d'istituto ha approvato una delibera che introduce la corsia preferenziale per gli alunni meritevoli: se in una classe resta un solo posto disponibile, vince chi l'anno prima è stato promosso a discapito di chi invece non ha superato lo scrutinio;

   tale decisione ha suscitato la protesta degli alunni bocciati che vorrebbero ripetere l'anno nello stesso istituto e dei loro genitori;

   si tratta del primo e unico caso in Veneto che sembra però contraddire la circolare ministeriale sulle iscrizioni a scuola che prevede appunto il contrario di ciò che ha deliberato il liceo Cornaro di Padova: i criteri di ammissione non si basano sul merito ma su questioni oggettive. All'interrogante, quindi, quello di escludere gli studenti bocciati appare un criterio del tutto arbitrario e la regola adottata sembra contraria alla normativa in vigore –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda, acquisiti tutti gli elementi del caso anche attraverso gli uffici scolastici regionale e provinciale, verificare se la delibera adottata dal liceo Cornaro di Padova che esclude dalla frequenza gli alunni bocciati l'anno prima sia contraria alla normativa in vigore e in particolare alla circolare ministeriale sulle iscrizioni e, in caso affermativo come intenda procedere nei confronti dello stesso liceo.
(4-01110)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, recante «Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183», prevede, all'articolo 4, in materia di durata massima complessiva, che: «Per ciascuna unità produttiva, il trattamento ordinario e quello straordinario di integrazione salariale non possono superare la durata massima complessiva di 24 mesi in un quinquennio mobile, fatto salvo quanto previsto all'articolo 22, comma 5. Per le imprese industriali e artigiane dell'edilizia e affini, nonché per le imprese di cui all'articolo 10, comma 1, lettere n) e o), per ciascuna unità produttiva il trattamento ordinario e quello straordinario di integrazione salariale non possono superare la durata massima complessiva di 30 mesi in un quinquennio mobile»;

   sono intervenute successivamente delle modifiche che hanno disposto delle deroghe a tali previsioni. Da ultimo, in sede di esame dell'A.C. 1117-A recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative» è stato introdotto un nuovo articolo che prevede l'estensione di misure di sostegno al reddito dei lavoratori in aree di crisi. Nelle specifico si stabilisce che per l'anno 2018, le risorse finanziarie di cui all'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, come ripartite tra le regioni con i decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, 12 dicembre 2016, n. 1, e 5 aprile 2017, n. 12, possono essere destinate dalle regioni interessate, per le medesime finalità, nei limiti della parte non utilizzata, anche a favore delle imprese e dei lavoratori che operino nelle aree interessate dagli accordi di programma per la reindustrializzazione delle aree di crisi, stipulati ai sensi dell'articolo 2 della legge 23 luglio 2009, n. 99;

   come evidenziato anche da organi di stampa in questi giorni, dal 23 settembre 2018 molte aziende potrebbero perdere gli ammortizzatori sociali, introdotti con i precedenti interventi legislativi e, dal giorno successivo, subentrerà un serio problema legato al contenimento del costo del lavoro nel caso di esuberi temporanei –:

   quante siano le aziende interessate e il numero dei lavoratori coinvolti, considerato il termine previsto per l'erogazione degli ammortizzatori sociali.
(5-00438)


   MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2017, le aziende Express Speedy Srl e Lid Srl, subentravano nell'appalto di Poste italiane per il ritiro e la consegna della posta, al posto dell'uscente Pi.Ga. srl, proponendo l'assunzione momentanea a 4 ore part-time, in attesa della risoluzione dalla ditta uscente;

   i lavoratori avevano un contratto part-time a circa 85 per cento delle ore di lavoro settimanali con Pi.Ga.;

   attualmente, a fronte di un servizio prestato di circa 6/7 ore, come previsto nel precedente contratto, i lavoratori sono retribuiti in busta paga per solo 4 ore, più le ore supplementari, con conseguente incidenza negativa su conteggio di ratei e trattamento di fine rapporto;

   peraltro, il contratto vigente prevede come giorno di erogazione paga il settimo giorno del mese, mentre Express Speedy paga, di norma, intorno al 22°/23° giorno del mese;

   l'appalto in questione, a quanto consta all'interrogante sarebbe considerato dalle aziende presenti come una fattispecie nuova, non rispettando di fatto quanto previsto dall'articolo 7 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento e, dunque, facendo perdere ai lavoratori coinvolti tutta l'anzianità lavorativa maturata negli anni;

   l'azienda ora propone un tracciamento del furgone e il pagamento in base alle ore svolte effettivamente e non quelle di sosta nei centri;

   alcuni lavoratori l'8 maggio 2018 hanno presentato una richiesta d'intervento presso la sede dell'ispettorato del lavoro di Piacenza;

   la situazione di grave disagio in cui si ritrovano i lavoratori, già impegnati, peraltro, in una vertenza con Pi.Ga. per il recupero delle spettanze a loro dovute, è a rischio di sfociare in stato di agitazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare a tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti;

   se e quali iniziative intenda intraprendere per una generale tutela dei lavoratori del comparto della logistica.
(5-00442)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il geometra Italo Turchitto ha lavorato come dipendente del comune di Canna (Cosenza) dal 2 gennaio 1970 al 14 agosto 2005, anno in cui sarebbe stato, coattivamente e, a quanto risulta all'interrogante, con provvedimento di dubbia legittimità, collocato in pensione per raggiunti limiti di età (delibera n. 5 del 17 febbraio 2005);

   nonostante vi fossero i presupposti per poter permanere ancora in servizio, i dirigenti del comune di Canna presentavano domanda di pensionamento del signor Turchitto all'Inpdap;

   il geometra comunicava al sindaco pro tempore, ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, di voler rimanere in servizio per un altro biennio, domanda accolta dalla Giunta comunale con delibera n. 11 del 17 marzo 2005;

   con delibera del 18 aprile 2005, la giunta municipale si pronunciava nuovamente per il collocamento in pensione del geometra Turchitto a decorrere dal 1° ottobre 2005, previo riconoscimento del servizio prestato nel periodo compreso tra il 1° febbraio 1963 ed il 30 settembre 1964;

   con riferimento al periodo di servizio, sembrerebbe che i competenti enti previdenziali siano in possesso di documenti prodotti dall'amministrazione comunale privi della firma autentica del geometra Italo Turchitto;

   in data 11 maggio 2005, il geometra Italo Turchitto richiedeva all'Inpdap un estratto della propria posizione previdenziale e, in data 9 maggio 2005, il segretario generale del comune di Canna (Cosenza) lo poneva d'ufficio in congedo per ferie pregresse, fino all'8 agosto 2005;

   in data 15 giugno 2005, il geometra Italo Turchitto, dopo un accurato esame della documentazione in proprio possesso, chiedeva all'autorità competenti la sospensione delle procedure riguardanti il pensionamento perché non sarebbero state conformi alla normativa vigente, riconfermando la propria intenzione di permanere in servizio per un altro biennio;

   il comportamento a giudizio dell'interrogante discriminatorio tenuto dall'amministrazione comunale nel caso de quo reitererebbe precedenti episodi di vessazione professionale che avevano costretto il signor Turchitto ad agire giudizialmente per la tutela dei propri interessi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare per accertare le responsabilità, in merito alle vicende sopradescritte, degli enti previdenziali interessati;

   se il Ministro per la pubblica amministrazione non intenda disporre una ispezione urgente, per il termine dell'Ispettorato per la funzione pubblica, presso il comune di Canna.
(4-01091)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GOLINELLI, VIVIANI, LOLINI, ZANOTELLI, GASTALDI, EVA LORENZONI, COMENCINI, LIUNI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale e, nonostante sia una forma influenzale altamente virulenta, è innocua per l'uomo ed il virus non è trasmissibile attraverso le carni macellate e lavorate;

   la Psa è inserita nella lista delle malattie denunciabili dell'Oie (Organizzazione mondiale della sanità animale). È una malattia transfrontaliera, con un vasto potenziale di diffusione a livello internazionale, con pesanti conseguenze per la salute animale, per il patrimonio zootecnico e l'economia, per i risvolti sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti. Questa malattia, infatti, ha gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa;

   i maiali e i cinghiali sani di solito vengono infettati principalmente tramite contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all'aperto e cinghiali selvatici, oppure tramite contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come ad esempio veicoli e altre attrezzature;

   la circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia;

   nel 2007 si sono iniziati a verificare i primi focolai infettivi di Psa in Georgia, Armenia Azerbaigian nonché Russia europea, Ucraina e Bielorussia;

   nel 2011 arriva in zone sempre più vicine all'Unione europea, infatti la Psa penetra in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, con episodi che riguardano prima e soprattutto i cinghiali selvatici e poi i suini domestici;

   la malattia sta velocemente avanzando verso il centro-sud europeo colpendo l'Ucraina, la Moldavia, avvicinandosi alla Slovacchia, Ungheria, Romania e altro. I sempre più stretti rapporti tra questi ultimi Paesi e l'Italia accrescono i rischi di un arrivo in Italia, nel giro di pochi mesi, della infezione, considerando anche l'elevato numero di cinghiali selvatici presenti sul territorio nazionale;

   poiché la Psa è presente soltanto in Sardegna, le misure di sorveglianza e controllo sono elaborate dalla stessa regione, di concerto con il Ministero della salute e la Commissione europea, e sono contenute e descritte nel Piano di eradicazione della Psa;

   se l'infezione da Psa dovesse propagarsi agli allevamenti italiani questi avrebbero delle ricadute in termini economici rilevanti in quanto nelle aziende, in cui sarebbe confermata la presenza della malattia, l'autorità sanitaria competente dovrebbe provvedere, come sta avvenendo nella regione Sardegna, al sistematico ed immediato abbattimento di tutti i suini presenti e al loro smaltimento, mentre in quelle ricadenti all'interno delle zone di protezione e di sorveglianza, gli animali resterebbero in vita, ma con l'espresso divieto di movimentarli all'esterno, sia dell'azienda che soprattutto del territorio nazionale, per un lungo periodo per permettere ai servizi veterinari di completare i controlli e la messa in sicurezza di quei territori;

   in tale periodo si assisterebbe, quindi, a un considerevole incremento dei costi di gestione dell'allevamento: l'imprenditore, infatti, da un lato non può vendere gli animali ed è costretto ad alimentarli oltre il tempo programmato, dall'altro, si genererebbe un deprezzamento dei capi al momento della vendita, poiché nelle settimane di blocco alla movimentazione sono aumentati di peso e, per quanto riguarda soprattutto le aziende specializzate nella produzione del suinetto da latte, sono quindi andati fuori mercato –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, volte a prevenire la diffusione della Psa sul territorio nazionale, anche tramite l'attuazione di maggiori controlli sanitari, in particolare, ai confini con i Paesi dove si sta ultimamente diffondendo l'infezione sia su animali vivi e sulla carne che su mezzi di trasporto, nonché al fine di tutelare il reddito degli allevatori.
(5-00427)


   GRIPPA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   sono iniziate il 2 marzo 2018, presso il Consiglio superiore della magistratura, le udienze del processo a carico del giudice Camillo Romandini, ex giudice del tribunale di Chieti e ora in servizio presso la corte d'appello a Roma, che deve rispondere di numerosi addebiti. L'ultima udienza del processo dinanzi alla prima commissione si è svolta il giorno 11 settembre 2018;

   il giudice è accusato di «gravi scorrettezze nei confronti di altri magistrati» nel corso del processo sulla «megadiscarica dei veleni» di Bussi sul Tirino (Pescara), conclusosi in primo grado con l'assoluzione dei 19 imputati, e di «incompatibilità con la funzione giudiziaria» per essere stato titolare di un'azienda agricola;

   sul sito web www.primadanoi.it in un articolo si legge: «Nella relazione informativa, rimessa al pubblico ministero del caso, la Guardia di finanza scrive: “Pertanto, alla luce di quanto sopra” riterrebbe di ipotizzare, “a carico del dottor Romandini Camillo, le ipotesi di reato previste e punite dagli articoli 81 e 316-ter c.p., in quanto presentando più istanze tendenti ad ottenere contributi erogati dalla Regione Abruzzo, ometteva di informare l'autorità competente del proprio ruolo di Magistrato, a cui era preclusa la possibilità di essere titolare di impresa, conseguendo a proprio beneficio, pertanto, indebitamente detti contributi, per un totale di € 46.658,46”»;

   inoltre, dal medesimo articolo si apprende che: «La Guardia di finanza riporta inoltre che “risulta altrettanto documentato come si evince dalle risultanze della banca che in relazione alle predette Campagne venivano effettuati pagamenti decretati per Iban da parte di AGEA in favore del nominativo Romandini Camillo presso Carichieti Spa di Pescara per contributi pari a € 46.658,46”»;

   l'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) è supportata dal sistema informativo agricolo nazionale (Sian), disponibile anche alla Guardia di finanza e all'Arma dei carabinieri, che consente un'efficace integrazione dei processi di scambio dei dati e delle informazioni tra tutti i soggetti operanti nel comparto; risulta agli interroganti che altre indagini sono aperte da molti mesi alla Corte dei conti chiamata a valutare in questo caso se vi sia stato danno erariale nella percezione dei contributi pubblici per l'agricoltura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se questi corrispondano al vero;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di fatti nuovi rispetto a quanto descritto dall'interrogante e se non ritenga di adottare ogni utile iniziativa di competenza per salvaguardare la certezza dell'erogazione degli aiuti in agricoltura ai beneficiari nonché la restituzione di quelli percepiti indebitamente.
(5-00430)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 settembre 2014 prevede che «Al fine di realizzare un censimento permanente delle autovetture di servizio, le pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'ISTAT ai sensi dell'art. 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, incluse le autorità indipendenti, le regioni e gli enti locali, comunicano, ogni anno, in via telematica al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla base dell'apposito questionario, e pubblicano sui propri siti istituzionali ... il numero e l'elenco delle autovetture di servizio a qualunque titolo utilizzate, distinte tra quelle di proprietà è quelle oggetto di contratto di locazione o di noleggio, con l'indicazione della cilindrata e dell'anno di immatricolazione»;

   dal censimento delle autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni, emergente dal rapporto auto blu 2017 del 16 marzo 2018, si evince che solo il 67,7 per cento degli enti coinvolti abbia risposto ai questionari;

   nonostante il numero delle vetture di servizio sia in diminuzione di 774 unità rispetto al 2016, dal medesimo rapporto si apprende che il numero di auto blu risulti oggi ancora molto elevato, ammontando a ben 29.195 autovetture;

   alcune amministrazioni hanno addirittura aumentato il parco auto anche di decine e decine di unità (come per le Agenzie fiscali, le università pubbliche, altri enti);

   interventi di questo tipo, volti a contenere la spesa pubblica, si ritengono indifferibili sia per ragioni di equità sia al fine di poter destinare altrove le risorse pubbliche –:

   se e con quali modalità il Governo intenda assicurare che le amministrazioni pubbliche forniscano dati aggiornati sull'utilizzo di vetture di servizio, al fine di completare il censimento delle medesime e di poter intervenire con processi di razionalizzazione e contenimento.
(5-00437)

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Salsomaggiore Terme (PR), con delibera di giunta municipale n. 113 del 1° luglio 2014, conferiva un incarico, ex articolo 110 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, a tempo pieno e determinato di dirigente di alcuni servizi (istruzione e politiche giovanili, sociale, sviluppo economico, sportello unico per le attività produttive, turismo e promozione del territorio, cultura ed Europa sport, controllo di gestione, innovazione), all'ingegner S. A. (dirigente tecnico presso l'azienda ospedaliera di Parma, oggi in aspettativa). Con successivi provvedimenti sindacali veniva a quest'ultimo attribuita la competenza su ulteriori materie (aziende partecipate, bilancio e contabilità, economato; organizzazione delle risorse umane; tributi; funzioni supplenti di vice segretario comunale);

   l'articolo 110 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali consente l'assunzione da parte di un ente a tempo determinato, per figure di qualifica dirigenziale, responsabili dei servizi o degli uffici, alte specializzazioni, ravvisandosi, nell'ultima specifica in particolare, il possesso di competenze qualificanti, idonee a ricoprire il ruolo. Al riguardo, la Corte dei conti ravvisa la necessità di procedere con selezione pubblica, mediante concorso, e non con nomina fiduciaria, come accaduto nel caso de quo (ex multis la sezione Umbria n. 84 del 12 settembre 2017 ha affermato che «l'incarico deve essere conferito previa selezione pubblica volta ad accertare il possesso di comprovata esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie oggetto dell'incarico» e che «la durata dell'incarico non può superare quella del mandato del Sindaco in carica»);

   il comune di Salsomaggiore, quindi, diversamente agendo, sembra all'interrogante aver conferito l'incarico suindicato più in relazione a quanto disposto dall'articolo 90 del TUEL (incarico fiduciario), che in relazione alla lettera dell'articolo 110 del TUEL;

   in seguito ai predetti fatti, venivano istituite due commissioni d'indagine presso l'Ente, le cui risultanze venivano, per competenza, trasmesse alle competenti autorità (Corte dei conti; procura della Repubblica). Inoltre, a seguito di una ispezione del Ministero dell'economia e delle finanze, veniva resa una relazione, depositata a settembre 2017 presso l'Ente e trasmessa alla competente procura, che ipotizzava irregolarità al riguardo (testualmente: «illegittima sarebbe stata l'assunzione dell'ingegner S., con conseguenti possibili responsabilità dell'Amministrazione»);

   risulta indetto in comune di Salsomaggiore un bando (n. 0030046/2018 del 6 agosto 2018, con scadenza il 17 settembre 2018) per l'assunzione a tempo indeterminato di un dirigente, per mobilità tra enti. Detto bando, tuttavia, appare censurabile sotto più profili, non richiedendo alcuna laurea specifica, ma magistrale generica, e colloquio orale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra evidenziati e quale sia il suo orientamento al riguardo, anche in relazione ai principi di trasparenza ed efficacia dell'agire della pubblica amministrazione, come disposto dall'articolo 97 della Costituzione;

   se il Governo intenda disporre ogni utile verifica, nell'ambito delle proprie competenze, anche per il tramite dell'Ispettorato della funzione pubblica e dei servizi ispettivi di finanza pubblica, con specifico riferimento al conferimento dell'incarico ex articolo 110 del Tuel, in premessa richiamato.
(4-01105)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi a Taranto, nel rione Tamburi si sono registrati diversi superamenti dei livelli di gas radon;

   otto aule di tre plessi scolastici del quartiere sono state interdette per il rilevamento, da parte dell'agenzia regionale per l'ambiente (Arpa Puglia), del suddetto gas. Il direttore regionale dell'Agenzia per la protezione ambientale, Vito Bruno, ha confermato che «ci sono casi in cui i superamenti sono piuttosto significativi, in particolare in otto aule, e altri dove il superamento sussiste ma non è altrettanto significativo. Altre 18 aule, intanto, sono considerate a rischio. Comunque il superamento prevede interventi finalizzati al risanamento»;

   il gas radon può provocare rischi solo in caso di lunghissima e consistente esposizione. La cosa migliore per eliminare questi gas radon, che vengono prodotti dal sottosuolo dal materiale di costruzione, è quella di areare. Questo suggerimento sembra una contraddizione, e in parte lo è, alla luce del fatto che il quartiere Tamburi già patisce fortemente tutte quelle criticità ambientali connesse all'attività dell'Ilva con la conseguenza che la popolazione residente subisce più di altre lo sviluppo di patologie correlate agli inquinanti atmosferici e all'inalazione di polveri sottili –:

   se il Governo non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze, di seguire e monitorare attentamente l'effettiva situazione, anche alla luce dell'estrema criticità sanitaria e ambientale di Taranto e in particolare del rione Tamburi, i cui residenti già subiscono pesantemente gli effetti dell'inquinamento atmosferico conseguente all'attività industriale degli stabilimenti dell'Ilva.
(4-01087)


   CARDINALE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli organi di informazione riportano la notizia di una nuova aggressione ai danni di un medico in una struttura sanitaria della Sicilia;

   il professor Francesco D'Arpa, responsabile dell'unità operativa di endoscopia digestiva del policlinico di Palermo risulta essere stato aggredito da un paziente che con un pugno gli ha provocato la perforazione del timpano;

   si tratta di una nuova ennesima gravissima aggressione ai danni di un operatore sanitario in Sicilia;

   è un atto inaccettabile che ancora una volta vede la rabbia scatenarsi all'interno di una struttura sanitaria contro un professionista che sta svolgendo il proprio lavoro;

   da parte del Governo erano stati annunciati provvedimenti che ad oggi risultano essere lettera morta –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per arginare questi episodi di violenza e per consentire agli operatori sanitari di svolgere il proprio lavoro senza dover temere per la propria incolumità.
(4-01102)


   NESCI, SPORTIELLO, SAPIA, LOREFICE, D'ARRANDO, LEDA VOLPI, BOLOGNA, MAMMÌ, TRIZZINO, TROIANO, LAPIA, PROVENZA, NAPPI, MENGA e IANARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sulla testata on line21righe.it è apparso, il 7 gennaio 2017, un dispaccio dell'Ansa relativo alla vicenda della morte della trentasettenne Tiziana Lombardo, avvenuta a Vibo Valentia il 5 gennaio dello stesso anno dopo aver dato alla luce la propria figlia G;

   nel dispaccio in predicato si fa riferimento alla notificazione di 10 avvisi di garanzia da parte della squadra mobile della polizia di Stato di Vibo Valentia ad «altrettanti medici dell'ospedale cittadino nell'ambito delle indagini sulla morte della» donna;

   ivi si legge che i «provvedimenti, emessi dal pm Claudia Colucci, riguardano sanitari in servizio nel reparto di Ginecologia dell'ospedale Jazzolino che hanno avuto in cura la donna», con la correlata «possibilità di nominare i propri periti in vista dell'esame autoptico» dell’«anatomopatologa Katiuscia Bisogni», con la partecipazione dei «consulenti nominati dall'Azienda sanitaria provinciale»;

   nello specifico l'ipotesi di reato è per tutti i coinvolti di omicidio colposo;

   il suddetto dispaccio di agenzia nomina i destinatari dei riferiti provvedimenti, cioè «il primario Oscar Cervadoro» e i «medici Salvatore Falcone, Vincenzo Mangialavori, Rocco Fiasché, Marianna Carnovale, Pasquale De Bartolis, Gianfranco Marataro, Daniela Fusca, Tommaso Sirgiovanni e Antonella D'Alessandro»;

   «la causa del decesso — prosegue l'inteso resoconto di Ansa — sarebbe dovuta ad una copiosa emorragia»;

   «il ministro della Salute Beatrice Lorenzin — ivi aggiunto — ha nominato, una task force per verificare le procedure di quanto accaduto nell'ospedale vibonese»;

   nell'interrogazione a, risposta in Commissione n. 5-05490 del 30 aprile 2015, l'interrogante aveva già posto, ricordando la carenza di personale nel punto nascita dell'ospedale di Vibo Valentia e preoccupanti episodi di cronaca, la questione del reale livello di sicurezza di tutte le strutture in cui si può partorire in Calabria, chiedendone la verifica per il tramite del commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria;

   in seguito l'interrogante ha formalmente chiesto, nell'autunno del 2017, al direttore generale facente funzioni del dipartimento della regione Calabria Tutela della salute di attivare la commissione aziendale di controllo e all'ispettorato del lavoro di Vibo Valentia di verificare se in quel reparto fosse rispettata la normativa sui turni e i riposi obbligatori, indirizzandone una copia al procuratore della Repubblica, al Presidente della regione della Calabria e al commissario governativo alla sanità;

   oltretutto, in ordine ai requisiti del punto nascita dell'ospedale di Vibo Valentia, ad oggi senza primario effettivo per causa di valutazioni errate nella relativa procedura concorsuale, l'interrogante — che peraltro ha reso note le intese anomalie intraprocedimentali, infine riconosciute dall'Asp di Vibo Valentia — sul finire del 2017 ha compiuto una visita nell'unità operativa in predicato, accertando diverse criticità e poi partitamente esponendole –:

   di quali precise informazioni disponga in relazione agli esiti degli accertamenti disposti a seguito del decesso della signora Lombardo, se li reputi esaustivi e se non ritenga di doverne disporre di ulteriori, anche per accertare le attuali condizioni di sicurezza del punto nascita di Vibo Valentia.
(4-01104)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2018 la storica compagnia aerea Meridiana, dopo un lungo, sofferto e travagliato processo di ristrutturazione aziendale, ha lasciato il passo alla nuova compagnia aerea denominata Air Italy, mutando la propria compagine sociale con l'acquisto del 49 per cento delle azioni da parte della holding AQA, dell'emirato del Qatar, e il mantenimento del restante 51 per cento delle azioni in capo allo storico fondatore Aga Khan;

   la compagnia Air Italy ha preannunciato l'adozione di un importante piano industriale finalizzato al rilancio e alla crescita della stessa azienda, prevedendo, al contempo, il trasferimento delle proprie sedi amministrative da Olbia a Milano Malpensa;

   il predetto trasferimento comporterà necessariamente un importante ridimensionamento dell'attività della stessa compagnia aerea in Sardegna, con le relative e inevitabili gravi ripercussioni in termini economici e occupazionali per la regione e, in particolare, per il territorio della Gallura;

   per il 1° ottobre 2018 è atteso il trasferimento di 51 lavoratori della compagnia dalla sede di Olbia alla nuova sede di Milano Malpensa, ulteriore indice di una progressiva smobilitazione di Air Italy dalla Sardegna;

   oltre al grave disagio che questo trasferimento andrà a creare per i 51 lavoratori e per le loro famiglie si registra la mobilitazione delle istituzioni regionali, del comune di Olbia e delle rappresentanze sindacali a difesa dei lavoratori e delle loro famiglie oltre che dei territori e del loro tessuto produttivo –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per scongiurare i trasferimenti di cui in premessa;

   se il Ministro dello sviluppo economico non intenda procedere alla convocazione urgente di un tavolo istituzionale che veda la partecipazione del Ministero dello sviluppo economico, dell'azienda, delle istituzioni regionali e locali interessate e delle rappresentanze sindacali nell'ottica di salvaguardare i posti di lavoro in Sardegna e avviare un confronto sul nuovo piano industriale.
(2-00097) «Pittalis, Cappellacci».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che nell'ambito dell'aggiornamento del programma filatelico 2018 sarebbe stato depennato il francobollo programmato per celebrare la «Porta d'Europa», il monumento realizzato da Mimmo Paladino a Lampedusa per ricordare i migranti morti in mare;

   Poste Italiane nel diffondere l'aggiornamento periodico al programma di emissione di carte valori postali ad invarianza di numero non comprende più proprio il citato francobollo per Lampedusa;

   la decisione sulle emissioni spetta, come da contratto di programma vigente, al Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane è solo una concessionaria –:

   se tale disimpegno rispetto al programmato francobollo per celebrare l'opera di Mimmo Paladino per Lampedusa «Porta d'Europa» corrisponda a una precisa indicazione «ideologica» del Ministero dello sviluppo economico oppure a un semplice disguido.
(5-00436)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane – s.p.a., nata dalla trasformazione dell'ente pubblico economico «Poste Italiane», è una società per azioni interamente controllata dallo Stato. Essa è il fornitore del servizio postale universale in Italia e adempie l'obbligo di tale servizi a norma del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, di attuazione della direttiva 97/67/CE2, e del decreto 17 aprile 2000 del Ministero delle comunicazioni che conferma la concessione del servizio postale universale a Poste Italiane;

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026 e soggetto a verifiche quinquennali da parte del Ministero dello sviluppo economico sul livello di efficienza nella fornitura del servizio, sulla base del contratto di programma 2015-2019 firmato il 15 dicembre 2015 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo n. 261 del 1999, come modificato dall'articolo 1, comma 276, della legge n. 190 del 23 dicembre 2014 (legge di stabilità 2015), e della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni 395/15/CONS, a partire dal mese di febbraio 2017, è stato progressivamente implementato in ulteriori aree del territorio il modello di recapito a giorni lavorativi alterni, dal lunedì al venerdì su base bisettimanale, già avviato in alcune località da ottobre 2015 (Fase I) e da aprile 2016 (Fase II);

   di recente nella zona del centro lago di Como, in particolare nell'area territoriale di Menaggio (Como), sono stati segnalati alcuni importanti disservizi nella consegna e nella spedizione della posta, recapitata con ritardi non più tollerabili, talvolta anche di alcuni mesi, dagli utenti locali e da coloro che nei mesi estivi si trasferiscono nel territorio del centro lago di Como;

   la frequenza e la persistenza con cui si verifica il malfunzionamento del servizio postale, servizio che a norma di legge dovrebbe essere garantito «permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale», stanno causando difficoltà e non pochi disagi agli abitanti e agli utenti della zona di Menaggio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto affinché cessino i frequenti ritardi nella consegna e nella distribuzione della corrispondenza, in modo da garantire anche agli utenti del centro lago di Como un corretto esercizio del servizio postale, nel pieno rispetto di quanto stabilito dagli accordi siglati tra Stato e Poste Italiane s.p.a.
(4-01079)


   LATINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia di Ascoli Piceno è stato introdotto il nuovo sistema di recapito «a giorni alterni», come previsto dal contratto di programma 2015 - 2019 siglato tra Poste italiane e Ministero dello sviluppo economico, dalla delibera n. 395/15/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e dall'accordo stipulato nel febbraio 2018;

   la consegna a giorni alterni della corrispondenza ha portato a una sensibile riduzione delle zone di recapito sul territorio e all'istituzione dei portalettere «business», dedicati al recapito della corrispondenza più redditizia nelle zone lasciate scoperte dal portalettere ordinario;

   l'introduzione repentina di tale modello ha lasciato un'ampia platea di utenti scoperta dal servizio di consegna della corrispondenza, che è un servizio essenziale per i comuni (soprattutto quelli montani), e ha fatto sì che una quantità cospicua di missive e di atti a firma si accumulasse in giacenza –:

   se non ritenga di assumere le iniziative di competenza affinché Poste Italiane si impegni a normalizzare il servizio di recapito della corrispondenza in tutte le zone (soprattutto quelle recentemente colpite da eventi sismici, come la provincia di Ascoli) oggi interessate dal nuovo modello organizzativo di recapito;

   se non ritenga opportuno avviare un'interlocuzione con Poste Italiane per migliorare la qualità dei servizi di corrispondenza, anche mediante un aumento dell'organico, realizzato mediante la stabilizzazione delle unità di personale già a disposizione.
(4-01083)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Sisto e altri n. 7-00026, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Germanà, D'Attis, Porchietto.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Ilaria Fontana n. 4-00998, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grande.

  La interrogazione a risposta scritta Melicchio n. 4-01063, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tucci.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Centemero e altri n. 5-00397, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ribolla.

  L'interrogazione a risposta scritta Fratoianni n. 4-01066, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pastorino.

Cambio presentatore e ritiro di firma
da una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00023, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2018, è da intendersi presentata dalla deputata Gagnarli. Contestualmente, si intende ritirata la firma del deputato Davide Crippa.

ERRATA CORRIGE

  L'interrogazione a risposta in Commissione Tripiedi e altri n. 5-00408 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 43 del 12 settembre 2018. Alla pagina 1700, seconda colonna, dalla riga prima alla riga seconda deve leggersi: «TUCCI, SIRAGUSA, SEGNERI e GIANNONE. – Al Ministro del lavoro e delle» e non come stampato.