ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01203

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 750 del 28/02/2017
Firmatari
Primo firmatario: SPESSOTTO ARIANNA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 28/02/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BIANCHI NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017
DE LORENZIS DIEGO MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017
ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 28/02/2017


Commissione assegnataria
Commissione: IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01203
presentato da
SPESSOTTO Arianna
testo di
Martedì 28 febbraio 2017, seduta n. 750

   La IX Commissione,
   premesso che:
    la regolazione del settore postale, soggetta ad un'opera di armonizzazione a livello europeo, è contenuta nel decreto legislativo n. 261 del 1999, recante «Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio», come da ultimo modificato dal decreto legislativo n. 58 del 2011, recante «Attuazione della direttiva 2008/6/CE che modifica la direttiva 97/67/CE, per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali della Comunità»;
    in particolare, la direttiva 97/67/CE o «prima direttiva postale» e successive modifiche, sancisce l'obbligo per gli Stati membri di assicurare la fornitura del servizio postale universale ed in tale ambito prevede che la raccolta degli invii postali e la loro distribuzione al domicilio del destinatario siano garantite «come minimo cinque giorni lavorativi a settimana» e che solo in presenza di «circostanze o condizioni geografiche eccezionali» sia ammessa una deroga per la fornitura per un numero inferiore di giorni;
    dal 2015 Poste Italiane, che conta circa 143.000 dipendenti e fornisce servizi logistico-postali, di risparmio e pagamento e assicurativi a oltre 32 milioni di clienti, è una società per azioni, in cui lo Stato italiano, tramite il Ministero dell'Economia e delle Finanze, è l'azionista di maggioranza, detenendo circa il 60 per cento del capitale sociale (35 per cento Cassa depositi e prestiti, 29,7 per cento Ministero dell'Economia);
    i rapporti tra lo Stato e il fornitore del servizio universale sono disciplinati nel dettaglio dal contratto di programma. Il contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane spa per il triennio 2015-2019 è stato stipulato il 15 dicembre 2015;
    sulla base del decreto legislativo n. 58 del 2011, sopra richiamato, Poste italiane spa risulta affidataria per quindici anni e quindi fino al 2026 del servizio universale postale, che comprende, ai sensi del disposto dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 261 del 1999, e successive modificazioni: « a) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg; b) la raccolta, il trasporto, lo smistamento e la distribuzione dei pacchi postali fino a 20 kg; c) i servizi relativi agli invii raccomandati ed agli invii assicurati»;
    il contributo pubblico versato a Poste spa per l'onere del servizio postale universale è pari a 262,4 milioni all'anno e viene erogato entro il 31 dicembre di ciascun anno di vigenza del contratto;
    la legge di stabilità per il 2015 (legge n. 190 del 2014), ai commi 277 e seguenti ha previsto misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull'intero territorio nazionale, ferme restando le competenze dell'autorità di regolamentazione (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), derogando per tal via agli obblighi di servizio universale postale di Poste italiane spa;
    il contratto di servizio 2015-2019 ha recepito quanto disposto dalla legge di cui sopra, introducendo il recapito a giorni alterni in particolari situazioni e ambiti territoriali con una densità inferiore a 200 abitanti/kmq;
    il recapito a giorni alterni è stato autorizzato dall'Agcom con la delibera n. 395/15/CONS ed è oggi dunque una realtà che sta comportando grandi disagi sia a scapito degli utenti che degli stessi dipendenti del gruppo Poste spa, con particolare riguardo alle criticità insite nella cosiddetta «flessibilità operativa» richiesta ai lavoratori;
    i magazzini utilizzati dal gruppo, nella maggior parte dei casi, non riescono ad ospitare il nuovo carico di posta essendo stati pensati per accogliere un quantitativo di posta giornaliero e non pluri- giornaliero. Suddetto sovraccarico grava anche sugli operatori che si trovano dunque a smaltire quantitativi più importanti in periodi più limitati e con le stesse risorse;
    ovviamente quanto descritto sopra ha delle inevitabili ricadute anche sugli utenti che spesso si vedono recapitare la posta non più nemmeno a giorni alterni ma secondo i tempi di smaltimento dei depositi;
    la sez. I del Tar Lazio, con ordinanza 29 aprile 2016, n. 4882, ha rimesso alla Corte di Giustizia europea la questione di legittimità delle norme nazionali che consentono il recapito della corrispondenza da parte di Poste spa solo a giorni alterni, questione ritenuta rilevante ai fini della decisione sul ricorso proposto da molti piccoli comuni e da ANCI Piemonte contro la delibera dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni 25 giugno 2015, n. 395/15/CONS;
    Poste Italiane risulta altresì al centro di uno scandalo legato ai controlli di qualità falsati, vicenda che ha ricevuto, a partire dal gennaio 2014, ampio risalto mediatico, e su cui è stata avviata un'indagine penale per truffa da parte della procura di Roma, oltre che una inchiesta, avviata dalle stesse Poste attraverso un processo di audit interno che risulta concluso, così come confermato anche dalla viceministra Bellanova in risposta all'interrogazione n. 2-01594 del 27 gennaio 2017;
    ad oggi non risultano essere stati fatti investimenti che sarebbero invece necessari per far funzionare il nuovo sistema di corrispondenza;
    sempre nel contratto, oltre alle misure di efficientamento e di riorganizzazione del servizio di cui sopra, è contenuta una nuova determinazione delle tariffe;
    suddette tariffe sono state puntualmente riviste e nell'anno in corso vi è stato un significativo ed ulteriore aumento dei costi a carico degli utenti nell'ambito dei servizi universali «riservati», ovvero erogati esclusivamente da Poste Italiane quali ad esempio le raccomandate, le assicurate nazionali ed internazionali, nonché l'invio di atti giudiziari;
    a partire dal 10 gennaio 2017 sono stati registrati i seguenti rincari: le semplici raccomandate fino a 20 grammi di peso sono aumentate dell'11,1 per cento, con una lievitazione del costo da 4,50 a 5 euro; il costo per l'invio di una raccomandata pro è passato da 3,30 a 3,40 euro; per quanto riguarda la posta raccomandata internazionale l'incremento ha interessato tutti gli scaglioni, in particolare quelli inerenti alla zona 1 con una variazione da 5,95 a 6,60 euro; il costo per l'invio degli atti giudiziari è passato da 6,60 a 6,80 euro, mentre per la posta assicurata nazionale ed internazionale fino ad un valore di 50 euro e un peso compreso tra 20 e 50 grammi è stato registrato un incremento da 6,90 a 7,25 euro e da 9,40 a 10 euro rispettivamente ed infine, il rincaro più significativo, ovvero del 43 per cento, per i pieghi di libri;
    suddetti rincari risultano ai firmatari del presente atto inaccettabili e in nessun modo destinati ad investimenti per l'incremento dell'efficienza e della qualità, soprattutto alla luce dell'oggettivo deterioramento qualitativo del servizio postale, caratterizzato da continui e ripetuti disservizi nella consegna della corrispondenza, ritardi, giacenza di tonnellate di posta accumulata, mancati recapiti, nonché malfunzionamenti delle dotazioni informatiche messe a disposizione dei postini per la tracciatura della corrispondenza;
    le situazioni sin qui descritte hanno comportato anche numerosi scioperi da parte dei dipendenti del gruppo, allarmati anche dalle non chiare procedure di privatizzazione che hanno riguardato e stanno tuttora interessando il gruppo Poste;
    a distanza di due anni dall'avvio del processo di privatizzazione, non sono ancora chiare le modalità operative attraverso le quali si provvederà alla vendita di quote della società di cui in parola. Restano, dunque, fondate le preoccupazioni circa un possibile scorporo di Poste italiane spa con la creazione di una cosiddetta good company, oggetto della privatizzazione e una cosiddetta bad company dedita al servizio universale postale a carico dello Stato;
    negli ultimi giorni, da indiscrezioni di stampa, si apprende la volontà del Governo di continuare la strada delle privatizzazioni. Il responsabile della segreteria tecnica del Ministero dell'economia avrebbe infatti affermato che: «dopo aver quotato in Borsa Poste Italiane nel 2015, dismettendo il 35,5 per cento del capitale, e dopo aver ceduto un'altra quota pari al 30 per cento a Cassa depositi e prestiti lo scorso anno, resta l'obiettivo di vendere sul mercato la residua quota del 30 per cento, con le stesse modalità dell'Ipo e cioè con la cessione a investitori istituzionali e risparmiatori. La tabella di marcia prevede l'operazione entro quest'anno, ovviamente mercati permettendo»;
    il titolo di Poste continua ad essere scambiato a valori sotto il prezzo di collocamento del 2015, con una capitalizzazione inferiore a 8 miliardi. Uno dei motivi che potrebbe spiegare questo trend, è la mancanza di un piano industriale a medio e lungo termine realistico nel comparto industriale, della logistica e del recapito che contenga elementi di novità e soprattutto un piano di investimenti credibile che a tendere produrrà ricchezza e quindi nuova occupazione;
    le operazioni di privatizzazione fino ad oggi messe in atto dal Governo non hanno corrisposto le aspettative di chi riteneva che tale strategia fosse la migliore per il ripianamento del debito pubblico e sono stati registrati risultati alquanto deludenti e assolutamente controproducenti in una ottica di lungo periodo;
    il piano strategico 2015-2019 presentato da Poste ha previsto la progressiva chiusura di ben 455 uffici postali a livello nazionale e la riduzione degli orari di apertura in circa 608 uffici, ritenuti «improduttivi» o «diseconomici». Questa scelta ha ulteriormente colpito i cittadini, in particolar modo residenti nei piccoli centri urbani, spesso isolati, così come evidenziato anche dai sindacati dei pensionati, nonché da sindacati regionali di categoria come Spi (Sindacato pensionati italiani) della Cgil, Fnp (Federazione nazionale pensionati) della Cisl e Uilp (Unione italiana lavoratori pensionati) della Uil, e destato preoccupazioni per i dipendenti del gruppo;
    dal piano è emersa chiaramente l'intenzione da parte di Poste italiane spa di puntare su assicurazioni, e-commerce, carte di credito, telefonia mobile e servizi finanziari in genere, anziché garantire il servizio universale, a scapito delle esigenze della collettività, chiudendo uffici che ritiene «improduttivi» o «diseconomici», senza considerare che i servizi postali rappresentano un servizio fondamentale per lo svolgimento delle attività quotidiane di numerosissime imprese, cittadini ed in particolare delle famiglie;
    le zone maggiormente colpite dalle annunciate chiusure risultano essere quelle aree nelle quali insistono numerosi comuni e frazioni interessati dal ridimensionamento messo in atto da Poste italiane spa. In tali zone attualmente vengono offerti servizi destinati a frazioni contigue già prive di uffici postali. È apparsa, quindi, ulteriormente inopportuna l'attuazione del piano, soprattutto nelle regioni nei cui territori insistono uffici che sono stati già oggetto di altri piani di razionalizzazione locale;
    nel piano illustrato dall'amministratore delegato di Poste italiane spa Francesco Caio in audizione nel 2015 presso la IX Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, si fa riferimento a una progressiva digitalizzazione dei servizi offerti dal gruppo Poste italiane spa, di cui però, nei fatti, non si ha contezza, e che sarebbe funzionale alla progressiva riduzione e razionalizzazione degli uffici postali presenti sul territorio;
    entro la fine di marzo di quest'anno, Poste Italiane sarà chiamata a presentare alla Conferenza unificata Stato-regioni un piano completo dei servizi che l'azienda intende garantire ai territori colpiti dal recente piano di cosiddetta razionalizzazione del servizio universale postale,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per bloccare una ulteriore operazione di privatizzazione di Poste italiane spa;
   a fronte del contributo pubblico erogato a favore di Poste italiane spa per il servizio postale universale e dell'oggettivo deterioramento della qualità del servizio fornito, ad assicurare un contenimento dei costi relativi agli invii di posta prioritaria e degli altri servizi universali, scongiurando ulteriori aumenti per gli anni ancora coperti dal vigente contratto di servizio;
   ad intervenire presso Poste italiane spa per chiedere una profonda revisione del piano industriale, nel pieno rispetto degli obblighi di servizio universale previsti dalla normativa europea e nazionale, al fine anche di rivedere il meccanismo di recapito a giorni alterni in tutto il territorio nazionale in modo da garantire un servizio universale giornaliero puntuale ed efficiente, nel rispetto dei requisiti di accessibilità e fruibilità dello stesso servizio;
   ad intervenire, in sede di Conferenza unificata Stato-regioni, affinché Poste italiane spa si impegni a presentare, all'interno del nuovo piano servizi, proposte concrete atte a superare le attuali criticità relative al ridimensionamento del numero degli uffici postali e ai gravi disservizi riscontrati nella consegna della corrispondenza a giorni alterni;
   ad intervenire presso Poste italiane spa affinché nel processo di riorganizzazione degli uffici postali si continui a garantire l'accessibilità ai servizi postali nelle regioni rurali e remote, anche attraverso la previsione di criteri ulteriori a quelli già previsti nella normativa vigente, quali i tempi di percorrenza per il raggiungimento dell'ufficio più vicino, l'età anagrafica media degli abitanti, l'offerta di trasporto di cui i cittadini possono avvalersi per raggiungere i medesimi uffici;
   ad assumere iniziative presso Poste italiane spa affinché sia fatta chiarezza, a tutti i livelli territoriali, in merito allo scandalo dei controlli di qualità falsati, emersi nel periodo dal 2003 al 2015, al fine di garantire un servizio universale postale che sia adeguato nella sua attuale configurazione rispetto ai bisogni e alle aspettative dell'utenza;
   ad intervenire presso Poste italiane spa affinché il rinnovato piano industriale punti con maggiore decisione sulla logistica e la digitalizzazione dei processi, prevedendo, da un lato, che il gruppo Poste italiane spa si faccia carico di programmi di alfabetizzazione digitale dei propri utenti (in particolare in favore delle fasce più deboli della cittadinanza) e, dall'altro, che eventuali interventi di razionalizzazione dei punti fisici di accesso alla rete postale siano preceduti dalla piena operatività di servizi digitali e da valutazioni indipendenti circa l'impatto di tali nuovi servizi sulla popolazione interessata;
   ad intervenire presso Poste italiane spa affinché riveda il suo piano industriale inserendo i necessari investimenti a medio e lungo termine per svilupparsi nei settori più innovativi come quello della logistica inerente alla consegna dei pacchi legati all’e-commerce, in maniera tale da rendere possibile non solo la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, con particolare riferimento ai contratti di lavoro già in essere anche alla luce del progetto di crescita illustrato dall'amministratore delegato di Poste italiane spa, ma anche uno sviluppo occupazionale.
(7-01203) «Spessotto, Nicola Bianchi, Carinelli, Dell'Orco, De Lorenzis, Liuzzi, Paolo Nicolò Romano».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

servizio universale

protezione del consumatore

politica industriale