CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 7 dicembre 2017
925.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-02547 Grillo: Sui contratti di locazione gravanti sul bilancio del MAECI.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nella sua qualità di Amministrazione centrale, non è titolare di alcuna locazione di immobili in Italia, dal momento che occupa unicamente lo stabile del Palazzo della Farnesina, di proprietà dello Stato e concesso in uso governativo al Ministero stesso.
  Per quanto riguarda gli uffici periferici situati in Italia, l'Ambasciata presso la Santa Sede e la residenza del suo capo Missione occupano il complesso immobiliare di Palazzo Borromeo in Roma, anch'esso demaniale, mentre la Rappresentanza Permanente presso la FAO, a seguito della razionalizzazione recentemente intervenuta, è ora inserita all'interno del Palazzo della Farnesina.
  Solo la residenza del Rappresentante Permanente presso la FAO – pur in presenza di status non soggetto al regime del conduttore unico – è in locazione. Il relativo contratto è stato stipulato previa verifica presso l'Agenzia del Demanio della indisponibilità di immobili dello Stato adatti allo scopo.
  Informazioni su tale locazione e sulle locazioni degli uffici diplomatico-consolari all'estero sono consultabili sul sito del Ministero, nella sezione amministrazione trasparente, dove sono altresì disponibili informazioni sul patrimonio immobiliare di proprietà all'estero.
  Desidero precisare, infine, che non esistono società partecipate dal Ministero degli esteri.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05124 Galperti: Sulle relazioni tra Italia e Taiwan e interrogazione n. 5-11424 Fucci: Sull'esclusione di Taiwan dall'Assemblea Mondiale della Sanità.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In adesione alla politica «una sola Cina», l'Italia, al pari degli altri Paesi dell'Unione Europea, non intrattiene con Taipei relazioni diplomatiche, bensì sviluppa con l'isola rapporti pragmatici di collaborazione di carattere economico-commerciale e culturale.
  La Farnesina, attraverso l'operato dell'Ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale a Taipei, è impegnata nella realizzazione delle iniziative di collaborazione concordate nell'ambito del Forum italo-taiwanese di cooperazione economica, industriale e finanziaria, co-presieduto, per la parte italiana, dal Ministero per lo sviluppo economico. L'ultima sessione del Forum si è svolta a Taipei l'11 settembre scorso. L'Italia continuerà a collaborare per consentire l'accesso di prodotti italiani come carne e frutta e per garantire la tutela delle indicazioni geografiche sul mercato taiwanese. Al contempo, l'azione del nostro Ufficio di promozione economica, commerciale e culturale verrà rivolta all'ulteriore rafforzamento della collaborazione nei seguenti settori: scambi universitari, innovazione tecnologica, industria 4.0, smart city, PMI, industria tessile, disegno industriale e prevenzione e monitoraggio dei disastri naturali.
  L'adesione dell'Italia alla politica «una sola Cina» non pregiudica pertanto l'ulteriore sviluppo di rapporti con Taipei nella sfera economico-commerciale e in quella culturale, né costituisce un ostacolo all'ipotesi di un rafforzamento della nostra Delegazione Diplomatica Speciale (denominata «Ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale»). Tale ipotesi dovrà tuttavia essere attentamente valutata alla luce delle disponibilità complessive di risorse umane e finanziarie a disposizione e delle concorrenti esigenze di rafforzamento della rete in altri Paesi con i quali l'Italia intrattiene rapporti diplomatici e registra un interscambio economico e commerciale significativo.
  Parallelamente, a livello multilaterale, l'Italia e l'UE sostengono la partecipazione di Taiwan nelle organizzazioni internazionali per le quali la membership non preveda il riconoscimento giuridico di stato sovrano. L'Italia guarda quindi con favore ad una partecipazione di Taiwan ai fori multilaterali specializzati, a condizione che quest'ultima risulti compatibile con l'adesione del nostro Paese alla politica «una sola Cina».
  In questo contesto l'Italia e l'Unione europea sono consci dell'utilità della partecipazione di Taiwan all'Assemblea Mondiale della Sanità (AMS) per il rafforzamento del sistema sanitario globale. La partecipazione taiwanese ha avuto luogo in veste di osservatore dal 2009 al 2016 sulla base di un meccanismo d'intesa tra la Repubblica Popolare Cinese ed il Segretariato dell'Organizzazione che poggia sulle Risoluzioni n. 2758 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e n. 25.1 dell'Assemblea Mondiale della Sanità.
  La mancata partecipazione taiwanese all'Assemblea dell'AMS dello scorso maggio appare verosimilmente riconducibile alla attuale contingenza nei rapporti tra le due sponde dello Stretto di Taiwan a seguito del voto a Taipei nel 2016. Pag. 52
  Di fatto, in assenza dell'attivazione del suddetto meccanismo d'intesa, né il Segretariato né gli Stati membri disponevano di margini per assicurare la partecipazione di Taiwan all'AMS.
  Da parte italiana si proseguirà a prestare attenzione alla questione della partecipazione taiwanese all'AMS, in considerazione della sua rilevanza non solo nell'ambito regionale, ma anche per le potenziali implicazioni per il sistema sanitario globale. L'Italia continuerà a considerare attivamente insieme ai partner Unione europea il perseguimento di soluzioni pragmatiche e compatibili con la politica «una sola Cina» che possano consentire la partecipazione taiwanese ai fori internazionali.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-10188 Businarolo: Sull'arresto di un sacerdote italiano in Argentina in relazione ad un caso di gravi abusi su minori.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina, per il tramite delle rappresentanze diplomatico-consolari italiane in Argentina, segue con grande attenzione il caso segnalato dall'onorevole Interrogante, in ragione della gravità delle accuse e del comune desiderio – delle istituzioni italiane e della magistratura argentina – di far piena luce sulla vicenda.
  L'anziano sacerdote, oggi ultraottantenne, è stato posto in arresto dalle autorità giudiziarie argentine, a Mendoza, il 27 novembre 2016, con l'accusa di aver compiuto una serie di abusi sessuali su un numero indeterminato di minori. Le vittime erano alunni dell'istituto scolastico per ipoacusici «Antonio Provolo» di Verona, sede di Mendoza, ove lavorava il prelato, ed analoghe accuse sono state rivolte anche ad altre quattro persone, tra cui un altro sacerdote, tutte impiegate nella struttura.
  Non è al momento possibile prevedere la tempistica dell'evoluzione delle indagini, ancora in corso. In considerazione della sua età avanzata e del suo stato di salute, il prelato si trova al momento agli arresti domiciliari, in una località segreta dell'Argentina. Da contatti avuti dalle nostre rappresentanze diplomatico-consolari con l'avvocato dell'accusato, emerge comunque come quest'ultimo non intenda tornare in Italia, malgrado il forte auspicio in questo senso espresso dai familiari.
  Sin dalla notifica dell'arresto il 29 novembre 2016, il Consolato a Mendoza, in raccordo con l'Ambasciata e la Farnesina, ha costantemente seguito l'evolversi della situazione, prendendo contatto con gli inquirenti, con il collegio difensivo del prelato, con le autorità ecclesiastiche di Mendoza e con i parenti residenti in Italia.
  Allo stato attuale, non è pervenuta da parte degli inquirenti alcuna richiesta di informazioni riguardo ai precedenti del prelato, ma è stata fatta solo istanza di conoscere se questi avesse o meno la cittadinanza italiana.
  A seguito di verifiche sull'accusato, è risultato come il prelato avesse ottenuto nel 1973 la cittadinanza argentina, ma si fosse in seguito avvalso di quanto previsto dall'Accordo italo-argentino sulla cittadinanza del 1973 per acquisire nuovamente la cittadinanza italiana. Essa è stata quindi ripristinata il 22 marzo 2017.
  Il collegio difensivo ha invece fatto richiesta per ottenere il certificato del casellario giudiziario italiano del loro assistito.
  Secondo gli elementi fomiti dal Ministero della Giustizia italiano il 14 novembre 2017, risulta che presso la Procura di Verona risulta archiviato, per prescrizione, un procedimento per violenza sessuale a carico di altro appartenente alla stessa Congregazione, in relazione ad abusi sessuali su minori ad opera di sacerdoti, indagine rispetto alla quale il prelato oggetto dell'interrogazione risulta estraneo.
  La Procura di Verona ha, inoltre, aggiunto che, «di recente, è stata depositata una denunzia da un ex allievo dello stesso Istituto Provolo per reati analoghi in danno di minori sordomuti ex allievi dell'istituto e a carico di sacerdoti, tra i quali viene citato anche Don N. C.», il prelato Pag. 54oggetto dell'interrogazione. Nella medesima denunzia alla Curia veronese, in particolare «si addebiterebbe la violazione del dovere di vigilanza e l'omissione dei nominativi dei sacerdoti interessati dagli episodi, tra cui quello di Don N. C.». Il predetto Ufficio giudiziario, sulla base della richiamata denunzia – fa sapere il nostro Ministero della giustizia – ha aperto un procedimento penale per favoreggiamento.
  Su questa delicatissima vicenda, che urta la sensibilità dell'opinione pubblica, il Governo continuerà a fornire ogni utile cooperazione alle controparti argentine, nell'auspicio che la procedura giudiziaria avviata possa condurre in tempi rapidi all'accertamento della verità.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-12572 Manlio Di Stefano: Sulla trattativa per una convenzione tra MAECI e patronati italiani all'estero.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Le sedi estere dei patronati italiani esercitano un importante ruolo di cerniera tra le strutture consolari e le comunità italiane all'estero. La loro capillare diffusione, soprattutto in Paesi di antica e recente emigrazione, consente di fornire assistenza anche a quei connazionali che hanno sporadici contatti con i Consolati o che sono difficilmente raggiungibili.
  Da tempo i rapporti delle strutture dei patronati con gli uffici consolari sono quasi dappertutto caratterizzati da un clima costruttivo. Spesso i contatti avvengono attraverso incontri periodici, dedicati prevalentemente alla diffusione e diramazione di informazioni in materia di lavoro, previdenza sociale ed alle modalità di erogazione dei servizi consolari in favore dei connazionali residenti all'estero.
  L'attività dei patronati a servizio della comunità italiana all'estero si concentra in via principale nell'assistenza nel campo pensionistico, e gli uffici consolari li contattano regolarmente anche per richiedere informazioni, dato che i patronati dispongono di banche dati spesso aggiornate e complete. In particolare, le pratiche trattate dai patronati riguardano principalmente la gestione delle pensioni INPS e, in misura ridotta, del Tesoro, le pratiche per l'ottenimento della pensione di reversibilità, anzianità e invalidità e l'accertamento dei redditi.
  In Europa ed in America Latina, al di là dell'aspetto previdenziale, i patronati svolgono anche un'opera di informazione ed orientamento ai connazionali sulle modalità di presentazione delle varie pratiche consolari, attività che viene esperita in sinergia anche dalle locali associazioni italiane.
  Da non sottovalutare la preziosa attività di segnalazione di casi specifici di connazionali in difficoltà o indigenti che potrebbero usufruire, dopo il richiesto controllo degli uffici sociali operanti nella nostra rete, di interventi di assistenza diretta od indiretta.
  L'incontro al MAECI del 3 ottobre scorso con i principali patronati attivi all'estero (AGLI, INAS, INCA, ITALUIL, SIAS ed EPASA), presieduto dal Sottosegretario Amendola, alla presenza di una significativa rappresentanza di parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, è stato volto ad individuare i possibili ambiti di collaborazione reciproca.
  L'opportunità di rilanciare ed innovare il ruolo sussidiario dei patronati attraverso le loro attività di supporto, stabilite dalla legge n. 152 del 2001, deriva principalmente dalla necessità di venire incontro alla crescente domanda di sostegno dei nostri connazionali all'estero in svariati ambiti, non tutti disciplinati dalla vigente normativa in materia consolare, in una prospettiva di massima trasparenza e correttezza.
  L'attività dei patronati deve infatti tener conto del decreto legislativo n. 71 del 2011 (meglio noto come «legge consolare») che l'esercizio delle funzioni consolari agli uffici consolari di I e II categoria, disciplinandone e limitandone al contempo, in modo puntuale, le possibilità di delegarle. Inoltre, occorre tener presente la normativa sulla tutela dei dati personali che per Pag. 56la comunicazione dei dati degli schedari consolari a terzi prevede precisi obblighi di legge.
  La collaborazione con i patronati viene concepita d'altronde nel quadro dell'articolo 11 della citata legge n. 152 del 2001, che dispone che le attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari, da svolgersi sulla base di apposite convenzioni, non possano realizzarsi nell'erogazione di servizi demandati per legge all'esclusiva competenza del MAECI e cioè ad esempio servizi in materia di AIRE, del rilascio dei passaporti, delle pratiche di cittadinanza, di quelle per i visti. Non si tratta quindi di erogare servizi consolari riservati alle nostre sedi all'estero, dal momento che le competenze istituzionali rimangono comunque proprie del personale del MAECI.
  A tale proposito ribadiamo l'importanza di rafforzare le dotazioni di personale a disposizione della rete diplomatico-consolare, a partire dalla legge di bilancio attualmente in discussione che prevede un incremento sia dei contrattisti a legge locale assumibili localmente, che delle cosiddette qualifiche funzionali, ovvero quei dipendenti di ruolo ai quali possono essere delegate le procedure consolari maggiormente sensibili quali visti, passaporti, pratiche di cittadinanza etc.
  In merito a quanto segnalato circa episodi di cattiva gestione o anche di appropriazioni indebite perpetrate da singoli esponenti dei patronati (come nel citato caso «Giacchetta») ai danni di nostri connazionali, qualsiasi forma di cooperazione dovrà essere improntata a una rigorosa correttezza di attività e un costante monitoraggio delle funzioni svolte dai Patronati, nonché a un'adeguata qualità del servizio – anche tramite l'effettuazione di puntuali controlli interni.

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ALLEGATO 5

Interrogazioni n. 5-11961 D'Incà e n. 5-12323 De Menech: Sull'arresto di cittadini italiani nel contesto delle manifestazioni contro il G20 di Amburgo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina, per il tramite del Consolato Generale di Hannover, ha seguito con grande attenzione la vicenda dei ventisette connazionali fermati dalla Polizia tedesca nel corso delle manifestazioni che hanno avuto luogo durante il G20 svoltosi ad Amburgo il 7 e 8 luglio 2017.
  Appresa la notizia del fermo, la nostra Rappresentanza consolare si è da subito attivata al fine di prestare agli interessati ogni possibile assistenza. Oltre a stabilire e mantenere un contatto con i loro familiari e con gli avvocati, sono state effettuate visite consolari per verificare il regime detentivo imposto ai connazionali e il loro stato psico-fisico.
  In tutti gli incontri avuti, sono sempre apparsi in un buono stato di salute e le loro condizioni detentive non hanno mai destato particolari preoccupazioni. Nei frequenti contatti con le Autorità carcerarie ci si è costantemente premurati di sostenere, nei limiti del possibile, le loro richieste e non si è mancato di intervenire per agevolare la soluzione di problemi legati soprattutto alle comunicazioni – telefoniche ed epistolari – con l'esterno, con riferimento soprattutto ai contatti con i familiari.
  Dei ventisette connazionali fermati, ventuno sono stati rimessi in libertà poco dopo, mentre sei sono stati trattenuti.
  Di questi, la signora Maria Rocco è stata liberata il 10 agosto 2017. Su di lei la competente Autorità giudiziaria tedesca deve ancora pronunciarsi su un'eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
  I signori Orazio Sciuto, Riccardo Lupano, Emiliano Puleo e Alessandro Rapisarda sono stati condannati a pene inferiori ai due anni di reclusione e tutti rilasciati con sospensione condizionale della sanzione.
  Quanto al signor Fabio Vettorel, avverso il provvedimento della custodia cautelare, il legale del connazionale aveva presentato un ricorso alla Corte costituzionale, ravvisando un intento discriminatorio ai danni del suo assistito in quanto cittadini tedeschi sottoposti a indagini di uguale tenore per i medesimi fatti erano stati rapidamente rimessi in libertà. Detto ricorso è stato rigettato dalla suprema magistratura tedesca.
  Lo scorso 16 ottobre è iniziato il procedimento penale a carico dell'interessato. Nel corso dell'udienza l'avvocato difensore ha presentato istanza di ricusazione del giudice per asserita mancanza di imparzialità nei confronti del connazionale. Anche detta istanza è stata respinta. In occasione di una successiva udienza che ha avuto luogo lo scorso 15 novembre, il legale che assiste il signor Vettorel ha nuovamente chiesto che l'interessato sia rimesso in libertà in attesa che si concluda il processo a suo carico. Il giudice ha deciso positivamente subordinando la scarcerazione al pagamento di una cauzione di 10.000 euro, alla dimora ad Amburgo e all'obbligo di firma tre volte a settimana. Avverso tale provvedimento la pubblica accusa, in due successive occasioni, ha presentato un ricorso, che è stato però entrambe le volte respinto. Il signor Vettorel è stato pertanto scarcerato il 27 novembre scorso. Pag. 58
  Il nostro Consolato Generale ad Hannover si è fortemente impegnato per fornire al ragazzo tutta la necessaria assistenza durante la permanenza nel penitenziario, mantenendo uno stretto e costante contatto con la madre, signora Baroni, e con il legale che assiste il connazionale. L'ultima udienza che vede coinvolto il signor Vettorel si è svolta lo scorso 4 dicembre in presenza del Consolato Generale. La nostra rappresentanza consolare continuerà a seguire da vicino il procedimento penale, presenziando – ove consentito – anche alle successive udienze.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-11094 Quartapelle Procopio: Sull'impiego del Fondo per l'Africa per interventi di cooperazione allo sviluppo e sulla tutela dei diritti umani negli interventi di controllo alle frontiere.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come ricordato dall'On. interrogante, le iniziative finanziate dal Fondo Africa mirano al contrasto dell'immigrazione irregolare e del traffico di esseri umani, attraverso interventi che, come più volte sottolineato dal Ministro Alfano, rafforzano il legame fra solidarietà e sicurezza. Può trattarsi di misure di cooperazione allo sviluppo, di protezione dei più vulnerabili, ma anche di programmi per formare le autorità di frontiera e giudiziarie, per fornire strumenti utili per il controllo dei flussi e per la lotta al traffico di esseri umani, per accogliere e assistere migranti e rifugiati. Tali interventi, che devono essere realizzati perseguendo l'obiettivo prioritario del pieno rispetto dei diritti umani, possono essere attuati dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo o da altre Amministrazioni dello Stato così come, a livello internazionale, dall'Unione europea, dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dall'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR), il cui coinvolgimento è molto importante per assicurare al meglio la tutela del diritto alla protezione internazionale e preparare i rimpatri volontari assistiti per i migranti economici.
  Le risorse finora deliberate a valere sul Fondo per l'Africa (circa 150 milioni di euro) sono state distribuite primariamente a favore di Niger (45 per cento delle risorse deliberate), Libia (27 per cento), Tunisia (10 per cento) e Ciad (7 per cento). Questi Paesi rivestono priorità strategica, poiché svolgono un molo centrale nella gestione dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Altre risorse sono state allocate per Etiopia, Sudan, Senegal, Mali, Cambia, Guinea Conakry, Guinea Bissau. I settori di impiego delle risorse riguardano principalmente aiuti al bilancio e al sostegno di attività di gestione delle frontiere, iniziative di sostegno ai rimpatri volontari assistiti, attività di sostegno allo sviluppo delle comunità locali, attività di assistenza e protezione dei rifugiati e di altre categorie vulnerabili.
  Credo sia importante sottolineare che gran parte del Fondo Africa finanzia interventi cosiddetti «daccabili», ovvero che concorrono al graduale riallineamento dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano alla media dei Paesi OCSE.
  In particolare, vorrei ricordare che 19,8 milioni di euro sono stati destinati al settore migrazioni e sviluppo della programmazione dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, così ripartiti: 3 milioni di euro per la realizzazione del progetto per le zone a rischio elevato socio-economico (Zarese) in ambito agricolo in Niger; 1 milione di euro per la realizzazione di un progetto dell'UNICEF per la protezione dei minori in Sudan; 2 milioni di euro per la realizzazione di un progetto di assistenza a 4 campi di rifugiati in Etiopia; 3,5 milioni di euro per la realizzazione di un progetto di creazione di occupazione nel settore tessile in Etiopia attuato dall'UNIDO; 3,5 milioni di euro per la realizzazione di un programma regionale in Africa occidentale (Senegal, Mali, Cambia, Guinea Conakry, Guinea Bissau, Niger) attuato dall'Alto Commissariato per i Diritti Umani per la protezione Pag. 60dei minori; 2 milioni di euro per un progetto per il miglioramento della gestione dei rifiuti in Libia; 2,9 milioni di euro per un progetto di sviluppo imprenditoriale e occupazionale in Tunisia con il coinvolgimento della diaspora; circa 900.000 euro per una campagna informativa sui rischi della migrazione irregolare in Africa Occidentale; un milione di euro per un progetto per il miglioramento della registrazione civile delle nascite in Etiopia.
  Abbiamo poi assicurato un forte sostegno al Trust Fund de La Valletta con finanziamenti che hanno contribuito a rendere l'Italia il primo donatore del medesimo fondo. In particolare, abbiamo destinato: 15 milioni di euro per il partenariato UE-OIM nel Sahel, e prioritariamente per il Niger, per l'assistenza ai migranti e la realizzazione di rimpatri volontari assistiti dei migranti in transito; 50 milioni di euro a sostegno del bilancio Niger.
  10 milioni di euro a sostegno del bilancio del Ciad; 10 milioni di euro per il finanziamento del programma presentato alla Commissione europea dal Ministero dell'interno per rafforzare le capacità a supporto delle autorità libiche per lo sviluppo di un sistema di gestione integrata delle frontiere e dell'immigrazione; ulteriori 2,5 milioni sono stati impegnati a favore del Ministero dell'interno per la realizzazione di ulteriori attività dello stesso.
  Ulteriori interventi che concorrono in parte alla valutazione dell'Italia come Paese donatore secondo i criteri OCSE-DAC consistono in: 18 milioni di euro per la realizzazione di attività del Piano d'azione dell'OIM in Libia; 10 milioni di euro per la realizzazione di attività del piano d'azione dell'UNHCR in Libia, e, nello specifico: assistenza ai rifugiati e ai migranti; miglioramento delle condizioni nei centri di detenzione; sostegno alle comunità locali; 2,7 milioni di euro sono stati destinati all'UNODC per progetti di cooperazione giudiziaria in Africa Occidentale e Africa Orientale e come contributo al Global Programme Against the Smuggling of Migrants.
  Non concorre alla valutazione dell'Italia secondo i criteri OCSE-DAC il finanziamento di un pacchetto di progetti per la Tunisia del valore di 12 milioni di euro, già impegnato ed ora in fase di erogazione progressiva a favore del Ministero dell'interno per interventi a sostegno delle autorità tunisine nella lotta al traffico di migranti. In particolare, per un maggior controllo delle frontiere marittime (con la manutenzione delle motovedette già in servizio); per favorire rimpatri più celeri e per formare una polizia di frontiera più efficiente nella lotta ai trafficanti.
  Credo che tutti possiamo concordare sul fatto che quello migratorio è un fenomeno di lungo periodo. L'obiettivo strategico è quello di assicurare un impegno italiano duraturo nella lotta contro le cause profonde delle migrazioni e di garantire un adeguato e continuativo sostegno economico ai Paesi di transito. È un approccio che il Ministro Alfano ha promosso con la Conferenza ministeriale «solidarietà e sicurezza», svoltasi alla Farnesina lo scorso 6 luglio alla presenza dei principali Paesi africani di transito, oltre che a quella dei Paesi europei maggiormente impegnati nella cooperazione in materia migratoria. In tale circostanza, ricordo che siamo riusciti a ottenere un accresciuto impegno, anche finanziario, degli Stati membri UE a sostegno dei principali Paesi africani di transito. In questo quadro, la Farnesina intende attivarsi per rendere strutturale il Fondo per l'Africa.
  Questo nella consapevolezza che non esiste una soluzione tutta italiana alla questione e che serve il contributo di tutti. Per questo siamo pronti, da un lato a continuare a sostenere le azioni delle principali organizzazioni internazionali attive in ambito migratorio, come OIM e UNHCR. Dall'altro, continueremo a sensibilizzare i partner europei affinché sostengano maggiormente l'impegno italiano, ad esempio offrendo aiuti e solidarietà ai Paesi di origine e transito dei flussi migratori maggiormente impegnati nella gestione condivisa dei flussi migratori, sostenendo OIM e UNHCR e partecipando Pag. 61con nuovi finanziamenti al Trust Fund de La Valletta e agli altri strumenti adottati dall'Unione europea per far fronte alla sfida delle migrazioni internazionali.
  Per quanto riguarda, infine, la questione della conformità degli interventi alle norme internazionali in materia di diritti umani, sollevato dall'On. Interrogante, tutti gli interventi di cooperazione finanziati a valere sul Fondo Africa, nonché quelli finanziati con il Fondo fiduciario de La Valletta, devono rispettare le previsioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Valgono, quindi, le norme e i sistemi di valutazione e controllo regolarmente applicati per i progetti dell'Unione europea.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-12732 Garavini: Sulla carenza di docenti presso l'Istituto comprensivo «Leonardo da Vinci» di Parigi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'attuale situazione della Scuola statale di Parigi dipende essenzialmente dal passaggio da un regime normativo all'altro a ridosso dell'inizio dell'anno scolastico.
  La scuola di Parigi, le cui origini risalgono ai primi anni Trenta del secolo scorso, comprende la primaria e la secondaria di primo e secondo grado (Liceo scientifico). È annessa una scuola dell'infanzia paritaria. Dal 2010 il Liceo è, inoltre, inserito nel progetto EsaBac, che permette il conseguimento di un doppio diploma. Per il corrente anno scolastico, gli studenti della statale ammontano a 287 unità, di cui 265 italiani. Per la frequenza della scuola statale, che si colloca nel vasto panorama delle scuole straniere e internazionali di Parigi, è previsto un contributo annuale di 600 euro a carico delle famiglie. Tutto il personale scolastico a tempo indeterminato, inviato dall'Italia, è in servizio.
  A seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 64 del 2017 relativo alla disciplina della scuola italiana all'estero e del decreto ministeriale sulle modalità di reclutamento in loco del personale scolastico con contratto locale (adottato dopo l'acquisizione del parere favorevole del MIUR), le otto scuole statali italiane all'estero si sono attivate per la copertura delle ore non costituenti cattedra e per l'eventuale sostituzione di personale assente. In base alla nuova normativa, non è infatti più possibile ricorrere alle graduatorie per i supplenti, il cui utilizzo aveva comportato, negli anni passati, numerosi e costosi contenziosi, nonché ritardi nella copertura delle ore di insegnamento. L'utilizzo di graduatorie di supplenti formulate in base al requisito della residenza (con distinzione quindi, anche per ciò che concerne il relativo trattamento economico, tra i residenti e i non residenti) e la reiterazione di contratti a tempo determinato (senza possibilità di assunzione a tempo indeterminato per esigenze comunque strutturali e continuative delle scuole) non solo non erano coerenti con il quadro giuridico europeo, ma erano anche forieri di situazioni di precarietà, per le quali il Ministero, che applicava la normativa italiana, è stato chiamato a fare fronte ad una serie di ricorsi, oltre che in Italia, anche in alcuni Paesi stranieri, che si sono conclusi con la condanna dell'Amministrazione.
  La scuola di Parigi ha avviato le procedure di selezione per la copertura di 10 posti, più due di supplenza. Allo stesso tempo, ambasciata, consolato e dirigente scolastico sono stati impegnati, assieme al legale di fiducia, a rivedere il modello di contratto predisposto per la rete delle 8 scuole ma che va adattato al contesto normativo locale.
  In ogni caso, da alcune settimane il dirigente scolastico, per potere comunque garantire la copertura delle ore sguarnite, ha assicurato di avere sottoscritto contratti temporanei con coloro i quali erano stati ritenuti idonei al termine della selezione avviata per la sottoscrizione di contratti a tempo determinato. Al momento, sono Pag. 63state coperte tutte le ore (tranne 6 ore alla settimana per inglese nella primaria e religione).
  Inoltre, alcune ore sono state coperte ripartendole tra i docenti a tempo indeterminato in servizio, in virtù dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 64 del 2017.
  Questi contratti provvisori sono finanziati attraverso la cosiddetta cassa scolastica, ragione per cui abbiamo previsto di allocare ulteriori risorse alla scuola di Parigi (così come ad altre statali all'estero); risorse che serviranno per le esigenze degli alunni disabili o con bisogni educativi speciali e per altri progetti didattici di qualità. Finora la Scuola ha ricevuto come contributi e finanziamenti 45.190 euro per l'innovazione digitale e 11.000 euro per l'integrazione degli alunni con disabilità.

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ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-12896 Quartapelle Procopio: Sui recenti sviluppi delle indagini sulla morte di Giulio Regeni.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Desidero innanzitutto ringraziare l'On. Quartapelle e tutti i gruppi politici per l'attenzione costante riservata alla tragica vicenda di Giulio Regeni. Anche grazie al vostro impegno, il Governo ha potuto mantenere un costante raccordo con il Parlamento, confrontandosi sugli sviluppi del caso, sulle azioni politico-diplomatiche per sostenere l'operato dei nostri investigatori e, più in generale sugli ambiti e le prospettive del rapporto bilaterale italo-egiziano.
  Come ha dichiarato il Ministro Alfano in Aula lo scorso 4 ottobre, noi non possiamo mai accontentarci di null'altro che sia meno della verità e, proprio per questo, abbiamo reinviato il nostro ambasciatore al Cairo con la missione di agevolare la cooperazione giudiziaria.
  Tale intento è stato veicolato dal Presidente Gentiloni al Presidente egiziano al-Sisi nel loro incontro a New York, a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a settembre. Lo stesso messaggio è stato ribadito dal Ministro Alfano al suo omologo egiziano Shoukry in varie occasioni e, da ultimo, in occasione della sua visita a Roma, prima visita in Italia di un rappresentante del Governo egiziano dopo l'assassinio di Giulio, a margine dei Mediterranean Dialogues promossi dalla Farnesina in collaborazione con l'ISPI lo scorso 30 novembre.
  Nel condividere il significativo valore della ripresa della dinamica bilaterale con il ritorno in sede dei rispettivi Ambasciatori, il Ministro Alfano ha ricordato che il potenziale di sviluppo dei rapporti tra Italia ed Egitto dipende in larga parte dai progressi nella collaborazione giudiziaria per la ricerca della verità sull'uccisione del giovane ricercatore. Al riguardo, ha auspicato lo svolgimento della prossima riunione tra procure italiana ed egiziana, augurandosi che essa possa propiziare un ulteriore passo in avanti per le indagini. Il Ministro Shoukry ha, per parte sua, confermato l'impegno del Governo egiziano nella ricerca della verità ed ha assicurato che l'incontro tra inquirenti dovrebbe avvenire non appena la Procura generale egiziana riceverà dalla società russa i nastri video richiesti da parte italiana e citati dall'On. Quartapelle nella sua interrogazione.
  Desidero sottolineare che in tutti questi mesi, il Governo italiano ha sostenuto con passi politico-diplomatici il lavoro investigativo coordinato dalla Procura della Repubblica di Roma. Grazie all'arrivo A Cairo dell'Ambasciatore Cantini, il raccordo tra Procure potrà essere ulteriormente affinato in una fase potenzialmente significativa per lo sviluppo delle indagini, ovviamente secondo le linee e gli strumenti di azione che la Procura della Repubblica di Roma riterrà utili e funzionali alle indagini stesse. Queste – va precisato – sono e restano di stretta competenza delle rispettive autorità giudiziarie, ma esiste un prezioso lavoro ad alto livello che l'Ambasciatore Cantini sta svolgendo con profitto. Nel pieno rispetto della autonomia della sua azione, continueremo a sostenere a tutto campo la Procura di Roma nella ricerca della verità.
  Desidero, inoltre, sottolineare come la famiglia di Giulio continui a ricevere ogni possibile assistenza da parte della nostra Ambasciata a Il Cairo. La famiglia ha Pag. 65recentemente formalizzato – per il tramite dei legali che la rappresentano in Egitto – la propria costituzione di parte civile, procedendo altresì al deposito di una richiesta di accesso al fascicolo relativo al caso del proprio congiunto. Tale richiesta è stata prontamente appoggiata dalla nostra Rappresentanza, che è intervenuta presso le competenti Autorità locali auspicandone un rapido accoglimento.
  Nel concludere, desidero ricordare che l'azione del Governo italiano non si limita all'interlocuzione con le autorità egiziane: Giulio era cittadino italiano ma anche ricercatore dell'Università di Cambridge. Pertanto, la nostra azione diplomatica si esplica anche in raccordo con le autorità britanniche. E su questo fronte il Ministro Alfano ha ricevuto rassicurazioni dal suo omologo britannico Boris Johnson circa l'accettazione da parte del giudice britannico dell'ordine di investigazione europeo. Pertanto, la Procura di Roma potrà raccogliere la testimonianza della professoressa di Cambridge che coordinava il progetto sul quale lavorava Giulio.
  Il Governo continuerà nel suo incessante impegno nei confronti della ricerca della verità sul caso Regeni.