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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 9 luglio 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    in materia pensionistica è prioritario concludere il percorso delle salvaguardie attuato, a partire dall'anno 2012, con diversi provvedimenti legislativi al fine di tutelare tutti coloro che hanno sottoscritto accordi per uscire dal mondo del lavoro facendo affidamento sui criteri pensionistici ante legge 28 giugno 2012, n. 92 (cosiddetta legge Fornero), e si sono poi ritrovati vittime di una riforma normativa, assolutamente non prevedibile, che ha spostato il diritto alla pensione di ben sei o sette anni;

    tuttavia, le otto manovre di salvaguardia fin ad oggi introdotte, non sono state sufficienti, poiché hanno escluso circa 6.000 esodati; pertanto, è prioritario procedere alla nona salvaguardia per consentire l'accesso all'assegno pensionistico a questa platea di persone, che, oltre ad essere rimaste da anni senza alcun reddito, hanno subito anche delle discriminazioni determinate da criteri e paletti temporali posti per l'accesso alla salvaguardia, che hanno avuto l'effetto di escluderle dal diritto alla pensione;

    si ritiene, quindi, opportuno portare a definitiva soluzione il fenomeno degli esodati, prevedendo un'ulteriore salvaguardia delle circa 6.000 persone sopra citate, con un urgente provvedimento normativo posto in essere ad hoc; detto provvedimento non dovrà imporre criteri o limiti temporali che comportino un'irragionevole esclusione degli aventi diritto in questione, considerando, tra l'altro, che le risorse finanziarie per coprire la manovra esistono e avanzano anche dalle precedenti salvaguardie, che come risulta dai report riepilogativi dell'istituto nazionale della previdenza sociale, hanno interessato un numero molto inferiore a quello previsto. Al riguardo, infatti, è stato accertato che anche nell'ottava salvaguardia, sebbene il provvedimento abbia previsto una platea di 30.700 soggetti, in concreto hanno avuto accesso all'assegno pensionistico solo 14.938, dunque, meno della metà delle posizioni inizialmente attese;

    partendo dai dati forniti dall'Inps per salvaguardare le circa 6.000 persone interessate, in base ai criteri adottati nell'ottava salvaguardia, si stima un costo totale per attuare la manovra di 329 milioni di euro, risorse finanziarie che, si ribadisce, esistono in bilancio e vanno destinate per riconoscere l'assegno previdenziale agli esodati ancora privi di tutele;

    la nona e definitiva salvaguardia, oltre ad essere un provvedimento dovuto per fare giustizia nei confronti di queste persone, che hanno pari diritto rispetto a quelle già salvaguardate, è una manovra urgente e necessaria posto che molti dei soggetti interessati stanno vivendo una condizione di grande disagio sociale poiché rimasti da tempo senza alcun reddito,

impegna il Governo

ad assumere urgenti ed idonee iniziative normative per attuare la nona e definitiva salvaguardia dei circa 6.000 «esodati» rimasti, garantendo l'accesso a tutti gli aventi diritto alla pensione, senza porre alcun criterio o limite temporale che possa determinare l'esclusione di qualcuno, come purtroppo avvenuto nelle precedenti manovre di salvaguardia.
(7-00021) «Rizzetto».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    va prorogata, almeno al 31 dicembre 2019, la misura sperimentale «Opzione donna», prevista dalla legge n. 243 del 2004 e successive modifiche, che riconosce, alle lavoratrici di 57-58 anni di età anagrafica e 35 anni di contributi, la facoltà di accedere al pensionamento con il calcolo dell'assegno con il sistema interamente contributivo, determinando nel tempo anche un risparmio di spesa pensionistica;

    inoltre, con l'adozione di iniziative normative adottate all'uopo, si ritiene che tale regime debba divenire nel tempo strutturale, quale istituto di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro per le lavoratrici, posto che lo stesso viene applicato a fronte dei contributi effettivamente versati dall'interessata, in anni di lavoro;

    ciò anche in una visione più ampia, considerando gli effetti positivi che si otterrebbero sul welfare familiare e sul tasso di natalità, riconoscendo la possibilità di avvalersi di «Opzione donna» per svolgere il ruolo di nonne e/o di assistenza e supporto domestico, a fronte di specifiche esigenze familiari,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte a prorogare, almeno fino all'anno 2019, il regime sperimentale «Opzione donna», nonché a prevedere, con idonee iniziative normative, che tale regime diventi strutturale, come istituto di flessibilità in uscita per le lavoratrici.
(7-00022) «Rizzetto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   la stampa segnala da tempo le difficoltà a rinnovare i documenti (passaporto o altro) o svolgere altri servizi indispensabili presso il consolato italiano a Londra, fatto che sta mettendo in difficoltà la comunità italiana lì domiciliata o residente, la cui gravità è accresciuta dal fatto che del marzo 2019 dovrebbe cessare, a causa della «Brexit», la libera circolazione garantita ai cittadini comunitari;

   tra i disservizi che si possono citare vi sono le lunghe attese, che possono durare mesi, per avere un appuntamento, il tempo perso (spesso sotto la pioggia e il vento londinese) per accedere agli uffici consolari e, spesso, l'inadeguatezza delle risposte;

   tra le segnalazioni, alcune riguardano il numero di telefono gratuito da comporre in determinate fasce orarie rispetto al quale è praticamente impossibile prendere la linea un numero a pagamento, che costa 15 pence al minuto, che è stato staccato «per le lamentele sui costi da parte dell'utenza»;

   la situazione è comprovata da un servizio di Striscia la notizia del 4 gennaio del 2018 e dalle proteste, talvolta irriferibili, sulla pagina facebook del consolato. La recente assunzione di dieci nuovi impiegati, con un contratto di un anno, in aggiunta ai 50 già presenti, ha appena alleviato la situazione;

   quella di Londra è la circoscrizione consolare più ampia del mondo, anche perché, dopo la chiusura della sede di Manchester, tutti i residenti in Gran Bretagna fanno riferimento alla capitale. La comunità italiana negli ultimi anni è esplosa: i connazionali registrati come residenti in Gran Bretagna sono oltre 290 mila iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero nel Regno Unito e tra i 700-800 mila gli italiani residenti in Gran Bretagna, come confermano le stime dello stesso consolato italiano nella capitale londinese;

   in occasione della seduta plenaria dei primi mesi del 2017, il Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) ha richiamato l'attenzione del Governo sull'insostenibilità di tale situazione e sulla opportunità di provvedere al riguardo mediante la creazione di una struttura capace di decongestionare il consolato generale di Londra –:

   a fronte di ciò appare incomprensibile come si sia potuto chiudere nel 2014 il consolato di Manchester, lasciandovi solo un ufficio consolare, ove si consideri che l'area della circoscrizione di Manchester si estendeva per circa 64.435 chilometri quadrati pari a Lombardia-Piemonte e Liguria messi assieme ed è, dopo Londra, la zona di maggiore accoglienza per il numero di italiani richiedenti il national insurance number (codice fiscale) come risulta dai dati ufficiali del HM Revenue and Customs della Gran Bretagna –:

   se il Governo non ritenga opportuno rafforzare il servizio consolare a Londra, a fronte del notevole impatto sull'attività lavorativa del consolato generale dovuto all'incremento massiccio di richieste di iscrizione all'Aire da parte di cittadini italiani, dopo il «sì» alla «Brexit», dando corso a quanto previsto dall'ordine del giorno 9/4768-AR/9 accolto dal Governo pro tempore il 21 dicembre 2017;

   se, a fronte di una situazione di così evidente necessità e urgenza, il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative per la riapertura del consolato di Manchester al quale affidare la missione di assolvere ai servizi indispensabili per i nostri connazionali residenti non solo nelle aree circostanti a Manchester, ma in tutto il Nord dell'Inghilterra;

   se non si ritenga opportuno affidare taluni servizi consolari, almeno in via temporanea, fino al normalizzarsi della situazione, ad agenzie in outsourcing, come fanno le strutture diplomatiche di altri Paesi;

   se più in generale, nel quadro del nuovo modello di approccio ai problemi dei cittadini, non si ritenga opportuno, invertendo le modalità di comportamento del precedente Governo, adeguare i servizi pubblici ai bisogni dei cittadini, piuttosto che obbligare i cittadini ad adeguarsi a servizi pubblici sempre più ridotti.
(2-00041) «Bond, Bendinelli, Baratto».

Interrogazioni a risposta orale:


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la decisione del Governo di procedere alla chiusura della struttura di missione «Italia Sicura» presso palazzo Chigi rappresenta una scelta politica sbagliata soprattutto in riferimento alla delicatezza delle sue competenze in materia di messa in sicurezza e tutela del territorio;

   Italia Sicura ha, ad oggi, investito 9 miliardi di euro e aperto 1334 cantieri, per contrastare il fenomeno del dissesto nel nostro Paese; la sua istituzione ha consentito una velocizzazione degli interventi e una certezza istituzionale per tutte le amministrazioni in particolare quelle periferiche;

   gli interventi posti in essere dalla struttura di missione sono stati calibrati sulla base di linee guida che tenevano nella dovuta considerazione il rischio idraulico anche in relazione a scenari di cambiamento climatico;

   un approccio innovativo con la piena collaborazione dei territori in grado, per ciascun progetto, di adottare le specifiche valutazioni di carattere idrologico, idraulico fluviale e geologico;

   la soppressione della struttura di missione rischia, pertanto, di penalizzare territori particolarmente fragili;

   ad esempio per la sola città di Genova, da sempre esposta al rischio del dissesto idrogeologico, risultavano essere stati stanziati 379 milioni di euro dal Governo Renzi che d'intesa con la regione, erano finalizzati a realizzare opere fondamentali per la messa in sicurezza del territorio cittadino;

   si tratta di uno dei tanti esempi, considerata la particolare criticità del territorio ligure storicamente soggetto a frane e alluvioni –:

   quali siano le ragioni che hanno determinato la decisione di sopprimere suddetta struttura di missione e se non si intenda rivedere tale decisione non; quale sarà il futuro delle opere già cantierizzate e di quelle per cui erano già state assegnate risorse al fine di evitare che l'azione di contrasto al dissesto idrogeologico efficacemente posta in essere da Italia Sicura subisca un immotivato e pericoloso «stop».
(3-00056)


   TERZONI, VIGNAROLI, FEDERICO, ZOLEZZI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, NANNI, RICCIARDI, ROSPI, TRAVERSI, VARRICA e VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 maggio 2018, n. 76 «Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico», definisce le modalità di svolgimento del dibattito pubblico sulle cosiddette grandi opere prevedendo alcune soglie dimensionali per le opere da assoggettare alla procedura, come, ad esempio:

    autostrade e strade extraurbane a quattro o più corsie: 15 chilometri di tratto e comunque almeno un investimento pari a 500 milioni di euro investiti;

    tronchi ferroviari per traffico a grande distanza: più di 30 chilometri di tratto e comunque più di 500 milioni di euro investiti;

    aeroporti: piste o terminal maggiori di 1500 metri di lunghezza e comunque un costo di almeno 200 milioni di euro;

    porti marittimi commerciali e vie navigabili per i porti per navi di stazza superiore a 1.350 tonnellate: 150 ettari di superficie interessata e un costo di almeno 200 milioni di euro;

   tali soglie sono ridotte del 50 per cento in siti Unesco o aree protette. Inoltre, all'articolo 3, comma 3, si prevede che per importi di valore compreso tra la soglia indicata i 2/3 della medesima sia possibile comunque chiedere l'espletamento della procedura se richiesta, inter alios, da enti rappresentativi di almeno 100.000 persone o da 50.000 cittadini;

   le soglie dimensionali sono estremamente elevate tenendo conto che: si devono soddisfare contemporaneamente criteri dimensionali ed economici; non sono stati considerati i siti Natura2000 oppure le aree densamente abitate; potrebbe essere discriminante la soglia di cui all'articolo 3, comma 3, lettera c), per gli enti di rappresentatività di almeno 100.000 cittadini, visto che alcune opere potrebbero ricadere su aree con molti comuni ma pochi residenti e che comunque la soglia di 50.000 cittadini richiedenti di cui all'articolo 3, comma 3, lettera d), è pari a quella richiesta per una legge di iniziativa popolare a livello nazionale quando un'opera incide su territori di limitata estensione;

   all'articolo 8, comma 2, sono date indicazioni molto generiche sulle modalità di svolgimento dell'inchiesta pubblica che è prevista anche dall'articolo 24-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 per le opere soggette a valutazioni di impatto ambientale;

   se il Governo abbia intenzione di assumere iniziative per rivedere o apportare modifiche alla normativa citata sia per le soglie dimensionali e la tipologia di opere sia per le modalità di svolgimento dell'inchiesta pubblica, al fine di consentire una più ampia partecipazione popolare nonché per prevedere forme di coordinamento con quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006.
(3-00059)


   VAZIO, MICELI, MARCO DI MAIO, MORETTO, GADDA e BRUNO BOSSIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di Cassazione in data 12 aprile 2018 accoglieva il ricorso presentato dalla Procura della Repubblica di Genova, in merito ai 48 milioni 969 mila euro di cui il tribunale di Genova aveva ordinato la confisca, condannando il 24 settembre 2017 l'on. Umberto Bossi, il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito e altri tre imputati – ex revisori contabili del partito;

   in particolare, la sentenza emessa in primo grado dal tribunale di Genova condannava a 2 anni e 6 mesi di reclusione Umberto Bossi e 4 anni e 10 mesi Francesco Belsito, con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per truffa aggravata ai danni dello Stato, relativamente alla percezione fraudolenta dei rimborsi elettorali;

   nelle motivazioni della suddetta sentenza della Corte si dispone che «(..) ovunque venga rinvenuta (...)» qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrata fino a raggiungere 49 milioni di euro;

   il Ministro dell'interno, nel commentare tale decisione ha parlato, come riportano i media, di «sentenza politica» ed anche altri dirigenti della Lega hanno sostenuto: «Forse l'efficacia dell'azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così» usando parole gravissime e inquietanti;

   Francesco Belsito, commentando la sentenza di condanna emessa dal tribunale di Genova, a suo tempo, aveva affermato testualmente «avevo rapporti con tutti i maggiori dirigenti del Carroccio quando ero tesoriere, anche quelli che fanno finta di non avermi mai incontrato. Certo anche con Matteo Salvini (...)» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo e, in particolare, se non ritenga di adoperarsi per evitare che dichiarazioni di membri del Governo determinino elementi di conflittualità tra organi dello Stato.
(3-00063)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIAMPI, ASCANI, PICCOLI NARDELLI, DE MARIA, DI GIORGI, PRESTIPINO, ROSSI e ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella XVII legislatura le misure adottate in materia di edilizia scolastica sono state finalizzate a sottolineare l'importanza del tema, anche attraverso la ridefinizione degli strumenti di governance, quale l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 maggio 2014, della «Struttura di missione per il coordinamento e impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica»;

   le funzioni della struttura si sono concentrate a sostenere e potenziare gli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica: ricognizione e individuazione delle fonti di finanziamento e degli interventi finanziati, monitoraggio dello stato di attuazione; individuazione delle problematiche connesse alla mancata attuazione degli interventi finanziati e formulazione di proposte di soluzione; accertamenti e verifiche sull'utilizzo dei fondi; supporto tecnico e amministrativo agli enti attuatori predisponendo, laddove utile, modelli personalizzati per il territorio; individuazione di procedure speciali per la rapida attuazione degli interventi ed elaborazione delle relative proposte normative anche per favorire la progettualità sostenibile nell'edilizia scolastica; individuazione di nuovi interventi con fondi disponibili e programmabili;

   tra i compiti della struttura, c'è anche l'implementazione dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica, prevista dall'articolo 7 della legge 23 del 1996 quale strumento conoscitivo fondamentale ai fini della programmazione degli interventi;

   dal sito ufficiale ItaliaSicura si apprende che il Governo non abbia rinnovato il mandato della struttura di missione –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative volte a prorogare l'attività della struttura di missione di cui in premessa, considerata dagli enti un fondamentale supporto tecnico e amministrativo per individuare le corrette procedure per favorire interventi di edilizia scolastica.
(5-00101)


   CENNI, ZAN e FIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è emerso da organi di informazione che ad una poliziotta in comando presso la questura di Firenze sia stata negata la possibilità di partecipare in uniforme all'ottava riunione dell’European Glbt Police Association, in programma a Parigi dal 27 al 29 giugno 2018;

   l’European Glbt Police Association riunisce le associazioni che, in 16 Paesi europei, promuovono il riconoscimento di pieni diritti per gay, lesbiche e transessuali nelle forze armate e nei corpi di polizia;

   dopo che le notizie relative a questo atto discriminatorio sono state riportate sui media è inoltre emerso, sempre sui mezzi di informazione, che il Ministero dell'interno avrebbe concesso il permesso (negato dal questore di Firenze) purché la poliziotta in questione partecipasse all'evento in «un giorno di congedo»;

   la delegazione italiana all'assemblea di Parigi comprende anche poliziotti in servizio nelle questure di Milano e Genova, ai quali sin dall'inizio non era stato posto alcun limite sull'uso della divisa, pur precisando che l'autorizzazione non doveva essere intesa «come delega a rappresentare ufficialmente la polizia di Stato»;

   vari siti hanno tratto spunto e rilanciato un post assai strumentale che attacca la poliziotta per il suo orientamento sessuale, mettendo insieme vicende diverse e non accostabili, il tutto corredato da una foto che nulla c'entra con l'agente delle forze dell'ordine e che ha provocato una serie di commenti volgari e reazioni omofobe; alcuni commenti denigravano addirittura la persona e la condotta del capo della Polizia, chiedendone l'immediata rimozione;

   i contenuti del post sono stati rilanciati in particolare dal portale ufficiale del sindacato di polizia Sap –:

   se quanto segnalato in premessa corrisponda al vero;

   se corrisponda al vero, che di fronte alla richiesta della poliziotta sopra richiamata la questura di Firenze abbia tenuto un atteggiamento ostile e discriminatorio, ricevendo l'interessata, di fatto, un trattamento diverso rispetto ai colleghi in servizio presso altre sedi riguardo alla partecipazione in divisa all’European Glbt Police Association e, qualora così fosse, quali siano i motivi di tale differente comportamento;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro dell'interno al fine di tutelare una agente di polizia ed il capo della Polizia da quella che appare evidentemente agli interroganti una grave forma di denigrazione e delegittimazione discriminatoria.
(5-00106)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPPELLACCI e PITTALIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la continuità territoriale tra Sardegna e penisola è regolata dal regime di imposizione di oneri di servizio pubblico, di cui al decreto ministeriale n. 61 del 2013;

   il decreto, adottato nel rispetto degli articoli 16 e 17 del regolamento (CE) n. 1008/2008, permetteva il varo nel 2013 di un nuovo modello di continuità territoriale aerea sulle rotte Cagliari-Roma, Cagliari-Linate, Alghero-Roma, Alghero-Linate, Olbia-Roma, Olbia-Linate, e viceversa, prevedendo nove mesi di tariffa unica e tre di tariffe agevolate per i soli residenti;

   l'articolo 16, paragrafo 2, prevede: «Qualora altre modalità di trasporto non possano garantire servizi ininterrotti con almeno due frequenze giornaliere, gli Stati membri interessati hanno la facoltà di prescrivere, nell'ambito degli oneri di servizio pubblico, che i vettori aerei comunitari che intendono operare sulla rotta garantiscano tale prestazione per un periodo da precisare, conformemente alle altre condizioni degli oneri di servizio pubblico»;

   tra gli elementi da valutare, il paragrafo 3, lettera b), indica: «la possibilità di ricorrere ad altre modalità di trasporto e dell'idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto, in particolare nel caso in cui i servizi ferroviari esistenti servano la rotta prevista con un tempo di percorrenza inferiore a tre ore e con frequenze sufficienti, coincidenze e orari adeguati»;

   la Sardegna è un'isola, l'assenza assoluta della possibilità di raggiungere le destinazioni in tre ore con altri mezzi di trasporto è un dato oggettivo e incontrovertibile;

   l'articolo 1, commi 837 e 840, della legge 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007) prevedeva il passaggio delle funzioni in materia di continuità territoriale alla regione autonoma della Sardegna e l'assunzione dei relativi oneri finanziari a carico della medesima regione;

   attualmente, le interlocuzioni tra la regione Sardegna e l'Unione europea sono in fase di stallo, rilevandosi divergenze sull'interpretazione dell'articolo 16, paragrafo 1 secondo il quale: «Tale onere è imposto esclusivamente nella misura necessaria a garantire che su tale rotta siano prestati servizi aerei di linea minimi rispondenti a determinati criteri di continuità, regolarità, tariffazione o capacità minima, cui i vettori aerei non si atterrebbero se tenessero conto unicamente del loro interesse commerciale»;

   l'Unione europea interpreterebbe «servizi minimi» restrittivamente e in contrasto con l'orientamento della stessa Commissione rischiando di neutralizzare la «ratio» regolamentare, considerando che un regime di oneri di servizio «minimo» dovrebbe garantire il diritto alla mobilità dei cittadini residenti in Sardegna e essere orientato allo sviluppo economico-sociale della regione. L'articolo 16, paragrafo 1, recita: «Uno Stato membro può imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall'aeroporto stesso»;

   la continuità tra territori del Paese è di rilievo nazionale e l'articolo 36 della legge n. 144 del 1999, assegna al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la competenza a imporre con proprio decreto oneri di servizio pubblico sui servizi di linea effettuati tra gli scali aeroportuali della Sardegna ed i principali aeroporti nazionali;

   occorre un'azione forte da parte di tutti i livelli statali presso le istituzioni europee a tutela del diritto alla mobilità dei sardi e alla necessità di superare la condizione di insularità;

   tale intervento deve avvenire con la massima urgenza, considerando che l'attuale regime di imposizione degli oneri di servizio è già scaduto, e prorogato ai sensi del decreto ministeriale del 25 ottobre 2017 «fino all'entrata in vigore della nuova imposizione di oneri di servizio pubblico in via di definizione» –:

   se il Governo intenda intervenire presso la Commissione europea al fine di sostenere la rivendicazione della Sardegna a un'interpretazione del richiamato regolamento coerente con la tutela del diritto alla mobilità e della continuità territoriale per i territori insulari.
(4-00628)


   BIANCOFIORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2018 il presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher (SVP), ha testualmente fatto all'assemblea del suo partito SüdtirolerVolkspartei, le seguenti dichiarazioni virgolettate riportate sui sociale network e dal quotidiano «Alto Adige»: «L'ospedale di Bolzano è stato lasciato per troppo tempo agli italiani. Qui dobbiamo riprendere il comando, in modo che le cose funzionino» (Dolomiten); e ancora: «L'ospedale è stato lasciato per troppo tempo all'altro gruppo linguistico, adesso ce lo riprendiamo» (tweet Rai Südtirol), «Ciò significa che bisogna insistere di più sul bilinguismo. Dev'essere garantito il fatto che in questi momenti i pazienti comprendano i medici» (Sender Bozen). Questa ultima frase sembra lasciar intendere che sono i pazienti a dover parlare la lingua dei medici, ovvero il tedesco, entro i confini dello Stato italiano;

   il presidente della provincia autonoma, nelle sue affermazioni finalizzate alla campagna elettorale in corso, ha per altro evidentemente dimenticato che l'attuale assessore alla sanità della provincia di Bolzano è Martha Stocker, altra figura politica legata alla SVP che non a caso, a quanto consta all'interrogante, avrebbe avanzato l'ipotesi di introdurre una nuova gestione composta da soli tedeschi, in quanto, a suo dire risolverebbero i problemi della struttura;

   alla luce delle dichiarazioni riportate, ad avviso dell'interrogante, è opportuno rilevare che il direttore generale Schael è di lingua tedesca;

   l'articolo 3 della Costituzione sancisce che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»;

   l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce che: «è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali»;

   l'articolo 82 della Costituzione sancisse che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività intera, e garantisce cure gratuite agli indigenti» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché sia pienamente tutelata la pari dignità dei cittadini altoatesini e sia evitata ogni forma di discriminazione sociale basata su sesso, razza e lingua, contraria ai principi della Costituzione.
(4-00647)


   BENEDETTI, CAIATA, CECCONI, TASSO e VITIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la resistenza agli antibiotici è un processo naturale di selezione causato dalle mutazioni genetiche a cui vanno incontro i batteri, ma è anche il risultato di alcuni comportamenti: l'uso eccessivo e improprio degli antibiotici permette alle popolazioni resistenti di proliferare e prendere il sopravvento;

   i dati diffusi dal rapporto «Review on Antimicrobial Resistance», pubblicato nel 2016, riportano che, entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite, più del numero dei decessi attuali per cancro;

   il sistema di sorveglianza europeo ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) stima che in Italia il consumo di antibiotici sistemici sia superiore alla media europea, sia in ambito ospedaliero che territoriale;

   una recente indagine di Eurobarometro sull'uso degli antibiotici – pubblicata dalla Commissione europea nel giugno 2016 – mostra che gli italiani sanno poco dell'efficacia e degli effetti degli antibiotici e, quindi, li usano in modo inappropriato. In termini di consumo, l'Italia si colloca tra i primi cinque Paesi a livello europeo con il 43 per cento, mentre la media europea è del 34 per cento;

   il rischio di resistenza antimicrobica non deriva solo dall'abuso di antibiotici in ambito ospedaliero o domestico, ma anche dalla trasmissione di batteri resistenti agli antimicrobici attraverso la catena alimentare e dalla trasmissione di tale resistenza dai batteri animali ai batteri umani; l'uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti intensivi è una delle principali cause della sempre maggiore resistenza degli organismi patogeni agli antibiotici;

   il nostro Paese è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa (dopo Spagna e Cipro), con un consumo più alto di quello effettuato da altri Paesi di simili dimensioni (il triplo della Francia e cinque volte il Regno Unito);

   l'Unione europea con una direttiva del 2006 ha proibito l'utilizzo di antibiotici come «promotori della crescita». Nel 2011 l'Ema ha pubblicato un piano in 12 punti contro la resistenza agli antibiotici;

   nel gennaio 2018 è stato pubblicato il primo rapporto dell'Organizzazione mondiale dalla sanità basato sul Global Antimicrobial Surveillance System (Glass), sistema di sorveglianza lanciato dalla stessa Organizzazione mondiale dalla sanità nell'ottobre 2015 per far fronte all'emergenza crescente dei super batteri che non rispondono agli antimicrobici normalmente utilizzati per debellarli. Lo scopo è quello di cercare di monitorare la situazione non solo in Europa e nelle nazioni ad alto reddito, ma anche nei Paesi meno ricchi. L'Italia non ha ancora aderito a questo progetto;

   nel gennaio 2017 è stata approvata dalla Camera la mozione a prima firma Mantero tesa ad impegnare il Governo pro tempore ad adottare varie iniziative per monitorare la resistenza ai batteri e promuovere scelte terapiche più appropriate, per potenziare la formazione del personale sanitario, per evitare autoprescrizioni avviando un differente sistema di confezionamento dei farmaci, per prevenire lo sviluppo e la trasmissione delle malattie all'interno degli allevamenti e per incentivare sistemi di allevamento estensivo e allevamenti con metodi biologici, che garantiscano una minore incidenza delle infezioni –:

   in che modo il Governo stia operando per dare attuazione a quanto previsto dalla suddetta mozione;

   quali fra gli impegni ivi previsti si intendano implementare e in che modo;

   se il Governo intenda assumere iniziative per l'adesione dell'Italia al progetto Glass insieme agli altri 52 Paesi che già ne fanno parte.
(4-00649)


   TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la presenza di acque sulfuree nei pressi di Capo Portiere, nel territorio del comune di Latina, è nota fin dagli anni Cinquanta dello scorso secolo in seguito a sondaggi promossi dall'Eni;

   dopo un breve tentativo di un privato di avviare un'attività termale solo a fine anni Ottanta il comune di Latina entra in possesso dell'intero pacchetto della società gestrice «Terme di Fogliano» (Stf) e nel 1991 ne cede una quota alla provincia di Latina pari al 14,08 per cento;

   nel frattempo la Stf stipula una convenzione con la società Condotte d'Acqua spa (Sca) per lo sfruttamento della fonte;

   nel 1996 tra i due enti viene firmato un accordo integrativo in base al quale la Sca si impegna a compiere le prospezioni per due nuovi pozzi ed a redigere un progetto esecutivo che consenta di presentare una richiesta di finanziamento per 10 milioni di euro alla regione Lazio;

   contestualmente in caso di insuccesso la Stf si impegna comunque a rifondere spese fino alla concorrenza di 2,5 milioni di euro;

   terminate nel 1999 le opere di ricaptazione, nonostante la richiesta del comune la Sca non produce le integrazioni ai fini della concessione del finanziamento regionale che di fatto va perso;

   nel 2003 viene notificato alla Stf un decreto ingiuntivo per 4,5 milioni di euro, ma che, a causa del ritrovamento tardivo, diventa esecutivo;

   la pretesa, eccedente il limite massimo dei 2,5 milioni di euro, si fonda su una lettera di riconoscimento del debito per lavori effettuati da parte del dottor Salvatore Apostolico, presidente di Stf all'epoca dei fatti, condannato ad un risarcimento di 100.000 euro dalla sentenza di primo grado della Corte dei conti annullata in appello per «carenza di giurisdizione»;

   le successive proposte di transazione a causa di pareri politici e tecnici incompleti dei soci comune e provincia non si sono potute attuare conducendo al fallimento per un debito maturato di 9 milioni di euro, contro la valutazione di 7 dei 72 ettari di terreno di proprietà della Stf;

   l'attuale giunta Coletta ha presentato reclamo in corte d'appello per la revoca del fallimento essendo stata la stessa area valutata 25 milioni di euro appena 4 anni fa;

   essendo stata fissata l'udienza solo il 19 marzo 2019 le particelle, secondo organi di stampa, potrebbero a quella data già essere state vendute dal creditore, essendo nelle sue facoltà;

   sull'intera vicenda è stato presentato un «esposto per presunto danno patrimoniale ai danni del comune e della provincia di Latina»;

   la III sezione giurisdizionale centrale d'appello della Corte dei conti ha affermato la giurisdizione del giudice ordinario, ma in pratica «l'azione di responsabilità nei confronti dell'appellante è stata respinta nel 2010 dal tribunale di Latina e l'appello della società Terme di Fogliano è stato cancellato dal ruolo nel 2016» per «abbandono della controparte» –:

   di quali elementi dispongano in ordine a una vicenda così catastrofica e umiliante per lo sviluppo turistico ed economico di Latina e del suo comprensorio e se non si intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato in relazione alla situazione amministrativa e finanziaria degli enti locali coinvolti, alla luce delle rilevanti criticità sopra evidenziate.
(4-00652)


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, recante il Testo unico delle leggi in materia di discipline degli stupefacenti e sostanze psicotrope, successivamente modificato con la legge n. 79 del 16 maggio 2014, risulta disporre alcune norme, molto importanti non ancora applicate in alcune regioni ed in particolare nel Lazio;

   si tratta, ad esempio, delle disposizioni in materia di: attività di prevenzione e di intervento contro l'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope esercitate secondo condizioni di parità dei servizi pubblici per l'assistenza ai tossicodipendenti e delle strutture private autorizzate; parità di accesso ai servizi e alle prestazioni erogate dai servizi pubblici e dalle strutture private accreditate;

   si tratta altresì delle norme che stabiliscono il principio di libertà di scelta di ogni singolo utente relativamente a prevenzione, cura e riabilitazione delle tossicodipendenze;

   la scelta per il programma terapeutico può cadere su qualsiasi struttura situata sul territorio nazionale che dichiari in grado di prendere in carico il tossicodipendente;

   risulta all'interrogante che la regione Lazio non abbia ancora provveduto ad autorizzare i servizi privati, che possano prendere in carico i tossicodipendenti, costringendo di fatto questi ultimi a rivolgersi solo ai servizi pubblici di competenza territoriale;

   i Sert di zona nel Lazio purtroppo continuano a non essere in grado di prendere in carico la totalità dei tossicodipendenti, il che comporta l'abbandono delle cure per molti soggetti;

   questo limita anche la possibilità che esperienze importanti maturate sul campo possano essere di aiuto nel recupero di persone afflitte da tale dipendenza –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di consentire l'accesso alle cure su un piano di parità su tutto il territorio nazionale.
(4-00654)


   CIABURRO, MOLLICONE, OSNATO, CARETTA e BUCALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la scuola statale italiana è interessata da numerose questioni insolute che, se non adeguatamente e tempestivamente risolte, rischiano di mettere a rischio il regolare avvio dell'anno scolastico a partire dal 1° settembre 2018;

   tra queste, ad esempio, c'è quella legata alla sentenza n. 11 del 20 dicembre 2017 con cui l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato da un gruppo di docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l'anno scolastico 2001/02 – e pertanto abilitante all'insegnamento nelle scuola dell'infanzia e in quella primaria – volto ad ottenere il riconoscimento dell'inserimento degli stessi nelle graduatorie ad esaurimento di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge n. 296 del 27 dicembre 2006;

   detta sentenza ha ribaltato il precedente orientamento dello stesso organo giudiziario amministrativo, e rischia di travolgere gli analoghi ricorsi presentati da migliaia di docenti innanzi al giudice amministrativo dal 2014 ad oggi, nonché i contratti di docenza a tempo determinato e a tempo indeterminato nelle scuole statali, stipulati con apposizione di una clausola rescissoria in attesa di definizione nel merito del giudizio;

   per tutelare queste situazioni, il Ministro interrogato ha annunciato l'emanazione di un decreto;

   inoltre, considerata l'esigenza di riaprire il canale di reclutamento del personale docente non abilitato, ma in possesso di titolo d'accesso, di stabilizzare i docenti che hanno prestato servizio per almeno tre anni negli ultimi otto, nonché di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni scolastiche statali attraverso il reclutamento di dirigenti scolastici e di direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) sui relativi posti vacanti, è bandito, entro il 2018, un concorso pubblico per l'assunzione di direttori dei servizi generali ed amministrativi –:

   in quali tempi il Governo intenda assumere le iniziative normative urgenti di cui in premessa per trovare una soluzione al problema del licenziamento dei docenti con diploma magistrale investiti dagli effetti della sentenza dell'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato sopra richiamata e in che modo saranno garantiti i diritti di tutti gli interessati, ivi compresi i laureati in scienze della formazione primaria;

   se tra le misure allo studio sia prevista la riapertura delle graduatorie ad esaurimento di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge n. 296 del 27 dicembre 2006;

   se abbia intenzione e quando di autorizzare la pubblicazione dei bandi di indizione delle procedure concorsuali di cui al capo II e al comma 2, lettera c), dell'articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, riguardanti rispettivamente il concorso ordinario per non abilitati in possesso di titolo d'accesso valido per l'insegnamento e il concorso riservato per i docenti non abilitati con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto;

   quando sarà pubblicato il bando di indizione del concorso per il reclutamento dei direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) sui relativi posti vacanti;

   se si intendano assumere iniziative per attivare una procedura riservata per i ricorrenti avverso il D.D.G. 13 luglio 2011 di indizione del concorso per dirigenti scolastici, anche alla luce della remissione alla Corte costituzionale della questione di legittimità della procedura di immissione nei ruoli dei dirigenti scolastici riservata ex articolo 1, commi 87-90, della legge n. 107 del 2015.
(4-00656)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017, la Guardia di finanza di Catania ha sgominato, con una operazione denominata «Dirty oil», un'associazione a delinquere internazionale che riciclava gasolio libico – destinato al «bunkeraggio» ossia al rifornimento, in ambito portuale, di carburanti o di combustibili ad unità navali. Il petrolio veniva rubato dalla raffineria di Zawyia, centro a 40 chilometri da Tripoli e trasportato in Italia – dove arrivava nel porto di Augusta – via mare scortato dalle milizie libiche guidate da Ben Khalifa, capo di una milizia libica sospettata di sostenere l'Isis in patria. Le indagini, durate un anno, hanno documentato più di 30 viaggi nei quali sono stati importati via mare dalla Libia oltre 80.000 tonnellate di gasolio, per un valore di circa 30 milioni di euro. Il gasolio veniva trafugato dalla Noc, la compagnia petrolifera nazionale libica. Una volta arrivato in Italia veniva immesso nel mercato italiano ed europeo a un prezzo simile ai prodotti ufficiali, pur essendo di qualità inferiore, occultandone la provenienza tramite società schermo a Malta;

   secondo il procuratore capo Carmelo Zuccaro, che ha seguito l'operazione, una parte dei profitti dell'organizzazione potrebbe essere finita nelle casse dell'Isis;

   il quotidiano La Repubblica ha aderito al «Daphne Project» per onorare la memoria della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia assassinata il 16 ottobre del 2017 con un'autobomba, mentre stava indagando sui legami opachi tra la politica e la finanza nera che avrebbero fatto di Malta lo snodo cruciale del riciclaggio nel cuore dell'Unione europea;

   diciotto testate giornalistiche di tutto il mondo, tra cui La Repubblica hanno deciso di dare vita al «Daphne Project» per riprendere i fili delle sue inchieste, con una inchiesta collettiva durata cinque mesi che sarà pubblicata nelle prossime settimane da tutte le testate che hanno partecipato al progetto;

   anche l'inchiesta del «Daphne Project» avrebbe riportato come il circuito di contrabbando di carburante della Libia-Malta-Europa, oggetto dell'inchiesta «Dirty oil», sia stata «effettuata sotto il naso delle autorità maltesi» e – secondo quanto riferito da organi di stampa nell'ambito della stessa inchiesta – ad oggi la situazione non parrebbe molto cambiata poiché le autorità maltesi non si sono ancora fatte carico di verificare l'autenticità della certificazione della provenienza del petrolio in arrivo e in uscita dall'isola –:

   quali iniziative politiche e diplomatiche, sia in sede bilaterali che europea, intenda assumere il Ministro interrogato per richiedere alle autorità maltesi di fare piena luce sulla vicenda in questione e ottenere maggiori garanzie sulla provenienza del petrolio che Malta esporta.
(3-00062)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO, SCHIRÒ, LA MARCA e CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella circoscrizione consolare di Londra, nel campo della promozione e dell'insegnamento della lingua e cultura italiana ha operato fino a qualche giorno fa il Coasit, ente gestore di corsi di lingua e cultura italiana che da decenni si avvale del contributo finanziario del Ministero degli affari esteri e della cooperazione italiano, dei contributi dei genitori degli studenti iscritti e di eventuali donazioni di enti o istituzioni locali. Le sue attività si sono inoltre con il tempo consolidate nello svolgimento dei corsi extracurricolari, ai quali si sono affiancati quelli integrati nelle scuole britanniche, a loro volta promossi dai dirigenti scolastici del consolato italiano;

   a seguito dei normali accertamenti amministrativi sui bilanci consuntivi degli anni passati presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in accordo con il consolato generale italiano di Londra, sarebbero risultati elementi ostativi all'ordinario trasferimento dell'anticipo previsto sul contributo per l'anno 2018, per circa 416.000 euro, con il conseguente immediato blocco delle attività da parte dell'ente e l'impossibilità di assumere gli impegni necessari per l'avvio del nuovo anno scolastico;

   in concreto, il fermo è purtroppo avvenuto pochi giorni prima degli esami di Gcse (terza media) e poche settimane prima degli esami di «A» Level (licenza superiore): peraltro esami validi per l'accesso all'università;

   il blocco delle attività del Coasit per ragioni di natura finanziaria da verificare dall'autorità competenti rimette però in discussione il più lungo servizio della comunità italiana in Gran Bretagna. Oggi tale situazione sta avendo gravi ripercussioni per alunni, famiglie, insegnanti e ne rischia di avere ancora di più in futuro di ordine sociale e culturale, dal momento che gli orientamenti assunti coinvolgono circa 200 corsi, una cinquantina di docenti, 2000 famiglie e poco meno di 5000 studenti;

   una sospensione di attività di così ampia portata rischia di avere strascichi nel tempo e di incidere sull'impianto complessivo della promozione della lingua e cultura italiana in Inghilterra, con proiezioni anche sul livello universitario che vede la presenza di alcune e qualificate sezioni di italianistica in università inglesi;

   nel recente passato la legge 11 dicembre 2016, n. 232, ha istituito un fondo per il potenziamento della promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, pari a 150 milioni di euro nel triennio 2017-2020, sostenuto peraltro convintamente dai Governi della XVII legislatura;

   se il Ministro interrogato intenda accertare eventuali responsabilità in merito ai citati elementi ostativi all'ordinario trasferimento dell'anticipo previsto sul contributo per l'anno 2018 che causa oggi la grave interruzione delle attività del Coasit di Londra;

   quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Ministro interrogato per sopperire al mancato svolgimento dei corsi di lingua, per scongiurare il blocco degli esami di fine anno e garantire il proseguo delle normali attività di promozione della lingua e cultura italiana, anche a garanzia di famiglie, alunni e insegnanti lì impiegati.
(5-00118)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il valico italo-austriaco del Brennero è il passo con maggiore transito di merci tra i due Paesi, con circa 2 milioni di Tir ogni anno;

   il Governo austriaco ha deciso, in modo unilaterale, di limitare il transito dei Tir al valico del Brennero, da marzo 2018 a luglio 2018; è stato infatti stabilito un numero chiuso di 25 giornate per il transito di camion;

   la norma, già in vigore dal 22 marzo 20185, prevede un numero massimo di 300 automezzi all'ora sull'autostrada dell'Inntal;

   si tratta di una decisione senza precedenti, che, ad avviso dell'interrogante, mina alla radice gli accordi internazionali stipulati a Schengen sulla libera circolazione delle merci e delle persone e che va contro i principi di uno Stato membro dell'Unione europea;

   stime di Confartigianato indicano che su quella direttrice «circolano» 30 miliardi di euro di export verso il Nord Europa;

   secondo fonti di stampa, il Governo austriaco si accingerebbe a chiudere stabilmente il valico del Brennero;

   nelle stesse ore, il Ministro dell'interno italiano dichiarava che «per noi sarebbe un affare (...) l'Italia ha solo da guadagnarci»;

   tra gli operatori economici di import-export c'è una fortissima preoccupazione, poiché tale decisione sta già provocando pesanti ripercussioni;

   la chiusura, anche parziale attraverso un numero chiuso per i camion, sarebbe un colpo pesantissimo per l'intera economia del Nord Est dell'Italia e a pagarne le conseguenze sarebbero migliaia di aziende piccole e medie, poiché la Germania è stabilmente il principale partner commerciale italiano in Europa –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di scongiurare la chiusura del valico del Brennero chiedendo il pieno rispetto degli accordi tra Stati membri dell'Unione europea e se non ritenga, anche alla luce della presidenza di turno austriaca dell'Unione europea, assicurare il libero scambio sulla base degli accordi vigenti a tutela anche degli interessi economici nazionali, considerate le pesanti ripercussioni dovute ad una irragionevole chiusura del valico.
(4-00637)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto le falde acquifere venete risultano gravemente inquinate da Pfas e da tempo la regione Veneto e Arpav si sono attivate con iniziative, sia relative al monitoraggio e al trattamento delle acque destinate alla alimentazione umana, sia con approfonditi studi per accertare le cause dell'inquinamento. A seguito delle misure tempestivamente adottate dai gestori del servizio idrico interessati, è stata registrata, nella zona in questione, una significativa diminuzione della concentrazione delle sostanze Pfas nelle acque potabili erogate mediante rete acquedottistica, con valori che già dal mese di settembre 2013 risultavano al di sotto dei livelli di performance indicati dall'istituto superiore di sanità. Grazie all'attività e agli investimenti dei gestori Acque del Chiampo e Acque Veronesi, entro la metà di ottobre 2017 l'acqua distribuita nei comuni con massima esposizione sanitaria, rispettava obiettivo di essere priva di Pfas. Secondo gli studi condotti dagli organi di controllo la maggiore responsabilità dell'inquinamento andrebbe ascritta alla ditta Miteni di Trissino, che nei decenni scorsi avrebbe interrato grandi quantità di scarti industriali, che sarebbero filtrati nel sottosuolo raggiungendo ed inquinando la falda. In queste ultime settimane tuttavia la ditta Miteni ha sostenuto che in realtà nel Veneto e nel vicentino da anni circolano grandi quantità di prodotti generatori di Pfas, molto più ingenti di quelle da essa prodotte creando volutamente confusione tra sostanze perfluoroalchiliche prodotte e poi sversate in falda dalla Miteni stessa quanto meno dall'anno 1990 (come attestato dalle indagini ambientali commissionate al tempo da Miteni e rese pubbliche solo nel 2017 grazie all'attività del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Treviso) e quelle acquistate e utilizzate peraltro in maniera legittima da altri soggetti. In particolare, la Miteni ha citato uno studio dell'Echa, agenzia di regolamentazione delle sostanze chimiche dell'Unione europea, pubblicato il 26 giugno 2018, documento richiesto da Germania e Norvegia che porterà alla definizione di una norma specifica sull'utilizzo del Pfoa. L'acido Pfoa è la seconda sostanza sostanza considerata più pericolosa (dopo il Pfos) della famiglia Pfas e risulta inserita nella tabella 3 «Schema individuazione target prioritari per il controllo delle sostanze negli articoli» del piano nazionale delle attività di controllo sui prodotti chimici anno 2018, in particolare nel settore tessile e prioritariamente per abbigliamento sportivo e tecnico. Da una parte la regione Veneto ritiene che la Miteni in passato potrebbe aver scaricato 2-3 tonnellate l'anno di sostanze legate ai Pfas, dall'altra ora uno studio della società internazionale Global Markrt InSight commissionato dalla stessa Miteni, sostiene che solo lo scorso anno sono entrate nel Veneto circa 100 tonnellate di prodotti legati ai Pfas. La Miteni sostiene peraltro che anche l'Echa riporterebbe per il Veneto valori ancora più elevati –:

   di quali dati disponga il Governo circa l'utilizzo sull'intero territorio nazionale, ed in particolare nel Veneto di composti poli o perfluorurati, o di altre sostanze organiche che in seguito a processi di degradazione possano rilasciare tali composti poli o perfluorurati;

   di quali dati disponga in ordine ai monitoraggi sulle acque destinate all'alimentazione circa la presenza di Pfas e Pfoa sull'intero territorio nazionale, ed in particolare nel Veneto;

   di quali dati disponga in merito ai monitoraggi sulle acque superficiali circa la presenza di Pfas e Pfoa sull'intero territorio nazionale;

   di quali elementi disponga circa le risultanze analitiche dei controlli effettuati nel settore tessile, se intenda assumere iniziative per estendere il controllo anche ad altri articoli del settore, dato che costituiscono di gran lunga il maggior quantitativo di articoli importati da Paesi extra Unione europea, e se si possa escludere che vi sia dilavamento di sostanze perfluoroalchiliche e loro derivati nel normale uso quotidiano (che comprende pulizia e lavaggi ripetuti) o nei processi di fine vita in discarica.
(3-00060)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel quartiere di Multedo (Genova) sono ubicati: tre depositi costieri di prodotti chimici, petrolchimici e petroliferi (Superba, Carmagnani e ENI) e il porto petroli, su demanio portuale;

   i siti sopracitati sono classificati a rischio incidente rilevante (Rir) e situati a poche decine di metri l'uno dall'altro, dalle case e dagli edifici scolastici;

   nell'incidente avvenuto il 16 maggio 1987, nello stabilimento della Carmagnani, persero la vita 4 persone oltre ad un ferito grave e 11 persone intossicate;

   la presenza dei numerosi impianti a rischio di incidente rilevante pone problemi di effetto domino ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 105 del 2015, il quale definisce compiti e funzioni dei soggetti coinvolti, tra cui il comitato tecnico regionale a cui è affidato il compito di individuare gli stabilimenti o i gruppi di stabilimenti di soglia inferiore e di soglia superiore e di accertare che avvenga lo scambio, fra i gestori, delle informazioni e che vi sia cooperazione nella diffusione e trasmissione delle informazioni stesse;

   a quanto risulta all'interrogante gli obblighi in materia di effetto domino sono scaduti il 31 maggio 2016;

   una corretta applicazione della normativa sull'effetto domino rende necessaria un'attenta valutazione dell'attuale collocazione dei depositi e del porto petroli;

   in seguito all'incidente del 1987, fu siglato un protocollo d'intesa tra provincia, comune e regione finalizzato a dismettere le attività relative ai depositi costieri da quelle aree entro il 1991;

   il Puc (piano urbanistico comunale) individua le zone nelle quali oggi operano Carmagnani, Superba e Fondega sud, come «distretti di trasformazione» con «l'obiettivo primario di eliminazione delle incompatibilità ambientali e urbanistiche, per ricostituire una continuità di funzioni produttive ed urbane ambientalmente compatibili»;

   la situazione ambientale e sanitaria nei quartieri di Multedo, Pegli e Sestri appare decisamente insostenibile e gli abitanti hanno presentato numerosi esposti per chiedere la soluzione del problema;

   l'articolo 269 e l'articolo 272-bis del Testo unico ambientale – rispettivamente sull'obbligo di adozione misure di contenimento delle emissioni e sulle misure di prevenzione e limitazioni delle emissioni odorigene – risultano sostanzialmente inapplicati relativamente ai depositi in questione;

   il transito dei convogli nel binario dello stabilimento della Carmagnani – che attraversa il quartiere di Pegli a pochissimi metri dalle abitazioni – rappresenta un problema irrisolto sia sul piano della sicurezza per i condomini circostanti, sia sul piano dell'inquinamento acustico visto che le chiassose manovre avvengono durante le ore notturne;

   il Consiglio superiore dei lavori pubblici nell'adunanza del 1° ottobre 1999 relativa al Piano regolatore portuale di Genova ha espresso orientamento favorevole all'allontanamento del Porto petroli dal centro abitato;

   appare necessaria e urgente la rilocalizzazione del porto petroli, come affermato anche dal comitato tecnico regionale per il territorio della regione Liguria in data 17 settembre 2015;

   in passato era stata ipotizzata l'installazione di una boa offshore al fine di tenere le petroliere e le attività di movimentazione del greggio distanti dal centro abitato, ma l'idea non ha avuto seguito;

   ad aprile 2018 il porto petroli ha ottenuto la proroga della concessione per ulteriori 10 anni nel sito di Multedo –:

   se il Ministro interrogato intenda avvalersi del ruolo di indirizzo e coordinamento affidatogli dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 105 del 2015 al fine di mettere in sicurezza le aree di cui in premessa e di migliorarne la qualità ambientale e sanitaria, valutando l'ipotesi della delocalizzazione del porto petroli;

   quali procedure di monitoraggio delle bonifiche in corso il Governo intenda attivare, per quanto di competenza, e se, essendo l'area interessata classificata «a rischio di incidente rilevante», non intenda compiere una verifica su tutte le aree «Rir» assicurando, ove necessario, l'aggiornamento del relativo piano di sicurezza.
(4-00634)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della recente Conferenza Stato-regioni si è discusso della modifica al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, che ha recepito la direttiva 92/43/CEE, cosiddetta direttiva habitat, per inserire alcune disposizioni sulla gestione delle specie animali aliene;

   risulta che le regioni abbiano chiesto impropriamente una modifica alla normativa in questione, per ottenere libertà di deroga alla citata direttiva, rispetto alla gestione di due specie, orsi e lupi, anche per il loro possibile abbattimento;

   ebbene, in uno scenario in cui questi animali vengono uccisi di frequente dal bracconaggio nei modi più brutali – con fucili, cibo avvelenato e addirittura lacci di filo metallico – iniziative che ne possano comportare la soppressione, oltre a violare la normativa comunitaria, metterebbero a rischio due specie simbolo della biodiversità del nostro Paese –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato a tutela delle specie citate e contro le iniziative di abbattimento.
(4-00653)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comune d Lizzanello, provincia di Lecce, confina a ovest con il comune di Cavallino e a nord con il comune di Lecce ed è circondato da rigogliosi uliveti secolari. Questi uliveti non sono i soli che circondano il territorio di Lizzanello;

   a poca distanza dal confine, nel comune di Cavallino, insistono un grande supermercato e una discarica che potrebbe, dopo il consenso del commissario Ager (Agenzia territoriale della regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) alla richiesta avanzata dalla municipalizzata dei rifiuti della Capitale per l'attivazione di un accordo temporaneo tra le regioni Puglia e Lazio, ricevere i rifiuti da Roma;

   a seguito di questa notizia il 31 maggio 2018 si è tenuta una manifestazione organizzata dal Comitato civico di salute e ambiente di Lizzanello, a cui hanno partecipato, i cittadini, esponenti politici e amministratori locali;

   nella zona sita tra il comune di Lecce e quello di Lizzanello si trova l'ex inceneritore Saspi, dove per anni sono stati bruciati i rifiuti di Lecce e dei comuni limitrofi;

   nel marzo del 2013 il procuratore aggiunto di Lecce ha aperto un fascicolo sull'ex inceneritore per inquinamento e danni ambientali, nei confronti dei cinque ex dirigenti che si sono succeduti alla guida dello stabilimento, contestando diversi reati, tra i quali l'omessa bonifica del territorio e l'avvelenamento colposo della vicina falda acquifera;

   ora nel comune di Cavallino, sempre nelle vicinanze di Lizzanello, sta per essere realizzato un impianto sperimentale di trasformazione manufatti in cemento-amianto, sul quale la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas ha stabilito che il progetto non deve essere sottoposto alla procedura di Via;

   il processo di trasformazione manufatti in cemento-amianto, a differenza degli altri processi di destrutturazione molecolare dell'amianto non si configura come un semplice trattamento termico, ma si basa su processi di natura chimica che avvengono in reattori ermetici e senza alcun rilascio di emissioni in atmosfera. Il processo sfrutta, nella fase iniziale, le proprietà acide del siero del latte esausto e la sua capacità di aggredire e decomporre a temperatura ambiente la matrice cementizia dell'eternit. Le fibre di amianto liberate dalla matrice cementizia vengono quindi fatte reagire a temperature moderatamente alte (circa 150° C) con acido fosforico ed alluminio, che completano il processo di trasformazione molecolare dell'amianto;

   quello che preoccupa i cittadini non è la tecnologia usata ma il fatto che non si conosce l'indicazione del luogo o dei luoghi di provenienza dell'amianto da trattare; non si sa infatti se provenga dalla provincia di Lecce, dalla regione o dall'Italia. Inoltre, non si è a conoscenza se l'amianto che arriverà per essere trattato nell'impianto, sia già stato bonificato –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non si intenda avviare immediatamente, per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, una azione di monitoraggio per verificare se nel territorio di Lizzanello insistano eventuali pericoli per la salute dei cittadini e l'ambiente.
(4-00655)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con l'approvazione della delibera consiliare n. 33 del 16 marzo 2012 è stato disposto il trasferimento al comune di Verona della proprietà di alcuni beni demaniali dello Stato sottoposti al vincolo di interesse culturale, tra cui il compendio di Castelvecchio, ad esclusione però del circolo unificato (cosiddetto «circolo ufficiali»), attualmente in uso al Ministero della difesa, che non poteva essere trasferito, in quanto, come previsto dal decreto legislativo n. 85 del 2010 (nell'ambito del cosiddetto «federalismo demaniale») che, all'articolo 5, comma 2, esclude dal trasferimento gli immobili in uso per comprovate ed effettive finalità istituzionali alle amministrazioni dello Stato;

   alla richiesta avanzata dal comune di Verona di acquisire l'intera proprietà del compendio era stato risposto che la porzione di Castelvecchio utilizzata dal circolo unificato non poteva essere trasferita, poiché già «consegnata» per uso governativo dal Ministero dell'economia e delle finanze a quello della difesa;

   si fa inoltre presente che il 17 marzo 2016 il consiglio comunale di Verona ha votato all'unanimità la mozione n. 752/2016, chiedendo il trasferimento a favore del comune della proprietà dell'intero compendio ed impegnando il sindaco ad individuare, di concerto con il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio, le soluzioni più idonee all'acquisizione della proprietà dell'intero compendio da parte del comune di Verona e dirette a definire una valida alternativa per lo spostamento della sede del circolo unificato –:

   quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda intraprendere al fine di consentire al comune l'acquisizione dell'intero compendio di Castelvecchio, comprensivo della porzione attualmente occupata dal circolo unificato, di proprietà del Ministero della difesa, e di garantire all'intero complesso la destinazione più consona, quella culturale, già espressa dal Museo di Castelvecchio, oltre ad un'ottimale futura gestione e manutenzione.
(5-00104)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   secondo le indagini svolte dalla procura della Repubblica di Patti (Messina), la Cassa depositi e prestiti (CDP spa) ha concesso, tra il 2007 ed il 2011, vari mutui al comune di Brolo le cui fasi istruttorie, deliberative e di erogazione delle somme sarebbero state gravemente viziate da mancati controlli da parte della stessa CDP spa con riferimento a documentazioni che appaiono irregolari, mancanti o viziate dal mancato rispetto delle relative procedure;

   si tratta dei mutui nn. 4553885, 4551305, 4545992, 452328, 4511713, 4499066, 4447076, pari a un totale di 4,5 milioni di euro, destinati opere da realizzare nel territorio comunale, che in taluni casi non sono state cantierate e i cui appalti non si sono concretizzatisi;

   in seguito allo scandalo dei cosiddetti «mutui-fantasma», il sindaco pro tempore, il dirigente degli uffici economico-finanziari e altri dipendenti del comune, sono stati raggiunti da avvisi di garanzia di conseguenza sindaco, giunta e consiglio comunale, hanno presentato le proprie dimissioni;

   l'amministrazione subentrante ha denunciato l'esistenza di tali vizi ed irregolarità, deliberando anche di costituirsi parte civile nel procedimento penale, ritenendosi parte offesa;

   indipendentemente dall'obbligo del comune di Brolo di dovere restituire o meno le predette somme, sembrerebbe sussistere, ad avviso dell'interpellante, una responsabilità della CDP spa nel non avere pienamente applicato le norme ed i principi in materia di verifica e controllo della correttezza delle procedure per la richiesta ed erogazione dei mutui;

   le condizioni generali per l'accesso al credito da parte degli enti locali sono previste nella circolare n. 1273 del 22 luglio 2008 emanata dalla Cassa medesima, che detta le condizioni per l'acquisizione di documenti informativi finalizzati all'analisi economico-finanziaria e patrimoniale degli enti, al fine di rendere accessibile il credito della CDP;

   in tale circolare, con riferimento alla «documentazione istruttoria», si prevede che: «(...) CDP si riserva la facoltà di richiedere eventuali ulteriori documenti o attestazioni che si renderanno necessari al fine di verificare i presupposti di legittimità delle operazioni di indebitamento nonché l'equilibrio economico-finanziario dell'Ente (...)»;

   la «scheda istruttoria» della suddetta circolare indica la documentazione da produrre ed in particolare:

    a) le deliberazioni consiliari di approvazione del bilancio di previsione dell'anno in corso, nonché di variazione di bilancio, con estratto del medesimo riportante i dati relativi alle sole entrate derivanti da indebitamento;

    b) la determinazione dirigenziale a contrattare il prestito (articolo 192 del Tuel) con allegati i pareri di regolarità tecnica e contabile di cui all'articolo 147-bis del Tuel; essa deve essere munita del visto di regolarità contabile attestante la copertura finanziaria di cui all'articolo 151 Tuel, a cura del responsabile del servizio finanziario;

   nelle «condizioni per il ricorso all'indebitamento», si dispone: «verranno acquisite attestazioni da cui risulti la sussistenza delle condizioni di cui all'articolo 203 Tuel, concernenti rispettivamente:

    a) l'avvenuta approvazione da parte del Consiglio, del rendiconto di esercizio dell'ultimo anno antecedente (o penultimo nelle ipotesi in cui non sia scaduto il termine di legge) a quello in cui viene deliberato il ricorso all'indebitamento con indicazione degli estremi della delibera consiliare;

    b) l'avvenuta approvazione da parte del Consiglio, del bilancio annuale nel quale è inserita la previsione relativa al prestito nella gestione di competenza, con evidenza dell'allocazione del prestito nel bilancio ed indicazione della delibera consiliare;

    c) nelle sole ipotesi di mutui non previsti in atti fondamentali del Consiglio, l'avvenuta assunzione della delibera consiliare di variazione del bilancio»;

   nella predetta circolare è anche prevista la necessità di acquisire e verificare la «capacità di indebitamento dell'Ente» (articolo 204 del Tuel) –:

   se non si ritenga opportuno verificare, per quanto di competenza, se, con riferimento ai mutui individuati in premessa, la Cassa depositi e prestiti spa abbia omesso i controlli della documentazione e dei presupposti per la concessione dei mutui ed, in particolare, se abbia omesso le seguenti attività:

    a) il controllo delle procedure previste per la formazione, conclusione ed esecuzione dei contratti di mutuo;

    b) il controllo riguardo ai possibili vizi o falsità degli atti dei documenti sulla base dei quali CDP spa ha erogato i mutui;

    c) la verifica relativa alla violazione dell'articolo 30, comma 15 della legge n. 289 del 2002;

    d) la verifica del difetto – vizio di rappresentanza dell'ente ex articolo l389 CC;

    e) la verifica della violazione dell'articolo 191 del Tuel circa l'esistenza della preventiva copertura finanziaria degli impegni finanziari assunti dagli enti locali;

   se più in generale esista, da parte di Cassa deposito e prestiti, un sistema di controllo, effettivo ed efficace, che possa impedire, o almeno contrastare, l'erogazione di mutui basati su documenti di dubbia veridicità o dei quali, successivamente, se ne accerti la falsità;

   se non si ritenga opportuno assumere iniziative per attuare dei meccanismi che possano arginare richieste di mutui non concretamente rivolte a finalità di pubblico interesse e dai quali possano derivare danni sia economici sia d'immagine per le comunità o gli enti coinvolti.
(2-00044) «Germanà».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Cerano Intelvi, provincia di Como, iscrive ogni anno a bilancio una cifra variabile, in funzione dei residenti nel comune ma impiegati professionalmente in Svizzera, definita «Fondo frontalieri»;

   le tasse che i lavoratori frontalieri, residenti nella fascia di confine, versano alla Confederazione elvetica in base all'accordo fiscale del 1974 vengono stornate, in parte, alle regioni che, a loro volta, le destinano ai comuni aventi diritto;

   per gli anni 2014, 2015 e 2016 il comune di Cerano Intelvi ha verificato una notevole difformità tra la cifra ipotizzata e iscritta a bilancio, calcolata sui lavoratori frontalieri effettivamente residenti sul territorio comunale e quella introitata;

   dopo reiterate richieste di chiarimenti il dipartimento delle istituzioni ufficio migrazioni di Bellinzona (CH) ha risposto ufficialmente che il numero dei frontalieri residenti a Cerano e in posizione attiva è di 32 (anno 2015);

   ci sono state numerose richieste di chiarimenti al Ministero dell'interno, ad oggi senza riscontro;

   il numero riconosciuto, dalle autorità italiane, dei lavoratori frontalieri residenti a Cerano Intelvi è di 14 unità per il 2014, 15 per il 2015 e 14 per il 2016 con un mancato introito pari a 40 mila euro/anno;

   appare evidente l'incoerenza tra i dati reali e quelli considerati dal Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere per addivenire a una soluzione e consentire a Cerano Intelvi e a tutti i comuni di confine con la Confederazione elvetica una pianificazione economica serena e ben programmata.
(5-00102)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della crisi economica che ha coinvolto l'Italia a partire dal 2009 al 2016, l'autotrasporto italiano ha perso migliaia di aziende, oltre 70 mila posti di lavoro, pur rimanendo leader tra le modalità di trasporto nella quota di mercato;

   dal 2016 si sono verificati segnali di ripresa e cambiamento, anche se i volumi e il fatturato sono ancora molto lontani dalle quantità pre-crisi;

   il sistema italiano evidenzia, nonostante i passi avanti registrati nel corso degli ultimi anni, ancora criticità strutturali, poiché la sfida più difficile è il confronto con le altre aziende europee, in un settore molto particolare che genera dumping sociale, concorrenza sleale e distorsioni difficili poi da assorbire;

   a seguito dell'allargamento dell'Unione europea ai Paesi dell'Est Europa e l'apertura al cabotaggio internazionale per il trasporto delle merci su strada, i camion con targa straniera sono sempre più presenti sulle autostrade italiane;

   il numero sempre crescente di autotrasportatori dell'Est ha eroso fette di mercato consistenti a vantaggio di imprese straniere;

   di fronte a un quadro non certo roseo per il settore, ora rischia di abbattersi una vera e propria stangata nei confronti delle imprese artigiane di autotrasporto, soprattutto del Friuli Venezia Giulia, che rischiano di perdere migliaia di euro di fatturato a causa di una circolare dell'Agenzia delle entrate che non è arrivata entro la scadenza della dichiarazione dei redditi;

   tutte le associazioni di categoria delle diverse sigle sindacali del Friuli Venezia Giulia hanno pertanto, a più riprese, sollecitato il Governo affinché venga emanata, quanto prima, da parte della Agenzia delle entrate, la circolare che consente di definire le deduzioni forfettarie per le spese non documentate dalle imprese di autotrasporto, concesse per i redditi d'impresa dell'anno 2017;

   secondo le organizzazioni di categoria è necessario che l'Agenzia delle entrate fornisca il comunicato con i relativi importi con cui si autorizzano le spettanti agevolazioni;

   il raggruppamento unitario delle organizzazioni di categoria dell'autotrasporto (Unitras) ha minacciato per i prossimi giorni il fermo in caso di assenza di risposte a fronte di danni incalcolabili –:

   se i Ministri interrogati non intendano, considerata l'urgenza della situazione, assumere iniziative affinché l'Agenzia delle entrate proceda alla emanazione della circolare al fine di scongiurare un dannosissimo fermo della circolazione;

   se non ritengano di convocare, in tempi brevissimi, un tavolo di confronto con tutti i rappresentanti dell'autotrasporto, aprendo con la categoria un'interlocuzione volta a definire le criticità più urgenti.
(4-00648)


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il confine tra Veneto e Trentino, quanto al complesso montuoso della Marmolada, veniva definito con protocollo di data 13 maggio 2002, tra regione Veneto e regione Trentino Alto Adige, nonché i comuni di Canazei e Rocca Pietore;

   in data 20 marzo 2017 il comune di Canazei disconosceva la valenza del protocollo;

   l'Agenzia del territorio di Roma, a partire dall'anno 2017, veniva interessata alla questione e convocava le parti firmatarie per colloqui che avvenivano susseguentemente con i rappresentanti di regioni, province e comuni interessati;

   la Marmolada rappresenta per il Veneto un complesso turistico dall'indotto economico e lavorativo cruciale;

   l'importanza di tale complesso è ancor più rilevante, anche alla luce della recente candidatura del Veneto ed in particolare di Cortina, alle olimpiadi invernali del 2026;

   la decisione assunta dall'Agenzia del territorio di Roma, che ha trasferito la Marmolada alla provincia autonoma di Trento, non può che avere, come avrà, immediate conseguenze negative sul tessuto economico e turistico della provincia di Belluno e del Veneto –:

   se non ritenga opportuno valutare se sussistono i presupposti per promuovere immediatamente, per quanto di competenza, un'ispezione presso gli uffici dell'Agenzia del territorio che ha adottato il provvedimento, affinché sia raccolta tutta la documentazione assunta in fase istruttoria, ivi compresa quella inerente all'individuazione dei responsabili del procedimento, anche al fine di comprendere se l'Agenzia abbia travalicato i propri poteri.
(4-00658)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi che mettono in luce la condizione precaria in cui versano gli istituti penitenziari e i centri di reclusione nella regione Sardegna: da ultimo, una rapina a mano armata presso il centro di reclusione di Isili e una forte protesta dei detenuti nella casa di reclusione «Is Arenas», in comune di Arbus;

   da anni le forze sindacali e politiche denunciano le carenze negli organici e nelle strumentazioni affidate agli agenti di polizia penitenziaria: si tratta di denunce alle quali non sono seguiti interventi strutturali ma, unicamente, misure tampone, come la mobilità di alcuni agenti da altre strutture e la parziale immissione in ruolo di altri;

   nonostante i posti banditi con gli ultimi concorsi, il 30 per cento delle figure previste dalla pianta organica risulta tuttora vacante, con gravi ripercussioni sullo svolgimento dell'attività di controllo e sulla sicurezza degli agenti e di tutto il personale degli istituti penitenziari; numeri ai quali dovrà sottrarsi un ulteriore 30 per cento, pari al numero di agenti prossimi al pensionamento;

   attualmente, l'organico del personale degli istituti penitenziari in Sardegna è così composto:

    quanto ai commissari ne sono previsti 32 e presenti 14 pari al 43,75 per cento dell'organico previsto; quanto agli ispettori ne sono previsti 157 e presenti 43 pari al 27,39 per cento dell'organico previsto; quanto ai sovrintendenti ne sono previsti 164 e presenti 44 pari al 26,83 per cento dell'organico previsto; quanto agli agenti/assistenti ne sono previsti 1481 e presenti 1189 pari all'80,28 per cento dell'organico previsto; il totale delle unità previste è 1834, mentre ne sono presenti 1290, ossia il 70,34 per cento dell'organico previsto;

   a tale grave carenza d'organico, deve aggiungersi la copertura ad interim della maggior parte delle posizioni apicali: infatti, su 14 direzioni, solo 5 sono regolarmente assegnate, con conseguente aggravamento del carico di responsabilità a danno dei direttori di alcune strutture, i quali si vedono costretti a dover gestire un numero di detenuti e di locali di detenzione ben superiore a quello oggetto di primo affidamento;

   come anche denunciato dal Sappe, la carenza nel ruolo dei sottoufficiali è pari al 70 per cento, mentre quella del ruolo degli agenti/assistenti è pari al 22 per cento, e lo stesso sindacato, alla luce della situazione in cui versano gli istituti di reclusione in Sardegna, ritiene necessario un ulteriore ampliamento d'organico pari a circa 150 unità;

   all'inizio dell'anno, è stato accertato un incremento del numero di detenuti reclusi in Sardegna, pari a 2380 unità contro i 2137 dell'anno precedente, con sensibile aumento anche dei cittadini stranieri;

   dei 2380 detenuti, 1150 sono cittadini residenti in Sardegna, mentre i restanti provengono da altre regioni italiane o da altri Stati; negli istituti di reclusione della Sardegna sono presenti in numero significativo condannati in regime di 41-bis, oltre ad altri sospettati di avere legami con il terrorismo islamico;

   la sospensione da ultimo disposta del servizio navetta dal centro di Arbus alla casa circondariale «Is Arenas», conseguente alla riduzione delle risorse sul capitolo relativo alle spese per l'esercizio e la manutenzione dei mezzi di trasporto (circolare n. 3677/6127, prot. n. 398788 del 13 dicembre 2017), appare significativa della scarsa attenzione dell'istituzione nei confronti dei lavoratori e degli operatori del settore penitenziario –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intenda adottare al fine di superare, nel più breve tempo possibile, lo stato di emergenza in cui versa il sistema penitenziario sardo, in particolare a causa della carenza d'organico, avuto riguardo sia alle figure apicali che agli agenti di polizia penitenziaria.
(3-00061)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella casa circondariale di Fuorni, a Salerno, il numero del personale di polizia penitenziaria in servizio è pari a 230 unità, con una carenza di 64 agenti, secondo quanto previsto dalla pianta organica, in base alla quale il penitenziario salernitano dovrebbe essere dotato di 394 unità;

   da tempo i sindacati degli agenti di custodia denunciano, inascoltati, la grave carenza organica di polizia penitenziaria, costretta a lavorare in condizioni di estrema difficoltà, tra turnazioni massacranti e straordinari non sempre retribuiti;

   è dura la denuncia dei sindacati Osapp, Uil Papp, Uspp, Cgil Fp e Cnpp: «Mancano più di 60 poliziotti penitenziari e inoltre bisogna procedere ad una rideterminazione dei carichi di lavoro, in vista dell'apertura ex novo di ulteriori tre quadri. Estenuanti le condizioni di lavoro, che provocano negli agenti segni di accertato disagio psicologico, poiché temono per la loro incolumità personale»;

   secondo i sindacati, il personale in servizio «è totalmente abbandonato a sé stesso e si trova a dover affrontare, quasi sempre in solitudine, la gestione dei detenuti. Personale a cui viene negata anche una dignitosa giornata festiva»;

   per il segretario del sindacato autonomo della polizia penitenziaria, Emilio Fattorello, inoltre, «da oltre un anno rimarchiamo le difficoltà di gestione della popolazione detenuta che, sempre più spesso, si ripercuotono sul personale, con eventi critici violenti. Questi atteggiamenti sono favoriti dalla mancanza di un'adeguata risposta sanzionatoria, ricompresa nell'ambito del trattamento rieducativo previsto dall'ordinamento penitenziario»;

   sempre secondo il segretario del Sappe occorre fare chiarezza rispetto a tali criticità: «L'Amministrazione ha due diverse posizioni: a livello centrale le carenze da noi denunciate hanno trovato come risposta l'invio di 12 unità, in quanto l'istituto di Salerno vivrebbe le stesse criticità in campo regionale e nazionale degli altri istituti penitenziari. Da parte della direzione della Casa circondariale di Fuorni, invece, sembra che la carenza sia superiore ed è per questo che non si riesce a garantire la sicurezza dovuta e i diritti del personale operante» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la veridicità e la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per affrontare la situazione relativa alla carenza d'organico nella casa circondariale di Fuorni, assicurare dignità professionale e migliorare le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria.
(4-00638)


   SEGNANA, BINELLI, VANESSA CATTOI e ZANOTELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 7 febbraio 2017, n. 16, a decorrere dal 1° gennaio 2017 sono state delegate alla regione Trentino Alto Adige/Südtirol per il suo ambito territoriale, le funzioni riguardanti l'attività amministrativa e organizzativa di supporto agli uffici giudiziari, con esclusione di quelle relative al personale di magistratura e al personale amministrativo dirigenziale;

   la norma prevede che la regione provveda all'amministrazione e alla gestione del personale sulla base di un protocollo operativo approvato dal Ministero della giustizia; prevede poi che sia costituita da regione e Ministero una commissione mista a cui affidare 41 potere disciplinare sul personale amministrativo in servizio presso gli uffici giudiziari ed infine che regione e province debbano stipulare appositi accordi a carattere pluriennale con il Ministro della giustizia e con il Ministro dell'economia e delle finanze volti a individuare gli standard e i parametri di servizio per l'esercizio delle funzioni delegate, anche ai fini della quantificazione degli oneri finanziari;

   la procedura selettiva indetta dal Ministero della giustizia per la riqualificazione professionale ha stabilito che i cancellieri abbiano l'inserimento nell'area III con la qualifica di funzionari e siano inseriti in una graduatoria di merito. L'accordo del 1° giugno 2017 tra regione Trentino Alto Adige e le organizzazioni sindacali ha stabilito che i cancellieri idonei e non ancora inquadrati al 1° gennaio 2018 in area III nel profilo professionale di funzionario, transiteranno solo con lo scorrimento della graduatoria del Ministero della giustizia, ma da mesi la graduatoria ministeriale è ferma e non prevede che un minimo scorrimento per la grave difficoltà di reperire funzionari dall'esterno che abbiano le capacità professionali e le competenze richieste per gli uffici giudiziari;

   inoltre, il Ministero della giustizia ha stabilito che dal 1° gennaio 2018 i dipendenti appartenenti al ruolo nazionale della giustizia sono cessati dal ruolo delle cancellerie e segreterie giudiziarie in quanto inquadrati nel ruolo del personale della regione Trentino Alto Adige. Tuttavia, i cancellieri idonei del Trentino sono ancora inseriti nella graduatoria di merito statale che comprende tutto il personale nazionale della giustizia, nonostante non siano più statali a tutti gli effetti, avendo scelto di transitare nei ruoli regionali –:

   se sia già stato predisposto il protocollo operativo per l'amministrazione e la gestione del personale e se sia stato approvato dal Ministero o, in caso negativo, quando lo sarà;

   se sia stata costituita dal Ministero e dalla regione Trentino Alto Adige la commissione mista a cui affidare il potere disciplinare sul personale amministrativo in servizio presso gli uffici giudiziari;

   quando si preveda di stipulare gli accordi pluriennali stabiliti dalla norma e volti a individuare gli standard ed i parametri di servizio per l'esercizio delle funzioni delegate, inclusa la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo degli uffici giudiziari del distretto;

   quanti dipendenti del Ministero abbiano optato per il passaggio alla regione Trentino Alto Adige e quanti di questi siano ad oggi inseriti nell'organico regionale;

   per quali ragioni la graduatoria di merito ministeriale sia ferma;

   perché i cancellieri idonei del Trentino siano ancora inseriti nella graduatoria di merito statale che comprende tutto il personale nazionale della giustizia, nonostante non siano più statali a tutti gli effetti, avendo scelto di transitare nei ruoli regionali.
(4-00642)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di gestione della navigazione pubblica laghi di Garda, Como e Maggiore è attualmente in capo alla Gestione governativa navigazione laghi, organismo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che movimenta diversi milioni di passeggeri l'anno, fra turisti e residenti nei centri lacuali;

   il decreto legislativo del 19 novembre 1997, n. 422, all'articolo 11, ha disposto il trasferimento della gestione della navigazione pubblica sui laghi Maggiore, di Como e di Garda alle regioni territorialmente competenti e alla provincia autonoma di Trento, previo risanamento tecnico economico; tuttavia, tale trasferimento di competenze non è ancora stato perfezionato;

   secondo i dati disponibili, nell'ultimo triennio i viaggiatori trasportati dall'ente governativo Gestione navigazione laghi risultano in continua crescita, passando, all'anno, da 8 milioni e 144 mila, a 8 milioni e 380 mila fino ad arrivare a 8 milioni e 996 mila. Per il solo lago di Como si contano che i passeggeri trasportati ogni anno siano circa 2,5 milioni;

   da anni sul lago di Como nei periodi estivi di alta stagione turistica e soprattutto nei fine settimana si registrano disagi subiti da turisti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo costretti a code interminabili e a lunghi tempi di attesa alla biglietteria per poter acquistare i documenti di viaggio necessari per l'imbarco;

   da anni Como attende un servizio di bigliettazione efficiente, al passo con i tempi, in grado di coniugare la necessità delle classiche biglietterie con un sistema moderno di bigliettazione elettronica, unico o integrato, che permetta l'acquisto di ticket in qualsiasi momento della giornata;

   la Gestione governativa navigazione laghi conferma, tramite dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal suo direttore generale, di essere nella «fase avanzata» di aggiudicazione del servizio di bigliettazione ad un'azienda internazionale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per porre fine ai frequenti disagi e disservizi che da anni si verificano nei periodi estivi e festivi sul lago di Como derivanti da un inadeguato sistema di bigliettazione operato dalla Gestione governativa navigazione laghi;

   quali siano le tempistiche per giungere al processo di ammodernamento del sistema di bigliettazione per la navigazione del lago di Como;

   quale sia lo stato di completamento del processo di regionalizzazione della gestione dei servizi pubblici di navigazione nei laghi Maggiore, di Garda e di Como e se le regioni interessate abbiano avviato un'interlocuzione al riguardo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(3-00057)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 giugno 2018 il Ministro interrogato ha comunicato a mezzo stampa il divieto di attracco, disposto in seguito ad una nota del Ministero dell'interno, nei confronti della nave dell'organizzazione non governativa «Astral» per motivi di ordine pubblico;

   si apprende dai media che il divieto di attracco e persino di rifornimento, nei confronti delle navi delle organizzazioni non governative durerà per tutto il periodo estivo;

   tale disposizione comporta come possibile conseguenza quella di una violazione di norme internazionali sui diritti umani;

   il rifiuto di accesso ai porti di imbarcazioni che abbiano effettuato il soccorso in mare può comportare la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu), qualora le persone soccorse abbiano bisogno di cure mediche urgenti, nonché di generi di prima necessità (acqua, cibo, medicinali), e tali bisogni non possano essere soddisfatti per effetto del concreto modo di operare del rifiuto stesso;

   il rifiuto, aprioristico e indistinto, di far approdare la nave in porto comporta l'impossibilità di valutate le singole situazioni delle persone a bordo, e viola il divieto di espulsioni collettive previsto dall'articolo 4 del protocollo n. 4 alla Cedu –:

   con quale atto sia stato disposto il divieto di attracco nei confronti della nave Ong Astral e sulla base di quali motivazioni, in riferimento ai paventati rischi di ordine pubblico, e se questa decisione non esponga l'Italia a quelle che appaiono agli interroganti palesi violazioni anche delle convenzioni di Amburgo e di Montego Bay sulla ricerca e sul salvataggio marino e sul diritto del mare.
(5-00098)


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'itinerario Palermo-Agrigento – costituito dalle Strade statali 121 e 189 – è una delle principali arterie siciliane che serve oltre quaranta comuni, tra cui i popolosi centri abitati di Villabate, Misilmeri, Bolognetta, Villafrati, Mezzojuso, Vicari, Lercara Friddi, Castronovo di Sicilia, Favara e Aragona ed è percorsa ogni giorno da centinaia di migliaia di residenti, pendolari, turisti e autotrasportatori;

   secondo il progetto definitivo approvato nel 2011 dall'Anas, i lavori di ammodernamento delle superiori arterie avrebbero dovuto rendere l'intero percorso una «superstrada a quattro corsie» e si sarebbero dovuti concludere entro il 2016;

   i citati lavori non risultano ancora conclusi a causa della necessità, formalizzata dall'appaltatrice, di apportare onerose varianti tecniche al progetto preliminare;

   sulla scorta della citata necessità di apportare varianti, l'impresa appaltatrice ha avviato l’iter di riduzione delle maestranze e ulteriore rallentamento dei lavori;

   attualmente, non si conosce un cronoprogramma dettagliato e, soprattutto, verosimile sullo stato di avanzamento dei lavori e sulla possibile data di consegna di questi ultimi;

   tale stato di cose determina il rischio concreto ed attuale che gli oltre 140 lavoratori diretti dell'impresa appaltatrice e i circa 250 lavoratori alle dipendenze delle imprese affidatarie possano perdere il posto di lavoro;

   un eventuale esito negativo della tale perizia di variante comporterebbe il serio rischio, a fronte di ingenti risorse economiche già spese ed a carico della collettività, di avere consegnata un'opera non completa, né funzionale, in quanto diversi tratti non sarebbero più oggetto del promesso ed originariamente progettato ammodernamento –:

   quale sia il cronoprogramma effettivo dei lavori in questione data la condizione di sostanziale stallo dei cantieri;

   se e quali iniziative urgenti, alla luce dei crescenti disagi, saranno adottate al fine di garantire una rapida ripresa dei lavori ed il completamento delle opere già appaltate – compresa l'approvazione di eventuali varianti tecniche che saranno ritenute necessarie – e quali eventuali investimenti, ulteriori rispetto alle somme già deliberate, interesseranno l'arteria statale in questione;

   se e quali iniziative si intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare i posti di lavoro.
(5-00100)


   BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «Variante della Tremezzina» – lago di Como, strada statale Regina 340 –, opera strategica per la mobilità del Lario, è in fase di progettazione esecutiva;

   l'Anas ha affidato l'esecuzione del progetto ad uno studio tecnico di Torino che dovrebbe concludere il lavoro entro il mese di novembre 2018;

   in base al cronoprogramma la gara dovrebbe tenersi entro dicembre 2018;

   le ultime modifiche progettuali hanno incrementato i costi dell'opera di circa 23 milioni di euro facendo lievitare il costo totale a 353 milioni di euro;

   l'opera è finanziata per 210 milioni di euro dallo Stato («Sblocca Italia») e per la parte restante da regione Lombardia;

   la realizzazione della variante ha subito pesanti ritardi a causa delle richieste di modifica del tracciato e quindi del progetto avanzate da diversi soggetti e dalla Soprintendenza ai beni ambientali;

   ciò nonostante, l'intervento ha ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni previste, compresa quella del provveditorato interregionale alle opere pubbliche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano gli intendimenti in ordine alla realizzazione della «Variante della Tremezzina» nei tempi previsti dal cronoprogramma, e come e quando si intenda reperire la cifra mancante di 23 milioni di euro necessaria per soddisfare le osservazioni avanzate al progetto.
(5-00103)


   SOZZANI, NAPOLI, SORTE, CATTANEO, BENIGNI e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2014 il Cipe ha approvato l'atto aggiuntivo n. 2 alla convenzione tra il concedente CAL e Autostrada pedemontana lombarda s.p.a. («apl»), che adotta il nuovo piano economico-finanziario dell'opera, contenente misure di defiscalizzazione e il nuovo cronoprogramma per fasi;

   dopo la registrazione della delibera del Cipe il 20 maggio 2015 l'atto è stato inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'economia e delle finanze per approvazione con decreto interministeriale;

   a seguito di inerzie ministeriali, l'atto è stato risottoscritto tra le parti il 29 settembre 2016, e re-inviato per l'approvazione ai Ministeri competenti;

   la mancata efficacia dell'atto ha determinato per Apl l'impossibilità di rispettare i propri obblighi convenzionali, comprese le attività per il reperimento della provvista finanziaria e la realizzazione delle tratte B2-C-D mancanti;

   l'inefficacia dell'atto ha impedito a Cal di esercitare fattivamente i propri poteri di vigilanza e controllo sulla concessione, a differenza di quanto fatto per Brebemi e Tangenziale est-esterna attualmente completate e in esercizio;

   l'impossibilità di reperimento della provvista finanziaria ha indotto la procura di Milano a presentare il 27 giugno 2017 una richiesta di fallimento al tribunale di Milano nei confronti di Apl, poi rigettata il 14 dicembre 2017 per insussistenza dello stato di insolvenza, in considerazione del rifinanziamento del mutuo stipulato tra Apl e banche, il cui rimborso è garantito dai soli ricavi delle tratte in esercizio, senza alcuna garanzia regionale;

   stante il silenzio dei due Ministeri, il 28 novembre 2017 Apl ha notificato un ricorso al Tar Lombardia contro Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze, avverso il silenzio mantenuto in ordine all'approvazione dell'atto, richiedendo di condannare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze ad approvare l'atto;

   il 19 gennaio 2018 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze hanno finalmente sottoscritto il decreto interministeriale di approvazione dell'atto, successivamente inviato alla registrazione della Corte dei conti;

   il 16 gennaio 2018 Apl ha risolto il contratto con il proprio appaltatore delle tratte ancora da realizzare, ATI-Strabag, a causa del progetto consegnato inapprovabile (+ 500 milioni di euro) ed ha avviato le attività per una nuova gara;

   ad oggi la Corte dei Conti, a quanto consta agli interroganti, non ha registrato il decreto (30 giorni da legge) e pertanto l'atto è ancora inefficace. Apl non può rispettare gli obblighi convenzionali e non partono i 12 mesi entro cui Apl deve addivenire al closing finanziario, presupposto per l'avvio della fase realizzativa –:

   se intenda fornire un aggiornamento sull’iter sopra indicato;

   se intenda farsi parte attiva, per quanto di competenza, per assicurare la provvista finanziaria, nonché per procedere con la nuova gara lavori, sotto la stretta vigilanza di Cal, interrompendo così la fase di stallo creatasi.
(5-00117)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EMANUELA ROSSINI e GEBHARD. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Trenitalia, nel 2011, al fine di soddisfare le molteplici richieste degli utenti ha ideato «un'area silenzio» nelle carrozze business per quei numerosi viaggiatori che durante la permanenza in treno intendono lavorare;

   un problema sentito dalle famiglie italiane che viaggiano in treno con bambini, in particolare con un solo genitore con un bambino molto piccolo, è quello di non trovare ancora sui treni della compagnia ferroviaria italiana luoghi idonei dove affrontare in maniera confortevole il loro viaggio;

   tra gli esempi europei indicativi di un nuovo trend che vede il treno rivalutato come mezzo di trasporto pubblico, ci sono le ferrovie austriache ÖBB e DB che hanno inserito uno speciale «scompartimento famiglia» per chi viaggia con i bambini, garantendo così ai passeggeri elevati standard qualitativi per le diverse esigenze;

   anche le Ferrovie federali svizzere (Ffs) hanno trasformato una carrozza di ciascuno dei loro 40 treni intercity in dotazione in un'area giochi per bambini, denominata Tiki Park, per consentire alle famiglie che viaggiano con bambini di godere di uno spazio loro riservato –:

   se ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché i gestori del servizio ferroviario nazionale integrino l'offerta ai viaggiatori con un apposito vagone dedicato alle famiglie che viaggiano con i bambini, conciliando in tal modo le esigenze di tutti i passeggeri durante i tempi di percorrenza dei treni.
(4-00632)


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in quest'ultimo periodo, all'altezza del viadotto Irno chilometro 54,800, in carreggiata sud lungo la tangenziale di Salerno, vi sono dei lavori di manutenzione straordinaria che riguardano la demolizione e la ricostruzione dei cordoli, la rimozione delle vecchie barriere e l'installazione delle nuove «tipo Anas», il rifacimento dei giunti, l'impermeabilizzazione del viadotto e della pavimentazione stradale;

   da organi di stampa si apprende che questi lavori sulla tangenziale, che si protraggono da circa due mesi, stanno fortemente rallentando la circolazione degli automobilisti di Salerno: ogni mattina si registrano lunghe code che iniziano nei pressi dell'università di Fisciano;

   gli automobilisti sono costretti a percorrere un tratto di strada in cui può transitare un solo veicolo alla volta, a causa del restringimento della carreggiata che provoca forti rallentamenti e code, accentuati nelle ore mattutine e nelle ore di punta in generale;

   nonostante l'Anas si sia adoperata per consigliare agli automobilisti la percorrenza di strade alternative, la situazione non sembra essere affatto migliorata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per fronteggiare questa situazione che sta arrecando notevoli disagi ai cittadini.
(4-00633)


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si segnalano diversi articoli di stampa che evidenziano quanto sia esoso poter volare dalla Sicilia verso Roma e Milano;

   soprattutto in estate, chi viaggia da e per la Sicilia rischia di dover pagare fino a 700 euro;

   paradossalmente risultano essere meno care tratte intercontinentali come ad esempio un Roma-Shanghai che costa 400 euro;

   neppure è pensabile che per viaggiare da e per la Sicilia si debba prenotare 6-7 mesi prima per avere tariffe accettabili;

   già nella precedente legislatura l'interrogante aveva presentato diversi ordini del giorno e anche alcuni atti di sindacato ispettivo per sollevare tale questione che pregiudica il diritto alla mobilità per i cittadini siciliani e per assicurare anche alla Sicilia una effettiva continuità territoriale;

   il vero punto è l'accessibilità delle tariffe;

   suddetta politica tariffaria rischia di penalizzare non solo la mobilità ma tutta l'economia siciliana –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di procedere, d'intesa con le compagnie aeree che coprono tratte da e per la Sicilia, ad una effettiva calmierizzazione dei prezzi e rendere maggiormente accessibili i voli assicurando un effettivo e praticabile diritto alla mobilità.
(4-00635)


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nonostante un contratto di servizio in essere che avrebbe come obiettivo quello di migliorare un servizio fondamentale, il trasporto ferroviario in Sicilia è del tutto carente ed estremamente penalizzante per l'utenza siciliana;

   negli ultimi 8 anni si registra un taglio del 12 per cento di corse a fronte di un aumento delle tariffe del 7,7 per cento;

   il rapporto «Pendolaria» di Legambiente rappresenta tutte le criticità del trasporto ferroviario sull'isola;

   in dieci anni si è passati da 50.300 persone a 37 mila che prendono un treno in regione e ogni giorno viaggiano 429 treni regionali contro i 2.396 della Lombardia e i 1.526 del Lazio;

   il materiale rotabile è datato, la pulizia è latente, le stazioni sono state spesso soppresse ed è difficile persino l'accesso ai servizi igienici;

   Trenitalia ha lanciato lo slogan «la musica sta cambiando» annunciando un ambizioso programma di potenziamento del trasporto regionale –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di monitorare i richiamati investimenti sulla rete ferroviaria siciliana, quale sia l'effettivo crono-programma sui singoli interventi previsti, a partire dal rinnovo del materiale rotabile, e quali misure di ulteriore finanziamento intenda promuovere per migliorare il trasporto su ferro in Sicilia.
(4-00636)


   FEDERICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

  nel territorio del comune di Guardialfiera (CB) è ubicata la diga di Ponte Liscione afferente al bacino idrografico del fiume Biferno; la direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche svolge le funzioni di competenza del Ministero negli ambiti di attività definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 72, tra le quali quelle relative alla vigilanza sull'esercizio, ai fini della tutela della pubblica incolumità; la diga di Ponte Liscione non ha ancora ottenuto il collaudo definitivo nonostante siano passati quasi cinquant'anni dalla sua realizzazione; il piano di emergenza diga di Ponte Liscione, approvato dalla regione Molise il 16 giugno 2017 con delibera della giunta regionale n. 219, riporta testualmente che «nel 2003, a seguito degli eventi di piena dei giorni 24 e 25 gennaio, si verificarono danneggiamenti delle opere di scarico di superficie della diga e delle opere di dissipazione e di difesa in sponda destra [...], che, ad oggi, non risultano ancora riparati e a causa dei quali il MIT-UTD Napoli ha disposto nel 2014 la riduzione della quota di esercizio»; tali ritardi nella messa in sicurezza dell'opera hanno comportato negli anni una progressiva riduzione della quantità di acqua immagazzinabile nell'invaso, con il paradosso che per gli inverni più piovosi/nevosi si è dovuto ricorrere all'apertura degli scarichi per riportare il livello dell'acqua al di sotto della soglia limite superiore autorizzata dal Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti e quindi riportando a mare una quantità notevole di acqua che altrimenti sarebbe stata convogliata ai cittadini del Basso Molise per uso anche potabile, in considerazione altresì delle frequenti interruzioni del flusso durante i mesi estivi causato proprio dalla riduzione di capacità; il 25 aprile 2018 il territorio di Guardialfiera è stato interessato da un fenomeno sismico di magnitudo 4.2 che è stato distintamente avvertito dalla popolazione e per il quale si sono attivate procedure di ispezione e controllo di eventuali danni subiti da parte degli organi preposti; nella stessa località è presente il lungo viadotto di Ponte Liscione (SS 647) che ha i suoi piloni di cemento immersi proprio nel bacino idrografico in questione –:

   se siano state attivate iniziative e destinate risorse per portare, nel più breve tempo possibile, alla messa in sicurezza e al definitivo collaudo della diga di Ponte Liscione e se sia a conoscenza delle operazioni di ricognizione dell'opera a valle degli eventi sismici del 25 aprile 2018.
(4-00646)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Vvf) rappresenta una delle realtà più importanti per la sicurezza e la salvaguardia dei cittadini e del nostro Paese, svolgendo un ruolo indispensabile nei compiti di prevenzione, vigilanza e soccorso tecnico urgente ai quali è preposto per legge, decisivo per la salvezza di numerose vite umane;

   tale ruolo è messo in seria discussione nella regione Veneto e in particolare nella città e nella provincia di Padova da una carenza drammatica di personale e mezzi. Si segnalano in particolare: un numero esiguo di personale in tutti i comandi del Veneto dovuto a scarse immissioni in ruolo, il taglio dei richiami del personale discontinuo e un riordino delle piante organiche; un parco automezzi (terrestri e nautici) ormai vetusto e inaffidabile; l'impiego di squadre ridotte rispetto alla composizione base con il conseguente abbassamento della risposta operativa e un aumento del rischio per il personale; l'impossibilità di avvicendamento delle squadre impegnate in interventi prolungati; innumerevoli problematiche legate alla mancata copertura Inail;

   in particolare, la situazione di Padova risulta grave per più motivazioni: dopo l'apertura del distaccamento di Abano Terme (2005), non si è provveduto ad assegnare le risorse umane necessarie allo scopo, si sono quindi sottratte 30 unità dalla sede centrale. Attualmente, si costringono le squadre di intervento a lavorare costantemente sotto la composizione minima, talvolta arrivando alla chiusura delle sedi periferiche (Abano Terme, Este, Cittadella e Piove di Sacco) per carenza di personale; nella provincia di Padova si è arrivati al rapporto soccorritore/cittadinanza pari a 1/30000 (contrariamente alle indicazioni europee che prevedono un rapporto minimo di 1/2000), rendendo gli interventi di emergenza particolarmente difficili e pericolosi, sia per i cittadini, che per i soccorritori, non potendo peraltro garantire l'avvicendamento durante interventi prolungati e di notevole complessità; dopo l'ultima revisione delle attrezzature (7-8 maggio 2018), sono stati «bocciati» e resi temporaneamente fuori servizio automezzi non più operativi per l'evidente stato di usura e vetustà, che ciclicamente vengono riparati per poter garantire il servizio, tornando però ad essere indisponibili nel giro di pochi giorni; si è davanti a una situazione ciclica di criticità dettata dall'età e dall'usura avanzata delle attrezzature di soccorso, che mette in pericolo costante gli stessi operatori;

   il comma 22 dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), esclude di fatto il Corpo dei vigili del fuoco, sebbene possa essere individuato in diverse categorie esposte al titolo I del decreto del Presidente della Repubblica stesso, dall'assicurazione Inail, circostanza che costringe da un lato gli appartenenti al Corpo ad anticipare qualsiasi tipo di spesa medica per infortuni sul lavoro, dall'altro nega al Corpo qualsiasi studio sulle malattie professionali, necessario per garantire un incremento sempre maggiore della sicurezza sul posto di lavoro e uno studio efficace in materia –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione di estrema criticità sopra esposta e quali iniziative intenda porre in essere per risolvere la grave carenza di personale, mezzi e risorse in cui versa il Corpo nazione dei vigili del fuoco in Veneto e, in particolare, il comando di Padova e per estendere la copertura Inail al Corpo stesso.
(2-00042) «Zan, Cardinale, Di Giorgi, Piccoli Nardelli, Carnevali, Ascani, Paita, Ungaro, Nardi, Pezzopane, Fregolent, Gribaudo, Zardini, De Menech, Carla Cantone, Navarra, Viscomi, Pagani, Migliore, Portas, Romina Mura, Vazio, Scalfarotto, Marco Di Maio, Pini, Ermini, Andrea Romano, Serracchiani, Morassut, Verini, Bruno Bossio, Sensi, Cenni».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAGANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa, si apprenderebbe che il dipartimento della polizia di Stato ha deciso di riorganizzare le unità operative di primo intervento (Uopi), cioè le efficienti squadre antiterrorismo istituite circa tre anni fa in una ventina circa di città italiane ritenute più sensibili al rischio di attentati, scegliendo di ricollocarle presso i reparti prevenzione crimine o in sezioni distaccate di questi;

   saranno assorbite dal reparto prevenzione crimine, le Uopi di Torino con sezione distaccata a Cuneo; Milano con sezione distaccata a Bolzano; Padova con sezioni distaccate a Trieste, Venezia e Verona; Genova; Bologna con sezione distaccata a Ravenna e Modena; Firenze con sezione distaccata a Livorno e Ancona; Roma; Napoli; Abbasanta con sezione distaccata a Cagliari; Lecce e Palermo;

   in questo modo sarà stravolta la natura di queste unità in quanto sarà sottratto il dispositivo in questione dalla disponibilità dei questori, autorità provinciale di pubblica sicurezza, di quei capoluoghi già individuati come i più soggetti a possibili attentati;

   non si può, dunque, non considerarla una vera e propria operazione di smantellamento delle Uopi, che, non farà altro che privare i cosiddetti «obiettivi sensibili» di efficienti unità di controllo che, in questi anni, hanno registrato risultati positivissimi, rendendo le grandi città molto vulnerabili e meno sicure, in una fase storica internazionale che vede quasi giornalmente atti di natura estremista che minano la sicurezza dei cittadini in Europa e nel mondo;

   le Uopi si sono rilevate un modello vincente, da allargare alle città che attualmente ne sono prive, invece di, inspiegabilmente, voler creare una sorta di pronto intervento specifico, da collocare di volta in volta, in questo o quello scenario di pericolo, anche prescindendo dal rischio di attentati eversivi, in una logica di risparmio e di impatto mediatico;

   in Europa queste squadre sono state le prime a vedere la luce e sono tuttora elogiate e imitate dalle forze di polizia europee, nonché sono attualmente l'unico strumento in grado di intervenire prontamente in caso di attacco terroristico su tutto il territorio nazionale;

   la campagna mediatica riguardo a tale riorganizzazione ha creato notevole allarme sociale e preoccupazione nei territori ove il sindacato autonomo di polizia ha divulgato la notizia dello «smantellamento» dell'Uopi, ma i lavori di sola riorganizzazione delle unità operative di primo intervento non sono stati ancora definiti né tantomeno conclusi –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire le intenzioni del Governo in merito a questa eventuale riorganizzazione delle Uopi;

   qualora, poi, dette unità dovessero essere smantellate, quali iniziative saranno adottate per salvaguardare la professionalità degli operatori Uopi, per la quale l'amministrazione ha investito anche importanti risorse economiche, nonché la sicurezza del territorio.
(5-00099)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base ad un reportage giornalistico del Tg3 e trasmesso dalla stessa testata giornalistica, per Ama, l'azienda municipalizzata che si occupa di rifiuti a Roma, lavorerebbero aziende vicine alla ’ndrangheta;

   secondo la ricostruzione giornalistica fino a novembre 2016 lavoravano per Ama le aziende Remaplast e Remaservice, società sottoposte a sequestro preventivo giudiziario dalla procura antimafia di Reggio Calabria nel luglio 2016 in quanto ritenute riconducibili alle cosche calabresi;

   le aziende di cui in premessa a fine 2016 risultavano ancora contrattualizzate da Ama;

   sulla base delle indagini promosse dalla magistratura le donne dei clan intercettate affermavano: «Ci mangiamo Roma»;

   lo «stop» al lavoro di Remaplast in Ama era stato annunciato ad agosto 2016 dall'allora amministratore delegato Fortini, poi sostituito, non senza polemiche, dalla giunta Raggi;

   l'amministrazione comunale di Roma Capitale non risulta avere mai assunto alcuna iniziativa in merito, a parte la singolare decisione di sostituire l'amministratore delegato di Ama che aveva proceduto di fatto a mettere alla porta le ditte in questione a seguito degli elementi emersi nell'ambito dell'azione della magistratura;

   l'inchiesta giornalistica del servizio pubblico fa emergere aspetti inquietanti su una vicenda che dovrebbe essere chiusa e invece sembrerebbe non essere così in riferimento al prosieguo delle relazioni tra la società Remaplast-Remaservice e Ama;

   l'interrogante sa bene che il settore dei rifiuti risulta essere un settore a rischio infiltrazioni criminali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di verificare se effettivamente la società Remaplast-Remaservice abbia continuato ad operare per Ama dopo il sequestro preventivo da parte della procura antimafia di Reggio Calabria.
(5-00107)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'8 maggio 2017 i carabinieri della stazione di Giffoni Sei Casali, con il supporto dei carabinieri di Giffoni Valle Piana e di quelli della compagnia di Battipaglia hanno tratto in arresto, in flagranza di reato per concorso in violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, due migranti;

   si tratta di Endurance Igietemoi, di origini nigeriane, in atto sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a seguito dell'arresto per detenzione di hashish e marijuana effettuato il 13 aprile a Salerno, e della connazionale Damilola Owofela, di 24 anni;

   i due, ospiti del centro di prima accoglienza «Casa della Speranza» di Giffoni Sei Casali, per impedire il trasferimento dell'uomo ad altra struttura ricettiva sita a Sicignano degli Alburni, in esecuzione di un provvedimento emesso il 5 maggio dalla prefettura di Salerno per incompatibilità di quattro richiedenti asilo con la tipologia del centro giffonese, adibito alla ricezione delle sole donne e bambini con relativi nuclei familiari, si sono scagliati contro i militari, danneggiando anche un'auto di servizio;

   quattro dei carabinieri hanno riportato contusioni varie, ritenute guaribili entro 20 giorni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere per una gestione adeguata dei flussi migratori in provincia di Salerno;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative, anche di carattere normativo, che prevedano l'espulsione immediata di coloro che sono tratti in arresto in flagranza di reato.
(4-00629)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa a Milano un immigrato di colore, Dougboyou Tahibe Ignace, originario della Costa d'Avorio, è stato fermato dagli agenti mentre spacciava droga in corso Como, isola pedonale ricca di locale e frequentata da molti giovani;

   la reazione dell'uomo è stata sorprendente: calci e pugni ai due poliziotti della volante, procurando lesioni di 15 giorni al primo e di 7 giorni al secondo;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'uomo è stato arrestato per violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che per spaccio e possesso di sostanze stupefacenti; il pubblico ministero di turno ha convalidato il fermo e disposto il suo immediato trasferimento in carcere;

   il giudice monocratico del tribunale di Milano, sezione penale per direttissima, che lo ha processato, ha rimesso in libertà l'uomo con la motivazione che aveva addosso una modica quantità di stupefacenti e che la sua violenta e «pur spregevole» reazione è dovuta soltanto alla «insofferenza per i controlli di polizia»;

   l'ivoriano risulterebbe recidivo per gli stessi reati; era stato arrestato e rilasciato nel mese di giugno 2018 per un'analoga aggressione alle forze di polizia;

   la vicenda, a parere dell'interrogante, è a dir poco preoccupante gli uomini e le donne in divisa sono sempre più bersagli e vittime di simili episodi violenti –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative intenda assumere per fronteggiare un fenomeno allarmante; se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative di carattere normativo che prevedano un aumento delle pene per il grave reato di violenza a pubblico ufficiale visto che si moltiplicano le aggressioni soprattutto da parte di stranieri, con il rischio di depotenziare perfino la credibilità e l'efficacia della funzione di prevenzione espressa dalla presenza delle forze dell'ordine.
(4-00631)


   VERINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Donatella Di Cesare è docente di filosofia teoretica all'università di Roma 1, «La Sapienza». Ha condotto studi, in particolare, sulla figura di Martin Heidegger e sul posto da lui occupato nel pensiero filosofico del ’900. In quest'ambito, si è occupata anche di un'opera postuma del filosofo tedesco, i cosiddetti Quaderni neri, da cui, al di là della sua ben nota adesione al nazismo, traspare un pensiero esplicitamente antiebraico (si veda: Donatella Di Cesare, Heidegger & Sons. Eredità e futuro di un filosofo; Id., Heidegger e gli ebrei. I «Quaderni neri»);

   oltre che su Heidegger, la professoressa Di Cesare ha pubblicato vari saggi di argomento ebraico. Si è anche occupata di negazionismo e, più di recente, dei fenomeni migratori (si veda: Donatella Di Cesare, Marrani. L'altro dell'altro; Id., Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo; Id., Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione). Inoltre, collabora regolarmente alle pagine culturali del Corriere della Sera;

   nel 2015, il Ministero dell'interno ha assegnato la scorta alla professoressa Di Cesare. La decisione è stata motivata con minacce che provenivano da ambienti dell'estrema destra neonazista che, evidentemente, non avevano gradito le sue ricerche sul negazionismo e comunque sull'antisemitismo hitleriano;

   come emerso da fonti stampa, a partire dal mese di luglio 2018, alla professoressa Di Cesare è stata revocata la scorta «improvvisamente e senza motivo», come ha riferito la stessa docente universitaria;

   come la stessa professoressa ha raccontato al Corriere della Sera, qualche giorno fa si è presentato un ufficiale della procura di Roma per informarla che le sarebbe stata tolta la scorta senza illustrarle nel dettaglio le motivazioni che hanno addotto le autorità competenti a tale scelta –:

   quali siano le motivazioni che hanno condotto alla revoca della scorta, stante le continue e ripetute minacce di morte che la professoressa Di Cesare continua ricevere, anche pubblicamente;

   se non si ritenga opportuno procedere al ripristino del dispositivo di tutela assegnato alla professoressa Di Cesare.
(4-00641)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il territorio di Licola, in provincia di Napoli, è interessato dalla presenza di numerosi extracomunitari e la zona rappresenta un'importante località marittima che attira numerosi bagnanti nei mesi estivi;

   nel corso degli anni la presenza delle forze dell'ordine è stata fondamentale, non solo per il mantenimento dell'ordine pubblico, ma anche per il controllo del territorio e la repressione delle piccole illegalità, e non solo visto che nel mese di maggio dell'anno 2018 è stato arrestato presso l'Hotel Circe (Licola) un pericoloso terrorista extracomunitario;

   dal mese di settembre 2017 la locale stazione dei carabinieri è stata chiusa;

   la cittadinanza è più volte intervenuta con petizioni e richieste di riapertura immediata del presidio dell'Arma, coinvolgendo anche il Parroco della Chiesa di San Marco e Santa Maria Goretti;

   nell'ultimo periodo si sono verificati diversi episodi di micro-criminalità, in particolare si è intensificato in zona il fenomeno dello spaccio di droga al quale spesso seguono episodi di violenza;

   dopo la chiusura della stazione dei carabinieri di Licola, il presidio di sicurezza più vicino è la stazione di carabinieri di Varcaturo, già impegnata per il controllo di un territorio molto vasto –:

   quali iniziative abbiano assunto o intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di garantire la riapertura della stazione dei carabinieri Licola in tempi celeri, evitando di lasciare sguarnito un territorio particolarmente delicato sul fronte della legalità, come quello in questione.
(4-00643)


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del capo della polizia del 31 marzo 2017, è stata disposta la soppressione di 18 reparti di polizia stradale, tra i quali è stato pure ricompreso il distaccamento della polizia stradale di Ozieri (Sassari);

   con nota prot. nr04/siap.ss/2015 in data 26 gennaio 2015, il Sindacato italiano appartenenti polizia ha espresso le proprie perplessità sulla politica di depotenziamento del distaccamento in questione, e ciò in ragione del vasto territorio di competenza del medesimo distaccamento, il quale, tra le altre cose, include: a) la strada statale 128-bis che collega Logudoro al Goceano, riclassificata come strada di grande comunicazione; b) la strada statale 597, di interesse europeo, classificata sul segnale identificativo internazionale come E 840, arteria di grande afflusso turistico e di trasporto merci, che collega il Porto di Olbia a quello di Porto Torres, per la quale sono anche in fase di completamento i lavori per l'ampliamento a quattro corsie; c) la strada statale 131 Carlo Felice, arteria principale della regione Sardegna;

   nel triennio precedente al 2015, a riprova della necessità e dell'importanza del distaccamento in questione, il reparto è intervenuto in occasione di 169 incidenti, di cui 4 mortali e 69 con feriti gravi; ha effettuato 20638 controlli ai conducenti, di cui 10272 controlli con l'etilometro con 174 esiti positivi; ha provveduto al ritiro di 359 patenti e 213 carte di circolazione, all'esecuzione di 37 fermi amministrativi e 212 sequestri amministrativi, alla denuncia di 188 persone e all'arresto di 9, al sequestro di chilogrammi 2 di marijuana, oltre a 1869 soccorsi stradali;

   lo stabile in cui avevano sede gli uffici della polizia stradale è lo stesso in cui sono ubicati quelli del commissariato della polizia di Stato, dimodoché il mantenimento del reparto non comportava e non comporterebbe neppure per il futuro un aggravio di spesa;

   in data 29 dicembre 2017, con decreto del Ministro dell'interno, sono state individuate le sedi disagiate della polizia di Stato, tra le quali, relativamente alla regione Sardegna e con riferimento alla polizia stradale, sono stati ricompresi i seguenti distaccamenti: a) Bitti (Nuoro); b) Fonni (Nuoro); c) Lanusei (Nuoro); d) Siniscola (Nuoro); mentre quello di Ozieri non è stato incluso nel medesimo elenco, nonostante l'illustrata rilevanza in termini di interventi e di competenza territoriale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica suindicata e quali iniziative intenda assumere al fine di consentire la riapertura del distaccamento della polizia stradale di Ozieri, anche alla luce dell'esigenza di garantire un'adeguata sicurezza al territorio e ai cittadini residenti ed in transito di cui si è responsabilmente fatto carico il suddetto distaccamento fino alla data di soppressione.
(4-00644)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dai quotidiani, Settimo Torinese ospiterà un nuovo centro di accoglimento per profughi;

   lo stanziamento economico previsto per la costruzione del suddetto centro sarà di 3 milioni di euro, erogati dal Ministero dell'interno;

   Torino ha già un centro di identificazione peraltro assai problematico sia per gli operatori che vi lavorano sia per il quartiere in cui è collocato a causa delle continue tensioni che ivi si alimentano;

   costruire un nuovo sito e aumentare il numero di immigrati ospitati nella sola cintura di Torino comporterebbe un inevitabile sovraccarico per il territorio e la popolazione residente, difficile da gestire sia in termini di sicurezza che di tensione sociale, non senza ripercussioni anche sul piano economico –:

   se il Ministro interrogato non intenda esimere Torino e il suo hinterland dall'insediamento di un centro di accoglienza per immigrati e se non ritenga maggiormente proficuo assumere iniziative per destinare le medesime risorse all'effettiva espulsione degli irregolari.
(4-00645)


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del Verbano Cusio Ossola, provincia interamente montana e confinante per due terzi con uno stato estero non membro dell'Unione europea, è presente un fondamentale presidio di sicurezza dato dal distaccamento di polizia stradale di Domodossola, posta nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria internazionale di Domodossola;

   è notizia di questi giorni, riportata dai rappresentanti sindacali del Siulp, circa il possibile declassamento o addirittura la soppressione di tale distaccamento;

   questa circostanza non è prevista in nessun atto ufficiale e il Ministero dell'interno ha sin qui ribadito più volte la non volontà di procedere in questo senso;

   il territorio su cui tale distaccamento opera è particolarmente complesso dal punto di vista orografico, nonché di peculiare rilevanza internazionale, essendo un diretto punto di accesso con la Confederazione elvetica e l'Europa settentrionale;

   oltre alla presenza di tre strade statali con collegamenti diretti con l'estero (la strada statale 33 del Sempione, la strada statale 659 delle Valli Antigorio e Formazza e la strada statale 337 della Valle Vigezzo), è presente il passo del Sempione che, come noto, viene utilizzato dalla Confederazione elvetica per il transito di materiali pericolosi e delicati, che necessitano quindi di una particolare e puntuale serie di controlli e verifiche;

   su tale problematica si era espresso nel febbraio del 2017 il Ministro dell'interno pro tempore Marco Minniti durante la XVII legislatura che aveva assicurato l'assenza di qualsiasi provvedimento che contemplasse il depotenziamento o la chiusura della stazione della polizia stradale di Domodossola;

   il denunciato continuo depotenziamento dell'organico nella stazione di Domodossola ha comportato l'attuale impossibilità di garantire il servizio sul territorio di riferimento;

   il richiamato distacco di Domodossola risulta essere posto a grande distanza da analoghi distaccamenti di polizia stradale presenti sul territorio provinciale;

   viene reso all'interno di un fabbricato di proprietà demaniale, e pertanto senza oneri gestionali sotto il profilo dell'ammortamento dell'immobile o dei costi di affittanza del medesimo –:

   quali iniziative intenda mettere in campo il Ministro interrogato al fine di garantire la permanenza del distaccamento di polizia stradale di Domodossola e di corrispondere alle esigenze di sicurezza delle popolazioni dell'Ossola.
(4-00651)


   BIANCOFIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 maggio 2018, in occasione della XVI tappa Trento-Rovereto del Giro D'Italia è stata imbrattata la rotatoria per Piazzo a Pomarolo (TN) – comune nel quale era previsto il passaggio dei corridori – con la scritta «Israele terrorista», che sarebbe stata rivendicata successivamente da gruppi di estrema destra, forse già noti alle forze dell'ordine, in quanto potrebbero essere gli stessi autori delle proteste consumate il 13 maggio 2018 durante l'Adunata nazionale degli alpini nella Città di Trento;

   in Italia ed in Europa negli ultimi anni si sono registrati episodi di un dilagante antisemitismo che ha colpito sia personalità defunte sia persone fisiche, vittime di lesioni e/o persecuzioni;

   a Bolzano, in data 26 gennaio 2017, il giorno antecedente alla giornata della memoria, è comparsa la frase «Sonnino ebreo» che ha imbrattato la targhetta della statua di Sidney Sonnino, Ministro italiano degli esteri del Governo Salandra del 1915;

   nel comune Veneto di Cesiomaggiore, in data 27 febbraio 2018 sono state rinvenute diverse scritte contro gli ebrei in vari punti del paesino, firmate da un autore, già noto sia alla stampa che agli inquirenti, con il nome di Erostrato;

   a Parigi, in data 1o febbraio 2018 un bambino di otto anni che indossava la Kippah è stato aggredito brutalmente da due ragazzi con il volto coperto lungo le strade di Sarcelles, quartiere dove è presente una forte comunità ebraica;

   in Francia, durante l'anno del 2017, è stato riscontrato che circa sessanta mila residenti di religione ebraica hanno cambiato quartiere di residenza dopo aver subito gravi minacce e persecuzioni, senza ricevere alcuna tutela e protezione da parte delle istituzioni, ad opera di chi nutre puro odio nei loro confronti –:

   se e con quali modalità il Ministro interrogato intenda prevenire ed arginare il fenomeno del crescente antisemitismo in Italia e in Europa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a tutelare tutte le persone di confessione ebraica, le quali, dopo gli episodi riportati in premessa, vedono in grave pericolo la loro incolumità e soprattutto la libertà di professare e manifestare il proprio culto religioso in un Paese e in un continente che fanno della democrazia e della libertà il proprio baluardo per lo sviluppo e la crescita dell'individuo.
(4-00659)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015 ha definito un piano straordinario di mobilità strutturato in 4 fasi, che ha coinvolto circa 100mila persone e determinato gravissimi disagi e pregiudizi per i docenti assunti nell'anno scolastico 2015/2016 su sedi provvisorie;

   la mobilità 2016/2017, definita sulla base di un sistema di priorità previsto dal contratto collettivo nazionale integrato 2016 e dall'ordinanza ministeriale 241/2016 non prevista dalla normativa vigente, ha determinato una situazione di disparità che ha visto docenti ottenere il trasferimento richiesto, anche con punteggi pari a zero, a danno di docenti con punteggi più elevati e in alcuni casi anche titolari di diritti di precedenza;

   in seguito alle irregolarità riscontrate, sono stati avviati numerosi contenziosi, molti dei quali si sono conclusi con la condanna del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ad annullare il trasferimento erroneamente effettuato e a riassegnare al docente ricorrente la sede spettante, secondo quanto accertato nel giudizio;

   per le operazioni di mobilità 2018/19 sono state solo apparentemente ridotte a due le fasi del procedimento, provinciale ed interprovinciale, in quanto il contratto collettivo nazionale integrato 2017 ha previsto una fase «propedeutica» alle operazioni, costituita da 8 sotto-fasi, e ha suddiviso la procedura di mobilità provinciale e interprovinciale, in ben 36 ulteriori sotto-fasi; la correttezza dei relativi esiti è, secondo l'interpellante dubbia e non trasparente;

   ogni anno, i docenti che presentano domanda di trasferimento o mobilità professionale non accedono alle necessarie informazioni circa l'effettiva disponibilità di posti, con conseguente incertezza in merito alla destinazione;

   sulla base del contratto collettivo nazionale integrato 2017, in sede di assegnazione di posto, i docenti che, nel tentativo di superare la mancanza di informazioni sui posti effettivamente disponibili, indicano la provincia, vengono penalizzati nell'ottenimento del trasferimento interprovinciale rispetto a coloro che, indicando scuole o ambiti, ottengono il trasferimento prioritariamente, anche con punteggio inferiore se individuano la sede con posti disponibili;

   i trasferimenti sono determinati attraverso un algoritmo che definisce una graduatoria per ogni sede scelta da ogni docente, sulla base:

    del posizionamento numerico della scelta effettuata in domanda di mobilità dai docenti;

    del punteggio posseduto dai medesimi;

    della fase alla quale concorre (provinciale o interprovinciale) il docente;

    del diritto di precedenza posseduto se riconosciuto dalla contrattazione;

    della priorità della scelta puntuale rispetto a quella più ampia;

   tale sistema determina l'impossibilità di verificare la correttezza dei risultati ottenuti in merito all'elenco pubblicato dei trasferimenti, definiti non solo in base al punteggio posseduto, ma anche e soprattutto sulla base del cosiddetto criterio «numerico posizionale» della scelta della sede in domanda;

   le procedure di mobilità dovrebbero avvenire senza distinzioni tra quelle provinciali e interprovinciali e precedentemente alle immissioni in ruolo; tuttavia il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha disposto che al termine delle stesse procedure provinciali, e dopo il «riassorbimento» in provincia di eventuali docenti in esubero, i posti residui vengano destinati: per il 60 per cento alle immissioni in ruolo, per il 30 per cento ai trasferimenti da fuori provincia e per il 10 per cento alla mobilità professionale;

   il diritto di precedenza di cui sono beneficiari i docenti, figli e familiari, che assistono un disabile genitore, parente o affine entro il II grado in condizione di gravità (articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992), non viene riconosciuto nelle operazioni di mobilità, territoriale e professionale, tra province diverse;

   i tribunali italiani hanno costantemente censurato l'azione del ministero, sia in merito ai criteri di valutazione del punteggio ai fini della mobilità, in quanto iniquo verso i docenti con punteggi maggiori, che per il mancato rispetto del diritto di precedenza di cui all'articolo 33 della legge n. 104 del 1992, che non può essere negato nelle operazioni di mobilità tra province diverse né limitata alle sole operazioni di assegnazione provvisoria;

   il Ministero è stato, di conseguenza, condannato più volte al pagamento delle spese di giudizio derivanti dai contenziosi instauratosi a causa delle errate procedure di mobilità con conseguenti danni e aggravio di costi a carico dell'erario;

   le operazioni di mobilità 2018/19, le cui procedure sono regolate dal contratto collettivo nazionale integrato 2017 prorogato, sono soggette, ad avviso dell'interpellante, ai medesimi vizi ed illegittimità, delle precedenti due mobilità;

   il trasferimento di migliaia di docenti a centinaia di chilometri dalla propria casa, dovuto ad una contrattazione collettiva irrazionale e viziata, ha determinato la disgregazione di nuclei familiari e il gravoso carico, da parte di questi ultimi, dei costi di vitto, alloggio, viaggio e altro per il docente assunto lontano da casa;

   tale situazione di profondo disagio ha colpito particolarmente i docenti meridionali, assunti nell'anno scolastico 2015/16 dalle graduatorie ad esaurimento, che hanno concorso obbligatoriamente alla fase C della mobilità per l'anno scolastico 2016/17 e che sono stati gli unici costretti al trasferimento su tutto il territorio italiano per ottenere una sede di titolarità definitiva, spesso localizzata nel Centro o nel Nord, in quanto le sedi più vicine e disponibili al Sud erano state assegnate nelle fasi precedenti, anche a docenti con punteggi inferiori –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere in ordine alle problematiche ed irregolarità evidenziate.
(2-00043) «Germanà».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i fatti di cronaca degli scorsi mesi hanno frequentemente riportato episodi di violenza, sia verbale che fisica, nei confronti di docenti da parte di studenti o delle loro famiglie;

   si ricorda che dall'inizio del 2018, sono numerosi i casi di aggressione, di cui molti avvenuti in concomitanza con la fine dell'anno scolastico e la pubblicazione dei risultati ottenuti dagli studenti;

   tra i più recenti l'episodio avvenuto il 15 giugno 2018 a Gorgonzola, in provincia di Milano, dove il padre di uno studente dell'istituto tecnico locale ha minacciato al telefono di ammazzare la docente ritenuta responsabile della bocciatura del figlio. Lo stesso giorno, nella scuola media di Pogliano Milanese un uomo ha spintonato, minacciato ed insultato una insegnante dopo essere venuto a conoscenza, anche in questo caso, della bocciatura del figlio;

   tali episodi si aggiungono a quello ben più grave avvenuto ai danni di un giovanissimo professore dell'istituto tecnico Di Vittorio-Lattanzio di Roma, mandato all'ospedale con un trauma cranico ed un principio di soffocamento dai genitori di uno studente bocciato;

   l'accordo quadro sulle molestie e sulla violenza sul luogo di lavoro del 26 aprile 2007, e firmato dalle parti sociali europee a livello intersettoriale, ricorda che la violenza può interessare qualsiasi posto di lavoro e qualsiasi lavoratore, può essere di natura fisica, psicologica e/o sessuale e può andare da manifestazioni lievi di mancanza di rispetto ad altri atti più gravi, ad esempio reati che richiedono l'intervento delle autorità pubbliche. In ogni caso si tratta sempre della lesione della dignità di un lavoratore;

   il 19 giugno 2018, il Corriere della Sera pubblicava una intervista al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in cui egli condannava duramente gli episodi di violenza susseguitisi negli ultimi mesi ai danni dei docenti, impegnando attivamente il Ministero nella loro difesa e tutela. Tale posizione è stata ripresa nell'intervista al Ministro interrogato pubblicata da Avvenire il 4 luglio 2018, in cui ribadiva, inoltre, l'importanza di una sensibilizzazione civile e culturale nei confronti dei genitori e degli studenti –:

   quali siano le strategie che il Governo intende implementare in relazione alla tutela effettiva del personale docente dalle violenze, in previsione del nuovo anno scolastico;

   se siano previsti degli strumenti di sensibilizzazione al tema della violenza nei luoghi di lavoro, anche attraverso la definizione di specifiche linee guida con gli attori sociali interessati alla citata tutela sul lavoro;

   con quali modalità si intendano rafforzare le già esistenti attività dedicate a giovani e studenti, mirate ad implementare in maniera stabile un processo educativo forte di prevenzione e contrasto alla violenza in tutte le sue forme, alla luce dell'emergenza riscontrabili nei fatti di cronaca citati.
(5-00105)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la prova preselettiva per il concorso per i dirigenti scolastici attesa per fine maggio 2018 è stata fissata per il 23 luglio;

   questa prova si svolgerà sulla base di 4000 domande, pubblicate il 28 giugno 2018 dalle quali verranno estratti 100 quesiti a risposta multipla: la prova durerà 100 minuti, quindi un minuto a quesito;

   molti docenti delle scuole superiori che parteciperanno al concorso hanno espresso disappunto in merito alla tempistica e alla data della prova e chiesto un rinvio della prova preselettiva del corso-concorso;

   molti docenti della scuola secondaria superiore infatti saranno impegnati in questo periodo in attività di alternanza scuola-lavoro, esami di riparazione che in alcuni istituti si svolgono nel mese di luglio, formazione all'estero degli studenti esami di maturità talvolta anche lontano da casa e in molti denunciano la difficoltà di prepararsi al meglio con tempi così ristretti per un concorso atteso a lungo da molti di loro;

   i docenti interessati esprimono dubbi in merito alla disparità che si verrà a creare tra coloro che non hanno impegni didattici e avranno la possibilità di studiare e chi invece non potrà farlo al meglio;

   inoltre, essendo il concorso diretto alla categoria specifica dei docenti di ruolo, e quindi in servizio, confligge anche con il diritto e l'obbligo dei docenti di godere delle ferie in periodo di sospensione delle attività didattiche –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere iniziative per uno slittamento della data della prova preselettiva in questione per permettere a tutti coloro che concorreranno di disporre di un tempo adeguato ad una preparazione attenta e precisa, considerato anche il fatto che le assunzioni all'esito del concorso non potranno avvenire prima di settembre 2019 e che non cambierebbe quindi nulla ai fini dell'avvio del prossimo anno scolastico.
(4-00627)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2017 il soffitto in un'aula del primo piano della scuola del secondo circolo didattico Serrazzeta, infanzia e primaria, di Sarno, in provincia di Salerno, è crollato a poche ore dall'ingresso dei bambini;

   ad accorgersi del fatto è stato un operatore scolastico durante la quotidiana ricognizione dei locali prima di consentire agli alunni di entrare;

   la scena che si è presentata agli occhi di genitori e insegnanti è stata scioccante: grosse pietre tra le sedie dove qualche ora dopo si sarebbero dovuti sedere i piccoli;

   dai sopralluoghi tecnici effettuati in giornata è emersa l'inagibilità anche dell'aula accanto;

   è forte la preoccupazione dei genitori che hanno portato via i figli e chiesto verifiche e garanzie sulla sicurezza dei luoghi dove accompagnano e lasciano i propri bambini;

   secondo quanto riportato dai media locali, la dirigente scolastica aveva comunicato più volte la presenza di evidenti segni di infiltrazioni nel soffitto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare per verificare lo stato in cui versa la scuola di Sarno, promuovendo uno screening complessivo di tutti gli edifici della provincia di Salerno, nonché per individuare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità amministrative in merito all'incidente che poteva trasformarsi in tragedia.
(4-00639)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   desta grande preoccupazione la notizia relativa ad Andrea Ramponi, il rider disconnesso da una piattaforma subito dopo la sua iscrizione ad un sindacato, la UIL;

   Andrea Ramponi sarebbe stato riconnesso alla piattaforma, ma gli sarebbe stata comminata una penalità che danneggerebbe gravemente la sua effettiva possibilità di continuare a svolgere il proprio lavoro;

   quanto accaduto rappresenta un fatto grave su cui occorre sia fatta chiarezza. La libertà sindacale rappresenta infatti un fondamentale diritto democratico, che deve valere per tutti i cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto e se intenda assumere iniziative di competenza in merito.
(3-00058)

Interrogazione a risposta scritta:


   BORGHESE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2000 il Governo italiano aveva sostenuto un buon livello di assistenza ai lavoratori residenti all'estero con la stesura di varie convenzioni multilaterali e bilaterali per garantire ai cittadini italiani residenti all'estero un'adeguata tutela socio-previdenziale in regime cosmopolita;

   è noto alle autorità competenti che la maturazione di un diritto previdenziale in convenzione internazionale fa conseguire un diritto a pensione sia a carico dell'Italia che dell'altro Paese contraente a tutti quei cittadini che ne hanno assolto gli obblighi;

   nelle passate legislature il Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva già evidenziato come la questione della sicurezza sociale di questi lavoratori, negli accordi internazionali sia stata oggetto di approfondite analisi anche a livello interministeriale, ove sarebbero emerse alcune problematiche di complessa soluzione che riguardano, in particolare, la difficoltà nel quantificare con certezza tutti gli oneri finanziari derivanti da tali atti internazionali e la relativa incidenza sul bilancio dello Stato italiano;

   inoltre, il sistema di tutela previdenziale in regime internazionale, costruito nel corso degli anni dall'Italia, non è stato purtroppo elaborato in modo molto efficace, lasciando notevoli buchi normativi;

   infatti, numerosi Paesi esteri sono rimasti esclusi dalla suddetta convenzione, tra questi il Messico, con il quale l'Italia ha sviluppato nel corso del tempo un'attività tale da garantire ai cittadini italiani residenti all'estero una adeguata tutela socio-previdenziale in regime internazionale;

   in questi territori del Centro e Sud America risiedono consistenti comunità di cittadini italiani residenti all'estero, e un numero elevato di cittadini non ancora iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero); tra i quali molti giovani italiani che negli ultimi anni stanno lasciando l'Italia a causa della forte crisi economica che sta incombendo sempre più vigorosamente;

   proprio in questi Paesi risultano numerose e pressanti le richieste di molti cittadini privi di tutela e a rischio di non poter utilizzare i contributi versati sia in Italia che in Paesi esteri al fine del perfezionamento di un diritto previdenziale;

   attualmente tra l'Italia e il Messico, ad esempio sussiste un semplice accordo relativo all'esportabilità delle prestazioni che tuttavia non garantisce il meccanismo della totalizzazione dei contributi né ai lavoratori né alle imprese –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per assicurare i diritti garantiti ai cittadini residenti in Paesi con i quali l'Italia ha già stipulato un accordo bilaterale di sicurezza sociale ed economico anche ai lavoratori italiani residenti in Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela o in altri Paesi ove le comunità italiane sono consistenti;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, in relazione alla tutela dei diritti assistenziali dei lavoratori residenti in Paesi esteri, al fine di rivedere il quadro di tutela previdenziale in regime internazionale con la stipula di convenzioni di sicurezza sociale con i Paesi nei quali vivono importanti comunità di cittadini italiani, chiamati «old generation» e «new generation»;

   quali eventuali iniziative si intendano adottare per verificare la possibilità di richiedere una pensione a carico del Paese estero di residenza, a condizione che tale richiesta non gravi sulle casse dello Stato italiano.
(4-00640)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRITELLI e CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la riforma del settore bieticolo-saccarifero avvenuta a livello europeo nel 2005 per contenere la produzione di zucchero e permettere anche ad altri Paesi di poter accedere al mercato europeo, ha purtroppo portato alla chiusura di 100 zuccherifici su 185 in Europa e di 16 su 19 in Italia;

   dal 30 settembre 2017, grazie all'accordo avvenuto tra il Parlamento europeo e gli Stati membri dell'Unione europea nell'ambito della riforma della politica agricola comune (Pac) del 2013, a seguito di un processo di riforma e ristrutturazione avviato nel 2006, è venuto meno il regime delle quote di produzione nel settore saccarifero, spianando così la strada ai produttori nord europei, soprattutto quelli tedeschi e francesi, portando all'immissione di circa 4 milioni di tonnellate di prodotto in più nel mercato europeo; tutto ciò ha portato ad un tracollo del prezzo dello zucchero a danno del nostro Paese e di tutta la zona del Mediterraneo;

   questo aumento di competitività sempre più aggressiva a livello europeo e l'abolizione delle quote nazionali di produzione hanno portato in grave crisi l'ultimo presidio produttivo rimasto sul territorio nazionale, nonché l'unico produttore di zucchero italiano ovvero la Cooperativa produttori bieticoli (COPROB), prima realtà produttiva nel settore;

   si tratta di una importante azienda, nata 55 anni fa, del territorio metropolitano bolognese, con due importanti impianti, uno con sede a Minerbio, in provincia di Bologna e l'altro a Pontelongo, in provincia di Padova, e quest'anno farà la 55a campagna bieticolo-saccarifera; oltre ad aver avviato un ampio percorso di sensibilizzazione delle istituzioni, degli operatori del settore agroalimentare, della grande distribuzione organizzata, delle organizzazioni professionali e Sindacali e dei consumatori per il sostegno e la condivisione di una campagna denominata «Un patto per lo zucchero italiano», l'azienda costituisce un esempio eccellente di agroindustria perché è l'unica esperienza cooperativa di agricoltori che si sono associati per presidiare l'intera filiera, dalla produzione alla trasformazione;

   Coprob associa 5.700 aziende agricole, di cui 2.000 solo nel bolognese, impiega 250 dipendenti in maniera stabile, a cui se ne aggiungono altrettanti durante la campagna bieticola e dà lavoro a 1.500 imprese dell'indotto per un valore complessivo di 530 milioni di euro l'anno; solo nell'ultimo decennio ha investito 180 milioni di euro per l'ammodernamento industriale dei due impianti, producendo così un aumento del potenziale produttivo del 30 per cento, con picchi fino al 50 per cento superiori alle medie storiche, raggiungendo una capacità di 300.000 tonnellate di zucchero su 32.000 ettari di barbabietole;

   la bieticoltura del bolognese ha raggiunto un livello talmente avanzato di precisione da consentire a Coprob di testare la coltivazione della bietola biologica, in modo da poter produrre zucchero bio già nel 2019;

   la bieticoltura, riconosciuta coltura preziosa nella rotazione agraria, consente di produrre cereali di qualità con meno input ed è una grande risorsa dal punto di vista ambientale, perché capace di captare tanta CO2 per ettaro quanto quella che capta il bosco;

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare per sostenere la campagna di Coprob – Italia Zuccheri, «Un patto per lo zucchero italiano», in grado di preservare questa coltura strategica e tutelare la continuità della filiera italiana;

   se intenda adoperarsi presso le istituzioni europee per ridefinire con urgenza misure che assicurino la tenuta complessiva del sistema di trasformazione, a partire dalla giusta rimuneratività del prodotto, a vantaggio dei bieticoltori italiani.
(5-00108)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   CECCONI e BENEDETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» vengono previste forme di sostegno e promozione della coltivazione e filiera della canapa;

   il termine cannabis light mira ad individuare in modo semplificato e discorsivo quel tipo di cannabis che presenta un principio attivo inferiore al limite dello 0,6 per cento;

   tale limite è stato introdotto dall'articolo 4, comma 5, della legge n. 242 che recita: «Qualora all'esito del controllo il contenuto complessivo di THC della coltivazione risulti superiore allo 0,2 per cento ed entro il limite dello 0,6 per cento, nessuna responsabilità è posta a carico dell'agricoltore che ha rispettato le prescrizioni di cui alla presente legge»;

   a seguito dell'approvazione della presente normativa il mercato ha visto una inaspettata apertura di numerosi punti vendita su tutto il territorio nazionale;

   recentemente il Consiglio superiore di sanità ha espresso un parere negativo, richiesto dal Ministero della salute, sulla vendita e l'utilizzo dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenza di canapa (cannabis light);

   si è appreso da notizie di stampa che il Ministero della salute ha richiesto un parere all'Avvocatura dello Stato e ad altre amministrazioni competenti sulla tematica dell'utilizzo e vendita della cannabis light;

   ad oggi non si conoscono ancora i risultati di quanto richiesto dal Ministero della salute;

   la Ministra interrogata ha evidenziato come il Consiglio superiore di sanità sia un organo esclusivamente consultivo i cui pareri non hanno efficacia vincolante e come la decisione definitiva su tale tematica sia di competenza sua e del Governo;

   la Ministra ha altresì dichiarato che non risulta oggi alcuna emergenza per la diffusione della cannabis light o prova della sua nocività, ma che è necessaria una regolamentazione normativa che ne consenta la vendita e l'utilizzo;

   una recente circolare del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali specifica le modalità di coltivazione e importazione della canapa ad uso industriale bloccando di fatto l'importazione dalla Svizzera del prodotto sul quale si basava la maggior parte della vendita delle infiorescenze; il che fa presumere che sarebbe opportuno separare i canali produttivi industriali con specifici regolamenti –:

   se non ritenga necessario assumere, con urgenza, adeguate iniziative normative che consentano la regolarizzazione di tale settore, prevedendo anche opportuni controlli.
(5-00111)


   PANIZZUT, TIRAMANI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, SEGNANA e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1994, in tema di autorizzazione all'uso diagnostico di apparecchiature a risonanza magnetica nucleare sul territorio nazionale, distingue le tipologie di apparecchiature e le relative autorizzazioni a seconda delle caratteristiche tecniche e della potenza di funzionamento della macchina;

   in merito è recentemente intervenuto il decreto-legge n. 113 del 2016, convertito dalla legge n. 160 del 2016, il quale ha modificato l’iter autorizzativo delle cosiddette «Total Body», ampliando la competenza delle regioni al rilascio delle autorizzazioni per le apparecchiature ad alto campo;

   non è stato modificato il regime relativo alle apparecchiature settoriali;

   fin dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1994 si è posto il problema interpretativo in ordine a che cosa dovesse intendersi per «macchine settoriali»;

   l'articolo 3, comma 1, infatti; prevedeva, e ancora prevede, che dovesse essere emanato un ulteriore decreto del Ministro della salute, oggi non emanato, che individuasse quali fossero le apparecchiature per risonanza magnetica (rm) non soggette ad autorizzazione;

   la mancanza di certezza sul punto ha dato luogo ad interpretazioni differenziate a livello nazionale e regionale;

   in particolare, il 7 giugno 1995 intervenne il Ministero della salute inviando agli assessorati regionali una nota di chiarimento in merito all'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 542 del 1994, sostenendo che non esistevano condizioni tecnico-scientifiche che giustificassero un'esenzione dell'esonero all'autorizzazione per tutte le macchine RM fino a T 0,5 di campo magnetico;

   da ultimo l'istituto superiore di sanità con nota del 23 ottobre 2017 indirizzata al Ministero della salute, in risposta a un quesito sottoposto in tema di NMR settoriali, rilevate le differenti interpretazioni da parte delle regioni, esaminata la questione dal punto di vista tecnico, giunge alla conclusione che l'uso per altri distretti anatomici non comporta rischi addizionali e che pertanto ne è possibile l'autorizzazione, invitando altresì il Ministero a redigere un futuro regolamento che fornisca una interpretazione uniforme della materia su tutto il territorio nazionale;

   nei primi mesi del 2018 il Ministero della salute, a seguito di un tavolo di lavoro in tema di risonanza magnetica, ha predisposto un documento finale, trasmesso in Conferenza Stato-regioni, calendarizzato e rinviato per due volte –:

   se la Ministra interrogata non ritenga opportuno assumere iniziative affinché venga data una risposta tempestiva e definitiva nella valutazione delle risonanze magnetiche settoriali a conferma che per le stesse non vi è la necessità di un'autorizzazione preventiva.
(5-00112)


   NOVELLI e PEDRAZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 502 del 1992, e successive modificazioni, ha definito le prestazioni socio-sanitarie e l'area delle professioni socio-sanitarie prevedendo l'emanazione di diversi decreti ministeriali, dei quali non tutti sono stati però emanati;

   la figura dell'operatore socio-sanitario (Oss), è stata prevista con accordo in Conferenza Stato-regione del 22 febbraio 2001. Si tratta di un operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di uno specifico percorso di formazione professionale, svolge un'attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, favorisce il benessere e l'autonomia della persona;

   il decreto-legge n. 402 del 2001 in materia di personale sanitario, ha quindi definito l'operatore socio-sanitario, figura di supporto all'assistenza;

   in Conferenza Stato-regione del 16 gennaio 2003 si è quindi disciplinata la formazione complementare dell'operatore socio-sanitario. A detto operatore, che ha conseguito con successo un percorso di formazione complementare di assistenza sanitaria di 300 ore di cui 150 di tirocinio, è consentito collaborare con l'infermiere o con l'ostetrica, nonché di svolgere alcune attività assistenziali, in base all'organizzazione, e conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza infermieristica e/o ostetrica;

   sempre più spesso, anche in conseguenza di una carenza di organico di personale sanitario, le figure di infermiere e operatore socio-sanitario tendono a confondersi e interscambiarsi, con il rischio, in alcuni ambiti, di poca chiarezza di ruoli e mansioni. Questo è ancora più acuito da una disparità di formazione professionale tra le regioni. Il sospetto è che per rincorrere il minor costo, vista la differenza di retribuzione tra operatori socio-sanitari e infermieri, si cerchino spesso soluzioni organizzative più economiche;

   come risulta agli interroganti, in diverse strutture e realtà regionali la somministrazione di farmaci viene eseguita dagli operatori socio-sanitari. Per esempio, l'azienda sanitaria del Mediofriuli aveva adottato un protocollo in base al quale le prescrizioni terapeutiche potevano essere eseguite dagli operatori socio-sanitari con formazione complementare. In realtà, per alcuni farmaci (come antipsicotici, anticoagulanti e altro) somministrati dagli operatori socio-sanitari, la prescrizione prevede di darli al paziente fuori dal protocollo e questa è una funzione che può essere eseguita solo da un operatore con la qualifica di infermiere –:

   se non si intendano assumere iniziative per chiarire in che termini possono essere erogati farmaci dagli operatori socio-sanitari, anche a garanzia della sicurezza dei pazienti, e prevedere uniformità di ruoli e compiti degli operatori socio-sanitari su tutto il territorio nazionale, eliminando le attuali disparità di formazione professionale diversa da regione a regione.
(5-00113)


   CARNEVALI, DE FILIPPO, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il primo atto della Ministra interrogata in vista della prossima predisposizione del piano nazionale per il Governo delle liste d'attesa è stato l'invio in data 15 giugno 2018 di una circolare ove si chiede alle regioni e alle province autonome quale sia lo stato delle liste di attesa;

   la stessa Ministra interrogata ha dichiarato: «Metterò il massimo impegno e mi aspetto grande collaborazione dalle regioni in favore dei cittadini per abbattere lunghi e impossibili tempi di attesa e per avere accesso ai servizi e alle informazioni. Cercherò di andare incontro a tutte le esigenze delle regioni e ai loro eventuali problemi organizzativi, ma seguirò con grande determinazione (...) questo obiettivo come uno dei capisaldi del Servizio sanitario pubblico e della tutela dei diritti della salute»;

   le richieste di informazioni alle regioni si articolano in sette aree-chiave, con dati relativi al 2017, e a loro volta le regioni e le province autonome devono far pervenire al Ministero della salute tutte le informazioni entro 15 giorni, compilando apposite schede con una eventuale nota di accompagnamento;

   con la circolare la Ministra chiede alle regioni di dar conto di sei punti, i primi tre focalizzati sull'attività ordinaria, i successivi tre sulle misure di controllo dell'attività libero-professionale intramuraria; in particolare, si chiedono informazioni sulle modalità di funzionamento delle «agende» delle strutture sanitarie pubbliche e di quelle private accreditate; si chiede altresì di spiegare quali siano i criteri individuati per la determinazione dei volumi di attività istituzionale e di quelli di attività libero professionale intramuraria, di spiegare quali misure siano previste, senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti, e se queste misure vengano effettivamente applicate qualora le prestazioni nei tempi massimi attesa individuati dal piano regionale non vengono garantite;

   obiettivi dichiarati della Ministra sono quelli di intercettare tempestivamente il bisogno di salute dei cittadini, ridurre l'inappropriatezza e garantire i livelli essenziali di assistenza. In definitiva, si intende tutelare l'accesso alle prestazioni assicurando la libera scelta del cittadino e riportando nei binari l'impiego della libera professione intramuraria;

   le reazioni delle regioni sono state piuttosto simili e, pur applaudendo all'iniziativa, sottolineano il fatto che non è più tempo di campagna elettorale e che per abbattere le liste di attesa servono risorse finanziarie aggiuntive –:

   quale modello organizzativo la Ministra interrogata intenda promuovere per tenere sotto controllo il governo delle liste d'attesa nonché quali e quante risorse aggiuntive intenda investire, così come richiesto dalle regioni, per coprire le spese conseguenti.
(5-00114)


   LAPIA, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, CHIAZZESE, D'ARRANDO, MAMMÌ, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TRIZZINO, TROIANO e VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i continui tagli alla sanità sarda stanno provocando la dismissione delle principali funzioni dei reparti del presidio ospedaliero «S. Francesco» di Nuoro, facendo venire meno i livelli minimi di tutela della salute dei pazienti, ormai esausti dalle lunghe ore d'attesa e dall'incresciosa situazione in cui vessa la struttura;

   l'ospedale soffre della carenza di personale, in particolar modo quello medico presso il pronto soccorso del presidio e di quello infermieristico in quasi tutti i reparti ed in maggior modo presso il blocco operatorio;

   nel 2017 l'organico del pronto soccorso era di 12 medici più un primario: nel 2018, da luglio in poi, è invece prevista la turnazione di soli 7 medici più un primario. Tutto ciò nonostante il «S. Francesco» di Nuoro, per carico di prestazioni, sia paragonato al «SS. Trinità» di Cagliari, il quale però dispone di un organico di 18 medici;

   a ciò si aggiunge il drastico calo di ostetriche presso la sala operatoria dell'omonimo reparto, talvolta sostituite da personale non specializzato: questo causerebbe forti rischi per la sicurezza dei pazienti, come mamme e nascituri;

   altro punto nevralgico è la mancanza di farmaci necessari ed essenziali a garantire i livelli minimi di cura dei pazienti: le stesse strumentazioni ed i macchinari medici a volte risultano completamente inutilizzati proprio a causa della mancanza di personale;

   la sottrazione di unità lavorative ad altri reparti per sopperire alle mancanze di cui in premessa e continuare a tentare di garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, genera – in quella che è una reazione a catena – il dilatarsi delle liste d'attesa per gli interventi operatori già programmati da tempo: questo accade anche per i casi più urgenti;

   l'impressione è che il continuo depotenziamento del «S. Francesco» di Nuoro, così come di altri punti ospedalieri della regione, rientri in un disegno «strategico», ovvero quello di continuare a sottrarre risorse economiche, strumentali e unità operative, per costringere la struttura ad una riduzione di numeri (ingressi, ricoveri, assistenza) che consolidi un totale depotenziamento dell'ospedale e l'omologazione dello stesso verso il basso –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e ritenga di assumere ogni iniziative di competenza per garantire la piena tutela dei livelli essenziali di assistenza presso il presidio ospedaliero «S. Francesco» di Nuoro.
(5-00115)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa», detta norme precise circa la liceità della coltivazione della canapa che risulta condizionata solo dal tenore di Thc nelle infiorescenze;

   con il termine cannabis legale si intende quel tipo di canapa che presenta un principio attivo inferiore al limite dello 0,6 per cento, introdotto, quale deroga del limite principale, pari allo 0,2 per cento, dall'articolo 4, comma 5, della legge n. 242 del 2016;

   rispetto alla disciplina dettata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che governa i profili penali del diritto degli stupefacenti, introduce un limite di tolleranza legale in materia di presenza di Thc addirittura superiore a quello individuato con alcune pronunzie dalla Corte di Cassazione che ha determinato la soglia nello 0,5 per cento;

   un'ulteriore deroga all'applicazione di sanzioni penali, in ipotesi del superamento del limite dello 0,6 per cento, è contemplata nel comma 7 del citato articolo 5, nella parte in cui prevede che: «Il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa impiantate nel rispetto delle disposizioni stabilite dalla presente legge possono essere disposti dall'autorità giudiziaria solo qualora, a seguito di un accertamento effettuato secondo il metodo di cui al comma 3, risulti che il contenuto di THC nella coltivazione è superiore allo 0,6 per cento. Nel caso di cui al presente comma è esclusa la responsabilità dell'agricoltore»;

   tale legge ha rilanciato la produzione della canapa per più settori di utilizzo, aprendo il varco, de facto, alla commercializzazione della cannabis a basso contenuto di Thc legalizzata;

   il Consiglio superiore di sanità si è espresso contro la vendita dei prodotti a base di cannabis a basso contenuto di Thc, avvertendo che «non può essere esclusa la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa» e raccomanda di bloccare la libera vendita di tali merci, per «evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come sicura e priva di effetti collaterali si traduca in un danno per sé stessi o per altri»;

   tale nuovo fenomeno rischia peraltro di portare a uno sdoganamento e a una banalizzazione del rischio che il consumo di cannabis porta con sé, con un possibile impatto estremamente negativo soprattutto tra i giovani, anche a fronte del secondo posto dell'Italia in Europa per uso di cannabis –:

   se e come intenda recepire e dare seguito a quanto deliberato dal Consiglio superiore della sanità circa il blocco della libera vendita dei prodotti a basso contenuto di Thc.
(5-00116)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 6 luglio 2018 le aziende Findus e Frashona hanno richiamato, in via volontaria ed a scopo precauzionale, 16 lotti di prodotti surgelati tra cui minestroni, mix di verdure e mais forniti dall'azienda belga Greenyard N. V. ;

   tale decisione è stata presa a seguito delle segnalazioni di allerta europea e del fornitore della potenziale contaminazione da Listeria monocytogenes di una partita di fagiolini, utilizzati all'interno dei prodotti oggetto del richiamo;

   2 dei 16 lotti richiamati sono stati ritirati dalla catena di supermercati Lidl Italia nella sola regione Sicilia, luogo in cui – secondo l'azienda – i prodotti Frashona sono stati venduti in via esclusiva;

   il batterio Listeria monocytogenes può essere causa di listeriosi e gravi malattie allo stomaco e all'intestino e, per alcune categorie di individui – tra cui donne incinte, bambini, anziani e soggetti immunodepressi – la malattia può degenerare in forme anche molto gravi che in Europa dal 2015 hanno causato 47 casi e 9 decessi;

   dalle dichiarazioni dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) «potrebbero ancora emergere nuovi casi in ragione del lungo periodo di incubazione della listeriosi (fino a 70 giorni), della lunga durata di conservazione dei prodotti»;

   il Codacons ha chiesto alle autorità competenti di svolgere controlli a tappeto in tutta Italia allo scopo di verificare che nella vicenda non siano coinvolti anche altri marchi –:

   quali iniziative urgenti, in relazione ai fatti esposti in premessa, intenda adottare il Ministro interrogato per tutelare la salute pubblica e se non ritenga opportuno adottare apposite iniziative, anche di carattere normativo, per rafforzare i controlli sanitari relativi alla commercializzazione dei prodotti in questione.
(5-00109)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalle testate giornalistiche locali, ad Atena Lucana sono stati diagnosticati i primi due casi in Italia di schistosomiasi, malattia tropicale infettiva;

   in particolare, due ragazzi provenienti dal Mali, ospiti di un centro d'accoglienza presente nel comune salernitano, sono stati ricoverati presso l'ospedale di Eboli;

   i due maliani sarebbero arrivati in Italia circa sei mesi fa e la malattia in questione può essere curata in maniera efficace solo con farmaci non disponibili in Italia, che l'ospedale di Eboli ha richiesto alla farmacia dello Stato della Città del Vaticano;

   nel mondo sono stimate circa 240 milioni di persone infette e sono più di 50 i Paesi interessati, soprattutto dell'Africa, dell'Asia e del Sud America;

   da tempo viene denunciata la necessità di porre adeguata attenzione al rischio contagio da malattie infettive legate, in particolare, ai flussi migratori incontrollati che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi anni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se siano state adottate tutte le misure caso per proteggere i cittadini e quanti sono impegnati ogni giorno nelle operazioni di sbarco lungo le coste italiane.
(4-00630)


   CARDINALE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si registrano gravi e criticità presso le unità ospedaliere di medicina e lungodegenza dell'ospedale Maria Immacolata Longo di Mussomeli;

   i medici previsti in pianta organica per tale struttura sanitaria dovrebbero essere cinque ma già sino al mese di gennaio 2018 risultavano 4, ma con il pensionamento di uno dei medici le unità in servizio sono scese a 3 e, dal maggio 2018, con il congedo straordinario per maternità di un'altra dottoressa, di fatto i medici in servizio sono solamente due;

   dal 3 luglio 2018 uno dei due medici è in malattia per stress;

   come riportano alcuni articoli di stampa ha suscitato molto scalpore la notizia del dottor Saverio Sciattino, l'unico dei medici rimasto in servizio, il quale nonostante fosse stato colpito da un grave lutto familiare, la scomparsa della madre, non ha potuto usufruire di alcun congedo proprio per assicurare servizio presso l'ospedale;

   il citato professionista è quindi obbligato ad assicurare l'assistenza diurna, la pronta disponibilità pomeridiana e la reperibilità notturna tutti i giorni, per garantire il servizio dell'unità ospedaliera di medicina e lungodegenza, le consulenze del pronto soccorso internistiche cardio/respiratorie e gli eventuali trasferimenti dei pazienti critici dal pronto soccorso presso l'unità coronarica di Caltanissetta o Agrigento;

   gravi criticità si riscontrano anche nel servizio di pronto soccorso;

   il bacino di utenza dell'ospedale di Mussomeli è molto ampio con oltre 70.000 abitanti in un'area complessa e disagiata;

   fino ad ora la direzione generale dell'azienda sanitaria provinciale non ha proceduto ad implementare il personale al fine di porre rimedio alle gravissime criticità che costituiscono un rischio per la salute dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione alle suddette criticità al fine di assicurare il funzionamento dell'ospedale di Mussomeli o garantire i livelli essenziali di assistenza.
(4-00657)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Mosaicoon una delle start-up più importanti del panorama italiano e anche una delle più longeve è in fase di fallimento;

   una società famosa in tutto il mondo che in quasi dieci anni di attività è arrivata a fatturare fino a 20 milioni di euro e ha aperto sedi, oltre che all'isola delle Femmine, dove è nata, anche a Milano, Roma, Singapore, New Delhi, Seoul, Londra;

   nonostante la crescita costante e una posizione importante nel settore della comunicazione video online, non ha retto alla concorrenza dei colossi del web, Google e Facebook e, a seguito del costante calo di clienti negli ultimi due anni, è arrivata la decisione del management di chiudere;

   questa chiusura comporterà la perdita di circa 120 posti di lavoro nella stragrande maggioranza dei casi qualificatissimi e in un settore innovativo;

   è una grave perdita per tutto il Sud che vuol riscattarsi e che ha dato dimostrazione di potercela fare con creatività e ambizione;

   Mosaicoon testimonia una delle principali difficoltà imposte al sistema imprenditoriale da una sempre più estrema finanziarizzazione e dal sempre maggiore monopolio nel settore hi-tech, in mano a pochi colossi –:

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità dell'apertura di un tavolo di confronto per affrontare nel merito la questione Mosaicoon e i problemi di sistema che ne stanno determinando la crisi, al fine di individuare possibili soluzioni a salvaguardia dei livelli occupazionali e della presenza della medesima impresa in un settore importante dell'economia, nonché per evitare la fuga di cervelli e garantire la tutela dei brevetti nei confronti dei grandi colossi del web.
(3-00055)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RACITI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto 20 maggio 2015 definisce diversi comuni tra cui Gela, Mazzarino, Riesi, Caltagirone e Piazza Armerina quali aree di crisi industriale complessa;

   l'accordo di programma rappresenta per il territorio in questione una delle ultime opportunità per attirare investimenti e per fornire opportunità a tanti giovani per investire su idee innovative in grado di offrire opportunità di sviluppo e occupazione;

   i comuni sopraindicati dovrebbero essere posti nelle condizioni di attrarre investimenti anche per sopperire al significativo ridimensionamento occupazionale, legato ai processi di ristrutturazione e riconversione da parte di Eni;

   si apprende da fonti sindacali che si rischia di avere un finanziamento a sostegno del citato strumento del tutto inadeguato alle necessità territoriali;

   15 milioni di euro risulta essere la cifra ipotizzata in dotazione all'accordo di programma per area di crisi complessa tali fondi sarebbero del tutto insufficienti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire risorse adeguate e superiori alla cifra ipotizzata per l'attivazione degli strumenti di sostegno per l'area di «crisi complessa» e consentire il rilancio dell'area industriale gelese.
(5-00110)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 giugno 2018, alla presenza di tutte le sigle sindacali, è stato sottoscritto l'attesissimo accordo nazionale di Poste Italiane per le politiche attive del lavoro applicativo di quanto convenuto con i verbali del 30 novembre 2017 e dell'8 febbraio 2018 siglati in occasione dell'accordo sulla nuova riorganizzazione di posta, comunicazione e logistica, con una previsione, tra nuove assunzioni e trasformazioni da part time a full time nei tre anni, di almeno 6000 FTE (full time equivalent);

   il suddetto accordo prevede nella fattispecie quanto segue:

    1) l'assunzione di 1080 lavoratori con contratto a tempo determinato o ex contratto a tempo determinato del recapito che abbiano diritto alla precedenza di cui all'articolo 24 del decreto legislativo n. 81 del 2015, destinati dall'azienda nelle regioni Lazio, Emilia, Lombardia, Friuli, Trentino Alto Adige, Veneto, Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta;

    2) 1126 trasformazioni a full time, di cui 768 in ambito sportelleria e 358 in ambito recapito;

    3) l'assunzione dal mercato esterno di 500 apprendisti da destinare alle sale consulenza;

    4) il trasferimento in ambito nazionale, entro il prossimo autunno, di 204 addetti al recapito e 159 addetti alla sportelleria, a valle dei processi di mobilità provinciale e regionale che dovranno essere realizzati entro il 13 luglio 2018;

   con il medesimo accordo le parti si sono inoltre impegnate ad incontrarsi sul tema della mobilità entro il 15 dicembre 2018 per definire un nuovo accordo, finalizzato ad agevolare lo scorrimento delle graduatorie nazionali anche in relazione ai processi di mobilità provinciale e regionale per gli anni 2019-2020;

   con particolare riferimento alle regioni Molise ed Abruzzo, l'azienda non ha realizzato in modo puntuale quanto convenuto in sede di accordo, avendole fortemente penalizzate con tagli indiscriminati. Alle due regioni, infatti, secondo quanto deciso da Poste Italian s.p.a. spetterebbero zero trasformazioni, zero consolidamenti e zero mobilità;

   il Molise, regione in cui Poste Italiane ha perso la metà dei posti di lavoro, è stato privato anche di numerosi servizi assegnati ad altre regioni più «fortunate», il tutto a fronte di un bilancio aziendale florido che vede un'ininterrotta distribuzione di utili agli azionisti;

   il taglio dei servizi ha penalizzato tutte le zone interne e montane del Molise, ove gli uffici oramai funzionano a giorni alterni, così come il recapito della corrispondenza, circostanze hanno contribuito allo spopolamento delle stesse;

   l'esistenza sul territorio dell'ufficio postale ed il recapito della corrispondenza rappresentavano, nell'immaginario collettivo, una certezza, spazzata oramai dal primato del maggior profitto. Per di più, Poste Italiane continua a progettare la digitalizzazione dei servizi, nonostante l'assenza di rete e di fondi per l'acquisto dei computer;

   le vittime delle suddette scelte, a giudizio dell'interrogante scellerate, sono, naturalmente, i soggetti più vulnerabili, come gli anziani da tempo costretti a file interminabili per riscuotere le loro misere pensioni;

   quanto premesso avrà pesanti ripercussioni su un'area geografica ed una realtà sociale ed economica che già di per sé è penalizzata –:

   come si pensi di affrontare e risolvere la drammatica situazione esposta in premessa, determinatasi a seguito delle scelte, secondo l'interrogante irresponsabili, del management molisano dell'azienda.
(4-00626)


   ASCANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2018 il giudice Antonio Picardi e il collegio composto da Michele Breggia e Michela Grillo del tribunale di Arezzo hanno decretato la fine della storica azienda «Cantarelli» di Terontola. Il magistrato del tribunale fallimentare aveva concesso anche i «tempi supplementari» prima di pronunciare il verdetto finale e un'offerta per l'acquisto della storica azienda è stata attesa fino all'ultimo;

   la procedura di amministrazione straordinaria, scattata con la dichiarazione di insolvenza del titolare Alessandro Cantarelli, è durata due anni e mezzo senza che il commissario straordinario Leonardo Romagnoli e il Ministero dello sviluppo economico trovassero un compratore;

   con il fallimento dell'azienda si è chiusa la storia durata oltre mezzo secolo di una realtà industriale della moda che per decenni ha prodotto lavoro e benessere nel territorio tra Arezzo e la provincia di Perugia, negli stabilimenti di Rigutino e Terontola, fino ad occupare nei momenti di gloria anche ottocento dipendenti;

   si è aperto così un dramma sociale ed occupazionale, con il paradosso di un fallimento che è arrivato nonostante l'alta qualità dei prodotti richiesti per la manifattura, impeccabile espressione del vero made in Italy;

   il sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, ha informato agli inizi di giugno 2018 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali della difficile realtà che stanno vivendo le maestranze e tutto l'indotto della Cantarelli, auspicando il suo interessamento affinché vengano messe in atto tutte quelle forme di sostegno e di tutela nei confronti del grande patrimonio umano coinvolto nella vicenda;

   «Insieme a me tutta la Giunta è fortemente preoccupata per i dipendenti, e tutto quell'indotto che intratteneva rapporti con la Cantarelli, un brand manifatturiero importante a livello nazionale e non solo» ha dichiarato il sindaco Agnelli che ha aggiunto: «ho incontrato alcuni dipendenti durante le varie assemblee e manifestazioni pubbliche e lo sconforto oltre alla legittima preoccupazione è stampata sui loro volti, mista alla più che comprensibile rabbia per quanto è accaduto. Ed è per questo che nutriamo forti dubbi anche sulla fase di conduzione commissariale della crisi dell'azienda. Siamo pertanto intenzionati ad andare in fondo alla vicenda pur di avere tutti i necessari chiarimenti, in tutte le sedi, oltre quelle politiche»;

   in data 28 giugno 2018 il Corriere di Arezzo ha pubblicato un articolo informando che il Ministro ha comunicato, tramite la segreteria ministeriale, l'impossibilità di avere un incontro a causa dell'agenda troppo fitta –:

   quanto e in che modo il Governo intenda intervenire sul caso.
(4-00650)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta D'Attis n. 4-00604, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 21 del 4 luglio 2018.

   D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio del 27 dicembre 2017, n. 205, articolo 1, comma 70, è previsto che «Per l'esercizio delle funzioni di cui all'articolo 1, comma 947, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è attribuito un contributo di 75 milioni di euro per l'anno 2018 da ripartire con le modalità ivi previste». Il citato comma 947 prevede, altresì che, «Ai fini del completamento del processo di riordino delle funzioni delle province, di cui all'articolo 1, comma 89, della legge 7 aprile 2014, n. 56, le funzioni relative all'assistenza per l'autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, di cui all'articolo 13, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e relative alle esigenze di cui all'articolo 139, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sono attribuite alle regioni a decorrere dal 1° gennaio 2016, fatte salve le disposizioni legislative regionali che alla predetta data già prevedono l'attribuzione delle predette funzioni alle province, alle città metropolitane o ai comuni, anche in forma associata. Per l'esercizio delle predette funzioni è attribuito un contributo di 70 milioni di euro per l'anno 2016. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delegato per gli affari regionali e le autonomie locali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, si provvede al riparto del contributo di cui al periodo precedente tra gli enti territoriali interessati (...)»;

   ad oggi, non è dato conoscere il piano di riparto né la volontà del Governo di procedere alla prevista finalizzazione delle risorse stanziate, con possibili ripercussioni negative sull'anno scolastico 2018/2019;

   in Puglia, la regione ha firmato una convenzione di avvalimento con le province e la città metropolitana, impegnando dieci milioni di euro, già ripartiti tra gli enti destinatari, ma insufficienti a garantire, da soli, senza il previsto contributo del fondo nazionale per le disabilità, di cui alle citate norme, il mantenimento degli stessi standard qualitativi e quantitativi (ore di assistenza specialistica agli alunni disabili);

   per la provincia di Brindisi, nel piano di riparto delle risorse regionali, è prevista l'assegnazione di uno stanziamento di circa ottocento mila euro, sulla base di un fabbisogno finanziario, per assicurare gli stessi servizi dello scorso anno scolastico, del doppio delle risorse. Tale fabbisogno è stato sin qui soddisfatto, con il concorso dei fondi regionali e nazionali ad un servizio essenziale per garantire l'inclusione dei disabili, il regolare svolgimento della loro vita scolastica, il sostegno ai processi di apprendimento di disabili psichici gravi, dei ciechi e dei sordi;

   con queste risorse sono stati garantiti i servizi con buona pace dei disabili i quali hanno ricevuto i servizi medesimi regolarmente senza problemi e con un buon livello di gradimento, ma soprattutto senza che nessuno sia stato escluso, disabili gravi e non gravi;

   sono state accolte tutte le istanze pervenute –:

   se si intendano assumere iniziative per confermare il finanziamento nazionale, non facendo mancare il concorso dello Stato a un servizio così delicato e i cui beneficiari sono giovani studenti già da sé fortemente svantaggiati, tenendo conto che le risorse di fatto non sono nel bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma in quello del Ministero dell'economia e delle finanze e, quindi, ad avviso dell'interrogante, è come se non fossero ancora finalizzate, e che la mancata assegnazione delle risorse nazionali potrebbe comportare il taglio radicale della quantità di servizio erogato, con conseguente rischio di restringimento o delle ore o del numero di studenti ammessi e perdite dei relativi posti di lavoro degli assistenti.
(4-00604)

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Deidda n. 5-00015 dell'8 maggio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00061;

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-00019 dell'11 maggio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00062;

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-00027 del 5 giugno 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00653.