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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 giugno 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è unanimemente riconosciuto che il cambiamento climatico alterna fenomeni meteorologici estremi, quali forti piogge, cicloni, ondate di calore, siccità grave e prolungata. L'Italia, come tutto il bacino del Mediterraneo, non è purtroppo esente da tali fenomeni;

   in particolare, con l'imminente stagione estiva, come spesso riportano di frequente gli organi di informazione, l'Italia è sovente stretta dalla morsa degli incendi acuita da siccità e, come detto, da ondate di calore;

   numerosi roghi, alcuni di origine dolosa, mettono ogni estate a dura prova il Nord, il Centro e il Sud d'Italia senza distinzione;

   particolarmente critica è la ricorrenza di fenomeni incendiari in alcune aree del Paese quali i boschi alpini di Lombardia e Veneto, il parco nazionale del Vesuvio, la Pineta di Castel Fusano a Ostia, i boschi dell'Appennino campano, la Sila, le Madonie e la Sardegna centrale;

   la legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi n. 353 del 2000 obbliga i comuni a censire annualmente i terreni percorsi dal fuoco attraverso un apposito catasto, in modo da applicare con esattezza i vincoli del caso, che vanno dal divieto di modificare la destinazione d'uso dell'area per 15 anni, all'impossibilità di realizzare edifici, esercitare la caccia o la pastorizia, per un periodo di dieci anni. Con questo strumento indispensabile, che serve a reprimere usi impropri e illegittimi, chiunque abbia il benché minimo interesse a operare in modo illegittimo, non può farlo, si interromperebbe così questo criminale metodo, terreno fertile per abusivismo e reati a danno della buona economia agropastorale;

   nei casi più gravi è possibile configurare il nuovo reato di «disastro ambientale» introdotto dalla legge n. 68 del 2015 sugli «ecoreati» –:

   se il Governo intenda assumere le iniziative più utili, comprese quelle per una maggiore dotazione di risorse umane e strumentali, a supporto delle operazioni di prevenzione e spegnimento da parte delle donne e degli uomini della protezione civile, dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine impegnati sul campo; data l'evidente origine «criminale» di molti incendi, se non intendano attuare un piano straordinario di controllo del territorio al fine di prevenire e contrastare gli incendi dolosi che, devastando aree dall'alto valore ambientale e paesaggistico, distruggono il futuro della cittadinanza;

   se, per quanto di competenza, i Ministri interrogati non intendano promuovere un monitoraggio nazionale in relazione al catasto incendi, con particolare riguardo ai comuni interessati dai roghi, anche in passato.
(4-00512)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco naturale regionale di Portofino è costituito dall'omonimo promontorio, posto a 30 chilometri dalla città di Genova. Con una superficie di 18 chilometri quadrati ha uno sviluppo costiero di 13 chilometri;

   la vegetazione del promontorio di Portofino, in ragione delle caratteristiche di insolazione, ventosità, umidità, pendio e microclima, si caratterizza per una elevata ricchezza con oltre 700 specie spontanee presenti sul territorio;

   nel 1978, ai sensi della legge n. 70 del 1975, l'Ente autonomo del Monte di Portofino nato nel 1935 fu soppresso, e le sue funzioni furono trasferite alla regione Liguria che già dal 1977 aveva approvato la legge quadro n. 40 sulle aree protette, con lo scopo di avviare una politica di tutela e valorizzazione del territorio creando parchi e riserve naturali;

   con l'articolo 1, comma 1116, della legge di bilancio per l'anno 2018, n. 205 del 2017, è stato modificato l'articolo 34, comma 1, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, inserendo la lettera f-ter) relativa all'istituzione del parco nazionale di Portofino che comprende la relativa area marina protetta;

   l'istituzione e il primo avviamento del previsto parco nazionale di Portofino è finanziato, con la norma di cui al seguente comma 1117, nei limiti massimi di spesa di euro 300.000 per l'anno 2018 e con un milione di euro a decorrere dall'esercizio finanziario 2019 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda concretamente assumere, e con quale tempistica, per pervenire all'adozione in modo rapido e formale, del decreto istitutivo del parco nazionale di Portofino e della relativa area marina protetta, visto che si tratta di una zona strategica per la Liguria e, soprattutto, per la Riviera di Levante e la sua nota attrattività turistica nazionale e internazionale.
(4-00505)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di ottobre 2016, l'Italia ha ratificato l'accordo di Parigi della Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (COP 21) entrato ufficialmente in vigore il 4 novembre 2016. Come noto, esso stabilisce obiettivi molto impegnativi e invita gli Stati a indicare le modalità con cui intendano perseguirli;

   l'Italia, con la legge n. 221 del 2015, ha approvato il collegato ambientale che, all'articolo 3, istituisce la «Strategia nazionale di sviluppo sostenibile», con aggiornamento da parte del Cipe almeno ogni 3 anni, e, all'articolo 68, prevede il «Catalogo dei sussidi nocivi per l'ambiente»;

   in data 23 febbraio 2017 è stato reso disponibile dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il «Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli», di cui al citato articolo 68 della legge n. 221 del 2015, dove si auspica una eliminazione certa e rapida dei sussidi dannosi all'ambiente; dalle tabelle allegate al «Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli» si evince che la quota di bilancio statale destinata ai Seasonal Affective Disorders (Sad) è di oltre 16 miliardi di euro anno, di cui una parte rilevante a favore del settore dell'energia e per agevolazioni fiscali;

   secondo recenti ricerche, la rimozione e il conseguente reimpiego green, in particolare in edilizia, di una consistente parte di queste ingenti risorse permetterebbe di rendere pienamente attivabile il processo di avvio della strategia di raggiungimento degli obiettivi di COP 21, conseguendo importanti benefici sia sul versante dell'abbattimento della CO2 sia sul versante occupazionale, con un aumento stimato di circa 200.000 unità lavorative per anno. Sempre in tema di occupazione, una parte di queste risorse nell'ordine del 20/25 per cento andranno rese disponibili per il reimpiego sostenibile di forze di lavoro in possibile difficoltà nei settori che perdono sussidi;

   il tema su cui agire quindi è la fiscalità riallocativa, strumento con il quale il Paese potrà accedere ad un insieme strategico di benefici (ambientali, energetici, sociali, sanitari, industriali e di bilancia commerciale ma anche turistici) senza aumento di tasse a carico dei cittadini;

   il sottosegretario per l'economia e le finanze Massimo Garavaglia ha dichiarato di voler prevedere l'interruzione della spesa pubblica per i Sad per finanziare parte della cosiddetta flat tax. È molto evidente che la suddetta impostazione, nel passaggio dalla pur apprezzabile interruzione della spesa per i Sad al loro reimpiego, ad avviso degli interroganti contiene un grave deficit di coerenza verso risorse che appartengono fin dall'origine al settore ambientale e che vanno quindi, in continuità con il Catalogo, reimpiegate in quello stesso settore;

   è pertanto indubbio che tale deficit di coerenza sottrae agli italiani la protezione climatica, prioritaria in tutto il mondo. Già nella precedente legislatura sono stati presentati diversi atti di sindacato ispettivo nel merito della questione e la nota di aggiornamento al documento di economia e finanze recava un riferimento, ancorché piuttosto blando, all'opportunità di intraprendere un percorso di tipo riallocativo; pertanto il disposto di questa parte del collegato ambientale pareva prossimo a essere attuato –:

   quale sia la posizione dei Ministri interrogati in merito a quanto esposto in premessa e se intendano finalmente assumere impegni concreti e prioritari sul versante della citata fiscalità riallocativa, al fine sbloccare il finanziamento operativo del trattato di Parigi COP 21, considerato che tale intervento si troverebbe anche in pieno accordo con le indicazioni europee.
(4-00510)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, NOBILI e ASCANI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio del 2016, il Cipe ha stanziato 70 milioni di euro per la messa in sicurezza, recupero e valorizzazione dell'ex carcere di Santo Stefano (Ventotene);

   la decisione fu presa dal Governo pro tempore con l'obiettivo di restaurare l'ex carcere e trasformarlo in un luogo della memoria, simbolo degli ideali europeisti del «Manifesto di Ventotene» redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il confino fascista nell'isola pontina;

   agli inizi dell'800, il carcere iniziò ad accogliere un numero sempre più crescente di detenuti, tra cui molti «politici»: tra questi, Luigi Settembrini, Gaetano Bresci, Silvio Spaventa e durante il fascismo Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro e Sandro Pertini;

   nel 1965, la struttura venne definitivamente chiusa e da allora è completamente abbandonata e dal 2008 il carcere è monumento nazionale;

   il progetto di sviluppo e recupero dell'ex carcere borbonico ha trovato una prima immediata realizzazione nella elisuperficie realizzata in poco più di tre mesi dal genio ingegneristico e militare dell'Agenzia del demanio e del Ministero della difesa, al fine di rendere più agevole il trasporto dei materiali necessari al recupero della struttura stessa;

   per la realizzazione della elisuperficie sono stati spesi 1,6 milioni di euro a fronte dello stanziamento complessivo di 70 milioni di euro;

   attualmente si è in attesa delle necessarie autorizzazioni affinché Invitalia – stazione appaltante per i lavori e società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze – possa essere messa nelle condizioni di procedere nello sviluppo del progetto di riqualificazione della struttura;

   considerato il particolare valore, anche simbolico, dell'ex carcere di Santo Stefano, sarebbe auspicabile anche un sopralluogo diretto da parte del Ministro competente, come è avvenuto poco tempo fa per Pompei –:

   quali iniziative il Ministro, per quanto di competenza, intenda porre in essere con l'obiettivo di sbloccare rapidamente le opere di recupero e riqualificazione già finanziate, anche per raccogliere il pressante invito del sindaco di Ventotene «a fare presto» per mettere da subito in sicurezza il prezioso manufatto storico, favorendo in tal modo l'immediata riconversione di una struttura sempre più fatiscente ma ricca di storia e cultura, luogo simbolo delle radici europee.
(4-00504)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla testata online «Cronache di Il quotidiano indipendente», in data 7 giugno 2018, Augusto La Torre, detenuto nel penitenziario di Ivrea, avrebbe utilizzato un'intervista, rilasciata attraverso il suo avvocato, Filippo Barbagianni, e pubblicata sul sito internet www.appiapolis.it il 4 giugno, per indirizzare insulti e messaggi inquietanti verso magistrati e giornalisti;

   secondo il quotidiano, già la frase che chiude l'intervista, una citazione di Gramsci, conterrebbe un messaggio preciso: «Io sono sconfitto momentaneamente, ma la forza delle cose lavora per me a lungo andare»;

   prima lo stesso La Torre avrebbe attaccato il pubblico ministero Alessandro D'Alessio, e il collega di «Cronache» Giuseppe Tallino;

   «Credo che alcuni giornalisti – dichiara La Torre secondo quanto detto dal quotidiano napoletano – siano indegni di pubblicare i loro articoli e alcuni direttori di testate siano colpevoli di favoreggiamento e di concorso esterno con uomini e donne che usano i media per delegittimare i loro nemici. Dunque, sono dei delinquenti e dei calunniatori di professione con l'aggravante di saperlo di essere. Ecco perché non chiederò più loro di rettificare i loro articoli, e se un giorno, come spero, dovessero chiedermi un'intervista riceveranno in risposta la seguente frase: “Non parlo con i calunniatori, parlo soltanto con i veri giornalisti, quelli che solitamente scrivono la verità e quando capiscono di aver scritto una inesattezza non solo la rettificano senza aspettare che gli venga chiesto ma sono anche umili da scusarsi”»;

   in data 11 giugno 2018, presso la procura della Repubblica del tribunale di Santa Maria Capua a Vetere, il giornalista Giuseppe Tallino ha presentato denuncia-querela contro Augusto La Torre, esponendo i fatti sopra menzionati, e in particolare alcuni passaggi dell'intervista, di La Torre, nella quale lo stesso apostrofava Tallino come «pseudo giornalista»; La Torre inoltre parlava di giornalisti «pennivendoli, asini patentati, la vergogna del giornalismo» proferendo altri, ulteriori, improperi;

   nella stessa denuncia, il giornalista Tallino segnala di essere in uno stato di profondo disagio e di preoccupazione per la sua incolumità;

   «Il dottor D'Alessio – ha detto il boss all'indirizzo del pubblico ministero – sa benissimo che non lo stimo, gliel'ho detto in faccia dinanzi ai miei legali. E non perché come vuole far credere ha fatto indagini su di me o su mio figlio, ma perché non è un uomo serio»;

   va ricordato che La Torre risulta essere un personaggio di primo piano della criminalità dell'area casertana. Considerato il boss di Mondragone, è stato a lungo detenuto in regime di 41-bis per poi passare al rango di collaboratore di giustizia, tornando quindi al regime ordinario;

   secondo gli inquirenti, il potere dei La Torre non è scalfito; esistono indagini in corso, che hanno portato all'arresto del figlio e del fratello del boss, con cui si è ipotizzato un tentativo di riformare il clan;

   appare, in ogni caso, grave che un boss detenuto possa approfittare di un'intervista per lanciare messaggi all'esterno, soprattutto con un chiaro contenuto minaccioso –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine alla vicenda riportata in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per evitare che possano essere veicolati da persone detenute messaggi offensivi e inquietanti nei confronti di magistrati e giornalisti, come emergerebbe nel caso sopra richiamato.
(4-00511)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il potenziamento della linea 2 della metropolitana di Napoli ha portato un importante collegamento su ferro nell'area est della città, con la nuova fermata di San Giovanni a Teduccio, prolungamento del vecchio capolinea di Gianturco, che consente agli abitanti di quartieri molto popolosi come Barra, Ponticelli, e a una vasta area di studenti e pendolari, di avere un nodo di interscambio di centrale utilità nel collegamento col resto della città;

   tutta l'area della stazione di San Giovanni a Teduccio vive uno stato di degrado e di rischio per la sicurezza, soprattutto nelle ore serali;

   lo stesso vecchio edificio che dà su piazza San Giovanni Battista e che ospita la stazione è in condizioni di abbandono; le zone di verde all'interno della struttura, pur ripulite periodicamente, sono in evidente situazione di incuria;

   uno dei problemi più seri è quello della sosta selvaggia, con l'impossibilità di parcheggiare in zona in modo ordinato e organizzato, raggiungendo la stazione attraverso percorsi protetti;

   Ferrovie dello Stato italiane e Rete ferroviaria italiana, cui è attribuito il ruolo di gestore delle infrastrutture, hanno realizzato anni fa, su una loro area, un parcheggio attrezzato con oltre duecento posti, pronto all'uso ma mai aperto;

   tale area attigua alla stazione di San Giovanni a Teduccio risulta incredibilmente sbarrata: uno spazio enorme, non utilizzato, di proprietà di Rete ferroviaria italiana del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, che potrebbe accogliere in modo disciplinato auto in sosta, e dotare la stazione di quel passaggio di scambio, in sede protetta, con garanzie di sicurezza, per pendolari, studenti della vicina università, allievi dell'adiacente centro Apple e altri insediamenti;

   la presenza di un parcheggio attrezzato chiuso senza motivo mentre le auto vengono parcheggiate in modo disordinato lungo tutto il corso San Giovanni e nelle zone adiacenti, con conseguenze sul traffico, sull'ordine della zona, sulla sicurezza di tutti, appare come un vero schiaffo alla logica e alla buona gestione –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, nei confronti di Rete ferroviaria italiana del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, in relazione alla difficile situazione della stazione di San Giovanni a Teduccio di Napoli della linea 2 della metropolitana e, in particolare, in ordine al parcheggio adiacente alla stessa, chiuso senza ragione, benché ultimato e di centrale importanza per la sicurezza dei pendolari e dell'intera area.
(4-00503)


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la ferrovia Cuneo-Ventimiglia collega il capoluogo di provincia piemontese alla Liguria attraversando il territorio francese. A Breil-sur-Roya vi è una diramazione internazionale per Nizza, grazie alla quale si effettua il collegamento Cuneo-Nizza. La gestione delle infrastrutture del tratto in territorio italiano è affidata a Rete ferroviaria italiana; il tratto in territorio francese è gestito da Réseau Ferré de France;

   la linea fu inaugurata per la prima volta nel 1928; gravemente danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale, venne nuovamente inaugurata nel 1979, grazie alla convenzione internazionale raggiunta nel 1970 che prevede a carico dell'Italia i costi di manutenzione anche del tratto francese; su quest'ultimo negli anni recenti i rischi per la sicurezza hanno obbligato a limitare la velocità a 40 km/h, con gravi ripercussioni sulla frequenza dei treni e sull'utilizzo della linea stessa; dal 2013 le corse giornaliere Cuneo-Ventimiglia sono state ridotte da 16 a 4;

   la richiesta di lavori di ammodernamento da parte delle popolazioni italiane e francesi ha trovato risposta con lo stanziamento da parte del Governo italiano, nel 2016, di 29 milioni di euro per la sistemazione di 47 chilometri di linea ferroviaria, il rinnovo di 7 chilometri di rotaie e 5 ponti, l'installazione di 9 reti e 6 griglie, nonché l'installazione dei controlli di sicurezza Smct (italiano) e Daat (francese) per incrementare il numero delle corse; da parte francese si sono stanziati solo 2 milioni di euro;

   i cantieri preparatori sono stati realizzati nel mese di agosto 2017 e l'inizio dei lavori, con interruzione del traffico ferroviario, è avvenuto il 3 settembre; è stato disposto un servizio di bus sostitutivi nella tratta Limone-Ventimiglia fino alla riapertura della linea, prevista inizialmente al 28 aprile 2018; tale servizio comporta notevoli disagi per il trasbordo treno-bus e per i tempi di percorrenza molto lunghi, anche a causa del traffico alternato nel tunnel di Tenda con attese al semaforo oltre i 20 minuti;

   la Francia a inizio 2018 ha indicato la possibilità di destinare 15 milioni di euro per contribuire ai lavori, da ripartire tra Stato francese, regione Provence Alpes Cote d'Azur, comuni transfrontalieri; la regione Piemonte ha indicato la possibilità di un suo contributo di 5 milioni di euro;

   nel mese di aprile 2018 le ferrovie francesi hanno rinviato la riapertura della linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza al 13 luglio; tra le giustificazioni indicate sulla stampa, vi sono quelle connesse agli scioperi occorsi nel settore ferroviario francese contro alcune riforme del Presidente Macron; tuttavia, gli orari pubblicati a giugno sono validi a partire dal 22 luglio;

   tale previsione inficia gravemente le potenzialità turistiche dei territori interessati, data anche la perdurante complessità della viabilità stradale sul colle di Tenda; numerose sono le manifestazioni di protesta sia sul versante italiano che francese per il ritardo dei lavori e per chiedere un ulteriore investimento sulla linea che garantisca il ripristino della velocità a 80 km/h; le trattative per il rinnovo della convenzione del 1970, al fine di un'equa distribuzione dei costi di manutenzione tra Italia e Francia ed una più efficiente gestione della linea, sono state portate in Conferenza intergovernativa ma finora non hanno prodotto risultati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione delineata e quali iniziative intenda adottare per garantire la rapida apertura della linea Cuneo-Nizza;

   se intenda promuovere iniziative di confronto interregionale e internazionale al fine di rinnovare la convenzione del 1970 e rendere la tratta Cuneo-Nizza efficace parte finale di una direttrice europea che dal nord Europa e dal capoluogo piemontese conduca nel territorio delle Alpi Marittime, candidate a patrimonio dell'Unesco, nonché in Liguria e in Costa Azzurra, sviluppando con un'infrastruttura rispettosa dell'ambiente le grandi potenzialità turistiche ancora inespresse, in particolare sul versante italiano.
(4-00507)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   in data 13 giugno 2018 le testate La Stampa e Il Fatto Quotidiano riportano la notizia di una segnalazione a Bankitalia; da parte di una fiduciaria del Lussemburgo circa il rientro in Italia di tre milioni di euro collegati ad attività di esponenti e di simpatizzanti del movimento politico della Lega;

   questo report codificato come «operazione sospetta» sarebbe ora nelle mani della procura di Genova che, con rogatoria internazionale, ha chiesto di poter far luce su transazioni anomale che sarebbero avvenute anche durante l'attuale mandato di segreteria nazionale del movimento politico sopracitato;

   gli inquirenti della procura di Genova dal 2017 indagano sui movimenti finanziari della Lega;

   com'è noto, il 26 luglio 2017, vengono condannati Umberto Bossi e l'ex tesoriere Francesco Belsito e viene disposta a carico della Lega la confisca di 48 milioni di euro che però, nei fatti, risultano essere solo due perché la restante somma sembrerebbe essersi «smaterializzata»;

   nel dicembre 2017 Stefano Aldovisi, uno dei revisori condannati nel dicembre 2017, deposita un esposto che gli inquirenti ritengono utile per la ricerca dei 48 milioni di euro scomparsi;

   l'inchiesta del settimanale L'Espresso ha ricostruito una serie di movimenti opachi che riguardano le casse della Lega;

   il 16 maggio del 2012 la Lega apre un conto corrente presso la filiale Unicredit di Vicenza e in sei mesi vengono trasferiti circa 24,4 milioni di euro in totale depositati presso altri istituti;

   degli oltre 24 milioni di euro arrivati in Unicredit, una parte viene indirizzata mediante bonifici a favore di società di capitali controllate dalla stessa Lega come Pontida Fin, Media Padania ed Editoriale Nord;

   altra parte di risorse sarebbe finita alla Sparkasse di Bolzano; si tratta di circa 10 milioni di euro di cui 4 in titoli e 6 liquidi, il cui presidente della Cassa di Risparmio era e risulta tuttora Gherard Brandstatter, già socio in affari dell'avvocato Domenico Aiello a lungo consulente della Lega;

   come riportato anche negli articoli sopra citati del 13 giugno 2018, il primo deposito di Bolzano viene estinto a metà 2013 e il denaro allora depositato sarebbe stato indirizzato verso società e finanziarie contigue alla Lega;

   la legge n. 96 del 2012 vieta ai partiti di effettuare investimenti in titoli come derivati e obbligazioni societarie, eppure, come riportato dall’Espresso, nel maggio 2014 quando Matteo Salvini, segretario della Lega era diventato da pochi mesi europarlamentare una parte di quelle risorse sarebbe finita in obbligazioni General Electric, la spagnola Gas Natural, le italiane Mediobanca, Enel, Telecom e Intesa Sanpaolo e 300 mila euro sarebbero stati messi anche sul corporate bond di Arcelor Mittal, il gruppo siderurgico indiano che ha acquisito Ilva;

   dal dicembre 2013 al maggio 2014 il patrimonio della Lega passa da più di 14 milioni di euro a circa 6 milioni di euro;

   da notizie stampa si apprende che, nell'ottobre del 2015, nel pieno del processo che ha portato alla condanna di Bossi e Belsito, è stata inoltre costituita da parte di tre commercialisti, Giulio Centemero, oggi tesoriere della Lega Alberto di Rubba, attualmente direttore amministrativo del gruppo parlamentare alla Camera, e Andrea Manzoni, attualmente revisore legale del gruppo al Senato, un'associazione culturale, onlus, denominata «Più Voci»;

   secondo quanto riportato dall'Espresso, tra i finanziatori di questa onlus, risulterebbero l'imprenditore Parnasi, attraverso versamenti effettuati dalla Immobiliare Pentapigna srl, e la società Esselunga; secondo quanto riportato dal settimanale, inoltre, i soldi, poco dopo essere arrivati sul conto della onlus, sarebbero successivamente stati girati a società di capitali del gruppo leghista;

   in quattro mesi, 265 mila euro sarebbero andati a Radio Padania, mentre altri 30 mila euro sarebbero stati versati sul conto della Mc srl, società leghista che controlla il giornale onlineIl Populista, uno dei principali strumenti leghisti di propaganda online;

   è noto che il segretario della Lega ha annunciato querela nei confronti dell’Espresso;

   la ricostruzione degli eventi afferenti alle finanze della Lega, attualmente partito al Governo, risulta agli interpellanti essere inquietante soprattutto alla luce degli ultimi elementi apparsi a mezzo stampa –:

   nel rispetto dell'autonomia degli organi inquirenti, se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto riportato dalla stampa circa eventuali passaggi di danaro dalla onlus «Più Voci» a società che fanno capo direttamente alla Lega, anche come strumenti di comunicazione politica, nonché, considerata la ricca movimentazione di danaro, se si intenda verificare l'effettiva rispondenza a criteri di onlus da parte della stessa associazione «Più Voci».
(2-00030) «Fiano, Ascani, Bazoli, Benamati, Bonomo, Enrico Borghi, Braga, Bruno Bossio, Cantini, Carla Cantone, Carè, Carnevali, Cenni, Critelli, De Luca, De Menech, Fregolent, Gadda, Gribaudo, Lacarra, Lepri, Miceli, Migliore, Mor, Morani, Moretto, Morgoni, Navarra, Nobili, Noja, Pellicani, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Prestipino, Rossi, Rizzo Nervo, Scalfarotto, Serracchiani, Schirò, Siani, Vazio, Viscomi».

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sistema integrato di verifica e controllo massivo delle targhe consentiva alle telecamere, già posizionate sul territorio di numerosi comuni, di leggere la targa di una vettura, interrogare la banca dati del sistema centralizzato nazionale targhe e transiti (Scntt);

   il sistema Scntt, consentiva di acquisire e distribuire le liste nazionali delle targhe rubate, non revisionate, con il bollo scaduto o prive di assicurazione. Nello specifico, il transito di una targa compresa nelle liste generava un allarme che in tempo reale veniva trasmesso agli uffici operativi di competenza e, contemporaneamente, ai tablet in possesso dalle pattuglie, con immediata segnalazione di un mezzo rubato e localizzazione della posizione, rendendo estremamente efficace l'azione di repressione da parte delle forze dell'ordine;

   questo prezioso servizio era a beneficio di polizia di Stato e carabinieri, ma anche della polizia municipale;

   circa 4500 comuni si sono già dotati di un sistema di video-sorveglianza, con centinaia di telecamere presenti sulle strade più importanti e all'interno delle città;

   l'investimento da parte dei comuni era volto alla dotazione di un efficace strumento per garantire al sicurezza e l'ordine pubblico;

   le forze di polizia di numerosi comuni, nel corso di alcuni controlli su auto sospette, hanno verificato il blocco delle piattaforme di sorveglianza anti-auto rubate e le aziende fornitrici delle tecnologie hanno reso noto che la sospensione era stata disposta unilateralmente da parte del Ministero dell'interno, senza che alcuna circolare o comunicazione preventiva sia stata fornita ai comuni, alle forze dell'ordine e agli operatori del settore;

   ad oggi risulta, quindi, attiva la sola funzione che permette – attraverso le telecamere – di verificare la copertura assicurativa tramite accesso alla banca dati dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), nonché per la verifica dell'adempimento della revisione del veicolo tramite la banca dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Dtt);

   uno dei casi più recenti ha riguardato il comune di Candido (TO), dove l'identificazione e la cattura di tre rapinatori fuggiti a bordo di auto rubata a seguito del malfatto è risultata impossibile proprio a causa del blocco del sistema di allerta immediata (Scntt);

   il controllo automatico sui mezzi rubati era la funzione principale del sistema sopra descritto e principalmente a questo fine, i comuni hanno fatto investimenti importanti sul sistema di video-sorveglianza;

   da notizie non ufficiali, parrebbe che la sospensione sia stata causata da presunte incompatibilità tra il sistema di rilevazione e controllo massivo e i profili di protezione dei dati personali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per ripristinare l'accesso delle polizie locali alle informazioni relative alle targhe dei mezzi rubati al fine di offrire un prezioso strumento per la sicurezza dei cittadini e per il mantenimento dell'ordine pubblico, oltre che per la efficace e tempestiva repressione di condotte illecite;

   se non ritenga che tale sistema risulti particolarmente utile anche al fine di prevenire che gli agenti delle forze dell'ordine siano esposti a rischi evitabili.
(3-00027)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARATTIN. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'articolo 227, comma 2-bis, del decreto legislativo 18 agosto del 2000, n. 267, in caso di mancata approvazione del rendiconto di gestione entro il termine del 30 aprile dell'anno successivo si applica la procedura prevista dal comma 2 dell'articolo 141 del medesimo decreto legislativo;

   tale procedura prevede che, trascorso il termine senza che sia stato predisposto dalla giunta il relativo schema, il prefetto nomina un commissario affinché lo predisponga d'ufficio per sottoporlo al consiglio. In tale caso, e comunque quando il consiglio non abbia approvato nei termini lo schema predisposto dalla giunta, il prefetto assegna al consiglio un termine non superiore a 20 giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all'amministrazione inadempiente e inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio;

   secondo l'articolo 9, comma 1-quinquies, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, in caso di mancato rispetto dei termini previsti per l'approvazione dei bilanci di previsione, dei rendiconti e del bilancio consolidato e del termine di trenta giorni dalla loro approvazione per l'invio dei relativi dati alla banca dati delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 13 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, compresi i dati aggregati per voce del piano dei conti integrato, gli enti territoriali non possono procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e di somministrazione, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto, fino a quando non abbiano adempiuto. È fatto altresì divieto di stipulare contratti di servizio con soggetti privati che si configurino come elusivi della disposizione del precedente periodo -:

   se si siano verificati episodi di mancato rispetto dei termini per l'approvazione del rendiconto di gestione e, in caso affermativo, quanti siano i comuni che non abbiano adempiuto agli obblighi normativi citati in premessa e se ad essi sia stata applicata la disciplina sanzionatoria di cui articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e di cui all'articolo 9, comma 1-quinquies, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160.
(5-00050)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il reclutamento, il favoreggiamento, la prostituzione minorile, l'induzione e la tratta di persone, nonché l'esercizio degli stessi in luoghi privati, costituiscono specifiche fattispecie di reato, previste, rispettivamente, dall'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, e dagli articoli 537 e 540 del codice penale;

   la Caritas diocesana di Cagliari, tramite lo sportello antiracket, ha denunciato che il 90 per cento delle ragazze nigeriane sbarcate in Italia finisce nelle mani del racket della prostituzione;

   in passato, è stato più volte denunciato il diretto collegamento tra l'aumento dei flussi migratori di clandestini e l'incremento della prostituzione, e ciò, in particolare, nelle strade dei comuni nei quali hanno sede i centri d'accoglienza per i migranti richiedenti asilo e protezione internazionale;

   non è tollerabile il mancato intervento degli organi istituzionali al fine di eliminare tale fenomeno criminale, che, invece, si sta rapidamente diffondendo nelle città, determinando un accrescimento considerevole del degrado sociale e un calo della qualità della vita per i residenti dei quartieri e dei centri interessati;

   il fenomeno della prostituzione è spesso accompagnato da altri crimini, quali lo spaccio della droga, furti, rapine e altri episodi di violenza a danno di terzi;

   da più parti è stato anche segnalato, con riferimento alle donne straniere costrette alla prostituzione, il molteplice ricorso alle pratiche interruttive della gravidanza presso le strutture delle aziende locali sanitarie;

   all'interrogante non risulta che i citati episodi delittuosi, nonché il ricorso alle pratiche richiamate, siano stati fatti oggetto di apposite segnalazioni alle autorità competenti ad opera degli operatori dei centri di accoglienza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti denunciati dallo sportello antiracket della Caritas della diocesi di Cagliari, anche con riferimento all'aumento del ricorso alle pratiche interruttive della gravidanza, e, se del caso, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per porre fine a questo ennesimo fenomeno criminale e di degrado sociale, frutto di una gestione fallimentare dei flussi migratori.
(4-00506)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Torino si trovano numerosi centri sociali, tra i quali figurano quello denominato «Askatasuna» e «Asilo occupato», facenti riferimento il primo all'area autonoma e il secondo all'area anarchica;

   i due suddetti centri sociali sono siti a poca distanza l'uno dall'altro, «Askatasuna» nella zona del campus universitario in corso Regina Margherita 47, e «l'Asilo occupato» nel borgo Aurora in via Alessandria 12, e nonostante siano entrambi tenuti sotto osservazione da parte delle forze dell'ordine, gli interventi delle stesse vengono vanificati a causa di azioni disturbanti degli occupanti;

   nel Borgo Aurora gli occupanti abusivi dell’«Asilo occupato» più volte hanno circondato le forze dell'ordine durante le retate, rovesciando i bidoni dell'immondizia in mezzo alle strade e deturpando i muri, minacciando i cittadini e consiglieri che lavorano per una riqualificazione del borgo e limitandone lo svolgimento delle loro attività nella vita quotidiana;

   nello specifico, una consigliera di FDI Circoscrizione 7-To, Patrizia Alessi, da anni viene minacciata in modo sempre più consistente; è stata presa di mira la sua abitazione con cortei e scritte ingiuriose e minacce di ogni sorta (tra cui la morte), il tutto specificato e documentato in diverse denunce presentate negli uffici della digos e al vicino commissariato di polizia;

   gli stessi del centro «Asilo occupato» hanno anche occupato dieci alloggi ATC in via Aosta 31, un intero stabile privato in corso Giulio Cesare 45, e affittato anche alcuni appartamenti privati nei pressi dell'Asilo occupato, creando di fatto una base logistica in poche centinaia di metri;

   inoltre, poco distante dall’«Asilo occupato», in via Bologna, txasàsmo La Nuvola Lavazza, un edificio con all'interno gli uffici, che spesso viene vandalizzato dagli anarchici, in quanto contrari alla riqualificazione dell'area;

   nel 2017, in occasione di alcuni controlli sulla vendita di alcolici svolti dalle forze dell'ordine in piazza Santa Giulia a Torino, gli agenti si sono trovati costretti a fronteggiare per due volte nel giro di pochi giorni gli occupanti del centro sociale «Askatasuna» che accorsi sul posto hanno aggredito le forze dell'ordine con calci, pugni e colpi di bottiglia, obbligandole di fatto a far intervenire il reparto mobile per ripristinare l'ordine pubblico e la legalità;

   tali vicende rappresentano l'ennesimo grave episodio in cui la legalità appare sconfitta dall'illegalità e dalla violenza e gli autori dei reati non sono perseguiti;

   tale stato di cose sta trasformando determinate zone della città in una sorta di zone franche, in mano a organizzazioni violente che sembrano trovare una collocazione nei citati centri sociali;

   le attività illecite svolte nell'ambito di questi ultimi appaiono ancor più gravi se si considera che gli stessi sorgono in strutture di proprietà comunali dotate di ogni comfort, con annessi addirittura giardini e piscine ad uso esclusivo degli occupanti che qui si intrattengono incuranti del pubblico decoro e dei cittadini che sono costretti a vivere avendo tutti i giorni sotto gli occhi la loro impunità –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per permettere lo sgombero immediato dei suddetti centri sociali e ripristinare una situazione di legalità e di decoro negli spazi citati.
(4-00508)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 159 del 2011, istitutivo del codice antimafia, all'articolo 48, dispone che i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata sono trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l'immobile è sito;

   la palazzina di via Mosso 4 a Milano è un edificio che si affaccia su via Padova gestito dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata;

   come testimoniato da diversi organi di stampa e in alcuni servizi televisivi delle emittenti RAI e Mediaset, l'edificio è motivo di preoccupazioni igienico-sanitarie e di sicurezza per gli abitanti di un quartiere sensibile come quello di via Padova; nello stabile alloggiano persone senza fissa dimora ed esso è diventato centro di prostituzione, nonché di traffico e consumo di stupefacenti;

   tale condizioni rischiano altresì di compromettere il progetto di rivalutazione dell'adiacente ex convitto del Trotter, che include l'inaugurazione di una nuova scuola secondaria di primo grado con ulteriori 2500 metri quadri da destinare ad usi sociali;

   come previsto dalla legge, l'assessore alle politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano ha quindi avviato l’iter di assegnazione dello stabile presso la summenzionata Agenzia, con l'obiettivo di assicurarne una destinazione a vantaggio dei cittadini di via Padova e della città;

   gli abitanti del quartiere hanno promosso una petizione per sostenere la richiesta del comune che giace ancora senza risposta;

   riportare nelle mani della cittadinanza le ricchezze acquisite in maniera illegale dalla criminalità organizzata rappresenta un segno tangibile della rivincita di un'intera comunità e assume il profondo significato di rafforzare l'immagine dell'apparato pubblico; una inefficiente gestione dei beni confiscati produce, per converso, l'effetto di alimentare un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni da parte dei cittadini virtuosamente impegnati in uno sforzo di contrasto alle illegalità e di rivalutazione dei territori in cui abitano –:

   se non intenda esercitare la sua funzione di vigilanza sull'attività dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata verificando l’iter della richiesta del comune di Milano volta a un sollecito trasferimento dell'immobile sito in via Mosso 4 e alla conseguente destinazione dello stabile ad usi sociali.
(4-00509)


   DE LUCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che in data 11 giugno 2018 due migranti (i richiedenti asilo Daby e Sekou) originari del Mali e inseriti nel progetto di accoglienza «Sprar» del comune di Caserta sono stati raggiunti da colpi di pistola ad aria compressa sparati da tre ragazzi a bordo di un'automobile tipo Fiat Panda di colore nero al grido di «Salvini, Salvini!»;

   uno dei migranti è stato ferito al torace ed è stato medicato in ospedale;

   a denunciare l'episodio in data 19 giugno è stato il centro sociale «Ex Canapificio», associazione che gestisce il progetto «Sprar» insieme alla Comunità Rut delle Suore Orsoline e alla Caritas;

   i due giovani maliani hanno sporto rituale denuncia/querela presso la questura di Caserta;

   è stato convocato d'urgenza un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica presso la prefettura di Caserta;

   sulla vicenda sono in corso delle indagini;

   l'episodio ha suscitato preoccupazione per i possibili riverberi di tensione sociale che possono innescarsi;

   si ricorda che il territorio casertano purtroppo non è nuovo a tensioni di matrice razziale come testimoniano i gravissimi casi avvenuti nel 2008 e nel 2014;

   una certa terminologia propagandistica utilizzata anche da esponenti di Governo con incarichi delicatissimi rischia di accrescere rischi per l'ordine pubblico soprattutto in aree come quella richiamata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave aggressione indicata in premessa verificatasi nella città di Caserta e se non ritenga opportuno assumere una diretta iniziativa al riguardo, al fine in particolare di scongiurare possibili tensioni e di assicurare una maggiore sicurezza in territori a forte rischio come quello casertano, onde evitare il ripetersi di tali inquietanti episodi.
(4-00514)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante la notte del 31 dicembre 2017, due aziende di eccellenza del comparto bufalino situate nel territorio di Capaccio Paestum, la Masseria Eliseo e l'Azienda Bellelli, sono state incendiate;

   dopo svariati mesi dall'accaduto, i responsabili dell'azione criminale non sono stati ancora individuati, non assicurando, così, ai due imprenditori alcun sostegno politico e umano;

   da organi di stampa si apprende che, anche più di recente, molti sono stati gli episodi di criminalità accaduti nella medesima zona del salernitano: tra i più gravi e manifesti occorre evidenziare il furto commesso a danno di una troupe di una trasmissione televisiva, il giro di prostituzione scoperto nella zona del Cilento e la violazione di una proprietà privata con sequestro di una minorenne;

   a causa di questi episodi e di altri numerosi atti vandalici che hanno interessato la medesima zona, ci si chiede se il piano per la sicurezza, annunciato dal sindaco di Capaccio-Paestum, il dottor Palumbo, sia stato effettivamente posto in essere;

   tale situazione mette in grave pericolo tutti i cittadini, i quali nutrono sentimenti di abbandono da parte delle istituzioni, che non sono riuscite, con i vari mezzi che la legge mette a disposizione, a risolvere un problema datato, evidente e conosciuto dalle autorità;

   si tratta di una vera e propria emergenza che, ad opinione dell'interrogante, dovrebbe essere risolta realmente, in tempi brevi e con misure efficaci, tali da scongiurare ulteriori episodi di violenza e microcriminalità ed assicurare un maggiore controllo del territorio in collaborazione con le forze dell'ordine –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per fronteggiare questi episodi sempre più frequenti e rafforzare il controllo del territorio sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica, ovviando a eventuali inadempienze.
(4-00516)


   CECCANTI, CIAMPI e CENNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 18 e 19 giugno 2018 a Pisa hanno avuto luogo alcuni scontri di non breve durata in una zona molto frequentata e centrale, con lancio di bottiglie, e col ferimento di un commerciante ed il coinvolgimento di un altro cittadino;

   appare agli interroganti auspicabile che il Ministro si dedichi maggiormente ai propri doveri istituzionali più che alla campagna elettorale e alle proprie responsabilità di partito –:

   se siano stati predisposti controlli accurati, se vi sia stata una pronta reazione delle forze dell'ordine e, in caso negativo, a quali cause e responsabilità tali mancanze vadano attribuite; se intenda dare attuazione pronta ed efficace al Patto per la sicurezza urbana firmato dal suo predecessore con l'attuale amministrazione comunale.
(4-00518)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   VIZZINI, TRIPIEDI, CIPRINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di settembre 2018, a Lucca, i 900 studenti della scuola superiore Civitali-Paladini, saranno trasferiti per almeno due anni all'interno di prefabbricati, al fine di liberare e sottoporre a imprecisati interventi antisismici il convento di via San Nicolai, storica sede dell'istituto scolastico;

   i vertici della provincia hanno reso noto, tramite canali informali, che l'urgenza e l'indifferibilità dei lavori straordinari dipenderebbero dalla opportunità, non differibile, di conseguire finanziamenti pubblici statali con i quali sarebbe possibile sostenere le spese di tale iniziativa, senza incidere sugli attuali stanziamenti del bilancio provinciale;

   tali fondi, tuttavia, non sono nella attuale disponibilità della provincia, la quale deve ancora concorrere alla loro assegnazione, senza alcuna certezza di aggiudicarseli;

   altro aspetto problematico è la collocazione dei prefabbricati all'interno dell'area verde di Campo di Marte, in prossimità dei dismessi locali dell'ospedale, all'interno del quale saranno ospitati unicamente la dirigente scolastica – con la segreteria amministrativa – e i laboratori;

   sebbene la provincia difenda tale scelta, ritenendola preferibile alla ubicazione dei container nel parcheggio di scambio – e alla conseguente riduzione del numero dei posti-auto utilizzabili dagli utenti degli eventi sportivi e ricreativi – il disagio degli utenti è attestato da un appello della dirigente scolastica, volto a dissuadere le famiglie dalla manifestata intenzione di non confermare, per il prossimo anno, le iscrizioni presso la suddetta scuola;

   l'intera vicenda è connotata, ad avviso degli interroganti, dalla scarsa trasparenza delle scelte effettuate sino ad ora e dal dubbio che le sottese valutazioni siano state assunte sulla base di una rilevazione inadeguata o approssimativa dei costi, dei benefici e della sostenibilità finanziaria;

   non sono stati resi disponibili i dati, anche economico-finanziari, su cui insiste la scelta di ritenere indifferibile l'intervento edilizio, escludendo l'opportunità di individuare, quale sito alternativo ai prefabbricati, un immobile tra quelli demaniali idoneo o adattabile a ospitare studenti e professori durante l'effettuazione dell'intervento straordinario;

   non si dispone, in particolare, dei dati comparativi relativi ai costi, ai tempi di realizzazione e alle modalità di affidamento degli appalti relativi alla manutenzione straordinaria della sede storica, all'allestimento dei prefabbricati, all'adattamento alle esigenze scolastiche di altri immobili inutilizzati durante l'effettuazione dei lavori in via San Nicolai;

   legittime, in tale contesto, appaiono anche le preoccupazioni relative alle modalità di individuazione degli operatori economici da coinvolgere nell'affidamento degli appalti, ove i contratti fossero stipulati ricorrendo a procedure d'urgenza, ossia ad attenuata evidenza pubblica;

   rilevante è, infine, l'impatto negativo della soluzione individuata dalla provincia sull'immagine della pubblica amministrazione, non a torto percepita – specialmente dopo il recente caso del tribunale di Bari, dislocato in una tendopoli – come incapace di programmare interventi razionali, proporzionali al fattore di rischio sismico rilevato nelle singole sedi istituzionali del territorio nazionale e coerenti con le esigenze di mantenimento di un servizio pubblico di qualità adeguata alle rilevanti risorse immobiliari pubbliche disponibili nel Paese –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché siano definiti interventi che salvaguardino la qualità del servizio scolastico presso l'istituto Civitali-Paladini e una valutazione più trasparente delle alternative percorribili, verificando e divulgando all'utenza i motivi che determinerebbero la necessità, l'urgenza, l'opportunità, l'indifferibilità e la convenienza economico-finanziaria della ristrutturazione della sede storica e del ricollocamento temporaneo, pluriennale, dell'intera popolazione scolastica in moduli prefabbricati, escludendo la possibilità alternativa di destinare a tale uso transitorio altro immobile pubblico adeguato.
(4-00517)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   gli interventi di ristrutturazione aziendale, a prescindere dalle motivazioni sottostanti, incidono inevitabilmente non solo sulla posizione lavorativa, ma sulla vita stessa delle persone coinvolte e delle loro famiglie;

   pertanto, in tali casi è necessario sostenere i lavoratori sotto ogni profilo, per scongiurare tragedie come quella che si è consumata nel centro stampa di Savogna (Gorizia) dove, il 16 giugno 2018, un tipografo di 49 anni si è tolto la vita in un ufficio dello stabilimento;

   il centro stampa pubblica alcuni quotidiani distribuiti in Friuli Venezia Giulia, tra i quali Il Piccolo e Il Messaggero Veneto, di proprietà del gruppo Gedi, e nei giorni precedenti l'azienda aveva annunciato la chiusura dello stabilimento di Gorizia e il trasferimento a Padova dell'attività e del personale, nel centro stampa di proprietà del gruppo;

   la drammatica morte di questo lavoratore, che lascia una moglie e una figlia di undici anni, richiama la necessità di intraprendere idonee misure per migliorare la qualità e le condizioni del lavoro e il supporto dei lavoratori, la cui vita viene stravolta, come nel caso in questione, da decisioni aziendali assunte unilateralmente e in modo improvviso;

   tra l'altro, è necessario accertare se la proprietà aziendale abbia usufruito di finanziamenti pubblici, anche per verificare la legittimità del trasferimento disposto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare a tutela dei lavoratori del centro stampa di Savogna;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché siano riconosciute ai lavoratori maggiori tutele e sostegno, a fronte di provvedimenti aziendali che comportano incisivi cambiamenti della condizione del lavoratore;

   se il gruppo aziendale abbia usufruito di contributi pubblici e, in caso affermativo, a che titolo e finalità.
(5-00051)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   CARDINALE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale 16 novembre 2017, n. 4259, recante criteri e le modalità di ripartizione delle risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, sono state poste le basi per affrontare le questioni attinenti al ribasso del prezzo del grano che non poche difficoltà sta creando al comparto cerealicolo italiano e, in particolare, meridionale;

   il decreto ministeriale è stato registrato in data 13 dicembre 2017 (n. 908RP) ed è il risultato di un impegno, profuso nel corso della scorsa legislatura, finalizzato a porre un argine strutturale alle speculazioni sul prezzo del grano e assicurare un sostegno ai coltivatori;

   l'obiettivo è stato quello di concedere un aiuto diretto a favorire il rafforzamento della filiera grano-pasta nazionale, attraverso la sottoscrizione di contratti tra i soggetti della filiera cerealicola, assicurando sbocchi di mercato, e di migliorare la qualità dei prodotti con l'uso di sementi certificate e l'adozione di buone pratiche agricole;

   le risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, da assegnare nel quadro dell'applicazione del citato decreto ammontano a 10 milioni di euro per l'anno 2018 e 10 milioni di euro per l'anno 2019;

   anche quest'anno si registrano tensioni sul prezzo del grano che stanno provocando un eccessivo ribasso a discapito dei produttori;

   particolarmente colpito risulta essere il comprensorio nisseno;

   va affrontata anche la problematicità concernente l'arrivo di grano straniero spesso di bassa qualità e quotato a prezzi fuori mercato –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alle criticità evidenziate in premessa, quali siano le risorse che intende assegnare, sulla base del citato decreto, in favore dei produttori delle aree interne e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per rafforzare i controlli nell'ambito dei porti siciliani e non solo per contrastare l'arrivo di grano di bassa qualità.
(3-00028)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in materia di concorsi pubblici, il nostro ordinamento stabilisce la preferenza dello scorrimento delle graduatorie degli idonei rispetto alla proclamazione di nuovi concorsi. Ciò consente un risparmio di risorse pubbliche e riconosce il giusto collocamento a coloro che hanno superato delle procedure di selezione, risultando idonei a ricoprire una pubblica funzione;

   le amministrazioni, dunque, hanno il dovere di tener conto della presenza di graduatorie di merito, anche di altri enti pubblici, e di procedere allo scorrimento dei posti degli aventi diritto;

   tuttavia, non sempre si è agito in conformità a tali principi, anche a causa di problematiche burocratiche che hanno posto in una situazione di stallo i nuovi inserimenti, in particolare nel settore della sicurezza e delle forze dell'ordine;

   al riguardo, da tempo si attende lo scorrimento delle graduatorie di idonei del concorso per l'arruolamento di 1552 carabinieri effettivi svolto nel 2010, nonché del concorso indetto per 750 allievi finanzieri nell'anno 2012;

   gli idonei delle procedure in questione sono rimasti esclusi anche in periodi di forte esigenza di personale dei due comparti, come in occasione del Giubileo del 2015-2016, per il quale furono effettuate molteplici assunzioni straordinarie, attingendo dalle graduatorie preesistenti di concorsi;

   si è determinata nei confronti di queste persone un'inammissibile disparità di trattamento rispetto agli allievi dei medesimi comparti che hanno beneficiato dello scorrimento delle graduatorie per le nuove assunzioni;

   sarebbe un atto dovuto di buon senso da parte dello Stato, l'immediata assunzione degli idonei in riferimento, che garantirebbe, inoltre, un importante risparmio per la pubblica amministrazione che eviterebbe di procedere ad ulteriori procedure di selezione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, per quanto di competenza, quali opportune iniziative intendano adottare per procedere allo scorrimento delle graduatorie in questione.
(5-00049)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, PEZZOPANE, MORANI, GRIBAUDO e FIANO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 219 del 22 dicembre 2017 «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento» entrata in vigore il 31 gennaio 2018, è una conquista civile fondamentale che va accompagnata da una continua opera di promozione e informazione;

   la legge prevede all'articolo 4, comma 6, che «(...)Le DAT devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata autenticata ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l'ufficio dello stato civile del comune di residenza del disponente medesimo, che provvede all'annotazione in apposito registro, ove istituito»;

   nel contempo la legge n. 205 del 2017, legge di bilancio 2018, ha stanziato 2 milioni di euro per la realizzazione di una Banca dati nazionale delle Dat;

   per la realizzazione della suddetta banca dati, il Ministero ha istituito con decreto direttoriale del 22 marzo 2018 un gruppo di lavoro, a cui partecipano rappresentanti del Ministero della salute, delle regioni e dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali che dovranno definire i contenuti informativi della banca dati, le modalità di registrazione e di fruibilità delle Dat e le misure di sicurezza per la protezione dei dati personali;

   il quotidiano nazionale «La Repubblica» riporta, in data 19 giugno 2018, i dati di una inchiesta intitolata «La rivoluzione biotestamento azzoppata dalla burocrazia», dove emerge che dopo sei mesi dall'approvazione, di fatto, la legge risulta inapplicata;

   secondo l'articolo citato, ad oggi, pur mancando un dato nazionale, è probabile che gli atti presentati siano sotto quota 30 mila; dall'entrata in vigore della legge, si passa dai 958 di Milano, ai 125 di Torino, ai 22 di Napoli, ai 9 di Palermo, a 0 dell'Aquila, mentre a Roma il dato non è disponibile, là dove i soggetti potenzialmente interessati sono tutti i cittadini;

   dalle prime richieste di applicazioni sono sorti molteplici dubbi interpretativi che hanno portato il Ministero dell'interno, nel mese di febbraio a emanare la circolare 1/2018 contenente le prime indicazioni operative in attuazione della legge n. 219 del 2017 ove si chiarisce che le Dat vanno presentate di persona al comune in cui si risiede; l'ufficiale non partecipa alla redazione della disposizione né fornisce informazioni o avvisi in merito al contenuto della stessa; all'atto della consegna l'ufficiale fornisce al disponente formale ricevuta; l'ufficio deve limitarsi a registrare un ordinato elenco cronologico delle dichiarazioni presentate ed assicurarne un adeguata conservazione;

   nonostante tale circolare, rimangono numerosi dubbi interpretativi tra cui quello del ruolo del fiduciario, anche se questo è regolato dall'articolo 4 della legge n. 219 del 2017, per cui molti comuni in assenza del fiduciario o della sua nomina si rifiutano di accettare le Dat;

   come riporta l'articolo citato, il problema più grave è la mancanza di una banca dati nazionale che fa sì che anche le regioni che abbiano già varato il fascicolo sanitario elettronico non siano in grado di archiviare le Dat in modo digitale –:

   quale sia ad oggi l’iter per la realizzazione della banca dati nazionale e se non si ritenga doveroso intervenire con urgenza al fine di renderla operativa quanto prima;

   se non si ritenga necessario promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione a carattere nazionale e regionale dirette a diffondere una maggiore conoscenza dei contenuti previsti dalla normativa in vigore.
(5-00048)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   CARDINALE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 13 giugno 2018 le organizzazioni sindacali hanno siglato un accordo con Poste Italiane per la trasformazione nel corso dell'anno 2018 di una parte dei rapporti di lavoro dei dipendenti attualmente in part time in full time nonché per l'assunzione di oltre 1.000 addetti al recapito;

   da questo accordo purtroppo la Sicilia non trarrà alcun beneficio nonostante i sistematici disservizi che si registrano;

   solo 38 lavoratori sui 1.126 contratti che saranno trasformati in full time saranno assegnati alla Sicilia e nemmeno uno dei 1.080 nuovi addetti al recapito;

   si segnala l'oggettiva criticità in cui versa il servizio in provincia di Caltanissetta con oltre 30 zone di recapito con carenze strutturali;

   nella città di Gela, fatta eccezione per l'ufficio del centro, tutti gli altri fanno registrare un solo dipendente allo sportello con enormi disagi per l'utenza e un carico insopportabile per gli stessi dipendenti;

   le organizzazioni sindacali territoriali hanno avviato una mobilitazione in tutta la Sicilia evidenziando le carenze, soprattutto per le aree interne, che rischiano di pregiudicare un servizio essenziale per le comunità –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di verificare l'effettiva declinazione pratica dell'accordo siglato il 13 giugno 2018, con l'obiettivo di assicurare alla Sicilia un congruo numero di dipendenti per consentire un miglioramento del servizio postale nei confronti dell'utenza siciliana ed, in particolare, della provincia di Caltanissetta.
(3-00029)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da due mesi, nello stabilimento de La Doria di Acerra, in provincia di Napoli, si vive una situazione di tensione e preoccupazione a causa dell'annunciata chiusura delle attività produttive;

   nel sito di Acerra, dove vengono prodotti circa 50 milioni di vasi di sughi pronti, lavorano 67 dipendenti ai quali si aggiungono un'altra trentina di lavoratori dell'indotto;

   secondo i lavoratori e le organizzazioni sindacali la chiusura dello stabilimento di Acerra – su cui l'azienda parla di perdite per circa 3 milioni di euro – non si giustificherebbe in alcun modo, dal momento che mai si è fatto ricorso alla cassa integrazione, si continua a lavorare su tre turni, mentre la stessa azienda annuncia investimenti per l'ampliamento dell'opificio industriale di Parma;

   dopo la prima ondata di proteste, nel marzo 2018 è stato aperto un tavolo di confronto con sindacati e regione Campania, alla presenza dell'amministrazione comunale, con l'obiettivo di definire una strategia comune per impedire la chiusura dello stabilimento e, in ogni caso, per salvaguardare i lavoratori. I vertici aziendali avrebbero dato quanto meno garanzia che gli operai saranno redistribuiti sugli altri tre stabilimenti campani del gruppo;

   dopo qualche settimana di tregua, nei giorni scorsi, la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici è riesplosa. Un presidio all'esterno dello stabilimento di Acerra ha conosciuto anche alcuni momenti di forte tensione tra gli scioperanti e gli automobilisti;

   resta alta la preoccupazione tra i lavoratori, che continuano a svolgere le proprie mansioni mentre ancora attendono una risposta chiara sul loro futuro;

   il tavolo di trattative aperto tra azienda, Cgil, Cisl e Uil e le rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica non ha portato ai risultati auspicati: la proprietà vorrebbe, da settembre 2018, dismettere lo stabilimento e trasferire la produzione a Parma. Qui dovrebbero essere trasferiti anche diciotto lavoratori di Acerra, mentre in 49 dovrebbero essere collocati sugli altri tre stabilimenti campani;

   sindacati e lavoratori non condividono tale scelta e hanno interrotto la trattativa, riprendendo la protesta. Per i prossimi giorni è previsto un nuovo incontro presso la regione Campania;

   la chiusura dello stabilimento peserebbe in modo drammatico su un territorio già provato da altre crisi aziendali e con una disoccupazione tra le più alte d'Italia –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative per fare luce sulla vicenda, anche attraverso la convocazione di un tavolo nazionale in sede ministeriale al fine di agevolare la ricerca di una soluzione condivisa tra azienda e organizzazioni sindacali che non penalizzi i lavoratori e l'assetto produttivo di una intera area, come quella metropolitana di Napoli, già fortemente provata dalla bassa occupazione e dalla deindustrializzazione.
(4-00513)


   SIRACUSANO, MINARDO e GERMANÀ. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Poste italiane il 13 giugno 2018 ha siglato un accordo sulle politiche attive con i sindacati nazionali di categoria, «che relativamente alla Sicilia prevede la conversione del contratto da part time a full time per sole 18 unità nel comparto mercato privati e 20 unità in quello servizi postali»;

   l'intesa, in attuazione di precedenti accordi in materia di politiche attive del lavoro sottoscritte in sede di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro il 30 novembre 2017, prevede, entro la fine del 2018, 1080 assunzioni a tempo indeterminato, la trasformazione di 1126 rapporti di lavoro da part time a full time e 500 assunzioni di giovani laureati da destinare alle aree di consulenza degli uffici postali;

   in Sicilia i lavoratori part time di Poste Italiane sono oltre 800: si tratta di giovani, in buona parte laureati e figli o parenti di ex postali ai quali l'azienda aveva concesso la possibilità di ottenere l'assunzione di un familiare in seguito alla firma di un accordo con il quale il lavoratore recedeva dal contratto rinunciando a buona parte della buonuscita;

   delle 1126 trasformazioni indicate nell'accordo, per la Sicilia ne sono state previste solo 38 e zero assunzioni a tempo determinato sulle 1080 preventivate;

   a titolo esemplificativo, in una regione con poco più di 500 mila abitanti come la Basilicata, sono previste, nella divisione mercato privati, più conversioni di quelle riservate alla Sicilia. Per non parlare del Veneto, del Piemonte o della Lombardia dove si procederà alla stabilizzazione ed alla conversione dei contratti di oltre 350 unità per regione. Ma anche in quasi tutte le altre regioni la quantità di conversioni è nettamente superiore a quella della Sicilia;

   la scelta dell'azienda penalizza dunque fortemente la Sicilia, ma soprattutto i lavoratori part time costretti a ricorrere al lavoro straordinario, per arrotondare un magro stipendio, agevolando indirettamente l'azienda che può, in tal modo, fare fronte alle carenze di personale con il lavoro straordinario;

   sarebbe stata una scelta oculata da parte dell'azienda, secondo gli interroganti, attingere, in via preliminare, dal gran numero di giovani laureati che ha già tra i propri dipendenti, per le prossime 500 assunzioni di laureati, offrendo una prospettiva di crescita a tutti i lavoratori con contratti part time presenti in Sicilia –:

   quali siano i motivi che hanno condotto Poste Italiane a procedere ad una distribuzione ad avviso degli interroganti alquanto sperequata delle assunzioni e della trasformazioni dei rapporti di lavoro da part time a full time nella regione Sicilia rispetto alle altre regioni;

   se non si intendano assumere iniziative affinché Poste italiane compia una nuova valutazione oggettiva delle diverse posizioni e situazioni presenti sul territorio al fine di arrivare ad una distribuzione che tenga conto effettivamente delle necessità e delle carenze di personale in cui versano gli uffici postali delle diverse regioni italiane.
(4-00515)