ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01334

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 847 del 02/08/2017
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 02/08/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2017
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2017
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2017
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2017
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 02/08/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01334
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Mercoledì 2 agosto 2017, seduta n. 847

   La XI Commissione,
   premesso che:
    il decreto del Ministero della sanità 14 settembre 1994, n. 739, ha individuato la figura professionale dell'infermiere: egli è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale, è responsabile dell'assistenza generale infermieristica. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l'educazione sanitaria e svolge una assistenze infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa di natura tecnica, relazione ed educativa;
    il legame tra requisiti previdenziali e aspettativa di vita, così come misurata dall'Istat, è stato introdotto originariamente da una disposizione del 2009 e una successiva disposizione del 2010 ha fissato una cadenza triennale per l'adeguamento, secondo le rilevazioni effettuate dall'Istat. La normativa in questione è stata interessata, in un breve lasso di tempo, da molti interventi normativi, fra i quali il decreto-legge n. 98 del 2011, che ha anticipato al 2013 il meccanismo di aggiornamento. Successivamente, il decreto-legge «Monti-Fornero», oltre a prevedere un generale aumento dei requisiti pensionistici, ha anche stabilito che ai requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione di vecchiaia, nonché al requisito dell'anzianità contributiva per la pensione anticipata, siano applicati incrementi derivanti dal meccanismo di adeguamento all'aspettativa di vita. La medesima disposizione normativa ha stabilito che, successivamente all'adeguamento effettuato nel 2019, l'aggiornamento dei requisiti avverrà con cadenza biennale anziché triennale;
    l'innalzamento dell'età pensionabile in base al suddetto meccanismo ha interessato tutti i lavoratori – ad eccezioni di alcune tipologie –, ma in particolar modo è apparso iniquo per alcune professioni e mestieri che risultano particolarmente «pesanti» e logoranti, pur rivestendo un ruolo fondamentale nella società;
    tra questi vi sono sicuramente gli infermieri: essi sono professionisti della salute responsabili dell'assistenza infermieristica e che in autonomia pianificano l'assistenza, sono chiamati a svolgere funzioni che comportano responsabilità importanti e spesso turni lavorativi notturni fronteggiando situazioni fonte di forte stress;
    l'infermiere infatti, per il lavoro che svolge, è soggetto ad una serie di rischi per la salute, pericoli e patologie: a) il dramma delle diffusissime patologie del rachide che limitano i movimenti nell'assistenza; b) lo stress psico-fisico lavoro correlato essendo richiesto di fornire prestazioni superiori alla media sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; c) l'alta esposizione ad agenti biologici dovuta al contatto ravvicinato con i pazienti; d) l'esposizione ad agenti cancerogeni di diversa natura: chimici, da radiazioni, biologici, fisici e ai quali deve essere sommato ciò che di dannoso può derivare da condizioni ambientali o turni di lavoro non adeguati; e) l'alta incidenza di infortuni sul lavoro dovuti a cadute accidentali, perdita di controllo o rottura di attrezzature o macchinari; f) movimenti sotto sforzo fisico e aggressioni o violenze da parte di estranei; g) il burn-out da elevato impegno emotivo e organizzativo tipico delle professioni che si prendono cura di altre persone; h) le molestie sessuali, il disequilibrio lavoro-vita privata per orari di lavoro ostili con inattesi raddoppi di turni o improvvisi turni di notte, che relegano sempre la famiglia e il coniuge al secondo posto e sono spesso alla base delle ormai frequentissime crisi coniugali; secondo un rapporto del Bureau International du Travail (Bit)/Organizzazione mondiale della sanità sulle condizioni di lavoro, il lavoro notturno e il sistema dei turni sono tra i fattori che causano i problemi più gravi in tutti i servizi infermieristici del mondo. Da decenni, la scienza studia ed analizza gli effetti dei turni di lavoro sulla vita degli uomini, che alterano i ritmi dettati dalla natura (circadian rhithm), individuando patologie e disturbi, che, a lungo andare, danneggiano la salute e rendono l'attività lavorativa più pesante e pericolosa. Chi lavora di notte, alterando il bioritmo luce-buio, impedirebbe al cervello di produrre l'ormone della melatonina nel modo giusto e, per questo motivo, si ammalerebbe più facilmente. Inoltre dormire poco e male, andare a letto quando il sole sorge e svegliarsi quando tramonta indebolirebbe le difese immunitarie e renderebbe il fisico più vulnerabile rispetto a fenomeni cancerogeni. Secondo gli studiosi, nelle lavoratrici che hanno lavorato a lungo di notte (ad esempio, oltre sei anni) il rischio aumenta, arrivando al 70 per cento in più rispetto alle colleghe occupate nelle ore diurne; i) il doppio lavoro (casa e ospedale) per una professione sbilanciata all'80 per cento sul ruolo femminile;
    a ciò si aggiunga che l'allungamento dell'età lavorativa pone seri problemi per una categoria che è sottoposta a carichi di lavoro assistenziale sempre più pesanti e complessi, la cui rilevanza ha diretto impatto su un bene costituzionalmente tutelato come la salute;
    la categoria professionale degli infermieri, dunque, sicuramente potrebbe rientrare tra le professioni usuranti per lo stress cui sono sottoposti, non solo per i turni di lavoro (spesso notturni) che sono chiamati ad affrontare ma anche per la delicatezza ed importanza del ruolo che svolgono e delle responsabilità connesse, nonché per tutti gli altri rischi e gli effetti sopra elencati che gravano sull'infermiere;
    tuttavia, l'articolo 1, lettera a) e b), del decreto legislativo n. 67 del 2011 annovera tra le attività considerate usuranti i lavori indicati nel decreto del Ministero del lavoro del 19 maggio 1999, nonché determinate categorie di lavoratori notturni a turni elencati nella lettera b) del decreto n. 67 del 2011: tra di essi non vi rientrano gli infermieri;
    il beneficio per i lavoratori che svolgono lavori usuranti consiste nella possibilità di andare in pensione con il vecchio sistema delle quote – se più favorevole rispetto alle regole di pensionamento introdotte con la «riforma Fornero». Nello specifico coloro che svolgono lavori usuranti possono andare in pensione, dal 1o gennaio 2016, con una anzianità contributiva minima di 35 anni, una età minima pari a 61 anni e 7 mesi ed il contestuale perfezionamento della quota 97,6;
    recentemente, il legislatore con la legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio per il 2017), evidentemente preso atto della peculiarità del lavoro svolto dagli infermieri, ha inserito il «personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzati in turni» nella nuova categoria dei lavoratori impegnati in mansioni definite gravose: «attività lavorative per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo»; ad essi viene consentito l'accesso all'anticipo pensionistico sociale (cosiddetta «APE social») ma solo a determinate condizioni previste dai commi 185 e 186 dell'articolo 1 della medesima legge;
    nonostante la categoria eserciti un'attività di fatto altamente usurante, viene concessa agli infermieri solo una residuale limitata deroga;
    dunque, per tale categoria di lavoratori rimane forte l'iniquità prodotta sia dall'introduzione del parametro dell'aspettativa di vita che ne ha innalzato l'età pensionabile che dal mancato pieno riconoscimento della qualifica di lavoro usurante che così discrimina gli infermieri a fronte delle attività che svolgono, dei rischi, dei sacrifici e dei pericoli cui sono esposti durante la vita lavorativa,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative normative per prevedere l'estensione della qualifica di lavoratori impegnati in attività di lavoro usurante, ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 all'intera categoria degli infermieri, attribuendo agli stessi tutte le garanzie e le tutele previste;
   ad assumere iniziative per prevedere la costituzione di un Osservatorio permanente volto alla individuazione e al monitoraggio di tutte le attività classificabili gravose e/o usuranti e di lavoratori interessati dalle stesse, al fine di una estensione delle tutele e garanzie previste per tali tipologie di lavoro.
(7-01334) «Ciprini, Tripiedi, Chimienti, Cominardi, Dall'Osso, Lombardi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

tensione mentale

sicurezza del lavoro

prevenzione delle malattie