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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 2 agosto 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    l'impianto Ilva di Taranto è il più grande stabilimento siderurgico d'Europa e anche uno dei più moderni;

    da luglio 2012 vari interventi della magistratura hanno disposto il sequestro dell'acciaieria e l'arresto di alcuni suoi dirigenti, tra cui i proprietari, per violazioni ambientali;

    essendo uno stabilimento di interesse strategico nazionale, l'impianto di Taranto è stato oggetto di una speciale disciplina (ai sensi degli articoli 1 e 2 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61) che ne ha disposto il Commissariamento, prevedendo la prosecuzione dell'attività produttiva funzionale alla conservazione della continuità aziendale, nonché la predisposizione di un piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, piano adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 marzo 2014;

    la successiva ricollocazione sul mercato del complesso industriale Ilva è stata strutturata secondo un procedimento complesso idoneo a garantire, nel rispetto della compatibilità con le regole europee, l'esigenza di realizzazione di un piano di misure ambientali con le finalità della amministrazione straordinaria, cui la stessa è stata sottoposta all'inizio del 2015;

    su questa vicenda, strategica per le ricadute industriali, ambientali e occupazionali del territorio e nazionali, l'operato dei precedenti Governi ha da subito dato massima centralità al tema di coniugare la tutela ambientale e sanitaria del territorio e dei suoi abitanti con i livelli produttivi e occupazionali dell'Ilva dell'indotto, anche attraverso l'utilizzo di un notevole ammontare di risorse pubbliche;

    il 6 giugno 2017 il Ministro dello sviluppo economico ha firmato il decreto che ha autorizzato i commissari straordinari dell'Ilva a procedere all'aggiudicazione degli asset del gruppo Ilva ad Am Investco (cordata formata da Arcelor Mittal e dal Gruppo Marcegaglia);

    il piano industriale presentato da Am Investco prevede investimenti per 2,4 miliardi di euro, finalizzati al risanamento ambientale della fabbrica, alla copertura dei parchi minerari, all'adozione di nuove tecnologie per ammodernare gli impianti a cui si aggiungono 1,8 miliardi di euro che servono anche a rimborsare lo Stato e i creditori;

    il commissariamento, in scadenza 30 giugno 2018, data alla quale gli assegnatari della gara avrebbero potuto perfezionare l'acquisizione, è stato prorogato al 15 settembre su richiesta dei commissari che, in assenza di indicazioni chiare dal Governo e in presenza di tensioni relative al piano occupazionale, hanno chiaramente preferito far slittare i tempi per la cessione ad Am Investco;

    in assenza di questa proroga, il 1° luglio 2018, Am Investco avrebbe potuto rinunciare all'acquisizione oppure procedere direttamente con le assunzioni, partire con il rilancio del sito e continuare l'opera di risanamento ambientale e produttivo del sito e del territorio;

    il primo atto del Governo su questa questione di rilevanza nazionale è arrivato solamente dopo un mese dal suo insediamento ed è stato quello di inviare una nota all'Anac per segnalare presunte anomalie nella procedurali aggiudicazione della gara e chiedere un parere in merito;

    il 20 luglio 2018 il Ministro dello sviluppo economico ha riferito in Aula che Anac ha confermato tutte le criticità, che la procedura gara per la cessione è stata un pasticcio, è stato leso il principio della concorrenza, le regole del gioco sono state cambiate in corsa. Se la procedura fosse stata corretta ci sarebbero state molte più offerte e tutte migliori anche quella di Arcelor, indicando come azioni in merito chiarimenti ai commissari dell'Ilva, l'avvio di un'indagine interna al Ministero e un parere all'avvocatura di Stato, dimostrando così secondo i presentatori del presente atto di indirizzo di non voler effettivamente arrivare a prendere una decisione;

    la risposta dell'Anac, arrivata al Ministero dello sviluppo economico il 19 luglio 2018, con la nota n. 0063844 pubblicata sul sito del Ministero stesso ha evidenziato che «Le considerazioni esposte rispondono, in punto di diritto, ai quesiti posti da codesto Ministero sui quali – si ribadisce – l'Autorità si è espressa sulla base degli elementi comunicati senza avere proceduto né potere procedere a specifici accertamenti. Per quanto ovvio, si rappresenta che l'individuazione di eventuali irregolarità non potrebbe portare di per sé all'adozione di provvedimenti di autotutela su determinazioni della serie procedimentale attribuita competenze di codesto Ministero che si è intersecata con le diverse fasi della procedura in questione. I provvedimenti di autotutela possono essere assunti, infatti, solo al ricorrere di tutti i presupposti di cui all'articolo 21-novies della legge n. 241 del 1990 e, in particolare, l'esistenza dell'interesse pubblico specifico all'annullamento, diverso – secondo la costante giurisprudenza amministrativa – dal mero ripristino della legalità. L'accertamento dei presupposti di fatto e di diritto previsti dalla legge, la valutazione dell'interesse pubblico prevalente e lo stesso accertamento delle illegittimità nel caso concreto sono rimessi, ovviamente, alla responsabilità dell'Amministrazione procedente»;

    dopo mesi di campagna elettorale incentrata sulla chiusura del sito di Taranto e su una non meglio precisata riconversione, peraltro citata nel contratto per il Governo del cambiamento come «programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti» e dopo oltre due mesi di continue prese di posizione vaghe e contraddittorie da parte del Governo che vanno dalla prospettata «chiusura programmata» dello stabilimento, «che si riconvertirà non in sei mesi ma nemmeno in 20 anni», alla «lavoriamo su due fronti, con Arcelor Mittal e allo stesso tempo anche all'evenienza di ritiro in autotutela della gara qualora la legge dirà di farlo» appare evidente la difficoltà di coniugare responsabilità di governo e promesse e impegni di campagna elettorale, rallentando ulteriormente e rischiando di mettere in discussione il piano di rilancio e di conseguenza il futuro industriale di una filiera strategica, la tenuta dell'equilibrio della bilancia commerciale (già oggi l'Italia importa circa 12 milioni di tonnellate di piani dall'estero, quota superiore all'intera produzione italiana di circa 11 milioni), il destino di 20.000 lavoratori;

    la vicenda è stata oggetto di vari atti di sindacato ispettivo, durante l'ultimo dei quali il Governo ha dimostrato ancora una volta di non avere chiara quale sia la strada giusta per il futuro dell'Ilva, visto che nella risposta all'interrogazione in X Commissione n. 5-00034 ha indicato, tra l'altro, di avere come punto fermo la verifica delle condizioni per annullare la gara (peraltro senza dare indicazioni su cosa fare poi in questo caso), mentre nello stesso giorno, il Ministro dello sviluppo economico a mezzo stampa, ha dichiarato la propria disponibilità per incontrare gli assegnatari al fine di verificare eventuali margini di miglioramento dell'offerta;

    chiudere l'Ilva potrebbe costare al Paese 1 punto di Pil, la perdita di 14 mila posti di lavoro diretti più quelli dell'indotto e la fine della produzione dell'acciaio a Taranto con conseguenze negative anche negli altri siti italiani appartenenti al gruppo Ilva,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative per accelerare l'uscita dall'attuale fase della gestione commissariale, consentendo la prosecuzione dell'attività aziendale per la tutela dell'occupazione, dell'ambiente e dello sviluppo industriale sostenibile messo in atto dai precedenti Governi, in un percorso che prevede la collocazione sul mercato del complesso industriale, una cornice di compatibilità con le regole europee e la realizzazione in tempi certi di un piano di misure ambientali e sanitarie indispensabili per superare le criticità ancora esistenti;

   ad assumere iniziative per mantenere l'operatività aziendale del complesso Ilva che rappresenta un valore assoluto del sistema produttivo nazionale in un settore come la produzione di acciaio che è strategico per l'economia italiana;

   a dissipare, in tempi immediati, ogni dubbio in merito al ventilato annullamento della gara di cessione del complesso industriale Ilva anche nelle more di una trattativa con gli assegnatari degli impianti Ilva, volta a integrare le condizioni di cessione;

   a garantire le risorse per la gestione del complesso industriale Ilva di Taranto, con particolare attenzione al tema della sicurezza sul lavoro e alla realizzazione dei necessari interventi di risanamento ambientale;

   a continuare il programma di interventi e investimenti di natura ambientale che è stato già avviato con l'investimento per la copertura dei parchi primari;

   ad assumere iniziative per consentire e valorizzare gli investimenti programmati dagli assegnatari e destinati alla realizzazione del Piano ambientale e alla ristrutturazione degli impianti produttivi;

   a proseguire i principali interventi ambientali per Taranto, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017;

   ad assumere iniziative per consentire l'avvio degli investimenti tecnologici e ambientali citati in premessa.
(7-00039) «Moretto, Braga, Benamati, Gavino Manca, Bonomo, Mor, Nardi, Noja, Zardini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   secondo una ricerca di Save the children, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per «povertà di futuro» di bambini e adolescenti, privati di opportunità, prospettive e competenze. La povertà nelle sue varie forme, educativa, sociale, economica, d'istruzione e di lavoro, li sta colpendo in modo grave, privandoli di prospettive e di opportunità. Nasce da qui l'esigenza di intervenire con priorità su questi aspetti;

   in particolare, la ricerca evidenzia i quattro principali dati negativi nei riguardi dei bambini e degli adolescenti: il taglio dei fondi per i minori e famiglie, la mancanza di una vita dignitosa, il basso livello di istruzione ed il lavoro;

   il nostro Paese si colloca al diciottesimo posto nell'Europa dei 27 per spesa per l'infanzia e la famiglia;

   in particolare, per quanto riguarda la povertà educativa, da cui conseguono gli altri aspetti, l'organizzazione, anche quest'anno, ha lanciato nel mese di maggio 2018 la campagna «Illuminiamo il Futuro» per il contrasto alla povertà educativa e ha avviato la petizione on line su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e gli adolescenti e ha indicato i 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia: da un'ex scuola elementare nella periferia di Milano a un teatro abbandonato a Torino, dai parchi in condizioni di degrado nelle periferie di Roma e Napoli, e infine, il Parlamento, il luogo dove troppo spesso la voce dei minori è inascoltata;

   si tratta di un Paese «vietato» ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi – il 12,5 per cento del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, oltre la metà non legge un libro, quasi 1 su 3 non usa internet e più del 40 per cento non fa sport. Ma, soprattutto, un Paese dove i minori non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie e non hanno opportunità educative e spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati che potrebbero invece essere restituiti ai bambini per favorire l'attivazione di percorsi di resilienza, grazie ai quali potrebbero di fatto raddoppiare la possibilità di migliorare le proprie competenze;

   dal nuovo rapporto di Save the Children «Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia» emerge che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24 per cento contro 5 per cento). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di «resilienti», ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento, anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio;

   secondo i dati contenuti nel rapporto, i fattori che aiutano i ragazzi ad emanciparsi dalle situazioni di disagio sociale ed economico sono l'aver frequentato un asilo nido (+39 per cento di probabilità), una scuola ricca di attività extracurriculari (+127 per cento), dotata di infrastrutture adeguate (+167 per cento) o caratterizzata da relazioni positive tra insegnanti e studenti (+100 per cento);

   di contro, per i minori le probabilità di sviluppare percorsi di resilienza si riducono tra il 30 per cento e il 70 per cento se vivono in contesti segnati da alti tassi di criminalità minorile e dispersione scolastica e di quasi due volte se risiedono in aree dove la disoccupazione giovanile è più alta della media nazionale;

   dall'indice di povertà educativa 2018 di Save the Children, emerge che sono la Campania, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e il Molise le regioni italiane dove gli effetti della povertà educativa su bambini e ragazzi si fanno sentire maggiormente e dove minori sono le opportunità di attivare percorsi di resilienza;

   esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l'indice, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14 per cento dei ragazzi abbandona gli studi precocemente; quasi 9 bambini su 10 (87 per cento), inoltre, non vanno all'asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia. Più del 66 per cento delle classi della scuola primaria e più dell'85 per cento di quelle della scuola secondaria, inoltre, in Italia, non offrono l'opportunità del tempo pieno agli studenti. Quasi la metà degli alunni (49 per cento), nel nostro Paese, non accede invece al servizio di mensa scolastica. Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l'Ipe dice che più della metà dei ragazzi, in Italia (52,8 per cento) non legge libri; quasi il 43 per cento non fa sport e quasi 1 su 3 (29,1 per cento) non naviga su internet. E, ancora, quasi 7 su 10 non vanno a teatro o non visitano siti archeologici; quasi 8 su 10 non vanno a concerti e più della metà (55 per cento) non visitano mostre o musei;

   altrettanto preoccupanti sono i dati che riguardano il lavoro: i disoccupati sono il 38,4 per cento degli under 25, il quarto peggior risultato a livello europeo, mentre i giovani che non lavorano e non stanno seguendo corsi di formazione, sono 3.200.000 e posizionano il nostro Paese al venticinquesimo posto su 27;

   i dati che emergono dal rapporto consegnano un quadro allarmante dell'impatto della povertà educativa, causa di quella economica, oggi in Italia;

   è necessaria un'accelerazione, un impegno straordinario per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa e allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l'individuo, la famiglia e la scuola verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce –:

   se il Governo, per quanto di competenza, non ritenga di dover quanto prima definire e attuare uno specifico piano di contrasto alla povertà minorile e d'investimento in favore dell'istruzione pubblica e porre in essere interventi urgenti e strutturati in favore delle politiche per i minori e i giovani;

   se non ritengano di adottare un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati destinandoli a luoghi per attività extrascolastica gratuita e di qualità per tanti bambini e ragazzi in tutto il Paese.
(2-00069) «Elvira Savino».


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   da anni ormai nella regione del Salento in Puglia, tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca, vengono distrutte intere coltivazioni di ulivi a causa della presenza di un batterio originario della California chiamato «Xylella Fastidiosa»; tale parassita, difficile da eliminare, è giunto in Italia con l'importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall'America centrale e, purtroppo, ha colpito le distese di uliveti di cui la Puglia è ricca, mettendo i coltivatori nelle condizioni di doverli eradicare e bruciare in quanto pericolosi anche per la fauna;

   il batterio è stato trasmesso dalla «cicala sputacchina» che è un insetto ad apparato pungente-succhiatore che, una volta assorbita la linfa delle piante, la trasporta su altri fusti e li contagia;

   il ceppo di batterio che ha devastato gli ulivi in Puglia è in grado di attaccare anche altre piante, come il ciliegio, il mandorlo, l'oleandro e alcune ornamentali;

   l'unico rimedio ad oggi conosciuto per eliminare il parassita pare sia il taglio radicale del tronco e l'estirpazione delle radici stesse: le ripercussioni negative sull'agricoltura pugliese risultano evidenti e si tradurranno in un danno inestimabile;

   il batterio si è infatti diffuso anche in altre zone d'Italia producendo gli stessi effetti disastrosi con un reale pericolo per tutta la penisola;

   la Francia ha adottato misure, considerate in linea con la legislazione dell'Unione europea, contro la diffusione della «Xylella fastidiosa» che prevedono il blocco delle importazioni delle piante dalla Puglia e da altre zone colpite dal batterio;

   il decreto firmato dal Ministro dell'agricoltura francese, Stephane Le Foli, in vigore già dal 4 aprile 2015, vieta l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese e di quelle piante contaminate dal batterio e inibisce gli scambi intra-europei con la Puglia con un conseguente rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino;

   la procura di Lecce continua ad indagare su eventuali ritardi, omissioni, manipolazioni rispetto all'importazione delle piante provenienti dai Paesi extracomunitari in Europa, e alla diffusione colposa di malattia delle piante; nonostante il 17 luglio 2018 siano scaduti gli ultimi sei mesi di proroga, i pubblici ministeri titolari dell'indagine, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, hanno deciso di non chiedere al giudice per le indagini preliminari l'archiviazione del fascicolo aperto nel 2015 ma di poter continuare ad indagare su tre dei dieci, tra ricercatori e funzionari, già iscritti nel registro degli indagati, su cui maggiormente sarebbero emersi elementi tali da necessitare un ulteriore approfondimento;

   dopo l'estate gli investigatori della Forestale depositeranno ai pubblici ministeri l'informativa finale sulla quale stanno ancora lavorando. L'ipotesi di reato resta quella di diffusione colposa di malattia delle piante, perché i due magistrati sono convinti della tesi finora sostenuta ovvero che il batterio killer non è arrivato casualmente nel Salento, ma vi sia stato portato volutamente, complice un mancato controllo da chi sarebbe dovuto essere preposto a vigilare con opportune tutele e non l'ha fatto;

   il 21 marzo 2018 si è svolto a Bari un convegno organizzato dall'Accademia Pugliese delle scienze, a cui hanno partecipato tutti i principali ricercatori coinvolti nello studio di questa patologia vegetale, tra cui Donato Boscia e Maria Saponari, entrambi dell'istituto per la protezione sostenibile delle piante del Consiglio nazionale delle ricerche, e Francesco Porcelli, professore associato al dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell'università di Bari «Aldo Moro»;

   il nodo cruciale emerso è che, come era da aspettarsi, l'espansione verso nord di Xylella continua inesorabile. È arrivata oramai da Oria a Cisternino, alle porte della provincia di Bari, e ha invaso una notevole porzione della zona di contenimento nelle province di Brindisi e Taranto al punto che, si pensa, potrebbe essere necessario spostare ancora a nord il confine della zona «cuscinetto»;

   in presenza di una preponderanza di prove e di un consenso diffuso nella comunità dei ricercatori, è una inutile e dannosa perdita di tempo ricercare ulteriori evidenze scientifiche, richiedere l'ennesimo esperimento e formulare l'ennesima teoria, se non finalizzata alla ricerca della cura e dell'eliminazione dell'agente patogeno;

   nel corso della precedente legislatura, numerosi sono stati gli atti di sindacato ispettivo, tra i quali l'interpellanza urgente n. 2-00928 presentata dall'interpellante, e le commissioni agricoltura di Camera e Senato avevano avviato e svolto numerose audizioni, ma ad oggi si è ancora ad un punto morto –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per affrontare e risolvere, senza ulteriori ritardi, la fase di crisi economica degli agricoltori e dei vivaisti, che, rispettivamente, con l'abbattimento delle piante di olivo e con la sospensione o l'annullamento dei contratti e delle forniture, perdono la loro fonte di reddito e di sopravvivenza;

   quali iniziative si intendano adottare per incentivare la ricerca finalizzata a studiare il patogeno, l'insetto vettore, ed individuare ogni misura idonea a prevenire e curare gli ulivi e le altre specie vegetali attaccate dalla Xylella fastidiosa mediante progetti che mettano in rete tutti gli istituti di ricerca operanti a livello nazionale e internazionale e salvaguardando l'aspetto paesaggistico, ambientale e produttivo dei territori colpiti, caratterizzati nelle zone delle province di Lecce, Brindisi e Taranto da oliveti secolari, da oliveti produttivi e da vegetazione spontanea colpita dal batterio;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per definire e attuare un piano di certificazione delle produzioni vivaistiche in grado di verificare tutte le produzioni, in modo da certificare l'assenza del patogeno prima di ogni movimentazione di materiale vivaistico e da evitare qualsiasi blocco di esportazioni, e per riconoscere incentivi e sovvenzioni a tutti coloro che aderiscono al protocollo di certificazione delle produzioni vivaistiche;

   quali proposte si intendano avanzare, anche a livello europeo, per il finanziamento delle attività di prevenzione e di ripristino del potenziale produttivo ridottosi a causa dell'infezione causata dalla Xylella fastidiosa, nonché per la certificazione di tutte le aziende anche vivaistiche che oggi sono esposte a rischi economici molto importanti.
(2-00070) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta orale:


   PAITA, MINNITI e FIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che, a seguito di una importante operazione coordinata dalla procura di Genova, sono stati arrestati a Milano e nelle province di Avellino e Parma sei persone, per i reati di reclutamento di mercenari e di combattimento in un conflitto armato estero;

   i carabinieri del Ros indagando sull'area degli skinhead in Liguria hanno scoperto una organizzazione che reclutava mercenari filorussi per combattere in Ucraina;

   emergono elementi inquietanti e allarmanti sulla presenza di una struttura organizzata dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati a rafforzare le milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, tuttora teatro di scontri armati con le truppe regolari del Governo di Kiev;

   nel pieno rispetto della funzione e della attività della magistratura ci sono tuttavia profili relativi a politiche di sicurezza che meritano un adeguato approfondimento da parte delle istituzioni italiane –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche attraverso i propri servizi di intelligence, per verificare i collegamenti esistenti, anche sul piano internazionale, tra estremismo di destra e nazionalisti russi e per rafforzare l'azione di monitoraggio e vigilanza, su tutto il territorio nazionale, in merito alle relative attività.
(3-00135)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ, LA MARCA, UNGARO e CARÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si registrano nel Paese atti ed episodi di intolleranza nei confronti di cittadini percepiti come «diversi» per colore della pelle, religione e genere sessuale;

   protagonista dell'ennesimo episodio di razzismo, è un cittadino italiano di 39 anni di origine senegalese, residente in Abruzzo, il signor Ibrahima Diop, che lavora a Roseto ed è coniugato con una cittadina italiana;

   il signor Ibrahima Diop si è recato agli uffici territoriali della Asl di Teramo, a Giulianova per delle semplici informazioni al fine di rinnovare il suo libretto sanitario e l'impiegato della Asl, al quale il signor Diop si è rivolto, ha usato nei suoi confronti parole umilianti ed offensive, apostrofandolo pubblicamente con la frase: «Che vuoi? Vattene. Questo non è l'ufficio del veterinario...»;

   il signor Diop, successivamente all'episodio riportato anche dai media nazionali, ha deciso di sporgere denuncia al comando dei Carabinieri, che stanno indagando per risalire all'autore dell'insulto –:

   se il Governo non intenda promuovere iniziative per monitorare il fenomeno crescente degli atti di discriminazione ed intolleranza verso gli stranieri, considerate le circostanze sopracitate e riportate dai media nazionali;

   se la vicenda di cui in premessa fosse confermata quali iniziative si intendano intraprendere, anche normative, in relazione ai dipendenti pubblici che, usando parole di scherno a sfondo razziale, offendono e umiliano cittadini stranieri, e che soprattutto mancano di prestare un servizio pubblico con imparzialità e lealtà, rispettando i valori sanciti dalla Costituzione;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per evitare in particolare che, nei luoghi preposti allo svolgimento dei servizi pubblici previsti a tutela e salvaguardia della salute del cittadino, si consumino atti di discriminazione e intolleranza di qualsiasi tipo.
(5-00317)


   BUTTI, FOTI, FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 luglio 2018 il generale dei carabinieri Enrico Cataldi, chiamato dal presidente del Coni Giovanni Malagò a guidare la «storica» riforma della giustizia sportiva italiana, ha rassegnato le sue dimissioni da procuratore generale;

   il generale, che si è distinto per la sua ferma lotta al terrorismo, era stato scelto con un compito difficilissimo: evitare che la giustizia sportiva restasse affidata a giudici scelti dai presidenti della federazione;

   il progetto, in sintesi, era di trovare un giudice naturale, terzo e imparziale in un sistema in cui, ancora oggi, un presidente federale messo sotto accusa risponde a procuratore e giudici da lui designati;

   il 16 luglio 2018 il tribunale di appello della Fids ha concesso una grazia/indulto all'ex presidente Ferruccio Galvagno, radiato per la vicenda della cosiddetta «Danzopoli» e di nuovo sotto accusa (sportiva) per aver favorito, secondo la procura generale, l'elezione di un suo uomo proprio per ottenere la cancellazione della sanzione e tornare al vertice;

   significative sono state le parole del generale: «frutto di un patto scellerato che vanifica il progetto di riforma della giustizia»;

   per Cataldi, secondo le ricostruzioni dei quotidiani, determinante nella pronuncia sarebbero stati anche i quesiti inviati all'avvocatura dall'ufficio legale del Coni, che avrebbero inquadrato sotto un'altra luce la figura del procuratore generale. Conclude il generale «non ci sono quindi le condizioni per restare ... la giustizia è e deve restare cosa delle federazioni e nessuno super partes deve poter metterci il naso. Ho passato la vita a lottare cercando di fare giustizia e seguendo casi difficilissimi, ora mi rendo conto che nello sport l'impresa è superiore alle mie forze»;

   lo stesso presidente del Coni giustifica le dimissioni richiamando per l'appunto la «legge Madia», salvo poi dimenticare di dire che, nel frattempo, il dottor Roberto Fabbricini è diventato (su nomina di Malagò) commissario della Figc che, a sua volta, ha nominato il presidente del Coni, suo dante causa, commissario della Lega Calcio Serie A;

   ancora oggi, se un presidente di una federazione, ad esempio, viene messo sotto accusa per qualsiasi ragione, ne deve rispondere ad un procuratore e a dei giudici da egli stesso nominati e ai quali garantisce una retribuzione;

   non è possibile che sia lo stesso Coni, al centro di quelle lobby che il generale oggi denuncia, a gestire un tema così delicato come la giustizia, in un mondo, quello sportivo, che viene considerato il 6° comparto industriale di Italia;

   l'equo processo, il rispetto del principio del contraddittorio, della ragionevole durata dei processi sono temi che non possono essere decisi unilateralmente dal Coni, il cui ruolo super partes sembrerebbe agli interroganti inficiato da lobby interne;

   si è di fronte a un circolo vizioso: il presidente del Coni viene eletto dalle federazioni e le federazioni sono controllate in modo preponderante dal Coni;

   il terzo super partes potrebbe, anzi dovrebbe, essere il Governo, nella persona del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport;

   il Governo, ai sensi degli articoli 2-bis e 7, lettera h-bis), della legge n. 242 del 1999 dovrebbe intervenire sui principi informatori della giustizia sportiva e sui criteri dei procedimenti di giustizia sportiva, stabilendo per legge regole e criteri che riportino la giustizia sportiva nell'alveo dei principi costituzionali cui si ispira la giustizia ordinaria, senza però incidere sull'autonomia dello sport –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle vicende esposte in premessa, con particolare riferimento alla necessità di assumere iniziative volte a rivedere la disciplina della giustizia sportiva, stabilendo, in qualità di soggetto che deve vigilare, controllare e indirizzare la politica sportiva, i principi e i criteri cui deve ispirarsi la giustizia sportiva e in quale modo e in quali tempi.
(5-00318)

Interrogazione a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la trentesima edizione delle universiadi si svolgerà dal 3 al 14 luglio 2019 a Napoli;

   è necessario predisporre e organizzare l'ospitalità per gli sportivi competitori e per i loro accompagnatori;

   la gestione della organizzazione è stata affidata al Coni Servizi spa a causa delle inadempienze del precedente affidatario;

   la predetta organizzazione ha confermato la precedente decisione di collocare n. 2.500 casette prefabbricate in legno negli spazi aperti della Mostra D'oltremare di proprietà, tra gli altri, del comune di Napoli;

   l'Ente Mostra D'oltremare è sottoposto a vincolo paesaggistico, storico, artistico, archeologico ed arboreo;

   la Mostra D'oltremare dispone di 10 padiglioni di un totale di 50.000 metri quadrati, tra spazi all'aperto (30.000 metri quadrati) e ambienti coperti (20.000 metri quadrati), per rispondere a tutte le esigenze di un settore variegato come quello fieristico, cui è destinata da sempre la mostra in parola. La versatilità e l'ampia metratura rendono gli spazi espositivi adattabili alle esigenze degli organizzatori, in tutti i periodi dell'anno: vengono infatti utilizzati non solo per le attività espositive, ma anche per quelle congressuali e per serate di musica live (circa 20 manifestazioni all'anno;

   per montare i prefabbricati (2500 per 7000 atleti circa) e provvedere agli allacci luce, acqua e scarichi sarà necessario l'impiego di almeno 155 giorni lavorativi (solo 55 per il montaggio) che impedirà alle altre manifestazioni fieristiche di svolgersi; tra queste sarà annullata (con conseguente applicazione di penali per recesso unilaterale da contratto) World Tunnel Congress e Assemblea Generale Ita - Aites per il maggio 2019;

   il consorzio Napoli Fiere, a mezzo del presidente Floro Flores e del direttore Fabrizio Catella, ha pubblicamente dichiarato al riguardo sue perplessità, evidenziando il fatto che un'azione così impattante, per la Mostra D'oltremare e per tutte le attività che da sempre sono state la caratteristica di questa location unica, sia stata proposta proprio da chi avrebbe avuto l'obbligo statutario di preservare la Mostra D'oltremare;

   il progetto appare vago e privo di effettiva fattibilità, in quanto sono stati trascurati i seguenti aspetti: cantierizzazione, impatto sulla vegetazione protetta storica e rara, traffico (interno ed esterno), rischio terrorismo:

   è stata proposta la destinazione dei prefabbricati, una volta terminata la manifestazione, agli occupanti dei campi rom –:

   se siano state rispettate le norme edilizie, urbanistiche ed ambientali, a difesa del sito;

   in che tempi si preveda il ripristino dello status quoante della Mostra D'oltremare e se sia stata prevista l'entità della spesa per lo smontaggio dei prefabbricati ed il ripristino degli impianti preesistenti;

   se sia stata verificata l'esistenza di una voce di spesa che preveda il trasporto dei citati prefabbricati in altro luogo e se siano stati chiariti e definiti i tempi entro cui ciò dovrà verificarsi, nonché la previsione della spesa per il deposito delle casette e la loro futura destinazione;

   se si intenda considerare l'opportunità, una volta conclusasi la manifestazione sportiva, di mettere in deposito i prefabbricati, per utilizzarli per esigenze di protezione civile, piuttosto che destinarle agli occupanti dei campi rom.
(4-00900)

AFFARI EUROPEI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   l'accordo di Cotonou, un partenariato che regola i rapporti tra Unione europea e Paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico) ha l'obiettivo di ridurre la povertà e favorire lo sviluppo economico-sociale dei Paesi firmatari, agevolando la loro integrazione nell'economia mondiale, la democratizzazione e la coesione sociale;

   l'accordo, firmato nel 2000, ha durata ventennale e scadrà nel febbraio del 2020; la Commissione europea dovrà ridiscutere tra le parti il futuro delle relazioni Acp-Ue a partire dal prossimo settembre;

   si tratta di un partenariato ampio e innovativo che coinvolge oltre 100 Paesi, un modello unico di cooperazione tra Nord e Sud del mondo, con natura vincolante e inclusione in vari ambiti di diversi attori (partner economici e sociali anche non statali, organizzazioni sindacali, società civile e altro);

   l'accordo si basa su tre pilastri: cooperazione allo sviluppo, cooperazione economica e commerciale e dialogo politico; quest'ultimo è l'aspetto più significativo del partenariato: il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto sono considerati parte integrante dello sviluppo e rilevanti in ogni azione; nel caso di violazione il trattato predispone misure appropriate e sanzioni fino alla sospensione dell'accordo (clausola di condizionalità, articolo 96);

   il Fondo europeo di sviluppo (Fes) rappresenta lo strumento principale degli aiuti europei per la cooperazione allo sviluppo con gli Stati Acp; l'Italia è il maggiore contributore al fondo fiduciario dell'Unione europea di emergenza per l'Africa (Eutf), lanciato nel 2015 a La Valletta; circa l'82 per cento dell'Eutf deriva dal Fes e dunque dall'accordo di Cotonou;

   l'accordo firmato 20 anni fa necessita di una ridefinizione, adeguata alle nuove esigenze delle parti e rispondente al mutato quadro internazionale che mette in discussione le relazioni fino ad oggi consolidate;

   un rapporto del 2017 di analisti indipendenti del Centro europeo per la gestione delle politiche per lo sviluppo ha evidenziato una serie di criticità: scarsi risultati e un forte gap tra le ambiziose previsioni (rispetto dei diritti umani, democrazia, dialogo politico, migrazioni, management condiviso, coerenza delle politiche per lo sviluppo) e gli effetti conseguiti; difficile l'applicazione riguardo agli Ape-accordi di partenariato economico (non ancora stipulati con tutte le aree economiche e spesso con più vantaggi per l'Unione europea); scarso dialogo politico e, in riferimento alla clausola di condizionalità democratica, con mere dichiarazioni di condanna senza nessuna azione; gestione del Fes quasi interamente da parte della sola Unione europea; non efficace ripartizione di risorse;

   l'allocazione dei fondi per la cooperazione internazionale è spesso indirizzata solo per politiche di sicurezza e controllo dei flussi migratori, mentre l'emergere di nuove potenze, come la Cina, meno esigenti nel rapporto cooperazione allo sviluppo-condizionalità politica per i processi di democratizzazione, ha comportato scarsa influenza della Unione europea con tali Paesi;

   il nuovo contesto internazionale dimostra l'inadeguatezza dell'attuale accordo Unione europea-Acp, in seguito a fenomeni di globalizzazione, a cambiamenti interni e differenze demografiche tra i due attori, a nuovi temi emersi di cui l'accordo non tratta, quali la sicurezza, la migrazione o i cambiamenti climatici; anche gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu, andrebbero ricompresi nella futura revisione dell'accordo;

   la comunicazione «Un partenariato rinnovato dell'Africa, Caraibi e del Pacifico» della Commissione europea ed Alto rappresentante per gli affari esteri, ha aperto un dibattito sul «dopo Cotonou» che dovrà concludersi con un mandato a negoziare le nuove linee direttrici; in tal senso, rilevano i 4 scenari prospettati post-2020:

    revisionare l'accordo di Cotonou Acp-Ue;

    ricorrere ad un accordo cosiddetto ad «ombrello»: un modello basato su un accordo «a moduli», che include intese differenziate, regionali e vincolanti con Africa, Caraibi e Pacifico (stipulazione di tre diversi trattati) e un accordo ombrello vincolante per tutti;

    stipulare accordi di cooperazione flessibili e non vincolanti tra organizzazioni regionali e sub-regionali di Ue e Acp;

    prevedere un accordo misto composto da due parti, una di conferma del partenariato e dei princìpi condivisi, e l'altra costituita da singoli accordi con le diverse regioni Acp –:

   quale posizione i Ministri interpellati intendano assumere nelle sedi competenti circa il negoziato per la revisione dell'accordo di Cotonou;

   se i Ministri interpellati non ritengano di assumere l'impegno in favore di azioni e misure finanziarie per adeguare gli standard qualitativi dei prodotti alimentari, sanitari, fitosanitari e ambientali di Paesi africani a quelli dell'Unione europea e per sostenere una maggiore integrazione delle economie di tali Paesi nel commercio internazionale, evitando una liberalizzazione che potrebbe danneggiare l'economia africana a solo vantaggio dei Paesi avanzati;

   quali altre iniziative i Ministri interpellati intendano attivare, con particolare riguardo al commercio dei prodotti agricoli con tali Paesi, al fine di garantire l'attuale sicurezza e qualità del comparto agroalimentare italiano.
(2-00068) «Elvira Savino, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Ruggieri, Vietina».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARRICA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del Consiglio dei ministri dell'8 febbraio 2018 è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla situazione di criticità in atto nel territorio della regione siciliana nel settore dei rifiuti urbani;

   con conseguente ordinanza del Capo della protezione civile n. 00513 dell'8 marzo 2018 la «realizzazione della VII vasca discarica di Bellolampo» è stata inserita tra gli interventi urgenti, indifferibili e di pubblica utilità nell'ambito dello stato di emergenza di cui sopra;

   nella deliberazione della giunta regionale n. 158 del 5 aprile 2018, con la quale è stato adottato il cronoprogramma previsto dall'articolo 2, comma 1, dell'ordinanza del Capo della protezione civile n. 00513 dell'8 marzo 2018, viene chiarito che «l'esigenza di realizzare la VII vasca scaturisce dalla necessità di far fronte all'esaurimento della volumetria disponibile della VI vasca e quindi per garantire, senza soluzione di continuità, lo smaltimento/recupero dei rifiuti trattati (biostabilizzato e sopravaglio) in uscita dall'impianto di trattamento meccanico biologico, oltre allo smaltimento degli scarti e sovvalli provenienti dagli impianti di selezione convenzionati con la RAP s.p.a.»;

   il cronoprogramma indicato nella scheda progettuale per l'intervento «Realizzazione della VII vasca discarica di Bellolampo» trasmesso da RAP s.p.a. il 29 marzo 2018 a seguito di richiesta del dirigente struttura supporto di cui all'ordinanza del Capo della protezione civile n. 513 del 2018 in data 28 marzo 2018, prevede il termine del progettazione esecutiva il 30 maggio 2018, l'avvio della gara d'appalto in data 1° luglio 2018, l'avvio dei lavori in data 1° settembre 2018, la consegna anticipata del primo lotto della discarica il 31 dicembre 2018 e la consegna dell'intera opera un anno dopo;

   ad oggi non risulta ancora avviata la progettazione esecutiva e, sulla base del cronoprogramma ufficiale, ottimisticamente la consegna del primo lotto della VII vasca non potrà avvenire prima di aprile 2019;

   contestualmente risultano ancora non completati i procedimenti autorizzativi presso i competenti dipartimenti regionali per gli interventi relativi alla VI vasca della discarica di Bellolampo – quella in via di esaurimento – al fine di garantire il prolungamento della vita della stessa di circa 6/7 mesi e di garantire una continuità di conferimento per la città di Palermo e altri comuni siciliani –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare sulla base di quanto previsto dall'articolo 2, comma 3, della delibera del Consiglio dei ministri dell'8 febbraio 2018 con la quale è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla situazione di criticità in atto nel territorio della regione siciliana nel settore dei rifiuti urbani.
(4-00901)


   CONTE e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ad Acigliano (frazione del comune di Mercato San Severino, provincia di Salerno), le cosiddette vasche di laminazione, realizzate nel 2010, con una spesa di 160 mila euro, versano in condizioni di abbandono: rifiuti, vegetazione, mancanza di vigilanza rendono l'impianto rischioso per il territorio e per l'ambiente;

   le vasche di laminazione nascono come struttura per la fitodepurazione. Si tratta di un impianto formato da un sistema di stagni ricoperti di arbusti e piante, per 13 mila metri quadrati, con l'obiettivo di costituire un'area dove attivare processi biologici naturalistici e migliorare la qualità delle acque;

   la scarsa manutenzione e l'assenza di controlli hanno determinato, invece, l'effetto opposto: allagamenti, incendi, rifiuti disseminati ovunque e vegetazione fuori controllo. Una situazione che rischia di compromettere il funzionamento dell'opera realizzata, invece, per mitigare il rischio idraulico del territorio;

   anche la pista ciclabile che, secondo il progetto di origine doveva essere illuminata, è in cattive condizioni al punto da essere difficilmente utilizzabile;

   nei mesi scorsi furono realizzati diversi interventi, chiesti dal comune alla regione Campania, per ripristinare la funzionalità dell'infrastruttura, con manutenzioni straordinarie, opere di ripulitura e di rimozione dei rifiuti, ma passato un po’ di tempo la situazione è tornata al degrado iniziale;

   si rende evidentemente necessaria un'azione più incisiva, per il ripristino della originaria capacità dell'invaso, per una manutenzione costante nel tempo, per un monitoraggio al fine di evitare inquinamento del suolo e della falda acquifere;

   situazioni preoccupanti nella zona di Mercato San Severino ci sono anche per quanto riguarda il torrente Solofrana, i cui alvei hanno bisogno di pulizia, con rischi importanti per il territorio e per quanto concerne il depuratore della frazione Costa, che sembra avere problemi strutturali con emissione di miasmi e con grossi rischi di inquinamento ambientale –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di adottare iniziative, nell'ambito delle sue competenze, per favorire, in sinergia con la regione Campania e il comune, un progetto complessivo per la messa in sicurezza dell'area allo scopo di prevenire e contrastare i pesanti rischi di danno ambientale di cui in premessa.
(4-00911)


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 17369 del 21 maggio 2013, la società Costa Petroli veniva autorizzata a realizzare, su area privata ma interna alla cinta doganale del porto di Chioggia, un deposito costiero di idrocarburi, 4 serbatoi da 1350 metri cubi ciascuno, destinato a rifornimento carburante e olio lubrificante alle navi e alla locale flotta peschereccia (bunkeraggio), conformemente alla destinazione impressa all'area dal piano regolatore del porto;

   il 15 novembre 2013 Costa Bioenergie subentra a Costa Petroli e l'8 aprile 2014 presenta istanza di modifica del progetto, mediante collocazione di 3 serbatoi GPL tumulati della capienza di 3000 metri cubi ciascuno, un punto travaso GPL per scarico delle navi, 4 punti travaso per carico GPL in autobotti, un'area pompe e compressori per movimentazione GPL;

   tale proposta stravolge il progetto autorizzato: la capacità complessiva dei serbatoi passa da 1350 metri cubi a 1035 metri cubi e al posto di un deposito per bunkeraggio, viene previsto un enorme deposito GPL, scaricato da navi gasiere per poi essere travasato in autobotti, con movimentazioni da mare a terra, a scopo di vendita in tutta pianura padana;

   l'impianto verrebbe ubicato in piena Laguna di Venezia e posto a meno di 500 metri dal centro storico di Chioggia e a circa 250 metri da abitazioni, scuole, supermercati, in area sottoposta a salvaguardia e al piano d'area della laguna e dell'area Veneziana;

   il procedimento di autorizzazione ha individuato come infrastrutture e insediamenti strategici i depositi costieri di oli minerali e ha affidato il rilascio dell'autorizzazione di cui all'articolo 1, comma 56, della legge n. 239 del 2004 al concerto tra Ministero dello sviluppo economico e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti all'esito di un procedimento unico;

   l’iter procedimentale ha visto 2 conferenze di servizi al Ministero dello sviluppo economico in data 17 giugno 2014 e in data 3 marzo 2015;

   con decreto ministeriale n. 0014490 del 15 maggio 2014 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, direzione generale valutazioni ambientali, ha reso noto di non rilevare aspetti di competenza in materia di valutazione di impatto ambientale; veniva quindi demandata alla provincia di Venezia la procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale;

   dopo la 1a conferenza servizi, con nota n. 21419 dell'11 luglio 2014, la capitaneria diporto di Chioggia sollevava criticità e concludeva: «All'attualità, quindi, non è possibile esprimere alcun parere di competenza, in quanto la valutazione sulla realizzabilità del progetto in questione dovrebbe essere effettuata nell'ambito di un'eventuale proposta di variante al piano regolatore portuale», quindi avviando una procedura di valutazione di impatto ambientale statale;

   la commissione provinciale VIA, con determina n. 333/2015, concludeva la procedura di screening escludendo l'assoggettamento a valutazione di impatto ambientale subordinatamente «all'approvazione da parte dell'autorità competente delle necessarie varianti conseguenti all'introduzione del traffico di navi gasiere alla struttura organizzativa e gestionale del porto, emergenti dal piano di sicurezza»;

   con nota 5954 del 17 febbraio 2015, in vista della 2a conferenza servizi, la capitaneria di porto fa presente che l'opera non risulta conforme al piano regolatore del porto, che bisogna ottenere l'autorizzazione, nonché la concessione demaniale marittima come da circolare Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 52 del 10 luglio 2012; le attività portuali devono essere compatibili con la procedura VIA ai sensi della legge n. 84 del 1994 e il porto di Chioggia non è mai stato oggetto di tale iter; la provincia di Venezia ha determinato di non assoggettare a valutazione di impatto ambientale l'impianto limitatamente alla parte a terra; la valutazione del Comitato tecnico regionale per quanto riguarda il rischio di incidenti rilevanti è anch'essa relativa alle sole opere a terra e pertanto, in analogia con la valutazione di impatto ambientale occorre mettere in atto un'analisi estesa anche alle opere in banchina e alle operazioni di discarica dalle navi gasiere;

   il Ministero dello sviluppo economico decretava l'autorizzazione all'impianto con decreto interministeriale n. 17407 del 26 maggio 2015, dando due anni di tempo per la costruzione, attualmente in corso. Tra le opere autorizzate, vi sono anche le condutture necessarie a collegare l'area di stoccaggio alla banchina sulla quale dovranno essere posizionate, ma la società Costa Bionergie non dispone tuttora della concessione necessaria per utilizzare la banchina demaniale;

   il 7 maggio 2018 la capitaneria di porto di Chioggia con nota 13133 ha chiesto un parere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sulle quali considerazioni espresse dalla suddetta capitaneria in merito alla richiesta avanzata dalla città metropolitana di Venezia; il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con nota 12122 dell'8 maggio 2018, ha risposto che «(...) questa direzione generale ritiene di concordare» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intendano intraprendere;

   se non ritengano, per quanto di competenza, di verificare se trovino effettivo fondamento le motivazioni per cui, nonostante le criticità e i pareri non positivi espressi dalla capitaneria di porto di Chioggia, è stata rilasciata l'autorizzazione alla costruzione del deposito GPL.
(4-00913)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 luglio 2018, sul quotidiano Il Mattino, il Ministro interrogato, dichiara che «La cultura porterà la rivoluzione industriale al Sud»;

   la prima uscita pubblica del Ministro interrogato è stata in Campania, a Pompei, nell'area archeologica; poi ai festival cinematografici di Ischia e Giffoni, infine alla Biblioteca nazionale di Napoli;

   il Ministro, nell'intervista, dichiara che lo Stato deve creare le infrastrutture necessarie per il definitivo decollo del settore e indica i progetti per il centro storico di Napoli, il piano strategico di sviluppo della buffer zone di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, la sua riqualificazione ambientale; si indicano, inoltre, la reggia di Carditello, la villa Floridiana di Napoli, concludendo che «gli aspetti culturali sono enormi biglietti da visita (...), esempi da portare con orgoglio in giro per il mondo»;

   colpisce che il Ministro, in visita in Campania, non abbia avvertito la necessità di includere, tra i siti su cui concentrare l'attenzione dei programmi ministeriali, il parco archeologico di Paestum e il parco archeologico di Ascea che sono parte di una filiera culturale turistica internazionale, una linea che unisce idealmente le due grandi civiltà dell'antichità, quella di Roma e quella dell'antica Grecia, che va appunto da Ascea a Pompei. Tanto più unica e di grande attrazione perché parte dai pendii del parco del Vesuvio e si inoltra nel parco del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, i due più grandi parchi degli appennini meridionali, ricchi di giacimenti culturali, naturali e reperti antichi;

   il parco archeologico di Paestum, iscritto dal 1998 nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, dal 2014 è un complesso museale autonomo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;

   il circuito interno al parco che prevede visita ai templi e visita al museo ha toccato quota 382 mila ingressi, con un trend costantemente positivo negli ultimi anni;

   giunti in ottime condizioni ai giorni nostri, i tre templi di ordine dorico sono il fiore all'occhiello del parco che potrebbero diventare una settima meraviglia se venissero completati gli scavi per riportare in superficie l'intera città di Posidonia-Paestum, grande quanto il parco archeologico di Atene;

   fra il 2003 e il 2013, l'area dei Templi di Paestum è stata protagonista di una serie di interventi di restauro che hanno permesso, oltre al recupero degli edifici, di fare luce sulle tecniche e sui materiali utilizzati per la realizzazione degli stessi –:

   se il Ministro interrogato non si ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di attivarsi per il varo di un piano straordinario per il completamento e la tutela del parco archeologico di Paestum e del parco archeologico di Ascea, al fine di valorizzare siti che, per riconoscimento unanime, rappresentano una eccellenza della cultura italiana, punto di riferimento per l'archeologia mondiale.
(4-00905)


   LATTANZIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   in queste ultime settimane è apparso sulle reti televisive italiane e circolato su internet lo spot pubblicitario per Matera 2019, in cui due turisti si aggirano in una Matera «provinciale e dimenticata», popolata da anziani seduti in panchina, bambini che giocano a nascondino e musicisti popolari;

   lo spot pone innegabilmente in primo piano la bellezza paesaggistica e selvaggia della città di Matera, ma non risponde all'esigenza di trasmettere una immagine della città come culturalmente attiva e in fermento, in grado di stimolare la curiosità e il desiderio di partecipazione di un più ampio pubblico di respiro europeo;

   a seguito di diversi incontri tenuti da componenti della Commissione cultura in relazione allo stato dell'avanzamento dei lavori di programmazione di Matera 2019, si palesa sempre più concretamente il timore di constatare che il provincialismo della finzione scenografica dello spot possa caratterizzare tutto il cartellone e il programma culturale di Matera 2019;

   in una intervista pubblicata il 31 luglio 2018 sul quotidiano «Il Mattino», il Ministro interrogato affermava che la cultura per il Sud è la nuova rivoluzione industriale. In merito a Matera 2019 il Ministro affermava che la città della cultura dovrà essere un banco di prova per il Paese in modo da «far vedere chi siamo»;

   lo stato attuale dei lavori su Matera 2019, sia dal punto di vista culturale e programmatico che da quello infrastrutturale, rischia però di compromettere concretamente l'opportunità di mostrare all'Europa ed al mondo la capacità del Sud e del nostro Paese di gestire una occasione così importante come quella offerta dal titolo di Capitale europea della cultura;

   il 30 luglio 2018, la visita del Ministro per il Sud a Matera ha messo in luce lo stato di arretratezza dei lavori in città. In particolare, si è evidenziato il gravissimo ritardo sulla riqualificazione di piazza della Visitazione, considerata come uno dei primi punti di approdo dei turisti in città, proprio per la prossimità con la stazione centrale;

   nonostante le rassicurazioni della vicepresidente della regione Basilicata, Flavia Franconi, consapevole che si sta «per mettere la Basilicata e il Mezzogiorno sul palcoscenico d'Europa e del mondo», è evidente la mancanza di tutto un assetto infrastrutturale che comprende parcheggi, certellonistica di informazione, come pure i luoghi deputati ad ospitare gli eventi previsti durante la stagione invernale, si pensi al richiamo delle scorse settimane di Riccardo Muti sulle regioni italiane che sono ancora senza teatro; a tali ritardi si associa l'assenza di un'analisi prospettica dei flussi turistici attesi per il 2019, aspetto questo che complica ancora di più la definizione di parametri chiari per l'organizzazione di una efficace gestione della viabilità, dell'accoglienza le della ricezione turistica;

   ancor più grave risulta essere l'assenza di un cartellone di eventi capace di far comprendere fino a che punto siano state messe in atto dalla Fondazione Matera 2019 — che gestisce il comparto culturale dell'evento — tutte le strategie programmatiche necessarie a garantire eventi ed attività all'altezza della situazione e capaci di cogliere questa grande opportunità. Risulta chiara l'assenza di un coinvolgimento pieno ed effettivo di tutte le istituzioni culturali presenti sul territorio che potrebbero invece fornire un supporto più che valido grazie alla consapevolezza del potenziale che la città può offrire –:

   se i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative in relazione alla richiesta di una maggiore trasparenza in merito alle attività della Fondazione Matera e degli attori coinvolti nella programmazione culturale e infrastrutturale, politica e di un massimo potenziamento del progetto culturale in modo da garantire a Matera 2019 un reale respiro europeo ed internazionale.
(4-00907)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha stabilito che il regime di aiuto volto a sostenere nuovi investimenti nelle regioni colpite dallo sciame sismico del 2016 e del 2017 è in linea con le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato;

   l'incentivo assume la forma di un credito d'imposta per tutte le imprese che effettuano, a partire dalla data di approvazione del regime, avvenuta il 9 aprile 2018, investimenti iniziali nella zona;

   in particolare, tale agevolazione è stata introdotta, per le aree del cratere sismico, nel corso dell’iter di conversione in legge del decreto-legge n. 8 del 2017, estendendo agli investimenti effettuati dalle imprese nei comuni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpiti dagli eventi sismici del 2016 il credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi nel Mezzogiorno, disciplinato dalla legge di stabilità 2016 (articolo 1, commi 98 e successivi, della legge n. 208 del 2015, successivamente modificato dall'articolo 7-quater del decreto-legge n. 243 del 2016), fino al 31 dicembre 2018;

   l'incentivo approvato mira a integrare le misure di compensazione già in essere per attenuare i danni economici e sociali subiti nelle zone colpite dal terremoto;

   la comunicazione preventiva per la fruizione del credito d'imposta deve essere presentata su apposito modello all'Agenzia delle entrate esclusivamente in via telematica, che ne deve autorizzare la concessione;

   entro luglio 2018 doveva essere aperto il canale per la gestione e invio delle citate comunicazioni, ma ad oggi nulla è stato disposto;

   nelle zone del Centro Italia colpite dal sisma è necessario agire bene, ma si pone anche il problema di agire in fretta per risollevare le comunità colpite da questo tragico evento, mentre erano già alle prese con una grave crisi economica –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'immediata fruibilità del credito d'imposta per le aree del cratere sismico, predisponendo tutti gli atti necessari.
(4-00902)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FIDANZA e VARCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 ottobre 2017 a Monza Mohamed Mejri, cittadino tunisino senza permesso di soggiorno, pluripregiudicato per spaccio e tossicodipendente, in pieno giorno ha sottratto il telefono cellulare a un bambino di tredici anni e subito dopo una bicicletta un pensionato, usandola per la fuga;

   il giorno successivo, il 20 ottobre 2017, due carabinieri in pattuglia, Angelo Galletta e Arturo Formisano, rintracciano il Mejri nel corso di un controllo in un capannone abbandonato, e il tunisino tenta di accoltellarli e li colpisce con una catena, ferendo l'appuntato Formisano;

   Mejri cerca, inoltre, di resistere all'arresto mentre è sotto l'effetto della cocaina, ma i carabinieri riescono comunque ad ammanettarlo;

   in caserma viene allertato il 118 che, con referto riconosce che l'arrestato non ha riportato lesioni; portato in cella di sicurezza e poi in carcere, a fine ottobre il Mejri accusa dolori per astinenza da sostanze stupefacenti per dieci giorni;

   soltanto a gennaio 2018 scatta la denuncia per lesioni da parte del Mejri ai danni dei due carabinieri, e, conseguentemente, il pubblico ministero Flaminio Forieri ha disposto nei loro confronti, in via cautelare, un provvedimento di interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi, con una decurtazione del 50 per cento dello stipendio;

   nel giugno 2018 il tribunale del riesame di Milano, a quanto consta agli interroganti, avrebbe reintegrato i due carabinieri, ritenendo le accuse avanzate «non sufficientemente provate»;

   presso il tribunale di Monza il suddetto pubblico ministero ha comunque richiesto il rinvio a giudizio per i due carabinieri con accuse di falso e lesioni –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in relazione ai fatti descritti in premessa.
(5-00321)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la nuova linea dell'alta velocità Torino-Lione è un'opera infrastrutturale approvata con sette accordi, quattro dei quali sono trattati internazionali;

   prima di approvare l'attuale tracciato sono state studiate ben undici alternative; si sono succedute ben cinque valutazioni di impatto ambientale sono state svolte dieci conferenze di servizi, cinque delle quali a livello nazionale e le rimanenti cinque a livello regionale; i progetti sono stati approvati con otto delibere del Cipe;

   per la realizzazione dell'opera l'Italia ha già speso 1,7 miliardi di euro;

   su 162 chilometri previsti sono già stati realizzati 65 chilometri di sondaggi e 24 chilometri di gallerie;

   l'interscambio commerciale tra Francia e Italia è stimato in settanta miliardi di euro, con un saldo attivo di dieci miliardi per l'Italia, ed è costituito da 42 milioni di tonnellate di merce trasportate, il 90 per cento delle quali attualmente viaggia su gomma;

   il costo diretto che l'Italia dovrebbe sopportare per una immotivata, unilaterale, ideologica, ed economicamente e infrastrutturalmente incredibilmente dannosa decisione di bloccare l'opera è di circa 1,6 miliardi di euro, relativi agli importi inutilmente spesi, ai costi per il ripristino ambientale e al contenzioso che originerà dai contratti sottoscritti con le imprese;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sta sostenendo la necessita di fare ulteriori valutazioni di costi e benefici dell'opera, senza nascondere la sua assoluta contrarietà ideologica alla stessa –:

   per il non auspicato caso di una unilaterale decisione di rinunciare all'opera, se il Governo abbia stimato e quantificato l'ulteriore perdita di benefici economici derivanti dall'opera e/o se vi sia uno studio autorevole che abbia stimato e/o quantificato tale perdita;

   se, nella denegata ipotesi che voglia procedere ad una unilaterale decisione di rinunciare all'opera, risulti se, ai sensi degli accordi e dei trattati sottoscritti, il Governo francese intenda avanzare richieste di risarcimento;

   se si ritengano le predette ed eventuali richieste di risarcimento completamente infondate in fatto e in diritto o se le si ritenga anche solo parzialmente fondate;

   per l'ipotesi che le eventuali richieste di risarcimento francese siano anche solo parzialmente fondate, se il Governo abbia quantificato l'eventuale importo delle predette richieste e/o se esista, sul punto, eventuale studio con quantificazione minima e massima delle eventuali richieste del Governo francese –:

   se esistano analisi di impatto socio-economico dell'opera e valutazione dei costi/benefici, da quali enti pubblici e/o soggetti privati eventualmente pervengano questi studi e gli stessi siano enti o soggetti affidabili;

   per il non auspicato caso di una unilaterale decisione di rinunciare all'opera, se sia stato previsto e quantificato il costo ambientale del mantenimento del trasporto su gomma.
(3-00131)


   DAL MORO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2013 Save spa, società di gestione aeroportuale che gestisce gli scali di Venezia, Treviso e partecipa all'azionariato dell'aeroporto di Charleroi, Belgio, fa pervenire alla presidenza della Catullo spa, un'offerta per entrare nella Catullo. La Catullo spa viene valutata da Save circa 70 milioni di euro come Enterprise Value. Nel settembre 2013, viene convocata una nuova assemblea dei soci per decidere sulla proposta di Save;

   in data 6-10 giugno 2014 alcuni soci pubblici di maggioranza della società aeroportuale come la camera di commercio di Verona, il comune di Verona, la provincia di Verona e la provincia Autonoma di Trento sottoscrivono un accordo di investimento con Save spa;

   con delibera il comune di Villafranca, socio minoritario della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa, cede a mezzo di trattativa privata circa il 2 per cento della partecipazione societaria alla società Save spa;

   per effetto di queste operazioni nel dicembre 2014 la Save risulta detenere il 40,3 per cento delle quote della società aeroporto Valerio Catullo di Verona, quota che consente a Save di nominare l'amministratore delegato e di avere 4 consiglieri di amministrazione su 9;

   a distanza di 4 anni dall'effettivo ingresso di Save non risulta effettuato alcuno degli importanti investimenti previsti dal piano industriale del 2013 e neppure la presentazione di altro piano per il rilancio dello scalo aeroportuale;

   l'Osservatorio nazionale delle liberalizzazioni nelle infrastrutture trasporti (Onlit) ha presentato un esposto ad Anac, all'Autorità garante competente nazionale, nonché in sede europea;

   in data 10 luglio 2017 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato presieduta dal dottor Pitruzzella ha pubblicato un parere in merito all'acquisizione da parte di Save in assenza di procedure di evidenza pubblica;

   il parere afferma che il decreto ministeriale 521/97 dispone che la scelta di socio privato di maggioranza di tali società di capitali debba avvenire secondo procedure di evidenza pubblica con un confronto concorrenziale che tenga conto delle capacità tecniche e finanziarie dei soggetti interessati. Inoltre riferisce che la normativa sancisce che nella dismissione di partecipazioni di società pubbliche è d'obbligo rispettare i principi di pubblicità trasparenza e non discriminazione. E la stessa normativa sul codice degli appalti evidenzia la necessità di procedure di evidenza pubblica per casi come quello in questione;

   in data 1° marzo 2018, l'Anac con delibera n. 189 si esprime sull'esposto presentato dalla Onlit precisando che l'operazione d'ingresso della Save nella compagine societaria della Catullo sia «non conforme alle previsioni del codice dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote di proprietà del Comune di Verona Villafranca nel capitale sociale della società Catullo SpA» ed invia gli atti alla procura di Verona e Corte dei conti;

   in aprile 2018, a seguito dell'invio del fascicolo dall'Anac, la procura di Verona apre un'indagine nell'ambito dell'ingresso della Save nella compagine societaria della Catullo –:

   quali decisioni urgenti il Ministro intenda assumere, per quanto di competenza, in merito a quanto esposto in premessa anche alla luce delle decisioni assunte da Anac e da Agcm in riferimento alla mancata gara ad evidenza pubblica;

   se sia a conoscenza del fatto che l'accordo di investimento sottoscritto tra i soci pubblici della società Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca spa e se la società Save prevedesse un piano industriale e se tale piano sia stato approvato o ritenuto idoneo da Enac e fosse vincolante per Save.
(3-00134)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO, POLVERINI, COMAROLI, FIDANZA, GRIMOLDI, BRAGA, FRASSINETTI e MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza aerea trascende i confini nazionali e, per conseguire un ordinato sviluppo globale dell'aviazione civile e operare verso una maggiore inclusione delle parti interessate, l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (Icao) ha frequentemente invitato Paesi non contraenti, organizzazioni non governative e imprese private a partecipare a propri meeting;

   l'Amministrazione dell'aeronautica civile (Caa) di Taiwan è stata invitata a prendere parte alla 38a Assemblea dell'Icao nel 2013, e tale apprezzata partecipazione ha rappresentato un importante precedente;

   alla fine del 2017, 88 linee aeree avevano offerto servizi da e per Taiwan, operando voli passeggeri e commerciali su 296 rotte e collegando 141 città in tutto il mondo. Inoltre, la principale porta della Taipei FIR, l'aeroporto internazionale di Taoyuan a nord della capitale Taipei, ha servito più di 44,8 milioni di passeggeri internazionali;

   sarebbe auspicabile che la Caa di Taiwan, responsabile della gestione degli ampi volumi di traffico nella Taipei FIR – parte inseparabile del network globale delle FIR – abbia accesso diretto all'Icao, partecipando alle sue sessioni assembleari, ai meeting regionali e tecnici, ai seminari, in modo da ottenere informazioni correlate attraverso i canali appropriati e al fine di fornire servizi aerei che ne incontrino gli standard per garantire un sicuro trasporto di passeggeri e merci;

   per mitigare le minacce del terrorismo, il 1° luglio 2017, l'Icao ha annunciato nuovi requisiti di sicurezza per il controllo dei bagagli con apparecchiature elettroniche portatili (Ped). Se i bagagli hanno al loro interno Ped con batterie agli ioni di litio, i Ped dovranno essere spenti e adeguatamente protetti prima del controllo. Siccome Taiwan, attualmente, non può né partecipare ai meeting sui requisiti di sicurezza né ottenere informazioni ad essi collegate in modo tempestivo, ha potuto solamente apprendere questi nuovi requisiti attraverso i media poco prima della loro applicazione. A causa dei limiti di tempo, la sola cosa che Taiwan ha potuto fare è stata chiedere alle proprie compagnie aeree di ricordare ai passeggeri di rispettare questi requisiti;

   Taiwan ha compiuto tutti gli sforzi possibili per rivedere prontamente le norme e i regolamenti in linea con gli sviluppi internazionali, in modo da rafforzare la sicurezza aerea e i servizi nella Taipei FIR. Con informazioni incomplete e premature, Taiwan deve dedicare notevoli risorse umane e tempo per comprendere e applicare correttamente i nuovi regolamenti. L'esempio menzionato sopra non è infatti un'eccezione;

   Taiwan è stato il primo Paese dell'Asia-Pacifico a stabilire un sistema Cns/Atm in accordo con le direttive del Comitato speciale dell'Icao sui futuri sistemi di navigazione aerea, auspicando lo sviluppo di un piano complessivo di gestione manageriale dei voli, per accrescere la cooperazione regionale e interna;

   la partecipazione di Taiwan all'Icao è essenziale per evidenti ragioni tecniche, indispensabili a garantire i più alti standard di sicurezza aerea;

   il 27 giugno 2017, il Senato ha approvato la mozione n. 1-00705 che impegnava il Governo pro tempore «a continuare a considerare attivamente, insieme ai partner della UE, modalità compatibili con la “One China Policy” per consentire la partecipazione come Osservatore di Taiwan nei contesti multilaterali (ICAO, UNFCC, Interpol e WHA) in cui la sua presenza corrisponda all'interesse della popolazione taiwanese e del comunità internazionale» –:

   quali passi il Governo abbia compiuto e intenda compiere, in tutte le sedi competenti, per far sì che l'Amministrazione dell'aeronautica civile (Caa) di Taiwan, nell'interesse preminente della sicurezza aerea internazionale, e quindi della sicurezza e della vita di milioni di passeggeri, possa partecipare a tutti i livelli delle riunioni, di area regionale e mondiale, dell'Icao.
(4-00906)


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2018 è stato annunciato il lancio della tratta aerea tra Perugia e la città di Cagliari via Olbia, con destinazione la città di Trapani, in Sicilia, tramite la compagnia aerea Aliblue;

   con grande enfasi, dagli organi di stampa sardi e umbri e dalle agenzie di stampa nazionali veniva sottolineata l'importanza di questa nuova tratta e del collegamento tra le tre regioni, sia dal punto di vista turistico che da quello commerciale;

   tra metà e fine giugno 2018 è stata cancellata la possibilità di prenotare i voli sopraccitati e si sono susseguiti, sulla stampa locale, scambi di accuse tra i responsabili della Sase e i responsabili della compagnia Aliblue così come testualmente riportato: «Aeroporto, spariti i voli per Trapani e la Sardegna. Aliblue: “Posticipati all'autunno”. Intanto, però, la Sase, la società che gestisce l'aeroporto di Perugia, annuncia azioni legali “per tutelare i viaggiatori”. Sase spa – si legge nella nota – “declinando ogni responsabilità, si riserva di promuovere – anche verso terzi ed in qualunque sede – ogni azione a tutela della propria immagine, nonché per ogni altro tipo di danno patito in seguito alla unilaterale iniziativa assunta dalla compagnia aerea”; Sase spa, pur ribadendo la propria totale estraneità in merito all'accaduto, metterà a disposizione dei passeggeri tutta l'assistenza legale necessaria a supportare eventuali azioni risarcitorie da parte dei singoli non solo finalizzate al rimborso delle somme corrisposte per l'acquisto dei biglietti di viaggio, ma anche per ogni eventuale ulteriore danno patito in ragione dell'accaduto»;

   il Ceo di Aliblue Malta ha quindi diffuso una replica per tutelare l'immagine della compagnia aerea: «Le affermazioni relative alla solidità finanziaria di Aliblue Malta, assolutamente non veritiere, non trovano riscontro alcuno nelle comunicazioni tra le parti, e saranno oggetto di valutazione da parte dei nostri legali per le determinazioni del caso; il sottoscritto non ha mai rilasciato dichiarazioni alla stampa, e, pertanto, i virgolettati che riportano commenti sui vari siti di informazione locale, a seguito dell'ultima comunicazione inviata dall'aeroporto di Perugia, saranno oggetto di tutte le azioni legali che si riterranno necessarie; il management dell'aeroporto di Perugia è stato sempre al corrente, a mezzo telefono e via email, di ogni singolo passaggio e aspetto della trattativa»; e ancora: «Consapevoli del fatto che lo scalo umbro è stato al centro di numerose vicende ben più gravi di quella in oggetto – conclude il comunicato – la pubblicazione del mancato accordo e la conseguente denigrazione della nostra compagnia aerea, non sarà certamente sottovalutato dall'utenza della regione interessata che avrebbe meritato una gestione della negoziazione esclusivamente nelle sedi preposte senza interferenze mediatiche»;

   l'annuncio ha creato grande aspettativa nell'attivazione del servizio e la mancanza di notizie, la cancellazione delle tratte, i continui rinvii e le polemiche infinite comparse nella stampa e nelle varie agenzie di certo non forniscono una bella immagine dei soggetti coinvolti ma anche delle stesse regioni interessate, in particolare in una stagione in cui il turismo e il commercio dovrebbero essere aiutati a crescere –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti succitati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per tutelare gli interessi dei cittadini, del ceto produttivo e dei territori interessati.
(4-00909)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese risulta fortemente consolidata la presenza di gruppi criminali nigeriani e del centro Africa; tra le organizzazioni criminali di matrice africana, quella nigeriana è sicuramente la più pervasiva: essa, infatti, è formata da diverse cellule criminali indipendenti e con strutture operative differenziate ma interconnesse, dislocate in Italia e in altri Paesi europei ed extraeuropei;

   il gruppo più forte e pericoloso radicato nel nostro Paese è quello denominato «black axe», il cui vincolo associativo è caratterizzato da una forte componente mistico-religiosa; si tratta di un sodalizio criminale nato a Benin City negli anni ’70 e poi gradualmente diffusosi in tutto il mondo: risulta attivo per lo più a Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Roma, Napoli e Palermo;

   già nel 2016 la direzione investigativa antimafia (Dia), nella sua relazione periodica al Parlamento, aveva evidenziato che quella nigeriana rappresenta la mafia straniera più feroce e strutturata in Italia; l'ultima relazione, relativa al 2017, conferma la presenza di comunità di cittadini nigeriani, tra i quali numerosi irregolari, su buona parte del territorio nazionale;

   le attività investigative condotte dalle forze di polizia in questi anni hanno evidenziato come tali organizzazioni abbiano assunto la conformazione di vere e proprie associazioni per delinquere, caratterizzate da modus operandi tipicamente mafiosi e da comportamenti particolarmente aggressivi finalizzati al perseguimento dei propri interessi anche economici;

   tali sodalizi risultano attivi soprattutto nel traffico e nello spaccio di stupefacenti, nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, nella tratta di esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione (anche minorile);

   a lanciare un serio allarme era stata già un anno fa la stampa estera; il Times aveva scritto: «Gruppi di migranti nigeriani che in un primo momento collaboravano con le mafie per lo sfruttamento della prostituzione ed il traffico delle droghe, ora stanno organizzando bande paramilitari per controllare il territorio italiano»; a parlare di gang criminali nigeriane e centrafricane attive in Italia era stato, altresì, il quotidiano The Guardian;

   secondo la stampa inglese il territorio italiano sarebbe, dunque, a forte rischio di «tribalizzazione territoriale», nel senso che le bande di migranti potrebbero appropriarsi di aree e difenderle come usano fare nelle zone del centro Africa già attraversate da guerre civili e atavici conflitti tribali; queste organizzazioni molto gerarchiche, con capi presenti in molte città, potrebbero armare i centri d'accoglienza, e coloro che vivono nei palazzi occupati, per fronteggiare le forze dell'ordine in eventuali focolai di guerriglia urbana;

   il fenomeno, particolarmente preoccupante sotto il profilo dell'ordine pubblico, non va assolutamente sottovalutato soprattutto alla luce dell'acuirsi degli eventi criminosi –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per fronteggiare efficacemente l'emergenza di cui in premessa e arginare così i gravi rischi connessi al diffondersi delle organizzazioni criminali nigeriane.
(3-00130)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la nuova linea dell'alta velocità Torino-Lione è un'opera infrastrutturale approvata con sette accordi, quattro dei quali sono trattati internazionali;

   prima di approvare l'attuale tracciato sono state studiate ben undici alternative; si sono succedute ben cinque valutazioni di impatto ambientale; sono state svolte dieci conferenze di servizi, cinque delle quali a livello nazionale e le rimanenti cinque a livello regionale; i progetti sono stati approvati con otto delibere del CIPE;

   per la realizzazione dell'opera l'Italia ha già speso 1,7 miliardi di euro;

   su 162 chilometri previsti sono già stati realizzati 65 chilometri di sondaggi e 24 chilometri di gallerie;

   l'interscambio commerciale tra Francia e Italia è stimato in settanta miliardi di euro; con un saldo attivo di dieci miliardi di euro per l'Italia, ed è costituito da 42 milioni di tonnellate di merce trasportate, il 90 per cento delle quali attualmente viaggia su gomma;

   sono oltre quattrocento i feriti delle forze dell'ordine e dei militari schierati a difendere l'opera da violenti e teppisti;

   il costo delle violenze è stato indicato in un documento proveniente dalla Bocconi e redatto dal professor Lanfranco Senn in sessanta milioni di euro, tra cui 35 milioni di euro in spese per la sicurezza, 780.000 euro per assistenza sanitaria, e una cifra compresa tra trecentomila e cinquecentomila euro per i costi delle imprese appaltatrici;

   nel picco delle proteste per tutelare il cantiere dagli assalti di vandali e teppisti vengono impiegati sino a quattrocento militari e membri delle forze dell'ordine al giorno;

   incredibilmente a ridosso del cantiere di Chiomonte è stato concesso ai predetti vandali e teppisti di allestire un «campeggio anti TAV» –:

   quali urgenti iniziative si intendano assumere per tutelare la sicurezza e l'incolumità dei membri delle forze dell'ordine e dell'Esercito che presidiano il cantiere della Tav, e, in tale quadro, se non si intenda procedere allo sgombero del predetto campeggio.
(3-00132)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Bundesamt für Verfassungsschutz, ovvero l'Ufficio federale a tutela della Costituzione tedesca, nella sua relazione annuale, ha precisato che «l'Isis utilizza in maniera specifica le tratte dei migranti per introdurre illegalmente i suoi agenti in Europa»;

   il predetto ufficio ha ulteriormente rilevato che «arriveranno in mezzo ai migranti nuovi membri, sostenitori e simpatizzanti degli estremisti e delle organizzazioni terroristiche»;

   l'ufficio ha anche precisato che le autorità sono impegnate nel «monitorare membri di movimenti e organizzazioni di estremisti che stanno cercando di mettersi in contatto con i migranti per arruolarli»;

   in termini di sicurezza, il problema evidenziato è duplice: da una parte l'Isis è attiva nella infiltrazione di suoi uomini sui barconi impiegati nella tratta, dall'altra gli immigrati sono oggetto prima di propaganda e poi di arruolamento da parte di estremisti;

   tale tema è stato più volte evocato e segnalato dal Gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, nonostante e contro la grande narrazione umanitaristica di una considerevole e precisa parte di giornali nazionali –:

   se anche in Italia si registri il rischio di infiltrazioni di terroristi da parte dell'Isis sui barconi e quale strategia di monitoraggio di contenimento e di repressione sia stata assunta dall'Italia per affrontare il problema;

   se anche in Italia si registri il fenomeno della propaganda prima e dell'arruolamento dopo presso i migranti economici da parte di Isis o altre organizzazioni estremistiche, e quale strategia di monitoraggio e di repressione del fenomeno sia stata predisposta.
(3-00133)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VERINI e ASCANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 giugno 2018 si è svolto il turno di ballottaggio per l'elezione del sindaco di Terni che ha portato al rinnovo del consiglio comunale e della carica di sindaco di questo importante capoluogo di provincia; tuttavia, nonostante siano trascorse diverse settimane dallo svolgimento della tornata elettorale, si è appreso che la seduta del consiglio comunale di Terni è stata ripetutamente sconvocata per mancanza del numero legale, a causa delle numerose assenze di consiglieri di maggioranza;

   le assenze dei consiglieri di maggioranza sono dovute sia a ragioni politiche, quale il mancato accordo in seno alla maggioranza sulle attribuzioni di cariche consiliari, sia soprattutto all'emergere di numerosi casi di incompatibilità, per morosità nei confronti del comune o di aziende partecipate dallo stesso, a carico di molti degli assenti;

   a seguito infatti di una richiesta di accesso agli atti da parte di un consigliere di opposizione, è stata aperta una procedura istruttoria in seno al consiglio per verificare la sussistenza di queste incompatibilità a seguito di debiti, maturati dai consiglieri stessi e non onorati, nei confronti del comune in dissesto, o di aziende da questo partecipate;

   è evidente infatti, che qualora venissero confermate tali incompatibilità, gli atti nel frattempo compiuti dal consiglio rischierebbero di essere invalidati, in quanto approvati da consiglieri successivamente dichiarati incompatibili;

   a parere degli interroganti, la ripetuta mancanza del numero legale per i motivi sopra-esposti sta portando ad una gravissima paralisi degli organi istituzionali del comune di Terni, che, fin qui, non è riuscito neppure a costituire le proprie commissioni consiliari, e rappresenta una ferita per le istituzioni che questi consiglieri sono stati chiamati a rappresentare –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sui fatti riportati in premessa e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda considerare di porre in essere al fine di favorire ogni trasparente chiarimento sulla situazione sopra richiamata, e se, in particolare, intenda valutare se sussistano eventuali presupposti per avviare iniziative ai sensi dell'articolo 70 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, con riferimento ai consiglieri che dovessero trovarsi in situazioni di incompatibilità.
(5-00319)


   FIANO, MIGLIORE, ANNIBALI, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOCCIA, BONOMO, ENRICO BORGHI, BOSCHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, CANTINI, CARLA CANTONE, CARDINALE, CARÈ, CARNEVALI, CENNI, CRITELLI, DAL MORO, DE FILIPPO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DEL BARBA, DI GIORGI, ERMINI, FASSINO, FRAGOMELI, FRANCESCHINI, FREGOLENT, GADDA, GARIGLIO, GIORGIS, GRIBAUDO, LACARRA, LOTTI, MADIA, GAVINO MANCA, MARATTIN, MARTINA, MICELI, MOR, MORANI, MORASSUT, MORETTO, MORGONI, ROMINA MURA, NARDI, NOBILI, NOJA, PADOAN, PAGANI, UBALDO PAGANO, PAITA, PELLICANI, PEZZOPANE, PINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, RIZZO, ROSSI, SCALFAROTTO, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, UNGARO, VERINI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che pochi giorni fa due donne del quartiere Garbatella di Roma avrebbero ricevuto, emanato dal questore, un «avviso orale», un provvedimento previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 159 del 2011 (codice antimafia) riservato a persone socialmente pericolose, che si sono dimostrate «dedite alla commissione di reati», mentre una terza avrebbe ricevuto comunicazione di una apertura di indagine a suo carico;

   le tre donne si sarebbero rese responsabili di aver partecipato il 20 maggio 2018 ad una manifestazione di contestazione contro un banchetto di CasaPound in Largo Leonardo Da Vinci, presso l'VIII Municipio di Roma;

   nel corso del presidio avrebbero intonato il canto partigiano «Bella Ciao» a qualche decina di metri dal gazebo montato dal movimento di estrema destra –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda approfondire la vicenda al fine di verificare la fondatezza del provvedimento emanato dal questore che appare agli interroganti del tutto incongruo rispetto alle circostanze descritte.
(5-00320)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la direzione centrale per gli affari generali – ufficio II – affari concorsuali e contenzioso – ufficio per la gestione dei concorsi d'accesso comunica che nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale concorsi ed esami – del 15 novembre 2016, ha pubblicato il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, a 250 posti nella qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   per partecipare al concorso per vigili del fuoco sopra citato è stato necessario aver conseguito il titolo di studio della scuola dell'obbligo (ossia la 3a media). Si otteneva un ulteriore punteggio, nella fase di valutazione dei titoli, se si era in possesso di: un diploma di istruzione tecnica/professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 5 anni; un diploma di qualifica professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 4 anni; un attestato di qualifica professionale ottenuto al termine di un percorso di istruzione della durata di 4 anni;

   paradossalmente se è stato invece conseguito un diploma al liceo scientifico tradizionale o addirittura con l'opzione scienze applicate non si ottiene un ulteriore punteggio;

   il liceo scientifico con opzione scienze applicate è una scuola un po’ diversa dal liceo scientifico propriamente detto (liceo scientifico tradizionale), in quanto, oltre al maggior peso delle discipline scientifiche e all'assenza del latino, prevede un notevole numero di ore di laboratorio;

   questa caratteristica fa del liceo scientifico con questa opzione una scuola intermedia tra un liceo (perché non ha una finalità pratica immediata) e un istituto tecnico, perché prevede appunto una considerevole attività di laboratorio per le scienze sperimentali tipo informatica, scienze naturali e chimica;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca consente che nelle graduatorie per l'accesso al profilo di tecnico di laboratorio nella scuola secondaria di secondo grado venga richiesto il diploma di liceo scientifico;

   appare evidente una discrepanza tra la valutazione che viene attribuita nel bando per il concorso a 250 vigili del fuoco (valutazione 0) e una valutazione tecnico-pratica a pieno titolo nella scuola; inoltre, nel sistema formativo attuale, l'obbligo scolastico è stato elevato al 16° anno di età per cui i primi due anni della scuola superiore concorrono tutti in uguale misura alla formazione dello studente;

   si tratta di una situazione grave che sta impedendo in diversi casi a moltissimi giovani risultati idonei e in possesso del titolo sia del diploma di liceo scientifico tradizionale che con l'opzione scienze applicate, di conseguire un punteggio utile ai fini della graduatoria finale, così come già previsto per il diploma di istruzione tecnica al termine di un percorso della durata di cinque anni –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di risolvere immediatamente le anomalie denunciate, affinché situazioni analoghe non si ripresentino più, rispettando un criterio di ragionevolezza e parità con riferimento al percorso di istruzione dei giovani interessati, rivedendo i criteri previsti per i titoli e considerando a parità di titolo con il diploma tecnico anche il conseguimento del diploma di liceo scientifico, sia di tipo tradizionale che con l'opzione scienze applicate.
(4-00898)


   BERGAMINI e CARRARA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Montecatini, come nella provincia di Pistoia, si assiste ormai da troppo tempo a una forte carenza di organico nella polizia di Stato;

   negli anni precedenti, almeno nel periodo estivo, venivano impiegati agenti di rinforzo, mentre nell'anno corrente non è stata presa in considerazione tale ipotesi nonostante gli evidenti problemi di sicurezza che la città sta affrontando;

   risulta agli interroganti che il dipartimento di pubblica sicurezza in ambito nazionale in data 22 giugno 2018, ha disposto il potenziamento provvisorio di altre località turistiche con l'aggregazione di ben 236 poliziotti/e, escludendo Montecatini Terme, sebbene il numero dei turisti sia sempre nutrito, con un deciso incremento nell'anno in corso;

   gli agenti di polizia sono sottodimensionati e devono affrontare ogni giorno enormi difficoltà –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di superare, nel più breve tempo possibile, la carenza di organico in cui versa la polizia nel territorio di Valdinievole, e in particolare il commissariato di Montecatini Terme, essendo città di rilevanza turistica;

   quali iniziative intenda intraprendere in merito al mancato rinforzo nel periodo estivo degli agenti della polizia nel territorio nel commissariato di Montecatini Terme.
(4-00904)


   BELOTTI, RIBOLLA, FRASSINI e INVERNIZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sera di martedì 31 luglio 2018, come si apprende sulla stampa locale, si è verificata l'ennesima aggressione ad un operatore del pronto soccorso nell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo;

   secondo quanto riportato dalla stampa, un gruppo di una trentina di rom avrebbe invaso la sala d'aspetto del pronto soccorso del principale ospedale di Bergamo per accompagnare una bambina che aveva riportato un taglio al dito di una mano;

   dall'articolo del giornale si legge che: «la piccola, stando alle ricostruzioni, è stata immediatamente presa in carico per la visita e contestualmente messa in attesa per una radiografia. Ma gli accompagnatori della piccola, pretendendo che i medici che stavano seguendo altri pazienti smettessero immediatamente di fare quello che stavano facendo per seguire la piccola, hanno cominciato ad alzare la voce, mentre altri conoscenti rom arrivavano, alla spicciolata all'interno del pronto soccorso. Oltre una trentina di persone, sempre più agitate e sempre più nervose»;

   in questa concitata fase un infermiere sarebbe stato colpito al volto da un pugno e un gruppo di rom avrebbe invaso la shock room del pronto soccorso dove alcuni utenti erano sottoposti a cure urgenti;

   solo all'arrivo delle forze dell'ordine e della sorveglianza dell'ospedale la situazione si è normalizzata;

   le aggressioni nei pronto soccorsi stanno diventando sempre più frequenti;

   i casi di aggressioni da parte di rom negli ospedali sono tutt'altro che rare negli ospedali di tutta Italia;

   nei pronto soccorsi la gestione operativa e la valutazione dei codici di accesso degli utenti sono fondamentali per curare e spesso salvare le persone;

   non si possono accettare persone che con arroganza e prepotenza, come pare abbiano fatto i trenta rom al Giovanni XXIII, decidono autonomamente la valutazione del codice di accesso prevaricando così gli altri utenti in attesa e in precarie condizioni di salute –:

   quali interventi abbiano svolto le forze dell'ordine in relazione all'episodio richiamato;

   se sia nei programmi il potenziamento della sorveglianza dei pronto soccorsi a tutela sia degli operatori che degli utenti al fine di frenare le frequenti aggressioni a danno di medici e infermieri.
(4-00910)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Noemi Parente, insegnante napoletana di 33 anni, nel 2016 ha partecipato ai due concorsi ordinari per accedere al ruolo di docente della scuola primaria e docente di sostegno, vincendoli entrambi;

   per il ruolo di docente della scuola primaria risulta vincitrice, ma non in piazzamento utile ad ottenere la cattedra in quello stesso anno;

   per il ruolo di docente di sostegno, invece, Noemi Parente risulta vincitrice ma con un calcolo del punteggio sbagliato e, quindi, in una posizione della graduatoria molto più bassa di quella spettante;

   in seguito alla pubblicazione di tre graduatorie rettificate e nonostante innumerevoli reclami inviati via pec, infatti, il punteggio della suddetta insegnante risultava di 71,63 invece che di 80,63;

   tale errore era riferibile ad una errata somma dei punteggi riguardanti i titoli acquisiti e validi;

   con un giusto calcolo dei punteggi Noemi Parente sarebbe risultata al 106° posto della graduatoria, con immediato accesso al ruolo di docente di sostegno dal settembre 2017, mentre a causa del calcolo sbagliato ella si è ritrovata alla 335° posizione della graduatoria (posizione che non consente neppure di essere tra gli idonei del 10 per cento che avranno il contratto nel triennio);

   ella ha immediatamente segnalato l'accaduto agli uffici scolastici regionali, i quali hanno tuttavia risposto che non erano ricevibili reclami scritti e che era necessario rivolgersi al Tar competente;

   il Tar ha in effetti riconosciuto l'errore e dato ragione all'aspirante docente di ruolo con una pronuncia del giugno 2018;

   ciò nonostante, nell'ultima graduatoria, ella risulta ancora con il punteggio sbagliato, e alla sua legittima richiesta un funzionario dell'ufficio scolastico regionale ha ammesso che non ne verrà pubblicata una più aggiornata e contenente le modifiche sancite dalle sentenze recenti;

   ciò significa che, per il secondo anno consecutivo, Noemi Parente non avrà l'immissione in ruolo che le spetta di diritto;

   a quanto pare non è l'unico caso in Italia di tal fatta, con svariati insegnanti costretti a lavorare come precari per errori di calcolo nei punteggi su cui non hanno alcuna responsabilità;

   alcuni di questi hanno già preannunciato di voler chiedere giudizialmente ristoro per i danni (economici e morali) patiti;

   ciò comporterebbe un'ulteriore spesa da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e, quindi, dello Stato per vicende che si potrebbero risolvere molto più semplicemente aggiornando in maniera corretta le graduatorie;

   in una fase come quella che si attraversa, in cui l'Italia è agli ultimi posti in Europa per spesa in istruzione pubblica, è assurdo che parte dei già pochi fondi disponibili finisca con l'essere utilizzata per procedimenti amministrativi di fronte al Tar o risarcimenti che potrebbero facilmente essere evitati;

   è altrettanto assurdo che a delle persone venga negato il diritto legittimamente maturato ad essere immesse nel ruolo di docente;

   i fatti oggetto di interrogazione sono narrati nell'articolo intitolato «Io, docente vittima di un'ingiustizia: datemi la cattedra» e pubblicato dall'edizione di Napoli del quotidiano Il Mattino del 24 luglio 2018 –:

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, intenda attivare in relazione alla vicenda narrata in premessa e se non ritenga doveroso effettuare una ricognizione su tutti i casi di questo tipo verificatisi sul territorio nazionale e procedere quindi a un aggiornamento immediato delle graduatorie in coerenza con le pronunce del Tar; se non ritenga al tempo stesso di adottare le iniziative di competenza per apportare una modifica procedurale affinché gli uffici scolastici regionali siano legittimati a ricevere e vagliare i reclami scritti, senza che si debba sempre passare per il Tar, con conseguente aggravio di spesa per lo Stato.
(4-00908)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, DE FILIPPO, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2018 il Movimento 5 Stelle Lazio ha depositato la proposta di legge «Legge quadro di revisione del sistema vaccinale regionale a tutela della salute e della prevenzione primaria» a prima firma dei consiglieri Davide Barillari e Roberta Lombardi;

   a parere degli interroganti la proposta di legge rende più burocratico e complesso, dove non addirittura umiliante, vaccinare i propri figli, un esempio su tutti è il secondo punto dell'articolo 11, che regola i rapporti con le scuole, e prevede una quarantena di 4-6 settimane per i bimbi vaccinati con virus attenuato al fine di evitare contagi;

   l'articolo 3 introduce il «trattamento personalizzato» che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe garantire le buone condizioni del vaccinando nei giorni precedenti ma che in pratica prevede una serie di analisi obbligatorie preventive, già per altro giudicate negli anni scorsi dall'Istituto superiore di sanità (ISS) inutili, nonché prevede l'obbligo del nulla osta per la vaccinazione dal proprio medico nelle 48 ore precedenti alla vaccinazioni, rendendo così ancora più complesso e problematico l’iter vaccinale;

   a complicare il quadro si pone il comma 8 dell'articolo tre che prevede «al fine di ridurre al minimo le reazioni avverse» le vaccinazioni «devono essere eseguite a partire dalla fine del secondo semestre di vita del soggetto». In pratica, tranne in casi eccezionali, nessun vaccino sarebbe previsto nel primo anno di vita;

   se non bastasse questo punto a smantellare di fatto l'obbligatorietà dei vaccini, il comma 9 sempre dell'articolo 3 specifica che il soggetto «in caso di dubbi non dissipati durante il percorso informativo [...] è libero di interrompere tale procedura in qualsiasi momento»;

   a cancellare definitivamente il divieto di iscrizione a nidi e materne previsto dalla «legge Lorenzin» (e già messo a rischio dall'ultima circolare che proroga la possibilità di autocertificare le avvenute vaccinazioni), ci pensa il comma 3 del già citato articolo 11: «La scuola non entra nel merito della formazione delle classi in base alle certificazioni vaccinali del soggetto, i quali vengono inseriti in base ad altri criteri di tipo non sanitario»;

   ciò potrebbe portare al paradosso di trovarsi il figlio in quarantena se ha fatto i vaccini, perché «rischia di essere contagioso», mentre il bambino privo di vaccinazione sta in mezzo agli altri bambini senza problemi;

   si tratta di una proposta decisamente «free vax», frutto del lavoro che ha coinvolto diverse associazioni che sostengono i genitori free-vax e che di fatto blocca l'obbligo vaccinale;

   il nuovo piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019 (Pnpv), e il decreto-legge n. 73 del 2017 recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, non possono certo essere superate da una legge regionale stante l'interesse superiore della salute pubblica;

   in data 22 giugno 2018 la Ministra della salute Giulia Grillo ha esplicitato che i vaccini sono un fondamentale strumento di prevenzione sanitaria primaria. In discussione a livello politico sono solo le modalità migliori attraverso le quali proporli alla popolazione e le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica. La politica «non fa» scienza, la scienza la fanno gli scienziati. La politica decide quale strumento vuole utilizzare, se vuole utilizzare l'obbligatorietà e in quale misura, mentre, a leggere il documento del M5S Lazio, si ha l'impressione, ad avviso degli interroganti, di un mezzo cui ricorrere solo nello stretto necessario e tra mille precauzioni –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze e nel rispetto di quelle regionali in materia sanitaria, per fare chiarezza su quella che è la linea politica del Governo in materia vaccinale, a tal fine assicurando la piena tutela ai cittadini di tutto il territorio nazionale nel rispetto dei principi contenuti nella normativa nazionale vigente.
(5-00322)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la psicooncologia è la branca della psicologia e della psicoterapia clinica che studia e si prende cura, all'interno dell'organizzazione socio-medico-sanitaria, della qualità di vita e degli aspetti patologici cognitivo-comportamentali della persona malata;

   i primi moti di questa disciplina nascono già negli anni Cinquanta, quando negli Stati Uniti nascono le prime associazioni di pazienti laringectomizzati, colostomizzati e di donne operate al seno;

   il primo servizio in tal senso, che si proponeva di assistere psicologicamente i malati di cancro, nasce proprio in questo periodo al «Memorial Sloan-Kettering Center» di New York;

   in Italia, le prime tracce risalgono agli anni 70. Nel 1980 viene istituito presso l'istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova il primo servizio di psicooncologia;

   il 25-30 per cento delle persone colpite da cancro presenta problemi di ordine emozionale, che nella maggior parte dei casi non vengono colti e presi in giusta considerazione;

   circa il 20 per cento dei pazienti di cancro mostrano i sintomi di una depressione, che spesso non viene diagnosticata;

   almeno un malato di cancro su tre ha bisogno di un sostegno psicologico, il numero di quanti lo chiedono è in crescita, ma ancora troppo pochi lo ottengono;

   si sa che i fattori psicologici (cognitivi, emozionali e motivazionali) influiscono sulla salute fisica delle persone e incidono sempre, in maniera diretta o indiretta, sui disturbi e le malattie;

   la malattia, a sua volta, si ripercuote sullo stato psicologico. Ciò aumenta l'importanza di prendersi cura dell'aspetto psicologico del paziente in caso di malattie come il cancro;

   sebbene in Italia la situazione sia migliorata rispetto ad alcuni anni fa, è ancora evidente una marcata disomogeneità dei servizi di psicooncologia sul territorio nazionale;

   la maggior parte dei 300 servizi presenti nel nostro Paese infatti è nel Nord Italia (il 56 per cento); a scattare la fotografia di questa situazione è l'ultimo rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato nei giorni scorsi dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), che contiene il resoconto del più recente censimento della Società italiana di psicooncologia (Sipo);

   secondo il rapporto, circa la metà dei servizi di psicooncologia risulta attiva in strutture non pubbliche e nella stragrande maggioranza dei casi (71,3 per cento) non si tratta di unità dedicate, che assicurino una continuità assistenziale, ma il lavoro viene svolto da gruppi o da singole figure professionali all'interno di reparti di oncologia medica, ematologia, radioterapia o alle dipendenze di direzioni sanitarie;

   a questi problemi va aggiunta la scarsezza di risorse economiche, la mancanza di spazi adeguati e la precarietà della figura dello psicooncologo, sia in termini di lavoro, precario appunto, sia di profilo professionale;

   secondo Anna Costantini, presidente Sipo e responsabile del servizio di psicooncologia dell'ospedale Sant'Andrea-Sapienza-università di Roma, rispetto al primo censimento effettuato nel 2005 in Italia da Sipo e Favo, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, la situazione è in parte migliorata, con un incremento delle attività psicooncologiche e dei relativi servizi;

   la realtà del territorio italiano resta tuttavia assai difforme e certamente non in linea con gli obiettivi da raggiungere;

   dalle ultime rilevazioni è emerso che ben il 62 per cento del personale che opera in psicooncologia è precario;

   un terzo degli operatori è costituito da specializzandi in tirocinio e frequentatori volontari, mentre un ulteriore terzo è formato da personale a contratto (con borse di studio o contratti a progetto specifico);

   nella maggior parte dei casi (57 per cento) questo tipo di assistenza al malato ricade su una singola figura professionale, piuttosto che fare capo a un’équipe di lavoro;

   la rivelazione del disagio psichico deve entrare a far parte della prassi terapeutica e ogni centro dovrebbe istituire un comitato multidisciplinare atto a verificare gli standard di cura e la loro osservanza –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover avviare un tavolo di concertazione con gli esperti del settore per la formulazione di precisi standard d'intervento e per l'identificazione di criteri formativi;

   quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare su tutto il territorio nazionale la creazione e il buon funzionamento di servizi clinici per la cura globale del paziente, comprensivi di figure professionali specializzate per l'assistenza psicooncologica.
(4-00899)


   NOVELLI, PETTARIN, BAGNASCO, FERRAIOLI, TARTAGLIONE, PITTALIS e SACCANI JOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2018 alla regione Lazio è stata depositata una proposta di legge «Legge quadro di revisione del sistema vaccinale regionale» scritta con la collaborazione di alcune associazioni free-vax per la revisione del sistema vaccinale della regione Lazio e il superamento dell'obbligo vaccinale;

   primi firmatari sono i consiglieri regionali Davide Barillari e Roberta Lombardi del M5S; la proposta di legge tra i suoi punti-cardine vede la promozione della nutrizione «preventiva» per rafforzare il sistema immunitario, la riorganizzazione dei centri vaccinali e una formazione ad hoc del personale medico, un piano personalizzato per le vaccinazioni con screening pre-vaccinale e post-inoculo, l'obbligo per il medico di stilare una dettagliata anamnesi di tutta la famiglia prima di procederete quello di informare i genitori sulle possibili reazioni avverse da vaccini e per ottenere risarcimenti per eventuali danni da vaccino, una quarantena per i bambini immunizzati prima del reinserimento a scuola e l'acquisto di vaccini in formato monocomponente;

   questa legge rende un calvario fare i vaccini e impone, secondo gli interroganti, assurde umiliazioni;

   nel documento a prima firma Davide Barillari e Roberta Lombardi, come analizzato dalla testata di settore Quotidiano sanità, si introducono tutti i temi cari alle associazioni per la «libertà di scelta» sui vaccini rendendo molto più burocratico e complesso, dove non addirittura umiliante, vaccinare i propri figli;

   un esempio su tutti è il secondo punto dell'articolo 11, quello che regola i rapporti con le scuole, e che prevede una quarantena di 4-6 settimane per i bimbi vaccinati con virus attenuato al fine di evitare contagi, un punto particolarmente caro ai movimenti free vax e conseguente a una celebre «bufala» che da anni gira sul web, partita dalla non corretta interpretazione di un bugiardino;

   c'è l'impostazione generale di «trattamento personalizzato» che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe garantire le buone condizioni del vaccinando nei giorni precedenti; in pratica vengono introdotte una serie di analisi obbligatorie preventive (giudicate negli anni scorsi dall'istituto superiore della sanità inutili) e sarà obbligatorio ricevere il nulla osta per la vaccinazione dal proprio medico nelle 48 ore precedenti alla vaccinazione; contando le difficoltà del sistema sanitario, significa creare un ulteriore ingorgo che disincentiverà anche i più volenterosi;

   se non bastasse questo punto a smantellare di fatto l'obbligatorietà dei vaccini, ci pensa il comma 9 a chiarire che il soggetto «in caso di dubbi non dissipati durante il percorso informativo [...] è libero di interrompere tale procedura in qualsiasi momento»;

   al comma 8 dell'articolo tre si prevede poi che «al fine di ridurre al minimo le reazioni avverse» le vaccinazioni «devono essere eseguite a partire dalla fine del secondo semestre di vita del soggetto»; in pratica, tranne in casi eccezionali, nessun vaccino nel primo anno di vita (l'attuale norma ne prevede dieci);

   a cancellare definitivamente il divieto di iscrizione a nidi e materne previsto dalla legge nazionale (e già messo a rischio dalla proroga della possibilità di autocertificare le avvenute vaccinazioni), provvede il comma 3 del già citato articolo 11: «La scuola non entra nel merito della formazione delle classi in base alle certificazioni vaccinali del soggetto, i quali vengono inseriti in base ad altri criteri di tipo non sanitario». Si arriva così al paradosso di trovarsi il figlio umiliato e in quarantena se ha fatto i vaccini perché «rischia di essere contagioso», mentre il suo compagno senza vaccini sta in mezzo agli altri compagni a parere degli interroganti l'evoluzione della legislazione regionale in materia non può non essere strettamente intrecciata con scelte di più ampio respiro relative al servizio sanitario nazionale –:

   se il Ministro abbia intenzione di prendere chiaramente posizione riguardo il tema dei vaccini anche alla luce di un attento monitoraggio dell'evoluzione della legislazione regionale in materia.
(4-00914)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GEMMATO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 30 luglio 2018 Poste italiane ha cominciato la terza parte del rimodellamento del recapito, che dovrà essere completata entro l'8 ottobre e coinvolgerà diversi capoluoghi e province;

   le due precedenti fasi si sono svolte tra il 16 aprile ed il 21 maggio e dal 4 giugno al 16 luglio;

   dal rimodellamento rimarranno escluse, fino al 22 ottobre, le sedi di Isernia città, Sassari, Teramo, Verbano-Cusio-Ossola, e Viterbo;

   dopo l'estate dovrebbe chiudersi pure la riorganizzazione delle metropoli di Milano, Napoli e Roma, i cui centri di distribuzione sono stati ripensati un po’ per volta;

   la «rivoluzione» del servizio postale studiata dal management di Poste Italiane, prevede il recapito a giorni alterni della corrispondenza, in base all'accordo sindacale nazionale firmato in data 8 febbraio da Poste Italiane con tutte le organizzazioni sindacali, le rappresentanze sindacali unitarie e con l'assenso dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

   il nuovo modello di distribuzione comporta il dimezzamento delle zone di recapito e anche del personale addetto, e, di conseguenza, l'aumento dei giri dei portalettere, accrescendo il carico di lavoro;

   in aggiunta al servizio così configurato vi è poi la previsione di un servizio business, nelle zone più popolate e in alcune città, e quella dei postini «titolari flessibili», ai quali non è attribuita una zona fissa di distribuzione ma che consegneranno la corrispondenza più urgente con orari più flessibili che possono anche protrarsi fino alla sera inoltrata;

   per quanto la posta possa diminuire, il territorio rimane lo stesso, ed è impossibile pretendere di allungare ancora il percorso dei portalettere con l'utopistico obiettivo di mantenere anche un servizio capillare di qualità;

   il «nuovo modello di recapito» non sta funzionando e sta lentamente danneggiando la funzione sociale che il portalettere si è conquistato negli anni con i cittadini serviti;

   essa ha provocato, infatti, numerose proteste, portate avanti dai sindaci dei comuni, dalle associazioni dei consumatori, e dagli stessi sindacati, rimaste inascoltate dai vertici di Poste italiane;

   le zone «accorpate» diminuiranno a livello nazionale di 9.598 unità, mentre in termini di personale questa ristrutturazione prevede 4.291 eccedenze; si tratta di personale che sarà esodato o ricollocato altrove, ma soprattutto di personale a tempo determinato che non sarà riconfermato;

   il servizio postale è un servizio essenziale sul territorio che riguarda tutti i cittadini, e smantellarlo rappresenta un danno per l'utenza –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito agli interventi di riorganizzazione descritti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere la questione relativa al rimodellamento del recapito.
(4-00903)


   MURONI e OCCHIONERO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2018 è stato pubblicato il decreto di autorizzazione da parte del Ministero dello sviluppo economico del progetto definitivo denominato «Metanodotto Larino-Chieti»;

   il metanodotto «Larino-Chieti» è incluso nella Rete nazionale dei gasdotti, approvata nel gennaio 2013, e costituisce il completamento della dorsale adriatica della Società Gasdotti Italia, tra i terminali posti a nord a San Marco e a sud a Larino. Un tracciato di 111,450 chilometri, che si snoda tra la provincia di Campobasso in Molise e, soprattutto, quelle di Pescara e Chieti in Abruzzo. Progettato nell'ambito del piano di sviluppo decennale della rete di trasporto gas naturale per gli anni 2014-2023, si sviluppa parallelamente alla costa ad una distanza compresa tra i 10 e i 16 chilometri verso l'interno. Il costo stimato è di 120 milioni di euro;

   per alcuni, questa è un'opera strategica nel trasporto gas nel Centro-sud, mentre per la Legambiente Abruzzo e Molise, il Coordinamento Trivelle Zero del Molise, il Forum abruzzese dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato No Stoccaggio Poggiofiorito non solo è un'opera in contrasto con gli impegni presi dall'Italia in Europa e sostanzialmente inutile per la collettività, ma anzi il gasdotto non è neanche strategico ai fini dei consumi del gas, ma è solo strumentale per chi lo realizza, in quanto serve a connettere le aree per realizzare pozzi di stoccaggio;

   inoltre, è anche un'opera potenzialmente pericolosa per l'ambiente e la biodiversità. Questo perché il tracciato attraversa 16 siti di interesse comunitario e una zona di protezione speciale, oltre all'area archeologica di Montenero. Zone sensibili sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico che dal punto di vista del dissesto idrogeologico. In più, non sarebbe da sottovalutare l'eventuale rischio sismico indotto che si presenta con l'estrazione e lo stoccaggio del gas metano;

   va sottolineato che la Sen prevede la totale decarbonizzazione entro il 2050 con il raggiungimento, entro il 2025, del 55 per cento dei consumi energetici da fonti rinnovabili. Per raggiungere questi obiettivi bisognerebbe aumentare del 70 per cento l'energia prodotta da fonte rinnovabile cioè si dovrebbe raddoppiare la potenza fotovoltaica installata. Considerando il calo della produzione di energia rinnovabile in questi ultimi anni, causata soprattutto dai ritardi del nostro Paese sulle pianificazioni di fonti alternative, viene spontaneo chiedersi come si potrebbe colmare il gap e raggiungere entro il 2025 la quota del 55 per cento;

   come riportato nell'articolo pubblicato, il 31 luglio 2018, sul sito online del «Il Fatto Quotidiano», «...dall'ufficio stampa del Mise assicurano che il ministro Di Maio ha intenzione di rivalutare il gasdotto. Di ripensare ad un progetto nel passato criticato...»;

   nello stesso articolo si riporta «...in passato il gasdotto era stato osteggiato anche dal M5S abruzzese ed europeo». Si riteneva che quest'opera andasse ripensata. Si chiedeva che il Mise bloccasse l’iter, quanto meno fino a nuovi approfondimenti sui rischi idrogeologici e sismici del territorio ove avrebbe dovuto insistere l'opera. Visto quello che è accaduto in Abruzzo con la neve, le piogge e gli allagamenti ci si chiedeva se il progetto non rendesse ancora più vulnerabile una regione che ha purtroppo evidenziato l'incapacità di sostenere eventi atmosferici eccezionali. A novembre 2015 invece il portavoce del Movimento al Parlamento europeo con un'interrogazione si era rivolto alla Commissione europea per capire se fossero state rispettate le norme comunitarie in tema ambientale –:

   se intenda, in attesa di una rivalutazione da parte del Ministero dello sviluppo economico del progetto del «metanodotto Lariano-Chieti», assumere le iniziative di competenza per sospendere, per i motivi di cui in premessa, l'avvio del progetto.
(4-00912)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Carfagna e Occhiuto n. 1-00028, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gelmini, Prestigiacomo, Bagnasco, Anna Lisa Baroni, Battilocchio, Biancofiore, Bignami, Carrara, Casciello, Cappellacci, Della Frera, Fatuzzo, Fasano, Fascina, Ferraioli, Germanà, Labriola, Marrocco, Mazzetti, Napoli, Fitzgerald Nissoli, Novelli, Palmieri, Pettarin, Porchietto, Rosso, Ruffino, Paolo Russo, Pella, Pentangelo, Ripani, Rotondi, Saccani Jotti, Sarro, Sandra Savino, Scoma, Silli, Sozzani, Spena, Squeri, Zanettin, Zangrillo.

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Nitti n. 4-00870, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.