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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 luglio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il protrarsi della guerra russo-ucraina, nel produrre una molteplicità di effetti negativi sulle economie occidentali, sta facendo emergere la maggiore fragilità, rispetto agli altri Paesi industrializzati, dell'insieme delle componenti produttive, finanziarie e sociali che costituiscono il «sistema-Italia», fino a determinare una situazione di giustificato allarme in merito alla tenuta e alla sopravvivenza stessa del sistema;

    in verità, il conflitto costituisce unicamente una sorta di detonatore di una situazione di grave crisi dell'economia italiana che si protrae ormai da molti anni, i cui forti segnali si sono avuti con tutta evidenza negli ultimi 18 mesi, all'indomani della ripresa post-pandemica dei principali Paesi industrializzati che ha contribuito in maniera significativa ad alcuni fenomeni che stanno compromettendo la nostra economia, come il rincaro delle materie prime industriali e agricole e dei prodotti energetici;

    si tratta di una situazione acuita dall'assenza di una strategia industriale e di una visione d'insieme, che rappresentano un approccio necessario soprattutto per un Paese, come l'Italia, con una forte dipendenza dall'estero per la fornitura di materie prime e di fonti energetiche, in un contesto internazionale caratterizzato, tra l'altro, dalle crescenti globalizzazione e interdipendenza delle economie a cui si sono aggiunge le sfide poste dalla transizione dei sistemi industriali ed energetici e dai cambiamenti climatici;

    già a partire dalla fine del 2020, alcune associazioni del settore delle costruzioni avevano rilevato il forte rincaro di alcune importanti materie prime per il comparto, come metalli, materie plastiche derivate dal petrolio (soggetto a un forte apprezzamento), calcestruzzo e bitumi: il tutto con grave compromissione delle commesse pubbliche e private aggiudicate nei mesi precedenti i rincari;

    secondo quanto ha riferito Ance, ad esempio, il settore delle costruzioni aveva già registrato negli ultimi mesi del 2020 il rincaro di alcune materie prime, come l'acciaio (+150 per cento), i polietileni (+110 per cento), il rame (+29,8 per cento);

    in generale, secondo Confindustria, gli ultimi diciotto mesi sono stati caratterizzati da una «corsa eccezionale al rialzo nei prezzi delle materie prime» che in alcuni casi hanno raggiunto livelli «senza precedenti negli ultimi decenni»;

    questa situazione ha avuto carattere trasversale incidendo profondamente sui mercati delle «diverse commodity, non solo tra materie prime (minerali, energetiche, vegetali) ma anche semi-lavorati (tra gli alimentari, le fibre tessili, le materie plastiche, tra gli altri) e hanno in alcuni casi raggiunto rialzi a doppia cifra già da fine 2021»;

    in particolare, tra i prodotti energetici, ad aver subito i maggiori aumenti è stato il gas naturale che, a gennaio 2022, ha registrato un rincaro del 421 per cento, rispetto al mese di dicembre del 2019, ma anche altre fonti fossili hanno registrato forti rincari: petrolio e carbone, a gennaio 2022, sono aumentati rispettivamente del 24 per cento e del 122 per cento rispetto al mese di dicembre del 2019;

    l'aumento dei prezzi delle materie prime e il rincaro delle fonti energetiche ha avuto ripercussioni sui diversi comparti produttivi mettendo a rischio numerose filiere del made in Italy, a cominciare dalle produzioni dell'agroindustria su cui ha influito negativamente l'andamento del mercato mondiale di grano e cereali, le forniture di fertilizzanti e mangimi dall'estero nonché i rincari dei costi energetici;

    è il caso di riferire che già da alcuni anni, l'Italia, leader mondiale della produzione della pasta e dei prodotti da forno, risente dell'andamento altalenante del mercato del grano;

    già nel 2021 le associazioni di categoria avevano segnalato che gli aumenti medi del grano si stavano attestando attorno al 35 per cento rispetto all'anno precedente, con un rincaro di 123 euro a tonnellata per il grano canadese, mentre il prezzo del grano duro aveva raggiunto i 370 euro a tonnellata;

    maggiormente colpite sono state le filiere più fragili del settore agricolo, come il comparto degli allevamenti e della produzione di latte vaccino, settore che ha registrato un forte aumento di tutti i costi di produzioni;

    secondo le associazioni di categoria, nel 2021, nel giro di pochi mesi, i mangimi sono aumentati mediamente del 35 per cento, un aumento che, secondo alcune stime, avrebbe comportato per stalle di medie dimensioni, con un centinaio di capi circa, perdite di 50 mila euro all'anno per il solo incremento dei costi alimentari;

    oltre a questi rincari, a pesare sul bilancio delle aziende agricole si aggiungono il costo dell'energia elettrica, pari a +120 per cento, quello del gasolio agricolo +60 per cento e quello del concime con +130 per cento;

    nel complesso, questa situazione è stata aggravata dal conflitto russo-ucraino, visto che l'Italia è il secondo Paese europeo maggiormente dipendente dal gas russo con un'importazione che, nel 2021, si è attestata attorno al 38 per cento (circa 29 miliardi di metri cubi) del nostro fabbisogno (la dipendenza è aumentata negli anni se si pensa che nel 2012 la percentuale era intorno al 30 per cento);

    come detto, con il protrarsi del conflitto, il nostro Paese è risultato maggiormente impreparato ad affrontare la crisi, circostanza confermata da tutti i paramenti di misurazione dell'economia italiana che, nelle ultime settimane, sono ulteriormente peggiorati: dal debito pubblico, all'inflazione, al prodotto interno lordo, alla dipendenza energetica;

    secondo la Banca d'Italia, ad aprile 2022, il debito pubblico ha raggiunto la cifra record di 2.759 miliardi rispetto agli oltre 2.755 miliardi di euro di inizio mese, con un incremento mensile di circa 3,5 miliardi di euro. Rispetto al dato dello stesso mese del 2021 (2.680 miliardi di euro) il debito pubblico è cresciuto di quasi 79 miliardi;

    secondo l'ultima rilevazione dell'Istat, pubblicata il 1° luglio 2022, «Nel mese di giugno 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell'1,2 per cento su base mensile e dell'8,0 per cento su base annua (da +6,8 per cento del mese precedente)»;

    l'impennata dell'inflazione risulta del tutto evidente se confrontata con i livelli di crescita dell'indice generale dei prezzi nel periodo pre-pandemico, che secondo i dati dell'Istat relativi al 2019 (rilevazione di gennaio 2020) registravano un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e di appena lo 0,5 per cento su base annua (da +0,2 per cento del mese precedente);

    a preoccupare ulteriormente gli analisti è il fatto che le modalità dell'aumento dei prezzi stiano mostrando un'inversione della relazione direttamente proporzionale che sussiste tra crescita economica e inflazione, tanto che si è parlato del rischio di una stagflazione, la concomitante presenza di inflazione e stagnazione economica;

    proprio per quanto riguarda la crescita economica nel nostro Paese, con particolare riguardo ai livelli del prodotto interno lordo nel dossier «Prospettive per l'economia italiana nel 2022-2023», elaborato dall'Istat e pubblicato il 7 giugno 2022, viene registrato il forte rallentamento del Prodotto interno lordo nel corso del 2022 (+2,8 per cento rispetto al 2021) e un ulteriore rallentamento nel 2023 (+1,9 per cento) rispetto al 2022);

    nel dossier, l'istituto sostiene che «Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l'aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento»;

    da segnalare che l'Istat ha sottolineato la stretta relazione di causalità che sussiste tra l'aumento dell'inflazione e l'aumento della popolazione povera, in particolare, l'istituto ha evidenziato che, se da una parte la povertà assoluta è stabile, dall'altra, è ormai ai massimi storici, interessando 1,9 milioni di famiglie (7,5 per cento) e 5,6 milioni di persone (9,4 per cento), tra cui 1,4 milioni di minori (14,2 per cento);

    l'istituto ha rilevato, confrontando i dati del 2021 con quelli del 2020, che la povertà assoluta avrebbe potuto iniziare la sua discesa se non ci fosse stata l'inflazione all'1,9 per cento più alta dei consumi (1,7), circostanza che desta inquietudine sul 2022, quando, con un'inflazione al 6 per cento e applicando la stessa proporzione, si potrebbero registrare 400 mila famiglie povere in più, per quasi un milione di persone;

    secondo il rapporto sulla congiuntura nel 2° trimestre elaborato da Confindustria e pubblicato nei giorni scorsi, si rileva che «La fiducia delle imprese manifatturiere (109,3 a maggio, da 109,9) è in costante diminuzione da novembre. A ciò si affianca un progressivo deterioramento degli ordini. L'indice PMI continua a scendere (51,9 a maggio, da 54,5), ai minimi da un anno e mezzo, restando appena in area di espansione», l'indagine segnala un calo di attività e domanda;

    seppure il rapporto segnali una produzione al di sopra delle attese (dopo il -0,6 nel 1° trimestre «Il rischio è che questa resilienza produttiva delle imprese industriali italiane non duri a lungo, perché i margini sono molto ridotti (in alcuni casi negativi) a causa dei rincari delle commodity. La forbice con gli indicatori qualitativi si potrebbe chiudere al ribasso nei restanti mesi del 2° trimestre»;

    ciò che emerge da questa fase congiunturale è, soprattutto, il divario di competitività dei costi di produzione che sussiste tra i principali Paesi manifatturieri dell'Unione europea nel fare fronte ai rincari. Confindustria stessa, nelle scorse settimane, ha analizzato questa diversa capacità rilevando che «in confronto a Francia e Germania, l'Italia sia il Paese dove la crisi energetica rischia di produrre i maggiori danni»;

    a questo proposito, si stima che l'incidenza dei costi energetici sulla totalità dei costi di produzioni che per l'economia italiana «possa raggiungere l'8,8 per cento nel 2022» oltre il doppio rispetto al dato francese (3,9 per cento) e poco meno di un terzo in più di quello tedesco (6,8 per cento) e questo, secondo l'associazione, si verificherebbe in tutti i principali comparti dell'economia: dal settore primario, all'industria fino ai servizi;

    alla base di questo maggiore impatto della crisi energetica sull'economia italiana ci sarebbero, non solo ragioni di natura congiunturale, ma soprattutto ragioni di natura strutturale e alla forte dipendenza, molto più alta che in Francia e Germania, del nostro Paese dall'utilizzo del gas naturale, non solo come fonte di produzione dell'energia elettrica ma anche come input diretto all'interno dei processi produttivi;

    come è stato mostrato in precedenza, il maggiore impatto negativo per l'Italia della fase congiunturale è aggravato proprio dall'assenza di una politica industriale, in grado di programmare, con una visione d'insieme, risorse ed obiettivi dell'economia del Paese in un contesto in cui le aziende italiane sono chiamate sempre più a confrontarsi nel mercato globale dove operano economie nazionali che, diversamente dalla nostra, hanno un piano strategico;

    è il caso di sottolineare che la situazione appare sempre più controversa, con un peggioramento delle prospettive future del Paese;

    di recente, in merito alla crisi energetica, anche a seguito dell'annuncio di Gazprom di ridurre le forniture all'Unione europea e visti i risultati insoddisfacenti dell'attività del Ministero della transizione ecologica nell'individuare nuove fonti di fornitura, Nomisma Energia ha ribadito la necessità di procedere in tempi brevi al razionamento del gas con gravi compromissioni per le produzioni, con particolare riguardo alle industrie energivore;

    a questo si aggiungono ulteriori elementi di crisi, ad esempio, la scarsità di una risorsa fondamentale come l'acqua che rischia di compromettere ulteriormente, non solo i livelli di produzione in agricoltura, ma anche la qualità della vita dei cittadini;

    a frenare la crescita del prodotto interno lordo contribuisce in maniera determinante la crescente difficoltà delle imprese italiane a reperire le risorse finanziarie necessarie all'operatività e allo sviluppo aziendale e questo nonostante un elevato risparmio privato che, però, solo in minima parte viene investito nell'economia italiana;

    numerosi osservatori hanno segnalato che, a fronte di 2.800 miliardi di debito pubblico il Paese ha anche asset reali per circa 13.000 miliardi e risparmi finanziari per 5.000 miliardi, oggi male impiegati (circa il 12 per cento in Btp, il 32 per cento in liquidità, il resto in un mix di investimenti bilanciati all'estero – appena il 5 per cento come equity Italia);

    a questo proposito, recentemente, il presidente della Consob, Paolo Savona, come ha riferito il quotidiano MF-Milano finanza del 21 giugno 2022, ha proposto la creazione «di portafogli che si auto-proteggano dall'inflazione e di un quadro giuridico per favorire l'afflusso del risparmio verso l'economia reale»;

    il primo passo da compiere, secondo l'economista, sarebbe «il rafforzamento della componente rappresentativa dell'attività produttiva verso cui dirigere i risparmi», in linea con il dettato costituzionale che prevede l'incoraggiamento «diretto e indiretto all'investimento azionario del risparmio popolare nei grandi complessi produttivi del Paese». Questo modello di investimenti potrebbero offrire «una base per un welfare integrativo e autogestito dai membri di una società a bassa produttività e fertilità»;

    come sopra ricordato, il nostro Paese sconta da anni l'assenza di un piano industriale che definisca le iniziative ordinarie e straordinarie da intraprendere, i margini precisi di flessibilità di cui abbiamo bisogno e la quantificazione dei risultati attesi;

    la mancanza di precisi indirizzi di politica economica e, in particolare, di politica industriale, avrebbe ulteriormente indebolito il tessuto produttivo italiano, soprattutto in relazione a un contesto mondiale in cui le strategie di mercato, sia nelle economia consolidate sia nei Paesi emergenti, scaturiscono da piani industriali nazionali;

    pertanto, è necessario definire, sia un programma a breve termine di misure volte a contrastare emergenze e criticità della fase congiunturale, sia una strategia di sviluppo di medio e lungo periodo che definisca un percorso di crescita, organico e coerente, che individui gli ambiti produttivi su cui incentrare lo sviluppo, le risorse necessarie, le competenze, gli obiettivi e i tempi;

    in particolare, il programma a breve termine dovrà individuare le misure di politica economica e di politica sociale da adottare, tenendo conto della scarsità delle risorse disponibili e valutando attentamente le scelte di breve periodo, in considerazione del fatto che queste, in molti casi, sono destinate a condizionare, spesso compromettendone gli esiti, le politiche di lungo periodo;

    nell'adottare misure di breve periodo, è necessario soprattutto formulare delle valutazioni in merito al mantenimento di alcune aree produttive e delle eventuali conseguenze economiche e sociali di una loro dismissione. In tal senso, nell'individuare misure di sostegno sociale e di riconversione della forza lavoro, sarà necessario adottare procedure chiare e trasparenti, anche improntante a tecniche di problem solving, abbandonando logiche ormai superate, spesso basate su uno sfruttamento sconsiderato di risorse pubbliche, con la conseguenza che, in molti casi, lungi dal produrre crescita, hanno viceversa contribuito all'impoverimento di intere aree del Paese;

    per il medio e lungo periodo, si dovrà definire una strategia, con una visione generale e d'insieme – visione che finora appare del tutto assente – sul Paese che si intende costruire nell'arco di 30-50 anni, individuando i settori che dovranno essere maggiormente sostenuti – in termini di ricerca scientifica e di investimento nello sviluppo tecnologico, di reperimento delle risorse – finanziarie e delle materie prime ed energetiche, dell'aggiornamento e della formazione professionale – al fine di garantirne uno sviluppo in grado di avere un impatto positivo sul «sistema-Italia»;

    questa strategia dovrà fondarsi necessariamente su logiche politiche e operative strutturate e culturalmente fondate, diversamente dal contesto attuale, caratterizzato da interventi diversi la cui organicità non emerge. Gli interventi, ad esempio, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sembrano seguire questa seconda strada e soprattutto non prevedono un bilancio finale sui risultati ottenuti che, viceversa, dovrebbe essere pubblici e sottoposti al giudizio e alla certificazione di soggetti terzi;

    gli elementi fondanti di tale nuova strategia dovranno necessariamente tener conto della scarsità delle risorse primarie storiche del nostro Paese e della tipologia produttiva tipica del nostro Paese imperniata sulla trasformazione delle materie prime acquistate e la successiva vendita del prodotto finito frutto delle lavorazioni eseguite;

    la gestione delle risorse dovrà quindi basarsi sul principio della massima efficienza e non sul consumo smisurato ed incrementale delle stesse al fine di aumentare il prodotto interno lordo solo in termini numerici. Solo con un approccio volto alla gestione efficiente delle risorse, si potrà parlare di sostenibilità, in una fase in cui l'efficienza, non è più solo una necessità, ma, per molti versi, un obbligo,

impegna il Governo:

1) a definire in modo organico e strutturato un programma a breve termine di misure di contrasto delle emergenze e criticità della fase congiunturale e, contestualmente, a definire una strategia di sviluppo di medio e lungo periodo che, nel complesso, non solo sia in grado di superare le contraddizioni emerse con la globalizzazione, ma definisca un percorso di crescita, individuando i settori produttivi su cui puntare in base alla caratteristiche del tessuto produttivo della nostra economia, le risorse necessarie da reperire, le competenze da sviluppare, gli obiettivi da conseguire e i tempi da rispettare;

2) a definire una linea di intervento pluridecennale che individui le materie prime di cui dispone il Paese nonché le fonti estere di approvvigionamento, per le risorse scarse, al fine di conseguire una loro gestione efficiente e ponderata, tenendo conto da questo punto di vista, che le fonti energetiche, quelle idriche e il territorio rappresentano sicuramente la parte più importante e più difficilmente gestibile, e che le risorse naturali, quali il territorio e l'acqua dovranno essere prioritarie in un'ottica di supporto ai bisogni primari della società;

3) ad adottare iniziative per armonizzare l'assetto istituzionale pubblico con il sistema produttivo in modo da snellire i procedimenti ed eliminare le aree non produttive della burocrazia, al fine di utilizzare al meglio gli strumenti di controllo e di consentire una valutazione complessiva degli interventi economici, dalla progettazione fino alla misurazione degli obiettivi raggiunti;

4) ad adottare iniziative per definire una serie di strumenti finanziari che accompagnino il processo di sviluppo sostenibile del Paese, attraverso:

  a) misure incentivanti in grado di orientare il risparmio privato, finora impiegato in attività finanziarie e speculative, verso attività produttive;

  b) una maggiore tassazione delle rendite finanziarie;

  c) la cessione di tutti i crediti d'imposta, in particolare quelli di industria 4.0, al fine di immettere liquidità nel sistema produttivo;

5) a istituire, con l'obiettivo di elaborazione dei piani e dei programmi di cui agli impegni precedenti, tavoli tecnici e gruppi di lavoro, con il più ampio coinvolgimento delle forze politiche presenti in Parlamento, dei rappresentanti dei diversi settori economici e produttivi, delle professioni e delle istituzioni universitarie e ai ricerca.
(1-00694) «Vallascas, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Colletti, Corda, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Raduzzi, Sapia, Spessotto, Trano, Vianello, Leda Volpi».


   La Camera,

   premesso che:

    nelle ultime settimane l'assenza di precipitazioni e le temperature sempre più alte in tutta Italia, hanno causato una gravissima siccità in molte aree del Paese, che ha messo in forte difficoltà diverse regioni italiane, soprattutto nel Nord-Ovest, dove un deficit di pioggia e neve invernale rispettivamente del -60 per cento e del -80 per cento rispetto alla media stagionale, hanno determinato il minimo storico in 70 anni del fiume Po, con grave pregiudizio dell'intero ecosistema della pianura padana, dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento;

    la siccità che sta colpendo il nostro Paese è il segnale inequivocabile degli effetti gravissimi che il cambiamento climatico sta determinando, assieme alla perdita di ghiacciai, alla crisi alimentare, alla desertificazione, alla perdita di biodiversità e alla compromissione degli ecosistemi;

    sebbene l'Unione europea lo scorso marzo avesse inviato al Ministro Cingolani un rapporto dal titolo «Drought in northern Italy», elaborato sulla base dei dati Copernicus, sistema satellitare dell'Unione europea, nel quale veniva posto in evidenza come le condizioni di grave siccità legate ad una persistente mancanza di precipitazioni da dicembre 2021, potesse determinate condizioni di gravi emergenza per il nostro Paese, il lavoro di concerto tra Governo ed Enti locali non è stato risolutivo per l'adozione di provvedimenti necessari e tempestivi per fronteggiare un'emergenza annunciata;

    nonostante la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snac) approvata nel 2015, l'Italia non ha mai approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici attuativo della Snac, sebbene sul sito del Ministero della transizione ecologica sia consultabile una versione che risale a giugno del 2018;

    la situazione del nostro Paese è caratterizzata da un elevato livello di dispersione delle risorse idriche e che secondo l'ultimo rapporto Istat sui cambiamenti climatici un terzo dell'acqua viene sprecata nelle reti di distribuzione. In particolare al Sud e nelle isole solo il 50 per cento dell'erogazione idrica arriva nelle case dei cittadini, mentre nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33 per cento dell'acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 a fronte dei 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ne sono stati erogati agli utenti finali soltanto 1,5 miliardi di metri cubi (236 litri) per gli usi autorizzati (fatturati o ad uso gratuito), con una perdita totale in distribuzione di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2 per cento dell'acqua immessa in rete;

    benché il Pnrr, nell'ambito della Misura M2C4-4, abbia posto particolare attenzione alle perdite della rete idrica e l'estrazione illegale di acqua, si è limitato a stanziare modeste risorse (900 milioni) dedicate alla riduzione delle perdite nelle reti per l'acqua potabile (-15 per cento target su 15k di reti idriche), quando l'OCSE nel 2013 stimava che dovremmo spendere 2,2 miliardi €/anno per i prossimi 30 anni per far fronte alle necessità del Paese, per metterci in pari con il livello di investimenti per il mantenimento delle reti del resto d'Europa;

    lo stesso sistema degli allevamenti e delle colture intensive, oltre ad avere impatti importanti sul clima del Pianeta, consuma oltre un terzo di tutta l'acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi. Queste percentuali mostrano che stiamo utilizzando in modo poco efficace risorse naturali sempre più scarse come l'acqua e questo rende quanto mai urgente ripensare il sistema degli allevamenti e delle colture intensive, compresi i metodi tradizionali irrigui a forte dispendio idrico;

    secondo stime Anbi in Italia all'agricoltura sono imputabili 14,5 miliardi di metri cubi di acqua l'anno, pari al 54 per cento dei consumi totali e in tale contesto appare quanto mai necessario, a fronte non solo delle crisi idriche ma di quelle sistemiche che rendendo sempre più difficile e costoso l'accesso ai fattori su cui si è basata la produttività agricola, ripensare a quali siano le produzioni agricole meritevoli di essere incentivate e quali invece da disincentivare, in un'ottica di sicurezza alimentare, privilegiando ad esempio le colture meno idroesigenti all'interno del nuovo Piano strategico nazionale della Pac (Psp);

    per incrementare la sostenibilità della produzione agricola è fondamentale poi ridefinire l'organizzazione dei paesaggi agrari e delle pratiche agronomiche, con l'adozione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei territori agrari e della loro capacità di trattenere e far infiltrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli, come: la ricostituzione della rete di siepi interpoderali e del reticolo idraulico minuto; l'adozione generalizzata di pratiche colturali che implementino il contenuto di sostanza organica nei suoli e la loro capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti e la de-impermeabilizzazione delle aree urbane;

    la forte cementificazione del territorio e l'impermeabilizzazione dei suoli ha ridotto progressivamente la capacità di rigenerazione delle falde idriche, mentre il nostro reticolo idrografico oltre ad essere sottoposto a prelievi abusivi e all'eccessivo sfruttamento anche ai fini idroelettrici, in molti casi vede fortemente compromesso il deflusso ecologico e le funzioni vitali dell'ecosistema fluviale;

    il luogo migliore dove stoccare l'acqua è la falda, la cui ricarica controllata determina un ventaglio ampio di benefici oltre quello dello stoccaggio, con costi di capacità d'infiltrazione annua in media dell'1,5 €/mc, contro 5-6 €/mc di costo per l'accumulo negli invasi artificiali, senza contare i benefici in termini ambientali. Le falde più alte sono di sostegno a numerosi indispensabili habitat umidi, lentici e lotici e la loro ricarica previene la subsidenza indotta dall'abbassamento della falda; inoltre falde più elevate rilasciano lentamente acqua nel reticolo idrografico sostenendo le portate di magra, oltre a contrastare l'intrusione del cuneo salino; infine i sistemi di ricarica controllata consumano molto meno territorio e per essi è più facile trovare siti idonei,

impegna il Governo:

1) ad approvare rapidamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici quale strumento attuativo della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici;

2) a istituire una cabina di regia nazionale per l'emergenza idrica, al fine di monitorare costantemente lo stato di attuazione degli interventi di risanamento delle reti idriche, lo stato di salute della rete idrografica del Paese e coordinare le misure di emergenza delle diverse regioni coinvolte;

3) a valutare la necessità di una rimodulazione del Pnrr prevedendo la riallocazione delle risorse per far fronte alla crisi climatica ed energetica in atto, anche attraverso una nuova trattativa in sede europea;

4) a dare priorità ai sistemi di ricarica controllata delle falde al posto dello stoccaggio in bacini artificiali dell'acqua, economicamente ed ecologicamente più dispendioso;

5) ad arrestare la costruzione di nuovi grandi invasi artificiali e di nuove dighe lungo i corsi d'acqua e l'escavazione in alveo, che pregiudicano il deflusso ecologico dei fiumi determinando un fortissimo impatto sul sistema idrografico e in generale sulle funzioni vitali dell'ecosistema fluviale;

6) a dare attuazione in tempi rapidi al regolamento UE 741/2020 sul riuso irriguo delle acque reflue e stanziare adeguati fondi per l'efficiente utilizzo di questa risorsa;

7) a non prevedere la costruzione di nuovi impianti industriali che per il loro funzionamento o peggio per il raffreddamento richiedano milioni di metri cubi di acqua che potrebbero venir sottratti all'agricoltura o peggio al consumo umano;

8) ad avviare una grande opera di riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d'acqua e del reticolo idraulico minuto con l'obiettivo della conservazione e il miglioramento dello stato degli ecosistemi fluviali;

9) a promuovere la diffusione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei territori agrari e della loro capacità di trattenere e far filtrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli;

10) ad adottare iniziative volte a pervenire ad uno strumento normativo sulla protezione e l'uso sostenibile del suolo;

11) ad adottare iniziative per recepire le misure previste dalle strategie per la «Biodiversità 2030» e «From farm to fork» nell'ambito del New Green Deal dell'Unione europea e riprese dalla recente proposta normativa «il Pacchetto Natura» presentata lo scorso 22 giugno dalla Commissione europea;

12) ad adottare iniziative per definire obiettivi vincolanti e relative misure necessarie per ridurre significativamente gli sprechi alimentari dal campo alla tavola;

13) ad adottare una strategia nazionale indirizzata alla trasformazione del nostro sistema agro-alimentare, ripensando il sistema delle colture e degli allevamenti intensivi che, oltre ad avere infatti importanti sul clima del Pianeta, consuma oltre un terzo di tutta l'acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi.
(1-00695) «Romaniello, Dori, Menga, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Fratoianni, Fioramonti, Testamento, Sarli, Suriano, Ehm, Benedetti, Termini».


   La Camera,

   premesso che:

    i rischi legati al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo costituiscono una grave minaccia per il sistema finanziario dell'Unione europea e per la sicurezza dei suoi cittadini. La lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo è, quindi fondamentale per garantire la stabilità finanziaria e la sicurezza in Europa: come evidenziato nella strategia dell'Unione europea per l'Unione della sicurezza per il periodo 2020-2025, il consolidamento del quadro normativo europeo in materia di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo contribuirà anche a proteggere i cittadini europei dal terrorismo e dalla criminalità organizzata;

    nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2022 viene ribadito, come per il 2021, l'impegno dell'Esecutivo europeo nella lotta contro il riciclaggio di denaro, uno degli obiettivi strategici ripreso non solo dell'agenda di lavoro della Commissione per l'anno in corso e per quelli a venire, ma anche nella relazione programmatica del Governo italiano sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2022;

    per prevenire e combattere il fenomeno del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, l'Unione europea ha quindi elaborato, nell'arco degli ultimi tre decenni, un solido quadro normativo per chiarire e rafforzare l'importante interconnessione tra la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (Anti-money laundering/countering the financing of terrorism, AML/CFT) e le problematiche concernenti la vigilanza prudenziale, integrando a tal fine il quadro giuridico vigente nell'Unione europea;

    già nel maggio 2020, la Commissione europea aveva adottato un piano d'azione per una politica integrata dell'Unione in materia di prevenzione antiriciclaggio, allo scopo di rafforzare le attività di contrasto al riciclaggio di denaro sporco e al finanziamento del terrorismo attraverso il superamento dell'attuale situazione di frammentazione normativa all'interno dell'Unione europea, nonché la realizzazione di un sistema di vigilanza a livello europeo e di un sistema di coordinamento e sostegno alle Unità di informazione finanziaria (UIF) dell'Unione europea;

    per attuare gli impegni contenuti nel piano d'azione, più recentemente, 20 luglio 2021, la Commissione europea ha quindi presentato un pacchetto di proposte legislative volto a consolidare le norme dell'Unione europea per contrastare il fenomeno del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, al fine di istituire un corpus normativo unico in materia di Aml/Cft e garantire un insieme più armonizzato di norme a livello degli Stati membri per contrastare il riciclaggio;

    nelle intenzioni della Commissione europea obiettivo delle misure proposte è quello di contribuire a migliorare l'individuazione delle operazioni e delle attività sospette e colmare le lacune sfruttate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario, dando vita a un quadro normativo maggiormente coerente che possa agevolare la conformità degli operatori soggetti alle norme Aml/Cft;

    in particolare, al centro del pacchetto legislativo, la Commissione propone la creazione di una nuova autorità antiriciclaggio dell'Unione europea che trasformerà la vigilanza Aml/Cft e rafforzerà la cooperazione tra le Unità di informazione finanziaria, operando in coordinamento con le autorità nazionali ai fini della tutela della sicurezza e della stabilità finanziaria;

    la Commissione europea ritiene infatti che per superare i limiti dell'attuale assetto della sorveglianza sia necessario realizzare un sistema integrato di vigilanza a livello di Unione europea: ciò prevedrebbe, accanto alle autorità nazionali responsabili per la maggior parte delle funzioni Aml/Cft, l'istituzione di un'architettura centrale a livello di Unione europea, basata su un'autorità di vigilanza europea e su un meccanismo di sostegno e coordinamento dell'Unione europea per le unità di informazione finanziaria;

    tale nuova autorità, che si chiamerà AMLA (Authority for anti-money laundering and countering the financing of terrorism) dovrebbe rappresentare una sorta di centrale di coordinamento delle autorità nazionali, tesa a garantire che il settore privato applichi in modo corretto e coerente le norme dell'Unione europea; essa sosterrà inoltre le Uif nel loro lavoro per migliorarne la capacità analitica dei flussi illeciti e farà dell'intelligence finanziaria una fonte di informazioni fondamentale per i servizi di contrasto;

    la futura autorità antiriciclaggio, che dovrebbe contribuire a rimediare all'attuale situazione frastagliata dell'esercizio di molteplici ed eterogenee competenze in capo a più soggetti istituzionali, dovrebbe entrare in funzione nel 2024 ed iniziare il proprio lavoro di vigilanza diretta non appena la verrà applicato il nuovo quadro normativo, con probabile partenza effettiva ed operativa dal 2025;

    sulla proposta di regolamento del 20 luglio 2021 istitutiva della nuova un'autorità europea per il contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, la Commissione europea ha quindi avviato una consultazione pubblica che si è conclusa il 27 ottobre 2021;

    lo scorso 29 giugno, il Consiglio ha quindi concordato la sua posizione parziale sulla proposta di istituzione dell'autorità antiriciclaggio, conferendo alla suddetta autorità poteri di supervisione diretta di taluni tipi di enti creditizi e finanziari, compresi i fornitori di servizi per le cripto-attività, se ritenuti a rischio. Affida inoltre all'autorità il compito di sottoporre a supervisione fino a 40 gruppi e soggetti, almeno nella prima procedura di selezione, e di garantire una copertura completa del mercato interno sotto la sua supervisione. Sono inoltre conferiti maggiori poteri al consiglio generale nella governance dell'Amla;

    la posizione del Consiglio è comunque ancora parziale, in quanto non è stato ancora raggiunto un accordo sulla sede della nuova autorità;

    l'incremento dei reati correlati al COVID-19, quali frodi, crimini informatici, cattivo incanalamento e sfruttamento dei fondi pubblici e dell'assistenza finanziaria internazionale, sta generando nuove fonti di proventi per i criminali e l'Autorità bancaria europea (Abe) ha specificamente raccomandato alle competenti autorità nazionali degli Stati membri di collaborare con i soggetti obbligati, al fine di individuare e attenuare gli specifici rischi in materia di Aml/Cft derivanti dalla diffusione del COVID-19 e di adeguare i loro strumenti di vigilanza;

    da questo punto di vista, la creazione di una autorità unica di vigilanza europea contribuirebbe a rafforzare gli strumenti a disposizione dell'Unione per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, adeguandoli ai rischi, alle minacce e alle vulnerabilità specifiche cui l'Unione europea è chiamata a confrontarsi, in modo tale da rendere possibile un'evoluzione efficace di tali strumenti che tengano conto dell'innovazione;

    d'altra parte, l'Italia si presenta oggi come uno Stato membro all'avanguardia, nel contesto europeo, anche dal punto di vista della legislazione, nell'ambito del contrasto ai traffici illeciti di denaro e al riciclaggio, fenomeni in costante crescita e molto allarmanti per le dimensioni e le caratteristiche assunte, oltre ad aver acquisito una consolidata esperienza di investigazione e analisi in questo campo;

    in particolare, rispetto al tema del rafforzamento della Financial Intelligence Unit nell'analisi finanziaria e nella collaborazione amministrativa, il ruolo attivo dell'Italia ha potuto beneficiare delle riconosciute qualità ed efficacia del Sistema nazionale di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo ed in particolare, dell'esperienza e dell'autorevolezza dell'Unità di informazione finanziaria, riconosciuta a livello internazionale;

    per quanto riguarda la costituzione dell'Agenzia per la supervisione europea, il Ministero dell'economia e delle finanze ha sostenuto, insieme alla Banca d'Italia, la necessità di istituire un supervisore europeo in grado di apportare un valore aggiunto all'attività delle autorità nazionali, riconoscendo che gli scandali che avevano coinvolto numerose banche europee nel corso del 2020 dovessero far prevedere una reazione forte delle istituzioni europee stesse;

    nel più ampio ambito delle Autorità e delle Agenzie decentrate negli Stati membri dell'Unione europea, l'Italia ospita, attualmente, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma e la Fondazione europea per la formazione (Etf), con sede a Torino, mentre si riscontra un generale livello di sotto rappresentanza in merito all'assenza, su suolo italiano, di agenzie europee di carattere giuridico e finanziario, nonostante operino nel nostro Paese comunità finanziarie e di alti studi giuridici ed economici di grande rilevanza;

    in un simile contesto, si inquadra la lettera del 10 giugno 2021 del Presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli, e del direttore generale, Giovanni Sabatini, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per chiedere un intervento del Governo italiano volto all'istituzione, nel nostro Paese, della sede dell'Autorità europea antiriciclaggio;

    in risposta all'interpellanza urgente 2-01250 a prima firma Galizia, il rappresentante del Governo ha sottolineato come l'Italia abbia pieno titolo per avanzare la propria candidatura ad ospitare la sede della nuova agenzia, in ragione dell'esperienza maturata nella lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo domestico ed internazionale, nonché per la qualità delle nostre autorità di vigilanza, Banca d'Italia, Consob, Ivass e dell'Unità di informazione finanziaria, considerata, quest'ultima, una delle migliori tra i Paesi dell'Unione europea,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le necessarie iniziative di competenza utili a sostenere e promuovere nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, nel contesto della strategia volta ad assicurare un'adeguata presenza degli organismi europei sul territorio nazionale, la designazione dell'Italia quale Paese candidato a sede ospitante dell'istituenda Autorità europea antiriciclaggio, sostenendone la candidatura in ragione dell'esperienza maturata dal nostro Paese nella lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo domestico ed internazionale, nonché dell'efficacia delle attività svolte delle singole autorità italiane competenti in materia di antiriciclaggio;

2) a tenere costantemente informato il Parlamento sulla strategia che si intende attuare in sede nazionale ed europea per assicurare il raggiungimento di tale obiettivo.
(1-00696) «Galizia, Bruno, Businarolo, Papiro, Scerra, Elisa Tripodi, Carbonaro, Alemanno, Masi, Provenza».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e XIII,

   premesso che:

    l'Ispra segnala il riscaldamenti dell'atmosfera terrestre come causa delle modifiche del ciclo dell'acqua e il cambiamento nella quantità e nella qualità della risorsa idrica disponibile. La variazione dei valori delle temperature e delle precipitazioni presenta evidenti ricadute sull'umidità del suolo, sulle portate dei fiumi e dei laghi, sulla distribuzione superficiale dell'acqua, sulla ricarica delle falde acquifere;

    i cambiamenti climatici potranno inoltre provocare conseguenze più o meno dirette sulla qualità delle risorse idriche, alterandone sia i parametri fisici come temperatura, pH, torbidità, stratificazione termica che quelli chimici come la concentrazione di nutrienti, sostanza organica, ossigeno disciolto, metalli pesanti, con effetti a cascata in termini biologici ed ecologici;

    sempre da dati elaborati dall'Ispra si evince che il decennio 2011-2020 è stato il più caldo dai 1961, mentre l'indice di siccità Spi (Standardized precipitation index) a 6 mesi calcolato a gennaio 2022 mette in evidenza estese condizioni di aridità sul nord Italia, dovute ad un livello di precipitazioni decisamente inferiori alle medie sulle regioni alpine. Pochissima anche la neve caduta durante l'inverno. Ciò rischia di complicare ancora di più la grave crisi energetica. Le scarse precipitazioni hanno ridotto le portate nei bacini idrici, anche in quelli utilizzati per produrre energia rinnovabile idroelettrica, ambito in cui il Paese eccelle poiché il settore idroelettrico genera circa la metà dell'elettricità rinnovabile italiana. Secondo le stime dell'Agenzia Internazionale dell'energia, il settore idroelettrico nel 2020 ha generato elettricità in misura maggiore di quella prodotta dai settori fotovoltaico eolico sommati tra loro;

    in questo contesto, lo strutturale ripetersi nel nostro Paese di fenomeni siccitosi dovuti all'emergenza climatica in atto rischiano di provocare effetti dirompenti e duraturi sul contesto socioeconomico per il preoccupante e progressivo aumento dei prezzi di acquisto dei beni energetici e alimentari;

    un dato preoccupante riguarda le perdite eccessive di acqua a causa della fatiscenza delle reti di distribuzione. Dati Istat evidenziano una perdita pari a circa il 42 per cento della risorsa a livello nazionale, corrispondente e 3,5 miliardi di metri cubi di acqua sprecata e dispersa a causa delle cattive condizioni dell'infrastruttura idrica, ovvero tubi vecchi e rotti. Il fenomeno comporta anche lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere modificando il contesto naturale;

    si consideri che l'irrigazione è particolarmente necessaria in più di un quarto del territorio italiano, poiché ben il 28 per cento di esso è a rischio desertificazione. Per questo motivo il settore agricolo ha ridotto il consumo idrico di quasi il 40 per cento, ricorrendo a investimenti tecnologici per utilizzare modelli sostenibili di gestione come l'irrigazione di precisione;

    per carenze infrastrutturali, ogni anno in Italia viene trattenuta solo l'11 per cento circa dell'acqua piovana. Circostanza che rende urgente la realizzazione di nuovi invasi per la raccolta. C'è poi la necessità di fare un migliore utilizzo delle acque reflue, anche per realizzare forme efficaci di economia circolare. Naturalmente l'acqua impiegata in agricoltura non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale, ma viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi. Infatti l'agricoltura non consuma acqua, bensì la utilizza. Solo ricorrendo a investimenti strutturali si potranno raggiungere due obiettivi vitali per il futuro dell'Italia ovvero l'autosufficienza alimentare, disponendo più superfici agricole coltivabili e maggiori rese produttive unitarie e l'autosufficienza energetica. A causa dei cambiamenti climatici in atto entrambi dovranno essere raggiunti mantenendo inalterati gli obiettivi della transizione ecologica e della decarbonizzazione come previsto dall'ordinamento dell'Unione europea con il New green deal di Agenda 2030, del Towards Zero Pollution for Air, Water and Soil, del Farm to fork strategy e della Strategia sulla biodiversità per il 2030;

    l'acqua è infatti il fattore produttivo determinante per incrementare le superfici produttive agricole e le rese unitarie dei terreni poiché in Italia, per motivi climatici e orografici, l'85 per cento delle coltivazioni agricole ha necessità di irrigazione. Si tratta di prodotti che fanno del settore agroalimentare «made in Italy» un vanto del Paese, il cui valore produttivo nel 2021 è stato pari a 575 miliardi di euro, rappresentando il 25 per cento dell'intero PIL italiano e coinvolto, dai campi al consumo, compresa la ristorazione, più di 4 milioni di occupati;

    il deficit idrico verificatosi in inverno di cui ha sofferto soprattutto il Centro-Nord del Paese nel frattempo si è aggravato, il fiume Po ha valori di portata pari ad appena il 30 per cento della media del periodo, il deficit di pioggia ha un valore del 70 per cento, l'accumulo di neve in montagna è stato inferiore di oltre l'80 per cento rispetto alle medie degli anni precedenti, le risorgive della pianura Padana sono ai minimi storici come anche valori delle falde freatiche ai minimi. Nel distretto del Po, la siccità ha fatto emergere alcune criticità nel comparto idropotabile, richiedendo misure straordinarie come i dissalatori nonché la necessità improrogabile di interconnessioni acquedottistiche;

    l'attuale prolungata siccità ha causato l'indisponibilità di acqua necessaria al Paese, quindi avremo una annata agraria 2022 disastrosa. È stimato che la carenza idrica è la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana con danni stimati in media in oltre 1 miliardo l'anno;

    appare necessario ampliare, la superficie attrezzata con impianti irrigui collettivi come quelli progettati, realizzati e gestiti dai consorzi di bonifica muniti dei sistemi più innovativi di digitalizzazione, monitoraggio e gestione automatizzata e telecontrollata delle reti di adduzione e distribuzione e avanzati servizi climatici a sostegno del processo decisionale irriguo per un uso razionale ed efficiente della risorsa idrica. Inoltre l'utilizzo di droni e i satelliti, possono essere di grande aiuto al risparmio della risorsa idrica favorendo il presidio del territorio;

    dall'innovazione e dalla ricerca (possono venire soluzioni per lenire lo stress idrico, monitorando clima e uso dell'acqua, digitalizzando le infrastrutture, usando big data science e machine leasing, promuovendo l'approvvigionamento in emergenza da fonti alternative come la desalinizzazione, il riutilizzo in sicurezza di acque depurate, ricorrendo alla ricarica gestita delle falde acquifere, usando le più moderne tecnologie per favorire le precipitazioni nelle zone aride, escludendo i sistemi che ricorrono all'uso di prodotti chimici. In particolare si segnala un nuovo sistema studiato dall'Università di Reading, con droni che caricano elettricamente l'aria per aggregare l'umidità e generare precipitazioni di tipo piovoso;

    in questo contesto, gli invasi e le dighe sono una risorsa strategica fondamentale per le attività e l'economia del Paese nei settori energetico, agricolo, industriale e dell'uso potabile rendendo urgente l'adozione di piani di adattamento al clima dotati di adeguate risorse. Opportuno appare anche il miglior utilizzo di quelle previste nel Pnrr al fine di realizzare opere che risolvano, o almeno riducano, il problema delle perdite di rete. Si consideri poi che il Pnrr non prevede la misura più utile, ovvero la realizzazione di nuovi invasi, bacini o sbarramenti necessari per dare continuità all'erogazione di acqua, soprattutto nei periodi siccitosi;

    particolarmente grave la situazione dei bacini endoreici poiché la quantità d'acqua raccolta dipende dalle condizioni climatiche, le quali condizionano il bilancio esistente fra precipitazioni ed evaporazione. Per questo motivo, seguendo le variazioni dell'andamento meteorologico stagionale, stanno prosciugandosi. Il fenomeno è emblematicamente rappresentato dalla situazione drammatica in cui versano i laghi laziali di Albano e Nemi, i quali potrebbero compensare la diminuzione della portata se fossero realizzate le infrastrutture necessarie per utilizzare le acque reflue dei comuni di Genzano, Ariccia, Albano Laziale e Castel Gandolfo al fine di stabilizzarne il livello. I comuni citati, invece, recapitano le acque reflue presso due depuratori siti in S. Maria in Fornarola (Albano Laziale) e Montagnano (Ardea) entrambi gestiti da Acea Ato 2. Purtroppo, una volta depurate le acque, invece di essere reimmesse nei laghi al fine di stabilizzarne la portata per mantenere il fragile equilibrio idrogeologico dell'ecosistema al quale appartengono, vengono immesse e disperse in fossi naturali;

    la realizzazione di invasi, come previsto nel piano dell'Anbi denominato «piano laghetti», in equilibrio con i territori per conservare acqua da distribuire in modo razionale ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, avrebbe una ricaduta importante sull'ambiente, sulla biodiversità e sull'occupazione coniugando sostenibilità ecologica, sociale ed economica, riducendo l'abbandono delle attività agricole e lo spopolamento delle aree interne marginali di collina e bassa montagna, aumentando la loro capacità di resilienza climatica e riducendone il divario socioeconomico coi territori del resto del Paese. I bacini idrici contribuirebbero anche alla produzione di energia rinnovabile idroelettrica e fotovoltaica galleggiante, alla decarbonizzazione del Paese, al potenziamento della produzione energetica nazionale e alla ricarica delle falde ai fini idro-potabili. Ciò incrementerebbe la capacità d'invaso, migliorandone l'efficienza di utilizzo e riducendone ogni spreco, anche quello determinato dalla vetustà delle infrastrutture esistenti, pari a 62 anni di età media, per trattenere l'acqua piovana autunno-invernale sul territorio;

    sarebbe quindi necessario modificare il «Next generation EU» garantendo agli Stati membri risorse aggiuntive per incrementare la dotazione dei piani nazionali, per l'Italia il Pnrr, per realizzare nuovi invasi nonché proporre in sede Ue, come già accaduto per fronteggiare la pandemia da COVID-19, un Recovery fund dedicato al settore primario, necessario per fronteggiare la straordinarietà della situazione di crisi, con particolare riguardo per le infrastrutture necessarie a fronteggiare le siccità e garantire l'autosufficienza alimentare a livello unionale e infine ad adottare un Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) per accelerare la realizzazione di progetti strategici di infrastrutturazione come gli invasi e le altre infrastrutture idrauliche e acquedottistiche (S.I.I.) di cui necessita il Paese;

    come detto, a tutto ciò si aggiunga che la grave e persistente siccità che sta colpendo duramente il nostro Paese in questi mesi, sta mettendo in ginocchio tutto il settore idroelettrico. L'idroelettrico è da sempre una fonte preziosa per l'Italia, e la sua energia pulita svolge un importante contributo se raffrontato a quello delle altre rinnovabili;

    si rammenta che le circa 4 mila centrali idroelettriche presenti sul territorio nazionale, senza inquinare e sfruttando con dighe e turbine la forza dell'acqua, garantiscono ogni anno mediamente 45 terawattora di elettricità. Mediamente coprono il 15 per cento del consumo complessivo di elettricità del Paese;

    secondo una stima di Assoidroelettrica, la gravissima e persistente siccità porterà, senza una inversione di tendenza nei mesi di novembre e dicembre, a un vero e proprio crollo della produzione nel 2022;

    le centrali idroelettriche poste sui corpi idrici principali, faranno infatti registrare nel 2022 una riduzione di produzione pari al 50-60 per cento, mentre le centrali poste sui corpi idrici secondari, chiuderanno l'anno con un valore della produzione compreso tra meno 60 per cento, e meno 75 per cento. Una riduzione che, per la sua durata e intensità, non si è mai vista nella storia dell'idroelettrico;

    già da alcun settimane, il settore ha chiesto al Governo, il riconoscimento dello stato di calamità naturale, quale misura indispensabile perlomeno per ottenere la sospensione del pagamento di mutui, leasing e canoni. Le imprese dell'idroelettrico sono in profonda sofferenza, e molte di loro si trovano nell'impossibilità di far fronte al pagamento di concessioni e mutui, e sono costrette a dichiarare fallimento per il crollo degli introiti;

    il 4 luglio 2022, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2022, quindi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 159 del 9 luglio 2022, in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali. Per far fronte ai primi interventi vengono stanziate risorse a favore dell'Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto. È certamente un primo importante passo che però, non risponde pienamente alle richieste del settore dell'idroelettrico, in quanto è necessario ottenere l'efficacia sull'intero territorio nazionale con una decorrenza che tenga però conto del periodo reale interessante l'idroelettrico, ovvero, dall'inizio del 2022,

impegnano il Governo:

   1) ad adottare iniziative per realizzare un piano di opere irrigue, in particolare realizzando gli oltre 200 nuovi invasi previsti nel progetto Anbi denominato «piano laghetti» citata in premessa, i 337 impianti fotovoltaici galleggianti e i 76 impianti idroelettrici, capaci di produrre complessivamente oltre 7 milioni di megawattora all'anno;

   2) ad adottare iniziative volte ad avviare in sede dell'Unione europea la richiesta di un ampliamento delle misure del «Next generation EU» per consentire il finanziamento delle ulteriori infrastrutture idriche necessarie a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico, in particolare nei distretto idrografico del Po, ad adottare iniziative volte a proporre in sede Ue la predisposizione di un Recovery fund dedicato al settore primario, per il finanziamento degli investimenti strutturali destinati alle opere di regimentazione delle acque ai numerosi fini necessari descritti in premessa;

   3) ad adottare iniziative volte a dare soluzioni strutturali all'emergenza idrica predisponendo un piano per realizzare invasi ed acquedotti, adottando un Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) tra enti statali e regionali, con il coinvolgimento dei territori interessati, prevedendo investimenti articolati in più interventi tra loro funzionalmente connessi;

   4) ad adottare iniziative volte ai rafforzamento della capacità previsionale degli effetti dei cambiamento climatico tramite sistemi avanzati ed integrati di monitoraggio e analisi;

   5) ad adottare iniziative volte a migliorare e ammodernare il sistema di depurazione delle acque reflue derivanti sia da usi civili che industriali, promuovendo e incentivando l'adozione di servizi ecosistemici per ottimizzare l'uso multifunzionale della risorsa idrica, a realizzare la salvaguardia e la ricarica gestita delle falde acquifere, a potenziare gli investimenti in tecnologia digitale con l'obiettivo di ottimizzare i rendimenti e la sostenibilità di tipo climatico, ambientale, economico, produttivo e sociale del settore primario in particolare facendo ricorso all'agricoltura di precisione nei sistemi di irrigazione e provvedendo all'idonea formazione continua degli operatori impiegati allo scopo, nonché a sperimentare l'efficacia e la salubrità delle più recenti tecniche scientifiche utilizzate per favorire le precipitazioni nelle zone aride citate in premessa;

   6) ad adottare iniziative volte a finanziare lo studio e la realizzazione di sistemi di recupero e utilizzazione delle acque reflue urbane e industriali depurate per alimentare in particolare i laghi craterici e più in generale i bacini naturali che versano in condizioni di particolare sofferenza a causa della riduzione delle risorse idriche naturali;

   7) ad adottare tutte le iniziative necessarie a garantire un sostegno alle imprese del settore idroelettrico del nostro Paese colpite dalla gravissima crisi idrica, anche attraverso la deliberazione dello stato di emergenza per calamità, che tenga conto delle condizioni di estrema difficoltà che fin dall'inizio del 2022 stanno vivendo le imprese del comparto con un crollo della produzione elettrica, molte delle quali si trovano nell'impossibilità o comunque in estrema difficoltà nel far fronte al pagamento di mutui, leasing e canoni;

   8) ad adottare iniziative per garantire le forniture idriche e prevedere forme di sostegno per quelle attività produttive e impianti industriali che per loro caratteristiche produttive sono a maggior consumo di acqua.
(7-00865) «Spena, Mazzetti, Nevi, Cortelazzo, Sandra Savino, Anna Lisa Baroni, Bond, Caon, Casino, Labriola, Ferraioli, Paolo Russo, Valentini».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    nel campo dell'editoria resta aperto il problema della distribuzione dei testi scolastici; va constatato infatti che dagli interventi a supporto di librerie e cartolibrerie è sempre stata esclusa l'editoria scolastica nonostante siano palesi le difficoltà che da molto tempo stanno affrontando questo tipo di librerie;

    l'obiettivo è quello di andare incontro alle esigenze del settore in crisi (sono a rischio 11.000 addetti) ma soprattutto supportare le famiglie colpite sempre più dall'aumento delle spese per garantire l'istruzione dei loro figli, occorre pertanto far fronte a queste emergenze;

impegna il Governo:

   a fissare un tetto massimo di sconto pari al 5 per cento del prezzo di copertina così da equiparare lo sconto sui libri di scuola a quello previsto nella nuova legge sui libri di «varia»;

   ad istituire un contributo pubblico finalizzato all'acquisto dei libri di testo, da assegnare agli studenti all'atto di iscrizione ad ogni anno scolastico, in ragione del 25 per cento del valore della lista dei testi che ogni studente deve acquistare secondo la lista ufficiale fornita annualmente dalla scuola frequentata, contributo che dovrà essere mantenuto nella scuola dell'obbligo e che potrà essere utilizzato c/o attività Ateco primario librerie/cartolibrerie;

   ad adottare iniziative per garantire la detrazione fiscale del costo dei libri con la differenza non acquistata con il contributo del 25 per cento;

   a concludere un accordo di filiera che garantisca ai diversi soggetti margini economici e costi fissi che consentano prospettive di continuità aziendali concrete, salvaguardando livelli assunzionali nonché il livello dei prezzi per evitare l'aumento dei costi alle famiglie, considerato che in questo contesto sarebbe anche più facile regolamentare la distribuzione da parte di alcuni distributori-grossisti o piattaforme web che sottraggono quantitativi di copie provocando da una parte ammanchi di libri e dall'altra prezzi definiti con aste al rialzo.
(7-00866) «Frassinetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 6 luglio 2022, in Somalia, una bomba ha ucciso Hashi Omar Hassan;

   Hashi Omar Hassan è stato per quasi 17 anni in carcere ingiustamente perché, per via di depistaggi, venne condannato per l'omicidio di Maria Alpi e Miran Hrovatin;

   la giornalista e l'operatore del TG3 furono uccisi il 20 marzo del 1994, a Mogadiscio, per aver scoperto e raccontato nelle inchieste tv dei traffici di rifiuti illeciti e armi, condotti all'ombra di parti della cooperazione internazionale;

   l'inchiesta fu inquinata da depistaggi, a cui non furono estranee anche parti dello Stato;

   Hassan fu condannato e restò in carcere fino a quando la corte d'appello di Perugia riaprì il processo, in seguito alle risultanze delle indagini della giornalista d'inchiesta della trasmissione «Chi l'ha visto?», Chiara Cazzaniga, che intervistò in Gran Bretagna colui che con la sua falsa testimonianza aveva contribuito al depistaggio;

   questi ammise di aver mentito e dichiarò che Hasci Omar Hassan non aveva nulla a che fare con l'omicidio di Maria Alpi e Miran Hrovatin;

   la corte d'appello di Perugia assolse Hassan che ebbe un risarcimento di oltre 3 milioni di euro;

   Giorgio e Luciana Alpi, i genitori di Ilaria, avevano sempre creduto nella sua innocenza. E quell'assoluzione venne salutata da Luciana, dopo la morte di Giorgio – insieme a tante associazioni e cittadini – come rinnovato impegno per non archiviare l'inchiesta sull'omicidio di Ilaria e Miran ed arrivare ad individuare e condannare i veri autori e i mandanti;

   l'avvocato Moriconi, il difensore di Hashi Omar Hassan, ritiene che ad ucciderlo siano stati i terroristi islamici a scopo di estorsione;

   l'avvocato Vasaturo, il legale che ha curato la costituzione di parte offesa della Fnsi per l'omicidio di Maria e Milan, ha dichiarato: «Siamo molto turbati dalla tragica uccisione di Hashi. Non possiamo non riscontrare la sconcertante ricorrenza di morti misteriose che lega tanti protagonisti dell'inchiesta giudiziaria sul caso Alpi-Hrovatin. Poco dopo aver testimoniato in Italia, fu rinvenuto in un albergo di Mogadiscio il cadavere di Ali Abdi, l'autista di Ilaria, deceduto in circostanze mai chiarite. Starlin Arush, attivista somala, amica dell'inviata del Tg3, è stata invece uccisa da un commando di sicari, nei pressi di Nairobi, nel 2003»;

   in una nota congiunta, Fnsi e Usigrai chiedono alle autorità italiane «di attivare tutte le iniziative necessarie per fare luce sull'attentato. Dopo aver tenuto in carcere ingiustamente Hashi Omar Hassan, il nostro Paese ha il dovere morale di contribuire in ogni modo a individuare le responsabilità nell'attentato e gli eventuali legami con la vicenda dei giornalisti della Rai uccisi in Somalia nel 1994»;

   la morte di Hashi ricorda ancora una volta la necessità di arrivare alla verità e non archiviare l'inchiesta sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che rimane una ferita aperta per il nostro Paese, insieme ai depistaggi che lo hanno accompagnato;

   per questo si ritiene necessario che sia dato nuovo impulso alle indagini da parte della procura di Roma –:

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, attivare le iniziative necessarie affinché le autorità italiane collaborino con quelle somale per coadiuvare e supportare le attività di indagine, al fine di comprendere cosa sia accaduto e fare piena luce sull'uccisione di Hashi Omar Hassan e verificare l'esistenza di un eventuale collegamento fra questo delitto e l'inchiesta, tuttora in corso, sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
(2-01563) «Verini, Serracchiani, Madia, Sensi, Morassut, Fiano, D'Elia, Boldrini, Quartapelle Procopio, Giorgis, Bazoli, Bordo, Casu, Siani, Carnevali, Mura, Pezzopane, Bruno Bossio, Frailis, Pizzetti, Incerti, Rossi, Ciampi, Lattanzio, Palazzotto, Cenni, Gribaudo, Orfini, Vazio, Raciti, Rizzo Nervo, Fragomeli, Sani».

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   dopo lo scandalo che ha coinvolto il Ministro Messa, all'epoca dei fatti rettore dell'Università Bicocca di Milano, per presunte pressioni dirette a «promuovere le ex consoli di Ecuador e Bolivia e una funzionaria», ad essere coinvolta oggi in una vicenda simile, dai contorni poco chiari, è il Ministro della giustizia, il cui nome è ricorrente nelle memorie di pc e cellulari sequestrati ad alcuni indagati nell'ambito della «concorsopoli genovese di Giurisprudenza»;

   nell'ambito di un'inchiesta partita il 4 febbraio 2022, i magistrati avrebbero acquisito chat e mail che il Ministro interrogato ha scambiato con Lara Trucco, prorettrice dell'ateneo dimessasi in seguito allo scandalo e arrestata giugno 2022, e Oreste Pollicino, docente alla Bocconi, anch'egli indagato, accusati di turbativa d'asta per aver favorito candidati meno titolati, ma «fedelissimi», nei bandi per vari incarichi accademici, dalle quali emergerebbe come il Ministro Cartabia non sarebbe del tutto estranea a certe dinamiche interne agli atenei italiani;

   in particolare, il Ministro della giustizia avrebbe sostenuto, con l'aiuto dei due indagati, la carriera di un ricercatore con un curriculum «fasullo», salvo, poi, appena nominata Ministro, decidere di tirarsi indietro;

   la vicenda è quella di un assegno di ricerca che secondo l'accusa era «destinato» a Marco Bassini, un ricercatore allievo del professore Pollicino, che, però, nel mondo accademico, aveva un «precedente» risalente al 2019: un concorso presuntamente irregolare per adjunct professor in Bocconi, in cui, secondo quanto riporta La Verità, aveva vinto inserendo nel curriculum una pubblicazione non ancora stampata; inoltre, la commissione giudicatrice, di cui facevano parte sia Trucco che Pollicino, sapeva con due settimane d'anticipo i nomi dei candidati;

   Bassini, però, rinuncia al posto per evitare uno scandalo e «a parziale risarcimento economico», scrive sempre il quotidiano, gli sarebbe stato offerto un posto da co-responsabile del corso di diritto costituzionale italiano ed europeo diretto da Cartabia, che sembra pronta a nominarlo: «Come volevasi dimostrare Marta ha respinto tutte le interferenze relative al suo corso e ha deciso di attribuirlo a Marco (...). È proprio un mito», scrive Pollicino a Trucco il 15 febbraio 2021, due giorni dopo la nomina della collega a Ministro della giustizia;

   poche ore dopo, però, secondo le intercettazioni di una telefonata tra Pollicino e Trucco, di fronte al rischio di uno scandalo legato alla vicenda del concorso, il Ministro Cartabia avrebbe fatto marcia indietro, «dicendo, facendo capire (...) diciamo (...) in maniera molto indiretta, molto felpata (...) attenzione, perché poi potrebbe scoppiare un caso, no? Che il corso era stato affidato a qualcuno, no, che non era del tutto pulito»;

   circa un mese dopo quella telefonata, il 23 marzo 2021, Trucco chiede la conferma della partecipazione a un convegno a Genova al Ministro Cartabia, che declina l'invito con dichiarazioni che meriterebbero una spiegazione: «Lara è mooolto rischioso. Qui non si è padroni di nulla. Meglio soprassedere, credo (...)»;

   secondo quanto confidato dalla prorettrice ad alcuni collaboratori, il Ministro Cartabia avrebbe rinunciato a partecipare al convegno perché a conoscenza «della pericolosità dell'ambiente genovese» e perché temeva che la sua presenza potesse essere «percepita come una provocazione» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fare immediata chiarezza sulla vicenda di cui in premessa.
(2-01564) «Ferro».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato l'8 luglio 2022 su «Il Sole 24 ore» svela come le sanzioni imposte alla Russia riescano ad essere agilmente aggirate dal Paese sanzionato tramite la pratica dell'«import parallelo», attraverso stati pronti ad accaparrarsi fette importanti di mercato come Turchia e Cina;

   il 28 giugno 2022, infatti, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto con cui rende possibile l'importazione di prodotti e marchi anche senza l'autorizzazione dei produttori o dei possessori della proprietà intellettuale;

   i prodotti interessati sono ricompresi all'interno di una lista preparata dal Ministero dell'industria e del commercio e riguardano prevalentemente prodotti tessili o elettronici, ma ricomprendono anche cosmetici e beni di consumo quotidiano o materiali da costruzione;

   buona parte di questi prodotti vengono realizzati da aziende che, dallo scoppio del conflitto, hanno volontariamente deciso di abbandonare il Paese aggressore, pur non rientrando nelle categorie poste sotto sanzione: trattasi di prodotti per cui non esistono alternative locali oppure prodotti che non sono più riusciti ad entrare in Russia per problemi di carattere logistico;

   secondo quanto riportato dal Ministro russo, la merce deve essere stata messa regolarmente in circolazione nel Paese di origine e, successivamente, può essere importata in Russia anche grazie a Paesi terzi quali Turchia, Cina, Kazakistan e Armenia, tramite dei trasportatori intermediari. Infine, viene stabilita l'esenzione per le autorità russe per il non aver seguito i normali canali di distribuzione, purché non si tratti di merce contraffatta;

   l'applicazione della pratica dell'«import parallelo» comporta diverse problematiche, tra cui l'assenza di una procedura che richieda al servizio dogane controlli specifici per distinguere prodotti o categorie presenti nella lista dagli altri, o per distinguere i prodotti originali da quelli contraffatti, i quali non potranno essere controllati dai proprietari dei diritti. Inoltre, non risulta chiaro quali siano le procedure da applicare, a quali prodotti ci si riferisca nello specifico e quale sia il loro legame preciso con il marchio originale;

   oltre a sancire la pressoché totale sconfitta delle misure sanzionatorie adottate nei confronti della Russia anche dall'Unione europea, l'«import parallelo» pone ulteriori e concreti rischi per made in Italy, già costantemente colpito dalla circolazione di prodotti contraffatti nei mercati internazionali e già gravemente colpito dagli effetti delle sanzioni sugli scambi commerciali e sulla bilancia dei pagamenti;

   la Russia, prima della vile aggressione ai danni del popolo ucraino, rappresentava un importante partner commerciale per l'Italia sotto una miriade di profili: dal turismo alla moda, dal cibo all'arte;

   oggi la strategia di Mosca di aggiramento delle sanzioni toglie ulteriori quote di mercato agli operatori italiani che, verosimilmente, si vedranno scalzati dai grossisti turchi e cinesi e che, difficilmente, riusciranno a recuperare se non con dure politiche di prezzo;

   poiché la materia è di competenza comunitaria ed è diretta conseguenza delle decisioni prese nelle opportune sedi europee, appare urgente chiedere ai partner europei un intervento coordinato affinché il peso delle sanzioni non ricada solo sulle spalle dei produttori italiani –:

   se il Governo intenda porre la questione indicata in premessa presso le opportune sedi europee, al fine di ottenere misure di tutela per il made in Italy, ulteriormente minacciato dalle ultime disposizioni adottate dal Governo della Federazione Russa a seguito delle sanzioni commerciali dell'Unione europea.
(5-08418)


   LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dei servizi offerti ai cittadini italiani all'estero e alle imprese dalla nostra rete consolare nel mondo sta attraversando da tempo una situazione di emergenza che richiede interventi concreti e urgenti:

   alla cronica carenza di personale si sono aggiunte le limitazioni legate alle misure di contrasto dell'epidemia da COVID-19 che, nell'insieme, hanno determinato il contenimento della produttività degli uffici, gravi difficoltà nell'accesso ai consolati, la dilatazione dei tempi di prenotazione anche per le pratiche aventi carattere di urgenza, la formazione di arretrati consistenti, che si aggiungono a quelli «storici», soprattutto nel campo delle richieste di documenti d'identità, di viaggio e di cittadinanza;

   i ritardi che si sono creati in modo pressoché generalizzato nei consolati delle aree del mondo dove è più cospicua la presenza di comunità «italiane» costituiscono non solo la negazione di un diritto di cittadinanza primario attinente al rapporto tra il cittadino e lo Stato, ma anche una pesante remora per la riattivazione della mobilità internazionale nel quadro del rilancio che l'Italia sta perseguendo;

   l'impegno di rilancio dei servizi della rete estera comporta l'uso di tutte le leve che concorrono a determinarne l'estensione, la funzionalità e la capacità di corrispondere alle mutate esigenze della comunità italiana, nel mondo, anche attraverso lo sviluppo della digitalizzazione dei servizi ai cittadini e alle imprese, un obiettivo da perseguire con determinazione e investimenti adeguati:

   in questo campo, l'amministrazione ha maturato alcune esperienze efficaci. Ad esempio, la distribuzione ai consoli onorari degli strumenti di rilevazione e trasmissione dei dati biometrici per il rilascio dei passaporti. Si dovrebbe proseguire celermente su questa strada estendendo la disponibilità delle attrezzature a un maggior numero di consolati e viceconsolati onorari e utilizzando il sistema anche per l'acquisizione dei dati per le carte di identità elettroniche;

   a proposito della Carta d'identità elettronica (Cie), va incrementata e velocizzata la sua distribuzione, oggi limitata ai Paesi europei e non ancora operativa al di fuori dell'Europa anche al fine di velocizzare il processo di acquisizione dello Spid, essenziale per usufruire dei servizi della pubblica amministrazione da parte dei cittadini italiani residenti all'estero;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella relazione sui seguiti dati all'attuazione di alcune risoluzioni, tra cui la n. 7-00744 a prima firma dell'interrogante, puntualizza a proposito della Cie: «Per quanto riguarda il rilascio della Carta d'identità elettronica (Cie) presso la comunità di residenti all'estero, terminato il dispiegamento nei Paesi europei, la Farnesina sta ora lavorando per estendere questa possibilità anche ai Paesi extra europei, Sono già state avviate le necessarie interlocuzioni con il Ministero dell'interno e l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) nell'ambito della Commissione interministeriale per la Carta d'identità elettronica»;

   al fine di alleggerire il lavoro dei consolati e in considerazione della ripresa della mobilità internazionale dei nostri connazionali dopo il blocco causato dalla pandemia, sarebbe urgente consentire ai cittadini italiani residenti all'estero di richiedere la carta d'identità elettronica in Italia presso il proprio comune di iscrizione Aire –:

   quale sia lo stato delle interlocuzioni avviate con il Ministero dell'interno e l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) per estendere la Cie anche ai Paesi extra europei;

   con quali tempi si ritenga di poter avviare la sperimentazione per il rilascio della Cie al Nord America soprattutto in quelle aree dove più consistenti sono le nostre comunità;

   con quali tempi si ritenga verrà consentito il rilascio della Cie agli iscritti Aire da parte dei comuni italiani di riferimento.
(5-08419)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende il museo archeologico di Taranto ha comunicato, da diversi giorni, la chiusura nei giorni festivi, chiusura causata dalla strutturale carenza di organico che affligge questo e tutti gli altri luoghi della cultura del nostro Paese;

   secondo quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali nell'imminenza della giornata di apertura gratuita del Museo archeologico programmata per il 3 luglio il Ministero interrogato ha affidato ad un istituto di sicurezza privata compiti che il Codice dei Beni Culturali prevede esclusivamente in capo al personale interno, in quanto connessi ai delicati compiti di salvaguardia del patrimonio custodito nel Museo, dei visitatori e del personale stesso;

   altri importantissimi luoghi della cultura presenti su quel territorio, già da tempo sono costretti a chiusure parziali dovute a carenze di personale, come il parco archeologico di Egnazia, il Castello di Trani, quello di Copertino, l'area archeologica con Museo di Canne della Battaglia, il Museo Archeologico di Gioia del Colle, la Biblioteca Nazionale di Bari, gli Archivi di Stato e delle Soprintendenze;

   la preoccupazione delle organizzazioni sindacali, condivisa dall'interrogante, è che la soluzione individuata dal Ministero della cultura sia quello di colmare le esigenze di personale nei luoghi della cultura con il ricorso ad istituti di sicurezza privata, anziché programmare una nuova politica di gestione del patrimonio culturale, accompagnata da un piano di occupazione straordinario che qualifichi gli investimenti organizzativi garantendo la fruizione a tutti i cittadini;

   i lavoratori e le lavoratrici del Museo archeologico di Taranto, uno dei più importanti d'Italia, hanno messo in atto uno sciopero per denunciare la scarsità di personale che da tempo affligge il settore e la mancata assunzione di nuovi lavoratori e lavoratrici, nonostante un concorso espletato e nonostante l'importanza del settore per il quale c'è urgente bisogno di occupazione qualificata da impiegare all'interno dei siti culturali presenti nel Paese;

   l'intervento del Ministero della cultura, che ha autorizzato l'impiego di personale di una impresa privata per garantire l'apertura del Museo di Taranto, è stato, a parere dell'interrogante, un atto grave che mina alla base i rapporti sindacali e svilisce il diritto di sciopero tutelato dalla Costituzione;

   quando in una città come Taranto si giunge a dimostrare, grazie all'impegno ed agli sforzi di direzione e dipendenti, come il Museo possa diventare così importante da essere volano per il settore turistico, la risposta alla carenza di personale non può che essere quella di accelerare l'assunzione a tempo indeterminato di nuove unità da parte del Ministero e non quella di affidare a imprese private compito e mansioni riservate al personale;

   siamo il Paese con il maggior numero di siti culturali, artistici e archeologici al mondo e questo patrimonio va tutelato, valorizzato e considerato anche come risorsa occupazionale buona e stabile e sarebbe un errore praticare la fallimentare strada della privatizzazione dei servizi che peggiora la qualità degli stessi e genera precarizzazione del lavoro e basse retribuzioni con conseguente riduzione del potere d'acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici;

   la tutela del patrimonio culturale ed il rispetto della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici sono princìpi costituzionali che il Governo deve promuovere e difendere –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per affrontare e risolvere in modo strutturale la carenza di organico che affligge i luoghi della cultura nel nostro Paese attraverso l'adozione di un piano di assunzioni straordinario e una programmazione sul piano gestionale che garantisca la piena fruizione degli stessi a tutti i cittadini, abbandonando l'idea di ricorrere alla privatizzazione dei servizi attraverso affidamenti a istituti di sicurezza privata per sopperire alla suddetta mancanza di personale.
(4-12576)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   DEIDDA, GALANTINO, GIOVANNI RUSSO e FERRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il drastico calo dei reclutamenti nelle Forze armate di cittadini provenienti dalle aree settentrionali dell'Italia, rispetto a quelli provenienti dal Centro-sud, è stato più volte portato all'attenzione nel corso dei lavori della Commissione Difesa, in particolare perché tale disparità rende difficoltosa la gestione del personale, in relazione ai ricongiungimenti familiari e/o agli avvicinamenti nelle regioni di provenienza, sia con riferimento ai livelli iniziali della carriera che, a maggior ragione, con l'avanzare dell'età;

   il suindicato calo è principalmente dovuto alla precarietà della carriera, al basso livello retributivo rispetto ad altre professioni, alla scarsa disponibilità di alloggi, ovvero ad alcune condizioni imposte per usufruire degli asili nido e delle scuole, come, ad esempio, in Alto Adige, dove alcuni servizi e/o agevolazioni sono richiedibili esclusivamente dopo cinque anni di residenza continuativa;

   in una classifica di inizio anno, tra le regioni più care si trovano: la Valle d'Aosta, con un'inflazione annua pari al +4,2 per cento; la Liguria, dove la crescita dei prezzi si è attestata al +4,5 per cento; il Trentino che fa registrare un tasso di inflazione del +4 per cento; tra i capoluoghi si trova Bolzano, con un aumento medio del +2,5 per cento; si tratta di aumenti che determinano un aggravio medio annuo a famiglia pari ad un importo compreso tra i mille e i millecinquecento euro;

   occorre attuare politiche finalizzate a rendere compatibile l'arruolamento e la permanenza nelle forze armate in rapporto anche al costo della vita del luogo di destinazione, che tenga conto delle peculiari condizioni del nord-Italia, ovvero delle difficoltà di trasporto da e per alcune zone periferiche e/o le isole;

   in particolare, occorre potenziare la Difesa nel Nord-est, anche in relazione alla drammatica evoluzione geopolitica che sta interessando l'est-Europa, sia attraverso misure che rendano appetibile l'arruolamento delle giovani generazioni ivi residenti, sia con un'adeguata previsione di servizi, anche per l'infanzia, nonché con agevolazioni sui trasporti per le unità pure assegnate nell'area ma provenienti da altre regioni –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di incrementare l'arruolamento nelle regioni settentrionali e più periferiche, nonché per facilitare concretamente la permanenza del militare e della sua famiglia nelle medesime località, se del caso, anche con interventi finalizzati a calmierare l'alto costo della vita.
(5-08414)


   D'UVA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi cinque anni, attraverso i fondi pluriennali e il rifinanziamento del Fondo per la difesa, integrati anche dal rifinanziamento recato dal Ministero dello sviluppo economico, la Marina militare ha potuto contare su risorse per un valore pari a 19,2 miliardi di euro;

   tale impegno economico rientra in un piano complessivo del Governo finalizzato a rinnovare e salvaguardare la capacità marittima nazionale che prevede, entro il 2030, l'ingresso in linea di 11 nuove unità di navi, nonché l'acquisizione di ulteriori due unità antiaeree fondamentali, due unità anfibie e altre due navi logistiche (per citare le maggiori);

   il piano di rinnovamento ha determinato però anche la necessità di adeguare le basi navali alla nuova flotta, composta di unità più grandi, con pescaggi maggiori che richiedono pertanto importanti adattamenti alle banchine e ai fondali oggi utilizzati;

   nel Documento programmatico triennale della difesa 2021/2023, stante il generale obiettivo di un potenziamento delle infrastrutture delle Forze armate è stato confermato il programma denominato «Basi blu di sviluppo», che stanzia investimenti per un valore di circa 550 milioni di euro a bilancio ordinario, destinati proprio all'adeguamento e ammodernamento della capacità alloggiativa dei principali comprensori della Marina militare;

   tra i maggiori comprensori figurano senz'altro quelli di Taranto, Messina e Cagliari, che sono per la nostra Difesa basi navali fondamentali di appoggio e di approdo logistico;

   per quanto riguarda la base navale di Taranto, il suo adeguamento sembra procedere. L'opera peraltro è stata affiancata anche a un progetto di riqualificazione dell'area, mediante un finanziamento integrativo di 123,8 milioni di euro, approvato dal Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) –:

   alla luce dell'esigenza di potenziare la nostra capacità marittima, anche in virtù di un impegno sempre maggiore richiesto alla Marina militare chiamata peraltro nel breve/medio periodo a pattugliare la navigazione anche della zona economica esclusiva (Zee), quali siano lo stato dell'arte e la tempistica per promuovere anche l'opera di rinnovamento delle altre due fondamentali basi navali di Messina e Cagliari.
(5-08415)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 26 maggio 2022 è operativa sul Portale acquisti in rete PA la nuova piattaforma di e-procurement di Consip, che gestisce il MePA (mercato elettronico della pubblica amministrazione) che rappresenta lo strumento digitale attraverso cui le pubbliche amministrazioni possono acquistare beni e servizi offerti da fornitori abilitati, per importi inferiori alla soglia comunitaria prevista di 215.000 euro;

   prima dell'implementazione della nuova piattaforma le aziende già abilitate al Mepa avevano dovuto effettuare la cosiddetta pre-abilitazione al nuovo portale, che tuttavia non ha permesso di conservare tutte le informazioni presenti, con relativa necessità di reinserimento di tutte le offerte di catalogo già pubblicate;

   si ha notizia di numerose segnalazioni di malfunzionamenti della nuova piattaforma, quali, a titolo esemplificativo:

    a) ritardi nella concessione delle abilitazioni che risultano per settimane «in lavorazione» senza alcuna evidenziazione del motivo dei ritardi;

    b) necessità di inoltrare le richieste di abilitazione in tarda sera o nei giorni festivi (quando la piattaforma risulta poco usata) per evitare il blocco delle procedure;

    c) mancata visualizzazione da parte della pubblica amministrazione appaltante delle risposte alle richieste di offerta caricate correttamente sul portale dalle imprese invitate a partecipare;

    d) mancata validazione di alcuni prodotti che ne impediscono la pubblicazione a catalogo;

    e) impossibilità di caricamento dei documenti amministrativi e del documento di offerta firmati digitalmente nell'ambito delle procedure di gara;

    f) impossibilità di filtrare le procedure di gara in base alla regione;

    g) impossibilità di visualizzare per intero il titolo delle procedure;

   a ciò si aggiunga che il servizio di assistenza offerto da Consip fornito dal call-center prevede tempi di attesa estremamente lunghi e l'account di posta elettronica dedicato non fornisce risposte in tempi accettabili;

   le problematiche esposte stanno generando numerose difficoltà alle imprese iscritte alla piattaforma che si devono interfacciare con le amministrazioni per l'individuazione di soluzioni alternative: utilizzo di altri sistemi di mercato elettronico, rinvio delle gare o gestione ibrida delle procedure (tramite portale e tramite PEC) –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di intervenire con urgenza per porre rimedio a tale situazione di malfunzionamento della nuova piattaforma del MePA gestita dalla Consip, al fine di evitare il protrarsi di gravi disagi per le imprese e danni per l'intero mercato dell'e-procurement.
(5-08417)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   principi troppo spesso bistrattati del sistema carceri, sia nazionale che internazionale, è quello che i detenuti devono essere trattati con umanità e col rispetto della dignità inerente alla persona umana, sia nel caso di esecuzione della pena che nel caso di applicazione di misure cautelari, così come quello che le modalità di detenzione devono essere poste in essere in ambienti carcerari idonei e, infine, il principio di presunzione di innocenza;

   a Velletri, un detenuto palermitano, Francesco Olivieri, è costretto in isolamento dal 17 maggio 2022 perché nell'istituto carcerario manca la sezione riservata a soggetti a cui è stata contestata l'appartenenza o l'aver favorito l'associazione mafiosa;

   a Olivieri, finito in carcere nel blitz che ha svelato i nuovi assetti del mandamento mafioso di Ciaculli-Brancaccio, sono state contestate la detenzione di droga (avrebbe anche contributo a gestire una piantagione di marijuana) e il furto dell'acqua di un consorzio pubblico, controllato dalla criminalità; condotte aggravate dall'avere favorito l'associazione mafiosa; il tribunale del riesame ha annullato la misura cautelare per due delle tre condotte contestate, ma Olivieri è rimasto in carcere;

   Olivieri, arrestato mentre si trovava a Roma, veniva, per questo motivo, condotto nel carcere di Velletri. Subito dopo l'interrogatorio di garanzia avrebbe dovuto essere trasferito nel reparto con gli altri detenuti a cui vengono contestati reati simili al suo, ma tale sezione in quel carcere non c'è e, nonostante le istanze del legale, che ne ha chiesto il trasferimento presso il carcere «Pagliarelli» di Palermo, anche per motivi familiari, il Dap non ha ancora provveduto a trasferirlo in un istituto carcerario idoneo;

   il legale, la famiglia e lo stesso detenuto, più volte, hanno chiesto chiarimenti e maggiori informazioni, ma hanno ricevuto solo risposte vaghe dall'istituto e mai una risposta dal Dap a cui è stata inviata formale richiesta il 16 giugno 2022;

   per quanto consta all'interrogante, non vi sarebbe, peraltro, alcuna ragione, di tipo giuridico o legata alla condotta del detenuto, per cui lo stesso debba rimanere in isolamento –:

   accertata la veridicità dei fatti di cui in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la corretta esecuzione della misura cautelare di Francesco Olivieri presso una sezione detentiva di alta sicurezza, accogliendo l'istanza del legale di fiducia.
(5-08416)


   CENTEMERO, BITONCI, GUSMEROLI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in sede di attuazione degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di riforma delle procedure di insolvenza il Governo ha emanato i decreti-legge n. 118 del 2021 e n. 152 del 2021;

   sempre nel merito delle procedure concorsuali, in data 15 giugno 2022, è stato definitivamente approvato il decreto legislativo recante modifiche al codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza – come previsto dalla legge di delegazione europea 2019-2020 – in attuazione della direttiva (UE) 2019/1023, riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l'esdebitazione e le interdizioni, nonché le misure volte ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione;

   tuttavia, una rilevante criticità, ad oggi ancora insoluta, attiene alle soglie di fallibilità cui sono soggetti gli imprenditori commerciali, tenuti a dimostrare il possesso congiunto dei seguenti requisiti: nei tre esercizi precedenti alla data di deposito dell'istanza di fallimento l'attivo patrimoniale annuo non deve essere superiore alla cifra di 300.000 euro, i ricavi lordi non devono superare i 200.000 euro annui, mentre l'ammontare dei debiti anche non scaduti non deve essere superiore a 500.000 euro;

   a parere degli interroganti, la revisione delle summenzionate soglie di fallibilità risulta tanto più urgente alla luce dell'inedito contesto economico internazionale dovuto, prima, alla crisi pandemica da COVID-19 e, poi, alle ripercussioni causate dal conflitto russo-ucraino, nonché dei correlati effetti strutturali di medio e lungo periodo sull'economia reale, che hanno compromesso la capacità di sopravvivenza di numerosi comparti produttivi italiani;

   nel Codice della crisi e dell'insolvenza, infatti, non sembrerebbe esserci un adeguato coordinamento tra le fattispecie normative in esso tipizzate e le nuove situazioni di effettiva insolvibilità: pur introducendo la definizione di «impresa minore», per identificare le imprese che rientrano nella soglia di non fallibilità già prevista dal regio decreto n. 267 del 1942, i parametri per il non assoggettamento alla liquidazione giudiziale restano i medesimi di quelli previsti, per l'appunto, dalla legge fallimentare;

   si evince, pertanto, che la procedura di liquidazione giudiziale delle imprese insolventi ridisegna anacronisticamente in gran parte le norme della nota legge fallimentare che risale a ben ottant'anni fa –:

   se intenda adottare iniziative normative volte a rivedere strutturalmente le condizioni di esclusione dall'applicazione della disciplina sul fallimento e sul concordato preventivo, considerata l'esigenza di tutelare i molti operatori economici che si sono trovati in difficoltà a causa del difficile contesto economico di cui in premessa e, quindi, di parametrare alle nuove situazioni di insolvibilità il quadro normativo sopra descritto.
(5-08420)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, BUTTI e MANTOVANI. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   critica è la situazione della casa circondariale di Como per la mancata applicazione dell'accordo quadro nazionale, con particolare riguardo al mancato rispetto della legge 15 dicembre 1990, n. 395, istitutiva dell'amministrazione penitenziaria nella risoluzione delle problematiche esposte in puntuali e ripetute note sindacali;

   come denunciato dal sindacato di categoria, in particolare, una delle principali criticità lamentate è la mancata fruizione del riposo settimanale o, forse, sarebbe meglio dire, «riposo mensile» dato che vi sarebbero stati casi di agenti che hanno svolto anche 15 turni consecutivi di lavoro, senza recupero psicofisico;

   è il caso di ricordare che l'articolo 11, commi 4 e 5, della citata legge n. 395 del 1990 dispone espressamente che «il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria ha diritto ad un giorno di riposo settimanale» e che «il personale che per particolari esigenze di servizio, non possa usufruire del riposo settimanale, ha diritto a goderne entro le 2 settimane successive»;

   in un lavoro che comporta responsabilità particolari, tale stato di cose significa privare il Corpo di polizia penitenziaria, già sottodimensionato di 18 mila uomini, come dichiarato recentemente dal Segretario Generale Uilpa, della possibilità concreta di assolvere appieno ai delicati e gravosi compiti cui sono chiamati quotidianamente;

   la casa circondariale di Como, peraltro, come si legge in una nota sindacale, «negli ultimi 12 mesi ha registrato circa 25 poliziotti aggrediti dalla popolazione detenuta e costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso cittadino»;

   a ciò si aggiungono ulteriori problematiche, più volte attenzionate dai sindacati di categoria, come, ad esempio, la circostanza di una quindicina di agenti «su un totale di circa 80 che fanno parte del servizio a turno (ossia impiegati in mansioni operative non d'ufficio)» –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sanare le criticità, attenzionate dai sindacati di categoria, relative alla casa circondariale di Como.
(4-12579)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   SPADONI, RAFFA, TRAVERSI, LUCIANO CANTONE, NAPPI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il diminuire dei blocchi dovuti al COVID-19, anche l'Aeroporto Malpensa ha ripreso le attività e con esso le numerose professionalità legate all'aeroporto: non solo assistenti di volo e piloti, ma anche chi lavora per i trasporti, il catering e i parcheggi privati;

   come si apprende da notizie di stampa sono gli operatori di una di queste realtà a lanciare la denuncia sulle numerose auto che, per evitare il pagamento dell'«Area 10 minuti» al Terminal 1, si fermano poco prima dell'entrata e occupano la corsia di decelerazione aspettando parenti o amici che stanno tornando da un viaggio, a dispetto delle norme di sicurezza e di tutti coloro che seguono le regole. Da quando è ripartito il traffico, che non ha tuttavia raggiunto i ritmi pre-Covid, gli operatori dei parcheggi che portano i propri clienti con le navette, si vedono costretti a lunghe code in ingresso alle partenze, tutti gli automobilisti che portano familiari e amici parcheggiano in tripla fila causando fino a 2 chilometri di coda per entrare, i momenti con il traffico più intenso, riportano gli operatori, sono la mattina presto tra le cinque e le sei per le partenze, dove si creano venti minuti di coda e, per quanto riguarda gli arrivi, la domenica verso sera;

   nel 2018 sono state irrogate 33 mila multe: ciò significa che ogni giorno novanta automobilisti venivano sanzionati con 80 euro da pagare per sosta illecita;

   sempre da notizie di stampa si apprende che nel mese di agosto 2021 vi fosse la polizia locale di Lonate e Ferno ma purtroppo la loro competenza copre soltanto l'area intorno al Terminal 1. Gran parte del territorio di riferimento è di Vizzola Ticino dove però risulta un unico poliziotto in organico; la soluzione che viene ciclicamente proposta senza successo è quella che venga predisposta un'unità di polizia locale apposita per Malpensa;

   da gennaio ad agosto 2021 grazie al sistema di lettura Targa System sono state irrogate oltre 1.000 multe a coloro che per non pagare l'Area 10 minuti sostavano ove non consentito, come riportato da un'intervista al comandante della polizia locale di Ferno e Linate (https://www.malpensa24.it/malpensa-multe-area10minuti-corsie-di-accesso/);

   il 18 maggio 2022, si è svolto un incontro tra il prefetto di Varese Salvatore Rosario Pasquariello e l'assessore regionale alla sicurezza Riccardo De Corato, insieme a sindaci e amministratori del territorio e ai rappresentanti delle forze dell'ordine e dell'aeroporto. Uno degli argomenti trattati riguarda proprio il problema della sosta illegale a Malpensa e la richiesta emersa è stata quella di incrementare i controlli, garantendo un supporto alla polizia locale di Ferno da parte dei colleghi dei comuni limitrofi;

   dalle ultime notizie di stampa si apprende che a Malpensa è stato attivato un nuovo protocollo d'intesa per la gestione del traffico stradale e della sosta intorno all'aeroporto: la Polizia locale di Gallarate e Busto, con il sostegno di Sea, collaborerà con gli agenti di Ferno e Vizzola intorno al Terminal 1, al fianco anche delle forze dell'ordine –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione di cui sopra e, anche in ragione della rilevanza internazionale dell'aeroporto di Milano Malpensa, abbiano informazioni in merito alle eventuali iniziative che verranno messe in atto per affrontare le maggiori affluenze previste nei mesi estivi affinché venga rispettato l'apposito spazio dell'area di sosta di 10 minuti e non si creino code dovute a chi sosta illegalmente.
(4-12581)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che dal 1 luglio 2022, in seguito ad un ridimensionamento del progetto «strade sicure», che prevede un taglio di 2 mila militari dal nostro territorio nazionale, la Torre di Pisa non avrà più la vigilanza dei militari;

   la Torre di Pisa, oltre ad essere patrimonio dell'umanità, è sempre stato un obbiettivo sensibile, entrato in più circostanze nel mirino di malavita e terrorismo;

   il monumento sarà protetto da polizia e carabinieri, che però sono già in forte carenza di organico, andando quindi inevitabilmente a scoprire ancora di più altri punti della città –:

   se la Torre di Pisa sia ancora considerata un obbiettivo sensibile e, in caso negativo, da quando e in base a quali considerazioni.
(4-12575)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ponsacco, nella provincia di Pisa, poco più di 15 mila abitanti, per un'estensione territoriale di circa 20 chilometri quadrati, da anni si sono trasferite numerose persone di etnia rom ed alcune di loro si sono rese protagoniste di furti, aggressioni e disordini e hanno creato un clima di insicurezza, rendendo la convivenza con i cittadini di Ponsacco difficoltosa tanto da portare più di mille cittadini a sottoscrivere un modulo di adesione al comitato «Ponsacco Pacificata»;

   il comitato ha presentato una nota al prefetto di Pisa e ha denunciato l'escalation di episodi di violenza, riportati anche dalla stampa, e l'assenza di interventi risolutivi della situazione che va sempre più ad aggravarsi –:

   se sia a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-12578)


   PAOLIN e LOLINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già con due precedenti atti di sindacato ispettivo n. 5-06615 del 7 settembre 2021 e n. 4-10281 del 21 settembre 2021, tuttora privi di risposta, gli odierni interroganti richiamavano l'attenzione del Ministro dell'interno sulla vicenda del pluripregiudicato polacco Saluk Mancin il quale da ben 7 anni terrorizza impunemente gli abitanti di Abbadia San Salvatore, nonostante debba scontare nel suo paese una condanna a 5 anni di reclusione per una rapina;

   in particolare, già nel primo atto presentato, si sottolineava come nei confronti di questo delinquente siano stati emessi ben due decreti d'espulsione (l'ultimo nel 2019) – scaturenti dai ripetuti atti di violenza e furti perpetuati che gli sono valsi 20 denunce e 4 arresti – che lo diffidava per 3 anni a non rientrare in Italia, diffida ovviamente non rispettata;

   con il secondo atto parlamentare ci si faceva interpreti del terrore in cui da mesi una barista di Abbadia era costretta a vivere giornalmente a causa della condotta persecutoria di tale soggetto, («ho paura per me, per mia figlia, per le reazioni che potrebbe avere il mio compagno e mio padre. Ho deciso, specialmente la mattina quando ancora è buio al momento dell'apertura del bar, di farmi accompagnare. Ma è possibile che debba vivere cosi?» – La Nazione 11 settembre 2021;

   purtroppo, come si apprende nell'edizione del giornale La Nazione del 7 luglio 2022, la sera del lunedì 4 luglio 2022, il delinquente polacco in evidente stato di ebbrezza è tornato a colpire picchiando selvaggiamente il gestore dell'osteria La Confusa e la sua compagna i quali, medicati al pronto soccorso dell'ospedale, hanno avuto rispettivamente 30 e 10 giorni di prognosi;

   la conferma del terrore che ormai pervade tutti i cittadini da Abbadia è data dal fatto che, nonostante il pestaggio sia avvenuto davanti a decine di persone, nessuno ad oggi ha avuto il coraggio di presentarsi dai carabinieri a testimoniare quanto accaduto;

   si evidenzia che nel lasso di tempo intercorso tra la presentazione della seconda interrogazione parlamentare e l'attuale, il pluripregiudicato è stato in carcere 3 mesi, è stato rilasciato il 16 marzo 2022, ed ha l'obbligo di firma presso la stazione dei carabinieri di Abbadia;

   indubbiamente tutto ciò equivale ad una beffa, visto che 3 carabinieri della stazione sono stati feriti dallo stesso quando erano intervenuti per sedare una rissa –:

   se, dopo quanto esposto in premessa, non si ritenga opportuno valutare con urgenza l'avvio di un'ispezione ministeriale, al fine di accertare eventuali omissioni o leggerezze sulla vicenda;

   quali iniziative concrete negli anni, abbiano posto in essere i Prefetti di Siena nei confronti del pluripregiudicato polacco;

   per quale motivo non si sia proceduto all'emissione di un nuovo decreto di espulsione stante il non rispetto dei termini della diffida del decreto emesso nel 2019;

   quali motivi abbiano ostacolato ed ostacolino la consegna di questo delinquente alle autorità polacche affinché sconti i 5 anni di reclusione a cui è stato condannato in quel Paese;

   di quali elementi si disponga circa i motivi, visto il perdurare della condotta violenta ed intimidatoria ad Abbadia San Salvatore e nei comuni contermini di questo pluripregiudicato, per i quali non è stato emesso un divieto di dimora;

   se il pluripregiudicato in questione percepisca o meno il reddito di cittadinanza o forme di sostentamento simili erogate dall'Inps.
(4-12582)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   SPENA, ANNA LISA BARONI, SANDRA SAVINO, BOND, PAOLO RUSSO e CAON. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 28 giugno 2022 è stato pubblicato il decreto Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 25 marzo 2022 con il quale si forniscono le direttive sulla misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza «Parco agrisolare», M2C1, investimento 2.2, che prevede l'erogazione di un contributo a fondo perduto per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale;

   sono finanziati interventi che prevedano l'installazione di impianti, con potenza di picco non inferiore a 6 kWp e non superiore a 500 kWp, nel limite di massima ammissibile per singolo progetto di euro 750.000,00, e di euro 1.000.000 per singolo soggetto beneficiario. Possono inoltre essere eseguiti interventi di riqualificazione energetica delle strutture e di rimozione dell'amianto;

   l'obiettivo finale da raggiungere entro il 2026 è l'installazione di una potenza complessiva pari a 375.000 kW, che andrebbe a contribuire in maniera sostanziale alla crescita della sostenibilità e dell'efficienza energetica del settore;

   tuttavia, nel decreto pubblicato è rimasta la previsione che per le aziende agricole di produzione primaria, gli impianti sono ammissibili agli aiuti unicamente se l'obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell'azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell'azienda agricola, compreso quello familiare;

   tale previsione, già presente nelle bozze di decreto circolate a marzo e giustificata nella premessa del decreto con la necessità di adeguarsi agli orientamenti dell'Unione europea per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e nelle zone rurali, ha sollevato di settore in quanto riduce sensibilmente la convenienza delle aziende agricole a realizzare gli impianti, negando alle stesse la possibilità di operare in termini di multifunzionalità e di diventare produttrici di energia, piuttosto che consumatrici;

   in contrasto con tale previsione, l'articolo 8 del decreto-legge n. 50, vigente dal 17 maggio 2022, prevede che, in applicazione del medesimo redime di aiuti di Stato sopra citato, è ammissibile la concessione di aiuti in favore delle imprese del settore agricolo aventi potenza eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare; è inoltre consentita la vendita in rete dell'energia elettrica prodotta;

   entrambi i provvedimenti (DM 25 marzo 2022 e l'articolo 8 del decreto-legge n. 50 del 2022, sono subordinati all'autorizzazione della Commissione europea –:

   se non ritenga opportuno chiarire quali siano gli intendimenti del Ministero rispetto a due previsioni che appaiono difformi e se non ritenga altresì necessario adottare iniziative, anche in sede dell'Unione europea, per rimuovere il limite del mero autoconsumo riferito alle aziende di produzione primaria per l'accesso alla misura «Parco agrisolare», che appare, ingiustificato e limitante a fronte delle potenzialità inespresse del settore e dell'attuale situazione energetica nazionale.
(3-03088)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PERCONTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 giugno 2022 l'Aran e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di Contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto sanità 2019/2021;

   l'ipotesi, che ha operato una revisione del sistema di classificazione del personale sanitario e un nuovo regime per le progressioni economiche, è intervenuta anche sul trattamento economico del personale. In particolare, al fine di valorizzare il ruolo di alcuni specifici profili, la citata ipotesi, in applicazione di alcune disposizioni previste nelle ultime leggi di bilancio, ha istituito l'indennità di specificità infermieristica, l'indennità di tutela del malato e promozione della salute per altri profili del ruolo sanitario e socio-sanitario ed una specifica indennità destinata al personale operante nei servizi di pronto soccorso;

   l'ipotesi di contratto cosi formulata, rischia di premiare soltanto alcune professionalità, «discriminandone» altre, come quella ostetrica, composta da personale altamente specializzato che presta costantemente assistenza diretta alle pazienti con autonomia e responsabilità. Il contratto, difatti, non riconoscendo la professione ostetrica tra le professioni assistenziali, a cui da sempre la stessa appartiene per competenze e attività svolte, nega anche l'istituzione dell'indennità specifica ostetrica, come invece previsto per gli infermieri, cui spetterà un aumento di 170 euro al mese contro i 130 euro spettanti alle ostetriche;

   riguardo alla questione si è espressa, con non poche perplessità anche la dott.ssa Silvia Vaccari, Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO), la quale ha dichiarato che «la legge n. 178/2020 ha già compiuto un atto discriminante nei confronti della professione Ostetrica non attribuendo ad essa un indennizzo specifico professionale, ignorando che nell'emergenza pandemica l'Ostetrica, al pari dell'Infermiere, ha prestato assistenza H24 con ritmi di lavoro e rischi professionali aumentati, in tutte le unità operative di specifica competenza di cui la sala parto (equivalente, secondo le normative, all'unità di terapia semintensiva) ostetricia, ginecologia, sala operatoria, pronto soccorso – triage ostetrico, visite domiciliari eccetera». La Presidente Vaccari ha inoltre precisato in una nota del 20 giugno 2022, indirizzata all'ARAN e alle organizzazioni sindacali, che «il testo del nuovo CCNL non riconosce il ruolo, le competenze e le responsabilità del personale ostetrico (...) Pertanto, è doveroso ricordare il ruolo e le competenze professionali dell'ostetrica/o al fine di riesaminare l'indennità economica attribuita dal CCNL 2019-2021 ed eludere un altro atto discriminatorio che potrebbe portare le professioniste ostetriche ad abbandonare la professione. Il rischio è quello che si crei un'acutizzazione della carenza di risorse ostetriche ed il SSN non riesca più a garantire un'assistenza ostetrica e ginecologica sicura e qualificata nei punti nascita»;

   l'ostetrica/o è il professionista sanitario che promuove la salute di genere, la salutogenesi in area materno-infantile, impegnato a proteggere e promuovere la salute femminile, a fronteggiare le complicanze e le emergenze, comprese quelle legate al COVID-19, nonché a sviluppare proattivamente la salute della donna, dei bambini adolescenti in tutti i livelli di cura all'interno del sistema socio-sanitario;

   il lavoro dell'ostetrica/o richiede un impegno psicofisico intenso e continuativo nei diversi setting clinico assistenziali ed in contesti organizzativi spesso caratterizzati da ridotte risorse ostetriche, rischio biologico, ritmi stressanti, situazioni emergenziali e con una turnistica faticosamente sostenibile ponendo a rischio la propria salute per infortuni sul lavoro. L'ostetrica è, difatti, tra i professionisti sanitari, la professione con maggiori aree e situazioni in cui opera in totale autonomia e responsabilità, con riconosciuta competenza diagnostica, prescrittiva e assistenziale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare per tutelare maggiormente la professione ostetrica;

   se il Governo non reputi opportuno equiparare il valore dell'indennità professionale specifica dell'ostetrica a quella prevista per il personale infermieristico dall'ipotesi di contratto collettivo nazionale del lavoro citato in premessa, ai sensi dell'articolo 1, comma 409, della legge n. 178 del 2020.
(4-12574)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   EHM, SURIANO, SARLI e BENEDETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la GKN, multinazionale leader nella componentistica di settori automobilistico e aerospaziale il 9 luglio 2021 ha comunicato ai suoi 422 dipendenti tramite mail il loro licenziamento e la chiusura del sito industriale senza ricorso ad ammortizzatori sociali;

   la chiusura ha suscitato il sostegno della società civile sfociato poi in una prima manifestazione di sostegno ai lavoratori il 19 luglio 2021 a Firenze cui hanno partecipato circa 10.000 persone, in una manifestazione ad agosto 2021 e in una manifestazione a settembre 2021;

   l'elevata partecipazione stimata in piazza dalle 10.000 alle 40.000 persone ha fatto del caso GKN e delle delocalizzazioni un fenomeno di portata nazionale e portato al deposito il 5 ottobre 2021 della proposta di legge A.C. 3306 a prima firma onorevole Ehm assegnata alla X Commissione della Camera dei deputati in sede referente il 16 novembre 2021;

   l'impugnazione per conto della Fiom della richiesta di sgombero e dell'accesso in fabbrica in violazione dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori ha portato al ricorso presentato in data 30 luglio 2021 per omissione procedure di consultazione e confronto previste dal Contratto collettivo nazionale del lavoro aziende metalmeccaniche, nonché da specifici accordi sindacali siglati con il sindacato ricorrente: aver compiuto una serrata offensiva collocando tutti i dipendenti in ferie/permesso o aspettativa retribuita; aver iniziato la procedura di licenziamento collettivo senza il preventivo ricorso agli ammortizzatori sociali, in violazione dell'avviso comune del 29 giugno 2021;

   il ricorso ha ricevuto parere favorevole da parte del Tribunale di Firenze che ha accolto la contestazione congelando i licenziamenti e condannando la GKN DRIVELINE FIRENZE S.P.A. a revocare la lettera di apertura della procedura ex legge n. 223 del 1991; a porre in essere le procedure di consultazione e confronto previste dall'articolo 9 parte prima CCNL e dall'accordo aziendale del 9 luglio 2020; a pubblicare il testo integrale del presente decreto a sue spese e per una sola volta sulle edizioni nazionali dei quotidiani La Repubblica, La Nazione Corriere della Sera e Il Sole 24 ore; al pagamento in favore del sindacato ricorrente delle spese di giudizio, che liquida in complessivi euro 9.300,00, oltre Iva, c.p.a. e contributo spese generali;

   l'azienda GKN è stata poi rilevata dal gruppo Borgomeo;

   lo scorso 19 gennaio e a seguito dell'accordo stilato dal gruppo Borgomeo i lavoratori della GKN hanno approvato, con un referendum, l'ipotesi di accordo quadro stilato al tavolo del Ministero dello sviluppo economico con oltre il 74 per cento dei votanti a favore;

   in un articolo pubblicato su La Nazione – Firenze lo scorso 15 maggio i lavoratori della GKN, le RSU chiedevano informazioni concernenti il tavolo istituzionale per la vertenza GKN, ancora aperta, mai convocato e, ad aggravare ulteriormente i fatti lo scorso 1o giugno l'assemblea pubblica organizzata con i nuovi investitori ha visto la mancanza di questi ultimi;

   i lavoratori della ex GKN – QF lamentano poche certezze rispetto alla reindustrializzazione annunciata e incontri poco concreti svolti al Ministero dello sviluppo economico lo scorso 24 marzo e lo scorso 20 aprile che non hanno portato chiarezza di intenti da entrambe le parti. In particolare nell'incontro del 20 aprile il gruppo Borgomeo parrebbe avere attribuito al Ministero dello sviluppo economico il compito non ben specificato «processo di accreditamento investitori» e a partire dal 20 aprile né Rsu né le organizzazioni sindacali hanno più ricevuto aggiornamenti dal Ministero dello sviluppo economico che avrebbe peraltro avuto il compito di vigilare sull'accordo quadro di reindustrializzazione e di chiarire le proprie disponibilità a politiche proattive di intervento nel caso GKN –:

   alla luce di quanto esposto, quali siano le iniziative ad oggi intraprese per garantire, come annunciato, il processo di reindustrializzazione del sito e con quali tempistiche potranno essere svolte e se sia prevista attenzione nell'ambito dei processi di delocalizzazione come annunciati nella proposta di legge A.C. 3306.
(3-03087)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sull'edizione torinese de La Stampa, il 7 luglio 2022 è apparso un articolo relativo all'avviso di conclusione delle indagini sull'utilizzo, da parte dei vertici della società Ventures, dei fondi destinati al rilancio dell'azienda Embraco, acquistata al valore simbolico di 10 euro unitamente allo stabilimento di Riva di Chieri, per l'acquisto di cinque auto dal valore complessivo di 250 mila euro;

   trattasi della conclusione di una vicenda in cui, secondo quanto evidenziato dagli inquirenti nel decreto di perquisizione eseguito a carico degli indagati, risulterebbe evidente che le somme di denaro percepite da Ventures e destinate al rilancio di Embraco siano in realtà state in parte distratte verso attività estranee alla originaria destinazione ed impiegate in attività di carattere personale da parte dei vertici di Ventures e del tutto avulse dalla continuità aziendale e dalla salvaguardia dei livelli occupazionali;

   le risorse in questione erano state percepite dalla società Ventures tra il 16 luglio 2018 e il 6 dicembre 2019 attraverso diversi bonifici dal valore complessivo di 12,7 milioni di euro;

   alla data del 2 marzo 2020, risulta che la società anzidetta abbia completamente esaurito la liquidità, lasciando nei conti bancari meno di mille euro, tanto da indurre il procuratore aggiunto Marco Gianoglio a depositare l'istanza di fallimento nel giugno 2019 per acclarata insolvenza;

   a parere dell'interrogante, quanto sopra è tanto più indigesto ed immorale, quanto più si consideri che dai destini di Embraco, dipendevano ben 500 famiglie;

   è necessario far luce sull'effettivo monitoraggio operato dal Ministero –:

   se, relativamente alle operazioni di acquisto dell'azienda ex-Embraco e dello stabilimento di Riva di Chieri e del contestuale piano di rilancio industriale da parte della società Ventures, fosse previsto un piano di monitoraggio del Ministero;

   per l'ipotesi che fosse previsto il predetto controllo, quali esiti abbia prodotto;

   per l'ipotesi che il Ministero non avesse previsto il monitoraggio, quali siano state le motivazioni poste alla base di quella che appare all'interrogante come un'infausta e scellerata decisione.
(4-12577)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come dichiarato ad Ansa da Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorità distrettuale del fiume Po, la situazione di siccità è in peggioramento;

   in alcuni territori non piove da 110 giorni e in decine di comuni di Piemonte e Lombardia sono già in azione le autobotti per l'approvvigionamento di acqua poiché i serbatoi locali afferiscono a sorgenti che non ci sono più;

   in Emilia-Romagna, per il mese di giugno ancora in corso, si sono già registrate precipitazioni inferiori a circa il 62 per cento rispetto alla media nello stesso periodo. Al riguardo l'Autorità distrettuale del fiume Po ha certificato una risalita del cuneo salino del Mar Adriatico fino a 21 chilometri all'interno del Delta, ponendo in forte crisi il settore agricolo;

   la forte siccità ha colpito anche l'approvvigionamento idrico del Cer (Canale Emiliano Romagnolo), una delle più importanti opere idrauliche della regione e dell'Italia, con fondamentali funzioni di vettore d'acqua di superficie ad uso irriguo per un territorio caratterizzato agricoltura idro esigente e da servizi di insediamenti civili ed industriali –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per affrontare la situazione sopra rappresentata e, in particolare, per assicurare la portata idrica del Cer.
(5-08413)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOSS, BINELLI, VANESSA CATTOI, SUTTO, VIVIANI, LUCCHINI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO, ROMANÒ e GERMANÀ. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i criteri di conservazione delle specie indigene e l'esclusione di principio dell'immissione delle specie ittiche esotiche esplicitati dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE («direttiva Habitat»), sono stati recepiti con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, e sono divenuti «operativi di fatto» sul territorio nazionale, solo a seguito del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019 e del Dd del Mattm del 2 aprile 2020, che ha regolato drasticamente le immissioni ittiche e vietato l'immissione delle specie ritenute alloctone;

   nel tempo, le immissioni di specie ittiche sono avvenute in modo diverso nelle varie zone del Paese, a volte purtroppo senza pianificazione tecnica o regolare autorizzazione e questi casi hanno prodotto la comparsa e la diffusione di specie invasive indesiderate, che risultano oggi assai difficili da eradicare;

   a parere degli interroganti, a distanza di trent'anni dalla direttiva Habitat è impensabile che vengano ora imposti, anche se in base a un principio giusto e condivisibile, vincoli di difficile applicazione anche a realtà virtuose, con metodi che sono difficilmente giustificabili;

   il decreto ministeriale 2 aprile 2020 (in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997) ha la specifica finalità di definire le modalità operative per la richiesta e la valutazione delle deroghe, senza intervenire in alcun modo sui prìncipi e criteri per la concessione delle stesse; tuttavia, le prime richieste di deroga avanzate dalle regioni sono state respinte con varie motivazioni, sulla base della valutazione di un gruppo di lavoro costituito presso l'ISPRA;

   è evidente che il problema non si può risolvere ricorrendo esclusivamente alla deroga, ma è necessaria una revisione del suddetto decreto, e soprattutto dei suoi criteri applicativi, in particolare per quello che concerne l'elenco delle specie da ritenere autoctone e alloctone regione per regione;

   risulta palese come l'equiparazione tra le specie esotiche invasive e altamente dannose, con le specie non invasive acclimatate da secoli (parautoctone) e oggetto di gestione della fauna ittica diffusa, sia una forzatura non solo rispetto al razionale governo del patrimonio ittico dell'areale alpino e prealpino, ma anche nei confronti della vasta e pressoché ubiquitaria fruizione di tali risorse tramite la pesca;

   i commi 835-838 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2022 hanno istituito, presso il Mite il «Nucleo di Ricerca e Valutazione» – operativo fino ai 31 dicembre 2023 – composto da un massimo di 12 componenti formato da rappresentanti del Mite, Mipaaf, Ispa/Ispra e 6 delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, al fine di analizzare le condizioni che determinano il divieto di immissione di specie ittiche non autoctone di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   nella suddetta disposizione si stabilisce, inoltre, che, al fine dell'adeguamento al divieto di immissione in natura di specie non autoctone, le regioni e le province autonome, entro 180 giorni dalla conclusione dei lavori del Nucleo, conformino i rispettivi sistemi di gestione ittica consentendo l'immissione delle sole specie riconosciute come autoctone dalle rispettive carte ittiche; infine, tenendo conto dei lavori del Nucleo, sentite la conferenza Stato-regioni ed Ispra, con decreto ministeriale del Mite siano definite le specie ittiche d'acqua dolce di interesse alieutico riconosciute come autoctone per regioni e bacini;

   risulta agli interroganti che, con nota del 17 febbraio 2022, la Conferenza Stato-regioni abbia comunicato i nominativi dei sei esperti che andranno a formare il Nucleo di Ricerca e Valutazione –:

   quanti incontri si siano svolti ad oggi, quale metodo abbia adottato il Nucleo e a quali considerazioni sia arrivato fino ad ora, dato che al termine dei suoi lavori le regioni avranno solo 180 giorni di tempo per adeguare i rispettivi sistemi di gestione ittica.
(4-12583)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LORENZO FONTANA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) è un ente pubblico di ricerca nazionale con competenze multidisciplinari, vigilato dal Ministero dell'università e della ricerca. Fondato nel 1923, ha il compito di realizzare progetti di ricerca scientifica nei principali settori della conoscenza e di applicarne i risultati per lo sviluppo del Paese, promuovendo l'innovazione, l'internazionalizzazione del «sistema ricerca» e favorendo la competitività del sistema industriale;

   all'interno del CNR ci sono un organismo indipendente di valutazione, un magistrato della Corte dei conti delegato al controllo, una commissione per l'etica e l'integrità nella ricerca e il Comitato unico di garanzia;

   quest'ultimo ha la finalità di perseguire l'uguaglianza sostanziale nel lavoro tra uomini e donne e li contrasto ad ogni forma di discriminazione e mobbing, parimenti di favorire e garantire pari opportunità e dignità sul posto di lavoro a tutti i lavoratori e le lavoratrici;

   il Comitato unico di garanzia si è insediato il 27 maggio 2011 ed è composto da membri nominati dal Direttore generale del Cnr (provvedimento n. 16 Prot. 0013276 del 19 febbraio 2020 e Provvedimento n. 30 Prot. 0043901/2021 del 17 giugno 2021), in rappresentanza dell'ente e delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;

   il Cug, all'interno dell'ente, esercita, come anche specificato all'articolo 3.2 della direttiva del 4 marzo 2011, funzioni di monitoraggio per cui raccoglie dati relativi all'aspetto qualitativo e quantitativo delle discriminazioni e del disagio lavorativo nel luogo di lavoro al fine di superarne le cause, funzioni prepositive per favorire l'uguaglianza sostanziale sul lavoro tra uomini e donne, consultive formulando pareri al Consiglio di amministrazione del Cnr relativi a progetti di riorganizzazione dell'ente, piani di formazione del personale, forme di flessibilità lavorativa come il telelavoro e interventi di conciliazione, criteri di valutazione del personale e contrattazione integrativa sui temi che rientrano nelle proprie competenze, infine ha funzione di verifica in merito al contrasto a pratiche discriminatorie e di mobbing nel contesto lavorativo;

   in nessun caso è previsto che il comitato, per il tramite del Presidente, possa utilizzare la mailing list dei dipendenti del Cnr per inviare loro commenti su specifici accadimenti di cronaca che esulano dagli argomenti di competenza e che non riguardano in alcun modo i lavoratori e le lavoratrici dell'ente;

   purtroppo, invece, è accaduto che sia stata diffusa a dipendenticnr@cnr.it una nota in cui si esprimeva una posizione fortemente contraria su quanto di recente ha deliberato la Corte Suprema degli Stati Uniti e si auspicava che tale indirizzo fosse condiviso sia dalla società civile sia dal Cnr stesso in qualità di «autorevole organizzazione a livello internazionale tesa al progresso sociale e civile» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare per evitare che il Cug si faccia portavoce del Cnr su questioni che evidentemente esulano dalla propria competenza nonché dagli argomenti di studio e interesse del Cnr stesso.
(4-12580)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida n. 1-00686, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 723 del 11 luglio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia, dopo le emergenze del 2003 e del 2017, sta attualmente affrontando il più grave episodio di siccità degli ultimi 70 anni, nonostante sia il Paese europeo con più piogge e corsi d'acqua di qualsiasi altro Paese dell'Unione europea: sono stimati circa 7.596 corsi d'acqua, di cui 1.242 fiumi e 342 laghi;

    la scarsità di precipitazioni dell'inverno 2021 ha fatto emergere le prime criticità già ad inizio dell'anno 2022, mentre i pochi millimetri di pioggia caduti nel mese di giugno non sono stati in alcun modo sufficienti ad arginare il manifestarsi di una emergenza senza precedenti, che mette a rischio miliardi di euro di produzioni agroalimentari e decine di migliaia di posti di lavoro, portando numerosi piani di emergenza, almeno a livello di ipotesi sul territorio, a contemplare misure di razionamento dell'acqua anche per usi domestici;

    poiché l'85 per cento della produzione agroalimentare nazionale deriva da colture irrigue, la risorsa idrica costituisce un presidio fondamentale per l'agricoltura nazionale: il 60 per cento di essa è destinata ad uso agricolo, il 25 per cento al settore energetico ed industriale ed il 15 per cento ad uso civile;

    nonostante il fenomeno abbia inizialmente colpito il Nordovest italiano, ad oggi l'intero territorio nazionale è interessato dal fenomeno, ma resta particolarmente grave la situazione nella Pianura Padana dove, per la mancanza di acqua, è minacciato oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e il 50 per cento delle attività zootecniche;

    sul punto, il livello idrico del fiume Po è in secca, sceso di quasi quattro metri rispetto alla media, con oltre il 28 per cento del territorio nazionale a rischio di desertificazione, fenomeno particolarmente grave e pericoloso, in quanto il bacino del Po vale il 45 per cento della produzione agricola nazionale e l'indotto economico afferente al fiume Po rappresenta il 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

    l'attuale siccità ha ripercussioni anche sul fronte energetico: la produzione di energia idroelettrica vale da sola il 40 per cento dell'energia rinnovabile prodotta in Italia, per un totale che sfiora i 50 terawattora all'anno, corrispondente ad una totalità di oltre 4.300 impianti secondo quanto calcolato a fine 2018 dal Gestore dei servizi energetici (Gse) e da Tema S.p.A.;

    in termini di produzione energetica, il solo fiume Po ha un'incidenza di circa il 55 per cento sul prodotto interno lordo idroelettrico nazionale, al punto che la siccità rischia di avere ripercussioni concrete anche sui costi di produzione dell'energia con eventuali conseguenze sulle utenze, considerando come l'acqua sia necessaria, a livello industriale, non solo per alimentare l'idroelettrico, ma per il raffreddamento degli impianti;

    come riportato da un portavoce di Utilitalia, da gennaio a maggio 2022 la produzione idroelettrica sarebbe diminuita di circa il 40 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2021 proprio in ragione della grave carenza di acqua;

    l'attuale situazione emergenziale obbliga l'adozione di scelte di triage con ripercussioni evidenti sia sull'agroalimentare nazionale che sulla produzione energetica da fonte idroelettrica;

    negli ultimi venti anni la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana superiori ai 15 miliardi di euro, mentre secondo le più recenti stime, i danni della siccità sull'agricoltura nazionale sono stimati essere superiori ai 2 miliardi di euro nel solo 2022, con il 30-40 per cento delle colture agricole di riso e mais che rischiano di scomparire, in una fase dove l'Italia è attualmente deficitaria per oltre il 50 per cento nella campagna di raccolta del grano e la guerra tra Russia e Ucraina sta pregiudicando ulteriormente la sovranità alimentare nazionale nella misura dell'approvvigionamento di materie prime agroalimentari;

    per quanto riguarda la sola produzione del riso, la situazione è particolarmente drammatica nelle risaie del Nord, con le risaie venete in asciutta da quasi un mese, con intere coltivazioni che rischiano di morire, con particolare riguardo per le produzioni del Delta del Po, zona in cui viene coltivato riso di varietà Carnaroli, Arborio e Baldo, eccellenze nazionali con forte valore non solo in termini di produzione tutelata, ma anche come presidio di biodiversità, richiedendo quanto prima la predisposizione di barriere antisale in tutti i rami principali del fiume Po;

    la siccità si sta diffondendo dal Nord in tutto il Paese, con gravi ricadute in Emilia-Romagna e Toscana, ma anche al Centro-sud, con profondi disagi anche in Abruzzo, Umbria, Calabria e Puglia, dove oltre il 57 per cento delle aree coltivabili è a rischio di desertificazione, con ripercussioni molto gravi su tutta la produzione agroalimentare e con particolare riferimento alle varie eccellenze territoriali a marchio di tutela, che rischiano, se non di sparire, di subire importanti tracolli produttivi;

    la grave secca che sta colpendo il Lago Trasimeno, e l'economia ad esso collegata, sta causando pesanti ripercussioni in tutto il territorio umbro e, per contro proprio, l'Umbria è rimasta del tutto esclusa da qualsiasi intervento previsto nel «decreto Emergenza» annunciato dal Governo, mentre poter accedere alle risorse messe a disposizione nella misura emergenziale sarebbe fondamentale per arginare, almeno in parte, questa carestia idrica, anche per i riflessi nell'approvvigionamento del lago di Chiusi, ma soprattutto sarebbero fondamentali i poteri commissariali necessari per intervenire in modo incisivo sulle criticità di questo e altri laghi ed in particolare su dragaggi e approvvigionamento idrico;

    la scarsità di risorse idriche mette a repentaglio tanto la produzione agroalimentare quanto il turismo, in particolare quello montano, con riferimento ai rifugi, di cui oltre il 20 per cento rischia di rimanere senz'acqua e chiudere con largo anticipo, nonché quello termale;

    con particolare riferimento alla situazione della Pianura Padana, i grandi bacini del Nord sono ai livelli minimi della serie storica all'inizio della stagione più calda;

    i laghi di Como (13,5 per cento di riempimento) e d'Iseo sono ormai vicini al massimale negativo, già più volte superato invece dal lago Maggiore che risulta riempito solo al 20 per cento;

    situazione di analogo disagio è stata registrata nel 2021, a causa di una ricorrente siccità al Nord, senonché al tempo i bacini settentrionali erano ancora oltre il 90 per cento del riempimento e la neve sui monti era abbondante, mentre ad oggi essa risulta drammaticamente esaurita;

    il fiume Po persiste dunque nel registrare una magra preoccupante lungo tutto il corso: con la risalita del cuneo salino a 20 chilometri di profondità e procede, seminando distruzione, poiché interviene su terreni che dovrebbero essere fertilizzati dall'acqua dolce del fiume e non seccati dal mare;

    nel solo Piemonte, il fiume Po ha raggiunto una portata d'acqua inferiore del 72 per cento rispetto alla media, con forti ripercussioni anche sulle portate degli affluenti Trebbia, Secchia e Reno, ai minimi storici dal 1972, con Dora Baltea, Adda e Ticino che registrano una portata d'acqua inferiore del 75 per cento sulla media storica registrata;

    a livello nazionale, nelle fasce costiere, il cuneo salino sta penetrando per 15-20 chilometri nell'entroterra, con la conseguente riduzione delle falde dolci costiere ed un incremento della desertificazione in loco;

    ad oggi, il 20 per cento della fascia costiera è completamente desertificato, e l'agricoltura non vi può essere praticata;

    in alcuni territori non piove da oltre tre mesi e in decine di comuni di Piemonte e Lombardia sono già in azione le autobotti per l'approvvigionamento di acqua, in quanto i serbatoi locali aderiscono a sorgenti ormai completamente esaurite;

    sempre in riferimento al Nord, la regione Lombardia è ricca di laghi, ospitando oltre il 40 per cento delle superfici lacustri e oltre il 65 per cento dei volumi d'acqua italiani complessivi;

    per il torrente Pioverna, affluente del lago di Como, che si innesta a Bellano (Lecco), nelle ultime ore è stato segnalato un continuo calo con il valore di meno 23 centimetri con tratti di alveo praticamente in secca, mentre la stazione lago di Como/Cernobbio ha osservato un calo nelle ultime 72 ore di meno 11,5 centimetri, così come la stazione a Lavello (Lecco) di meno 16 centimetri;

    la Lombardia si conferma da diversi anni la prima regione agricola d'Italia, producendo – tra le altre – il 37 per cento del latte italiano, il 42 per cento del riso, il 40 per cento dei prodotti suinicoli, conseguendo altresì il primato per superficie dedicata all'agricoltura, le cui attività coprono il 69 per cento del territorio;

    le conseguenze della crisi sono evidenti, con gravissime ripercussioni in termini di riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come girasole, mais, grano, foraggi per l'alimentazione degli animali e degli altri cereali, tutte materie prime agricole oggetto dell'attuale crisi inflattiva e di approvvigionamento, esplosa con la guerra russo-ucraina, con la quale altre materie essenziali come concimi o gasolio hanno subito rincari superiori rispettivamente al 170 per cento e al 129 per cento rispetto al 2021;

    il perdurare di questa commistione tra crisi inflattiva, scarsità di materie prime e siccità è destinato a ripercuotersi tanto sui produttori quanto sui consumatori, con un'ulteriore risalita dell'inflazione;

    in Piemonte sono state adottate misure di razionamento dell'acqua in oltre 200 comuni e misure analoghe stanno diffondendosi anche in molti comuni della Lombardia;

    in Friuli-Venezia Giulia sono state irrigidite le modalità di gestione dei flussi d'acqua dai pozzi artesiani, in Veneto numerosi comuni sono oggetto di misure di razionamento dell'acqua e coltivazioni agricole, con particolare riguardo alle sopramenzionate produzioni risicole, rischiano di scomparire;

    in Emilia-Romagna sono state registrate particolari sofferenze per gli impianti di produzione energetica idroelettrica, nel centro Italia numerosi fiumi sono al minimo storico e nel sud Italia è sempre più allarmante il rischio di desertificazione;

    la Componente 4 (Tutela del territorio e della risorsa idrica) della Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) prevede un investimento complessivo di circa 4,38 miliardi di euro per il servizio idrico, da suddividere in servizio idrico integrato e irrigazione;

    sul punto, l'investimento 4.1 – Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico, prevede uno stanziamento di risorse per 2 miliardi di euro, l'investimento 4.2 – Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua compresa la digitalizzazione ed il monitoraggio delle reti, prevede uno stanziamento per 900 milioni di euro, l'investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche, prevede uno stanziamento per 880 milioni di euro e, infine, l'investimento 4.4 – Investimenti in fognatura e depurazione, prevede uno stanziamento per 600 milioni di euro;

    con decreto del 16 dicembre 2021, n. 517, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in relazione alla M2C4 – linea di investimento 4.1 del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), ha individuato risorse per progetti da programmare e rendicontare con interventi imputabili al Piano nazionale settore idrico – sezione «Invasi» e sezione «Acquedotti» per un totale di 710 milioni di euro;

    i fondi previsti nel Pnrr per il solo piano «Invasi» sono pari a circa 400 milioni di euro;

    considerando come l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) già nel 2020, in corso di audizione in Parlamento, avesse evidenziato la necessità di investire almeno 10 miliardi di euro unicamente per adeguare l'attuale infrastruttura di raccolta, trasporto e gestione della risorsa idrica, emerge come le risorse messe a disposizione dal Pnrr siano insufficienti;

    sul punto, i 400 milioni di euro per il piano «Invasi» non sono assolutamente sufficienti per sostenere l'ammodernamento e la resilienza del comparto agroalimentare e della destinazione ad uso civile, ambientale ed industriale della risorsa idrica alla luce di frequenti cambiamenti climatici e crisi di approvvigionamento;

    poiché in Italia si perde ogni anno l'89 per cento dell'acqua piovana, appare indispensabile approntare con estrema urgenza una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione;

    sulla scorta delle precedenti emergenze, il settore agricolo nazionale ha incrementato la propria resilienza, ottimizzando la propria produzione anche mediante agricoltura di precisione, andando a ridurre il consumo idrico di quasi il 40 per cento, mostrando forte sensibilità alle necessità di tutela della risorsa idrica;

    allo stato attuale, infatti, l'Italia è il primo Paese europeo per prelievo d'acqua, e buona parte delle difficoltà conseguenti all'attuale siccità è dovuta ad una dotazione infrastrutturale obsoleta ed inadeguata al presente scenario;

    a livello infrastrutturale, in Italia sono presenti 526 grandi dighe e circa 20.000 piccoli invasi che, nell'arco di 50 anni, sono passati da immagazzinare il 15 per cento dell'acqua all'11,3 per cento, anche per mancanza e scarsità di attività manutentive;

    a fronte di una rete idrica di circa 600.000 chilometri, l'inefficienza dell'infrastruttura comporta la perdita di oltre il 42 per cento dell'acqua trasportata, ponendo un livello di spreco della risorsa idrica estremamente elevato;

    i livelli di spreco sono talmente elevati che l'acqua potabile è utilizzata anche per raffreddare gli impianti produttivi o per attività di lavaggio; inoltre, essendo l'Italia l'unico Paese europeo che non utilizza acqua di depurazione, i livelli di spreco sono ancora più elevati;

    buona parte degli interventi di ammodernamento ed infrastrutturazione di invasi e risorse idriche necessitanti di essere agevolati con uno sfoltimento delle pratiche burocratiche, richiedendo la tempestiva approvazione di procedure istruttorie ed approvative per migliorare la rete di distribuzione nazionale, potenziando gli interventi previsti con l'investimento su meccanismi a doppio invaso ed a pompaggio idroelettrico, nonché su tecnologie ed impianti di desalinizzazione dell'acqua marina, data la posizione geografica privilegiata della Penisola italiana;

    l'Italia ha bisogno di risorse da investire nelle reti idriche, al fine di efficientare quelle dei comuni, realizzare depuratori (oggi in molti luoghi ancora assenti), pianificare invasi nell'ottica di una programmazione a livello territoriale e su vasta scala, rinnovare concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni, ripensare alle modalità di utilizzo della risorsa – anche all'interno delle case e degli edifici pubblici – nonché predisporre l'installazione di strumenti e meccanismi volti al recupero ed al riuso delle acque;

    la progettazione di nuovi invasi ad uso plurimo della risorsa idrica (potabile, energetica, irriguo, e altro) è indispensabile anche per far fronte alla grande siccità che incombe sul Paese e per mitigarne i conseguenziali danni;

    è necessaria ed improcrastinabile la programmazione di invasi da realizzare a livello territoriale per far fronte all'attuale modificata situazione climatica che sta generando forti ripercussioni negative in ogni ambito, da quello agricolo a quello civile nonché a quello industriale;

    in alcune regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto) risultano adottati idonei provvedimenti volti all'applicazione, in aree definite, del deflusso minimo vitale estivo, che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni;

    in ottica strategica continentale, i Paesi del bacino mediterraneo sono aree privilegiate per la raccolta e lo sfruttamento della risorsa idrica, con riferimento al conseguimento della sovranità alimentare nazionale, ma anche comunitaria, e pertanto è improcrastinabile il potenziamento dello strumento del Next Generation EU, anche mediante nuove strategie di stampo europeo, per lo sviluppo di nuove tecnologie di gestione e distribuzione della risorsa idrica, profittando altresì della particolare posizione della Penisola italiana nel Mediterraneo per la riconversione dell'acqua di mare in acqua potabile mediante lo sviluppo di impianti di desalinizzazione,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa utile a ridurre l'impatto territoriale della siccità sul territorio nazionale, prevedendo inoltre lo stanziamento di risorse economiche idonee a favore dei comparti oltremodo penalizzati quali risultano essere quello turistico, agricolo e quello della produzione di energia idroelettrica, contenendo eventuali rincari delle utenze energetiche su cittadini e imprese;

2) ad adottare ogni utile iniziativa affinché siano incrementate, in sede europea, le risorse di cui al Next Generation EU per il contrasto della siccità, anche tramite l'elaborazione di una apposita strategia a largo impatto tale da consentire il finanziamento di tutte le infrastrutture idriche necessarie a garantire un congruo approvvigionamento di risorsa idrica a favore di cittadini ed imprese, garantendo la sovranità alimentare ed idrica dell'Italia e dei Paesi membri;

3) ad assumere le necessarie iniziative per rendere più rapida e coordinata la progettazione e la realizzazione di un piano invasi a livello territoriale, prevedendo inoltre lo stanziamento di ulteriori risorse, oltre a quelle già individuate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – allo stato attuale del tutto insufficienti – per avviare in modo tempestivo l'ammodernamento delle modalità di gestione della risorsa idrica, incrementando anche gli investimenti nella tecnologia del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico, nonché in impianti e tecnologie di desalinizzazione del mare;

4) a scongiurare l'adozione di misure di razionamento che comportino disagio e danno al tenore di vita dei cittadini;

5) a richiedere alla Commissione europea maggiore flessibilità nell'ambito della normativa degli aiuti di Stato per sostenere i settori colpiti dall'emergenza siccità e per agevolare gli investimenti infrastrutturali finalizzati alla costruzione di nuovi invasi e all'ammodernamento delle reti esistenti, con criteri che favoriscano altresì la predisposizione di una rete infrastrutturale tecnologicamente avanzata, basata su criteri di raccolta di dati digitalizzati, intellegibili ed in regime di interoperabilità tra di loro;

6) ad adoperarsi perché venga riconosciuto immediatamente lo stato di emergenza per il lago Trasimeno, visto anche i dragaggi bloccati da oltre 15 anni a causa delle vigenti norme ambientali;

7) a promuovere ogni iniziativa per la salvaguardia nel lungo periodo della preziosa risorsa idrica del Trasimeno, patrimonio ambientale di rilevanza nazionale la cui salvaguardia e tutela preserverebbe l'ambiente e lo sviluppo socio-economico delle comunità produttive ivi insediate, così come previsto dalla proposta di legge specifica di Fratelli d'Italia presentata alla Camera dei deputati;

8) a cooperare con le regioni affinché siano realizzate barriere antisale nei principali corsi d'acqua, con la finalità di tutelare le produzioni agroalimentari e contenere la desertificazione del territorio e l'incremento del cuneo salino nei principali fiumi italiani;

9) a promuovere una significativa semplificazione normativa volta a razionalizzare ed ottimizzare la gestione della risorsa idrica sul territorio e la costruzione di nuove infrastrutture nell'alveo di programmazioni strategiche nazionali, con particolare riguardo alle procedure burocratico-autorizzative per la costruzione di dissalatori sul territorio nazionale;

10) ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse in favore dello sviluppo dell'agricoltura di precisione con la finalità di ottimizzare l'impatto del comparto sull'utilizzo della risorsa idrica;

11) a favorire lo sviluppo di infrastrutture e tecnologie volte a contenere l'impatto della siccità e della scarsità di acqua nelle aree con meno concentrazione idrica, nonché a salvaguardare e agevolare la ricarica gestita delle falde acquifere;

12) ad adottare iniziative per sviluppare strategie di investimento finalizzate al miglioramento dello stoccaggio e dello sfruttamento della risorsa idrica, con particolare riguardo alle infrastrutture di irrigazione sotterranea e di precisione, nonché alla realizzazione di nuovi bacini di stoccaggio;

13) a valutare tempestivamente la possibilità di individuare – d'intesa con le organizzazioni sindacali del settore agricolo – pratiche sostenibili finalizzate al minore consumo della risorsa idrica, anche favorendo con specifiche agevolazioni economiche il ricorso all'utilizzo delle migliori tecnologie di cui il settore dispone, e comunque verificando, d'intesa con le regioni, la possibilità che le acque reflue siano recuperate per fini irrigui, in linea con quanto stabilito dalle norme comunitarie;

14) ad adottare ogni utile iniziativa di competenza volta a potenziare il riutilizzo dell'acqua piovana, sia per scopi industriali che irrigui e a promuovere gli improcrastinabili interventi di ristrutturazione della rete idrica nazionale;

15) a promuovere, nelle forme che saranno individuate e nel rispetto delle competenze, il potenziamento delle autorità di bacino in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare per una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti;

16) a promuovere iniziative diplomatiche per lo sviluppo di strategie di ottimizzazione della risorsa idrica sulla base delle pratiche virtuose internazionali del settore, anche tramite lo sviluppo di partenariati diplomatico-internazionali per il trasferimento di conoscenze.
(1-00686) (Nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Caretta, Ciaburro, Foti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ruffino n. 5-08332 del 29 giugno 2022.