Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 18 giugno 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo alcuni dati europei, nel mondo del lavorarla violenza e le molestie da parte di terzi riguardano dal 5 per cento al 20 per cento dei lavoratori e se il 40 per cento dei dirigenti europei è preoccupato per la violenza e le molestie sul luogo di lavoro, solo circa il 25 per cento (e non più del 10 per cento in molti paesi dell'Unione europea) ha attuato procedure per affrontare questo fenomeno;

    proprio per arginare tale problematica il 26 aprile 2007 e stato firmato dalle parti sociali europee, a livello intersettoriale, un Accordo quadro sulle molestie e sulla violenza sul luogo di lavoro. Tale accordo mira a impedire e gestire i problemi di prepotenza, molestie sessuali e violenza fisica sul luogo di lavoro, condanna tutte le forme di molestia e di violenza e conferma il dovere del datore di lavoro di tutelare i lavoratori contro tali rischi. In questo senso, le imprese in Europa sarebbero tenute ad adottare una politica di tolleranza zero nei confronti di tali comportamenti e a fissare procedure per gestire i casi di molestie e violenza laddove essi si verifichino;

    nonostante i primi passi compiuti a livello europeo, nel nostro Paese non sembra esserci ancora una adeguata consapevolezza del problema, acuito in questi anni dalle conflittualità correlate alla crisi economica: generalmente, nelle aziende non vengono attuate idonee strategie per prevenire, ridurre le varie forme di violenze e molestie nel mondo del lavoro; violenze che possono essere fisiche, psicologiche, verbali, sessuali o che possono verificarsi anche nel cyberspazio, attraverso la connessione in rete;

    per contrastare tale fenomeno e contenerne gli effetti, negli ultimi anni sono state emanate diverse Linee guida, buone prassi e raccomandazioni da parte di associazioni di categoria e del Ministero della salute: solo per citare alcuni esempi il 25 gennaio 2016, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno siglato congiuntamente l'Accordo quadro sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro, che recepisce quello firmato nel 2007 a livello europeo; mentre nel novembre 2007, il Ministero della salute ha emanato la raccomandazione n. 8 per «prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari» al fine di incoraggiare l'analisi dei luoghi di lavoro e dei rischi correlati e l'adozione di iniziative e programmi, volti a prevenire gli atti di Violenza e/o attenuarne le conseguenze negative;

    il documento del Ministero della salute riconosce che episodi di violenza contro operatori sanitari possono essere considerati «eventi sentinella», in quanto segnali della presenza nell'ambiente di lavoro di situazioni di rischio o di vulnerabilità che richiedono l'adozione da parte dei datori di lavoro di opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori, incoraggiando l'analisi dei fattori di rischio sui luoghi di lavoro;

    tali strumenti però non consentono di operare un approccio sistemico e quantitativo alla valutazione del rischio e di individuare in modo organico le misure di prevenzione e protezione per la specifica realtà aziendale di riferimento;

    gli effetti delle aggressioni sul luogo di lavoro hanno un impatto negativo, molto spesso sottovalutato, sia a livello dell'individuo che le subisce, in termini di infortuni e/o conseguenze psicofisiche (disturbi del sonno, stanchezza, depressione), sia a livello aziendale, a causa della riduzione delle capacità produttive (aumento delle assenze per malattia, del turn over del personale, della disabilità);

    mancano politiche nazionali di segnalazione e di programmazione della prevenzione della violenza sui luoghi di lavoro, così come un omogeneo riconoscimento dei fattori di rischio strutturali, ambientali e organizzativi, che possono favorire la violenza;

    lo stesso Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 disciplina la sicurezza dei luoghi di lavoro, ma non la sicurezza dei lavoratori;

    inoltre, c'è un ulteriore aspetto della stessa problematica: il lavoratore vittima di violenza, fisica o psicologica, è lasciato solo davanti al suo dramma; non riceve alcun supporto per le spese legali, né un sostegno psicologico;

    l'unica tutela riconosciuta al lavoratore vittima di violenza è quella disciplinata dal codice penale, ma la violenza rientra tra le fattispecie procedibili a querela di parte (salvo i casi di minacce di morte e con armi);

    è opportuno porsi l'obiettivo di offrire un supporto alle azioni dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei loro rappresentanti e organizzazioni sindacali, volte non solo a ridurre la violenza e le molestie da parte di terzi, ma a mitigarne le conseguenze,

impegna il Governo:

   1) ad assumere iniziative volte a garantire una maggiore sensibilizzazione dei datori di lavoro, dei lavoratori e degli utenti dei servizi e, nel contempo, una adeguata formazione dei dirigenti e dei lavoratori perché siano in grado di affrontare questo fenomeno;

   2) a favorire la stipula di accordi di cooperazione con le varie istituzioni che partecipano, anche se indirettamente, nel processo di gestione del fenomeno: forze dell'ordine, servizi di vigilanza e addetti alla sicurezza, ispettorato del lavoro, servizi sociali, associazioni di studio, prevenzione e gestione degli episodi di violenza;

   3) a favorire la definizione ed implementazione, all'interno dei luoghi di lavoro, di misure di prevenzione, di tipo logistico-organizzativo e/o tecnologico, e controllo delle situazioni di rischio identificate;

   4) a perseguire una politica coerente a sostegno del personale esposto alle molestie e/o alla violenza sui luoghi di lavoro e nelle circostanze di lavoro, la quale potrebbe includere un ulteriore supporto, oltre a quello previsto dalla normativa vigente, di natura professionale (medica, psicologica, psichiatrica e medicolegale), giuridica, pratica e/o finanziaria, per esempio assumendo iniziative normative per prevedere una copertura assicurativa aggiuntiva a carico del datore di lavoro o un fondo appositamente predisposto;

   5) ad assumere iniziative volte a disciplinare adeguatamente e organicamente la sicurezza sui luoghi di lavoro nell'ambito del testo unico della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
(1-00007) «Bellucci, Rampelli, Gemmato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti nei settori strategici e di interesse nazionale, il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, ha disciplinato i poteri speciali, ossia la facoltà di dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni, esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti strategici nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni;

   obiettivo del citato provvedimento era di consentire al Governo di esercitare i poteri speciali rispetto a tutte le società, pubbliche o private, che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto a quelle società privatizzate o in mano pubblica come nella disciplina previgente;

   il 7 giugno 2018, il Consiglio dei ministri ha deliberato di esercitare i poteri speciali, mediante l'imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società Reti Telematiche Italiane s.p.a, uno dei principali operatori italiani di servizi dati e infrastrutture nel mercato delle telecomunicazioni, con riferimento alla governance della società derivante dall'assemblea degli azionisti del 27 aprile 2018 che ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione;

   la predetta assemblea degli azionisti ha visto l'affermazione della lista sostenuta dai libici di Bousval (Lyban Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm) contro la Fiber 4.0, una cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione;

   il 14 maggio 2018 il professor Giuseppe Conte, nell'esercizio della professione di avvocato, aveva reso un parere pro veritate proprio per la Fiber 4.0, secondo il quale Bousval-Axxion-SVM avrebbe dovuto notificare l'assunzione del controllo di Retelit poiché quest'ultima detiene asset strategici, in tal modo violando gli obblighi stabiliti dalla disciplina dei poteri speciali e, pertanto, determinando la nullità della delibera assembleare e delle successive delibere del consiglio di amministrazione;

   nel medesimo parere sarebbe stata altresì sollevata la possibilità di una opposizione da parte del Governo alla procedura di acquisto;

   è di tutta evidenza che le delicate decisioni di esercizio dei poteri speciali, che possono esprimersi nel divieto di operazioni societarie o nell'imposizione di prescrizioni e condizioni alla loro realizzazione, assumono particolare rilevanza non soltanto dal punto di vista politico-strategico, ma anche per il loro impatto sulle imprese coinvolte, le parti in causa, e sui mercati stessi, e dovrebbero dunque essere fondate quanto più possibile su criteri oggettivi, in base ad un processo valutativo che non può rischiare di essere considerato discriminatorio –:

   quali siano le ragioni alla base della decisione del Governo di esercitare i poteri speciali con riferimento alla società Reti Telematiche Italiane s.p.a., al fine di escludere qualunque ipotesi di utilizzo discrezionale di tale facoltà in favore di una delle parti coinvolte, anche in ragione di quello che appare agli interpellanti, un possibile conflitto di interessi ravvisabile per il ruolo recentemente svolto dal Presidente del Consiglio dei ministri in qualità di consulente della cordata Fiber 4.0.
(2-00029) «Anzaldi, Miceli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORNARO e PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'intervista al Corriere della Sera (Milano-Politica del 13 giugno 2018), il Ministro dell'interno ha dichiarato che: «Sì, vogliamo ricostruire buoni rapporti con l'Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l'Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l'Egitto»;

   la posizione del Ministro dell'interno è in contrasto con quanto fatto nelle scorse settimane dal presidente della Camera, Roberto Fico, che ha incontrato i genitori di Giulio e l'ambasciatore italiano al Cairo, Gianpaolo Cantini, chiedendogli il massimo sforzo in un momento cruciale per l'indagine. Infatti i magistrati romani hanno messo sul tavolo dei colleghi egiziani elementi cruciali per poter circoscrivere le responsabilità di nove agenti della National security;

   è stata presentata una proposta a prima firma dell'onorevole Palazzotto e sottoscritta dagli altri componenti del Gruppo Liberi e Uguali per l’«Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni» (Doc. XXII, n. 17) in data 28 maggio 2018 ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione al fine di accertare le responsabilità relative alla morte di Giulio Regeni e di ricostruire in maniera puntuale tutte le circostanze che hanno portato al suo assassinio;

   vi è il dovere politico e istituzionale, non solo per la memoria di Giulio e per la sua famiglia, ma anche e soprattutto per restituire forza ai principi di libertà e giustizia su cui si fonda la nostra democrazia di arrivare alla ricostruzione della verità sulla morte del giovane ricercatore italiano –:

   quale sia la posizione del Governo sul «caso Regeni», considerato che le dichiarazioni del Ministro dell'Interno potrebbero compromettere il lavoro di ricostruzione della verità sulla morte di Giulio Regeni ed il complicato lavoro diplomatico costruito dalla Farnesina in questi anni.
(5-00045)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO, OSNATO, CARETTA, MASCHIO e RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio) ha istituito il fondo in favore dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dalla legge nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento, se relativi alla sottoscrizione e al collocamento di strumenti finanziari di banche sottoposte a risoluzione o comunque poste in liquidazione coatta amministrativa;

   il fondo è alimentato:

    1) dai conti correnti e rapporti bancari definiti come dormienti e giacenti all'interno del sistema bancario;

    2) dal comparto assicurativo e finanziario;

   il fondo opera entro i limiti della dotazione finanziaria e fino al suo esaurimento, secondo il criterio cronologico della presentazione dell'istanza corredata di idonea documentazione. La dotazione finanziaria del fondo è pari a 25 milioni di euro ed opera per gli anni da 2018 a 2021;

   la legge di bilancio 2017 stabilisce che: «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sono stabiliti requisiti, modalità e condizioni necessarie all'attuazione di quanto disposto dai commi da 1106 a 1109». Dunque, i termini per l'emanazione del decreto attuativo sono scaduti il 30 marzo 2018;

   centinaia di migliaia di risparmiatori depredati dei loro risparmi, non hanno ancora ottenuto alcun sostegno. Inoltre, è evidente l'esiguità della iniziale dotazione del fondo considerato che:

    i risparmi andati in fumo, a seguito rispettivamente della risoluzione e della messa in liquidazione coatta amministrativa delle banche venete, ammontano a circa 11 miliardi di euro;

    la somma versata dallo Stato ad Intesa San Paolo, in occasione dell'acquisizione da parte della stessa del compendio aziendale di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e delle relative controllate, ammonta a 4,8 miliardi di euro. Intesa per altro ha richiesto ulteriori garanzie al fine di effettuare un'operazione neutra;

    in occasione dei soli aumenti di capitale lanciati da Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza negli anni 2013 e 2014 – quando, come noto sia a Banca d'Italia che a Consob, lo stato di salute di entrambe le banche era già irrimediabilmente compromesso –, andavano in fumo risparmi per circa 2 miliardi di euro;

   l'accesso al fondo risulta possibile, da parte del risparmiatore tradito o con sentenza o attraverso l'arbitrato dell'Anac. Non può essere taciuto come tutte le domande di accesso dei risparmiatori frodati che potenzialmente potranno ricorrere ad Anac sono circa 350.000 (i detentori di azioni e/o obbligazioni subordinate emesse dalle quattro banche dell'Italia centrale andate in risoluzione sono circa 130.000, i detentori di azioni e/o obbligazioni subordinate emesse (dalle banche popolari venete sono circa 220.000) e dunque l'Anac verosimilmente impiegherà diversi anni per evadere ciascuna posizione. Appare evidente dunque come sia necessario prevedere una procedura snella e standardizzata avanti al collegio arbitrale dell'Anac così da agevolare sia l'accesso del risparmiatore al fondo, in considerazione dei molteplici elementi che già provano la responsabilità diffusa delle banche coinvolte (provvedimenti sanzionatori Consob, Banca d'Italia, Autorità garante della concorrenza e del mercato, Banca centrale europea nonché atti dei procedimenti penali), sia il lavoro del collegio arbitrale dell'Anac –:

   quali iniziative si intenda assumere per provvedere tempestivamente all'adozione del decreto attuativo di cui in premessa, adozione che doveva avvenire entro il 30 marzo 2018 e che è necessaria per garantire ai risparmiatori danneggiati gli adeguati risarcimenti, se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative per incrementare la dotazione del «fondo ristoro», ad oggi insufficiente a compensare le perdite subite dai risparmiatori coinvolti, azionisti e obbligazionisti compresi, nonché per definire una adeguata regolamentazione della procedura affidata ad Anac in modo da standardizzare ed agevolare l'accesso al fondo da parte dei risparmiatori traditi.
(4-00474)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2018, a mezzo stampa, è stato resto noto l'esito dell'avviso pubblico per la selezione finalizzata alla scelta di un sito per ospitare il progetto del DTT (Divertor Totamak Test), anello di collegamento tra i grandi progetti di fusione nucleare Iter e Demo. Come noto, ad aggiudicarsi la gara è stato il centro Enea di Frascati vicino Roma;

   la regione Emilia-Romagna, con delibera di giunta n. 99 del 29 gennaio 2018, aveva ufficialmente candidato il centro ricerche Enea del Brasimone nel comune di Camugnano (Bo), di fatto uno dei maggiori centri di ricerca a livello nazionale e internazionale dedicato allo studio e allo sviluppo delle tecnologie nei settori della fissione e fusione nucleare; tale disponibilità era stata già espressa con una delibera del 2017 a seguito di una prima comunicazione da parte di Enea e coinvolgendo anche la regione Toscana;

   la regione Emilia-Romagna aveva ufficializzato la sua candidatura congiuntamente alla regione Toscana a seguito di un importante impegno di progettazione e investimento di 25 milioni di euro in sette anni; la regione Toscana che aveva messo a disposizione ulteriori 3 milioni di euro;

   il centro del Brasimone era sembrato inizialmente in pole position, ma in graduatoria era poi risultato solamente quarto dopo quello di Frascati e i poli di Brindisi e di Pescara. Il basso punteggio per il centro di Camugnano era derivato dalla lontananza dall'aeroporto (2,5 punti persi su un totale di 5), dal basso al «valore delle infrastrutture esistenti nell'area offerta, nella misura in cui risultano disponibili e utili a ridurre il costo dell'investimento» per il quale erano stati ottenuti appena 7,32 punti; ridotto sarebbe stato anche il contributo (appena 3 punti) portato dall'impegno messo a disposizione «dall'ente territoriale a farsi carico del finanziamento relativo alla preparazione del sito», ovvero dalla regione;

   la valorizzazione del centro del Brasimone resta comunque cruciale per il territorio appenninico e rappresenterebbe un'occasione importantissima di rilancio economico, turistico e sociale, potenziandone enormemente gli elementi di attrattività e di promozione per le comunità locali;

   di recente l'assessorato competente regionale ha chiarito che l'obiettivo condiviso, insieme ai sindaci dei comuni montani, alle città metropolitane e alle due regioni coinvolte, è quello di proseguire nelle ipotesi di valorizzazione del sito, a partire dal programma Dtt. Sarebbe infatti già stata avanzata ad Enea una richiesta di coinvolgimento del sito del Brasimone in ulteriori progetti sperimentali ma comunque legati al Dtt;

   andrebbe tuttavia aperta un'ulteriore riflessione per rendere quanto più possibile il centro del Brasimone autonomo sotto il profilo della ricerca, in quanto il rilancio del sito potrebbe essere realisticamente sostenuto con i fondi messi a disposizione dalle regioni Emilia-Romagna e Toscana e con un significativo progetto che possa essere portato avanti dal personale del Brasimone e di Bologna anche in modo indipendente rispetto ad altri centri Enea –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se la regione Emilia-Romagna abbia avanzato al Governo proposte o progetti di valorizzazione del centro del Brasimone e se tali proposte siano collegate comunque al progetto Dtt;

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per la valorizzazione del centro Enea del Brasimone;

   se si ritenga di dover valutare anche proposte alternative al progetto Dtt per la valorizzazione del centro del Brasimone e per un suo sviluppo maggiormente autonomo e svincolato da altri centri Enea.
(4-00478)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, reca «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno»;

   l'articolo 2 di tale decreto-legge affida i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi ad un unico commissario straordinario del Governo che, a far data dal decreto di nomina, agirà in sostituzione dei commissari straordinari nominati ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 133 del 2014;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2017 il professor Enrico Rolle è stato nominato «Commissario straordinario unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea pronunciate il 19 luglio 2012 (causa C-565/10) e il 10 aprile 2014 (causa C-85/13) in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue»;

   in data 12 maggio 2017 la Commissione europea ha depositato il ricorso contro la Repubblica italiana (C-251/17), proposto ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea richiedendo alla Corte di giustizia dell'Unione europea di «dichiarare che la Repubblica italiana, avendo omesso di adottare tutte le misure necessarie all'esecuzione della sentenza pronunciata dalla Corte il 19 luglio 2012 nella causa C-565/10 Commissione/Italia, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell'articolo 260, paragrafo 1, TFUE»;

   inoltre, la Commissione ha chiesto di «condannare la Repubblica italiana al pagamento di una penalità di 346.922,40 EUR, meno un'eventuale riduzione come risultante dalla formula di degressività proposta, per ciascun giorno di ritardo nell'esecuzione della sentenza pronunciata nella causa C-565/10, a decorrere dalla data in cui sarà pronunciata una sentenza nella presente causa e sino alla data in cui sarà stata data esecuzione alla sentenza pronunciata nella causa C-565/10»;

   infine, la richiesta è stata di «condannare la Repubblica italiana al pagamento di una somma forfettaria giornaliera di 39.113,80 EUR, con un importo totale minimo di 62.699.421,40 EUR, a decorrere dalla data di pronuncia della sentenza nella causa C-565/10 e sino alla data in cui sarà pronunciata una sentenza nella presente causa o sino alla data in cui sarà stata data esecuzione alla sentenza pronunciata nella causa C-565/10»;

   nel corso degli ultimi anni la magistratura e le forze di polizia hanno accertato numerosi casi di gravi carenze infrastrutturali dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue esistenti nel territorio calabrese –:

   quali siano gli agglomerati calabresi oggetto del contenzioso europeo;

   quali attività siano state svolte dai commissari straordinari nominati ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 133 del 2014 nel territorio calabrese e con quali risultati;

   quali iniziative concrete abbia assunto, a distanza di un anno dalla sua nomina, il commissario straordinario del Governo per fronteggiare le criticità che interessano il territorio calabrese;

   quale sia il cronoprogramma degli interventi che interessano il territorio calabrese;

   di quali strutture tecniche ed amministrative si avvalga il commissario straordinario per la progettazione e la realizzazione degli interventi di collettamento fognatura e depurazione delle acque reflue;

   quali siano le risorse finanziarie destinate al superamento delle gravi carenze infrastrutturali dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue esistenti nel territorio calabrese, sia quelle oggetto del contenzioso europeo sia quelle non interessate da quest'ultimo.
(4-00482)


   SERRACCHIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROSATO e GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di una trasmissione televisiva e successivamente in una intervista al Corriere della Sera del 13 giugno 2018, il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha dichiarato: «Sì, vogliamo ricostruire buoni rapporti con l'Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l'Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un paese importante come l'Egitto» –:

   se il Governo intenda rapidamente chiarire la posizione dell'Italia sul caso Regeni che il Ministro dell'interno con le sue esternazioni, a giudizio degli interroganti, ha – di fatto – relegato a mera questione di famiglia, nonostante nel corso degli anni siano state mobilitate le diplomazie e gli organi investigativi per scoprire la verità sull'omicidio del giovane ricercatore italiano;

   se il Governo abbia deciso di rinunciare definitivamente ad adoperarsi per accertare la verità dei fatti, tenendo presente che è in corso anche un'azione giudiziaria e che la morte di Giulio Regeni non dovrebbe essere derubricata a mero caso di cronaca o, peggio, sacrificata, sull'altare della ragion di Stato.
(4-00484)


   BOSCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 giugno 2018 a Torino una prostituta 20enne di origini albanese, Anxhela Meçani, è deceduta a seguito delle gravissime lesioni riportate per le percosse ricevute e per essere stata, come riportano le cronache dei giornali, scaraventata fuori da un'auto in corsa lungo la tangenziale sud nel tratto tra Stupinigi e La Loggia;

   nonostante il trasporto d'urgenza da parte del 118 all'ospedale Santa Croce di Moncalieri le emorragie interne, non hanno dato scampo alla giovane donna;

   la squadra mobile di Torino sta lavorando per ricostruire l'accaduto e individuare i responsabili di questo brutale omicidio;

   in Italia si stima vi siano circa 90 mila prostitute provenienti prevalentemente dall'Est Europa (Romania, Bulgaria, Ucraina, Albania) e dall'Africa (Nigeria);

   il 26 febbraio 2016 è stato approvato il primo piano nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento a norma dell'articolo 9 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24;

   nel corso dell'ultimo anno sono state salvate dalla tratta circa 1200 persone nella stragrande maggioranza dei casi donne e minori;

   un forte segnale di contrasto allo sfruttamento della prostituzione è stato dato anche con l'aumento dei fondi statali adottato passati dagli iniziali 8 milioni di euro del 2015 ai 22,5 milioni di euro dell'ultima legge di bilancio;

   sono stati posti in essere progetti, con il coinvolgimento di associazioni ed enti locali, che hanno dato opportunità a centinaia di ragazze di potersi sottrarre alle persecuzioni, in Italia e anche nei Paesi di origine, da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono il racket della prostituzione, infondendo fiducia in un futuro diverso per chi volesse affrancarsi –:

   quali siano le linee di indirizzo del Governo nell'azione di contrasto allo sfruttamento della prostituzione e alla tratta di esseri umani, e se intendano salvaguardare le risorse economiche statali, poste a sostegno del piano nazionale nonché preservare le esperienze positive dei progetti di questi anni, con l'obiettivo di salvare vite umane.
(4-00485)


   SOZZANI e GERMANÀ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal gennaio 2018 è stato formalizzato il passaggio della società delle strade italiane Anas, al gruppo Ferrovie dello Stato, ossia il trasferimento dell'intera partecipazione della società al gruppo che gestisce la rete ferroviaria, e la conseguente nascita del primo polo integrato di ferrovie e strade in Europa;

   l'Anas è stata inglobata da Ferrovie dello Stato con un patrimonio ufficiale di circa 2 miliardi e 800 milioni di euro; in realtà il patrimonio effettivo era appena tra i 600 e gli 800 milioni di euro. Poca cosa di fronte agli impegni finanziari che l'Anas deve sostenere per far fronte al colossale contenzioso accumulato nel corso degli anni;

   le cifre che riguardano il suddetto contenzioso con aziende e fornitori accumulato dall'Anas nel corso degli anni sono infatti elevatissime, e il quadro che emerge confermerebbe il mancato rispetto della normativa vigente. Ad ottobre 2015, il contenzioso non definito ammonta a 10,6 miliardi di euro, di cui 8,6 relativi a riserve iscritte sui lavori, ripartiti tra contenziosi pendenti in sede giudiziale e contenziosi pendenti stragiudiziali;

   si rammenta che l'adeguatezza dei fondi stanziati nel bilancio Anas a copertura del contenzioso è una delle condizioni elencate dal decreto-legge n. 50 del 2017 di aprile del Governo per permettere la fusione con le Ferrovie dello Stato;

   il Gruppo Ferrovie dello Stato ha creato un buco patrimoniale per acquisire e, a quanto consta agli interroganti, non sarebbero state rispettate le regole poste dal decreto-legge n. 50 del 2017, nelle previsioni dell'articolo 49, laddove vengono disciplinate le condizioni su debiti di Anas per il passaggio; mentre non risulterebbe adeguatamente considerato il complessivo valore delle transazioni Anas tuttora in corso. Si è peraltro dimostrata, secondo gli interroganti, l'incapacità del Governo pro tempore di vigilare sulle ingiustificate transazioni sui contenziosi nel 2017, che hanno spinto l'Autorità anticorruzione ad aprire un fascicolo sulla questione con la delibera n. 643 del 2017;

   già dal 14 giugno 2017, infatti, con la delibera n. 643 del 2017, l'Anac è intervenuta in ordine all'utilizzo, da parte di Anas, dell'istituto della transazione e dell'accordo bonario, relativamente all'attività negoziale preordinata all'acquisizione di lavori, servizi e forniture con riferimento alla fase di esecuzione del contratto. Si tratta del risultato dell'attività ispettiva avviata per «operare una puntuale ricognizione sul contenzioso risolto e/o pendente presso l'Anas, al fine di valutare il rispetto delle norme in materia, con riferimento agli strumenti stragiudiziali (accordi bonari e transazioni), attivati in fase di esecuzione dei lavori dal 2012 all'ottobre 2015»;

   nella citata delibera, l'Anac ha sottolineato la necessità di approfondire «le ragioni e le specifiche motivazioni alla base delle vertenze instauratesi in corso d'opera con le imprese esecutrici», ha chiesto la trasmissione di una «relazione di aggiornamento sullo stato del contenzioso pendente e definito al 31-12-2017» e «dispone l'invio della medesima deliberazione alla Procura della Corte dei conti e alla Procura presso il Tribunale di Roma per i profili di eventuale competenza»;

   si rileva inoltre che, tra dicembre 2017 e gennaio 2018, gli organi di vertice di Ferrovie dello Stato italiane e di Anas sono stati riconfermati prima del tempo stabilito e soprattutto prima dell'approvazione del bilancio 2017, da cui emergerebbero le suesposte criticità –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, ritenga di assumere iniziative per garantire che la fusione tra Anas e Ferrovie dello Stato italiane sia pienamente conforme alla disciplina posta dall'articolo 49 del decreto-legge n. 50 del 2017;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione ai profili di irregolarità e di criticità evidenziati dalla delibera dell'Anac di cui in premessa.
(4-00489)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato e, in molte aree del Paese, la presenza di ungulati ha raggiunto numeri incalcolabili;

   a parere dell'interrogante i cinghiali sono animali non necessari, dannosi e pericolosi e la loro presenza sul territorio italiano, ed in particolare in Calabria, è diventata oramai incontrollabile. In particolare, nelle province di Vibo Valentia e Catanzaro, si registrano situazioni di pericolo legate ad invasioni di cinghiali che, oltre a creare danni alle imprese agricole, agrituristiche e zootecniche, mettono in pericolo i cittadini, invadendo strade trafficate e centri abitati;

   i cinghiali sono animali pericolosi per le persone e rappresentano un grosso problema per agricoltori e imprese; infatti, sono molteplici e ingenti i danni causati alle colture e agli animali da questi ungulati, che gli agricoltori e le imprese non possono più sopportare;

   a fronte della acclarata inadeguatezza degli attuali metodi di selezione e controllo degli ungulati, occorre valutare metodologie alternative, che possano essere attuate anche avvalendosi dei proprietari o conduttori dei fondi agricoli o di operatori abilitati –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda adottare al fine di individuare strumenti specifici e urgenti per contrastare il fenomeno crescente della presenza incontrollata dei cinghiali e quali misure finanziare intenda promuovere per riparare i danni ingenti agli imprenditori e agli agricoltori che questi ungulati stanno arrecando.
(4-00476)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   alla Fondazione Teatro dell'Opera di Roma sono state applicate le norme di cui al decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, relative al risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche che versano in situazioni di difficoltà economico-patrimoniale;

   in particolare, l'articolo 11 del decreto-legge disciplina il procedimento per ristrutturare il debito delle medesime fondazioni;

   i bilanci consuntivi 2014-2015-2016 del Teatro dell'Opera sono stati chiusi in pareggio di esercizio, ma con un aumento del debito della Fondazione di rispettivamente 44, 54 e 53 milioni di euro, in violazione della norma di cui al comma 1-d) dell'articolo 11 del decreto-legge n. 91 del 2013 che vieta il ricorso a un nuovo indebitamento;

   come evidenziato dalla «Relazione del Commissario straordinario del Governo sul monitoraggio semestrale dello stato di attuazione dei piani di risanamento delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche» la Fondazione dell'Opera di Roma ha usufruito di un prestito di 25 milioni di euro per il risanamento del proprio debito;

   la medesima relazione mostra una gestione non in linea con gli obiettivi di risanamento, evidenziando che dall'analisi effettuata risulta che «gli elevati costi di produzione (6,48 Mln) conducono ad un margine di produzione negativo (-1,68 Mln di euro)», che «anche il margine per posto disponibile, di conseguenza, è negativo per 3,4 euro», e che «rimane critico il livello dello stock debitorio»;

   all'atto dell'insediamento dell'attuale gestione del Teatro dell'Opera di Roma, sullo stesso gravava un'esposizione debitoria pari a 33 milioni di euro che, a fronte dei 25 milioni di euro ricevuti per il risanamento, avrebbe dovuto diminuire a circa otto milioni di euro;

   nei «Richiami conclusivi e implicazioni per le azioni di risanamento», il Commissario di Governo afferma che «è pure improcrastinabile intervenire per attenuare l'eccessiva rigidità che vede, ad esempio, i costi del personale stabili o addirittura in aumento», laddove, invece, la Fondazione Teatro dell'Opera di Roma ha elargito promozioni ed aumenti di stipendio;

   sempre nel medesimo capitolo della Relazione il Commissario afferma che «sono quindi della massima urgenza interventi su tale terreno che producano risultati già evidenti nel corso del primo semestre 2018»;

   ad oggi, vale a dire alla fine del primo semestre 2018, a quanto consta all'interrogante, la Fondazione Teatro dell'Opera di Roma non ha attuato alcuna delle indicazioni fornite dal Commissario di Governo;

   risulta all'interrogante che il Teatro dell'Opera di Roma non abbia ricevuto l'approvazione dell'estensione del piano di risanamento, fatto che impedisce all'ente di continuare a rientrare tra le fondazioni al cui risanamento si applicano le norme della cosiddetta legge Bray;

   dal bilancio a consuntivo dell'anno 2016 risulta, inoltre, che i debiti tributari dello stesso ente siano saliti a 12,1 milioni di euro, con un aumento di 8,5 milioni di euro in un solo anno per il mancato versamento dell'Irpef –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, nell'esercizio delle funzioni di vigilanza allo stesso spettanti, di assumere iniziative di competenza per verificare la reale situazione debitoria della fondazione di cui in premessa e accertare le responsabilità della governance dell'ente;

   a cosa siano state destinate le somme citate in premessa risultanti dal mancato versamento dell'Irpef e se l'eventuale rateizzazione del corrispondente debito della fondazione, che comporterà costi più elevati, non possa comportare un danno economico.
(4-00486)


   MOLLICONE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto segnalato dal «Fatto Quotidiano» in data 13 giugno 2018, tantissimi artisti e operatori culturali hanno perso il lavoro. Sono stati azzerati i loro contributi dopo anni di attività svolta e dopo aver creato centinaia di spettacoli e offerto opportunità di lavoro a centinaia di artisti, in virtù di un decreto «FUS» del 2015, che sancisce la possibilità di essere sovvenzionati solo ai soggetti che hanno superato uno sbarramento «artistico», stabilito con giudizio insindacabile da commissari esterni;

   tutto ciò, denuncia il Fatto Quotidiano, è avvenuto in prossimità della fine della passata legislatura, nel momento in cui sono state «tempestivamente» nominate le commissioni ministeriali di durata triennale, che hanno operato una dubbia selezione dei progetti assegnatari del Fondo unico per lo spettacolo;

   la tempestiva nomina dei commissari, che hanno avuto la «discrezionalità» nella scelta dei progetti assegnatari del Fondo unico per lo spettacolo, ha decretato la fine di tante realtà culturali. I «Direttori artistici della cultura italiana», si legge nell'articolo del Fatto Quotidiano, hanno deciso in fretta e furia. Mai commissioni furono chiamate a esprimersi con tale celerità nella storia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, cancellando tante realtà culturali. Si è dato luogo a vere e proprie «epurazioni ingiustificate, immotivate e insindacabili» di progetti di oggettivo valore culturale –:

   quali urgenti iniziative intenda attuare per chiarire i criteri di assegnazione del Fondo unico per lo spettacolo e se non ritenga, in attesa delle opportune verifiche, di sospendere l'attuale riparto;

   in che modo il Ministro interrogato intenda impedire che artisti e operatori culturali di comprovato valore tecnico e artistico, che operano da anni nel mondo dello spettacolo e che hanno contribuito a rendere l'Italia prestigiosa nel mondo, perdano le loro opportunità lavorative e se non ritenga necessario valutare nuovi e più trasparenti criteri per l'assegnazione del Fondo unico per lo spettacolo.
(4-00488)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONOMO e GARIGLIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 6 giugno 2018, intorno alle ore 21, nell'area di pertinenza del comune di Corio, in provincia di Torino, si è registrato il passaggio di n. 2 velivoli, verosimilmente caccia militari a bassissima quota, sentiti e visti da gran parte della popolazione del comune sopracitato e dei comuni confinanti;

   tale evento ha enormemente allarmato la popolazione per il forte rumore e per l'onda d'urto che si è propagata sul territorio, ma soprattutto per il timore che i due velivoli fossero diretti ad intercettare un terzo velivolo potenzialmente pericoloso, che alcune testimonianze dicono di aver scorto;

   a causa dell'apprensione generata negli abitanti della zona per la loro sicurezza, le forze dell'ordine sono state chiamate numerose volte e le istituzioni sollecitate a comprendere meglio cosa sia accaduto;

   successivamente all'evento è stata interpellata l'Aeronautica militare, la cui risposta è stata a giudizio degli interroganti evasiva e lacunosa, cosa che ha ulteriormente alimentato dubbi e inquietudini –:

   se il boato avvertito nelle circostanze richiamate in premessa sia da attribuire allo svolgimento di voli militari e, nel caso di risposta affermativa, quale fosse la ragione di tale volo, se vi sia stata una qualche situazione di pericolo per gli abitanti della zona, e quali iniziative intendano adottare le autorità militari al fine di informare preventivamente le popolazioni locali dello svolgimento di eventuali esercitazioni, evitando di creare paura e preoccupazione tra gli abitanti.
(5-00043)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   le cronache odierne, in particolare un articolo del Messaggero, hanno dato ampio risalto, a seguito dell'indagine della procura della Capitale su asseriti episodi corruttivi legati alla realizzazione del nuovo stadio di calcio della A.S. Roma, alle condotte tenute dal presidente dei locale Ordine forense;

   l'avvocato Mauro Vaglio, già candidato al Senato con il M5S e non eletto alle ultime elezioni, avrebbe riferito ad un suo coindagato, secondo un'intercettazione riportata dagli organi di stampa, di voler presiedere la Cassa forense. Secondo il teorema dell'accusa, da presidente della Cassa forense, Vaglio avrebbe così potuto agevolare la speculazione immobiliare legata alla costruzione dello stadio della A.S. Roma da parte del gruppo Parnasi, con un investimento di decine di milioni di euro. Soldi presi dalla Cassa e di cui avrebbe avuto quindi la disponibilità gestionale;

   il legame di Vaglio con il gruppo Parnasi è ben evidenziato da una dazione di denaro per incarichi di consulenza che non sarebbero mai stati svolti;

   in attesa che si chiariscano le responsabilità penali degli indagati la situazione sta creando grave imbarazzo tra gli iscritti all'Ordine della Capitale;

   sarebbero pertanto auspicabili le dimissioni spontanee di Vaglio –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato a tutela dell'immagine e della corretta gestione dell'ordine degli avvocati di Roma.
(2-00028) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e MELONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in tutta Italia si sta verificando il tardivo pagamento delle fatture elettroniche per le indennità dei magistrati onorari, che si protrae oramai ben oltre i trenta giorni prescritti dalla vigente normativa;

   alcune sigle sindacali della magistratura onoraria hanno rilevato che negli ultimi mesi sono mancati i trasferimenti dei fondi necessari per il pagamento delle indennità per il servizio prestato dai magistrati onorari da parte del Ministero della giustizia alle corti di appello ed alle procure di tutta Italia, determinando, per gli stessi, una situazione di assoluta privazione del sostentamento;

   in merito, le sigle sindacali hanno trasmesso lettere di sollecito per la liquidazione delle indennità spettanti alla magistratura onoraria indirizzate al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede;

   ricorrono le scadenze fiscali (IVA) e previdenziali (cassa forense) che pochi riusciranno ad onorare, con inevitabili sanzioni a loro carico;

   occorre assicurare per il futuro ai magistrati onorari il puntuale pagamento delle indennità –:

   quali iniziative intenda assumere per superare le criticità evidenziate, rimuovendo gli impedimenti che di fatto ostacolano la regolare remunerazione dei magistrati onorari, e al fine di consentire agli stessi di adempiere alle proprie funzioni, consentendo così il regolare funzionamento della macchina della giustizia nella nostra Nazione.
(4-00479)


   ASCANI, BONOMO, SCALFAROTTO, MORETTO, ROSATO, MORANI, SERRACCHIANI, MICELI, NOBILI, GAVINO MANCA, MIGLIORE, QUARTAPELLE PROCOPIO, FIANO, BAZOLI, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, ENRICO BORGHI e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 giugno 2018 tre giornalisti di La Repubblica, La Stampa e il Fatto Quotidiano si trovavano a Bolzano per seguire gli sviluppi dell'inchiesta della procura di Genova sul presunto riciclaggio dei fondi del partito della Lega, tema sul quale i deputati Fiano e Rotta, appartenenti al gruppo parlamentare del Partito Democratico hanno già presentato un'interpellanza. Stando alle fonti giornalistiche, mentre i tre giornalisti si trovavano a condurre la loro inchiesta, sono stati fermati dai funzionari della Guardia di finanza locale che, avendoli fermati, li ha trattenuti per procedere con l'interrogatorio. Le stesse fonti riferiscono circa l'irritualità della conduzione dell'interrogatorio, poiché i tre non sarebbero stati avvertiti della possibilità di avvalersi di un difensore né della facoltà di non rispondere. In particolare, come si legge dal comunicato stampa del Sindacato dei giornalisti e dell'Unione cronisti: il comportamento tenuto dai suddetti funzionari sarebbe stato «intimidatorio nei confronti dei colleghi impegnati ad illuminare una delle vicende più oscure di questi ultimi anni, riportando aggiornamenti di sicuro interesse pubblico su un'indagine per truffa ai danni dello Stato». Il fatto occorso ha avuto una notevole risonanza per via della «scelta muscolare della magistratura e polizia giudiziaria: il loro tentativo di imbavagliare l'informazione e imbrigliare la libertà di stampa» (comunicato Sindacato giornalisti e Unione cronisti);

   invero, l'articolo 21 della Costituzione italiana recita che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e che «la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». La garanzia della libertà di pensiero e della sua manifestazione costituisce una condizione imprescindibile per la stessa vita e sopravvivenza di un regime democratico, perché assicura la formazione di un libero convincimento personale da parte di ciascun cittadino e di una opinione pubblica libera e criticamente fondata e, perciò, è considerata la «pietra angolare» della democrazia. È stato l'articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 26 agosto 1789 a definire che «la libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell'uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge»;

   e in effetti, ad avviso degli interroganti, nella vicenda occorsa non si vede come i tre giornalisti abbiano potuto abusare della libertà di informazione, essendosi limitati a recarsi sul posto in cui i fatti di cronaca stavano per avvenire –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto avvenuto e quali eventuali iniziative di competenza intendano assumere in relazione ai fatti esposti in premessa.
(4-00490)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   FIANO, ROTTA, ASCANI, BAZOLI, BENAMATI, BONOMO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, CANTINI, CARLA CANTONE, CARÈ, CARNEVALI, CENNI, CRITELLI, DE LUCA, DE MENECH, FREGOLENT, GADDA, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI, MANCINI, MARTINA, MICELI, MIGLIORE, MOR, MORANI, MORETTO, MORGONI, NAVARRA, NOBILI, NOJA, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, RIZZO NERVO, SCALFAROTTO, SERRACCHIANI, SCHIRÒ, SIANI, VAZIO e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il 12 giugno 2018, in un'azione di polizia nel comune di Latina, sarebbero state arrestate 21 persone, indagate per associazione mafiosa, spaccio di stupefacenti, estorsioni, minacce, ed altri significativi reati, mentre altre quattro persone sarebbero, per gli stessi reati, agli arresti domiciliari;

   secondo le fonti giornalistiche, tra le 21 persone arrestate, appartenenti o affiliate al noto clan Di Silvio, vi sarebbe anche il trentaduenne Daniele Mastracci, accusato di procurare cocaina a consumatori abituali, ma anche di aver portato voti e fatto campagna elettorale a favore del candidato sindaco alle comunali del 2016, Orlando Angelo Tripodi, attuale capogruppo in consiglio regionale per la Lega;

   il sostegno politico e la compravendita di voti a favore di Tripodi, e più in generale a favore della lista «Noi con Salvini» nelle elezioni amministrative del 2016 sia a Latina che a Terracina, sarebbero stati confermati da Renato Pugliese, pregiudicato per estorsioni e droga, poi pentito, che ha permesso alle forze di polizia di ricostruire l'ascesa criminale di alcuni noti esponenti del clan Di Silvio;

   del resto, agli atti dell'indagine risulta allegato anche un rapporto del commissario di Terracina, secondo il quale il 4 giugno 2016, una ventina di giorni prima dello svolgimento delle elezioni amministrative, sarebbero stati rinvenuti in una macchina su cui viaggiava Agostino Riccardo, noto luogotenente del clan Di Silvio, numerosi manifesti riguardanti candidati della Lega alle elezioni amministrative di Latina e Terracina, tra cui anche quelli a sostegno di Zicchieri, attualmente vice capogruppo alla Camera dei deputati della Lega –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere, in particolare in relazione ai rischi di infiltrazione della criminalità organizzata.
(3-00019)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Napoli, al quartiere «Vasto», zona centralissima sita a pochi metri dalla stazione centrale «Garibaldi», si registrano oramai da mesi quotidiani episodi che ledono l'ordine pubblico, inteso quest'ultimo come quell'insieme di norme fondamentali dell'ordinamento giuridico riguardante i principi etici e comportamentali la cui osservanza ed attuazione è ritenuta indispensabile per l'esistenza di tale ordinamento;

   in particolare, le zone adiacenti a via Firenze, via Torino, via Milano, e via Bologna sono divenute teatro abitudinario di episodi di violenza cruenta, di spaccio di ogni tipo di droga, di prostituzione, nonché di vendita abusiva di ogni genere di prodotti;

   nella predetta zona sono concentrati diversi centri di accoglienza, e pertanto l'elevato numero di migranti presenti sul territorio ha reso impossibile l'integrazione tra le diverse etnie e con i cittadini residenti in loco;

   i cittadini sono oramai privati della loro quotidianità poiché nel loro quartiere, sin dal mattino fino a notte fonda si verificano episodi di violenza, di degrado, di inciviltà, di prostituzione maschile e femminile, talvolta praticata anche negli androni dei palazzi delle civili abitazioni;

   tale situazione di degrado è favorita dalla vendita di alcolici fino alla tarda notte da parte di minimarket abusivi, dalla presenza di centri di culto non autorizzati presenti, di ristoranti che operano senza alcuna norma igienica, nonché da mercatini abusivi ove vengono venduti oggetti reperiti dai rifiuti o da furti;

   non è tollerabile che i cittadini corrano quotidianamente il rischio di subire atti di violenza e delinquenza nello svolgimento delle proprie normali attività, né che possano vivere in un luogo ove oramai tutte le più elementari norme del vivere civile sono state sovvertite;

   i cittadini, ai quali oramai è anche impedito riposare serenamente nelle proprie abitazioni e che hanno pubblicamente manifestato già più volte la loro frustrazione, chiedono risposte chiare e decise –:

   alla luce della crescita esponenziale degli episodi sopra descritti, che si protraggono oramai da mesi, consumati nel quartiere del Vasto da parte di immigrati in stragrande maggioranza irregolari, quali iniziative i Ministri interrogati intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza di uno dei luoghi nevralgici della città, che risulta, secondo l'interrogante, oramai completamente abbandonato dalle istituzioni cittadine;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno convocare un tavolo che coinvolga le associazioni dei cittadini e le autorità locali, al fine di valutare l'ipotesi di prevedere una maggiore e più massiccia presenza delle forze dell'ordine nelle ore diurne e notturne, per riportare la normalità nel quartiere.
(4-00469)


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 67 del 30 aprile 2018 l'amministrazione comunale di Belgirate ha dettato le condizioni per l'affidamento dell'incarico professionale di addetto alla comunicazione per il comune di Belgirate per l'anno 2018;

   il bando di selezione è stato pubblicato all'albo pretorio comunale e sul sito del comune di Belgirate dal 30 aprile al 21 maggio 2018;

   a seguito dell'esperimento della gara di appalto, l'offerta economicamente più vantaggiosa è risultata essere quella della signora Galluzzo Veronica, con un punteggio ottenuto di 63,875 e con un'offerta economica di euro 4.200,00;

   la commissione di gara ha quindi provveduto ad affidare l'incarico professionale di addetto alla comunicazione per il comune di Belgirate per l'anno 2018 alla signora Galluzzo Veronica;

   sul profilo personale di Facebook della signora Galluzzo Veronica risultano essere state pubblicate diverse foto inneggianti al nazi-fascismo;

   i richiamati post pubblicati dalla signora Galluzzo Veronica, ad avviso dell'interrogante risulterebbero essere in contrasto con le disposizioni di legge vigenti nel nostro Paese che disciplinano il reato di apologia di fascismo;

   la posizione di addetto alla comunicazione di un'amministrazione locale richiede il possesso, oltre che dei requisiti professionali, anche di deontologia professionale e di immagine che non possano arrecare danno all'amministrazione comunale servita;

   la comunità Belgiratese ha avuto un ruolo fondamentale nella lotta di Liberazione che ha portato il comune ad essere insignito di due Medaglie d'oro al valor militare;

   sui fatti sopracitati, a quanto consta all'interrogante, risulta essere stata già informata la prefettura del Verbano Cusio Ossola –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione a quanto riportato in premessa, ed in particolare al fine di tutelare l'immagine della comunità Belgiratese.
(4-00470)


   RUFFINO e LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini svolgendo quotidianamente attività di prevenzione, vigilanza e soccorso a sostegno di soggetti pubblici e privati grazie al proficuo impegno del proprio personale;

   negli ultimi anni, peraltro, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha realizzato uno sforzo straordinario per sopperire, nonostante le decrescenti risorse finanziarie e le carenze di organico, alle numerose richieste di intervento della popolazione per le piccole e le grandi emergenze;

   ad oggi, la situazione in cui versa il Corpo è di grande difficoltà, considerata la carenza strutturale di personale pari a circa 4.000 unità rispetto a quella che dovrebbe essere la dotazione organica;

   la carenza strutturale rischia di aggravarsi nei prossimi anni, a causa dei prepensionamenti di una parte del personale attivo e la situazione diventa più problematica a seguito delle nuove competenze acquisite dei vigili del fuoco, con l'attuazione del decreto legislativo n. 177 del 2016, che dispone la soppressione del Corpo forestale dello Stato, con il seguente trasferimento di alcuni compiti in materia di incendi boschivi al Corpo dei vigili del fuoco;

   nel frattempo, è rimasta indeterminata la sorte degli oltre 1.600 idonei della graduatoria del concorso pubblico bandito nel 2008 (GazzettaUfficiale, 4a serie speciale, n. 90 del 18 novembre 2008) per il reclutamento di 814 vigili del fuoco;

   a seguito delle prove preselettive, fisico/motorie, pratiche e, infine, di quella orale è stata pubblicata, sul bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/25 del 16 luglio 2010, la graduatoria finale del concorso;

   nella graduatoria sopra citata figurano, oltre ai vincitori regolarmente assorbiti, 7.599 candidati classificati come idonei, ma allo stato attuale nella graduatoria tuttora vigente, restano più di 1.000 idonei da assorbire;

   la legge di bilancio 2018 ha altresì stabilito un'assunzione nel Cnvvf di personale — non sottoposto a procedure concorsuali — mediante la cosiddetta stabilizzazione nel limite del 30 per cento dei contingenti annuali, di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, e successive modificazioni, che risulti iscritto nell'apposito elenco istituito per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo medesimo da almeno tre anni e che abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio;

   ai fini delle predette assunzioni, nonché di quelle di cui all'articolo 19-bis del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, il limite di età previsto dalle disposizioni vigenti per l'assunzione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, è eccezionalmente derogato;

   inoltre, le recenti assunzioni dal 2013 al 2016 sono state divise al 50 per cento con una procedura di stabilizzazione di personale volontario (vigili discontinui), impedendo di fatto l'esaurimento della graduatoria del suddetto concorso;

   il tema è di fondamentale importanza, per sopperire alla carenza strutturale di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e per offrire un futuro agli oltre 1.600 giovani idonei, in attesa di assunzione da troppo tempo –:

   se il Ministro interrogato intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di potenziare l'organico dei vigili del fuoco, e procedere in via prioritaria all'assunzione degli idonei del concorso a 814 posti di vigile del fuoco, esaurendo la graduatoria in essere.
(4-00471)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la prefettura di Biella ha terminato l'assegnazione dei punteggi per il bando relativo all'accoglienza dei migranti;

   il punteggio più elevato è stato conferito alla cooperativa «Versoprobo» che gestirà 104 posti;

   la cooperativa in questione è stata oggetto di una sanzione elevata da parte dei Nuclei Carabinieri dell'ispettorato del lavoro per l'utilizzo irregolare di alcuni migranti come muratori per la ristrutturazione di un ex albergo che sarebbe poi stato adibito, per ironia della sorte, a struttura per l'accoglienza;

   la vicenda è emblematica di un certo modo di intendere l'accoglienza, che, per taluni, costituisce un business assolutamente fuori controllo –:

   se, alla luce di quanto accaduto e verificata la regolarità dell'assegnazione del punteggio per il bando di cui in premessa, sia intenzione del Governo assumere iniziative per ridefinire i criteri per l'aggiudicazione dei bandi, prevedendo espressamente l'esclusione delle associazioni e cooperative che siano state protagoniste di irregolarità nell'esecuzione di precedenti bandi pubblici.
(4-00472)


   CONTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Torre del Greco, città di oltre 86.000 abitanti nella provincia di Napoli, il 10 giugno 2018 è stata chiamata a eleggere il sindaco e il consiglio comunale;

   alle urne nessuno dei sette candidati è riuscito a raggiungere la maggioranza assoluta e, dunque, il 24 giugno 2018 i cittadini torresi saranno chiamati al ballottaggio per scegliere tra il candidato sindaco più votato, Giovanni Palomba o Luigi Mele;

   nelle settimane precedenti le elezioni amministrative, si sono verificati episodi di voto di scambio, come riportato nell'interrogazione a risposta scritta, n. 4-00344 presentata sulla vicenda riguardante la nomina degli scrutatori;

   l'11 giugno 2018, il quotidiano «Il Mattino», pubblica un articolo dal titolo «Torre del Greco al ballottaggio corsa a tre per sfidare Palomba», che riporta una denuncia dell'ex sindaco Ciro Borriello, il quale afferma di aver girato un video che certifica la compravendita di voti e che lo avrebbe consegnato in Procura;

   il 12 giugno 2018 il sito giornalistico Fanpage.it pubblica un video-inchiesta che documenta la compravendita dei voti in cambio di soldi per un candidato al consiglio comunale che risulterebbe eletto in caso di vittoria del ballottaggio da parte del candidato sindaco Palomba;

   come riportato, il 14 giugno dalla testata online «IlFattoQuotidiano.it», le segnalazioni circa le indicazioni di voto venivano date direttamente fuori dal seggio, in pieno silenzio elettorale. Tale situazione si è protratta per l'intera giornata e le forze dell'ordine faticavano ad impedirlo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e di quali ulteriori elementi disponga, per quanto di competenza, su quanto accaduto durante le operazioni di voto e di scrutinio del primo turno delle elezioni amministrative di cui in premessa e se non ritenga opportuno intensificare la presenza delle forze dell'ordine presso i seggi di Torre del Greco in occasione dello svolgimento del ballottaggio del 24 giugno 2018.
(4-00473)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   su 450 immobili confiscati alla criminalità organizzata in tutta la Toscana, solo 18 sono stati riassegnati e vengono utilizzati. Gli altri «deperiscono» in attesa di nuovi proprietari e gestori. Sono 47 le aziende confiscate e solo due quelle assegnate, mentre il dato sul riutilizzo è ignoto;

   emblematico è il caso dell'edicola anti-mafia di Borgo Stretto, a Pisa, che ha chiuso nel mese di febbraio 2018 e che fino a poca tempo fa veniva portato ad esempio come recupero di un'impresa sottratta alle mafie. Si è di fronte ad un altro fallimento del ritorno alla legalità di un'attività commerciale confiscata alla criminalità organizzata e restituita alla legalità. Su questa vicenda è intervenuta con forza anche l'associazione Libera, fondata nel 1995 da Luigi Ciotti per sollecitare l'opinione pubblica alla lotta contro le mafie;

   secondo l'ex direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Giuseppe Caruso, lo Stato confisca i beni alla criminalità organizzata e poi non sa riportarli a nuova vita, per mancanza di mezzi e fondi;

   purtroppo le procedure burocratiche per riutilizzare i beni sono lentissime, basta citare i casi di una villa a Forte dei Marmi, confiscata nel 1996, trasferita al comune nel 2003 e ancora oggi non si sa come riutilizzarla, oppure c'è il caso di Suvignano a Monteroni d'Arbia. Anche questo un bene confiscato nel 1996 all'imprenditore edile Vincenzo Piazza, appartenente a Cosa Nostra. Nel 2018 deve ancora essere riconsegnata alla collettività;

   altre difficoltà sono legate ai tempi lunghi della giustizia italiana, alla carenza di competenze degli amministratori giudiziari, alla mancanza di strutture adeguate delle pubbliche amministrazioni per rispondere al riutilizzo dei beni, alle banche che faticano a concedere il credito alle cooperative che hanno in gestione il bene;

   un rapporto della Banca d'Italia del 2013 addirittura adombra il sospetto che le banche chiudano i fidi alle imprese in odore di mafia quando stanno per essere bloccate dalla magistratura, come se lo sapessero prima;

   a parere dell'interrogante sino ad oggi è mancata in via prioritaria la volontà politica per far sì che i beni confiscati alle mafie vengano effettivamente restituite alla collettività e non si è mai intervenuti adeguatamente sia per superare gli ostacoli burocratici e le lungaggini che portano all'affidamento dei beni che per supportare i soggetti che si trovano a doverli gestire;

   ciò determina il fallimento dello Stato che dovrebbe dimostrare che un'efficace lotta alle mafie passa anche dall'essere in grado di gestire e rilanciare le attività e i beni sequestrati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e, per quanto di competenza, quali strumenti intendano mettere in atto per supportare e rendere più efficiente il riutilizzo dei beni sequestrati alle mafie;

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo rispetto alla situazione registrata in Toscana alla luce di quanto descritto in premessa.
(4-00481)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il progetto «W l'amore» è stato varato in autonomia dalla regione Emilia-Romagna in collaborazione con il servizio sanitario regionale, con l'intento di educare alla sessualità e prevenire le malattie sessualmente trasmissibili;

   il progetto rivolto a ragazzi, adolescenti e preadolescenti ha coinvolto 2900 alunni nell'anno scolastico 2014/2015, 3300 alunni nel 2015/2016, oltre 4000 nel 2016/2017;

   il progetto, redatto nell'ambito delle competenze regionali dell'assessorato alla sanità, sembrerebbe dunque interessare, con il suo ingresso nelle scuole, anche le competenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   per la realizzazione del progetto sono previsti appositi materiali come: rivista per i ragazzi e le ragazze da utilizzare in classe/gruppo, manuale per l'adulto per gestire le attività, portale internet «giochi da ragazzi»;

   il progetto parrebbe avere contenuti legati all'ideologia gender, trasmettendo, in forme più o meno dirette, il messaggio che l'appartenenza a uno dei due sessi è un fatto culturale e non biologico. Sia per «W l'amore» che per progetti analoghi è generalmente disponibile solo una presentazione delle finalità: la documentazione completa – come quella destinata ai formatori – non è pubblica per motivi che non appaiono del tutto comprensibili;

   dal «Catalogo dei progetti di educazione alla salute e dei corsi di formazione dell'Azienda Usl di Bologna rivolto a Enti, Scuole e Associazioni» risulterebbe che l'introduzione di tale progetto nelle scuole dell'Emilia-Romagna avvenga mediante accordo diretto tra azienda sanitaria e istituto scolastico e spesso parrebbe senza previo controllo e convenzione con l'ufficio scolastico regionale o provinciale;

   l'informazione ai genitori consisterebbe, a quanto consta all'interrogante, nella comunicazione relativa all'inserimento del progetto «W l'amore» all'interno del piano dell'offerta formativa e in un invito a incontri generalmente pomeridiani, senza ulteriormente approfondire i contenuti del progetto stesso;

   allo stato attuale non risulterebbe esservi alcun ente responsabile di verificare che i genitori abbiano ricevuto una esaustiva informazione sui progetti, così come non sembrano esistere standard per raccogliere il consenso preventivo alla partecipazione da parte dei ragazzi ad attività eticamente sensibili;

   la nota informativa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 4321 del 6 luglio 2015 chiarisce: «la partecipazione a tutte le attività extracurricolari, anch'esse inserite nel P.O.F., è per sua natura facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni o degli stessi se maggiorenni che, in caso di non accettazione, possono astenersi dalla frequenza»;

   la linea guida nazionali, relative all'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2016 (27 ottobre 2017), ribadiscono la necessità del «consenso informato dei genitori» e citano esplicitamente la Dichiarazione universale dei diritti umani, secondo la quale i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli, ribadendo inoltre che «tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né le “ideologie gender” né l'insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo» –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia concesso una qualche forma di patrocinio o abbia autorizzato, con qualsiasi atto, l'introduzione di tale progetto all'interno delle scuole;

   se esista, in seno al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, un organismo deputato al monitoraggio dei risultati raggiunti per progetti di tale rilevanza e, nel caso specifico, per verificare se dall'avvio di progetti come «W l'amore», si sia verificata una diminuzione delle malattie sessualmente trasmissibili tra i giovanissimi e delle violenze di genere;

   se intenda valutare di intervenire presso l'Ufficio scolastico regionale e l'Ufficio scolastico provinciale per disporre – almeno temporaneamente – l'interruzione della fruizione di tale progetto all'interno delle scuole;

   se intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, affinché sia chiarito, in modo maggiormente vincolante, il primato educativo della famiglia previsto dalla Costituzione e, di conseguenza, sia garantita una esaustiva e verificabile informazione alle famiglie sulle attività educative proposte agli studenti che coinvolgono aspetti eticamente sensibili.
(4-00483)


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si rileva la questione dei ricorrenti al concorso per il ruolo di dirigente scolastico del 2011 rispetto a una questione che è ora al vaglio della Corte costituzionale;

   la legge n. 107 del 2015, all'articolo 1, commi 87, 88, 89 e 90, ha sanato le posizioni dei ricorrenti dei concorsi per dirigenti scolastici 2004-06, sia di coloro che avevano superato la prova preselettiva sia di chi, pur non avendola superata, aveva un contenzioso pendente alla data di promulgazione della suddetta legge, la cosiddetta «Buona scuola», istituendo, ai sensi del decreto ministeriale n. 499 del 2015, corsi intensivi di 80 ore finalizzati all'inserimento dei suddetti ricorrenti al ruolo di dirigente scolastico;

   l'articolo 1, comma 88, sopramenzionato riguarda anche i ricorrenti 2011, ma solo i soggetti già vincitori di concorso ovvero utilmente collocati nelle graduatorie ovvero che abbiano superato positivamente tutte le fasi di procedure concorsuali successivamente annullate in sede giurisdizionale relative al concorso 2011, indetto con decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 23 luglio 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale 4° serie speciale n° 56 del 15 luglio 2011;

   è giusto il caso di ricordare che la prova preselettiva non rappresenta di per sé una prova valutata ai fini del punteggio concorsuale, cioè non è valutata ai fini del superamento delle prove concorsuali, ma è solo una selezione per permettere una scrematura iniziale dei concorrenti. È proprio questo a quanto consta all'interrogante il punto di disparità di trattamento che i ricorrenti 2011 lamentano –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative normative volte a modificare la disciplina posta dalla legge n. 107 del 2015, considerato che, per l'interrogante, risulta inspiegabile che i ricorrenti degli anni 2004 e 2006, che avevano un contenzioso pendente alla data di approvazione delle legge n. 107 del 2015, anche senza aver superato la prova preselettiva, abbiano potuto accedere direttamente ai corsi intensivi, insieme agli altri ricorrenti, mentre ciò non sia stato consentito ugualmente ai ricorrenti 2011 che si trovavano nelle medesime condizioni.
(4-00487)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento ex Pirelli, oggi Bekaert di Figline e Incisa Valdarno conta circa 320 dipendenti, di cui 50 impiegati e 30 indiretti. Nasce nel 1960 come sito industriale specializzato nella produzione della cordicella metallica che rappresenta la carcassa degli pneumatici da autocarro;

   nel 2014, Pirelli ha ceduto tutto il comparto SteelCord alla belga Bekaert, tra cui lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno che viene considerato un sito importante e fondamentale e il passaggio avvenne con il trauma di 53 esuberi dichiarati su circa 380 dipendenti. Vennero allora individuate le modalità di uscita delle figure evidenziate ed un programma industriale che assicurava a Figline non solo la sussistenza ma la valorizzazione delle tante eccellenze presenti in tutta la filiera lavorativa;

   Bekaert garantiva i volumi produttivi e stabiliva delle missioni a Figline, tra cui l'implementazione di un nuovo e più performante tipo di costruzione per gli pneumatici per auto, denominato Ultra Tension (UT). La contiguità tra ricerca e sviluppo ed i reparti produttivi e la sinergia tra le capacità presenti in loco hanno reso unico questo stabilimento Bekaert;

   gli operai dal 2016 sono stati sottoposti, nel nome della soddisfazione dei clienti e del mercato, ad un impoverimento strutturale, attraverso l'uniformità degli orari lavorativi, passati da 18 a 21 turni a ciclo continuo, lo spostamento di buona parte dei manutentori a mansioni produttive (per poi esternalizzare quasi la totalità degli interventi sia meccanici che elettrici), lo spostamento in aree produttive dirette di operai adibiti alle fasi di imballaggio dei prodotti semilavorati e zincati e conseguente esternalizzazione totale di tali lavorazioni, il blocco per i primi quattro mesi del 2017 della possibilità di usufruire dei giorni di ferie e successivo incongruente piano per godere delle stesse, che ha creato, a fine 2017, accumuli in alcuni casi di 21 giorni su 37 maturati per contratto. Infine, c'è stata la richiesta di disponibilità a fare degli straordinari con conseguente appesantimento in termini di costi del sito;

   nei primi mesi del 2018, nonostante gli incontri avuti, sia in sede aziendale sia presso il Ministero dello sviluppo economico, le organizzazioni sindacali hanno denunciato l'assenza di risposte chiare da parte dell'azienda sia riguardo alla pesante perdita economica che si è verificata nel bilancio 2017, che sulle azioni concrete che Bekaert vuole mettere in pratica per realizzare il piano industriale relativo alla missione e ai volumi che si prevedono per lo stabilimento di Figline per l'anno corrente e per il futuro; in più non vi è stata la riconferma di 23 dipendenti interinali;

   nel 2017 Bekaert ha sottoscritto un accordo per lo sviluppo dello stabilimento, dove si prevedono nuove assunzioni interinali, 910 mila euro di investimenti nel piano industriale del 2017 e un minimo di 950 mila per il 2018, oltre a due milioni di euro da destinare a nuove progettualità come ricerca e sviluppo, puntando all'elaborazione di nuovi modelli di produzione. A fronte di ciò stride la decisione della proprietà di non rinnovare il contratto dei 23 interinali e preoccupa l'assenza di una strategia industriale chiara per il futuro dello stabilimento di Figline;

   quella di Bekaert di Figline Valdarno è una delle tante vertenze aperte sul territorio toscano in cui a pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i lavoratori meno tutelati –:

   se il Governo sia a conoscenza delle intenzioni della proprietà e come intenda adoperarsi affinché siano rispettati gli impegni presi da Bekaert rispetto allo stabilimento di Figline Valdarno;

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per evitare qualsiasi scelta dell'azienda che possa depotenziare la presenza in Italia di Bekaert, con l'obiettivo di tutelare la piena occupazione.
(4-00475)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo tra Governo, regioni ed enti locali del 16 dicembre 2010 relativo alle «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita» ha disposto la chiusura dei punti nascita con parti inferiori alle 500 unità l'anno;

   al fine di dare completa attuazione a quanto previsto dall'accordo del 16 dicembre 2010 è stato istituito, con decreto ministeriale 12 aprile 2011 e successivamente rinnovato con decreto ministeriale 19 aprile 2014 e con decreto ministeriale 11 novembre 2015, il Comitato percorso nascita nazionale (Cpnn), con l'obbiettivo di supportare tutte le regioni e province autonome nell'attuare le migliori strategie di riorganizzazione dei punti nascita;

   in particolare, con il decreto ministeriale dell'11 novembre 2015, è stato introdotto un nuovo criterio, in base al quale lo standard per il mantenimento dei punti nascita non è più legato al numero dei parti per singolo plesso ospedaliero, ma è affidato alla formazione e all'elevata casistica delle équipe mediche ed infermieristiche che svolgono il servizio, nonché in base al quale è stato stabilito che siano le singole regioni ad avanzare la richiesta al Ministero della salute per il mantenimento dei punti nascita sotto i 500 parti, affidando poi al Comitato percorso nascita nazionale il compito di esprimere un motivato parere su tali richieste;

   sulla base di tale normativa il presidente della regione Lombardia ha inviato in data 29 febbraio 2016 al Ministro della salute una richiesta di deroga per i punti nascita a rischio di chiusura tra cui il punto nascita di Piario nell'alta Val Seriana;

   come riportato in questi giorni da alcuni organi di stampa locale l'assessore al welfare della regione Lombardia, Gallera ha dichiarato, al momento della presentazione del programma regionale di sviluppo della legislatura alla commissione sanità che, visto il diniego alla deroga, da parte del Cpnn, pervenuto alla regione Lombardia nell'autunno 2017, come da lui stesso ammesso, si deve procedere alla chiusura di quattro reparti maternità lombardi tra cui quello di Piario nell'alta Val Seriana;

   nel 2016 sono nati presso l'ospedale di Piario 365 bambini, mentre nel 2017 le nascite sono state 363, dati che si collocano in un trend ormai decrescente che ha visto il 2017 registrare il minor numero di nascite in Italia con solo 464 mila parti;

   tale diminuzione, in un territorio montano come la Val Seriana, è ancora più accentuata per la carenza di lavoro, di servizi e quindi di famiglie giovani; proprio per questo, il punto nascite non è solo un servizio da difendere, ma il simbolo di una montagna che non si arrende allo spopolamento –:

   alla luce dei criteri posti dal decreto ministeriale dell'11 novembre 2015 e dell'esigenza di salvaguardia degli standard di sicurezza del nascituro e della partoriente, quale piano operativo e con quali soluzioni organizzative e professionali la regione Lombardia abbia presentato al Comitato percorso nascita al fine di mantenere il funzionamento del punto nascita di Piario;

   quali siano, sulla base della richiesta avanzata dalla regione Lombardia, le motivazioni che hanno spinto il Ministero della salute e il Comitato percorso nascita nazionale a negare la deroga alla chiusura del punto nascita di Piario, vista anche la sua ubicazione montana.
(5-00044)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Demm spa costituisce una delle più importanti realtà produttive del settore metalmeccanico della Valle del Reno e la più importante per il comune di Alto Reno Terme;

   è compito delle istituzioni, delle forze politiche e di tutte le parti sociali salvaguardarne la storia industriale ed i livelli occupazionali;

   da fonti locali di stampa (Il Resto del Carlino del 15 giugno 2018) si apprende che Certina, la società fattasi avanti per prendere il timone della azienda, al fine di mantenere in organico i 189 dipendenti ha posto le seguenti condizioni: 1) azzeramento del premio preferiale di 1.400 euro l'anno; 2) cancellazione del superminimo di 200 euro al mese; 3) tagli di ferie e permessi; 4) cancellazione della mutua interna nata addirittura nel 1948. Nella medesima giornata la stampa diffondeva notizie di apertura e di segnali positivi a seguito della ripartenza della trattativa dopo l'incontro svoltosi a Roma al tavolo del Ministro dello sviluppo economico;

   pur comprendendo le esigenze dell'azienda e la necessità che Demm trovi un acquirente che ne risollevi le sorti, occorre mantenere altissima l'attenzione verso i diritti dei lavoratori i quali, tra l'altro, si sono dichiarati disponibili, attraverso le sigle sindacali, a trovare un equilibrio economico su tutti punti e quindi hanno loro volta formulato proposte dettagliate su ogni singolo aspetto;

   non è infatti pensabili che, come contropartita alla salvaguardia dell'occupazione si richieda l'azzeramento della intera contrattazione di secondo livello;

   i lavoratori di Demm spa si trovano in una fase decisiva e particolarmente delicata, perché nel caso in cui la trattativa non dovesse concludersi in maniera positiva, l'azienda, procederebbe ai licenziamenti;

   l'acquisizione di Demm spa da parte di soggetti interessati deve essere finalizzata al suo rilancio industriale, in modo da fornire anche alle lavoratrici e ai lavoratori e alle loro famiglie risposte concrete e chiare, che non possono essere certo quelle di vedere lesi i diritti acquisiti;

   era stato assunto un preciso impegno da tutti gli attori istituzionali affinché fosse monitorata la situazione e fosse presentato un adeguato piano di rilancio industriale salvaguardando il maggior numero possibile di posti di lavoro nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e attraverso l'utilizzo di fondi europei, statali e regionali per l'innovazione e la competitività, incentivi fiscali ed ammortizzatori sociali –:

   quale sia al momento la situazione, anche a seguito dell'incontro tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico;

   se corrisponda al vero che il mancato raggiungimento dell'accordo avvierebbe il «taglio» dei posti di lavoro;

   quali siano i suoi orientamenti rispetto al piano industriale proposto da Certina;

   come intenda attivarsi, a fronte anche degli impegni assunti, a garanzia del mantenimento del posto di lavoro degli operai di Demm spa.
(4-00477)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 1998 è attivo a Colle Val d'Elsa (Siena) un punto vendita Mercatone Uno, costituito da 74 negozi che, anche nella fase di maggiori difficoltà del gruppo, ha continuato a produrre utili;

   quello di Colle Val D'Elsa infatti è stato tra i punti vendita più performanti della rete, tanto che la ristrutturazione del 2014 ha rafforzato i settori di punta mobili, complemento d'arredo, elettrodomestici, casa, tessile e stagionale, facendo arrivare questo store tra i primi 5 punti vendita, garantendo utili che hanno consentito di trainare avanti altri punti vendita meno performanti;

   al suo interno si sono formate negli anni importanti professionalità nei diversi settori occupazionali, che hanno contribuito a determinare questi risultati positivi;

   a seguito della procedura concorsuale avviata nel 2015, a quanto appreso dai giornali, a seguito dell'ipotesi di bancarotta fraudolenta di alcuni indagati, vista l'enorme importanza del gruppo è stata attivata la legge «Marzano» per tutto il complesso aziendale;

   quando i commissari straordinari hanno escluso il punto vendita di Colle val d'Elsa dal ramo di continuità a marchio Mercatone Uno, insieme ad altri 13 punti vendita di punta del mobile, vi è stato molto stupore da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, visto che il punto vendita di Colle Val d'Elsa è sempre stato in tutti i settori, soprattutto del mobile, l'elemento trainante che ha permesso di fare cassa al fine di pagare stipendi e continuare l'attività;

   da ciò si potrebbe desumere, ad avviso dell'interrogante, che i punti vendita tra i più performanti sono stati venduti ad un altro compratore per fare cassa e pagare i debiti della precedente azienda;

   dei circa 50 lavoratori impiegati nel punto vendita di Colle Val d'Elsa (Siena), che dal 2015 hanno dovuto subire forti riduzioni di orario per la cassa integrazione, 30 sono ora minacciati di licenziamento a seguito del trasferimento della proprietà alla Cosmo spa, mentre per i restanti 20, verrebbe garantita la continuità occupazionale solo per due anni;

   in generale, per tutti i punti vendita acquisiti, Cosmo spa prevede di impiegare 196 lavoratori e lavoratrici, di cui 144 full time e 52 part time, su 566 occupati nel perimetro di riferimento;

   a parere dell'interrogante è ingiusto e incomprensibile che a pagare i costi del trasferimento di proprietà siano sempre le lavoratrici e i lavoratori che, come in questo caso, rischiano di perdere il posto di lavoro dopo aver contribuito, proprio con il loro lavoro, al successo economico del punto vendita Mercatone Uno di Colle Val d'Elsa;

   i punti interrogativi sui destini del sito di Colle Val d'Elsa sono ancora tanti, dall'annunciato radicale cambiamento del core business da parte della nuova proprietà al rischio di perdita per l'intera zona dell'unica attività che vende mobili low cost, visto che il nuovo marchio è impegnato nel settore dell'abbigliamento. Non si sa nulla sul futuro dei dipendenti, pochi, visto che attualmente si parla di 21 su 50, e delle loro professionalità, vista la competenza ventennale nel settore mobili. Non si sa come e se saranno ricollocati i dipendenti in esubero che hanno un'età media tra i 40 e i 50 anni;

   tutti i lavoratori e le lavoratrici che per 20 anni hanno maturato un'esperienza unica vedono ora il loro futuro fortemente compromesso –:

   se e con quali strumenti il Governo intenda adoperarsi per cercare una soluzione della vicenda che garantisca il rispetto dei diritti dei lavoratori e un piano industriale chiaro, da parte di Cosmo spa, che assicuri prospettive occupazionali per tutti i lavoratori e le lavoratrici del punto vendita di Colle Val d'Elsa.
(4-00480)