ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01253

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 792 del 09/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: BRIGNONE BEATRICE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Data firma: 09/05/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIVATI GIUSEPPE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017
MAESTRI ANDREA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017
PASTORINO LUCA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017
MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 09/05/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01253
presentato da
BRIGNONE Beatrice
testo di
Martedì 9 maggio 2017, seduta n. 792

   La Commissione XII,
   premesso che:
    l'Italia è un Paese « pet-friendly»; infatti, nelle case italiane vivono almeno sessanta milioni di animali domestici o d'affezione. Secondo i dati Eurispes raccolti nel Rapporto Italia 2016, almeno la metà degli italiani accudisce un animale da compagnia. Il 22,5 per cento ne possiede un esemplare, il 13 per cento due o tre e il 7,4 per cento, dichiarano di accogliere in casa quattro o più animali, risultando uno dei Paesi europei con la più alta percentuale di animali domestici rispetto alla popolazione umana;
    prendersi cura di un animale domestico, tra alimentazione, benessere, cure veterinarie e farmaci, ha un costo non indifferente che pesa sul bilancio familiare soprattutto alla luce della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, con la conseguenza che le famiglie italiane si vedono costrette a ridurre le spese veterinarie, poiché curare gli animali da compagnia sta diventando un costo difficile da sostenere;
    in merito all'uso, dei farmaci generici in ambito veterinario, l'Italia è ancora in ritardo e le famiglie che accolgono in casa animali d'affezione sono costrette a pagare cifre esorbitanti per curarli, poiché il prezzo dei medicamenti per gli animali domestici è in media tre/quattro volte superiore rispetto a quelli destinati a uso umano e anzi può arrivare a moltiplicarsi per dieci o venti, sebbene il principio attivo sia identico;
    il decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193, «Attuazione della direttiva 2004/28/CE recante codice comunitario dei medicinali veterinari», prevede che i veterinari non possano prescrivere ai loro «pazienti animali» farmaci per uso umano nel caso in cui siano disponibili medicinali veterinari con le stesse indicazioni terapeutiche;
    secondo quanto calcolato da diverse associazioni animaliste, la differenza nei prezzi tra i medicinali umani e quelli veterinari a parità di principio attivo nella composizione comporta, in alcuni casi, un aggravio notevole per quelli a uso animale: la ranitidina ad esempio (gastroprotettore per ulcera) costa 16 euro, mentre lo stesso farmaco a uso umano costa 8,59 euro; le cefalosporine (battericida) per gli animali hanno un prezzo di 27,5 euro, mentre per l'uomo il costo è di 3,9 euro;
    l'elevato costo dei medicinali veterinari è motivato dalle complicate e costose procedure per la registrazione del farmaco previste dal richiamato decreto legislativo n. 193 del 2006 ed è influenzato da dinamiche commerciali e distributive che rivestono un ruolo rilevante nella definizione del prezzo e, in assenza di un'autorità garante di controllo, dal fatto che non è possibile esercitare un controllo sui prezzi stessi;
    considerati i costi elevatissimi dei farmaci veterinari, si riscontrano sempre di più casi in cui i padroni somministrano autonomamente farmaci per uso umano al proprio cane o gatto con rischi per la salute dell'animale, poiché se i veterinari dovessero prescrivere «sottobanco» o somministrare farmaci a uso umano – per venire incontro al proprietario dell'animale in momenti di difficoltà economica – rischierebbero sanzioni che vanno da 1.500 a 9.000 mila euro;
    non va sottovalutato anche il costo sostenuto dalle pubbliche amministrazioni per i cani e gatti in custodia presso strutture pubbliche. L'elevato onere delle cure veterinarie ricade pesantemente anche sui bilanci pubblici, pertanto l'autorità pubblica ha tutto l'interesse a trovare una soluzione normativa che permetta che i farmaci generici già registrati per gli umani, a parità di composizione, siano di fatto considerati anche a uso veterinario con un risparmio in tal modo di molti milioni di euro;
    è in discussione presso il Consiglio dell'Unione europea la proposta presentata dalla Commissione europea di revisione della normativa comunitaria che prevede una serie di semplificazioni che potrebbero favorire la riduzione dei prezzi dei medicinali;
    il decreto legislativo n. 193 del 2006, agli articoli 10 e 11, distingue chiaramente in premessa l'uso dei farmaci in animali destinati agli alimenti (DPA) e non (non DPA) – gli animali d'affezione ricadono normalmente in quest'ultima categoria – e l'uso in deroga dei farmaci, così detti galenici magistrali, preparati in maniera estemporanea dal farmacista, è perfettamente contemplato, pur sotto la stretta responsabilità del medico veterinario prescrittore;
    la prescrizione e la preparazione di medicinali preparati con formula magistrale e officinale in Italia è limitata a causa dell'inesperienza di veterinari e farmacisti; tuttavia, un'adeguata politica di promozione e di formazione rivolta a veterinari e farmacisti potrebbe permettere la diffusione dell'utilizzo di tali forme alternative, con benefici in termini di salute per gli animali ed economici a favore delle famiglie;
    da molti anni l'Anmvl (Associazione nazionale medici veterinari italiani) sostiene che una soluzione per risolvere il problema è, come in tutti i Paesi europei, quella di dare la possibilità alle strutture veterinarie di vendere senza limitazioni tutte le specialità farmaceutiche per animali da compagnia con costi ridotti per i proprietari di animali;
    secondo la Federazione FNOVI (Federazione nazionale ordini veterinari italiani), la disciplina tributaria italiana non tiene conto della valenza delle prestazioni medico veterinarie in termini di prevenzione per la sanità animale e salute pubblica e non valuta i minori oneri economici che un'efficace attività di prevenzione delle zoonosi ha sul servizio sanitario nazionale;
    un principio fondamentale del diritto farmaceutico dell'Unione europea è che tutti i farmaci, compresi quelli veterinari, possono essere commercializzati e utilizzati solo previo rilascio di un'autorizzazione all'immissione in commercio («aic»), con l'obiettivo di immettere in commercio dei medicinali veterinari con il rispetto degli standard adeguati di sicurezza, qualità ed efficacia tutelando la protezione degli animali;
    l'uso in deroga è quindi consentito in casi assolutamente eccezionali, nell'esclusivo interesse della salute dell'animale; infatti, in via straordinaria, la direttiva sui medicinali veterinari (direttiva 2001/82) – come recepita in Italia dal decreto legislativo n. 193 del 2006 – consente di trattare gli animali con un farmaco non autorizzato per la specie e per l'affezione da curare, purché ciò avvenga secondo il cosiddetto «principio della cascata»; quando non esistano medicinali veterinari specifici autorizzati in Italia, il veterinario può, sotto la sua diretta responsabilità e al fine di evitare all'animale sofferenze, trattare l'animale interessato con i prodotti, con il seguente ordine di preferenza decrescente: medicinale veterinario autorizzato in Italia per l'uso su un'altra specie animale o per un'altra affezione della stessa specie, medicinale autorizzato per l'uso umano in Italia o un medicinale veterinario autorizzato in un altro Stato membro, medicinale veterinario preparato estemporaneamente da una persona autorizzata a tal fine ai sensi della legislazione nazionale;
    va sottolineato che, sebbene siano previste agevolazioni fiscali sotto forma di detrazioni d'imposta, il beneficio è vanificato dall'aliquota Iva al 22 per cento (come beni di lusso) che la fiscalità nazionale impone sulle cure veterinarie;
    stessa aliquota è applicata sugli alimenti per animali d'affezione. Una riduzione al 10 per cento dell'Iva sui farmaci e sulle prestazioni veterinarie (così come avviene a livello europeo), nonché sul cibo per animali – sempre se tenuti non a scopo di lucro – sarebbe molto importante per migliorare il diritto alla cura del paziente animale e alla sua adeguata nutrizione;
    per i costi spesso gravosi che devono sostenere i detentori degli animali, così come le strutture di ricovero, sempre nel rispetto della massima tutela della sanità del paziente animale, si ritiene indispensabile implementare e incoraggiare la diffusione di farmaci equivalenti al fine di rendere accessibile l'acquisto dei farmaci veterinari a cittadini di ogni fascia di reddito, tenendo conto in via principale la tutela della salute dell'animale e della salute pubblica anche in riferimento alle zoonosi;
    va ricordato inoltre, che alcuni medicinali veterinari sono confezionati per quantitativi che possono rivelarsi sovradimensionati rispetto alle dimensioni dell'animale, alla sua specie e alla durata del trattamento, con il risultato che ci si ritrova con rimanenze di medicinali veterinari, che vanno sprecate, che aumentano il rischio di polluzione ambientale e soprattutto il rischio di cure fai da te, o sul proprio cane o gatto o su quello di parenti e amici,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative volte al contenimento della spesa per le terapie degli animali d'affezione in modo da consentire al medico veterinario curante di dispensare ai proprietari degli animali in cura i singoli blister, anziché l'intera confezione del prodotto medicinale;
   ad assumere iniziative per la modifica della normativa vigente in riferimento all'abbassamento del costo dei farmaci veterinari «salva vita» e all'abbassamento del costo dei farmaci veterinari per terapie di lunga durata;
   ad assumere iniziative per la costituzione di un'autorità garante finalizzata ad azioni di vigilanza sui prezzi dei farmaci veterinari;
   ad assumere iniziative in sede europea perché sia definita una misura che consenta la somministrazione dei medicinali generici già registrati per gli umani, a parità di composizione, anche per uso veterinario per animali da affezione e una semplificazione delle procedure di registrazione dei farmaci, con conseguente abbattimento del costo;
   a farsi promotore di una campagna nazionale di sensibilizzazione presso le farmacie per favorire l'utilizzo del farmaco magistrale e del farmaco officinale che abbasserebbero i costi a carico dei proprietari di animali d'affezione e a sostenere, anche finanziariamente, demandando in un secondo tempo tale intervento di sostegno alle regioni, la formazione di farmacisti e veterinari, affinché siano istruiti in ordine alla prescrizione e alla preparazione dei suddetti farmaci;
   ad assumere iniziative al fine di rivedere la disciplina tributaria tenendo conto della valenza delle prestazioni mediche veterinarie in termini di prevenzione per la sanità animale e la salute pubblica e valutando i minori oneri economici che un'efficace attività di prevenzione delle zoonosi ha sul servizio sanitario nazionale.
(7-01253) «Brignone, Civati, Andrea Maestri, Pastorino, Pellegrino, Airaudo, Marcon».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto farmaceutico

medicina veterinaria

prevenzione delle malattie