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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 settembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    la Brigata Sassari, costituita a Sinnai e a Tempio nel marzo del 1915 con personale reclutato in Sardegna, combattè nella prima guerra mondiale guadagnandosi, oltre che la riconoscenza dell'Italia tutta, il rispetto reverenziale del nemico che battezzò i suoi soldati con l'appellativo di «diavoli rossi». Nel 1940 la «Sassari», trasformata in divisione, operò nei Balcani e nel 1943 partecipò alla difesa di Roma;

    la Brigata, sciolta nel dopoguerra, venne ricostituita nel 1988, mantenendo la peculiarità del reclutamento prevalentemente regionale; oggi è costituita da volontari ed è dislocata in Sardegna, con un comando Brigata, un reparto comando e supporti tattici, due reggimenti fanteria, un reggimento bersaglieri e un reggimento genio guastatori;

    la Brigata Sassari è composta prevalentemente da militari e personale sardo, fattore che consente agli stessi militari e alle famiglie di risiedere nell'isola, garantendo così il mantenimento di importanti risorse sul territorio sardo, con chiari ed evidenti ricadute economiche e sociali per la stessa comunità;

    lo Stato Maggiore dell'Esercito ha da tempo previsto la costituzione di un nuovo reggimento della Brigata Sassari che consentirebbe il rientro in Sardegna di circa 500 militari sardi attualmente in servizio nella Penisola: procedimento iniziato con la circolare n. 144/151/1.8.3 del 5 marzo 2014 di SME – RPGF che ha previsto la costituzione del reggimento logistico «Sassari» – Nif (Nucleo iniziale di formazione), che avrebbe dovuto condurre nei successivi 6 mesi alla costituzione del definitivo reggimento logistico;

    le risorse per la suindicata costituzione erano state anche previste ed inserite nella legge di bilancio per il 2015;

    il suddetto reggimento rientra tra le unità deputate a garantire la massima autonomia alle brigate pluriarma, svolgendo il suo ruolo all'interno della funzione operativa «supporto logistico proiettabile», occupandosi, prevalentemente delle attività logistiche di base, quali mantenimento, trasporti e rifornimenti;

    nel dicembre 2016, come noto, la Luftwaffe ha lasciato la base aerea di Decimomannu – nata come base Nato e interforze alla fine della seconda guerra mondiale con la la capacità di ospitare oltre 6000 persone – privandola così del supporto amministrativo che la Germania versava all'Italia per il suo utilizzo, con conseguente ricaduta dell'intero onere sullo Stato Maggiore dell'Aeronautica (SMA);

    la base aerea di Decimomannu, per la sua posizione, fuori dal centro abitato di Cagliari, da altri centri urbani e per la facilità di raggiungimento delle principali località strategiche di trasferimento (porti, aeroporti, stazioni ferroviarie), rappresenta un'ottima soluzione per ospitare il reggimento logistico «Sassari», permettendo inoltre, rispetto ad altre soluzioni paventate, di non intasare il traffico stradale della città di Cagliari durante gli spostamenti;

    tale soluzione troverebbe il sostegno dei sindaci e delle amministrazioni locali dell'area della base di Decimomannu e permetterebbe un risparmio economico per lo S.m.a. e per il comparto Difesa, ottenendo il risultato di rafforzare le attività dirette e indirette della stessa base e dei poligoni di Teulada, Capo Frasca e Perdasdefogu, con le necessarie esercitazioni a terra;

    il poligono interforze di Perdasdefogu, dal 2011, ha subito notevoli tagli e diminuzione del personale e il completamento della Brigata Sassari sarebbe auspicabile per invertire tale tendenza, prevedendo l'utilizzo del medesimo poligono ai fini addestrativi dell'intera Brigata,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per completare la costituzione del reggimento logistico «Sassari» e a prevedere come sede la base aeronautica di Decimomannu.
(7-00041) «Deidda, Ciaburro, Donzelli».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    con decreto luogotenenziale n. 357 del 25 febbraio 1917, venne istituita la figura del «carabiniere ausiliario», con l'assunzione di circa 12.000 unità, al fine di assicurare all'Arma dei carabinieri una forza numerica adeguata da ripartire tra i vari comandi territoriali, capillarmente distribuiti sull'intero territorio nazionale;

    successivamente, con decreto legislativo luogotenenziale n. 857 del 9 novembre 1945, poi confermato dalla legge 18 febbraio 1963, n. 173, venne imprevista per i giovani chiamati alla leva obbligatoria la possibilità di svolgere il medesimo servizio presso l'Arma dei carabinieri, all'esito di un corso trimestrale presso una delle già esistenti scuole allievi, con la qualifica di carabiniere ausiliario;

    la legge 23 agosto 2004, n. 226, disponendo la sospensione del servizio di leva obbligatoria, ha introdotto, definitivamente, la figura del militare professionista e volontario e prevedendo, tra l'altro, che il reclutamento nelle carriere iniziali delle Forze armate fosse riservato ai volontari dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica militare;

    il codice dell'ordinamento militare, introdotto con il decreto legislativo n. 66 del 2010, nel disciplinare ulteriormente il servizio di leva su base volontaria, ha previsto che il contingente annualmente autorizzato debba essere suddiviso tra l'Esercito, la Marina militare e l'Aeronautica, escludendo, pertanto, che il medesimo servizio possa essere svolto presso l'Arma dei carabinieri, con conseguente soppressione della figura del carabiniere ausiliario;

    l'articolo 2199 del citato decreto legislativo n. 66, ha altresì confermato che il reclutamento del personale nelle carriere iniziali delle forze di polizia a ordinamento civile e militare, è riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale, precludendo, pertanto, ai soggetti che avessero svolto servizio come carabiniere ausiliario la possibilità di partecipazione ai medesimi concorsi;

    l'Arma dei carabinieri ha un'organizzazione territoriale diffusa capillarmente su tutta la nazione, con circa 4600 comandi di stazione che, però, oggi, vedono notevolmente ridimensionata l'attività di presidio territoriale, essendo costretti, in molti casi, a dover funzionare con orario ridotto, con grave danno per la sicurezza dei cittadini;

    i carabinieri ausiliari negli anni, hanno, invece, ricoperto un fondamentale compito di supporto ai suindicati comandi locali, consentendo all'Arma dei carabinieri di assicurare un eccellente servizio in favore della popolazione residente e, dunque, appare incomprensibile la mancata previsione della medesima Arma tra i corpi per i quali sia prevista l'assegnazione di una quota del contingente dei volontari in ferma breve;

    appare assolutamente irragionevole, oltre che discriminatorio e in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, precluso ai carabinieri ausiliari congedati l'accesso ai concorsi per il reclutamento del personale nelle iniziali delle forze di polizia a ordinamento civile e militare;

    l'assegnazione di una quota del contingente dei volontari in ferma breve all'Arma dei carabinieri consentirebbe, altresì, di sopperire, almeno parzialmente, alle carenze d'organico dei comandi locali, garantendo la piena operatività dei medesimi e, dunque, aumentando i presidi di sicurezza e legalità sull'intero territorio nazionale,

impegna il Governo

a porre in essere ogni necessaria iniziativa al fine di consentire, da un lato, ai carabinieri ausiliari congedati la possibilità di partecipare ai concorsi per l'accesso alle carriere iniziali delle forze di polizia, sia civili che militari, e dall'altro lato, di prevedere, a decorrere dal 2019, che una quota del contingente dei militari in ferma breve venga assegnata anche all'Arma dei carabinieri.
(7-00043) «Deidda, Donzelli, Ciaburro».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    dal 14 agosto 2018 nella provincia di Campobasso, sono stati avvertiti circa 190 terremoti: ventidue quelli localizzati nell'area con magnitudo uguale o superiore al secondo grado, il più forte dei quali di magnitudo 5.1 registrato il 16 agosto che ha portato anche alla chiusura del viadotto che attraversa la diga del Liscione;

    da quella data migliaia di cittadini stanno dormendo in strada, nelle tende, e il terrore è seminato soprattutto nella zona di Montecilfone, nella provincia di Campobasso, l'epicentro dove il 14 agosto si sono registrate le prime forti scosse di terremoto, la prima di magnitudo 5.1 e la seconda di magnitudo 4.5 a una profondità di 9 chilometri, avvertite in tutta la Campania, la Puglia, l'Abruzzo, nel Reatino e nel sud delle Marche;

    l'epicentro del sisma avvertito in Molise è lo stesso del 25 aprile dove si sono registrate forti scosse di magnitudo 4.3 ad una profondità di 29 chilometri;

    alla luce della sciame sismico che sta colpendo la regione del Molise, il capo della Protezione civile nazionale ha lanciato un allarme sull'emergenza del terremoto considerato che a detta degli esperti è aumentata la probabilità che si possano verificare ulteriori scosse, anche di più elevata intensità, mettendo a serio rischio l'incolumità dei cittadini;

    il possibile susseguirsi degli eventi sismici potrebbe aggravare l'emergenza ancora in corso, estendendo l'area colpita, sia sul piano territoriale sia sul numero dei cittadini colpiti, coinvolgendo i principali centri urbani e produttivi di riferimento;

    il presidente della regione Molise, Donato Toma, in considerazione della portata degli eventi sismici ha mostrato l'intenzione di chiedere al Governo di deliberare lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, così come modificato dal decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59;

    come mostrato dagli ultimi dati aggiornati al 22 agosto 2018, i comuni che in Molise hanno attivato gli uffici Coc (Centro operativo comunale), intesi come la struttura operativa comunale in cui si organizzano le attività di protezione civile, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 1981, n. 66, sono attualmente 21 e il numero di richieste di sopralluogo degli edifici nei medesimi comuni sono al momento 836;

    al fine di fare fronte all'emergenza in corso, nei comuni di Guglionesi, Castelmauro, Acquaviva, Palata, Montecilfone, Tavenna, Guardialfiera, Larino sono state allestite 57 tende con 625 brandine per accogliere 348 terremotati;

    come se non bastasse il 25 agosto 2018 un forte maltempo si è abbattuto in Molise, anche nelle zone colpite dal terremoto, complicando sia la viabilità delle strade che versano in condizioni molto critiche con voragini e avvallamenti, sia la già difficile e precaria situazione dei cittadini colpiti dal sisma;

    il forte maltempo ha, infatti, aumentato la paura e i disagi per gli abitanti del cratere sismico e soprattutto per coloro che da giorni si trovano costretti a vivere nelle tendopoli dove il drastico cambiamento climatico ha notevolmente peggiorato la situazione;

    gli eventi sismici di eccezionale portata, che si sono verificati negli ultimi anni sul territorio nazionale, come il sisma che ha colpito l'Abruzzo e le Marche nel 2016 e la città di Ischia nel 2017, hanno mostrato da un lato la fragilità del territorio nazionale dal punto di vista del dissesto idrogeologico provocando vittime e ingenti danni ai cittadini, alle loro abitazioni, ai beni pubblici e privati e, dall'altro, una inadeguata e non efficace risposta da parte del Governo;

    quanto accaduto in Molise conferma la preoccupazione da parte dei cittadini e l'assoluta necessità di un intervento concreto e tempestivo da parte del Governo come già annunciato in occasione di una intervista rilasciata a una emittente locale dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, il quale ha dichiarato che «il Governo è pronto a fare la sua parte»,

impegna il Governo

ad assumere le opportune iniziative di competenza al fine di deliberare lo stato di emergenza, nei tempi più rapidi possibili, per il territorio della regione Molise in seguito agli eventi sismici già registrati e al probabile quanto imminente susseguirsi degli stessi.
(7-00042) «Casino, Tartaglione, Sisto».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 4, comma 1-bis del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, coordinato con la legge di conversione 9 agosto 2018, n. 96, recante «Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese», dispone che «Al fine di salvaguardare la continuità didattica nell'interesse degli alunni per tutta la durata dell'anno scolastico 2018/2019, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvede, nell'ambito e nei limiti dei posti vacanti e disponibili, a dare esecuzione alle decisioni giurisdizionali di cui al comma 1:

   a) trasformando i contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati con i docenti di cui al comma 1 in contratti di lavoro a tempo determinato con termine finale fissato al 30 giugno 2019;

   b) stipulando con i docenti di cui al comma 1, in luogo della supplenza annuale in precedenza conferita, un contratto a tempo determinato con termine finale non posteriore al 30 giugno 2019»;

    il medesimo articolo 4, ai commi 1-quater e 1-quinquies prevede:

   a) un concorso straordinario al quale potranno partecipare i diplomati magistrale e i laureati in scienze della formazione primaria che hanno maturato 24 mesi di servizio negli ultimi 8 anni, anche non continuativi;

   b) concorsi ordinari per titoli ed esami, con cadenza biennale, per tutti coloro i quali non hanno prestato servizio per 24 mesi;

    la disposizione prevista dall'articolo 4, comma 1-bis lettera a), del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, è esecutiva anche nei confronti di docenti diplomati magistrali appartenenti alle categorie protette, individuati ed assunti a tempo indeterminato in ottemperanza al computo delle riserve, previsto dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili»;

    l'articolo 7, comma 2, della legge n. 68 del 1999 relativamente all'assunzione di persone disabili attraverso il concorso pubblico recita che i disabili «iscritti nell'elenco di cui all'articolo 8 hanno diritto alla riserva dei posti nei limiti della complessiva quota d'obbligo e fino al cinquanta per cento dei posti messi a concorso» (presupposto indispensabile per la partecipazione ai concorsi è l'iscrizione nelle liste speciali, elenchi pubblici formati secondo una graduatoria unica che raggruppa tutte le disabilità);

    i requisiti previsti per l'iscrizione a detti elenchi sono:

   a) individui con invalidità civile di grado superiore al 45 per cento;

   b) invalidi del lavoro con percentuale di invalidità superiore al 33 per cento;

   c) non vedenti e sordomuti;

   d) invalidi di guerra, invalidi civili di guerra e invalidi per servizio;

   in secondo luogo, il requisito della disoccupazione.

    L'articolo 25, comma 9-bis, della legge n. 114 del 2014, inserito, in fase di conversione, modifica il secondo comma dell'articolo 16 della legge n. 68 del 1999, eliminando l'inciso «anche se non versino in stato di disoccupazione» (volendo così privilegiare i disabili che si trovano in stato di disoccupazione) e stabilisce che la persona con disabilità dovrà essere disoccupata sia al momento della partecipazione al concorso come prevede l'articolo 8 della legge n. 68 del 1999 che non è stato mai modificato, sia al momento dell'assunzione;

    con la sentenza del T.A.R. Campania, V sezione, del 3 agosto 2016, n. 4004, che a sua volta richiama la pronuncia del Consiglio di Stato, VI sezione, del 14 dicembre 2016, n. 7395, appare evidente che lo stato di disoccupazione debba essere posseduto necessariamente, se non altro ai fini di poter beneficiare dell'aliquota di posti a concorso, sino al momento dell'assunzione;

    il decreto legislativo n. 150 del 2015, emanato in attuazione della legge n. 183 del 2014 (cosiddetto Jobs Act), prevede che per le persone con disabilità già iscritte alle liste del collocamento mirato l'istituto della conservazione continua ad operare (legge n. 68 del 1999) e che tali persone potranno mantenere l'iscrizione se svolgono un'attività lavorativa che comporta, nel corso dell'anno solare, un reddito lordo non superiore a ottomila euro per lavoro dipendente (anche a chiamata o intermittente o a progetto) e non superiore a euro 4.800,00 lordi per lavoro autonomo od occasionale;

    la perdita dello stato disoccupazione si ha nei seguenti casi:

     1) avvio di un'attività lavorativa, con contratto a tempo indeterminato e a tempo determinato della durata superiore a 6 mesi: la perdita è automatica e regolata dai meccanismi della sospensione (articolo 19, comma 1, del decreto legislativo n. 150 del 2015);

     2) avvio di un'attività di lavoro autonomo di qualsiasi durata: la perdita viene accertata nel momento in cui, come da Patto di Servizio Personalizzato, vi è una comunicazione con autocertificazione da parte dell'utente (articolo 19, comma 1, del decreto legislativo n. 150 del 2015);

     3) in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua in assenza di giustificato motivo (articolo 20, comma 3, lettera c), decreto legislativo n. 150 del 2015);

     4) il lavoratore disabile licenziato per riduzione di personale o per un giustificato motivo oggettivo ha diritto a reiscriversi negli elenchi del collocamento obbligatorio, mantenendo la posizione che aveva acquisito, come se non fosse stato mai cancellato;

    alla luce di quanto esposto, si rileva un grave pregiudizio nei confronti della categoria dei docenti diplomati magistrali appartenenti alle categorie protette, individuati ed assunti a tempo indeterminato in ottemperanza al computo delle riserve previsto dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», i quali attraverso la trasformazione dei loro contratti di lavoro da tempo indeterminato a tempo determinato, con termine finale fissato al 30 giugno 2019, paradossalmente, si troveranno nell'impossibilità di iscriversi negli elenchi di cui all'articolo 8 della legge n. 68 del 1999 quindi, in concreto, con il rischio di non poter far valere il proprio diritto di disabile,

impegna il Governo

ad assumere iniziative urgenti per eliminare gli effetti pregiudizievoli che stanno subendo i suddetti docenti appartenenti alle categorie protette, prevedendo che gli stessi siano inseriti nelle quote di cui all'articolo 7, comma 2, della legge n. 68 del 1999, previste dal concorso anche in deroga alle disposizioni vigenti in merito all'accesso alle suddette quote.
(7-00044) «Bucalo, Rizzetto, Varchi, Mollicone, Frassinetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (decreto legislativo n. 175 del 2016, articolo 11) prevede che nella scelta degli amministratori delle società a controllo pubblico le amministrazioni assicurano il rispetto del principio di equilibrio di genere, almeno nella misura di un terzo, da computare sul numero complessivo delle designazioni o nomine effettuate in corso d'anno; qualora la società abbia un organo amministrativo collegiale, lo statuto prevede che la scelta degli amministratori da eleggere sia effettuata nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 12 luglio 2011, n. 120;

   in particolare, la legge n. 120 del 2011, nel recare modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, all'articolo 1 (equilibrio tra i generi negli organi delle società quotate), stabilisce che, qualora il consiglio di gestione sia costituito da un numero di componenti non inferiore a tre, lo statuto prevede che «il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l'equilibrio tra i generi. Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. Tale criterio di riparto si applica per tre mandati consecutivi» (articolo 147-ter, commi 1-bis e 1-ter);

   la predetta legge n. 120 del 2011, oltre a prevedere che le disposizioni della medesima si applicano «a decorrere dal primo rinnovo degli organi di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati successivo ad un anno dalla data di entrata in vigore» della legge, riserva «al genere meno rappresentato, per il primo mandato in applicazione della legge, una quota pari almeno a un quinto degli amministratori e dei sindaci eletti» (articolo 2); all'articolo 3 essa ha esteso l'applicazione delle disposizioni previste anche alle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo del codice civile, e non quotate in mercati regolamentati, demandando ad un successivo regolamento, da adottarsi entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge, termini e modalità di attuazione della stessa; il primo comma dell'articolo 2359 codice civile stabilisce, inoltre, che «Sono considerate società controllate: 1) le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; 2) le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria; 3) le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con essa». Il secondo comma dell'articolo estende la nozione di controllo di cui ai n. 1) e 2) a quello esercitato in via indiretta, cioè computando i voti spettanti a società controllate, a società fiduciarie e a persona interposta;

   nonostante tutto ciò, si assiste anche in questi ultimi giorni a quella che appare all'interpellante la sempre più espressa volontà di non applicare tali disposizioni, così come accaduto nelle prime nomine pubbliche effettuate in queste settimane, allorché sul rispetto della parità di genere ci sono stati dei notevoli e clamorosi passi indietro;

   esempio lampante è ciò che è accaduto in merito all'elezione del nuovo consiglio di amministrazione della Rai, dove su sette componenti sono solo due le donne nominate e nessuna di loro è stata indicata per ricoprire uno dei posti apicali di presidente o di amministratore delegato –:

   se si sia ritenuto di raccogliere il parere del responsabile per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio sulla legittimità delle nomine dei componenti designati dal Governo nel Consiglio di amministrazione della Rai alla luce della «legge Madia»;

   se intendano adottare le iniziative necessarie per fare luce sulla istruttoria sulle intervenute designazioni di competenza governativa ai fini del rispetto della «legge Madia»;

   se ritengano di acquisire il parere dei servizi giuridici della Presidenza del Consiglio e della Corte dei Conti in merito all'evidenza delle procedure adottate per tali nomine e alla eventuale possibilità di ripristinare l’iter corretto degli incarichi conferiti;

   quali siano le relazioni di compliance da parte dei soggetti preposti alle attività di controllo interno sulle intervenute nomine e quali siano gli eventuali giustificati motivi che avrebbero consentito una deroga alla corretta applicazione delle leggi richiamate;

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di far sì che venga rispettato il menzionato principio di equilibrio di genere.
(2-00086) «Rossello».

Interrogazioni a risposta orale:


   DE MARIA e BENAMATI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Società Autostrade sta già operando per il ripristino del raccordo autostradale fra la A1 e la A14 nell'area di Borgo Panigale, Bologna, fortemente danneggiato dopo il tragico incidente del 6 agosto 2018;

   Società Autostrade, a seguito di accordo con il Governo, la regione Emilia-Romagna, la città metropolitana di Bologna e il comune di Bologna sta finanziando e dovrà realizzare il cosiddetto Passante di mezzo, opera fondamentale e prioritaria per una migliore e più sicura viabilità del nodo di Bologna e, in quanto tale, priorità per il Paese;

   per quanto riguarda il Passante di mezzo è già convocata la conferenza di servizi per le attività di sua competenza;

   in questa fase dichiarazioni di esponenti del Governo e politici locali hanno fatto riferimento a possibili modifiche e revisioni del progetto, cosa che, giunti a questo stadio dell'opera, potrebbero mettere in discussione il finanziamento e la realizzazione dell'infrastruttura stessa;

   il Governo ha recentemente annunciato l'avvio di una procedura per la revoca totale della concessione a Società Autostrade –:

   come il Governo intenda garantire che non vi siano ritardi nelle attività di ripristino della viabilità sul raccordo autostradale interessato dall'incidente sopra menzionato e come intenda assicurare le risorse finanziarie necessarie all'intervento di ripristino, così come quelle relative alla realizzazione del Passante di mezzo.
(3-00141)


   MARCO DI MAIO, DE FILIPPO, ASCANI, FERRI, DAL MORO, CENNI, BRAGA, VERINI, PAITA, PEZZOPANE, D'ALESSANDRO, FRAGOMELI, UNGARO, BRUNO BOSSIO, VISCOMI, MELILLI, PELLICANI, DE MENECH, CARÈ, INCERTI, GAVINO MANCA, VAZIO, MORETTO, GADDA, CIAMPI, CARNEVALI, SCHIRÒ, SERRACCHIANI e MOR. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto la Corte Costituzionale ha dichiarato, con sentenza n. 74 del 2018, illegittimo, per mancata concertazione con le regioni, il fondo plurisettoriale istituito mediante il comma 140 dell'articolo 1 della legge 232 del 2016, che prevedeva interventi anche in materia di edilizia scolastica;

   la stessa sentenza faceva però salvi i procedimenti in corso qualora avessero riguardato diritti costituzionali delle persone come, appunto, sono da considerarsi gli interventi di messa in sicurezza antisismica delle scuole;

   lo stesso Consiglio di Stato ha espresso, successivamente, una valutazione favorevole al decreto di riparto del fondo;

   con decreto del 21 dicembre 2017 sono stati individuati ben 1550 comuni beneficiari di 1 miliardo e 58 milioni di euro per interventi di adeguamento antisismico degli edifici scolastici fissando in 18 mesi, dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il termine per le progettazioni esecutive e le aggiudicazioni provvisorie degli stessi;

   gli enti locali, a sette mesi di distanza, risultano essere ancora in attesa della erogazione delle risorse;

   in data 31 luglio 2018, con lettera ufficiale, Anci e Upi hanno chiesto al Governo di intervenire tempestivamente per il completamento dell’iter di assegnazione delle suddette risorse, evidenziando gli insostenibili ritardi e chiedendo un incontro urgente per affrontare le richiamate criticità –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, con la massima urgenza, al fine di superare l'attuale fase di stallo e procedere, in favore degli enti locali beneficiari, all'assegnazione delle risorse finalizzate alla messa in sicurezza antisismica degli edifici scolastici, ponendo fine a questa fase di incertezza che rischia di pregiudicare interventi importanti e attesi dalle comunità.
(3-00142)


   ROMINA MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna è oggetto da diversi giorni di eventi alluvionali violenti e particolarmente insistenti;

   l'eccessiva frequenza degli eventi temporaleschi nel mese di agosto 2018 che potrebbero proseguire nei prossimi giorni, come preannunciano le previsioni meteo, rischia di determinare gravi danni all'economia dell'isola, oltre a rendere più complicate e gravose le operazioni di intervento preventivo e successivo dei soggetti competenti;

   i comuni sardi impegnati negli interventi di ripristino e messa in sicurezza del territorio necessitano di maggiori risorse e di minori vincoli burocratici;

   la regione Sardegna, attraverso la direzione regionale della protezione civile, ha già avviato la procedura per richiedere il riconoscimento dello stato di emergenza –:

   se si sia a conoscenza dello stato di difficoltà della Sardegna;

   se non si ritenga di procedere immediatamente al riconoscimento dello stato di emergenza;

   se non si ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, per aumentare l'attuale dotazione dei fondi per la Protezione civile;

   se non si ritenga di assumere iniziative per allentare ulteriormente i vincoli sulla spesa delle risorse comunali e sulle procedure amministrative per la messa in sicurezza del territorio e per il ripristino a seguito di eventi meteorologici e di altri non prevedibili.
(3-00143)


   LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della giustizia ha revocato l'aggiudicazione della ricerca di mercato per l'individuazione di una sede per gli uffici giudiziari penali baresi in favore dell'immobile ex Inpdap in via Oberdan a Bari;

   l'indagine era stata avviata il 25 maggio 2018 dopo la dichiarazione di inagibilità per rischio crollo del «Palagiustizia» di via Nazariantz, sede del tribunale penale e della procura, e successiva ordinanza di sgombero da parte del comune con scadenza 31 agosto;

   non è specificato quali siano le motivazioni precise della revoca, invocata nelle scorse settimane da avvocati e personale amministrativo; in sede di Conferenza permanente, infatti, i penalisti e i responsabili per la sicurezza dei lavoratori di procura e tribunale penale di Bari, avevano evidenziato alcune criticità dell'immobile di via Oberdan, sia dal punto di vista ambientale, per la presenza di un'area vicina sotto sequestro «perché non bonificata dalle particelle di amianto esistenti», sia dal punto di vista logistico per questioni di viabilità, traffico, parcheggio e per la presenza di un passaggio a livello lungo la via principale di accesso;

   il problema dell'edilizia giudiziaria a Bari, gravissimo e urgente come sancito dallo stesso Governo che aveva ritenuto di emanare un decreto-legge, il decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, come in un «gioco dell'oca», lungi dal trovare una soluzione adeguata, ritorna al punto di partenza;

   riavviare la giustizia penale in un capoluogo di regione sede del Gip distrettuale, con i problemi di criminalità organizzata che affiggono il territorio, deve essere una priorità irrinunciabile per il Governo, come richiedono con forza gli operatori della giustizia e le stesse istituzioni locali e territoriali –:

   se il Governo non ritenga di dovere intervenire con urgenza al fine di risolvere tale situazione, eventualmente dichiarando lo stato di emergenza e valutando, se necessario, di assumere le iniziative di competenza volte a requisire un immobile adeguato alla ripresa della giurisdizione penale nel territorio barese.
(3-00144)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LABRIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   un articolo di stampa, pubblicato da «il Corriere di Taranto» il 15 novembre 2016, riporta una dichiarazione del presidente della Coldiretti di Taranto, Alfonso Cavallo, dal seguente tenore: «Non vorremmo che il tanto atteso verdetto ambientale sulle proposte presentate dalle due cordate interessate all'ILVA non tenga in dovuto conto il reale impatto sulla catena alimentare dell'area già pesantemente ferita. Il settore agricolo a Taranto anche sul fronte lavoristico incide per l'11,7 per cento degli occupati e risulta il secondo settore dopo l'industria che assorbe il 24 per cento dell'occupazione totale. Preservare questo patrimonio produttivo è un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari. Chiediamo, senza se e senza ma, che qualora ci fossero riscontri scientifici certi di una incidenza sull'agroalimentare dell'inquinamento causato sinora dall'ILVA, si circoscriva l'area coinvolta e si decida una volta per tutte di puntare sulla reale vocazione del territorio tarantino, individuando opportunità di sviluppo, in modo da decidere quali percorsi intraprendere per tutelare al meglio gli imprenditori agricoli e i cittadini-consumatori»;

   l'analisi del rapporto Centro salute e ambiente della regione Puglia segnala un +4 per cento di mortalità a causa dell'esposizione alle polveri industriali, un +5 per cento di mortalità per tumore polmonare e +10 per cento per infarto del miocardio, oltre all'aumento di patologie respiratorie tra i bambini di Taranto 0-14 anni;

   il presidente Cavallo avrebbe affermato: «L'agricoltura, la pesca, il turismo e l'agroalimentare di qualità sono componenti fondamentali ed essenziali per lo sviluppo della provincia ionica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie industriali che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate. Chiediamo che venga rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori e una presa di coscienza e una forte partecipazione ad un “problema” che condiziona non solo il reddito e lo sviluppo, ma pregiudica la vita stessa dell'individuo. Il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi, anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull'altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile»;

   i dati riportati dall'articolo in sostegno dell'agricoltura ionica recitano: «con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l'intera regione. In pochi anni l'agricoltura ionica, che raggiunge punte di eccellenza nei comparti dell'uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, si è vista riconoscere l'alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6 DOC “Aleatico”, “Primitivo di Manduria”, “Lizzano”, “Martina Franca”, “Locorotondo”, “Colline Joniche Tarantine” e due IGT “Tarantino” e “Valle d'Itria” per i vini, 1 DOP “Terre Tarentine” per l'olio, 1 IGP alle “Clementine del Golfo di Taranto” e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei 231 prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti “tradizionali” dal Mipaf» –:

   se, in relazione a quanto esposto in premessa, in presenza di riscontri scientifici certi di incidenza sul settore agroalimentare dell'inquinamento causato dall'ILVA sia stata circoscritta l'area coinvolta al fine di garantire percorsi idonei a tutela dell'intera catena alimentare, tassello importante per l'intera economia pugliese;

   quali siano gli eventuali interventi previsti e condivisi, in che modo si intendano attuare e quale ne sia la tempistica.
(5-00357)


   MORANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal 27 agosto al 1o settembre il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha effettuato in Cina la sua prima visita ufficiale al di fuori dell'Unione europea;

   secondo quanto si apprende dal comunicato stampa del Ministro dell'economia e delle finanze e da notizie di stampa l'obiettivo della missione è stato quello di rafforzare ulteriormente i rapporti economici tra i due Paesi, che possono trarre reciproco vantaggio da un'intensificazione delle relazioni economiche, finanziarie e commerciali;

   negli ultimi anni si è imposta una legittima sensibilità della pubblica opinione la quale richiede una maggiore trasparenza e disponibilità delle istituzioni nel dare il massimo delle informazioni circa l'uso dei mezzi aerei utilizzati per missioni e sull'impiego delle risorse impegnate;

   si ricordano la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2011 e della circolare della Presidenza del Consiglio 10 maggio 2013 concernenti entrambi le modalità di concessione del trasporto aereo di Stato –:

   quale aeromobile sia stato impiegato per effettuare la missione in Cina del Ministro Tria e a quanto ammonti il costo del trasporto aereo;

   quali siano la natura degli impegni ministeriali e i relativi spostamenti, oltre al numero dei componenti della delegazione della missione istituzionale.
(5-00362)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre nel corso di un violento nubifragio che ha interessato il comprensorio un fulmine ha colpito e determinato il crollo di una parte rilevante del campanile della chiesa di San Cipriano sita nel comune di Beverino in provincia di La Spezia;

   il crollo ha interessato una parte consistente della sommità del campanile, che è precipitata a terra su una strada provinciale fortunatamente senza coinvolgere nessun passante o automobilista; si tratta ora di mettere in sicurezza e procedere al ripristino del manufatto religioso a cui la comunità è particolarmente legata –:

   quali iniziative di competenza, anche attraverso la Protezione civile nazionale, intenda porre in essere al fine di sostenere la Curia e il comune per la ricostruzione del campanile della chiesa di San Cipriano.
(5-00363)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia di Genova, con il crollo di un tratto del ponte Morandi, con il suo carico di vittime e dolore, chiede con urgenza all'Esecutivo di agire con adeguatezza rispetto al tema della sicurezza della rete autostradale e stradale del nostro Paese;

   la questione richiede l'urgente messa in sicurezza della rete stradale nazionale attraverso l'immediato sblocco delle somme necessarie e l'anticipo delle risorse utili per la messa in sicurezza antisismica delle nostre strade oltre che delle autostrade;

   con particolare riguardo alle autostrade A24 e A25, nella XVII legislatura l'interrogante ha presentato in Parlamento diverse proposte emendative le quali prospettavano la messa in sicurezza antisismica delle due tratte autostradali, transitate ogni giorno da 40 mila automobili, prevedendo di utilizzare a questo scopo gli introiti percepiti per investimenti dal concessionario delle Strade dei Parchi;

   risulta necessario provvedere quanto prima alla messa in sicurezza dei tratti stradali interessati e dei viadotti, utilizzando i fondi già previsti dal «decreto Mezzogiorno» e completando i primi interventi contenuti nel «decreto Sviluppo»;

   la regione Abruzzo, al fine di consentire il completamento dei lavori di messa in sicurezza delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, ha scelto di anticipare circa 120 milioni di euro attingendo ai fondi non ancora spesi per il Masterplan per il sud –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative di competenza voglia intraprendere.
(5-00365)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende della necessità di ripristinare la pianta organica nel tribunale di Sulmona, in provincia dell'Aquila, che, tenendo conto dei vari profili professionali, deve poter contare su 45 unità anziché su 27. A rilanciare la questione sulla grave carenza di organico al palazzo di giustizia è il segretario confederale Uil, Mario Nardella;

   l'istituto di pena della città di Sulmona è da annoverarsi tra i più imponenti d'Italia – sono numerosi i reclusi ad alto tasso di pericolosità – ed è in procinto di divenire uno dei più considerevoli d'Europa in conseguenza della futura apertura di un nuovo padiglione, attualmente in costruzione, in grado di aggiungere, agli attuali, 400 detenuti ad elevata caratura criminale; sarebbero utili la permanenza, nella città peligna, di un tribunale pronto ad accogliere richieste di pronto intervento giudiziario e un potenziamento della struttura con l'attivazione di una sede distaccata del tribunale di Sorveglianza capace di ridurre significativamente il ricorso al personale di polizia penitenziaria e l'uso dei mezzi d'ordinanza per gli spostamenti dei detenuti, offrendo quindi maggiore sicurezza a fronte di minori spese;

   va tenuto conto dell'apporto di risorse umane fornito alle esigenze dei tribunali di L'Aquila e Chieti e del contemporaneo mancato invio di unità nel palazzo di giustizia sulmonese deficitario del 36 per cento del personale necessario –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.
(4-00975)


   D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si segnala la situazione inerente al concorso pubblico per l'accesso al ruolo iniziale di vigile del fuoco per 814 posti bandito con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, con emanazione della graduatoria finale nel luglio 2010, composta da 7.599 candidati idonei (comprendenti civili, volontari e discontinui precari vigili del fuoco), che hanno superato nr. 3 prove molto selettive durate 30 mesi su un bacino di ben 123.000 candidati (1 preselettiva – 4 motorio attitudinali – 1 orale); lo scorrimento della graduatoria ha subìto troppe battute d'arresto dovute ai tagli dei Governi precedenti, al «blocco totale delle assunzioni per l'anno 2012» e al «blocco del turn over», ripristinato al 100 per cento soltanto nel 2017;

   inoltre, poiché la «legge Fornero» ha impedito a numerosi vigili del fuoco di andare in pensione, si è avuto, come conseguenza, lo stallo di ricambio generazionale che gli «idonei» avrebbero garantito;

   entrando nello specifico è utile puntualizzare i riferimenti normativi degli ultimi anni in merito alle assunzioni nel corpo extra turn over e dunque in aggiunta alle facoltà assunzionali previste per legge:

    1.000 nuove assunzioni di cui al decreto-legge 31 agosto 2013 (copertura attinta dal fondo dei richiami del personale discontinuo dal Governo Letta);

    1.030 nuove assunzioni di cui al decreto-legge n. 90 del 2014 (copertura attinta dal fondo dei richiami del personale discontinuo dal Governo Renzi);

    250 nuove assunzioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 ottobre 2016;

    593 nuove assunzioni (193 anticipo turn over) di cui al decreto-legge enti locali (decreto-legge n. 113 del 2016);

    400 nuove funzioni di cui alla legge 11 dicembre 2016 n. 232, articolo 1, comma 365, lettera b), (legge di bilancio 2017);

    350 nuove assunzioni di cui al comma 289 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017 n. 205 (legge bilancio 2018) –:

   se i Ministri interrogati intendano predisporre le iniziative necessarie al fine di:

    a) dare seguito al percorso intrapreso per esaurire la succitata graduatoria destinando ulteriori 600/700 assunzioni extra unicamente alla graduatoria 814, tenendo conto che il costo unitario di un vigile del fuoco è pari a 40.000 euro circa e quello complessivo a circa 28 milioni di euro e che con questo sforzo economico, utile alla collettività e al soccorso pubblico, si abbasserebbe l'età media del Corpo che al momento è di 49 anni circa;

    b) prevedere una proroga e, conseguentemente, autorizzare l'assunzione degli idonei e poi quella dei così detti «discontinui», al fine di sopperire alla grave carenza di organico (4.000 unità) che affligge il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dimostrando che non si risparmia sulla sicurezza e sul soccorso pubblico.
(4-00984)


   ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il lago di Bolsena è il più grande lago vulcanico d'Europa, oltre che sito d'interesse comunitario (Sic, codice IT6010007), classificato come area sensibile e vulnerabile a causa del lento ricambio delle sue acque;

   il lago si trova nella regione Lazio e fa parte della provincia di Viterbo; i comuni che circondano il bacino sono: Bolsena, Montefiascone, Marta, Capodimonte, Gradoli, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo;

   gli stessi comuni sopra citati costituiscono un agglomerato urbano che genera un carico pari a circa 35.000 abitanti equivalenti (di seguito a.e.) che si servono del lago per fognature e servizi idirici;

   tale agglomerato è interamente servito da rete fognaria che convoglia i reflui al depuratore gestito dalla società Co.ba.l.b s.p.a. ubicato nel comune di Marta. L'impianto ha una capacità organica di progetto pari a 48.500 a.e. ed effettua il trattamento biologico secondario e la disinfezione finale dei reflui, per poi scaricare le acque nel fiume Marta emissario del lago di Bolsena;

   i problemi di inquinamento discendenti da una supposta inadeguatezza del sistema fognario depurativo nei comuni citati sono stati oggetto del Caso EU Pilot 6800/14/ENVI avviato dalla Commissione europea;

   la regione Lazio ha finanziato nel 2015 un intervento, di importo pari a circa 2 milioni di euro, per la sostituzione di alcune parti vetuste. Per tale intervento è stato predisposto un bando per l'affidamento dei lavori, che sono stati aggiudicati definitivamente, con determinazione dirigenziale della regione Lazio n. G09947 del 14 luglio 2017 (gara CIG 64830573E1);

   i lavori per l'ammodernamento dell'impianto di depurazione e del relativo collettore a quanto consta all'interrogante sarebbero dovuti terminare entro aprile 2018, ma non risultano ad oggi ancora completati;

   nell'arco degli ultimi anni si sono verificati diversi casi di sversamenti di liquami e schiume nel fiume Marta che hanno causato anche morie di pesci;

   l'attuale efficacia dell'intero sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue è compromessa in attesa del completamento degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito al sistema di depurazione in questione relativamente alla citata procedura di infrazione europea nei confronti dello Stato italiano;

   quali siano state le iniziative di competenza messe in atto, nel corso del tempo per risolvere detto contenzioso comunitario e dotare il lago delle dovute misure di depurazione delle acque.
(4-00998)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra gli indicatori del benessere equo e sostenibile dei territori, recentemente rilasciato, Istat ha inserito anche alcune tavole dedicate alle cause di morte, fornendo alcuni numeri interessanti su scala provinciale che «Infondata» ha deciso di utilizzarli per realizzare delle vere e proprie mappe della mortalità in Italia, pubblicate per Il Sole 24 Ore;

   partendo dalla mortalità infantile, la provincia dell'Aquila è poco sopra la media nazionale, ultima tra le province abruzzesi: nel 2014 – sono gli ultimi dati disponibili – si sono registrati tre decessi ogni mille nati vivi; la media nazionale si attesta a 2.8, col tasso che è fortunatamente sceso sensibilmente rispetto al 2004, allorquando era fermo a 3.8. Stando alle altre province abruzzesi: Teramo è a 1.6, Chieti a 1.7 e Pescara a 2.6. Le situazioni peggiori a Benevento e Cosenza, dove nel 2014 si è arrivati a 5,8 decessi ogni mille nati vivi;

   la mortalità per incidenti stradali: su una media nazionale che si attesta a 0.7 morti tra i 15 e i 34 anni ogni 10 mila abitanti, la provincia dell'Aquila è a 0.4, con Pescara a 0.3, Chieti a 0.8 e Teramo a 0.6. È difficile identificare una zona d'Italia in cui l'incidenza sia decisamente maggiore rispetto al resto del Paese; si segnala la provincia di Vercelli che con 2.6 decessi ogni diecimila abitanti è decisamente quella con il più alto tasso di morti per incidenti stradali. In questo caso, i dati fanno riferimento al 2016;

   per la mortalità relativa ai tumori per la provincia dell'Aquila ha un tasso di 10.3 morti tra i 20 e i 64 anni ogni 10 mila abitanti, sopra la media nazionale che si attesta a 9, e delle altre province abruzzesi: Teramo. Pescara e Chieti hanno fatto registrare un tasso di 8.5;

   la provincia dell'Aquila ha livelli di poco inferiori alla così detta «Terra dei Fuochi», l'area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta laddove si registra il più alto tasso di patologie oncologiche a livello nazionale: ben 11.4 ogni 10 mila abitanti tra i 20 ed i 64 anni nel napoletano, 11 nel casertano. Dati preoccupanti che si riscontrano anche in Sardegna, in quella che un tempo era la provincia di Carbonia-Iglesias, ora confluita nel sud Sardegna;

   per ciò che attiene alla mortalità per demenza e altre malattie del sistema nervoso, la provincia dell'Aquila è al di sotto della media nazionale con 23.80 morti tra gli over 65 ogni 10 mila abitanti; nel Paese se ne sono registrati 27.9. Le altre province abruzzesi sono sopra la media nazionale: Teramo ha un tasso pari a 30, Pescara è addirittura a 34.5, con Chieti che si attesta, invece, a 28.8. Dalla elaborazione di Infodata, si può notare come nel Nord si concentrino i territori con un'incidenza di decessi legati a queste patologie superiori a quella nazionale. Mentre nel centro e soprattutto nel Sud Italia, con l'eccezione della Sardegna, il tasso è inferiore che nel resto del Paese. Certo, non mancano i casi in controtendenza. Con appena 18,4 decessi ogni 10 mila residenti, è Pordenone la provincia italiana con l'incidenza minore. Dopo aver toccato il picco nel 2012, i decessi legati a queste patologie hanno iniziato a scendere;

   la politica ha il dovere di garantire il diritto alla salute dei cittadini attraverso l'attuazione di pratiche virtuose e adeguate –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.
(4-01001)


   D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gioco del calcio ha un valore sociale oltre che sportivo per il nostro Paese, valore che la stessa Lega calcio deve mantenere ben presente in ogni trattativa;

   come ha evidenziato da Codacons la condotta di Dazn e Sky è scorretta ai sensi del codice del consumo perché costringe i tifosi ad aderire a due abbonamenti con un esborso maggiore in termini di denaro a fronte di una scarsa qualità;

   è impensabile che i ceti meno abbienti e meno tecnologizzati possano gestire tre piattaforme per un solo campionato: satellite, streaming e digitale;

   dal 1946 al gioco del calcio è connesso il Totocalcio gestito dalla Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, le cui puntate concorrono a finanziare l'erario che ne ricava circa 12 milioni di euro annui –:

   come il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per evitare una situazione di disagio e di discriminazione verso le fasce economicamente più deboli, per concedere loro un mezzo accessibile e funzionale per continuare a esprimere il tifo calcistico e mantenere introiti essenziali per l'erario.
(4-01003)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il sud, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il nubifragio che si è abbattuto il 18 e 19 giugno 2018, principalmente sui comuni di Nicotera e Joppolo, ha determinato esondazioni di corsi d'acqua con allagamenti, movimenti franosi, danneggiamenti alle infrastrutture viarie, ad edifici privati, alla rete dei servizi essenziali, nonché alle opere di difesa idraulica, che hanno visto impegnate tutte le strutture di Protezione civile e, in particolar modo, i Vigili del fuoco di Vibo Valentia;

   le abbondanti precipitazioni hanno provocato un considerevole innalzamento dei livelli idrometrici di tutti i corsi d'acqua evidenziando, ancora una volta, la fragilità del territorio calabrese;

   con delibera dell'8 agosto 2018 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza nei territori dei comuni di Reggio Calabria, Bagnara Calabra, Scilla, Joppolo e Nicotera, destinando, per l'attuazione dei primi interventi, la somma di euro 500.000,00;

   con successive ordinanze di protezione civile si dovrà provvedere, ai sensi dell'articolo 25, comma 2, lettera a) e b) del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, «a) all'organizzazione ed all'effettuazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata dall'evento; b) al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione dei rifiuti, delle macerie, del materiale vegetale o alluvionale o delle terre e rocce da scavo prodotti dagli eventi e alle misure volte a garantire la continuità amministrativa nei comuni e territori interessati, anche mediante interventi di natura temporanea»;

   il 24 e 25 agosto 2018 il territorio vibonese è stato messo in ginocchio, ancora una volta, dal maltempo, con allagamenti, frane e smottamenti che hanno causato forti disagi anche nelle zone costiere affollate di turisti. Strade invase da fango e detriti, famiglie bloccate nelle abitazioni, fughe di gas e muri di contenimento crollati hanno offerto scene apocalittiche non degne di un territorio civile;

   è una situazione che continua a ripetersi ciclicamente e le cui cause non sono addebitabili alla furia degli elementi naturali, ma all'irresponsabilità di una politica che continua a non investire nella realizzazione e nella manutenzione di quelle opere di prevenzione del dissesto idrogeologico indispensabili per garantire la tenuta del territorio e la sicurezza della popolazione –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per far fronte alla situazione esposta in premessa;

   se il Governo intenda assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, per adottare un piano organico di prevenzione e messa in sicurezza dei territori colpiti dagli eccezionali eventi franosi, per sostenere e favorire gli enti locali, che godono di scarse risorse e mezzi limitati e non sono in grado di far fronte ai danni subiti dal territorio e dalla popolazione; nonché se intenda pianificare l'apertura di una nuova sede permanente dei Vigili del fuoco a Ricadi, stante il ripetersi di tali situazioni emergenziali;

   a quanto ammontino le risorse finanziarie destinate alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico del territorio vibonese e a che stato sia la relativa attuazione da parte del immissario straordinario per l'attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella regione Calabria previsti nell'Accordo di programma siglato il 25 novembre 2010;

   a che punto sia la realizzazione del Patto per il sud - Programma «Calabria Sicura», che investe le problematiche relative al rischio idrogeologico, la protezione costiera, la bonifica e messa a norma delle discariche e dei siti inquinati, il potenziamento degli impianti di depurazione a partire da quelli oggetto di procedura d'infrazione, il completamento del piano regionale dei rifiuti, la ridefinizione del programma per completare gli schemi idrici regionali, il potenziamento e monitoraggio delle reti idriche, il miglioramento antisismico degli edifici strategici e scolastici.
(4-01004)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Castelvetrano, sotto commissariamento prefettizio dal mese di giugno del 2017, da diverse settimane si trova a vivere una grave condizione d'emergenza igienico-sanitaria causata dalle montagne di rifiuti che invadono una specifica zona della città;

   nella zona di via Roma è stata individuata la cosiddetta «isola ecologica», luogo oramai divenuto una discarica a cielo aperto e in cui insistono cumuli di rifiuti spesso dati alle fiamme, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza per la salute della popolazione a causa delle diossine rilasciate dalla combustione dei rifiuti;

   nella suddetta zona a causa della presenza di rifiuti di natura organica si respira un'aria malsana e nauseabonda alla presenza, tra l'altro, di cani, ratti e insetti attirati dai numerosi rifiuti presenti in loco, aumentando il rischio con la calura estiva di epidemie per la popolazione castelvetranese;

   oltre ai cittadini che risiedono nelle immediate vicinanze del sito e agli utilizzatori di quella «piattaforma», rischiano la propria salute anche gli operatori ecologici che operano in violazione delle più elementari norme igienico-sanitarie;

   la descritta situazione emergenziale e la mancanza di decoro, oltre ad arrecare disagio e pregiudizio alla salute del cittadini castelvetranesi, stanno recando un rilevante danno all'immagine di tutta la cittadina trapanese mortificata impunemente agli occhi dei numerosi turisti che, soprattutto nei mesi estivi, vi soggiornano per le vacanze –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione emergenziale che affligge il territorio castelvetranese e i suoi abitanti;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per intervenire celermente al fine di eliminare i disagi causati dagli smaltimenti abusivi e dai roghi di rifiuti sul territorio nazionale e, dunque, per tutelare la salute pubblica;

   se si intenda attivare il comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente in relazione alla situazione del sito citato, di cui occorrerebbe chiarire l'autorizzazione e la certificazione da parte degli enti locali.
(3-00145)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORANI e LACARRA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 agosto 2018 dopo una lunga attesa il Ministro dello sviluppo economico Di Maio ha tenuto una conferenza stampa convocata per illustrare il parere richiesto all'Avvocatura dello Stato relativamente alla procedura di cessione dello stabilimento Ilva di Taranto al gruppo Acelor-Mittal;

   il Ministro ha testualmente affermato che: «Su Ilva è stato commesso il delitto perfetto (...) La gara è illegittima, ma non si può annullare.»;

   il parere non è accessibile per via di una «clausola di sottrazione all'accesso» e pertanto non si sa quanto di quanto affermato in conferenza stampa corrisponda all'effettivo parere e quanto ad un'arbitraria interpretazione da parte dello stesso Ministro;

   il Ministro ha affermato che lo renderà pubblico al termine del procedimento;

   si tratta di una decisione assolutamente anomala considerato che il precedente Governo relativamente ad analogo parere chiesto all'Avvocatura sulla gara in oggetto aveva reso pubblico il documento;

   nel frattempo il Ministro si è reso protagonista di alcune dichiarazioni sempre sulla base del parere fornito dall'Avvocatura affermando che «qualora arrivasse un'altra offerta potremmo considerarla»;

   si tratta di dichiarazioni che hanno ulteriormente accresciuto il livello di confusione su una vertenza delicatissima che riguarda il futuro dell'acciaieria più grande d'Europa e dei suoi 14 mila dipendenti;

   la procedura amministrativa di verifica sulla gara sarebbe quindi – sulla base di quanto affermato dallo stesso Ministro dello sviluppo economico – sul tavolo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro urgente al Governo e hanno minacciato, in assenza di tempestivo riscontro, una dura mobilitazione dei lavoratori –:

   se la procedura di verifica della gara presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia terminata ed entro quanto tempo si intenda comunicare l'esito, se sia intenzione del Governo rispondere alla sollecitazione delle organizzazioni sindacali per dare risposte sul futuro dei 14 mila lavoratori, e se si ritenga ancora di dover tenere «secretato» il parere dell'Avvocatura.
(5-00366)


   VIANELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   secondo numerosissime segnalazioni pervenute, nel pomeriggio del 21 agosto 2018 la città di Taranto è stata invasa da un forte odore di gas per un'ennesima volta dopo il recentissimo episodio dello scorso 18 luglio per il quale è stata presentata interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00200, presentata il 19 luglio 2018, seduta n. 30;

   parrebbe che il maltempo abbia provocato un blocco agli impianti della raffineria Eni di Taranto determinando emissioni di fiamme e fumo nero dalle torce d'emergenza;

   l'interrogante, dopo aver personalmente sentito il forte fetore in diversi quartieri della città, è accorso nei pressi della raffineria e, nell'immediatezza, ha verificato la non percepibilità dell'odore di gas, che tuttavia continuava ad essere percepita nel resto della città. Tale fetore è continuato a persistere in città fino a notte fonda;

   l'interrogante ha contattato immediatamente il dipartimento Arpa della città, che ha confermato che, a causa degli eventi meteorici di giorni trascorsi, gli impianti della raffineria sono andati in emergenza, da questo l'accensione delle torce e la puzza di gas percepita dalla cittadinanza;

   ulteriore esasperazione è stata manifestata dai cittadini vessati dalle emissioni odorigene e dai pesanti e non più tollerabili disagi derivanti dalla complessiva situazione di inquinamento;

   si apprende altresì che vi sarebbe anche uno sversamento in mare, sul quale Arpa sta facendo tutti i controlli per verificare se anche questo evento sia legato allo stato di emergenza degli impianti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e possa riferire sugli impatti ambientali dell'evento occorso;

   con riferimento all'assunto sversamento in mare, se il Ministro interrogato possa confermare se sia effettivamente avvenuto, se sia riconducibile allo stato di emergenza degli impianti e quali azioni intenda porre in essere a tutela delle acque e dell'ambiente;

   quali iniziative, anche di tipo ispettivo, il Ministro interrogato, alla luce degli accadimenti, intenda adottare al fine di individuare le cause dell'accaduto, impedire il ripetersi di eventi simili e preservare da eventuali rischi per l'incolumità pubblica;

   se il Ministro interrogato possa fornire elementi in ordine al regolare rispetto da parte della società Eni dell'Aia.
(5-00368)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dal primo studio sui rifiuti nei laghi e nelle acque interne, presentato da Legambiente nell'ambito dell'iniziativa «Goletta dei laghi», risulta che il lago di Como è al primo posto tra i bacini italiani per presenza di microplastiche, ossia le particelle di plastica con dimensione inferiore ai 5 millimetri: nelle sue acque, infatti, la densità media delle particelle è di 157 mila ogni chilometro quadrato, con un picco di 500 mila, una delle densità più elevate al mondo, nel restringimento tra Dervio, in provincia di Lecco, e Santa Maria Rezzonico, sulla sponda comasca;

   anche per quanto riguarda gli inquinanti biologici, i dati del rapporto appaiono sconfortanti: su 17 campioni raccolti in tutto il lago, 8 sono risultati oltre i limiti di legge, e 2 sulla sponda comasca, a Dongo e Argegno, con valori di enterococchi ed Escherichia coli, i tipici batteri fecali, superiori al doppio di quanto previsto dalla legge;

   le acque del lago di Como sono utilizzate per uso potabile;

   le microplastiche, i cui effetti nell'ambiente lacustre non sono ancora abbastanza studiati, possono accumularsi nei tessuti dei pesci e di lì passare ad altri organismi lungo la catena alimentare fino all'uomo;

   a quanto pare, c'è una forte correlazione tra i depuratori e il rilascio di microplastiche. I depuratori, in effetti, ricevono tutto ciò che proviene dalle abitazioni, comprese le microplastiche primarie contenute nei cosmetici e gli scarichi delle lavatrici, responsabili, secondo alcuni studi, del rilascio di circa 700 mila fibre ad ogni lavaggio;

   in base al decreto legislativo n. 152 del 2006, nelle acque superficiali sono monitorati una serie di parametri chimico-fisici, (pH, solidi sospesi, temperatura, trasparenza, conducibilità, durezza, azoto ammoniacale, azoto nitrico, ossigeno disciolto, BOD5, COD, azoto totale, orto fosfato, cloruri, solfati, fosforo totale, Escherichia Coli, altri inquinanti chimici costituiti in prevalenza da metalli, pesticidi, solventi e IPA ed elementi di qualità biologica che riguardano macroinvertebrati, macrofite, diatomee, fitoplancton e fauna ittica) –:

   se non ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, anche un monitoraggio costante e sistematico della presenza di microplastiche nelle acque superficiali interne;

   quali iniziative di competenza intenda assumere, con particolare riferimento al Lario, per contrastare questo tipo di inquinamento, molto insidioso.
(4-00972)


   BOND. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Terna è proprietario della Rete di trasmissione nazionale di energia elettrica ed è responsabile della trasmissione, del dispacciamento dell'energia e della gestione in sicurezza della stessa;

   la società Torna ha dimostrato, con la presentazione di due progetti simili, l'intenzione di realizzare un elettrodotto aereo ad alta tensione, che si sviluppa per 15 chilometri, in un'area d'intervento Dolo-Padova Camin, tra le province di Venezia e Padova, densamente popolata a ridosso di centri abitati, in prossimità di ville Venete (villa Pisani e Villa Sagredo per esempio) e all'interno del Parco Sarmazza a Vigonovo, realizzato con fondi comunali e statali;

   il primo progetto di elettrodotto aereo da 380 kV, con tralicci alti 60 metri, è stato «bocciato» dal Consiglio di Stato con sentenza depositata il 10 giugno 2013;

   il secondo progetto di elettrodotto aereo da 380 kV (molto simile al primo) è stato ritirato dalla stessa società con comunicato del 30 maggio 2018;

   l'intervento nasce dall'esigenza di Terna di rafforzare la maglia della rete elettrica in Veneto e potenziare la capacità di connessione, trasformazione e trasmissione della potenza prodotta nell'area;

   la richiesta dei comitati cittadini e delle amministrazioni comunali è quella di procedere alla realizzazione dell'elettrodotto interrato e non aereo: la richiesta locale è di fare l'opera ma interrata rispettando:

    il territorio densamente antropizzato con presenza di scuole materne e parchi, oltre a numerose abitazioni e attività di vario genere;

    il valore storico artistico e turistico delle splendide ville venete che i patrizi veneziani hanno edificato nel corso dei secoli (l'elettrodotto aereo sarebbe visibile a migliaia di metri di distanza rovinando uno skyline unico al mondo);

   sono state numerose, nel corso degli anni, le manifestazioni e le iniziative promosse da amministrazioni e comitati, per chiedere l'interramento dell'opera e la realizzazione parallela di un corridoio ecologico: manifestazioni che hanno spesso visto la presenza di parlamentati e di tutti i sindaci della Riviera del Brenta e della provincia di Padova e che sono state riprese dai giornali locali e dalle reti televisive regionali;

   anche la regione Veneto ha scelto di contestare il piano originario proposto da Terna, approvando all'unanimità una mozione del consiglio regionale, che impegna la regione ad «ottenere un progetto alternativo, che preveda l'interramento delle linee elettriche»;

   si noti che la Terna s.p.a. realizza centinaia di chilometri di linee interrate in giro per il mondo (come riportato sul sito internet istituzionale). Non si capisce perché non sia possibile farlo anche nella Riviera del Brenta –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare impegno e una chiara presa di posizione in direzione della realizzazione dell'elettrodotto tra Dolo e Camin – Padova interrato e non aereo ascoltando le realtà locali e collaborando con esse.
(4-00985)


   VILLANI, VIGNAROLI, LATTANZIO, DE LORENZO, AMITRANO, FRATE, ACUNZO, NITTI, TESTAMENTO, BELLA, GALLO e AZZOLINA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sarno, insieme ai suoi affluenti i torrenti Cavaiola e Solofrana e i canali Alveo Comune Nocerino e Angri - San Tommaso, risulta essere il corso d'acqua più inquinato d'Europa;

   il tragitto del fiume e dei suoi affluenti interessa tre province e 13 comuni della Campania tra i quali Angri, Scafati, Castellammare di Stabia, Nocera Inferiore, e Sarno;

   a causa degli sversamenti delle fogne dei comuni non depurati come Angri e Scafati, delle concerie delle industrie conserviere presenti lungo il corso del fiume, degli sversamenti abusivi lungo tutto il tratto del fiume, ad oggi non esiste più alcuna forma di vita nelle acque del fiume Sarno e l'acqua non può essere utilizzata in alcun modo in quanto troppo pericolosa per la salute;

   durante la stagione estiva le esalazioni provenienti dal fiume e dai suoi affluenti sono tali da rendere l'aria irrespirabile creando così enormi disagi alla popolazione residente;

   le criticità e l'inquinamento del fiume Sarno negli anni passati sono state oggetto di indagini da parte della Commissione parlamentare «Ecomafie» e da parte della magistratura;

   la popolazione sconta l'enorme ritardo accumulato negli anni per l'ultimazione delle opere, quali le fogne interne, la rete di collettori e gli impianti di depurazione necessari per il superamento dell'emergenza ambientale legate al bacino del fiume Sarno e dei suoi affluenti;

   negli anni passati sono stati diversi i finanziamenti previsti per risolvere la situazione come ad esempio il «Grande progetto del fiume Sarno», finanziato attraverso il fondo europeo di sviluppo regionale con un cifra pari a 150 milioni di euro nel 2012 e attraverso la delibera della giunta regionale n. 119 del 20 marzo 2012, con la quale è stato approvato un protocollo di intesa tra regione Campania, Arcadis (Agenzia regionale campana difesa suolo) e l'Autorità di bacino regionale del fiume Sarno per l'avvio delle procedure attuative del «Grande progetto del fiume Sarno»;

   nonostante diversi piani di bonifica ad oggi le reti fognarie interne e di collegamento dei comuni di Angri e Scafati, fondamentali per risolvere in modo definitivo la problematica, in capo all'Agenzia regionale Arcadis non sono ancora stati completati –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di acquisire un quadro aggiornato dei lavori di realizzazione della rete di fogne interne e collettori nei comuni di Angri e Scafati; quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire un sistema di salvaguardia ambientale per tutelare i cittadini dell'Agro Sarnese Nocerino e della provincia di Salerno interessati dal passaggio del fiume Sarno.
(4-00995)


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la discarica situata in Frosinone località Mola dei Muli – Le Lame, avente capacità stimata pari a circa 650 mila metri cubi, è stata gestita fino al 1997 dal comune di Frosinone per il conferimento dei rifiuti solidi urbani raccolti nella città. Dal 2001 al 2002 in virtù dell'emergenza rifiuti, la discarica venne riaperta per il conferimento dei sovvalli prodotti dall'impianto di trattamento rifiuti della Reclas s.p.a. (ora denominata SAF – Società Ambiente Frosinone s.p.a.);

   dal 2002, a causa di questo sovraccarico, la discarica è stato inserita nel piano regionale bonifiche con altissima priorità di intervento, per poi essere inclusa nel sito di interesse nazionale (Sin) della provincia di Frosinone;

   la discarica è uno dei siti interessati dalla procedura di infrazione n. 2077/2003 aperta dalla Corte di giustizia europea nei confronti dell'Italia;

   la procura della Repubblica ha ottenuto dal gip del tribunale di Frosinone il sequestro preventivo della ex discarica, con decreto del 23 dicembre 2014, per il reato di cui agli articoli 113, 439 e 452 del codice penale, contestato ai vertici della società Ambiente Frosinone Spa, incaricata della gestione ordinaria della discarica. Secondo l'accusa a partire dall'anno 2006 gli indagati consentivano e, comunque, non impedivano che il percolato della discarica raggiungesse la falda acquifera sottostante, inquinandola con l'apporto di metalli pesanti;

   l'impianto, essendo posizionato a circa 75 metri dall'alveo del fiume Sacco all'interno della fascia di rispetto dello stesso, è esposto al rischio di esondazione, in quanto sprovvisto delle necessarie misure di mitigazione atte a scongiurarne il contatto;

   con l'accordo quadro tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dell'economia e delle finanze e regione Lazio relativo alla bonifica dei siti inquinanti e gestione dei rifiuti (APQ8) sono stati stanziati circa 8,6 milioni di euro complessivi per la bonifica della discarica in questione;

   in data 23 maggio 2017, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare scriveva che erano in corso verifiche dello stato ambientale di acque sotterranee e suolo;

   è stato costituito, in data 23 gennaio 2017, un tavolo permanente di lavoro a titolo gratuito presso la stessa regione Lazio, con la partecipazione di Asl, Arpa e dipartimento epidemiologico;

   il comune di Frosinone, con nota prot. n. 22780 dell'8 maggio 2017, comunicava a regione Lazio e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che volontà dell'amministrazione comunale era quella di pervenire a un intervento di landfill mining con costi stimati in circa 115 milioni di euro;

   la discarica in questione è stata inserita all'interno del perimetro del Sin bacino del fiume Sacco con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 21 novembre 2016, e costituisce grande pericolo ecologico a fronte di una situazione altamente instabile e di uno sfruttamento di gran lunga superiore a quello inizialmente previsto;

   con nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 19538/STA del 19 settembre 2017, l'Ispra ha trasmesso le proprie valutazioni in merito alla necessità di procedere a integrazioni relativamente agli studi condotti per la determinazione dei valori di fondo nonché una valutazione preliminare in merito all'individuazione degli intervenni urgenti da porre in essere in via prioritaria, tra i quali risulta esserci anche l'ex discarica di Frosinone in oggetto –:

   quali risultati abbia prodotto la campagna di indagini ambientali a cura degli enti di controllo competenti sulle matrici delle acque sotterranee e dei suoli;

   quale valutazione sia stata fatta sulla proposta avanzata dal comune di Frosinone, anche in relazione al quadro generale della pianificazione futura di bonifica del sito di interesse nazionale sia in termini di tempi che di costi;

   quali siano le iniziative previste, nonché il relativo cronoprogramma, al fine di procedere alla messa in sicurezza e alla bonifica dei terreni circostanti.
(4-00997)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 agosto 2018, a causa dei numerosi fulmini che hanno coinvolto l'area impianti, la Raffineria ENI Taranto ha subito un blocco totale delle attività;

   l'azienda ha dichiarato che i sistemi di sicurezza sono intervenuti e che l'evento non ha comportato alcun rischio per le persone e per l'integrità degli impianti; essa ha, inoltre, specificato che le attività della Raffineria erano già a regime ridotto, poiché, in via precauzionale, la Raffineria era già stata scollegata dalla rete elettrica esterna in considerazione delle previsioni meteo;

   su alcuni organi di stampa, in data 22 agosto 2018, sono state riportate informazioni inerenti forti emissioni odorigene provenienti dall'area industriale, avvertite in molte zone della città di Taranto e in aree limitrofe, nonché notizie afferenti lo sversamento di ingenti quantità di idrocarburi nel Mar Grande, ad ovest della località di Punta Rondinelle;

   la Raffineria ENI Taranto, in data 23 agosto 2018, ha smentito la possibilità che i fenomeni odorigeni lamentati nei giorni precedenti fossero imputabili alla raffineria ed ha escluso anche sversamenti di idrocarburi. Essa ha precisato che, in previsione della perturbazione, la raffineria aveva già cautelativamente ridotto l'assetto produttivo e isolato i circuiti elettrici dalla rete esterna, che già in altre occasioni si era dimostrata non affidabile in situazioni di maltempo, e che «per rendere più robusto il sistema ed evitare che situazioni del genere si possano verificare, sei anni fa Eni ha presentato un progetto di miglioramento del collegamento con la rete esterna, che consentirà di evitare il distacco, progetto che risulta essere in via di approvazione»;

   in data 17 e 18 luglio 2018, sono pervenute all'ARPA Puglia diverse segnalazioni inerenti molestie olfattive accompagnate, talvolta, da sintomatologie irritative a carico delle prime vie respiratorie percepite in diverse zone della città di Taranto;

   a partire dalla mattinata del 18 luglio 2018, in seguito alle segnalazioni, i tecnici di ARPA Puglia hanno avviato attività di controllo negli stabilimenti ENI e ILVA, evidenziando incrementi delle concentrazioni di alcuni agenti inquinanti (idrogeno solforato, benzene, DMS) di tipo odorigeno associati al ciclo produttivo e al riavvio di alcuni impianti della Raffineria, quali il CLAUS e l'impianto di idrogenazione catalitica, nei giorni 17, 18 e 19 luglio 2018;

   la Raffineria ENI Taranto ha, ad operazioni ispettive già in corso, comunicato al Dipartimento Provinciale di Taranto di ARPA Puglia alle ore 11,28 del 18 luglio 2018 che nelle ore notturne si era verificato uno stato transitorio di impianto che avrebbe causato l'accensione di torce a servizio dell'impianto, ammettendo «una lieve perdita di GPL da una linea dell'impianto di trattamento gas ricevuto dall'unità di distillazione primaria», e assicurando che «il fenomeno è da considerarsi assolutamente episodico» –:

   se ritenga opportuno richiedere, eventualmente assumendo informazioni e dati da ENI S.p.A. e da ARPA PUGLIA ed ASL Taranto, se anche le emissioni odorigene verificatesi in data 26 agosto 2018, 17, 18 e 19 luglio 2018, siano da addebitarsi, come le precedenti del 22 e 23 agosto, all'attività dello stabilimento ENI di Taranto e quali siano le ragioni di queste reiterate emissioni di inquinanti;

   quali siano i correttivi che ENI intende porre in essere perché le emissioni non si verifichino più, se esse siano nocive per la salute dei soggetti che sono costretti a sopportarle e se sussista comunque il superamento della soglia di normale tollerabilità delle stesse, nonché se sussistano le condizioni per la revisione dell'AIA concessa allo stabilimento ENI di Taranto ai sensi dell'articolo 29-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006.
(4-01000)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato, nel corso della sua visita alla biblioteca nazionale di Napoli, ha annunciato l'abolizione delle prime domeniche del mese gratuite nei musei, affermando che andavano bene come «lancio pubblicitario» ma che porterebbero ad una direzione sbagliata;

   il progetto delle domeniche gratuite, attivo dall'estate del 2014, ha avuto sui grandi numeri molto successo, con un aumento di visitatori in tanti luoghi d'arte italiani, ha rappresentato un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta. Solo nel 2017 più di 3,5 milioni di persone hanno potuto visitare gratis il patrimonio artistico e culturale italiano; abolire questo progetto porterebbe una discontinuità politica alla cultura;

   a poche ore dall'annuncio del ministro di cancellare le domeniche gratuite nei musei, è stata lanciata una petizione online per contestare questa decisione, che in meno di 48 ore ha raggiunto oltre 10000 firme –:

   se il ministro interrogato abbia valutato l'impatto di questa decisione;

   in tal caso, come intenda garantire il diritto alla fruizione del patrimonio culturale e favorire l'accesso ai luoghi della cultura e la diffusione della conoscenza, a prescindere dalla condizione economica dei cittadini.
(4-00982)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA, CIABURRO e DONZELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9, della legge 23 marzo 1983, n. 78, riconosce in favore degli ufficiali e dei sottufficiali dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in possesso di brevetto militare di incursore o operatore subacqueo un'indennità supplementare, per il periodo di assegnazione ai rispettivi nuclei;

   le cosiddetta indennità supplementari hanno la funzione di compensare particolari posizioni e/o condizioni, anche occasionali, in cui versa il personale impiegato in una particolare attività operativa, e tali indennità hanno carattere sussidiario rispetto a quelle cosiddette fondamentali, le quali, invece, sono fisse e continuative per l'intero periodo di destinazione ad un determinato corpo e/o reparto;

   avuto riguardo alle sole indennità fondamentali è previsto il meccanismo del cosiddetto trascinamento, il quale attribuisce al personale – in caso di cambio di destinazione per la quale sia prevista un'indennità fondamentale inferiore a quella precedentemente percepita – il diritto a mantenere la precedente indennità, al fine di contemperare il predetto decremento economico;

   l'indennità prevista per i subacquei, qualificata come supplementare dal citato articolo 9, in realtà, possiede tutte le caratteristiche delle indennità fondamentali: infatti, per un verso, è volta a compensare la stressante attività svolta dal personale subacqueo; per un altro verso, a differenza delle indennità supplementari, ha natura tutt'altro che episodica, essendo riconosciuta indipendentemente dalla singola attività eventualmente prestata;

   la suindicata indennità, peraltro, ha una misura economica decisamente superiore a tutte le altre indennità supplementari e, in alcuni casi, è risultato finanche superiore ad altre indennità fondamentali, con la conseguenza che la mancata previsione della possibilità di trascinamento, comporta per il personale trasferito un notevole decremento patrimoniale;

   a prescindere dalla suindicata qualificazione, al personale impiegato nel pronto intervento aereo, per i piloti collaudatori, sperimentatori, istruttori di volo, come espressamente prevede l'articolo 13, commi 1, 2, 3, 4 e 5 della citata legge n. 79 del 1983, il meccanismo perequativo suindicato è previsto anche con riferimento alle indennità speciali loro riconosciute;

   la mancata estensione del medesimo trattamento perequativo anche al personale subacqueo, in particolare a quello in possesso del brevetto di incursore o operatore subacqueo, con riferimento all'indennità supplementare di cui al citato articolo 9, determina, secondo l'interrogante, una evidente disparità di trattamento, con conseguente violazione dell'articolo 3 della Costituzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di prevedere anche in favore del personale suindicato il diritto al cosiddetto trascinamento della medesima indennità.
(4-00983)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a partire da gennaio 2018 sono state trasmesse dalle amministrazioni utilizzatrici a Consip — società per azioni il cui unico azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, che opera nell'esclusivo interesse dello Stato quale global contractor per gli acquisti della pubblica amministrazione — molteplici segnalazioni di disservizi per la mancata spendibilità dei buoni pasto emessi da Qui!Group;

   numerose imprese esercenti la ristorazione nella rete convenzionata con Qui!Group hanno inoltre segnalato il mancato pagamento da parte della stessa società delle fatture relative ai buoni pasto spesi dai dipendenti pubblici;

   a seguito di tali segnalazioni, Consip ha effettuato verifiche ispettive sistematiche tramite un organismo indipendente, nel rispetto di quanto contrattualmente previsto nella Convenzione;

   alla luce dell'esito delle verifiche ispettive, e sulla scorta del contestuale esito negativo della formale diffida ad adempiere, Consip, stante l'esigenza di permettere alle pubbliche amministrazioni aderenti di poter correttamente adempiere alle obbligazioni nei confronti dei propri dipendenti, si è vista costretta a procedere con la risoluzione della convenzione «Buoni Pasto ed. 7» — relativamente al lotto 1 (Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia) e lotto 3 (Lazio), stipulati con Qui!Group s.p.a. — per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali;

   in conseguenza della risoluzione, ogni amministrazione può decidere se e come risolvere il contratto di fornitura, ferma restando la spendibilità dei buoni precedentemente accumulati;

   i dipendenti pubblici hanno diritto per contratto ai buoni pasto, che quindi devono essere trovati in fretta; per far fronte alle esigenze delle pubbliche amministrazioni interessate, Consip ha predisposto un piano di azione straordinario per rendere disponibili quanto prima gli strumenti per acquisire una nuova fornitura di buoni pasto;

   i ticket già erogati alla luce della complessa situazione non hanno alcun valore, in quanto al momento è sospesa l'accettazione da parte della maggior parte degli esercenti –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga utile fornire rassicurazioni a tutti i soggetti coinvolti dalla vicenda dei buoni emessi da Qui!Group, ivi inclusi gli esercenti che hanno accettato i ticket e hanno subito il mancato pagamento da parte della stessa società, e se non ritenga utile assumere iniziative al fine di introdurre vincoli stringenti alla vigilanza che la Consip svolge sui soggetti convenzionati, anche nelle fasi successive alla stipulazione del contratto, affinché per il futuro emergano tempestivamente gli elementi di crisi che coinvolgono soggetti selezionati dalla centrale acquisti e che rischiano di ripercuotersi su tutta la filiera economica.
(5-00355)


   MORETTO, FREGOLENT e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un assegno trasferibile ovvero privo dell'indicazione del beneficiario è un titolo che, nella sostanza, lo rende equiparabile al contante e quindi sottoposto a limitazioni con finalità di prevenzione e contrasto del riciclaggio; pertanto, la normativa antiriciclaggio di cui al decreto legislativo n. 21 novembre 2007, n. 231, prevede una sanzione per l'uso di assegni oltre una certa soglia privi della clausola di non trasferibilità;

   l'attuale soglia, pari a 1.000 euro, è stata introdotta a dicembre 2011 dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214;

   secondo il vademecum pubblicato dal Ministero dell'economia e delle finanze sulle regole vigenti in materia, dal 2008 gli assegni senza la clausola di non trasferibilità non sono più emessi dalle banche; tuttavia, i vecchi blocchetti possono ancora essere utilizzati per trasferimenti di denaro di importo pari o superiore a 1.000 euro, patto che si indichi sul medesimo titolo la clausola di non trasferibilità;

   in considerazione del fatto che il regime sanzionatorio precedente era risultato scarsamente dissuasivo, il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90, modificando la disciplina antiriciclaggio, ha inasprito le sanzioni e pertanto dal 4 luglio 2017 per il trasferimento di assegni privi della clausola di non trasferibilità e dell'indicazione del beneficiario è in vigore la sanzione da 3.000 a 50.000 euro, salva l'applicabilità dell'istituto dell'oblazione, per assegni non eccedenti i 250.000 euro, con cui il soggetto sanzionato può volontariamente liberarsi anticipatamente pagando una somma pari a 6.000 euro;

   con le precedenti disposizioni il sistema sanzionatorio risultava particolarmente accomodante per le attività illecite di riciclaggio, in quanto la maggior parte dei procedimenti venivano definiti con l'applicazione di oblazioni irrisorie pari al 2 per cento dell'importo;

   le sanzioni elevate tuttavia, in alcuni casi, possono colpire cittadini che in buona fede hanno utilizzato assegni senza clausola di non trasferibilità e non è possibile conoscere in anticipo se convenga pagare l'oblazione o attendere la conclusione del procedimento nel corso del quale, fornendo le proprie osservazioni, si potrebbe ottenere, laddove ne ricorrano gli estremi, un provvedimento di proscioglimento totale ovvero l'irrogazione di una sanzione più bassa dell'oblazione;

   il 27 febbraio 2018, nella VI Commissione finanze della Camera, è stato approvato un parere su uno schema di decreto legislativo che prevede, tre le osservazioni formulate, che il Governo valuti la possibilità di modificare il regime sanzionatorio, recuperando la proporzionalità tra l'importo trasferito e la sanzione;

   dall'indagine condotta dal Ministero dell'economia e delle finanze per analizzare la consistenza del fenomeno è emerso che al 7 marzo 2018 non è stata erogata alcuna sanzione e che, a fronte di 1.692 assegni contestati, gli incolpati hanno scelto, in 107 casi, di pagare l'oblazione per concludere anticipatamente il procedimento –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito a una modifica del regime sanzionatorio che preveda il recupero della proporzionalità tra l'importo trasferito e la sanzione irrogata nel caso di trasferimento di assegni privi della clausola di non trasferibilità e dell'indicazione del beneficiario;

   quali iniziative intenda assumere per garantire i cittadini che in buona fede hanno utilizzato assegni senza clausola di non trasferibilità, rendendo allo stesso tempo il sistema sanzionatorio efficace e dissuasivo per le attività illecite di riciclaggio.
(5-00361)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2012, anno del primo Governo Monti, il settore immobiliare subì un aumento della tassazione importante che portò, attraverso l'incremento dei moltiplicatori catastali, il carico tributario locale a passare dai 9 miliardi dell'Ici ai 24 miliardi dell'Imu;

   il recupero del gettito sulla prima casa fu di 4 miliardi di euro, mentre gli altri gravarono soprattutto sulle seconde case, sugli immobili in affitto o sfitti, in particolare a uso commerciale;

   la «riforma Monti», che avrebbe dovuto essere di carattere «emergenziale», in realtà si è strutturata negli anni all'interno dei bilanci dello Stato. Il Governo Letta aveva successivamente esonerato la prima casa dall'Imu, esonero venuto meno con l'introduzione della Iuc (che cumulava Imu, Tasi e Tari) e che ha generato un gettito superiore a 4 miliardi di euro, di cui 3,6 stimato sulle prime case. Il Governo Renzi ha poi esentato le prime case di categoria catastale diversa dalle A1, A8 e A9, intervento quest'ultimo che, a parere dell'interrogante, appare comunque insufficiente per sbloccare un settore, quello immobiliare, che dal 2012 soffre proprio per via di una tassazione eccessiva;

   si tratta di un vero e proprio eccesso di imposizione fiscale sugli immobili che il nostro Paese subisce ormai da sette anni senza soluzioni concrete per porvi fine;

   tra le proposte avanzate di recente anche dai rappresentanti delle associazioni di categoria, con particolare riferimento agli immobili commerciali, vi è quella relativa all'introduzione della cedolare secca per i locali commerciali, visto che sono proprio il commercio e l'artigianato a soffrire per il carico fiscale insostenibile sui proprietari che mettono a disposizione i locali –:

   quali iniziative si intendano assumere per rilanciare il settore immobiliare anche attraverso politiche mirate di detassazione;

   se si intendano assumere iniziative per procedere alla valutazione dell'introduzione di una cedolare secca per le locazioni commerciali eliminando nel contempo l'Imu per i negozi sfitti.
(4-00976)


   RIBOLLA e CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto fiscale n. 193 del 2016 collegato alla legge di bilancio 2017 ha introdotto, nel decreto-legge 21 maggio 2010, n. 78, l'articolo 21-bis, riguardante la comunicazione delle liquidazioni periodiche riferite al secondo trimestre, ma non si è identificata una scadenza autonoma per il nuovo adempimento;

   facendo un rimando all'articolo precedente, il nuovo 21-bis del citato decreto- legge n. 78 del 2010 fa coincidere i termini di questo adempimento (ossia quello delle liquidazioni periodiche) con quelli per la comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro – articolo 21 del medesimo decreto), ossia al 16 settembre;

   per effetto della legge di bilancio 2018 (comma 932, legge n. 205 del 27 dicembre 2017), però, il termine del 16 settembre, di cui al comma 1, dell'articolo 21, è stato fissato al 30 settembre;

   il termine previsto dunque dalla normativa per l'invio delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva del secondo trimestre 2018 scade il 30 settembre con slittamento al giorno successivo perché coincidente con festività;

   l'Agenzia delle entrate ha fissato la scadenza per le comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva del secondo trimestre 2018 a quella originariamente prevista del 16 settembre, con slittamento al giorno 17 poiché festivo;

   al fine di evitare incertezza del diritto e forzate tesi interpretative, sarebbe opportuno un intervento normativo, o puramente amministrativo, al fine di chiarire il termine esatto della scadenza dell'adempimento –:

   se il Ministro interrogato non intenda porre in essere un intervento chiarificatore rispetto al termine per rinvio delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva del secondo trimestre 2018.
(4-01006)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato anche dagli organi di informazione Alitalia risulta essere sponsor del matrimonio tra il cantante Fedez e la sua compagna la fashion influencer Chiara Ferragni;

   la compagnia aerea risulterebbe avere personalizzato biglietti e schermi a tema proprio per questo «evento» al punto che il logo «Ferragnez» compare impresso sullo schermo dell'aeroporto, sui biglietti aerei degli invitati, che in queste ore stanno raggiungendo la Sicilia dove la coppia dovrebbe sposarsi;

   Alitalia è una compagnia aerea alla quale il Paese è profondamente legato e che negli ultimi 10 anni i contribuenti italiani hanno sostenuto per evitarne il fallimento;

   è uno dei dossier più delicati del prossimo autunno proprio in merito alle prospettive di un'azienda commissariata che occupa 12 mila addetti;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in diverse occasioni ha parlato di possibile rinazionalizzazione di Alitalia;

   quotidianamente l'utenza Alitalia, in particolare quella da e per la Sicilia, si ritrova a confrontarsi con una politica dei prezzi e disservizi estremamente penalizzanti;

   come strategia di marketing l'iniziativa in oggetto appare all'interrogante assolutamente irriguardosa del danaro pubblico investito per evitare il fallimento della compagnia aerea –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto esposto in premessa, se ne condivida l'iniziativa e quali iniziative di competenza intenda assumere per stigmatizzare un comportamento del tutto inappropriato per un evento «privato» in relazione alle condizioni dell'azienda.
(3-00146)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, VAZIO, MARTINA, ANNIBALI, ANZALDI, ASCANI, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BOSCHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CARDINALE, CARÈ, CARNEVALI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, COLANINNO, CRITELLI, D'ALESSANDRO, DAL MORO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DE MICHELI, DEL BARBA, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, MARCO DI MAIO, ERMINI, FASSINO, FERRI, FIANO, FRAGOMELI, FRANCESCHINI, FREGOLENT, GADDA, GARIGLIO, GENTILONI SILVERI, GIACHETTI, GIACOMELLI, GIORGIS, GRIBAUDO, GUERINI, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LEPRI, LIBRANDI, LOSACCO, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MANCINI, MARATTIN, MAURI, MELILLI, MICELI, MIGLIORE, MINNITI, MOR, MORANI, MORASSUT, MORETTO, MORGONI, ROMINA MURA, NARDI, NAVARRA, NOBILI, NOJA, ORFINI, ORLANDO, PADOAN, PAGANI, UBALDO PAGANO, PAITA, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PORTAS, PRESTIPINO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSATO, ROSSI, ROTTA, SCALFAROTTO, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, TOPO, UNGARO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 14 agosto 2018 la nave Diciotti della Guardia costiera italiana effettuava un salvataggio in acque SAR italiane di un barcone proveniente dalla coste libiche con a bordo 190 migranti, tra cui donne e minori, alcuni dei quali non accompagnati;

   alla nave Diciotti per 5 giorni non veniva data indicazione dalle autorità italiane sul porto in cui poter attraccare;

   il 17 agosto 13 migranti presenti sulla nave Diciotti venivano trasferiti al poliambulatorio medico di Lampedusa, perché bisognosi di soccorso medico urgente;

   il 19 di agosto la Farnesina investiva ufficialmente e formalmente della questione la Commissione europea, affinché individuasse una soluzione di ricollocamento di una quota dei migranti in altri Stati membri, secondo le linee contenute nelle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2018;

   solo il 20 agosto il Ministro Toninelli dava indicazione alla Diciotti di attraccare nel porto di Catania, ma il Ministro Salvini negava l'autorizzazione allo sbarco delle persone;

   l'articolo 13 della Costituzione italiana stabilisce che la libertà personale possa essere limitata solo nei casi previsti dalla legge e con atto motivato dalla autorità giudiziaria. Il codice della navigazione italiano, all'articolo 83 permette al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili o private nel mare territoriale italiano per motivi di ordine pubblico;

   non è mai successo che il Governo italiano negasse l'attracco in un porto italiano a una nave della Guardia costiera;

   non ci sono state comunicazioni da parte del Ministero dell'interno riguardo a possibili motivi di ordine pubblico ostativi allo sbarco delle 177 persone bloccate sulla Diciotti, mentre il Ministro Salvini ha più volte dichiarato che i migranti sarebbero sbarcati solo nel momento in cui fosse stato raggiunto un accordo di ricollocamento dei migranti in altri Paesi europei;

   con comunicazione formale alla procura dei minori di Catania in data 21 agosto, la Ong Intersos ha chiesto che l'autorità giudiziaria intervenisse per disporre il collocamento in strutture idonee dei minori non accompagnati presenti sulla nave. A seguito di intervento della procura 27 minori sono stati sbarcati dalla nave;

   la procura di Agrigento, dopo una visita del procuratore sulla nave Diciotti, ha annunciato il 22 agosto di essere in procinto di valutare di aprire una inchiesta per sequestro di persona;

   le notizie acquisite attraverso svariate fonti, ad avviso degli interroganti, portano a ritenere che sia in atto una arbitraria, illegittima e prolungata privazione della libertà personale di un elevato numero di migranti, uomini, donne e bambini, tra l'altro in precarie condizioni fisiche, a cui è stato vietato lo sbarco e la loro assistenza e accoglienza a terra. Tale azione sarebbe stata compiuta, da un lato, in violazione della Costituzione, delle leggi dello Stato e delle Convenzioni internazionali e, dall'altro, sarebbe stata indotta da ordini, anche verbali, e da vibranti esternazioni pubbliche di Ministri della Repubblica, che dall'alto della loro funzione esplicitamente nei fatti «ordinavano» e «condizionavano» l'esecuzione di quelli che appaiono agli interroganti gravi e illegittimi comportamenti;

   i fatti suddetti assumono maggiore gravità giacché il fine di tali ordini e di tale coercizione sarebbe stato ed è tuttora, così come «confessato» esplicitamente dal Ministro Salvini, quello di vincere la resistenza di Stati stranieri ad accettare una ridistribuzione che, come noto, potrebbe avvenire solo su base esclusivamente volontaria. Insomma, secondo gli interroganti si «usano» esseri umani in spregio di ogni norma di legge e convenzione internazionale per ottenere ciò che giuridicamente non si può pretendere –:

   in base a quale provvedimento formale o a quale preoccupazione di ordine pubblico i Ministri interrogati abbiano trattenuto le persone imbarcate sulla Diciotti.
(3-00147)


   LOSACCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende dagli organi di informazione in data 9 agosto 2018 alcune decine di passeggeri sono rimasti letteralmente ostaggi all'interno di un volo «Ryanair» (FR1583) in partenza da Brindisi per Francoforte;

   la partenza inizialmente prevista per le 11 è slittata alle 14 quando i passeggeri sono stati fatti imbarcare;

   una volta saliti a bordo però, probabilmente a causa del caos orari in Germania per lo sciopero degli addetti della compagnia irlandese, i passeggeri sono rimasti in attesa del decollo senza aria condizionata e senza poter scendere per «motivi di sicurezza»;

   in diversi hanno accusato malori compresi diversi bambini fino a quando dopo varie insistenza i passeggeri sono stati fatti scendere a terra;

   il volo è stato bloccato fino alle 17 accumulando un ritardo di ben 6 ore;

   è inaccettabile quanto accaduto soprattutto in riferimento ai disagi occorsi ai malcapitati passeggeri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto e se non ritenga, per quanto di competenza, di chiedere chiarimenti in merito ai disagi denunciati dai passeggeri e verificare quali siano i piani di assistenza in casi come quello accaduto a Brindisi per evitare il ripetersi di situazioni simili.
(3-00148)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   MACCANTI e PATELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 20 giugno 2016 è stato firmato il Protocollo d'Intesa tra la regione Piemonte e vari enti pubblici e privati (provincia, comuni di Biella e Cossato, Cassa di risparmio di Biella, Cassa di risparmio di Asti, Camera di commercio Biella e Vercelli, Unione industriale biellese, Banca Sella) per la redazione dei progetti e per il reperimento delle risorse necessarie alla realizzazione dell'elettrificazione della linea ferroviaria che collega le città di Biella e Santhià;

   gli enti locali hanno stabilito di finanziare la progettazione, incaricando l'Unione industriale biellese di individuare il soggetto cui affidare la progettazione;

   mediante apposita gara è stato individuato tale soggetto nella società Sintagma Srl, la quale ha realizzato il progetto (per un costo complessivo di 139.000 euro), pagato dai soggetti sopra citati e consegnato ad agosto a RFI;

   il costo dei lavori di elettrificazione ammonta a 9.500.000 euro, e risulta interamente finanziato all'interno del Contratto di Programma – Parte Investimenti 2017-2021 tra lo Stato e RFI;

   le risorse del predetto Contratto di programma non sono tuttavia operative e pertanto non è possibile procedere all'avvio dei lavori di realizzazione dell'elettrificazione;

   lo slittamento dei lavori ha creato ulteriori disagi ai tanti soggetti che si muovono quotidianamente sulla tratta interessata dall'opera di elettrificazione, in particolare ai viaggiatori pendolari biellesi –:

   se l'elettrificazione della linea ferroviaria Biella-Santhià rientri tra le priorità del Governo in tema di infrastrutture e trasporti, anche alla luce di quanto esposto in premessa.
(5-00374)


   BALDELLI, MULÈ, SOZZANI, PENTANGELO, ZANELLA, GERMANÀ, BERGAMINI e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 1177/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 prevede all'articolo 19 («Diritto a compensazione economica connessa al prezzo del biglietto in caso di ritardo all'arrivo»), che:

    «1. Fermo restando il diritto al trasporto, i passeggeri possono chiedere al vettore una compensazione economica in caso di ritardo all'arrivo alla destinazione finale, come indicato nel contratto di trasporto. Il livello minimo di compensazione economica è pari ai 25 per cento del prezzo del biglietto per un ritardo di almeno:

     a) un'ora in un servizio regolare fino a quattro ore;

     b) due ore in un servizio regolare di più di quattro ore ma non superiore a otto ore;

     c) tre ore in un servizio regolare di più di otto ore ma non superiore a ventiquattro ore oppure;

     d) sei ore in un servizio regolare superiore a ventiquattro ore.

    Se il ritardo supera il doppio del tempo indicato alle lettere da a) a d) la compensazione economica è pari al 50 per cento del prezzo del biglietto (...)»;

   l'articolo 28 («Sanzioni») del Regolamento dispone che «Gli Stati membri stabiliscono le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'applicazione. Le sanzioni previste sono effettive, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano tali norme e misure alla Commissione entro il 18 dicembre 2012 e notificano immediatamente qualsiasi successiva modifica.»;

   al riguardo, è stato approvato il decreto legislativo n. 129 del 2015, recante «Disciplina sanzionatoria delle violazioni delle disposizioni del Regolamento (UE) n. 1177/2010, che modifica il Regolamento (CE) n. 2006/2004, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne», che da un lato individua l'Autorità di regolazione dei trasporti quale organismo nazionale responsabile dell'applicazione del Regolamento, dall'altro non prevede alcuna sanzione per la violazione dell'articolo 19;

   la lacuna normativa, oltre a rappresentare una violazione dell'articolo 28 del Regolamento, non consente all'Autorità di regolazione dei trasporti di sanzionare i casi di violazione dell'articolo 19 –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza delle criticità riportate in premessa che appaiono agli interroganti lesive dei diritti dei passeggeri del settore marittimo e quali iniziative intenda adottare al fine di colmare la suddetta lacuna normativa relativa al decreto legislativo n. 129 del 2015.
(5-00375)


   PIZZETTI, PAITA, BRUNO BOSSIO, CANTINI, GARIGLIO, GIACOMELLI, NOBILI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «blue economy» riguarda circa il 10 per cento del prodotto interno lordo nazionale e Genova, con il suo porto, detiene la quota parte principale in questo fondamentale ambito economico;

   il porto di Genova è il principale porto di movimentazione merci d'Italia ed uno dei principali in Europa;

   il crollo del ponte Morandi a Genova, avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone, ha di fatto isolato la zona sul mare dove sono ubicate anche industrie e centri commerciali e le conseguenze per l'attività portuale potrebbero essere davvero rilevanti in termini negativi;

   negli ultimi anni la suddetta infrastruttura ha segnato risultati assolutamente positivi tant'è che il traffico containerizzato ha fatto registrare in questi primi mesi del 2018 il nuovo record storico trainato dalla crescita dei volumi movimentati al Voltri Terminal Europa (VTE);

   è quindi fortissima la preoccupazione dei lavoratori, degli operatori economici e di tutto il tessuto economico legato al porto sulle conseguenze del collasso infrastrutturale avvenuto a seguito del crollo del «Ponte Morandi» –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo con la massima urgenza al fine di scongiurare il rischio di un indebolimento delle capacità operative e produttive del porto di Genova.
(5-00376)


   FIDANZA, DELMASTRO DELLE VEDOVE e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 giugno 2016 presso la scde del comune di Biella è stato sottoscritto protocollo di intesa tra regione Piemonte e i soggetti co-finanziatori del progetto di fattibilità e del Progetto definitivo in specifico: Provincia di Biella, Comune di Biella, Comune di Cossato, Camera di Commercio di Biella e Vercelli, Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, Gruppo Banca Sella, Biver Banca – Gruppo Cassa di Risparmio di Asti e Unione Industriale di Biella avente come oggetto: elettrificazione della tratta ferroviaria Santhià-Biella;

   in data 27 marzo 2017 e stato consegnato alla regione Piemonte e RFI Torino il progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica e il Documento di Inserimento Ambientale ai sensi della LR40/98 con esclusione dalla procedura di assoggettabilità;

   il progetto è stato inserito all'interno del Contratto di programma parte investimenti 2017-2021 del Governo nel capitolo «Upgrading infrastrutturale e tecnologico bacini nord ovest» con indicazione di somma prevista di 9,5 milioni di euro;

   in data 30 luglio 2018 vi è stata la consegna a RFI Torino del Progetto definitivo, ora all'esame del compartimento;

   RFI potrà affidare i lavori di progettazione esecutiva e realizzazione delle opere, nell'ambito degli Accordi quadro del settore trazione elettrica, non appena verrà assegnato il finanziamento compreso nel Contratto di programma 2017-2021;

   ad oggi risulta che le Commissioni parlamentari non abbiano ancora espresso il parere sul contratto di programma;

   Regione Piemonte e RFI hanno sempre asserito che nel 2020 si sarebbero potuti attivare i treni diretti;

   il Piano commerciale di RFI, nella stesura di luglio 2018, stabilisce l'attivazione dell'infrastruttura tra il 2022 e il 2026, anche sul presupposto che l’iter di approvazione dei finanziamenti a livello di Governo è in ritardo comportando lo slittamento dei tempi –:

   quali misure intenda intraprendere per assicurare l'avvio del progetto in tempi brevi, conformemente al Contratto di programma 2017-2021, scongiurando così un dannoso rinvio al periodo 2022-2026.
(5-00377)


   TERMINI, GRIPPA, SCAGLIUSI, LIUZZI, DE LORENZIS, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, FICARA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA e SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 di agosto 2018 il settore delle infrastrutture e dei trasporti di questo Paese è stato purtroppo segnato dalla terribile tragedia del crollo del viadotto sul Polcevera compreso nel tracciato dell'autostrada A10 sul territorio della città di Genova;

   le vite spezzate dal terribile cedimento della struttura, conosciuta anche come ponte Morandi, riapre il tema sempre attuale della sicurezza nella mobilità dei cittadini che per ragioni diverse hanno esigenza di spostarsi sul territorio nazionale in auto come in treno;

   la sicurezza dei trasporti ferroviari presenta delle evidenti aree di criticità, così come sono state evidenziate nel rapporto «La sicurezza ferroviaria nel 2017 – Relazione Preliminare» dell'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf), presentato il 24 maggio 2018 a Firenze, il giorno dopo il disastro di Caluso, costato la vita a due persone e il ferimento di altre 23 che viaggiavano sul convoglio;

   un rapporto allarmante che, sebbene affermi che l'Italia si colloca tra i valori più bassi dell'Unione europea per incidentalità, sottolinea la mancanza di manutenzione e di sicurezza sia sui convogli sia sulle infrastrutture italiane;

   l'incidente di Pioltello del 25 gennaio 2018 rappresenta l'ulteriore prova di mancanza di manutenzione. Difatti, dalle prime analisi condotte dai consulenti tecnici su quello che resta dei binari e dei vagoni del treno Cremona-Milano deragliato a Pioltello, causando morti e feriti, vanno nella direzione che fin dall'inizio è parsa chiara: lo stato della rotaia e la sua manutenzione;

   da notizie di stampa si legge che nel cosiddetto «punto zero», circa un chilometro prima dalla stazione di Pioltello, era stato trovato il giunto in cattivo stato con sotto una «zeppa» di legno per impedire che la rotaia battesse sulla massicciata al passaggio dei treni. Proprio sopra quel giunto la mattina del disastro si staccò un pezzo di rotaia di oltre 20 centimetri facendo deragliare il convoglio;

   si apprende ancora dalla stampa, che il giunto incriminato era lì da 12 anni, era stato realizzato nel 2004 nella fabbrica di Pontedera di Rfi e posizionato a Pioltello due anni dopo –:

   se il Ministro non ritenga opportuno, per quanto di competenza, richiedere come vengono mappati e controllati gli interventi di manutenzione delle linee ferroviarie, anche regionali, nonché sulla sicurezza dei passaggi a livello e quali azioni intenda promuovere al fine di migliorare la qualità infrastrutturale, in particolare in Lombardia.
(5-00378)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CRITELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 24 agosto 2018 il comune di Cento (Ferrara), in accordo con la città metropolitana di Bologna e con il sindaco di Pieve di Cento (Bologna), ha deciso, con atto d'urgenza, la chiusura alla circolazione del ponte di collegamento fra Cento e Pieve di Cento;

   il consigliere delegato alla città metropolitana di Bologna, Marco Monesi e il sindaco di Cento, Fabrizio Toselli, hanno sottolineato come si sia trattato di un provvedimento assunto in via precauzionale dettato dalla necessità di salvaguardare la sicurezza dei fruitori del ponte nel momento in cui l'esito degli approfondimenti ha documentato come la struttura non versasse in un buono stato di conservazione;

   Monesi e Toselli sottolineano come siano già iniziate le procedure d'urgenza per il reperimento delle risorse necessarie e assicurano la tempestiva esecuzione delle opere provvisionali per le quali occorrono una quarantina di giorni e circa 200.000,00 euro; inoltre, affermano che procederanno anche al monitoraggio e allo studio del ponte attraverso la strumentazione con celle di carico così da permettere l'individuazione di eventuali anomalie;

   una volta completati i lavori di messa in sicurezza potranno tornare a transitare anche i mezzi pesanti sino alle 33 tonnellate riportando il limite a quello previsto dal codice della strada;

   nel mese di giugno la città metropolitana di Bologna ha affidato una campagna di indagini ispettive sullo stato di conservazione del ponte il quale versava in una situazione di degrado, così che a luglio poi sono state eseguite verifiche di capacità portanti e indagini di rilievo strutturale e materico attraverso carotaggi, rilievi e prove di laboratorio;

   i risultati hanno fatto emergere come la struttura, risalente al 1967 e progettata dal Genio civile di Ferrara, non versasse in buono stato di conservazione e che necessitasse, oltre alle opere provvisionali, di intervenire sulle tre campate con l'installazione di carpenterie metalliche e l'inserimento di tiranti, cui seguirà la sistemazione dei giunti, così da garantire anche l'invarianza idraulica del fiume;

   il consigliere delegato della città metropolitana di Bologna e il sindaco di Cento, oltre ad affermare che questa opera sarà al primo posto dell'elenco di priorità chiesto dal Governo entro il 1° settembre 2018, sottolineano come, dopo la messa in sicurezza della struttura, sarà necessario procedere ad un secondo «step», ovvero il reperimento dei fondi necessari per l'intervento definitivo che prevede la realizzazione completa di un nuovo impalcato per oltre tre milioni di euro –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per lo stanziamento dei fondi necessari volti al completamento definitivo dell'opera, affinché la normale circolazione possa essere garantita al più presto e al massimo della sicurezza.
(5-00358)


   RIZZETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A4 Torino-Trieste è ritenuta tra le autostrade più pericolose del territorio nazionale, per il numero di incidenti che si verificano;

   negli ultimi mesi, tale rete autostradale in Friuli Venezia Giulia, è stata al centro delle notizie di cronaca a causa di una serie di incidenti anche mortali che si sono verificati lungo il suo percorso e che ne hanno comportato, in non poche occasioni, la chiusura; in particolare, diversi gravi incidenti stradali avvenuti nel tratto friulano dell'autostrada A4, sono stati causati dai cantieri per la costruzione della terza corsia, al punto che le associazioni dell'autotrasporto hanno chiesto interventi urgenti per aumentare la sicurezza;

   tale situazione si è aggravata nell'attuale periodo di partenze estive, con una viabilità insostenibile, un ingente traffico e continue code –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario, per quanto di competenza, assumere iniziative, con assoluta urgenza, per l'esecuzione di idonei interventi di messa in sicurezza della autostrada A4 in Friuli Venezia Giulia, al fine di ridurre i fattori di rischio e il numero di incidenti che si stanno verificando, soprattutto, per la presenza di cantieri relativi ai lavori di costruzione della terza corsia.
(5-00359)


   CAPITANIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 373 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, sono esentati dal pagamento del pedaggio autostradale i «veicoli con targa C.R.I., nonché i veicoli delle Associazioni di volontariato e degli organismi similari non aventi scopo di lucro, adibiti al soccorso nell'espletamento del relativo specifico servizio e provvisti di apposito contrassegno approvato con decreto dei Ministro dei trasporti e della navigazione e del Ministro dei lavori pubblici»;

   la posizione nella quale le organizzazioni di volontariato (ODV) sono state inquadrate rispetto alla CRI ha dato luogo nel corso degli anni ad una serie di circolari ministeriali che hanno determinato i casi di esenzione del pedaggio con modalità che hanno recato rilevanti problemi all'operatività del trasporto;

   nella disposizione summenzionata non trova menzione esplicita il trasporto sanitario svolto dalle organizzazioni di volontariato sebbene esse siano i principali soggetti che operano nel settore, svolgendo attività essenziali a servizio della comunità nazionale –:

   se ritenga opportuno intervenire sulla disciplina vigente al fine di ricomprendere fra i veicoli esentati dal pagamento del pedaggio autostradale i veicoli adibiti al trasporto sanitario qualificato consistente nel trasferimento mediante veicolo sanitario di persone malate ed infortunate o comunque bisognose di assistenza, effettuato da personale — anche volontario — adeguatamente formato.
(5-00367)


   BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 14 agosto a Genova è crollata una campata del viadotto Polcevera sulla Autostrada A10 Genova-Ventimiglia, conosciuto come «Ponte Morandi»; il crollo ha interessato il pilone centrale del viadotto e circa 260 metri di carreggiata, danneggiando anche le aree sottostanti;

   il crollo ha coinvolto circa 40 veicoli in transito ed ha provocato il bilancio gravissimo di 43 vittime;

   il ponte Morandi interessa il tratto autostradale A10 che attraversa la città di Genova e rappresenta l'elemento di congiunzione strategico tra il levante ed il Ponente dell'area metropolitana, oltre che l'unico raccordo autostradale tra il porto e Paesi esteri;

   la rete autostradale a pedaggio data in concessione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si sviluppa per 5.886,6 chilometri ed è gestita da ventiquattro società concessionarie; i rapporti concessori sono regolari da specifici atti convenzionali tra il Ministero e le società concessionarie;

   l'articolo 25 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 ha dettato disposizioni finalizzate a consentire la prosecuzione, da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, delle attività di vigilanza sulle concessionarie autostradali e delle altre attività, transitate dall'ANAS al Ministero a decorrere dal 1° ottobre 2012, anche a seguito della soppressione dell'Agenzia per infrastrutture stradali ed autostradali;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha operato attraverso la Struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali, istituita con decreto ministeriale n. 341 del 1° ottobre 2012, e successivamente con la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 febbraio 2014, 72;

   il Ministero svolge attività di concedente nei confronti delle società concessionarie autostradali esercitando, tramite la Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, funzioni attinenti alla gestione, vigilanza e controllo;

   tra le competenze della Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali stabilite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 72, rientra anche la proposta di programmazione, da formulare alla Direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, del progressivo miglioramento ed adeguamento delle autostrade in concessione;

   a far data dall'anno 2014 viene prodotta una Relazione annuale dell'attività di vigilanza sulle concessioni autostradali, che riporta informazioni di natura operativa, tecnica ed economico-finanziaria. Sul sito istituzionale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono pubblicate le Relazioni sulle attività riferite agli anni 2014-2015-2016;

   per ogni piano di investimento e di manutenzione straordinaria proposti dalle concessionarie la direzione struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali è tenuta alla valutazione e successiva approvazione;

   in data 28 aprile 2018 il concessionario Società Autostrade per l'Italia ha indetto un bando di gara per interventi di Retrofitting strutturali del viadotto Polcevera (noto come Ponte Morandi) con procedura ristretta per un importo di 20,15 milioni di euro –:

   quali iniziative ha assunto il Ministro interrogato per acquisire la Relazione annuale dell'attività di vigilanza sulle concessioni autostradali riferita all'anno 2017;

   quali informazioni, al momento del suo insediamento, ha acquisito il Ministro interrogato dalla competente Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, in particolare riguardo alla proposta di programmazione, da formulare alla Direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, del progressivo miglioramento ed adeguamento delle autostrade in concessione, in particolare per quanto riguarda l'autostrada A10;

   quanti e quali progetti di messa in sicurezza di ponti, viadotti e gallerie siano in giacenza presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, trasmessi dalle società concessionarie e in attesa di approvazione da parte della direzione struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali;

   quali siano i tempi di approvazione dei progetti sottoposti alla direzione struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali, in particolare di adeguamento delle principali infrastrutture quali punti, viadotti e gallerie.
(5-00379)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del ponte Morandi di Genova ha comprensibilmente riacceso paure e timori in tutta Italia e nelle zone dove sono collocate opere similari che necessitano di manutenzione costante perché particolarmente datate;

   negli ultimi giorni a Ripoli, frazione di San Benedetto Val di Sambro (BO), è riemersa la preoccupazione per le condizioni del viadotto Rio Piazza dell'Autostrada del Sole costruito ormai nel lontano 1958: l'opera, negli ultimi anni, è stata costantemente monitorata e, in particolare, da quando, nel 2012, i lavori per la realizzazione della variante attivarono un movimento franoso che lambì il ponte e diverse abitazioni;

   dopo gli scavi delle gallerie, i piloni del ponte si mossero di circa 13 centimetri: nel 2013, in particolare, fu effettuato un intervento di consolidamento da parte del concessionario;

   con l'apertura della variante, il traffico sul ponte in questione, soprattutto di mezzi pesanti, si è notevolmente ridotto: tuttavia, resta alta la preoccupazione soprattutto con l'avvicinarsi del dicembre 2019, data in cui terminerà il monitoraggio costante dell'intero versante e, dunque, anche del viadotto. Il protocollo, siglato in prefettura da Autostrade, regione Emilia-Romagna, provincia di Bologna (oggi città metropolitana), comune di San Benedetto Val di Sambro e Osservatorio ambientale prevede, infatti, il monitoraggio per cinque anni dalla ultimazione degli scavi delle gallerie della Variante;

   a mezzo stampa (Corriere di Bologna 17 agosto 2018) il sindaco di San Benedetto Val di Sambro ha fatto sapere di aver richiesto ai firmatari del protocollo, ossia alla prefettura di Bologna, ad Autostrade, alla regione Emilia-Romagna, alla città metropolitana di Bologna e all'Osservatorio ambientale, già a febbraio, di prolungare i tempi di monitoraggio dell'intero versante e di conseguenza anche del viadotto, senza tuttavia ottenere risposta;

   tra i viadotti «sorvegliati speciali» figurano anche tre ponti sul Po tra le province di Piacenza, Parma e Ferrara (Viadana-Borretto, Colorno-Casalmaggiore, Ragazzola- San Daniele) e i molti viadotti che caratterizzano l'E45;

   con il decreto-legge n. 98 del 2011 convertito dalla legge n. 111 del 2011 le attività di vigilanza sulle concessioni autostradali sono state trasferite da Anas al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L'articolo 36, in particolare, ha previsto presso il Ministero in questione l'istituzione dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. L'articolo 36 prevede altresì che il potere di indirizzo, di vigilanza e di controllo sull'Agenzia sia esercitato dal Ministero stesso. Tra i compiti dell'Agenzia figura quello di «vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio è dato in concessione». È inoltre previsto che il nuovo statuto di Anas preveda «i requisiti necessari per stabilire forme di controllo analogo del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle società, al fine di assicurare la funzione di organo in house dell'amministrazione» –:

   se sia a conoscenza della situazione relativa al viadotto Rio Piazza di cui in premessa;

   se intenda attivarsi, per quanto di competenza e ai sensi di legge, per ottenere il prolungamento del monitoraggio costante dell'intero versante di Ripoli e del viadotto Rio Piazza almeno per altri dieci anni, attraverso il rinnovo del protocollo destinato a scadere nel dicembre 2019;

   di quali dati disponga in relazione ai controlli effettuati sui viadotti e sui ponti monitorati in tutta Italia e, in particolare, quale sia la situazione dei ponti sul Po e di quelli lungo la E45 citati in premessa e quali interventi siano eventualmente previsti su tali strutture.
(4-00978)


   ACQUAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 23 agosto 2018 un mezzo pesante in avaria si è incendiato mentre transitava sotto la galleria «Castello», lungo il tratto della A14 direzione sud a poca distanza dal casello autostradale di Grottammare (Ascoli Piceno);

   a seguito dell'incidente il tratto autostradale è stato chiuso al traffico ed è stata disposta la chiusura dei caselli autostradali, direzione sud, del tratto che va da Civitanova Marche (Macerata) fino a Val Vibrata (Teramo), coinvolgendo pertanto tre province delle Marche e una dell'Abruzzo. Vi sono stati gravissimi disagi al traffico anche in direzione nord del tratto in questione;

   ancora adesso gli automobilisti in transito nel tratto autostradale sopra descritto sono costretti a fare un percorso alternativo lunghissimo (A24-A25-A1) o a riversarsi sulla strada statale 16 Adriatica, che da giorni è completamente congestionata. Anche il traffico che permane sulla A14 continua a subire interminabili code. Ciò è accaduto e sta accadendo da quattro giorni consecutivi, comprensivi dell'ultimo fine settimana di agosto, ingenerando una situazione molto grave, in primo luogo per gli automobilisti in viaggio ma anche per i cittadini residenti ed i turisti che stanno frequentando le città costiere del centro-sud delle Marche. Molto grave è stata la situazione di congestionamento creatasi a Civitanova Marche, importante nodo autostradale e sbocco della superstrada «Val di Chienti» (ex strada statale 77), rimasto completamente bloccato soprattutto nelle giornate di sabato e domenica;

   è di tutta evidenza come le modalità di gestione dell'emergenza abbiano appalesato delle gravi lacune. Ad oggi neppure sono stati comunicati i tempi e le modalità del ripristino della galleria «Castello» che è ancora chiusa al traffico –:

   quali siano state le modalità e i tempi di intervento per fronteggiare l'emergenza creatasi nella galleria «Castello» – sita in direzione sud sulla A14 a poca distanza dal casello autostradale di Grottammare (Ascoli Piceno) – da parte di Società Autostrade spa, concessionaria della infrastruttura viaria interessata;

   se le soluzioni adottate abbiano in primo luogo visto la concertazione con gli organi di polizia stradale e le autorità amministrative locali, e quali ne siano stati gli effetti;

   se la grave decisione di chiudere tutto il tratto autostradale nord-sud dal casello di Civitanova Marche fino a quello di Val Vibrata sia stata preventivamente comunicata ai sindaci delle località costiere interessate e se vi potessero essere valide alternative sia per il traffico proveniente da nord che per quello proveniente da sud;

   quale sia stato il ruolo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e se lo stesso sia stato posto a conoscenza della natura e dell'entità dei danni infrastrutturali causati alla galleria «Castello»;

   quali siano la natura e l'entità di detti danni e i tempi di ripristino al traffico di detta galleria e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere in merito alla vicenda;

   se ritenga di effettuare, anche in collaborazione con la Società Autostrade una verifica delle modalità seguite per affrontare l'emergenza viaria e giungere alle decisioni poi adottate;

   se per il futuro prossimo intenda adottare iniziative per affrontare la questione del congestionamento della tratta autostradale della A14 che interessa il centro-sud delle Marche e, coinvolgendo anche i sindaci delle località costiere, studiare soluzioni che evitino, in casi come questi di chiusura di caselli, il blocco completo della strada statale 16 Adriatica, creando danni all'economia e turismo.
(4-00981)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   circa quaranta associazioni nelle ultime settimane hanno inviato ai Ministri interrogati un documento con il quale denunciano problematiche inerenti alla realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta;

   la Corte dei Conti sezione centrale «gestione delle amministrazione dello Stato», al capitolo VII della deliberazione n. 5/2018/G del 21 marzo 2018 recante «La ridefinizione del rapporto di concessione della Superstrada Pedemontana Veneta» evidenziava «(...) rappresenta una distorsione del sistema il fatto che, per un'opera di così rilevante impatto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia ignorato, a distanza di tre anni dell'approvazione del progetto definitivo, lo stato della sua evoluzione (...)»;

   nella deliberazione viene riportato quanto asserito dalla Commissione tecnica Via «(...) essendosi convenuto, nel mancato rinnovo della gestione commissariale, di procedere con le attività di monitoraggio ambientale nell'ambito ministeriale è stato deciso che il commissario avrebbe dovuto trasmettere una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori, corredato dal cronoprogramma, delle complessive attività svolte a livello amministrativo e ambientale, con l'impegno a produrre un report trimestrale del programma di monitoraggio da trasmettere, attivando anche un tavolo tecnico, coordinato dal Ministero dell'ambiente con la partecipazione dell'Arpa, Ispra e Comitato (...)»;

   la Corte dei Conti scrive: «(...) dall'esame della documentazione pervenuta, risulta che i monitoraggi hanno riguardato solo una parte dell'intervento e non tutte le componenti ambientali interessate (...)» specificando nella nota a piè di pagina: «(...) il ministero aveva lamentano l'impossibilità ai procedere all'attività di monitoraggio ambientare per la non trasmissione dei dati (...)»;

   in data 31 dicembre 2016 è cessato il regime emergenziale e la regione Veneto è rientrata nella gestione ordinaria dell'opera, provvedendo con deliberazione n. 32 del 19 gennaio 2017 all'istituzione di un commissario straordinario per l'alta vigilanza sulla superstrada Pedemontana Veneta;

   la regione Veneto con deliberazione n. 944 del 26 giugno 2018 ha rinnovato la figura del Commissario straordinario sino alla data di ultimazione delle opere di realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta e la messa in esercizio;

   con deliberazione del presidente della giunta della regione Veneto, n. 72 del 28 giugno 2018, è stato nominato il commissario straordinario per l'alta vigilanza sulla superstrada Pedemontana Veneta;

   dalla lettura della relazione della Corte dei Conti sezione centrale sulla gestione delle amministrazione dello Stato emergerebbe con chiarezza la preoccupazione sullo stato dei monitoraggi ambientali, tanto da non poter non farne derivare la necessità di richiesta urgente di approfondimento;

   la superstrada Pedemontana Veneta si estende, con un forte impatto ambientale per i territori interessati, per circa 95 chilometri nell'area pedemontana tra Vicenza e Treviso con un costo finale altissimo per i cittadini, ancora non quantificabile con certezza; questa risulterà l'ennesima opera inutile, visti i flussi di traffico, ma soprattutto in contrasto con un modello di sviluppo sostenibile, che invece deve basarsi su interventi diffusi e mirati, tarati sulle reali esigenze dei territori. Trasparenza e controlli nelle gare d'appalto, insieme alla sostenibilità ambientale ed economica, devono essere il comune denominatore per gestire infrastrutture e concessioni –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza e alla luce di quanto riportato dalla deliberazione n. 5/2018/G del 21 marzo 2018 della Corte dei Conti – sezione centrale sulla gestione delle amministrazione dello Stato, circa lo stato, ma soprattutto i risultati, dell'attività di monitoraggio ambientale sulla superstrada Pedemontana Veneta;

   quali elementi intenda fornire il Governo, per quanto di competenza, circa il costo finale dell'opera e se sia stato realizzato uno studio costo/beneficio comprensivo dei flussi di traffico e delle ricadute ambientali sul territorio interessato dalla realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta e dei benefici reali per i cittadini e i territori derivanti dalla realizzazione di questa imponente opera.
(4-00986)


   BELOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa dei giorni scorsi, è emerso che il pedaggio autostradale tra Reggio Emilia e Bergamo registra un'evidente anomalia rispetto al tratto fino a Seriate, uscita lungo la A4 che dista solo 7 chilometri dal capoluogo orobico;

   il pedaggio Reggio Emilia-Bergamo, lungo la A1-A21-A4, per un totale di 180,3 chilometri ha un costo di 17,70 euro, mentre il tratto fino a Seriate, lungo il medesimo tragitto, per un totale di 173,7 chilometri prevede una tariffa di 12,60 euro;

   la medesima anomalia si registra tra i caselli di Terre di Canossa (Reggio Emilia) e Parma con una differenza costante di 5 euro tra l'uscita di Seriate e quella di Bergamo;

   il pedaggio tra Seriate e Bergamo ammonta a 0,60 euro;

   l'uscita di Bergamo ha un volume di traffico molto superiore rispetto a quella di Seriate;

   ad esempio, solo per le 4 partite di Europa League che l'Atalanta ha disputato nello scorso campionato allo stadio di Reggio Emilia con una presenza complessiva di quasi 60.000 spettatori, è stato quantificato un volume di traffico di circa 15.000 veicoli di tifosi che hanno percorso la tratta autostradale tra la bergamasca e Reggio Emilia, di cui almeno il 70 per cento ha utilizzato in entrata e uscita il casello di Bergamo;

   oltre 10.000 veicoli di tifosi, quindi, si sono visti addebitare un pedaggio maggiorato di 5 euro, solo perché hanno percorso 7 chilometri in più utilizzando l'uscita di Bergamo invece di quella di Seriate;

   in un tragitto di andata e ritorno, quindi, l'addebito maggiorato è di ben 10 euro, pari a quasi al 40 per cento in più, se si utilizza l'uscita di Bergamo rispetto a quella di Seriate;

   in base a quanto riportato nell'articolo di stampa si tratta di un vero e proprio inganno nei confronti degli automobilisti, poiché la tariffa viene calcolata come se si percorresse la Tangenziale est esterna Milano (Teem), che ha pedaggi più elevati, anche se in effetti si utilizza la A21 nel tratto Brescia-Cremona-Fiorenzuola;

   dopo i tragici fatti di Genova il Governo sta valutando la revoca delle concessioni autostradali per fatti gravi;

   nel frattempo è doveroso uniformare i pedaggi eliminando queste anomalie che sono considerate delle beffe per gli utenti, ignari di pagare il 40 per cento in più di una tariffa, solo perché optano per un casello distante nemmeno 7 chilometri da quello precedente –:

   se il Ministro interrogato ritenga di assumere iniziative nei confronti dei concessionari autostradali affinché vengano eliminate queste anomalie che ingannano gli utenti;

   se, oltre alla tratta Reggio Emilia (o Parma)-Bergamo, vi siano altre tratte che registrano pesanti diversità di pedaggi tra due caselli a distanza limitata tra loro.
(4-00987)


   BRAMBILLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 agosto 2018 ha profondamente colpito l'intero Paese il crollo del ponte Morandi a Genova, che è costato la vita ad almeno 43 persone e ha costretto centinaia di altre ad abbandonare le loro case;

   il disastro ha di nuovo messo in luce i problemi derivanti dall'obsolescenza delle infrastrutture, non solo viarie, nel nostro Paese, dalla carenza di manutenzione, dall'insufficiente vigilanza su una rete stradale e autostradale che avrebbe urgente bisogno di essere ammodernata e nel frattempo di essere messa in sicurezza;

   una risoluzione approvata dalla Commissione trasporti della Camera il 24 maggio 2017 (n. 7-01218) impegnava il Governo pro tempore «a promuovere i tavoli tecnici in ambito regionale che coinvolgano gli enti territoriali interessati al fine di produrre entro un anno un sistema digitalizzato su base regionale, supervisionato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che raccolga i dati del censimento delle infrastrutture viarie sospese, quali ponti viadotti e cavalcavia, in particolare prevedendo che sia riportato l'anno di costruzione, la portata dell'infrastruttura, lo stato e lo storico degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria» e «a prevedere una struttura telematica, cosiddetta “open data”, che permetta l'inserimento di informazioni in tempo reale, quali la possibilità di interventi emergenziali o programmati di manutenzione che riducano e temporaneamente la portata dell'infrastruttura, e consenta la consultazione e la condivisione delle medesime informazioni da parte degli enti territoriali e degli altri soggetti interessati»;

   tra i numerosi incidenti che hanno preceduto la tragedia di Genova, ha avuto rilievo nazionale, il 28 ottobre 2016, il crollo del cavalcavia di Annone di Brianza (Lecco) che è costato la vita di un automobilista. Il cantiere per la ricostruzione è stato aperto il 28 marzo 2018;

   il precedente di Annone e le numerose segnalazioni dei cittadini in una delle aree più trafficate d'Italia inducono a considerare non più differibile sul territorio lecchese quell'approfondita verifica dello stato delle infrastrutture viarie che si ritiene doverosa in tutto il Paese;

   gli utenti hanno infatti richiamato l'attenzione della stampa locale su apparenti segni di cedimento del cavalcavia di Dervio, sul deperimento dei viadotti tra Lecco e Abbadia e su probabili distacchi della volta della galleria del monte Piazzo, già oggetto di interventi cinque anni fa. Dopo Annone, peraltro, è stato chiuso il cavalcavia di Isella a Civate e vietato il traffico ai mezzi pesanti sui ponti di Gaggio di Nibionno, Bosisio Parini e Suello, con evidenti disagi per l'economia, visto che il trasporto merci avviene prevalentemente su gomma –:

   a che punto sia la realizzazione del censimento digitalizzato delle infrastrutture viarie sospese, per il quale il Governo pro tempore si era impegnato più di un anno fa;

   quale sia, sotto il profilo della sicurezza, lo stato reale delle infrastrutture viarie nel lecchese, con particolare riferimento alla strada statale 36;

   quanto tempo effettivamente occorrerà perché sia aperto al traffico il nuovo cavalcavia di Annone Brianza;

   quali altri interventi siano stati programmati sul territorio per garantire la sicurezza della rete e la percorribilità, anche da parte dei mezzi pesanti.
(4-00991)


   PRESTIPINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2018, a seguito del drammatico crollo del ponte Morandi di Genova, gli organi di informazione hanno parlato diffusamente della pericolosità di molte infrastrutture viarie sul territorio nazionale a causa della scarsa manutenzione, tra le quali figura il viadotto «della Magliana» di Roma;

   si sono registrate nel tempo numerose segnalazioni inerenti al continuo peggioramento delle condizioni di sicurezza del citato viadotto, tanto da far interessare al caso gli organi di stampa, tra i quali il Corriere della Sera, cronaca di Roma, che il 15 agosto 2018 ha pubblicato l'intervista a un esperto in tecnica delle costruzioni, a parere del quale «Il ponte della Magliana ha oggi elevate possibilità di un crollo. Il rischio di collasso è nell'ordine delle cose»;

   il susseguirsi di notizie di tale genere e portata ha destato la comprensibile preoccupazione delle migliaia di cittadini che percorrono quel viadotto ogni giorno per i loro spostamenti quotidiani;

   secondo l'interrogante è opportuno che vengano svolte immediatamente dalle autorità preposte tutte le ispezioni e i controlli necessari per il preciso accertamento dell'attuale stato di manutenzione del viadotto «della Magliana» e, se del caso, che vengano espletate tutte le attività necessarie a garantirne la sicurezza e la stabilità, anche a costo della chiusura –:

   quali iniziative siano state adottate e quali si intendano adottare, per quanto di competenza, per mettere in sicurezza il suddetto viadotto e prevenire il verificarsi in futuro di crolli o cedimenti dello stesso e, per quanto di competenza, come si intenda garantire nell'immediatezza l'incolumità delle migliaia di cittadini che ogni giorno percorrono il viadotto «della Magliana».
(4-00994)


   CRITELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la viabilità della città di Bologna si basa sostanzialmente su due percorsi fondamentali: la circonvallazione che chiude ad anello il centro storico, separandolo dalle diverse periferie, e la tangenziale che consente l'attraversamento da est a ovest con un percorso a semi-anello che si sviluppa a nord della città;

   con lo sviluppo delle cittadine facenti parte l'area metropolitana, nonché con la realizzazione di aree industriali e commerciali, la tangenziale è divenuta nel tempo sempre più essenziale e, sostanzialmente, l'unico raccordo efficiente per la mobilità extraurbana di connessione territoriale;

   le code e i continui rallentamenti che si riscontrano quotidianamente risultano la conseguenza diretta di un eccessivo numero di utenti su di una superficie divenuta troppo modesta in relazione all'alto traffico che la attraversa;

   la regione Emilia-Romagna, dopo approfondite analisi, ha deciso di archiviare il progetto di realizzazione del passante nord di Bologna, in quanto ritenuto troppo impattante con i suoi 41,4 chilometri di estensione per liberare un tratto di 13 chilometri;

   la regione Emilia-Romagna sta lavorando alla realizzazione del progetto che porta a un allargamento dell'attuale tangenziale e autostrada così da ottenere un notevole snellimento del traffico contenendo i costi di realizzazione e abbattendo al minimo possibile l'impatto sul territorio stesso;

   l'accantonamento del passante da parte dell'attuale Governo, oltre a portare la regione in una situazione di totale stallo, non ha prodotto ancora proposte alternative per decongestionare il traffico se non la riproposizione di progetti già valutati abbandonati in quanto più costosi, più pericolosi e molto più impattanti sul fronte ambientale rispetto all'ultimo progetto presentato dalla regione Emilia-Romagna riguardante l'allargamento dell'attuale tangenziale ed autostrada;

   nell'ambito del programma Anas o nello stesso accordo per la realizzazione della maxitangenziale vi sono anche altre opere di adduzione fondamentali per l'area metropolitana di Bologna come centro nevralgico di tutta la regione Emilia-Romagna;

   con il persistere dell'ambiguità di questo Governo sulla realizzazione o meno del passante di Bologna sul modo in cui si intenda affrontare questo urgentissimo problema, viene meno anche la costruzione di altre infrastrutture fondamentali per tutta l'area metropolitana di Bologna e strettamente legate da un filo comune;

   tra le opere da realizzare urgentemente e che rischiano di rimanere al palo con il persistere di questa situazionali è certamente il completamento della trasversale di pianura tra i comuni di Medicina e Budrio (circa 4 chilometri); un'opera fondamentale e strategica per tutta la bassa bolognese e non solo grazie alla sua indubbia efficacia trasportistica;

   il tratto incompleto della trasversale di pianura è altamente pericoloso sia per la dimensione della carreggiata sia per l'incessante traffico di camion che lo attraversa soprattutto nel periodo estivo mettendo a rischio la sicurezza degli automobilisti e dei cittadini –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato in relazione alla situazione del nodo di Bologna;

   se e come intenda intervenire per sbloccare al più presto questa situazione di stallo così da permettere la realizzazione delle opere fondamentali e funzionali non solo per l'area metropolitana di Bologna ma per tutta la regione Emilia-Romagna.
(4-00999)


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ANAS Spa è una società partecipata del Ministero dell'economia e delle finanze sulla quale il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti esercita una vigilanza tecnica. Nella gestione della rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale ANAS esegue servizi di progettazione, costruzione e manutenzione stradale;

   il Compartimento ANAS di Catanzaro ha in gestione 1.335,860 Km di strade calabresi tra cui è ricompreso anche il Viadotto Bisantis (ex Morandi) di Catanzaro, realizzato nel 1962 dall'architetto Morandi;

   i recenti fatti che hanno interessato il Viadotto Morandi di Genova hanno suscitato preoccupazione nei cittadini catanzaresi anche in considerazione delle criticità emerse nei mesi scorsi e confermate dall'ordinanza adottata il 24 novembre 2017 con la quale è stata disposta, fino al 25 novembre 2018, l'interdizione al traffico pesante su quel tratto di strada («il transito veicolare sul viadotto Bisantis della SS109 Bis/Dir tra i KM0+00 e 0+500» è consentito «esclusivamente a tutti i veicoli di massa complessiva fino a 35 Q.li ed agli AUTOBUS locali/regionali adibiti a servizio pubblico fino a 190 Q.li»);

   ANAS, pur confermando l'assenza di criticità per il Viadotto Bisantis, ha già appaltato i «Lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino corticale del calcestruzzo nonché dei ferri d'armatura degli elementi strutturali del Viadotto Bisantis (ex Morandi)», per un importo di euro 796.209,06 e l'ultimazione dei lavori sarebbe prevista per il 27 gennaio 2019. Da notizie di stampa si apprende, inoltre, che il Viadotto Bisantis (ex (Morandi) dovrebbe essere oggetto di ulteriori lavori di manutenzione già programmata –:

   quale sia il reale stato del Viadotto Bisantis (ex Morandi) di Catanzaro;

   quali siano gli interventi di manutenzione programmati da ANAS sul Viadotto Bisantis (ex Morandi) di Catanzaro;

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per garantire la sicurezza della viabilità dei catanzaresi, anche destinando nuove risorse finanziarie e accelerando la realizzazione degli interventi manutentivi già programmati;

   se il Ministro interrogato, superando la fase degli annunci propagandistici, non intenda avviare una seria ricognizione dello stato di manutenzione delle arterie statali, provinciali e comunali della Calabria.
(4-01008)


   BAZZARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte della Costituzione di Venezia dell'architetto Calatrava, già dall'anno dell'inaugurazione del 2008, continua a far parlare di sé a causa dei costi superiori a quelli previsti e i contenziosi sorti e, soprattutto, per la scivolosità dei gradini, gli incidenti verificatisi, la scarsa accessibilità per i disabili che ha comportato ulteriori costi per la realizzazione di un'ovovia e le frequenti e costose manutenzioni;

   in seguito al monitoraggio periodico delle saldature effettuato da «Insula», nel novembre e dicembre 2017, il comune di Venezia ha smentito la possibile insorgenza di problemi statici alle strutture;

   già nel settembre 2015, alcune crepe sui masegni, lato stazione, hanno fatto avanzare l'ipotesi che la struttura ad arco ribassato spinga sui lati delle fondamenta, danneggiandoli, ipotesi respinta dagli uffici tecnici comunali, che tuttavia ha destato grande preoccupazione tra la popolazione;

   secondo l'amministrazione comunale la causa delle lacerazioni sulla pavimentazione non dipenderebbe dalle pressioni della struttura ma da dilatazioni della pavimentazione durante il periodo caldo, situazione da risolvere con un nuovo giunto di dilatazione da posizionare da parte della società Grandi Stazioni, responsabile del tratto di arredo urbano in questione;

   anche un commento dello studio Calatrava, riportato da il Gazzettino Venezia-Mestre del 4 novembre 2017, nota che il comportamento del ponte è quello previsto dal progetto;

   tuttavia, nel giugno 2018, una fotografia pubblicata sul gruppo Facebook «Venezia non è Disneyland» ha lanciato l'allarme e riacceso le polemiche sulla tenuta strutturale del ponte, mostrando crepe sulle strutture;

   un'ultima intervista all'ingegnere Enzo Siviero che ha effettuato il collaudo del ponte, pubblicata dal Corriere del Veneto del 21 agosto 2018, ha creato ulteriori sospetti sulle verifiche di ottemperanza delle due pagine di prescrizioni imposte dal collaudatore e ha incrementato la paura dei cittadini veneti, già impressionati e scossi a seguito del disastro provocato dal crollo del ponte Morandi di Genova, il 14 agosto scorso;

   risulta all'interrogante che il ponte della Costituzione di Venezia è anche stato oggetto di ispezione ministeriale in passato –:

   se il Ministro interrogato non intenda mobilitare tempestivamente i propri uffici competenti, attuando ispezioni accurate sulle strutture del ponte della Costituzione di Venezia, acquisendo le dovute informazioni, dati e riscontri, e anche valutando eventuali carenze progettuali, allo scopo di garantire la tenuta strutturale dell'opera e la sicurezza dei cittadini.
(4-01009)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la convenzione che regola la concessione delle reti autostradali in favore della società «Autostrade per l'Italia S.p.A.», sottoscritta in data 12 ottobre 1997, analogamente alle altre convenzioni in materia concessoria, prevede anche la decadenza, come strumento sanzionatorio per eventuali inadempimenti;

   la natura sanzionatoria della decadenza, oltre a corrispondere ai principi dell'ordinamento, non può essere revocata in dubbio proprio per la sua formulazione nella medesima convenzione, poiché è precisato che «la grave inadempienza (...) relativamente all'esecuzione degli interventi è ravvisabile laddove il Concessionario stesso, volontariamente, ometta di avviare o sospenda arbitrariamente la realizzazione degli interventi»;

   la decadenza interviene, quindi, pacificamente in casi di volontaria e grave inadempienza da parte del concessionario;

   i princìpi giuridici dell'ordinamento prevedono, in caso di inadempienza di una parte, tanto più se volontaria, la sanzione della stessa e il risarcimento del danno, oltre che la risoluzione del contratto;

   incredibilmente e contrariamente ai princìpi che regolano il nostro ordinamento giuridico, nella predetta convenzione, la sanzione a carico del concessionario, in caso di sua gravissima e volontaria inadempienza è «il pagamento da parte del concedente (ANAS) al Concessionario decaduto (Autostrade per l'Italia s.p.a.) di un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibili dalla data del provvedimento di decadenza sino alla scadenza della concessione»;

   in altri termini è stata elaborata una convenzione in cui la sanzione, di fatto, si risolve in un premio economico, inaugurando il principio del «chi sbaglia ... paga lo Stato»;

   tale incredibile principio contrasta non solo e non tanto con i princìpi dell'ordinamento italiano, ma anche con la logica e le prassi commerciali –:

   quale Ministro sia stato coinvolto nel quadro delle trattative volte a stipulare la predetta convenzione;

   se risulti che i dirigenti di ANAS e/o del Ministero competente avessero, ai tempi della stipula, segnalato questa anomalia, e, se del caso, quali motivazioni abbiano indotto ANAS e il Ministero competente ad accettare tale clausola;

   se, nel contesto delle indagini della procura della Repubblica sul crollo del ponte Morandi, abbia ritenuto di consegnare tali convenzioni segnalando questa anomalia.
(4-01011)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nell'autunno del 2017 è stata avviata una raccolta firma nella provincia del Verbano Cusio Ossola volta a promuovere l'indizione di un referendum per il passaggio del Verbano Cusio Ossola alla regione Lombardia;

   a seguito di tale raccolta di firme e dopo la sentenza della Corte di cassazione che autorizzava la consultazione popolare, il Consiglio dei ministri in data 8 agosto 2018 ha deliberato su proposta del Ministro dell'interno Matteo Salvini l'indizione del referendum per la data del 21 ottobre 2018;

   l'organizzazione della consultazione referendaria comporta notevoli costi gestionali che sono stati quantificati dalla provincia del Verbano Cusio Ossola in circa 400.000 euro;

   tali risorse necessarie per il corretto svolgimento delle votazioni non sono nella disponibilità né della provincia del Verbano Cusio Ossola né tantomeno dei comuni appartenenti alla provincia del Verbano Cusio Ossola;

   il richiamato referendum risulta essere un unicum nazionale, in quanto non si è mai tenuto un referendum per il passaggio del territorio di un'intera provincia a una regione differente rispetto a quella di provenienza –:

   con quali strumenti e modalità il Ministro interpellato intenda intervenire, per quanto di competenza, per garantire le risorse economiche necessarie alla provincia del Verbano Cusio Ossola per l'organizzazione e la gestione del referendum del 21 ottobre 2018.
(2-00084) «Enrico Borghi».

Interrogazioni a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante in data 30 dicembre 2017, a seguito dell'uccisione della signora Anna Rosa Tarantino a Bitonto vittima incolpevole di un regolamento di conti tra malavitosi, sollecitò il Governo a promuovere una riunione specifica del competente Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico per affrontare le delicate questioni di sicurezza del comprensorio bitontino;

   la riunione si tenne e partecipò il Ministro dell'interno pro tempore Minniti che assicurò il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine di stanza a Bitonto;

   si apprende anche attraverso la stampa che 75 poliziotti di quel contingente inviato a Bitonto sarebbero stati dirottati a Bari per fronteggiare la situazione del quartiere Libertà;

   il sindaco di Bitonto ha manifestato tutta la sua preoccupazione per questa decisione che indebolirebbe l'azione di controllo del territorio addirittura paventando le proprie dimissioni;

   al di là della provocazione di cui in premessa è evidente la necessità di assicurare al territorio bitontino adeguata copertura da parte delle forze dell'ordine;

   la politica degli annunci si rivela una maldestra operazione di spostamenti all'interno degli stessi numeri –:

   se corrisponda al vero ciò di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere per assicurare il mantenimento dell'attuale contingente di forze dell'ordine di stanza a Bitonto e per inviare altre risorse per affrontare le criticità presenti al quartiere Libertà di Bari.
(3-00149)


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   continua a preoccupare la situazione nella Città metropolitana di Roma Capitale nel comune di Rocca di Papa e Ariccia, a causa della presenza massiccia di immigrati sul territorio e delle conseguenti tensioni sociali che da tempo attanagliano il territorio;

   si tratta di continui arrivi, non ultimi quelli relativi alla nave «Diciotti», oltre cento clandestini in una struttura che già ne ospita circa 270, su una popolazione di diciassettemila cittadini residenti;

   ad allarmare, in particolare, è il controllo della struttura denominata «Mondo Migliore» e il conseguente monitoraggio sugli spostamenti degli immigrati destinati alla struttura e quindi la sicurezza per i comuni dei Castelli Romani caratterizzati da una forte concentrazione di immigrati;

   gli immigrati della nave «Diciotti» che saranno alloggiati sul territorio nazionale nel comune di Rocca di Papa verranno come sempre in breve tempo smistati in altri centri o peggio ancora non saranno più rintracciabili e continueranno a parere dell'interrogante ad essere motivo di allarme sociale;

   la soluzione emersa dagli organi di stampa e delineata tra CEI e Ministero dell'interno non rassicura la popolazione residente nei comuni limitrofi alla struttura ospitante di «Mondo Migliore» a prescindere da chi affronterà le spese di vitto e alloggio per i pochi giorni che realisticamente passeranno prima che gli immigrati della «Diciotti» non saranno più nelle disponibilità del centro di accoglienza autorizzato dalla Prefettura di Roma –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare, anche di carattere normativo, per garantire sicurezza alle comunità di Rocca di Papa, Ariccia, Albano, Grottaferrata e tutti i comuni dei Castelli Romani con particolare riguardo ai cittadini italiani ivi residenti.
(3-00150)


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'inserto affari e finanza di Repubblica del 13 agosto 2018 (pagina 5) la compagnia low cost Iliad venderebbe nel nostro Paese sim con procedure che non sarebbero pienamente conformi alla «legge Pisanu»;

   la legge n. 155 del 2005 stabilisce, infatti, che le compagnie telefoniche all'atto del rilascio della sim sono tenute ad accertare l'identità del titolare;

   Iliad commercializza le sue sim sia online, che in distributori automatici;

   secondo alcuni operatori, le richieste via web operano in assenza di una ripresa video in diretta, ovvero interattiva, e viene consentita l'attivazione di una sim, pur in assenza di una puntuale verifica della autenticità dei dati anagrafici inseriti nel sistema;

   nei distributori automatici invece il lettore ottico con cui scansionare i documenti non riconosce gli errori;

   pare si possano scansionare anche documenti, che non siano carte d'identità o patenti;

   se tali denunce trovassero conferma, si sarebbe di fronte ad una inaccettabile violazione di norme poste a presidio della sicurezza collettiva –:

   se i fatti così come denunciati corrispondano a verità;

   se davvero Iliad sia stata autorizzata ad operare nel nostro Paese, senza adeguata verifica delle procedure di sicurezza per il rilascio di sim.
(3-00151)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ELISA TRIPODI, MACINA e MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il territorio valdostano ha registrato nel corso degli anni episodi che evidenziano la sussistenza di organizzazioni di tipo mafioso e, sebbene non siano figlie di un sistema esclusivamente autoctono, esiste seria preoccupazione fra i cittadini;

   vi risulterebbe la presenza di un sistema costruito ad hoc, definito dall'ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, una struttura mafiosa che si regge sulla compiacenza di operatori economici e classe dirigente, che renderebbe di fatto complicato svolgere indagini e fare scelte di contrasto –:

   se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno individuare gli strumenti più adeguati per far fronte alle difficoltà degli inquirenti, anche tenendo conto della specialità statutaria, che vede la figura del Presidente della regione svolgere anche le funzioni del prefetto.
(5-00369)


   SISTO, SANTELLI, OCCHIUTO, MULÈ, BAGNASCO, BARTOLOZZI, BERGAMINI, BIANCOFIORE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, COSTA, D'ATTIS, D'ETTORE, FASCINA, GERMANÀ, GIACOMETTO, LABRIOLA, MARROCCO, MAZZETTI, MILANATO, MUGNAI, NAPOLI, NEVI, ORSINI, PALMIERI, PEREGO DI CREMNAGO, PETTARIN, POLIDORI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, RUFFINO, RUGGIERI, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, ELVIRA SAVINO, SILLI, SIRACUSANO, SORTE, SQUERI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VERSACE, VITO e ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in adesione alla proposta formulata in esito alla riunione di coordinamento delle Forze di polizia tenutasi lo scorso 31 luglio, l'Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale ha disposto la revoca del servizio di tutela personale nei confronti del Colonnello Sergio Di Caprio;

   in base al predetto provvedimento, a far data dal 3 settembre sarà pertanto revocato il servizio di tutela predetta –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire le motivazioni che hanno portato alla revoca del servizio di tutela nei confronti del Colonnello Sergio Di Caprio e se intenda intervenire al fine di evitare la revoca dello stesso.
(5-00370)


   PRISCO, MELONI, DONZELLI, VARCHI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno riportato la notizia che a partire dal 3 settembre sarà dismesso il servizio di scorta a protezione del Colonnello Sergio De Caprio, in forze all'Arma dei Carabinieri, noto come «Capitano Ultimo», consistente in un'automobile non blindata e due uomini;

   il colonnello De Caprio nella sua lunga carriera nell'Arma dei Carabinieri si è sempre distinto in brillanti operazioni i cui esiti positivi hanno dato lustro allo Stato, tra le quali è certamente meritevole di menzione è la vicenda dell'Unità militare Combattente CRIMOR, da De Caprio voluta e diretta, che ha condotto le indagini sulla ricerca del latitante Salvatore Riina, pericoloso boss mafioso che venne assicurato alla giustizia a Palermo, proprio grazie all'intuito investigativo del «Capitano Ultimo»;

   diversi collaboratori di giustizia hanno riferito di progetti omicidi ad opera di Cosa Nostra nei confronti del Colonnello De Caprio e, come è noto, Cosa Nostra difficilmente recede dai suoi propositi anche a distanza di molti anni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del provvedimento di revoca della scorta, già effettivo a far data dal 3 settembre 2018 e se, acquisite tutte le informazioni necessarie, intenda annullare immediatamente tale provvedimento e restituire la scorta al Colonnello Sergio De Caprio.
(5-00371)


   MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, FIANO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI e POLLASTRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che il Viminale, tramite una nuova circolare, avrebbe dato indicazioni ai prefetti in base alle quali gli sgomberi dovranno essere tempestivi, «rinviando alla fase successiva ogni valutazione in merito alla tutela delle altre istanze»;

   sembrerebbe pertanto che, al fine di accelerare le procedure di sgombero, il Ministero dell'interno avrebbe sancito la praticabilità di tali procedure anche in assenza dell'individuazione di soluzioni abitative alternative, se non in presenza di minori e soggetti fragili, anche in contrasto con quanto stabilito, in più occasioni, dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

   il Governo sembra pertanto disconoscere le condizioni sociali alla base di molti casi di occupazioni senza titolo: fermo restando il rispetto della legge, non si può infatti ignorare che in molte situazioni è compito dell'autorità pubblica accompagnare le persone presenti in queste occupazioni in un percorso di legalità, nel rispetto del fondamentale diritto alla casa;

   questa nuova circolare costituirebbe dunque un radicale cambio di rotta rispetto alla linea seguita dal precedente Governo che aveva salvaguardato il principio per il quale, prima di procedere ad uno sgombero, fosse necessario effettuare una ricerca preventiva di sistemazioni abitative per tutti gli occupanti;

   come sottolineato da alcuni sindaci e dallo stesso Presidente dell'Anci, le nuove regole del Viminale rischiano, tra l'altro, di rinfocolare ad ogni sgombero gravi tensioni sociali analoghe a quelle che si registrarono lo scorso anno a Roma, con lo sgombero del palazzo occupato in via Curtatone, e che portarono ai successivi scontri in piazza Indipendenza;

   sembrerebbero inoltre sussistere anche dubbi di legittimità della sopracitata circolare, che non potrebbe comunque modificare quanto stabilito dal decreto-legge 20 febbraio 2017 n. 14, convertito dalla legge 18 aprile 2017, n. 48, in ordine alla prevista concertazione, nell'ambito del comitato metropolitano per la sicurezza urbana, tra prefettura, comuni interessati, regioni e forze dell'ordine al fine di prevenire tensioni sociali e individuare soluzioni alternative nella pianificazione degli sgomberi –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per salvaguardare, nell'ambito della corretta concertazione istituzionale, il principio della necessaria individuazione di soluzioni abitative alternative prima dell'esecuzione delle eventuali procedure di sgombero.
(5-00372)


   GEBHARD e MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sulla vicenda dei migranti trattenuti sulla nave Diciotti, da quanto si è appreso da dichiarazioni pubbliche e da fonti stampa, la soluzione individuata prevede che 20 migranti siano accolti dall'Albania, 20-25 dall'Irlanda e i restanti rimangano sul territorio nazionale e siano affidati alla Cei;

   l'Albania non è parte dell'Unione Europea e il suo sistema normativo in materia di protezione internazionale non è conforme al Sistema Comune Europeo di Asilo;

   tutti i migranti arrivati in Italia hanno diritto a chiedere asilo ai sensi dell'articolo 10, terzo comma, della Costituzione e hanno diritto ad essere informati, ai sensi dell'articolo 8 della direttiva 2013/32/UE e degli articoli 10 e 10-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, sulla possibilità di presentare domanda di protezione internazionale in Italia;

   nessuna norma nazionale o internazionale consente che i migranti giunti in Italia siano trasferiti in un Paese non appartenente all'Unione europea contro la loro volontà, per cui eventuali trasferimenti in Albania potranno avvenire solo per effetto della libera scelta del richiedente –:

   con quali criteri e procedure si intendono individuare, tra le oltre cento persone sbarcate dalla nave Diciotti, quelle da destinare in Albania e successivamente trasferirle nel rispetto della Costituzione italiana, della normativa nazionale e delle convenzioni internazionali in materia di asilo.
(5-00373)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende dagli organi di stampa regionali, è stata recentemente comunicata l'intenzione di non rinnovare la convenzione in essere da venticinque anni fra il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Vv.F.) e la regione Liguria, avente ad oggetto il servizio di elisoccorso attualmente svolto con personale tecnico (piloti, specialisti, aerosoccorritori) forniti dai Vv.F. e il personale sanitario (medico e infermieristico) fornito dal servizio 118 ligure;

   nel corso di questi anni il servizio di elisoccorso ha dato importanti risultati, assicurando elevati standard di capacità, efficienza e tempestività, offrendo una combinazione di addestramento di alta specializzazione e di elevati livelli di sicurezza del personale;

   ad oggi tale servizio è garantito nelle ore diurne, 7 giorni su 7, a partire dalle ore 8 e fino all'orario consentito dal sistema delle «effemeridi»;

   l'integrazione dei servizi di soccorso tecnico urgente e del soccorso sanitario ha trovato in Liguria la giusta sintesi in un servizio integrato di elevato livello;

   vanno evidenziati alcuni aspetti particolarmente positivi di questa unione: i Vv.F hanno la possibilità di volare su tutto il territorio, comprese le aree interdette al volo civile; il servizio, date le capacità del Corpo dei vigili del fuoco, si è mostrato anche di particolare efficacia operativa nonostante le peculiari caratteristiche orografiche della regione e sempre a tal riguardo ha assunto particolare rilievo l'impiego di personale specificatamente addestrato al soccorso tecnico speleologico, alpino e fluviale, nonché di personale sommozzatore (un nucleo di alta specializzazione dei Vv.F.);

   tuttavia, come descritto nella lettera – inviata dal capo dipartimento dei Vigili del fuoco al presidente della regione Giovanni Toti e al prefetto di Genova, Fiamma Spena – «le sopravvenute necessità organizzative del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, anche connesse con i nuovi compiti istituzionali derivanti dal decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 177 (...) non consentono, oggi, di rinnovare negli stessi termini la convenzione». Ne consegue che alla scadenza della convenzione, 31 dicembre 2018, il servizio di elisoccorso potrebbe passare ai privati con un aggravio dei costi della sanità –:

   se trovi conferma quanto indicato in premessa e in tal caso, si intenda adoperarsi affinché il fondamentale servizio di elisoccorso ligure continui ad essere gestito dalle efficienti forze del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, senza cadere nelle mani del settore privato, incrementandone, se necessario, mezzi e personale, anche al fine di assicurare un servizio notturno.
(5-00356)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'accordo di transazione sottoscritto il 25 luglio 2016 con il comune di Nettuno la soc. RT2 si è impegnata a convertire gli impianti di metri 6x3 e a ricollocare gli impianti di minore dimensione in violazione del codice della strada, benché autorizzati dal comune;

   il 13 settembre 2016 la RT2 ha presentato istanza per il rilascio delle autorizzazioni, reiterata il 25 ottobre 2016 e il 4 novembre 2016, ma il Corpo di polizia locale ha espresso diniego a diversi impianti, che ha poi proceduto a sanzionare;

   malgrado la sospensione dei verbali disposta dal giudice di pace, sono state emanate ordinanze di rimozione;

   nella precedente legislatura Sinistra Italiana-Possibile aveva richiesto un approfondimento in merito al settore delle affissioni pubblicitarie a Nettuno al presidente della Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie;

   il 19 ottobre 2017 l'Associazione «Verdi Ambiente e Società» ha segnalato numerosi impianti pubblicitari in violazione delle norme vigenti, fra cui moltissimi impianti a finta fermata d'autobus, non compresi nel «Censimento generale degli impianti pubblicitari», operato dal comune ad ottobre 2017, ed evidenziato i vizi di legittimità del bando deciso dalla giunta con deliberazione n. 40 del 21 marzo 2017, recependo la proposta presentata dalla Srl Next il 2 febbraio 2017, di cui l'interrogante ha fatto richiesta e ottenuto copia, assieme ad altri tre documenti;

   il bando prevedeva una offerta di partecipazione del comune agli introiti prevista dal medesimo bando e doveva partire da una base del 10 per cento, ma il 27 giugno 2017 un'apposita commissione ha aggiudicato il bando alla Next malgrado la sua offerta del 6 per cento;

   contestualmente le sanzioni elevate alla RT2 hanno riguardato i suoi impianti pubblicitari a ridosso o dei pali della luce, che avrebbero fatto concorrenza ai futuri gonfaloni della Next;

   il 3 novembre 2017 il dirigente, presidente della commissione aggiudicatrice, ha chiesto chiarimenti all'ufficio tecnico, che il 30 novembre 2017 ha confermato i vizi di legittimità rilevati dalla VAS;

   il 5 dicembre 2017 lo stesso dirigente ha comunicato il diniego dell'autorizzazione all'installazione dei gonfaloni alla Next, che ha impugnato il diniego al Tar del Lazio;

   con sentenza n. 4796 del 6 marzo 2018 è stato accolto il ricorso della Next e anche per questo motivo il sindaco di Nettuno è stato sfiduciato dai suoi assessori, che ai media hanno fatto conoscere una imbarazzante mail indirizzata al sindaco, trovata sul suo tavolo;

   anziché ottemperare alla sentenza del Tar, il comune di Nettuno ha deciso di impugnarla con ricorso al Consiglio di Stato;

   il Corpo di polizia locale ha continuato a sanzionare anche i clienti inserzionisti della RT2 per la pubblicità fatta su impianti non ancora sanzionati alla ditta titolare e il dirigente dell'area economico-finanziaria ha emanato le ordinanze di rimozione dei manifesti pubblicitari;

   in base all'elenco allegato all'ultima risposta fornita dal comune alla VAS i verbali dal 18 agosto 2017 al 27 marzo 2018 ammontano a 283, di cui ben 125 hanno riguardato la RT2 e quasi nessuna delle ditte titolari degli impianti abusivi segnalati dalla VAS;

   il Corpo di polizia locale è arrivato a sanzionare impianti pubblicitari della RT2 autorizzati dall'Anas e non dal comune;

   il dirigente dell'area economico-finanziaria, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe emanato altre 15 ordinanze di rimozione alla RT2 in data 30 luglio 2018 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere le iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario straordinario, per garantire la correttezza e la trasparenza delle attività amministrative nel comune di Nettuno, con particolare riferimento al settore delle affissioni pubblicitarie.
(4-00970)


   BELOTTI e INVERNIZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa pubblicate nelle ultime ore, pare che la prefettura di Bergamo dal 2016 stia negando il porto d'armi per difesa personale, ad alcuni agenti di polizia locale in servizio nei comuni dell'area di Zingonia, che da anni consentiva loro di detenere una pistola, anche al di fuori dell'orario di servizio;

   risulterebbe revocato il porto d'armi anche agli agenti di altri comandi di polizia locale;

   nel 2016 la prefettura di Bergamo ha dimezzato il rilascio del porto d'armi per difesa personale passando dai 273 del 2015 (a fronte di circa 350 richieste) ai 134 del 2016 (335 domande);

   a motivare la richiesta del porto d'armi per gli agenti dei comuni dell'area di Zingonia sono l'alto tasso di criminalità nonché le frequenti azioni di prevenzione e repressione che vedono i comandi di polizia locale intervenire in proprio o in supporto di carabinieri e polizia nella lotta al degrado, allo spaccio, alla prostituzione, in particolare nell'area delle torri Anna e Athena e nella zona di piazza Affari;

   come dichiarato alla stampa da un agente in servizio a Zingonia, «gli spacciatori sanno chi sono, dove abito, chi sono i membri della mia famiglia. Mi sentirei più tutelato ad avere sempre con me una pistola»;

   gli agenti di polizia locale hanno una preparazione idonea a maneggiare e detenere una pistola;

   i sindaci di Verdellino e Ciserano sostengono convintamente le richieste dei propri agenti di polizia locale, consci dell'alto grado di rischio della loro attività in un territorio così critico;

   tutte le istituzioni, comuni dell'area, provincia, regione e la stessa prefettura, sono impegnate da anni al progetto di riqualificazione di Zingonia che porterà a breve alla demolizione delle torri Anna e Athena;

   di fronte a questa azione, che va a bonificare la principale area di spaccio della Bergamasca, il livello di guardia deve salire in prospettiva di eventuali vendette da parte delle bande di spacciatori, motivo per cui vanno ulteriormente tutelati tutti gli operatori di sicurezza della zona;

   gli agenti di polizia locale, pur essendo sempre più chiamati adoperare in situazione di pubblica sicurezza, come il contrasto allo spaccio e alla prostituzione, il supporto per sgomberi e l'allontanamento di persone moleste, non dispongono di idonei strumenti di difesa personale (se non per iniziative di qualche regione o singoli comuni) e non possono nemmeno accedere ai sistemi di identificazione tramite fotosegnalazione se non tramite carabinieri o polizia, allungando però notevolmente i tempi operativi di intervento –:

   se la rigorosa stretta sul rilascio del porto d'armi messa in atto dal 2016 sia un'iniziativa autonoma della Prefettura di Bergamo o corrisponda a una direttiva generale per tutto il territorio italiano;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare il rilascio, ove richiesto, del porto d'armi agli agenti di polizia locale per difesa personale, visto che i comandi di polizia locale, svolgendo sempre più spesso funzioni di pubblica sicurezza, hanno personale addestrato all'uso di armi da fuoco;

   se sia nelle intenzioni del Ministro interrogato assumere iniziative per uniformare le dotazioni di strumenti di difesa personale degli agenti di polizia locale di tutta Italia, oltre che autorizzarli all'accesso alla banca dati «SVI» e ai sistemi di fotosegnalazione, aggiornando la normativa sulla polizia locale che risale agli anni ottanta;

   se non si ritenga di concedere, specificatamente agli agenti di polizia locale operanti nell'area di Zingonia che ne facessero richiesta, il porto d'armi per difesa personale, anche in prospettiva dell'imminente demolizione delle torri di Zingonia che, ad avviso degli interroganti, potrebbe portare gli spacciatori a compiere azioni vendicative.
(4-00977)


   FASANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto alcuni imprenditori che hanno le loro attività nelle aree industriali di Sala Consilina e Atena Lucana, in provincia di Salerno, sono stati costretti a sorvegliare le proprie attività per evitare di essere derubati; da alcuni organi d'informazione locali si apprende che i titolari delle ditte, dopo l'orario di chiusura, hanno trascorso la notte a presidiare la zona in cui si trovano le proprie aziende. La presenza sarebbe servita ad allontanare auto sospette che circolavano in zona. I malviventi, inoltre, avrebbero già fatto visita ad alcune aziende senza, però riuscire a portare via nulla;

   gli episodi citati stanno mettendo in allarme non solo gli imprenditori delle aree industriali del Vallo di Diano (Salerno) ma tutti i cittadini che risiedono in zona;

   dagli organi di stampa si apprende che il fenomeno dei furti è in crescita in tutto il Vallo di Diano;

   inoltre la sorveglianza notturna attuata dagli imprenditori della zona li espone a concreti rischi sotto tutti i punti di vista –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per contrastare il fenomeno;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per mettere a disposizione della provincia di Salerno più uomini e più mezzi per dare una maggiore percezione di sicurezza in queste aree così a rischio.
(4-00979)


   GERMANÀ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stata revocata la scorta al colonnello dei carabinieri, Sergio De Caprio, meglio noto come «Ultimo»;

   il colonnello De Caprio, autore nel gennaio 1993 dell'arresto del più famoso latitante di «Cosa Nostra» Totò Riina, non svolge attualmente attività operativa;

   le mansioni oggi attribuite al colonnello De Caprio non lo mettono al riparo da eventuali pericoli connessi all'intensa, rischiosa precedente attività;

   nel nostro Paese sta avvenendo con inquietante frequenza che fedeli servitori della Repubblica, i quali hanno rischiato di persona per il bene comune, si trovino esposti a nuovi gravi pericoli senza la tutela dello Stato e siano spesso perseguiti dal medesimo –:

   quali siano le motivazioni in relazione all'assunzione di tale provvedimento e se, alla luce dei recenti avvenimenti, il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative, per quanto di competenza, per revocare il medesimo.
(4-00980)


   FASANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2018, a Lesina in provincia di Foggia, dodici migranti hanno perso la vita in un incidente stradale avvenuto lungo la strada statale 16. Le vittime viaggiavano tutte a bordo di un furgone che, per cause ancora in corso di accertamento, si è scontrato contro un tir;

   secondo una prima ricostruzione i braccianti stavano rientrando dal lavoro nei campi;

   da alcuni organi d'informazione si apprende che per la tragedia avvenuta a Lesina in data 6 agosto 2018 sono al lavoro le procure di Foggia e Larino (Campobasso) che indagano sulle presunte condizioni di sfruttamento dei dodici braccianti morti;

   il 1° agosto 2018 altri quattro braccianti hanno perso la vita in un incidente stradale avvenuto sulla strada provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri nel Foggiano;

   il fenomeno del caporalato è diffuso soprattutto nelle regioni dell'Italia meridionale;

   come denunciato da numerosi addetti ai lavori, il settore dell'agricoltura deve fare i conti con molteplici difficoltà stagionali, dovute alla mancanza sia di servizi pubblici per i collegamenti con le aziende che degli strumenti necessari per il collocamento dei lavoratori che potrebbero consentirne un reclutamento regolare –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano adottare per contrastare il fenomeno del caporalato;

   quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere affinché siano garantiti strumenti – logistici e normativi – idonei a risolvere le numerose difficoltà stagionali che vive il mondo dell'agricoltura.
(4-00989)


   SANTELLI, MULÈ, BAGNASCO, BARTOLOZZI, BERGAMINI, BIANCOFIORE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, COSTA, D'ATTIS, D'ETTORE, FASCINA, GERMANÀ, GIACOMETTO, MARROCCO, MAZZETTI, MILANATO, MUGNAI, NAPOLI, NEVI, NOVELLI, OCCHIUTO, ORSINI, PALMIERI, PEREGO DI CREMNAGO, PETTARIN, POLIDORI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, RUFFINO, RUGGIERO, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, ELVIRA SAVINO, SILLI, SIRACUSANO, SISTO, SORTE, SQUERI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VERSACE, VITO, ZANELLA e ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in adesione alla proposta formulata in esito alla riunione di coordinamento delle forze di polizia tenutasi il 31 luglio 2018, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale ha disposto la revoca del servizio di tutela personale nei confronti del colonnello Sergio Di Caprio;

   in base al predetto provvedimento a far data dal 3 settembre 2018 sarà pertanto revocato il servizio di tutela predetta –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato alla revoca dei servizi di tutela;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare la revoca del servizio in questione.
(4-00992)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bologna ha reso nota l'intenzione, attraverso una delibera di giunta, di cedere alla comunità islamica il diritto di superficie, per 99 anni, della zona dove già oggi ha sede il centro di cultura islamica, ospitato in un immobile di via Pallavicini: operazione possibile attraverso una permuta alla pari (305 mila euro contro 305 mila euro) con un'area verde (ceduta dall'ente di gestione dei beni islamici in Italia) sulla quale non esiste nessun diritto edificatorio;

   già dal punto di vista contabile l'operazione apparirebbe discutibile: a ciò si aggiunga il fatto che l'accordo prevede l'abbassamento del prezzo al trascorrere degli anni, nel caso in cui l'ente di gestione dei beni islamici in Italia decidesse di acquistare l'area in questione. Tra 10 anni l'immobile di via Pallavicini costerebbe all'ente 250 mila euro, tra 60 appena 11 mila. Va inoltre rilevato che, allo stato attuale, l'immobile risulta affittato all'associazione islamica con un sconto del 91,30 per cento sul canone di affitto (4 mila euro annui in luogo dei 46 mila previsti);

   nella delibera, inoltre, è prevista anche la possibilità di edificare ulteriormente l'area per circa 7 mila metri cubi: ciò, in previsione, fa verosimilmente supporre che in futuro su tale area potrebbe sorgere anche un minareto;

   nell'intera operazione, infatti, sembra essere propedeutica alla nascita di una vera e propria moschea a Bologna. Va rilevato che la confessione islamica è una delle poche, se non l'unica, a non aver ancora regolato, attraverso una intesa ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione, i suoi rapporti con lo Stato italiano. A nulla valgono, a parere dell'interrogante, le giustificazioni sulle divisioni interne alla stessa comunità islamica che non consentirebbero di individuare un interlocutore chiaro e definito. Il ritardo nella regolazione di tali rapporti non è più ammissibile soprattutto in ragione dell'alto numero di fedeli musulmani presenti nel nostro Paese. Secondo i dati del Pew research centre, nel nostro Paese si registrano 2,8 milioni di islamici, pari al 4,8 per cento della popolazione;

   la mancanza di una intesa crea problemi anche sul fronte della disciplina urbanistica e della normativa in fatto di sicurezza dei luoghi nei quali si svolge l'attività di culto delle associazioni islamiche come del resto è stato evidenziato anche in un recente convegno della regione Emilia-Romagna che, a fine 2017, ha mappato ben 176 centri islamici in tutto il territorio regionale;

   negli atti del convegno si afferma che a causa della mancanza di un'intesa dell'Islam con lo Stato e della difficoltà di rispettare i requisiti richiesti per un luogo di culto, le moschee si presentano nella Regione soprattutto come «centri culturali». Bologna conta attualmente 14 luoghi di preghiera. In molti casi, i locali aperti come negozi o centri associativi, sono stati poi adattati a luoghi dove pregare e incontrarsi. Hanno quindi problemi sia per l'incongruenza con gli statuti delle associazioni che le gestiscono sia per il non rispetto delle norme igieniche, di sicurezza, di destinazione d'uso;

   di recente il Ministro interrogato avrebbe espresso a mezzo stampa (fonte: La verità – 10 agosto 2018) l'intenzione di fare chiarezza sulla materia, introducendo nuove norme volte a disciplinare tali fattispecie –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione alla regolazione dei rapporti tra Stato e religione islamica ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione;

   se non ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per adottare iniziative, per quanto di competenza, volte alla sospensione, attraverso moratoria, degli interventi di realizzazione di luoghi di culto dedicati alla religione islamica di cui in premessa che potrebbero risultare illegittimi anche alla luce dell'assenza di una disciplina normativa adeguata;

   quali iniziative a carattere normativo il Ministro interrogato intenda assumere per evitare la realizzazione di una moschea a Bologna stanti le criticità esposte in premessa.
(4-00993)


   MARCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tempo fa nella piazza principale del centro di Città di Castello, in provincia di Perugia, ha avuto luogo una violenta colluttazione in seguito ad una semplice operazione di controllo da parte di due agenti di polizia nei confronti di una coppia, una donna di nazionalità italiana e un uomo di origine tunisina;

   in particolare, secondo quanto riportato anche dalla stampa, i due avrebbero opposto resistenza agli agenti, cercando anche di fuggire, e l'uomo, un tunisino di 47 anni, si sarebbe poi scagliato contro i poliziotti, arrivando a denudarsi in mezzo alla piazza prima di aggredire e picchiare nuovamente gli agenti;

   grazie al tempestivo arrivo di una volante della polizia, i due sarebbero, infine, stati fermati, fatti salire sull'auto e portati in commissariato;

   tuttavia, le violenze e minacce non sarebbero finite, difatti le aggressioni contro gli agenti sarebbero continuate anche in caserma e la coppia avrebbe continuato ad opporre resistenza e aggredire i poliziotti;

   infine, i due fermati sarebbero stati posti agli arresti domiciliari in attesa del processo mentre ben quattro agenti sarebbero rimasti feriti e addirittura sottoposti a «profilassi sanitaria presso il locale nosocomio», essendo venuti a contatto con le ferite procuratesi dall'uomo tunisino;

   quanto accaduto nel centro di Città di Castello è di estrema gravità anche per il fatto che i due sarebbero già noti alle forze dell'ordine, e in particolare l'uomo di nazionalità tunisina in passato sarebbe stato già più volte arrestato e avrebbe a suo carico numerosi precedenti penali –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere in merito agli eventi sopra descritti e a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, in particolare a Città di Castello, infine se e quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti dell'uomo tunisino autore delle aggressioni innanzi riportate.
(4-01007)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante la riunione del consiglio comunale di Avellino, del 9 agosto 2018, si è discusso il punto all'ordine del giorno «Variazioni al Bilancio 2018/2020 ai sensi dell'articolo 175 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni» ed è emerso che l'atto proposto, presentato come redatto dall'assessore al bilancio, nonostante non avesse alcun carattere di urgenza e perentorietà era stato calendarizzato senza che fossero state prima discusse le linee programmatiche e senza aver approvato la costituzione delle commissioni che, come da regolamento, andavano istituite subito dopo la nomina della nuova giunta comunale, risultando per questo immotivatamente privo dei pareri obbligatori ma non vincolanti delle commissioni competenti;

   la trattazione dell'argomento risultava, pertanto, palesemente inficiata da irregolarità rispetto allo statuto, al relativo regolamento comunale, al regolamento delle commissioni consiliari, al regolamento di contabilità nonché al T.u.e.l. (decreto legislativo n. 267 del 2000);

   per queste ragioni otto consiglieri di opposizione hanno proposto una pregiudiziale di illegittimità sulla suddetta istanza di variazione di bilancio, in quanto atto non urgente e sprovvisto della relativa deliberazione propedeutica della giunta comunale afferente al contributo finanziario allo svolgimento della tradizionale festività ferragostana cittadina; tale pregiudiziale è stata approvata dal Consiglio;

   a seguito di quanto accaduto il sindaco Vincenzo Ciampi dichiarava, tramite la sua pagina Facebook, che «... 8 consiglieri hanno votato per cancellare tutto il programma di Ferragosto. 5 hanno votato per salvare il Ferragosto. Gli altri? Astenuti. Ecco le responsabilità di chi ha detto NO al Ferragosto Avellinese (...) – elencando nomi e cognomi e proseguendo – Questi signori per un capriccio politico vogliono affossare la città capoluogo. Far fare brutta figura al Movimento 5 Stelle e alla maggioranza degli avellinesi che mi ha votato sindaco. (...) E di sicuro faremo girare per la città dei 6x3 con le facce e con i nomi dei consiglieri che hanno privato Avellino della sua festa storica...»;

   nonostante, le successive e dovute scuse del sindaco, il giorno seguente la città di Avellino era attraversata da diversi «camion vela» riportanti degli enormi tabelloni pubblicitari di 3 metri per 6, riproducenti il logo del Movimento 5 Stelle e i volti, accompagnati dai nominativi, degli otto consiglieri sui quali campeggiava a caratteri cubitali la scorretta e istigatoria scritta: «Hanno scelto di bloccare il programma presentato dalla Giunta Ciampi (...)». Si tratta, ad avviso dell'interrogante, di un gravissimo episodio di intimidazione e disinformazione politica che ha esposto alla gogna i rappresentanti delle istituzioni democraticamente eletti nel libero esercizio delle loro funzioni costituzionali, mettendone a rischio anche l'incolumità personale;

   nonostante ciò il Sottosegretario di Stato onorevole Carlo Sibilia ha inteso provocatoriamente sostenere la tesi originaria del sindaco e in un comunicato stampa congiunto, con alcuni esponenti politici nazionali rivendicava pubblicamente quanto accaduto: «Le vele informative sono una scelta di libera espressione, una scelta del Movimento Cinque Stelle di comunicare a tutta la città ciò che accade nel consiglio comunale di Avellino. Fatevene una ragione, sarà un modus operandi» ad avviso dell'interrogante mistificando in tal modo la realtà, istigando all'odio e facendo ravvisare i presupposti di un condizionamento ad un corpo politico amministrativo ai sensi dell'articolo 338 del codice penale –:

   quale sia la valutazione del Ministro interrogato in merito alle gravi dichiarazioni rese dal Sottosegretario Sibilia, anche alla luce del rilevante incarico ricoperto.
(4-01010)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'insegnante per le attività di sostegno è assegnato alla classe dell'alunno con disabilità o con bisogni educativi speciali al fine di favorirne l'integrazione. La sua figura è disciplinata dall'articolo 127 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, «Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione», che prevede che i compiti dell'insegnante di sostegno siano coordinati, nel quadro della programmazione dell'azione educativa, con l'attività didattica generale;

   le modalità di impiego dei docenti di sostegno vengono definite da un documento specifico, condiviso tra scuola, servizi e famiglia, quale il piano educativo individualizzato;

   nella classe in cui siano presenti alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali viene dunque assegnata una dotazione di uno o più docenti di sostegno e per tutto il ciclo di studi riferito all'alunno con disabilità o con bisogni educativi speciali;

   con nota prot. 7424 del 3 agosto 2006 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca poneva un quesito al Consiglio di Stato in relazione alla reiterazione della frequenza di corsi di studi di pari livello da parte di alunni diversamente abili;

   il Consiglio di Stato, nell'adunanza della sezione seconda del 25 ottobre 2006 con parere 3333/2006, chiariva che «l'obbligo scolastico di cui all'articolo 34 della Costituzione, nonché l'obbligo formativo introdotto dall'articolo 68 della legge n. 144 del 1999 sono stati ridefiniti dal decreto legislativo 15 aprile 2005 n. 76. In particolare l'articolo 1, comma 3 di tale decreto legislativo prevede che la Repubblica assicuri a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale, entro il diciottesimo anno di età... Da tali principi sembra emergere che l'obbligo dello Stato di erogare il servizio scolastico si esaurisca al conseguimento del primo titolo»;

   se ne dedurrebbe dunque che l'alunno con disabilità o con bisogni educativi speciali che voglia intraprendere un secondo percorso di studi (conseguire ad esempio un altro diploma) non abbia pertanto diritto a essere inserito all'interno di una classe vedendosi assegnare nuovamente un docente di sostegno –:

   se si intendano assumere iniziative per innovare la materia, dal punto di vista normativo, in modo da consentire che un alunno con disabilità, o con bisogni educativi speciali, possa intraprendere anche un secondo percorso di studi, a fronte di esigenze motivate, vedendosi assegnare un docente di sostegno per tutto lo stesso secondo percorso e dunque con le medesime dotazioni giudicate indispensabili per il primo percorso.
(4-00988)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICARA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 813, della legge n. 205 del 2017 ha così modificato l'articolo 20, comma 11, del decreto legislativo n. 75 del 2017: «All'articolo 20, comma 11, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, le parole: “tecnico-professionale e infermieristico del Servizio sanitario nazionale” sono sostituite dalle seguenti: “, dirigenziale e no, di cui al comma 10”»;

   il comma 10 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017, a cui rimanda il succitato comma 11, si riferisce al personale medico, tecnico-professionale ed infermieristico del servizio sanitario nazionale;

   la nota messa a disposizione relativamente all'emendamento 455-ter, avente ad oggetto la Stabilizzazione del personale dirigenziale precario, anche medico, del servizio sanitario nazionale, nella parte inerente ai profili di copertura economica, esplicita che il dispositivo in esame determina un ampliamento della platea del personale del servizio sanitario nazionale, attualmente a tempo determinato, destinatario delle stabilizzazioni già previste a legislazione vigente ai sensi dell'articolo 20, comma 11, del decreto legislativo n. 75/2017 – ad oggi, però, limitatamente al personale tecnico-professionale e infermieristico – ivi comprendendo anche il personale dirigenziale a t.d. (anche «amministrativo», oltre che delle professionalità «sanitarie»);

   nel documento approvato dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nella seduta del 15 febbraio 2018 si legge: «“In merito all'individuazione del personale tecnico-professionale, la Circolare (n. 3/2017 del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione) precisa che (...) tale è quello direttamente adibito allo svolgimento delle attività che rispondono all'esigenza, prescritta dalla norma, di assicurare la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari”. Ne consegue che, al di là dell'espressione atecnica utilizzata dal legislatore, il personale dirigenziale destinato alle procedure di stabilizzazione... è il personale del ruolo sanitario»;

   alla luce del succitato documento della Conferenza delle regioni, seppur lo stesso non abbia valenza giuridica, molte regioni sembrerebbe vogliano escludere dalle procedure di stabilizzazione i dirigenti dei ruoli professionale, tecnico e amministrativo, pur a fronte di conclamate esigenze assunzionali di tali figure, altre invece li includerebbero;

   i dirigenti ingegneri degli enti del servizio sanitario nazionale, al di là del ruolo di appartenenza, operano insieme ai medici e ai tecnici della prevenzione per garantire i livelli essenziali di assistenza nell'ambito della sicurezza sui luoghi di lavoro;

   la ratio della norma è stata di recente ribadita nel parere dell'ufficio legale del Ministero della salute Leg-0005349-P del 16 ottobre 2017, come di seguito riportato in stralcio «...La norma, quindi, si inserisce nel quadro delle iniziative volte a promuovere la stabilizzazione dell'occupazione mediante il ricorso a contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato ed a superare, mediante procedure di stabilizzazione, variamente articolate, il fenomeno del precariato, prevedendo, per il comparto sanità, nella consapevolezza della peculiarità del settore e delle conseguenze scaturite dalla permanenza del blocco del Turnover, vigente in numerose regioni, un processo straordinario di assunzioni riservato agli enti del servizio sanitario nazionale, al fine di assicurare una più efficiente allocazione delle risorse umane, la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari e dei livelli essenziali di assistenza, provvedendo a reclutare quelle professionalità necessarie per garantire l'ottimale funzionamento delle strutture (Rif. Parere Uff. Legale Ministero Salute Leg-0005349-P del 16 ottobre 2017)» –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di chiarire se i dirigenti ingegneri del servizio sanitario nazionale rientrino nell'ambito di applicazione dei commi 1 e 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017, al fine di evitare il verificarsi di situazioni disomogenee nel territorio nazionale e la conseguente discriminazione di tali soggetti, rispetto ai colleghi di altre aziende e/o regioni e delle loro stesse unità operative di appartenenza.
(4-00971)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il piano di crescita digitale 2014-2020, rilasciato dall'Agenzia per l'Italia Digitale (Agid) in attuazione degli obiettivi dell'Agenda digitale europea, prevede un investimento di risorse, nel periodo di riferimento, pari a circa 4,5 miliardi di euro reperiti da fondi nazionali, Fesr OT2, Feasr, Pon Metro, Pon Governance e Fsc;

   la dimensione dell'impatto che il piano avrà sull'intero sistema Paese è importante, considerando che tra gli obiettivi è prevista anche la realizzazione di Italia Login, dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente e del sistema pubblico di identità digitale, infrastrutture che mirano alla tanto auspicata svolta verso il digitale del rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione, finalizzata a garantire l'erogazione sicura di servizi e prestazioni secondo modalità snelle, veloci ed efficienti;

   il piano di crescita predisposto dall'Agid si incentra su alcuni settori verticali quali, ad esempio, sanità, scuola e giustizia digitali. Tra gli stakeholder del piano, oltre alle amministrazioni centrali dello Stato, si individuano solo quelle locali: non si registra alcuna attività, supporto, evoluzione e sviluppo di sistemi digitali destinati all'erogazione dei servizi destinati anche ai connazionali residenti all'estero, né nella piattaforma Italia Login è previsto alcun riferimento all'evoluzione dei servizi consolari;

   i connazionali residenti all'estero, iscritti nell'apposito registro dell'Aire, hanno oramai raggiunto la soglia dei 5 milioni di persone, per i quali, peraltro, la rete consolare rappresenta l'unico vero punto di contatto con l'Italia, mancando ogni altro punto di contatto, anche digitale;

   è quanto mai fondamentale evitare che l'opportunità di una svolta digitale si trasformi nell'ennesima occasione per confermare l'oramai cronicizzata disparità di trattamento tra connazionali residenti all'estero e quelli residenti in Italia, a danno dei primi;

   i connazionali che vivono e lavorano all'estero rappresentano una risorsa culturale ed economica, anche in termini di prodotto interno lordo generato, che è a tutti gli effetti parte determinante del «sistema Italia» e a cui deve essere riconosciuta pari dignità e parità di accesso alle opportunità che il Paese offre e non più solo una gestione esercitata con risorse residuali –:

   quante delle risorse del piano summenzionato, e a partire da quale data, siano destinate al rafforzamento digitale della rete consolare;

   se e quando verranno completamente digitalizzati tutti i servizi gestiti dalla rete consolare, anche per conto di altre amministrazioni;

   se e quando verrà assicurata la possibilità ai connazionali residenti all'estero di poter richiedere l'identità digitale-Spid;

   se e quando verrà finalmente ristrutturata l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero con l'inclusione dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente;

   se e quando verrà assicurata la possibilità ai connazionali iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero di richiedere la carta di identità elettronica;

   se e quando la rete consolare sarà abilitata a rilasciare il codice fiscale ai connazionali iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero con modalità effettivamente digitali e contestualmente alla richiesta, evitando le inutili lungaggini della procedura attualmente in uso e ancora non completamente digitalizzata.
(4-00973)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA e VAZIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di calore che sta interessando l'Italia, in particolare al Centro-nord, sta determinando evidenti situazioni di criticità per la salute delle persone, soprattutto quelle delle cosiddette categorie a «rischio» a partire dagli anziani;

   la regione Liguria è particolarmente colpita con un incremento considerevole degli accessi presso gli ospedali che sono andati in tilt per il sovraffollamento e con, purtroppo, una serie di decessi per motivi clinicamente non accertabili e in cui il caldo potrebbe essere una causa;

   otto sono le persone decedute negli ultimi tre giorni, di cui 7 anziani per i quali i medici legali ritengono che l'afa potrebbe aver avuto un ruolo determinante;

   la magistratura ha disposto accertamenti autoptici per risalire alle cause del decesso;

   l'ondata di caldo potrebbe durare ancora qualche giorno;

   il livello di allarme è molto alto considerata la particolare incidenza della popolazione anziana in regione e richiama purtroppo alla triste estate del 2003 –:

   quali iniziative di competenza abbia già adottato il Ministro interrogato d'intesa con la regione Liguria, per un rafforzamento dello stato di allerta presso le strutture sanitarie del servizio pubblico per affrontare le richiamate criticità legate all'ondata di caldo.
(5-00354)


   SIANI e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per «Terra dei fuochi» di cui Roberto Saviano parla nel suo libro «Gomorra» per trattare la questione dello smaltimento dei rifiuti, si intende un'area molto vasta tra la provincia di Napoli e quella di Caserta;

   viene così chiamata dopo che è stata scoperta la presenza di rifiuti interrati illegalmente e a causa della elevata frequenza di incendi destinati al loro smaltimento –:

   quali siano i rischi per la salute dei bambini e degli adolescenti che crescono nei novanta comuni rientranti nell'area della «Terra dei fuochi» e se, in particolare, essi corrano lo stesso rischio di ammalarsi di cancro dei coetanei che vivono in qualsiasi altra parte d'Italia;

   se l'incidenza e la mortalità di malattie neoplastiche siano immutate rispetto al resto del Paese;

   se i tumori della tiroide, per cui negli adolescenti si registra un significativo eccesso di casi rispetto all'atteso, siano da addebitare ai veleni della «Terra dei fuochi».
(5-00360)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   risulta da articoli di stampa che le api sono sempre più a rischio. Gli insetticidi stanno creando lo spopolamento degli alveari, colpendo duramente i produttori del miele;

   dai dati diffusi dalla Coldiretti, il caldo record e i temporali improvvisi che stanno caratterizzando il 2018 hanno messo in crisi anche la produzione del miele made in Italy, facendo registrare un calo stimato del 50 per cento – anche nella regione Abruzzo – rispetto alla media degli ultimi anni;

   la sopravvivenza e la produttività delle api risulta minacciata, oltre che dalle condizioni meteo, anche dai potentissimi insetticidi irresponsabilmente autorizzati e irrorati nelle nostre campagne e dalla diminuzione degli habitat naturali e della biodiversità a disposizione;

   il drastico calo della produzione di quest'anno comporterà l'aumento delle importazioni da altri Paesi, che già nel primo quadrimestre del 2018 ha fatto registrare una crescita del 32 per cento per un totale di oltre 9,4 milioni di chili, provenienti in particolare dall'Ungheria (+64 per cento), dalla Romania (+46 per cento), dalla Polonia (+34 per cento) e dalla Cina (+19 per cento);

   il perdurare di tale situazione, denunciano gli apicoltori, determinerà come conseguenza, nell'immediato futuro, la pressoché totale scomparsa della produzione di miele locale, considerato tra i migliori d'Europa, oltre ad una massiccia presenza sul mercato italiano di mieli originari e non originari dell'Unione europea spacciati per italiani –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per promuovere piani d'azione e di sostegno a favore del comparto apistico italiano;

   se i Ministri interrogati, anche alla luce dei recenti studi scientifici sulla moria delle api, intendano assumere iniziative per sospendere l'uso dei pesticidi nocivi per le api, a partire dalle sostanze più pericolose attualmente autorizzate.
(5-00364)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 12 luglio 2018 è stato pubblicato sul giornale onlinequotidianosanita.it l'articolo «Amplificatore di brillanza in Sala Operatoria ASST Niguarda: Fials denuncia utilizzo apparecchiatura agli infermieri, riservata ai TRSM» in cui la Fials Milano contesta l'utilizzo improprio dell'amplificatore di brillanza nelle sale operatorie dell'Asst Niguarda di Milano da parte del personale infermieristico, invece che dai tecnici sanitari di radiologia medica;

   l'amplificatore elettronico d'intensità luminosa, o amplificatore di brillanza rende possibile l'esecuzione di esami radioscopici alla luce naturale dell'ambiente facendo ottenere immagini più nitide e più luminose, con una dose di radiazioni ricevuta dal paziente notevolmente ridotta in confronto alla comune radioscopia;

   il giorno seguente, sullo stesso giornale online, appare l'articolo «Apparecchiature radiologiche. De, Martino (Fials): “Denunceremo aziende che utilizzano personale infermieristico per loro gestione”» in cui la Fials Milano dichiara di aver «ricevuto numerose segnalazioni da parte di infermieri in diverse realtà ospedaliere milanesi pubbliche e private» sull'utilizzo dell'amplificatore di brillanza da parte di personale non Trsm;

   interpellato il collegio professionale interprovinciale dei tecnici sanitari di radiologia medica di Milano - Como - Lecco - Lodi - Monza Brianza - Sondrio sulla possibilità dell'utilizzo dell'amplificatore di brillanza da parte di personale infermieristico, lo stesso comunica che «sia dal punto normativo che pratico l'utilizzo dell'amplificatore di brillanza, sia in elezione che in emergenza/urgenza è una peculiarità strettamente riguardante la figura del Trsm» e «diffida chiunque non in possesso di laurea triennale in tecniche di radiologia medica, per immagine e radioterapia, all'utilizzo dell'intensificatore di brillanza»;

   la legge 26 febbraio 1999, n. 42, prevede che «Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione postbase nonché degli specifici codici deontologici,[...] nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali»;

   le competenze professionali delle due categorie sono individuabili dal decreto ministeriale n. 739 del 1994 per l'infermiere e dal decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 746, per il tecnico sanitario di radiologia medica –:

   se sia a conoscenza dell'episodio di «task shifting» sanitario esposto in premessa e se e come, per quanto di competenza, intenda intervenire affinché sia comunque garantita la presenza dei tecnici sanitari di radiologia medica per l'utilizzo delle apparecchiature loro riservato dalla legge.
(4-00974)


   DEIDDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i centri di salute mentale (Csm) di Terralba e Ales della Assl di Oristano attualmente servono un bacino di utenti superiore alle 500 unità, tutti provenienti dai diversi centri abitati ricompresi nel distretto Ales-Terralba e affetti da patologie psichiatriche, talvolta particolarmente gravi, che necessitano di costante cura e monitoraggio;

   da qualche tempo, il personale medico e paramedico assegnato al centro in questione risulta assolutamente insufficiente, al punto che, recentemente, a mezzo della stampa locale, alcuni pazienti hanno denunciato il malfunzionamento della struttura: malfunzionamento che avrebbe determinato anche la cancellazione di visite già programmate da tempo, con conseguente mancato controllo terapeutico dei pazienti, in alcuni casi, per un periodo pari, se non superiore, ai 6 mesi;

   tale situazione è .stata denunciata anche da diversi amministratori locali di comuni ricompresi nel citato distretto, i quali hanno lamentato di aver dovuto più volte dar seguito, nei confronti di soggetti affetti da patologie psichiatriche, ad alcuni maltrattamenti sanitari obbligatori (Tso) senza poter usufruire della necessaria assistenza medica del citato Csm;

   dalle risultanze suindicate, in violazione dell'articolo 32 della Costituzione, il diritto alla salute dei pazienti in cura presso il Centro di salute mentale di Terralba non risulta adeguatamente garantito, e ciò nonostante le patologie in questione, se non adeguatamente monitorate, siano in grado di mettere a rischio l'incolumità degli stessi pazienti, oltre che quella di altri soggetti;

   le amministrazioni locali, le famiglie dei pazienti interessati e il personale allo stato assegnati ai centri di salute mentale di Terralba e Ales non devono farsi carico dei problemi derivanti dalla carenza delle necessarie figure professionali, ad avviso dell'interrogante conseguente alle politiche di ridimensionamento promosse dall'attuale giunta regionale sarda, improntate al mero risparmio economico e non certo alla tutela della salute dei pazienti interessati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché, in relazione alla situazioni dei centri di salute mentale di Terralba e Ales, vengano garantiti i livelli essenziali di assistenza ai pazienti.
(4-00990)


   BENEDETTI, CAIATA, CECCONI, TASSO, VITIELLO e BORGHESE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile, un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda. Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America;

   i serbatoi del virus sono innanzitutto gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all'uomo;

   la prima comparsa del virus in Italia risale al 1998, con un focolaio isolato in Toscana. Nel 2008 il virus è ricomparso nel bacino padano e nel Delta del Po, dove è divenuto endemico;

   quest'anno la trasmissione del virus West Nile è cominciata prima rispetto agli anni precedenti. Dall'ultimo aggiornamento delle attività della sorveglianza integrata del West Nile e Usutu virus, pubblicati nel bollettino periodico, risulta che il primo caso umano di infezione si è verificato il 16 giugno e al primo di agosto i casi registrati, fra Veneto ed Emilia-Romagna sono saliti a 52. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, sono 16 i casi (10 in Veneto e 6 in Emilia-Romagna) con manifestazioni di tipo neuro invasivo (2 decessi), 22 quelli di febbre (10 in Emilia-Romagna e 12 in Veneto) e 14 i casi in donatori di sangue (11 in Emilia Romagna e 3 in Veneto);

   non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l'esposizione alle punture di zanzare;

   risulta, quindi, fondamentale un'azione di prevenzione e lotta al virus, questioni di natura strettamente sanitaria e dunque di competenza regionale. La regione deve impegnarsi in finanziamenti che possano assicurare ai comuni interventi di disinfestazione e bonifica –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, di concerto con regioni, enti locali interessati, Istituto superiore di sanità e Istituto nazionale per le malattie infettive, al fine di monitorare, circoscrivere e bonificare i territori interessati dal West Nile, prevenendo il rischio di trasmissione di tale virus nel nostro Paese.
(4-00996)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Industria Italiana Autobus è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e l'Irisbus di Avellino, la cui proprietà risulta partecipata all'80 per cento da Tever s.p.a. (ex King Long Italia) e al 20 per cento da Leonardo (ex Finmeccanica);

   l'azienda, stante la crisi industriale e finanziaria in atto, ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la ripresa dell'attività produttiva anche alla luce della scadenza a dicembre 2018 degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

   particolarmente urgente appare alla luce della situazione finanziaria una ricapitalizzazione societaria;

   durante l'incontro del 6 luglio 2018 il Governo ha indicato la disponibilità ad agire per favorire l'ingresso di Invitalia nella compagine della società, attraverso le risorse del Fondo imprese Sud stanziate dal precedente Governo con la legge di bilancio 2018, insieme a un nuovo socio privato, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione definitiva per consentire la stabilità occupazionale ai lavoratori per gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) e lo sblocco degli investimenti per far ripartire la produzione sul territorio nazionale con le commesse affidate all'azienda;

   il successivo incontro, tenutosi il 2 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, sembrerebbe aver rallentato e quasi bloccato gli impegni assunti nella precedente riunione;

   ad oggi infatti non risulta che ci sia stato alcun impegno fattivo in termini di ricapitalizzazione né sembrano avanzare le procedure per l'entrata del Fondo di Invitalia e tantomeno la formalizzazione dell'entrata del terzo socio nella compagine societaria;

   la situazione si è ulteriormente aggravata con la corresponsione ridotta degli stipendi dei lavoratori;

   il presidente della regione Emilia Romagna, con lettera del 29 agosto 2018, nel sollecitare l'azione promessa dal Governo, ha indicato la disponibilità della regione stessa a collaborare al percorso di salvaguardia dell'azienda, dei suoi stabilimenti – a partire da quello di Bologna – e dell'occupazione;

   è forte la preoccupazione che il ritardo del Governo, nella gestione di questa crisi industriale, sia il preludio di un vero e proprio «stop» alla prospettata soluzione per il rilancio di Industria Italiana Autobus, e che questo possa comportare l'avvio della procedura fallimentare, vista la situazione di crisi finanziaria conclamata che rischia di compromettere il futuro dei 154 lavoratori di Bologna e dei 290 di Avellino, nonostante l'azienda vanti crediti verso la pubblica amministrazione di circa 30 milioni di euro dei quali 20 milioni già scaduti e si sia aggiudicata gare pubbliche per oltre 1300 autobus con ordini per circa 260 milioni di euro –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interpellato per mantenere gli impegni presi e per trovare una soluzione soddisfacente ed efficace alle problematiche esposte in premessa, a tutela degli stabilimenti del gruppo, dei lavoratori e di un comparto industriale di primaria importanza per il Paese.
(2-00085) «Benamati, Carla Cantone, Critelli, De Maria, Rizzo Nervo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni mesi ormai la categoria dei portalettere segnala una situazione insostenibile legata a turni che hanno peggiorato la loro vita lavorativa a seguito della riorganizzazione voluta da Poste Italiane spa. La situazione sembra essere la medesima in tutta Italia;

   il nuovo sistema si baserebbe sulla distinzione tra linee ordinarie e business con previsione di consegne anche fino al tardo pomeriggio. Un sistema che comporterebbe turni eccessivi e il ritardo nella consegna della corrispondenza, anche di quella più delicata. Per quanto riguarda i giornali, inoltre, la consegna avverrebbe spesso di pomeriggio, alla sera, o addirittura, in alcuni comuni, a giorni alterni;

   tra le criticità, vi è il fatto che la linea business presenti aree di competenza particolarmente ampie con personale che, invece, è stato ridotto. Può capitare, dunque, che siano mandati in giro postini che non conoscono bene la zona assegnata perché vengono spostati di continuo su zone non di competenza. Vi sarebbero inoltre richieste frequenti di turni aggiuntivi e straordinari;

   altro problema riguarderebbe i contratti a termine rinnovabili di continuo e mai stabilizzati;

   già in precedenza aveva fatto molto discutere la decisione di Poste Italiane di passare a un nuovo modello di recapito della corrispondenza, a giorni alterni, applicato, tra l'altro, anche alle aree montane e svantaggiate. La decisione aveva suscitato polemiche in tutte le sedi tanto che, a settembre 2016, anche il Parlamento europeo votò, a maggioranza, a favore del mantenimento di un servizio «universale», vale a dire per la garanzia che la corrispondenza venisse recapitata tutti i giorni lavorativi;

   Poste Italiane vede tra i suoi azionisti Cassa depositi e prestiti al 35 per cento e il Ministero dell'economia e delle finanze al 29,26 per cento secondo i dati aggiornati al 23 aprile 2018 –:

   se si abbia conoscenza della vicenda e di quali dati si disponga in relazione a quanto esposto in premessa;

   se si intenda convocare, o sia stato già convocato, un tavolo di confronto per venire incontro alle esigenze dei lavoratori e risolvere le criticità che da tempo vengono segnalate;

   quali iniziative di competenza si intenda assumere per far sì che Poste Italiane garantisca turni di lavoro adeguati utilizzando personale sufficiente;

   se si disponga di dati in relazione ai contratti a termine mai stabilizzati e al numero medio di rinnovi applicato per dipendente;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere, o siano state già assunte, perché sia garantito un servizio universale quale la consegna della corrispondenza in tutti i giorni lavorativi.
(4-01002)


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si riafferma sempre con maggiore evidenza la grave problematica che da tempo mette in ginocchio gli uffici postali di molte zone dell'Abruzzo e che oggi ha raggiunto livelli di assoluta insostenibilità con evidenti ricadute sui lavoratori, sui cittadini e sui turisti;

   il processo di razionalizzazione avviato negli ultimi anni dalla società Poste italiane spa ha portato alla chiusura di molti uffici e al ridimensionamento degli orari di apertura degli sportelli, causando notevoli difficoltà nella gestione operativa degli uffici abruzzesi e generando una diminuzione della qualità del servizio fornito alla clientela;

   da maggio 2018 nella regione Abruzzo la situazione si è ulteriormente aggravata per raggiungere, dopo la riorganizzazione partita il 16 luglio, dei livelli paradossali;

   i rappresentanti sindacali della Uil hanno ripetutamente denunciato numerose problematicità nella distribuzione e nell'organizzazione del servizio postale: le difficoltà continue nel recapito della posta in tutta la zona del Parco nazionale d'Abruzzo; l'accorpamento ad Avezzano del centro di recapito di Pescasseroli con i conseguenti disagi dei portalettere costretti ad effettuare spostamenti giornalieri chilometrici; lo smistamento a Castel di Sangro della posta proveniente dalle zone di Barrea, Villetta Barrea, Opi e Alfedena;

   l'interrogante nei giorni scorsi ha inviato una lettera alla direzione generale di Poste Italiane per sollecitare un incontro con i sindaci del territorio al fine di promuovere iniziative tese a garantire un livello di servizio postale adeguato a favore dei cittadini abruzzesi;

   nella XVII legislatura è stata approvata la legge n. 158 del 2017 a tutela dei piccoli comuni la quale prevede il mantenimento dei servizi essenziali nelle realtà con meno di 5 mila abitanti;

   i servizi postali, in particolare per le famiglie e le attività produttive, sono fondamentali per lo svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale;

   con la soppressione di un ufficio o del suo ridimensionamento i primi a pagarne le conseguenze saranno gli utenti, soprattutto le categorie più deboli –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro in riferimento a quanto esposto;

   quali iniziative per quanto di competenza intenda assumere per garantire un efficiente servizio postale a favore dei cittadini e delle attività produttive presenti sull'intero territorio abruzzese.
(4-01005)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Cenni e altri n. 2-00081, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Paternoster e altri n. 4-00924, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pretto.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani n. 5-00337, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Moretto.

  L'interrogazione a risposta scritta Comencini e Valbusa n. 4-00941, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paternoster.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sarli e altri n. 5-00348, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bologna, Chiazzese, D'Arrando, Lorefice, Leda Volpi.