ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00948

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 586 del 09/03/2016
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00199
Firmatari
Primo firmatario: ROSTELLATO GESSICA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VENITTELLI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
CRIVELLARI DIEGO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
DI SALVO TITTI PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
ARLOTTI TIZIANO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
GIACOBBE ANNA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
MICCOLI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
BOCCUZZI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
CASELLATO FLORIANA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
BARUFFI DAVIDE PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
INCERTI ANTONELLA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
ALBANELLA LUISELLA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
MAESTRI PATRIZIA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
PARIS VALENTINA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
MOGNATO MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
ROMANINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
DI MAIO MARCO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
GALPERTI GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
IORI VANNA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
LATTUCA ENZO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
IACONO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
CRIMI' FILIPPO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
CAPODICASA ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
RAGOSTA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
BASSO LORENZO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
MORETTO SARA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
MANFREDI MASSIMILIANO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
BOSSA LUISA PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016
CURRO' TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO 09/03/2016


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
07/09/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/04/2016
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO
 
ILLUSTRAZIONE 12/04/2016
ROSTELLATO GESSICA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/09/2016
DAMIANO CESARE PARTITO DEMOCRATICO
ROSTELLATO GESSICA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 07/09/2016
BIONDELLI FRANCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
PARERE GOVERNO 07/09/2016
BIONDELLI FRANCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/04/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/04/2016

DISCUSSIONE IL 07/09/2016

ACCOLTO IL 07/09/2016

PARERE GOVERNO IL 07/09/2016

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 07/09/2016

CONCLUSO IL 07/09/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00948
presentato da
ROSTELLATO Gessica
testo di
Mercoledì 9 marzo 2016, seduta n. 586

   La Commissione XI,
   premesso che:
    la pesca nel nostro Paese da sempre segna l'economia italiana e ne rappresenta una risorsa e un'opportunità, presentando un importante ruolo sociale e culturale nelle molte comunità di mare del nostro Paese. La crisi che oggi sta minando l'economia è molto accentuata nel settore ittico. Negli ultimi dieci anni l'occupazione è scesa del 40 per cento, la redditività delle imprese è diminuita del 31 per cento, mentre i costi di produzione sono aumentati del 53 per cento;
    il quadro giuridico di riferimento per la pesca si inserisce nel più ampio contesto del diritto internazionale, della normativa comunitaria e nazionale, oltre che della legislazione regionale;
    un settore prezioso che impiega circa 30 mila persone e che da vita ad un sistema come quello della trasformazione del pesce che fattura 2,2 miliardi di euro. In Italia, con 12 mila imbarcazioni, è presente circa il 14 per cento della flotta europea;
    il settore, in modo peggiore di altri, è stato investito da numerosi fattori che ne causano tutt'oggi l'impoverimento: l'esplosione del caro gasolio, l'impoverimento degli stock ittici, il mancato ammodernamento delle imbarcazioni, pesca illegale, competizione con i prodotti importati di scarsa qualità e venduti a basso costo, una politica europea che non tiene conto delle specificità del Mediterraneo, – l'incapacità dimostrata dalle regioni nello spendere le risorse comunitarie a sostegno del settore, uno scarso ricambio generazionale;
    un settore, dunque, a grave rischio di sopravvivenza, dovuto soprattutto al fatto che le imprese ittiche vivono un equilibrio precario tra ricavi decrescenti e costi delle produzioni continuamente in crescita; riduzione dei ricavi che minacciano ormai la qualità e la consistenza degli investimenti, persino di quelli indispensabili a garantire la sicurezza a bordo ed in mare;
    si rende dunque indispensabile l'elaborazione di un progetto generale che tenga conto delle necessità del comparta armonizzandone la redditività, la sicurezza e la salute dei lavoratori impiegati nel settore alla stregua di quelli impiegati in altre imprese ed attività;
    il comparto pesca è caratterizzato di fatto dalla mancanza di un efficace sistema di ammortizzatori sociali: il legislatore nazionale ha progressivamente assimilato, per alcune analogie ricorrenti, il settore della pesca marittima a quello agricolo, ribadendo, da ultimo, il concetto nel recente decreto legislativo n. 4 del 2012, che ha stabilito l'equiparazione tra imprenditore ittico a quello agricolo. Tuttavia, nel settore della pesca si rileva una grave carenza che genera disparità di trattamento tra il sistema pesca e quello agricolo;
    nel comparto ittico manca infatti un idoneo e generalizzato sistema strutturale di ammortizzatori sociali, da attivarsi in caso di sospensione dell'attività di pesca stabilita con provvedimento delle autorità competenti, per crisi di mercato, per avversità meteo marine o per circostanze connesse alla gestione delle risorse marine, nonché al fine di garantire stabilità occupazionale per tutti i casi di sospensione straordinaria dell'attività connessi ad interventi straordinari di manutenzione, ammodernamento e messa in sicurezza del peschereccio, fenomeni di inquinamento ambientale, alla presenza di agenti patogeni che colpiscono la risorsa ittica, crisi strutturali di mercato, ristrutturazioni aziendali, cessazione attività ed ogni altro evento, imprevisto e/o imprevedibile, comunque non imputabile alla volontà del datore di lavoro;
    il decreto legislativo n. 148 del 2015, con cui il Governo ha inteso estendere ad una più ampia platea di lavoratori lo strumento degli ammortizzatori sociali, non soddisfa per gli interroganti in nessun modo la necessità delle imprese e lavoratori del settore pesca professionale, in quanto oltre il 90 per cento degli addetti sono occupati in imprese al di sotto di cinque dipendenti e, quindi esclusi da tale provvedimento;
    il mondo datoriale della pesca, armatoriale e cooperativo, unitamente alle rappresentanze sindacali dei lavoratori della pesca condividono l'esigenza di dotare anche il settore della pesca di un sistema di ammortizzatori sociali alle medesime condizioni alle quali vi accede il comparto agricolo (Cisoa). Proprio a tal fine, inoltre, le parti sottoscrittrici i due vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro, (FLAI-CGIL, FAI-CISL e UILA Pesca e AGCI-AGRITAL, Confcooperative-Federcoopesca e Legacoop-Legapesca per il personale imbarcato su natanti di cooperative di pesca e FLAI-CGIL, FAI-CISL e UILA Pesca e Federpesca per il personale imbarcato su navi adibite alla pesca marittima), hanno già condiviso nei citati contratti collettivi del lavoro un intento comune per sollecitare l'introduzione nel settore di un appropriato sistema di ammortizzatori sociali;
    un nuovo sistema di ammortizzatori a regime per la pesca avrebbe effetti positivi ad esempio sulle condizioni di sicurezza del lavoro e della salvaguardia della vita umana in mare: infatti, molte volte si eviterebbe di dover forzatamente avventurarsi per mare anche in presenza di condizioni meteo-marine proibitive, come purtroppo oggi avviene, per la necessità di realizzare comunque un minimo di reddito in presenza del divieto-normativo di recuperare le giornate perse per maltempo;
    infine, anche se indirettamente, verrebbero favorite le possibilità di una maggiore articolazione delle politiche di gestione delle attività che incidono sulle risorse marine, tutelandone i relativi stock ittici, in linea con le regolamentazioni comunitarie in materia di politica comune della pesca;
    secondo l'Agenzia europea per la sicurezza (EU-OSHA) «la pesca è uno dei mestieri più pericolosi e usuranti: in questo settore il rischio di infortunio è 2,4 volte maggiore della media di tutti i settori industriali dell'UE»;
    nell'ultimo rapporto annuale dell'Inail si legge che sono avvenuti circa 1.000 infortuni, per il 98,6 per cento sono accaduti a bordo delle navi, e 5 gli infortuni mortali nella pesca, settore che, annualmente, conferma la sua rischiosità, soprattutto a causa dei naufragi che mettono a repentaglio la vita dell'intero equipaggio, mentre registriamo soltanto 56 domande accolte di riconoscimento di malattie professionali;
    sulle barche da pesca e in generale sui pescherecci, vi è un'alta percentuale di rischio di scivolare o di caduta anche fuori bordo. Guardando alle condizioni climatiche, è ben noto come i pescatori si trovino spesso a lavorare in condizioni di freddo e in ambienti umidi, sono soggetti per ore a rumori incessanti dovuti alle macchine del motore (soprattutto delle piccole imbarcazioni) e soggetti ad orari di lavoro notturno e quindi a stress psicofisico;
    svolgere quindi, attività lavorative in condizioni di questo tipo può comportare un abbassamento delle difese immunitarie oltre a disagi di tipo psicologico;
    sono 3 i decreti legislativi ai quali far riferimento quanto si parla di normativa sulla sicurezza sul lavoro per i pescatori e in generale il settore: il decreto legislativo n. 271 del 1999 – «Adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485»;
    il decreto legislativo n. 272 del 1999 – «Adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori nell'espletamento di operazioni e servizi portuali, nonché di operazioni di manutenzione, riparazione e trasformazione delle navi in ambito portuale, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485»;
    il decreto legislativo n. 272 del 1999 – «Attuazione della direttiva 93/103/CE relativa alle prescrizioni minime di sicurezza e di salute per il lavoro a bordo delle navi da pesca»;
    il corpo legislativo di riferimento in materia di tutela dei pescatori è costituito dalle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 271 del 1999, nel decreto legislativo n. 298 del 1999, nel decreto legislativo n. 272 del 1999, riguardante la manutenzione in banchina cui si aggiunge il decreto legislativo n. 81 del 2008; vero e proprio testo unico in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro;
    l'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008 stabilisce che con decreti, da emanare entro trentasei mesi (15 maggio 2011) a partire dalla data di entrata in vigore del decreto predetto, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta dei Ministri competenti, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Ministro della salute, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento con la disciplina recata in materia di salute e sicurezza sul lavoro relative alle attività che si svolgono a terra con la normativa riguardante le attività lavorative a bordo delle navi, di cui al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 271, in ambito portuale, di cui al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 272, e per il settore delle navi da pesca, di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 298;
    la prima stesura del decreto legislativo n. 81 del 2008 prevedeva l'emanazione di tali decreti di coordinamento entro 12 mesi e quindi entro il 15 maggio 2009, scadenza che fu poi posticipata, una prima volta, al 15 maggio del 2010 dal decreto-legge, 30 dicembre 2008, n. 207 (articolo 32, comma 2-bis e comma 2-ter) convertito dalla legge 27 febbraio 2009, ed ulteriormente prorogato al 15 maggio 2011 dal decreto-legge 30 dicembre n. 194 (articolo 6 comma 9-quater), convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25;
    a tutt'oggi, i decreti di coordinamento non risultano ancora emanati;
    si sottolinea, inoltre, la precarietà del rapporto di lavoro del personale imbarcato: secondo l'articolo 343 del codice di navigazione, infatti, nel caso di assenza per malattia o per infortunio, che comporti lo sbarco del personale addetto, il contratto di lavoro si intende risolto di diritto;
    in pratica, secondo il codice di navigazione, l'assenza del personale imbarcato, determina di diritto, la risoluzione del contratto;
    sarebbe auspicabile che, almeno nei casi comprovati di malattia o infortunio, fosse concesso al marittimo un periodo di sospensione dal rapporto e non la risoluzione di diritto, con la possibilità per l'armatore di poter sostituire lo stesso con un altro addetto per tutta la durata dell'assenza così come è previsto per gli altri settori;
    quello della pesca è un settore la cui normativa è da tempo deficitaria, troppo lontana dall'eterogeneità che caratterizza le varie tipologie di imprese operanti nel comparto e che da oltre 10 anni attende un adeguamento,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative normative volte ad introdurre, nell'ambito della revisione prevista entro un anno dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148 in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, l'istituto della cassa integrazione ordinaria per il comparto ittico alla stregua di quello previsto per il comparto agricolo;
   ad assumere iniziative affinché siano adottati quanto prima, alla luce dei sopra elencati rischi connessi all'attività in mare, i decreti ministeriali, di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008 recante le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento tra la disciplina recata in materia di salute e sicurezza sul lavoro relativamente alle attività che si svolgono a terra e la normativa riguardante le attività lavorative a bordo delle navi;
   a valutare l'opportunità di assumere iniziative per prevedere, nell'ambito di una revisione complessiva del sistema pensionistico, l'inserimento nell'elenco delle lavorazioni definite «usuranti», di cui al comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legislativo 21 aprile 2011, n. 67, anche di quelle esplicate dal personale dipendente imbarcato sulle navi adibite alla pesca marittima, ivi compresi i soci lavoratori delle cooperative di piccola pesca, di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250;
   ad assumere iniziative per introdurre nel codice di navigazione una norma che preveda espressamente la sostituzione del marittimo in caso di assenza imprevedibile e breve, o in caso di malattia ed infortunio fino a cinque giorni, fermo restando il rapporto di lavoro dello stesso, con espressa previsione della riammissione in servizio terminato il periodo di assenza.
(7-00948) «Rostellato, Venittelli, Oliverio, Crivellari, Gnecchi, Di Salvo, Arlotti, Giacobbe, Miccoli, Rotta, Boccuzzi, Gribaudo, Casellato, Baruffi, Incerti, Albanella, Patrizia Maestri, Paris, Mognato, Romanini, Marco Di Maio, Galperti, Iori, Lattuca, Iacono, Crimì, Capodicasa, Ragosta, Basso, Moretto, Manfredi, Bossa, Currò».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza del lavoro

trasporto marittimo

sanita' del lavoro