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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 giugno 2018

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:


   VIGNAROLI, DAGA, DEIANA, FEDERICO, ILARIA FONTANA, D'IPPOLITO, LICATINI, ALBERTO MANCA, NANNI, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, il nostro Paese si è dotato di una specifica legislazione ambientale nazionale con notevole ritardo rispetto ai primi importanti interventi normativi comunitari. Per di più, con l'entrata in vigore di una disciplina sanzionatoria ambientale più rigorosa, le organizzazioni criminali hanno fornito a imprenditori senza scrupoli, interessati a vedere abbattuti i loro costi di impresa, una comoda «scorciatoia» per disfarsi dei rifiuti prodotti dalla loro attività, anche provvedendo a trasferire tali residui in aree che fossero di loro più agevole controllo;

   tali circostanze hanno portato a far sì che le aree in cui più forte era la pressione antropica prodotta dalle attività industriali più risalenti ed inquinanti, così come in quelle che si erano, loro malgrado, trasformate in comode «mete» di traffici illeciti di rifiuti, presentino, ad oggi, gravi e diffusi indici di inquinamento delle matrici ambientali e forti rischi per la salute di ogni cittadino;

   l'estrema gravità sanitaria, ambientale, economica e della legalità dell'area cosiddetta della «Terra dei fuochi», che ricomprende alcune aree della regione Campania, ha portato l'Esecutivo precedente a interventi specifici nella regione Campania;

   si prende atto dell'esistenza, su tutto il territorio nazionale, di aree che possono essere definite «ad alta compromissione ambientale» per l'alta densità di discariche abusive, percolazioni, roghi tossici e contaminazioni delle falde acquifere, che mettono a repentaglio la salute dei cittadini, la qualità delle matrici ambientali nonché la fiducia delle comunità nei confronti dello Stato –:

   se negli intendimenti e nelle priorità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare vi sia la volontà di proseguire con gli interventi in favore della «Terra dei fuochi», contestualmente individuando altre aree sofferenti a livello ambientale, sparse su tutto il territorio nazionale, se del caso, illustrando quali saranno gli elementi di criticità ambientale ed epidemiologica che saranno tenuti in specifica considerazione, oltre alla valutazione di iniziative normative per rendere più sollecite ed efficaci le operazioni di bonifica dei siti inquinati, anche non ricadenti in siti di interesse nazionale (SIN).
(3-00026)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBERTO MANCA e DEIANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2002 veniva istituito il parco nazionale dell'Asinara, nonché il relativo Ente parco (articolo 1), perimetrandone il territorio. Col medesimo atto si affidavano, rispettivamente:

    a) al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'esercizio della vigilanza sulla gestione del parco (articolo 10, comma 1, allegato A);

    b) al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della regione autonoma Sardegna la sorveglianza del territorio di pertinenza del parco (articolo 10, comma 1, allegato A);

   con propria determinazione n. 131 dell'11 marzo 2008 (prot. N. 19626) il comandante pro tempore del Corpo forestale e di vigilanza ambientale disponeva che il servizio di istituto presso la stazione forestale dell'Asinara fosse articolato settimanalmente su 4 turni di nove ore giornaliere senza interruzioni, garantendo in tal modo (tra orario di servizio e permanenza sull'isola in regime di reperibilità) una sorveglianza h24 da parte degli agenti del Corpo forestale e di vigilanza ambientale su tutto il territorio del parco;

   con delibera di giunta regionale n. 16/13 del 14 aprile 2015 veniva ridefinita la circoscrizione della stazione forestale dell'Asinara, attribuendo alla stessa anche la giurisdizione di tutto il territorio dei comuni di Porto Torres e Stintino e parte del territorio del comune di Sassari;

   con propria determinazione n. 69130 del 24 ottobre 2017 (prot. n. 3416), il comandante pro tempore del Corpo forestale e di vigilanza ambientale disponeva una diversa programmazione dell'articolazione oraria del servizio del personale della stazione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale dell'Asinara, facendo venir meno il presidio fisso che in precedenza aveva caratterizzato l'attività di sorveglianza del parco;

   tale riassetto dei turni, unito al citato ampliamento territoriale della giurisdizione in capo alla stazione di cui sopra, ha determinato una drastica riduzione delle ore effettive di sorveglianza esercitata all'interno dell'area protetta, giacché la maggior estensione del territorio da sorvegliare ad opera del personale in servizio presso l'Asinara ha aumentato il numero di spostamenti delle pattuglie dentro e fuori dal parco, con conseguente erosione del tempo dedicato e da dedicare al controllo del medesimo;

   la siffatta organizzazione dell'attività di sorveglianza è in grado di compromettere l'efficacia e l'efficienza della stessa;

   il mantenimento di tale stato dei luoghi può determinare altresì il non ottimale espletamento della funzione di prevenzione e repressione degli incendi boschivi esercitata dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale, il cui buon andamento si basa, come noto, sulla capacità di pronto intervento degli operatori. A ciò si aggiunga che tale capacità, nel caso in questione risulta già compromessa a causa dell'inidoneità allo svolgimento di mansioni di operatore «AIB» medicalmente accertata in gran parte del personale in organico alla suddetta stazione –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione descritta in premessa e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, attivare un canale di diretta interlocuzione con la regione autonoma Sardegna, affinché possano essere adottate le iniziative necessarie a superare le criticità evidenziate, mediante il ripristino di condizioni idonee a garantire una sorveglianza fissa e continua sul territorio dell'isola parco.
(4-00498)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BOLDRINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'assessora alla famiglia, Alessia Marta (Partito della famiglia), e l'assessore alla cultura, Claudio Ranchicchio (Forza Italia), del comune di Todi, nel novembre 2017 hanno presentato una «direttiva in merito a libri per bambini con contenuti riguardanti temi educativi sensibili» nella quale scrivono di avere come obiettivo la «questione della libertà di scelta educativa» perché «la recente diffusione anche in Italia della cosiddetta “ottica di genere”», a loro avviso chiama in causa il ruolo primario dei genitori nel decidere cosa e quando far leggere ai loro figli;

   con questa direttiva chiedono che alcuni libri di letteratura dell'infanzia non siano collocati nella sala dedicata ai bambini, ma siano spostati nella sezione adulti della biblioteca comunale;

   la garante regionale dell'infanzia e dell'adolescenza, Maria Pia Serlupini, ha diramato un comunicato stampa nel quale asserisce che: «Per ragioni ideologiche, religiose, morali o politiche molti libri sono finiti nella lista nera nel corso dei secoli, ma mai avrei creduto di assistere nel 2017, nel mio Paese, nella mia Regione, a fronte di una Costituzione che sancisce la libertà di tutte e tutti, ad un atto simile»;

   inoltre, la garante si domanda se gli assessori abbiano «realmente letto questi libri, se ne abbiano compreso il valore, se si rendano conto che le realtà che presentano fanno parte, che lo si voglia o no, della complessa società in cui viviamo e, che lo si voglia o no, non possiamo far finta che esse non esistono solo perché non ci piacciono o non le condividiamo»;

   la biblioteca del comune di Todi è un servizio molto attivo e fruibile per gli allievi delle scuole di ogni ordine e grado della città, per i singoli cittadini e per le associazioni che collaborano nell'organizzazione di una serie di iniziative che vanno dalla promozione della lettura, all'organizzazione di laboratori creativi per adulti e bambini, all'approfondimento di temi legati alla tradizione storica e culturale del territorio e risulta inserita nel sistema delle biblioteche pubbliche italiane e aderente all'Associazione italiana biblioteche;

   ai primi di maggio del 2018, la direttiva dell'amministrazione comunale viene reiterata e la direttrice della biblioteca comunale di Todi invia a quel punto all'amministrazione comunale, il catalogo intero della sezione ragazzi, dichiarandosi incapace di indicare anche un solo libro da spostare secondo le indicazioni della stessa giunta, in quanto la biblioteca è organizzata secondo criteri internazionali e nazionali largamente condivisi dalla comunità scientifica;

   nel giugno 2018, la direttrice della biblioteca comunale di Todi, Fabiola Bernardini, è stata rimossa dal suo incarico per non aver dato seguito all'iniziativa della giunta comunale –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine alle motivazioni e alle modalità con le quali è stata rimossa dal suo incarico la bibliotecaria della biblioteca comunale di Todi, e se non intenda adottare iniziative volte a chiarire come la biblioteconomia indichi regole e criteri di catalogazione, esposizione e fruizione del patrimonio librario pubblico e per queste caratteristiche possa essere considerata uno statuto disciplinare autonomo.
(4-00502)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in base alla vigente normativa fallimentare è possibile distinguere il concordato preventivo in «concordato liquidatorio» e «concordato con continuità aziendale»;

   l'articolo 88, comma 4, del testo unico delle imposte sui redditi (T.u.i.r.) distingue tra «concordato liquidatorio» e «concordato di risanamento»; a norma di detto articolo la sopravvenienza attiva derivante dallo stralcio dei debiti in sede concordataria ha un diverso trattamento fiscale, a seconda che il concordato abbia natura liquidatoria oppure natura di risanamento;

   per quanto attiene al concordato in continuità, la normativa fiscale utilizza il termine «concordato di risanamento», espressione che non trova corrispondenze lessicali con la normativa fallimentare;

   nella prassi aziendale si distingue tra: a) concordato liquidatorio; b) concordato in continuità diretta o interna (ossia l'attività aziendale continua direttamente in capo al debitore; c) concordato in continuità indiretta o esterna (ossia l'attività aziendale viene continuata da terzi);

   nel caso di concordato liquidatorio la sopravvenienza attiva derivante dallo stralcio dei debiti non è tassata e, pertanto, non influisce sull'entità delle perdite fiscalmente riportabili negli esercizi successivi. Nel caso, invece, di concordato di risanamento la sopravvenienza attiva derivante dallo stralcio dei debiti non è tassata solo per la parte che eccede le perdite pregresse o di periodo e, pertanto, influisce negativamente sull'entità delle perdite fiscalmente riportabili negli esercizi successivi –:

   se il «concordato di risanamento», come ritiene l'interrogante, debba considerarsi sussistente esclusivamente nell'ipotesi della prosecuzione dell'attività d'impresa da parte del debitore, ovvero nella sola fattispecie del così detto «concordato preventivo con continuità diretta», con espressa esclusione delle altre fattispecie previste dalla normativa fallimentare e, conseguentemente, il «concordato preventivo con continuità indiretta» rientri tra le fattispecie liquidatorie e possa beneficiare dell'integrale non imponibilità delle sopravvenienze attive da riduzione dei debiti.
(5-00047)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   ZIELLO, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TERZI, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   le teorie neomalthusiane, indicando nella crescita demografica il peggiore dei mali, hanno condizionato pesantemente le istituzioni internazionali e le politiche dei Governi, con risultati che sono all'origine della crisi economica e che si sono rivelati devastanti per l'economia e per lo sviluppo dell'umanità. Con il verificarsi del crollo delle nascite, il prodotto interno lordo mondiale è cominciato a decrescere ed i costi fissi ad aumentare;

   la mancanza di giovani e la crescita percentuale di anziani e pensionati hanno fatto lievitare le spese sanitarie e quelle dei sistemi pensionistici. Per sopperire alla mancata crescita demografica, le economie avanzate hanno aumentato le tasse e incrementato i costi, praticando politiche di credito facile e a basso interesse e indebitando le famiglie in maniera vertiginosa. La riduzione del risparmio e la crescita del debito delle famiglie è più o meno simile in tutti i Paesi avanzati che hanno adottato politiche di decrescita demografica;

   la denatalità in Europa è ormai un'emergenza. Entro il 2025 i primi Paesi europei — Italia, Spagna, Germania, Grecia — potrebbero sperimentare l'implosione demografica, ovvero la diminuzione effettiva della popolazione;

   questi dati allarmanti, incidenti sul destino delle nuove generazioni, incrociano le cause e gli effetti della denatalità, una realtà che rende l'Italia penultima in Europa, che frena la ripresa economica e finirà con il determinare un pesante squilibrio generazionale;

   è necessario conferire piena attuazione all'articolo 31 della Costituzione, il quale sancisce che «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi (...)»;

   anche quando si è affrontato il problema di misure di sostegno economico alle famiglie con interventi mirati, si è agito in modo assistenzialistico e non con una politica programmata di contrasto alla denatalità;

   il nostro Paese è agli ultimi posti tra i Paesi dell'Unione europea per la spesa per la famiglia e l'infanzia;

   per l'ordinamento italiano si conferma, quindi, l'opportunità di rivisitare, dentro un quadro complessivo, il favor familiae previsto dalla Costituzione –:

   quali politiche il Ministro interrogato intenda promuovere per contrastare la crisi demografica.
(3-00025)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dalla vile aggressione subita dal comandante della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia, Mauro Pellegrino, un nuovo episodio di preoccupante violenza si è verificato nel carcere di Reggio Emilia;

   un detenuto tunisino, dopo che era stato condotto in cella al termine di una rissa con un connazionale, ha appiccato un incendio all'interno dell'alloggio. Nel tentativo di spegnere il rogo e mettere in sicurezza il tunisino, minacciato dalle fiamme che lui stesso aveva appiccato, gli agenti coordinati dall'ispettore di turno lo hanno quindi portato fuori dalla cella. Un'operazione resa molto complicata dal predetto detenuto che, armato di una lametta fornita ai detenuti per il proprio igiene personale, ha minacciato i poliziotti inneggiando all'Isis;

   proprio perché impegnati a contenere la furia devastatrice del carcerato, gli agenti non hanno quindi potuto spegnere il rogo che ha invaso di fumo l'intera area del carcere, mettendo a rischio l'incolumità degli altri detenuti e degli stessi agenti della polizia penitenziaria, che si sono visti costretti a evacuare tutti gli altri 48 detenuti, ospitati per la notte in camera detentiva –:

   se i fatti siano noti al Ministro interrogato, quali iniziative intenda assumere per evitare il ripetersi (considerato che si tratta della seconda volta, in una settimana) di episodi di violenza aventi per protagonisti detenuti extracomunitari nel carcere di Reggio Emilia e se risultino previste assegnazioni di personale della polizia penitenziaria presso detta struttura, atteso che quest'ultima ne risulterebbe carente.
(4-00494)


   PASTORINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 13 giugno 2018 tre giornalisti, Matteo Indice de La Stampa, Ferruccio Sansa de Il Fatto Quotidiano e Marco Preve di Repubblica, sono stati fermati dalla Guardia di finanza di Bolzano e trattenuti presso la relativa caserma per rispondere a domande riguardanti alcuni articoli di giornale inerenti l'indagine della procura di Genova su presunti flussi finanziari della Lega;

   i cronisti, che si trovavano davanti a una delle sedi principali della Sparkasse (Cassa di risparmio di Bolzano), sono stati prima avvicinati da alcuni agenti che hanno chiesto loro di non entrare nell'edificio, poiché era in corso un'operazione e successivamente sono stati condotti in caserma, dove hanno sostenuto un interrogatorio di oltre tre ore durante il quale sono state chieste loro delucidazioni dettagliate sulla loro presenza nella città e sugli articoli che avevano pubblicato la stessa mattina. Nello specifico sono stati interrogati come testimoni in un'indagine per violazione del segreto istruttorio, dunque senza diritto ad essere assistiti da un avvocato e senza la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere;

   tuttavia, se a rappresentare una violazione del segreto istruttorio erano i tre articoli pubblicati nella mattina del 13 giugno non è chiaro come mai siano stati coinvolti solo i tre cronisti che si trovavano di fronte alla Sparkasse e non anche gli altri tre giornalisti con cui sono stati redatti gli articoli; l'impressione, anche in base a quanto sostenuto dagli stessi giornalisti, è che non sia stata gradita la loro presenza sul luogo quasi rappresentasse un comportamento non regolare;

   l'episodio immediatamente condannato dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) è stato descritto dalla stessa come un «tentativo di imbavagliare l'informazione e imbrigliare la libertà di stampa», chiaramente difesa dalla Costituzione che, al secondo comma dell'articolo 21, sancisce: «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali ulteriori informazioni possano essere fornite relativamente all'evento del 13 giugno per chiarire quanto avvenuto e se sia nelle sue intenzioni evitare, per quanto di competenza, che in futuro si ripetano atti come quello descritto in premessa nei confronti dei giornalisti impegnati nella loro attività di informazione.
(4-00500)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da giorni circola notizia di un dossier che il MoVimento 5 Stelle toscano avrebbe consegnato al Ministro interrogato. Il capogruppo in consiglio regionale Giannarelli, incaricato della redazione del dossier, ha precisato che lo spirito non sarebbe «quello del distruggere per partito preso», ma del «comprendere di quali opere la città e i cittadini abbiano veramente bisogno». Le opere sotto osservazione sarebbero: passante fiorentino dell'alta velocità e relativa sottostazione; ampliamento dell'aeroporto di Peretola; nuovo termovalorizzatore; tranvia della Piana; nuovo stadio; terza corsia dell'autostrada e raddoppio corsie della statale Tirrenica;

   il dossier mette di fatto in discussione l'intero sviluppo di Firenze, cancellando anni di lavoro e opere attese da decenni. Tutte opere in corso di realizzazione o pronte per essere realizzate e che hanno ricevuto o stanno ricevendo investimenti pubblici;

   il blocco dell'alta velocità renderebbe inutile la stazione Foster, per la quale è già stato speso un miliardo di euro. Il fermo dell'ampliamento dell'aeroporto bloccherebbe lo sviluppo dello scalo, ma anche la realizzazione del nuovo stadio e del nuovo mercato alimentare. Il dossier parlerebbe di «potenziamento dello scalo pisano come unico aeroporto strategico toscano, con declassamento del fiorentino a city-airport»;

   il Presidente della regione, Enrico Rossi, ha invitato il Ministro interrogato al dibattito sul piano regionale delle infrastrutture e della mobilità, in programma a Firenze il 26 giugno 2018. Anche il sindaco di Firenze si è espresso duramente sul blocco delle opere;

   Confindustria e tutte le categorie economiche e sindacali hanno ricordato il ruolo fondamentale delle infrastrutture per lo sviluppo economico della Toscana, ove operano circa 450 mila imprese –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato sulle questioni esposte, in particolare sulla realizzazione della nuova pista aeroportuale di Firenze, sulla realizzazione del passante e della nuova stazione alta velocità a Firenze, sulla realizzazione del termovalorizzatore di Case Passerini e sul completamento del sistema tramviario, e se non ritenga opportuno lavorare in regime di stretta collaborazione e concertazione, anche con le amministrazioni locali, visto che talune opere sono in gestazione da anni, hanno seguito iter complessi che ne garantiscono la compatibilità ambientale e la sostenibilità economica e la loro eventuale dismissione potrebbe generare contenziosi e spreco di risorse pubbliche.
(3-00022)


   STUMPO e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto si apprende dagli organi di stampa, domenica 10 giugno 2018 il Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, non avrebbe concesso l'autorizzazione alla nave Aquarius di fare ingresso in un porto italiano;

   sull'Aquarius in quel momento si trovavano 629 migranti, di questi 123 erano minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte;

   le 629 persone migranti a bordo dell'Aquarius hanno ricevuto soccorso in mare in ben sei diverse operazioni di salvataggio avvenute tutte sotto il coordinamento della Guardia costiera italiana;

   dopo aver recuperato le prime 229 persone migranti il coordinamento della Guardia costiera italiana ha chiesto all'Aquarius di accettare il trasferimento di altre persone che erano state soccorse sia da navi della Marina che della Guardia costiera italiana nella giornata del 9 giugno 2018;

   l'Aquarius quindi ha ricevuto un trasferimento di 129 persone dalla nave della Guardia costiera CP 312, poi altre 64 dalla nave della Guardia costiera CP 319 e infine altri 88 sopravvissuti dalla nave della Guardia costiera CP 267; inoltre la nave San Giusto ha aiutato ad effettuare l'ultimo trasferimento di 119 naufraghi dalla nave mercantile MV Jolly Vanadio;

   la Guardia costiera, quindi, ha coordinato tutte le azioni di salvataggio fin dall'inizio ed ha assunto la responsabilità del soccorso;

   da fonti di stampa risulterebbe che la sera del 10 giugno 2018 il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro interrogato, inviava una comunicazione urgente al Governo di Malta al quale richiedeva perentoriamente di accogliere i migranti della nave Aquarius, ricevendo un diniego;

   la nave Aquarius è rimasta a lungo a metà strada fra Italia e Malta fino a quando il Governo della Spagna si è offerto di accogliere i migranti nel porto di Valencia;

   la paventata chiusura dei porti può avvenire per motivi di sicurezza nazionale, non certo per navi che possono essere in difficoltà per avere prestato soccorso sotto il coordinamento da Roma della Guardia costiera, secondo quanto previsto dai trattati internazionali in materia di Sar (search and rescue) –:

   se corrisponda al vero e con quale motivazione sia stato emanato un atto formale che ha sancito la chiusura dei porti e, in caso di assenza di questo, per quali motivi e sulla base di quale normativa la nave Aquarius non abbia potuto recarsi in almeno uno dei porti italiani i cui sindaci avevano dato la disponibilità ad accogliere i 629 migranti.
(3-00023)


   GRIBAUDO, PAITA, GARIGLIO, BONOMO, ENRICO BORGHI, FREGOLENT, GIORGIS, LEPRI, LOSACCO, PORTAS, VAZIO e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha, con una serie di dichiarazioni, annunciato l'intenzione di rivedere alcune strategiche infrastrutture, a giudizio degli interroganti usando come pretesto una verifica su costi e benefici, destando non poca preoccupazione sulla realizzazione delle stesse;

   è impensabile solo immaginare di fermare delle opere, come Terzo valico e Tav, per le quali sono stati già compiuti tutti i passaggi amministrativi necessari alla realizzazione con impegno di ingenti risorse economiche;

   si tratta di opere che investono la responsabilità del Paese anche in base ad accordi internazionali;

   la richiesta di una verifica sui costi e benefici appare secondo gli interroganti del tutto pretestuosa e finalizzata ad assecondare un certo ideologismo «anti», anche perché su tutte le opere, per esplicito intendimento del precedente Governo, sono state già effettuate le analisi costi/benefici in riferimento a ciascuna opera, dimostrandone l'assoluta validità e sostenibilità;

   nella XVII legislatura sono stati compiuti importanti percorsi istituzionali, da parte del Governo pro tempore, per la più ampia condivisione possibile delle suddette opere, con l'obiettivo di disinnescare le tensioni presenti con sensibilità maggiormente refrattarie alla loro realizzazione;

   ad esempio, sulla TAV, con il rapporto «Verifica del modello di esercizio per la tratta nazionale lato Italia», si è attuata la revisione del progetto da parte dell'allora Ministro Delrio che, per la tratta nazionale, ne ha dimezzato i costi, riutilizzando una parte rilevante della linea storica, come certificato anche dai documenti ufficiali dell'Osservatorio che ha dimostrato l'oggettiva validità della Tav, soprattutto se inserita nel contesto delle reti europee;

   come per la Tav, anche il «no» al Terzo valico causerebbe penali rilevanti: quelle per i mancati utili e quelle relative alle opere per ripristinare il territorio. Un costo complessivo per l'Italia di miliardi di euro, nonché di un ritardo della rete infrastrutturale –:

   quale sia la posizione del Governo sul futuro delle grandi opere in Italia e se corrisponda al vero l'intenzione di ridiscutere le stesse con il rischio di penali e di non realizzare infrastrutture strategiche per il Paese, come la Tav e il Terzo valico.
(3-00024)

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   già nella XIII legislatura, con interrogazione a risposta in Commissione n. 5-07532 del 15 marzo 2000, l'interrogante evidenziava come il comprensorio industriale di Sassuolo (uno dei più importanti, a livello nazionale, per quanto riguarda la produzione e la commercializzazione della ceramica) fosse tagliato fuori dalle grandi arterie di comunicazione, con conseguente spropositato carico di traffico di mezzi pesanti lungo strade di secondaria importanza e conseguenze inevitabili ma, al tempo stesso, del tutto deprecabili (concentrazione di smog, incidenti e – comunque – rallentamento della circolazione stradale);

   fonti di stampa, locali e nazionali, riferivano all'inizio del 2018 dell'imminente avvio dei lavori per la realizzazione della Campogalliano-Sassuolo, l'indispensabile – per le ragioni suesposte – infrastruttura di collegamento tra la A22 e la strada statale 467 Pedemontana;

   il 23 febbraio 2018 risulta essere stato approvato, con decreto interministeriale, l'atto aggiuntivo alla convenzione di concessione, al fine di regolare progettazione, costruzione e gestione di questo importante collegamento;

   la Campogalliano-Sassuolo rappresenta, come detto, una infrastruttura fondamentale per la zona e la sua realizzazione porterebbe un immediato beneficio, sgravando la viabilità ordinaria dal traffico dei mezzi pesanti. I vari caselli intermedi, inoltre, consentirebbero allo scalo merci di Marzaglia di entrare finalmente in funzione con un ruolo strategico nell'ambito sud-europeo. È pertanto indispensabile e prioritario che tale opera giunga a compimento senza ulteriori ritardi;

   nei giorni scorsi hanno suscitato viva apprensione, tra i sostenitori della realizzazione dell'infrastruttura che qui interessa, le affermazioni del sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti Michele Dell'Orco, che ha definito la bretella Campogalliano-Sassuolo «un progetto non attuabile, inutile e costoso che va fermato»;

   al di là delle personali valutazioni del sottosegretario sopra riferite, non è minimamente pensabile che un'infrastruttura attesa oramai da diversi lustri venga bloccata sul nascere e ciò non per ragioni tecniche o di trasparenza della procedura, ma unicamente per quelle che l'interrogante ritiene si possano definire «fisime politiche» –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare la realizzazione della bretella in questione, così evitando che una significativa parte del territorio modenese debba continuare a subire un'inopinata penalizzazione per quanto riguarda i collegamenti lungo la tratta Campogalliano-Sassuolo.
(4-00496)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   GERMANÀ, PRESTIGIACOMO, MINARDO, BARTOLOZZI, SIRACUSANO e SCOMA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle prime ore del 15 giugno 2018 due fratellini, Francesco Filippo e Raniero Messina, di 13 e 10 anni, sono morti nel rogo scoppiato nella loro abitazione, nel centro della città di Messina;

   nel rendere onore al gesto eroico di Francesco Filippo, che era riuscito a mettersi in salvo, ma, quando ha capito che uno dei fratelli era in casa, è tornato indietro a soccorrerlo trovando anche lui la morte, è necessario interrogarsi su quanto accaduto per comprendere se il tragico evento si sarebbe potuto evitare e se non sia necessario adottare misure per impedire che eventi del genere possano di nuovo accadere;

   nella stessa giornata del 15 giugno 2018 la procura di Messina ha aperto un'inchiesta sia sull'origine dell'incendio, sia sulla tempestività e sull'efficacia dei soccorsi. Risulta agli interroganti che l'allarme è stato lanciato alla 4,07 del mattino, ma alle 4,33 è stato chiamato il 112, non essendo ancora arrivato alcun mezzo;

   in base alle testimonianze raccolte, i primi ad arrivare sono stati una volante della polizia e un'autoambulanza; subito dopo sono arrivati i vigili del fuoco, con un camioncino e una jeep, e solo successivamente è arrivata l'autobotte. L'autoscala si è rivelata inidonea ad essere prontamente utilizzata per le vie strette del centro di Messina e, tuttavia, la locale stazione dei vigili del fuoco non dispone di una piattaforma;

   l'opera dei vigili del fuoco ha certamente impedito che l'evento assumesse dimensioni più tragiche, ma appare chiaro che la carenza di mezzi e di personale, più volte segnalato dai vigili del fuoco alle autorità competenti, è stata concausa del tragico fatto –:

   se non ritenga opportuno verificare i motivi per i quali non si è dato corso alle reiterate segnalazioni del comando provinciale dei vigili del fuoco di Messina, relative alla scarsità della dotazione di uomini e di mezzi, individuando, ove occorra e per i profili di competenza, le relative responsabilità e provvedendo a dotare il Corpo di mezzi adeguati alla tipologia costruttiva della città di Messina, al fine di evitare il ripetersi di simili eventi tragici.
(3-00020)


   MONTARULI, RAMPELLI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CROSETTO, DEIDDA, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LOLLOBRIGIDA, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge italiana non prevede il riconoscimento di figli nati sul territorio nazionale da coppia «omogenitoriale»;

   nonostante ciò e il rifiuto degli uffici dell'anagrafe di Torino di attestare il falso, in data 23 aprile 2018 il sindaco di Torino, Chiara Appendino, ha trascritto l'atto di nascita in Italia di un bambino quale figlio di una coppia dello stesso sesso, concepito all'estero con procreazione assistita;

   l'articolo 5 della legge n. 40 del 2004 vieta espressamente l'accesso alle tecniche di procreazione mediamente assistita a coppie dello stesso sesso, mentre l'articolo 12 della medesima legge vieta il ricorso alla surrogazione di maternità, nonché la sua organizzazione o pubblicizzazione;

   con l'articolo 29 della Costituzione la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale;

   l'iniziativa del sindaco Appendino rappresenta, ad avviso degli interroganti, una palese violazione delle norme dell'ordinamento, non colmando alcuna lacuna normativa;

   in ogni caso, il sindaco Appendino e i primi cittadini che successivamente hanno assunto la stessa iniziativa sono intervenuti su una materia che è competenza esclusiva dello Stato;

   pertanto, a prescindere dal merito della vicenda, anche nel caso in cui si ritenga sussistente un vuoto normativo, l'atto in oggetto risulterebbe carente per difetto di competenza;

   in passato alcuni tribunali hanno ordinato la trascrizione degli atti di nascita di bambini su istanza di coppie dello stesso sesso, ma in tali casi le ordinanze dei giudici riguardavano fattispecie relative a provvedimenti emessi in altri ordinamenti, in quanto relativi a minori nati in un Paese straniero, e ne dichiaravano l'efficacia nell'ordinamento italiano;

   in tali casi, tuttavia, al giudice adito era inibito un qualsivoglia autonomo accertamento della compatibilità dei suddetti provvedimenti con la legislazione nazionale, dovendo esprimersi esclusivamente sul mantenimento dello status filiationis conseguito dal minore all'estero;

   nel caso in esame, invece, il provvedimento del sindaco Appendino non è volto a mantenere, bensì ad instaurare lo status filiationis del minore, ad avviso degli interroganti in palese contrasto con le norme di diritto interno e internazionale a tutela dei minori;

   nei provvedimenti de quo prevale, infatti, l'interesse degli adulti a dichiararsi, a giudizio degli interroganti falsamente, genitore naturale del bambino, esercitando un'opzione non prevista dall'ordinamento;

   il Governo non ha ancora provveduto ad annullare gli atti del sindaco Appendino e degli altri sindaci che hanno imitato l'iniziativa –:

   se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza volta ad annullare tutti i provvedimenti di registrazione di nascita in Italia di bambino quale figlio di coppia dello stesso sesso.
(3-00021)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI e CONTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante le operazioni di voto del 10 giugno 2018 per il rinnovo del consiglio comunale di Castellammare di Stabia (Napoli), si è manifestato di nuovo l'inaccettabile fenomeno della compravendita di voti (come è noto si fotografa la scheda elettorale con le preferenze espresse come prova da esibire per ricevere un compenso in danaro);

   l'episodio, già di per sé grave, assume un significato ancora più preoccupante, perché avviene in una situazione cittadina dove sono state lanciate accuse pesanti sul condizionamento esercitato da «poteri forti» e dalla stessa criminalità sulla vita politica cittadina;

   al rione Cmi nel plesso di via Napoli rappresentanti di lista di Leu si son visti costretti a denunciare al 113 e alle forze dell'ordine presunti tentativi di compravendita davanti ai seggi ripresi anche dalle telecamere di videosorveglianza installate sui pali della pubblica illuminazione;

   a seguito del clima politico pesante e del nuovo scioglimento anticipato del 2017 l'ex sindaco è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia e successivamente dalla stessa magistratura;

   le elezioni rappresentano, sicuramente, un terreno favorevole per chi voglia – e la camorra ne è la principale protagonista – condizionare, determinare gli esiti del voto e la elezione di singoli consiglieri comunali;

   il quotidiano Il Mattino nella giornata del 16 giugno 2018, a pagina 35, riporta in un reportage sulla città, in modo dettagliato, ciò che è accaduto con le pressioni che i clan hanno fatto sulla città, in vista della coalizione elettorale, e le due relative inchieste che, a dire della stampa locale, sono state aperte in procura –:

   se, in occasione delle elezioni del 10 giugno 2018, siano state disposte, per quanto di competenza, le misure necessarie per impedire, bloccare e contrastare fenomeni di condizionamento del voto;

   se il 10 giugno 2018, giorno dello svolgimento del voto, fossero attivi tutti gli impianti di videosorveglianza di cui la città di Castellammare dispone, in particolare quelli che interessano i plessi scolastici sede di seggi elettorali.
(4-00492)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa (Resto del Carlino Imola dei giorni 15 e 16 giugno 2018) si apprende dello stato di preoccupante degrado in cui versano i locali interni e il cortile della struttura di via Mazzini che ospitano il commissariato e il distaccamento della polizia stradale di Imola. Un'inaccettabile situazione con cui quotidianamente sia il personale delle forze dell'ordine, sia i cittadini che ai predetti locali si recano, sono costretti a convivere, con evidente pericolo per la loro salute;

   al riguardo, il segretario regionale dell'Emilia-Romagna del Sindacato autonomo di polizia, Andrea Longhi, al predetto quotidiano ha dichiarato: «Dopo gli innumerevoli piccioni morti e in stato di decomposizione che spesso troviamo a terra o appesi all'alta recinzione posteriore, i topi che scorrazzano liberamente per cortili e garage, le erbacce infestanti che prosperano lungo i muri del fabbricato, ora cominciano a prosperare anche scarafaggi, blatte e altri insetti, potenziali trasmettitori di malattie, che non dovrebbero essere certo presenti in strutture dello Stato preposte anche all'accoglimento del pubblico»;

   pur ignorando se a tutt'oggi risultino in programma interventi risolutivi al riguardo, non si può fare a meno di constatare che, in assenza degli stessi, la situazione non potrà che peggiorare –:

   se risulti essere già stata segnalato ai competenti uffici dell'Amministrazione lo stato dello stabile in questione e, in ogni caso, se si intenda disporre l'effettuazione di un immediato sopralluogo, e ciò al fine di predisporre i necessari, dovuti, non più procrastinabili lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre che le dovute disinfestazioni.
(4-00495)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre 2017, alcuni componenti di un collettivo di Piacenza e sedicenti associati a una Cooperativa Popolare si sarebbero presentati, a quanto consta all'interrogante, alla prima riunione del «Comitato Infrangibile Sicuro», affermando di essere contrari alla nascita dello stesso atteso che «l'Infrangibile era cosa loro»;

   a novembre 2017, compaiono scritte offensive nei confronti di Ennio Soresi (presidente del predetto Comitato) sia sulle panchine sia sui lampioni dei giardinetti dell'Infrangibile (posti in via Serravalle Libarna). Ad alcuni anziani sarebbe stato detto, sempre a quanto risulta all'interrogante, che, se avessero aderito al Comitato in questione, sarebbero state danneggiate le auto di loro proprietà e avvelenati i cani;

   nel mese di gennaio 2018 violente discussioni si registrano a riguardo su facebook, tra cui quelle animate da un commentatore di post che figurerebbe tra gli organizzatori di un corteo del 10 febbraio 2018 che si è tenuto a Piacenza, nel corso del quale venne ferito il brigadiere capo dei carabinieri Luca Belvedere. Tale commentatore, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato peraltro querelato per diffamazione;

   nel mese di aprile 2018 appaiono scritte offensive, su panchine e lampioni del quartiere «Infrangibile», anche nei confronti dell'avvocato Sara Soresi, figlia del presidente del sopraddetto Comitato;

   nel mese di maggio 2018 compare una scritta sull'ex manifattura tabacchi a caratteri cubitali, recante «Giardini Liberi. No alla recinzione. Ennio Soresi vattene»;

   la sopra descritta situazione di tensione artatamente determinata, con reiterato ricorso alle più svariate minacce, non è più ulteriormente tollerabile, atteso che il Comitato in questione opera e si prodiga – alla luce del sole – in difesa dei cittadini della zona, a differenza di coloro che, a partire dal web, altro non sanno fare che ricorrere a forme di violenza –:

   se e quali iniziative di competenza siano state assunte per prevenire e contrastare il sistematico ricorso a quelle che appaiono all'interrogante forme di violenza, esercitata sotto più profili, da parte di soggetti che, anche di recente, hanno pubblicamente esaltato il ricorso alla violenza come metodo di lotta politica.
(4-00497)


   MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 9 giugno 2018 si sono verificati, all'interno dell'area di responsabilità dichiarata della Libia, sei eventi distinti per i quali il centro di coordinamento delle capitanerie di porto con sede a Roma ha ricevuto le prime richieste di soccorso. L'attività di coordinamento delle operazioni ha portato al salvataggio di 629 persone che sono state riunite sulla nave Aquarius della ong Medici Senza Frontiere;

   domenica 10 giugno 2018 l’Aquarius ha manifestato i primi problemi di sicurezza a bordo. Quella notte, il comandante della nave comunicava al centro di coordinamento di Roma il peggioramento della situazione sanitaria, nonché lo scarseggiare di risorse alimentari. Il centro di coordinamento di Roma è stato ancora sollecitato nella mattinata dell'11 giugno, con una comunicazione ufficiale;

   nelle prime ore del pomeriggio dell'11 giugno il Governo spagnolo comunicava la propria disponibilità allo sbarco dei 629 migranti a bordo dell’Aquarius presso il porto di Valencia, visto il divieto del Governo italiano a far attraccare l’Aquarius sulle nostre coste;

   in risposta a tale decisione il comandante dell’Aquarius rappresentava preoccupazioni circa la sicurezza del viaggio perché la nave ospitava a bordo più di cento migranti oltre la capienza consentita;

   nella serata dell'11 giugno sono state messe a di disposizione due navi, una della Marina militare e una delle capitanerie di porto, per assistere l’Aquarius, e prendere a bordo 250 persone sull’Orione e 273 sulla Dattilo, in modo da raggiungere, domenica 17 giugno 2018, il porto di Valencia;

   fino a qui i crudi fatti, come anche riferiti dal Ministro dell'interno in Senato il 13 giugno 2018;

   la sostanza di ciò che è avvenuto è però un'altra: sono stati chiusi i porti italiani a esseri umani in gravissime difficoltà. Questa decisione non ha precedenti nel nostro Paese ed è stata assunta su iniziativa del Ministro dell'interno e solo successivamente condivisa anche dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, unico preposto a prendere questa decisione;

   le operazioni di soccorso sono partite su richiesta del comando generale del Corpo della capitaneria di porto di Roma e pertanto, in base al diritto internazionale e in particolare alla Convenzione sulla salvaguardia della vita umana in mare, alla Convenzione internazionale sulla ricerca ed il soccorso in mare e alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, l'Italia risulta essere il Paese giuridicamente responsabile del coordinamento dei soccorsi e dunque lo Stato italiano doveva esercitare tutte le funzioni esecutive che tale coordinamento comporta;

   tra queste c'è il diritto di accesso in un porto quando una nave si trovi in una situazione di pericolo implicante una minaccia per la vita delle persone a bordo, qualsiasi sia lo status di questi passeggeri;

   inoltre il diniego di accesso ai porti italiani a imbarcazioni che abbiano effettuato il soccorso in mare comporta anche la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo –:

   se il Governo intenda indicare in base a quali norme ed a quali presupposti abbia ordinato al Comando generale del Corpo della capitaneria di porto di Roma l'interruzione delle operazioni di soccorso che si stavano effettuando per mezzo dell’Aquarius in attuazione delle norme di diritto internazionale;

   se il Governo intenda indicare i motivi di tale decisione, a parere degli interroganti propagandistica, visto che negli stessi giorni sono avvenuti altri sbarchi di migranti nei porti italiani;

   sulla base di quali norme sia stato ordinato alla nave della marina militare, con a bordo 273 migranti, di scortare l’Aquarius fino al porto di Valencia;

   quale sia la spesa complessiva della suddetta operazione comprensiva anche dei costi per scortare l’Aquarius fino al porto di Valencia.
(4-00499)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CENNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   i processi di equiparazione fra i livelli di inquadramento tra enti della pubblica amministrazione potrebbero aver creato, negli ultimi anni, gravi problematiche ad alcuni lavoratori;

   in particolare, la signora B. P., nata a Taranto il 25 maggio 1966, dopo aver vinto un concorso presso l'Università per stranieri di Siena, nel marzo 2006 viene assunta con qualifica B3 (corrispondente all'ex V livello). Dopo tre selezioni interne per progressioni orizzontali raggiunge successivamente la Cat. B6;

   il 10 giugno 2010 viene poi trasferita, con l'istituto giuridico del comando, presso l'ex Inpdap, e successivamente nel mese di maggio 2013 presso la sede dell'Inps di Siena;

   in virtù di questo trasferimento la categoria B3 della signora B. P. viene parificata, dall'ex Inpdap prima e dall'Inps poi, alla Cat. B1 sulla base delle tabelle di equiparazione tra i diversi comparti della pubblica amministrazione approvate dal Comitato di settore Epne (enti pubblici non economici);

   nel 2017 quasi tutto il personale comandato verso l'Inps (circa 150 lavoratori) viene stabilizzato dall'ente. Sulla base delle tabelle di equiparazione della funzione pubblica (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2015, recante «Definizione delle tabelle di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione del personale non dirigenziale»), la dipendente B. P. risulta però rivestire la qualifica A3 (che corrisponde alla qualifica B4 Comparto Università) e pertanto non può essere stabilizzata nei ruoli dell'istituto;

   si tratta di una conversione penalizzante: B. P. ha infatti già superato un concorso B3 corrispondente all'ex V livello, mentre la fascia A comprende l'ex III e l'ex IV livello;

   in questi 8 anni di lavoro svolto presso l'Inps ha infatti rivestito ruoli ed incarichi che fanno riferimento alla qualifiche B3. In questo contesto è opportuno segnalare come la direzione della sede provinciale dell'Inps di Siena abbia espressamente richiesto che a B. P. fosse riconosciuta una qualifica superiore a quella A3;

   per cercare di risolvere questa problematica l'Inps ha già chiesto formalmente un parere al Dipartimento della funzione pubblica per valutare quale qualifica debba essere riconosciuta a B. P. e se l'equiparazione effettuata con le tabelle presenti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2015 sia realmente corrispondente alle competenze, agli incarichi ed ai concorsi esterni ed interni sostenuti con successo;

   tale parere ad oggi non è stato però ancora comunicato;

   risulta all'interrogante che in tutta Italia siano altri due i lavoratori interessati dalle stesse problematiche della signora B. P. –:

   se i Ministri interrogati ritengano opportuno approfondire la questione relativa all'applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2015 da cui deriverebbe una penalizzazione della carriera professionale e lavorativa della dipendente citata in premessa e, nel caso, quali iniziative di competenza intendano assumere per risolvere questa condizione discriminante e le altre analoghe.
(4-00491)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, UNGARO, BRAGA, GRIBAUDO, MADIA e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'era digitale ha favorito l'emergere in rete di piattaforme commerciali che stanno velocemente rivoluzionando interi settori economici; le aziende coinvolte fungono da intermediari tra i clienti-utenti e i fornitori, con piena flessibilità non solo sulla domanda ma anche sull'offerta;

   dal 2014, la crescita dell'economia collaborativa ha generato, nel panorama europeo, oltre 5 milioni di posti di lavoro determinando, tuttavia, anche l'aumento di nuove forme di lavoro, talvolta qualificato dalle parti come subordinato, più spesso come autonomo, anche nella forma delle collaborazioni coordinate e continuative, non di rado con finalità di elusione delle tutele di marca lavoristica;

   l'avvento della gig economy, infatti, non sempre ha trovato un quadro normativo adeguato, sia a livello italiano che europeo, come di recente è emerso emblematicamente per il caso dei cosiddetti «rider», ossia i fattorini del cibo a domicilio ingaggiati dalle piattaforme abilitatrici internazionali;

   secondo uno studio della Fondazione Debenedetti sono ormai più di 10 mila in Italia questi particolari fattorini per i quali il lavoro è organizzato da un algoritmo con condizioni e compensi che variano continuamente anche da città a città, ma che raramente superano i 4 euro lordi a consegna e senza che siano di norma previste maggiorazioni per lavoro festivo, notturno, pioggia o neve; ai compensi bassissimi si aggiunge un problema di sicurezza, giacché soltanto una piccola minoranza dei «rider» può contare su un'assicurazione pagata dal datore di lavoro;

   nel 2016, la Commissione europea ha pubblicato delle linee guida che riconoscono l'economia collaborativa come nuova forma di fare impresa e come contributo importante alla crescita e all'occupazione cittadina nazionale e europea, a condizione che sia promossa e sviluppata in modo responsabile e sostenibile, invitano gli Stati membri a intervenire sulla materia;

   in linea con tali indirizzi, il comune di Bologna ha recentemente sottoscritto insieme ai rappresentanti dei rider e ai segretari di Cgil, Cisl e Uil una «Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano», con l'obiettivo di garantire che il mercato di questo nuovo settore «si sviluppi in modo da tutelare standard minimi per tutti i lavoratori digitali, a prescindere dalla qualificazione giuridica del loro rapporto di lavoro»; sempre in questa direzione, la regione Lazio ha di recente approvato una memoria di giunta, ha avviato una consultazione online e sta lavorando a una proposta di legge con l'obiettivo di garantire tutele ai lavoratori e fornire un quadro normativo ordinato agli operatori del settore;

   sostenere la gig economy e garantire ai lavoratori diritti e tutele sono una priorità riconosciuta anche da numerose organizzazioni politiche e della società civile, come i Giovani Democratici di Milano e l'associazione FutureDem, che hanno portato avanti alcuni lavori d'indagine e sottoposto alcune proposte politiche all'attenzione del Governo e del legislatore –:

   come il Governo intenda intervenire per assicurare maggiori tutele per i lavoratori, pur senza ostacolare gli effetti positivi dell'economia collaborativa che ha creato nuove fonti di introito per milioni di persone, con il vantaggio di essere un sistema conciliabile con altre occupazioni, e se non ritenga, a tal fine, di ispirarsi alla Carta di Bologna che ha messo a punto dei virtuosi meccanismi per premiare le piattaforme più meritevoli, a discapito di quelle che assicurano trattamenti iniqui ai lavoratori;

   se non intenda promuovere l'armonizzazione, al livello dell'Unione europea, delle regole e delle tutele per gli operatori dell'economia collaborativa per pervenire, in particolare, a una comune definizione di lavoro nell'ambito dell'economia collaborativa, con criteri e condizioni comuni applicabili su tutto il territorio dell'Unione per favorire una positiva integrazione del mercato del lavoro, a vantaggio della tutela dei lavoratori e della concorrenza.
(4-00493)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI, SPORTIELLO, D'ARRANDO, LOREFICE, LAPIA, MAMMÌ, IANARO, BOLOGNA, CHIAZZESE, TRIZZINO e NAPPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, concernente i nuovi livelli essenziali di assistenza, prevede, nell'ambito dell'assistenza semiresidenziale e residenziale, che il servizio sanitario nazionale garantisca alle persone con disturbi mentali trattamenti socio-riabilitativi, con programmi differenziati per intensità, complessità e durata; specificatamente esso prevede: interventi terapeutico-riabilitativi, psico-educativi e socio-educativi finalizzati al recupero dell'autonomia personale, sociale e lavorativa;

   il decreto del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi della regione Campania n. 193 del 2016 recante «Riconversione delle case di cura neuropsichiatriche e definizione delle nuove tariffe per le strutture residenziali psichiatriche», parzialmente modificato dal decreto del commissario ad acta n. 11 del 9 febbraio 2018, ha definito la nuova classificazione delle strutture residenziali psichiatriche sulla base dei livelli di intensità assistenziale, i requisiti di accesso alle strutture residenziali e semiresidenziali psichiatriche, nonché l'integrazione di alcune tariffe giornaliere residenziali ad alta intensità riabilitativa, confermando per il resto quanto già previsto dal decreto del commissario ad acta n. 5 del 2011, in riferimento ai requisiti organizzativi;

   con il decreto del commissario ad acta n. 5 del 10 gennaio 2011 sono state individuate le sottoelencate strutture psichiatriche intermedie e la relativa dotazione di posti letto:

    a) struttura intermedia residenziale (SIR) terapeutico-riabilitativa per la fase intensiva ad alta attività assistenziale – al massimo di 20 posti letto residenziali;

    b) struttura intermedia residenziale (SIR) terapeutico-riabilitativa per la fase estensiva a media attività assistenziale – al massimo di 20 posti letto residenziali;

    c) centro diurno psichiatrico (CDP) per l'attività a carattere estensivo – al massimo di 20 posti semiresidenziali;

   i profili professionali individuati nel decreto del commissario ad acta n. 5 del 2011 sono: medico, psicologo-psicoterapeuta-infermiere, operatore socio-sanitario, terapista della riabilitazione psichiatrico e/o terapista occupazionale e/o educatore professionale, amministrativo; assistente sociale; dunque, non si prevede più l'impiego di alcuni profili professionali attualmente operanti e previsti invece nella gara di appalto indetta dall'Asl NA 2 con delibera 1121 del 31 ottobre 2008 ossia i profili di: animatore sociale, maestro o esperto d'arte; esperto di mestiere e manualità/addetto alla cucina, cuoco;

   dal giornale on-lineTerranostra News del 15 maggio 2018 si legge: «con l'entrata in vigore delle nuove procedure di gara, contemplate nel decreto numero 5, saranno chiuse quattro strutture intermedie residenziali e un centro diurno dell'ASL. Con questi tagli si abbasseranno i livelli assistenziali: da 40 posti letto si passerà a 20 per ogni centro intermedio e per il centro diurno»;

   la Società italiana di psichiatria, in un suo convegno di maggio 2018, ha denunciato come l'Italia sia al ventesimo posto in Europa per numero di psichiatri e per la spesa relativa alla salute mentale, che è pari a circa il 3,5 per cento della spesa sanitaria a fronte di Francia, Germania e Regno Unito dove tale spesa si colloca al 10-15 per cento –:

   come si concili il decreto del commissario ad acta n. 5 del 2011 con l'esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza previsti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 per la parte concernente l'assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale alle persone con disturbi mentali;

   se non si ritenga di verificare se la cancellazione dei profili professionali indicati in premessa possa danneggiare, eventualmente, il percorso riabilitativo, con specifico riferimento all'area delle abilità sociali, dei pazienti con disturbi mentali assistiti nelle strutture residenziali dell'Asl di Napoli 2 e pregiudicare, probabilmente, lo stato di applicazione dei livelli essenziali di assistenza per le persone con disturbi mentali assistiti dalla stessa Asl;

   se trovino conferma le notizie in merito alla chiusura di quattro strutture intermedie residenziali e di un centro diurno dell'Asl Na 2;

   se non ritenga di intraprendere tutte le iniziative di competenza per bloccare la riduzione delle spese relative alla salute mentale e destinare nuove risorse per la cura e la riabilitazione delle persone con disturbi mentali del nostro Paese.
(5-00046)

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i fatti di cronaca del 12 giugno 2018 riportano a Genova della morte, domenica 10 giugno, di Jefferson Tomalà, giovane ecuadoriano ucciso da un agente a colpi di pistola durante una procedura di trattamento sanitario obbligatorio (T.s.o.). L'agente è intervenuto in difesa di un collega coinvolto in una colluttazione con il ragazzo, che lo aveva ferito a coltellate. La madre del giovane ha affermato di aver richiesto l'intervento di una ambulanza, e non delle forze amate;

   la procedura di trattamento sanitario obbligatorio (T.s.o.), istituita dalla legge 13 maggio 1978, n. 180, e disciplinata attualmente dagli articoli 33-35 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, rappresenta un'azione attraverso la quale è consentita l'esecuzione di accertamenti e terapie su di un soggetto affetto da malattia mentale – anche in presenza di alterazioni psichiche che richiedano interventi terapeutici urgenti – in caso di rifiuto del trattamento;

   è il sindaco del territorio in cui il paziente è situato ad emanare l'ordinanza di T.s.o., in veste di autorità sanitaria locale. L'ordinanza avviene solo in presenza della proposta motiva di un medico in relazione ad una condizione di alterazione tale del paziente da necessitare urgenti interventi terapeutici; nel caso l'ordinanza preveda che le terapie avvengano in degenza ospedaliera, è necessaria una seconda certificazione medica in base alla quale non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare idonee misure sanitarie extra-ospedaliere;

   inoltre, l'articolo 33 della legge n. 833 del 1978 stabilisce che qualsiasi trattamento sanitario debba sottostare all'articolo 32 della Costituzione, nel rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti, compreso, per quanto possibile, il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura;

   si ricorda anche che l'articolo 54 del codice penale, relativo allo stato di necessità, afferma che «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo». L'articolo afferma in seguito che la disposizione non si applica a chi ha un particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo;

   le certificazioni mediche a giustificazione di una proposta di T.s.o., devono essere sostenute da una concreta situazione di pericolo: in particolare, con riferimento all'articolo 2, comma 2, della legge n. 180 del 1978, si ribadisce che la procedura di T.s.o. in degenza ospedaliera è attivata «solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extra ospedaliere»;

   la ripartizione delle competenze in materia di T.s.o. è oggetto di disputa tra strutture sanitarie e forze di polizia, a causa di una normativa apparentemente lacunosa degli ambiti di intervento dell'accompagnamento forzato del paziente. La richiesta, da parte del personale sanitario, dell'intervento di forze dell'ordine, in caso di persistente rifiuto al trattamento avviene comunque nell'ottica di salvaguardia della salute del paziente –:

   se il Governo ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per implementare strategie per la prevenzione di derive violente o pericolose per tutte le parti coinvolte nello svolgimento di un T.s.o.;

   in caso di risposta affermativa, quali siano tali strategie;

   se, alla luce del gravissimo fatto di cronaca accaduto a Genova e citato in premessa, non si ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza affinché, nell'intervento del personale sanitario dedicato al T.s.o., che deve essere adeguato e numericamente congruo, l'aspetto assistenziale, laddove possibile, prevalga su quello coercitivo, anche in armonia col processo di riforma della normativa in tema di salute mentale.
(4-00501)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Montaruli n. 4-00211 dell'11 maggio 2018.