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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 7 agosto 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

   il decreto-legge n. 87 del 2018 recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese, all'articolo 4 introduce norme che intervengono sul sistema di reclutamento dei docenti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria;

   in particolare, all'articolo 4 prevede l'indizione di un concorso straordinario rivolto ai docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002 e ai laureati in Scienze della formazione primaria nuovo ordinamento, purché in possesso di almeno 24 mesi di servizio anche non continuativo svolto nel corso degli ultimi 8 anni;

   la norma influisce sulla vita e sulla scelte di un numero molto consistente di persone, tra coloro che ne beneficeranno e coloro che, viceversa, subiranno nocumento dalle disposizioni inserite nel decreto in esame;

   la scuola italiana non ha bisogno di persone esasperate dal continuo cambiamento delle regole e da un clima di incertezza dei meccanismi assunzionali, bensì di persone preparate e motivate che siano all'altezza dell'importanza della loro professione;

   la norma si propone di superare uno fra i numerosi contenziosi che vedono coinvolto il Miur in conseguenza delle continue modifiche della disciplina del reclutamento del personale docente;

   sarebbe auspicabile che, come metodologia di lavoro relativa al settore dell'istruzione e della formazione in genere, gli interventi in materia di definizione delle procedure di assunzione del personale docente e non docente e di organizzazione scolastica in genere, fossero disciplinati con norme contenute in provvedimenti ad hoc destinati al sistema nazionale di istruzione e ai soggetti che ivi svolgono la loro attività professionale,

impegna il Governo:

   a valutare l'impatto delle nuove norme sul funzionamento del sistema scolastico e sugli organici;

   a fare il punto sullo stato dei numerosi contenziosi di cui a parte il Miur al fine di individuare soluzioni normative atte a prevenire una volta per tutte a una loro risoluzione, assumendo per quanto possibile le posizioni di tutti i soggetti interessati e coinvolti, anche indirettamente, anche al fine di evitare che decisioni rilevanti in materia di servizio scolastico siano rimesse alla giustizia amministrativa;

   ad assumere iniziative per introdurre, come clausola di salvaguardia alla luce dell'abrogazione del comma 131 dell'articolo 1 della legge n. 107 del 2015, in ottemperanza di quanto disciplinato in sede europea in materia di precariato e in relazione al numero dei contratti a tempo determinato, la regolarità nell'indizione dei concorsi biennali a garanzia del ricambio generazionale;

   a individuare soluzioni finalizzate a garantire un maggiore equilibrio nella ripartizione delle capacità assunzionali tra Nord e Sud.
(7-00040) «Aprea, Casciello, Marin, Marrocco, Palmieri, Saccani Jotti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo per sapere – premesso che:

   da anni ormai nella regione del Salento in Puglia, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, vengono distrutte intere coltivazioni di ulivi a causa della presenza di un batterio originario della California chiamato «Xylella Fastidiosa»; tale parassita, difficile da eliminare, è giunto in Italia con l'importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall'America centrale e, purtroppo, ha colpito le distese di uliveti di cui la Puglia è ricca, mettendo i coltivatori nelle condizioni di doverli eradicare e bruciare in quanto pericolosi anche per la fauna;

   il batterio è stato trasmesso dalla «cicala sputacchina» che è un insetto ad apparato pungente-succhiatore che, una volta assorbita la linfa delle piante, la trasporta su altri fusti e li contagia;

   il ceppo di batterio che ha devastato gli ulivi in Puglia è in grado di attaccare anche altre piante, come il ciliegio, il mandorlo, l'oleandro e alcune ornamentali;

   l'unico rimedio ad oggi conosciuto per eliminare il parassita pare sia il taglio radicale del tronco e l'estirpazione delle radici stesse: le ripercussioni negative sull'agricoltura pugliese risultano evidenti e si tradurranno in un danno inestimabile;

   il batterio si è infatti diffuso anche in altre zone d'Italia producendo gli stessi effetti disastrosi con un reale pericolo per tutta la penisola;

   la Francia ha adottato misure, considerate in linea con la legislazione dell'Unione europea, contro la diffusione della «Xylella fastidiosa» che prevedono il blocco delle importazioni delle piante dalla Puglia e da altre zone colpite dal batterio;

   il decreto firmato dal Ministro dell'agricoltura francese, Stephane Le Foli, in vigore già dal 4 aprile 2015, vieta l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese e di quelle piante contaminiate dal batterio e inibisce gli scambi intra-europei con la Puglia con un conseguente rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino;

   la procura di Lecce continua ad indagare su eventuali ritardi, omissioni, manipolazioni rispetto all'importazione delle piante provenienti dai Paesi extracomunitari in Europa, e alla diffusione colposa di malattia delle piante; nonostante il 17 luglio 2018 siano scaduti gli ultimi sei mesi di proroga, i pubblici ministeri titolari dell'indagine, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, hanno deciso di non chiedere al giudice per le indagini preliminari l'archiviazione del fascicolo aperto nel 2015 ma di poter continuare ad indagare su tre dei dieci, tra ricercatori e funzionari, già iscritti nel registro degli indagati, su cui maggiormente sarebbero emersi elementi tali da necessitare un ulteriore approfondimento;

   dopo l'estate gli investigatori della Forestale depositeranno presso i pubblici ministeri l'informativa finale sulla quale stanno ancora lavorando. L'ipotesi di reato resta quella di diffusione colposa di malattia delle piante, perché i due magistrati sono convinti della tesi finora sostenuta ovvero che il batterio killer non è arrivato casualmente nel Salento, ma vi sia stato portato volutamente, complice un mancato controllo da chi sarebbe dovuto essere preposto a vigilare con opportune tutele e non l'ha fatto;

   il 21 marzo 2018 si è svolto a Bari un convegno organizzato dall'Accademia Pugliese delle scienze, a cui hanno partecipato tutti i principali ricercatori coinvolti nello studio di questa patologia vegetale, tra cui Donato Boscia e Maria Saponari, entrambi dell'istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale delle ricerche, e Francesco Porcelli, professore associato al dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell'università di Bari «Aldo Moro»;

   il nodo cruciale emerso è che, come era da aspettarsi, l'espansione verso nord di Xylella continua inesorabile. È arrivata oramai da Oria a Cisternino, alle porte della provincia di Bari, e ha invaso una notevole porzione della zona di contenimento nelle province di Brindisi e Taranto al punto che, si pensa, potrebbe essere necessario spostare ancora a nord il confine della zona «cuscinetto»;

   in presenza di una preponderanza di prove e di un consenso diffuso nella comunità dei ricercatori, è una inutile e dannosa perdita di tempo ricercare ulteriori evidenze scientifiche, richiedere l'ennesimo esperimento e formulare l'ennesima teoria, se non finalizzata alla ricerca della cura e dell'eliminazione dell'agente patogeno;

   nel corso della precedente legislatura, numerosi sono stati gli atti di sindacato ispettivo, tra i quali l'interpellanza urgente n. 2-00928 presentata dall'interpellante, e le commissioni agricoltura di Camera e Senato avevano avviato e svolto numerose audizioni, ma ad oggi si è ancora ad un punto morto –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per affrontare e risolvere, senza ulteriori ritardi, la fase di crisi economica degli agricoltori e dei vivaisti, che, rispettivamente, con l'abbattimento delle piante di olivo e con la sospensione o l'annullamento dei contratti e delle forniture, perdono la loro fonte di reddito e di sopravvivenza;

   quali iniziative si intendano adottare per incentivare la ricerca finalizzata a studiare il patogeno, l'insetto vettore, ed individuare ogni misura idonea a prevenire e curare gli ulivi e le altre specie vegetali attaccate dalla Xylella fastidiosa mediante progetti che mettano in rete tutti gli istituti di ricerca operanti a livello nazionale e internazionale e salvaguardando l'aspetto paesaggistico, ambientale e produttivo dei territori colpiti, caratterizzati nelle zone delle province di Lecce, Brindisi e Taranto da oliveti secolari, da oliveti produttivi e da vegetazione spontanea colpita dal batterio;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per definire e attuare un piano di certificazione delle produzioni vivaistiche in grado di verificare tutte le produzioni, in modo da certificare l'assenza del patogeno prima di ogni movimentazione di materiale vivaistico e da evitare qualsiasi blocco di esportazioni, e per riconoscere incentivi e sovvenzioni a tutti coloro che aderiscono al protocollo di certificazione delle produzioni vivaistiche;

   quali proposte si intendano avanzare, anche a livello europeo, per il finanziamento delle attività di prevenzione e di ripristino del potenziale produttivo ridottosi a causa dell'infezione causata dalla Xylella fastidiosa, nonché per la certificazione di tutte le aziende anche vivaistiche che oggi sono esposte a rischi economici molto importanti.
(2-00078) «Elvira Savino, Occhiuto».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   di recente i mass media hanno riportato numerosi e gravissimi episodi di razzismo e xenofobia;

   l'ultimo in ordine di tempo si è verificato il 2 agosto 2018 a Pistoia dove due giovani italiani hanno sparato alcuni colpi di pistola contro un migrante africano di 24 anni del Gambia, Buba Ceesay, ospite della parrocchia di Don Massimo Biancalani a Pistoia. I due aggressori avrebbero gridato al ragazzo, che stava tranquillamente rientrando nel centro di accoglienza, «bastardo e nero di m...» per poi allontanarsi in bicicletta. Buba Ceesay è rimasto illeso;

   Don Biancalani, responsabile della parrocchia di Vicofaro, è da sempre molto attivo nel campo dell'accoglienza dei migranti e richiedenti asilo e per questi motivi è stato oggetto di ripetuti insulti sui social media e di continue minacce di morte;

   l'episodio di Pistoia, che rappresenta il primo caso di questa gravità reso noto in Toscana, va comunque ad aggiungersi ad altri numerosi casi verificatisi nelle scorse settimane:

    l'11 giugno 2018 a Caserta due richiedenti asilo originari del Mali, Daby e Sekou, vengono avvicinati da una Fiat Panda, a bordo della quale viaggiavano tre giovani italiani, i quali sparano alcuni colpi con una pistola ad aria compressa, al grido «Salvini Salvini»;

    il 20 giugno a Napoli, Bouyangui Konate, cuoco maliano di 21 anni, rifugiato, viene colpito da due ragazzi con un fucile a piombini;

    il 3 luglio, a Forlì, una donna nigeriana viene avvicinata da un motorino, con due persone a bordo, dal quale parte un colpo da una pistola ad aria compressa che la ferisce a un piede;

    il 5 luglio, sempre a Forlì, un uomo di 33 anni originario della Costa d'Avorio viene colpito all'addome con colpi esplosi da pistola ad aria compressa;

    l'11 luglio, a Latina, due uomini di origine nigeriana vengono raggiunti da proiettili di gomma esplosi da un'Alfa 155 nei pressi della fermata dell'autobus;

    il 17 luglio, a Roma, una bambina di etnia rom di poco più di un anno, viene raggiunta da un colpo di pistola ad aria compressa e rischia di rimanere paralizzata;

    il 26 luglio, a Partinico, un richiedente asilo senegalese di 19 anni viene aggredito e picchiato, mentre sta lavorando al bar, da tre uomini che gli gridano: «Tornatene al tuo paese, sporco negro»;

    il 26 luglio a Vicenza, un operaio di origine capoverdiana che lavorava su un ponteggio viene colpito alle spalle dai colpi di una carabina;

    il 26 luglio a San Cipriano Aversa, un richiedente asilo della Guinea viene avvicinato da due ragazzi in moto, che gli sparano con un'arma ad aria compressa, colpendolo al volto;

    il 28 luglio, a Milano, un uomo di origine cingalese viene aggredito in un parco. L'aggressore pretendeva che parlasse in italiano al telefono e lo ha minacciato con un taglierino sulla gola davanti alla figlia terrorizzata;

    il 29 luglio, ad Aprilia, un uomo di origine marocchina viene inseguito e aggredito da due uomini e viene ritrovato morto, abbandonato sulla strada;

    il 2 agosto, a Napoli, un venditore ambulante, Cissè Elhadji Diebel, 22 anni, senegalese in Italia con permesso di soggiorno, è stato ferito a una gamba da due sconosciuti con un colpo di pistola;

   episodi di violenza gratuita contro gli stranieri o supposti tali anche con armi da fuoco rappresentano una prova inconfutabile di una crescita incontrollata del razzismo, della xenofobia e dell'intolleranza nel nostro Paese;

   l'articolo 43 del decreto legislativo n. 268 del 1998 prevede che tutti i comportamenti che in forma diretta o indiretta, abbiano come conseguenza una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata su razza, colore della pelle, ascendenza, origine o convinzioni religiose siano da reputarsi discriminatorie per la legge italiana. Discriminazioni già vietate peraltro dall'articolo 3 dalla Costituzione;

   nessun esponente del Governo, a partire dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha fino ad oggi stigmatizzato e condannato inequivocabilmente tali episodi di violenza e razzismo;

   il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, nel commentare pubblicamente i fatti gravi avvenuti negli ultimi giorni, ha dichiarato addirittura che «l'allarme razzismo è una invenzione della sinistra» e che il problema sia in realtà riconducibile alla criminalità degli immigrati –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'episodio di aggressione che si è verificato a Pistoia il 2 agosto 2018 e se ritenga che sia a rischio l'incolumità fisica di Don Biancalani, responsabile della parrocchia di Vicofaro, e della comunità di migranti presenti;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo al fine di contrastare e prevenire i gravissimi episodi di razzismo e xenofobia riscontrati in Italia nelle ultime settimane;

   se il Governo non ritenga necessario, in relazione al moltiplicarsi e al diffondersi di tale fenomeno in tutto il Paese, promuovere una campagna di sensibilizzazione e informazione contro ogni tipo di discriminazione.
(2-00081) «Cenni, Delrio, Carnevali, Paita, Ceccanti, Scalfarotto, Schirò, Viscomi, Braga, Pezzopane, Siani, Nardi, Gavino Manca, Fragomeli, Fiano, Critelli, Giorgis, Bruno Bossio, Cantini, Ciampi, Ascani, Ermini, Rossi, Pellicani, Pagani, Del Barba, Prestipino, Bordo, Pollastrini, Carla Cantone, Serracchiani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende che in occasione della visita a Pescara il 4 agosto 2018 del Ministro dello sviluppo economico, il Sindacato dei giornalisti abruzzesi (Sga) avrebbe manifestato il proprio «allarme» relativo alla penalizzazione che il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 effettuerebbe a carico dell'emittenza televisiva abruzzese, ribadendo la necessità di un incontro, peraltro già chiesto degli editori, che consentisse di illustrare al Ministro interrogato le loro proposte e chiedendo la rettifica del decreto stesso per ripristinare l'equità prevista dalla legge 23 dicembre 1998, n. 488;

   le problematiche individuate sarebbero quelle dell'eccessivo peso dell'Auditel e della mancanza di tutela degli operatori dell'informazione che rispettano le regole;

   sarebbero numerosi gli editori che stanno preparando i ricorsi contro la graduatoria per i finanziamenti pubblicata dal Ministero dello sviluppo economico il 12 luglio 2018 e relativa al bando emanato a dicembre 2017 in quanto contenenti criteri di valutazione, ritenuti errati, che violerebbero i princìpi fondanti per i quali è stato costituito il fondo dell'editoria;

   in particolare, sono quattro i criteri ritenuti lesivi: lo sbarramento a 100 del numero di emittenti televisive che possono accedere al 95 per cento dei fondi a disposizione, la differenza di retribuzione tra i giornalisti – tutti iscritti all'ordine – che lavorano nelle televisioni, con valori differenti tra chi lavora nelle prime 100 in graduatoria e gli altri, il fatto che, per ottenere dal 17 al 30 per cento del punteggio nel bando pubblico, ogni televisione locale deve essere iscritta e quindi pagare annualmente migliaia di euro ad un soggetto privato, la Srl Auditel, società di capitali di proprietà Mediaset, agenzie di pubblicità e Rai, ed infine i nuovi criteri per l'assegnazione dei contributi su base nazionale (anziché regionale attraverso il Co.Re.Com come previsto dalla legge 23 dicembre 1998, n. 488) che determinerebbero uno squilibrio tra le regioni con maggiore bacino di utenza e quelle più piccole;

   la pluralità dell'informazione è elemento essenziale in ogni democrazia –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto e quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per risolvere le problematiche esposte.
(5-00351)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIPANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 1993 Ambiente s.p.a. e Nuova Solmine s.p.a. presentano un progetto per trasformare una linea di arrostimento della pirite presente nella piana di Scarlino (Grosseto) in un impianto di termodistruzione di rifiuti solidi urbani e rifiuti assimilabili agli urbani;

   nel 1995 si completa l’iter di approvazione del progetto per la trasformazione di una delle tre linee in cogeneratore per la produzione di energia elettrica. Nello stesso anno nasce il Comitato per il «No» all'inceneritore di Scarlino;

   Scarlino Energia s.p.a. società proprietaria dell'impianto, chiede la prima autorizzazione nel 2008: la richiesta riguardava l'ammodernamento della centrale elettrica, alimentandola con le biomasse e combustibile ricavato bruciando i rifiuti (CdR);

   dal momento della concessione delle autorizzazioni si è aperto il contenzioso che ha visto protagonisti molti cittadini e il comune di Follonica, prima, e il comune di Scarlino, successivamente;

   negli anni si sono susseguite le autorizzazioni: tre concesse dalla provincia di Grosseto e a seguire, dal 2015, dalla regione Toscana. Di contro, il contenzioso relativo all'inceneritore ha visto per due volte esprimersi il Tar e il Consiglio di Stato sulla illegittimità dei provvedimenti concessi dalla provincia di Grosseto, mentre per l'ultima autorizzazione della regione Toscana a ottobre 2015 si è finora pronunciato solamente il Tar (sentenza n. 921/2017), accogliendo in parte il ricorso promosso dai comuni di Follonica e Scarlino e dai comitati ambientalisti, che si sono appellati nuovamente al Consiglio di Stato per le parti respinte dal Tar;

   nel 2017 Scarlino Energia s.p.a ha chiesto una nuova autorizzazione al funzionamento dell'impianto: la conferenza di servizi, conclusasi a luglio 2018, ha dato parere favorevole;

   l'area di Scarlino risulta già inquinata da un'attività industriale chimica. Le bonifiche o non sono state fatte, o non sono state completate e quelle portate a termine non convincono. Su un ambiente così compromesso è fuori ogni logica attivare un impianto altamente inquinante;

   l'Asl ha pubblicato nel marzo 2018 una relazione sullo stato di salute degli abitanti della zona di Follonica e Scarlino. I risultati suscitano grande timore per la salute pubblica. Sono in aumento le patologie neoplastiche della vescica, della prostata e del colon retto per gli uomini, cardiopatie ischemiche per la popolazione femminile e malattie dell'apparato respiratorio; meritano monitoraggio e attenzione particolare le nascite premature e i neonati sotto peso;

   peraltro, manca uno studio epidemiologico sulla salute delle popolazioni dell'area interessata dall'inceneritore;

   l'occupazione è uno dei nodi principali di tutta la vicenda che interessa da vicino 40 dipendenti della Scarlino Energia, per i quali scade la cassa integrazione nell'anno corrente;

   sono in atto forti proteste dei cittadini di Follonica e Scarlino. I rispettivi sindaci, sono fermamente contrari al riavvio dell'impianto. Una petizione spontanea ha raccolto migliaia di firme per bloccare l'ennesima autorizzazione. Ai rischi per l'ambiente e per la salute si aggiunge la minaccia per le attività economiche legate al turismo che operano nell'area;

   considerata la chiusura del termovalorizzatore di Pisa e il «no» del Consiglio di Stato alla realizzazione del nuovo inceneritore a Firenze, il dubbio è che l'impianto di Scarlino diventi il centro di stoccaggio e di smaltimento di tutta la Toscana –:

   quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze e in coordinamento con gli enti territoriali interessati, al fine di garantire la tutela dell'ambiente, della salute pubblica e dei livelli occupazionali in gioco;

   se non intendano promuovere, per quanto di competenza, l'avvio di un serio ed efficace monitoraggio e di uno studio epidemiologico sullo stato di salute della popolazione dell'area interessata dell'inceneritore.
(4-00950)


   BRAMBILLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni il livello del lago di Como è arrivato ai 10 centimetri sotto lo zero idrometrico, misurato a Malgrate: 24 centimetri al di sopra del minimo storico registrato nel 1967;

   in realtà, da anni il livello delle acque del lago sta calando, con una serie di conseguenze negative: danni agli argini per mancata pressione, ostacolo alla viabilità ordinaria e lacuale, difficoltosa accessibilità agli approdi, scopertura degli impianti fognari, alterazione del ciclo vitale dei pesci;

   in un invaso regolato, come il lago di Como, naturalmente emerge il conflitto tra i diversi interessi nell'uso dell'acqua: l'uso irriguo, quello idroelettrico, quello della fruizione ambientale e turistica. Di qui, l'esigenza di una gestione della risorsa idrica che tenga effettivamente conto della pluralità di interessi territoriali ed economici coinvolti;

   il compito di sovraintendere alla gestione dei grandi laghi regolati è stato assegnato, con il decreto legislativo n. 152 del 2006, al distretto idrografico del fiume Po, che ha previsto nuovi studi sulla regolazione dei grandi invasi, l'attuale soggetto regolatore è il Consorzio dell'Adda –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative per una profonda revisione della governance delle risorse idriche dei laghi prealpini, e del Lario in particolare, che tenga conto delle esigenze delle comunità locali e preveda loro rappresentanti negli organismi decisionali per meglio fronteggiare le criticità derivanti dalle piene e dalle magre.
(4-00954)


   CUNIAL, MANIERO, BUSINAROLO e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i Pfas sono composti utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti e altro; come conseguenza dell'estensiva produzione e uso dei Pfas questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell'ambiente e negli organismi viventi;

   nel 2013 una ricerca sperimentale su potenziali inquinanti «emergenti» effettuata nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani dal Consiglio nazionale delle ricerche e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha segnalato la presenza anche in Italia di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili;

   l'analisi sul sistema degli scarichi fognari del territorio interessato ha messo in evidenza che le concentrazioni più alte provenivano dal depuratore di Trissino; tra le principali fonti da cui avevano origine le quantità di Pfas scaricate in fognatura vi era la Miteni s.p.a.;

   sul caso Miteni è stato depositato in procura a Vicenza un documento che riassume l'attività della commissione d'inchiesta del consiglio regionale. A consegnarlo al procuratore capo, Antonino Cappelleri, è stato il presidente della commissione, Manuel Brusco (M5S), insieme al presidente del consiglio, il vicentino Roberto Ciambetti;

   già nel 2006 l'Unione europea ha introdotto restrizioni per gli Stati membri all'uso del Pfos, una delle molecole più diffuse tra i Pfas;

   la Regione del Veneto ha recepito le indicazioni del Ministero della salute sui livelli di performance da raggiungere nelle aree interessate da inquinamento da composti fluorurati;

   per le acque potabili non sono ancora definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea;

   il tema dei limiti normativi che non ci sono è fondamentale e sta condizionando anche il lavoro della procura; sebbene la competenza spetti allo Stato, nel tempo si è assistito ad un vero e proprio «rimpallo» di responsabilità fra Ministero e regione. La regione infatti ha chiesto al Governo di definire i tetti di concentrazione per i Pfas, ma la risposta dalla direzione generale del Ministero della salute, sotto il mandato del precedente Governo, ha sostenuto che era la regione stessa che doveva porre quei limiti, visto che il problema era solo locale. Questa risposta ha aperto a vari contenziosi;

   è stata rilevata la mancanza della presenza del codice del cosiddetto Gen-X nella dichiarazione della ditta Miteni allegata al modulo di notifica per la cosiddetta direttiva Seveso (maggio 2016). Essendo questa sostanza considerata pericolosa nel catalogo europeo dei rifiuti, il Cer, la stessa dovrebbe essere riportata nel documento sopra citato;

   in merito alla plasmaferesi, la procedura avviata dalla regione per «ripulire» il sangue in caso di altissime concentrazioni di Pfas, a gennaio l'allora Ministro, Beatrice Lorenzin, la bloccò promettendo indicazioni operative che in realtà non sono mai arrivate;

   l'esito del bio-monitoraggio degli esposti ai Pfas evidenzia come i residenti nei comuni dell'area rossa A presentino concentrazioni sieriche più elevate rispetto a quelli dell'area rossa B. Un riscontro che suggerisce – si legge nel report – che, a parità di contaminazione dell'acqua potabile sull'acquedotto, anche la contaminazione dell'ambiente, maggiore nell'area A rispetto alla B, abbia avuto un ruolo determinante;

   lo screening della regione ha coinvolto anche i 120 operatori e residenti in aziende agricole e zootecniche all'interno della zona rossa, per cui si legge che «le concentrazioni rilevate sono doppie rispetto ai valori degli esposti. In particolare, differenziando per aree si evidenziano differenze legate alle disomogeneità territoriale dell'esposizione. In particolare, si hanno le concentrazioni maggiori tra gli allevatori dell'ex Ulss 5 e le minori nella ex-Ulss 6»;

   i Pfas sono «interferenti endocrini» sostanze in grado di alterare l'equilibrio e la funzione degli ormoni interagendo o interferendo con la normale funzione ormonale e portando effetti negativi sulla salute. Il gruppo di ricerca dell'università di Padova, coordinato dal professor Carlo Foresta, professore di endocrinologia dell'università medesima e coordinatore della Rete endocrinologica veneta, ha recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Human Reproduction, i risultati di uno studio condotto su quasi mille ventenni del Veneto, dimostrando che l'ambiente sta influenzando in modo molto importante le caratteristiche antropometriche dell'uomo. Da questo studio si scopre una riduzione della produzione degli spermatozoi (-18 per cento rispetto ai giovani di 15 anni fa) e una variazione delle strutture corporee, che sono indice di un alterato equilibrio degli ormoni testicolari. Il 36 per cento dei giovani presenta, infatti, un'apertura delle braccia superiore alla media, che è indicativa di un'alterazione nelle proporzioni antropometriche, tipicamente associata al ruolo degli ormoni sessuali nello sviluppo del maschio. I risultati hanno evidenziato inoltre una riduzione delle dimensioni del pene (-0,9 centimetri rispetto ai giovani di 15 anni fa) e dei testicoli: il 23 per cento dei giovani analizzati mostra un volume testicolare inferiore ai 12 cc, considerato come valore soglia di normalità. Per la prima volta è stata misurata la distanza ano-genitale: si tratta di un indicatore clinico che è determinato dalla impregnazione androgenica nel maschio durante lo sviluppo fetale. Pertanto, una riduzione della produzione di ormoni testicolari dell'embrione comporta una riduzione della distanza ano-genitale riscontrata nei giovani analizzati, che si associa ad una riduzione del numero di spermatozoi e delle caratteristiche di mascolinizzazione come l'apertura delle braccia, il volume testicolare e le dimensioni del pene. «Tutti questi segni – ha spiegato il professor Foresta – depongono per una interferenza da parte dei composti chimici ambientali sulla attività degli ormoni testicolari nel maschio. Queste interferenze possono manifestarsi sia durante lo sviluppo della fase embrionale che durante la fase adolescenziale fino all'età adulta, portando quindi a possibili conseguenze negative sul potenziale di fertilità dei giovani uomini»;

   un recente studio delle tossicocinetica dei perfluoroalchilici nell'organismo umano attraverso il dosaggio dei Pfas (Pfoa-Pfas) nel plasma e in matrici non invasive – feci, urine, saliva – attraverso la somministrazione di colestiramina in gruppi di soggetti volontari verifica la possibilità di utilizzare la colestiramina come presidio non invasivo per la riduzione dei Pfas nell'organismo –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per approfondire attraverso studi epidemiologici la correlazione tra determinate tendenze nella diffusione di patologie e i territori coinvolti dal disastro;

   se il Ministro ritenga necessario assumere iniziative per approfondire i dati del bio-monitoraggio;

   quali iniziative intenda assumere in merito alle plasmaferesi e alla sperimentazione con colestiramina;

   se il Ministro intenda assumere iniziative per stabilire i limiti di concentrazione per un'adeguata normativa nazionale.
(4-00961)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   l'area di forma triangolare in fondo a via del Casale Ghella a Roma rientrava nella lottizzazione F/2 «Volusia», fatta oggetto nel 2003 di compensazione urbanistica anche per causa del vincolo archeologico imposto con decreto ministeriale del 19 dicembre 1985, che a tutela dell'intero complesso della villa romana di Casale Ghella vieta «ogni costruzione anche a carattere non permanente» pure nella sua fascia di rispetto;

   dalla cessione gratuita è stata esclusa l'area (divenuta poi di proprietà della Topazio srl) che, per metà circa della sua superficie, ricade all'interno del vincolo archeologico indiretto e per intero è soggetta a due vincoli paesaggistici imposti nel 1986 a tutela dei quali le norme del piano territoriale paesistico n. 15/7 vietano «la ubicazione di nuovi edifici anche se con strutture e materiali precari»;

   il piano regolatore generale adottato nel 2003 e definitivamente approvato il 12 febbraio 2008 destina l'ex zona F/2 a «verde pubblico e servizi pubblici di livello locale», lasciandone fuori l'area triangolare che è stata destinata a «Città da ristrutturare – tessuti nei programmi integrati prevalentemente residenziali», malgrado i vincoli di inedificabilità prescritti anche dalla «Componente primaria A» della «Rete ecologica» individuata dallo stesso piano regolatore generale, per la quale le norme tecniche di attuazione dispongono che «sono vietati gli interventi diretti di categoria NE» (nuova edificazione);

   il 16 febbraio 2009 è stato chiesto il rilascio del permesso di costruire per un progetto di costruzione di 2 palazzine, progetto che, per ricavare un accesso carrabile dalla punta del triangolo che si affaccia su via del Casale Ghella, invade per un fronte di 6 metri quota parte dell'area che ha fatto parte della cessione gratuita e che attualmente rientra nel parco Volusia aperto al pubblico (part. 1008, del foglio catastale 203);

   la quota parte prevista dal progetto che non risulterebbe conforme alle prescrizioni di legge ricade anche all'interno della perimetrazione del parco di Veio le cui misure di salvaguardia vietano la realizzazione di nuovi tracciati stradali;

   per l'approvazione del progetto è stata indetta il 20 marzo 2012 una conferenza di servizi a cui hanno partecipato, esprimendo pareri favorevoli e nulla osta, la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per il comune di Roma (1° agosto 2012) e la Soprintendenza speciale beni archeologici di Roma (2 agosto 2012);

   i pareri favorevoli e i nulla osta, a quanto risulta all'interpellante, sono stati rilasciati senza motivare la deroga concessa ai divieti imposti dal decreto del vincolo archeologico e dalle norme di tutela dei due vincoli paesaggistici prescritte dal piano territoriale paesistico regionale del Lazio;

   il parere favorevole del 2 agosto 2012 è stato rilasciato senza tener adeguatamente conto della nota prot. n. 4261 del 4 aprile 1991 con cui la direzione generale dell'ufficio centrale beni ambientali, architettonici, archeologici, artistici e storici aveva «bocciato» l'accesso da via del Casale Ghella al progetto della lottizzazione F/2 prescrivendo che nella zona interessata da vincolo non potrà essere effettuato nessun intervento;

   il 29 agosto 2012 la direzione regionale beni culturali e paesaggistici del Lazio ha rilasciato il parere favorevole finale, a condizione che la strada di accesso sia realizzata in materiale biocompatibile e non in asfalto e che nella fascia di rispetto del vincolo archeologico non sia realizzato il parcheggio auto, per assicurare la visuale verso il complesso della villa romana, ad avviso dell'interpellante senza tener conto che il dislivello di quasi 9 metri tra la quota di via del Casale Ghella (109,70) e la quota tipo dell'area della «Topazio» (118,30) costringerà allo sbancamento del terreno che impedirà qualunque visuale, considerando che sul ciglio dovrà essere realizzato un muro di cinta di 50 centimetri con una inferriata di 150 centimetri;

   dalla conferenza di servizi risulta all'interpellante essere stato escluso l'Ente parco di Veio che avrebbe potuto dare un parere negativo al rilascio del nulla osta sulla quota parte di terreno ricadente nel Parco Volusia;

   in data 28 agosto 2017 l'ufficio del dipartimento P.a.u. ha rilasciato il permesso di costruire n. 210, che, a quanto consta all'interpellante, non indicherebbe nessuna delle particelle catastali su cui autorizza ad edificare;

   ai sensi del comma 5 dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004 i nulla osta rilasciati dalla soprintendenza speciale beni archeologici di Roma risulterebbero scaduti, per cui il soprintendente o chi per lui potrebbe dettare prescrizioni ovvero integrare o variare quelle già date in relazione al mutare delle tecniche di conservazione;

   dal 2 luglio 2018 sono iniziati i lavori che hanno portato al pesante sbancamento dovuto al forte dislivello delle quote –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente esercitare i controlli di competenza sull'operato delle suddette strutture del Ministero, provvedendo a garantire il rispetto del vincolo archeologico indiretto, dei vincoli paesaggistici e delle altre prescrizioni di tutela.
(2-00083) «Fassina».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PICCOLI NARDELLI e MADIA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   dopo la demolizione della palazzina anni trenta di via Ticino nel quartiere Coppedè, un altro edificio storico, Villa Paolina di Mallinckrodt, del Municipio II di Roma sembra andare verso lo stesso destino, al posto della quale dovrebbe sorgere un palazzo moderno di otto piani;

   nel parere espresso dalla Soprintendenza belle arti e paesaggio del comune di Roma del Ministero per i beni e le attività culturali, prot. 0004475 del 5 giugno 2015 sulla verifica di interesse culturale di Villa Paolina, ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 articolo 12, si legge che «Tuttavia, nell'eventualità che approfondimenti storico-critici o rinvenimenti di rilievo dovessero indurre una diversa valutazione circa l'interesse di cui al D.Lgs n. 42/2004, questa Soprintendenza potrà proporre la tutela secondo il disposto della normativa vigente»;

   tale frase non viene riportata nella nota del Segretariato regionale per il Lazio del Ministero per i beni e le attività culturali, prot. 0002988 del 17 giugno 2015 sull'esito della verifica dell'interesse culturale dell'immobile;

   il 29 marzo 2018, la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali di Roma Capitale, con nota prot. 8069, ha espresso una seconda valutazione su Villa Paolina in merito al suo inserimento in Carta per la Qualità, mettendo in risalto gli «elementi architettonici di pregio» e l'inserimento della Villa in un contesto urbano di notevole qualità architettonica, caratterizzato da numerosi edifici ed elementi compresi nella Carta della Qualità e alcuni anche tutelati per legge. Infine, si mette in risalto la posizione, che ha il fulcro nel Monumento ai caduti della Guardia di Finanza (1930);

   il 30 marzo 2018, con comunicato stampa, il Segretario generale del Ministero per i beni e le attività culturali, rende noto che, in seguito a una riunione con l'Ufficio legislativo e l'Ufficio Unesco del Ministero per i beni e le attività culturali, la direzione generale per l'archeologica le belle arti e il paesaggio, la Soprintendenza speciale archeologia belle arti e paesaggio di Roma e i rappresentanti locali e nazionali dell'associazione Italia Nostra, verrà avviata l'istruttoria per l'apposizione di una serie di vincoli paesaggistici a salvaguardia dei valori urbani e storici delle testimonianze urbanistiche post unitarie e dei primi decenni del XX secolo presenti a Roma, riguardanti in particolare i villini del Novecento nei quartieri più esposti al rischio di manomissione;

   un comitato di cittadini «ComitatoSalviamoVillaPaolina», con più di 650 firme, ha inviato al Ministero per i beni e le attività culturali un esposto per chiedere di salvare villa Paolina, perché riveste un interesse di importante rilievo artistico, architettonico e etno-antropologico, in quanto conserva ancora in originale l'espressione dello stile barocchetto tipico dell'Italia dei primissimi anni del ‘900 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e come intenda intervenire per sostenere l'avvio dell'istruttoria per l'apposizione dei vincoli paesaggistici su alcuni quartieri di Roma, a tutela dei valori urbanistici, architettonici e paesaggistici da questi rappresentati, e per tutelare villa Paolina di Mallinckrodt ed evitare così la demolizione di un edificio del ‘900.
(5-00345)


   GALLO e DI LAURO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Isecold spa, proprietaria dello stabilimento di depositi costieri di idrocarburi sito nel porto di Torre Annunziata (Napoli), ha ottenuto, in data 12 aprile 2013, la concessione suppletiva di un'area demaniale marittima ad est del molo di Levante del citato porto, contigua alla preesistente area denominata con la lettera «E» destinata ad attività di approvvigionamento di fonti energetiche e, nel caso specifico, ai suddetti depositi;

   in data 12 febbraio 2015 il comune di Torre Annunziata ha rilasciato alla Isecold spa il permesso a costruire n. 6 per «l'esecuzione di opere consistenti nella razionalizzazione e potenziamento della logistica mediante separazione fisica e funzionale dell'area impegnata dai serbatoi di stoccaggio da quella da destinare agli impianti di riconsegna ed ai servizi generali dello stabilimento»;

   con riferimento all'intervento relativo al permesso a costruire n. 6 del 2015, l'ufficio tutela paesaggistica ha rilasciato, ai fini ambientali paesaggistici, l'autorizzazione n. 88 del 28 luglio 2014 relativa alla realizzazione di opere consistenti nella localizzazione di n. 2 serbatoi, di baie di carico, una cabina di adduzione elettrica, un'area deposito stoccaggio;

   il 20 luglio 2017, il comune ha rilasciato una proroga del permesso a costruire n. 6 del 12 febbraio 2015, per complessivi mesi 24 dalla data di scadenza del citato permesso;

   con istanza prot. n. 14538 del 20 giugno 2017 è stata richiesta una variante in corso d'opera dell'intervento. La Soprintendenza di Napoli, con nota prot. n. 5794 del 12 aprile 2018, ha espresso parere contrario al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica in merito al progetto allegato all'istanza succitata, «rilevando l'intervento di forte impatto ambientale e di degrado paesaggistico»;

   il Movimento 5 stelle ha sostenuto le azioni messe in atto dai diversi comitati nati negli anni, come il Comitato Salera, al fine di interrompere l'ampliamento delle cisterne su un territorio già pesantemente inquinato e che dovrebbe, invero, essere destinato ad un intervento di bonifica;

   l'intervento di realizzazione di due ulteriori cisterne per lo stoccaggio di idrocarburi difficilmente risponde a quanto previsto con il piano strategico del Grande progetto Pompei, nonché con le linee guida indicate dall'ufficio Unesco della Soprintendenza di Pompei, queste ultime volte a mettere in atto i princìpi di recupero urbano e di sostenibilità ambientale –:

   se, dagli atti acquisiti dal Ministro interrogato, risulti se si intendano realizzare due ulteriori serbatoi, denominati V11 e V12, all'interno dell'Area «E» o al di fuori dell'area citata ed in particolare sulla zona ottenuta in concessione nel 2013, ricadente sulla spiaggia denominata «Salera»;

   quali siano state le motivazioni e le valutazioni che hanno indotto la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il comune di Napoli ad esprimere parere contrario, con nota prot. n. 5794 del 12 aprile 2018, in merito al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica relativo alla richiesta, da parte della società, di una variante in corso d'opera dell'intervento;

   quali ulteriori iniziative di competenza del Ministro interrogato intenda assumere al fine di impedire la prosecuzione dei lavori di ampliamento delle cisterne in discorso.
(5-00349)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il parco archeologico dei Campi Flegrei, «Istituto dotato di autonomia speciale» dal 2016, sorge in un'area vulcanica estesa ed attiva, con caratteristiche ambientali e storiche assolutamente originali, composto da circa 25 siti, tra parchi archeologici, complessi monumentali e singoli monumenti sparsi nel territorio di quattro comuni flegrei;

   tra i principali siti: il parco archeologico di Cuma, il parco archeologico delle Terme di Baia, l'anfiteatro Flavio di Pozzuoli, il museo archeologico dei Campi Flegrei e il parco archeologico Sommerso di Baia;

   il museo archeologico dei Campi Flegrei, con 47 sale aperte (su 56) e circa 1.500 reperti, molti dei quali sculture di altissimo livello, è il più importante museo di arte classica della Campania dopo il Mann ospitato presso il Castello di Baia nel comune di Bacoli (Napoli);

   il 13 febbraio 2018 Il Mattino informava on line dell'appello dell'Associazione culturale Michele Sovente presieduta da Nestore Antonio Sabatano, sottoscritto da altre 4 associazioni locali, che segnalavano la chiusura «da anni di due sale museali “fiore all'occhiello” del Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Nella prima, Sacello degli Augustali di Miseno, è ricostruita la facciata del Sacello di Misenum (...). Nella seconda sala, quella del Ninfeo Imperiale di Punta Epitaffio, l'allestimento riproduce l'unicità paesaggistica e artistica del ninfeo triclinio voluto dall'imperatore Claudio (41-54 d.C.). La struttura archeologica originale, per effetto del bradisismo, si trova attualmente ad una profondità di circa 7 metri sotto il livello del mare» ed è visitabile su richiesta con un battello o tramite immersioni;

   tra i siti cosiddetti «minori» vi sono «perle» come la Piscina Mirabilis una tra le più grandi cisterne dell'antichità, di epoca augustea, risalente al 27 a.C.;

   attualmente si conterebbero 92 unità, a fronte di 172 risorse, nonostante recenti assunzioni e l'arrivo per settembre di 2 architetti e 2 archeologi;

   la percentuale del personale in servizio rispetto a quello realmente previsto sarebbe per talune categorie carente o mancante, ad esempio: funzionari restauratori: 0 su 2 (-100 per cento); informatici (II e III area): 0 su 3 (-100 per cento); tecnologi: 0 su 6 (-100 per cento); amministrativi (II e III area): 5 su 17 (-70 per cento); vigilanza: 40 su 100 (-60 per cento);

   la pianta organica necessiterebbe di figure tecniche qualificate: archeologi, architetti, restauratori, geometri, informatici, nonché personale preposto all'accoglienza e vigilanza;

   il parco, per la costante cura e conservazione dei numerosi resti monumentali sparsi sul territorio e delle opere presenti nel museo, necessita di un costante afflusso di fondi e di una qualificata struttura economico-amministrativa per la efficace gestione degli stessi;

   la quotidiana gestione dell'enorme patrimonio monumentale procurerebbe i caratteri dell'emergenza;

   il nuovo parco archeologico dei Campi Flegrei è unico per il patrimonio culturale che offre al pubblico;

   i monumenti del parco registrano un numero annuo limitato di visitatori, per le difficoltà legate anche ai collegamenti locali, ciò nonostante la vicinanza con la città di Napoli, che potrebbe favorire un elevato flusso di turisti, già diretti ai siti di Pompei, Ercolano e Paestum;

   nel 2017 sono stati 178.386 i visitatori –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di valorizzare il prezioso patrimonio archeologico e storico del parco archeologico dei Campi Flegrei;

   quale sia la situazione ad oggi circa i fondi destinati alla realtà archeologica menzionata;

   se non si intenda potenziare la pianta organica con le figure tecniche richieste o mancanti per consentire al parco archeologico di offrire un adeguato servizio ai propri visitatori.
(4-00962)


   CARRARA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia sta partecipando all'iniziativa promossa nel 2012 dalla Repubblica Ceca di candidatura seriale transnazionale de «The Great Spas in Europe» per l'iscrizione nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, insieme con la Francia, la Germania, il Belgio, l'Austria, la Gran Bretagna;

   l'obiettivo della proposta è quello di tutelare e valorizzare il patrimonio storico artistico architettonico delle città termali, costruite tra il 1700 e la prima metà del 1900 in numerose località europee ed italiane;

   la diffusione dei centri di benessere termali ha rappresentato una innovazione nella medicina con l'introduzione della balneoterapia, dell'elioterapia e delle cure con acque termali per patologie della pelle e delle vie respiratorie;

   gli stabilimenti termali storici in Italia e in Europa hanno ancor oggi un sistema urbano riconoscibile e strutturato in un contesto paesaggistico di qualità, continuano tuttora a svolgere lo storico ruolo di promozione per lo sviluppo delle arti e della letteratura e sono inseriti nelle reti del turismo del benessere;

   per l'Italia, la città di Montecatini è stata selezionata nel 2014 da un gruppo internazionale quale migliore tipologia di città termale e da allora partecipa attivamente al progetto di candidatura transnazionale «The Great Spas in Europe» per l'iscrizione nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco da cui è nata una rete internazionale di città termali –:

   quale sia lo stato di avanzamento della candidatura e quali iniziative il Governo intenda promuovere a sostegno del progetto transnazionale «The Great Spas».
(4-00967)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIPRINI e GALLINELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con legge 14 agosto 1982, n. 747 veniva ratificata e diventava esecutiva la convenzione firmata a Lussemburgo il 3 giugno 1981 tra l'Italia e il Lussemburgo per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali;

   secondo quanto si apprende dalla stampa (Il Messaggero Umbria del 27 giugno 2018), «È sul piede di guerra chi deve pagare le tasse e sanzioni per le pensioni ricevute dalla previdenza sociale del Lussemburgo», poiché la Guardia di finanza sta procedendo ai controlli relativi alle posizioni fiscali di coloro, ex lavoratori emigrati in Lussemburgo e ora residenti in Italia, che beneficiano di trattamenti pensionistici erogati dal sistema previdenziale lussemburghese, e che non hanno dichiarato i relativi redditi nel modello dichiarativo della persone fisiche;

   in realtà la vicenda trae origine da una divergente interpretazione del comma 2 dell'articolo 18 della suddetta convenzione, che ha visto nel corso degli anni un andamento ondivago sotto il profilo della tassabilità del suddetto trattamento pensionistico;

   da principio alcune pronunce giurisprudenziali della commissione tributaria e qualche intervento dell'Inps (circolare n. 176 del 14 settembre 1999) hanno interpretato la norma nel senso di escludere la tassazione e, addirittura, qualche pronunciamento ha stabilito, a favore del contribuente, il diritto al rimborso dell'imposta (Irpef);

   tuttavia, con la sentenza 27 gennaio 2016, n. 6344, la Corte di Cassazione è entrata ulteriormente nel merito affermando che «tali erogazioni, ai sensi del citato articolo 18 par. 2 sono dunque soggette ad imposizione in entrambi gli Stati contraenti, secondo la disciplina in ciascuno di essi prevista»;

   nel corso del 2016 l'Agenzia delle entrate di Perugia ha incaricato la Guardia di finanza competente per territorio di monitorare le posizioni presenti promuovendo accertamenti sui redditi non dichiarati nel modello;

   dopo la seconda guerra mondiale molti lavoratori italiani sono espatriati per cercare condizioni di lavoro e di vita migliori all'estero; una cospicua parte è emigrata dall'Umbria fino in Lussemburgo per lavorare, come noto, nelle miniere;

   dai controlli effettuati nel 2016 dalla Guardia di finanza sui redditi non dichiarati nel modello, sono scattate delle pesanti sanzioni, pari al 120 per cento dell'imposta, a carico di questi soggetti che sono in particolare persone del comprensorio dell'alto Chiascio (a Gubbio sono oltre 500) che negli anni ’60 emigrarono in Lussemburgo;

   avverso tali sanzioni il contribuente è costretto, dunque, ad attivarsi con istanza di adesione per vedersi riconosciuto uno sconto sulle sanzioni anche se la legge contempla la possibilità da parte dell'amministrazione finanziaria di disapplicare le sanzioni nel caso vi sia obiettiva incertezza della norma;

   eppure alcune recenti sentenze della commissione tributaria provinciale di Perugia hanno stabilito che non sono dovute le sanzioni proprio per l'obiettiva incertezza della norma;

   occorre pertanto un intervento che chiarisca le situazioni esposte, vista l'incertezza interpretativa –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda assumere il Governo al fine di evitare che così pesanti sanzioni vengano irrogate ai contribuenti italiani ex lavoratori lussemburghesi, in considerazione dell'obiettiva incertezza interpretativa della norma;

   quali iniziative si intendano intraprendere al fine di rivedere e chiarire le condizioni della doppia imposizione per i contribuenti italiani stabilite dalla convenzione di Lussemburgo di cui in premessa.
(4-00943)


   COSTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a far data dal 1° gennaio 2014, in base all'articolo 1, comma 138, della legge n. 228 del 2012 (legge di stabilità 2013), è prevista la verifica di congruità per gli acquisti di beni immobili da parte della pubblica amministrazione;

   il comune di Saliceto (Cuneo), a fine anno 2017, ha dovuto procedere con l'individuazione di un terreno limitrofo all'esistente asilo comunale, per consentire l'ampliamento dello stesso e dare risposta all'elevato numero di alunni iscritti nell'ultimo anno scolastico e in previsione anche degli anni scolastici successivi;

   dopo aver stipulato un accordo con il proprietario, il comune ha proceduto nel mese di gennaio 2018 a presentare istanza presso l'Agenzia del demanio di Torino, al fine di ottenere la prevista verifica di congruità, nonostante sia l'importo per metro quadrato che il totale pattuito (di circa 4.000 euro) fosse esiguo se rapportato all'entità e all'utilità dei lavori di ampliamento dell'asilo;

   l'amministrazione comunale aveva previsto il completamento dei lavori in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico 2018/2019;

   dopo aver sollecitato in più occasioni i funzionari dell'Agenzia del demanio di Torino, nel mese di maggio 2018, il comune di Saliceto apprende che la pratica è stata trasmessa all'Agenzia del demanio di Genova. In seguito a nuovi solleciti agli uffici di Genova, è stato comunicato che la commissione competente avrebbe verificato e verosimilmente approvato la pratica il 19 luglio 2018;

   in data 16 luglio viene comunicato al comune il trasferimento della pratica all'Agenzia del demanio di Napoli, dalla quale è pervenuta la richiesta di una serie di documentazioni integrative che il comune è stato impossibilitato a presentare entro la data di riunione della competente commissione, stante il fatto che Saliceto dispone del tecnico comunale per soli 3 giorni alla settimana;

   allo stato attuale, quindi, la pratica è da considerarsi rimandata a data da destinarsi e il comune non può procedere con i necessari lavori di ampliamento dell'asilo per i quali è già stata trovata la copertura finanziaria –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare che giuste verifiche di congruità si trasformino in pesantissimi iter burocratici del tutto sproporzionati rispetto alle cifre da verificare e con conseguenze paralizzanti rispetto alle opere pubbliche da realizzare.
(4-00955)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro per la famiglia e le disabilità, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   in Italia, attualmente, i parchi giochi accessibili ai bambini con disabilità, sia nelle aree verdi pubbliche, sia nelle scuole, sono meno del 5 per cento del totale: d'altronde, i primi parchi giochi inclusivi sono apparsi nel nostro Paese da pochi anni e per essere riconosciuti come tali devono adottare una serie di misure e accorgimenti in relazione alle attrezzature e alle strutture che rendano possibili i giochi ai bambini normodotati e non;

   moltissime strutture sono state progettate e realizzate per ospitare i bambini con diverse abilità e i parchi gioco inclusivi, spesso completati grazie alla determinazione di genitori e associazioni che non si sono arresi di fronte alle prime difficoltà, sono una realtà sociale importante, anzi fondamentale, per consolidare il processo di integrazione e uguaglianza di tutti;

   purtroppo il numero delle strutture presenti è nettamente inferiore rispetto alle esigenze e alle richieste e questa situazione costituisce una grave carenza nelle politiche inclusive del nostro Paese, aggravata dal fatto che la «Convenzione sui diritti del Fanciullo», firmata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata dallo Stato italiano con legge 27 maggio 1991, n. 176, prevede esplicitamente, che «gli Stati parte riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica»: non si fanno differenze per bambini e ragazzi con disabilità tra i titolari di tale diritto;

   con la legge n. 18 del 3 marzo 2009 il nostro Paese ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con protocollo opzionale, adottata dall'Assemblea generale dell'Onu il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio 2008;

   tale Convenzione dispone che gli Stati prendano «le appropriate decisioni per assicurare che i bambini con disabilità abbiano eguale accesso alla partecipazione ad attività ludiche, ricreative e di tempo libero, sportive, incluse tutte quelle attività che fanno parte del sistema scolastico»;

   purtroppo l'Italia è ancora molto indietro sul tema, non solo perché mancano i finanziamenti, ma perché manca una vera e propria politica dell'inclusione, una reale sensibilità da parte delle amministrazioni locali, nonché il senso civico e il rispetto del bene pubblico, visto che anche i parchi giochi esistenti non inclusivi sono spesso inaccessibili, perché sporchi, caratterizzati da incuria o distrutti dai vandali o in condizioni pessime, in quanto poco e mal manutenuti;

   il gioco dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini, ma, in un contesto come quello attuale, costituisce un problema insormontabile quando la difficoltà a muoversi o l'incapacità di vedere, oppure ancora la scarsa capacità d'attenzione e concentrazione lo compromettono. Se per tutti i bambini esiste un diritto al gioco, la disabilità rischia di negarlo, soprattutto quando i giochi, gli strumenti e le attrezzature tradizionali costituiscono barriere insormontabili;

   i bambini con disabilità hanno il diritto, quindi, di giocare in spazi adatti alle loro esigenze, con strumenti idonei alle loro capacità e per farlo hanno bisogno di parchi giochi inclusivi, parchi giochi per tutti, ovverosia di aree attrezzate con singole giostre o interi spazi dove anche i bambini con disabilità (fisiche o sensoriali) o con problemi di movimento possano giocare in sicurezza, come ed insieme a tutti gli altri –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano assumere per diffondere la cultura e la politica dell'inclusione in tutte le sedi, anche attraverso opportuni accordi con gli enti locali e le scuole, affinché venga dato seguito alle previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e alla conseguente realizzazione di parchi giochi inclusivi, dove tutti i bambini, indipendentemente dalle loro condizioni psicofisiche, possano esercitare il loro diritto al gioco.
(2-00079) «Elvira Savino».

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), all'articolo 1, commi 526 e seguenti, ha correttamente riportato all'amministrazione centrale la gestione diretta degli uffici giudiziari a decorrere dal 1° settembre 2015, modificando la disciplina risalente al 1941 che poneva le spese per tali uffici in capo ai comuni;

   tali disposizioni hanno finalmente rimosso l'anomalia rappresentata dalla legge 24 aprile 1941, n. 392, recante «Trasferimento ai Comuni del servizio dei locali e dei mobili degli Uffici giudiziari», che aveva posto a carico dei bilanci dei comuni le spese per la gestione degli uffici giudiziari, prevedendo rimborsi dal Ministero della giustizia attraverso l'erogazione di un contributo economico annuo;

   i comuni, con senso di responsabilità istituzionale, hanno collaborato con il Ministero della giustizia al fine di garantire un ordinato passaggio delle competenze, nell'ambito del quale sono maturate le disposizioni dell'articolo 21-quinquies del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, in considerazione dell'esperienza pluriennale maturata dai comuni e delle necessità espresse dall'amministrazione della giustizia ovvero dagli uffici giudiziari sul territorio;

   i comuni vantano ancora nei confronti del Ministero della giustizia un consistente credito per le spese sostenute negli anni tra il 2012 e il mese di agosto 2015, considerati il forte ritardo nell'erogazione dei rimborsi e l'assoluta insufficienza nella dotazione finanziaria del relativo capitolo di bilancio nonché l'esiguità degli acconti finora erogati;

   tali risorse sono state anticipate dalle casse comunali, solo ed esclusivamente per garantire l'erogazione di un servizio di stretta pertinenza statale;

   per l'anno 2011 alcuni comuni, tra cui il comune di Lecce, hanno già promosso ricorso al Tar ottenendo una pronuncia positiva con l'accoglimento dei motivi sostenuti e la nomina di un commissario ad acta per determinare la misura del contributo dovuto ai comuni;

   contro il Ministero della giustizia altri comuni hanno avviato analoga iniziativa in sede civile, anch'essa accolta, in relazione alla quale il giudice ha emesso decreto ingiuntivo per il pagamento a favore dei comuni interessati della somma spettante –:

   quali elementi intenda fornire il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda assumere iniziative per stanziare i fondi a completo ristoro di quanto anticipato dai comuni.
(2-00076) «Gagliardi, Cassinelli, Marin, Pettarin, Casino, Silli, Mulè, Ruffino, Giacometto, Battilocchio, Bagnasco, Mazzetti, Pittalis, Scoma, Fitzgerald Nissoli, Vietina».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere del Bassone di Como, a 35 anni dalla sua apertura, versa in una grave e non più tollerabile situazione di carenza di personale e di degrado gestionale, a cui si aggiunge un elevato indice di sovraffollamento della popolazione detenuta;

   in particolare, gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a lavorare in condizioni particolarmente difficili, stante, appunto, la mancata assegnazione di un numero adeguato di unità di personale di polizia penitenziaria, che si somma all'altrettanto grave sovraffollamento della casa circondariale, pari al 186 per cento;

   l'insopportabile sovraccarico di lavoro e le carenze organizzative e gestionali si sommano ai gravi problemi strutturali dell'istituto penitenziario – che richiederebbe consistenti interventi di manutenzione – con il rischio di compromettere l'igiene e la salubrità dell'ambiente;

   gli automezzi in dotazione al nucleo traduzioni e piantonamenti sono spesso inidonei;

   alcuni mezzi segnano dai 300 ai 500 mila chilometri e diversi di questi risultano privi di collaudo mettendo a rischio la sicurezza sul lavoro degli operatori;

   come se non bastasse vi sono stati, e in qualche caso sussistono ancora, problemi per l'assegnazione degli alloggi annessi all'istituto di pena, ancora vuoti;

   non è più accettabile l'indifferenza da parte degli organi istituzionali a vari livelli, che costringe il personale di polizia penitenziaria ad operare sotto organico nell'assoluta incertezza professionale, al di sotto dei livelli minimi di sicurezza previsti, oltreché a subire continue vessazioni in relazione alla qualità del proprio vivere quotidiano –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per la soluzione dei gravi problemi esposti in premessa.
(5-00346)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il dottore Franco Roberti, ex procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno (dal 2009 al 2013) ed ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo (dal 2013 al 2017), è stato nominato, nel mese di maggio, assessore regionale alla sicurezza (politiche integrate di sicurezza e legalità) dall'attuale presidente della regione Campania ed ex sindaco di Salerno Vincenzo, De Luca;

   ad opinione dell'interrogante è doveroso segnalare l'anomalia della nomina ad assessore del magistrato, sebbene in pensione, da parte di De Luca, volto ben noto alla procura di Salerno, essendo stato, lo stesso, indagato e processato numerose volte in relazione ai suoi incarichi politici e amministrativi a Salerno, e diverse volte proprio dalla Procura diretta da Roberti, nonché persona inserita all'interno della lista dei candidati «impresentabili» alle elezioni regionali del 31 maggio 2015;

   è necessario evidenziare alcune vicende giudiziarie in cui l'attività inquirente della procura di Salerno, con a capo Roberti, si è incrociata con l'attività politico-amministrativa di Vincenzo De Luca;

   De Luca è stato processato per peculato e poi condannato in primo grado dal tribunale di Salerno ad un anno di reclusione, per abuso di ufficio, nell'ambito della realizzazione del termovalorizzatore a Cupa Siglia, nella periferia di Salerno. Roberti firmò il 21 aprile 2011 la richiesta di rinvio a giudizio per De Luca ma, come evidenziato dalla stampa, con la campagna elettorale delle amministrative, che vedeva De Luca candidato a sindaco di Salerno, lo stesso Roberti dettò la linea della riservatezza. Così, soltanto a urne chiuse da tempo, la fissazione dell'udienza preliminare rivelò che De Luca era stato indagato per peculato;

   il 28 ottobre 2016, Vincenzo De Luca è stato rinviato a giudizio per falso in atto pubblico, per l'approvazione nel febbraio 2011, di una variante ai lavori di piazza della Libertà da ben 8 milioni di euro;

   il processo, ad oggi non ancora concluso, partì nel 2010 dall'inchiesta condotta dalla procura di Salerno, con a capo proprio Roberti;

   un'altra vicenda emblematica è quella che riguarda il tesseramento sospetto nel PD in provincia di Salerno, partito al quale apparteneva ed appartiene tuttora De Luca. Nel 2013 si viene a conoscenza, dalla stampa locale, di un'indagine per accertare eventuali infiltrazioni di personaggi legati a clan negli elenchi dei tesserati PD. Come riportano articoli di stampa, il magistrato puntava ad accertare se negli elenchi dei cittadini iscritti al PD di Salerno vi fossero anche figli o nipoti di vecchi boss, indagati per spaccio, per associazione mafiosa o per tentato omicidio. Anche con riferimento a questo episodio, Franco Roberti, essendo stato fino al luglio 2013 a capo della procura di Salerno e negli anni successivi alla guida della Procura nazionale antimafia, a parere dell'interrogante avrebbe avuto quanto meno degli elementi sull'inchiesta, il cui esito, tra l'altro, è ad oggi sconosciuto;

   infine, la procura di Salerno, anche mentre era diretta dal predetto Roberti, ha indagato sul più vicino dei collaboratori del presidente De Luca, nonché suo attuale capo di segreteria, Franco Alfieri. In particolare, l'indagine era legata al ruolo di Alfieri come assessore provinciale per reato di corruzione: indagine durata molti anni e che ha portato, nonostante il patteggiamento di molti imputati, alla prescrizione per il reato base, proprio per il predetto Alfieri;

   parte dell'indagine, peraltro, partì su denuncia dell'avversario storico del predetto Alfieri, compianto sindaco «pescatore» Angelo Vassallo, assassinato in circostanze ancora ignote; anche questa indagine fu seguita da Roberti, sia quando era a capo della Procura di Salerno che successivamente nella veste di Procuratore nazionale antimafia;

   è noto che alla base, anche giuridica, di una nomina assessoriale, di cui ha beneficiato il Roberti, vi è un rapporto fiduciario che presuppone un legame ben consolidato di stima e di condivisione;

   pertanto, all'interrogante appare opportuno domandarsi come, quando ed in quale contesto sia potuto nascere tale rapporto, essendo stato lo stesso De Luca inquisito più volte dalla procura diretta da Roberti;

   è necessario, inoltre, per tali motivazioni, comprendere se le indagini fin qui svolte siano state portate avanti con la dovuta dedizione e nei tempi adeguati nei confronti del Presidente De Luca e dei collaboratori politici più importanti legati al Partito Democratico del presidente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'avvio di un'ispezione presso la procura di Salerno.
(4-00946)


   BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come ogni anno, con l'arrivo dell'estate, le condizioni già precarie in cui versano i detenuti si aggravano ulteriormente, portando a un aumento vertiginoso, intollerabile in uno Stato di diritto, dei suicidi e degli atti di autolesionismo, sia da parte dei soggetti reclusi che del personale;

   la stagione estiva, infatti, tende ad accentuare, per intuibili motivi, le difficoltà e i disagi, anche di ordine psicologico, normalmente connessi alla vita detentiva;

   ne deriva, pertanto, un aumento delle situazioni conflittuali, dello scatenarsi di condotte violente e della tendenza al compimento di gesti auto ed etero lesivi, sino alla scelta estrema del suicidio;

   nel 2017, secondo i dati disponibili, si sono registrati 52 suicidi, 7 in più rispetto al 2016, e 1.135 tentativi di suicidio;

   la tendenza è davvero allarmante: il tasso di suicidi è salito dall'8,3 del 2008 al 9,1 del 2017;

   quest'anno, il numero dei suicidi è già arrivato a quota 32, in piena continuità con il trend negativo dell'ultima decade;

   il Garante nazionale, dopo aver registrato 31 suicidi in carcere e uno in una Rems dall'inizio dell'anno, ha recentemente richiamato «alla responsabilità il mondo della cultura, dell'informazione e dell'amministrazione centrale e locale perché la perdita di giovani vite a un ritmo più che settimanale sia assunta nella sua drammaticità come tema di effettiva riflessione»;

   negli ultimi giorni, è deceduto nel reparto di rianimazione di un ospedale romano un tunisino di 33 anni che si era impiccato nella sua stanza dell'istituto di La Spezia. Analogamente, dopo 7 giorni di ricovero in terapia intensiva, è morto un detenuto a Viterbo che avrebbe finito la pena a settembre. Si tratta di un 21enne egiziano, che si era impiccato con un laccio rudimentale agganciato alle grate della finestra il 23 luglio poco dopo essere stato assegnato a un reparto di isolamento per scontare una sanzione disciplinare risalente al mese di marzo;

   nello stesso reparto del carcere di Viterbo si trovava anche l'italiano che si è tolto la vita il 22 maggio 2018 dopo 7 giorni di isolamento;

   il 5 agosto 2018, all'istituto Marassi di Genova si è tolto la vita un giovane senegalese, poco più che trentenne, per la prima volta in carcere. Disoccupato e senza fissa dimora, era stato arrestato il 30 luglio accusato di spaccio di lieve entità;

   la situazione appena illustrata desta la massima preoccupazione, al di là della sua obiettiva e insostenibile gravità, anche per un ulteriore fattore, ossia l'approccio, secondo l'interrogante, chiuso e irragionevole del Governo che non ha definito per tempo il testo del decreto di riforma dell'ordinamento penitenziario; si rileva, per altro, che lo schema di decreto in materia a suo tempo presentato dal Governo Gentiloni, nella parte riguardante le misure di tutela della dignità e della salute dei soggetti reclusi, era assolutamente apprezzabile;

   in Commissione, si era auspicato lo stralcio della parte riguardante le misure alternative alla detenzione – rinviando a un secondo momento una più ponderata formulazione al riguardo – procedendo invece subito con la parte relativa ai diritti dei detenuti, data l'urgenza del tema e il rango dei diritti costituzionali coinvolti;

   tuttavia, non si è proceduto in questa direzione e si è scelta la via della trattazione unitaria del pacchetto di riforma accettando così le inevitabili dilazioni che questo determina, con buona pace dell'emergenza carceri e della tutela dei diritti dei detenuti, rispetto alle quali il Governo ha scelto di tenere chiuse nel cassetto le relative misure, già condivise e pronte –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte alla grave e non più tollerabile situazione in cui versano i detenuti, spesso condotti a gesti estremi dalle esasperanti condizioni cui sono costretti.
(4-00963)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 1177/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 prevede all'articolo 19 («Diritto a compensazione economica connessa al prezzo del biglietto in caso di ritardo all'arrivo»), che:

    «1. Fermo restando il diritto al trasporto, i passeggeri possono chiedere al vettore una compensazione economica in caso di ritardo all'arrivo alla destinazione finale, come indicato nel contratto di trasporto. Il livello minimo di compensazione economica è pari al 25 per cento del prezzo del biglietto per un ritardo di almeno:

     a) un'ora in un servizio regolare fino a quattro ore;

     b) due ore in un servizio regolare di più di quattro ore ma non superiore a otto ore;

     c) tre ore in un servizio regolare di più di otto ore ma non superiore a ventiquattro ore; oppure

     d) sei ore in un servizio regolare superiore a ventiquattro ore;

    se il ritardo supera il doppio del tempo indicato alle lettere da a) a d) la compensazione economica è pari al 50 per cento del prezzo del biglietto (...)»;

   l'articolo 28 («Sanzioni») del regolamento (UE) n. 1177/2010 dispone che «Gli Stati membri stabiliscono le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni del presente regolamento e adottano tutte le misure necessarie per garantirne l'applicazione. Le sanzioni previste sono effettive, proporzionate e dissuasive. Gli Stati membri notificano tali norme e misure alla Commissione entro il 18 dicembre 2012 e notificano immediatamente qualsiasi successiva modifica»;

   al riguardo, è stato approvato il decreto legislativo 29 luglio 2015, n. 129, recante la «Disciplina sanzionatoria delle violazioni delle disposizioni del regolamento (UE) n. 1177/2010, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne», che da un lato individua l'Autorità di regolazione dei trasporti quale organismo nazionale responsabile dell'applicazione del regolamento (UE) n. 1177/2010 e, dall'altro, non prevede alcuna sanzione per la violazione dell'articolo 19 («Diritto a compensazione economica connessa al prezzo del biglietto in caso di ritardo all'arrivo») del regolamento (UE) n. 1177/2010;

   la lacuna normativa, oltre a rappresentare una violazione dell'articolo 28 («Sanzioni») del regolamento (UE) n. 1177/2010 secondo cui «Gli Stati membri stabiliscono le norme sulle sanzioni applicabili alle infrazioni delle disposizioni del presente regolamento», non consente all'Autorità di regolazione dei trasporti di sanzionare i casi di violazione dell'articolo 19 («Diritto a compensazione economica connessa al prezzo del biglietto in caso di ritardo all'arrivo») del regolamento (UE) n. 1177/2010 –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità riportate in premessa, lesive dei passeggeri del settore marittimo, e quali iniziative intenda adottare al fine di colmare la suddetta lacuna normativa all'interno del decreto legislativo 29 luglio 2015, n. 129, recante la «Disciplina sanzionatoria delle violazioni delle disposizioni del Regolamento (UE) n. 1177/2010, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne».
(2-00074) «Baldelli, Mulè, Sozzani, Pentangelo, Zanella, Germanà, Bergamini, Rosso».

Interrogazioni a risposta orale:


   INCERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della messa in sicurezza della strada statale 63 sono stati attuati importanti interventi che hanno reso l'asse portante dell'Appennino più scorrevole e sicuro;

   il programma pluriennale di interventi si è reso possibile grazie ad un lavoro coordinato della provincia di Reggio Emilia e dall'Anas;

   la provincia di Reggio Emilia ha impostato un nuovo accordo di programma che prevede la realizzazione di tre interventi compresi tra Vezzano e località il Bocco di Casina comprendenti rettifiche di curve, ampliamenti della sede stradale, viadotti e due gallerie;

   il nuovo accordo di programma prevede lo stanziamento di risorse per un'importo complessivo di 36 milioni di euro –:

   se il Governo sia a conoscenza dello stato dell'arte dell'accordo di programma tra provincia di Reggio Emilia e Anas contenente la seconda fase di interventi per la messa in sicurezza della strada statale 63, in particolare per quanto riguarda la tratta Vezzano-Bocco.
(3-00138)


   INCERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Anas per la manutenzione straordinaria della strada statale 63 «del Valico del Cerreto» nel tratto emiliano, in provincia di Reggio Emilia, ha annunciato l'avvio di importanti lavori per oltre 10 milioni di euro, finalizzati in particolare all'innalzamento degli standard di sicurezza dell'infrastruttura e al superamento di alcune criticità strutturali;

   tra i lavori in corso e quelli programmati il principale intervento Riguarda l'ammodernamento degli impianti tecnologici e di sicurezza della galleria «Casina» per un totale di 8,8 milioni di euro di investimenti; le risorse stanziate finanziano: la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione e il rivestimento delle pareti interne con pannelli illuminotecnici, la realizzazione di un impianto antincendio e di un impianto di ventilazione, la realizzazione di un impianto di videosorveglianza e di colonnine sos, l'installazione di segnaletica luminosa utile in caso di emergenza e di pannelli a messaggio variabile per fornire indicazioni in tempo reale agli automobilisti, oltre al completo rifacimento dell'impianto elettrico e al ripristino del piano viabile e della segnaletica orizzontale –:

   se il Ministro intenda assumere iniziative per accelerare i tempi di avvio delle procedure di gara per l'assegnazione dei lavori, considerando che già nel marzo 2017 l'Anas annunciava la conclusione del progetto esecutivo dell'adeguamento della galleria di Casina, e se sia a conoscenza delle motivazioni che hanno portato ad un così importante prolungamento dei tempi.
(3-00139)


   LOSACCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si è a conoscenza che in data 31 luglio 2018 è stata inviata alla segreteria della conferenza unificata una bozza di schema del decreto ministeriale e la relativa tabella con cui si procederebbe al riparto della complessiva somma di euro 321.116.384 per l'attuazione del programma di recupero di cui all'articolo 4, comma 1 del decreto-legge n. 47 del 2014;

   lo schema di riparto in questione sembrerebbe non tenere nella dovuta considerazione l'accordo raggiunto dalla conferenza unificata in data 26 luglio 2018, in quanto il testo pervenuto sarebbe stato modificato sulla base di indicazioni provenienti dal Ministro;

   il nuovo riparto assegnerebbe incomprensibilmente risorse a regioni che hanno già esaurito il fabbisogno, penalizzando le regioni che sono invece in graduatoria in attesa di finanziamento;

   la regione Puglia, in caso di adozione del decreto, verrebbe ad essere penalizzata anche in considerazione di una modifica dei coefficienti;

   ove fosse confermata questa impostazione, ci si troverebbe di fronte ad una violazione del principio di leale collaborazione;

   il Ministro si assumerebbe, a giudizio dell'interrogante, una gravissima responsabilità, mentre sarebbe più corretto rispettare l'intesa già raggiunta in sede di conferenza unificata procedendo a dare continuità alle procedure assunte già in passato con l'esaurimento della graduatoria già stilata –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda alla realtà e quali iniziative intenda assumere per scongiurare, relativamente all'assegnazione delle suddette risorse, un conflitto istituzionale, assicurando il mantenimento delle dovute risorse per le regioni in graduatoria in attesa di finanziamento.
(3-00140)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO, DEL BASSO DE CARO, DE FILIPPO, SIANI, GARIGLIO, BORDO, BONOMO e TOPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto interministeriale 16 marzo 2015 i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze nonché per gli affari regionali e le autonomie hanno approvato i criteri per la formulazione del programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà dei comuni e degli Istituti autonomi per le case popolari, in attuazione dell'articolo 4, comma 1, decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2014, n. 80;

   con l'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, è stato istituito un fondo volto a consentire il finanziamento di investimenti in vari settori, ivi compresa appunto l'edilizia residenziale pubblica. A valere sul citato fondo è stata attribuita la somma di euro 321.116.384 per il finanziamento degli interventi di «linea b)» del programma di recupero degli immobili in commento sulla base del fabbisogno espresso dalle singole regioni, rimasto insoddisfatto per carenze di risorse disponibili nella prima fase di attuazione del programma;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con il decreto di riparto del 25 maggio 2018 (nota prot. n. 5487) aveva indicato una proposta di riparto di tali somme, ripartendone il 20 per cento in favore di tutte le regioni e applicando, quindi, i criteri teorici di stima del fabbisogno. In tal modo, si teneva conto anche delle esigenze di quelle regioni che non avrebbero beneficiato del riparto proposto, perché non avevano dichiarato il loro fabbisogno in eccedenza;

   in particolare, lo schema di riparto del 25 maggio 2018 assegnava alle regioni Puglia, Piemonte, Campania e Basilicata risorse, rispettivamente, per euro 86.314.161,09, 38.329.181,9, 66.722.136,78 e 14.963.047;

   sebbene sullo schema di decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti contenente la suddetta proposta di riparto il 26 luglio, la Conferenza unificata, presieduta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, avesse raggiunto l'intesa all'unanimità, del tutto inspiegabilmente, con un nuovo schema di decreto presentato il 31 luglio, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha completamente sconfessato l'accordo raggiunto all'unanimità dalle regioni e stabilito un riparto che tiene conto unicamente dei criteri teorici di stima del fabbisogno che finisce per favorire le regioni meno virtuose nel rispondere con puntualità alla determinazione dei fabbisogni reali e penalizzando le più puntuali e precise nell'adempiere alle richieste ministeriali;

   tanto è accaduto a scapito, in particolare modo, delle regioni Puglia, Piemonte, Campania e Basilicata, che, pertanto, si trovano nella paradossale situazione di vedersi riconosciute risorse ben inferiori rispetto al fabbisogno regionale, accertato e approvato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in spregio all'intesa raggiunta dalla Conferenza unificata all'unanimità nella seduta del 26 luglio 2018 e al principio di leale collaborazione richiamato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 74 del 7 marzo 2018 –:

   quali siano le ragioni che hanno determinato il mancato recepimento di quanto stabilito nell'intesa raggiunta all'unanimità in sede di Conferenza unificata in relazione al riparto delle ulteriori risorse per l'edilizia residenziale pubblica a valere sul fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 e se il Ministro interrogato non ritenga di rivedere le proprie posizioni anche in ragione dello slittamento dei tempi derivante dalla nuova ripartizione.
(5-00350)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COMENCINI e VALBUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 agosto 2018, per l'ennesima volta, si è allagato il sottopasso della Transpolesana 434, che corre nel territorio di San Giovanni Lupatoto (Verona), causando forti disagi al traffico con ripercussioni e rallentamenti sulle strade di decine di comuni veronesi;

   il problema si ripresenta ogni qual volta c'è un acquazzone con la conseguente formazione di chilometri di coda sulla rete stradale di mezza provincia: in tal modo, vengono colpiti cittadini, lavoratori e imprese;

   sembra che la causa dell'allagamento sia riconducibile alla mancata entrata in funzione delle pompe idrovore che dovrebbero mantenere sgombro il sottopasso succitato in caso di pioggia;

   il tratto stradale è di competenza dell'Anas e sul territorio della provincia veronese questa ha competenza su sole due tratte stradali: parte della strada statale 434 e parte della statale 12 Abetone-Brennero –:

   quali siano le cause di tali ripetuti allagamenti che causano gravi disagi in un punto strategico per la viabilità della Transpolesana e non solo;

   quali iniziative intenda prendere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, affinché l'ente nazionale per le strade intervenga per evitare l'allagamento del sottopasso succitato e le conseguenze legate al traffico e alla sicurezza stradale.
(4-00941)


   SPADONI, SCAGLIUSI, ZANICHELLI, DE GIROLAMO, DALL'OSSO, ASCARI, DEL GROSSO e SARTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 febbraio 2012, con delibera n. 143/17 del commissario straordinario Ciclosi, è stato adottato il piano di rischio aeroportuale (articolo 707 del codice della navigazione decreto legislativo n. 96 del 2005 e successive modificazioni e integrazioni relativo all'aeroporto di Parma Giuseppe Verdi;

   tale delibera sancisce che «il Piano di Rischio Aeroportuale indica, nell'ambito delle aree ad esso assoggettate, i limiti di crescita del carico antropico, la disciplina di insediamento e ammissibilità delle nuove funzioni territoriali, con particolare riguardo alle attività che comportano elevata permanenza di persone ed a quelle non compatibili in quanto potenzialmente amplificatorie delle conseguenze di incidenti e possibile causa di incendio, esplosione e danno ambientale». La delibera continua: «i Comuni non possono autorizzare opere ed attività ubicate lungo le direzioni di decollo e atterraggio, se non coerenti con il Piano di Rischio» (delibera Ciclosi pagine 2 e 3);

   solamente nel 2017, nel corso del processo istruttorio relativo al piano di sviluppo dell'aeroporto di Parma, la direzione pianificazione e progetti dell'Enac, è venuta a conoscenza dell'intenzione del comune di Parma di realizzare un centro commerciale in area prossima al sedime aeroportuale, e ricadente nelle zone di tutela laterale C e D del piano di rischio (lettera dell'Enac del 27 giugno 2018);

   per le suddette aree laterali di tutela C e D, ad oggi, non è stato ancora predisposto il relativo piano di rischio e, inoltre, l'Enac ha dichiarato di non conoscerne l'entità in termini di incrementi volumetrici e di carico antropico associato;

   nella suddetta lettera, l'Enac scrive altresì che, in una nota del 2016 (prot. n. 111801 del 31 ottobre 2016), la direzione operazioni nord ovest, territorialmente competente, evidenziava che «il parere è rilasciato ai soli fini di attestazione di compatibilità degli edifici in oggetto con la sicurezza della navigazione aerea e che, invece, la valutazione della conformità ai piani urbanistici territoriali, compreso il Piano di Rischio aeroportuale, resta in capo ai competenti uffici del Comune di Parma»;

   sia il gruppo consiliare di opposizione Parma Protagonista in un'interrogazione all'amministrazione comunale, sia Legambiente in un esposto alla procura di Parma, evidenziano che, con riferimento all'aeroporto e alla costruzione del centro commerciale adiacente vi sarebbe un mancato adeguamento del piano di rischi aeroportuali alle nuove normative da parte del comune;

   nell'interrogazione del gruppo consiliare si evince che in tutte e quattro le zone di tutela (A, B, C, e D), il regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti stabilisce che siano evitati insediamenti ad elevato affollamento quali i centri commerciali;

   a seguito di suddetta interrogazione, l'Enac ha dichiarato che: «non ha mai espresso alcun parere o approvazione sul presunto centro commerciale per gli aspetti riferibili al 5° comma dell'articolo 707 del codice della navigazione (piani di rischio).»;

   la costruzione del centro commerciale è tuttora in corso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se sia in possesso di informazioni su quando e con quali atti comune abbia adeguato il piano di rischio aeroportuale adottato nel 2012 all'aggiornamento del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti, come stabilito dalla delibera commissariale n. 143 del 2017 del 28 febbraio 2012;

   se si sia tenuto conto dei vincoli e delle zone di tutela previste dal vigente regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti, in particolare, laddove si stabilisce che sia evitata la realizzazione di insediamenti ad elevato affollamento quali i centri commerciali.
(4-00945)


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada regionale n. 68 è un'antica strada che collegava il porto di Vada, poi Cecina, con Volterra e quindi con Poggibonsi - Colle val d'Elsa. È un collegamento strategico tra le industrie della Val d'Elsa e del senese con il porto di Livorno, l'asse fondamentale del turismo San Gimignano - Volterra, nonché la strada dei pendolari della Val di Cecina che trovano lavoro presso le aziende della Val d'Elsa;

   per l'ammodernamento del tracciato di questa strada (68esima nella vecchia classifica nazionale) si sono susseguiti ben 3 progetti, i primi tra gli anni 70 e 90, con cui si proponeva una carreggiata di 4 corsie, che videro la posizione storicamente contraria dell'allora partito dei Verdi. Anas, negli anni 90, ha migliorato un piccolo tratto di 5 chilometri poi il nulla;

   nel 2011 l'assessorato alle infrastrutture del comune di Volterra fa elaborare un progetto preliminare con studi geologici integrati dell'ammodernamento della strada regionale n. 68, finanziato da Cassa di Risparmi di Volterra e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Volterra per circa 280 mila euro presentato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e regione Toscana, chiamato progetto 68 tra Saline e Roncolla (variarne abitato) e tra Roncolla e alla Campiglia di Colle Val d'Elsa, diviso in quattro lotti;

   a seguilo di segnalazioni alla prefettura da parte del comune sulla curva della Morte, la regione chiede di estrapolare dal lotto due questo tornante. Ne emerge, prima delle elezioni regionali, il finanziamento del chilometro 45/46 (un chilometro estrapolato da un lotto di quattro) per 1.500.000 euro: mancano 300.000 euro, messi a disposizione da Cassa di Risparmi di Volterra e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra;

   Volterra e la Val di Cecina aspettano da 50 anni questa strada. L'area di Volterra soffre una endemica fase di spopolamento anche a causa di una viabilità non più adatta al traffico moderno. Il tratto di maggiore criticità è quello compreso tra il chilometro 45 e il chilometro 46+200, contenente il «tornante della morte» ove numerosi sono stati gli incidenti mortali ivi accaduti –:

   entro quali tempi l'Anas prenderà ufficialmente in carico la gestione della strada di cui in premessa;

   quale sia l'asse strategico del Centro Toscana e quale lo stato dell'attuazione dell'intesa relativa a tale strada;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire la messa in sicurezza della viabilità e per l'incolumità dei cittadini e dei turisti che percorrono quotidianamente la strada di cui in premessa.
(4-00957)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del capo della polizia del 31 marzo 2017 è stata disposta la chiusura dell'ufficio della polizia ferroviaria di Agropoli, unico presidio della polizia di Stato nel Cilento;

   il 7 giugno 2018 il consiglio provinciale di Salerno ha pertanto proposto all'unanimità la proposta di istituire un commissariato di polizia nel Cilento. Nel provvedimento, votato all'unanimità dall'assise provinciale, si precisa che, oltre al commissariato di polizia di Battipaglia, nella zona non sono presenti altri presidi di forze dell'ordine. L'altro commissariato si trova a circa 250 chilometri di distanza, a Paola, mentre sul territorio cilentano sono ubicati solo tre uffici della polizia stradale, a Sala Consilina, Vallo della Lucania e Sapri, con organici sottodimensionati. È del tutto evidente che la carenza di organico comporta disagi di carattere tecnico-logistico che i pochi uffici della polizia di stato presenti sul territorio sono costretti a subire;

   a quanto dianzi esposto deve aggiungersi che i frequenti sbarchi di immigrati nelle vicine regioni della Calabria e della Sicilia stanno portando a una presenza incontrollata di stranieri irregolari anche sui territori cilentani, dove i soli carabinieri unitamente ai pochi finanzieri presenti registrano notevoli difficoltà nella copertura dei propri servizi;

   la presenza di un commissariato di polizia sarebbe poi utile specie nel periodo estivo. Il cilento, come noto, ha un'economia prevalentemente basata sul turismo e la presenza demografica nella fascia costiera tende ad aumentare fortemente soprattutto nei periodi estivi;

   le ultime relazioni semestrali della direzione investigativa antimafia hanno evidenziato chiaramente come il Cilento sia una zona di interesse per il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti –:

   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al riguardo.
(5-00347)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2018 il Sottosegretario di Stato per l'interno, nel corso di una conferenza stampa a Cosenza, come riportato dalle agenzie di stampa ha affermato testualmente «Quello che si pone per Riace è un problema di natura economica. Non ci sono le coperture per portare avanti il progetto»;

   si tratta della risposta della risposta data ad una precisa domanda in merito allo sciopero della fame che il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha avviato a seguito della mancata corresponsione dei fondi necessari per mantenere il progetto Sprar;

   inoltre, sempre lo stesso Sottosegretario ha affermato «basta con i finanziamenti a pioggia»;

   in data 1° luglio 2018 il Ministero dell'interno avrebbe dovuto procedere alla firma per la definizione dei nuovi posti Sprar – il sistema di accoglienza diffusa che chiama in causa direttamente i comuni – con le rispettive coperture economiche come previsto dal decreto ministeriale del 10 agosto 2016;

   ad oggi, a distanza di oltre un mese dalla scadenza prevista, non risultano essere state pubblicate le graduatorie dei nuovi centri né stabilite le coperture economiche necessarie;

   l'Anci ha inviato una lettera indirizzata al prefetto responsabile del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero, rappresentando la crescente preoccupazione che giunge da molti comuni in merito alla mancata pubblicazione della graduatoria dei nuovi progetti Sprar;

   il ritardo nella pubblicazione delle graduatorie, oltre a destare preoccupazione nei comuni che ne hanno fatto richiesta, rischia di avere come conseguenza quello di mettere a rischio anche i contratti che devono essere stipulati per i servizi, nonché il personale impegnato nei suddetti progetti;

   questo rallentamento rischia, infatti, di indebolire il prezioso lavoro fatto in questi anni per il superamento della logica dell'emergenza nell'accoglienza dei migranti;

   è gravissimo che un sottosegretario di Stato affermi che non vi sono le coperture per portare avanti i progetti Sprar quando all'articolo 2 del decreto ministeriale 10 agosto 2016 concernente modalità di accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti del fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo per la predisposizione dei servizi di accoglienza per i richiedenti e i beneficiari di protezione internazionale e per i titolari del permesso umanitario, nonché approvazione delle linee guida per il funzionamento del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati prevede espressamente che: «Per i progetti inseriti nelle graduatorie di cui al comma 1 e per quelli autorizzati alla prosecuzione per il triennio successivo ai sensi del comma 3, il Ministro dell'interno con proprio decreto procede, in relazione alle esigenze di accoglienza, all'assegnazione delle risorse disponibili del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo, anche in deroga al limite dell'80 per cento previsto dall'articolo 1-sexies, comma 2, del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416» –:

   se quanto affermato dal sottosegretario per l'interno trovi conferma e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di fornire informazioni in maniera puntuale sul futuro dei progetti Sprar;

   se e con quali tempi verrà pubblicata la graduatoria relativa ai nuovi posti Sprar e se questo ritardo risponda ad una precisa volontà politica del Governo di depotenziare questo importante strumento nell'ambito dell'accoglienza dei migranti.
(5-00352)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza – Tulps – (regio decreto n. 773 del 1931) disciplina il rilascio e il rinnovo della licenza di porto d'armi;

   la materia è stata oggetto di interpretazione da parte della giurisprudenza numerose volte;

   più nel dettaglio, i problemi in merito vertono sull'interpretazione dell'articolo 43 del Tulps che disciplina propriamente la concessione della licenza di porto d'armi, in raffronto con l'articolo 11 dello stesso testo unico, che invece reca la più generale disciplina per le autorizzazioni di polizia, nelle quali rientra anche la suddetta licenza di cui all'articolo 43;

   l'articolo 43, infatti, a differenza dell'articolo 11, nello specificare che non può essere concessa la licenza di porto d'armi a chi ha riportato delle determinate condanne, non dà importanza all'ottenimento della riabilitazione da parte del condannato: presupposto, quest'ultimo, che, al contrario, consente al condannato di ottenere le autorizzazioni di polizia di cui all'articolo 11;

   in questo modo, la norma a carattere speciale di cui all'articolo 43, risulta essere maggiormente restrittiva rispetto alla norma di carattere generale di cui all'articolo 11;

   ciò porta, per esempio, a negare il rilascio della licenza di porto d'armi uso a tutti quei cacciatori che negli anni ’70-’80 hanno subito una lieve condanna, ma hanno ottenuto la riabilitazione;

   a parere dell'interrogante, questa impostazione non potrebbe essere considerata giusta e legittima, poiché l'articolo 11 dovrebbe essere applicato a tutte le autorizzazioni di polizia e quindi anche alle licenze sulle armi e sulle munizioni, anche per la parte che si riferisce alla ottenuta riabilitazione;

   difatti, dal dettato normativo si comprende come il legislatore, ab origine, nel disciplinare il regime di concessione della licenza di porto d'armi, abbia comunque voluto considerare la disciplina dettata dalla norma di carattere generale di cui all'articolo 11, poiché nell’incipit dell'articolo 43, primo comma, si legge: «oltre a quanto stabilito dall'articolo 11». L’incipit, infatti, andrebbe inteso, non solo nel senso che il primo comma intende aggiungere ulteriori casi di preclusioni al rilascio di licenze di polizia, oltre a quelli di carattere generale di cui all'articolo 11, ma anche nel senso che il primo comma dell'articolo 43 formerebbe con l'articolo 11 un omogeneo e compatto corpus normativo, richiamando così anche la rilevanza della conseguita riabilitazione, da parte del condannato;

   la riabilitazione, che si basa su un giudizio di pericolosità sociale di chi ha commesso il reato, non potrebbe essere considerata come rilevante solo quando si applicano le regole generali sulle autorizzazioni di polizia e non quando si applicano le regole speciali sulla licenza di porto d'armi poiché, così facendo, si rischierebbe di considerare la condanna come un fatto storico immutabile solo per la suddetta licenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza e anche sul piano normativo, per eliminare questo dubbio interpretativo.
(4-00944)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, . — Per sapere – premesso che:

   a fine maggio 2018, per ben due volte, vi è stato un tentativo di furto ai danni della filiale della Banca popolare pugliese all'interno dell'area industriale di Pisticci Scalo;

   nell'ultimo caso hanno tentato di portare via l'intero impianto bancomat;

   da allora lo sportello Atm della filiale non è più in funzione, determinando non pochi disagi per i cittadini e i lavoratori dell'area industriale;

   si tratta di un servizio importante per le comunità di riferimento;

   da tempo l'area industriale è oggetto di furti e azioni predatorie e questo accresce la preoccupazione di operatori e cittadini –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere;

   per potenziare l'azione di controllo del territorio a presidio dell'area industriale di Pisticci Scalo, danneggiata, da ultimo, dall'inutilizzabilità dello sportello Atm di cui in premessa.
(4-00947)


   STUMPO, FORNARO, BERSANI, BOLDRINI e SPERANZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il sindaco di Riace, Domenico Lucano, ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza per protestare contro la decisione di non erogare i fondi per il mantenimento dello Sprar del suo comune;

   i fondi ai quali si fa riferimento sono quelli previsti dal decreto del Ministro dell'interno del 10 agosto 2016, recante «Modalità di accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo per la predisposizione dei servizi di accoglienza per i richiedenti e i beneficiari di protezione internazionale e per i titolari del permesso umanitario, nonché approvazione delle linee guida per il funzionamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)»;

   il sindaco denuncia le condizioni di difficoltà e di emergenza umanitaria dei centri che ospitano cittadini immigrati richiedenti protezione internazionale o titolari della stessa, in riferimento al progetto SPRAR di Riace che consta di 165 beneficiari, di cui sessanta minori, molti dei quali in età anagrafica inferiore ai 4 anni;

   dal mese di giugno 2016 non vengono erogate le somme dovute dalla prefettura al comune di Riace relative ai servizi già erogati per il biennio 2016/2017;

   tale condizione ha determinato notevoli disagi economici per i soggetti gestori, i quali a breve potrebbero non essere più in grado di garantire la fornitura dei beni essenziali;

   il protrarsi di questa situazione potrebbe comportare la chiusura del progetto di accoglienza divenuto noto in tutta Europa che ha permesso di invertire il declino sociale, economico e demografico di una delle aree più difficili d'Italia caratterizzata da profonde infiltrazioni della criminalità organizzata;

   si apprende, inoltre, da una dichiarazione rilasciata dal presidente della regione Calabria, Mario Oliviero, che, a seguito di contatti con il Ministero dell'interno, gli «è stato comunicato che sarebbero state assunte misure di definanziamento» –:

   quali siano le motivazioni ostative alla liquidazione dei corrispettivi dovuti al comune di Riace;

   se non si ritenga, visto il carattere emergenziale della situazione descritta in premessa, di dover procedere al trasferimento immediato dei fondi non ancora erogati, al fine di supportare il sistema di accoglienza del comune di Riace, divenuto negli anni modello di integrazione e di riferimento internazionale.
(4-00951)


   BOLDRINI, FORNARO, BERSANI, SPERANZA e STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo;

   a livello territoriale gli enti locali, con il supporto delle realtà del terzo settore, garantiscono interventi di «accoglienza integrata» con i quali prevedono, non solo la somministrazione dei pasti e la distribuzione degli alloggi, ma anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico;

   una delle caratteristiche principali dello Sprar è il carattere pubblico delle risorse messe a disposizione e degli enti politicamente responsabili dell'accoglienza ossia Ministero dell'interno ed enti locali secondo una logica di governance multilivello;

   il decreto del Ministro dell'interno del 10 agosto 2016, recante «Modalità di accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell'asilo per la predisposizione dei servizi di accoglienza per i richiedenti e i beneficiari di protezione internazionale e per i titolari del permesso umanitario, nonché approvazione delle linee guida per il funzionamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)», prevede anche l'approvazione delle linee guida per il funzionamento dello Sprar;

   in particolare, le suddette linee guida all'articolo 4, comma 3, prevedono che «Le domande pervenute entro il 30 settembre di ciascun anno possono essere esaminate ai fini della pubblicazione delle graduatorie per l'ammissione al finanziamento con decorrenza dal 1o gennaio dell'anno successivo; le domande pervenute entro il 31 marzo di ciascun anno possono essere esaminate ai fini della pubblicazione delle graduatorie per l'ammissione al finanziamento con decorrenza dal 1° luglio successivo»;

   ad oggi non si rinviene alcuna traccia della pubblicazione delle succitate graduatorie sul sito del Ministero dell'interno;

   come si evince dalla risposta del Sottosegretario di Stato all'interno, all'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-00223, tale ritardo sarebbe determinato da «criticità di carattere finanziario che non hanno consentito di soddisfare le progettualità presentate dagli enti locali» e che «si stanno valutando le modalità di reperimento delle risorse necessarie»;

   la mancata corresponsione dei finanziamenti di cui in premessa provoca gravi disagi e difficoltà agli enti locali titolari dei progetti di accoglienza integrata, in primo luogo con enormi ripercussioni sugli esercenti che hanno fornito servizi che attendono di essere pagati per l'attività svolta;

   a parere degli interroganti il protrarsi della situazione sopra descritta rischia di provocare l'implosione dell'unico sistema di accoglienza strutturale presente nel Paese;

   il Ministro interrogato, in sede di question time al Senato, il 26 luglio 2018, ha dichiarato che l'obiettivo del Ministero dell'interno sul fronte dei riconoscimenti della protezione internazionale è di garantire «pieni diritti in tempi certi a chi merita di vederseli riconosciuti»;

   la quantificazione delle risorse finanziarie risulta carente –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché sia garantita la piena ed effettiva operatività del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e contestualmente sia assicurato agli enti locali l'accesso ai finanziamenti del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.
(4-00952)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Palazzo del demanio sito in via Napoleone III, n. 8, a Roma, risulta occupato dal 2003 non già da famiglie in stato di emergenza abitativa, ma dal movimento politico di Casa Pound che ha abusivamente trasformato l'immobile pubblico nella sede ufficiale del partito;

   risulta che presso l'immobile illegalmente occupato da oltre un decennio risiedano legalmente l'ex candidato Premier di Casa Pound Simone di Stefano e la moglie del fondatore del partito Gianluca Iannone, Maria Bambina Crognale;

   tale immobile del Demanio è stato inserito nell'elenco della delibera n. 50 del 26 aprile 2016 come immobile illegalmente occupato e da sgomberare con priorità assoluta;

   nonostante quanto previsto nel «Protocollo operativo censimento occupanti di immobili» tra la prefettura di Roma e la città metropolitana di Roma Capitale (22 gennaio 2018 e 28 marzo 2018), tale censimento non è avvenuto per l'immobile in questione;

   la lettera inviata dal sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci al Ministro dell'interno, al prefetto di Roma e alla sindaca di Roma Virginia Raggi in data 3 agosto 2018 con oggetto «Richiesta di informazioni su sgombero immobile via Napoleone III, Roma» non ha avuto seguiti;

   nell'area metropolitana di Roma migliaia di famiglie in stato di in emergenza abitativa sono in attesa di una chiamata per l'assegnazione di un alloggio comunale da anni e la mancata risposta delle istituzioni contribuisce ogni giorno a mantenere un clima di sofferenza e povertà alimentando tensioni sociali e difficoltà oggettive nella Capitale;

   si tratta di un palazzo centralissimo composto da 20 appartamenti per un totale di 60 vani, una terrazza e una sala destinata oggi a incontri politici e conferenze, e la perdita per l'erario per il mancato introito da un eventuale locazione ai prezzi di mercato è consistente e stimabile attorno ai 300 mila euro all'anno, per un totale di 4 milioni di euro nei 14 anni di occupazione abusiva;

   altri sgomberi sono regolarmente attuati, come quello di cui si apprende a mezzo stampa, che sta avendo luogo in queste ore e che riguarda l'ex Villaggio Olimpico a Torino;

   il Ministro dell'interno ha promesso iniziative a tutela della legalità a Roma per liberare gli edifici pubblici illegalmente occupati –:

   se il Governo ritenga di attivarsi per far sì che il censimento in via Napoleone III, n. 8, a Roma abbia luogo in tempi brevissimi per accertare l'effettiva occupazione di cui in premessa da parte di un movimento politico, con conseguente danno per lo Stato e per le famiglie in condizione di indigenza, danno sostanziale e di immagine in un momento di grande sfiducia dei cittadini nei confronti della democrazia e delle istituzioni pubbliche;

   se si intenda promuovere una stima del mancato introito per l'erario causato dalla suddetta occupazione abusiva;

   se il Governo non intenda verificare, nel necessario esercizio delle attività di controllo del territorio e del rispetto della legalità che sia garantito nell'interesse dei cittadini in uno Stato di diritto, le condizioni di occupazione del suddetto immobile e le tempistiche per lo sgombero di un palazzo di proprietà del Demanio occupato illegalmente da più di 14 anni.
(4-00958)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   al 31 marzo 2018 il comune di Nola, situato nell'area metropolitana di Napoli, non approvava il bilancio di previsione per l'anno 2018 come previsto dall'articolo 151, comma 1, del testo unico enti locali approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come modificato dal decreto del Ministro dell'interno del 29 dicembre 2017 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 285 del 6 dicembre 2017, e dal decreto del Ministro dell'interno del 9 febbraio 2018 pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 38 del 15 febbraio 2018;

   in data 19 aprile 2018 veniva notificato dal prefetto di Napoli un decreto ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera c), e comma 2 del testo unico enti locali con cui si diffidava l'ente all'approvazione del bilancio di previsione 2018/2020 entro 20 giorni, con scadenza quindi al 9 maggio 2018. A tale data, a fronte della mancata approvazione dello stesso bilancio, il prefetto di Napoli con proprio decreto disponeva la sospensione del consiglio comunale e la nomina quale commissario prefettizio del viceprefetto dottoressa Anna Manganelli per la ordinaria amministrazione nonché, con altro decreto di pari data, nominava un commissario ad acta per l'approvazione del bilancio di previsione 2018 del comune di Nola;

   la dottoressa Manganelli, dopo il suo insediamento, a quanto risulta all'interrogante riconfermava i dirigenti esterni in carica presso il comune di Nola con altresì le deleghe in capo agli stessi, come da decreti di proroga. Parimenti, la dottoressa Manganelli nulla disponeva su n. 6 concorsi in itinere per il reclutamento di personale per il triennio 2017/2019 come previsto dalla delibera di giunta comunale n. 152 del 7 luglio 2017 e banditi con determine di registro generale dell'ente, rispettivamente, n. 1802/2017, 1975/2017, 1684/2017, 1976/2017 e 824/2017;

   in data 9 luglio 2018 veniva diffuso sui social media («facebook») un video registrato dall'ex consigliere comunale di opposizione Vincenzo Iovino in cui veniva contestata l'irregolarità di tali concorsi. Il video diventava virale raggiungendo oltre 10.000 visualizzazioni in poche ore, a fronte di una popolazione del comune di Nola di circa 35.000 abitanti. Secondo quanto riportato nel video «[...] il Comune di Nola sta subendo l'ennesimo tradimento. Al palazzo comunale stanno assumendo nuovi dipendenti. Ebbene vi invito a leggere i nomi dei fortunati. Non c'è un nolano meritevole ma politici, amici e figli degli amici [...]»;

   in data 13 luglio, a fronte di tale pubblica denuncia, il commissario straordinario, con nota prot. Gab. 475/2018 del 13 luglio 2018, disponeva la sospensione immediata di tutte le procedure concorsuali in itinere e degli eventuali atti conseguenti. In pari data, con determina dirigenziale 139 del 13 luglio 2018, il dirigente del settore risorse umane, dottoressa Dovetto, nonché segretario comunale, recependo la nota del commissario, sospendeva i concorsi e gli atti consequenziali;

   in data 10 luglio 2018, decorsi inutilmente i termini per il rinnovo dell'incarico al segretario comunale in carica (dottoressa Maria Luisa Dovetto, contemporaneamente dirigente con contemporanee deleghe a: personale, anticorruzione, beni culturali, sport e tempo libero nonché politiche sociali), il commissario prefettizio ha richiesto alla prefettura di Napoli l'indicazione di un nuovo segretario. Tale circostanza va letta alla luce della nota n. 0159595 del 27 ottobre 2016 emessa dall'Anac, la quale, in risposta a specifica richiesta inoltrata dalla dottoressa Dovetto con nota prot. 2537/2016 del comune di Nola su ripetute sollecitazioni dei consiglieri di opposizione, evidenziava che attribuire la dirigenza di settori e servizi al segretario generale che è anche responsabile dell'anticorruzione può determinare una situazione di reale e persistente incompatibilità tra i ruoli –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, ritengano opportuno adottare per garantire maggiore trasparenza nelle vicende amministrative che riguardano il comune di Nola, atteso che oggi essendo commissariato è responsabilità governativa il suo corretto funzionamento.
(4-00960)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 4 agosto 2018 in prossimità di Castelluccio dei Sauri, si verificava un incidente tra un tir che trasportava pomodori e un furgone che trasportava lavoratori immigrati. L'incidente provocava 4 vittime, decedute sul colpo o a distanza di poche ore, e altrettanti feriti, tutti presumibilmente immigrati, secondo quanto riportato da indiscrezioni di stampa;

   il 5 agosto la stampa nazionale, per mezzo di un'agenzia lanciata dall'Ansa, evidenziava come la presenza di furgoni irregolari, privi di assicurazione, bollo e con carico di esseri umani doppio o triplo rispetto alle previsioni di omologazione, rappresentasse un fenomeno abbastanza frequente e sotto gli occhi di tutti;

   lo stesso furgone, oggetto dell'agenzia Ansa, risultava essere stato rubato 3 mesi prima e avvistato in più occasioni sulle strade del territorio foggiano;

   il 6 agosto in prossimità del bivio di Ripalta, in territorio di Lesina, sul tratto della strada statale 16 compreso tra San Severo e Termoli avveniva un altro incidente tra un tir e un furgone, modello «Ford Transit» con targa bulgara che provocava il decesso di 12 persone, presumibilmente tutti immigrati –:

   di quali informazioni disponga il Governo:

    a) in merito all'identificazione delle persone coinvolte nei 2 incidenti, del 4 e del 6 agosto 2018 in provincia di Foggia, sia per i deceduti sia per i feriti;

    b) relativamente al possesso dei requisiti necessari a soggiornare in Italia, da parte delle vittime degli incidenti (permesso e/o cittadinanza), definendo quanti tra questi fossero regolari e quanti invece irregolari/clandestini;

    c) riguardanti la situazione degli immigrati coinvolti negli incidenti sotto il profilo dell'ospitalità, nello specifico chiarendo se hanno soggiornato nelle strutture predisposte all'uopo dalla regione a San Severo (Foggia), che sarebbero gestite da società cooperative di intermediatori culturali;

    d) relativamente al numero di servizi, uomini e mezzi impiegati dalla polizia stradale e dalle altre forze dell'ordine, nel mese di luglio, per il presidio del territorio e specificatamente nell'attività di controllo dei 100 chilometri di strada statale 16 in ambito foggiano e delle altre arterie stradali di capitanata;

    e) relativamente al ripopolamento del «gran ghetto» che, apparentemente, sembrava essere stato smantellato ed invece allo stato attuale ospita diverse centinaia, forse alcune migliaia di migranti.
(4-00966)


   VERINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Ordine nazionale dei biologi (Onb), con atto, registrato presso l'Agenzia delle entrate di Roma 4 il 7 agosto 2014 al n. 17794, ha costituito la Fondazione italiana biologi (Fib), con lo «scopo di valorizzare la professione di biologo (come configurata e definita dall'Ordinamento professionale e dalla legge 24 maggio 1967, n. 396 e successive modifiche, integrazioni ed abrogazioni) e come ente no profit ai sensi della vigente legislazione Nazionale e Regionale»;

   l'elezione del consiglio dell'Onb allora in carica, tuttavia, è stata integralmente annullata dal Consiglio di Stato, con le motivazioni di irregolarità del meccanismo di voto per posta, all'esito dell'udienza pubblica del 9 giugno 2016, con sentenza n. 3426 del 28 luglio 2016;

   anche le precedenti elezioni erano state annullate per analoghi motivi;

   il Consiglio di Stato, con la successiva pronuncia 13 giugno 2017, n. 2884, ha, poi, chiarito che tutti gli atti posti in essere dal Consiglio dell'Onb, dopo l'annullamento delle elezioni (cioè dopo il 28 luglio 2016) e fino al suo commissariamento, sono da considerare nulli;

   a ridosso della prima pronuncia del Consiglio di Stato, lo statuto della Fib è stato, però, modificato;

   il nuovo statuto, tuttavia, eliminando qualunque possibilità per l'Ordine nazionale dei biologi di incidere nella vita della Fib, potrebbe rendere il sistema elettorale non adeguato a garantire rappresentatività;

   sulla scorta di tali circostanze, il neo-eletto Consiglio dell'Ordine nazionale dei biologi ha chiesto al prefetto di Roma, interventi conseguenti nell'esercizio delle sue prerogative;

   in riscontro all'invito dell'Onb a revocare il provvedimento di approvazione delle modifiche statutarie, il prefetto di Roma, a quanto consta all'interrogante ha riferito di aver attivato iniziative ispettive –:

   se il Governo non ritenga di assumere iniziative volte a verificare la tempistica e le risultanze dell'attività ispettiva promossa dal prefetto circa la sussistenza delle irregolarità suesposte nel meccanismo di voto e, qualora siano riscontrate, eventualmente a promuovere le opportune conseguenti misure.
(4-00968)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ, D'ETTORE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'ammissione alle scuole di specializzazione in medicina avviene a seguito di superamento di un concorso nazionale;

   l'aspirante specializzando deve iscriversi al sito universitaly.it e, attraverso la pagina personale, entrerà in possesso di tutte le informazioni necessarie, comprese le posizioni ricoperte nella graduatoria di merito e la tempistica indicata ai fini della scelta della scuola di specializzazione e relativa assegnazione;

   nella fase precedente alla pubblicazione delle graduatorie, degli scaglioni e dei contingenti degli specializzandi ai fini della scelta, oggi in corso, chi ha vinto il concorso, sempre attraverso il sito www.universitaly.it, si è potuto cimentare in una simulazione per abbinare il tipo di scuola e la sede, in attesa di conoscere la graduatoria;

   risulta agli interroganti che il sistema abbia proposto agli specializzandi un «fantasioso» facsimile per simulare la scelta delle scuole di specializzazione abbinate con le sedi, ordinate secondo la preferenza indicata dal candidato;

   in questo facsimile, sempre a quanto consta agli interroganti le sedi sarebbero state indicate col nome della città, mentre le scuole di specializzazione sarebbero state indicate con un elenco di serie televisive: il candidato vincitore potrà scegliere, ad esempio tra «Csi», «Casa Vianello», «I Soprano», «Gomorra», «House of Cards», «la famiglia Addams», «la Signora in Giallo», «Law & Order» e numerose altre serie;

   capita così che a «Criminal Minds» il sistema del sito del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca avrebbe abbinato l'università Cattolica del Sacro Cuore, alla «Famiglia Addams» l'università La Sapienza, o Tor Vergata; a «Star Trek» invece, sarebbero stati accostati gli atenei di Pisa o Firenze; «Gomorra», sarebbe stata associata a un'università del sud –:

   se corrisponda al vero quanto indicato in premessa e, in caso affermativo, se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative affinché sia attribuita maggiore serietà ad una procedura concorsuale che si propone di preparare professionisti di valore in un settore così delicato ma fondamentale quale quello della salute delle persone e si metta fine a questa situazione al limite della farsa che non riconosce alle università italiane il dovuto rispetto.
(4-00965)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Ufficio X – Ambito territoriale della provincia di Salerno – diramazione dell'ufficio scolastico regionale per la Campania, dal 1° febbraio 2018 è privo del dirigente collocato in quiescenza in pari data;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con avviso del 15 febbraio 2018, si è rivolto ai dirigenti amministrativi di ruolo in merito alla vacanza della predetta sede, ma, a fronte delle prodotte domande, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale Campania ha valutato di non assegnare un dirigente amministrativo di ruolo all'Ufficio X – ambito territoriale di Salerno;

   con decreto ministeriale n. 241 del 2018, il Ministero ha autorizzato i direttori generali a coprire i posti dirigenziali vacanti e disponibili con personale esterno ai sensi dei commi 5-bis e 6 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, mediante avviso pubblico e fissando tempi molto ristretti;

   il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Campania in data 27 marzo 2018 ha pubblicato un avviso pubblico finalizzato all'assegnazione di personale esterno con la qualifica di dirigente e fissando la data di scadenza delle domande al 3 aprile ore 23.59;

   in data 7 maggio 2018 è stata costituita la commissione per la valutazione delle domande pervenute e tale commissione, presieduta dal direttore generale, ha provveduto a individuare il dottor Paolo Simia quale persona in grado di coprire il posto di dirigente dell'ufficio X ambito territoriale di Salerno (avviso pubblicato sul sito dell'ufficio scolastico regionale per la Campania in data 18 maggio 2018);

   tuttavia, l'efficacia dell'incarico conferito al dottore Simia, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 20 del 1994, resta ancora condizionata al controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti;

   la Corte dei Conti sezione di controllo della regione Campania già in altre occasioni (si vedano solo per i primi mesi del 2018 le delibere n. 6, 14, 56 e 84) ha ricusato il visto per violazione del principio di legalità dell'azione amministrativa o non ha dato luogo a procedere per ritiro dei relativi provvedimenti del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Campania;

   a tutt'oggi non è dato di sapere se l'incarico dirigenziale conferito al dottor Paolo Simia abbia superato il controllo preventivo di legittimità e l'ufficio X di Salerno, seconda provincia della Campania per numero di abitanti e con oltre 200 istituzioni scolastiche statali, non può rimanere ancora privo del dirigente titolare, anche in considerazione dell'imminente avvio delle procedure per assicurare un ordinato inizio dell'anno scolastico 2018/2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra rappresentato e quali iniziative intenda intraprendere per porre fine a questa situazione di stallo, incomprensibile e deleteria per tutta la scuola salernitana, ad avviso dell'interrogante dovuta probabilmente a scarsa competenza da parte degli uffici della direzione generale dell'ufficio scolastico regionale per la Campania;

   se non ritenga di dover attivare, ai sensi dell'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modifiche ed integrazioni, procedure sostitutive delle specifiche funzioni già in capo al direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Campania e provvedere, anche tramite commissario ad cta, alla nomina del dirigente dell'ufficio X ambito territoriale di Salerno, salve successive e inevitabili valutazioni dei comportamenti dei soggetti, ritenuti responsabili di così gravi inadempienze.
(4-00969)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per il sud, per sapere – premesso che:

   da quanto emerge dai dati provvisori diffusi dall'Istat su occupati e disoccupati, a giugno 2018 la stima degli occupati registra un calo (-0,2 per cento rispetto a maggio, pari a -49 mila) e il tasso di occupazione scende al 58,7 per cento (-0,1 punti percentuali);

   tale diminuzione interessa soprattutto gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila). Nell'ultimo mese cresce il numero dei dipendenti a termine (+16 mila), mentre il calo si concentra tra i permanenti (-56 mila);

   il tasso di disoccupazione sale al 10,9 per cento, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile, e cresce anche quello giovanile che si attesta al 32,6 per cento (+0,5 punti);

   su base annua, a giugno 2018 la crescita occupazionale si concentra tra i lavoratori a termine (+394 mila), in lieve ripresa anche gli indipendenti (+19 mila), mentre calano i dipendenti permanenti (-83 mila). Crescono soprattutto gli occupati ultracinquantenni (+355 mila) e i 15-34enni (+119 mila), mentre calano gli occupati tra i 35 e i 49 anni (-145 mila);

   nei dodici mesi, a fronte della crescita degli occupati, si registrano il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,6 per cento, -344 mila) e quello più lieve dei disoccupati (-0,3 per cento, -8 mila);

   le anticipazioni del rapporto Svimez 2018 evidenziano come, dopo un triennio di crescita consecutiva, l'economia meridionale, in assenza di politiche adeguate, potrebbe dimezzare il ritmo di sviluppo, tornando sotto la soglia dell'1 per cento (0,7 per cento nel 2019);

   il triennio di crescita consecutiva del Mezzogiorno tra il 2015 e il 2017 ha già evidenziato una profonda differenza tra un settore privato, soprattutto industriale, che mostra una capacità di reazione e un apparato pubblico venuto meno, per investimenti e capacità di erogare servizi per le imprese e i cittadini. Infatti, le stesse politiche per il Sud e la coesione territoriale, in particolare con il credito di imposta per gli investimenti e i contratti di sviluppo, non sembra aver prodotto risultati soddisfacenti;

   sebbene vi sia un aumento dell'occupazione, i giovani sono esclusi (-500 mila occupati tra i 15 e i 35 anni rispetto al 2008) e aumentano le occupazioni a bassa qualifica e retribuzione;

   come è noto la situazione occupazionale delle donne al Sud è drammatica, con una media del 32 per cento a fronte di una media europea del 62 per cento. Nel «decreto dignità» la questione a parere degli interpellanti è stata colpevolmente omessa e questo tema oggi viene assolutamente trascurato –:

   se intendano adottare, in materia di lavoro, iniziative normative per la previsione di sgravi più forti e mirati, al fine di sostenere quelle fasce del mercato del lavoro che, per età o condizioni territoriali, hanno un maggior bisogno di sostegno pubblico;

   se intendano adottare iniziative volte a prevedere investimenti per il miglioramento delle infrastrutture economiche e sociali per riequilibrare la qualità di servizi pubblici essenziali attualmente deficitari, in particolare al Sud, quali l'assistenza sanitaria, l'offerta di assistenza domiciliare per gli anziani, il numero di posti negli asili nido, la regolarità nella fornitura dell'acqua, la gestione dei, rifiuti, l'offerta scolastica e formativa.
(2-00080) «Speranza, Fornaro, Conte, Boldrini, Epifani, Muroni, Occhionero, Pastorino, Rostan».

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, grazie alla previsione di cui all'articolo 1, comma 1-bis, del decreto-legge n. 38 del 2018, recante misure per, assicurare la procedura di cessione dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia s.p.a. che impone in capo ai commissari straordinari precisi obblighi informativi verso il Parlamento, sono state rese pubbliche (tramite il sito web dell'amministrazione straordinaria) tutte le relazioni trimestrali che hanno permesso di ricostruire la storia del conto economico della società dall'inizio della gestione di Etihad sino a tutto il primo semestre del 2018. Inoltre, estrapolando dalle medesime relazioni le tendenze in atto sia in relazione alla crescita dei ricavi che al contenimento dei costi di produzione è facilmente stimabile anche il secondo semestre, permettendo così di formulare una previsione di risultato economico per l'intero anno in corso;

   da un'attenta analisi dei suddetti documenti contabili emerge, tra l'altro, con assoluta chiarezza: 1) che le perdite di Alitalia s.p.a. sono ingenti; 2) che nulla è dato sapere sulla massa debitoria della società che ha notoriamente accumulato ingenti ritardi nel pagamento dei fornitori; 3) che si registra una importante flessione del costo del lavoro a fronte della Cassa integrazione guadagni straordinaria a partire dal secondo semestre del 2017;

   riguardo al punto sub 3) a fronte di un numero di oltre 1500 cassintegrati la differenza del costo del lavoro si limita a 20 milioni nel 2017 e a poco più di 30 milioni nel 2018, un risultato, a parere dell'interrogante, ascrivibile alle seguenti ipotesi:

    a) la cassintegrazione non è mai stata applicata al taglio di circa 1600 dipendenti come richiesto dai commissari straordinari, ovvero gli esuberi effettivamente non sono mai esistiti nella dimensione dichiarata dall'azienda ma soltanto in misura funzionale a giustificare eventuali licenziamenti dei dipendenti in prossimità di un eventuale accordo di vendita ad un competitor;

    b) il costo del lavoro è aumentato a fronte di una spesa per la buonuscita dei dirigenti licenziati per assumerne di nuovi, spesa che avrebbe assorbito i risparmi per la Cassa integrazione guadagni straordinaria;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno conoscere, ai fini di una necessaria e completa trasparenza rispetto alla corretta applicazione della Cassa integrazione guadagni straordinaria, la documentazione inerente ai consuntivi relativi alle ore di Cassa integrazione guadagni straordinaria utilizzate nell'ultimo biennio dalla stessa Alitalia s.p.a. in amministrazione straordinaria suddivisi per periodi ed aree contrattuali, nonché per qualifiche e/o settori di riferimento:

   se il Governo sia a conoscenza, con riferimento alla suddetta contrazione del costo del lavoro, del reale ammontare del relativo risparmio e di quale sia stata la sua effettiva destinazione;

   quale sia stato, nell'ultimo biennio, il monte ore di Cassa integrazione guadagni straordinaria concessa ad Alitalia s.p.a. in amministrazione straordinaria e se e con quali criteri quest'ultima sia stata applicata.
(4-00949)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la tick borne encephalitis (Tbe) o encefalite da zecche è una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale, causata da un genere di virus trasmesso da alcune categorie di zecche, primi vettori e serbatoi del virus;

   il virus trasmesso dalle zecche infetta diversi animali, selvatici o domestici, tra i quali roditori, caprioli, ovini e caprini, che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell'infezione, e attraverso di essi giunge ad infettare gli esseri umani;

   ad oggi, la Tbe è presente in focolai endemici in molti Paesi dell'Europa centro orientale e settentrionale, Italia compresa, e l'indice della mortalità della malattia si attesta tra lo 0,5 e il 2 per cento;

   in Italia l'encefalite da morso di zecca è stata identificata per la prima volta nel 1994 in provincia di Belluno, e tra il 1994 e il 2016 nella medesima zona sono stati identificati circa duecento casi di malattia;

   nel 70 per cento dei casi questa infezione decorre in modo asintomatico, ma nel restante 30 per cento la patologia può essere estremamente invalidante, e in alcuni casi portare anche al decesso del paziente;

   le ricadute sulle comunità interessate dalla malattia sono di notevole impatto sia per i costi legati alle degenze e alle terapie riabilitative, sia, in una fase successiva, per i costi legati ai reliquati clinici, spesso invalidanti, con riduzione delle capacità lavorative e sociali dei singoli soggetti;

   nei bambini e nei soggetti più giovani la Tbe mostra generalmente un decorso più leggero;

   in più del 50 per cento dei casi il paziente non si rende conto di essere stato morso dalla zecca, e dunque non è consapevole di dover prestare attenzione all'eventuale comparsa di segni o sintomi specifici;

   non esiste una cura specifica e il ricovero è spesso lungo e il trattamento riabilitativo impegnativo e protratto nel tempo, con costi importanti sia per quanto riguarda la degenza che per il periodo successivo, a causa degli esiti clinici che possono comprendere una sintomatologia complessa, variabile e spesso difficile da risolvere;

   la provincia di Belluno, al pari di quella di Trento e Gorizia, è area endemica sia per la Tbe sia per la malattia di Lyme (borreliosi), con focolai sporadici diffusi in molte aree rurali;

   le infezioni da Tbe sono in progressivo incremento nella provincia bellunese e il numero di ricoveri per tale patologia aumenta di anno in anno in modo statisticamente importante;

   da anni è in commercio una vaccinazione attiva nei confronti della Tbe, costituita da virus attenuato, registrato in Italia nel 2006 e disponibile sia per adulti che bambini;

   in Paesi come l'Austria, dove la vaccinazione è gratuita, si è assistito a una importante riduzione dell'incidenza di Tbe, mentre in altri Paesi europei, come l'Italia, negli ultimi dieci anni si è avuto un incremento di circa il 300 per cento dei casi di malattia;

   il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di tre dosi nell'arco di un anno, con successivi richiami a cadenza triennale, ed esiste anche la possibilità di seguire un ciclo accelerato di vaccinazione, che però non garantisce gli stessi risultati del ciclo classico, in termini di risposta anticorpale;

   il vaccino è sicuro ed efficace in più del 95 per cento dei casi, con una protezione superiore al 90 per cento già a partire dalla seconda dose vaccinale, e nella regione Friuli Venezia Giulia è offerto gratuitamente per i residenti;

   in Veneto, diversamente, è gratuito solo per le categorie a rischio di esposizione, tra le quali dovrebbero rientrare, secondo le linee guida nazionali, i soggetti residenti in aree endemiche, ovvero tutti i residenti nella provincia di Belluno;

   ogni singola dose di vaccino per il soggetto adulto ha un costo di più di 45 euro, con un costo delle prime tre dosi pari a circa 150 euro, e tale dato, nonostante le campagne informative nei confronti di tale patologia, risulta fortemente limitante nelle scelte vaccinali personali –:

   quali iniziative intenda assumere affinché la vaccinazione anti Tbe sia resa gratuita per tutta la popolazione della provincia di Belluno e di tutte le altre province venete i cui cittadini siano residenti nelle aree a maggior rischio individuate dalla giunta regionale, stanziando le risorse a tal fine necessarie, valutate in circa sei milioni di euro;

   in che modo intenda intervenire affinché, dopo lo sforzo di ricerca prodotto negli anni passati, siano ulteriormente implementati gli studi e le ricerche a livello clinico ed epidemiologico, anche attraverso la collaborazione con altri Stati, quali ad esempio l'Austria;

   se non ritenga di avviare con urgenza una campagna informativa e di sensibilizzazione atta a favorire nella popolazione una consapevolezza dei rischi connessi all'infezione della Tbe e delle altre patologie correlate al morso di zecca.
(2-00077) «Luca De Carlo, Lollobrigida, Osnato».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la Società italiana di Virologia (Siv-Isv) e la Società europea di virologia (Esv), presiedute dal professor Giorgio Palù, Ordinario dell'Università di Padova, si sono più volte espresse, con comunicati stampa diramati dai media nazionali o con prese di posizione in ambito di seminari scientifici internazionali (European Seminars in Virology) su: I) l'utilità dei vaccini e delle vaccinazioni; II) l'efficacia della legge sull'obbligo vaccinale; III) l'importanza assunta dalla scienza vaccinologica in ambito biomedico e di sanità pubblica;

   gli argomenti scientifici rilevanti sempre sostenuti nelle diverse circostanze, sono stati i seguenti:

    a) i vaccini sono i farmaci in assoluto più sicuri che maggiormente hanno contribuito alla salute ed allo sviluppo del genere umano. Si deve principalmente all'introduzione dei vaccini se la spettanza di vita dell’Homo sapiens si è allungata di 35 anni dall'inizio del 900 (la spettanza media di vita era di circa 30 anni dal momento della comparsa della specie umana sul pianeta fino al 1700);

    b) i vaccini, quando estesamente introdotti, hanno eradicato malattie infettive contagiose, quali il vaiolo, o debellate altre (riduzione di oltre il 95 per cento) quali poliomielite, tetano, difterite, morbillo, rosolia, tetano, rabbia, meningite che nel loro insieme erano responsabili, fino agli inizi del secolo scorso, di oltre il 50 per cento del tasso di mortalità tra la popolazione degli US e dei paesi europei;

    c) le malattie infettive restano ancora la principale causa di mortalità nei paesi meno evoluti del pianeta che la globalizzazione e l'immigrazione rendono però contigui ai nostri;

    d) sarebbe altamente auspicabile che si potesse disporre di vaccini in grado di prevenire piaghe infettive quali l'AIDS (2 milioni di morti l'anno, oltre 30 milioni di soggetti infetti), la tubercolosi (1 milione di morti l'anno, circa 1/3 della popolazione mondiale affetto da tb in forma latente) o la malaria (500.000 morti l'anno);

    e) tre milioni di soggetti sono vaccinati ogni giorno e circa due milioni e mezzo di persone ogni anno sono salvate dai vaccini. Quelli attualmente in uso (obbligatori e raccomandati) contengono poco più di 100 antigeni diversi, un numero ben al di sotto delle capacità di risposta immunitaria anche di un neonato (questi può rispondere a 10.000 antigeni diversi; una puntura di zanzara sollecita maggiormente il sistema immunitario);

    f) i vaccini sono tra i farmaci meno costosi e con minor effetti collaterali come stabilito da studi clinici e dati osservazionali su un enorme strato della popolazione globale;

    g) la scienza ha dimostrato che non esiste alcuna associazione tra vaccinazioni e patologie quali autismo, sclerosi multipla o Alzheimer;

    h) i vaccini sono in grado di prevenire non soltanto malattie infettive acute ma anche loro conseguenze a distanza come il cancro che vede tra le sue cause (circa il 20 per cento dei tumori umani) i virus oncogeni. Oggi si dispone di due vaccini efficaci e sicuri in grado di prevenire il carcinoma epatico e il cancro della cervice uterina, tumori con elevato tasso di mortalità (vaccino anti-virus dell'epatite B e anti-papillomavirus) ma non si hanno ancora vaccini per altri tumori virus-indotti quali leucemie, linfomi, sarcomi;

    l) le coperture vaccinali in Italia si sono notevolmente abbassate negli ultimi anni, ben al di sotto dei tassi di sicurezza (copertura del 95 per cento della popolazione), tanto che si è vissuta lo scorso anno un'epidemia di morbillo (circa 6.000 casi, secondi solo alla Romania) e l'Italia è stata richiamata dall'Organizzazione mondiale della sanità il 17 maggio 2017 (World Health, Statistics) a prendere provvedimenti in considerazione di coperture inferiori a quelli del Nord-Africa;

    m) l'introduzione della legge sull'obbligo è stata a tale proposito benefica avendo fatto incrementare le coperture vaccinali di oltre il 5 per cento, ma si è ancora sotto la soglia protettiva (immunità di gregge) del 95 per cento;

    n) l'esplosione delle irresponsabili campagne a sostegno della pericolosità delle vaccinazioni («no vax»), amplificate da mezzi senza sostegno scientifico quali Facebook, dove ognuno vive il suo momento di gloria dando libero sfogo alle proprie pulsioni/frustrazioni, andrebbe combattuta con adeguato rigore, divulgando un'adeguata informazione scientifica sulla pericolosità e sugli effetti ormai dimenticati delle malattie infettive/contagiose. Tale approccio è dimostrato essere l'unico capace di far cambiare idea a coloro che esitano o sono riluttanti nei confronti dei vaccini (i refrattari non cambieranno comunque idea, ma l'obbligo ha sicuramente convinto gli esitanti e i riluttanti);

    o) di fronte a due diritti sanciti dalla Costituzione (salute ed educazione), nella gerarchia dei valori primum est vivere; quindi relativamente al quesito se ammettere o meno a scuola i non vaccinati va ribadito il concetto che vaccinarsi è anche un dovere specie nei confronti di quei soggetti che per patologia (bambini immunodepressi per trapianto, leucemia, autoimmunità che non possono sottostare a vaccinazioni con virus attenuati: polio, morbillo, parotite, rosolia e altro) sono estremamente fragili ed esposti a gravi conseguenze nel caso contraessero malattie infettive. Quindi vanno protetti i più deboli con coperture che garantiscano impedire la trasmissione del contagio;

    p) da ultimo, esistono anche dei principi di natura bioetica che sanciscono la necessità delle vaccinazioni e segnatamente: I) il principio di beneficenza (è dimostrato che i vaccini sono utili); II) il principio di autonomia/responsabilità (la libertà di non vaccinarsi o non far vaccinare i propri figli è seconda alla responsabilità di evitare di causare conseguenze; III) il principio di giustizia (vanno protetti i più deboli) –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze e nel rispetto di quelle regionali in materia sanitaria, per fare chiarezza su quella che è la linea politica del Governo in materia vaccinale, anche in relazione al rinvio dell'obbligo vaccinale e all'avvio dell'anno scolastico 2018/2019, e assicurare la piena tutela della salute ai cittadini su tutto il territorio nazionale, alla luce della presa di posizione della comunità scientifica richiamata in premessa, che ha ribadito l'utilità dei vaccini e delle vaccinazioni, l'efficacia della legge sull'obbligo vaccinale, nonché l'importanza assunta dalla scienza vaccinologica in ambito bio-medico e di sanità pubblica.
(2-00082) «Marin, Gelmini, Occhiuto, Mulè, Brunetta, Bagnasco, Baratto, Bendinelli, Bond, Caon, Cortelazzo, Milanato, Mugnai, Novelli, Pedrazzini, Versace».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la sindrome fibromialgica è una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento (astenia), che colpisce circa 1,5-2 milioni di italiani. Il termine fibromialgia significa dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (i legamenti e i tendini). Questa patologia spesso confonde, ai fini della diagnosi precisa, poiché alcuni dei suoi sintomi possono essere riscontrati in altre condizioni cliniche;

   la fibromialgia è una malattia dei tessuti connettivi, accompagnata da dolori molteplici e da stati di stanchezza. Le fibre, i muscoli e i tendini sono affetti da uno stato fortemente doloroso. Riguardo alle cause, si può dire che la fibromialgia è una malattia a genesi multifattoriale, ma principalmente si tratta di un'alterazione nei livelli di alcuni neurotrasmettitori, in particolare la serotonina e la noradrenalina;

   i dolori causati dalla fibromialgia sono senza confini, sia dal lato di intensità, sia dal lato di ubiquità. Possono prevalere di continuo. Possono, però, cambiare di intensità, durata, frequenza e cambiare la parte dolorante del corpo; si tratta perciò della sindrome «mi fa tutto male». In latino si parla del dolor migrans. I pazienti descrivono i dolori come bruciori, crampi muscolari, lancinanti in profondità. Dolori alle giunture della mandibola si spandono alla faccia, producendo mal di denti, mal di testa, dolori da sinusite cronica;

   veramente estesa è la sintomatologia di questa malattia: dolori al torace, al cuore, alle vie urinarie, all'inguine, alla vagina, dismenorrea. I dolori fibromuscolari sono accompagnati da cefalee posteriori, tinnitus, edema alle palpebre, anche da emicrania vera. Importanti sono poi i disturbi del sonno. I pazienti non hanno problemi nell'addormentarsi, ma il sonno è irregolare. Spesso il paziente è colto da apnea, stridore di denti, tremore di muscoli e spasmi che possono arrivare all'intensità della sindrome da restless legs;

   in molti casi si presenta anche la tipica sindrome della fatica cronica. I pazienti descrivono diversamente la fatica sentita. Alcuni sono prostrati fisicamente, altri mentalmente, con frequente impossibilità di concentrarsi;

   la patologia in esame dovrebbe essere affrontata da subito a livello multispecialistico, ma purtroppo manca un centro di riferimento al quale possano rivolgersi i molti pazienti che ne vengono colpiti;

   in Europa, secondo la dichiarazione del Parlamento europeo sulla fibromialgia, approvata il 13 gennaio 2009, circa 14 milioni di persone nell'Unione europea e l'1-3 per cento della popolazione mondiale soffrono di fibromialgia;

   nel 2008 il Parlamento europeo ha approvato una dichiarazione che dà mandato ai rappresentanti nazionali di attivarsi nei confronti dei Governi a favore della sindrome fibromialgica; la maggior parte delle nazioni riconosce la fibromialgia come una precisa entità nosologica, con conseguente riconoscimento di esenzione per tale patologia;

   attualmente, nel nostro Paese, sussistono i presupposti per una collocazione della fibromialgia tra le patologie croniche e invalidanti (decreto ministeriale n. 329 del 1999);

   per gli esami di monitoraggio delle patologie non riconosciute, quale è appunto la fibromialgia, lo Stato non prevede alcuna esenzione dal pagamento del ticket;

   i pazienti non possono usufruire delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza, erogabili attraverso le strutture del Servizio sanitario nazionale a titolo gratuito, ma devono farsi carico dei numerosi e spesso esosi esami a pagamento;

   la fibromialgia ha ottenuto un riconoscimento nel Trentino. La giunta provinciale di Trento, con deliberazione n. 239 del 12 febbraio 2010, ha recentemente approvato un provvedimento che riconosce alle persone affette da tale patologia esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dell'utente (ticket) ai cittadini e residenti in provincia di Trento ed iscritti al Servizio sanitario nazionale. Le prestazioni sanitarie sono quelle appropriate per il monitoraggio della patologia e delle relative complicanze, per la riabilitazione e per la prevenzione di ulteriori aggravamenti;

   il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato un ordine del giorno in cui – tra l'altro – si impegna l'assessore alla salute «ad assumere ulteriori iniziative affinché a livello parlamentare siano approvate le normative necessarie a prevedere il riconoscimento, ai lavoratori affetti da questa patologia, di permessi di astensione dal lavoro per la cura della sintomatologia, nonché per prevedere l'esenzione dal pagamento dei ticket e dei farmaci eventualmente prescritti»;

   la regione Lombardia ha inserito nel piano socio sanitario regionale la fibromialgia come malattia degna di attenzione e per la quale viene assunto un impegno formale di studio e approfondimento a favore dei diritti del malato;

   la regione Veneto ha riconosciuto questa patologia nel nuovo piano socio sanitario regionale come malattia ad elevato impatto sociale e sanitario;

   la regione Toscana ha approvato la costituzione di un tavolo tecnico di confronto e di proposta per il problema in questione –:

   se non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza al fine di riconoscere la fibromialgia, o sindrome fibromialgica, quale malattia progressiva e invalidante, inserendola tra le patologie che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, provvedendo altresì a individuare i presidi sanitari pubblici già esistenti, tra i reparti di reumatologia o immunologia, per la diagnosi e la cura della fibromialgia.
(2-00075) «Novelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SARLI, MAMMÌ e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 804, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, istituisce nello stato di previsione del Ministero della salute un fondo per la riduzione della quota fissa sulla ricetta, con una dotazione di 60 milioni di euro annui a decorrere dal 2018;

   l'articolo 1, comma 805, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede che con decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, stabilisce i criteri per la ripartizione del fondo di cui al comma 804, privilegiando le regioni che hanno adottato iniziative finalizzate ad ampliare il numero dei soggetti esentati dal pagamento della quota fissa sulla ricetta oppure utilizzato altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie;

   le regioni che hanno ampliato il numero dei soggetti esentati dal pagamento della quota fissa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale o hanno adottato misure alternative sono state le seguenti: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata, come riportato nello schema di decreto del Ministero della salute il 27 marzo 2018;

   il coordinamento interregionale in sanità del 18 aprile 2018 ha dato assenso condizionato allo schema di decreto del Ministero della salute del 27 marzo 2018 proponendo il riparto in questo modo: 80 per cento della dotazione del fondo, sopra menzionato, sulla base del numero di ricette non esenti rilevato in TS 2016 per ciascuna regione; il 20 per cento del fondo ripartito alle sole regioni che avevano ampliato il numero dei soggetti esentati o adottato misure alternative (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Basilicata) in proporzione allo scostamento rilevato tra gettito teorico della quota fissa e il gettito effettivamente introitato con riferimento al 2016 –:

   se si sia tenuto conto di indicatori quali il tasso di abbandono alle cure, la difficoltà di accesso ai servizi, il livello di disoccupazione e di reddito e l'aspettativa di vita, nella ripartizione delle risorse del fondo per la riduzione della quota fissa sulla ricetta alle regioni;

   se sia stato valutato, nella definizione dei criteri per la ripartizione a livello regionale del fondo nazionale per la riduzione della quota fissa sulla ricetta, il reddito medio dei cittadini, diverso da regione a regione, considerato che il maggior numero di non esenti riscontrati nelle regioni, quasi tutti del nord del paese, coincide con una condizione economica più favorevole rispetto alle regioni del sud d'Italia;

   se non ritengano che la maggior parte delle regioni del Mezzogiorno d'Italia risultino penalizzate dal riparto dei finanziamenti previsti dal fondo e quali iniziative intendano intraprendere al riguardo;

   se non ritengano di assumere iniziative per adottare una diversa ripartizione del fondo sopra citato, riequilibrando la distribuzione delle risorse per garantire una maggiore omogeneità della qualità delle cure ed equità nell'accesso ai servizi sanitari su tutto il territorio nazionale;

   se non ritengano, a seguito di quanto esposto, di adottare tutte le iniziative di competenza finalizzate al superamento del ticket fisso sulla ricetta medica e per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, prevedendo più risorse a sostegno del servizio sanitario nazionale.
(5-00348)


   FRUSONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Anagni era sito un punto di primo intervento (Ppi) chiuso in data 15 luglio 2018 con delibera della Asl di Frosinone n. 1362 del 25 giugno 2018, firmata dal commissario straordinario Luigi Macchitella. Tale Ppi, a seguito della chiusura dell'ospedale di Anagni e del suo relativo pronto soccorso, è diventato l'unico punto di cure per un bacino di utenti superiore agli 80.000 abitanti e per un territorio in buona parte montagnoso composto da piccoli comuni che si trovano a distanza di oltre un'ora di percorrenza dai pronto soccorsi più vicini. Nel territorio del comune di Anagni insistono ben n. 7 impianti industriali a rischio incidente rilevante (Rir), ricadenti nelle fattispecie previste dalla direttiva Seveso III, recepita con il decreto legislativo n. 105 del 2015. Tali impianti hanno come riferimento, per i loro «Piani di emergenza esterna», l'ospedale civile di Anagni che non esiste. Secondo l'atto aziendale dell'Asl di Frosinone, approvato con decreto del Commissario ad Acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo delle spese sanitarie per la regione Lazio il 3 agosto 2017, n. U00354, ad Anagni, non dovrebbe esserci un Ppi ma un vero e proprio presidio sanitario ed infatti il decreto recita «Per quanto riguarda il Presidio di Anagni [...]. Restano attive e potenziate tutte le attività: poliambulatori specialistici, una postazione screening oncologici, un centro dialisi, un laboratorio per le emergenze, una radiologia dotata di sistemi di teleconsulto e telediagnosi, l'attivazione del day service, day surgery e della chirurgia ambulatoriale, le attività proprie della medicina generale e dei servizi». Il decreto ministeriale n. 70 del 2015, con cui è stato approvato il «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera» cita i Ppi stabilendo che «La funzione dei Punti di Primo Intervento è la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 entro un arco temporale predefinito». La delibera della Asl di Frosinone n. 1363 del 25 giugno 2018, oltre a disporre la chiusura «contestuale del Primo Soccorso» lo sostituisce con un presidio ambulatoriale territoriale (Pat) h24 non previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, con gli oneri che, a giudizio dell'interrogante, potrebbero contrastare con il piano di rientro del debito della sanità della regione Lazio e che dovrebbero essere portati all'attenzione della Corte dei conti. Ad oggi, non risulta all'interrogante che la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 sia stata compiuta, disattendendo quindi lo stesso decreto ministeriale, lasciando scoperto un intero territorio che nemmeno un anno fa doveva avere un presidio sanitario con addirittura day surgery e day service e configurando una interruzione del servizio emergenziale come previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, non avendo ad oggi né un ospedale, né un pronto soccorso, né una postazione medicalizzata del 118 ma un semplice presidio ambulatoriale di medici generici. Tali mancanze possono configurare un ritardo nella risposta emergenziale in grado di fare la differenza tra la vita e la morte. Il bacino di assistenza è talmente esteso che i cittadini di Anagni e dei comuni limitrofi in caso di emergenze sono costretti a fare riferimento a quel presidio come è accaduto per il triste evento che ha determinato la morte di una signora in data 19 luglio 2018 che, punta da un calabrone, è stata trasportata nel Pat di Anagni; la signora è morta poco dopo, non essendo quello un presidio nato per l'emergenza che invece dovrebbe trovare una prima risposta nella postazione medicalizzata del 118. La questione è stata sollevata anche nel consiglio regionale del Lazio con un'interrogazione a firma Marcelli –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire chiarimenti, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria per la regione Lazio, circa le scelte operate all'Asl di Frosinone di cui in premessa che, a giudizio dell'interrogante, si pongono in contrasto con il suddetto piano di rientro e come esse si concilino con le disposizioni di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, e quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere per garantire i livelli essenziali di assistenza nella provincia di Frosinone.
(5-00353)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della riunione del 22 maggio 2018 il Comitato percorso nascita nazionale (CPNn) ha espresso, a firma del direttore generale dottor Andrea Urbani, parere sfavorevole alla richiesta della regione Marche di derogare alla chiusura del punto nascita di Fabriano (Ancona);

   tale decisione è stata giustificata con la motivazione che il punto nascita in questione non raggiunge il numero minimo di parti stabilito per legge, ovvero 500;

   a parere dell'interrogante è alquanto assurdo che calcoli astratti e decontestualizzati e strani algoritmi (bacini di utenza, criteri di disagio orografico, trend e altro) possano decidere le sorti dei servizi primari di una comunità cittadina e montana che, oggi più che mai, ha bisogno di punti fermi sui quali potersi appoggiare per resistere a una crisi che da troppi anni la sta attanagliando;

   sempre a parere dell'interrogante, la chiusura del punto nascita di Fabriano è assolutamente da scongiurare, in primis perché le attuali infrastrutture viarie non consentono un trasferimento in sicurezza verso il punto nascita alternativo segnalato come più vicino (Jesi), ma anche in considerazione del fatto che il consumo fa parte del cratere sismico e ciò determinerebbe un irreversibile impoverimento dell'area montana marchigiana;

   sarebbe pertanto auspicabile – oltre che strategico – mantenere in vita il locale punto nascita, anche in un'ottica di garantire servizi all'altezza dei bisogni di salute dei cittadini, soprattutto nelle aree interne della regione Marche, sempre più a rischio spopolamento –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a concedere la deroga per il mantenimento del punto nascita di Fabriano nonché per scongiurare il riproporsi di questa situazione;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative affinché il Comitato percorso nascita nazionale (CPNn) riveda i criteri che determinano la chiusura dei punti nascita, in considerazione del fatto che le norme in questione devono essere contestualizzate, a seconda delle peculiarità orografiche territoriali specifiche di ogni regione.
(4-00942)


   CUNIAL, MANIERO e SPESSOTTO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel Bollettino di difesa integrata n. 19 del 26 luglio 2018 emesso dall'istituto di genetica e sperimentazione agraria «N. Strampelli» di Vicenza, come «indirizzi di difesa» si legge che: «Per tutti i comprensori, è opportuno eseguire, entro la metà della prossima settimana, un intervento cautelativo a doppia valenza insetticida (contro mosca e cimice asiatica) e fungicida. Per chi segue la difesa convenzionale si tratta di impiegare Imidacloprid o Acetamiprid o Dimetoato + un prodotto rameico alle normali dosi di impiego»;

   il 28 febbraio 2018 l'Efsa ha pubblicato un documento che conferma la relazione fra uso di neonicotinoidi e crollo della popolazione di api e insetti impollinatori; il Consiglio dell'Unione europea li ha vietati a partire dal 2019;

   il 17 ottobre 2016 l'Efsa ha pubblicato un parere sul rischio derivante dall'uso di Acetamiprid, dal quale si evince che tale sostanza ha «una tossicità acuta per api e bombi» e che numerose aree di rischio devono ancora essere investigate in merito agli effetti sulla salute umana e dell'ambiente;

   il 17 dicembre 2013 l'Efsa ha pubblicato un'opinione scientifica sulla neurotossicità di imidacloprid e acetamiprid per i feti umani;

   le disposizioni confliggono apertamente con il piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei pesticidi;

   irrorazioni massicce di neonicotinoidi hanno effetti devastanti per l'ecosistema e la biodiversità, in particolare per gli insetti impollinatori, con conseguente danno economico per il settore apistico, biologico e agricolo;

   sono stati pubblicati 4 ampi studi caso-controllo che descrivono associazioni significative tra esposizione cronica a neonicotinoidi e rischio di alterazioni dello sviluppo come tetralogia di Fallot, anencefalia, disturbi dello spettro autistico, alterazioni mnesiche e motorie (Isde, 2018);

   l'acetamiprid è neurotossico e, nei mammiferi, ha conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario (Isde, 2018);

   crescenti evidenze sperimentali dimostrano le potenzialità di interferenza endocrina, embriotossicità, neurotossicità, immunotossicità, epatotossicità e tossicità spermatica dei pesticidi in generale e dei neonicotinoidi (acetamiprid compreso) in particolare;

   evidenze sui danni indotti da tutti i neonicotinoidi, acetamiprid compreso, sui mammiferi si stanno rapidamente accumulando e dimostrano che passano dalla madre al feto (superando la barriera placentare), sono dosabili nel latte materno, superano la barriera emato-encefalica e generano neurotossicità (Isde, 2018);

   concentrazioni di acetamiprid vicine al «No Observed Adverse Effective Level» assunte dalla madre durante la gravidanza alterano negli embrioni neurogenesi, distribuzione neuronale e attivazione microgliale nel telencefalo dorsale, con variazioni immunoistochimiche e morfologiche cerebrali (Journal of Applied Toxicology, giugno 2018). Queste concentrazioni, anche se molto basse, sono facilmente raggiungibili soprattutto nei bambini (Isde, 2018);

   queste sostanze si accumulano nel suolo (alterandone le proprietà nutritive), nelle falde acquifere (dove persistono per lunghi periodi) e negli alimenti, aumentando il livello di rischio sia degli stessi agricoltori che dei consumatori –:

   se il Governo non ritenga doveroso ricorrere al principio di precauzione e promuovere le iniziative di competenza affinché si scongiuri l'eventuale irrorazione massiccia dei fitofarmaci sopracitati;

   se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per il ritiro immediato dal mercato dei prodotti contenenti le presenti sostanze, sia a livello locale che nazionale;

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, in relazione alla linee guida di lotta integrata emesse dall'Istituto di genetica e sperimentazione agraria «N. Strampelli» di Vicenza;

   se il Governo intenda promuovere uno studio d'impatto sanitario-ambientale (perdita di biodiversità e danni alla salute umana) in relazione all'utilizzo di queste sostanze;

   se il Governo intenda opportunamente avvisare e informare la popolazione rispetto alle irrorazioni e ai rischi per la salute umana e in particolare per i bambini.
(4-00948)


   LATINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   suscita grande preoccupazione la notizia di una chiusura dell'ospedale «Mazzoni» di Ascoli Piceno e dell'ospedale «Madonna del soccorso» di San Benedetto del Tronto (Ap) per accorparli in una nuova struttura in zona Pagliare del Tronto (Ap);

   l'obiettivo della regione Marche sarebbe quello di un risparmio della spesa sanitaria, in merito al quale l'interrogante esprime forti perplessità in quanto ancora tutto da verificare;

   indubbiamente tale scelta finirà col ledere il diritto alla salute dei cittadini dell'area picena, già connotata da gravi disagi e carenze per quanto riguarda il numero di posti letto; per i cittadini, infatti, si tratterebbe sicuramente di un aggravio dei costi sanitari, costretti a migrare verso Ancona o verso l'Abruzzo;

   trattasi a parere dell'interrogante di una ipotesi scellerata, che colpirebbe oltre che i cittadini anche il territorio piceno stesso, già messo a dura prova dalla crisi e che, invece, necessiterebbe di investimenti importanti e non di dismissioni prive di logica;

   si ritiene, peraltro, causa dello stravolgimento dell'assetto sanitario nazionale, con dismissioni e chiusure di strutture pubbliche che stanno impoverendo i territori, il cosiddetto «decreto Balduzzi» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere in relazione al «decreto Balduzzi».
(4-00956)


   RAMPELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando a un articolo pubblicato in data 2 agosto 2018 dal quotidiano «La Stampa», in Italia ci sarebbe una drammatica carenza di posti letto ad alta specialità che con 2.328 unità ammonterebbero ad appena un terzo dei 6.125 posti realmente necessari;

   nella distribuzione a livello nazionale dei posti, inoltre, si rivelerebbero gravi disparità tra regioni, perché, mentre Sicilia e Molise sembra riescano quasi a coprire il proprio fabbisogno, in Campania ci sarebbero appena 32 letti a fronte dei quasi seicento necessari, in Sardegna la dotazione di letti sarebbe del 443 per cento inferiore al necessario e anche in Piemonte, Calabria e Friuli la carenza di posti letto sarebbe di oltre il 300 per cento;

   stando all'articolo, peraltro, il problema non sarebbe da ricondursi a una inadempienza da parte delle regioni, perché sarebbe proprio il regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, di cui al decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, a prevedere solo 0,02 posti letto, per mille abitanti;

   in merito, l'Associazione italiana sclerosi multipla ha dichiarato che quei letti programmati basterebbero a soddisfare i bisogni di cura di appena il venti per cento del malati, e una struttura romana convenzionata per la riabilitazione ha presentato ricorso contro il decreto ministeriale vincendolo al Tar del Lazio, e spingendo il Consiglio di Stato a chiedere al Ministero di dimostrare che quello sia il reale fabbisogno di letti;

   la scarsità di letti disponibili incide anche sui parametri che oggi disciplinano l'accesso alle cure di alta specialità, riservate oggi solo ai soggetti che siano in coma o abbiano subito una grave lesione del midollo spinale, escludendo gli esiti da ictus con grave cerebro lesione;

   secondo l'articolo, a questi limiti di accesso se ne aggiungerebbero altri su base regionale: la Lombardia limiterebbe a sei mesi la remunerazione dei ricoveri, e la Campania a quattro, e diverse regioni tenderebbero a non riconoscere alle strutture che erogano le prestazioni l'alta specialità, remunerata a 470 euro al giorno;

   alla scadenza dei termini temporali, ai pazienti non rimane altra scelta che l'abbandono delle cure o costosi ricoveri in strutture private, oppure viene loro riconosciuto un tipo di assistenza «inferiore» che non garantisce il recupero dei malati, e per la quale sono comunque troppo pochi i letti disponibili;

   ogni anno in Italia oltre quarantaduemila pazienti escono dai reparti con esiti gravissimi da ictus, ischemie e lesioni midollari senza ricevere le cure adeguate a causa della drammatica carenza di posti di riabilitazione neurologica ad alta specialità –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi disponga in merito;

   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire su tutto il territorio nazionale il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, se del caso assumendo iniziative per una modifica del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70.
(4-00959)


   VOLPI, TRIZZINO, MAMMÌ, BOLOGNA, SPORTIELLO, IANARO, SARLI, CHIAZZESE e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la struttura complessa di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale di Sanremo (Asl 1 Imperiese) rappresenta un centro di eccellenza, ormai centro di riferimento nazionale, che utilizza tecniche innovative e che cura pazienti provenienti anche da altre Asl Liguri e da fuori regione;

   la struttura complessa gastroenterologia di Sanremo è un riferimento nazionale per l'esofago di Barrett (condizione precancerosa) e per alcuni trattamenti di endoscopia interventistica, quali la mucosectomia e la dissezione sottomucosa, eseguite in tutti i segmenti dell'apparato digerente; vengono inoltre trattate stenosi esofagee ed ipofaringee mediante protesi speciali messe a punto a Sanremo (Taewoong, Conio Stent);

   il centro è sede del coordinamento scientifico di studi clinici che coinvolgono numerosi centri nazionali. Gli studi sono rivolti alla valutazione dell'efficacia di nuove terapie endoscopiche;

   il direttore di detta struttura complessa di gastroenterologia, il dottor Massimo Conio, è unanimemente riconosciuto artefice ad oggi dello sviluppo di tale struttura complessa dal suo insediamento nel 2004, avendo portato con sé l'esperienza trentennale maturata nel campo della gastroenterologia in Italia e all'estero;

   con deliberazione della giunta regionale in data 13 luglio 2018, su proposta della vice presidente della giunta regionale e assessore alla sanità Sonia Viale, l'azienda intende procedere alla conversione della struttura complessa gastroenterologia in struttura semplice, a detta dell'assessore «al fine del rispetto dei parametri di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015»;

   la deliberazione n. 430 del 25 maggio 2018 «Atto di Autonomia Aziendale ai sensi dell'articolo 3 comma 1-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992 e articolo n. 25 della legge regionale n. 41 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni» concerne la rimodulazione e modifica della deliberazione n. 940 del 31 ottobre 2017;

   la decisione di retrocedere a struttura semplice la struttura complessa di gastroenterologia dell'ospedale di Sanremo desta sorpresa, data l'importanza che detta struttura riveste in ambito sanitario non solo per la regione Liguria, ma per tutto il nord-ovest, soddisfacendo con il suo operato di primo ordine il fabbisogno di un vasto bacino di pazienti;

   la decisione dell'assessore Viale potrebbe essere parzialmente giustificabile solo se venisse contestualmente creata una struttura complessa in posizione geograficamente baricentrica all'interno del Ponente Ligure (Pietra Ligure) dove fare convergere i casi che richiedono procedure complesse di endoterapia: ciò permetterebbe di creare un centro ad alto volume e di formare medici molto preparati; invece, la decisione dell'assessore, prevede soltanto il declassamento della struttura complessa sanremese a discapito della tutela alla salute di tutti i cittadini, liguri o provenienti da fuori regione, che fanno affidamento sull'eccellente preparazione della struttura sanremese;

   suddetta decisione contraddice, inoltre, i valori cui si ispira l'azienda sanitaria (così come ribaditi nella deliberazione n. 430 del 25 maggio 2018) nell'erogare i servizi, in particolare, lede la centralità del cittadino secondo cui «ogni attività aziendale è svolta ponendo al centro le esigenze e i bisogni del cittadino»: è evidente che il declassamento senza alcuna previsione di una struttura complessa raggiungibile nei tempi utili anche in caso di urgenze da parte dei cittadini residenti nella provincia di Imperia determina uno scompenso sanitario per i cittadini, considerando inoltre che l'età media dei cittadini liguri è in costante aumento, motivo di più per prevedere un'assistenza adeguata ai problemi derivanti da malattie del tratto gastro-intestinale –:

   se sia al corrente di questa situazione e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare, nel rispetto delle attribuzioni regionali in materia sanitaria, al fine di verificare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, che potrebbero registrare un forte depotenziamento per effetto del declassamento della struttura complessa di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'ospedale di Sanremo, compromettendo il lavoro di eccellenza da essa svolto.
(4-00964)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno il gruppo agroalimentare Ferrarini/Vismara è in balia di una grave tensione finanziaria innescata dal crack di alcuni gruppi del sistema bancario a cui in passato si era affidato per sostenere la sua crescita, e verso il quale ha accumulato un/debito complessivo pari a circa 250 milioni di euro, di cui 112 milioni circa in capo alla società, 30 milioni dei quali, a loro volta, riferibili a prestiti concessi da Unicredit, altrettanti a Veneto Banca (le cui passività sono poi finite «in pancia» alla bad bank Sga), 20 milioni ad Intesa Sanpaolo, 10 milioni Banco Bpm e il resto verso Carisbo, Credit Agricole Cariparma e Banca del Mezzogiorno. Dei rimanenti 138 milioni di euro di debiti che gravano sulle partecipate, circa 100 milioni sono ancora verso la Sga;

   Ferrarini spa è un'azienda leader del mercato italiano del prosciutto cotto, per la quale lavorano oltre 1.000 persone e che vanta una capillare presenza sia sul mercato nazionale, con 300.000 punti vendita, sia oltre confine, con 10.000 negozi, 6.000 ristoranti e 10 sedi commerciali in Spagna, Svizzera, Inghilterra, Giappone, Hong Kong e Sudest asiatico;

   dopo aver chiuso il 2016 con circa 253 milioni di euro di ricavi e un Ebitda di poco meno di 23 milioni a fronte di un debito finanziario netto di 142,8 milioni, nel solo 2017 il gruppo emiliano ha visto volare i suoi ricavi a 335 milioni e l'Ebitda salire a 29,5 milioni, dati che dimostrano quanto il business non soffre ma anzi ha permesso al management di spingere sulla leva dell'innovazione, investendo ogni anno il 5 per cento del fatturato;

   nonostante le suddette performance il peso del debito del gruppo risulta ancora oggi notevole al punto da aver determinato il management dell'azienda, rimasta saldamente sotto il controllo della famiglia omonima, a ricercare nuovi soggetti finanziari disponibili ad entrare nella compagine societaria;

   dopo una prima fase interlocutoria avviatasi il 13 giugno 2018 con Italmobiliare e con il fondo QuattroR che concedeva loro un'esclusiva, fino a fine agosto 2018, per la riduzione dell'esposizione debitoria del gruppo emiliano attraverso la cessione a questi ultimi, previa conclusione positiva della due diligence dai dati di bilancio, del 90 per cento del capitale della Ferrarini spa a fronte di un aumento di capitale immediato di 100 milioni di euro, il management della stessa ha interrotto unilateralmente le trattative lasciando, da quasi un mese oramai, nella totale incertezza sia il quadro occupazionale che quello finanziario;

   l’impasse ha determinato l'avvio di una vertenza che vide coinvolte le sigle sindacali maggiormente rappresentative, unite per difendere i diritti dei dipendenti, le cui retribuzioni sono ferme al mese di aprile 2018, e che ha visto riuniti il 3 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, alcuni parlamentari e le segreterie nazionali, regionali e territoriali di Fai, Flai e Uila per discutere dei temi di natura occupazionale e di tutela dei lavoratori della Ferrarini durante il periodo di curatela, oltre a sollecitare le due procedure commissariali e la proprietà a garantire la continuità produttiva. Nel corso del medesimo incontro si è, inoltre, richiesto di definire in tempi stretti il piano concordatario, al fine di tutelare la presenza dei prodotti Ferrarini sul mercato;

   il Ministero, dal canto suo, ha ribadito il proprio impegno a monitorare la situazione, attraverso continui aggiornamenti con azienda, commissari e istituzioni locali, riconvocando l'incontro il 26 settembre 2018 –:

   quali iniziative urgenti e non più eludibili il Governo intenda intraprendere al fine di salvaguardare la continuità occupazionale e la produttività di un'azienda ambasciatrice indiscussa nel mondo dell'eccellenza del made in Italy.
(4-00953)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Lattanzio, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nitti.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-00341, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 agosto 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Moretto.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Caso n. 5-00338, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 39 del 6 agosto 2018.

   CASO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato nel 2017 dal giornale on line Huffingtonpost.it «Negli anni la politica di riduzione del costo del lavoro promossa da Poste Italiane non ha incontrato limiti. La forza lavoro occupata negli ultimi 5 anni è costantemente diminuita, dal 2012 ad oggi sono 7 mila in meno i lavoratori impiegati. E se gli occupati a tempo indeterminato diminuiscono da 144 mila nel 2012 a 135 mila nel 2016, i lavoratori a termine aumentano sino a superare la soglia di 6 mila occupati»;

   in data 13 giugno 2018 Poste Italiane s.p.a., partecipata al 29,26 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e al 35 per cento da Cassa depositi e prestiti, ha sottoscritto con i principali sindacati del settore un accordo per le politiche attive del lavoro con il quale l'azienda, a fronte di una riduzione del personale di circa quindicimila unità entro il 2020, si è impegnata a sviluppare «politiche attive per almeno 6000 fte complessivi», anche mediante l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori che hanno lavorato e che lavorano per Poste Italiane s.p.a. con contratti a tempo determinato (cfr., in particolare, pagine 3 e 4 dell'accordo);

   il quotidiano on line Il Desk riferisce che «i vertici delle Poste Italiane hanno deciso di licenziare 8 mila postini precari che attualmente lavorano con contratti a tempo determinato in tutte le Città italiane», benché «circa 30 mila lavoratori delle Poste attendono l'assunzione con contratto a tempo indeterminato e dopo settembre diventeranno circa 40 mila» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e dei dati sopra riportati e intenda pertanto assumere iniziative di competenza, eventualmente convocando i vertici di Poste Italiane s.p.a., per verificare la possibilità di realizzare una sensibile riduzione dell'utilizzo di personale con contratto a tempo determinato in favore di contratti di lavoro stabili, anche in applicazione del decreto-legge 87 del 2018, e garantire in tempi rapidi l'assunzione a tempo indeterminato di coloro che hanno lavorato e lavorano presso l'azienda con contratti precari;

   se sia a conoscenza di procedure per l'assunzione di dipendenti a tempo indeterminato in Poste Italiane s.p.a., nell'ottica del definitivo superamento di forme di lavoro precario.
(5-00338)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Elvira Savino n. 2-00070 del 2 agosto 2018.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BENIGNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni mesi, gli uffici della motorizzazione di Bergamo versano in una situazione organizzativa di disagio a causa di una carenza di organico tale da non poter garantire lo svolgersi degli esami di guida sia teorici che pratici, agli allievi delle autoscuole di Bergamo e della provincia, secondo le esigenze necessarie;

   lo stato di disagio è aumentato a seguito dei recenti fatti di cronaca che hanno visto sottoposti ad indagini giudiziarie alcuni funzionari che sono stati sospesi dal servizio;

   la situazione descritta, più volte riportata dalla stampa locale e in particolare dall’Eco di Bergamo, sta provocando un gravissimo pregiudizio a tutta la comunità bergamasca, anche a causa dei ritardi nelle revisioni dei mezzi per l'autotrasporto e degli autobus e nel rilascio di duplicati delle carte di circolazione e delle patenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di disagio degli uffici della motorizzazione di Bergamo;

   quali iniziative per quanto di competenza, intenda adottare per garantire servizi efficienti ai cittadini di Bergamo e alle aziende di trasporto che si avvalgono regolarmente della motorizzazione.
(4-00349)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, occorre premettere che con decreto ministeriale 4 agosto 2014 sono stati rimodulati il numero e i compiti degli uffici dirigenziali di livello non generale, nell'ambito degli uffici dirigenziali di livello generale della struttura organizzativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui al regolamento emanato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 72.
  In particolare, l'articolo 10 del predetto decreto ministeriale prevede che l'ufficio 2 – motorizzazione civile di Bergamo (in seguito ufficio), con sede in Bergamo, svolga anche le attività di coordinamento delle sezioni di Lecco, Como e Sondrio, un tempo uffici autonomi.
  Il personale attualmente in servizio presso la sede di Bergamo è costituito da un totale di 37 unità, di cui 5 in posizione di trasferimento temporaneo e rinnovabile con provenienza dagli uffici di Milano. Delle suddette 37 unità, solo 22 sono abilitate alle mansioni operative; in particolare, sono presenti quattro ingegneri (di cui uno neo assunto e uno con limitazioni mediche), cinque tecnici/esaminatori e tredici esaminatori (di cui quattro non operativi per motivi giudiziari o medici, due con limitazioni mediche e uno in
part time). Sia il personale esaminatore sia quello tecnico svolge anche ordinariamente compiti di ufficio, quali sportelli al pubblico, controlli amministrativi e contabili, predisposizione turni, rilascio autorizzazioni, etc.
  Considerato che la provincia di Bergamo ha una popolazione di circa 1.113.000 abitanti e l'utenza specializzata è composta da 135 autoscuole e 358 studi di consulenza, la maggior criticità è data dalla impossibilità di soddisfare pienamente le richieste di operazioni tecniche ed esami.
  In proposito, si precisa che il numero medio di revisioni/anno è di circa 24.000, di cui circa 6.000 presso la sede dell'ufficio e le restanti 18.000 presso altre sedi degli utenti, come previsto dall'articolo 19 della legge n. 870 del 1986.
  Per le operazioni tecniche di revisione e collaudo vengono utilizzati sia i cinque funzionari tecnici che i due ingegneri, con i seguenti tempi medi di attesa.
  Revisioni di veicoli di massa superiore alle 3,5 t e autobus:

   presso la sede dell'ufficio attualmente i veicoli vengono prenotati per il mese di ottobre 2018;

   presso le sedi esterne per il mese di settembre 2018. A tale proposito occorre evidenziare che nelle varie programmazioni operative è stata sempre riservata un'attenzione particolare al trasporto pubblico locale, assegnando alle imprese richiedenti tutte le sedute richieste con pieno rispetto delle date in esse indicate da parte dell'utenza.

  Collaudi:

   di veicoli industriali vengono prenotati entro il 15 settembre;

   di installazione di impianti Gpl metano e ganci di traino entro la prima decade di ottobre.

  Per quanto riguarda gli esami, si riferisce che fino alla data del 24 febbraio 2018, il numero di esami effettuati dall'ufficio era tale da soddisfare pienamente le richieste dell'utenza, con tempi medi di attesa, per la prova pratica di guida, di 90 giorni dalla data di superamento dell'esame di teoria.
  Dal 24 febbraio 2018, a seguito dei noti fatti giudiziari che hanno coinvolto tre funzionari, la potenzialità dell'ufficio si è ridotta in maniera drastica, circa 700/750 esami di guida in meno al mese.
  A fronte di una richiesta media mensile, stimata sui dati relativi al 2017, di circa 1.800 quiz e 1.700 guide, l'ufficio attualmente è in grado di soddisfarne tra il 60 per cento e il 70 per cento. Gli esami effettuati nell'anno 2017 sono stati pari a 38.424 (esclusi certificato di qualificazione del conducente – Cqc; certificato di formazione professionale – Cpf; certificato di formazione professionale Adr (
Accord dangereuse routiers) – Cfp Adr; certificato di abilitazione professionale – Cap) di cui 19.725 teorie e 18.699 guide.
  Per far fronte a tale situazione si sta intervenendo sia a livello strutturale – aumentando la potenzialità delle aule adibite allo svolgimento degli esami quiz informatizzati e conseguente recupero di personale esaminatore da adibire alle sedute di guida: dal 5 luglio 2018 il numero dei posti utili per aula è passato da 14 a 30 – sia a livello organizzativo, utilizzando personale della sezione di Sondrio nonché attraverso l'impiego di due operatori alla settimana che verranno messi a disposizione dalla sede centrale di Roma, impiego questo in via di definizione.
  L'attività operativa viene anche soddisfatta facendo massiccio ricorso al lavoro straordinario prestato dal personale dell'ufficio, il quale ha sempre dimostrato massima dedizione e disponibilità.
  Da ultimo, si riferisce che, in virtù delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 565 a 570, della legge n. 205 del 2017, che ha previsto l'assunzione di personale a tempo indeterminato presso questa amministrazione, tale situazione di evidente criticità potrà essere attenuata. Infatti, è stato recentemente bandito un concorso per la figura professionale di funzionario ingegnere, di cui sei destinati alla motorizzazione di Bergamo e alle relative sezioni di Como, Lecco e Sondrio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2015 l'azienda sanitaria locale di Bologna ha deciso di eliminare la presenza continuativa di un medico all'aeroporto Marconi di Bologna a favore della presenza di un'ambulanza con infermiere a bordo: tutto ciò in un luogo dove annualmente transitano circa 7 milioni di passeggeri;

   il 30 gennaio 2015 l'Enac (Ente nazionale aviazione civile), in seguito a richiesta da parte dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Bologna (OMCeO), ribadiva in una nota informativa le caratteristiche relative ai «requisiti minimi del servizio di pronto soccorso sanitario aeroportuale»: in tale nota si precisava che «l'intervento per l'emergenza che si traduce in un vero e proprio obbligo per il gestore di fornire il servizio, rappresenta la ragione primaria dell'istituzione del PSA (Presidio Sanitario Aeroportuale), mentre l'assistenza agli utenti aeroportuali può essere considerata come una funzione accessoria. In tale ottica, i requisiti minimi di costituzione del presidio non possono che prevedere la presenza costante di un medico, eventualmente supportato da una figura professionale paramedica o ausiliaria, in grado di utilizzare le apparecchiature mediche in dotazione al presidio»;

   nella stessa comunicazione di cui sopra si precisava che «l'obbligatorietà della presenza di un medico per l'intero orario di operatività dell'aeroporto è stato ribadito anche dalle Linee guida di cui si tratta che, a pagina 6 secondo capoverso, recitano: “Lo svolgimento del servizio dovrà essere curato dal medico addetto con la massima professionalità al fine di garantire un'alta qualità del servizio”. Tale raccomandazione è posta solo a carico del medico e non dell'altro personale eventualmente impiegato, per sottolineare che tale figura professionale rappresenta uno degli elementi costitutivi del presidio dal quale non si può prescindere. Ciò non esclude comunque che il PSA preveda l'impiego di più medici articolati secondo turnazione in modo da coprire l'arco temporale di operatività aeroportuale»;

   la regione Emilia-Romagna, a seguito di regolare accesso agli atti, segnalava che l'Enac, in data 3 febbraio 2015, aveva comunicato alle direzioni aeroportuali che l'efficacia di quanto disposto nella nota «requisiti minimi del servizio di pronto soccorso» era «sospesa fino, a nuova comunicazione»;

   l'azienda Usl di Bologna, in seguito alla stipula della relativa convenzione, ha chiarito che la postazione di emergenza presso l'aeroporto Marconi è divenuta a tutti gli effetti una postazione del sistema di emergenza territoriale dell'azienda Usl coordinata dalla centrale 118 Emilia-est;

   tra l'altro, la disponibilità di auto mediche nella città di Bologna presenta già volumi di attività che da soli potrebbero giustificare il potenziamento del servizio nella città di Bologna –:

   se esista una nota ufficiale dell'Enac che in qualche modo «sospenda» fino a nuova comunicazione l'efficacia di quanto disposto nella citata nota relativa ai «requisiti minimi del servizio di pronto soccorso» e come si spieghi la sospensione dell'efficacia di tale nota che di fatto rimanda a linee guida nazionali specifiche e non derogabili adottate nel 2014 con obbligo di adeguamento da parte dei gestori aeroportuali;

   quali iniziative si intendano assumere per evitare che tale eventuale sospensione possa costituire un precedente preoccupante che, paradossalmente, potrebbe essere applicato anche ad altri aeroporti d'Italia che, in tal caso, potrebbero prevedere l'eliminazione della figura fissa di un medico dal presidio sanitario aeroportuale;

   se vi siano altri aeroporti in Italia nella medesima situazione dell'aeroporto di Bologna;

   se, alla luce di quanto esposto, la società che ha in gestione l'aeroporto Marconi di Bologna possa considerarsi di fatto obbligata a ripristinare a suo carico la presenza fissa di un medico all'interno del presidio sanitario aeroportuale senza che il presidio aeroportuale vada a gravare sulla rete pubblica dell'emergenza.
(4-00040)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, occorre preliminarmente fornire una ricostruzione del contesto normativo e delle competenze riguardanti il servizio di pronto soccorso aeroportuale.
  Come è noto, il decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, ha posto in capo all'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) l'obbligo di predisporre le linee guida relative ai requisiti minimi del servizio di pronto soccorso aeroportuale, linee guida entrate in vigore il 31 ottobre 2014.
  Il testo è stato concordato con il Ministero della salute, direzione generale prevenzione sanitaria – coordinamento Usmaf, competente, tra l'altro, per i servizi sanitari in ambito aeroportuale. Detto coordinamento, con note del 1° dicembre 2014 e del 12 gennaio 2015, ha sostanzialmente condiviso le prescrizioni contenute nelle citate linee guida chiedendo delle integrazioni, prontamente accolte e inserite da Enac.
  In particolare, nella nota del 1° dicembre 2014 il coordinamento Usmaf ha rilevato che il presidio di pronto soccorso deve essere autorizzato o accreditato dalla Regione nel cui territorio si trova l'aeroporto.
  Conformemente a tale osservazione, al paragrafo 1 le linee guida prevedono che i gestori aeroportuali elaborino un
risk assessment sanitario per quantificare le dotazioni necessarie al presidio di primo soccorso aeroportuale, in accordo con le autorità sanitarie territorialmente competenti.
  Sulla base di tali disposizioni, il paragrafo 3 precisa che la valutazione del rischio deve basarsi sulla determinazione del rischio aeronautico, da sottoporre al parere di Enac, e sulla capacità sanitaria offerta dal territorio nonché dal livello di integrazione tra servizio sanitario aeroportuale e servizio sanitario pubblico.
  La valutazione di tale ultimo aspetto è in capo all'autorità sanitaria territorialmente competente, individuata nell'azienda sanitaria locale, la quale è competente a determinare il dimensionamento del presidio di primo soccorso aeroportuale; dal canto suo Enac, autorità tecnica di regolazione e controllo del settore aereo, non può estendere la propria potestà all'individuazione delle dotazioni in termini di uomini, mezzi e apparati.
  Ciò premesso, per quanto riguarda in particolare l'aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, è stata sottoscritta apposita convenzione per la gestione del presidio e del servizio di primo soccorso sanitario per gli anni 2015-2016, adottata dalla Asl di Bologna il 12 dicembre 2014 e resa esecutiva il successivo giorno 22.
  Il 18 febbraio 2015 la società Aeroporto di Bologna ha comunicato ad Enac, e a tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, che il modello organizzativo era stato adottato assieme alle autorità sanitarie territorialmente competenti sulla base di una valutazione congiunta dei dati e delle risultanze esaminate, precisando altresì che esso rispondeva ai requisiti di accreditamento delle strutture sanitarie di emergenza della regione Emilia Romagna e che le attività di coordinamento del Psa (presidio sanitario aeroportuale) erano affidate a medico con comprovata esperienza e competenza nel campo delle emergenze sanitarie, che afferisce al dipartimento di emergenza/urgenza dell'Ausl di Bologna.
  Ciò nonostante, a seguito di una segnalazione dell'ordine dei medici di Bologna, il 23 marzo 2015 il coordinamento Usmaf ha evidenziato a tutti i soggetti coinvolti le proprie perplessità circa la mancata previsione della presenza di un medico stabilita dalla suddetta convenzione, priva di alcuna risposta da parte della Ausl di Bologna.
  Il 21 maggio 2015, a distanza quindi di cinque mesi dalla sottoscrizione della convenzione con la Ausl di Bologna, la società aeroporto di Bologna ha sottoposto a Enac il documento di rischio sanitario, rispetto al quale lo stesso ente ha ritenuto adeguata la determinazione del solo rischio aeronautico, conformemente al precitato paragrafo 3 delle linee guida.
  Al riguardo, Enac ha evidenziato che seppur le linee guida prevedano al paragrafo 6 la presenza di un medico, questa potrà essere garantita con metodologie diverse dalla sua presenza fisica, qualora l'organo sanitario competente, ovvero la Asl locale, ritenga che, anche sulla base degli elementi aeronautici e non forniti dal gestore – come l'entità di traffico e le statistiche circa gli interventi di soccorso effettuati nell'arco di un triennio precedente – sia adottabile un modello organizzativo che non preveda tale presenza in aeroporto.
  In ogni caso Enac, non avendo competenza alcuna di ordine organizzativo-sanitario, ha chiesto al coordinamento Usmaf di impartire esso stesso direttive al riguardo alla Asl, con particolare riferimento alla presenza del medico h24 con apposita postazione aeroportuale; ad oggi non è pervenuto alcun riscontro.
  A seguito di recente interessamento del comune di Bologna, è allo studio con la società di gestione dell'aeroporto un progetto per l'attivazione presso lo scalo di un servizio sanitario di tipo ambulatoriale, con caratteristiche da definire valutando le specifiche esigenze dell'utenza.
  Sarà cura di questo Ministero seguire attentamente gli sviluppi della vicenda con il coinvolgimento del dicastero della salute.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende che di recente il sindaco di Bologna ha firmato il primo atto di nascita di un bambino figlio di due madri. Era già accaduto a Torino dove il sindaco aveva registrato all'anagrafe della città un bambino nato in Italia ma concepito all'estero, da una coppia omogenitoriale formata da due donne;

   a Torino, in particolare, pare si sia trattato del primo caso di registrazione di figlio di coppia omogenitoriale avvenuto senza previa autorizzazione di un tribunale. Risulta inoltre che diversi sindaci, in tutta Italia, stiano procedendo a registrazioni analoghe;

   i primi cittadini in questione, di fatto, sembrano pertanto volersi assumere la piena responsabilità di tali azioni, superando di propria iniziativa le norme di legge da cui deriva, tra l'altro, anche la modulistica dell'anagrafe;

   la legge n. 40 del 2004 «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita» all'articolo 5, recita «Fermo restando quanto stabilito dall'articolo 4, comma 1, possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi». L'articolo 12, inoltre, vieta il ricorso alla surrogazione di maternità;

   recenti sentenze a favore della registrazione di bambini di coppie omogenitoriali riguardavano tuttavia esclusivamente il mantenimento dello status filiationis validamente acquisito all'estero dal minore;

   non si intende in tale sede entrare nel merito delle vicende delle singole coppie ma chiarire se tali atti di registrazione possano o meno considerarsi validi ai sensi della normativa vigente non rientrando, tra le competenze di un sindaco, azioni volte al superamento della normativa nazionale –:

   se sia a conoscenza delle vicende esposte;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare o siano state eventualmente già adottate rispetto alle vicende di cui in premessa al fine di annullare atti di registrazione che all'interrogante sembrano configurarsi come non conformi alla normativa vigente in materia.
(4-00354)

  Risposta. — Negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi di richieste di iscrizione o trascrizione di atti di nascita da parte di persone dello stesso sesso rispetto alle quali alcuni ufficiali di stato civile, nel solco del vigente ordinamento, hanno correttamente opposto diniego ritenendole contra legem.
  Altri uffici comunali, invece, hanno ritenuto di procedere alla formazione degli atti richiesti andando oltre alle disposizioni vigenti.
  Sul tema che, come è intuibile, va al di là della stretta valutazione in termini giuridici, si stanno sviluppando una serie di posizioni diversificate, anche alla luce di alcuni passaggi giurisprudenziali. Ci si riferisce, in particolare, all'ordinanza di remissione alla Corte costituzionale del tribunale di Pisa dell'11 maggio 2018, che solleva la questione di legittimità costituzionale della normativa di stato civile nella parte in cui non consente la formazione in Italia di un atto di stato civile in cui siano riconosciuti come genitori due persone dello stesso sesso; e ad alcune pronunce della Corte di cassazione, tra cui l'ordinanza del 22 febbraio 2018, sebbene specificamente riferita alla trascrizione di un atto di nascita di un bambino di coppia omogenitoriale formato in altro Paese.
  Sul piano amministrativo, i diversi contenziosi attualmente in corso hanno suggerito a questo ministero l'opportunità di richiedere all'avvocatura generale dello Stato le proprie valutazioni di ordine legale prima di definire linee d'indirizzo da diramare alle prefetture ed agli uffici interessati.
  Si ritiene, pertanto, necessario attendere tali valutazioni, tenuto conto anche dell'orientamento del Consiglio di Stato volto ad escludere che il prefetto, pur dotato di poteri di vigilanza in materia anagrafica e di stato civile, possa annullare l'atto dell'ufficiale di stato civile in assenza di un'espressa previsione di legge che conferisca tale potere.
  Esistono, tuttavia, alcuni punti fermi.
  Il primo è che secondo il vigente ordinamento di stato civile gli atti di nascita si formano e si iscrivono nei relativi registri indicando, quali genitori, la madre partoriente ed il padre biologico. Tale principio viene anche riaffermato con riferimento all'annotazione nell'atto di nascita del riconoscimento di filiazione che richiede, sempre, la preventiva verifica in capo al soggetto dichiarante della condizione di paternità o di maternità.
  Il secondo, è che l'articolo 12 della legge n. 40 del 2004, recante norme in materia di procreazione medicalmente assistita, ha considerato le pratiche dell'utero in affitto e della compravendita di gameti umani quali fattispecie delittuose. D'altro canto, la stessa Corte costituzionale nella sentenza n. 272 del 2017 ha sottolineato che «la maternità surrogata è una pratica che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane».

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa e web si apprende dell'avvenuta soppressione, a partire dal 9 giugno 2018, di un treno Frecciabianca strategico per i pendolari che si recano al lavoro nella tratta Parma-Milano. Si tratta, in particolare, del treno 8802 da Ancona, in partenza alle 5 e con arrivo a Milano alle 9,20;

   al riguardo, le sigle sindacali hanno espresso forti preoccupazioni per tale vicenda e hanno fatto presente che le tracce orarie ufficiali di Trenitalia prevedevano che tale tratta restasse in programmazione almeno fino a dicembre 2018. I sindacati hanno, in particolare, manifestato preoccupazione per le ricadute occupazionali derivanti dalla soppressione di questo treno, sia per quanto riguarda il personale viaggiante sia per quanto concerne il personale che ha in carico l'appalto di pulizia;

   evidente è inoltre il disagio per gli utenti che si ritroveranno, senza nessuna apparente motivazione, a non poter più usufruire di tale servizio: da segnalazioni ricevute risulta che diversi cittadini hanno già pagato l'abbonamento annuale per tale tratta proprio sul presupposto dell'esistenza di questi treni –:

   se il treno in questione sia stato effettivamente soppresso e con quale motivazione;

   se risulti che siano stati soppressi, di recente, altri treni lungo la medesima tratta;

   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, per il ripristino del treno soppresso, ritenuto fondamentale e di strategica importanza per i pendolari che si recano al lavoro lungo la tratta interessata;

   se siano previste forme di risarcimento per gli utenti che avevano sottoscritto un abbonamento specifico per il treno in questione;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere, o siano eventualmente già state assunte, per salvaguardare i posti di lavoro collegati all'esistenza di tale treno.
(4-00525)

  Risposta. — Con riferimento all'alto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, si ricorda che la questione segnalata fa riferimento a un servizio alta velocità gestito dalla società Trenitalia in piena autonomia commerciale.
  Ad ogni modo, è stato interessato il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, il quale ha precisato che i frecciabianca 8802 e 8829 non sono stati soppressi; la circolazione di tali treni è stata solo sospesa in alcune giornate, complessivamente 16, dal 17 giugno al 13 luglio 2018.
  Il provvedimento si è reso necessario per consentire l'effettuazione di lavori di manutenzione programmati dal gestore dell'infrastruttura (società Rete ferroviaria italiana – Rfi) sulla linea Bologna-Rimini; tali interventi, benché previsti in orario notturno, avrebbero interferito con la regolare circolazione dei due treni, determinando un arrivo a destinazione con un ritardo incompatibile con il servizio svolto.
  Della sospensione nelle giornate stabilite è stato dato avviso agli utenti, anche mediante apposite locandine affisse nelle stazioni interessate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 aprile 2018 l'Anas ha comunicato la chiusura lungo l'autostrada Palermo-Catania a causa del deterioramento di una soletta sul ponte «Morello» compreso tra gli svincoli di Enna e Caltanissetta;

   un tratto di circa 16 chilometri che però, a causa della pessima viabilità alternativa, costa in termini di tempo di percorrenza circa 1 ora;

   la stessa Anas ha suggerito i percorsi alternativi: uscita obbligatoria allo svincolo di Enna, percorrenza della strada statale 117-bis in direzione Palermo, proseguimento sulla strada statale 122 e sulla strada statale 626 in direzione A19 e rientro allo svincolo di Caltanissetta;

   la chiusura dovrebbe durare circa una settimana creando non pochi disagi anche per via della ricorrenza del 25 aprile e del primo week end lungo vacanziero;

   si tratta di una ulteriore criticità che va ad aggiungersi a quelle già presenti e che rendono l'arteria in questione un vero e proprio calvario per gli automobilisti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché l'Anas si adoperi sollecitamente non solo per la conclusione degli interventi ma anche per un piano organico di messa in sicurezza e ammodernamento di una infrastruttura imprescindibile per i siciliani.
(4-00116)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, la società Anas ha evidenziato che la chiusura in direzione Palermo dell'autostrada A19 Palermo-Catania si era resa necessaria per consentire l'esecuzione di un intervento di ripristino di una soletta del viadotto Morello, tra gli svincoli di Enna e Caltanissetta.
  L'impresa incaricata ha concluso l'intervento di manutenzione straordinaria nel pomeriggio del 24 aprile scorso, in anticipo rispetto alla data prevista, consentendo così l'immediata riapertura del tratto autostradale nella mattina del giorno successivo.
  Inoltre, in merito al piano organico di messa in sicurezza e di ammodernamento dell'A19, Anas ha comunicato di aver programmato n. 78 interventi di manutenzione, per un investimento complessivo di oltre 521 milioni di euro.
  La seguente tabella riporta in dettaglio i predetti interventi.

  tipologia di intervento

  interventi in fase di attivazione

  investimento (Mil €)

  interventi attivi

  investimento (Mil €)

  interventi ultimati dal 2016

  investimento (Mil €)

  interventi TOTALE

  investimento TOTALE

  57

  442,61

  12

  57,03

  9

  21,71

  78

  521,35

  Barriere e protezioni

  16

  89,27

  16

  89,27

  Impianti tecnologici

  3

  11,98

  1

  3,51

  4

  15,49

  Opere complementari

  1

  4,47

  1

  1,77

  1

  8,50

  3

  13,27

  Opere d'arte

  31

  321,79

  4

  29,12

  3

  3,18

  38

  354,09

  Piano viabile

  4

  13,50

  6

  22,64

  5

  13,64

  15

  47,64

  Segnaletica

  2

  1,59

  2

  1,59

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   CARDINALE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle più importanti realtà per la sicurezza del Paese;

   si stima che la carenza di personale si aggiri sulle 4000 unità e comunque il personale in servizio con abnegazione e spirito di servizio non fa mai mancare il proprio impegno quotidiano nell'espletamento delle mansioni a cui è chiamato;

   rimane in sospeso l'annosa questione concernente il concorso pubblico per titoli ed esami per l'accesso al ruolo iniziale di vigile del fuoco per 814 posti, bandito con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, con emanazione della graduatoria definitiva nell'ottobre 2010;

   lo scorrimento della suddetta graduatoria ha subito diversi «stop» per una serie di decisioni assunte nel corso del tempo, compreso il blocco totale delle assunzioni e la permanenza del blocco del turn over venuto meno solo nel 2017 per preciso impegno del Governo di centrosinistra;

   il combinato disposto di queste decisioni con le disposizioni in materia di restrizione degli accessi al pensionamento ha determinato una situazione di mancato ricambio generazionale ed un innalzamento dell'età media del Corpo accrescendo una serie di criticità, come evidenziato anche dalle organizzazioni sindacali –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di procedere allo scorrimento della graduatoria degli idonei del citato concorso per 814 vigili del fuoco al fine di procedere al potenziamento degli organici del Corpo dei vigili del fuoco.
(4-00766)

  Risposta. — In via preliminare, nel sottolineare che le problematiche concernenti il potenziamento di uomini e mezzi del Corpo nazionale del vigili del fuoco sono da tempo all'attenzione di questo Ministero, si evidenzia che, al momento, a fronte di una previsione organica di 37.481 dipendenti, il Corpo soffre una carenza di poco più di 3.000 unità. Al riguardo, sono in corso di attuazione alcune misure volte a mitigare l'incidenza di tale deficit. Si richiamano, in particolare: l'autorizzazione a bandire una nuova procedura selettiva per l'immissione di 250 giovani nella qualifica di vigile del fuoco (la relativa procedura concorsuale avrà termine entro la fine dell'anno corrente); l'assunzione straordinaria di 1.300 unità, con una programmazione quinquennale, a decorrere dal 1° ottobre di ogni anno: per il 2018 sono previste 50 assunzioni; l'assunzione di 400 unità nei ruoli iniziali del Corpo nazionale, già avvenuta in data 7 maggio 2018, a valere sulle facoltà assunzionali del 2018 relative al cento per cento delle cessazioni avvenute nel 2017: gli allievi vigili hanno già iniziato l'ottantatreesimo corso di formazione che avrà termine entro la fine dell'anno; un incremento della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco di 300 unità con decorrenza 1° ottobre 2018.
  Occorre, inoltre, evidenziare che il Corpo è stato chiamato a fronteggiare maggiori oneri funzionali in virtù di recenti interventi normativi come, ad esempio, la lotta attiva agli incendi boschivi dopo l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato o l'assunzione di un ruolo di coordinamento tecnico-ispettivo negli interventi di soccorso pubblico più complessi, sancito anche nel nuovo codice della Protezione civile, nonché i più onerosi impegni che scaturiscono dalle nuove direttive sulla sicurezza integrata in occasione delle manifestazioni pubbliche. Tali circostanze determinano, effettivamente, la necessità di prevedere l'immissione di ulteriori unità di personale per assolvere adeguatamente anche alle nuove missioni prima delineate.
  Si segnala, inoltre, che è stato recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri, in via preliminare, ed è ora al parare delle competenti commissioni parlamentari, un intervento normativo che porta a compimento il disegno riformatore iniziato nel 2017 e che mira a garantire l'ottimizzazione dell'efficacia delle funzioni del Corpo nazionale, nonché l'implementazione dell'assetto ordinamentale del relativo personale.
  È un intervento molto complesso che si rivolge all'intera compagine operativa, attraverso la valorizzazione di tutte le risorse umane e delle loro professionalità.
  Con riferimento, in particolare, alla graduatoria pubblica relativa al concorso a 814 posti di vigile del fuoco, indetto con decreto del Ministero dell'interno n. 5140 del 6 novembre 2008, valida fino al 31 dicembre 2018, che constava complessivamente di 7.599 idonei, si rappresenta che dalla medesima si è attinto per assumere, in data 7 maggio 2018, 400 unità nella qualifica di vigile del fuoco con una disponibilità residua, al netto delle succitate assunzioni, pari a 1.591 unità di idonei, la cui età media si attesta a 33 anni.
  Tale numero andrà ulteriormente, a ridursi in quanto, dalla stessa graduatoria, questa Amministrazione dovrà attingere per assumere: una quota parte, pari al 70 per cento (n. 210 unità), delle 300 unità previste ai sensi della legge n. 205 del 27 dicembre 2017, articolo 1, comma 289, quale incremento di organico della qualifica di vigile del fuoco, in quanto il rimanente 30 per cento viene dalla stessa legge di bilancio riservato alla stabilizzazione del personale volontario che svolge servizio presso le strutture centrali e periferiche del Corpo; una quota parte, pari al 70 per cento (n. 35 unità), delle 50 unità previste dalla stessa legge, articolo 1, comma 287, quale assunzione straordinaria; n. 96 unità, previo nulla osta del Dipartimento della funzione pubblica, in occasione delle autorizzazioni ad assumere per l'anno 2018, in relazione al rimanente
turn over per le cessazioni dell'anno 2017.
  L'eventuale assunzione delle restanti unità, come auspicato dall'interrogante, potrà scaturire da ulteriori interventi normativi che determinino, entro il 2018, un incremento di organico aggiuntivo rispetto al quadro suesposto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   VANESSA CATTOI, BINELLI, FUGATTI, SEGNANA e ZANOTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sabato 24 marzo 2018 la stazione di Rovereto, che si presenta decorosa ed accogliente in seguito ad una lunga e costosa ristrutturazione a spese di tutta la collettività, è stata sporcata per l'ennesima volta da incivili che durante la notte si sono introdotti nella stazione;

   la struttura infatti, nonostante non ci fossero treni notturni, è rimasta accessibile tutta la notte non essendo ancora stati sistemati i tornelli (i lavori sono in previsione nei prossimi mesi) per permettere l'accesso ai binari unicamente ai possessori di biglietto;

   il degrado della zona circostante contribuisce all'utilizzo improprio della stazione come luogo di stazionamento di vagabondi e di persone che abusano di alcol e che sporcano gli spazi comuni in modo inaudito;

   se non è tollerabile che un cittadino che si reca in una qualunque stazione la trovi in condizioni indecenti, ancor meno è accettabile che ciò accada in una struttura appena risistemata come quella di Rovereto, che, per vicinanza geografica, dovrebbe presentarsi come la porta per il lago di Garda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non reputi opportuno intervenire con iniziative mirate per disporre l'interdizione all'accesso delle stazioni ferroviarie nelle ore notturne a chiunque sia sprovvisto di biglietto, anche prevedendo l'installazione di tornelli obbligatori, al fine di evitare che fatti incresciosi come quelli accaduti a Rovereto possano verificarsi nuovamente e che si deturpi così il patrimonio della collettività.
(4-00013)

  Risposta. — In merito a quanto evidenziato con l'atto di sindacato ispettivo in esame, Rete ferroviaria italiana (Rfi) ricorda che le stazioni ferroviarie tendenzialmente costituiscono un richiamo per persone socialmente ed economicamente disagiate o senza fissa dimora.
  Anche per questo motivo Rfi si è dotata da anni di una struttura interna chiamata Protezione aziendale che, fra l'altro, esercita una forte azione di contrasto alle presenze abusive e/o pericolose nelle stazioni ferroviarie, sia mediante la polizia ferroviaria sia con propri dipendenti.
  Quanto allo specifico episodio verificatosi il 24 marzo 2018 nella stazione di Rovereto (imbrattamento di alcuni locali della stazione, atrio e passaggi verso il sottopasso), Rfi ha disposto la chiusura notturna della stazione a partire dal 3 aprile 2018 ed entro fine anno prevede l'attivazione di tornelli e di videocamere, mentre sono state già installate le recinzioni a chiusura dei varchi secondari.
  Infine, per completezza d'informazione, la medesima società ferroviaria fa presente che sono stati attivati nuovi ascensori dotati di videosorveglianza a distanza dalla
control room.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   DI MURO e GASTALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria della Val Roja che collega Cuneo con il ponente ligure e la Costa Azzurra è una tratta internazionale regolata da rapporti convenzionali tra Stato italiano e Stato francese;

   detta linea ferroviaria è ritenuta un'arteria fondamentale a servizio del territorio piemontese e ligure, sia per i flussi turistici che per le necessità di collegamento dei recidenti;

   sono stati stanziati, dal solo Stato italiano, 29 milioni di euro per lavori di adeguamento infrastrutturale, mentre non vi è chiarezza dell'impegno economico di parte francese;

   il termine dei lavori e il conseguente ripristino del servizio si sarebbe dovuto realizzare entro il mese di aprile, ma così pare non accadrà;

   non vi è stata chiarezza circa i benefici reali per l'utenza in termini di aumento delle corse, rapidità del viaggio e qualità del servizio;

   le amministrazioni locali delle province di Imperia e Cuneo hanno dimostrato la disponibilità ad adottare azioni di promozione della linea ferroviaria e del territorio interessato –:

   quali accordi siano stati raggiunti con le istituzioni francesi in merito all'entità dei finanziamenti, tempi e modalità degli interventi;

   come il Governo intenda comportarsi, a seguito dell'annuncio da parte del gestore francese circa l'impossibilità di rispettare i tempi previsti per la riapertura della linea ferroviaria per addivenire quanto prima al termine dei lavori;

   quali benefici per l'utenza, il Governo abbia ritenuto o ritenga di raggiungere per giustificare l'investimento pubblico.
(4-00052)


   DI MURO e GASTALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in merito alla realizzazione della linea ferroviaria della Val Roja tra Cuneo e Ventimiglia, SNCF Réseau, il gestore dell'infrastruttura francese a cui sono affidati 20,2 dei 29 milioni di euro stanziati dall'Italia per la prima fase dei lavori ha annunciato pochi giorni fa un possibile ritardo nei lavori per la riapertura della linea, prevista originariamente per il 1° maggio 2018;

   l'annuncio del gestore francese, che è arrivato tramite una semplice mail da parte del direttore territoriale, in cui si imputano i ritardi allo sciopero proclamato contro la riforma proposta dal governo francese, è sembrato decisamente poco rispettoso degli investimenti fatti da parte del nostro Paese su questa linea ritenuta strategica;

   essendo la linea in parte in territorio francese, una convenzione bilaterale ha ripartito i costi fra i due Paesi per la realizzazione degli interventi di risanamento della linea, di messa in opera e di installazione della segnaletica e dei lavori vari necessari a rilanciare in tempi brevi la citata linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia ed è fondamentale che entrambi i Paesi rispettino il cronoprogramma dei lavori –:

   se non ritenga urgente promuovere immediatamente un incontro con i rappresentanti del gestore dell'infrastruttura ferroviaria francese SNCF Réseau per ribadire gli impegni e le responsabilità dei soggetti coinvolti e per far sì che il cronoprogramma dei lavori per la riapertura della linea Cuneo-Ventimiglia, concordato fra i due Paesi interessati, non subisca ritardi rispetto alla data prevista del 1° maggio 2018.
(4-00064)

  Risposta. — Si risponde congiuntamente agli atti di sindacato ispettivo in esame in quanto vertono su analogo argomento.
  In merito al quesito relativo all'impegno economico, nonché agli accordi sui tempi e le modalità degli interventi, si conferma che da parte italiana sono stati stanziati, e sono in corso di impiego, 29 milioni di euro per gli interventi di adeguamento infrastrutturale della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria della val Roja. Da parte francese sono stati dichiarati 15 milioni di euro ma ne sarebbero effettivamente disponibili 10, di cui 5 da parte della regione Paca (Provenza - Alpi - Costa Azzurra) e gli ulteriori 5 dallo Stato francese.
  Inoltre, Sncf
Réseau ha condotto uno studio di investimento individuando pacchetti di interventi, oltre a quelli attualmente in corso, di differente natura, i cui importi variano da un minimo di 35 milioni di euro a un massimo di 125 milioni circa, quest'ultimo con l'obiettivo di conseguire un guadagno di percorrenza di trenta minuti sull'intera sezione (ripristino velocità di linea di 80 chilometri orari) rispetto alla attuale percorrenza. La parte francese è favorevole ad adottare, d'intesa con le autorità italiane, la soluzione infrastrutturale che più si attaglia alle disponibilità finanziarie che saranno via via reperite.
  In merito, poi, ai benefici reali all'utenza in rapporto all'investimento pubblico, si informa che è in corso uno studio da parte italiana, in collaborazione con Epfl (Politecnico di Losanna), per migliorare l'offerta di servizi ferroviari sulla linea in coordinazione con la modernizzazione dell'infrastruttura e per la valorizzazione degli impatti economici, quindi con riferimento non solo all'utenza del servizio ferroviario ma anche al valore aggiunto che la linea può rappresentare per i territori attraversati. In particolare, sono stati valutati i vantaggi che una riduzione dell'ordine della mezz'ora dei tempi di percorrenza attuali tra Cuneo e Nizza, ripristinando l'infrastruttura alle condizioni dell'orario 2009, comporta in termini di integrazione della linea in una logica di rete e di ricucitura delle tre regioni confinanti (Paca, Liguria, Piemonte). Lo studio, presentato alla delegazione francese nel corso della seduta conferenza intergovernativa del 18 maggio 2018, è stato accolto positivamente, e si è convenuto di creare un gruppo di lavoro
ad hoc costituito dalle tre regioni dai gestori dell'infrastruttura Sncf Réseau e Rete ferroviaria italiana (Rfi), e dai due competenti dicasteri italiano e francese, con l'obiettivo di rendere coerenti le disponibilità finanziarie con le logiche di integrazione della linea in un contesto territoriale più ampio; in particolare, utilizzando l'integrazione modale bus-treno, incrementando l'attrattività viaggiatori (sistematici e non), ottimizzando l'utilizzazione della capacità attraverso il cadenzamento coordinato degli orari e un migliore utilizzo delle risorse.
  Infine, sulla posizione dello scrivente dicastero rispetto al ritardo dichiarato da Sncf
Réseau per la riattivazione della linea, si evidenzia che i rappresentanti territoriali dei due sopracitati gestori dell'infrastruttura si incontrano mensilmente, nell'ambito di un comitato tecnico ferroviario il cui obiettivo è monitorare l'andamento dei lavori e far fronte tempestivamente ad eventuali criticità. Nel corso delle ultime riunioni è stata presente anche una rappresentanza del Segretariato generale della Cig lato Italia, al fine di valutare se è opportuno intraprendere eventuali azioni a livello ministeriale per evitare ulteriori ritardi nella riattivazione della linea, attualmente fissata al 13 luglio 2018.
  I lavori relativi alla realizzazione del Sistema di controllo marcia treno (SCMT) in tratta francese hanno subito ritardi dovuti alla compressione degli spazi temporali disponibili per le ditte francesi alle quali i lavori stessi sono obbligatoriamente subappaltati dalla ditta italiana Ecm, che ha realizzato il progetto. Ciò ha come conseguenza il fatto che, nonostante la riattivazione della linea avverrà il 13 luglio, non sarà possibile programmare il predetto sistema di segnalamento per consentire di elevare la velocità in alcune tratte della sezione transfrontaliera, non potendo così al momento acquisire benefici concreti dall'esecuzione dei lavori stessi. Inoltre, a causa degli scioperi in atto in Francia, non sono al momento disponibili i tecnici francesi per effettuare le prove sul sistema. Rfi ha più volte offerto la disponibilità dei propri tecnici per eseguire tutti i lavori, comprese le verifiche, entro la data di riapertura della linea, ma Sncf
Réseau ha sempre risposto negativamente, rendendosi però disponibile ad eseguire le attività di cablaggio e verifica nel mese di settembre con interruzioni diurne e/o notturne ma senza ulteriori chiusure della linea, come invece era stato dichiarato dalla stessa impresa ferroviaria.
  Tutto ciò premesso, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso il segretariato Cig, assicurerà la propria presenza agli incontri tecnici, al fine di monitorare in modo puntuale lo stato dei lavori e il rispetto degli obiettivi prefissati.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   DONZELLI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 gennaio 2016 è stato emesso dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale il bando di gara relativo alla procedura ristretta per l'affidamento del contratto di concessione di costruzione e gestione, ai sensi dell'articolo 153, commi da 1 a 14, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, di disciplina della finanza di progetto;

   il bando aveva ad oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva della prima fase della piattaforma Europa del porto di Livorno, comprensiva del terminal per contenitori e di tutte le opere ad esso connesse, nonché l'esecuzione dei lavori di realizzazione, l'allestimento e la gestione del terminal per lo svolgimento di operazioni portuali ex articolo 16 della legge n. 84 del 1994 (cig: 6548209901 – cup: b41h15000170005) per un valore di circa ottocento milioni di euro;

   l'opera pubblica oggetto del bando è inserita nel piano regolatore portuale adottato dal comitato dell'autorità portuale di Livorno in data 19 dicembre 2013 con delibera n. 34, e approvato dal consiglio della regione Toscana in data 25 marzo 2015 con delibera n. 36 a seguito di approvazione della variante anticipatrice al piano regolatore generale da parte del comune di Livorno;

   il suddetto bando di gara prevedeva uno studio di fattibilità che sarebbe stato reso disponibile, unitamente alla lettera di invito, ai soggetti che avrebbero superato la fase di prequalifica;

   una nota dell'Ansa del 3 febbraio 2015 riportava testualmente: «BRUXELLES, – La Banca europea di investimenti (Bei) apre la porta ad “anticipare fondi – già nei primi mesi dell'anno – per alcuni dei progetti contenuti nella prima lista presentata dall'Italia nell'ambito del piano Juncker” e la regione Toscana punta sul porto di Livorno, con la realizzazione della darsena Europa e il cosiddetto “scavalco” per collegare lo scalo al retroporto. A parlarne è il presidente della regione Toscana Enrico Rossi che, alla luce dell'accelerazione, rivolge un appello al Comune di Livorno, affinché approvi al più presto il piano regolatore, e all'Autorità portuale livornese perché sviluppi rapidamente la progettazione»;

   in data 27 luglio 2017 l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale ha revocato il bando di gara in questione con regolare avviso pubblico, riportante la dicitura «A fronte delle motivazioni contenute nel Provvedimento del Presidente n. 89 del 26 luglio 2017», ma non provvedendo a pubblicare nel relativo sito istituzionale tali motivazioni –:

   a quanto ammontino le risorse pubbliche statali spese per l'effettuazione dello studio di fattibilità e per il piano regolatore portuale, e se le stesse risultino comunque giustificate nonostante l'annullamento della procedura di gara;

   quali siano i tempi previsti per la nuova opera;

   se nel nuovo progetto sia compreso uno studio sull'impatto ambientale che tale opera potrebbe avere sull'erosione della costa pisana.
(4-00079)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la realizzazione della Piattaforma Europa del porto di Livorno, si riferisce quanto segue.
  In merito al primo quesito, l'autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale precisa che l'elaborazione del piano regolatore del porto (Prp) Livorno, iniziata a cavallo tra il 2003 e il 2004, ha comportato analisi, studi, simulazioni, elaborati, discussioni, di diversa origine e natura e la piattaforma Europa ne costituisce solo una parte, per quanto la più rilevante sul piano infrastrutturale; i relativi costi sono a carico di risorse proprie dell'ex autorità portuale e non statali, mentre ammonta a euro 190.042,40 + Iva il corrispettivo per lo studio commissionato alle società Ocean Shipping Consultant e D'Appolonia, esperte nel settore.
  Circa l'attualità delle previsioni del piano e dello studio di fattibilità, è necessario premettere alcune considerazioni.
  All'epoca dell'approvazione del Prp a marzo 2015, la configurazione dell'infrastruttura non poteva che essere quella definita dal piano medesimo in quanto i vincoli ambientali in materia di dragaggi hanno comportato che il Consiglio superiore dei lavori pubblici prescrivesse l'integrale riutilizzazione del materiale dragato per il riempimento delle opere marittime. Di conseguenza, lo studio Ocean Shipping e D'Appolonia non poteva che essere tarato su detta previsione.
  Dopo l'approvazione del Prp sono intervenute due modifiche normative di grande impatto sull'iniziativa:

   il decreto legislativo n. 50 del 2016 che, riformando il codice degli appalti, ha modificato la percentuale di partecipazione della componente pubblica in iniziative di project financing;

   i decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 172 e n. 173 entrambi del 15 luglio 2016, che, innovando in materia di dragaggi, rendono oggi possibile lo sversamento in mare in totale sicurezza di 1/3 del materiale dragato, con conseguente possibilità di ridurre la configurazione fisica della darsena Europa e i relativi costi.

  Tali due novità hanno reso necessario, oltre che opportuno, ripensare la gara nel frattempo bandita e procedere alla reingegnerizzazione del procedimento, ferma restando la validità delle previsioni del Prp (la nuova configurazione è infatti perfettamente, inscritta nella sagoma del Prp e quindi non comporta una variante del piano) e dello studio di fattibilità, che rimangono quindi giustificate e fruibili.
  In merito al secondo quesito, la stessa autorità di sistema portuale riferisce che il percorso avviato per la nuova procedura prevede la conclusione delle opere al 2023. Tale percorso, che non comporta ritardi rispetto ai tempi inizialmente previsti, è invece ambizioso rispetto ai tempi medi di realizzazione di infrastrutture importanti. È ora in corso la procedura per l'affidamento della sola progettazione e dei rilievi propedeutici (sondaggi geognostici), per poter poi bandire, dopo le vane autorizzazioni, la gara per la realizzazione delle opere di competenza pubblica.
  Infine, in merito al terzo quesito si fa presente che il Prp è stato oggetto di valutazione ambientale strategica da parte dei competenti uffici regionali. Ovviamente, conformemente alla legislazione nazionale, il progetto definitivo, corredato dallo studio di impatto ambientale, sarà sottoposto a procedura di Via.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   FERRARI, CENTEMERO e CAPITANIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa si è consumato l'ennesimo episodio di violenza su un treno, quando sul convoglio regionale diretto a Lecco proveniente da Milano, è stato aggredito un poliziotto quarantenne, in forza presso la squadra volante della questura di Lecco;

   questo ufficiale pubblico è stato aggredito dopo aver tentato di difendere il capotreno da un giovane nigeriano che, dopo essersi rifiutato di mostrare il titolo di viaggio, aveva iniziato ad infastidire gli altri viaggiatori;

   il poliziotto ha cercato di calmare il giovane immigrato, ma è stato aggredito da una decina di giovani nigeriani che sono intervenuti in difesa del connazionale, bloccando il capotreno e picchiando selvaggiamente il poliziotto;

   due degli autori del pestaggio, un ragazzo di 24 e uno di 25 anni di origini nigeriane, con regolare permesso di soggiorno, sono stati arrestati mentre tentavano la fuga su un altro treno diretto in Valtellina;

   la frequenza con cui si registrano episodi di violenza sui treni della tratta Milano-Lecco è a dir poco preoccupante: pochi giorni fa i carabinieri hanno sgominato una «baby gang» che commetteva rapine in treno e in stazione; solo una settimana fa un gruppo di ragazzi di colore ha aggredito un commerciante nei pressi della stazione di Olgiate e rapinato subito dopo un passeggero a bordo del treno diretto a Milano dandosi poi alla fuga;

   non è tollerabile che un cittadino debba sentire minacciata la propria sicurezza recandosi a prendere un treno in una stazione o addirittura che corra il rischio di subire atti di violenza e delinquenza mentre utilizza un servizio essenziale come quello del trasporto ferroviario;

   i cittadini chiedono maggiori tutele per la propria sicurezza e chiedono risposte chiare e decise per contrastare i fenomeni criminosi commessi per mano di delinquenti, spesso immigrati senza regolare permesso di soggiorno, che hanno trasformato le stazioni in luoghi pericolosi, dove prolifera lo spaccio di droga e dove si consumano reati di ogni genere –:

   alla luce della crescita esponenziale degli episodi di violenza consumati all'interno dei convogli ferroviari, sia ai danni del personale dipendente di Trenitalia da parte di passeggeri sprovvisti di biglietto, sia ai danni delle forze dell'ordine che si impegnano a far rispettare le regole a bordo dei treni, sia ai danni di passeggeri, quali iniziative i Ministri interrogati intendano mettere in atto per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza.
(4-00205)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, va premesso che, come precisato dalla direttiva sui comparti di specialità delle forze di polizia e sulla razionalizzazione dei presidi di polizia annessa al decreto del Ministro dell'interno 15 agosto 2017, le funzioni di sicurezza ferroviaria fanno capo alla responsabilità dell'amministrazione di pubblica sicurezza, che vi provvede, in primo luogo, attraverso la specialità della polizia ferroviaria della polizia di Stato, che pone in essere, tra le altre, le attività volte ad assicurare la sicurezza della circolazione dei convogli e l'integrità degli utenti, svolgendo, inoltre, compiti diretti alla prevenzione generale dei reati e alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
  Circa l'episodio segnalato dall'interrogante, il Ministero dell'interno, interessato al riguardo, ha riferito che nel pomeriggio del 6 maggio 2018, a bordo del treno regionale di Trenord proveniente da Milano e diretto a Lecco è sorto un diverbio che ha assunto toni animosi, tra un viaggiatore di nazionalità africana e il capotreno.
  Il capotreno ha chiesto aiuto ai passeggeri, tra i quali vi era un agente di polizia della questura di Lecco, libero dal servizio, il quale si è qualificato presso lo straniero.
  Quest'ultimo, invitato a scendere alla stazione di Arcore (Monza Brianza), è immediatamente risalito sul medesimo treno qualche carrozza più avanti.
  Lo straniero è stato quindi nuovamente intercettato dal capotreno e dal poliziotto ma questa volta, trovandosi in compagnia di altri sei connazionali, ha aggredito l'agente di polizia che, mentre era a terra, è stato ripetutamente colpito con calci e pugni anche dal gruppo dei ragazzi stranieri presenti.
  Durante l'aggressione, il capotreno è stato bloccato alle spalle mentre il cittadino straniero ha anche tentato di strappare il portafogli/distintivo al poliziotto.
  Arrivati alla stazione di Carnate il gruppo di stranieri si è dato alla fuga.
  Sono scattate immediatamente le ricerche dei malviventi, che sono stati segnalati su altro treno in direzione Lecco, dove sono stati intercettati presso la stazione di Calolziocorte.
  In particolare, due di essi sono stati riconosciuti e identificati: si tratta di due cittadini nigeriani entrambi regolari sul territorio nazionale. I predetti sono stati arrestati per i reati di tentata rapina, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale ed associati presso la casa circondariale di Lecco a disposizione dell'autorità giudiziaria.
  L'assistente capo di polizia, invece, è stato ricoverato in ospedale in osservazione per sospetta frattura di un dito.
  Anche a seguito del citato episodio, il 15 maggio 2018 si è svolto un incontro presso la prefettura di Lecco sul tema della sicurezza ferroviaria per l'individuazione di ulteriori misure finalizzate a garantire la sicurezza delle stazioni e degli utenti a bordo dei treni.
  All'incontro, presieduto dal prefetto, hanno preso parte i vertici provinciali delle forze di polizia, i rappresentanti della polizia ferroviaria di Lecco e Milano, rappresentanti della regione Lombardia, alcuni dirigenti della società Trenord e alcuni di Rete ferroviaria italiana (Rfi).
  Il 28 maggio 2018, si è tenuta analoga riunione presso la prefettura di Milano; nel corso dell'incontro il direttore centrale per la polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali della polizia di Stato ha riferito i dati relativi ai furti e alle aggressioni denunciati in Lombardia: nel 2016 si è verificato un picco delle aggressioni denunciate, 148, di cui 102 sono relative a convogli di Trenord e 46 relative a treni di Rfi. Sono stati rintracciati 94 aggressori.
  Nel 2017, le aggressioni sono scese a 70, di cui 11 verbali e 59 fisiche. Il 68 per cento degli aggressori sono stati rintracciati.
  Per quanto riguarda il 2018, alla data del 25 maggio 2018 sono state denunciate 35 aggressioni, di cui 14 verbali e 21 fisiche e sono stati rintracciati il 63 per cento degli aggressori.
  Anche l'amministratore delegato di Trenord ha illustrato e consegnato un documento nel quale sono indicati i principali fenomeni di vandalismo registrati nei primi mesi del 2018, tra i quali emergono i furti di martelletti frangivetro e i graffiti cancellati, confermando comunque un
trend in lieve aumento.
  Tra le aggressioni registrate in Lombardia, emerge un aumento delle minacce al personale (107), evasione del titolo di viaggio (390), furti e rapine (164), presenza di indigenti (67), per un totale di 1.055 eventi rilevati fino alla data del 25 maggio.
  Il citato amministratore ha riferito, altresì, che in data 26 marzo 2018 è stata siglata l'intesa con l'azienda regionale emergenza urgenza (Areu) per la dotazione di tutti i finestrini dei treni di adesivi con numero dedicato alle emergenze (112), in collegamento tra l'applicazione Trenord e l'applicazione
Where are U elaborata dalla stessa Areu per localizzare le richieste di intervento.
  Da ultimo, lo stesso amministratore ha fornito un aggiornamento sulla sperimentazione della
body camera (piccola telecamera che può essere indossata dal personale di Trenord) collegata alla sala operativa security. Al momento, la società è in attesa del riscontro definitivo da parte del garante della privacy.
  Più in generale, come accennato in premessa, la polizia ferroviaria garantisce la sicurezza di milioni di cittadini che ogni giorno si muovono in treno o frequentano a vario titolo le 2.700 stazioni italiane. Sono oltre 3 milioni e mezzo le persone che frequentano l'ambito ferroviario e oltre 1.600.000 i viaggiatori che quotidianamente utilizzano gli oltre 9.000 convogli circolanti sulla linea nazionale.
  L'attività della polizia ferroviaria, anche in coordinamento con le altre forze di polizia territorialmente presenti, è articolata in servizi in stazione e a bordo treno, oltre che lungo linea.
  Nel corso dell'anno 2017, a livello nazionale, sono state effettuate 43.991 scorte ai treni critici, con 98.896 treni scortati, i servizi di vigilanza sono stati 198.510, i pattuglioni straordinari 2.049 e le pattuglie lungo linea 26.768.
  Nel corso di queste attività istituzionali, inoltre, sono state sottoposte a controllo 1.091.462 persone, di cui 1.266 tratte in arresto e 9.036 indagate in stato di libertà.
  Nel periodo in esame, il dato nazionale relativo alle aggressioni al personale ferroviario è risultato in diminuzione del 12 per cento e, nel 64 per cento dei casi, gli autori sono stati identificati e deferiti all'autorità giudiziaria.
  Dal canto suo il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, al fine di arginare il fenomeno, ha adottato diverse contromisure. In particolare:

   ha rinnovato la convenzione con il servizio di polizia ferroviaria, con la duplice finalità di rafforzare ulteriormente la tutela della sicurezza ferroviaria e prevenire e reprimere i fenomeni illeciti in ambito ferroviario e a bordo treno;

   ha promosso una campagna di comunicazione antiaggressione, attraverso immagini e video sui treni e nelle stazioni che, ponendo l'attenzione sull'aspetto umano, ha dato voce ai bambini, figli e figlie dei capitreno, per far comprendere che dietro quella divisa ci sono madri, padri, sorelle e fratelli, donne e uomini che svolgono con professionalità e dedizione il loro lavoro;

   sta procedendo all'ammodernamento degli impianti di videosorveglianza a bordo treno, che si caratterizzano per la duplice funzione di strumento di deterrenza e di supporto all'eventuale attività investigativa della polizia ferroviaria;

   ha realizzato una specifica campagna di dissuasione che, attraverso messaggi audio e l'apposizione di cartellonistica a bordo treno, ha lo scopo di veicolare il messaggio che il capotreno è, nell'atto della controlleria del titolo di viaggio, un pubblico ufficiale e che le carrozze sono munite di telecamere;

   ha sviluppato un sistema di analisi del rischio, che si caratterizza per incontri mensili nell'ambito di comitati territoriali – tenuti tra personale di Trenitalia, Rfi e polizia ferroviaria – finalizzati a individuare le tratte e i treni che presentano maggiori elementi di criticità e a definire le opportune contromisure, tra cui le cosiddette scorte a bordo treno eseguite dalla polizia ferroviaria;

   considerato che la maggior parte delle aggressioni a bordo treno avvengono nella fase di controlleria del titolo di viaggio, è stato creato uno specifico pool antievasione, composto da personale debitamente formato che, muovendosi su tutto il territorio nazionale e coadiuvato all'occorrenza dalla polizia ferroviaria, offre supporto al personale di front-line sia a terra sia a bordo treno, intervenendo in modo particolare sui convogli ritenuti maggiormente a rischio.

  Inoltre, a tutela del personale di bordo, sono state intraprese le seguenti iniziative:

   tutela legale gratuita e assistenza psicologica ai dipendenti rimasti vittime di aggressioni;

   formazione triennale, avente ad oggetto corsi antiaggressione volti a fare conoscere le dinamiche e fornire gli strumenti per evitare e gestire le eventuali criticità;

   istituzione, in collaborazione con la polizia ferroviaria, del numero telefonico 1600, che può essere chiamato dal personale di bordo di Trenitalia in caso di situazioni di pericolo per richiedere un tempestivo intervento delle forze di polizia.

  Sono anche in corso di implementazione o in via di sperimentazione ulteriori progetti finalizzati ad incrementare la specifica sicurezza del personale di bordo.
  In merito, poi, al tema della sicurezza degli utenti nell'ambito delle stazioni, la polizia ferroviaria ha comunicato al gruppo Ferrovie dello Stato italiane che nel 2017 sono stati registrati 1.451 furti in stazione. Al riguardo, il gruppo fa osservare che tale dato, rapportato al numero di viaggiatori annuo (circa 600 milioni), indica un'incidenza notevolmente inferiore a quella dei fenomeni predatori al di fuori dalle stazioni.
  Inoltre, lo stesso gruppo ha fatto presente che l'analisi Rfi sulla percezione di sicurezza nelle stazioni evidenzia che solo il 69,5 per cento degli intervistati nel 1° semestre 2018 si dichiara pienamente soddisfatto della sicurezza dell'ambiente esterno, a fronte di una percentuale maggiore, pari al 76,1 per cento, di quelli che si dichiarano pienamente soddisfatti della sicurezza della stazione, confermando che la stazione è percepita dai viaggiatori/frequentatori come un luogo più sicuro rispetto all'ambiente esterno.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comando dei vigili del fuoco di Alessandria copre un territorio comprendente 190 comuni e connotato da una significativa realtà industriale che include aziende leader mondiali nei settori di rispettiva competenza, 3 tratte autostradali, il cantiere per la realizzazione del terzo valico ferroviario e 23 attività a rischio di incidente rilevante, sensi del decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105, recante «Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose»;

   il territorio del comune di Alessandria è, altresì, caratterizzato dal rischio di eventi alluvionali, da ultimo registrati nei mesi di ottobre 2015 e novembre 2016;

   il comando provinciale dei vigili del fuoco di Alessandria ha subito progressivamente una riduzione delle risorse umane ed economiche;

   inoltre, la carenza delle risorse economiche necessarie per la manutenzione e l'utilizzo dei mezzi in dotazione potrebbe compromettere l'operato dei vigili del fuoco. Ciò desta non poche preoccupazioni in seno agli organi provinciali e alla cittadinanza, così come si evince dall'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio provinciale di Alessandria nella seduta del 29 maggio 2018 (deliberazione n. 21/37380);

   da ultimo, si è registrata la riduzione dell'organico della sede distaccata di Ovada a cui potrebbe seguire, in assenza di interventi, quella di altre sedi distaccate nella provincia;

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è la struttura preposta ad assicurare, su tutto il territorio nazionale, il servizio di soccorso pubblico e di prevenzione ed estinzione degli incendi;

   l'attività di prevenzione è fondamentale per conseguire gli obiettivi di sicurezza, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell'ambiente;

   tale attività si esplica in ogni situazione caratterizzata dall'esposizione al rischio di incendio, compreso il settore della sicurezza nei luoghi di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e quali siano i suoi orientamenti in merito;

   se intenda adottare iniziative al fine di reperire le risorse umane ed economiche atte a garantire una risposta adeguata alla richiesta di sicurezza proveniente dal territorio, considerati i rischi naturali e antropici indicati nei documenti di previsione della protezione civile per la provincia di Alessandria.
(4-00384)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante richiama l'attenzione sulla necessità di rafforzare l'organico del comando provinciale dei vigili del fuoco di Alessandria.
  In via preliminare, nel sottolineare che le problematiche concernenti il potenziamento di uomini e mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono da tempo all'attenzione di questo Ministero, si pone in evidenza che, al momento, a fronte di una previsione organica di 37.481 dipendenti, il Corpo soffre una carenza di poco più di 3.000 unità. Al riguardo, sono in corso di attuazione alcune misure volte a mitigare l'incidenza di tale
deficit. Si richiamano, in particolare: l'autorizzazione a bandire una nuova procedura selettiva per l'immissione di 250 giovani nella qualifica di vigile del fuoco; l'assunzione straordinaria di 1.300 unità, con una programmazione quinquennale, a decorrere dal 1° ottobre di ogni anno: per il 2018 sono previste 50 assunzioni; l'assunzione di 400 unità nei ruoli iniziali del Corpo nazionale, già avvenuta in data 7 maggio 2018, a valere sulle facoltà assunzionali del 2018 relative al cento per cento delle cessazioni avvenute nel 2017: gli allievi vigili hanno già iniziato l'ottantatreesimo corso di formazione che avrà termine entro la fine dell'anno; un incremento della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco di 300 unità con decorrenza 1° ottobre 2018.
  Occorre, inoltre, evidenziare che il Corpo è stato chiamato a fronteggiare maggiori oneri funzionali in virtù di recenti interventi normativi come, ad esempio, la lotta attiva agii incendi boschivi dopo l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato o l'assunzione di un ruolo di coordinamento tecnico-ispettivo negli interventi di soccorso pubblico più complessi, sancito anche nel nuovo codice della protezione civile, nonché i più onerosi impegni che scaturiscono dalle nuove direttive sulla sicurezza integrata in occasione delle manifestazioni pubbliche. Tali circostanze determinano, effettivamente, la necessità di prevedere l'immissione di ulteriori unità di personale per assolvere adeguatamente anche alle nuove missioni prima delineate.
  Si segnala, inoltre, su un piano più generale, che è stato recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri, in via preliminare, un intervento normativo che porta a compimento il disegno riformatore iniziato nel 2017 e che mira a garantire l'ottimizzazione dell'efficacia delle funzioni del Corpo nazionale nonché l'implementazione dell'assetto ordinamentale del relativo personale.
  È un intervento molto complesso che si rivolge all'intera compagine operativa, attraverso la valorizzazione di tutte le risorse umane e delle loro professionalità. L'intervento complessivo, peraltro, comporterà una revisione del dispositivo territoriale con l'istituzione dei distretti – unità organizzative intermedie tra comandi e distaccamenti – soprattutto nelle realtà industriali o più fortemente antropizzate su base distrettuale, suscettibile di rendere più efficace la risposta operativa del Corpo nazionale. Si tratta di un'innovazione che avrà conseguenze positive su tutti i territori di riferimento in quanto assicurerà, anche per gli aspetti di prevenzione, una maggiore vicinanza dell'amministrazione alle esigenze della cittadinanza e delle imprese nelle materie di competenza istituzionale.
  Per quel che attiene, in particolare, al comando provinciale dei vigili del fuoco di Alessandria, si rappresenta che, a fronte di una dotazione organica teorica pari a 292 unità (di cui 4 direttivi, 2 sostituti direttori, 8 ispettori antincendio, 20 capi reparto, 70 capi squadra, 164 vigili del fuoco e 24 unità amministrativo-contabili e tecnico-informatiche), le effettive presenze sono di 249 unità (di cui 3 direttivi, 4 ispettori antincendio, 20 capi reparto, 53 capi squadra, 153 vigili del fuoco e 16 unità di personale del ruolo amministrativo e tecnico informatico).
  Con particolare riferimento al personale operativo, si evince che, mentre per la qualifica dei capi reparto si registra la piena copertura dell'organico, per i capi squadra la carenza è pari al 24 per cento, superiore alla media nazionale che è del 13,65 per cento.
  Per il ruolo dei vigili la carenza è, invece, del 6,7 per cento, rispetto alla dotazione nel medesimo ruolo che, a livello nazionale, presenta una lieve carenza, pari allo 0,3 per cento.
  Complessivamente, la carenza di tutto il personale operante presso il comando di Alessandria è pari al 14,72 per cento, superiore a quella nazionale, pari al 7,28 per cento. Proprio in considerazione di tale situazione organica, nel maggio scorso, a seguito della conclusione dell'81° corso di formazione, si è provveduto a destinare presso quel comando provinciale quattro vigili del fuoco.
  Più in generale, al fine di ridurre le carenze sull'intero territorio nazionale, il dipartimento dei vigili del fuoco ha in previsione di avviare la mobilità di ulteriore personale appartenente alla qualifica di vigile del fuoco. In proposito, già dal 6 agosto 2018, sarà prevista l'assegnazione agli uffici territoriali dei vigili provenienti dall'82° corso di formazione, mentre nel mese di settembre saranno avviate le procedure per la ricognizione e la successiva assegnazione dei vigili provenienti dai corsi 83° e 84°. Inoltre, per quanto attiene al ruolo dei capi squadra e capi reparto, si rappresenta che è in via di definizione la procedura di promozione alla qualifica di capo squadra che riguarda 608 unità.
  Anche se, a causa della carenza di organico, in alcune occasioni è stata assicurata la presenza di una squadra operativa (invece che di due) nella sede di Alessandria e di una squadra ridotta (tre unità di personale invece che cinque) nel distaccamento di Ovada, si precisa, comunque, che il soccorso sul territorio provinciale è comunque garantito con professionalità ed efficienza, anche modulando l'organizzazione con l'intervento, ove necessario, delle squadre provenienti dai territori più vicini.
  Con riguardo alle criticità segnalate nell'interrogazione circa i mezzi a disposizione del comando di Alessandria, si rappresenta che il parco mezzi di soccorso del Corpo ha effettivamente subito negli anni passati un fenomeno di progressivo invecchiamento a causa dei tagli di finanza pubblica.
  Al fine di superare tale criticità, il Ministero dell'interno ha avviato un piano finanziario pluriennale di rinnovo dei mezzi operativi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con cui si sta provvedendo all'implementazione dei predetti mezzi e alla sostituzione dei più obsoleti, allo scopo di rafforzare il dispositivo di soccorso tecnico urgente del Corpo e soddisfare le principali esigenze operative.
  Sono state infatti già programmate, per gli anni 2018-2021, le attività per le gare e i contratti, finanziati con i fondi straordinari messi a disposizione dalle ultime due leggi di bilancio, finalizzate all'acquisizione di nuovi mezzi operativi – fra i quali 240 autopompeserbatoio, 180 autobottiserbatoio, 30 veicoli aeroportuali autoidroschiuma, 53 autoscale, 66 automezzi antincendio di piccole dimensioni per i centri storici – necessari per il tempestivo assolvimento della
mission istituzionale del soccorso tecnico urgente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da giugno 2018 Trenitalia ha cancellato dai propri orari i seguenti treni della tratta Parma-Milano: n. 8802 da Ancona (in partenza alle 5,00 e con arrivo a Milano alle 9,20); n. 8829 (in partenza da Milano alle 17,35 ed arrivo ad Ancona alle 23,29);

   detti treni hanno sempre avuto un grande utilizzo da parte dei cittadini, in particolare modo i pendolari di Parma e Piacenza, e rivestono un ruolo di fondamentale importanza, in particolare per questi ultimi;

   giova evidenziare che, alla mattina, prima del treno n. 8802 non vi è alcuna possibilità di utilizzo di altro Frecciabianca in grado di fornire il servizio del predetto treno, mentre i treni regionali – al di là delle problematiche che presentano – non sono in grado di soddisfare adeguatamente le necessità degli utenti;

   all'evidenza, i treni soppressi non risultano essere mai stati utilizzati dagli studenti (per evidenti ragioni di costo) e, quindi, non ha molto senso privare dell'utilizzo degli stessi i pendolari di Parma e Piacenza che, anche durante il periodo estivo, se ne servono –:

   se il Ministro interrogato intenda verificare presso Trenitalia le ragioni delle sopra evidenziate soppressioni dei treni e se ritenga di dovere assumere le iniziative di competenza affinché il gestore del servizio ferroviario non penalizzi in modo inopinato l'utenza.
(4-00394)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si ricorda che la questione segnalata fa riferimento a un servizio alta velocità gestito dalla società Trenitalia in piena autonomia commerciale.
  Ad ogni modo, è stato interessato il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, il quale ha precisato che i Frecciabianca 8802 e 8829 non sono stati soppressi; la circolazione di tali treni è stata solo sospesa in alcune giornate, complessivamente 16, dal 17 giugno al 13 luglio 2018.
  Il provvedimento si è reso necessario per consentire l'effettuazione di lavori di manutenzione programmati dal gestore dell'infrastruttura (società Rete ferroviaria italiana – RFI) sulla linea Bologna-Rimini; tali interventi, benché previsti in orario notturno, avrebbero interferito con la regolare circolazione dei due treni, determinando un arrivo a destinazione con un ritardo incompatibile con il servizio svolto.
  Della sospensione nelle giornate stabilite è stato dato avviso agli utenti, anche mediante apposite locandine affisse nelle stazioni interessate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   presso il comune di Cascina insiste una locale caserma, sede distaccata dei vigili del fuoco, attualmente di proprietà decente comunale, la quale nel corso degli anni, anche a causa dell'anzianità della struttura, ha denotato un insieme di criticità strutturali, quali, ad esempio, malfunzionamenti all'impianto elettrico;

   il comando provinciale dei vigili del fuoco di Pisa, evidenziando la situazione, ha altresì sottolineato che, qualora non si dovesse addivenire ad una rapida soluzione delle criticità evidenziate, lo stesso potrebbe valutare soluzioni alternative sino anche alla delocalizzazione delle sede presso una diversa struttura;

   l'ipotesi di un trasferimento della caserma dal comune di Cascina avrebbe una pesante ripercussione sul territorio, sia alla luce del fatto che l'estensione del territorio comunale richiede una presenza costante da parte dei vigili del fuoco, sia per la strategicità della caserma di Cascina nel contesto territoriale compreso tra Pisa e Pontedera;

   dal 2015 l'amministrazione comunale è in attesa che il Ministero dell'economia e delle finanze provveda, come da accordi, all'acquisto della sopra citata caserma; con nota del 24 ottobre 2017, lo stesso comando provinciale dei vigili del fuoco di Pisa comunicava all'amministrazione comunale di Cascina che la direzione centrale per le risorse Logistiche e strumentali aveva in corso l’iter procedurale per l'alienazione della sede e che tale procedura si sarebbe potuta concludere entro il 2018 –:

   se, alla luce della situazione sopra descritta e del rischio ad essa connesso, non si ritenga opportuno prendere contatti con la citata amministrazione comunale adottando ogni iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di provvedere quanto prima all'acquisto della caserma dei vigili del fuoco di Cascina.
(4-00031)

  Risposta. — La caserma adibita a sede del distaccamento di Cascina del comando dei vigili del fuoco di Pisa, garantisce il servizio di soccorso urgente a più di 168.000 abitanti della provincia, pari al 40 per cento della popolazione ivi residente, ed è posta a presidio di un'area pari al 29 per cento del territorio provinciale.
  L'immobile che ospita il distaccamento, di proprietà del comune di Cascina, è utilizzato in forza di un contratto di locazione stipulato nel 1994 per una durata di sei anni e successivamente rinnovato fino al 2012.
  A seguito della disdetta del contratto da parte dell'ente proprietario e nelle more dei perfezionamento della procedura di acquisto della struttura, il corpo ha continuato ad occupare l'immobile in via extracontrattuale, dietro corresponsione dell'indennità di occupazione. A fronte della volontà dell'amministrazione comunale di cedere la proprietà dell'immobile, stimandone il valore in 1.320.000 euro, l'acquisto della struttura è stato inserito nella programmazione triennale del Ministero dell'interno, predisposta ai sensi della vigente normativa.
  Al riguardo, questa amministrazione è in attesa di ricevere la dovuta approvazione da parte del Ministero dell'economia e finanze per provvedere ai conseguenti adempimenti.
  Per quanto concerne le criticità strutturali evidenziate nell'interrogazione, si riferisce che l'edificio è stato costruito negli anni ’80, e necessita di opere manutentive specifiche aventi natura straordinaria e, pertanto, risultano a carico della proprietà.
  Recentemente la sede è stata interessata da un episodio di sovratensione elettrica che ha causato diversi danni alle apparecchiature.
  Al riguardo, il comando provinciale si è prontamente attivato per il ripristino della funzionalità di quanto danneggiato, al fine di garantire la continuità del soccorso tecnico urgente. Si specifica che, per le esigenze impellenti di manutenzione rappresentate dal comando, sono stati accreditati dal Ministero dell'interno 7.686 euro.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 9 ottobre 1990 (Testo unico sulle tossicodipendenze) così recita: «Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua qualità di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa»;

   l'ultima Conferenza nazionale sulle politiche sulle tossicodipendenze si è tenuta a Trieste nel marzo 2009 (Governo Berlusconi);

   l'articolo 131 del succitato decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 così recita: «Il Ministro per la solidarietà sociale, anche sulla base dei dati allo scopo acquisiti dalle regioni, presenta entro il 30 giugno di ciascun anno una relazione al Parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie e sugli obiettivi raggiunti, sugli indirizzi che saranno seguiti nonché sull'attività relativa alla erogazione dei contributi finalizzati al sostegno delle attività di prevenzione, riabilitazione, reinserimento e recupero dei tossicodipendenti»;

   i precedenti Governi a guida Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno provveduto con grave ritardo al suddetto adempimento e lo hanno fatto a giudizio dell'interrogante in modo burocratico, anche perché non c'è stato dibattito parlamentare né politico;

   come affermato nel Nono libro bianco sulle droghe, tali relazioni mostrano peraltro la fotografia di un sistema «statico», che ancora si regge sulle due gambe «SerD/comunità», secondo il modello degli anni novanta, e la povertà dei dati in esse contenuti non permette di rilevare gli interventi innovativi che già esistono. Inoltre, la riduzione del danno, che in Europa è un «pilastro» delle politiche in materia di droghe, è la grande assente nei dati ufficiali;

   la ricerca farmacologica e biologica è sempre stata favorita a scapito della ricerca psicosociale, ed è stata finanziata dal 2009 al 2013 dal dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio con un milione e mezzo di euro. Lo squilibrio a scapito della ricerca psicosociale si è accentuato di recente con la fortuna della ricerca neurobiologica e della brain research;

   secondo quanto emerge dal Libro bianco già citato, a 28 anni dalla sua approvazione l'impianto repressivo e sanzionatorio che ispira il Testo unico sulle sostanze stupefacenti continua ad essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. Nel 2017 il 29,37 per cento degli ingressi in carcere sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell'articolo 73 del Testo unico (detenzione a fini di spaccio), in aumento rispetto all'anno precedente, e il 34,05 per cento dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2017 era tossicodipendente;

   a parere dell'interrogante, solo il confronto fra tutti i soggetti interessati (Governo, regioni, amministrazioni locali, privato sociale, servizi pubblici per le dipendenze) può consentire l'avvio e l'implementazione di nuove politiche in materia, che siano all'altezza dei problemi delle persone e non si limitino a sterili proclami –:

   se il Governo intenda rispettare la scadenza del 30 giugno per la presentazione della relazione al Parlamento di cui in premessa;

   se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza per assegnare la delega alle tossicodipendenze;

   se il Governo intenda assumere iniziative per rispettare l'adempimento previsto dall'articolo 1, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 convocando entro l'anno 2018 la Sesta conferenza nazionale sulle politiche sulle tossicodipendenze.
(4-00563)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante chiede al Governo: a) se intenda rispettare la scadenza del 30 giugno per la presentazione della relazione al Parlamento sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia; b) se non ritenga di assumere le iniziative di competenza per assegnare la delega alle tossicodipendenze; c) se intenda assumere iniziative per garantire il rispetto dell'articolo 1, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, convocando entro il 2018 la Conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope.
  Al riguardo si rappresenta quanto segue.
  Il Presidente del Consiglio con proprio decreto del 27 giugno 2018 ha delegato al Ministro per la famiglia e le disabilità le funzioni in materia di politiche antidroga.
  Ne consegue che, attese le opportune e necessarie attività di approfondimento e verifica sulle tematiche inerenti alla citata delega, la presentazione al Parlamento della Relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia avverrà con qualche settimana di ritardo, rispetto al termine ordinatorio stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990.
  Il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri sta già provvedendo alla definitiva stesura della citata relazione, recante i dati relativi all'anno 2017, grazie anche alla fattiva collaborazione delle diverse amministrazioni, sia centrali che periferiche, nonché degli enti coinvolti nel processo di raccolta dati: essa è redatta tenendo conto delle indicazioni fornite dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, sulla base di un esame approfondito dei dati più aggiornati provenienti dalle fonti istituzionali e mettendo in evidenza i modelli e le problematiche emergenti.
  È quindi possibile assicurare che entro i primi giorni del mese di settembre 2018 verrà formalizzata la presentazione della relazione, al fine di fornire al Parlamento e al Paese un quadro conoscitivo e aggiornato del fenomeno delle tossicodipendenze.
  Per ciò che concerne l'adempimento previsto dall'articolo 1, comma 15, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, consistente nella convocazione della sesta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga entro il 2018, si segnala innanzitutto che il Governo annette particolare importanza a tale momento di confronto con gli operatori del settore, in considerazione anche del fatto che l'ultima Conferenza si è svolta quasi dieci anni fa e precisamente a Trieste nel 2009.
  Per la prossima Conferenza sono già state messe in atto le prime attività necessarie all'organizzazione dell'evento, come le consultazioni preliminari dei cosiddetti
stakeholders, ai fini della definizione del programma che dovrà tenere conto anche delle novità intervenute sia nelle prassi giurisprudenziali che nel quadro normativo.
  Si condivide, pertanto, la sollecitazione proveniente dall'interrogante. È quanto mai urgente organizzare entro breve la Conferenza che dovrà essere l'occasione per un confronto privo di contrapposizioni ideologiche volto ad individuare strumenti e soluzioni ad un problema, quello della diffusione di sostanze stupefacenti e psicotrope, per troppi anni assente nell'agenda del Governo e che ha assunto oggi nuove vesti e dimensioni.

Il Ministro per la famiglia e le disabilità: Lorenzo Fontana.


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il concorso pubblico per titoli ed esami per l'accesso al ruolo iniziale di vigile del fuoco per 814 posti bandito con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, dopo che nell'anno 2006, per carenza di fondi da stanziare per l'assunzione di personale a titolo permanente, si avviava una procedura straordinaria per l'assunzione di personale volontario, ovvero di vigili del fuoco discontinui;

   nel mese di luglio 2009 iniziavano le prove preselettive del bando di concorso per l'accesso al ruolo di n. 814 vigili del fuoco a titolo permanente, mentre nei mesi successivi si articolavano, nelle modalità previste dalla disciplina dello stesso bando, le conseguenti prove previste dal concorso; le prove concorsuali terminavano nel maggio del 2010, e consistevano in prove di tipo motorio ed orale; le commissioni iniziavano quindi la valutazione dei titoli (preferenze, riserve, patenti) e stilavano la relativa graduatoria finale di merito che veniva pubblicata all'interno del Bollettino ufficiale del 16 luglio 2010; la graduatoria finale veniva accompagnata da ulteriori allegati, tra i quali erano presenti la graduatoria B1 relativa ai militari che rientravano nella riserva prevista del 45 per cento dalla normativa del bando di concorso, la graduatoria B2 relativa al personale discontinuo da stabilizzare dei vigili del fuoco con riserva del 25 per cento, la graduatoria B3 relativa a coloro che avessero prestato servizio civile, per non meno di un anno, presso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco con riserva del 20 per cento, la graduatoria B4 relativa a coloro che non rientravano in nessuna delle precedenti riserve, l'allegato consistente nell'elenco degli 814 nominativi dei soggetti risultati vincitori del concorso, infine l'allegato A, recante graduatoria generale di merito composta da 7600 persone, che venivano valutate come idonee ad essere assunte in via permanente all'interno del corpo dei vigili del fuoco;

   il concorso si concluse con l'emanazione della graduatoria finale nel luglio 2010, formata da 7599 candidati dichiarati idonei (comprendenti civili, volontari e discontinui precari dei vigile del fuoco) dopo aver dunque superato tre prove molto selettive durate ben 30 mesi, su un bacino di ben 123.000 candidati (1 prova preselettiva - 4 prove motorio attitudinali - 1 prova orale);

   gli idonei di cui sopra andarono a formare una graduatoria di personale da stabilizzare composta da circa 6000 unità di vigili discontinui, e tra questi, circa 2000 venivano assunti a titolo permanente, mentre la medesima graduatoria veniva chiusa nell'anno 2010;

   lo scorrimento della graduatoria in questione ha subito troppe battute d'arresto (dovute al «blocco totale delle assunzioni per l'anno 2012» ed al blocco del turn over, ripristinato al 100 per cento soltanto nel 2017);

   inoltre, con la cosiddetta legge Fornero molti vigili del fuoco non sono ancora andati in pensione, con conseguente stallo nel ricambio generazionale; infine, tutte le assunzioni dal 2013 al 2016 sono state divise al 50 per cento, con una vecchia procedura di stabilizzazione di personale precario –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative necessarie per portare a termine il percorso intrapreso per esaurire la graduatoria sopracitata, prevedendo ulteriori 600/700 assunzioni extra con riferimento unicamente alla graduatoria cosiddetta «814», ottenendo questo modo, tra l'altro, il risultato di abbassare l'età media del corpo, che momento è di 49 anni circa, mentre quella degli idonei della graduatoria in questione e di circa 33 anni, e al fine di evitare una grave disparità di trattamento con riguardo alle altre graduatorie di stabilizzazione già esaurite, e di evitare di aggravare ulteriormente il deficit di personale, già elevato all'interno del corpo dei vigili del fuoco.
(4-00460)

  Risposta. — In via preliminare, nel sottolineare che le problematiche concernenti il potenziamento di uomini e mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono da tempo all'attenzione di questo Ministero, si evidenzia che, al momento, a fronte di una previsione organica di 37.481 dipendenti, il Corpo soffre una carenza di poco più di 3.000 unità. Al riguardo, sono in corso di attuazione alcune misure volte a mitigare l'incidenza di tale deficit. Si richiamano, in particolare: l'autorizzazione a bandire una nuova procedura selettiva per l'immissione di 250 giovani nella qualifica di vigile del fuoco (la relativa procedura concorsuale avrà termine entro la fine dell'anno corrente); l'assunzione straordinaria di 1.300 unità, con una programmazione quinquennale, a decorrere dal 1° ottobre di ogni anno: per il 2018 sono previste 50 assunzioni; l'assunzione di 400 unità nei ruoli iniziali del Corpo nazionale, già avvenuta in data 7 maggio 2018, a valere sulle facoltà assunzionali del 2018 relative al cento per cento delle cessazioni avvenute nel 2017: gli allievi vigili hanno già iniziato l'ottantatreesimo corso di formazione che avrà termine entro la fine dell'anno; un incremento della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco di 300 unità con decorrenza 1° ottobre 2018.
  Occorre, inoltre, evidenziare che il Corpo è stato chiamato a fronteggiare maggiori oneri funzionali in virtù di recenti interventi normativi come, ad esempio, la lotta attiva agli incendi boschivi dopo l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato o l'assunzione di un ruolo di coordinamento tecnico-ispettivo negli interventi di soccorso pubblico più complessi, sancito anche nel nuovo codice della Protezione civile, nonché i più onerosi impegni che scaturiscono dalle nuove direttive sulla sicurezza integrata in occasione delle manifestazioni pubbliche. Tali circostanze determinano, effettivamente, la necessità di prevedere l'immissione di ulteriori unità di personale per assolvere adeguatamente anche alle nuove missioni prima delineate,
  Si segnala, inoltre, che è stato recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri, in via preliminare, ed è ora al parere delle competenti commissioni parlamentari, un intervento normativo che porta a compimento il disegno riformatore iniziato nel 2017 e che mira a garantire l'ottimizzazione dell'efficacia delle funzioni del Corpo nazionale nonché l'implementazione dell'assetto ordinamentale del relativo personale.
  È un intervento molto complesso che si rivolge all'intera compagine operativa, attraverso la valorizzazione di tutte le risorse umane e delle loro professionalità.
  Con riferimento, in particolare, alla graduatoria pubblica relativa al concorso a 814 posti di vigile del fuoco, indetto con decreto del Ministero dell'interno n. 5140 del 6 novembre 2008, valida fino al 31 dicembre 2018, che constava complessivamente di 7.599 idonei, si rappresenta che dalla medesima si è attinto per assumere, in data 7 maggio 2018, 400 unità nella qualifica di vigile del fuoco con una disponibilità residua, al netto delle succitate assunzioni, pari a 1.591 unità di idonei, la cui età media si attesta a 33 anni.
  Tale numero andrà ulteriormente a ridursi in quanto, dalla stessa graduatoria, questa amministrazione dovrà attingere per assumere: una quota parte, pari al 70 per cento (n. 210 unità), delle 300 unità previste ai sensi della legge n. 205 del 27 dicembre 2017, articolo 1, comma 289, quale incremento di organico della qualifica di vigile del fuoco, in quanto il rimanente 30 per cento viene dalla stessa legge di bilancio riservato alla stabilizzazione del personale volontario che svolge servizio presso le strutture centrali e periferiche del Corpo; una quota parte, pari al 70 per cento (n. 35 unità), delle 50 unità previste dalla stessa legge, articolo 1, comma 287, quale assunzione straordinaria; n. 96 unità, previo nulla osta del dipartimento della funzione pubblica, in occasione delle autorizzazioni ad assumere per l'anno 2018, in relazione al rimanente
turn over per le cessazioni dell'anno 2017.
  L'eventuale assunzione delle restanti unità, come auspicato dall'interrogante, potrà scaturire da ulteriori interventi normativi che determinino, entro il 2018, un incremento di organico aggiuntivo rispetto al quadro suesposto.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   RIBOLLA, INVERNIZZI, BELOTTI e FRASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici della motorizzazione civile di Bergamo versano in una situazione organizzativa di forte criticità, dopo la sospensione dal servizio di tre funzionari sottoposti ad indagini giudiziarie ed il pensionamento nell'ultimo decennio di una quindicina di dipendenti;

   la grave carenza di organico, infatti, rischia di impedire lo svolgersi degli esami di guida sia teorici che pratici agli allievi di tutte le autoscuole della provincia, oltre che provocare disagi a tutta la comunità bergamasca per i ritardi nella revisione dei mezzi di autotrasporto e degli autobus, nel rilascio di duplicati di carte di circolazione e patenti;

   il 16 maggio 2018, una settantina di titolari di autoscuole della bergamasca, sulle 120 totali, hanno manifestato dinanzi alla motorizzazione civile di Bergamo, in segno di protesta contro tali rallentamenti oramai cronici;

   come riportato da alcuni articoli di stampa locale, i tempi di attesa dal foglio rosa all'esame di guida si attestano oramai intorno ai cinque mesi, invece dei tradizionali due e mezzo;

   a titolo di esempio, a febbraio 2018 si è registrata, una riduzione del numero di esami del 22 per cento rispetto al fabbisogno, numero salito al 49 per cento a marzo ed al 57 per cento ad aprile 2018 –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano celermente adottare per risolvere la situazione di cui in premessa, al fine di garantire all'utenza tempi ragionevoli di attesa.
(4-00348)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, occorre premettere che con decreto ministeriale 4 agosto 2014 sono stati rimodulati il numero e i compiti degli uffici dirigenziali di livello non generale, nell'ambito degli uffici dirigenziali di livello generale della struttura organizzativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui al regolamento emanato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 72.
  In particolare, l'articolo 10 del predetto decreto ministeriale prevede che l'ufficio 2-Motorizzazione civile di Bergamo (in seguito ufficio), con sede in Bergamo, svolga anche le attività di coordinamento delle sezioni di Lecco, Como e Sondrio, un tempo uffici autonomi.
  Il personale attualmente in servizio presso la sede di Bergamo è costituito da un totale di 37 unità, di cui 5 in posizione di trasferimento temporaneo e rinnovabile con provenienza dagli uffici di Milano. Delle suddette 37 unità, solo 22 sono abilitate alle mansioni operative; in particolare, sono presenti quattro ingegneri (di cui uno neo assunto e uno con limitazioni mediche), cinque tecnici/esaminatori e tredici esaminatori (di cui quattro non operativi per motivi giudiziari o medici, due con limitazioni mediche e uno in
part time). Sia il personale esaminatore sia quello tecnico svolge anche ordinariamente compiti di ufficio, quali sportelli al pubblico, controlli amministrativi e contabili, predisposizione turni, rilascio autorizzazioni, etc.
  Considerato che la provincia di Bergamo ha una popolazione di circa 1.113.000 abitanti e l'utenza specializzata è composta da 135 autoscuole e 358 studi di consulenza, la maggior criticità è data dalla impossibilità di soddisfare pienamente le richieste di operazioni tecniche ed esami.
  In proposito, si precisa che il numero medio di revisioni/anno è di circa 24.000, di cui circa 6.000 presso la sede dell'ufficio e le restanti 18.000 presso altre sedi degli utenti, come previsto dall'articolo 19 della legge n. 870 del 1986.
  Per le operazioni tecniche di revisione e collaudo vengono utilizzati sia i cinque funzionari tecnici che i due ingegneri, con i seguenti tempi medi di attesa.
  Revisioni di veicoli di massa superiore alle 3.5 tonnellate e autobus:

   presso la sede dell'ufficio attualmente i veicoli vengono prenotati per il mese di ottobre 2018;

   presso le sedi esterne per il mese di settembre 2018. A tale proposito occorre evidenziare che nelle varie programmazioni operative è stata sempre riservata un'attenzione particolare al trasporto pubblico locale, assegnando alle imprese richiedenti tutte le sedute richieste con pieno rispetto delle date in esse indicate da parte dell'utenza.

  Collaudi:

   di veicoli industriali vengono prenotati entro il 15 settembre;

   di installazione di impianti GPL/metano e ganci di traino entro la prima decade di ottobre.

  Per quanto riguarda gli esami, si riferisce che fino alla data del 24 febbraio 2018, il numero di esami effettuati dall'ufficio era tale da soddisfare pienamente le richieste dell'utenza, con tempi medi di attesa, per la prova pratica di guida, di 90 giorni dalla data di superamento dell'esame di teoria.
  Dal 24 febbraio 2018, a seguito dei noti fatti giudiziari che hanno coinvolto tre funzionari, la potenzialità dell'Ufficio si è ridotta in maniera drastica, circa 700/750 esami di guida in meno al mese.
  A fronte di una richiesta media mensile, stimata sui dati relativi al 2017, di circa 1.800 quiz e 1.700 guide, l'ufficio attualmente è in grado di soddisfarne tra il 60 per cento e il 70 per cento. Gli esami effettuati nell'anno 2017 sono stati pari a 38.424 (esclusi certificato di qualificazione del conducente-CQC; certificato di formazione professionale-CFP; certificato di formazione professionale ADR (
Accord dangereuse routiers)-CFP ADR: Certificato di abilitazione professionale-CAP) di cui 19.725 teorie e 18.699 guide.
  Per far fronte a tale situazione si sta intervenendo sia a livello strutturale – aumentando la potenzialità delle aule adibite allo svolgimento degli esami quiz informatizzati e conseguente recupero di personale esaminatore da adibire alle sedute di guida: dallo scorso 5 luglio il numero dei posti utili per aula è passato da 14 a 30 – sia a livello organizzativo, utilizzando personale della sezione di Sondrio nonché attraverso l'impiego di due operatori alla settimana che verranno messi a disposizione dalla sede centrale di Roma, impiego questo in via di definizione.
  L'attività operativa viene anche soddisfatta facendo massiccio ricorso al lavoro straordinario prestato dal personale dell'ufficio, il quale ha sempre dimostrato massima dedizione e disponibilità.
  Da ultimo, si riferisce che, in virtù delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 565 a 570. della legge n. 205 del 2017, che ha previsto l'assunzione di personale a tempo indeterminato presso questa amministrazione, tale situazione di evidente criticità potrà essere attenuata. Infatti, è stato recentemente bandito un concorso per la figura professionale di funzionario ingegnere, di cui sei destinati alla Motorizzazione di Bergamo e alle relative sezioni di Como, Lecco e Sondrio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   ROSPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema stradale della Basilicata è oggetto di diversi interventi da parte di Anas in quanto vi è la necessità di migliorare la rete viaria regionale, soprattutto in vista della rassegna culturale Matera 2019, Capitale europea della cultura;

   tra gli interventi ancora da realizzare vi sono: il collegamento mediano «Murgia - Pollino» Gioia del Colle - Matera, il quale collegherà l'autostrada A14 con l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria; il completamento del tratto finale della strada statale 655 «Bradanica», che collega la città di Matera con la provincia di Foggia; e la messa in sicurezza della strada statale 407 «Basentana», che collega le città di Matera e Potenza con l'area del Metapontino;

   in data 6 settembre 2017 è stato assegnato, attraverso gara pubblica, l'appalto Anas relativo al progetto di fattibilità del collegamento mediano «Murgia-Pollino» Gioia del Colle-Matera e «by-pass di Matera», noto come la Matera-Ferrandina-Pisticci, del valore di circa 4,3 milioni di euro;

   il collegamento mediano Murgia Pollino era già stato dichiarato opera strategica e di interesse nazionale dalla delibera del Cipe n. 121 del 2001 e inserito tra gli interventi previsti dalla delibera Cipe n. 130 del 2006;

   il collegamento mediano «Murgia - Pollino» è stato inoltre inserito all'interno del contratto di programma 2018-2020, siglato tra Anas S.p.A. e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   il collegamento viario Murgia - Pollino prevede la realizzazione di un itinerario che dalla strada statale 653 Sinnica collega l'itinerario autostradale della A3 Salerno-Reggio Calabria con Matera, fino a Gioia del Colle (Bari), con un innesto sull'autostrada A14, al fine di potenziare il corridoio trasversale tra l'autostrada A3 in prossimità dello svincolo di Lauria sud e l'autostrada A14, in prossimità dello svincolo di Gioia del Colle;

   l'opera si compone di cinque interventi principali: la tratta da Gioia del Colle a Matera; la tangenziale di Matera; il tratto dalla tangenziale di Matera a Pisticci; il tratto da Pisticci a Valsinni e da Valsinni a Lauria;

   il completamento della strada statale 655 riguarda gli ultimi 3,5 chilometri sugli 11,5 chilometri totali e che i lavori di completamento rientrano nell'importo complessivo, circa 70 milioni di euro, stanziata originariamente per l'opera;

   i diversi interventi sopra citati rappresentano delle opere strategiche per la Basilicata, per i comuni interessati e per la città di Matera; infatti, attraverso la realizzazione di queste opere saranno potenziati i collegamenti tra le province di Matera e Potenza, i collegamenti con la Puglia, nello specifico con le province di Bari e Foggia, i collegamenti con l'area del Melfese e i collegamenti con il litorale jonico e l'area del Metapontino –:

   quali siano lo stato dell'arte e le tempistiche di ultimazione dei lavori riguardanti gli interventi avviati da Anas e relativi alla realizzazione della «Murgia - Pollino», al completamento del tratto finale della strada statale 655 e alla messa in sicurezza della strada statale 407; quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere presso l'Anas al fine di velocizzare la realizzazione delle opere citate in premessa.
(4-00459)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, la società Anas ha fornito le seguenti informazioni.
  Il collegamento mediano Murgia-Pollino inserito nel Piano nazionale per il Sud e approvato con delibera Cipe n. 62 del 2011 riporta una sostanziale rimodulazione degli importi rispetto a quanto individuato nell'originario progetto Anas del 2008.
  In dettaglio:

   l'intervento relativo al tratto Gioia del Colle (A 14)-Matera (PZ138), di importo pari a 129,996 milioni di euro, ha inizio in corrispondenza dell'uscita esistente di Gioia del Colle sull'autostrada A14 e si sviluppa in sovrapposizione al corridoio dell'attuale SP 235 (ex SS 171 di Santeramo), interessando la regione Puglia e la regione Basilicata. Dall'abitato di Santeramo in Colle il corridoio prosegue percorrendo l'attuale SP 235 (ex SS 271 di Cassano). Al fine di superare una serie di tornanti, è prevista una variante per uno sviluppo pari a circa 1,6 km che termina in corrispondenza della Masseria lacoviello sulla SP 235. L'intervento si conclude dopo aver attraversato l'area di sviluppo industriale del Bacino del Salotto. La sezione adottata per l'adeguamento dei tratti stradali interessati dall'intervento è di tipo C1 secondo il decreto ministeriale 5 novembre 2001, con una corsia per senso di marcia e una piattaforma stradale di larghezza complessiva pari a 10,5 metri. Lo sviluppo complessivo è di circa 25 km, dei quali circa 8 km in Basilicata, e prevede la realizzazione di 9 nuovi svincoli;

   l'intervento by-pass di Matera (PZ139), relativo al 1o stralcio del secondo tratto Matera-Ferrandina-Pisticci e di importo pari a circa 69,500 milioni di euro, costituisce la tangenziale esterna all'abitato di Matera e presenta caratteristiche di strada tipo C1, fino all'interconnessione con la SS 99, per uno sviluppo di circa 7,5 km, e di strada tipo B dalla SS 99 fino alla interconnessione con la ex SS 380 in comune di Miglionico, per uno sviluppo pari a circa 14 km. Lo sviluppo complessivo è di circa 24,5 km e prevede la realizzazione di 12 viadotti per un'estesa complessiva di 2.190 metri, 2 gallerie naturali di lunghezza pari a circa 250 metri, 4 gallerie artificiali di lunghezza pari a circa 735 metri, 9 svincoli a livelli sfalsati. È stato redatto il progetto preliminare e avviata la procedura di approvazione del progetto presso il Cipe, ai sensi dell'articolo 165 del decreto legislativo n. 163 del 2006. Il progetto è stato inviato agli enti locali, che hanno formulato alcune osservazioni su ulteriori alternative di tracciato e sulle quali Anas ha approfondito gli studi; sono inoltre in corso incontri con i medesimi enti per individuare il corridoio su cui continuare le procedure approvative;

   per il tratto Pisticci (SS 407)-Montalbano-Valsinni (SS 653) 1o stralcio il progetto preliminare è stato approvato nel 2008 e prevedeva la realizzazione di una variante alla ex SS 176, con caratteristiche congruenti alla classe C1, tra lo svincolo di Pisticci (SS 407) e la SS 598 della Val d'Agri e alla ex SS 103 fino all'innesto sulla SS 653 Sinnica nei pressi di Valsinni. L'intervento aveva uno sviluppo di 27,1 km (5 viadotti per 1000 metri complessivi, 4 ponti per 120 metri complessivi, 7 gallerie naturali per 2390 metri complessivi, 1 galleria artificiale di 92 metri complessivi) e presentava un costo di investimento, stimato a prezzi 2008, pari a circa 293,4 milioni di euro. Con il predetto Piano del Sud, il Cipe ha assegnato un importo di circa 55,1 milioni di euro per il tratto SS 407 Basentana-SS 653 Sinnica (Pisticci-Tursi), indicando un costo complessivo di 100 milioni di euro. Considerando il finanziamento sul tratto SS 407 Basentana-SS 653 Sinnica (Pisticci-Tursi), Anas ha avviato nel 2014 le attività di progettazione preliminare di un primo stralcio, dal km 164+075 al km 168+700 dell'attuale SS 103, parte della tratta D Pisticci-Montalbano-Valsinni ricadente nel territorio del comune di Montalbano Jonico (MT). Tale tratta consentirebbe di superare una zona di valico impervia, interessata spesso da eventi nevosi. Il mantenimento e la correlazione della viabilità esistente con la nuova variante sarebbe assicurata attraverso due innesti a raso, previsti ai due estremi dell'intervento stesso e denominati rispettivamente svincolo nord e svincolo sud. Inoltre, in corrispondenza dell'uscita nord della galleria Malabocca, sarebbe previsto l'inserimento di una rampa di collegamento con la viabilità esistente tale da consentire una eventuale realizzazione funzionale parziale (sub-stralcio 1A) dell'intervento stesso. Considerato il limitato finanziamento disponibile, allo stato attuale Anas sta valutando la possibilità di realizzare il solo summenzionato sub-stralcio 1A, che comprenderebbe la galleria Malabocca, lo svincolo sud e la rampa di innesto alla viabilità esistente. Anas evidenzia anche che il tracciato scelto ricade all'interno della riserva naturale speciale Calanchi di Montalbano Jonico, istituita dalla legge regionale 27 gennaio 2011, n. 3, la quale all'articolo 2, comma 1, lettera g), indica il divieto di apertura di nuove strade e l'allargamento di quelle esistenti ad esclusione dell'adeguamento delle strade statali e provinciali.

  Alla luce di quanto su esposto, mentre Anas sta procedendo alla valutazione dei costi dell'intervento sub-stralcio 1, è tuttora in corso lo studio di una alternativa di tracciato fuori dal parco dei Calanchi, che prevedrebbe una galleria di estensione di circa 1,6 km. A conclusione dello sviluppo dell'alternativa, Anas prevede di procedere ad un incontro con le amministrazioni locali per valutare la soluzione da adottare, che potrebbe comportare l'impiego del finanziamento disponibile per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza della SS 103.
  Per quanto riguarda lo stato di attuazione del collegamento mediano Murgia-Pollino:

   tratta Gioia del Colle-Matera, la società Anas informa che è stato redatto il progetto preliminare e avviata la procedura di approvazione del progetto presso il Cipe. Il progetto è stato inviato agli enti locali, che hanno formulato alcune osservazioni su ulteriori alternative di tracciato. Anas facendosi carico di queste richieste, ha approfondito gli studi su queste alternative e sono in corso incontri con gli enti locali per individuare il corridoio su cui continuare le procedure approvative;

   by-pass di Matera tratta Matera-Ferrandina, l'intervento è relativo all'adeguamento in sede della strada esistente. Il progetto esecutivo è stato completato nel mese di giugno scorso ed è ora in fase di verifica ai fini della successiva validazione del responsabile unico del procedimento. L'avvio delle procedure di appalto dei lavori è previsto nel mese di settembre 2018;

   tratta Ferrandina-Pisticci (SS 407 dal km 64 al km 70), questa è compresa nel più ampio intervento di riqualificazione e messa in sicurezza con interventi in sede della SS 407 Basentana dal km 52 al km 88. Il tratto stradale è stato suddiviso in stralci funzionali:

    dal km 40 al km 42 si è in procinto di avviare la procedura di appalto;

    dal km 42 al km 52 è stato completato il progetto nel mese di giugno ed è in fase di verifica ai fini della successiva validazione del Rup. L'avvio delle procedure di appalto dei lavori è previsto nel mese di settembre 2018;

    dal km 52 al km 64 il progetto esecutivo è in corso e Anas prevede di attivare la verifica ai fini della validazione nel mese di settembre 2018 con previsione di avvio delle procedure d'appalto entro la fine dell'anno;

    dal km 64 al km 76 il progetto esecutivo è in corso e Anas prevede di attivare la verifica ai fini della validazione nel mese di novembre 2018, con previsione di avvio delle procedure d'appalto entro il primo trimestre del 2019;

    dal km 76 al km 88 il progetto esecutivo è in corso. Anas prevede di attivare la verifica ai fini della validazione entro il primo trimestre del 2019 con previsione di avvio delle procedure d'appalto entro il secondo trimestre del 2019;

   tratta Pisticci-Valsinni è in corso la redazione del progetto di fattibilità economica conseguente alla necessità di rimodulare l'intervento previsto nel progetto preliminare approvato da Anas nel 2008 in ragione degli importi previsti nel piano per il Sud;

   tratta Valsinni-Lauria il collegamento è realizzato con la SS 653 Sinnica, avente caratteristiche adeguate alla categoria tipo CNR IV con velocità di progetto 80/100 km/h e intersezioni a livelli sfalsati;

   tratto finale della strada statale 655 Bradanica-tronco 1o lotto della Martella, Anas segnala che l'intervento riguarda la realizzazione del tratto finale, in variante, del collegamento alla città di Matera nell'ambito del programma di interventi connessi al ruolo della città quale capitale europea della cultura per il 2019, con un importo pari a circa 69,84 milioni di euro. Ad aprile scorso è stata aperta al traffico una prima tratta funzionale di circa 8 km, sugli 11,5 totali, mentre l'apertura della restante tratta è legata alla risoluzione delle problematiche che riguardano il viadotto Santo Stefano, interessato da un'anomala deformazione degli isolatori imputabile ad un complesso fenomeno gravitativo profondo per la cui caratterizzazione si sono rese necessarie indagini fino a 70 metri di profondità. Sulla base degli esiti di tali indagini, sono in corso di elaborazione le soluzioni progettuali per la messa in pristino dell'impalcato del viadotto, per il consolidamento delle fondazioni e per la stabilizzazione del versante interessato dal movimento franoso, L'ultimazione è prevista per dicembre 2018.

  Infine, gli interventi di messa in sicurezza della SS 407 Basentana, già finanziati e programmati per un investimento complessivo di 18,72 milioni di euro, sono così dettagliati:

   lavori di manutenzione straordinaria per riparazioni locali delle strutture dei viadotti Brindisi II e Pietra per un investimento di circa 0,60 milioni di euro;

   lavori per il completamento del consolidamento delle fondazioni del viadotto Calciano II al km 37+046 della SS 407 (dalla pila 1 alla pila 7) per un investimento di circa 1,50 milioni di euro;

   lavori di interventi di distese generali in tratti saltuari per un investimento di circa 1,48 milioni di euro;

   R.A, n. 05-SS 407-progetto Green light, sostituzione dei corpi illuminanti con led di ultima generazione – lotto 5 – gallerie Montagnola e Tentazione per un investimento di circa 0,19 milioni di euro;

   lavori per il consolidamento e la protezione delle fondazioni del viadotto Calciano I (al km 34+615), Adamo, Calcesi, Arena e della Vecchia della SS 407-1o stralcio, per un investimento di circa 1,87 milioni di euro;

   lavori per l'adeguamento delle barriere di spartitraffico lungo la SS 407-1o stralcio, per un investimento di circa 2,58 milioni di euro;

   lavori di riqualificazione della piattaforma stradale-1o lotto A – sulla tratta compresa tra i km 40+320 e 42+400 corridoio Stradale Salerno-Potenza-Bari con estensione direttrice Basentana: R.A. 05 e SS 407 lavori di riqualificazione dell'itinerario – 2o stralcio, per un investimento di 6,78 milioni di euro;

   interventi di risanamento locale delle strutture – 1o lotto G – dal corridoio stradale Salerno-Potenza-Bari con estensione direttrice Basentana: R.A. 05 e SS 407 lavori di riqualificazione dell'itinerario – 2o stralcio, per un investimento di circa 0,99 milioni di euro;

   interventi di risanamento locale delle strutture – 1o lotto H – dal km 22+000 al km 28+000 corridoio stradale Salerno-Potenza-Bari con estensione direttrice Basentana: R.A. 05 e SS 407 lavori di riqualificazione dell'itinerario – 2o stralcio, per un investimento di circa 0,99 milioni di euro;

   lavori di demolizione e di ricostruzione impalcati-ripristini localizzati spalle, pile e pulvini del viadotto Brindisi II 5o stralcio di lavori di manutenzione straordinaria per la riparazione locale dei viadotti lungo la rete compartimentale: Cammardà sul RA05, Gallamara e Cornutello sulla SS 92, Brindisi II sulla SS 407, Noce I e Calda sulla SS 585, sovrappasso al km 15+231 sulla SS 598, San Nicola sulla SS 653, Dragonetti e Lagopesole sulla SS 658, e ulteriori interventi minori, per un investimento di circa 0,91 milioni di euro;

   lavori di manutenzione straordinaria per la sostituzione e integrazione della segnaletica verticale sulle strade del centro manutentorio A e del centro manutentorio C, per un investimento di circa 0,82 milioni di euro.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   RUFFINO e LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini svolgendo quotidianamente attività di prevenzione, vigilanza e soccorso a sostegno di soggetti pubblici e privati grazie al proficuo impegno del proprio personale;

   negli ultimi anni, peraltro, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha realizzato uno sforzo straordinario per sopperire, nonostante le decrescenti risorse finanziarie e le carenze di organico, alle numerose richieste di intervento della popolazione per le piccole e le grandi emergenze;

   ad oggi, la situazione in cui versa il Corpo è di grande difficoltà, considerata la carenza strutturale di personale pari a circa 4.000 unità rispetto a quella che dovrebbe essere la dotazione organica;

   la carenza strutturale rischia di aggravarsi nei prossimi anni, a causa dei prepensionamenti di una parte del personale attivo e la situazione diventa più problematica a seguito delle nuove competenze acquisite dei vigili del fuoco, con l'attuazione del decreto legislativo n. 177 del 2016, che dispone la soppressione del Corpo forestale dello Stato, con il seguente trasferimento di alcuni compiti in materia di incendi boschivi al Corpo dei vigili del fuoco;

   nel frattempo, è rimasta indeterminata la sorte degli oltre 1.600 idonei della graduatoria del concorso pubblico bandito nel 2008 (Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 90 del 18 novembre 2008) per il reclutamento di 814 vigili del fuoco;

   a seguito delle prove preselettive, fisico/motorie, pratiche e, infine, di quella orale è stata pubblicata, sul bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/25 del 16 luglio 2010, la graduatoria finale del concorso;

   nella graduatoria sopra citata figurano, oltre ai vincitori regolarmente assorbiti, 7.599 candidati classificati come idonei, ma allo stato attuale nella graduatoria tuttora vigente, restano più di 1.000 idonei da assorbire;

   la legge di bilancio 2018 ha altresì stabilito un'assunzione nel Cnvvf di personale — non sottoposto a procedure concorsuali — mediante la cosiddetta stabilizzazione nel limite del 30 per cento dei contingenti annuali, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, e successive modificazioni, che risulti iscritto nell'apposito elenco istituito per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo medesimo da almeno tre anni e che abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio;

   ai fini delle predette assunzioni, nonché di quelle di cui all'articolo 19-bis del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, il limite di età previsto dalle disposizioni vigenti per l'assunzione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è eccezionalmente derogato;

   inoltre, le recenti assunzioni dal 2013 al 2016 sono state divise al 50 per cento con una procedura di stabilizzazione di personale volontario (vigili discontinui), impedendo di fatto l'esaurimento della graduatoria del suddetto concorso;

   il tema è di fondamentale importanza, per sopperire alla carenza strutturale di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e per offrire un futuro agli oltre 1.600 giovani idonei, in attesa di assunzione da troppo tempo –:

   se il Ministro interrogato intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di potenziare l'organico dei vigili del fuoco, e procedere in via prioritaria all'assunzione degli idonei del concorso a 814 posti di vigile del fuoco, esaurendo la graduatoria in essere.
(4-00471)

  Risposta. — In via preliminare, nel sottolineare che le problematiche concernenti il potenziamento di uomini e mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono da tempo all'attenzione di questo Ministero, si evidenzia che, al momento, a fronte di una previsione organica di 37.481 dipendenti, il Corpo soffre una carenza di poco più di 3.000 unità. Al riguardo, sono in corso di attuazione alcune misure volte a mitigare l'incidenza di tale deficit. Si richiamano, in particolare: l'autorizzazione a bandire una nuova procedura selettiva per l'immissione di 250 giovani nella qualifica di vigile del fuoco (la relativa procedura concorsuale avrà termine entro la fine dell'anno corrente); l'assunzione straordinaria di 1.300 unità, con una programmazione quinquennale, a decorrere dal 1° ottobre di ogni anno: per il 2018 sono previste 50 assunzioni; l'assunzione di 400 unità nei ruoli iniziali del Corpo nazionale, già avvenuta in data 7 maggio 2018, a valere sulle facoltà assunzionali del 2018 relative al cento per cento delle cessazioni avvenute nel 2017: gli allievi vigili hanno già iniziato l'ottantatreesimo corso di formazione che avrà termine entro la fine dell'anno; un incremento della dotazione organica della qualifica di Vigile del fuoco di 300 unità con decorrenza 1° ottobre 2018.
  Occorre, inoltre, evidenziare che il Corpo è stato chiamato a fronteggiare maggiori oneri funzionali in virtù di recenti interventi normativi come, ad esempio, la lotta attiva agli incendi boschivi dopo l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato o l'assunzione di un ruolo di coordinamento tecnico-ispettivo negli interventi di soccorso pubblico più complessi, sancito anche nel nuovo codice della Protezione civile, nonché i più onerosi impegni che scaturiscono dalle nuove direttive sulla sicurezza integrata in occasione delle manifestazioni pubbliche. Tali circostanze determinano, effettivamente, la necessità di prevedere l'immissione di ulteriori unità di personale per assolvere adeguatamente anche alle nuove missioni prima delineate.
  Si segnala, inoltre, che è stato recentemente licenziato dal Consiglio dei ministri, in via preliminare, ed è ora al parere delle competenti Commissioni parlamentari, un intervento normativo che porta a compimento il disegno riformatore iniziato nel 2017 e che mira a garantire l'ottimizzazione dell'efficacia delle funzioni del Corpo nazionale nonché l'implementazione dell'assetto ordinamentale del relativo personale.
  È un intervento molto complesso che si rivolge all'intera compagine operativa, attraverso la valorizzazione di tutte le risorse umane e delle loro professionalità.
  Con riferimento, in particolare, alla graduatoria pubblica relativa al concorso a 814 posti di vigile del fuoco, indetto con decreto del Ministero dell'interno n. 5140 del 6 novembre 2008, valida fino al 31 dicembre 2018, che constava complessivamente di 7.599 idonei, si rappresenta che dalla medesima si è attinto per assumere, in data 7 maggio 2018, 400 unità nella qualifica di vigile del fuoco con una disponibilità residua, al netto delle succitate assunzioni, pari a 1.591 unità di idonei, la cui età media si attesta a 33 anni.
  Tale numero andrà ulteriormente a ridursi in quanto, dalla stessa graduatoria, questa amministrazione dovrà attingere per assumere: una quota parte, pari ai 70 per cento (n. 210 unità), delle 300 unità previste ai sensi della legge n. 205 del 27 dicembre 2017, articolo 1, comma 289, quale incremento di organico della qualifica di vigile del fuoco, in quanto il rimanente 30 per cento viene dalla stessa legge di bilancio riservato alla stabilizzazione del personale volontario che svolge servizio presso le strutture centrali e periferiche del Corpo; una quota parte, pari al 70 per cento (n. 35 unità), delle 50 unità previste dalla stessa legge, articolo 1, comma 287, quale assunzione straordinaria; n. 96 unità, previo nulla osta del dipartimento della funzione pubblica, in occasione delle autorizzazioni ad assumere per l'anno 2018, in relazione al rimanente
turn over per le cessazioni dell'anno 2017.
  L'eventuale assunzione delle restanti unità, come auspicato dall'interrogante, potrà scaturire da ulteriori interventi normativi che determinino, entro il 2018, un incremento di organico aggiuntivo rispetto al quadro suesposto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Stefano Candiani.


   TERZONI, GALLINELLA, EMILIOZZI, RACHELE SILVESTRI, MAURIZIO CATTOI, PARISSE, GIULIODORI, CATALDI e ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle regioni Umbria e Marche è in corso di esecuzione il progetto Quadrilatero, un sistema di infrastrutture viarie che consiste nel completamento e adeguamento di due arterie principali (asse Foligno-Civitanova Marche strada statale 77 e l'asse Perugia-Ancona strada statale 76 e strada statale 318), della Pedemontana Fabriano- Muccia/Sfercia e di altri interventi viari, idonei ad assicurare il raccordo con i poli industriali esistenti e a migliorare ed incrementare l'accessibilità alle aree interne delle regioni interessate;

   il progetto viario è composto di due maxilotti, suddivisi in sublotti, ed è in parte finanziato ed in parte in attesa di finanziamento;

   la tabella E legge di stabilità 2016, legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha rifinanziato le risorse in favore di Anas (articolo 1, comma 68, della legge n. 147 del 2013) per 6.800 milioni di euro, di cui 20,27 milioni per maggiori esigenze per lavori in corso alla società Quadrilatero Marche Umbria; tale importo viene riportato nel contratto di programma 2016-2020;

   la delibera del CIPE 1° dicembre 2016, n. 64, ha individuato le opere prioritarie del progetto Quadrilatero (tra quelle già previste dalla delibera del CIPE n. 13 del 2004) indicandone i costi e le relative fonti di finanziamento; in particolare essa individua tra le fonti il «contratto di programma ANAS 2016-2020» per un importo complessivo di 68,642 milioni di euro. Il contratto di programma citato è stato approvato con delibera del CIPE n. 65 del 7 agosto 2017 e prevede il finanziamento di alcuni interventi attinenti al «progetto Quadrilatero»;

   la legge di stabilità 2018, legge 27 dicembre 2017, n. 205, al comma 1164 dell'articolo 1, cita: «Al fine di consentire il rapido completamento delle opere, anche accessorie, inerenti alla società Quadrilatero Umbria Marche SpA, da individuare specificamente nell'aggiornamento del contratto di programma 2016-2020 stipulato con ANAS SpA, è concesso ad ANAS SpA un contributo straordinario pari a 32 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2018 al 2022», quindi con un ulteriore finanziamento di 160 milioni di euro;

   agli interroganti risultano non ancora finanziati i seguenti interventi:

    sublotto 1.2 Semisvincolo Menotre;

    sublotto 1.4 Allaccio strada statale 77-strada statale 3 a Foligno;

    sublotto 2.3 Intervallina Tolentino – San Severino;

    sublotto 2.4 strada statale 78 Val di Fiastra –:

   se intenda rendere disponibile l'elenco delle opere finanziate in relazione al progetto Quadrilatero con l'accordo di programma 2016-2020 con relativi importi, con particolare riguardo ai 20,27 milioni di euro stanziati con la legge n. 208 del 2015, ai 68,642 milioni di euro citati nella delibera CIPE del 1° dicembre 2016, n. 64, ai 160 milioni di euro stanziati con la legge n. 205 del 2017;

   se risultino fra queste opere finanziate altre opere accessorie, opere di manutenzione straordinaria, od altre opere necessarie al completamento del progetto Quadrilatero non previste in precedenti delibere e accordi;

   se per il completamento del progetto Quadrilatero risultino necessari ulteriori finanziamenti, a quanto ammontino e, in caso affermativo, per quali opere.
(4-00236)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame relativo al progetto Quadrilatero si comunica quanto segue.
  Preliminarmente, si precisa che l'importo di 20,27 milioni di euro di cui alla legge di stabilità 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208), richiamato nel testo dell'interrogazione, è incluso nei 68,65 milioni di euro che il Cipe con propria delibera n. 64/2016 ha disposto nell'ambito del contratto di programma 2016-2020 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società Anas come approvato dal decreto interministeriale di questo Ministero e del Ministero dell'economia e delle finanze del 27 dicembre 2017, registrato alla Corte dei conti il successivo 29 dicembre.
  In particolare, tali risorse finanziarie sono finalizzate alla realizzazione dei seguenti interventi prioritari come individuati dalla citata delibera Cipe 64/2016:

   maxi lotto 2: adeguamento impianti tecnologici in galleria agli standard della rete stradale transeuropea (TEN-T) – ex decreto legislativo n. 264 del 2006 – sublotto 1.1, per un importo di 18,77 milioni di euro;

   maxi lotto 1: sistemazioni idrauliche, monitoraggio ambientale e maggiori oneri per compensazione caro materiali – sublotto 2.5, per un importo di 1,5 milioni di euro.

  Gli altri interventi prioritari finanziati con il citato contratto di programma, fino alla concorrenza dei detti 68,65 milioni di euro, sono:

   maxi lotto 1: allaccio della strada statale (SS) 77 con la SS 16 a Civitanova Marche tramite rotatoria e realizzazione di un sottopasso ferroviario – sublotto 1.3, per un importo di 12 milioni di euro:

   maxi lotto 1: attivazione telecontrollo da remoto degli impianti tecnologici in galleria – sublotti 1.2 e 2.1, per un importo di 2 milioni di euro:

   maxi lotto 1: intervalliva di Macerata e allaccio funzionale alla città di Macerata tratto Mattei – La Pieve, – sublotto 2.2. per un importo di 34,38 milioni di euro.

  Da ultimo si informa che la destinazione del contributo straordinario di 160 milioni di euro stanziato con la legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205) – al fine di consentire il rapido completamento delle opere, anche accessorie, da individuare specificamente nell'aggiornamento del citato contratto di programma 2016-2020 – non è ancora definita e dovrà essere concordata con Anas quale assegnataria diretta del contributo finanziario.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   TRANCASSINI e PRISCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa locale, la galleria Valnerina, inaugurata a fine 2013, è stata chiusa fino a data da destinarsi per «criticità rilevate nella soletta»;

   a distanza di meno di quattro anni dalla sua inaugurazione la galleria necessiterebbe di interventi tanto importanti da dover essere chiusa al traffico, ma ad oggi non è chiaro quali siano i danni riscontrati dai tecnici dell'Anas, le cause e il tipo di lavori necessari per ripristinare la viabilità in quel tratto;

   il protrarsi di tale situazione sta comportando, oltre ad un incremento del carico dei veicoli e soprattutto di Tir sul vecchio itinerario, con ulteriori flussi di traffico pesante sia nel centro urbano di Terni che nelle frazioni, con ricadute negative sulla qualità della vita dei residenti e con un evidente pregiudizio per la stessa sicurezza stradale, anche gravi disagi per i lavoratori pendolari e danni all'economia delle due province, con particolare riferimento alle numerose mete turistiche raggiungibili da un lato e dall'altro della predetta galleria;

   dubbi sulla soluzione costruttiva adottata erano stati sollevati con la prefettura, già all'indomani dell'apertura dell'opera, da un ingegnere reatino, Luciano Pitoni, secondo cui la soluzione adottata per la realizzazione del tunnel contrastava con le tecniche dell'Anas, che prevede le vie di fuga di sicurezza al lato della galleria principale;

   in particolare, come si legge nella nota inviata alla prefettura «la soluzione adottata per la galleria Valneriana è meno costosa, sotto il punto di vista costruttivo, delle altre richiamate nelle Circolari ANAS, ma richiederà frequenti interventi di verifica per monitorare e controllare gli ancoraggi di tutti i tiranti in acciaio che sostengono il solaio in cemento. È logico domandarsi cosa accadrebbe se qualcuno di questi tiranti non dovesse più svolgere correttamente la sua funzione»;

   nella lettera di riscontro, l'Anas garantiva una progettazione «realizzata con elevati standard di sicurezza» e che i tiranti dell'ancoraggio della soletta erano stati «tutti singolarmente testati fino al carico di collaudo», e la struttura «progettata per garantire le sue prestazioni statiche anche in caso di collasso di più tiranti»;

   rilievi erano stati avanzati anche dall'interrogante e dal sindaco di Rieti che in una nota del 23 aprile 2018, mostrando preoccupazione per i numerosi disagi causati dal protrarsi della chiusura del tratto viario tra il capoluogo sabino e Terni, chiedevano all'Anas un incontro per accertare «le reali condizioni, tempistiche e interventi programmati per riattivare i normali collegamenti tra i due territori»;

   nonostante i numerosi disagi che la chiusura del tunnel sta causando lungo le strade interne e nei piccoli centri abitati, dove è tornato l'incubo dei mezzi pesanti, con evidenti pericoli per la circolazione stradale e il rischio di inquinamento acustico ed atmosferico, ad oggi non è chiaro quali saranno i tempi di apertura della galleria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritenga opportuno chiarire la effettiva situazione relativa alla messa in sicurezza della galleria Valnerina, e cosa intenda fare, per quanto di competenza, per assicurarne la riapertura immediata al fine di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini.
(4-00268)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  La chiusura della galleria Valnerina (direttrice Terni-Rieti) è stata disposta da Anas il 9 febbraio 2018, a seguito di un'anomalia riscontrata nella funzionalità di una porzione della soletta che delimita la sezione superiore del tunnel, preposta al passaggio delle condotte di aerazione e al transito pedonale in caso di evacuazione per motivi di sicurezza. In particolare, i tecnici Anas hanno rilevato un limitato abbassamento della soletta stessa causato dal cedimento del suo sistema di ancoraggio.
  Quindi Anas ha avviato i necessari interventi di ripristino e messa in sicurezza della porzione interessata dal dissesto e, nel contempo, una campagna di approfondite verifiche tecniche anche su analoghi elementi presenti nel resto del tunnel, che si sviluppa per circa 3,7 chilometri.
  Dai controlli effettuati dai tecnici incaricati, supportati da laboratori specializzati nella diagnostica, è emersa la necessità di intervenire sul tratto oggetto dell'abbassamento al fine di assicurarne la completa funzionalità e prevenire il ripetersi della criticità anche sui restanti campi di solette, con interventi tesi ad aumentarne il grado di sicurezza.
  Sulla base dei risultati degli accertamenti, Anas ha individuato una adeguata soluzione tecnica per l'esecuzione degli interventi ed ha avviato la relativa progettazione, conclusa di recente.
  I lavori risultano in fase di affidamento e la loro ultimazione è prevista entro il mese di settembre 2018.
  Nelle more del completamento, la galleria potrà comunque essere utilizzata dall'utenza alla conclusione di una prima fase di interventi sulle solette ammalorate entro il corrente mese di luglio.
  Infine, Anas ha comunicato che le anomalie riscontrate sono imputabili ad un difetto di esecuzione e, pertanto, il costo dei lavori necessari al ripristino dell'opera sarà totalmente addebitato in danno dell'appaltatore.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   ZANOTELLI, FUGATTI, BINELLI, VANESSA CATTOI e SEGNANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni l'autotrasporto nel nostro Paese soffre di una scarsa competitività a livello europeo soprattutto a causa della concorrenza sleale, del trasporto in regime di cabotaggio illegale e della delocalizzazione abusiva delle imprese, tutti elementi che hanno provocato una drammatica crisi, favorendo al contempo le imprese dei Paesi dell'Est Europa che hanno avuto un notevole aumento, con un miglioramento dei traffici merci di quasi il 200 per cento;

   da notizie in possesso degli interroganti, nel territorio trentino sembra che si verifichino spesso casi in cui furgoni telonati muniti di cuccetta, con targa nella maggior parte dei casi polacca, non sempre muniti di idonea documentazione, attendono mezzi pesanti provenienti dall'estero, scaricandone i bilici e smistando il materiale trasportato. Sembra che questi stessi furgoni, successivamente, fungano da corrieri senza averne i necessari requisiti e provocando quindi concorrenza sleale a danno delle ditte trentine;

   i rappresentanti di categoria hanno sollevato in diverse sedi questa ed altre problematiche relative all'autotrasporto, sottolineando che anche alcune ditte italiane mettono in atto gli stessi comportamenti illeciti per abbattere i costi legati al servizio;

   in Italia le condizioni fiscali e burocratiche sono scarsamente competitive e molte aziende, ritenendole svantaggiose, sono costrette a chiudere l'attività oppure a delocalizzarsi. Le possibilità date dal distacco transnazionale del personale (previsto nell'ambito della libera circolazione dei lavoratori e della libera prestazione dei servizi) e dalle attività di trasporto in regime di cabotaggio (praticate in aggiunta abusivamente e oltre i limiti consentiti) permettono alle imprese di continuare a lavorare in un determinato Paese, ma alle condizioni fiscali e contributive più favorevoli dello Stato nel quale hanno spostato la sede e immatricolato i veicoli;

   in Francia è stata approvata una legge per tutelare l'autotrasporto nazionale, volta a combattere il dumping sociale e la concorrenza sleale, a rafforzare la responsabilità dei committenti e delle forze dell'ordine nell'ambito del subappalto, a ricondurre a livello nazionale gli introiti del lavoro effettuato dagli autotrasportatori sul territorio francese, nonché a recepire in pieno la normativa comunitaria relativa ai tempi di riposo settimanale degli autisti (di cui all'articolo 4 del regolamento (CE) n. 561/2006), imponendo che tale riposo non possa svolgersi nella cabina del camion –:

   se i Ministri interrogati non ritengano doveroso intensificare i controlli lungo gli assi stradali del territorio trentino per accertare gli illeciti commessi dai mezzi muniti di targa straniera relativamente al collettame, ai documenti dei veicoli e al rispetto della normativa europea che impone l'osservanza delle ore di guida e di riposo;

   se ai Ministri interrogati siano già state segnalate in passato le problematiche relative all'autotrasporto espresse in premessa, in particolare quali siano state le istanze rappresentate dalle categorie di settore e di quali criticità si sia fatta portavoce la provincia di Trento negli ultimi tre anni;

   se non ritengano doveroso farsi promotori di un provvedimento, sul modello francese sopra citato, sentite le parti interessate, comprese le categorie maggiormente rappresentative del settore e gli amministratori locali delle aree coinvolte, che preveda misure a favore del comparto dell'autotrasporto nel nostro Paese, che favorisca l'apertura dei mercati e sfavorisca al contempo il dumping sociale e la concorrenza sleale, anche attraverso un'armonizzazione della sfera fiscale e dei costi di esercizio che incidono sulle aziende di trasporti e un rafforzamento dei controlli su strada nei confronti dei veicoli stranieri.
(4-00036)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, preme sottolineare che il controllo e la vigilanza sul corretto svolgimento dell'attività di autotrasporto, nazionale e internazionale, rappresentano un obiettivo strategico di questa amministrazione e si assicura che quanto evidenziato dall'interrogante è oggetto della massima attenzione.
  Sono note le prassi adottate dalle imprese di trasporto nazionali ed estere finalizzate ad abbattere i costi dell'autotrasporto mediante una gestione illegittima degli autisti, che si concretizzano in sistematiche violazioni dei tempi di guida e di riposo e, soprattutto, nell'utilizzazione di manodopera a basso costo, proveniente dai paesi dell'est europeo e priva di qualsiasi garanzia sociale.
  Per fronteggiare tale fenomeno, sono da tempo attive forme integrate di collaborazione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quello dell'interno e quello del lavoro sia per quanto riguarda l'effettuazione e il coordinamento dei controlli su strada, sia per le successive verifiche presso la sede delle aziende nazionali che impiegano lavoratori esteri.
  Sulla questione del distacco temporaneo dei lavoratori esteri, evidenziata dall'interrogante tra le possibili forme di elusione della normativa sociale, si evidenzia che con la legge 21 giugno 2017, n. 96 che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, sono state introdotte nell'ordinamento norme recanti importanti modifiche al regime del distacco transnazionale dei lavoratori, anche in materia di autotrasporto, finalizzate a supportare l'attività di prevenzione e controllo.
  In particolare, la norma citata è intervenuta sul decreto legislativo 17 luglio 2016, n. 136, apportando modifiche all'articolo 10 e all'articolo 12, prevedendo, rispettivamente, un regime più rigoroso in materia di comunicazioni preventive di distacco e una specifica sanzione per il conducente che non è in possesso, durante ciascun viaggio effettuato nell'ambito di tale regime, della predetta comunicazione.
  La comunicazione preventiva deve essere, altresì, fornita dall'impresa di autotrasporto stabilita in altro Stato dell'Unione europea che impiega propri dipendenti per svolgere, con i mezzi nella propria disponibilità, operazioni di cabotaggio in Italia.
  Non sfugge, peraltro, che i maggiori abusi in materia vengono posti in essere oltre che dalle imprese estere operanti in alcuni paesi comunitari caratterizzati da forti squilibri retributivi, anche dalle imprese cosiddette delocalizzate e cioè da quelle imprese che, formalmente estere, appartengono di fatto a imprenditori italiani.
  Su tali imprese è forte la vigilanza e l'attenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia per ciò che attiene alla posizione contrattuale degli autisti sia per quanto riguarda la specifica disciplina dell'attività di cabotaggio affinché quest'ultima venga svolta rigorosamente nell'ambito dei limiti imposti dagli articoli 8 e 9 del regolamento (Ce) n. 1072/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009.
  Fin dal dicembre 2013 si è provveduto, con il Ministero dell'interno, a dettare con apposita circolare specifiche disposizioni per la corretta interpretazione dei citati articoli 8 e 9 del regolamento (Ce) 1072/2009 nell'ambito dell'autotrasporto di merci effettuato con i veicoli cosiddetti leggeri, assoggettando anche questi ultimi alla peculiare disciplina del cabotaggio.
  Inoltre, questa amministrazione e il Ministero dell'interno, ciascuno per quanto di competenza, hanno da tempo focalizzato l'attenzione sulla questione del cabotaggio anche allo scopo di rendere più efficaci i controlli.
  Al riguardo, si segnala che l'articolo 46-
bis della legge n. 298 del 1974, come introdotto dall'articolo 52, comma 1, lettera a), della legge n. 120 del 2010, ha stabilito specifiche sanzioni in materia di violazioni delle disposizioni comunitarie sul cabotaggio stradale prevedendo, per le violazioni di cui agli articoli 8 e 9 del citato regolamento, la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 5.000 a euro 15.000, nonché la sanzione amministrativa accessoria del fermo del veicolo per un periodo di tre mesi, ovvero, in caso di reiterazione nel triennio, per un periodo di sei mesi.
  Successivamente, il decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge dell'11 novembre 2014 n. 164, ha previsto l'introduzione del comma 1-
bis al citato articolo 46-bis della legge n. 298 del 1974.
  Tale comma dispone che le sanzioni suindicate si applicano anche nel caso di circolazione nel territorio nazionale di veicoli immatricolati all'estero, qualora sia riscontrata, durante la circolazione, la mancata corrispondenza fra le registrazioni del tachigrafo o altri clementi relativi alla stessa circolazione e le prove documentali che devono essere fornite a dimostrazione della corretta esecuzione del cabotaggio, nonché nel caso in cui le prove stesse non siano conservate a bordo ed esibite in sede di controllo.
  Per ciò che attiene alle iniziative normative francesi in materia di tutela dell'autotrasporto citate dall'interrogante è il caso di evidenziare che in Italia fin dal 2005, con il decreto legislativo n. 286 del 21 novembre 2005, nel tempo più volte modificato, sono state adottate norme finalizzate a stabilire e rafforzare il principio di corresponsabilità tra vettore e committente nelle operazioni di autotrasporto di merci per conto di terzi.
  Un'ultima rilevante modifica alla norma sopra citata è stata apportata dalla legge di stabilità 2015 che ha, tra l'altro, ridefinito completamente la disciplina della sub-vezione introducendo vincoli e limiti assai restrittivi per l'uso di questa diffusa forma di contratto che ben si presta ad abusi di diversa natura.
  Per quanto riguarda la specifica attività di controllo, come si è precedentemente accennato, questa è di interesse prioritario per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed è programmata e sviluppata sul territorio tramite una forte sinergia con il Ministero dell'interno e, in particolare, con il servizio di polizia stradale, in piena coerenza con gli impegni assunti con le associazioni di categoria dell'autotrasporto negli ultimi anni.
  Il sistema è incentrato sul controllo integrato che viene condotto in servizi congiunti, operando anche mediante l'ausilio dei centri mobili di revisione – particolari strutture in dotazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che consentono un immediato riscontro dell'efficienza tecnica dei veicoli –, conseguendo l'obiettivo di compiere un'approfondita verifica dell'integrale rispetto di tutte le norme amministrative e di sicurezza stradale che regolano l'autotrasporto, ivi compreso il rispetto dei tempi di guida e di riposo.
  L'attività di controllo integrato viene svolta secondo un'articolata programmazione stabilita in sede locale, costantemente monitorata e coordinata in sede centrale. Con almeno otto servizi mensili vengono inoltre svolte operazioni speciali – concentrate in due o tre giornate consecutive su punti strategici del territorio nazionale valichi, porti, e grandi arterie – che coinvolgono contemporaneamente tutti i citati centri mobili.
  Con questo metodo da oltre un decennio vengono integralmente controllati ogni anno decine di migliaia di veicoli pesanti.
  Non sfugge, peraltro, che in particolari situazioni locali, con particolare riferimento a quelle a ridosso dei confini del territorio nazionale e specie in quelle regioni o provincie autonome (come nel caso dei territori di Trento e Bolzano), possano essere più evidenti alcuni fenomeni distorsivi della concorrenza.
  Si deve precisare che, pur non avendo questa amministrazione uffici o altre articolazioni territoriali nelle province autonome di Trento e Bolzano, che consentano di sviluppare una diretta programmazione dell'attività di controllo, i flussi di traffico che interessano il suddetto territorio sono comunque intercettati nell'ambito dei servizi congiunti che sono svolti nel nord est e, in particolare, presso i nodi dell'autostrada del Brennero. Inoltre, grazie ad un apposito protocollo d'intesa tra la direzione generale del nord est di questa amministrazione e l'Anvu (Associazione delle polizie locali) vengono effettuati – con cadenza periodica e proprio nell'area del Trentino – servizi congiunti che, oltre all'attività di controllo operativa, hanno anche la finalità di fornire una specifica formazione professionale alle polizie locali sull'autotrasporto internazionale.
  In tali territori resta comunque fondamentale la funzione di controllo esercitata con efficacia dalla Polizia stradale e delle altre Forze dell'ordine aventi competenza in materia di autotrasporto che, peraltro, sono state nel corso degli anni sensibilizzate da questa Amministrazione e destinatarie di progetti formativi sulla complessa materia.
  Sulla questione, il Ministero dell'interno, per quanto di competenza, ha tenuto ad evidenziare che, al fine di fronteggiare gli illeciti evidenziati dall'interrogante, ha assunto grande importanza il momento delle verifiche e dei controlli su strada, ispirato soprattutto alla realizzazione di interventi mirati, secondo nuovi modelli operativi.
  
I controlli su strada del rispetto delle norme sociali e degli automezzi impegnati nel cabotaggio internazionale, i controlli finalizzati alla verifica dei falsi documenti di guida e circolazione e dell'impiego di manodopera in regime di dumping sono i settori in cui la Polizia stradale è maggiormente impegnata per contrastare fenomeni distorsivi della concorrenza nel mondo dell'autotrasporto.
  Secondo i dati comunicati dal Ministero dell'interno, nel 2017 sono stati controllati 286.994 veicoli commerciali (243.972 italiani. 38.943, comunitari e 4079 extracomunitari) per un totale di 3.208.166 giornate di lavoro controllate e 71.490 violazioni accertate.

Violazioni della LEGGE 298/74 – abusivismo – Dati della Polizia Stradale riferiti al 2017.

  Art. 26/1 Esercizio abusivo

  104

  Art. 26/2 Affidamento trasporto ad abusivo

  44

  Art. 46 Trasporto abusivo

  988

  Art. 46-bis Cabotaggio

  168

  Art. 7 c. 2 D. Lgs 286/05 (Affidamento trasporto ad abusivo da parte di impresa)

  18

  Particolare attenzione è stata posta anche alle violazioni stradali la cui responsabilità è estesa dal conducente ai soggetti della filiera di trasporto (committente, vettore, caricatore, proprietario della merce, ecc).

Dati Polizia stradale riferiti al 2017

  Filiera

  Art. 142

  Art. 164

  Art. 167

  Art. 174

  Conducente

  48.655

  6.194

  21.165

  30.454

  Vettore – proprietario veic.

  4.527

  49

  14.738

  14.019

  Committente

  1.310

  20

  1.793

  241

  Caricatore

  385

  70

  1.236

  71

  Proprietario merce

  167

  9

  925

  51

  TOTALE

  55.044

  6.342

  39.857

  44.836

  Inoltre, allo scopo di fornire maggiore chiarezza interpretativa sulla questione della fruizione del riposo settimanale regolare in cabina, la direzione centrale per la polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali della polizia di Stato del dipartimento della pubblica sicurezza ha predisposto la circolare del 30 aprile 2018, con la quale, rilevata la mancanza nel nostro ordinamento di una specifica sanzione per tale violazione, si è ritenuto, d'intesa anche con la direzione generale per il trasporto stradale e per l'intermodalità di questo Ministero, che il riposo settimanale regolare a bordo del veicolo possa essere considerato come non goduto, in quanto effettuato in condizioni non idonee secondo la normativa vigente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.