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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 17 luglio 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, CECCANTI e MIGLIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione italiana riconosce che il fenomeno religioso è parte integrante di una dinamica sociale da rispettare e sostenere mediante garanzie e tutele che offrano pari dignità e pari diritti e doveri a tutte le confessioni religiose;

   la Congregazione italiana per la coscienza di Krishna, ramo monoteista dell'induismo, una delle grandi religioni universali, ha presentato da alcuni anni l'istanza per essere riconosciuta dallo Stato italiano come ente di culto;

   per il riconoscimento degli enti di culto è tuttora applicata la legge sui «culti ammessi», legge n. 1159 del 1929, e il relativo regolamento di attuazione, regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289;

   la procedura per il riconoscimento della Congregazione italiana per la coscienza di Krishna va avanti dal gennaio del 2010; dopo una lunghissima istruttoria, durata oltre quattro anni, nel 2014, è arrivato il parere favorevole del Consiglio di Stato e, come previsto dalla legge, il Ministero dell'interno ha predisposto il decreto del Presidente della Repubblica, che è stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   il decreto è fermo da più di tre anni presso gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, ciò configurando una discriminazione nei confronti di una minoranza religiosa presente da oltre quarant'anni nel nostro Paese;

   il riconoscimento come ente di culto elimina residui ostacoli al pieno riconoscimento della libertà religiosa e comporta una serie di vantaggi tra cui la possibilità dell'ente di culto di acquistare e possedere beni in nome proprio e di avvalersi di agevolazioni tributarie;

   nell'ottobre del 2016, su sollecitazione dell'ambasciata dell'India in Italia, la Camera dei deputati ha ospitato una conferenza della Congregazione in occasione del loro 50° anniversario di attività in Occidente, alla presenza dell'ambasciatore dell'India, di rappresentanti delle altre religioni e di molti parlamentari;

   nei mesi di gennaio e di ottobre 2017, in risposta a due interpellanze urgenti, il rappresentante del Governo pro tempore rispondeva che «la Presidenza del Consiglio dei ministri sta espletando gli adempimenti di competenza necessari al riconoscimento giuridico della Congregazione italiana per la coscienza di Krishna», non essendoci più nulla di ostativo;

   nel novembre 2017 la questione del ritardo nel riconoscimento della Congregazione italiana per la coscienza di Krishna fu sollevata nei colloqui tra il Primo ministro indiano Modi e Pallora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in visita a Delhi, come riportato dal quotidiano La Repubblica e in seguito da Il Fatto Quotidiano –:

   se il Governo non ritenga sia giunto il momento di assumere tutte le iniziative di competenza per procedere al riconoscimento come ente religioso, dopo anni di attesa e dopo che la Congregazione ha ottemperato a tutte le richieste di chiarimento secondo la legge italiana e le sue procedure.
(5-00163)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la regione Friuli Venezia Giulia gode di forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, quindi esercita, ai sensi dell'articolo 4 dello statuto speciale (legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1), potestà legislativa in materia di industria e commercio, artigianato, agricoltura e turismo;

   le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura regolamentate dalla legge 29 dicembre 1993, n. 580, svolgono, sulla base del principio di sussidiarietà, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, di promozione delle attività economico-commerciali, di sviluppo delle economie locali;

   nel caso della regione Friuli Venezia Giulia, i settori economici interessati delle camere di commercio ricadono nelle competenze regionali;

   fatti salvi i profili civilistici e tributari che dovrebbero rimanere in capo allo Stato, una migliore gestione, definizione e organizzazione di dette camere di commercio deriverebbe dall'attribuzione delle competenze amministrativa e legislativa allo stesso livello istituzionale che esercita la potestà nei settori economici interessati, come già avviene nel caso della regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige;

   si ricorda che forme di decentramento amministrativo per le autonomie funzionali, come le camere di commercio, sono state introdotte nell'ordinamento italiano con la cosiddetta legge «Bassanini» nel 1999 e, successivamente, con la riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione, e rappresentano ancora oggi un'impostazione moderna della pubblica amministrazione;

   va sottolineato che per il trasferimento della competenza legislativa in materia di camere di commercio alla regione Friuli Venezia Giulia sarebbe necessaria una modifica all'articolo 4 dello statuto speciale, mentre per quanto riguarda l'attribuzione di competenze amministrative, questa può avvenire attraverso l'adozione di decreti legislativi, sentita la commissione paritetica, ai sensi dell'articolo 65 dello statuto stesso –:

   se, nell'ambito dell'attuazione dello statuto e sentita la commissione paritetica, il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per trasferire alla regione Friuli Venezia Giulia la competenza amministrativa in materia di definizione, gestione, organizzazione delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;

   se, conseguentemente, il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per trasferire alla regione Friuli Venezia Giulia anche la potestà legislativa sulle camere di commercio, analogamente a quanto avvenuto per il Trentino-Alto Adige.
(4-00720)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   i commissari straordinari dell'Ilva di Taranto, facendo leva su una clausola del contratto, hanno spostato al 15 settembre 2018 la scadenza per la chiusura dell'operazione di vendita inizialmente fissata al 30 giugno. La scelta dei commissari è motivata con «l'opportunità di rendere ulteriormente disponibile uno spazio di confronto al servizio del raggiungimento dell'accordo sindacale». In realtà, detto slittamento oltre a consentire l'eventuale raggiungimento dell'intesa tra l'acquirente ArcelorMittal e Fiom-Fim-Uilm, consentirà ulteriore tempo al Governo per approfondire il dossier Ilva;

   già agli inizi del mese di giugno 2017 l'allora Governo in carica aveva reso noto che fosse stato firmato il decreto che autorizzava i commissari straordinari dell'Ilva a procedere all'aggiudicazione degli asset del gruppo Ilva ad Am Investco facendo leva su di un piano industriale competitivo. La cordata avrebbe garantito un investimento complessivo di 2,4 miliardi di euro per rilanciare la produttività, una parte per il risanamento ambientale della fabbrica, e una parte per investimenti per l'ammodernamento;

   sempre nel giugno 2017, il Governo pro tempore incaricò i commissari straordinari di negoziare con ArcelorMittal un contratto di vendita che definisse e adeguasse alcuni aspetti dei piani presentati originariamente dal gruppo. Dopodiché sono iniziate trattative e negoziati tra sindacati e azienda al fine di raggiungere un accordo relativo ai 14 mila dipendenti;

   di fronte ad una situazione di stallo nelle trattative già da qualche tempo, tra gli attori dell'intera vicenda, erano circolate varie ipotesi: da una parte, si sarebbe immaginata già una proroga dell'amministrazione straordinaria per altri due o tre mesi, stanziando nuove risorse ad hoc e, dall'altra, più estrema, che l'azienda acquirente avesse potuto subentrare ai commissari già a partire dal primo luglio 2018 anche senza aver raggiunto gli accordi necessari con le parti sociali;

   pur se molti operatori considerano tale slittamento un modo equilibrato per permettere ai sindacati e alla Mittal di chiudere l'accordo sull'occupazione, tutta la comunità tarantina si chiede con preoccupazione quali siano le conseguenze dell'allungamento della gestione dei commissari;

   gli operai e le rappresentanze sindacali hanno chiesto un incontro urgente al Ministero dello sviluppo economico per discutere sulla situazione dello stabilimento siderurgico. In caso contrario, avrebbero provveduto ad «autoconvocazione del consiglio di fabbrica presso il ministero»;

   inoltre, i sindacati ritengono che durante il lasso di tempo fino a settembre, sia fondamentale che gli interventi di carattere ambientale, già iniziati da Ilva, possano continuare come pianificati: si tratterebbe dei progetti per la copertura dei parchi minerari, dei nastri trasportatori e il rifacimento delle cokerie;

   giova ricordare che con il decreto Ilva varato a fine anno 2016 si è previsto che l'azione dell'amministrazione straordinaria proseguirà anche nei prossimi anni occupandosi degli investimenti relativi al risanamento ambientale al di fuori dell'area perimetrale dello stabilimento e, per effetto della cessione ed in base al piano ambientale della cordata vincitrice, l'attività dei commissari proseguirà fino al 2023;

   con l'ultima pubblicazione dell'aggiornamento del registro dei tumori di Taranto riguardante il periodo 2006-2011, si sono confermati i dati relativi alla criticità dello stato di salute della provincia di Taranto rispetto al pool Sud dei registri tumori;

   lo stesso Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, in questi giorni ha dichiarato che «Concordo sul fatto che bisogna fare un salto di qualità nella tutela ambientale dell'Ilva. Perché quanto finora previsto secondo me è troppo poco, auspico che si possa fare di più. E noi siamo qui per vigilare su quel di più» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al futuro dell'impianto siderurgico tarantino;

   quali iniziative si intendano adottare al fine di garantire e individuare modi e tempi celeri per i pagamenti venuti in scadenza nei confronti delle imprese dell'indotto;

   se non si intenda prevedere la partecipazione ai tavoli di contrattazione in corso tra Governo, istituzioni e sindacati, in merito al futuro dei dipendenti, anche dei rappresentanti delle aziende dell'indotto;

   quali iniziative si intendano adottare per fermare i continui incidenti all'interno dello stabilimento siderurgico, che mettono costantemente a repentaglio la sicurezza e la vita stessa dei lavoratori;

   quali iniziative concrete si intendano ulteriormente adottare per gestire al meglio i probabili esuberi dei lavoratori dello stabilimento siderurgico;

   quali iniziative si intendano intraprendere per garantire la piena attuazione degli interventi ambientali, la bonifica dei suoli, del corpo idrico e delle acque anche marine, a tutela della salute pubblica e dell'ambiente;

   come il nuovo progetto approvato per il recupero ambientale dei parchi minerari dell'Ilva, che sembrerebbe sensibilmente depotenziato sotto il profilo delle risorse a tal fine impiegate, possa garantire le bonifiche ambientali così come stabilito, e quali risultati concreti si pensi che si possano raggiungere realizzando un progetto così ridimensionato negli investimenti.
(2-00055) «Labriola, Occhiuto, D'Attis, Polverini, Polidori, Cortelazzo».

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento ai fatti accaduti fra l'8 e il 9 luglio 2018, la Guardia costiera italiana ha affermato che l'imbarcazione Vos Thalassa ha soccorso in acque internazionali 67 migranti che rischiavano il naufragio. Il comandante della nave avrebbe segnalato «una situazione di grave pericolo per la security della nave e del suo equipaggio» a causa degli «atteggiamenti minacciosi nei confronti dell'equipaggio stesso da parte di alcuni migranti, all'arrivo in zona della guardia costiera libica». Alla luce della situazione e a seguito di ulteriori comunicazioni tra il comandante del Vos Thalassa e la centrale operativa della guardia costiera «si è reso necessario far intervenire nave Diciotti, a tutela dell'incolumità dell'equipaggio del rimorchiatore battente bandiera italiana, che intanto dirigeva verso nord»;

   tuttavia, si è venuto a scoprire successivamente che non vi è stata alcuna insurrezione a bordo ma solo la volontà da parte del comandante di sbloccare in qualche modo la situazione di stallo. Lo stesso Cristiano Vattuone, responsabile tecnico della società che controlla la Vos Thalassa, ha ridimensionato di molto la situazione e ha dichiara al giornale La Verità che: «ci sono stati momenti di tensione, di confusione» perché «i migranti non volevano essere riconsegnati ai libici che poi non si sa che cosa ne facciano», ma non vi è stata «nessuna insurrezione a bordo, la situazione è stata ingigantita dai giornali, non c'è stato nessun ammutinamento e nessuno è stato pestato». Il punto vero, afferma, è che: «non possiamo stare una settimana a cercare i porti che decidono loro. Abbiamo sollecitato Roma, certo, dobbiamo sollecitare perché vengano trovate soluzioni rapide»;

   inoltre, secondo quanto si apprende dal quotidiano Avvenire, in un articolo a firma Nello Scavo del 14 luglio 2018, un elicottero della Marina militare aveva imbarcato un team di incursori che avrebbero dovuto compiere un blitz per ristabilire l'ordine e prendere il timone del rimorchiatore. Ma fonti militari affermano che non c'è stato alcun bisogno di entrare in azione: «missione annullata prima dell'intervento della Diciotti perché in realtà non c'era alcun pericolo»; infatti, «la situazione era sotto controllo e, l'allarme non era giustificato, nessun pericolo né per l'equipaggio né per i migranti». Il Governo ne era informato, ma ha voluto comunque parlare alla stampa di «ammutinamento», per il tramite del Ministro dell'interno;

   peraltro, Vroon, armatore delle navi Vos, navigando in acque libiche fa uso di agenzie di sicurezza a bordo delle sue imbarcazioni, fatto provato in occasione delle indagini condotte lo scorso anno, Iuventa e Vos Hestia. Tuttavia, non è stato possibile averne conferma con riguardo alla Vos Thalassa –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire e rendere noto quanto è realmente accaduto nel Mediterraneo nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 luglio 2018 e quali siano state le comunicazioni intercorse fra la Guardia costiera e la nave Vos Thalassa nonché la sede della società armatrice;

   se trovi conferma quanto sostenuto dalle fonti militari secondo cui l'allarme non era giustificato e per quali ragioni si sia comunque scelto di parlare di «ammutinamento»;

   se la Guardia costiera italiana sia a conoscenza di servizi di sicurezza privati operativi sulla nave Vos Thalassa.
(4-00725)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il 14 giugno 2018, il garante dei detenuti della regione Emilia-Romagna, Marcello Marighelli, nel relazionare in commissione sull'attività del suo ufficio nel 2017, illustra come siano presenti in regione 3.488 detenuti (di cui 159 donne) e come il sovraffollamento sia aumentato in maniera preoccupante con un + 20 per cento in tre anni;

   negli ultimi tre anni la presenza di stranieri nelle carceri è aumentata del 5 per cento arrivando a quota 1.170;

   nel 2017 i casi di suicidio in strutture della regione Emilia-Romagna sono stati 8, il doppio rispetto al 2016, mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo;

   il garante Marighelli, nella sua relazione, ha affrontato anche il tema delle criticità nelle strutture della regione sottolineando come la condizione degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna risenta di una adeguata programmazione della manutenzione ordinaria ed alcune sedi, come Forlì e Ravenna, addirittura necessitino di interventi importanti, anche di manutenzione straordinaria;

   un aspetto preoccupante nelle carceri regionali dell'Emilia-Romagna riguarda anche la carenza di organico del personale di custodia ed ancor più del personale educativo e amministrativo, comprese le direzioni;

   in una nota congiunta di alcuni mesi fa, sottoscritta dai Garanti nominati nell'ambito territoriale della regione Emilia-Romagna (garante regionale, garante del comune di Ferrara, garante del comune di Parma, garante del comune di Rimini e garante del comune di Bologna) insieme al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, nel segnalare un problema, quello del caldo, che si sarebbe certamente presentato da lì a pochi mesi, si suggerivano una serie di accorgimenti al fine di mitigare per tempo le condizioni di disagio dovute al clima come per esempio: una diversa modulazione degli orari di permanenza all'aria aperta per le persone detenute così da evitare le ore più calde (la permanenza all'aria aperta nell'orario pomeridiano è prevista in via ordinaria tendenzialmente fra le 13 e le 15); la previsione di menù giornalieri che contemplino alimenti consigliati durante la stagione estiva; l'agevolazione dell'utilizzo dei frigoriferi nei reparti detentivi; l'apertura del blindo delle celle durante l'orario notturno per far circolare l'aria; l'acquisto di ventilatori;

   Nicola D'Amore, del sindacato dei penitenziari Sinappe, oltre a denunciare come nulla sia cambiato rispetto al precedente anno né per i detenuti né per gli agenti del carcere della Dozza, evidenzia come i detenuti siano costretti ad utilizzare recipienti pieni di acqua per rinfrescarsi immergendoci i piedi o bagnandosi la fronte con pezze umide;

   queste condizioni di estremo disagio non fanno altro che acuire le tensioni tra i detenuti facilitando la nascita di conflitti e aggressioni nei confronti degli agenti come quelli che hanno recentemente coinvolto il personale del carcere della Dozza;

   il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni dalle sue carceri, come diceva Voltaire –:

   se si intenda dotare, in tempi brevissimi, e comunque entro la fine del mese di luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti;

   se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutti i carceri italiani;

   se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti così da ridurre il divario tra il numero dei detenuti e quello degli agenti di polizia penitenziaria.
(2-00053) «Critelli».

Interrogazioni a risposta immediata:


   LORENZIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo sgombero della sede del tribunale e della procura della Repubblica di Bari, determinato dal «rischio crollo» degli edifici giudiziari, ed il successivo decreto-legge adottato sul tema impongono una seria ed attenta riflessione sullo stato dell'edilizia giudiziaria in Italia e sull'esercizio ordinato e dignitoso dell'attività giudiziaria;

   in primo luogo, va detto che non si tratta di una notizia inaspettata perché la fatiscenza delle strutture giudiziarie, da Nord a Sud, è già stata, da molto tempo, segnalata ai competenti organi ministeriali;

   trattasi di un comparto gravemente ammalato per scelte sbagliate, sia per quanto riguarda la cosiddetta «geografia giudiziaria» con accorpamenti e/o soppressioni di sedi, sia per l'assenza di un qualsivoglia piano coordinato di investimenti;

   tanto per fare qualche esempio: alle porte di Vicenza, tra la confluenza dei fiumi Bacchiglione e Retrone, sorge il complesso edilizio Borgo Berga, che ospita il nuovo tribunale di Vicenza, in una zona classificata a grave rischio di alluvione;

   a Gela, una delle capitali dell'abusivismo, perfino il tribunale è stato costruito in maniera illegittima e rischia, per assurdo, di essere abbattuto perché abusivo. Il palazzo della legalità, costruito su «un'area abusivamente occupata», è il paradosso dei paradossi;

   a Vibo Valentia il nuovo tribunale cade già a pezzi: recentemente è crollato un controsoffitto, con un rischio concreto di black out istituzionale tra Ministero della giustizia e il comune di Vibo Valentia, che pare non abbia risorse sufficienti per completare i lavori e risolvere i problemi di agibilità emersi dal sopralluogo dei vigili del fuoco e degli organi tecnici competenti;

   il palazzotto dell'ex tribunale di Lucera, grosso centro del foggiano con gravi problemi di mafia, come dimostrano anche le recenti cronache, è in totale stato di abbandono e ormai prossimo alla decadenza, causa la mancata manutenzione ordinaria e straordinaria. A nulla è valsa la protesta plateale del sindaco;

   il Consiglio superiore della magistratura è allarmato dalla grave situazione, già evidenziata, che potrebbe costituire una ferita insanabile all'esercizio ordinato e dignitoso dell'attività giudiziaria, anche a causa dell'eventuale chiusura di strutture di edilizia giudiziaria –:

   se non ritenga di dover avviare urgentemente un attento monitoraggio su tutte le sedi giudiziarie italiane, al fine di predisporre, con gli organi competenti, sia gli interventi necessari e urgenti atti a garantire un esercizio ordinato e dignitoso dell'attività giudiziaria in strutture idonee, sia per garantire i diritti processuali delle parti con termini certi.
(3-00088)


   CONTE e OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della giustizia, per fronteggiare le carenze di organico, il 18 novembre 2016 ha indetto un concorso per il profilo di 800 assistenti giudiziari che si è svolto, tra maggio ed ottobre del 2017, con modalità telematiche;

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020», all'articolo 1, comma 489, autorizza l'assunzione di un ulteriore contingente massimo di 1.400 unità di personale amministrativo non dirigenziale;

   in data 28 dicembre 2017 è stata disposta ai sensi dell'articolo 3-bis, lettera a), del decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, del 21 aprile 2017, l'assunzione di ulteriori 600 unità di personale mediante scorrimento della graduatoria generale di merito del concorso;

   il Ministro della giustizia pro tempore, con decreto ministeriale del 31 gennaio 2018, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, ha disposto lo scorrimento della graduatoria idonei per 1.420 unità, 1.014 delle quali hanno preso servizio il 26 aprile 2018;

   il Ministro della giustizia pro tempore, in un comunicato del 10 maggio 2018, ha annunciato di aver inoltrato una richiesta formale al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione per l'assunzione di ulteriori 200 unità dalla graduatoria del concorso in oggetto;

   il sistema della giustizia italiana risente delle gravi carenze di personale amministrativo negli uffici giudiziari, al punto da provocare pesanti ripercussioni sull'operato di magistrati, avvocati e di tutti gli altri operatori della giustizia;

   in riferimento al concorso pubblico per 800 posti nel profilo di assistente giudiziario indetto dal Ministero della giustizia con bando del 18 novembre 2016, ben 4.915 partecipanti hanno conseguito l'idoneità;

   in totale sono stati finora reclutati, nell'ambito dell'amministrazione della giustizia, 2.820 persone. Restano ora da collocare ulteriori 2.060 persone (dato comprensivo delle rinunce) risultate idonee, le quali attendono lo scorrimento della graduatoria, in linea con quanto già avvenuto negli scorsi mesi –:

   se, in relazione al fabbisogno di personale amministrativo del comparto giustizia, non ritenga opportuno lo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei.
(3-00089)


   MASCHIO, LOLLOBRIGIDA, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   alla data del 30 giugno 2018 la popolazione carceraria in Italia ammonta a 58.759 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 50.632 unità, registrando ben 8.000 persone in eccesso;

   alla stessa data i detenuti stranieri ammontano a 19.868 unità, pari al 33,8 per cento della popolazione carceraria totale, di cui 12.263 stanno scontando pena per condanna definitiva;

   la soluzione per il sovraffollamento non è liberare i delinquenti attraverso facilitazioni nell'accesso alle misure alternative e depenalizzazioni e il nuovo Governo ha dichiarato di volersi discostare da questo approccio;

   incentivare il rimpatrio dei detenuti stranieri per far scontare le pene nei Paesi di provenienza potrebbe ridurre consistentemente la popolazione carceraria, ben al di sotto della capacità regolamentare, e comportare, altresì, un risparmio di spesa stimato in oltre 124 euro al giorno a detenuto, che in un anno significa potenzialmente un risparmio compreso tra i 500 milioni e un miliardo di euro;

   tali risparmi di spesa potrebbero essere destinati a costruire nuove carceri, a migliorare le condizioni di vita in quelle esistenti e a investire risorse umane e strumentali per un migliore funzionamento della giustizia;

   è urgente destinare investimenti in favore delle carceri e per la costruzione di nuovi istituti;

   occorre, altresì, verificare urgentemente lo stato di attuazione degli accordi bilaterali da concludere e l'applicazione di quelli già vigenti relativi al rimpatrio dei detenuti stranieri condannati, per far scontare loro il carcere nei Paesi d'origine;

   va, infine, considerata la necessità di porre fine ai frequenti episodi di aggressioni ad agenti della polizia penitenziaria, adottando misure per consentire agli agenti di operare in sicurezza ed in condizioni dignitose –:

   se intenda attuare l'annunciato cambio di rotta, applicando le misure sopra descritte, o se intenda continuare la linea ereditata dal Governo precedente attraverso l'approvazione di nuovi provvedimenti che appaiono agli interroganti «svuota carceri» mascherati.
(3-00090)


   ERMINI, ANNIBALI, BAZOLI, FERRI, MICELI, MORANI, VAZIO, VERINI, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel cosiddetto «contratto di governo» è chiaramente indicata, come punto «riformatore» cardine fondamentale per il sistema giustizia, la modifica della legittima difesa di cui all'articolo 52 del codice penale;

   la legittima difesa, intesa ad avviso degli interroganti più come «giustizia fai da te», come licenza di sparare, che come scriminante che esclude il reato, è stata brandita, in particolare dalla Lega, come una vera e propria arma contundente, a fini evidentemente ed esclusivamente elettoralistici;

   cancellare ogni proporzione tra difesa e offesa, tra pericolo reale e reazione e rispondere alle paure, reali o percepite, di fatto incentivando l'uso indiscriminato delle armi, rischia di condurci velocemente al modello americano, dove la criminalità, gli omicidi e le stragi, in famiglia o nelle scuole, aumentano esponenzialmente;

   il Ministro interrogato, durante l'audizione di mercoledì 11 luglio 2018 sulle linee programmatiche del suo dicastero, ha tenuto comunque a chiarire che «il tema della legittima difesa è un tema che riguarda la giustizia e che non riguarda la sicurezza»;

   la Repubblica del 16 luglio 2018 ha rivelato che l'11 febbraio 2018, in piena campagna elettorale, il Segretario della Lega – attuale Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno – Matteo Salvini avrebbe firmato un documento, articolato in otto punti, col quale si è impegnato pubblicamente a «coinvolgere e consultare il comitato direttiva 477 e le altre associazioni di comparto ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare l'attività sportiva con armi e/o venatoria o su quello più generale a detenere e utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi, richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere»;

   al punto 8 il Segretario della Lega Matteo Salvini si è vincolato «a tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente) dallo Stato e dai loro stessi aggressori» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare il concreto rischio che tale iniziativa possa tradursi in un via libera al diffondersi indiscriminato delle armi nel nostro Paese.
(3-00091)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   POTENTI, CANTALAMESSA, BISA, BONIARDI, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, TATEO, TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 maggio 2018 il quotidiano «Sole24 ore» rendeva noti i risultati di un'indagine condotta dal comando carabinieri antifalsificazione. Il comandante del reparto, Francesco Ferace, informava dell'esistenza di una frode ai danni dello Stato consistente nella messa in circolazione di falsi «bolli» da migliaia di euro, impiegati per iscrivere a ruolo il processo;

   risulterebbe, infatti, che il mercato sia invaso da false «marche» ricreate in laboratorio con sofisticata cura, utilizzando bobine prodotte in Cina, ma anche sottratte dal Poligrafico dello Stato grazie a dipendenti compiacenti. Si rende poi noto l'avvenuto sequestro di falsi contributi unificati per un valore di 2 milioni di euro ed inoltre di oltre 106 mila rotoli in bianco, pronti per essere trascritti. La situazione è definita come «una delle più grandi frodi erariali italiane», che viene stimata sul numero delle bobine in bianco confiscate e può quantificarsi fino a un massimo di oltre 1 miliardo di euro;

   le affermazioni del comandante del nucleo antifalsificazione sono allarmanti, allorché, egli parla di un danno erariale di enormi proporzioni che si trascina da svariati anni di «un'emergenza nazionale» non esattamente quantificabile poiché è impossibile compiere un'analisi generale ma a campione e, da questi accertamenti eseguiti nel corso di una sola indagine emerge il coinvolgimento di ben 600 studi legali che utilizzavano queste marche da bollo false, individuando il loro utilizzo irregolare nei tribunali di Milano, Torino, Palermo e Bari;

   si riferisce infine dell'esistenza di tre metodi di falsificazione: utilizzando una marca adesiva da bollo originale modificata (solitamente da 0,26 centesimi) o bobine prodotte in Cina od addirittura provenienti direttamente dal Poligrafico. I guadagni per le organizzazioni che gestiscono il business sembrerebbero enormi e la vendita di queste marche risulta ramificata al punto che dalle località di produzione partono vere e proprie spedizioni per coprire la domanda sempre più crescente di questi valori illeciti;

   garantire allo Stato il futuro incasso delle somme evase avrebbe un positivo effetto sulla giustizia italiana, con risorse che potrebbero essere immediatamente indirizzate alla soluzione delle tante urgenze degli uffici giudiziari e dei connessi servizi –:

   quali iniziative intenda intraprendere, anche di carattere normativo, per rendere obbligatorio il pagamento del contributo unificato, alternativamente, attraverso versamento F23 o con apposita funzione da creare nel processo civile telematico, così contrastando il fenomeno di contraffazione descritto.
(5-00166)


   MASCHIO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal prossimo autunno dovrà diventare operativa la revisione del percorso di accesso alla professione forense attraverso l'applicazione del relativo regolamento attuativo della legge recante la riforma forense, n. 247 del 2012;

   tale riforma crea notevoli difficoltà a migliaia di praticanti avvocato che si troverebbero a svolgere l'esame in condizioni notevolmente diverse e più restrittive rispetto agli anni scorsi –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per procedere ad un ulteriore rinvio dell'applicazione del regolamento relativo alla nuova disciplina dell'esame di Stato al fine di permettere una revisione complessiva della riforma forense stessa.
(5-00167)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in 25 anni, dal 1992 al 2017, oltre 26 mila persone hanno ottenuto un indennizzo per ingiusta detenzione, per essere stati privati ingiustamente della libertà personale. Lo Stato ha versato complessivamente circa 650 milioni di euro;

   la media annuale è di oltre 1000 persone indennizzate per una spesa superiore ai 29 milioni di euro. Le ingiuste detenzioni hanno toccato cifre record di indennizzi, nel 2017, a Catanzaro, Roma, Bari e Napoli;

   l'articolo 15, comma 1, della legge n. 47 del 2015, così modificato dall'articolo 1, comma 37 della legge n. 103 del 2017, stabilisce che: «Il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenta alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi. La relazione contiene inoltre i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, pronunciate nell'anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell'entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell'esito, ove conclusi»;

   tale adempimento, per ciò che riguarda la riparazione per ingiusta detenzione è stato radicalmente omesso. Infatti, la relazione depositata nel 2018 tratta esclusivamente il tema delle misure cautelari personali e non affronta la materia della riparazione per ingiusta detenzione;

   si tratta di un adempimento fondamentale per comprendere le ragioni per cui tante persone sono state private ingiustamente della libertà personale e per comprendere altresì le conseguenze disciplinari che tali accertate ingiuste detenzioni hanno determinato sui responsabili di tali atti;

   nel nostro ordinamento, inoltre, non è prevista una norma che preveda l'automatica trasmissione delle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione al titolare dell'azione disciplinare, affinché questi possa valutare se avviare l'azione disciplinare –:

   se il Governo intenda procedere rapidamente a integrare la relazione prevista dall'articolo 15, comma 1, della legge n. 47 del 2015 con gli elementi relativi ai casi di ingiusta detenzione e se concordi sulla necessità di assumere iniziative per introdurre una previsione normativa che stabilisca l'automatica trasmissione delle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione al titolare dell'azione disciplinare per le valutazioni di competenza.
(5-00168)


   VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 31 dicembre 2012, n. 247, recante «Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense», ha modificato i criteri di accesso alla professione di avvocato, prevedendo all'articolo 46, che la prova scritta dovrà svolgersi con il solo ausilio dei testi di legge senza commenti e citazioni giurisprudenziali;

   con la legge citata sono state modificate le regole relative al tirocinio professionale, prevedendo la possibilità di accordi fra ordini forensi e università e introducendo la frequenza obbligatoria;

   l'articolo 48 prevede che «fino al secondo anno successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, l'accesso all'esame resta disciplinato dalle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, fatta salva la riduzione a diciotto mesi del periodo di tirocinio»;

   il comma 2-quater dell'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, convertito dalla legge 27 febbraio 2017, n. 19, modificando l'articolo 49 della legge n. 247 del 2012, ha prorogato di un anno il termine, decorrente dalla data di vigenza della stessa legge (2 febbraio 2013), consentendo lo svolgimento dell'esame con la disciplina previgente fino al 2 febbraio 2018;

   con decreto ministeriale 25 febbraio 2016, n. 48, sono stati intensificati i controlli alle prove scritte per evitare l'ingresso di codici esplicati e congegni informatici, le aule sono schermate ed è garantita la segretezza dei temi;

   con lo stesso decreto ministeriale si affida al Ministero la banca dati dalla quale i commissari d'esame, nel corso della prova orale, attingeranno le domande da rivolgere ai candidati;

   in attuazione della legge n. 247 è stato emanato il decreto ministeriale 9 febbraio 2018, n. 17, che impone di frequentare i corsi organizzati da consigli dell'Ordine, associazioni forensi o altri enti accreditati, della durata di 160 ore in 18 mesi e una frequenza obbligatoria per l'80 per cento;

   l'articolo 10 del citato decreto prevede che il regolamento si applichi «ai tirocinanti iscritti nel registro dei praticanti con decorrenza posteriore al centottantesimo giorno successivo alla sua entrata in vigore»;

   dal 2 febbraio 2018, in assenza di proroghe, è entrato in vigore l'articolo 46 della legge n. 247 del 2012;

   la conseguenza è che i tirocinanti non avranno il tempo per la necessaria preparazione in assenza dei codici annotati con la giurisprudenza –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative normative dirette a prorogare il termine previsto dall'articolo 49 della legge n. 247 del 2012, in maniera da permettere l'adeguamento degli ordini forensi riguardo ai corsi di formazione.
(5-00169)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PERANTONI, DI SARNO e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con procedimento n. 1195/11 R.g.n.r., il pubblico ministero presso il Tribunale di Tempio Pausania, esercitava l'azione penale per fatti commessi in La Maddalena nel periodo dal settembre 2008 al luglio 2009;

   più precisamente, contestava in imputazione i reati di cui agli articoli 110 c.p., 192 e 256, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 (abbandono di rifiuti); 20 lettera b) della legge n. 47 del 1985 in relazione agli articoli 181 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (opere eseguite in difformità dall'autorizzazione e danno ambientale); 335 c.p. (inadempimento di contratti di pubbliche forniture); 356 c.p. (frode nelle pubbliche forniture); 61 n. 1 e 640 c.p. (truffa aggravata dall'abuso di prestazione d'opera); 323 c.p. (abuso d'ufficio); 314 c.p. (peculato) e 476 c.p. (falsità materiale commessa da pubblico ufficiale;

   chiedeva, quindi, al giudice dell'udienza preliminare presso lo stesso tribunale il rinvio a giudizio per: Della Giovampaola Mauro, Minenza Luigi, Miccichè Riccardo, Mazzola Osvaldo, Fonti Ferdinando, Rinaldo Marco, Canu Matteo, Cuccioletta Patrizio, Olivieri Valeria, Ferro Giuseppe Andrea, Saltari Luciano, Balducci Angelo, Calvi Gian Michele, Mascazzini Gianfranco, imputati dei suddetti reati a vario titolo contestati;

   le gravi ipotesi di reato, connesse tra loro, sarebbero state commesse in occasione della esecuzione dei lavori relativi al «lotto 7 di adeguamento della portualità ricettiva-marittima nell'ambito del "grande evento" G8 La Maddalena 2009» e sarebbero consistite in fraudolenti inadempimenti contrattuali, falsità e peculato per euro 6.812.241,81;

   oltre al danno pecuniario emergente per le casse pubbliche, vi è da sottolineare il fatto che la magistratura aveva contestato anche condotte che avrebbero causato l'aggravamento di quella situazione di inquinamento ambientale che gli imputati, viceversa, avevano l'obbligo contrattuale di risanare;

   non e questa la sede per sollevare la problematica relativa al grave stato di precarietà nel quale si trovano gli uffici giudiziari presso il tribunale di Tempio Pausania (si pensi che si sono succeduti ben tre magistrati dell'ufficio Gup e svariati pubblici ministeri): sta di fatto che la prima udienza preliminare davanti al Gup si è tenuta soltanto nel dicembre 2014, a ben tre anni di distanza dall'iscrizione delle notizie di reato nell'apposito registro; dopo quasi quattro anni di rinvii motivati dalla irregolarità delle notifiche agli imputati, il Gup in data 7 giugno 2018 dichiarava la prescrizione di tutti i reati contestati (ad eccezione del peculato ex articolo 314 c.p., per il quale si dichiarava incompetente per territorio);

   tale è il mortificante epilogo di un processo che avrebbe dovuto accertare gravissime responsabilità per fatti di peculato, truffa, falso ed inquinamento commessi in danno della collettività e che invece, come decine di altri procedimenti, è stato dichiarato improcedibile stante l'intervenuta prescrizione;

   nella fattispecie, appare incomprensibile agli interroganti come per ben quattro anni non sia stato possibile notificare agli imputati la richiesta di rinvio a giudizio ed i successivi provvedimenti di fissazione dell'udienza preliminare, tanto che appare opportuno e necessario verificare se sussistono responsabilità in merito –:

   se sia a conoscenza di tale questione e se intenda valutare se sussistano i presupposti per avviare iniziative ispettive presso il tribunale di Tempio Pausania.
(4-00722)


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza della Corte di cassazione civile sezioni unite, n. 2277 del 31 gennaio 2008, veniva enunciato un principio di diritto circa l'applicazione dell'articolo 78, comma 6, della legge n. 388 del 2000: «In tema di lavori socialmente utili la P.A., mentre agisce nell'esercizio della propria discrezionalità e con poteri autorizzativi in ordine alla scelta del progetto ed all'individuazione delle professionalità occorrenti, è viceversa vincolata ai criteri predeterminati dalla legge nella scelta dei singoli lavoratori, anche quando deve eccezionalmente procedere alla assunzione (ai sensi dell'articolo 78, comma 6, della legge n. 88 del 2000) o alla stabilizzazione degli stessi, dovendo applicare le graduatorie delle liste di collocamento»;

   le sentenze della Corte di cassazione sezione lavoro, n. 17115 del 22 luglio 2009, di cui al ricorrente signor Trivigno D. ed altre due in pari data riferite ai signori F.C. e A.G. vengono emesse in contrasto con quanto stabilito dalla Corte a sezioni unite e a giudizio dell'interrogante in violazione della procedura prevista dell'articolo 374, comma 3, del codice di procedura civile e all'articolo 65 dell'ordinamento giudiziario: «Tale legge trova la sua ratio nel legittimare le singole regioni – nell'ottica di assicurare il buon andamento e nello stesso tempo l'imparzialità della pubblica amministrazione ex articolo 97 Cost. – ad assumere, in presenza di vuoti d'organico e senza la rigidità delle regole generali sul collocamento, i lavoratori socialmente utili, impiegati in progetti, che oltre a ricadere nel territorio regionale fossero per la loro realizzazione reputati dall'ente territoriale di maggior rilievo ed utilità»;

   nel massimario invece viene indicato «impiegarli in progetti»;

   successivamente ancora, con la sentenza della Corte di cassazione civile sezioni unite n. 23202 del 3 novembre 2009 viene rimarcato il principio di diritto enunciato dalla precedente delle sezioni unite;

   solamente quattro mesi dopo, viene emessa dagli stessi giudici che in precedenza hanno enunciato il principio di diritto una nuova sentenza dalla Corte di cassazione sezione lavoro n. 7034 del 24 marzo 2010, riferita al signor E.P. (ultimo dei quattro ricorrenti), con la quale inspiegabilmente si dispone nuovamente il contrario di quanto sancito con le sezioni unite ma anche dal precedente della sezione lavoro, disponendo questa volta di impiegarli in progetti pur se il ricorso riguardava una stabilizzazione lavorativa: «al fine di assicurare il buon andamento e l'imparzialità della P.A., consente, in presenza di vuoti in organico e senza le rigidità generali del collocamento, di procedere all'assunzione di tali lavoratori e di impiegarli in progetti che, oltre a ricadere nel territorio regionale, siano reputati, per la loro realizzazione, di maggiore rilievo ed utilità»;

   le sentenze delle sezioni unite sono la massima espressione della giurisprudenza italiana e danno un orientamento definitivo per cui le singole sezioni non possono esprimere un avviso diverso senza il parere delle sezioni unite con obbligo della sezione semplice di rimettere la decisione alle sezioni unite qualora non condivida il principio di diritto (Corte cost. n. 30 del 2011);

   le violazioni riscontrate nelle sentenze sopracitate sono state portate a conoscenza del Ministro della giustizia con esposto del signor Trivigno D., con richiesta di accertare quali siano le ragioni che hanno indotto i giudici di Cassazione e gli uffici del massimario: a non verificare l'esistenza di propri precedenti; non filtrare e quindi non salvaguardare un principio di diritto; a modificare il contenuto della massima riportando «... impiegarli in progetti...» che non corrisponde con quanto enunciato nel testo della sentenza – sezione lavoro n. 17115 del 22 luglio 2009 «impiegati in progetti»; a violare la procedura prevista dell'articolo 374, comma 3, del codice di procedura civile; a violare l'articolo 65 dell'ordinamento giudiziario; a non dare applicazione alla legge regionale Basilicata n. 60 del 2000, pur in assenza di un'abrogazione legislativa o di decisioni della Consulta;

   la Presidenza della Repubblica, preso atto dei fatti, ha ritenuto di rimettere la questione al Consiglio superiore della magistratura per le valutazioni di competenza come comunicato al signor Trivigno D. con nota SGPR 16 maggio 2014 00512911 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se risulti quali siano le motivazioni che hanno indotto a condividere il contenuto dell'archiviazione disposta dal procuratore generale presso la Corte di cassazione comunicato al signor Trivigno D. con nota prot. n. 201/11564 del 29 aprile 2014.
(4-00727)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nel corso del fine settimana appena trascorso, come segnalato dal quotidiano il Giornale, pubblicato il 16 luglio 2018, a pagina 4, all'aeroporto di Milano Malpensa si è registrata la cancellazione di tre voli: due della compagnia EasyJet diretti a Lisbona e Copenaghen e uno della compagnia Royal Air Marco diretto a Casablanca, che hanno interessato complessivamente novecento passeggeri;

   secondo quanto sostenuto dalle stesse compagnie, si sarebbe trattato del malore di un pilota e di un equipaggio che, avendo superato le ore di volo consentite, non è stato autorizzato per ragioni di sicurezza a volare;

   risulta che l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), abbia già disposto l'attivazione di una indagine in merito al fine di rilevare se le compagnie aeree coinvolte abbiano rispettato il regolamento comunitario n. 261 dell'11 febbraio 2004 che dispone misure a tutela dei passeggeri del trasporto aereo;

   nello stesso fine settimana circa trecento persone sono rimaste bloccate nella notte tra sabato e domenica al porto di Brindisi in attesa che partisse il traghetto Prince della European seaways diretto a Corfù e di ritorno dall'isola greca. Ai passeggeri è stato permesso di partire solo nella giornata di domenica 15 luglio dopo essere stati «riprotetti» su una nave della compagnia Grimaldi Lines;

   secondo quanto comunicato dalla compagnia greca European seaways ai passeggeri, nel corso della giornata di sabato 14 luglio, si sarebbe trattato di un guasto meccanico «irrisorio e quindi risolvibile» per cui agli stessi è stato chiesto di attendere, presso l'area del porto interno di Brindisi;

   secondo quanto riportato sul quotidiano on line Gazzetta del Mezzogiorno l'associazione degli operatori portuali salentini (OPS) avrebbe segnalato che il traghetto della compagnia ellenica non avrebbe avuto «le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità di controllo», richiamando che «il mancato arrivo del primo viaggio di linea della nave, [...], ha causato enormi disagi ai passeggeri prenotati e soprattutto perdita di credibilità al porto di Brindisi [...] Riteniamo che sia irresponsabile – è detto ancora – accettare prenotazioni prima di aver ottenuto i permessi necessari a svolgere un servizio di linea» proseguono gli operatori che denunciano che anche nel porto «i servizi ai passeggeri e mezzi sono quasi inesistenti come inesistente è la presenza costante del personale dell'autorità in porto dopo gli orari di ufficio»;

   con riguardo ai diritti dei passeggeri nelle varie modalità di trasporto si richiamano: in ambito aereo, il già citato regolamento (CE) n. 261/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 febbraio 2004, che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato e che abroga il regolamento (CEE) n. 295/91; in ambito marittimo, il più recente regolamento (UE) n. 1177/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativo ai diritti dei passeggeri che viaggiano via mare e per vie navigabili interne e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004; mentre, per completezza si richiama, con riferimento al trasporto ferroviario, il regolamento (CE) n. 1371/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario;

   stando al Quinto rapporto annuale (2018) dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) con riguardo al trasporto navale il 33 per cento dei reclami e delle segnalazioni riguarda ritardi (29 per cento) e cancellazioni (4 per cento); basti pensare che nel solo 2017 si sono registrate oltre 340 tra segnalazioni e reclami;

   nonostante i regolamenti europei rechino misure che, in linea di principio, appaiono effettivamente volte a tutelare e garantire il diritto dei passeggeri e dei cittadini utenti, dalle notizie di cronaca, e in considerazione che si è soltanto alle porte della stagione turistica e di viaggio, ciò che si rileva è invece uno scollamento tra la disciplina e quello a cui in realtà sono assoggettate le compagnie di trasporto. Più di tutto tale scollamento sembra registrarsi tra il diritto formale e quello sostanziale dei passeggeri che rappresentano di fatto il soggetto «debole» nel rapporto con il vettore –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto illustrato e se, nei casi specifici, abbia avuto modo di ricevere ulteriori informazioni da parte dell'Enac, riguardo al caso dei voli cancellati dall'aeroporto di Milano Malpensa, e da parte delle autorità competenti relativamente al caso della tratta Brindisi-Corfù cancellata;

   se il Ministro interpellato, nei limiti della propria competenza, intenda adottare iniziative urgenti, in considerazione dell'imminente periodo turistico e di viaggi estivi, al fine di meglio garantire e tutelare il diritto sostanziale dei passeggeri, con particolare attenzione all'organizzazione e alla pianificazione da parte delle compagnie delle partenze e degli arrivi, nonché delle condizioni degli equipaggi e di eventuali e più tempestive misure di trasporto alternativo e riprotezione da garantire ai passeggeri;

   se il Ministro interpellato non intenda promuovere, nelle sedi competenti, ivi compresa quella europea, nonché attraverso l'istituzione di tavoli di confronto con le compagnie di trasporto, idonee iniziative al fine di aggiornare e adeguare i regolamenti europei per definire un sistema di tutela del diritto dei cittadini utenti del trasporto nelle varie modalità.
(2-00054) «Mulè, Baldelli, Occhiuto, Gagliardi, Fiorini, Sisto, Versace, Tartaglione, Pella, Ripani, Silli, D'Attis, Sozzani, Napoli, Rosso, Porchietto, Marin, Cattaneo, Benigni, Minardo, Bartolozzi, Germanà, Marrocco, Battilocchio, Bignami, Scoma, Vietina, Zangrillo, Maria Tripodi, Pedrazzini, Zanella, Bergamini».

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGNARLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il servizio Intercity (Ic) comprende i tragitti di medio/lunga percorrenza che collegano medi e grandi centri urbani, integrando il sistema dei servizi ferroviari dell'alta velocità (Av). L'attività è gestita da Trenitalia sulla base di un contratto di servizio, recentemente rinnovato (decorrenza dal 1° gennaio 2017 e scadenza il 31 dicembre 2026), tra Trenitalia e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, a fronte di un «prezzo sociale», eroga un corrispettivo per garantire l'equilibrio economico finanziario al servizio stesso;

   le fermate degli Ic in determinate stazioni intermedie è di fondamentale importanza per la mobilità di interi territori e va programmata con attenzione, anche ascoltando le realtà territoriali; la stazione di Terontola (frazione di Cortona), ad esempio, è uno snodo importante per tutto il territorio della Valdichiana e raccoglie un bacino di utenza di portata interregionale, perché è servita da una importante viabilità longitudinale e trasversale che la collega in modo rapido ed efficace in un vasto territorio;

   la valorizzazione della stazione di Terontola, che in passato è stata uno degli scali più importanti di tutto il centro Italia, interessa tutti i cittadini residenti nella Valdichiana aretina e senese e del Perugino/Trasimeno e non contrasta con altre legittime richieste e aspettative di servizi ferroviari di qualità nelle rispettive stazioni di riferimento (Perugia, Arezzo e Chiusi), perché si trova sulla stessa linea ed è servita dagli stessi treni;

   per dare una risposta concreta alle esigenze di questo territorio i cittadini, organizzati in comitati, chiedono il reinserimento di determinate fermate del servizio Intercity, ed in particolare sulla tratta Terontola-Roma, dell'Ic 583 che transita attorno alle 11:30, e dell'Ic 585 che transita attorno alle 13:30, e sulla tratta Roma-Terontola, dell'Ic 588 che parte da Termini e transita attorno alle 12:30 –:

   se, nell'ambito del quadro di programmazione del servizio Ic previsto dal nuovo contratto di servizio e per quanto di competenza, non ritenga opportuno valutare l'assunzione di iniziative per il reinserimento di alcune fermate, tra cui quelle presso la stazione di Terontola-Cortona, dei convogli richiamati in premessa.
(4-00723)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che, nella notte tra il 12 e 13 luglio 2018, in una discoteca di Manerba del Garda, in provincia di Brescia, una giovane diciassettenne danese, in vacanza con la famiglia in un campeggio sulle rive del Garda, è stata prima molestata e poi aggredita e approcciata sessualmente da un branco di 4 giovani, tre dei quali di colore;

   risulta aggredito anche il fratello 22enne che accompagnava la sorella e ha provato a difenderla;

   la ragazza è stata portata all'ospedale di Desenzano del Garda dove è stata medicata e sottoposta a visita ginecologica;

   la giovane — immediatamente ripartita con la famiglia per la Danimarca — ha descritto in modo circostanziato l'aggressione subita a investigatori e inquirenti; in particolare, testimonianze dell'accaduto sono state raccolte dai carabinieri della compagnia di Salò;

   si tratta dell'ennesimo odioso episodio di violenza sulla donna da parte del branco in una zona a forte trazione turistica e altamente qualificata senza dimenticare che la stagione turistica, nel versante bresciano del lago di Garda, è all'inizio e sulle rive del Garda si protrae fino ad autunno inoltrato;

   l'interrogante è del parere che siano fortemente a repentaglio la legalità, la sicurezza e la reputazione di una parte d'Italia che spesso viene portata come esempio di ordine e di civiltà per tutto il resto d'Italia –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non reputino necessario ed urgente assumere le iniziative di competenza al fine di garantire la sicurezza dei residenti e dei turisti;

   se non ritengano di assumere, al più presto, nuove e più efficaci iniziative normative volte ad assicurare in maniera incisiva l'incolumità delle donne.
(4-00724)


   BIANCOFIORE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 luglio 2018 il vice presidente del Südtiroler Volkspartei (SVP) Philipp Achammer ha dichiarato di voler presentare in Parlamento un pacchetto di misure per la sicurezza nel quale è previsto il trasferimento della competenza e dell'autorità sulla sicurezza pubblica al presidente della provincia di Bolzano, magari attraverso le commissioni paritetiche dei 6 e dei 12 che senza la procedura «aggravata» per le riforme costituzionali, definiscono norme che di fatto incidono su quanto previsto dallo statuto che ha rango costituzionale;

   l'articolo 1 della legge n. 121 del 1° aprile 1981 sancisce, al comma 1, che: «Il Ministro dell'interno è responsabile della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica ed è autorità nazionale di pubblica sicurezza. Ha l'alta direzione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica e coordina in materia i compiti e le attività delle forze di polizia», al comma 2 che: «Il Ministro dell'interno adotta i provvedimenti per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica» e al comma 3 che: «Restano ferme le competenze del Consiglio dei ministri previste dalle leggi vigenti»;

   l'articolo 117 della Costituzione sancisce che: «lo Stato ha legislazione esclusiva sulla materia di ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia locale»;

   appare all'interrogante evidente il tentativo di delegittimare lo Stato italiano da parte degli esponenti del Südtiroler Volkspartei (SVP), con riferimento alla eventuale richiesta di conferimento dei poteri – attribuiti per legge al Ministro interrogato – al presidente della provincia autonoma di Bolzano –:

   se risultino formali iniziative nella direzione richiamata in premessa e quale sia la posizione del Governo rispetto ad eventuali ipotesi di una diversa articolazione delle competenze in questione.
(4-00726)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nell'aprile 2017 è stato approvato il decreto legislativo n. 65, riguardante l'istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107;

   il decreto stabilisce che, a partire dal 2019-2020, potranno essere assunti come educatori negli asili nido solo i laureati in scienze dell'educazione L19 con un indirizzo specifico per educatori nei servizi educativi per la prima infanzia, come illustrato all'articolo 4, comma 1, lettera e) del suddetto decreto;

   dal momento che il decreto fa riferimento all'anno di assunzione presso l'asilo nido e non all'anno di immatricolazione al corso di laurea, a giudizio dell'interrogante con un carattere retroattivo opinabile e nei fatti discriminatorio, si pone un importante problema per quanto riguarda il futuro di migliaia di studenti che già frequentano il corso di scienze dell'educazione o che hanno appena conseguito la laurea e ora non sono più in possesso dei requisiti necessari per partecipare ai bandi, nonostante al momento dell'immatricolazione essa fosse l'unica laurea in grado di formare in maniera completa gli educatori;

   infatti, i regolamenti didattici degli anni fino al 2017-2018 prevedono fra gli sbocchi professionali anche i servizi per la prima infanzia, poiché quando è stato emanato il decreto, essi erano già stati approvati dalle università o erano in via di approvazione. Ne consegue che le università non hanno avuto modo e tempo di adeguare la propria offerta formativa, sia per le tempistiche ridotte sia perché il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha ancora definito i requisiti che l'indirizzo universitario in questione dovrà avere;

   a tal riguardo, alcuni atenei stanno provando a anticipare i tempi con l'istituzione di nuovi corsi, col rischio, tuttavia, che tali curricula non soddisferanno i criteri ministeriali e si riproporrà, dunque, il medesimo problema per gli studenti che si immatricoleranno a settembre di quest'anno –:

   quali siano i tempi entro i quali il Ministro interrogato intenda indicare i requisiti minimi del corso di scienze dell'educazione con indirizzo specifico per educatori nei servizi educativi per la prima infanzia;

   come intenda risolvere il grave problema degli studenti in corso o neo laureati in scienze dell'educazione e se a tal riguardo, stante la situazione discriminatoria descritta in premessa, sia nelle intenzioni del Ministro interrogato consentire loro l'accesso ai posti di educatore presso gli asili nido;

   se siano previsti finanziamenti specifici per gli asili nido, dal momento che, volendo istituire un corso universitario specifico, direttamente legato a un settore del mondo del lavoro, si presuppone che vi siano particolari investimenti pubblici nel medesimo settore che garantiscano effettivamente posti di lavoro.
(4-00721)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la direzione regionale dell'Inps del Veneto, con riferimento alle disposizioni legislative nazionali in tema di revisione della spesa pubblica, avrebbe espresso la volontà di convertire l'attuale agenzia dell'Inps di Agordo in punto Inps;

   tale decisione, se confermata, potrebbe causare delle problematiche legate alla riduzione del ricevimento al pubblico a soli tre giorni alla settimana, in quanto gli impiegati, in base alla turnazione, saranno costretti ad essere presenti alcuni giorni ad Agordo e altri a Belluno;

   tale riorganizzazione comporterebbe, inoltre, un inevitabile peggioramento del servizio offerto ai residenti, preludendo a una successiva chiusura al fine di decentrare tutti i servizi nella sede centrale di Belluno;

   la copertura internet, inoltre, al momento non è presente in tutto il territorio agordino e laddove si trova il segnale, questo risulta lento e insufficiente, costringendo i cittadini, non solo anziani, a rivolgersi in sede per usufruire dei servizi a loro rivolti;

   l'eventuale cessazione dei servizi nella sede dell'Inps di Agordo e il successivo trasferimento nella sede di Belluno comporterebbero delle difficoltà logistiche legate all'allungamento della percorrenza di oltre quaranta chilometri a causa della conformazione del territorio e, coloro i quali non hanno un'autonomia di spostamento, si troverebbero costretti ad utilizzare mezzi pubblici affrontando viaggi lunghi e problematici;

   il continuo taglio dei servizi essenziali e necessari per i residenti in montagna è una delle prime cause di spopolamento della provincia di Belluno –:

   se non ritenga di adottare, in tempi rapidi, iniziative volte a scongiurare la chiusura di un ufficio come l'agenzia dell'Inps di Agordo o il suo eventuale declassamento a punto Inps, posto che tale ufficio è di vitale importanza per la cittadinanza agordina, la quale, va ricordato, è costituita per la maggior parte di persone anziane.
(3-00082)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nelle regioni del Nord Italia, in particolar modo nel Nord-est soprattutto tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, si sta riproponendo la situazione emergenziale dovuta dall'invasione della cimice marmorata asiatica, insetto particolarmente infestante (nome scientifico Halyomorpha halys) proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea;

   la cimice asiatica è un insetto polifago che attacca qualsiasi tipo di raccolto tra luglio e settembre e, non avendo antagonisti naturali nel territorio, si moltiplica velocemente con 300-400 esemplari alla volta, deponendo le uova anche due volte l'anno;

   la Halyomorpha halys ha inoltre evidenziato una elevatissima capacità di adattamento all'ambiente nazionale con forte tendenza all'espansione in nuovi territori;

   questi insetti costituiscono un grave pericolo per la tenuta del tessuto agricolo locale, sia per la frutticoltura che per l'orticoltura, perché nessuna coltura sembra essere immune e sono ormai anni che la loro invasione si presenta come l'ennesima emergenza fitosanitaria per l'agricoltura italiana;

   nel Medio Friuli e nel Collinare la situazione si presenta più drammatica degli anni precedenti: l'invasione dei questi insetti sta determinando la distruzione dei raccolti di ciliegie, albicocche e pesche e le piante di alto fusto sono già ricoperte da piccole cimici che in 30-40 giorni diventeranno adulte, in grado quindi di provocare ulteriori danni;

   le misure adottate dalla regione Friuli Venezia Giulia si sono rilevate del tutto inadeguate e insufficienti, in quanto i due regolamenti emanati in maggio 2018, finalizzati a sostenere le imprese agricole con contributi per l'acquisto di reti e relative strutture quale misura preventiva per evitare la diffusione delle cimice asiatica, sono stati stigmatizzati dagli stessi produttori agricoli che rilevano come tali sistemi non riescano in alcun modo a contenere i danni del 10 per cento come ipotizzato;

   a questo si aggiunge che con l'abbassamento della temperatura gli insetti torneranno a cercare riparo per svernare all'interno delle case, determinando grandi disagi alla popolazione che è costretta a tenere porte e finestre chiuse per evitare di ritrovarsi i muri delle case ricoperti di milioni di esemplari di queste insetti;

   l'utilizzo degli insetticidi nelle abitazioni risulta poco efficace e gli stessi, se utilizzati in modo incontrollato nelle abitazioni, possono divenire dannosi per le persone; a questo si aggiunge che le temperature ormai più calde delle medie stagionali autunnali favoriscono la loro diffusione e sopravvivenza, considerato che tali insetti non resistono ad una temperatura inferiore ai 10 gradi;

   la cimice asiatica rappresenta una delle emergenze derivanti dalla presenza di parassiti e insetti esogeni arrivati in Italia attraverso lo scambio delle merci che stanno provocando ingenti danni alle coltivazioni: dalla popillia japonica alla drosophila suzukii, dal dryocosmus kuriphilus alla xylella;

   interrogato in materia nella scorsa legislatura il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore aveva annunciato l'avvio, con strutture tecniche territoriali, di sperimentazioni per individuare le sostanze attive più idonee in grado di controllare tale fenomeno, ma, anche qualora le misure sopra citate siano state realmente adottate, esse sembrano non aver determinato alcun miglioramento della situazione emergenziale;

   il fenomeno si presenta particolarmente di rilievo e non è pensabile che se ne possa affidare la risoluzione alle regioni, sollevando in questo modo il Governo da ogni tipo di responsabilità –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine di arginare la situazione di emergenza determinata dall'invasione della cimice asiatica, per salvaguardare l'agricoltura e l'economia del settore ortofrutticolo delle zone interessate e per tutelare la salute dei cittadini.
(5-00164)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   assenteismo ed inefficienza sono le piaghe della pubblica amministrazione;

   dal caso dei comuni di Sanremo e di Foggia a quello dell'azienda sanitaria locale di Avellino, dalla prefettura di Pistoia al comune di Acireale; e ancora, dal Museo delle tradizioni di Roma dell'azienda sanitaria locale di Caserta, passando per l'Agenzia delle entrate di Asti, per finire agli episodi «calabresi» del comune di Oppido Mamertina e dell'azienda sanitaria locale di Rossano Calabro, diversi e molteplici sono stati gli episodi riconducibili ai cosiddetti «furbetti del cartellino» che nella XVII legislatura hanno conquistato gli onori della cronaca;

   quanto all'inefficienza della pubblica amministrazione, ancora oggi una delle principali cause riguarda la comunicazione tra imprese, cittadini e macchina pubblica, nonché le numerose difficoltà che gli utenti quotidianamente devono affrontare per accedere ai servizi pubblici;

   persona fisica o impresa che sia, il racconto per ottenere un'autorizzazione, un certificato o più semplicemente accedere ad una procedura telematica è quello di un'odissea, cui si aggiungono le lungaggini per avere riscontri sui procedimenti avviati;

   il principio di buon andamento della pubblica amministrazione finalizzato alla realizzazione dell'interesse pubblico, sancito dalla nostra Carta costituzionale, deve ispirarsi alla logica che è lo Stato al servizio del cittadino e non viceversa –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare con efficacia il fenomeno dell'assenteismo nella pubblica amministrazione e rendere la stessa più efficiente e soddisfacente all'utenza.
(3-00085)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute, con decreto emanato il 6 giugno 2017, recante «Autorizzazione in deroga per situazioni di emergenza fitosanitaria per l'impiego prima della semina o trapianto sulle colture fragola, fiori recisi, lattughe, insalate ed erbe fresche e pomodoro, per il controllo dei parassiti del suolo, ai sensi dell'articolo 53, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1107/2009, del prodotto fitosanitario TRIPICRIN 2017, contenente la sostanza attiva Cloropicrina», ha autorizzato, conformemente a quanto dispone la normativa unionale, l'immissione in commercio, per un periodo di 120 giorni, del prodotto fitosanitario Tripicrin 2017 a base della sostanza attiva cloropicrina, per l'impiego prima della semina o trapianto, contro i parassiti del suolo per le colture fragola vivai, fragola produzione, fiori recisi, lattughe, insalate ed erbe fresche e pomodoro;

   il suddetto decreto riporta in allegato un'etichetta comprensiva delle indicazioni circa la composizione del prodotto e le sue condizioni di utilizzo e stabilisce i periodi di impiego come di seguito: «A partire dalla data del presente decreto e per 120 giorni per l'impiego su lattughe, insalate ed erbe fresche, fiori recisi e fragola in produzione. Dal 1° agosto 2017 al 28 novembre 2017 per l'impiego su fragola in vivai. Dal 1° luglio 2017 al 28 ottobre 2017 per l'impiego su pomodoro»;

   a quanto si evince da un articolo pubblicato in data 16 luglio 2018 dalla testata on-line Corriere Ortofrutticolo.it, il coordinatore del Comitato di prodotto fragola istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Francesco Nicodemo, ha affermato che: «La fragolicoltura italiana – dopo gli altissimi livelli di specializzazione raggiunti negli ultimi decenni – rischia il collasso se il Ministero della salute non concederà, senza ulteriori indugi, nei prossimi giorni, la deroga per gli usi eccezionali consentiti della Cloropicrina, principio attivo essenziale per assicurare i livelli produttivi necessari per poter lealmente competere con gli altri Paesi europei produttori di fragole che hanno invece già dato il via libera, come ogni anno, all'impiego della stessa. Al momento, inoltre, non esiste una molecola alternativa che possa sostituire la cloropicrina»;

   come noto, infatti, altri Stati membri, tra cui la Spagna, hanno già ottenuto il via libera all'impiego del principio attivo in parola e quindi potranno continuare a produrre assicurando quantitativi tali da garantire il controllo totale dei prezzi con irreversibile pregiudizio per i fragolicoltori italiani considerate le risorse lavorative impiegate in oltre 4000 mila ettari coltivati nel nostro Paese, con la maggior produzione concentrata nel Meridione, dove Basilicata e Campania, sono rispettivamente il primo e il secondo produttore –:

   se non ritengano di dover assumere con urgenza le iniziative di competenza per autorizzare l'utilizzo in deroga di fitosanitari a base di cloropicirina, disciplinandone la composizione e le condizioni di utilizzo, al fine di consentire ai produttori nazionali di competere con successo nei mercati europei dell'ortofrutta nei quali è già ammesso l'utilizzo di tali prodotti.
(2-00056) «Cillis, Parentela, Cadeddu, Cassese, Cimino, Cunial, Del Sesto, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Lombardo, Maglione, Alberto Manca, Maraia, Marzana, Pignatone, Sabrina De Carlo, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, D'Incà, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Ficara, Flati, Forciniti».

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'encefalite da morso di zecca del genere Ixodes (Tbe) è stata identificata per la prima volta in Italia nel 1994 in provincia di Belluno e, ad oggi, è presente in focolai endemici in molti Paesi dell'Europa centro orientale e settentrionale, Italia compresa;

   in particolare, dal 1994 al 2016 sono stati identificati circa 200 casi di malattia nella provincia di Belluno; solo in queste settimane sono una trentina i casi notificati all'azienda sanitaria di Borrelia;

   molto spesso questa infezione decorre in modo asintomatico e la sintomatologia appare solo entro una-due settimane dall'infezione, ma si può manifestare fino a trenta giorni dopo il morso della zecca con l'insorgere di sintomi simili a quelli dell'influenza come linfonodi ingrossati, dolori muscolari, mal di testa e fatica, fino a causare, in alcuni casi, il decesso del paziente;

   non esiste al momento una cura specifica, visto che la malattia può comportare un ricovero anche di lunga durata e una successiva fase di riabilitazione, con costi onerosi sia per la degenza che per la fase riabilitativa, in virtù dei possibili casi clinici che possono comprendere una sintomatologia complessa come questa;

   alcune aree della regione Veneto, al pari delle provincie di Trento e Gorizia, sono area endemiche sia per la Tbe sia per la malattia di Lyme (Borreliosi), con focolai diffusi in molte aree;

   da alcuni anni, tuttavia, è in commercio una vaccinazione per la Tbe fruibile da adulti e bambini e, nei Paesi dove la vaccinazione è gratuita, si è assistito ad una importante riduzione dell'incidenza della malattia;

   mentre la regione Friuli Venezia Giulia ha già disposto la vaccinazione gratuita per i suoi residenti, in Veneto il vaccino è attualmente gratuito solo per le categorie a rischio di esposizione e tra queste, dovrebbero rientrare, secondo le linee guida nazionali, i soggetti residenti in aree endemiche, ovvero tutti i residenti della regione Veneto;

   nonostante le campagne informative relative a tale patologia, al momento la regione Veneto non è in grado di sostenere l'onere di una vaccinazione gratuita per tutti i soggetti residenti in aree endemiche e, d'altronde, l'elevato costo del vaccino risulta fortemente limitante nelle scelte vaccinali personali –:

   se non ritenga urgente e necessario assumere le iniziative di competenza volte a sostenere l'onere di una vaccinazione gratuita non solo per i soggetti residenti in aree a forte rischio Tbe ma per tutta la popolazione della regione Veneto che ne faccia richiesta, considerando i benefici in termine di salute e di riduzione dei costi dovuti a ricoveri e trattamenti prolungati che la malattia richiede.
(3-00083)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 171 del 2016, all'articolo 2, comma 1, prevede che: «(...) Le regioni nominano direttori generali esclusivamente gli iscritti all'elenco nazionale dei direttori generali di cui all'articolo 1. A tale fine, la regione rende noto, con apposito avviso pubblico, pubblicato sul sito internet istituzionale della regione l'incarico che intende attribuire, ai fini della manifestazione di interesse da parte dei soggetti iscritti nell'elenco nazionale» e che: «(...) La valutazione dei candidati per titoli e colloquio è effettuata da una commissione regionale, nominata dal Presidente della Regione, secondo modalità e criteri definiti dalle Regioni (...)» e infine che: «(...) La commissione, composta da esperti, indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d'interessi, di cui uno designato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e uno dalla regione, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, propone al presidente della regione una rosa di candidati» in cui «non possono essere inseriti coloro che abbiano ricoperto l'incarico di direttore generale, per due volte consecutive, presso la medesima azienda sanitaria locale, la medesima azienda ospedaliera o il medesimo ente del Servizio sanitario nazionale»;

   con decreto del presidente della giunta regionale del Veneto n. 63 del 2018 è stata individuata la Commissione regionale di esperti per la valutazione delle candidature relative all'individuazione del direttore generale di Azienda Zero, ente sanitario con un bilancio certificato di 9 miliardi di euro che, tra l'altro, si occupa di programmazione finanziaria e determinazione degli obiettivi dei direttori generali delle varie Ulss venete;

   tale commissione sarà composta da un membro designato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, uno designato dal presidente della giunta regionale ed uno designato dall'università degli studi di Padova e deve essere costituita da esperti, indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d'interessi, analogamente ai soggetti individuati;

   nel caso specifico la regione Veneto ha individuato tra le istituzioni scientifiche indipendenti l'università degli studi di Padova la quale, a sua volta, ha designato la professoressa Chiara Cacciavillani quale componente della commissione;

   la designazione e la successiva nomina destano diverse perplessità, sotto il profilo della terzietà e dell'assenza di conflitto di interessi da parte del componente nella commissione, legate ai diversi incarichi conferiti negli ultimi anni da regione Veneto e da enti sanitari del Veneto alla professoressa Cacciavillani, in qualità di difesa e consulenza, rintracciabili tra provvedimenti pubblicati nei siti istituzionali di regione Veneto, di diverse aziende sanitarie del Veneto e nel portale della regione Veneto e dell'Azienda Zero;

   alcune delle aziende sanitarie venete, che hanno affidato incarichi di difesa in giudizio e consulenza alla docente universitaria, risultano guidate da alcuni dei candidati all'incarico di direttore generale di Azienda Zero, che saranno valutati proprio dalla commissione di esperti nominata dal presidente della giunta regionale del Veneto (vedasi Il Corriere del Veneto del 26 giugno 2018);

   sarebbe opportuno procedere ad una verifica circa l'acquisizione di una dichiarazione relativa all'assenza di qualsiasi ipotesi di conflitto di interessi da parte della professoressa Chiara Cacciavillani e relativamente alla consegna, da parte della stessa, della dichiarazione attestante la propria assenza di conflitto di interessi al momento della indicazione come componente della commissione, da parte dell'università degli studi di Padova, ovvero successivamente, dopo aver conosciuto i nominativi dei candidati, considerando che la commissione, in caso di eventuale astensione di un componente, non potrebbe validamente decidere, essendo composta da soli tre membri, senza alcun eventuale supplente –:

   di quali elementi disponga la Ministra interrogata in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo e di concerto con le regioni, per evitare che si ripetano casi come quello sopra richiamato nell'ambito delle procedure per la selezione di candidati alla carica di direttore generale delle strutture sanitarie pubbliche.
(5-00165)

SUD

Interrogazioni a risposta immediata:


   LIUZZI, LATTANZIO, NITTI, CARBONARO, ACUNZO, AZZOLINA, BELLA, CASA, FRATE, GALLO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI, MARZANA, TORTO e VILLANI. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   particolare risalto mediatico ha rivestito la visita del Ministro interrogato e del Ministro per i beni e le attività culturali Bonisoli avvenuta nei primi giorni di luglio 2018 in occasione del sopralluogo di verifica dello stato di attuazione dei lavori nella città di Matera, eletta Capitale europea della cultura per il 2019;

   la giuria che ha proclamato la vittoria della città dei Sassi è stata favorevolmente colpita dall'entusiasmo e dall'innovatività dei molteplici progetti presentati, «dotati del potenziale per attrarre una varia e più ampia audience europea, compresa la grande mostra Rinascimento del Mezzogiorno»;

   dall'attuazione di tali interventi si prevede un impatto nel settore turistico del territorio tale che le presenze annuali potrebbero passare da 200.000 a 600.000, con conseguenti ricadute positive sulla fragile economia della regione;

   la storia di Matera è la storia del riscatto di una comunità che ha portato una piccola cittadina lucana all'attenzione dell'Europa intera e con esso il rilancio di un turismo che travalica il cosiddetto «mordi e fuggi» per trasformarsi in un turismo «intellettuale», attento e bramoso di approcciare l'immenso patrimoniale culturale italiano;

   il Sud ha bisogno di valorizzare l'immenso patrimonio culturale ed ambientale, anche replicando l'esempio di Matera ed utilizzando con consapevolezza il know how acquisito;

   agli interroganti, tuttavia, preoccupano i ritardi nei lavori di preparazione della città all'evento, attribuibili a precedenti inadempienze e mancati coordinamenti che potrebbero inficiare seriamente la visibilità e la credibilità di un evento di portata internazionale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, nel rispetto assoluto dei tempi di inizio della manifestazione, al fine di consentire alla regione Basilicata ed alla città di Matera di prepararsi in maniera adeguata a tale evento, con riguardo al sistema di accoglienza, alla gestione del flusso turistico, ai trasporti ed alla realizzazione degli eventi che si svolgeranno in questo anno.
(3-00086)


   OCCHIUTO, GELMINI, BARTOLOZZI, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CARFAGNA, CASCIELLO, CASINO, D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, FASANO, FASCINA, FERRAIOLI, GERMANÀ, LABRIOLA, MINARDO, PENTANGELO, PITTALIS, PRESTIGIACOMO, PAOLO RUSSO, SANTELLI, SARRO, SCOMA, COSIMO SIBILIA, SIRACUSANO, SISTO, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VERSACE e VITO. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   secondo un recente rapporto Svimez ogni anno 175 mila giovani del Sud, su un totale di 685 mila (oltre 1 su 4), si iscrivono alle Università delle città del Centro-Nord e, di conseguenza, vi si trasferiscono. La maggioranza di questi giovani, una volta completati gli studi, non ritorna. La perdita di una quota così rilevante di giovani implica, secondo Svimez, un minore indotto locale superiore ai 3 miliardi di euro, una perdita pari ad un terzo della crescita economica del Mezzogiorno dell'ultimo anno;

   ma le ricadute negative sono anche sulle stesse Università del Sud: si riducono gli studenti e quindi anche il costo standard, il parametro tramite il quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca assegna i fondi agli atenei. In questo modo si riducono le risorse per corsi di studio, docenti, servizi didattici, infrastrutture e questo si traduce in una minore qualità e attrattività delle Università meridionali;

   secondo il recente rapporto Istat «Misure di benessere equo e sostenibile dei territori», un ulteriore e pericoloso elemento del divario Nord-Sud è costituito dal livello di istruzione: i laureati meridionali sono quasi il 9 per cento in meno e arriva al 12 per cento il divario tra i diplomati del Mezzogiorno e quelli del resto del Paese, con una crescita di 4 punti negli ultimi 12 anni;

   la forbice tra il Mezzogiorno e il resto d'Italia è quindi anche e soprattutto di tipo cognitivo ed investe l'università, la ricerca scientifica, la scuola e l'accesso alle Ict, le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ovvero i motori dello sviluppo nell'era della conoscenza;

   è, quindi, necessario allocare investimenti ad alto contenuto tecnologico per sviluppare l'economia della conoscenza, in un rapporto sinergico tra formazione e sistema produttivo;

   d'altra parte, la risposta del Governo secondo gli interroganti sembra essere solo l'introduzione di uno strumento assistenzialistico che non ha nulla a che fare con merito e crescita, ovvero il reddito di cittadinanza –:

   quali interventi si intendano adottare per ridurre il divario in ambito scolastico- formativo, con particolare riferimento alla necessità di destinare maggiori risorse alle Università del Mezzogiorno e, più in generale, se si intenda adottare una politica di investimenti orientata allo sviluppo dell'economia della conoscenza, al fine di favorire un legame reale con il mondo produttivo, e se non si ritenga più utile destinare risorse a forme di sostegno alle giovani eccellenze del Sud, piuttosto che investire sul reddito di cittadinanza, che di certo non tratterrà le risorse più formate per lo sviluppo del Mezzogiorno.
(3-00087)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   D'INCÀ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2014, a seguito dell'aggiudicazione di una gara internazionale, l'Acc Compressor s.p.a. con sede a Mel (Belluno), maggior produttore italiano di compressori ermetici per refrigerazione domestica, è stato acquistato dalla cinese Wanbao Group Compressor Co Ltd, uno dei leader mondiali del settore dei compressori;

   la proprietà dell'Acc Wanbao di Mel (BL) ha annunciato che invierà a breve la comunicazione alle rappresentanze sindacali unitarie e ai sindacati per l'apertura della procedura di licenziamento collettivo;

   si tratta di una novantina di lavoratori che dovranno lasciare lo stabilimento a partire dal primo ottobre a 75 giorni di distanza dalla conclusione della cassa straordinaria prevista per il 30 settembre;

   l'incontro con le parti sindacali per cercare un accordo proprio per la gestione degli esuberi non ha portato a nessun accordo sugli esuberi e sull'orario ridotto a sei ore per tutto lo stabilimento, proposto per evitare una parte di licenziamenti;

   sono già state annunciate manifestazioni di protesta contro il licenziamento collettivo e, al momento, non si prevedono novità al riguardo, né hanno sortito effetti gli appelli lanciati agli imprenditori del territorio per assorbire tali esuberi;

   eppure solo il 2 novembre 2017 il gruppo cinese Wanbao aveva presentato al Ministero dello sviluppo economico, un business plan 2017-2020 che prevedeva un impegno finanziario complessivo, per il salvataggio e il rilancio del sito, da 50,7 milioni di euro, con l'obiettivo di fare dello stabilimento di Mel, «entro il 2020 il più importante insediamento produttivo in Europa di un grande gruppo indipendente nel settore dei compressori per la refrigerazione domestica», confermando «nei fatti e con i comportamenti industriali, la centralità strategica delle produzioni italiane nel nostro Gruppo, in virtù delle quali è a tutti gli effetti divenuto un player globale che compete per la leadership con colossi come Embraco e Jiaxipera»;

   il lavoro di riorganizzazione operato dal nuovo gruppo dirigente, inoltre, stava producendo effetti positivi sulla produzione dello stabilimento e il 2017 si era chiuso con 50 mila compressori prodotti in più rispetto agli 1,7 milioni previsti con la previsione nel 2018 di salire a 2.510.000 pezzi, per crescere ancora nel 2019 a 2.758.000 e nel 2020 a 3.006.000;

   già nella scorsa legislatura era stata presentata una interrogazione vertente sulla situazione dell'azienda e si era anche chiesto, in quell'occasione, di consentire nel frattempo il proseguimento dei corsi di riqualificazione del personale, importantissimi ai fini di un successivo ricollocamento di quei lavoratori eventualmente in esubero –:

   se non ritenga di convocare un tavolo tecnico con azienda e rappresentanze sindacali, per trovare una soluzione che rinvii la decisione del licenziamento collettivo dei lavoratori addetti allo stabilimento di Mel, evitando in tal modo la pesante e negativa ricaduta occupazionale sul territorio che ne deriverebbe qualora fosse confermata.
(3-00084)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO, GRIBAUDO e BONOMO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso che due marchi dell'industria italiana quali Cuki e Domopak famosi per la produzione di vaschette e fogli in alluminio, pellicole e sacchetti di plastica per alimenti, sono stati acquisiti dal gruppo tedesco Melitta;

   l'azionista di maggioranza ed amministratore delegato di Cuki group, Corrado Ariaudo, ha ceduto il 100 per cento delle azioni;

   l'operazione subordinata all'approvazione da parte delle Autorità di regolamentazione del mercato sarà perfezionata nei prossimi mesi;

   l'anno scorso i due marchi italiani hanno realizzato un fatturato di 200 milioni di euro, di cui un quarto all'estero;

   attualmente l'impresa occupa 503 addetti, di cui 376 in Italia e 127 nelle strutture in Francia, Turchia e Polonia;

   il gruppo acquirente, Melitta, opera nel settore della produzione e della distribuzione di prodotti dedicati al caffè e dei prodotti per la conservazione e la preparazione degli alimenti e per la pulizia domestica;

   si tratta di una operazione rilevante che necessita di essere in qualche modo attenzionata da parte delle istituzioni nazionali, in particolare dal punto di vista delle politiche industriali –:

   se il Governo sia a conoscenza della suddetta operazione di acquisizione e quali iniziative intenda assumere al fine di verificare le prospettive industriali ed occupazionali, a tutela, in particolare, delle realtà produttive Cuki e Domopack presenti in Italia e del know-how che le ha rese leader nel segmento di produzione di riferimento.
(5-00162)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Zoffili e altri n. 4-00296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Martini.

  L'interrogazione a risposta orale Rizzo Nervo e altri n. 3-00081, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Enrico Borghi.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Conte n. 5-00151 del 12 luglio 2018.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Ferro n. 4-00700 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 26 del 13 luglio 2018:

   alla pagina 953, prima colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «FERRO. – Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. –», e non come stampato;

   alla pagina 953, seconda colonna, dalla riga trentatreesima alla riga trentacinquesima, deve leggersi: «quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di individuare tutte le soluzioni necessarie per», e non come stampato.