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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 18 aprile 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Alto Reno Terme (Bologna) è nato dalla fusione dei comuni di Porretta Terme e Granaglione a seguito della vittoria del «sì» al referendum svoltosi l'11 ottobre 2015; il comune di Alto Reno Terme è stato formalmente istituito il 1° gennaio 2016;

   nella relazione di assestamento al bilancio del comune di Alto Reno Terme datata 18 luglio 2017, il responsabile del servizio finanziario, nella parte relativa all'equilibro della gestione di competenza evidenziava quanto segue: «Il sottoscritto segnala che a fronte di una previsione inserita in bilancio di 900 mila euro quale contributo da parte del Ministero dell'interno per la fusione, la somma attribuita ammonta a 851.621 euro; al mancato introito di 48.379 euro si può fare fronte con maggiori entrate derivanti dal recupero elusione/evasione tributaria»;

   tale circostanza farebbe dunque evincere che non vi è certezza assoluta rispetto all'entità dei finanziamenti erogati per sostenere il processo di fusione dei comuni, ma che tali finanziamenti sono vincolati alle effettive disponibilità statali;

   vale la pena evidenziare, in questa sede, che i trasferimenti complessivi statali a favore del comune di Alto Reno Terme sono passati da 1.584.064 euro del 2016 a 1.513.064 del 2017, con una differenza di 71 mila euro in meno tra un anno e l'altro come si può rilevare dal sito www.finanzalocale.interno.it;

   all'articolo 20 del decreto-legge n. 95 del 2012 convertito con la legge n. 135 del 7 agosto 2012 «Disposizioni per favorire la fusione di comuni e razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali» si legge: «1. A decorrere dall'anno 2013, il contributo straordinario ai comuni che danno luogo alla fusione, di cui all'articolo 15, comma 3, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, o alla fusione per incorporazione di cui all'articolo 1, comma 130, della legge 7 aprile 2014, n. 56, è commisurato al 20 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti finanziari previsti in misura comunque non superiore a 1,5 milioni di euro.
   1-bis. A decorrere dall'anno 2016, il contributo straordinario a favore degli enti di cui al comma 1 è commisurato al 40 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti finanziari previsti e comunque in misura non superiore a 2 milioni di euro per ciascun beneficiario. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, sono disciplinate le modalità di riparto del contributo, prevedendo che in caso di fabbisogno eccedente le disponibilità sia data priorità alle fusioni o incorporazioni aventi maggiori anzianità è che le eventuali disponibilità eccedenti rispetto al fabbisogno determinato ai sensi del primo periodo siano ripartite a favore dei medesimi enti in base alla popolazione e al numero dei comuni originari» –:

   quali siano le motivazioni alla base della riduzione del contributo a favore del comune di Alto Reno Terme;

   quali iniziative siano state eventualmente intraprese per riequilibrare il contributo a favore del comune di Alto Reno Terme.
(4-00075)


   VACCA, TORTO, CORNELI, COLLETTI, DEL GROSSO e BERARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   martedì 10 aprile 2018 alle ore 5:11 si è verificato un evento sismico a 2 chilometri da Muccia, in provincia di Macerata, di magnitudo pari a 4.6 Mw;

   tale terremoto ricade nell'area della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 con l'evento di magnitudo Mw 6.0 avvenuto nei pressi di Amatrice e Accumoli (RI) e culminato con l'evento sismico del 30 ottobre 2016 di magnitudo Mw 6.5;

   secondo quanto pubblicato sul blog https://ingvterremoti.wordpress.com/, ai primi di marzo 2018 la sismicità è aumentata superando in un caso i 100 eventi al giorno e anche in questi primi giorni di aprile ha superato i 140 eventi al giorno. Questo aumento di sismicità è prevalentemente concentrato proprio nel settore più settentrionale del sistema di faglie attivato nel 2016, vicino ai comuni di Muccia, Pieve Torina, Pievebovigliana (MC). L'evento del 10 aprile 2018 rappresenta, quindi, un incremento di energia rilasciata rispetto agli ultimi due mesi di sequenza;

   come già ribadito in diversi atti della scorsa legislatura, molte scuole del territorio italiano non sono sicure, tant'è che l'indice di vulnerabilità di diversi plessi scolastici è molto basso;

   sono ancora molti i plessi scolastici che non sono stati sottoposti a verifica di vulnerabilità sismica;

   l'incolumità degli studenti e degli operatori scolastici, quindi, è seriamente precaria in una fotografia sulla vulnerabilità degli edifici scolastici poco confortante;

   l'articolo 20-bis del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, prescrive che i documenti attestanti le verifiche di vulnerabilità sismica eseguite ai sensi della normativa tecnica vigente siano pubblicati sulla home page del sito internet dell'istituzione scolastica che utilizza l'immobile. Il comma 4 dello stesso articolo stabilisce che entro il 31 agosto 2018 ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2, con priorità per quelli situati nei comuni compresi negli allegati 1 e 2 al decreto-legge n. 189 del 2016, debba essere sottoposto a verifica di vulnerabilità sismica;

   l'anagrafe dell'edilizia scolastica dovrebbe consentire di poter avere un quadro generale sulla situazione del patrimonio edilizio delle istituzioni scolastiche statali ed in particolare sulla vulnerabilità sismica e sulla relativa verifica –:

   quale sia il quadro generale sulla verifica di vulnerabilità sismica dei plessi scolastici ricadenti nelle zone 1 e 2 di elevato rischio sismico.
(4-00076)


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo il caso di Charlie Gard il Regno Unito è nuovamente sotto i riflettori per un'analoga vicenda. Alfie Evans è il bambino inglese di 23 mesi affetto da una grave malattia ancora non diagnosticata, al quale, contro la volontà dei genitori, stando alle decisioni già emesse, verranno interrotti i presidi sanitari che lo tengono in vita;

   si tratta di una vicenda che sta coinvolgendo il mondo intero. I genitori, come avvenne per il caso Charlie Gard, si sono visti rifiutare l'accoglimento delle loro richieste. Sono tanti gli appelli da parte di innumerevoli semplici cittadini e di autorità politiche di tutto il mondo. Il Papa è intervenuto più volte auspicando che la volontà dei genitori trovi seguito. Al momento però la pronuncia dei giudici inglesi conferma l'impedimento a che i genitori individuino un altro sito per curare il loro bambino;

   i legali della famiglia Evans chiedono l'autorizzazione a condurre il figlio all'ospedale Bambino Gesù di Roma, che ha confermato tramite la sua presidente la disponibilità ad accogliere il piccolo in ogni momento, al fine di formulare una diagnosi e quantomeno accompagnarlo alla fine naturale;

   dapprima il caso di Charlie, e ora quello di Alfie, ledono principi fondamentali contenuti nella Convenzione europea sui diritti dell'uomo: dalla intangibilità della vita alla libertà di scelta della famiglia, e in particolare alla libertà di cura e di circolazione all'interno del territorio europeo dei cittadini di uno dei suoi Paesi membri. È veramente singolare che uno Stato che fa ancora parte dell'Unione europea ritenga che il «superiore interesse del minore», che fa da base nel caso specifico – come era già stato evocato in precedenza, per Charlie Gard – alla decisione delle istituzioni inglesi, coincida con il lasciar morire il minore senza che si formuli neanche una diagnosi, in contrasto con la sua famiglia e senza che sussista in concreto alcun accanimento terapeutico. Ed è altrettanto singolare che in una Unione europea nella quale le istituzioni comunitarie intervengono, a giudizio dell'interrogante talora a sproposito, su scelte dei Governi dei singoli Stati relative ad altri aspetti che coinvolgono la vita e la salute delle persone, per esempio in tema di immigrazione, qui restino silenti, a conferma del condizionamento ideologico per una così grave lesione di beni fondanti –:

   se il Governo italiano, nel cui territorio rientra l'ospedale che potrebbe accogliere Alfie Evans, non ritenga di assumere iniziative – per via diretta o diplomatica – nei confronti del Governo del Regno Unito perché riconosca libertà di scelta e di circolazione per il bambino, insieme con i suoi genitori, e non ritenga di sollevare la questione nelle competenti sedi dell'Unione europea;

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative nelle competenti sedi europee affinché si attivi sul caso anche l'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Mogherini.
(4-00080)


   LIUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2018, come risulta dal comunicato stampa ufficiale diramato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato approvato, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro della giustizia, uno schema di decreto legislativo recante disposizioni volte all'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento europeo relativo alla protezione delle persone fisiche, con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati;

   in data 13 aprile 2018 un articolo de Il Fatto Quotidiano dal titolo «Blitz nell'ultimo Consiglio: soldi a pioggia sulla privacy» ha riportato una serie di notizie relative al contenuto dello schema di decreto legislativo. Nell'articolo si sostiene che siano state inserite norme volte ad innalzare gli attuali emolumenti percepiti dai componenti dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, portandoli dagli attuali 160 mila euro annui a 240 mila euro annui;

   sempre nel medesimo articolo si sostiene che sarebbe eliminato l'obbligo per l'Autorità di avvalersi dell'Avvocatura dello Stato nei contenziosi giudiziari nei quali è coinvolta, consentendo quindi di affidare incarichi economicamente onerosi a legali esterni;

   qualora fossero confermate le notizie riportate dall'articolo de Il Fatto Quotidiano, le norme relative ad un aumento dei compensi previsti per i membri dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali sarebbero difficilmente comprensibili sia sotto il profilo del contenimento dei costi della finanza pubblica, sia dal punto di vista relativo alla scarsa attinenza di tali norme con quelle necessarie ad adeguare la normativa nazionale alla normativa europea, senza considerare che una tale discutibile scelta sarebbe stata assunta dal Governo a soli due giorni dall'insediamento delle nuove Camere, verificatosi il 23 marzo 2018 e a tre giorni dalle dimissioni formali rassegnate dal Presidente del Consiglio al Presidente della Repubblica –:

   se le notizie riportate nell'articolo citato in premessa in merito alla nuova disciplina volta ad un aumento degli emolumenti dei componenti del garante per la protezione dei dati personali corrispondano al vero e quali siano le motivazioni che hanno indotto il Governo ad inserire tali norme nello schema di decreto legislativo.
(4-00085)


   MORANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   sul «Blog delle stelle», il blog ufficiale del Movimento 5 stelle, compare un bando che invita alcune regioni, tra le quali Marche, Piemonte, Campania, Liguria, Puglia, Molise, a concorrere per le somme derivanti dalla parziale rinuncia alla propria indennità dei consiglieri del Movimento 5 Stelle, da destinare al finanziamento delle scuole pubbliche secondarie;

   si apprende di un'iniziativa promossa dalla consigliera regionale piemontese del M5S Francesca Frediani, che avrebbe inviato alle scuole piemontesi una lettera per invitarle a registrarsi sulla piattaforma informatica del Blog 5 stelle, al fine di concorrere a finanziamenti del gruppo regionale M5S, riconducibili, presumibilmente, all'iniziativa suesposta, nonché di una simile iniziativa del Gruppo Consiliare Regionale del Movimento 5 stelle della regione Marche;

   per accedere al bando viene richiesta la registrazione e un indirizzo mail: vengono dunque messi a disposizione della piattaforma dati sensibili; per compilare il form infatti pare siano necessari, tra gli altri dati, anche indirizzo di posta elettronica e numero di cellulare;

   pare, da alcuni riscontri di esperti, che i dati non rimangano ad uso esclusivo del server, ma che possano essere acquisiti da terzi a causa di una presunta vulnerabilità della piattaforma informatica;

   sulla vicenda l'interrogante ha presentato una segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali, anche alla luce del provvedimento del medesimo Garante, n. 7400401 del 21 dicembre 2017, che è intervenuto nei confronti del titolare del trattamento del sito www.blogdellestelle.it prevedendo, quale misura necessaria, l'adozione di una specifica modalità di acquisizione del consenso al trattamento dei dati per finalità di promozione commerciale e pubblicitaria nonché l'indicazione, nell'informativa resa ai sensi dell'articolo 13 del Codice, dei soggetti (o categorie di soggetti) ai quali i dati sono comunicati, nei termini di cui al paragrafo 5.1, salvo che il titolare del trattamento provveda alla loro designazione quali responsabili del trattamento ai sensi dell'articolo 29 del Codice, e ha dichiarato, nei confronti dei titolari del trattamento di tutti i siti riconducibili al Movimento 5 Stelle, l'illiceità del trattamento dei dati personali degli utenti in ragione della comunicazione a soggetti terzi (Wind Tre S.p.A. e ITNET s.r.l.) dei dati medesimi in mancanza di idoneo presupposto;

   la Carta costituzionale, con l'articolo 34, sancisce che nel nostro Paese la scuola è aperta a tutti e che l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita, nonché che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso;

   come è stato evidenziato anche dai consiglieri del gruppo del PD in regione Piemonte, si tratta di un meccanismo che rischia di minare lo stesso spirito della scuola pubblica, prestando il fianco a strumentalizzazioni, con la promessa di un finanziamento, del diritto, costituzionalmente protetto, all'istruzione, per fare propaganda politica –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale iniziativa e se non ritenga di dover intervenire tempestivamente al fine di introdurre elementi di chiarezza e di trasparenza su quella che, a giudizio dell'interrogante, si configura come una gravissima commistione tra la legittima aspirazione alla propaganda politica e la libertà e l'autonomia delle istituzioni scolastiche, presidi della garanzia del diritto allo studio per tutti, al di là di qualsiasi appartenenza politica, nonché il diritto allo studio medesimo;

   se non ritenga necessario assumere iniziative, per quanto di competenza, in ordine alla gestione dei dati sensibili richiesti per l'iscrizione a tale tipo di bandi.
(4-00087)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   BINELLI, VANESSA CATTOI, FUGATTI, SEGNANA e ZANOTELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Val Rendena si trova nel Trentino-Alto Adige, in provincia di Trento, ed è suddivisa in 10 amministrazioni comunali, che comprendono una popolazione vasta, aumentata per effetto del massiccio turismo attirato dalle bellezze naturali dei territori;

   tali paesaggi di altissimo valore ambientale ospitano tuttavia grandi carnivori che sempre più spesso si spingono nelle valli, fino ai centri abitati, o che si rischia di incontrare durante passeggiate nei boschi o verso i laghi;

   in particolare, si sono registrate aggressioni da parte degli orsi, che rendono di fatto impossibile la convivenza tra l'uomo e tali animali;

   spesso i cittadini si sentono «confinati» ed evitano le gite e le passeggiate in montagna;

   è sufficiente avventurarsi in una strada di montagna, persino asfaltata, per incontrare plantigradi sul percorso, rendendo impossibile il proseguimento del tragitto, anche con mezzi a motore, come documentano filmati pubblicati dai media locali;

   a tal proposito, sabato 7 aprile 2018 è stato pubblicato dal sito www.news.giudicarie.com un video che riprende le spettacolari immagini dell'incontro di un ragazzo con un esemplare di orso, che si è fermato davanti a lui per parecchi minuti, fortunatamente senza conseguenze;

   a parere degli interroganti il progetto «Life ursus» è stato sottovalutato dalle autorità locali, che hanno perso di fatto il controllo sugli esemplari, e le associazioni ambientaliste pubblicano vademecum su «cosa fare se si incontra un orso», come fosse la cosa più normale del mondo;

   la provincia di Trento continua a disinteressarsi della problematica ma, con l'approssimarsi della stagione estiva e quindi dell'incremento delle gite e delle escursioni, si rende assolutamente necessario un aumento del livello di guardia, già alto da anni;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e urgente convocare un tavolo istituzionale, coinvolgendo gli enti locali interessati ai vari livelli, per trovare una soluzione condivisa e valutare iniziative normative, anche allo scopo di consentire alla provincia di Trento una gestione autonoma delle problematiche legate ai grandi carnivori tutelati dalla direttiva 92/43/CEE «Habitat».
(4-00074)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a Padova ha sede il 2° reparto manutenzione missili dell'Aeronautica militare italiana, presidio militare storico, al quale sono addetti centinaia di civili e militari;

   grazie alla sua centralità territoriale, il reparto ha da sempre ricoperto un ruolo di particolare rilievo nell'attività dell'aeronautica militare in Veneto;

   con la legge 31 dicembre 2012, n. 244, recante la «Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia», è stata avviata una contrazione del 30 per cento delle attuali strutture operative, logistiche, formative, territoriali e periferiche del Ministero della difesa, di cui sono stati strumento i due decreti legislativi n. 7 è n. 8 del 28 gennaio 2014, riguardanti, rispettivamente, la revisione dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forza armate e quella del personale militare e civile;

   con successivi atti è stata disposta la soppressione del 2° reparto manutenzione missili di Padova entro il 2018, con rilocazione «sull'aeroporto di Treviso per razionalizzazione degli assetti di supporto»;

   era dal 2013 che si susseguivano voci circa la chiusura di questo presidio militare, intervallate da accelerazioni e smentite che hanno in più fasi intimorito e rassicurato il personale dipendente della base;

   recentemente, tuttavia, i dipendenti militari e civili del 2° reparto manutenzione missili di Padova sono stati avvisati dell'intenzione del Ministero della difesa e dello Stato Maggiore dell'Aeronautica di voler dar corso alle previsioni delle soppressioni, possibilmente entro l'anno 2018;

   il territorio della provincia di Padova ha già perso, negli ultimi decenni, importanti presidi dell'aeronautica militare (quelli di Monte Venda, Vigodarzere e Bagnoli di Sopra), alcuni dei quali sono divenuti in seguito strutture per l'accoglienza dei profughi;

   alla soppressione del 2° reparto manutenzione missili conseguirebbero l'abbandono di un quantitativo rilevante di strutture destinate nel breve termine al degrado e all'incuria, nonché un disimpegno sul ruolo dell'aeroporto civile di Padova, con importanti effetti diretti sull'indotto e nell'occupazione nei settori legati alla presenza militare in città;

   la rilocazione su altre sedi del personale e la chiusura della base causerebbero grave disagio a tanti dipendenti, molti dei quali padovani di adozione, con effetti negativi per il tessuto commerciale cittadino, in particolare nel quartiere San Giuseppe e nelle aree limitrofe;

   l'attuazione di questa misura di razionalizzazione rischia inoltre di creare, nel giro di pochi mesi, una nuova sacca di degrado a pochi passi dal centro storico, oltre che una serie di disagi per il personale dipendente e ripercussioni negative sull'economia reale cittadina –:

   alla luce delle circostanze generalizzate in premessa, se il Governo non ritenga possibile rivedere, revocandola, la decisione concernente la soppressione del 2° reparto manutenzione missili dell'Aeronautica militare italiana basato a Padova.
(4-00081)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 gennaio 2016 è stato emesso dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale il bando di gara relativo alla procedura ristretta per l'affidamento del contratto di concessione di costruzione e gestione, ai sensi dell'articolo 153, commi da 1 a 14, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, di disciplina della finanza di progetto;

   il bando aveva ad oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva della prima fase della piattaforma Europa del porto di Livorno, comprensiva del terminal per contenitori e di tutte le opere ad esso connesse, nonché l'esecuzione dei lavori di realizzazione, l'allestimento e la gestione del terminal per lo svolgimento di operazioni portuali ex articolo 16 della legge n. 84 del 1994 (cig: 6548209901 – cup: b41h15000170005) per un valore di circa ottocento milioni di euro;

   l'opera pubblica oggetto del bando è inserita nel piano regolatore portuale adottato dal comitato dell'autorità portuale di Livorno in data 19 dicembre 2013 con delibera n. 34, e approvato dal consiglio della regione Toscana in data 25 marzo 2015 con delibera n. 36 a seguito di approvazione della variante anticipatrice al piano regolatore generale da parte del comune di Livorno;

   il suddetto bando di gara prevedeva uno studio di fattibilità che sarebbe stato reso disponibile, unitamente alla lettera di invito, ai soggetti che avrebbero superato la fase di prequalifica;

   una nota dell'Ansa del 3 febbraio 2015 riportava testualmente: «BRUXELLES, – La Banca europea di investimenti (Bei) apre la porta ad “anticipare fondi – già nei primi mesi dell'anno – per alcuni dei progetti contenuti nella prima lista presentata dall'Italia nell'ambito del piano Juncker” e la regione Toscana punta sul porto di Livorno, con la realizzazione della darsena Europa e il cosiddetto “scavalco” per collegare lo scalo al retroporto. A parlarne è il presidente della regione Toscana Enrico Rossi che, alla luce dell'accelerazione, rivolge un appello al Comune di Livorno, affinché approvi al più presto il piano regolatore, e all'Autorità portuale livornese perché sviluppi rapidamente la progettazione»;

   in data 27 luglio 2017 l'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale ha revocato il bando di gara in questione con regolare avviso pubblico, riportante la dicitura «A fronte delle motivazioni contenute nel Provvedimento del Presidente n. 89 del 26 luglio 2017», ma non provvedendo a pubblicare nel relativo sito istituzionale tali motivazioni –:

   a quanto ammontino le risorse pubbliche statali spese per l'effettuazione dello studio di fattibilità e per il piano regolatore portuale, e se le stesse risultino comunque giustificate nonostante l'annullamento della procedura di gara;

   quali siano i tempi previsti per la nuova opera;

   se nel nuovo progetto sia compreso uno studio sull'impatto ambientale che tale opera potrebbe avere sull'erosione della costa pisana.
(4-00079)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MANCINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è diffusa la notizia di un recente sopralluogo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco - comando provinciale di Roma, per verificare la sicurezza carrabile del così detto «Ponte della Magliana», parte del tratto urbano dell'autostrada Roma-Fiumicino, arteria di grande scorrimento che collega, tra l'altro, la città all'Aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci –:

   se quanto riportato in premessa trovi conferma e se detto intervento sia stato richiesto dalla prefettura di Roma - Area protezione civile anche a seguito delle notizie di stampa emerse nel mese di gennaio 2018 circa lo studio della facoltà di ingegneria dell'università La Sapienza, dal titolo «Conservazione e sicurezza del Ponte della Magliana», che avrebbe evidenziato lo stato di insicurezza dell'opera;

   se il Ministro interrogato intenda fornire immediati elementi sul sopralluogo e sulle eventuali prescrizioni agli enti interessati al fine di rassicurare l'opinione pubblica sulle condizioni di sicurezza del transito sul Ponte della Magliana.
(3-00008)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI e PETTARIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si rileva una evidente carenza di organico dei vigili del fuoco del comando provinciale di Udine; i sindacati denunciano la mancanza di circa quaranta uomini: un numero enorme, specialmente se si considera che il comando di Udine si deve occupare di 134 comuni e del loro territorio, cui va ad aggiungersi il potenziamento dell'attività nella stagione estiva sia nelle località balneari che in montagna;

   la mancanza di un contingente adeguato alle esigenze rischia di mettere in discussione anche l'apertura del distaccamento estivo di Lignano, che dovrebbe operare 24 ore su 24. Il personale attualmente presente non riuscirebbe, infatti, a soddisfare le esigenze dell'intera stagione estiva: potrebbe coprire solo due mesi, e solo per un'apertura giornaliera di 12 ore, in un presidio che è fondamentale, visto il picco di presenze turistiche, che in estate raggiunge anche le 400mila unità. I soccorsi da effettuare nei 134 comuni della provincia sono numerosissimi e, durante la bella stagione, aumentano ulteriormente, sia in montagna, sia al mare. Non bisogna poi sottovalutare la situazione di emergenza dovuta al proseguimento dei lavori sulla terza corsia dell'A4, dove, purtroppo, gli incidenti sono ormai all'ordine del giorno;

   è quindi necessario intervenire per sostenere il personale attualmente operativo nella provincia, che si fa carico anche di turni pesanti e di condizioni difficilissime pur di garantire il servizio, e assegnare risorse adeguate per recuperare la carenza di organico, dando seguito all'effettiva esigenza di assicurare assistenza H24, in particolare nel distaccamento estivo di Lignano;

   è fondamentale quindi garantire la sicurezza dei cittadini, e porre fine alla grave condizione in cui versa il mando dei vigili del fuoco della provincia di Udine –:

   se non ritenga di attivare ogni opportuna iniziativa di competenza affinché sia urgentemente potenziato l'organico dei vigili del fuoco del Friuli Venezia Giulia, in particolare della provincia di Udine, in modo da sanare le gravi carenze di personale e consentire, così, anche l'apertura del distaccamento regionale a Lignano Sabbiadoro, garantendo il servizio h24.
(4-00073)


   ROTTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   domenica 15 aprile 2018, per cause che al momento restano ancora da chiarire, è scoppiato un imponente incendio nei pressi di un capannone alla Sev di Povigliano Veronese, una ditta che si occupa del trattamento e della gestione dei rifiuti;

   questo incendio è l'ennesimo di una serie di episodi dolosi, attuati con modalità proprie della criminalità organizzata, che hanno colpito il Nord e, in particolare, la regione Veneto;

   sono 250 gli incendi in impianti di trattamento di rifiuti in Italia negli ultimi quattro anni e quasi la metà (124, pari al 47,5 per cento sono avvenuti nel Settentrione. E ben quattro pagine della relazione della Commissione Ecomafie del mese di gennaio 2018 sugli incendi sono dedicate ai casi accaduti in Veneto. Infatti, se confermata la dolosità dell'incendio di domenica, solo a Verona si tratterebbe dell'undicesimo atto doloso di questa natura dal 2013 nei confronti di aziende del settore e del ventiseiesimo negli ultimi due anni in Veneto;

   non a caso sono giunte le parole del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho pronunciate il 26 marzo 2018 a Treviso ad una conferenza organizzata dal prefetto Lega, con cui ha segnalato come l'incendio rappresenti la modalità tipica delle mafie, e della ‘ndrangheta in particolare, per intimidire, estorcere denaro e inficiare la capacità delle aziende di agire nel libero mercato;

   purtroppo, da molti anni il settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti è oggetto di interessi criminali che impongono indagini approfondite e risposte sempre più efficaci da parte delle autorità;

   si aggiunga a ciò che questi incendi rappresentano un serio problema anche dal punto di vista ambientale: in particolare, nei giorni seguenti all'incendio di domenica, le autorità locali hanno invitato i cittadini a rimanere in casa e a non consumare ortaggi coltivati in zona;

   le analisi di Arpav, infatti, dovranno fare chiarezza sulla presenza di diossina e valutare la pericolosità degli agenti nocivi che sono stati prodotti dalla combustione ed emessi nell'aria con eventuali ripercussioni negative sui livelli di inquinamento;

   appare, dunque, indispensabile mettere in campo tutte le azioni necessarie per salvaguardare il territorio veneto e il suo tessuto produttivo, la salute dei cittadini e la qualità dell'ambiente e per ostacolare le attività della criminalità organizzata che si celano dietro il fenomeno dei roghi tossici –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fare luce su tale grave episodio;

   quali iniziative si intendano mettere in campo, per quanto di competenza, per verificare eventuali rischi per la popolazione in seguito alla dispersione di sostanze tossiche nell'aria e nei corsi d'acqua limitrofi;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per verificare l'attività dei centri che si occupano di smaltimento di rifiuti, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione delle norme in tema di sicurezza e di prevenzione degli incendi;

   come si intendano rafforzare, per quanto di competenza, gli strumenti per le attività investigative di prevenzione e repressione della criminalità organizzata in Veneto e, in particolare, in provincia di Verona.
(4-00077)


   LOSACCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che in data 17 aprile 2018 il dottor Giuseppe De Robertis, assistente sociale del comune di Andria mentre si trovava in servizio presso l'area minori degli uffici dei servizi sociali, in via Mozart, è stato aggredito da una utente che prima lo ha minacciato e poi gli ha gettato addosso della benzina;

   la vittima dell'aggressione ha anche ricoperto il ruolo di presidente dell'ordine regionale degli assistenti sociali;

   l'assistente sociale provato e spaventato per l'accaduto è stato immediatamente portato in pronto soccorso presso l'ospedale «Bonomo» di Andria;

   l'aggressore contestava una decisione del tribunale in merito alla revoca della potestà genitoriale nei confronti del figlio;

   si tratta di un episodio gravissimo che ancora una volta vede coinvolto purtroppo un operatore sociale;

   da tempo si registra una escalation di violenze ai danni di operatori socio-sanitari e socio-assistenziali in territorio di Puglia che merita adeguata risposta da parte delle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non si intenda valutare la convocazione dei competenti Comitati provinciali per la sicurezza e l'ordine pubblico finalizzati a rafforzare i dispositivi di sicurezza nei confronti di strutture e operatori in campo sanitario e socio-assistenziale al fine di prevenire situazioni di pericolo per gli stessi.
(4-00078)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con legge regionale n. 6 del 24 marzo 2004 è stato istituito l'ente Nuovo circondario imolese definito, come da articolo 23 della stessa legge, una «forma speciale di cooperazione, finalizzata all'esercizio associato di funzioni comunali e al decentramento di funzioni provinciali»;

   la creazione di questa forma speciale di cooperazione sembrerebbe essere stata possibile sulla base di quanto disposto dall'articolo 24 del testo unico degli enti locali. In tale articolo, si prevede che la regione, previa intesa con gli enti locali interessati, possa definire ambiti sovracomunali per l'esercizio coordinato delle funzioni degli enti locali, attraverso forme associative e di cooperazione. Al comma 2 dell'articolo medesimo si afferma che «le disposizioni regionali emanate ai sensi del comma 1 si applicano fino all'istituzione della città metropolitana »; se tale interpretazione risultasse fondata, il Nuovo circondario imolese andrebbe pertanto sciolto, essendo stata istituita da tempo la città metropolitana di Bologna;

   la specialità del Nuovo circondario imolese, che risulta essere un ente unico in Italia, si rileva anche dal suo statuto il quale, all'articolo 2, stabilisce l'obbligo per i comuni di rimanere all'interno dell'ente di secondo grado senza possibilità di recedere, ribadendo altresì che la durata del Nuovo circondario è a tempo indeterminato; all'articolo 3 si chiarisce inoltre che il Nuovo circondario può essere sciolto solo per unanime volontà dei comuni aderenti;

   a oggi, tuttavia, all'ente Nuovo circondario imolese si applica la normativa in fatto di unioni comunali, anche per quanto concerne gli obiettivi da raggiungere in termini di ottimizzazione delle risorse e di efficientamento;

   per legge le unioni comunali devono necessariamente prevedere la possibilità di recesso da parte dei Comuni con tempi e modalità prestabilite;

   l'articolo 32, comma 8, del Testo unico degli enti locali prevede che gli statuti delle unioni sono inviati al Ministero dell'interno per le finalità di cui all'articolo 6, commi 5 e 6 –:

   se risulti inviato e depositato presso il Ministero dell'interno lo statuto del Nuovo circondario imolese e, in caso affermativo, quale sia la data di invio dello statuto;

   se intenda assumere le iniziative di competenza volte a chiarire l'applicazione dell'articolo 24 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione agli ambiti sovracomunali per l'esercizio coordinato delle funzioni degli enti locali, con particolare riguardo alle modalità di scioglimento e recesso, in modo da evitare il ripetersi di anomalie come quelle che, ad avviso dell'interrogante, contraddistinguono il Nuovo circondario imolese.
(4-00082)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno dell'arrivo sul territorio nazionale di minori stranieri non accompagnati, in particolare di origine albanese, è da tempo all'attenzione delle autorità competenti: nella sola Emilia-Romagna, a titolo esemplificativo, risultano essere state aperte oltre 200 inchieste, dal 2012 al 2017, per l'ipotesi di truffa ai danni dello Stato correlate all'arrivo di minori albanesi sul territorio emiliano-romagnolo;

   alla base delle varie inchieste, l'ipotesi che diversi minori di origine albanese, di età compresa tra i 16 e i 17 anni, arrivino in Italia, utilizzando canali portuali e aeroportuali accompagnati da parenti o con il consenso dei parenti: successivamente, gli stessi minori si rivolgerebbero però ai servizi sociali dei comuni di riferimento per farsi assistere e mantenere fino alla maggiore età nelle strutture protette e a carico del sistema pubblico di assistenza;

   nello specifico, la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Bologna ha iscritto, negli anni 2012-2017, 243 procedimenti a carico di minori albanesi per l'ipotesi di truffa ai danni dello Stato: nella maggior parte dei casi, ovvero in quelli in cui è apparsa provata una condotta volta a sottacere le modalità di ingresso nello Stato, la presenza di parenti sul territorio e la volontà di porre a carico degli enti pubblici il mantenimento del minore, è stato richiesto il rinvio a giudizio degli imputati minorenni e trasmessa la notizia di reato a carico dei maggiorenni (genitori o adulti accompagnatori) alle procure ordinarie del distretto;

   dall'anno 2010, a seguito dell'abolizione del regime dei visti di ingresso dall'Albania, si sarebbe riscontrato infatti un incremento dei minori stranieri non accompagnati di origine albanese passati da 400 presenze del 2010 a oltre 1200 del 2015, come da dati della direzione generale immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   secondo i dati al 31 maggio 2015, il 30,7 per cento dei minori stranieri non accompagnati di origine albanese sarebbe ospitato in Emilia-Romagna, il 23,4 per cento in Toscana, il 14,7 per cento in Lombardia –:

   quali iniziative siano state messe in campo per arginare il fenomeno sopra descritto e quali risultati siano stati conseguiti;

   quanti siano stati i rimpatri assistiti dal 2010 a oggi in riferimento al fenomeno descritto in premessa;

   quanti siano, a oggi, i minori albanesi ospitati sul territorio nazionale sul totale dei minori stranieri non accompagnati beneficiari del sistema di tutela previsto per gli stessi;

   a quanto ammonti la spesa complessiva per il mantenimento dei minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale;

   quali verifiche vengano svolte per accertare la presenza di parenti dei suddetti minori, sia sul territorio italiano che in Albania;

   quanti siano, a oggi, i minori e gli adulti di origine albanese imputati e/o denunciati per truffa ai danni dello Stato in relazione alle vicende sopra descritte;

   se siano stati presi contatti con le autorità albanesi per contrastare il fenomeno di cui in premessa.
(4-00083)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi scorsi la città di Bologna, e in particolare la zona della Montagnola, è stata a più riprese protagonista delle cronache nazionali per via dell'aggressione subìta da operatori di un noto programma televisivo. Vicende che hanno riproposto il tema del degrado nel quale da anni versa questa zona di Bologna, dove, purtroppo, lo spaccio è all'ordine del giorno anche in luoghi frequentati da famiglie con i loro bambini;

   in riferimento all'aggressione sopra citata le forze dell'ordine fermarono cinque uomini di nazionalità africana di età compresa tra i 17 e i 32 anni, disoccupati, senza fissa dimora e con precedenti di polizia, denunciarono due gambiani di 17 e 20 anni senza fissa dimora e pregiudicati, fermarono un marocchino di 28 anni, senza fissa dimora e con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, la persona e anche in materia di droga e un gambiano di 29 anni, incensurato e disoccupato che sembrava dimorare presso una cooperativa sociale onlus sita nel bolognese;

   anche in questa situazione, riportata a titolo esemplificativo, occorre rilevare che molti dei soggetti fermati risultano già conosciuti alle forze dell'ordine e hanno spesso precedenti di varia natura: a fronte degli sforzi profusi dalle forze dell'ordine, che individuano, fermano e arrestano queste persone anche più volte, occorre pertanto individuare soluzioni definitive per arginare e debellare il fenomeno dello spaccio in Montagnola. Va sottolineato, inoltre, che il servizio andato in onda a seguito dell'aggressione sembra aver messo in luce anche un altro inquietante particolare legato al fatto che i pusher si siano offerti di vendere anche armi come pistole e kalashnikov;

   la grande percentuale di spacciatori di origine straniera sul territorio bolognese (ma anche in numerose altre città d'Italia) deve portare ad aprire una riflessione approfondita sull'esistenza certamente di una «rete» più ampia legata allo spaccio. Le numerose indagini al riguardo ne sono testimonianza;

   il testo unico sull'immigrazione, all'articolo 13, prevede i casi di espulsione amministrativa che si applicano, tra l'altro, agli stranieri che, sulla base di elementi di fatto, debbano ritenersi abitualmente dediti a traffici delittuosi o che, per la condotta e il tenore di vita debbano ritenersi vivere abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose o che, per il loro comportamento mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica –:

   quanti siano, a oggi, i soggetti imputati, fermati o condannati per situazioni legate allo spaccio in zona Montagnola e in generale nella città di Bologna e quanti di questi siano di origine straniera;

   su quante di queste persone gravino provvedimenti di espulsione o per quante di queste siano stati eventualmente emessi fogli di via;

   quali iniziative si intendano assumere per accelerare l'esecuzione dei provvedimenti di espulsione di persone abitualmente dedite ad attività di spaccio, con specifico riguardo ai reati commessi nella città di Bologna;

   quante di queste persone risultino dimorare in strutture di accoglienza e se, eventualmente, siano stati emessi provvedimenti di allontanamento dalle strutture medesime;

   se si intenda, stante la situazione, valutare l'invio di un presidio fisso deliberato nella zona della Montagnola e in altre zone analogamente critiche della città di Bologna per il tempo che sarà ritenuto necessario.
(4-00084)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GUERINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Lodi sono presenti 4 ospedali, afferenti un'unica azienda ospedaliera (ora denominata Asst); di questi, Lodi e Codogno sono gli unici due per acuti, entrambi dotati anche di reparto maternità con punto nascite;

   dal 16 aprile 2018 la direzione generale dell'Asst ha «sospeso» l'attività del punto nascite di Codogno, a causa di una grave carenza di personale medico che impedisce adeguata copertura dei servizi in condizioni di sicurezza (in particolare risulta insufficiente il numero di ginecologici e ostetriche); conseguentemente, tutto il personale del reparto maternità di Codogno è stato accorpato al reparto maternità di Lodi, che è diventato così l'unico punto di riferimento per tutta la provincia;

   non si tratta pertanto di una misura di razionalizzazione, considerato che il punto nascite di Codogno ha sempre fatto registrare un numero di parti all'anno superiore alla soglia di sostenibilità (500 nascite annue);

   l'assessore regionale al welfare, Giulio Gallera, in dichiarazioni riportate dalla stampa locale, ha attribuito la situazione di Codogno a presunti errori di programmazione a livello nazionale, facendo riferimento, in particolare, ad un numero insufficiente di borse di studio per specializzandi in ginecologia;

   la direzione generale dell'Asst ha sempre sostenuto di aver fatto il possibile per coprire il fabbisogno di personale: a Codogno i ginecologi in servizio sono passati da 12 nel 2014 ai 6 attuali, a Lodi da 13 a 9, che tuttavia a breve diventeranno 5 a causa della richiesta di 4 congedi parentali. In totale, dal 2017 ad oggi, oltre 13 ginecologi hanno lasciato, per vari motivi, i due ospedali, 6 di questi nel solo primo trimestre 2018;

   l'Asst per fronteggiare tale criticità ha bandito concorsi e fatto richiesta, attraverso mobilità, di personale alle altre aziende ospedaliere, in particolare: sui 4 ginecologi, assunti a tempo indeterminato l'anno scorso a seguito di un concorso, 3 si sono dimessi nel giro di 6 mesi e i 10 successivi in graduatoria non hanno accettato di subentrare; sono andate deserte anche altre procedure per assunzioni a tempo determinato e quindi è stato possibile conferire solo 3 incarichi libero professionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa grave situazione e se, nell'ambito delle sue competenze, intenda assumere iniziative per chiarire le cause effettive delle criticità e individuare soluzioni stabili in modo da garantire i livelli essenziali delle prestazioni ed evitare che la sospensione dell'attività diventi una chiusura definitiva del reparto di maternità di Codogno; se corrisponda a verità la richiamata insufficienza di posti per borsisti specializzandi, anche in riferimento alla condizione degli altri punti nascita presenti in Italia.
(4-00086)